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INTRODUZION VITA E OPERE DI GIOVANNI CLIMACO I, Vira pr Giovanni Crimaco (*) SCRITTA DA Daniete, MONACO DEL MONASTERO pI RArTo. Breve vita dell’abbate Giovanni (Superiore nel mona- stero del Monte Sinai) il quale @ detto Scolastico ed € annoverato realmente fra i Santi. Ne é autore il venerando e santo monaco Daniele, appartenente al cenobio di Raito (?). § 1. « Quale fortunata citté abbia dato i natalie i primi alimenti a Giovanni, avanti che egii, dird cosi, scendesse da valente lottatore nell’arena della vita religiosa, non lo saprei dire com certezza; saprei invece dire benissimo in qual luogo egli abiti ora e di quale immortale cibo oggi si mutra. Adesso egli si trova nella Citta della quale il canoro usignuolo (3) canta: La nostra abitazxione é nei cieli.(*); ¢ ivi, spirito senza materia, si bea del cibo che non sazia e che non si vede, godendo, con la sola sua intelligenza, dell’Eterna Bellezza, ricevendo delle sue fatiche degna ricompensa eé insieme il giusto premio (@) Riteniamo che il meglio sia riportare integralmente le poche fonti, da cui ci viene quanto si sa intorno al celebre Abbate. Alla forma Climax o Glimace (che sa- rebbe quella esatta) abbiamo preferito la forma corrente, derivata dalla dizione co- mune medievale Climacus, 0 addirittura Climachus (V. nota (1) a pag. 22). (?) Ignoriamo di chi sia questa intitolazione. 6 Scala Paradisi, Introduzione delle volontarie sue penitenze, perché egli é entrato gid in possesso dell’eredit{ di lassi, ed é divenuto per tutta Teternita uno di coloro, I cui piedi si mantennero sulla via retta (4), » Ora dird, con la maggior chiarezza possibile, perché mai egli, che non é di natura solo spirituale, abiti con le creature che sono solo spirituali. § 2. » Quando dunque il predestinato giovinetto non aveva che sedici anni (per senno tuttavia e ingegno era gia canuto) si offerse, con sincero e volontario slancio, in olocausto al Sacerdote Eterno; e, mentre material- mente abitava sul monte Sinai, con l’anima si spingeva sit nel cielo, traendo profitto (credo) per innalzarsi ver- so l’Invisibile, anche della fama di quel monte. — Quindi, troncando mediante la fuga dal mondo (la quale é la maestra delle nostre alunne spirituali) (*) sulle sue labbra ogni parola avventata, e affidandosi all’onesta umilta, fin dagli inizi della sua vita religiosa mortificd con assoluta purezza d’intenzione i sensi ingannatori e la confidenza nelle proprie forze, e piegd il suo capo davanti al doma- tore dei suoi impeti giovanili, e interamente s’affidd al Maestro, con sicurezza di attraversare, ‘sotto la guida di lui, il grave pelago della vita, senza correre alcun rischio. — Si diportdé sempre come non avesse avuto sentimenti propri, né propria volonta, contraddicendo in modo as- soluto tutte le sue inclinazioni e gusti naturali. E (cid che pit fa stupire) quantunque profondo in ogni ramo di scienza, tuttavia, poicht aveva appreso ugualmente (1) Ps. XXV, 12. In loco perd significa: IJ mio piede sta sul retto (sentiero) (Castoxp1, La Sacra Bibbia, Firenze 1929, “da cui prenderemo abitualmente la tra= duzione dei passi biblici) e vi si parla del giusto in questa vita, 8 Scala Paradisi, Introduxione la sania semplicita, tenne costantemente fuori dall’anima il plauso che segue Ja cultura, il quale ¢ di per sé clamo- roso e tanto nemico dell'umilta. § 3. » Passati cosi diciannove anni, egli, dopo avere spedito il suo Maestro (+) come suo ambasciatore € pro- tettore al Re del cielo, parti egli pure per la guerra della vita solitaria, palleggiando come armi le preghiere del suo ex Maestro, per abbattere con quelle le fortificazioni nemiche. E, sceltasi per la lotta una localita chiamata Tola, a otto chilometri di distanza dalla chiesa, vi passd ben quarant’anni, sempre in fervore di spirito, sempre acceso del fuoco dell’amore di Dio. » Ora chi con Je parole potrebbe far capire a tutti le fa- tiche da Ini col§ sostenute, e lumeggiarle conveniente- men‘e? E come sapere gli atti di virti, da lui operati in segreto? — Possiamo perd farci un’idea, pit o meno precisa, della sua santa vita, dandone qualche piccolo saggio: » Non rifiutava cibo alcuno, conveniente a un religioso, ma ne prendeva in pochissima quantits; e, fiaccando, con l’esser cosi parco, Je corna alla superbia, con la stessa sobrieta schiacciava la comune tiranna, che ¢ la lussu- ria (*); e quando essa insorgeva, le gridava: Taci, ammu- tolisei! (°); e fuggendo il mondo e ogni persona, sopi ed estinse il fuoco di questa fornace, tanto che in ‘ine la fece scomparire e ridurre in polvere. L’avarizia poi, che é il culto degli idoli (*) la soppresse generosamente con la beneficenza ¢ con la mancanza addirittura del tratta- @) E come dire «dopo la morte...». Era un santo monaco, di nome Martirio, il cui nome ricorrer’ pit oltre, (?) Della quale nella Scala si tocea spesso, ma di proposito nel Gradino XV. 10 Scala Paradisi, Introduzione mento necessario alla vita. L’accidia, che ¢ la continua morte dell’anima (+) e la tiepidezza, la tenne sempre lontana mediante il pensiero della morte. — Sciolse il groviglio delle passioni ¢ in generate la sua sensibilita, in- catenandola con la mortificazione. — La tirannide del- Vira poi l’aveva gia uccisa con la spada dell’ubbidienza, prima di recarsi in solitud‘ne. E anche quella sanguisuga della vana gloria, simile al ragnatelo (*) l’aveva spenta, uscendo di casa raramente, e pili raramente parlando. § 4.9E che dire della sua vittoria sul primo (*) peccato capitale? e della sua somma purezza? Questo nuovo Beseleel (*) tipo d’ubbidienza, comincid a operare in sé questa virtir, e il Signore gliene diede la perfezione ; senza lubbidienza non é possibile cacciare il diavolo e la sua compagnia, cioé i vizi. — E dove, elogiando le sue virti, collocherd il dono delle lacrime? E questo un carisma, che non molti possiedono...; di questo dono esiste, se si vuole, anche oggi... una fabbrica segreta, la, ai piedi d’una montagna...; una strettissima caverna, la quale.., dista dalla cella tua e da tutte le altre, quel tanto che Vorecchiuta vana gloria non possa udire... (5). Gia: quando uno é tanto vicino al cielo, & probabile che mandi in sit violenti sospiri e gemiti, come chi soffrisse la spada, o il cauterio, o lo strappo degli occhi... § 5. »Continuando dunque, egli pigliava sonno sola- mente quanto gli bastasse per usare dell’intelligenza, quel tanto che la continua veglia non gli guastasse troppo la lena; e, prima del sonno, pregava sempre a lungo, ¢ (*) Seala, Gradino XIII. (*) Scala, Gradino XXII. (*) Sul testo l’ottavo, ma per noi la superbia é il primo dei sette vizi o peccati capitali. Simili licenze abbiamo creduto bene arrogarcele, per non turbare inutil- mente il lettore, che non fosse filologo. Della superbia la Scala tratta nel Gradi- no XXIII. 12 Scaia Paradisi, Introduxtone scriveya qualche cosa, € con questo teneva lontano Pozio. — Del resto si pud dire che tutta la sua vita sia stata una continua orazione e un intenso amore a Iddio; ¢ guar- dandosi in Lui, giorno e notte, con la purezza dell’ani- ma sua, come in uno specchio, non voleva saziarsi 0, per parlar pil proprio, non poteva. » Incantatosi del suo esempio un certo Mosé, il qua- le frequentava la solitudine, sospirava di vivere con lui e da lui imparare Ja vera filosofia della vita; inter- ponendo, a tale scopo, le raccomandazioni di parecchi anziani, riusci a farsi accettare... Un giorno il Maestro ?) aveva comandato a Mosé di portar terra, da un Inogo non tanto lontano, all’orticello, per la coltivazione degli, ortaggi. Questi vi andé e lavorava con impegno ; sorpreso perd una volta dal solleone ¢ dal mezzogiorno (era, del resto, il pitt caldo mese dell’anno) ripard: dietro a un gran macigno, all’ombra, e prese un po’ di riposo dor- mendo. Il Signore perd,. che non vuole, che le persone pie ricevano alcun danno spirituale, prevenne (come'suole) il pericolo: mentre il Maestro era nella sua cella, atten- dendo a sé (*) e a Dio, fu preso durante Porazione come da un leggiero sonno, ¢ gli parve che gli si presentasse un venerando sacerdote e gli rimproverasse la sonnolenza, dicendogli: Come mai tu dormi tranquillo, mentre il tuo Mosé corre pericolo di vita? — Tosto il buon mo- naco si riscosse, e si armd della preghiera in favore del suo alunno. — Venuta la sera, quando quegli tornd, gli chiese, se gli fosse capitato qualche male, 0 qualche sor- (!) Per solito gli anacoreti vivevano a due a due: uno anziano, che ordinaria- mente chiamavano Maestro, e altro uno giovine, che chiamavano con vari titoli, ¢ Scala Paradisi, Introduzione \ presa. — Un gran macigno (questi rispose) mentre mi ero addormentato nelle ore pit calde, mi avrebbe schiac- ciato, se io, parendomi di udire la yostra voce, non fossi palzato via di li con un salto! — E l’umile Maestro sulla visione avuta non gli disse parola, ¢ ringrazid Iddio con, interne aspirazioni € slanci d’amore. § 6. »Come dunque il Nostro era modello di tutte le virtt, cosi era anche medico di piaghe occulte... Un tal Tsacio, tormentato gravementc dal demonio della sensua- lith e profondamente scoraggiato, ricorre a questo Maestro, — e tra sospiri e pianti gli manifesta la sua tremenda guerra. Il sant’uomo, ammirando la fede del giovine, gli disse: — Mettiamoci subito in preghiera tutti e due, o caro. — Appena furono in orazione, mentre il tribolato era an- cora chino a terra, Iddio fece la volonta del suo servo fedele (2) per non mostrar bugiardo Davide; e il -de- monio impuro, percosso ¢ fustigato dalla verga dell’ora- gione, se ne fuggi subito via. Il malato, sentendosi gua~ rito, fu straordinariamente sollevato ¢ si profondeva in ringraziamenti a chi aveva pregato per lui, e a Chi l’aveva esaudito. § 7.» Una volta ci furono alcuni, che, rodendosi d’iri- - vidia, andavano calunniandolo di esser ciarliero ¢ buffone ; ed egli mostrd loro con i fatti di poter tutte con laiuto di Colui, che da la, forza (?); rimase in silenzio un anno intiero | cosi che i calunniatori furono costretti ad andar da lui e supplicarlo di non tener chiusa per sempre la fonte salutare della sua parola, e di non esser pitt di danno () Ps. CXLIV, 19. 