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Un'energia oscura, dalle insolite proprietà anti-gravitazionali, che sta facendo scervellare i
cosmologi contemporanei. Brian Chaboyer, professore di fisica e astronomia a Dartmouth,
insieme a Lawrence Krauss, Professore di Fisica e Astronomia alla Case Western
Reserve University, in un articolo del numero di Science del gennaio 2003 basato su
complessi calcoli stellari dichiaravano ufficialmente l'esistenza dell'energia oscura:
“L'universo è dominato da un'energia che ancora non abbiamo mai osservato
direttamente”, diceva Chaboyer, “e che non riusciamo a comprendere”.
In pratica stavano dicendo che la scienza non può dire con esattezza di cosa sia
composto il 99% dell'universo, ma può solo formulare delle ipotesi. L'unica spiegazione
che si sono dati è che in un universo in accelerazione (espansione) come quello attuale il
contenuto di energia nel vuoto sia non-zero, ovvero pressione negativa, ovvero “dark
energy”. Una spinta che cresce parallelamente all'espansione causandone l'accelerazione.
Questa spinta, che ad un certo punto, relativamente recente, ha accelerato l'espansione
dell'universo, è frutto di una energia ancora sconosciuta, che in qualche modo si oppone
alla forza di gravità.
Insieme all'energia oscura, domina anche la materia oscura. In realtà stiamo parlando
della stessa cosa: Materia = Energia.
È l'ipotesi avanzata dal fisico teorico Robert Scherrer, della Vanderbilt University, in un
articolo pubblicato on line dalla rivista internazionale Physical Review Letters. Energia
oscura e materia oscura potrebbero essere diversi aspetti di un'unica forza, ancora
sconosciuta. Da alcuni decenni ormai gli astrofisici hanno scoperto che la materia visibile è
soltanto una piccola parte della materia realmente presente nell'Universo. Secondo il
modello proposto dal ricercatore americano, l'Universo sarebbe pieno di un fluido invisibile
che esercita una pressione sulla materia ordinaria e che modifica il modo in cui l'Universo
si espande.
Gli astrofisici cominciarono a formulare l'ipotesi della materia oscura negli anni '70 per
spiegare i movimenti delle galassie. Sulla base di queste prime osservazioni, stimarono
che la materia oscura dovesse essere circa 10 volte più abbondante della materia visibile.
Secondo le ipotesi più recenti, a costituire la materia oscura sarebbero un nuovo tipo di
particelle (chiamate Wimp Weakly Interacting Massive Particles), che non emettono luce e
interagiscono molto debolmente con la materia. Tuttavia nessuno è ancora riuscito ad
osservarle.
Il modello di unificazione proposto da Scherrer si basa su una nuova idea del concetto
fisico di campo scalare, ossia di una quantità fisica dotata di energia e pressione che si
diffonde nello spazio. Secondo questo nuovo concetto esistono campi scalari in grado di
modificare il loro comportamento nel tempo. Ad esempio, possono evolversi in modo da
comportarsi come se fossero composti da particelle invisibili (in modo simile alla materia
oscura) e poi possono espandersi uniformemente nello spazio (come l'energia oscura).
Dark Matter and Dark Energy: One and the Same? 12 luglio 2004
L'universo è un amorfo blob di spazio-tempo che si stende in ogni dove per circa 25-30
miliardi di anni-luce. All'interno di questa vasta area inimmaginabile, ci sono, come
minimo, 100 miliardi di galassie che contengono 100 triliardi di stelle e un vasto
assortimento di pianeti, pianetoidi, asteroidi e comete, senza menzionare tutte quelle nubi
di polveri interstellari da cui nasceranno nuove generazioni di stelle e pianeti.
Fino a qualche tempo fa, le unità carbonio (gli umani) si ritenevano l'unica forma di vita nel
cosmo, al centro della creazione. Oggi sappiamo che il cosmo non ha centro, piuttosto,
assomiglia alla superficie di un pallone in espansione, in cui ogni punto è equivalente ad
ogni altro.
In questi ultimi anni, gli scienziati si sono anche resi conto che la materia visibile
rappresenta solo una piccola parte dell'intera massa dell'universo - meno del 5% - tutto il
resto si compone di due misteriose forze: la materia e l'energia oscura, che comprendono,
rispettivamente, il 25 e il 70% dell'universo. Dell'energia oscura si sa meno di niente, a
parte che deve essere abbastanza forte da causare l'accelerazione dell'espansione
dell'universo, altrimenti inspiegabile.
I calcoli degli scienziati di Zurigo si sono basati su una particella teorica chiamata
“neutralino”, una particella supersimmetrica generata dal Big Bang che, secondo loro,
potrebbe rappresentare il candidato ideale per la materia oscura. I risultati della ricerca si
devono però soprattutto a “zBox”, un nuovo supercomputer disegnato e costruito alla
University of Zurich da Moore e da Joachim Stadel e Juerg Diemand. Usando la potenza
di zBox, circa quella di 300 processori Athlon, il team svizzero ha calcolato come i
neutralini generati dal Big Bang si sarebbero evoluti nel tempo. Quello che è emerso dai
calcoli di zBox sono due nuovi e salienti fatti: gli aloni di massa pari a quella della Terra si
sono formati per primi; queste strutture erano così dense che sono sopravvissute a tutto
questo tempo; ciò che ne rimane oggi si muove attraverso le galassie interagisce con la
materia ordinaria (quella atomica).
Il posto migliore per rilevare un neutralino, tuttavia, è nel centro delle galassie, dove la
densità della materia oscura è maggiore, o nei centri di questi aloni migranti. Più le regioni
sono dense, maggiore è la probabilità di collisioni tra neutralini e di emissione di raggi
gamma. La missione GLAST prevista dalla NASA per il 2007 potrà forse fornire un valido
aiuto. Rilevatori terrestri di raggi gamma come VERITAS o MAGIC potrebbero anche
rilevare raggi gamma prodotti da interazioni di neutralini. Inoltre, nei prossimi anni, il Large
Hadron Collider al CERN in Svizzera confermerà o meno le teorie della supersimmetria.
Before Stars, Dark Matter Haloes Were First Objects In Early Universe 31 gennaio
2005
VERITAS
Neutralino - Wikipedia
LA MATERIA MANCANTE
Come polvere catturata da una ragnatela, molta della materia ordinaria di cui è composto
l'universo è rimasta intrappolata in vaste nubi gassose intergalattiche. La scoperta, resa
possibile grazie a Chandra, l'osservatorio orbitante a raggi-x della NASA, potrebbe portare
a nuovi modelli della fisica standard.
“In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio…”
Tutto ebbe inizio circa 15 miliardi di anni fa, con una immane esplosione, il Big Bang,
talmente violenta e fragorosa da essere ancora oggi riconoscibile nella radiazione cosmica
di fondo. Tutto, insomma, ebbe inizio da un suono primordiale.
“C'è un punto critico in cui l'energia diventa massa”, afferma la scienza mistica di Pietro
Ubaldi. “Materia è energia, energia è materia”, afferma la scienza mistica di Albert
Einstein.
L'antica dottrina del Logos che crea mediante la Parola afferma che la parola è vibrazione,
e la vibrazione è ritmo, ritmo di crescita e di vita, che afferra la materia e la aggrega in un
vortice a spirale.
