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dellaccenditore, nella fase finale di funzionamento, non del tutto corretta. Il distacco delle curve numeriche da quella sperimentale che si ha nei primi istanti, invece, dovuto principalmente ai complessi fenomeni di interazione di onde che avvengono in quel breve lasso di tempo. A conferma di ci, si pu vedere dalle figg. 5.1 5.3 come il modello che prevede una forma modificata dellequazione di conservazione dellenergia sia pi vicino allandamento sperimentale; questo perch tale modello prevede la corretta risoluzione di discontinuit di contatto non stazionarie, non generando quindi onde spurie che vanno ad alterare il campo.
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Sperimentale Modello 3 gas (azoto) Eq. energia modificata (azoto)
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Fig. 5.1 Andamento della pressione in testa per modelli a propriet costanti
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Sperimentale Modello 3 gas (azoto) Eq. energia modificata (azoto)
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Fig. 5.2 Andamento della pressione in testa per modelli a propriet costanti
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Sperimentale Modello 3 gas (azoto) Eq. energia modificata (azoto)
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Fig. 5.3 Andamento della pressione in testa per modelli a propriet costanti
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Fig. 5.4 Andamento della pressione in testa per modelli a propriet costanti
Si passa ora ad analizzare i modelli che prevedono miscele variabili nel tempo: modello per gas a propriet variabili e modello con lequazione di conservazione dellenergia modificata in cui stata aggiunta la possibilit di avere i termini sorgente (relativi allignitore e al gas del propellente) con propriet variabili nel tempo. Anche in questo caso lapprossimazione che si ottiene molto buona e i punti di distacco sono negli stessi intervalli di tempo del caso precedente (figg. 5.5 5.7 ).
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Sperimentale Modello a gas variabili (azoto) Eq. energia modificata a gas variabili (azoto)
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Fig. 5.5 Andamento della pressione in testa per modelli a propriet variabili
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Sperimentale Modello a gas variabili (azoto) Eq. energia modificata a gas variabili (azoto)
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Fig. 5.6 Andamento della pressione in testa per modelli a propriet variabili
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Fig. 5.7 Andamento della pressione in testa per modelli a propriet variabili
La differenza pi evidente rispetto al precedente caso (fig. 5.7) la forte vicinanza delle due curve numeriche. Se vero che il modello a gas variabili non in grado di risolvere problemi di discontinuit non stazionaria senza generare onde spurie (e ci dovuto al fatto che lequazione di conservazione dellenergia analoga al modello a 3 gas) altres vero che, rispetto al modello a propriet costanti, londa di discontinuit di minor intensit. Questa minor intensit, dovuta proprio al fatto di trattare miscele di gas a propriet variabili, fa si che le onde spurie si generino meno intense. La possibilit di una buona predizione, soprattutto nelle primissime fasi di funzionamento ( t < 0.05s ), importante per una conoscenza accurata delle oscillazioni di pressione, che sono fortemente indesiderate.
Tali oscillazioni, generate dallinterazione della forte discontinuit di contatto (che separa i gas caldi provenienti dalla combustione e il gas pressurizzante freddo) con la variazione dellarea di porta nella regione di finocyl, possono essere eliminate. Da alcuni studi recenti, condotti dal Dipartimento di Meccanica e Aeronautica, si visto, infatti, che cambiando il gas pressurizzante, passando da azoto ad elio, le oscillazioni sparivano. Lelio, gas inerte, ha un valore di maggiore rispetto a quello dellazoto (si passa infatti da N = 1.40 a He = 1.67 ), ma un peso molecolare inferiore ( PmN = 28.014 kg kmole; PmHe = 4.003 kg kmole ); la conseguenza diretta di ci un aumento della comprimibilit di circa 7 volte e un aumento della velocit del suono di circa 2.6 volte. Lelio, alla temperatura ambiente, caratterizzato da unelevata velocit del suono, che comporta una rapida propagazione dellonda di pressione che si genera dalladduzione di massa dellignitore, permettendo cos un adattamento pi veloce del campo di pressione allinterno del motore. Allo stesso tempo la discontinuit di contatto, che separa lelio dai gas caldi, si propaga pi lentamente (la velocit del flusso minore della velocit del suono) e quando arriva ad interagire con la zona di variazione darea trova un campo di pressione uniforme non generando pi le oscillazioni di pressione. Sono state fatte altre simulazioni sostituendo il gas pressurizzante e si sono ancora confrontati i risultati. Per quel che riguarda i modelli a propriet costanti (figg. 5.8 5.10 ) si nota (fig. 5.10) una certa distanza della curva relativa al modello a 3 gas rispetto al modello con lequazione dellenergia variata.