16 Scala Paradisi, Introduzione spirituale a tanta gente. Egli cedette tosto benignamente e, come nulla fosse stato, ripiglid il suo fare solito. — In seguito poi tutti quanti, ammirati del suo diportamento in ogni circostanza, dolcemente lo costrinsero, novello Mosé (+) ad assumere la direzione del cenobio, ponendo in tal modo essi la Iucerna sul candelabro (*), E in tale atto si mostrarono davvero buoni estimatori, ¢ non s’in- gannarono: sali infatti egli pure, come |’antico Mosé, sul monte ed entrato nella sacta: nube, dopo aver percorsi tutti i gradi spirituali, ricevette anch’egli la visione di Dio, ¢ nuove tavole della legge, scritte dal dito di Dio (33 egli pure aperse le labbra alla parola di Dio e attrasse il respiro e desiderd il cenno di Dio (4); ¢ dal buon tesoro del suo cuore, estrasse le sue parole spirituali (°); € ter- mind la sua vita guidando gli israelitici monaci, dissimile da Mosé in, un punto solo, che (cioé) il Nostro alla Ge-" rusalemme celeste ci arrivd, e quegli invece alla Gerusa- lemme terrena, non saprei perché (®)'non arrivo. § 8. » Alla santith di lui rendono testimonianza quanti si sono salvati, e quanti ora pure si salvano per mezzo dei suoi scritti e dei suoi esempi: ottimo testimonio é il novello Davide, che di quel savio ereditd la saviezza ¢ la virtit (”); testimonio ne era pure il nostro santo pastore Giovanni (8) dal quale invitato a scrivere per il vantaggio spirituale del suo ovile, quel nuovo contemplatore della faccia di Dio, scese per noi dal monte e ci portd le Tavole della Legge, seritte dal dito di Dio, le quali nel loro senso () Bxad, II-IV. (*) Martu. V, 15. (*) Allusione alla Scala, che in molti codici & intitolata anche “Tavole Spirituali, con riferimento alle due T'avole della Legge. (*) Ps. CXVIIL, r3r. @) Marra, VI, ar. ©) Si pensava, in generale, che fosse stato per poca fede, di avere (cio®) per- 18 Scala Paradisi, Introduszione esteriore ci presentano gli insegnamenti della vita attiva, e nel loro senso intimo contengono quelli della vita con- templativa. — Ho cereato di condensar molto in breve, perché la brevitt in chi parla é una gran bella cosa». Fin qui il monaco Daniele. Alle poche notizie di lui, s’aggiungono i tre aneddoti seguenti, attestati da anonimi contemporanei, monaci nello stesso monastero del Monte Sinai. Intorno al medesimo abbate Giovanni, detto «della Scala» . Superiore del Monte Sinat. § 9. « Venuto un giorno il Maestro Martirio con il suo giovine alunno Giovanni dall’abbate Anastasio, questi, appena l’ebbe visto, chiese a Martirio: Ditemi, Maestro Martirio: donde vi viene questo giovinotto? e chi gli ha conferito la tonsura religiosa? — Quegli rispose: Egli ¢ un vostro servo, Padre; e la tonsura gliela ho conferita io. — E Paltro aggiunse: Vedete un po’, Maestro Martirio: chi direbbe che voi abbiate tonsurato il futuro abbate del Sinai? — E il Santo non erré: dopo quarant’anni divenne appunto nostro Superiore (4). — Unvaltra volta Maestro Martirio and (sempre con il suo discepolo Gio- vanni) dal futuro abbate di S. Sabba, che allora viveva nella solitudine di Gudda. Quando il santo vecchio li vide, tosto si alzd, andd ad attingere acqua ¢ lav i piedi a Giovanni, e gli baci) la mano, e a Martirio nulla. E a () Data questa, a cui por mente. Quando il Climaco divenne abbate, aveva dunque sessant’anni, e non quasi ottanta (come si dedurrebbe dal § 2 e 3); certo 22 Scala Paradisi, Introduzione Un ultimo testimonio -dello stesso monastero racconta: § rr. «Bisogna sapere, che Giovanni della Scala (*) aveva un fratello, Giorgio, un bravo abbate egli pure. Negli ultimi tempi che visse, per desiderio della solitu- dine, che gli era piaciuta tanto prima di essere abbate, lo aveya costituito Superiore del monastero del Monte Sinai. Quando i] nostro novello Mosé e santo abbate Gio- yanni, stava per andare al cielo, suo fratello Giorgio lo assisteva € singhiozzando gli diceva: Te ne vai dunque, fratello, e mi lasci qui solo? To ti ho sempre raccoman- dato di ottenermi di morire prima di te, perché senza di te, signor mio, di governare la comunita io non sono ca- pace! Ed ecco, che tu te ne val prima di me! — A lui rispose abbate Giovanni: Non piangere, non affannarti. Se lassi potro dire una parolina al Signore, ti lascerd quaggiti meno d@un anno. — E fu cosi: non erane passati che dieci mesi, quando andava in paradiso anche l’abbate Giorgio». Dai menéi (costituiscono il breviario greco) non si cavano altre notizie, essendo dedotto quanto ivi & detto, appunto dalla vita di Daniele. — Tl menologio greco (go marzo) dice: ¢ Festa del nostro santo padre Giovanni Climaco, insigne per dottrina e vita ascetica». — TL mat- tirologio romano (30 marzo) semmplicemente: «Nel mo- nastero del monte Sinai S. Giovanni Climaco, abbate»- § 12. Riassumendo: Giovanni Climaco visse dal 540 al 610, circa (*). A 16 anni entro nella vita religiosa; 2 20 anni (@) Bella espressione, la quale ci spiega il passaggio da Climax a Climaco: "Teo- dong tig Kalyexcos. E naturale che in un primo tempo !o abbiano chiarnate Gio- vanni della Scala, ¢ in seguito Giovanni Scala, gottinteso Varticolo Cleans EXlwe- woo e quindi dai tardivi *Toavgs Kxlpoxog, © Giovanni Climaco). 20 Scala Paradisi, Introduzione quando il discepolo di lui, Stefano, esprimendo la sua meraviglia, chiese al Maestro, perché avesse fatto cosi, gli rispose: Credimi, 0 figlio: chi sia il giovine, io non saprei; ho perd ticevuto il futuro abbate del Monte Si- nai, e ho lavato i piedi a lui. y Anche Vabbate Stratégio, il giorno in cui fu ton- surato Giovanni (il quale aveva allora yent’anni) predisse di lui, che sarebbe divenuto un luminare. — In occasione poi della sua elezione a Superiore, vennero al monastero molt simi forestieri. Ora, mentre essi sedevano a tavola, egli vide un uomo, yestito all’ebraica, il quale girava in- torno da per tutto, ¢ impartiva ordini a destra ¢ a sinistra, ai cuochi, agli inservienti e agli altri del nostro cenobio. Dopo che tutti se ne furono andati, messisi a tavola gli inservienti, per quanto si cercasse quello che aveva di- retto il personale e dato tante disposizioni, non ci fu verso di trovarlo. Ma il servo di Dio, il nostro santo Padre Gio- vanni, ci disse: Lasciate stare, lasciate stare: niente di strano, che Mosé (*) abbia fatto il suo solito mestiere anche oggi». Un altro anonimo dello stesso monastero attesta: § 10, « Imperversava un anno nella Palestina una tre- menda siccith; egli, invitato da quella buona gente, pregd per loro e ottenne una pioggia abbondante. Né il fatto é assurdo: Hgli fa la volonta di quelli che Lo temono, ed esaudisce ie loro oraztoni (*)>. (@) Dobbiamo supporre che Most (gia discepolo del Climaco net deserto) fosse gid morto, o almeno assente. Nella seconda ipotesi, si presenterebbe un caso di bilo- cazione, 24 Scala Paradisi, Introduzione ebbe la tonsura monastica. Visse in comunita 19 anni, poi 21 anni nella vita solitaria (prima come discepolo di Martirio, poi da solo, in fine come Maestro di Mosé (#). A 60 anni fu creato Abbate del monastero del Monte Sinai, né é noto per quanti anni abbia diretto quella comunita. IJ. Orere pr Giovanni CLIMaco. § 13. I monaci si occupavano nella preghiera, in varie opere manuali ¢ nello studio. Lo studio era naturalmente di pochi, di quelli di maggiore ingegno ¢ inclinati alle occupazioni intellettuali, — E probabile che il Climaco avesse studiato anche prima di entrate in religione; ad ogni modo, é certo che atiese allo studio sia in comunita, sia nella solitudine, acquistandosi in breve tama di dotto presso tutti i monaci della plaga. La solitudine poi non era, ordinariamente, completa segregazione dalla vita sociale: anche il solitario ritornava al suo monastero (0 cenobio) ogni domenica (Scala, N. 19) per compiere le pratiche di pictk; e durante la settimana viveva di solito con un anziano (o Maestro) se era giovine, e con un gio- vine (o discepolo) se era anziano (*). Anzi, quando un Maestro godesse fama di dottrina o santita, e meglio del- Vuna e dell’altra insieme, facilmente veniva visitato nella propria cella dai monaci’intorno, Maestri e discepoli (*). — Alla domenica poi era facile trovarsi tutti insieme ¢€ @) A noi fa impressione, che, mentre si notano come date importanti I’entrata in cenobio, il conferimento della tonsura monastica, ecc., non si noti (né per il Cli- maco, né per altri, come si pud vedere nel Gradino IV e altrove) la data dell’ordina- zione sacerdotale, come se questa fosse... un affare interno, di poca importanza. Dei monaci i sacerdoti erano pochi, cio’ solo |’Abbate e pochi suoi coadiutori, come si pud intravvedere a pag. 146 della Scala, e altrove. (@) Scala, pag. 64. () Cid s’intravvede da molti passi della Scala. Scala Paradisi, Introduzione - “anche essere invitati a fare qualche istruzione alla comu- nitie a tutti presenti. — In questo modo avvenne che acquist) tanta fama il monaco Giovanni Climaco, li studi del Climaco versavano, si capisce, sulle cre. Scritture, delle quali nella Scala si mostra assai ratico () e sui Santi Padri, nonché sulle vite ed esempi dei monaci, specialmente antichi; deve tuttavia aver compiuto anche studi pit larghi, e in particolare ‘sulla filosofia morale del secolo, della quale tocca vaga- mente pit volte. — Il programma perd, che si era pre- fisso, lo obbliga a tenersi stretto stretto alla vita mona~ cale, 0 cenobitica, o addirittura solitaria. - §.14.- a) Fra le opere del Climaco alcuni citano un Com- mentario sul Vangelo di Matteo e Luca (di cui perd non timane nulla) e lettere a monaci, le quali, caso mai, anda- Tono perdute; scrisse pure una lettera a Gregorio Magno, come si deduce dalla risposta che gli da quel Papa (5); ma.nemmeno di questa abbiamo il testo. Ci fu invece amandata la «Scala», 0) La Scala é un edifizio ascetico morale, che conduce per. trenta gradini alla perfezione umana, e al Regno di io e del Cielo. I trenta gradini alludono e figurano ; ent’anni della vita privata di Gesu (della vita pubblica 1 lano i Vangeli e in generale il Nuovo Testamento): & Avia, per cui l’umano spirito si purga, e di salire al ciel iventa degno. 1 25) do egli di fare un’opera scientifica o critica, Ora rasenta il testo sacro a modo di reminiscenza, ne volessero consultare i luoghi, a cui si allude. (°) Micnz, P. G., vol. LXX, L. XT, ep. 1. (4) Spesso cita la Bibbia con parole precise, altre volte a memoria (non inten- er ma solo istruttiva ed edificante) : , 0 in senso accomodatizio, o sem- licemente come schema letterario.— Noi, per quanto ci riuscl, abbiamo avuto cura i citare non solo i passi diretti, ma anche Je altre riferenze, per comodo dei lettori 26 Scala Paradisi, introduzione Disegno della Scala. § 15. Non é@ naturalmente un trattato d’ascetica com- pleto, né condotto geometricamente, uso 5. ‘Tommaso d’Aquino: nell’ordine generale ¢ negli sviluppi presenta molta liberta. Tuttavia non ¢ incongruente dividere POpera in tre parti, che, grosso modo, corrispondono alla Via purgativa, illuminativa ¢ unitiva. Parte J. Comprende i primi tre Gradini, nei quali si parla del distacco dal mondo (Gr. 1) distacco da se stesso (Gr. II) ¢ dell’entrata in religione (Gr. III). Parte II. Comprende ventitré Gradini, distinti in quattro gruppi: a) Fondamento della vita ascetica (ubbidienza, pe- nitenéa, il pensiero della morte, il dolore dei peccati) (Gr. TV - VI); b) Sviluppo della vita ascetica: x) mediante i difetti e le virtu relativamente al prossimo (mitezza, memoria delle offese ricevute, mor- morazione, loquacita, menzogna) (Gr. VIII - XID); a) virth e difetti relativamente a se stesso (acci- dia, gola, castita, avarizia, poverta) (Gr. XII - XVID); 3) virth e difetti ‘velativamente a Dio (insensibi- lith dell’anima, preghiere in comune, veglie notturne) (Gr. XVIII - XX); () Cururt, La scala del Paradiso, Bologna 1874. Di essa esiste copia nella 28 Scala Paradisi, Introduzione stinatario, Giovanni, abbate del cenobio di Raito (visi- bile nella P. G. del Migne, vol, LXXXVIII, col. 1632- 1661). 