Una nuova ricerca, condotta da
eminenti cosmologi, prova a
spiegare in che modo la materia
originatesi dopo il Big Bang ha
creato il tutto che oggi
osserviamo nel cosmo. Il
lavoro, presentato a San Diego
nel corso del meeting della
American Astronomical Society, è il risultato degli sforzi di due team separati, uno
australiano e l'altro americano, che, usando diverse tecniche e analizzando diversi dati,
sono giunti alle stesse conclusioni.
Le nuove scoperte sono state ottenute grazie a delle gigantesche mappe tridimensionali
prodotte dal Two Degree Field Galaxy Redshift Survey (2dFGRS), dotato di un telescopio
robotico, situato nel New South Wales, e dallo Sloan Digital Sky Survey (SDSS), in
dotazione ad un osservatorio del New Mexico. Queste mappe tracciano la struttura della
materia dell'universo attuale. Mostrano, per esempio, come il raggruppamento delle
galassie è disposto in vasti filamenti e strati separati da grandi vuoti.
Circa 380.000 anni dopo il Big Bang, la materia e la radiazione cosmica di fondo si sono
disaccopiate. La materia ha cominciato a condensarsi in stelle e galassie mentre la
radiazione si è man mano dilazionata e ha cominciato a raffreddarsi. La radiazione
cosmica di fondo - Cosmic Microwave Background (CMB) - una sorta di luce ancestrale
che pervade tutto il cosmo, ora risplende in micro-porzioni dello spettro elettromagnetico a
temperature molto basse (circa -270.45 gradi Celsius).
Le nuove misurazioni dimostrano che queste differenze nella densità della materia
dell'universo primigenio si sono evolute sotto la spinta della gravità fino a distribuirsi nei
gruppi di galassie, stelle e pianeti che vediamo oggi nel cielo. “Grazie alle mappe
galattiche”, dice Daniel Eisenstein, della University of Arizona, a capo del team che ha
lavorato con l'SSDS, “abbiamo visualizzato le fluttuazioni
della CMB e abbiamo potuto misurare le corrispondenze tra
quelle dell'universo primigenio e quelle dell'universo attuale,
ricavandone l'evidenza che la distribuzione delle galassie
sia stata determinata dalla forza di gravità”.
UN UNIVERSO DI SUONO
“Si possono paragonare queste impronte sonore alla risonanza prodotta dai rintocchi delle
campane”, dice Idit Zehavi della University of Arizona, “gli ultimi anelli si fanno sempre più
quieti e profondi nei toni mentre continuano ad espandersi. Lo stesso è accaduto
all'universo. Le onde si sono fatte sempre più deboli, tanto da essere oggi rilevabili solo
dagli strumenti più sensitivi”.
L'esistenza delle onde sonore cosmiche propagatesi durante il primo milione di anni della
storia dell'universo fu predetta già nel 1970 e confermata per la prima volta nel 1999
quando furono rilevate tra le fluttuazioni di luce della CMB. In molti hanno suggerito
l'ipotesi che queste onde sonore dovessero essere presenti anche nella distribuzione delle
galassie, anche se talmente sottili da risultare di difficile misurazione. Per localizzarle, il
team SDSS ha mappato più di 46.000 galassie rosse, altamente luminose, su un volume
di spazio dal diametro di 5 miliardi di anni luce. Le impronte rilevate dalle mappe hanno
rivelato la forma di onde di pressione sonora, dei veri e propri picchi acustici - o anche
“barioni che si dimenano” come li chiamano gli scienziati – che hanno diretto la materia nel
suo corso. Lo studio presentato da Eisenstein, “Detection of the Baryon Acoustic Peak in
the Large-Scale Correlation Function of SDSS Luminous Red Galaxies”, è stato pubblicato
sull'Astrophysical Journal del 31 Dicembre 2004.
Le stesse onde sonore sono state rilevate anche dalle analisi effettuate con il 2dFGRS.
Analisi che hanno anche consentito di “pesare” l'universo con estrema accuratezza,
confermando che la materia ordinaria, quella che viene chiamata “barionica”, cioè formata
da barioni, le particelle elementari di cui sono formati tutti i corpi, sia celesti che terrestri,
costituisce solo il 18 percento dell’universo. Tutto il resto, lo spazio vuoto, l’82 percento, è
costituito da materia oscura.
The cosmic yardstick — Sloan Digital Sky Survey astronomers measure role of dark
matter, dark energy and gravity in the distribution of galaxies 11 gennaio 2005
Dark energy, the Milky Way galaxy and giant planets: Sloan Digital Sky Survey
continues 11 gennaio 2008
2dF
University of Arizona
È stata prima osservata con il Lowell Telescope della University of Manchester, e poi di
nuovo con il telescopio di Arecibo, a Puerto Rico. Il Dr. Jon Davies, del team astronomico
della Cardiff University, ha dichiarato: “L'universo sta per rivelarci nuovi e affascinanti
misteri”.
Il Dr Robert Minchin della Cardiff University è uno degli astronomi inglesi che hanno
scoperto la galassia oscura chiamata “VIRGOHI21”: “Ci siamo resi conto delle sue enormi
proporzioni dalla velocità a cui ruota, accorgendoci che è migliaia di volte più massiccia di
quello che dovrebbe essere in base ai suoi atomi di idrogeno. Se fosse stata una galassia
ordinaria, inoltre, avrebbe dovuto brillare molto di più e sarebbe stata visibile ad un
qualsiasi buon telescopio amatoriale”.
La prima osservazione della galassia risale al 2000. Il team ha avuto 5 anni di tempo per
valutare tutte le possibili spiegazioni, giungendo alla conclusione che VIRGOHI21 è a tutti
gli effetti la prima galassia oscura mai scoperta. Il Professore Mike Disney, un altro
membro del team, ha citato nientepopòdimenoche Sherlock Holmes: “Quando hai
eliminato l'impossibile, ciò che rimane, seppur improbabile, deve essere la verità”.
La presenza di materia oscura, che si suppone costituisca gran parte dell'universo, può
essere rilevata tramite la rotazione delle galassie dal modo in cui i componenti si
muovono, dato che l'ammontare della materia di una galassia genera le forze
gravitazionali necessarie per tenere insieme il tutto. Gli astronomi si sono accorti della
galassia quando hanno osservato del materiale muoversi in modo così veloce che può
essere trattenuto all’interno solo da una potente forza gravitazionale, facendo supporre
lowell telescope
Cardiff University
Negli ultimi anni, diversi astrofisici hanno trovato l'evidenza di una forza chiamata “energia
oscura” osservando galassie distanti miliardi di anni luce. Più recentemente, un team
internazionale di ricercatori, usando i dati elaborati da super-cervelloni elettronici e le
osservazioni rese possibili dal telescopio spaziale Hubble, ha trovato tracce di energia
oscura anche in
prossimità della nostra
galassia. Dai nuovi dati è
emerso un cosmo
virtuale ricco di energia
oscura in cui le galassie
nascono come isole
nell'oceano.
L'immagine, prodotta da un
supercomputer, mostra un
angolo dell'universo in cui le
galassie appaiono come punti
brillanti lungo filamenti di
materia fluttuare in un mare di
energia oscura (Credit: James
Wadsley, McMaster
University, Hamilton, Ontario).
