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PSICOLOGIACOGNITIVA
La psicologia cognitiva tratta ed include argomenti quali lattenzione, la percezione,
lapprendimento, la memoria, il linguaggio, le emozioni, la formazione di concetti, il
pensiero; ed resa unitaria da un approccio basato sullanalogia tra la mente ed il
computer digitale.
Si pu affermare che sia nata nel 1956 in concomitanza di un congresso tenutosi
presso il Massachussetts Institute of Technology (MIT).
Broadbent sosteneva che gran parte dellattivit cognitiva fosse costituita da una
sequenza di stadi di elaborazione. Era possibile infatti seguire lo stimolo in ingresso in
tutto il suo percorso, a partire dagli organi di senso fino alla sua ultima collocazione
nella memoria a lungo termine mediante capitoli successivi sulla percezione,
lattenzione, la memoria a breve termine e a memoria a lungo termine.
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3.
4.
E possibile operare una distinzione tra elaborazione dal basso verso lalto (BOTTOM UP)
ed elaborazione dallalto verso il basso (TOP DOWN). La prima influenzata
direttamente dallo stimolo in ingresso, mentre la seconda influenzata dallindividuo,
dalle sue aspettative e dalle sue esperienze pregresse.
Alla fine degli anni 70 quasi tutti gli psicologi cognitivi concordarono su:
Gli individui sono esseri autonomi e dotati di intenzionalit che interagiscono con mondo
esterno.
La mente un sistema di elaborazione di simboli con scopi generali
Alcuni processi agiscono sui simboli, trasformandoli in altri simboli che si collegano alla fine
con le entit del mondo esterno
La mente un processore a capacit limitata che presenta limiti strutturali e di risorse
Il sistema simbolico dipende da un substrato neurologico
Molte di queste idee derivavano dal concetto che lattivit cognitiva umana simile al
funzionamento di un computer
La scienza cognitiva comprende la psicologia cognitiva, lintelligenza artificiale, la
linguistica, la filosofia. Le neuroscienze e lantropologia (ottagono)
I quattro approcci fondamentali nellambito della psicologia cognitiva sono:
psicologia cognitiva sperimentale
Scienza cognitiva
Neuropsicologia cognitiva
Neuroscienza cognitiva
METODI EMPIRICI
I processi e le strutture cognitive sono stati dedotti dal comportamento dei partecipanti
ottenuto in condizioni ben controllate.
Ci sono due problemi principali:
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Contiguit (contemporaneamente)
Somiglianza
Contrasto
Le reti semantiche hanno le seguenti caratteristiche generali:
Concetti rappresentati da nodi collegati tra loro a formare una rete
Legami di vario tipo: generiche specifiche o complesse
Nodi e legami tra essi possono avere valori di attivazione che rappresentano il grado di
somiglianza tra un concetto e laltro
Lapprendimento si configura come laggiunta di nuovi legami e nuovi nodi alla rete
SISTEMI DI PRODUZIONE
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Gli ERPs forniscono informazioni sulla durata dellattivit cerebrale, tuttavia non
indicano in modo preciso quali regioni del cervello siano maggiormente coinvolte
nellelaborazione.
Svantaggi:
Le onde radio vengono usate per eccitare gli atomi del cervello. Ci produce variazioni
magnetiche che vengono rilevate da un magnete di 11 tonnellate che circonda il
paziente. Queste variazioni vengono poi interpretate da un computer e trasformate in
unimmagine tridimensionale estremamente definita dando informazioni solo sulla
struttura e non sulle funzioni del cervello.
E stata applicata alla misurazione dellattivit cerebrale, risultando cos nella risonanza
magnetica funzionale.