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Sperimentale Eq. energia modificata (elio) Modello a 3 gas (elio)
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Fig. 5.8 Andamento della pressione in testa per modelli a propriet costanti (elio)
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Sperimentale Eq. energia modificata (elio) Modello a 3 gas (elio)
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Fig. 5.9 Andamento della pressione in testa per modelli a propriet costanti (elio)
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Fig. 5.10 Andamento della pressione in testa per modelli a propriet costanti (elio)
Nei grafici riguardanti i modelli a propriet variabili (figg. 5.11 5.13 ) si nota, invece, un comportamento molto simile delle due simulazioni, soprattutto nei primi istanti dove le due curve sono quasi sovrapposte (fig. 5.13). Questo trova spiegazione in ci che stato detto precedentemente, cio nella minor intensit della discontinuit di contatto (dovuta alle propriet variabili dei gas).
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Sperimentale Eq. energia modificata a gas variabili (elio) Modello a gas variabili (elio)
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Fig. 5.11 Andamento della pressione in testa per modelli a propriet variabili (elio)
(XY) 08 Sep 2005
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Sperimentale Eq. energia modificata a gas variabili (elio) Modello a gas variabili (elio)
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Fig. 5.12 Andamento della pressione in testa per modelli a propriet variabili (elio)
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Sperimentale Eq. energia modificata a gas variabili (elio) Modello a gas variabili (elio)
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Fig. 5.13 Andamento della pressione in testa per modelli a propriet variabili (elio)
Sono state effettuate anche delle prove con altri pressurizzanti, come miscele di azoto e elio, argon, anidride carbonica, butano e
clorodifluorometano (altres detto R22). Quello che si vede conferma ci che stato precedentemente detto: nel caso delle miscele di azoto e elio, abbassandosi il peso molecolare e aumentando il gamma, si ottiene un comportamento migliore rispetto al caso di azoto, mentre negli altri casi (poich sono tutti gas o miscele con pesi molecolari maggiori dellazoto) si ottengono oscillazioni maggiori in numero ed ampiezza. Nelle figg.
5.14 5.15 si hanno gli andamenti nel caso di una miscela con azoto
all80% e elio al 20% ( Pm = 23.2118 kg kmol ; = 1.454 ) e nel caso di azoto al 50% ed elio al 50% ( Pm = 16.0085 kg kmol ; = 1.535 ).
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Nelle figg. 5.16 5.19 sono rappresentati rispettivamente i casi nei quali il pressurizzante : Argon ( Ar Pm = 39.948; = 1.67 ); Anidride Carbonica ( CO2 Pm = 44.009; = 1.30 ); Butano ( C 4 H 10 Pm = 58.124; = 1.09 ); Clorodifluorometano o R22 ( CHClF2 Pm = 86.4687; = 1.178 ).