N-Body Shop
Vetenskapsrådet
Una originale soluzione a questo puzzle cosmologico è stata proposta da quattro fisici
teorici: Edward W. Kolb, del Fermi National Accelerator Laboratory dell’ U.S. Department
of Energy, Chicago (USA), Sabino Matarrese, della Università di Padova, Alessio Notari,
della University of Montreal (Canada), e Antonio Riotto, dell'INFN (Istituto Nazionale di
Fisica Nucleare) di Padova.
Prima però occorre fare un passo indietro. Albert Einstein, inizialmente pensava che
l'universo fosse statico, cioè che non si espandeva né si contraeva. Quando però la sua
teoria della Relatività Generale mostrò chiaramente che l'universo doveva per forza
espandersi o contrarsi, Einstein introdusse un nuovo elemento: una “costante
cosmologica” che serviva a rappresentare una densa massa di spazio vuoto che guida
l'espansione dell'universo ad un tasso in costante accelerazione, che i fisici oggi chiamano
energia oscura. Quando, nel 1929, Edwin Hubble dimostrò con le sue osservazioni che
l'universo stava in effetti espandendosi, Einstein ripudiò la sua costante cosmologica
definendola “la più grande gaffe” della sua vita.
Edward Kolb, dei Fermi Labs, dice che “in base ai dati che ci forniranno i prossimi
esperimenti saremo in grado di valutare concretamente la nostra teoria e finalmente
sapremo se Einstein era nel giusto quando introdusse la costante cosmologica o se era
nel giusto quando più tardi la rinnegò”.
La simulazione è partita da un punto in cui l'universo era già vecchio 10 milioni di anni,
evolvendo poi fino ai nostri giorni, ovvero 13 miliardi di anni dopo. Il gigantesco cubo
prodotto dalla simulazione contiene circa 10 miliardi di “particelle”, ognuna pari alla massa
di un miliardo di soli. Questi colossali blob di materia cosmica interagiscono
gravitazionalmente l'uno con l'altro nel ciberspazio generato dal computer. La gravità
spinge alcune particelle a fondersi. Nel centro di questi ammassi di materia, si possono
formare delle galassie, a seconda della dimensione dell'ammasso e delle caratteristiche
delle particelle che si fondono. Ci vuole un ammasso formato da qualche migliaio di
particelle per generare una galassia grande come la Via Lattea.
Più che fornire tutti i dettagli delle stelle in formazione e dei cumuli di gas, il Millenium Run
fornisce il framework, lo scheletro, delle galassie nascenti, concentrandosi sull'elusiva
“materia oscura”, che è la forma di materia dominante nell'universo, mentre quella
ordinaria, che emette luce, corrisponde solo a un 10%.
“Al momento, possiamo solo simulare la materia oscura, dato che non possiamo vederla”,
ha detto Nickolay Gnedin della University of Colorado. Dato che la materia oscura
interagisce solo con la forza di gravità, il Millenium Run è stato programmato in modo da
simulare le complesse interazioni gravitazionali di 10 miliardi di ammassi “oscuri”, incluse
le relazioni dinamiche tra radiazioni e gas necessarie alla formazione di stelle.
Il Millenum Run è solo il primo passo verso la creazione di un universo digitale che si
avvicini a quello reale. Una volta superato lo “scoglio” della materia oscura, il team
internazionale di ricercatori, battezzatosi “Virgo Consortium” (Consorzio della Vergine),
cercherà di sviluppare un modello affidabile per studiare la formazione delle galassie. Il
Millenium Run ha già mostrato di poter reggere una simulazione pienamente idrodinamica,
anche se i volumi rappresentati sono ancora relativamente contenuti.
I ricercatori contano anche di “mettere a fuoco” i quasar, gli oggetti più luminosi
dell'universo, per verificare se siano gli effettivamente dei giganteschi buchi neri, come si
ipotizza, alcuni dei quali con una massa pari a miliardi di volte quella del nostro sole.
Recenti osservazioni effettuate con lo Sloan Digital Sky Survey (SDSS) hanno localizzato
dei quasar ad una distanza che corrisponde al momento in cui l'universo era 1/10 della
sua evoluzione. “Dei buchi neri così grandi, ad un età così giovane, sono del tutto
implausibili secondo le attuali teorie cosmologiche”, ha detto Volker Springel, del Max
Planck Institute for Astrophysics.
“Il vantaggio di poter calcolare separatamente il web cosmico di materia oscura è che
avremo la libertà di esplorare diversi modi in cui le galassie possono essersi formate”, dice
August Evrard della University of Michigan, “specie nel prossimo futuro, quando la
simulazione sarà resa pubblica e chiunque potrà divertirsi a sperimentare i propri modelli
galattici”.
NASCITA DELL’UNIVERSO
Nuovi dati della Wilkinson Microwave Anisotropy Probe (WMAP) della NASA, hanno
generato la migliore evidenza mai fornita del fenomeno chiamato inflazione, occorso
durante un intervallo di tempo di circa 1 trilionesimo di secondo (meno di un miliardesimo
di miliardesimo di secondo), risalente a circa 13.7 miliardi di anni fa, ai tempi del Big-Bang,
quando l'universo ha cominciato ad espandersi da una misura ridottissima fino a
dimensioni astronomiche.
I dati forniti da WMAP, accumulati in circa tre anni, mostrano anche distinte variazioni nella
radiazione che corrispondono esattamente alle aree dell'universo più popolate da galassie
e a vaste aree vuote tra i gruppi di galassie (le regioni di radiazione relativamente più
calde e lucenti corrispondono alle più dense zone di attività galattica).
“WMAP misura la luce nel modo in cui un geologo esamina un fossile del passato”, ha
detto uno dei principali investigatori che hanno analizzato i dati di WMAP, Charles Bennett,
della Johns Hopkins University di Baltimora, “abbiamo sottoposto l'inflazione ad un
rigoroso nuovo test”.
Il satellite della NASA, che orbita intorno al Sole a circa 1 milione di miglia di distanza dalla
Terra, ha cominciato a raccogliere dati sulla temperatura della radiazione cosmica di fondo
5 anni fa, ma all'inizio, l'unica radiazione che gli strumenti di WMAP sono stati in grado di
cogliere è stata quella che veniva dalla prima stella, infiammatasi circa 400 milioni di anni
dopo il Big Bang.
In questi ultimi 3 anni, i ricercatori hanno usato gli strumenti di WMAP per penetrare la
“nebbia” che avvolgeva la luce proveniente dalla prima stella e vedere la radiazione creata
durante l'istante inflazionario in cui è nato l'universo. Ci sono riusciti applicando un tipo di
filtro polarizzante che ha consentito la rilevazione delle parti più deboli della radiazione
(anche centinaia di volte più deboli).
Queste fluttuazioni avrebbero creato zone di dis-omogeinità cresciute nel tempo e sottili
variazioni nella temperatura della radiazione cosmica di fondo che, insieme, hanno
causato sostanziali variazioni nel raggruppamento di materia che ha dato origine alle
formazioni galattiche. Tradotto: a trasformare il caos in cosmo sono stati fenomeni di
fluttuazione quantistica.