Un limite della fMRI consiste nel fatto che essa fornisce solo una misura indiretta
dellattivit neurale. Come hanno evidenziato Anderson et al. Con la fMRI lattivit
neurale si riflette nelle variazioni della concentrazione relativa di emoglobina ossigenata
e deossigenata nelle aree adiacenti alle zone di attivazione. In secondo luogo essa
presenta una mediocre risoluzione temporale, dellordine di alcuni secondi, e pertanto
non possibile valutare la durata dei processi cognitivi. Infine, si basa sulla tecnica
sottrattivi, e quindi non in grado di valutare in modo preciso lattivit cerebrale
direttamente implicata nellesecuzione di un compito sperimentale.
MAGNETO-ENCEFALOGRAFIA (MEG)
Prevedere limpiego di un dispositivo superconduttore per linterferenza dei quanti che
misura i campi magnetici prodotti dallattivit elettrica del cervello _ una misura diretta
dellattivit neurale corticale.
INDIZI MONOCULARI
Richiedono luso di un solo occhio e sono a volte chiamati INDIZI PITTORICI.
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PROSPETTIVA LINEARE, linee parallele che puntano in una direzione distante da noi
sembrano progressivamente avvicinarsi luna allaltra con laumentare della distanza. Es.
binari del treno.
PROSPETTIVA AEREA dove gli oggetti pi lontani perdono contrasto e sembrano sfumare in
qualche modo.
TESSITURA o DENSITA, gli oggetti possiedono una tessitura e gli oggetti dotati di tessitura
inclinati rispetto a noi hanno quello che Gibson ha descritto come GRADIENTE DI
TESSITURA, i dettagli diventerebbero sempre pi indistinti mano a mano che si guarda in
lontananza.
INTERPOSIZIONE in cui un oggetto pi vicino copre alla vista parte di un oggetto pi
distante
OMBREGGIATURA le superfici piatte, bidimensionali, non proiettano ombre.
FAMILIARITA DELLE DIMENSIONI, possibile usare la dimensione dellimmagine retinica
di un oggetto per fornire una stima accurata della sua distanza, ma solo quando si conosce
la reale dimensione delloggetto.
OFFUSCAMENTO DELLIMMAGINE, una regione di immagine contiene tessitura nitida ed
unaltra una tessitura sfuocata possono essere percepite a profondit diverse
PARALLASSE DI MOVIMENTO si riferisce al movimento dellimmagine di un oggetto sulla
retina Es. dal finestrino di un treno in movimento la velocit apparente degli oggetti
sembra maggiore quanto pi essi sono vicini.
INDIZI BINOCULARI ED OCULOMOTORI
Indizi oculomotori:
CONVERGENZA gli occhi si girano pi allinterno per mettere a fuoco un oggetto quanto pi
loggetto vicino. Ma sono sorte alcune controversie sullutilit della convergenza come
indicazione della distanza perch possibile percepire simultaneamente due motivi illusori
a due apparenti diverse distanze.
ACCOMODAMENTO variazioni della capacit ottica prodotta dallispessimento del cristallino
quando mette a fuoco un oggetto vicino. Ha unutilit limitata.
Indizi binoculari:
VISIONE STEREOSCOPICA dipende dalle differenze nelle immagini prodotte sulla retina dei
due occhi produce un effetto di profondit. Bisogna stabilire delle CORRISPONDENZE tra le
informazioni presentate ad un occhio e quelle presentate allaltro occhio.
In quasi tutte le teorie sulla visione stereoscopica possono essere importanti anche i
fattori cognitivi. Linformazione stereoscopica ignorata a favore delle attese basate
sulle esperienze precedenti.
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SISTEMI CEREBRALI
Per comprendere la percezione visiva, utile considerare alcuni dei sistemi cerebrali
principali. La maggior parte delle cellule gangliari nella retina dei primati sono cellule M
(=magnocellulari) o P (=parvocellulari). Gli assoni di queste cellule gangliari concorrono
a formare il nervo ottico che si proietta al nucleo genicolato laterale (NGL). Questo
organizzato in sei strati, ognuno dei quali riceve linput da un occhio. Sono state
ottenute indicazioni su funzioni del nucleo genicolato laterale: le lesioni del magno
deteriorarono la rilevazione dei movimenti, mentre le lesioni del parvo produssero
perdita della capacit di percepire i colori, tessiture fini ed oggetti dettagliati.