2) Pitt vasto ¢ il commento di Elia, metropolitano di Creta, vissuto due secoli dopo il Climaco; é tuttora inedito, ed esiste in forma di manoscritto a Roma, Ve- nezia, Parigi (4). 3) Altro commentatore, o Scoliaste, greco, é un ano- nimo, forse del secolo TX. 4) Con il Rinascimento fioriscono molti scoliasti, annotatori, commentatori in tutto l’Occidente colto (V. Micne, Isagoge ad Scalam Paradisi, ¢ Crruti, op. c.). Version’ della Scala. § 17. - @) In Oriente la Scala si diffuse assai presto e molto; ma in Occidente fu ignota fin verso il 1250, quando ne fu fatta una versione in latino, non si sa perd da chi, e questa and6 perduta troppo presto. Nel 1300 fu tradotta, sempre in latino, da frate An- gelo da Cingoli, fondatore del convento di Montechiaro (Ancona). Circa due secoli dipoi ne fu fatta altra versione da Ambrogio Traversari, detto il Camaldolese. Nel prin- cipio del 1600 la tradusse novamente il gesuita Rader, ed € questa la traduzione pubblicata, con il greco a fronte, dal Migne, pit volte citato. (*) Di Elia Cretese veder Vite e opere nel Migne, P. G., vol. CKVII. (*) Di ambedue le stampe esiste copia fra gli incunaboli della Biblioteca Pala- tina di Perma. 30 Scala Paradisi, Introduxione Lettera di S. Giovanni, Superiore del cenobio di Raito. Al Venerando Giovanni, Superiore del cenobio del Monte Sinai. Illustrissimo e Veneratissimo Padre, (+) Ben conoscendo noi, povero peccatore, che voi ubbi- dite per amore di Dio in tutto indistintamente, € che la Vostra ubbidienza & feconda di tutte le virti, special- mente quando si tratta di far fruttificare i talenti che Dio vi ha dato, Vi spediamo questa umile e supplichevole lettera, meditando in cuor nostro le parole di Mosé: In- terroga tuo padre, e te lo dira; domanda at tuoi anziani, & te lo racconteranno (?). Con questa nostra dunque noi ci rivolgiamo a Voi, come a comune padre e anziano, a noi tutti superiore per pratica ascetica ¢ per ingegno; e a Voi ricorriamo come a ottimo Maestro, supplicando la Vostra ubbidienza assoluta a mettere in carta per noi, poveri ignoranti, quanto voi, novello Mose, avete veduto sullo stesso monte contemplando Iddio, ciot le Tavole della Legge, scritte dal dito di Dio, componendo ‘un libre, che noi riceveremo con venerazione, ad ammaestramento del nuovo Israele (*) spiritualmente or ora uscito dall’Egitto e dal pelago della vita mondana. In quella guisa che, usando come verga la Vostra lingua ispirata, avete operato prodigi nel mare seguendo Iddio (*) cosi, invitato e pregato, anche questa (@) Naturalmente, riputiamo di non accanirci a tradurre tutti i yooaboli greci cor jl Joro valore lessicale, ma ci esprimiamo con gli equivalenti dell’uso italiano di oggi (*) Deut. XXXII, 7. Qui naturalmente in senso accomodatizio, 32 Scala Paradisi, Introduztone volta Vi degnerete di scriverci particolareggiatamente tutto quello che & necessario per la vita religiosa ¢ quanto a quella meglio si conviene nel Signore, per la nostra santificazione, essendo appunto Voi guida famosa di tutti coloro, che hanno scelto questo metodo di vita. Né potete sospettare, che in queste nostre parole si nasconda lusinga alcuna o adulazione: sapete bene, o Padre venerando, che a noi quello stile é ignoto, e che daltronde quello che yi diciamo noi, ve lo dicono tutti. — Siamo quindi persuasi nel Signore, che accetterete subito, e che sulle Tavole scolpirete gli insegnamenti, che con venerazione attendiamo, perché tutti quelli, che li metteranno in pratica, sieno guidati senza pericolo di errare; ¢ sieno come una Scaxa, che conduca fino alle porte del cielo quelli che scelgono la vita religiosa, fa- cendoli passare senza danno e offesa e senza ostacolo aleuno per mezzo agli spiriti maligni ¢ principi del mondo tenebroso e dominatori dell’aria (2). E se il tremendo spet- tacolo della scala lo ha visto Giacobbe, che alla fin fine era un semplice pastore di pecore, quamto pil: a un pastore di pecorelle razionali conviene fare in modo che tutte le sue pecorelle non solo conoscano, ma addirittura vedano, in opere e veriti (2) Ia via che li conduea senza fallo a Dio? Saluti nel Signore, o Padre veneratissimo. Il vostro povero Group” abbate di Raito. 1) Eph, VI, 12. Si confronti pure la saera Liturgia, dove, alla fine della Messa, & detto: spiritus malignos, qui ad perditionem animarum pervagantur in mundo. 34 Scala Paradisi, Introduzione § 19. Ora ecco la, risposta di Giovanni, il quale pro- testa di accettare per sola obbedienza: Reverendissima Signore, Ho ricevuto la venerata lettera, che Voi avete mandato a questo pitocco e tanto povero d’ogni virtit, lettera ve- ramente degna della Vostra gentile ¢ santa anima, e del Vostro cuore, cosi puro e pieno d’umiltd. Essa per me costituisce un comando, a cui non potrei sottrarmi, sebbene essa mi imponga un cémpito superiore alle mie forze. Noi al contrario, proprio noi avremmo dovuto chiedere istruzioni e insegnamenti a Voi, perché siamo tanto ignoranti e tanto meschini in parole e opere (+). Ma gia: la vostra virtt a noi ha sempre mostrato il pitt bell'esempio' di umilta. — Noi percid dichiariamo che, se ad accettare non ci costringesse il timore e grave rischio di gettar gi dal nostro collo il giogo della santa ubbidienza, la quale & madre di tutte le virth, non ose- remmo mai sottoporre le nostre spalle a un peso, che troppo aggrava le nostre spalle! Sarebbe stato meglio che Voi, veneratissimo Padre, foste ricorso a chi cono- scesse per bene quegli insegnamenti, mentre noi siamo ancora sui banchi della scuola. Ma poiché i Padri spirituali, cosl addentro nella vita dell’anima, predicano continuamente, che ubbidienza yuol dire piegare il capo davanti ai Superiori, indifferen- temente di fronte al facile ¢ al difficile, ecco che noi, su- perando la nostra meschinita, metteremo tosto mano al (*) L’inyerso di Luc. XXIV, 19. Si noti il brusco passaggio dall’io al noi. 36 Scala Paradisi, Introduzione ‘i troppo arduo lavoro, senza perd l’idea di recare a Voi chi sa quali vantaggi spirituali, o per farvi chi sa quali rivelazio- nil... Voi, carissimo Padre, la sapete pit lunga di noi. Sono persuaso, e non io solo, ma tutti quelli che hanno testa, che Voi avete l’occhio dello spirito purificato da ogni feccia terrena e da ogni velo e oscurita di tenebre o d’i- gnoranza, e che Vi innalzate alla luce divina direttamente e che dalla divina luce traete direttamente i vostri lumi (+) ; ma ubbidiamo per il timore di incontrare, se disubbidiamo, la morte spirituale. Trascina‘i dunque a ubbidire, ci mettiamo a eseguire il Vostro venerato comando con trepidazione e gioia in- sieme, come garzoné pronto ai cenni del suo padrone, e come servo inutile (*) d’un eccellente pittore; e con il meschino e miserabile nostro pennello e man che trema, solo in matita e in abbozzo, tracceremo della vita reli- giosa solo uno schizzo. Sara poi cémpito Vostro, come Maestro di color che sanno, dare alla tela il colorito e il rilieyo conveniente, compire le parti imperfette, e sup- plire nelle tavole della legge le omissioni. Né scriviamo per insegnare a Voi (sarebbe il colmo della dabbenaggine!: Voi siete in grado di insegnare la via spirituale, come a qualunque altro, cosi a noi stessi) ; ma per la nostra pia comunita, governata da Voi, 0 Mae- stro dei maestri. Per istruire essa, noi, a Vostro inyito, con il cuore pieno di speranza di far del bene, poniamo le vele alla barchetta della nostra penna; e (*) — affi- dando alle mani del nostro comune Pilota il timone del (@) Questi pensieri gli ritorneranno sulla penna, quando parlerd dell’ideale dell’Abbate, nel Libro al Pastore. @) Con riferimento a Luc. XVII, ro. 38 Scala Paradisi, Introduzione nostro viaggio, innalzando a Lui dal profondo del nostro cuore una fervida preghiera, 2 voi mi rivolgo, 0 fratelli ; e raccomando a ogni lettore, che, se trova qualche idea utile, ne ascriva con gratitudine il merito al nostro egregio Superiore, e preghi Iddio, che a noi conceda solo il premio della buona volonti. — E non si badi al nostro stile (non sara infatti altro che roba elementare e distillato dalla nostra ignoranza) ma solo si attenda a intrapprendere la faticosa salita, per amgre del Signore. Iddio, per concedere il paradiso, non guarda alla quan- tith dell’offerta (+) e della fatica, ma solo allo slancio della buona volonia. Vostro servo GIOVANNI Abbate del Monte Sinai. Iu «Lipro AL PasTORE>. § 20. E una specie di appendice, o aggiunta, o coro- namento della Scala; ¢ noi riputiamo che faccia unita logica con la Scala medesima, Delinea ideale dell’Ab- bate, rivolgendo la parola ¢ il libro al suo amico Gio- vanni di Rdito; ma ben presto (per evitare « il colmo della dabbenaggine ») perde di vista il destinatario, usando il «tu» universale, per I’ «abbate» in generale. — Per questo abbiamo creduto opportuno non separare dal- Videale del monaco !"ideale del Pastore (*). (4) Con allusione alla vedova del Vangelo (Marc. XII, 44). ‘ (2) Il Libro al Pastore & legato alla Scala, sia per l’accenno che l’A, fa dell'ideal di Abbate nella lettera, con cui accetta Pordine di comporre la Scala, sia percht SCALA PARADISI Opera ascetica dell’abbate Giovanni, Superiore del monastero del monte Sinai, dedicata all’abbate Giovan- ni, Superiore del monastero di Raito, dal quale quegli era stato invitato a scriverla. PROLOGO DEL LIBRO INTITOLATO «TAVOLE SPIRITUALI » 1. — Il nostro Dio e nostro Re, infinitamente buono e grande (parlando a servi di Dio & bene cominciare da Dio) diede l’esistenza a tutte le creature. Ora, fra coloro che Dio ha ¢reato ragionevoli ¢ fornito di libero arbitrio, alcuni sono suoi amici, altri suoi servi nobili, altri suoi servi inutili; altri poi sono da Lui affatto alieni, e infine altri (sebbene contro di Lui non possano nulla) Gli sono avversari. Noi, o uomo di Dio, nella nostra meschinita, riteniamo che Suoi amici sieno gli spiriti, che stanno sempre in- torno a Dio (4); che servi nobili sieno quelli, i quali fanno e han sempre fatto la volonta di Lui con slancio ed en- @) Ps, CI, 21 e 22; Tob. XII, 155 Apoc. 1, 4; ecc, 42 Scala Paradist: Prologe tusiasmo (¥); servi inutili quelli, che, quamtunque sap- piano di essere stati insigniti del battesimo, tuttavia non osservano le promesse, che generosamente a Lui hanno fatto; riteniamo che sieno da Lui alieni coloro, che in Lui non credono, o credono malamente ; che in fine sieno nemici di Dio quelli, i quali, non solo respingono la sua legge e non ne vogliono sapere, ma anche combattono con, tutte le forge gli altri, che cercano di osservarla. Ma poiché ciascuna sezione delle creature, passate in rassegna, esigerebbe un libro, e a noi, per la nostra poca scienza, non viene (almeno per il momento) neppur idea di trattare simili argomenti, cosi, dando la suprema proya di tutto il nostro animo e coraggie, benché indegni, met- tendoci all’opera (per l’ossequio illimitato verso coloro, che piamente ci comandano e cortesemente ci costringono e sono veri servi di Dio) dichiarando di essere ai loro ordini, e, intingendo la penna, che abbiamo impugnato in seguito al concetto che essi medesimi ci hanno sugge- rito, scrivendo (con ritrosa e insieme volonterosa sotto- missione) nei loro puri e candidi affevti, come su perga- mene, o meglio tavole spirituali (*) i divini precetti, o meglio i germi della vita spirituale, — incominceremo a mettere in carta le nostre idee. @) Cioé le anime che vivono sempre nell’innogenza. PARTE I DISTACCO IN GENERALE GRADINO I Rinunziare al mondo. Varie relazioni degli uomini rispetto a Dio. 2. — Di tutte le creature a libero arbitrio, Dio é la vita e la salyezza: credenti e non credenti, giusti e non giusti, religiosi e non religiosi; abbiano le passioni, 0 non le abbiano pit; vivano in monastero, o nel mondo; sieno dotti o ignoranti; sani o malati; giovani o vecchi; come appunto tutti godono la luce del sole e respirano Faria, senza differenza per nessuno (+): Per lui non vt é preferenza di persone (*). Percid & empia la creatura ragionevole, che, pure es- sendo mortale, abbandona volontariamente la sua Vita (°) e pensa che non esista il suo Fattore, che sempre esiste. Peccatore é colui, che interpreta la legge di Dio a suo capriccio, e si immagina di credere in Dio, non ostante le sue opinioni contrarie alla legge stessa (#). — E cri- (@) Marrn. V, 45. (°) Rom. Il, 11; Ephes. VI, 9. 