(XY) 30 Sep 2005
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Per ricostruire la dinamica di ci che accade nei primissimi istanti di tempo sono stati analizzati gli andamenti nello spazio e nel tempo delle principali grandezze termo-fisiche (pressione, temperatura, densit, velocit e velocit del suono) ricavate dai quattro modelli. Dallandamento di tali grandezze possibile distinguere: 1. La generazione delle onde di pressione e della discontinuit di contatto da parte dellignitore; 2. La riflessione delle onde sul setto posto nella sezione di gola dellugello; 3. Linterazione della discontinuit di contatto con la zona di finocyl; 4. La ridistribuzione della pressione con una amplificazione nella zona di coda; 5. La propagazione delle onde di pressione verso la zona di testa.
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Fig. 5.21 Andamento della pressione con il modello a gas variabili ( 0 t 0.025502s )
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2.2 2 1.8 1.6 1.4 50 100 150 200 250 300 350 400
Fig. 5.22 Andamento della pressione con il modello con lequazione dellenergia modificata ( 0 t 0.0262s )
(2D) 23 Sep 2005 TIME
Press
2.2 2 1.8 1.6 1.4 50 100 150 200 250 300 350 400
Fig. 5.23 Andamento della pressione con il modello con lequazione dellenergia modificata a termini sorgenti variabili ( 0 t 0.02598s )
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Dalle figg. 5.20 5.23 si nota la generazione e la propagazione delle onde allinterno della camera, si vede linterazione di tali onde con la zona di finocyl e di come laumento di pressione in tale zona abbia un andamento che fa si di eccitare il primo modo di oscillazione della struttura. Dai grafici seguenti possibile vedere ancora la propagazione delle onde, in particolare si hanno le maggiori differenze tra i quattro modelli negli andamenti della temperatura e della velocit del suono (figg.
5.24 5.31 ). Infatti si nota come nei modelli a propriet variabili le curve
non abbiano un punto comune intorno ai 3300 K e ai 1040 m s , ma tale punto di massimo evolva nel tempo. In secondo luogo, sempre guardando gli andamenti di temperatura e velocit del suono (figg. 5.24 5.31 ), si vede che il modello che prevede unequazione dellenergia modificata con i termini sorgente variabili nel tempo elimina il picco che si aveva nei modelli precedenti.
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Fig. 5.25 Andamento della temperatura con il modello a gas variabili ( 0 t 0.025502s )
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Fig. 5.26 Andamento della temperatura con il modello con lequazione dellenergia modificata ( 0 t 0.0262s )
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Fig. 5.27 Andamento della temperatura con il modello con lequazione dellenergia modificata a termini sorgenti variabili ( 0 t 0.02598s )
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Fig. 5.28 Andamento della velocit del suono con il modello a 3 gas ( 0 t 0.025124s )
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Fig. 5.29 Andamento della velocit del suono con il modello a gas variabili ( 0 t 0.025502s )
(2D) 23 Sep 2005 TIME
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Fig. 5.30 Andamento della velocit del suono con il modello con lequazione dellenergia modificata ( 0 t 0.0262s )
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Fig. 5.31 Andamento della velocit del suono con il modello con lequazione dellenergia modificata a termini sorgenti variabili ( 0 t 0.02598s )
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Fig. 5.33 Andamento della velocit con il modello a gas variabili ( 0 t 0.025502s )
(2D) 23 Sep 2005 TIME
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Fig. 5.34 Andamento della velocit con il modello con lequazione dellenergia modificata ( 0 t 0.0262s )
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Fig. 5.35 Andamento della velocit con il modello con lequazione dellenergia modificata a termini sorgenti variabili ( 0 t 0.02598s )
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Fig. 5.37 Andamento della densit con il modello a gas variabili ( 0 t 0.025502s )
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Fig. 5.38 Andamento della densit con il modello con lequazione dellenergia modificata ( 0 t 0.0262s )
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Fig. 5.39 Andamento della densit con il modello con lequazione dellenergia modificata a termini sorgenti variabili ( 0 t 0.02598s )
Si pu notare nelle ultime curve dellandamento della densit, nel modello a gas variabili, un picco intorno alla cella 250, che sparisce nelle formulazioni seguenti; probabilmente tale picco nasce dalla non corretta soluzione dellinterazione della discontinuit di contatto con la zona di finocyl. Quindi sono rappresentati gli andamenti temporali fino allistante 0.033 s circa, in cui si vede la riflessione delle onde sul setto: la diminuzione della velocit di propagazione e laumento di pressione, stavolta accentuato verso la zona di testa del motore, ne sono un esempio. Anche in questo caso sono presenti dei picchi (intorno alla cella 250) negli andamenti della velocit del suono e della densit, in maniera particolare, ricavati con la formulazione a gas variabili, che spariscono nelle formulazioni con la modifica dellequazione dellenergia. La causa della
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nascita di questi picchi, ancora una volta, da attribuirsi alla non corretta soluzione dellinterazione della discontinuit di contatto con la zona di finocyl. Si pu anche vedere come la zona di testa del motore (a monte della sezione finale dellugello dellignitore) abbia un comportamento completamente diverso dal resto della camera: si hanno bassissime velocit dei gas (in particolare verso la testa del motore si ha ancora solo gas pressurizzante in quiete), che fanno si di tenere pi bassa la temperatura (un ordine di grandezza in meno rispetto al motore) non dando luogo alla combustione.