È stato proposto per la prima volta nel 1985 dal fisico David Deutsch della Oxford
University che suggerì delle “porte quantistiche” che avrebbero potuto funzionare al posto
delle tradizionali porte logiche associate alla computazione digitale binaria. L'idea, insieme
a quella di Richard Feynman di sfruttare il fenomeno quantistico della sovrapposizione di
stati delle particelle subatomiche (superposizione), ha portato alla concezione moderna di
“qubit” - bits quantistici - e computazione quantistica.
Seguono alcuni brani dell'intervista rilasciata da Lloyd a Kevin Kelly, guru di Wired e autore
di “Out of Control Nuova Biologia delle Macchine dei Sistemi Sociali e dell'Economia
Globale” (Urra Apogeo).
“Si può usare anche questa metafora. In questo modo, tutto diventa pensiero, le persone,
gli animali, le cose. Ma, purtuttavia, la grande maggioranza del pensiero dell'universo
riguarda sempre sottili vibrazioni e collisioni di atomi”.
Sembri voler dire che il concetto di universo come un grande computer quantistico non sia
solo una metafora, ma una realtà...
Sarà. Rimangono sempre dei quesiti insoluti e forse insolubili. Chi è il programmatore? Chi
scrive il software? Chi sceglie? Chi o che cosa dà forma all'universo-multiverso? E a quale
scopo?
Secondo la nuova teoria di Hawking, i buchi neri “evaporano” lentamente nello spazio
circostante emettendo particelle, sull'orlo dell' “abisso gravitazionale”, da cui fuoriesce una
radiazione, chiamata proprio “radiazione di Hawking”, che potenzialmente porta con sé
l'informazione in essa contenuta. Materia ed energia verrebbero così riemesse dai buchi
neri in una altra forma alterata di materia ed energia.
Secondo Loyd, cioè, l'informazione all'interno di un buco nero sfuggirebbe alla distruzione
grazie al fenomeno dell'entanglement, che lega diversi oggetti in modo che ogni variazione
su uno influisce sull'altro, a prescindere dalla distanza che li separa. Essendo le diverse
componenti della radiazione Hawking, quella che si allontana dal buco nero e quella che vi
precipita, collegate, “entangled”, la radiazione che sfugge al buco nero trasporta via, come
una astronave, preziosa informazione sulla materia. Secondo il modello di Lloyd, il
massimo di informazione che si può perdere corrisponderebbe ad una unità quantica di
informazione pari circa a 0,5 qubit.
“I passeggeri di una nave spaziale sarebbero garantiti che nel caso di una caduta
all'interno di un buco nero verrebbero ricreati grazie alla radiazione Hawking”, ha detto
Lloyd a New Scientist, “i viaggiatori sarebbero esattamente gli stessi, con meno di un
atomo di differenza”. Un teletrasporto alla Star Trek, in pratica.
Secondo Lloyd, i buchi neri potrebbero essere usati come computer quantistici:
“Dovremmo cominciare a pensare a modi essenziali di programmare i buchi neri in modo
da ricavarne la giusta informazione”, ha dichiarato.
Un'altra teoria alternativa, proposta dai fisici Pawel O. Mazur e Emil Mottola nel 2001, e,
più recentemente, dal fisico George Chapline del Lawrence Livermore National Laboratory
(California, USA), è quella delle “stelle di energia oscura”, o “gravastar”: afferma che la
materia viene convertita in energia del vuoto, o energia oscura, quando cade oltre
l'orizzonte degli eventi e che l'energia oscura produrrebbe una pressione negativa che
eviterebbe il formarsi della singolarità. E senza singolarità non potrebbe esistere nessuna
radiazione di Hawking.
Stelle di energia oscura primordiali potrebbero
essersi formate dalle fluttuazioni dello spazio-tempo
stesso, analogamente a gocce di liquido che
spontaneamente si condensano da un gas in
raffreddamento. Questa teoria prova a spiegare
l'energia e la materia oscura attraverso i buchi neri.
Gravastar - Wikipedia
UNIVERSO CICLICO
La teoria dell'universo ciclico, secondo cui la vita dell'universo si ripete in un ciclo infinito di
morti e rinascite, potrebbe spiegare una delle questioni cosmologiche più controverse e
dibattute: la misteriosa forma di energia repulsiva conosciuta come “costante cosmologica”
e il tasso di espansione dell'universo. In un recente studio apparso dettagliatamente su
Science, Paul Steinhardt della Princeton University e Neil Turok della Cambridge
University propongono che il valore della costante sia stato in passato molto maggiore, ma
che sia poi decaduto ad ogni nuova “reincarnazione” dell'universo.
La costante cosmologica, conosciuta anche come “lambda”, viene pensata come una
forma di energia repellente che causa l'accelerazione dell'espansione dell'universo.
Einstein inizialmente la propose come una contro-forza all'attrazione gravitazionale della
materia per spiegare perché l'universo appariva statico. Successivamente, quando le
osservazioni di Edwin Hubble rivelarono che l'universo stava in effetti espandendosi, si
rese conto di essersi sbagliato. Lambda è tornata d'attualità nei tardi anni Novanta,
quando ci si è resi conto che non solo l'universo và espandendosi, ma che questo
processo è in accelerazione.
Gli scienziati, ancora oggi, non sono affatto sicuri cosa sia
lambda. Secondo alcuni è l'energia dello spazio stesso.
Secondo la fisica quantistica, l'apparente spazio vuoto
contiene particelle fantasma che continuamente appaiono e
scompaiono come la schiuma nel mare. Queste particelle
sono sfuggenti, ma le loro energie si combinano dando ad
ogni centimetro cubico di spazio un certo ammontare di
energia. Secondo la relatività generale, questa energia
“oscura” del vuoto produce una forza anti-gravitazionale che
spinge lo spazio - e la materia in esso contenuta - a parte.
Il problema è che la lambda rilevata dagli scienziati è più piccola di un “googol”, ovvero un
1 seguito da 100 zeri (a questa misura si è ispirato il noto motore di ricerca, ndr) rispetto
alle predizioni teoriche. Per spiegare questa enorme discrepanza, si è cominciati a
ricorrere alle teorie più varie. Tra le soluzioni più in voga, c'è quella della “selezione
antropica”, basata sul cosiddetto “principio antropico”, secondo cui le caratteristiche
dell'universo vengono selezionate dall'azione degli osservatori, ovvero gli umani. Secondo
questa teoria, solo in un universo dove il valore della lambda è sufficientemente piccolo
possono esistere esseri intelligenti che si chiedono: “perché è così piccolo?”.
La teoria della selezione antropica è ben vista dai creazionisti, poiché suggerisce che
l'universo sia in qualche modo “sintonizzato” specificatamente per supportare la vita
intelligente. “L'idea antropica suggerisce, per spiegare l'universo che vediamo, che
esistano altri universi che non possiamo vedere”, ha detto Steinhardt, “e, di conseguenza,
sostiene che il nostro sia un universo atipico. Il chè è ancora tutto da dimostrare”.
Il valore di lambda è uno dei più grandi misteri della fisica. L'idea dell'universo ciclico è
stata proposta per la prima volta nel 2002 proprio da Steinhardt e Turok in alternativa alla
selezione antropica. Gli scienziati, finora, hanno sperimentato diversi valori di lambda nel
contesto del modello standard del Big Bang, ma nessuno ha funzionato perché il tempo
richiesto per raggiungere l'attuale valore và al di là dell'età conosciuta dell'universo.