46 Scala Paradisi: gradino IT | stiano colui, che imita Cristo, secondo |’umana possib lita, nelle sue parole e nelle sue opere, e che con tutta la sua mente crede nella Santissima Trinita, rettamente e senza errore. — E amatore di Dio colui, che, anche go- dendo di tutti i beni naturali, vive senza far peccati e senza trascurare di fare il bene che pud. — E casto colui, che in mezzo alle tentazioni, ai lacci e ai tumulti della vita, cerca di imitare con tutte le sue forze Uno, ¢ da tutti quegli impacci era libero (?). E invece monaco quegli che condué lica, benché abiti in corpo materiale e~Corruttibile. Mo- naco & solo colui, che si tiene entro i limiti della parola di Dio, in ogni tempo e in ogni luogo e in ogni azione. Monaco vuol dire ininterrotta violenza alla natura e con- tinua custodia dei sensi. Monaco significa aver puro il corpo, pura la lingua, illuminata la mente. Monaco yuol dire un’anima, che nel sonno ¢ nella veglia ¢ sempre im- mersa nel dolore, per il continuo pensiero della morte. — Separarsi dal mondo vuol dire volontaria avversione a quanto ambiscono i mondani, e rinnegamento di cid che & naturale, per la conquista di quello che & sopran- naturale. Per chi si separa dal mondo ci vuole uno scopo, una guida e molta mortificazione. 3. — Quelli che abbandonano volontariamente gli agi della vita, o fanno questo sacrificio per il futuro regno, @) Intendiamo ?’Uomo-Dio. Su questo concctto esiste un libro, intitolato De imitatione Christi. 48 Scala Paradisi: gradino I o per iscontare la moltitudine dei peccati della vita pas- sata (1) 0 per amore di Dio. Chi non avesse nessuna delle tre intenzioni, si separerebbe dal mondo senza mo- tivo ragionevole. — Tuttavia il buon Preside della nostra gara accoglie volentieri qualunque abbia raggiunto il tra- guardo con qualsiasi scopo. Chi é uscito dal mondo per deporre il fardello dei suoi peccati, faccia come quelli che stanno seduti presso le tombe, fuori della citta: non cessi mai dal versar cocenti e fervide lacrime, dal trar sospiri ¢ taciti lamenti dal pro- fondo del cuore, finché egli pure non veda yenire Gest a levargli, come a novello Lazzaro (*) la pietra dell’acce- camento, a sciogliergli l’anima dalle fasciature dei peccati, e dire agli Angeli, suoi servi: « Liberatelo dalle tempeste e fatelo passare nella felice tranquillita». Se non si ottiene questa meta, tutto ci riuscirebbe inutile. Se vogliamo uscire dall’Egitto ¢ sfuggire al Faraone, abbiamo anche noi bisogno assolutamente di qualche Mosé (8) che sia tra noi e Dio, maa Dio sia inferiore (“) allo scopo che egli, stando fra la vita attiva e la contem- plativa, tenga le sue mani alzate a Dio, al fine che quelli, i quali si lasciano guidare da lui, possano attraversare il mare dei peccati, e mettere in fuga quegli Amaleciti, che sono le sue passioni (°). — Per questo motivo restano delusi coloro, che, dirigendosi da sé, pensano di non aver bisogno d’altra guida. Quelli che uscivano dall’E- gitto avevano per guida Mose, € quelli che fuggivano da Sodoma avevano un Angelo (*). Gli uni si potrebbero Q) Jae. V, 25. @) Toann. XI, 44. (®) Exod. XIII. (*) Cio’ un Direttore spirituale (oh Protestanti !) il quale non pud essere Nostre Scala Paradisi: gradino I paragonare a quelli, che guariscono le malattie dell’anima mediante le cure mediche; e sono quelli che escono dal- PEgitto. Gli altri son quelli che desiderano liberarsi dalle macchie o piaghe del misero corpo; e questi hanno bi- sogno di un Angelo, che li aiuti, o di un uomo simile aun Angelo. Quanto pit gravi sono le ulceri dei pec- cati, tanto pil esigono un medico valente. A coloro, che vogliono partire alla volta del paradiso con il fardello del corpo, é necessaria grande violenza (+) sopra tutto nei primordi della vita religiosa, finché (cioé) Vistinto per.i piaceri e la durezza del cuore (*) mediante un’energica penitenza, si indirizzi alla perfezione e all’a- more di Dio. Penitenza ci vorra, molta e intima penitenza, specialmente per quelli che erano abituati a vivere tra- scuratamente, fino a che riusciamo con la semplicita e gran mansuetudine e accuratezza a far pura e intenta alla propria eterna salyezza la nostra sensibilit, la quale & come un cane, che va annasando intorno ai macelli, ¢ che @ tanto ingordo (*). — In tutti i casi facciamo animo, sebbene siamo poveri e viziosi, e non possiamo nulla! Offriamo con viva fede a Cristo la nostra ‘debo- lezza ¢ spirituale meschinit’, mettendo le nostre mani entro la destra di Lui. Confessiamo la nostra miseria, € certamente ne riceveremo ajuto, anche pik di quanto ne potremmo meritare, purché ci sprofondiamo nel- Pumilta, () Matra. XI, 12, (*) Con accenno a Rom. Il, 5. 52 Scala Paradisi: gradino I Ti monaco deve avere gran coraggio, fortezza ed entusiasmo, 4. — Quanti scendono in questo agone, cosi bello e tremendo, cosi stretto (+) e cosi facile, si persuadano di entrare nel fuoco, se perd vorranno che in loro abiti il fuoco celeste (*), Ciascuno percid esamini se stesso, e dipoi mangi il pane della vita monastica insieme con lattughe amare, e beva del calice delle lacrime, per non mettersi a combattere a propria condanna (8). Ché se non. ogni battezzato si salva..., non dico la conseguenza (‘). Chi intende di mettersi al sicuro, pur di gettar bene le fondamenta della propria eternita (°) rinneghera tutto, disprezzeri tutto; di tutto si ridera, rinunziera a tutto. — II buon fondamento a tre strutture e a tre colonne (°) é l’innocenza, il digiuno e la temperanza, Quelli che da- yanti a Cristo sono bambini (7) comincino a imitar quelli, prendendo a modello (ciot) quelli che sono bam- bini per eta (*): questi non presentano nulla che ineuta paura, non hanno malizie, non doppiezze, in nessun caso; non, insaziabile ingordigia, non tirchia paura del domani (*); né hanno il corpo infocato dalla sensua- lita 2°). Forse un po’ alla volta andranno avanti anch’essi e con il crescere dell’eth prenderanno essi pure gli ar dori passionali... ’ E certo compassionevole e pericoloso, che il lottatore dia segni di stanchezza fin dal bel principio del combat- () Marrx. XII, 30. (8) Cio’: Se sari fervoroso nella vita religiosa, mentre da un lato provera i fuoco delle difficolta nella lotta contro le proprie passioni, sapra pure d’altra parte che cosa sia la fiamma dell’amor divino, la quale sara conseguenza e premio di quells lotta stessa. () I Gor. XI, 28. (‘) La conseguenza & che anche un monaco si pud dannare! Come per sal varsi non basta il solo battesimo, cos! nemmeno il solo abito monacale. 54 Scala Paradisi: gradino I timento, producendo in tutti l’impressione che ci lasci la vita! Da un buon principio deve certo seguire un gran vantaggio: un animo virile, anche quando si rilassasse qualche poco, tuttavia, pensando al primitivo fervore, si sentira eccitare, come da uno sprone, Quindi ci furono di quelli, che hanno ripreso il corso anche per questo motivo. Quando un’anima, con un tradimento contro se stessa, avesse perduto il felice e amabile fervore, cerchi con cura la causa, per cui l’ha perduto, e contro di quella usi ogni sforzo e ogni sua energia. Non sarebbe infatti possibile rientrare per altra porta, che per quella, da cui si fosse usciti. Chi vivesse sotto ubbidienza per il solo timore, si po- trebbe forse paragonare all’incenso, che in principio da buon odore, e poi finisce in fumo acre; e chi ci stesse per la sola mercede (') sarebbe come una ruota, che un asino facesse girare sempre allo stesso modo; chi in- vece abbandona il mondo per amore di Dio, fino dall’en- trata in religione, riceve il, fuoco, il quale, come gettato in una selva, di mano in mano che va avanti, divampa in un incendio sempre maggiore. — Certuni, costruendo il loro edifizio, sopra il fondamento di pietre collocano mattoni; € vi sono altri, che poggiano le colonne di so- stegno sul suolo; e ci sono altri, i quali, fatti quattro passi a piedi, riscaldandosi_ i nervi e i muscoli, camminano sempre pitt lesti. Chi ha testa, mediti i tre simboli... (*). — Corriamo volonterosi, come chiamati da Dio, nostro Re, per non venir sorpresi, il giorno della morté, a mani () Ps. CXVIII, 112. Converra perd intendere della sola paga materiale per questo mondo. (*) I primi comineiano con slancio e poi perdono lena; i secondi sono quelli, 56 Scala Paradisi: gradino I vuote (poiché la nostra vita & cosi breve) ¢ dover morir di fame eternamente! Cerchiamo di far vedere, come i soldati al loro re, il nostro yalore a Dio. Dopo che siamo entrati nella milizia, si esige da noi perfetto servizio... Temiamo il Signore almeno come temiamo le bestie... Io ho visto individui partire per rubare, senza temere Tddio, ¢ tornare indietro subito, perché nel luogo dove si erano diretti, avevano udito il latrato dei cani. Cid che non aveva ottenuto il timore di Dio, lo ottenne la paura delle bestie |! — Rispettiamo Jddio, quanto rispettiamo gli amici |... Io ho visto pit d’una volta persone contri- stare Iddio, senza sentirne pena; € ho poi visto le stesse persone disgustare gente @ cui era affezionata, e non darsi pitt pace: e per riacquistare la primiera benevolenza, usare ogni mezzo e tutto il loro ingegno, € ogni umilia- zione ¢ ogni confessione del fallo, e personalmente, ¢ per mezzo di amici, per mezzo di regali... (7). Seguir Ia vocazione menire si pus, e sara facile riuscir bene. 5. — In principio cj tocca travagliare con abnegazione davvero e con sacrificio, per acquistare Je virtt; ma, an- dati un po’ avanti, viviamo jn esse con poca o nessuna pena. Quando i nostri sensi sieno stati assorti (*) € do- minati completamente- dalla buona volonta, allora eser- citiamo le virti con gioia ed entusiasmo, con trasporto e con divino ardore. — Quanto sono invidiabili coloro che si gettano a capo fitto a osservare le regole della vita () Si noti il modo, tanto solenne e vivace ¢ drammatico «10 ho visto....