(2D) 26 Sep 2005 TIME
4.4 4.2 4 3.8 3.6 3.4 3.2 3 2.8 2.6 2.4 2.2 2 1.8 1.6 1.4 50 100 150 200 250 300 350 400
Press
Fig. 5.40 Andamento della pressione con il modello a 3 gas ( 0.025124 t 0.03401s )
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Press
2.8 2.6 2.4 2.2 2 1.8 1.6 1.4 50 100 150 200 250 300 350 400
Fig. 5.41 Andamento della pressione con il modello a gas variabili ( 0.025502 t 0.033272s )
(2D) 23 Sep 2005 TIME
Press
2.8 2.6 2.4 2.2 2 1.8 1.6 1.4 50 100 150 200 250 300 350 400
Fig. 5.42 Andamento della pressione con il modello con lequazione dellenergia modificata ( 0.0262 t 0.03348s )
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3 2.8 2.6 2.4 2.2 2 1.8 1.6 1.4 50 100 150 200 250 300 350 400
Fig. 5.43 Andamento della pressione con il modello con lequazione dellenergia modificata a termini sorgenti variabili ( 0.02598 t 0.03307s )
(2D) 26 Sep 2005 TIME
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150
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Fig. 5.44 Andamento della velocit con il modello a 3 gas ( 0.025124 t 0.03401s )
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Fig. 5.45 Andamento della velocit con il modello a gas variabili ( 0.025502 t 0.033272s )
(2D) 23 Sep 2005 TIME
300 250 200 150 100 50 0 -50 50 100 150 200 250 300 350 400
Vel
Fig. 5.46 Andamento della velocit con il modello con lequazione dellenergia modificata ( 0.0262 t 0.03348s )
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Fig. 5.47 Andamento della velocit con il modello con lequazione dellenergia modificata a termini sorgenti variabili ( 0.02598 t 0.03307s )
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Fig. 5.48 Andamento della temperatura con il modello a 3 gas ( 0.025124 t 0.03401s )
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Fig. 5.49 Andamento della temperatura con il modello a gas variabili ( 0.025502 t 0.033272s )
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Fig. 5.50 Andamento della temperatura con il modello con lequazione dellenergia modificata ( 0.0262 t 0.03348s )
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Fig. 5.51 Andamento della temperatura con il modello con lequazione dellenergia modificata a termini sorgenti variabili ( 0.02598 t 0.03307s )
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Vel.suono
800 700 600 500 400 50 100 150 200 250 300 350 400
Fig. 5.52 Andamento della velocit del suono con il modello a 3 gas ( 0.025124 t 0.03401s )
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Fig. 5.53 Andamento della velocit del suono con il modello a gas variabili ( 0.025502 t 0.033272s )
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Fig. 5.54 Andamento della velocit del suono con il modello con lequazione dellenergia modificata ( 0.0262 t 0.03348s )
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Fig. 5.55 Andamento della velocit del suono con il modello con lequazione dellenergia modificata a termini sorgenti variabili ( 0.02598 t 0.03307s )
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3.5
2.5
Dens
1.5
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Fig. 5.56 Andamento della densit con il modello a 3 gas ( 0.025124 t 0.03401s )
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Fig. 5.57 Andamento della densit con il modello a gas variabili ( 0.025502 t 0.033272s )