Inoltre, siccome un più alto valore di lambda avrebbe impedito all'universo che
conosciamo di formarsi, i primi cicli dell'universo non avrebbero visto la formazione di
galassie, stelle e vita; solo nei cicli più tardi, quando lambda ha raggiunto valori più
contenuti, la materia si sarebbe fusa e mescolata per creare quel mondo in cui oggi
abitiamo. Secondo Steinhardt e Turok, ogni ciclo è durato almeno un trilione di anni.
Dopo che l'universo si svuota, una debole forza attrattiva porta le due brane del nostro
universo ad una collisione cosmica: ogni collisione corrisponderebbe ad un nuovo Big
Bang che infonde l'universo di nuova materia ed energia. In questo scenario, il nostro
tempo non è che un intervallo tra una conflagrazione di due brane e l'altra.
Secondo i due scienziati, dunque, il campo descritto dalla costante cosmologica non
mantiene le caratteristiche inalterate nel tempo, ma cambia, e, verso la fine
dell'espansione, inizia ad accumulare energia fino a diventare instabile e ad esplodere
producendo materia e radiazioni, dando così inizio a un nuovo ciclo. Questo fornirebbe
una spiegazione all'accelerazione dell'espansione dell'universo osservata attraverso le
supernove e anche all'annosa questione su che cosa c'era prima del Big Bang. Adesso, ci
troviamo nella fase dell'accelerazione cosmica, durante la quale l'universo dovrebbe
eliminare tutta l'entropia e i buchi neri accumulati nell'ultimo Big Bang.
(Pubblicato su Ecplanet 15-05-2006)
(Maurizio Gasperini, "L'Universo prima del Big Bang Cosmologia e Teoria delle Stringhe",
Muzzio, Roma, 2002)
Usando calcoli di gravitazione quantistica, ricercatori della Penn State University stanno
tentando di risalire all'universo pre-big bang, più di 13,7 miliardi di anni fa. "La relatività
generale può essere usata per descrivere il punto in cui la materia era così densa che le
equazioni non sono più valide", spiega Abhay Ashtekar, a capo della ricerca, "oltre quel
punto bisogna applicare strumenti di calcolo quantistico di cui Einstein non ha potuto
usufruire".
Secondo la Teoria della Relatività Generale di Einstein, il Big Bang rappresenta la nascita
non solo della materia, ma dello spazio-tempo stesso. Combinando la fisica quantistica
con la relatività generale, Ashtekar e colleghi hanno sviluppato un modello che descrive
una transizione da un precedente universo al Big Bang e all'universo in espansione con
caratteristiche simili a quello esistente.
Secondo i loro calcoli, prima del Big Bang c'era un universo in contrazione con una
geometria spazio-temporale non dissimile da quella dell'universo attuale. L'azione delle
forze gravitazionali avrebbe spinto questo universo precedente fino a raggiungere un
punto in cui le proprietà quantistiche dello spazio-tempo hanno trasformato la gravità in
forza repulsiva piuttosto che attrattiva. "Usando modificazioni quantistiche delle equazioni
cosmologiche di Einstein, mostriamo come al posto di un classico Big Bang ci sia stato in
effetti un balzo quantistico", ha detto Ashtekar. "Abbiamo ripetuto la simulazione con
differenti paramentri, ed ogni volta ci si è presentato lo stesso scenario: un Big Bounce, un
Grande Balzo".
Did our cosmos exist before the big bang? 10 dicembre 2008
La separazione tra i due tipi di materia è stata rilevata comparando le immagini a raggi X
della materia luminosa con le misurazioni della massa totale, ottenute grazie alla tecnica
del "lensing gravitazionale", un trucchetto ispirato dalla predizione di Albert Einstein
riguardo la distorsione della luce causata dalla forza di gravità di stelle e galassie di
grande massa: l'ammontare di luce extra può essere calcolato e indicare la dimensione
della massa relativa.
Così, grazie alle immagini della materia luminosa provenienti dal Chandra X-ray
Observatory, si è potuto distinguere due grandi gruppi di materia oscura che si allontanano
velocemente dalla collisione, seguiti da due ammassi più piccoli di materia ordinaria.
Stando a David Clowe, i dati raccolti rappresentano "la prima diretta testimonianza
dell'esistenza della materia oscura".
Fin dagli anni Trenta gli astronomi si sono resi conto che la materia visibile nell’Universo è
troppo poca per spiegare le interazioni gravitazionali osservate tra alcune galassie. La
gravità “extra” ha due possibili spiegazioni: che la maggior parte della materia sia
impossibile da vedere perché non emette luce né calore, oppure che la gravità non si
comporti sempre nello stesso modo, ma segua un’altra legge in alcuni ammassi di
galassie delle dimensioni di anni luce.
Ma neanche la materia oscura basta a far quadrare i conti. Il restante 70 per cento
dell’Universo sarebbe costituito da energia oscura, una forma di energia la cui esistenza è
finora stata provata solo in modo indiretto e che bilancerebbe l’attrazione gravitazionale.
(Pubblicato su Ecplanet 03-04-2007)
Chandra at Harvard
L'Advanced Camera for Surveys (ACS) del telescopio spaziale Hubble ha scoperto
nell'ammasso di galassie “ZwCI0024+1652” un anello biancastro incastonato tra le stelle
del diametro di 2,6 milioni di anni luce che dista dalla Terra 5 miliardi di anni luce. Si tratta,
secondo il team di astronomi artefice della scoperta, di «una prova inequivocabile
dell'esistenza della materia oscura», ha detto James Jee dell'Henry A. Rowland
Department of Physics and Astronomy alla John Hopkins University di Baltimore, alla
guida del team.
Main Hubble
UNIVERSO CICLICO 2
Come descritto dalla Teoria della Relatività Generale di Einstein, l'origine del Big Bang è
uno stato di non-senso matematico, una singolarità di volume zero che tuttavia conteneva
una densità e un'energia infinite. Bojowald e altri fisici della Penn State University stanno
dunque esplorando un territorio sconosciuto perfino ad Einstein, il tempo prima del Big
Bang, usando una macchina del tempo matematica chiamata “Loop Quantum Gravity”
(“Gravità Quantistica a Loop”). La loro teoria, che combina quella einsteniana della
Relatività Generale con equazioni della fisica quantistica che non esistevano all'epoca di
Einstein, è la prima descrizione matematica per stabilire sistematicamente l'esistenza del
Big Bounce e dedurre le proprietà dell'universo primigenio. “Le equazioni quantistiche, non
incluse nella Relatività Generale, sono necessarie per descrivere le energie estreme che
dominavano il nostro universo nelle sue prime fasi di evoluzione”, ha spiegato Bojowald.
La Loop Quantum Gravity, sviluppata all'Institute for Gravitational Physics and Geometry
della Penn State University, è considerata oggi come lo strumento principale per
raggiungere l'obiettivo ambizioso di unificare la relatività generale con la fisica quantistica.
Finora, gli scienziati che stanno conducendo le indagini hanno scoperto che il punto di
inizio del nostro universo aveva un volume minimo diverso da zero e un'energia massima
non infinita. Proprio grazie a questi limiti, le equazioni della teoria continuano a produrre
risultati matematici validi che stanno fornendo una finestra retroattiva per osservare il
tempo prima del Big Bounce.