¢ Usa- tissimo dal Nostro (basti dire che manca in un Gradino solo) e che d& al testo molta autorita, 58 Scala Paradisi: gradino I religiosa, fin da principio, con scrupolosa esattezza, al- trettanto fanno compassione coloro, che, pure vivendo a lungo nella religione, si trascinano avanti nella virth con noia e fastidio, seppure si trascinano avanti ! L’abbandono del mondo perd non dobbiamo biasimarlo né riprovarlo, neppure quando fu fatto per forza... Io ho visto persone, che, pur cercando di sottrarsi dall’incon- trae il Re, gli sono andati incontro per forza; e quando egli veniva, gli si presentarono per forza, e al corteo in- torno a lui si sono aggiunti per forza; eppure entrarono con lui nella Cotte e con lui si misero a banchetto (7). — Ho visto semi cadere in terra per caso, e tuttavia pro- durre frutto abbondante ed eccellente... Succede anche il caso inverso. E altre volte ho visto gente malata en- trare nell’ambulatorio medico per altri motivi, che quello di venir guariti; € tuttavia, vinti dalla cortesia del Me- dico, da lui vennero guadagnati e in fine cacciarono via dai loro occhi la nebbia, da cui erano assiepati; ¢ in certi casi si ottennero in tal modo successi pili fermi e pil sicuri quando non ci si era pensato, che nei casi elabo- rati prima (*). E nessuno si scusi con il pretesto del numero ¢ della gravita dei peccati, come indegno di venir chiamato alla vita monastica, né per questo si ritenga dispregevole: abuserebbe- della propria pusillanimit, Accumulando scuse per sprofondarsi nei peccati (*). Anzi quanto é pit profondo il marcio, tanto & pil urgente Vopera del me- dico, che estragga il pus (4). I sani non bazzicano mica @) Ricalcato su Matru. VIL, 11. (2) Si allude a giovani, che s'avvicinavano al monastero per i loro piccoli_com- merci e che finirono con il farsi monaci, e riuscire meglio dei novizi regolari. @) Ps. CXL, 4. Scala Paradisi: gradino I tanto in casa del medico! (1) — Se chiamandoci il nostro re terreno € volendo che andiamo a servirlo di presenza, non indugiamo, né cerchiamo scuse, ma piantiamo 1i tutto e lo raggiungiamo con tutta prestezza, — quando a questa milizia celeste ci chiama il Re dei re e Signore dei signori e Dio degli déi (?) guardiamoci bene dal ri- fiutarci per dappocaggine e trascuratezza, e di non tro- varci poi al suo tribunale senza modo di difenderci. — Che un individuo, legato agli aflari materiali della vita, come con catene, possa camminare, é possibile, ma pro- vera difficolta... Gia: talora camminano anche quelli che hanno i ferri ai piedi; cadono perd a ogni due passi, e si ammaccano di continuo. Chi é celibe e pure & avvolto negli affari, si potrebbe paragonare a chi ha legate sola- mente le mani (e percid, quando volesse accorrere alla vita religiosa, non sarebbe gran che imbarazzato); chi in- vece € sposato, sarebbe come chi avesse legate e mani e piedi. Ho udito aleuni di quelli, che vivevano alla buona nel mondo, domandarmi: «Come potremmo partecipare alla vita religiosa, noi che viviamo con moglie e ci troviamo in mezzo ai pensieri del mondo ?». Io risposi loro: « Il bene che potete fare, fatelo tutto; poi non dite mai male di nessuno, non rubate, non dite bugie; non disprezzate, né odiate alcuno; frequentate la chicsa; con i bisognosi siate cavitatevoli, e non date mai scandalo ad alcuno. Ri- spettate la donna degli altri, e accontentatevi della vostra. Se farete cosi, non sarete lontani dal regno di Dio» (°). @) Marti. IX, 12 e Luc. V, 31. (*) Ps. XLIX, 1 e J Tim. VI, 5. 62 Scala Paradisi: gradino I Corriamo dunque nel bell’agone, diretti dal Padre spirituale, con slancio ¢ con ardore! 6. — Corriamo dunque con entusiasmo e con timore insieme, ma senza paura dei nemici, i quali, sebbene noi non li vediamo, stanno spiando la nostra faccia: e, quando ce la scorgessero alterata per lo spayento, ci assalirebbero pit: accanitamente, per il fatto appunto che mostreremmo terrore. Prendiamo percié contro di loro le armi con animo eretto: nessuno di loro combatterebbe contro uno che combattesse con animo gagliardo (*). — Provviden- zialmente il Signore ha mitigato le baitaglie ai princi- pianti, perché, dopo i primi tentativi, non tornassero al secolo. — Rallegratevi percid nel Signore, o servi di Dio, riconoscendo questo per primo segno dell’amore del vostro Padrone verso di voi, ¢ che quindi Egli stesso vi ha chiamato. Si osservd pure pit d’una volta, che Iddio opera nel modo seguente: quando vede anime generose, permette loro battaglie tremende fin da principio, desiderando co- ronarle presto. Invece agli occhi di quelli che vivono nel mondo, il Signore ha nascosto la durezza (e dovrei dire la facilita!) dello stadio religioso: ché, se conoscessero questa, nessuno vi scenderebbe (*). — Al contrario, tu da volentieri a Cristo il fiore della tua giovinezza, e, quando sarai vecchio, godrai un mondo di avere operato bene. Le semine fatte in gioventt, nutriscono e fanno lieta la (@) Dei demonii nella Scala si fa menzione infinite volte... Con il Climaco @ daccordo il Dz Linero, che nel suo Satana (S. E. L., 1935) fa vedere quanto vivace Scala Paradisi: gradino I debole vecchiezza. Lavoriamo noi stessi da giovani con } ardore, viviamo con sobrieta, perché il momento della morte lo ignoriamo. Abbiamo nemici veramente malvagi i e terribili, insidiosi, capaci di tutto, con Je faci in mano, con gran voglia di appicear la fiamma al tempio di Dio (7) valendosi della vampa delle nostre passioni, che in noi 8G sempre ardente. Sono nemici feroci, che mai non dormo- no, immateriali, invisibili. — Nessun giovine porga orec- chio ai demonii, quando gli susurrano: «Non fiaceare il tuo corpo, per non rovinarti, per non cadere poi in ma- lattie !». A fatica si troverebbe, specialmente ai nostri tempi, chi voglia mortificare la sua carne, anche se si tratta di chi si astiene da una mensa troppo rieca ¢ ricer- cata. Lo scopo di questo demonio é di renderci fiacca e restia Pentrata nello stadia; il resto poi corrisponderebbe al principio. Prima di tutto quelli che intendono dayvero servire a Cristo, cercheranno con ogni cura € diligenza di scegliersi (per mezzo dei Padri spirituali) il luogo, il metodo, 1a cella, e gli esercizi € occupazioni pit: opportune a ciascuno. Non a tutti si confa la vita comune, per il loro tempera- mento troppo delicato; n¢ a tutti s’addice la solitudine come, per esempio, per i temperamenti iracondi. Quind ognuno esamini per quale sorta di vita si veda tagliato — Cosi, a volo d’uccello, la vita religiosa si pud divider in tre settori: o combattere da solo, nel deserto; 0 star sene ritirato a vita solitaria, con un compagno, o al pi con due; o in fine stare in comunita, sotto ubbidienz (2) Ciod a noi stessi (I Cor. ILI, 16; 1 Cor, VI, 16; ece.). 66 Scala Paradis: gradino I — Non piegare (dice I’Ecclesiaste) né a destra, né a st nistra (#) ma va avanti per la via maestra. La seconda perd é la vita, che pid conviene alla massa: Guai a chi é- solo (dice) perché, se cade, 0 nella tiepidezza, o nel sopore, | o nell’accidia, o nello scoramento, mon ha fra gli uwomini” chi Io sollevi (*). Al contrario, Dove ci sieno due o tre rac colti in mio nome (dice il Signore) io mi trovo in mezzo a Joro (8). Or chi sard il fedele e bravo monaco, che conservera. inestinguibile il suo fervore? (4) € che ogni giorno, fino al termine della sua vita, non cessera di aggiungere de- siderio a desiderio, ardore ad ardore, fervore a fervore,. fuoco a fuoco? Ecco il primo gradino; se vi sei salito, non ti voltare indietro (*). () Esattamente Prov. IV, 27. Non & raro, nd strabiliante che e il Climaco gli altri Ss. Padri citino un libro per un altro, fallando loro la memoria, e non essen doci ancora Je divisioni in capi ¢ suddivisioni in versetti, come ora per noi. @) Eccle. IV, 10. GRADINO IT Rinunziare agli affetti terreni. Abbandonare gli affari e le Persone, specialmente i parenti. 7. — Chi ama il Signore davvero, chi desidera real- mente conquistare il regno del Cielo, chi ha sul serio vivo peritimento dei suoi peccati, chi é veramente com- penetrato del pensiero dell’eterno giudizio e del sup- plizio eterno, chi ha Sempre presente la dipartita da questo mondo (+) non ama pid certamente i beni della terra, 0 i guadagni, né pit li sospira, né pitt vi pensa; non guarda pitt ai genitori, né agli onori mondani, non agli amici, 0 ¥ ai fratelli, non, insomma, a nessuna cosa mondana, Anzi avra disprezzo e avversione per tutto quello che ha, e per ogni pensiero di vantaggi temporali, e infine per il Suo stesso corpo ; e cosi, spoglio di tutto e senza nostalgie, seguira animosamente Cristo, con lo sguardo costante- mente rivolto al cielo, d’onde attende l’aiuto (?) conforme al sacro scrittore, il quale dice: L'anima mia si tiene unita a Te (*); e secondo un altro, da tenersi sempre alla (') Notiamo, una volta tanto, che I’A. (e in generale i Padri greci) diversamente dalle nostre abitudini, nell’enumerare i fatti non sempre seguono l’ordine logico: qui & posto il giudizio prima della morte; altrove altri fenomeni simili. Nella tra- Scala Paradisi: gradino IT memoria: Non mi sono stancato mai di seguir Te, né mat ho desiderato il giorno, né il riposo umano, 0 Si- gnore (%). Gran vergogna sarebbe, se, dopo aver fatto il sacrificio accennato sopra, dopo la chiamata, che ci ha fatto sen- tire il Signore (e non gid un uomo) pensassimo ancora ad affari, i quali nel momento della necessita, cioé della morte, non ci gioverebbero nulla! Ed é insegnamento preciso di Nostro Signore: quello di non volgerci indietro, per non renderci inadatti al Regno dei cieli (2), Il Signore (che conosce bene la nostra incostanza di novellini, i quali, trattando le faccende del mondo e con le persone del mondo medesimo, facilmente ci yoltiamo di nuovo indietro verso il secolo) quando quel tale gli domandd «Lasciami andare a seppellire mio padre», gli rispose: Lascia che i morti seppelliscano i loro morti Gk Dopo che abbiamo dato Paddio al mondo, i demonii ci insinuano di invidiare quelli che sentono pieté dei po- verelli e li soccorrono, mentre noi non siamo in grado di usare tale generosit,. Scopo dei demonii é mediante quella falsa compassione, o farci ritornare al secolo, 0, anche rimanendo religiosi, spingerci allo scoraggiamento. — E possibile che un uomo non faccia gran conto di quelli che vivono nel mondo, per Ja troppa stima che ha di s¢; € pure possibile che li disprezzi anche stando da loro lontano, per non disanimarsi, paragonandosi a loro, e per tenere alto il morale. Poniamo mente perd alle parole, che il Signore ha detto a quel giovine, il quale gli dichia- () Ierem. XVII, 16. @) Luc. IX, 62, Scala Paradisi: gradino II rava di aver sempre praticato tutti i dieci comanda- menti: Una cosa sola ti manca, cioé di vendere quello che hai e darlo ai povert (1) perché si rendesse povero e biso- gnevole dell’elemosina (*). Se desideriamo correre animosamente e con ardore, osserviamo attentamente come il Signore abbia chiamato morti tutti quelli, che sono e viveno nel secolo, dicendo a quel giovine: Lascia che i mort? mondani seppelliscano i loro morti corporalmente. A quel giovine la ricchezza non impedi per nulla di venir battezzato. Son gonzi percid coloro, i quali sostengono che il Signore avesse imposto