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Dens
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Fig. 5.58 Andamento della densit con il modello con lequazione dellenergia modificata ( 0.0262 t 0.03348s )
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Fig. 5.59 Andamento della densit con il modello con lequazione dellenergia modificata a termini sorgenti variabili ( 0.02598 t 0.03307s )
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Nel caso in cui vengano considerate le grandezze calcolate con uno schema al I ordine, si pu notare (fig. 5.60) come le grandezze calcolate a centro cella (pressione e densit) siano affette da errore nella zona di sommergenza (dove sono presenti i picchi), poich tale zona vista come unadduzione concentrata di massa ed energia. Tale errore si ripercuote sul calcolo della portata (che non si mantiene costante nel tratto convergente dellugello) e della pressione totale (figg. 5.61 5.62 ).
(2D) 18 Jul 2005 TIME (2D) 18 Jul 2005 TIME
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6.01 6
60.8
60.6
60.4 5.94 5.93 60.2 5.92 5.91 60 100 200 300 400 5.9 100 200 300 400
RHO
5.96 5.95
7.853
62
P0
100 200 300 400
7.85
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200
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Mdot
100 50
100
200
300
400
Al contrario se le stesse grandezze vengono calcolate allinterfaccia, lerrore (dovuto sia al fatto che le grandezze a centro cella sono grandezze mediate, mentre quelle allinterfaccia sono grandezze esatte calcolate con Riemann e sia al fatto che le grandezze calcolate come flussi non vedono adduzioni concentrate) sparisce e si hanno dei risultati validi, come ad esempio laumento di entropia (e di conseguenza la diminuzione di pressione totale) nella zona di adduzione o il fatto di avere la portata in massa costante del tratto convergente dellugello (figg. 5.63 5.65 ). Gli andamenti dellentropia nei due casi coincidono poich, nello schema al I ordine, le grandezze allinterfaccia, prima della risoluzione del problema di Riemann, coincidono con le grandezze a centro cella e il sistema di onde che viene risolto riguarda onde di natura isentropica (espansioni) o urti di modestissima intensit, tanto da poterli considerare quasi isentropici. Nella zona dellugello c una brusca variazione di entropia dovuta soprattutto allerrore di discretizzazione; per poter eliminare in parte tale errore bisognerebbe avere un maggior numero di celle nel descrivere tale zona.
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RhoRiem
pRiem
5.96 5.95 5.94 5.93 5.92 5.91 5.9 100 200 300 400
7.853
60.25
7.852
60.2
60.15
7.85
7.849 60 7.848 59.95 100 200 300 400 100 200 300 400
P0Riem
SRiem
7.851
60.1
60.05
200
150
MdotRiem
100
50
100
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300
400
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unefficiente approssimazione e quindi si otterrebbero dei tempi di calcolo eccessivamente alti. In realt si passa ad uno schema al II ordine (figg.
5.66 5.71 ); la miglior precisione dello schema si traduce, in particolar
modo, in grandezze calcolate a centro cella (figg. 5.66 5.68 ) con un andamento molto vicino a quello allinterfaccia; basta confrontare la (5.60) con la (5.66) per vedere come ladduzione concentrata sia trattata in maniera del tutto diversa.