La teoria della gravità quantistica indica che la struttura dello spazio-tempo ha una
geometria atomica intrecciata con una stringa quantistica mono-dimensionale. Una
struttura violentemente lacerata dalle energie estreme che caratterizzano il tempo vicino al
Big Bounce, che spingono la gravità a diventare talmente repulsiva che, invece di
scomparire nell'infinito, come predetto dalla Relatività Generale di Einstein, l'Universo si
riversa nel Big Bounce da cui nascerà il nostro universo in espansione. La teoria rivela un
universo in contrazione prima del Big Bounce, con una geometria spazio-temporale che
altrimenti sarebbe stata simile all'universo attuale.
La teoria della Loop Quantum Gravity necessitava di un modello più preciso. Per questo
Bojowald ha sviluppato un modello matematico per produrre delle soluzioni analitiche più
esatte, risolvendo una serie di equazioni. Per essere ancora più preciso, Bojowald ha poi
sviluppato un secondo modello, riformulando le descrizioni matematiche quantistiche, in
modo da rendere il tutto più semplice e più esplicito. Le equazioni differenziali della gravità
quantistica richiedono molti calcoli di numerose e consecutive sottili variazioni temporali;
Bojowald le ha incorporate in un sistema integrato in cui una quantità cumulativa di tempo
può essere specificata per aggiungere tutte le piccole variazioni.
Si tratta di equazioni che cercano di descrivere lo stato del nostro universo attuale in modo
estremamente accurato, per poi viaggiare matematicamente nel tempo, fino agli stadi
primigeni. Per fare questo, le equazioni contengono anche alcuni parametri “liberi”, non
conosciuti con esattezza. Bojowald ne ha scoperti due complementari: uno è relativo quasi
esclusivamente al tempo dopo il Big Bounce, l'altro al tempo prima del Big Bounce. Questi
due parametri rappresentano l' “incertezza quantistica” del volume totale dell'universo
prima e dopo il Big Bang. “Queste incertezze sono parametri addizionali che applichiamo
in contesti quantistici come la teoria della gravità quantistica”, ha detto Bojowald, “per via
dell'incertezza tipica della fisica quantistica, dove esiste una complementarietà tra la
posizione di un oggetto e la sua velocità che impedisce misurazioni precise. Giungere a
calcolare con precisione questi fattori di incertezza è praticamente impossibile”.
Bojowald è giunto alla conclusione che almeno uno dei parametri relativo all'universo
precedente non sopravviverà al viaggio verso il Grande Salto, e che l'universo successivo,
il nostro, non costituisce una perfetta replica del suo predecessore. “La ricorrenza eterna
di universi assolutamente identici al momento è oscurata da una intrinseca dimenticanza
cosmica”, ha concluso Bojowald.
Il primo modello alternativo al Big Bang - relativo ad un universo oscillante, senza inizio e
senza fine, secondo cui l'Universo si espanderà fino ad un certo punto e poi si ritrarrà in
uno stato simile a quello del Big Bang, quindi ripetendo il processo per l'eternità,
attraverso il meccanismo del “Grande Balzo” (Big Bounce) - fu proposto nel 1930. Ma
l'idea fu presto abbandonata, poiché le oscillazioni non potevano essere riconciliate con le
regole della fisica, inclusa la seconda legge della termodinamica, secondo cui l'entropia
non può essere distrutta. Ma se l'entropia aumenta tra un'oscillazione e l'altra, l'universo si
espanderebbe ad ogni ciclo, “come una palla di neve rotolante”, dice Frampton. Frampton
e Baum hanno aggirato l'ipotesi del Big Bang postulando che, al turnaround, ogni
rimanente entropia sia in porzioni troppo distanti per poter interagire: divenendo ogni
porzione un universo separato, si può supporre che ogni universo si contragga in assenza
di materia e entropia. “La presenza di materia causerebbe difficoltà insuperabili alla
contrazione”, dice Frampton.
Un'altra chiave fondamentale della teoria di Frampton e Baum è l'assunzione riguardo
l'equazione matematica che descrive pressione e densità dell'energia oscura: secondo
Frampton e Baum lo stato dell'energia oscura è sempre meno di -1, mentre il precedente
modello ciclico proposto nel 2002 dai fisici Paul Steinhardt e Neil Turok aveva stabilito che
il valore non era mai meno di -1. Questo valore negativo assunto dall'equazione di
Frampton e Baum implica che la densità dell'energia oscura divenga uguale alla densità
dell'universo e che ad un certo punto l'espansione si fermi, poco prima del “Big Rip”.
“Big Bang or Big Bounce?: New Theory on the Universe's Birth”, Scientific
American, ottobre 2008
UNIVERSO QUANTISTICO 2
Secondo Deutsch, che è uno dei padri della computazione quantistica, la possibilità di
realizzare computer quantistici costituisce la prova sperimentale dell'esistenza di una iper-
struttura cosmologica “multiversale”. Per “multiverso” si intende un insieme di universi
alternativi al di fuori del nostro spazio-tempo, spesso denominati dimensioni parallele o
universi paralleli, che nascono come possibile conseguenza di alcune teorie scientifiche, o
fanta-scientifiche, come la teoria dell'Inflazione eterna di A. Linde o quella secondo cui da
ogni buco nero esistente nascerebbe un nuovo universo, ideata dal fisico Lee Smolin (le
dimensioni parallele sono contemplate in tutti i modelli correlati alla teoria delle stringhe).
Il nostro universo è nato per effetto di costanti naturali fissate al tempo del Big Bang, come
la carica dell'elettrone o la velocità della luce, straordinariamente calibrate per favorire la
nascita del mondo in cui viviamo. Se la gravità fosse stata leggermente più forte, le stelle
avrebbero bruciato il loro combustibile nucleare in meno di un anno. Se invece la forza che
tiene uniti gli atomi fosse stata più debole, gli astri non sarebbero neanche esistiti.
Insomma, la vita nell'Universo, e in particolare sulla Terra, è il risultato di circostanze così
specifiche e di condizioni così restrittive, da essere considerato di per sé un evento
altamente improbabile (principio antropico). Ammettere che si formino di continuo interi
universi, ognuno con caratteristiche del tutto casuali, aumenterebbe la probabilità statistica
che, tra i tanti, possa nascere un Universo con le condizioni giuste per generare l'uomo
così com’è. Questa è l'idea del “multiverso” o universo quantistico.
Lee Smolin ha addirittura azzardato una teoria sull'origine e l'evoluzione degli universi in
termini di selezione naturale. Secondo la sua teoria, ogni qualvolta che da un universo ne
nasce un altro, le leggi fisiche si modificano un po', come avviene per gli esseri viventi.
Così ci sono universi che nascono e si estinguono in breve tempo. Questa idea è basata
sulla constatazione della meccanica quantistica che a livello microscopico la particella è
come se interferisse con una “controparte”, invisibile, oscura, ma reale. Se queste piccole
particelle hanno tutte una controparte, ne deriva che anche gli oggetti più grossi hanno a
loro volta una controparte. Queste due realtà potrebbero non essere alternative, ma
verificarsi entrambe: il minimo cambiamento nello stato di una particella subatomica crea
una biforcazione nella storia dell’Universo, generando una rete pressoché infinita di mondi,
tutti dotati di una propria concretezza.
