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Per conoscenza a: Gaetano Gebbia Responsabile tecnico del C.N.A.
Massimo Meneguzzo Consigliere nazionale del C.N.A.
Gianni Zappi Presidente dell’U.S.A.P.
Roberto Chieppa Presidente della commissione regionale allenatori del Piemonte
Torino, 7 agosto 2009
Gentile Presidente,
siamo un gruppo di allenatori della regione Piemonte, rimasti dapprima allibiti, e successivamente indignati e delusi,
dalla pubblicazione delle recenti “Disposizioni per la chiusura del P.A.O.” nelle quali si enunciano le regole da seguire
per rimediare al mancato raggiungimento del numero minimo di crediti richiesti per la tessera gare 2009/10,
uccidendo di fatto la motivazione culturale che, in assoluto volontariato, ha mosso persone e strutture locali, per
realizzare un progetto di aggiornamento tecnico, promosso da Carlo Recalcati durante la sua direzione tecnica del
C.N.A., e proseguito da Gaetano Gebbia.
Il progetto, descritto giustamente come “sperimentale”, è nato con qualche inevitabile difetto, ed è stato applicato sul
territorio, compreso il nostro, con inevitabili errori, noti solo dopo averne fatto esperienza. La “sanatoria”, con il
pagamento di una penale per gli inadempienti, non risolve i difetti organizzativi o i vizi di forma, ma uccide l’idea, la
cultura e l’etica che stavano dietro al progetto. L’idea che ci volesse uno strumento, inizialmente obbligatorio, per
cambiare l’indolenza verso le riunioni tecniche organizzate prima del progetto. La cultura del sapere, ma anche del
confronto fra idee tecniche diverse. L’etica del lavoro, che portasse gli allenatori a sentire il bisogno di migliorare loro
stessi, prima di pretendere il miglioramento dei propri giocatori.
Il Piemonte, nei 18 mesi di attuazione del progetto, ha organizzato 51 riunioni tecniche, a partire da quella di coach
Carlo Recalcati a Borgosesia, per un totale di 109 crediti erogati, con una media di 6 crediti forniti al mese, 1 ogni 5
giorni, media comprendente anche l’estate 2008, priva di attività. Poca rilevanza ha il fatto che la “sanatoria” riguardi
solo chi ha raggiunto almeno metà dei crediti richiesti più uno. L’offerta formativa, in Piemonte come (immaginiamo)
nel resto d’Italia, si è rivelata di gran lunga superiore ad ogni ottimistica previsione. In queste condizioni, la “minima
buona volontà” si traduce nel raggiungimento di 10 o 12 crediti, e non, rispettivamente, di 6 o 7.
Non sappiamo se in altre regioni sia stato fatto ancora meglio, ma l’impegno profuso da chi ha organizzato è stato
grande, puntiglioso e ovviamente gratuito. Ogni provincia del Piemonte ha permesso ai propri tesserati di raggiungere
il numero minimo di crediti, teoricamente senza uscire dai confini provinciali. La presidenza regionale ha coordinato i
calendari provinciali per evitare sovrapposizioni. Progressivamente le procedure sono state apprese e recepite dai
quasi 800 allenatori che hanno partecipato ad almeno una lezione tecnica: tutti, anche i meno attenti alle
comunicazioni istituzionali, anche i meno pratici di internet e posta elettronica, ossia gli strumenti con cui oggi viaggia
gran parte dell’informazione, hanno capito che c’era una regola, e che avrebbero dovuto rispettarla.
Leggendo passo dopo passo le disposizioni, queste sono le riflessioni che ci sentiamo di fare:
1. Gli allenatori che, per disponibilità e volontà, hanno superato di almeno 4 unità il numero minimo di crediti
richiesti, non avranno note di merito, incentivi, riconoscimenti, ma semplicemente uno “sconto” per il P.A.O.
successivo. Insomma, un incentivo a fare meno: una prima sconfitta, culturale ed etica.
2. Gli allenatori inadempienti, nonostante quanto coerentemente ribadito in una comunicazione a Sua firma
pubblicata sul sito F.I.P. il 10 marzo 2009, alla fine avranno la loro “scappatoia”, definita da più parti “tutta
italiana”. Quest’ultima espressione è enormemente dolorosa per chi aveva creduto nel sogno di una scuola
italiana di allenatori di pallacanestro, se oggi all’aggettivo “italiano” viene dato un significato implicitamente
negativo dagli stessi addetti ai lavori.
3. All’importo della sanzione richiesta per la “sanatoria” si possono dare vari giudizi:
a. È un importo alto, se si pensa che questi soldi andranno ad alimentare ulteriormente le casse della
federazione, che già annualmente riceve il pagamento del rinnovo della tessera C.N.A.
b. È un importo medio‐basso per chi, abitando in sedi dislocate, già spende cifre non inferiori a quelle
richieste per muoversi e partecipare a clinic fuori provincia. Il messaggio è chiaro: nel dubbio, è
meglio starsene a casa, perché in molti casi conviene pagare qualche decina di euro, piuttosto che
spenderne altrettanti, se non addirittura di più, per aggiornarsi.
c. È un importo bassissimo, se si pensa che a pagarlo saranno, come si sente dire, tanti colleghi
professionisti, senza quindi un’attività lavorativa esterna alla pallacanestro, come invece avviene per
la maggioranza dei tecnici italiani, e che non hanno inteso aggiornarsi in quella che dopotutto è la
loro professione. Viene meno la convinzione (o l’illusione) che gli allenatori italiani possano sentirsi
parte di un movimento culturale unico, senza distinzione tra professionisti e dilettanti, in un mondo
dove spesso sono questi ultimi, percentualmente la maggioranza, ad assicurare continuità e numeri
alla base, portando talvolta esempi di passione, qualità e competenza d’alto livello.