al giovine di vendere i suoi averi, per poter ricevere il battesimo! A noi basti una simile promessa (*) per te- nerci sicuri, che lo stato religioso sia assolutamente buono: é la massima garanzia possibile della grandissima eccel- lenza del nostro stato. Nel mondo ci sono pit blandizie e meno asprezze che nel cenobio, 8. — Vediamo ora come mai coloro, che vivono nel mondo e che si affliggono con veglie e con digiuni, con fatiche e con tribolazioni, quando dal mondo si ritirano, come proya ed esperimento, nella vita religiosa, non con- tinuino pik le loro mortificazioni d’una volta, perché paiono loro ibride e insulse... Io ho visto molte pianti- cine di virth, di varie specie, le quali, messe git nel suolo dalle persone che vivono nel mondo, e irrigate mediante 2) Marry. XIX, ar. (4) Senso: Dobbiamo aspirare non a esser ricchi e dare elemosine, ma a esser tie bisognosi di elemosina. Scala Paradisi: gradino H un canalicolo sotterraneo di vana gloria, ¢ come ‘conci- mate dalle umane lodi, quando poi vennero Nella terra deserta e inaccessibile (*) alle lusinghe mondane, ¢ private di quella vena Worgogliuccio e di quell’acquaccia grassa, che le aveva nutrite, immediatamente appassirono € sec- carono! Gia! le piante acquatiche non sogliono dar frutti + nell’asciutto e duro suolo della vita religiosa... Chi odia il mondo, & lontano dalla tristezza; e chi si lasciasse trascinare dall’affetto verso una qualsiasi delle cose visibili, mon si é ancora liberato dal dolore. Come non si rattristera uno che venisse privato d’un oggetto amato? In tutto ci occorre gran mortificazione, ma in particolare dobbiamo por mente a questo punto. Quando eravamo nel mondo, abbiamo visto molti, i quali supe- ravano le matte yoglie del loro corpo attraverso sventure ¢ fastidi, mortificazioncelle e veglie | Venute poi in mezzo al deserto della vita religiosa, si sentirono sconcertare miserabilmente per lo scatenamento dei movimenti in- composti dei loro istinti. — Badiamo bene, che, mentre professiamo di camminare per la via stretta e tribolata, non ci avvenga di errare jmprudentemente per laltra, la via spaziosa e larga (?). La via angusta te la indichera la mortificazione della gola, il vegliare le intere notti, il misurarti l’'acqua che bevi; il lesinarti il pane, il calice purificatore del disprezzo ¢ i sarcasmi, le derisioni e le beffe; il rinnegare la tua propria volonta, il sopportare le offese, il non lamentarti che di te non si tenga conto; la serenit& fra gli insulti, il sopportare pazientemente le (*) Ps. LXII, 3- 76 Scala Paradisi: gradino II persone moleste, il non offenderti quando di te si dice male; il non alterarti, quando vieni offeso, e Pumiliarti, quando vieni disapprovato. Abbandonare lorgoglio mondano e darsi alla penitenza, 9. — Beati coloro che delle vie dette vanno per questa, perché di loro é€ il regno dei cieli (4). Nessuno entrerd incoronato nel convito (*) celeste, se non fa le tre rinunzie seguenti: primo, quella di tutti gli affari, persone, geni- tori; secondo, quella di rinnegare la propria volonta; terzo, quella della vana gloria, rinunzia quest’ultima, che deriva dalla sottomissione e ubbidienza. Uscite dal mezzo di loro, separatevi da loro, e non toccate le sozzure del se- colo (*) dice il Signore. Chi fra di loro ha mai compiuto meraviglie? chi ha risuscitato morti? chi ha cacciato de- monii? Nessuno. Questi prodigi sono tutti premio dei monaci, ¢ il mondo non li pud raggiungere: che se vi arrivasse, a che scopo la vita religiosa? a che scopo riti- rarsi dal mondo? Quando i demonii, dopo il nostro ritiro dal secolo, ci scaldano la fantasia mediante il pensiero dei genitori e dei fratelli, contro quegli spirit maligni ricorriamo al- Varma della preghiera, e infiammiamoci con Ja medi- tazione del fuoco eterno, e in tal modo estingueremo glinopportuni sentimentalismi (*). Chi pensasse di non provare impressione alcuna di fronte a un qualsiasi og- getto, ¢ intanto, quando ne venisse privato, se ne dolesse, () Mattu. V, 10. (?) Lue. XIV, 15. (*) dsai, LIL, 11. (*) Notiamo: a) Non tutti i Santi (specialmente moderni) sono di questo irere, quanto all’abbandono dei parenti; portiamo solo |’esempio di 5S. Giovanni Scala Paradisi: gradino I ingannerebbe perfettamente se stesso 2), — I giovani, che si sentissero assillati di continuo da affetti naturali e dalla gola, e che pure desiderassero entrate nella vita religiosa, si esercitino con energia nella preghiera e nel digiuno (@) ¢ Si convincano del dovere di astenersi da ogni sensibilita ¢ disordine, petché le loro passioni non si scatenino peggio di prima (3). — Il perto ospita € sal- yezza e pericoli, e se lo sanno coloro, che hanno attra- yersato il mare spirituale. Sarebbe uno spettacolo troppo orrendo, veder perire nel porto viaggiatori, che si erano salvati quando mavigavano sull’oceano ! Ecco il secondo’ gradino, Chi va di corsa, fuggendo jmiti Lot, e non sua moglie. () Gal. VI, 3. © Mare, IX, 28. GRADINO III Uscita dal mondo. - Entrata in religione. Chi ha da farsi religioso, non aspetti i comodi di tutti. ro, — Per uscita dal monde, intendiamo l’abbandono definitive di tutto quello, che nella nostra patria ci sa- rebbe di ostacolo alla vita di perfezione. Uscita dal mondo significa costumi onestissimi, filosofia sconosciuta, ideale inaccessibile alla. massa; vita nascosta, meta inyisibile, intitna meditazione; desiderio del disprezzo, aspirazione alla penitenza, proposito d’amar Dio;'amore infocato, esclusione dell’amor proprio, silenzio profondo. — Il pensiero di tutto cid, fin da principio suol molestare quelli che amano il Signore sempre e gagliardamente, avvolgen- doli come in misteriose flamme. Questo vuol dire sepa- rarsi da tutto cid che si ha di caro, per dispregiare e afflig- gere se stesso, separazione questa, del resto, che porta a si alto ideale gli amatori di Dio. — Naturalmente, quanto pitt ideale é clevato e lodevole, tanto pitt esige prudenza: non ogni separazione, fatta per momentaneo entusiasmo, sarebbe bella e buona. Se ogni Profeta nella patria sua & senza onore (+) (come dice il Signore) guardiamo, che (@) Matt. XIII, 57. Scala Paradisi: gradino IIT per caso il nostro ritiro dal mondo non sia effetto di vana gloria. , L’uscita dal mondo importa separazione totalitaria, per rendere il tuo pensiero inseparabile da Dio. II ritiro dal mondo brama e cagiona penitenza continua, Ritirato dal mondo é colui, che spegne qualsiasi affetto alle cose proprie e a quelle altrui. — Per fuggire il secolo e ab- bracciare la vita religiosa, non aspettare tanto, che si spic- cino dai loro affari nel mondo i tuoi amici, perché il ladro viene all’improvviso (*); € molti, cercando di salvare i pigri e ritardatari, mentre intanto nel loro cuore Ventu- siasmo cominciaya a languire, perirono insieme con quelli che essi aspettavano. Quando senti la fiamma, corri sol- lecito, perché non sai quando essa si spenga ¢ ti lasci all’oscuro (2). Non ognuno & obbligato a salvare gli altri: V’Apostolo delle genti dice: Ciascuno di voi, fratelli, a Dio rendera conto di sé (3). E altrove: Tu che insegni agli altri, non insegni a te stesso?! (4) come dicesse: degli altri non saprei; ma di sé certo deve render conto ciascuno. Non si pensi pit @ tornare nel mondo, ché riuscirebbe pert- * coloso. 11. — Tu che sei ritirato, guardati dal demonio va- gabondo e voluttuoso (°): ché la solitudine per lui é una buona occasione. B una bella cosa non aver desideri; ma di questa bella cosa é causa l’addio al mondo. Chi sta in religione per amore di Cristo, non possiede altro che Lui, in modo da far vedere a tutti di non essere fuori dal mondo () Luc. XH, 39. (?) Toann, XII, 35- (@) Rom. XIV, 12. Scala Paradisi: gradino [iI per capriccio. — Tu, che per il mondo sei divenuto fo- Testiero, non toccare (1) pitt quello che appartiene al mondo! ché le passioni sarebbero pronte a tornare nel tuo cuore. — Contro la propria volonté Eva abbandond il paradiso terrestre; il religioso invece ha abbandonato il mondo per propria volonta. Essa si sentirebbe ancora inclinata a gustare il pomo della disubbidienza; e il reli- gioso sente inevitabilmente il pericoloso tascino dei suoi parenti. Fuggi le occasioni delle ricadute, come dalla sferza! Pomo che non si vede, non si chiede. Sta attento anche al metodo, che seguono i ladroni traditori (*): ci insinuano di non abbandonare le persone del mondo, con il suggerirci, che ci acquisteremmo gran meriti, se, per esempio, vedendo una femmina, sapessimo frenarci del tutto, Non badiamo a quegli assassini (*) € piuttosto facciamo il contrario di quello che essi ci insinuano! — Quando, stando lontani dai nostri parenti un anno o pit, siamo riusciti a fare qualche passo avanti nella pieti, o nella penitenza, o nella purezza, allora co- minciano a girarci per la testa sciocche idee di ritornare a casa, a edificazione di molti (ci si susurra) e per far loro brillare begli esempi, per il vantaggio insomma di co- loro, che prima avevano visto la nostra vita mondana (4). Se poi abbiamo qualche abilita nella parola, 0 qualche istru- zione, i diavoli ci incitano a farci salvatori d’anime e maestri in mezzo al mondo..., per indurci birbonescamente a get- tare nel mare le merci, che siamo riusciti a tirare in porto. Cerchiamo di fare come Lot, e non come sua moglie (*), () Nel senso paolino di non toccare con il pensiero, con lo spirito, con '|’affetto: Coloss. II, 21. (@) Cio i demonii. Seala Paradisi: gradino HI L’anima, tornando nei Iuoghi abbandonati, diventa scipita, come succederebbe del sale () e rimarrebbe senza efficacia alcuna. — Fuggi dall’Egitto, senza pit Videa di ritornarvi. I cuori che provano nostalgia per VEgitto, non hanno visto mai la terra della pace, Gerusa- lemme. Ci sono di quelli, che prima hanno abbandonato la patria per proteggere la propria innocenza; ¢, dopo otte- nuta la purificazione del cuore, tornano a casa... per Ta- gioni di utilita, forse con lo scopo di salvare, dopo aver salyato se stessi, anche altri... Quel divino Mosé, che pure aveva contemplato Iddio, quando venne mandato. a salvare i suoi connazionali, incontrd in Egitto non pochi pericoli e anche molta tenebria nel mondo (*). — Meglio contristare i genitori, che Iddio: questi ti ha creato ¢ re- dento; ¢ quelli talora hanno rovinato e sprofondato nel- Vinferno persone, a cui volevano bene. Altri sono oramai i tuoi cari, altri i tuoi genitort! 