Può darsi che esistano infiniti altri universi, e che fra
gli altri mondi e il nostro avvengano scambi,
separazioni ed intersezioni che forse un giorno si
riusciranno a rivelare. Le cosiddette costanti
universali, come la velocità della luce, forse non sono
così costanti, né così universali. Lo sostiene uno dei
fondatori della teoria delle stringhe, Leonard
Susskind, dell'Università di Stanford (California). Il
suo libro “Cosmic Landscape: String Theory and the
Illusion of Intelligent Design”, illustra il concetto di
“multiverso”: l'universo in cui viviamo sarebbe solo
uno dei tanti universi che compongono il multiverso,
ognuno con diverse costanti fondamentali.
(Julian Barbour, “La fine del tempo La rivoluzione fisica prossima ventura”, Einaudi, Torino,
2003)
In sintesi: l'interpretazione dei molti mondi sostiene che ad ogni atto di misurazione
corrisponde una scissione del nostro universo in una miriade di universi paralleli, uno per
ogni possibile risultato del processo di misurazione. Deutsch ha descritto un esperimento
in cui un osservatore può sentirsi “come se fosse stato scisso in due parti di sé esistenti
parallelamente allo stesso tempo poi riunitesi per formare il suo sé attuale”.
Nella Teoria Quantistica dei Molti Mondi di Andrew Gray, l'intera storia cosmica è frutto di
selezioni spazio-temporali, con uguali probabilità per ogni selezione di essere assegnata
ad ogni possibile storia. Ogni intera storia cosmica verrebbe selezionata calcolando anche
tutte le possibili interferenze su livello microscopico. Per Henry Stapp, gli effetti quantici
hanno una grande influenza anche sul modo di operare del cervello, che può essere visto
proprio come un “computer quantico”.
Roger Penrose, in “La mente nuova dell'imperatore” e “Ombre della
mente”, osserva che le leggi della fisica conosciute non
costituiscono un sistema completo e che l'intelligenza artificiale non
potrà mai eguagliare l'intelligenza dell'uomo. Penrose ipotizza che
la consapevolezza umana potrebbe essere il risultato di fenomeni
quantistici ancora ignoti che avrebbero luogo nei microtubuli dei
neuroni e che rientrerebbero in una nuova teoria capace forse di
unificare la teoria della relatività di Einstein con la meccanica
quantistica.
Multiverso - Wikipedia
Nel 1933, l'astronomo Fritz Zwicky, studiando il moto di ammassi di galassie lontani e di
grande massa - l'ammasso della Chioma e quello della Vergine - stimò la massa di ogni
galassia basandosi sulla sua luminosità, e sommò tutte le masse per ottenere quella
totale. Ottenne poi una seconda stima della massa totale, basata sulla misura della
dispersione delle velocità individuali delle galassie nell'ammasso. Con sua grande
sorpresa, questa seconda stima era 400 volte più grande della stima basata sulla luce
delle galassie. Fu solo negli anni Settanta, che gli scienziati iniziarono ad esplorare questa
discrepanza in modo sistematico. Fu in quel periodo che l'esistenza della materia oscura
iniziò ad essere presa sul serio.
Sempre all'inizio del 2007, gli astronomi del COSMOS (Cosmic Evolution Survey) - un
team internazionale di astronomi coordinati da Richard Massey, del California Institute of
Technology (Caltech, USA) - analizzando il colore, la forma e la luminosità di oltre 500 mila
galassie, realizzano la prima mappa tridimensionale che rivela la distribuzione della
materia oscura e la sua interazione con la materia ordinaria nel processo di formazione
delle galassie, con un dettaglio che non ha precedenti. La mappa è stata realizzata a
partire dalle osservazioni dell'Hubble Space Telescope utilizzando il lensing gravitazionale
(lente gravitazionale) per determinare la distribuzione della massa attraversata dalla luce
visibile (la materia oscura, la cui natura non è ancora chiaramente determinata, non
emette né riflette la luce, ndr).
Nick Scoville, sempre del gruppo Caltech, ha condotto l'indagine attraverso l'uso del
Telescopio Hubble e della sua sofisticatissima Advanced Camera for Surveys (ACS).
Hubble ha fornito i dati provenienti da circa mille ore di osservazione, ha tracciato una
zona del cielo equivalente alla larghezza di quattro lune piene, dedicando il 10% del suo
tempo operativo degli ultimi due anni. Per completare l'indagine, sono stati uniti, a questi, i
dati provenienti da altri quattro osservatori astronomici del mondo. “È stato come
ricostruire un'intera città basandosi solo su una veduta aerea notturna delle strade
illuminate”, hanno dichiarato gli astronomi. Il telescopio Subaru (Mauna Kea, Hawai) ha
fornito immagini tratte da 30 notti di osservazione, mentre il Very Large Telescope dell'
European Southern Observatory e il Giant Magellan in Cile hanno misurato lo spettro della
luce dalle galassie viste da Hubble, permettendo di calcolare le distanze tra esse. Il
telescopio a raggi X dell'ESA, XMM-Newton, ha invece contribuito a delineare il gas
all'interno delle galassie e la distribuzione della materia ordinaria. La combinazione di tutti
questi dati ha permesso agli astronomi di calcolare la distribuzione della materia oscura
nella zona di cielo esaminato in base alla deviazione della luce esistente (che non poteva
essere attribuita solamente alla massa della materia ordinaria). Sebbene su un'area
limitata, questa mappa costituisce il primo risultato non basato su semplici simulazioni, e,
dunque, in maniera molto verosimile, la reale distribuzione della materia oscura.
(Credit: NASA, ESA and R. Massey, California Institute of Technology)
“Quella che siamo riusciti a studiare è una piccola parte del cielo, qualcosa come due
gradi su 40 mila, ma si tratta delle immagini più chiare che siano mai state ottenute”, ha
commentato Eric Linder, del Lawrence Berkeley National Laboratory. Le parti più distanti di
questo programma 3D rappresentano le ere più antiche nella storia dell'universo e ciò ha
permesso alla squadra di seguire i cambiamenti nella distribuzione della materia oscura su
un periodo che varia da circa 6.5 a 3.5 miliardi di anni fa. I risultati di COSMOS sono un
passo avanti molto importante nella comprensione dell'universo, ma portano anche nuovi
ed affascinanti interrogativi. I ricercatori sono rimasti perplessi di fronte ad una certa
concentrazione di materia oscura che non sempre si sovrappone alla materia visibile:
alcune zone sembrano mostrare delle discrepanze fra la distribuzione della materia oscura
e quella ordinaria, mentre altre zone mostrano concentrazioni della materia ordinaria
senza fette di materia oscura corrispondenti. Prima di ripensare i modelli cosmologici, gli
scienziati stanno cercando di capire se queste anomalie possano essere dovute a
interferenze nella raccolta dei dati. “È peggio di un puzzle”, dice Scoville.
A svelare i misteri della materia oscura, e anche della “particella di Dio”, potrebbe
contribuire l'International Linear Collider (ILC),un futuro acceleratore di particelle lineare,
un progetto internazionale da 6.7 miliardi di dollari che dovrebbe essere realizzato dopo il
2010. Rispetto al Large Hadron Collider (LHC) presso il CERN di Ginevra, la cui entrata in
funzione inizialmente prevista per la fine del 2007 è stata spostata alla primavera del 2008
per un incidente durante la costruzione avvenuto il 6 aprile 2007, l'ILC fornirà un'energia
relativamente ridotta, ma le collisioni dell'ILC saranno meno affette da disturbi e quindi
permetteranno di effettuare misurazioni di precisione delle particelle individuate dall'LHC.