4. Tutti i corsi di “Allievo Allenatore” e “Allenatore di Base” organizzati in Piemonte, si chiudono con il sentito
invito, rivolto dai formatori ai corsisti, di curare il proprio aggiornamento, di non fermarsi alla “conquista della
tessera” ma di progredire, secondo un progetto, il P.A.O., che il C.N.A. ha pensato proprio per loro che
terminano un percorso formativo. Oggi questo invito, di matrice etica e culturale, viene “mercificato” e
quantificato nel pagamento di una sanzione economica.
5. Fin dall’inizio del P.A.O., uno dei punti sui quali si è sempre battuto, è stato quello della gratuità della
partecipazione. Ogni estate, infatti, oltre 15.000 allenatori in tutta Italia (e oltre 1.000 in Piemonte), pagano
una tessera per mantenere in vita una qualifica precedentemente acquisita. Da tutta Italia più di 750.000 di
euro (di cui oltre 50.000 solo dal Piemonte) arrivano nelle casse della F.I.P., che dovrebbe restituirne una parte
ai tecnici sotto forma di aggiornamento. Senza voler entrare nel merito della differenza tra quanto pagano i
tecnici, e quanto viene restituito loro in termini di formazione e aggiornamento, la programmazione di eventi
P.A.O. a pagamento è evidentemente incoerente con questo percorso.
6. Alcuni allenatori hanno partecipato alle riunioni P.A.O. inizialmente per l’obbligo legato al rilascio della tessera
gare, e progressivamente si sono convinti della bontà culturale del progetto, apprezzandone modalità e
contenuti. Oggi questi allenatori rischiano di tornare alle convinzioni originarie, vedendo che neppure chi
dall’alto formula proposte innovative e coinvolgenti, dimostra di crederci fino in fondo. Il progetto “Diventare
coach” promosso da Ettore Messina, proseguito poi da Carlo Recalcati e Gaetano Gebbia, focalizzato sul
concetto di “migliori allenatori per migliori giocatori” resta un’idea affascinante, smentita però dai recenti fatti.
7. La “sanatoria” oggi non viene in soccorso solo di quei colleghi che non hanno raggiunto il numero minimo di
crediti per seri problemi di salute, lavoro, famiglia, ma anche di colleghi pigri e presuntuosi, che continueranno
a condurre la loro attività con qualità autoreferenziata, avulsa da qualunque sentimento autocritico e
occasione di confronto con idee diverse dalle loro.
8. L’amarezza per quanto fin qui evidenziato, non può essere cancellata dall’unica nota che ci sentiamo di
sottoscrivere, riguardante la deroga all’aggiornamento per i colleghi allenatori dell’Abruzzo, colpiti ad aprile dal
noto terremoto.
In conclusione, l’augurio di tutti noi è l’annullamento, da parte del C.N.A., del provvedimento di sanatoria, ma ci
rendiamo conto di quanto sia difficile tornare indietro su una decisione presa e dichiarata con brutale chiarezza e, a
nostro avviso, inopportuna fretta, e inoltre già approvata dal Consiglio Federale.
Per questo motivo, ci auguriamo quantomeno che, dai vertici del C.N.A., arrivi un messaggio chiaro e consistente per i
tanti allenatori italiani che ancora credono nella cultura e nell’etica sportiva, nel valore educativo delle regole date, e
della coerenza nel pretenderne il rispetto da parte di tutti.
In mancanza di questo segnale, verrebbero meno passione ed entusiasmo che, in regime di volontariato dei ruoli di
presidenti e commissioni territoriali costituiscono il motore della formazione e dell’aggiornamento di base. Inoltre, se
oggi è possibile “comprare” i crediti PAO mancanti, non ci sentiamo di escludere che domani sarà possibile
“comprare” le qualifiche, come ad esempio quella che oggi consente di allenare nei campionati giovanili di eccellenza
della stagione 2009/10, ai quali alcune società piemontesi non si sono iscritte per mancanza di un tecnico qualificato.
Seguono in calce i riferimenti degli allenatori firmatari di questa lettera. Dalla lista emergono parecchi nomi di
allenatori impegnati come presidenti o membri di commissioni territoriali, e anche di formatori e assistenti formatori
di 1° e 2° livello.
Cordiali Saluti.
Tessera Cognome Nome E-mail Qualifica Ruolo ricoperto all’interno di F.I.P. e C.N.A.
Formatore Nazionale
004026 Danna Federico federico.danna@fastwebnet.it AN
Consigliere Regionale FIP Piemonte
continua…
Tessera Cognome Nome E-mail Qualifica Ruolo ricoperto all’interno di F.I.P. e C.N.A.
Qualifica
AN = Allenatore Nazionale
AL = Allenatore
AB = Allenatore di Base
IG = Istruttore Giovanile
Nota: È significativo come, tra i firmatari di questa lettera, oltre a diversi presidenti di commissioni provinciali
piemontesi, ci sia anche qualche collega che non ha raggiunto il numero minimo di crediti, e che intende
comunque unirsi alla protesta, segno del fatto che la lettera traduce valori e principi fondanti dell’essere
coach, e non solo opportunistica convenienza personale.