(2D) 13 Jul 2005 TIME
(2D) 13 Jul 2005 TIME
60 59.9 59.8 59.7 59.6 59.5 59.4 59.3 59.2 59.1 59 0 100 200 300
RHO
41
7.79 7.789 59 7.788 7.787 7.786 100 200 300 100 200 300 58.9
P0
59.1
200
150
Mdot
100 50
100
200
300
Fig. 5.68 Andamento della portata calcolata a centro cella (II ordine)
(2D) 13 Jul 2005 TIME (2D) 13 Jul 2005 TIME
RhoRiem
6.01 6
pRiem
42
P0Riem
SRiem
59.1
59
58.9
100
200
300
200
150
MdotRiem
100
50
100
200
300
In questo caso, avendo tenuto conto degli effetti del II ordine, gli andamenti dellentropia non coincidono, poich le grandezze a centro cella e quelle allinterfaccia (prima della risoluzione del problema di Riemann) sono diverse. Quindi se per quel che riguarda il problema prettamente fluidodinamico passare da uno schema al I ordine ad uno al II comporta grandi variazioni, per lanalisi delle prestazioni ci assume una importanza marginale.
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5.3 Conclusioni
Dallanalisi dei risultati, fin qui condotta, emersa limportanza della possibilit di trattare miscele di gas con propriet variabili; infatti si visto come ci permetta di ottenere predizioni molto vicine a quelle che si hanno sperimentalmente e si visto come tale trattazione avvicini le due vie di integrazione (modello standard e modello in cui variata lequazione dellenergia). Va inoltre considerato come la possibilit di poter avere termini sorgenti a propriet variabili rispecchi pi da vicino quella che la realt, poich le condizioni in camera di combustione, subendo forti variazioni, ne influenzano le caratteristiche. Oltre che per una migliore predizione del transitorio di accensione, su cui si focalizzato questo lavoro, il fatto di trattare miscele con propriet variabili ha importanza anche in altri ambiti. Per esempio, la possibilit di avere un termine sorgente, relativo ai gas prodotti dalla combustione del propellente, con caratteristiche variabili al passare del tempo permette di trattare un grano propellente che abbia 2 composizioni diverse. Infatti, accade che il grano sia formato (in direzione normale allasse del motore) da due tipi di propellente diversi, in modo da avere diverse propriet di combustione; ad esempio, si potrebbe volere una combustione pi rapida in una prima fase, ed una combustione pi lenta durante la fase stazionaria, o comunque tale variazione di composizione studiata per avere delle particolari prestazioni (soprattutto in termini di spinta). Con la nuova formulazione si pu trattare in maniera soddisfacente anche la transizione da un propellente allaltro (si avr quindi una miscela in cui coesisteranno i due), mentre con il vecchio modello a propriet costanti si era costretti ad un cambiamento a gradino delle propriet del grano. Unaltra applicazione, sicuramente pi evidente,
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riguarda il fenomeno della coda di combustione. Con tale nome si intende la fase finale di funzionamento di un motore, fortemente non stazionaria, con forti variazioni di pressione, con una spinta non pi costante, il grano propellente potrebbe essere rimasto in qualche punto, e con le protezioni termiche che ricoprono la cassa del motore che si stanno consumando e producono ulteriori gas che si vanno ad aggiungere al flusso principale. Il materiale inerte che si consuma (generando gas e particelle solide) si mescola con il flusso principale e ne modifica temperatura, portata in massa e di conseguenza la pressione di equilibrio. In tale fase ora possibile inserire dei termini riguardanti tali gas, provenienti dalle protezioni, ed possibile considerare le variazioni di pressione e determinare con una maggiore accuratezza quelli che sono i comportamenti fluidodinamici. Limportanza di una buona predizione di questa fase riguarda soprattutto il calcolo delle spinte residue, fondamentali per una buona progettazione (con buoni margini di sicurezza) del sistema di stacco dei differenti stadi di un vettore; tale sistema deve vincere, oltre alle forza inerziali, anche le spinta residua dello stadio che si sta staccando, in modo che questo non si avvicini e non urti il vettore.
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