ESSENCE
Main Hubble
NASCITA DELL’UNIVERSO 2
Si conta nei telescopi di nuova generazione, come il satellite europeo Planck, il cui lancio
è previsto nel 2008, e il satellite B-Pol, allo studio di un gruppo internazionale di cui fa
parte l'università di Roma La Sapienza, per avere la prova definitiva. “Se la materia oscura
è calda, alcune stelle primordiali potrebbero vagare intorno alla nostra galassia”, osserva
Theuns. Perciò i telescopi spaziali del futuro potrebbero vedere costellazioni dall'aspetto
bizzarro, composte da lunghi filamenti luminosi.
Grazie alle osservazioni del Very Large Telescope dell'ESA è stato possibile misurare la
distribuzione e i movimenti di migliaia di galassie dell'universo distante.
Dieci anni fa, i cosmologi scoprirono con grande sorpresa che l'universo si stava
espandendo a velocità maggiore che in passato. “Ciò implica due seguenti possibilità”,
dice Enzo Branchini, dell'Università di Roma III, coautore dell'articolo apparso su Nature,
“o l'Universo è permeato da una misteriosa energia oscura che produce una forza
repulsiva contraria alla forza gravitazionale, oppure l'attuale teoria della gravitazione deve
essere riveduta, e contemplare anche la possibile esistenza di dimensioni extra”.
“Misurando le velocità apparenti delle galassie negli ultimi 30 anni”, dice Olivier Le Fèvre,
del Laboratoire d'Astrophysique de Marseille, OAMP-CNRS, che ha partecipato alla
ricerca, “gli astronomi sono stati in grado di ricostruire una mappa tridimensionale della
distribuzione di galassie su grandi volumi che ha rivelato le strutture a larga scala
dell'universo come ammassi e super-ammassi di galassie. Ma le velocità misurate
contengono anche l'informazione sui moti locali delle galassie e ciò introduce piccole ma
significative distorsioni nelle mappe dell'universo”.
Sono così stati raccolti più di 13.000 spettri di sorgenti che occupano un volume di circa 25
milioni di anni luce cubici. I risultati sono poi stati confrontati con analoghe misure relative
all'universo locale relative al monitoraggio 2dFGRS, condotto con il telescopio situato
nell'Australia orientale, che dà un'idea della distorsione attuale.
All'interno di questa incertezza sperimentale, resta da stabilire quale sia la più semplice
forma dell'energia oscura, quest forza inafferrabile che occupa il 75% dell'universo, che
Albert Einstein chamava “costante cosmologica”. “Ora”, dice Branchini, “saranno
necessari altri studi ed altri test indipendenti per dare ulteriori conferme alle conclusioni
degli scienziati”.
Il mistero continua.
Probing The Cosmic Web Of The Universe: New Light On Dark Energy 30 gennaio
2008
2dFGRS
Una nuova speranza viene dallo studio di Krauss and Scherrer, che hanno analizzato tutti i
modi in cui la materia ordinaria e quella oscura potrebbero decadere in radiazioni,
giungendo alla conclusione che non potrà mai essere prodotta una densità di radiazione
tale da eccedere la densità della materia rimanente (in base alla nota relazione tra energia
e materia stabilita dall'equazione di Einstein E=mc2). “La cosa incredibile è che la
radiazione scompare alla stessa velocità di quando è stata creata, in un Universo
dominato dall'energia oscura”, dice Krauss. La radiazione va scomparendo parallelamente
all'espansione dello spazio, poiché diminuisce la densità dell'energia radiante: sia perché
aumenta la distanza di separazione tra i singoli fotoni, sia perché si riduce l'ammontare di
energia che trasportano nel loro campo elettromagnetico (man mano che lo spazio si
espande, si espande anche la lunghezza d'onda dei fotoni, mentre la frequenza si riduce,
e decresce l'ammontare di energia relativo ad ogni singolo fotone). Dunque, a lungo
andare, la densità della radiazione è destinata a diminuire sempre più. Mentre i
componenti della materia ordinaria, protoni e neutroni, risentiranno solo dell'effetto di
separazione, poichè la loro energia è legata alla massa e non influenzata dall'espansione
spaziale. In un Universo in accelerazione come quello attuale, dunque, secondo Krauss, la
materia manterrà il suo dominio per sempre.
Il “Big Rip” (Grande Strappo) è la teoria cosmologica, inquadrata nel modello del Big Bang,
che prevede una continua accelerazione dell'espansione dell'Universo. La chiave della
teoria è nell'ammontare di energia oscura nell'Universo. Se questa dovesse superare un
certo valore, tutta la materia verrebbe alla fine fatta letteralmente a pezzi. Il valore da
considerare è “w”, ovvero il rapporto tra la pressione dell'energia oscura e la sua densità.
Se w < -1, l'Universo verrà alla fine frantumato. Prima le galassie verrebbero separate le
une dalle altre, poi la gravità sarebbe troppo debole per tenerle assieme e le stelle si
separeranno.
Circa tre mesi prima della fine, i pianeti si separerebbero dalle stelle. Negli ultimi minuti, le
stelle e i pianeti sarebbero disintegrati, e gli atomi verrebbero distrutti una frazione di
secondo prima della fine. In seguito, l'Universo sarebbe ridotto ad una serie di particelle
elementari isolate le une dalle altre, in cui ogni attività sarebbe impossibile. Poiché ogni
particella sarebbe impossibilitata a vedere le altre, in un certo senso l'Universo osservabile
si ridurrebbe effettivamente a zero. Gli autori di questa ipotesi hanno calcolato che il
momento finale sarebbe circa 3,5×1010 anni dopo il Big Bang, il che equivale a 2,0×1010
(venti miliardi) di anni da adesso.
La teoria del “Big Crunch” (Grande Scrocchio) sostiene invece che l'Universo smetterà di
espandersi ed inizierà a collassare su sé stesso (simmetricamente al Big Bang). Poiché,
se la forza di gravità di tutta la materia ed energia nell'orizzonte osservabile è abbastanza
grande, allora essa può fermare l'espansione dell'Universo, e in seguito invertirla.
L'Universo allora si contrarrebbe, e tutta la materia e l'energia verrebbero compresse in
una singolarità gravitazionale.
È impossibile dire cosa succederebbe in seguito, perché il tempo stesso si fermerebbe.
Non è ben chiaro anche cosa succederebbe negli istanti immediatamente precedenti al
Big Crunch vero e proprio: l'Universo non sarebbe esattamente simmetrico rispetto al
momento della sua nascita, perché nel frattempo le stelle emetterebbero una notevole
quantità di energia. Quest'energia in più sembra però trascurabile rispetto al totale, e
l'unica differenza sarebbe la presenza di numerosi buchi neri di varie dimensioni, che
tenderebbero a crescere velocemente via via che la materia viene introdotta a forza nel
loro interno dalla pressione esterna. Per poter descrivere compiutamente gli eventi finali
occorrerebbe una teoria della gravità quantistica ancora in via di sviluppo.
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