I neuroni degli strati P e M di proiettano principalmente nella corteccia visiva primaria o
V1. I percorsi P e M non sono completamente separati; esistono prove convincenti del
fatto che il percorso P ha due divisioni. Quando la citocromo ossidasi viene applicata
alla superficie di V1, diviene concentrata in aree di attivit metabolica elevata. Le aree
associate ad attivit metabolica elevata cono chiamate BLOBS, mentre quelle associate
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BLINDSIGHT
Malgrado tale perdita di visione consapevole, alcuni di questi pazienti sono in grado di
formulare giudizi accurati e discriminare gli stimoli visivi loro presentati in questa area
cieca. Si dice che questi pazienti presentano una visione cieca o BLINDSIGHT.
DB era in grado di stabilire se uno stimolo era stato presentato nellarea cieca, ed
indicarne anche la localizzazione non consapevole di possedere unesperienza visiva
consapevole consapevolezza apatica, sensazione che stia accadendo qualcosa, anche
se non si tratta della normale azione del vedere. La sua velocit di reazione ad uno
stimolo luminoso presentato alla parte integra del campo visivo risultava rallentata
quando uno stimolo luminoso veniva presentato contemporaneamente allarea cieca.
Una possibilit consiste nellipotizzare che vi sia un percorso veloce che procede
direttamente verso V5 senza attraversare larea V1. I pazienti con blindsight potrebbero
usare questo percorso anche in presenza di una totale distruzione dellarea V1.
PROBLEMA DEL BINDING (del legame)
Le informazioni relative al movimento, al colore, alla forma di un oggetto, devono
essere combinate tra loro; queste vengono probabilmente integrate o combinate in
unarea corticale integrativa successiva pi elevata.
i. TEORIE COSTRUTTIVISTE
Le INFERENZE INCONSCE aggiungono significato alle informazioni di tipo sensoriale.
Sono dette inconsce poich non abbiamo alcuna consapevolezza di stare elaborando
delle inferenze. Secondo lapproccio costruttivista la percezione condizionata da
ipotesi e da aspettative che possono talvolta essere sbagliate, pertanto soggetta ad
errori.
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Gibson ha definito la sua teoria un approccio ecologico, per sottolineare che la funzione
primaria della percezione consiste nel promuovere linterazione tra lindividuo e
lambiente che lo circonda. Ritiene che:
La configurazione di stimolazioni luminose che raggiunge locchio un ordinamento ottico e
contiene tutte le informazioni visive dellambiente esterno raggiungono locchio.
Queste informazioni arrivano in molte forme diverse, compresi il gradiente di tessitura, le
configurazioni di flusso ottico e laffordance
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Tre filoni:
1. Comunemente, le posizioni teoriche sulla visione ipotizzano in modo implicito che il fine del
sistema visivo sia costruire una sorta di modello interno del mondo esterno. Pertanto
normale occuparsi della visione finalizzata alla percezione.
2. Molte illusioni ottiche hanno luogo a causa dellelaborazione dellinput visivo da parte del
sistema ventrale. Il sistema dorsale non in genere ingannato da tali illusioni ottiche.
3. La visione finalizzata allazione usa rappresentazioni di breve durata che dipendono dal
punto di osservazione. Viceversa, la visione finalizzata alla percezione usa rappresentazioni
di lunga durata, cio che si basano sulle conoscenza pregresse.
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3.RICONOSCIMENTO DI OGGETTI
E possibile comprendere la complessit del riconoscimento di oggetti se si considera
alcuni dei processi coinvolti. Innanzitutto, nellambiente visivo di solito vi sono
numerosi e differenti oggetti sovrapposti e dobbiamo in qualche modo stabilire dove un
oggetto finisce e ne comincia un altro.