12. — Forestiero é quegli, che sta in mezzo alla gente, come se non ne intendesse il linguaggio, pure conoscen- dolo. Noi ci ritiriamo nel deserto, non gia perché portiamo odio ai nostri famigliari (Dio ce ne liberi!) o ai luoghi dov’essi stanno; ma per evitare i pericoli, che ce ne po- trebbero derivare... Come in tutto, cosi in questo ci & Maestro Cristo: anch’Egli fu veduto pitt volte abbando- nare i Genitori secondo la carne; in particolare quando udi da certuni: « Ti cerca tua Madre e i tuot fratellin, tosto | ‘ | (@) Matru. V, 13. | ) Senso: Potrai far del bene, ma non senza rischi. Ciod PA. non approva il Scala Paradisi: gradina IE il nostro buon Signore e Maestro mostré ripugnanza (pur senza passionalita) rispondendo: Sono mia Madre e mici fratelli coloro, i quali fanno la volontd del Padre mio, che é nei cieli (1). — Sia padre tuo Colui, che pud e vuole portare, per sollevarti, il fardello dei tuoi peccati ; 3 e sia tua madre la penitenza, la quale pud lavarti dalle tue sozzure; e sia tuo fratello, chi si da con te alla corsa e con te gareggia alla méta ; pigliati per compagna inse- parabile la meditazione sulla morte; e cari figli ti siano i sospiri del cuore; come tuo seryo prenditi il tuo corpo, e per amici le sante Potesta, le quali, nel momento che partirai da questa vita, ti possono aiutare, se ti sono di- venute realmente amiche. Questa é la famiglia di coloro, che cercano il Signore (*). L’amore di Dio spegne la nostalgia per i genitori; e chi dicesse di avere nel cuore l’uno e gli altri, capira di essere in inganno, se pone mente a Chi dice: « Nessuno pud servire a due padroni» (3) con quel che segue. Non son venuto (dice il Signore) a portare sulla terra la pace ‘(quella cioé tra genitori, figli e fratelli, che intendono servire a Me) ma la guerra e Ja spada (4) per separare gli amatori di Dio dagli amatori del mondo, quelli che vivono spiritualmente, quelli che cercano la gloria di questo mondo da quelli che sono umili. Il Signore gode_ della lotta e separazione, compiuta per amor suo. — Attento attento, che non ti sembri di vedere tutto un diluvio intorno ai tuoi, per troppo affetto verso di loro, e cosi tu pure rimanga travolto dall’alluvione del tuo. (}) Matru. XII, 46-50. (*) Ps. XXII, 6. go Scala Paradisi: gradino HII affetto stesso! Non ti commuovano le lagrime dei parenti, o degli amici: verseresti lagrime eterne!... Quando ci gi- rassero attorno come api, o meglio come vespe, piangen- doti gia per morto, rivolgi l’oechio dell’anima tua alla tua morte e ai tuoi peccati, ¢ potrai in tal modo con un do- lore superarne un altro. — Quelli che ci tengono cari (0 meglio che non ci tengono cari) (1) ci promettono, senza sincerita, tutto bene; ma loro scopo é distoglierci dalla via migliore, ¢ cosi trascinarci pit tardi, dove vanno essi. Maggiore del nostro fu il distacco di Abramo e... quello del Redentore. 13. — Dobbiamo naturalmente ritirarci in luoghi meno deliziosi e meno ricchi di passatempi, ¢ che pit conciliano buona umilta; se non sara cosi, porteremo con noi i nostri difetti. La tua nobilt’ nascondila, ¢ non far mai pompa del tuo nome, per non apparire altro con l’aspetto della persona, ¢ altro con i fatti. — Nessuno s’¢ dato mai alla tinunzia tanto, quanto quel grande, a cui fu detto « Esci dalla tua terra e dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre» (*) perché veniva invitato ad andare-in una terra d’altra razza e d’altra lingua, Ed & ayvenuto talvolta, che chi s’& fatto straniero come quel Patriarca famoso, fu dal Signore glorificato in modo ancora pit solenne... tuttavia anche una tal gloria, quantunque venga da Dio, conviene ricoprirla con il velo dell’umilta. Quando i demonii, o anche gli uomini, ci suggerissero @) Mich. VU, 6. Q2 Scala Paradisi: gradina III lodi per il totale distacco, come per un grande atto di perfezione, rivolgiamo il pensiero a Colui, che per noj abbandond il cielo e discese in terra; ¢ allora troveremo che noi non potremmo in eterno fare altrettanto, — Ter- ribile ci riesce |’affetto nostro verso i parenti, 0 anche verso i non parenti; ¢ questo a poco a poco potrebbe tra- Scinarci verso il mondo, e in fine estinguere il fervore della vita religiosa. — Come non & possibile con un occhio guardare il cielo e con l’altro. la terra, cosi non & possibile che, chi non é del tutto distaccato da parenti e da non parenti, non corra pericoli, in quanto all’anima, se a loro pensa, 0 con loro abita. Solo con gran fatiche e stenti mi- gliorano i nostri costumi, e, dopo averli resi onesti a si gran costo, é possibile rovinar tutto in un istante! Gua- stano t buond costumi le compagnie cattive @) @ mondane e profane. Chiunque, dopo avere abbandonato il mondo, | ritorna in esso, 0 sta con esso a contatto, cadra nei lacei dei mondani, e s’imbratter’ nei loro pensieri, o (se senza imbrattarsi) condannerd i sudicioni, e restera contami- nato per forza egli stesso, in altro modo. APPENDICE AL GRADINO III Un cenno sui sogni, i quali sogliono presentarsi a chi fugge il mondo. 14. — Che la sorgente della nostra conoscenza sia dav- vero imperfetta e bruttata d’ogni sorta d@ignoranza, sa- | tebbe anche impossibile nasconderlo. Come il senso del 4 (*) Sap. Il, 6 e I Cor. XV, 35. 94 Scala Paradisi: gradino IIT gusto giudica dei cibi e quello delludito viene a conoscere i pensieri degli altri, ¢ come il sole ci persuade che la nostra vista @ debole, cosi le nostre parole dimostrano agli altri la nostra ignoranza, — Per esempio, nel caso nostro, noi personalmente abbiamo una scusa ¢ una ra- gione, che ci spinge a un cémpito tanto superiore alle nostre forze, ed & la legge della carita. In conseguenza ci pare (non metteremmo perd le mani sul fuoco) che, dopo le povere nostre parole sul distacco, sia logico (0 meglio compreso nelle parole medesime) far qualche cenno sui sogni, allo scopo che non siamo del tutto inesperti nem- meno intorno a questo tranello dei nostri insidiatori (). Il sogno & un lavoro della fantasia, quando il corpo é in riposo. Quel che ci pare di vedere, ¢ illusione, perché V'intelligenza é sopita. Fantasia si chiama talora la distra- gione della mente, quando si ¢ svegli; altre volte fantasia significa ‘visione illusoria. — Ora ecco il motivo, per cui ci parve bene toccare dei sogni, dopo esserci introdotti nell’argomento dei tre distacchi (*): quando abbiamo abbandonato patria e parenti e venduto, in cambio del- Yamor di Dio, noi stessi (*) allora i demonii cercano di sconcertarci mediante sogni, facendoci vedere i nostri cari o doloranti, o morenti, o afflitti per causa nostra, 0 in altre maniere oppressi. Percid chi crede ai sogni, fa core chi corre dietro alla propria ombra, illudendosi di afferratla, — Nei sogni i diavoli ci profetizzano magari gloriole, congetturando sagacemente Vavvenire, e predi- candocele prima, con il fine che, quando si avverino, noi @) I demonii. (2) Cio’ patria ¢ averi, parenti, noi stessi (Non certo con quell’ordine, con cui oggi parlerebbe un predicatore ai religiosi negli Esercizi spirituali; i tre argo- 96 Scala Paradisi: gradino IIT ci sentiamo trasecolare, e, immaginandoci di esser gia vi- cini al carisma del profetare, montiamo in superbia (*). A colere che credono ai demonii, spesso si presenta un demonio profeta; a quelli che non ci credono, il de- monio mentisce sempre. Siccome esso é spirito, tutto quello che succede nell’aria, lo vede; e, quando conget- tura qualcuno yicino a morire, se ¢’é qualche individuo leggeruccio, glielo fa sapere prima. — I demonii non co- noscono nulla profeticamente; anche i medici predicono certe volte la morte, — Talvolta si trasformano in Angeli di luce (*) e prendono l’aspetto di Martiri, e ci appaiono nei sogni, allo scopo di sprofondarci poi, quando fossimo : svegli e gongolanti di gioia, nella superbia. — Si capisca l'inganno dal principio seguente: gli Angeli ci fanno ve- dere giudizio e inferno.e separazioni (°); in modo che, svegliatici, restiamo tremanti e pensierosi (*). — Se poi cominciamo a dare ascolto ai demonii nel sonno, si dispon- gono a illuderci anche nella veglia. Chi crede ai sogni, ¢ un uomo da nulla; savio é chi non ci crede. Caso mai, porgi orecchio solo a chi nel sogno ti fa vedere giudizi e dannazione! — Anche i sogni che ti spingessero alla disperazione, vengono dai demonii. Il terzo gradino é simbolo della SS. Trinita, e corsa alla volta di Essa. Chi I’ha salito, non si volga né a destra, né a sinistra (5). (@) Oggi questo pericolo @ eliminato, e percht non sempre la profezia & diversa dalla telepatia (fenomeno inesplicato, ma naturalissimo) e perché & vera profezia quella de] Santo, mentre quella di chi non é santo, o’non & vera, o non @ merite suo}; insomma @ il Santo quello che fa la profezia, e non 2 la profezia quella che fa il Santo. — Tali erano gli Apostoli, quando Gesii li mandava a far miracoli, e tali molti altri, indicati negli Atti di Apostoli e nelle epistole paoline, ¢... i ragazzi che S. Francesco Xaverio mandava in giro a guarire e far miracoli tra gli Indiani. PARTE II FONDAMENTO E SVILUPPO DELLA VITA ASCETICA GRADINO IV - Ubbidienza, virth beata e da tenersi sempre davanti agli occhi. L’atleta cenobitico e le sue armi, 15. — Da qui in avanti la nostra parola verra rivolta ai lottatori e campioni di Cristo, perché questa ¢ un’esi- genza dell’ordine logico: al frutto precede il fiore, ¢ all’ub- bidienza va avanti il distacco e dal mondo e dalla propria volonts. Con queste due virti, come su ali d’oro, l’anima santa si accinge a salire con entusiasmo al cielo. E forse alludendo a essa, Vispirato Profeta canta: Chi mi dara ali come di colomba, sulle quali volare mediante la vita attiva, e riposarmi (*) mediante la contemplativa e l’umilti? — Né trascuriamo, se vi piace, di descrivere l’armatura del campione: come, per esempio, egli tenga lo seudo della fede (2) dayanti a Dio ¢ al Maestro della fede, per respin- @) Ps LIV, 7. 00 Scala Paradisi: gradino IV gere (dird cost) ogni pensiero contro la fede e ogni innova- zione dogmatica; ¢ come tenga sempre impugnata la spada dello spirito, per uccidere ogni mala inclinazione, appena essa cominciasse; e€ come rivesta la ferrea corazza della’ mansuetudine e della pazienza, per rinnegare attraverso queste due virtt ogni ingiuria, ogni irritazione, ogni in- sulto; e come porti l’elmo della salute, cioé la protezione, che gli viene dalle orazioni del Superiore; e come jn fine non tenga affatto oziosi i suoi due piedi, ma uno sia pro- teso per i servizi, e l’altro fermo per la preghiera. I Teoria generale sull’ubbidienza (*). Che cosa sia l'ubbidienza.- Prudente scelta dell abbate. 16. — Ubbidienza yuol dire assoluta rinunzia alla propria anima, rinunzia da dimostrarsi con i fatti; 0 forse anche ubbidienza significa morte dei sensi, pure rima- nendo vivo ’uomo, Ubbidienza vuol dire diventare au- téma, vuol dire morte volontaria, vita senza mire proprie, che non vede neppure i pericoli; cieca fiducia in Dio, nessun timore della morte, traversare l’oceano della vita senza apprensioni; vuol dire viaggiare dormendo, L’ub- bidienza seppellisce la propria volonta, risuscita Pumilth; nella sua idea, essa non & né pro, né contro i beni, o i mali di questa vita, perché ¢ morta. Chi é religiosamente (7) Divideremo Ia lunga esposizione del IV Gradino in tre parti: I. Teoria enerale sull’ubbidienza, trattazione analoga agli altri Gradini (N. 16-18); —IL. Begli [02 Scala Paradisi: gradino IV morto, resta indifferente di fronte a qualsiasi cémpito. Ubbidienza equivale a deporre il proprio giudizio con gran giudizio. —,Il cominciare a morire, e per la volonta © per i sensi, costa sacrifizio; in un secondo tempo, c’é ancora fatica, ma comincia gia anche la tranquillita; in seguito poi, nel terzo periodo, cessa ogni ripugnanza, e regna assoluta la pace. Allora questo felice morto vivente proverebbe gran dolore e angustia, se s'accorgesse di se- guire la propria volonta, formidando la responsabilita di usate il proprio giudizio (*). Voi, che vi preparate a depor le vesti, per scendere nell'arena spirituale; voi, che desiderate prender sul yostro collo il giogo di Cristo (#); voi, che da questo momento cercate di gettare sulle spalle d’altri il vostro fardello (*); voi, che vi affrettaté’ volonterosi a compier Vatto notarile della vendita, perché in compenso vi si seriva l’atto di emancipazione (4); voi, che cercate di traversare questo gran pelago sollevati sulle altrui brac- cia (5) — fatevi coscienza, che percorrete un’accor- ciatoia difficile, la quale vi presenta un solo e unico pe- ricolo, che si chiama sINGOLARITA. Chi evita al cento per cento questo pericolo, non si meite gia in cammino per la via evidentemente buona e spirituale e cata a Dio, ma ésenz’altro giunto alla méta! L’ubbidienza ¢ infatti il _diffidare di s¢ in tutto quello che appare bene, fino al termine della propria vita. (1) Concetto gid affacciatosi al N. 5. (*) Martu. XI, 29. (®) Tacta super Dominum curam tuam (Ps. LIV, 22). (4) Allusione al modo che, secondo la legge romana, si teneva nella liberazione 104 Scala Paradisi: gradino IV Fatta la scelia prudentemente, avere poi tutta la fiducia. 17. — Disponendoci a piegare il collo sotto il giogo del Signore (4) con la mira e lo scopo unico di arrivare all’umilta e di affidare a un altro (*) l’opera della nostra santificazione in Cristo, prima di entrar nell’oceano, se abbiamo un po’ di furbizia e di sapienza, cerchiamo del pilota e mettiamolo (per dir cosi) alla prova, per non im- batterci in un marinaio, anziché in un nocchiero; o in un malato, anziché in un medico; 0 in un vizioso, anziché in un Santo; e subire quindi il naufragio, invece che ar- rivare al porto. — Una volta perd, che siamo entrati nel- larringo della vita religiosa, non istiamo assolutamente pitt a diseutere sul nostro buon capo giuria, neppure se in lui (siamo tutti uomini !) vedessimo forse qualche neo; in caso contrario, giudicando i Superiori, non ricave- remmo dalla sottomissione a loro nessun vantaggio spi- rituale. E assolutamente necessario, che chi intende mantenere piena fidugia in coloro che lo dirigono, faccia tesoro di tutto il lavorio, che essi compiono per Iui; ¢ di questo mantenga sempie viva la memoria, allo scopo che, quando i demonii ci seminassero in cuore diffidenza contro di essi, noi, ricordandoci dei loro insegnamenti, riusciamo a respingere le suggestioni di quei maligni. — Anche il nostro corpo si sentir disposto ai suoi uffici, in propor- zione che vigoreggera nel nostro cuore la fiducia. Chi urtasse nello scoglio della diffidenza, sarebbe perduto. (}) Matru. XI, 29. 106 Scala Paradisi: gradino IV Tutto quello che non é secondo coscienza, é peccato (1), — Se la tua mente ti induce a giudicare e condannare il tuo Superiore, fuggi da tal pensiero, come dall’immoralita! A questa serpe non dare confidenza alcuna, né accesso, né luogo, né ascolto di sorta, Al dragone da l’assalto cosi; «QO vile seduttore, non io devo giudicare il mio Superiore, ma egli deve giudicar me! Egli é il mio giu- dice, e non io il giudice di lui! ». Armi dell'ubbidiente: salmodia, orazione, confessione. 18. — I padri spirituali ci indicano come armi la sal- modia, come mura della nostra citta la preghiera, e come bagno le lacrime sincere ; la santa ubbidienza la giudicano come una santa confessione, senza la quale, nessun pec- catore potra mai veder Dio. Chi é del tutto sottomesso, ha pronunziato la sentenza contro se stesso ; se ubbidisce perfettamente per amor di Dio, si é liberato dal proprio giudizio, anche se esternamente non appare. Chi fa la volonta propria, anche se sembra ubbidiente, avra la piena responsabilita (#). Finché il Superiore non cessa di in- sistere, egli sul suddito ha ancora buone speranze; ma quando egli tacesse, sul conto di quel disgraziato io non saprei pitt che dire. — Quelli che ubbidiscono con sem- plicita in Cristo, corrono per la buona via, senza eccitare contro di sé, con le loro critiche a carico dei Superiori, la tristizia dei demonii. — Prima di tutto, manifestiamoci al nostro buon Padre spirituale, ¢ a lui solo, o (se egli ce @) Rom. XIV, 23. Con valore un po’ diverso da quello che c’é in loco. 108 Scala Paradisi: gradino IV lo comanda) anche a tutti: le piaghe manifestate in pub- blico, clamorosamente, non incancreniscono, ma cicatriz- zano rapidamente. Il Begli esempi d’un abbate e di parecchi monaci. Ipressionante confessione pubblica, 19. — Andato io un giorno nel cenobio di un bravo giudice e Pastore (1) assistetti a un giudizio tremendo (VE Mentre io mi trovavo con quei buoni fratelli, un giorno si presentd all’Abbate, per dedicarsi alla vita religiosa, niente meno che un ladrone! A lui quell’ottimo Pastore e medico stabili sette giorni di assoluto riposo spirituale, perché esaminasse per bene la vita, che in quel luogo si conduceya. Passata la settimana, il Pastore, chiamatolo in privato, gli chiese, se gli piacesse intrapprendere la vita comune, come gli altri; e, quando lo vide davvero risoluto con tutta sincerita, gli domandé quali peccati avesse commesso in tutta la vita passata. E dopo che ebbe confessato tutto con sinceritd, per metterlo alla prova, gli disse: « Desidererei che tutto questo lo confessassi in pubblico, davanti a tutta la comuniti», E quegli, che dete- stava davvero i suoi trascorsi, promise che (superando Ia confusione) l’avrebbe fatto con tutta franchezza; anzi: «Se volete (aggiunse) magari in mezzo a tutta Alessandria |». Allora quel Pastore raccolse nella chiesa le pecorelle (?) Si accenna al cenobio di Tandbo, detto pit tardi penitenza (uetévorn) di cui fa menzione S, Gerolamo nella prefazione alla regola di S. Pacomio (MiGNE, P.., vol. XXIII, N. 73). IIo Scala Paradisi: gradino IV (circa trecento e trenta) (') e, mentre celebrava il santo Sacrifizio (era domenica) dopo il Vangelo, ordina ad al- cuni fratelli di introdurre quel peccatore (oramai gia senza macchia) con la corda al collo, con le mani legate dietro al dorso (e intanto moderatamente lo percotevano) cinto di orrendo cilicio, con il capo cosparso di polvere. A quello spettacolo tutti s’impressionarono fortemente, fino a scoppiare in piante, tanto pi che nessuno sapeva dove si andasse a parare! — Quando il convertito giunse alla porta della chiesa, quel santo e caritatevole Sacerdote gli gridd: « Alto la! non sei degno di venir qui dentro!». Atterrito quegli dalle parole a lui indirizzate dal Pastore in funzione di sacerdote (egli stesso pitt tardi affermava a noi con giuramento, che gli era sembrato di udire non la voce d’un uomo, ma un tuono) cadde subito a terra, sopraffatto da terrore e spavento. Mentre giaceva prono e bagnava di lacrime il pavimento, il valente medico (che con tutti i mezzi e in tutti i modi cercava di sanar lui e dare a tutti gli altri un si bell’esempio di conyersione e di umilt4) gli impone di esporre i suoi falli uno per uno, specificatamente (*) davanti a tutti! Allora egli, con orrore suo e di tutti i presenti, butta fuori tutti i suoi delitti: non solo iniquita nel suo corpo, secondo e contro natura, a danno di persone e animali; ma anche ogni altra sorta di scelleratezze, fino al veneficio e all’assassinio, infamie da non dirsi, né da mettersi in carta. — Dopo una tal confessione, l'abbate ordina di tonderlo e di ammetterlo fra i monaci. Pit tardi, ammirato io della sapienza di quel santo (1) I cenobi erano dunque frequentati pitt o meno, e indipendenti I’uno dal- l’altro, come, anche ai nostri tempi, i Benedettini. Alla domenica si raccoglievano a ” ‘Pl, anche i monaci, che abitassero a due o a tre. Scala Paradisi: gradino IV Superiore, gli chiesi privatamenie, per qual motivo avesse usato un metodo cosi straordinario, Ed egli mi rispose da savio medico: « Per due ragioni: primo, per liberarlo, con la vergogna d’un momento, dalla vergogna del giu- dizio finale: — e questo avvenne realmente: prima che egli si alzasse da terra, o fratello Giovanni, ebbe il perdono di tutti i suoi misfatti; non dubitarne: me ne assicurd uno dei fratelli allora presenti, dicendomi: « Vedevo un omaccio orrendo, con registro e penna; e di mano in mano che quegli pronunziava un peccato, quel tristo lo cancellava con la penna», E giustamente: Dissi: Confes- serd il mio peccato a mia vergogna davanti al Signore; e tu hai perdonato l'empieta della mia colpa (3). — I] se- condo motivo é, che io ho alcuni monaci, i quali hanno ancora da confessare i peccati, per indurli cosi alla con- fessione, senza la quale non c’é perdono». — E vi dico, che presso quel Pastore e quel gregge, che non dimenti- cherd mai, ho visto molti altri fatti degni di essere am- mirati € ricordati, molti dei quali cercherd di raceontar- veli, essendo io rimasto cola non breve tempo (2) per istudiare il loro metodo di vita, restando altamente ammirato, come mai persone di questo mondo emulino la vita dei felici abitatori del cielo. Carita organizzata ed esempi edificanti. 20. — Fra loro regnava la carita, come vincolo (*) indissolubile e (cosa meravigliosa) senza parole inutili e @) Ps. XXXI, 5. (?) Forse due mesi, giacché a pag. 228 dice che si & trattenuto un mese nel arceré (pag. 150 e pag. 206 e segg.). @) Riteniamo che Ia lettera paolina Coloss. III, 14 abbia (come ha forma leg- 114 Scala Paradisi: gradino 1V vane. Sopra tutto cercavano di non offendere in nulla la coscienza del loro fratello (*). Se mai appativa, che qual- cuno avesse antipatia per altri, il Pastore lo avrebbe man- dato, come in esilio, in una parte remota del monastero (?). — Un giorno che uno dei tratelli aveva parlato male d’un altro presso |’abbate stesso, questi (cosi santo) lo fece espellere immediatamente dal cenobio, dicendo che non conveniva che nel monastero ci fossero due diavoli, uno invisibile, e l'altro visibile @). — Ho ammirato presso quei santi monaei certi esempi veramente’ edificanti ¢ me- ravigliosi, tra cui uma fraternit, formata secondo lo spi- rito del Signore, la quale li legava tutti insieme, renden- done affettuoso il lavoro ¢ la preghiera. Alle pratiche di pieta attendevano € vi si esercitavano in modo, da non aver quasi alcun bisogno della sorveglianza del Superiore, perch® anzi si eccitavano alla vita virtuosa l'un Valtro, di propria iniziativa. Ciascuno aveva un ufficio determinato ¢ prestabilito e pratiche spirituali tassative. Se,-mancando il Superiore, qualcuno cominciava una mormorazione, 0 un giudizio temerario, o anche solo parole oziose, un altro fratello, senza farsi accorgere da nessuno, lo avrebbe avvertito con un cenno, ricordandogli il dimenticato dovere, E se il colpevole non se ne fosse accorto, quegli che lo aveva corretto, prostravasi davanti a lui, facendo l'atto del pen- timento invece dell’altro (4). E quando si parlava, Var- gomento imprescindibile era il pensiero della morte, 0 Ja meditazione sul giudizio. (0) Rom. XIV, 15 e Cor. VILL, 13. ( 2) Detta carcere, di cui largamente a pag. 150 © pag. 206 € segg. (!) A pag. 148 poi narra il fatto, a cui qui accenna.

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