Poi, gli oggetti possono essere riconosciuti con precisione in un ampio spettro di
distanze e di orientamento visivi.
Infine, riconosciamo che un oggetto , ad esempio, una sedia senza alcuna apparente
difficolt. Tuttavia le sedie variano enormemente nelle loro propriet visive.
iii. RICONOSCIMENTO DI CONFIGURAZIONI
E opportuno iniziare prendendo in esame i processi coinvolti nel riconoscimento di
oggetti bidimensionali:
1. TEORIE DELLE SAGOME
Lassunto fondamentale alla base delle teorie delle sagome che esiste una copia in
miniatura (o sagoma) immagazzinata nella memoria a lungo termine che corrisponde a
ciascuna configurazione visiva che conosciamo. E molto semplice, ma non molto
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realistica, considerato lenorme numero di stimoli visivi che possono combinarsi con la
stessa sagoma. Si potrebbe ovviare supponendo che lo stimolo visivo subisca un
processo di normalizzazione (producendo cio una rappresentazione interna in una
posizione e dimensione standard).
Si potrebbe inoltre supporre lesistenza di pi sagome corrispondenti a ciascuna lettere
e a ciascun simbolo numerico.
I loro limiti appaiono evidenti soprattutto quando lo stimolo appartiene ad una
categoria mal definita, una categoria per la quale una singola sagoma non sarebbe
sufficiente (edificio).
2. TEORIE DELLE CARATTERISTICHE
Secondo le teorie delle caratteristiche, una configurazione costituita da una serie di
attributi specifici o caratteristiche. Si presume che il processo di riconoscimento della
configurazione inizi con lestrapolazione delle caratteristiche dallo stimolo visivo
presentato, le quali vengono combinate e confrontate con le informazioni
immagazzinate nella memoria.
Evidenze sperimentali
Queste teorie si basano sullassunto che lelaborazione visiva proceda dallanalisi
dettagliata di una configurazione o di un oggetto ad unanalisi generale o globale.
Esistono tuttavia delle prove sperimentali che suggeriscono che spesso lelaborazione
globale precede quella pi specifica:
Ai partecipanti veniva chiesto di decidere se la lettera in questione era una H o una S o
se le lettere piccole erano delle H o delle S. la velocit di risposta diminuiva quando la
lettera grande era diversa dalle lettere piccole. Kinchla e Wolfe scoprirono che, quando
la lettera globale era molto grande, lindividuazione delle lettere piccole precedeva
quella della lettera grande; conclusero quindi che lelaborazione globale precede
lelaborazione pi dettagliata quando la struttura globale di una configurazione o di un
oggetto pu essere individuata con un solo sguardo.
Neuroscienza cognitiva
Lesistenza di cellule specializzate nella risposta a specifici aspetti degli stimoli visivi
pu essere congruente con le teoria delle caratteristiche, ma NON ne dimostra la
validit.
Molte cellule dei gangli retinici, le cellule genicolate laterali e le cellule del IV strato
della corteccia visiva primaria possono essere divise in
cellule on centre producono la risposta on ad una luce localizzata al centro del loro
campo recettivo, ed una risposta off ad una luce localizzata nellarea periferica
cellule off centre hanno un comportamento esattamente opposto.
Hubel e Diesel scoprirono lesistenza di due tipi di neuroni nei campi recettivi della
corteccia visiva primaria: le cellule semplici e le cellule complesse (forse anche quelle
ipercomplesse).
Sostengono inoltre che lelaborazione nella corteccia visitasi basa su linee diritte e
margini. Unipotesi alternativa suggerisce lesistenza di reticoli, che sono configurazioni
costituite dallalternanza di barre luminose e barre scure. Rivestono particolare
importanza i reticoli sinusoidali, in cui vi sono graduali variazioni di intensit tra barre
adiacenti. Hanno quattro propriet:
1. Frequenza spaziale, distanza tra barre da rappresentazione su retina
2. Contrasto
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3. Orientamento
4. Fase spaziale, posizione del reticolo
Ricerche successive hanno dimostrato che la maggior parte delle cellule della corteccia
visiva primaria sono pi responsive a reticoli sinusoidali che a linee o margini.
Limportanza attribuita alla frequenza spaziale ha portato allo sviluppo della funzione di
sensibilit al contrasto, che indica labilit di un soggetto a individuare oggetti
bersaglio con frequenze spaziali varie.
Ginsburg, Evans, Sekuler e Harp hanno scoperto nel loro studio, che i piloti che
presentavano pi elevata sensibilit al contrasto vedevano che la pista era bloccata da
una distanza maggiore rispetto ai piloti la cui sensibilit al contrasto era inferiore.
Nello studio di Harvey, Roberts e Gervais si evince che i soggetti non confondevano
alcune lettere che avevano in comune alcune caratteristiche; al contrario, tendevano a
confondere le lettere con frequenze spaziali simili. Per questo la frequenza spaziale
pi importante delle caratteristiche nella rappresentazione delle lettere allinterno del
sistema visivo.
Commento
Le teorie delle caratteristiche sottovalutano gli effetti del contesto e delle aspettative
sul riconoscimento di configurazioni, il quale non dipende unicamente dallinsieme delle
caratteristiche di uno stimolo ma necessario considerare anche le relazioni tra le varie
caratteristica (A = \ / - ). Inoltre lelaborazione globale spesso precede lelaborazione
delle caratteristiche.
LA TEORIA COMPUTAZIONALE DI MARR
Marr ha proposto una teoria computazionale dei processi implicati nel riconoscimento di
oggetti. Egli ha suggerito lesistenza di tre tipi fondamentali di rappresentazioni:
1. Labbozzo primario
Individua labbozzo primario grezzo e labbozzo primario completo. Entrambi
rappresentano limmagine come un insieme di simboli.
Labbozzo primario grezzo contiene informazioni sulle variazioni di intensit luminosa
della scena visiva le quali sono spesso ingannevoli; per cui costituito da quella che
nota come rappresentazione della scala dei grigi dellimmagine retinica; la scala si basa
su ciascuna piccolissima area dellimmagine (Pixel) sulla quale lintensit luminosa che
si riflette fluttua continuamente e quindi esiste il pericolo che la rappresentazione della
scala dei grigi risulti distorta da queste fluttuazioni momentanee. Per ovviare a tale
inconveniente si calcola la media del valori di intensit luminosa di pixel adiacenti. La
tradizione assume che si formino numerose rappresentazioni dellimmagine, ognuna
delle quali con un diverso livello di oscuramento. Le informazioni derivanti da tali
rappresentazioni vengono poi combinate e formano labbozzo primario grezzo.
Labbozzo primario completo. Dal momento che le informazioni contenute nellabbozzo
primario grezzo sono ambigue e congruenti con numerose strutture, Marr scopr che
era utile usare due principi generali:
il principio della denominazione esplicita secondo il quale utile attribuire un nome o
un simbolo ad un insieme di elementi raggruppati perch possibile usare
ripetutamente quel nome per descrivere altri insiemi;
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il principio del minor obbligo secondo il quale le ambiguit vengono risolte solo quando
vi sono evidenze convincenti sulla soluzione pi opportuna.
2. Labbozzo 2.5-D
La trasformazione nellabbozzo 2.5-D prevede vari stadi. Il primo stadio implica la
costruzione di una mappa delle distanze (info sulla profondit delle immagini in una
scena). Successivamente si ottengono descrizioni al livello pi elevato combinando
lombreggiatura, il movimento, laspetto della superficie, la forma e la disparit
binoculare.
3. Il modello 3-D
La rappresentazione di un oggetto varia considerevolmente a seconda dellangolazione
da cui esso viene osservato. Marr e Nishihara suggerirono, quali unit primitive per la
descrizione degli oggetti, forme cilindriche con un asse principale, organizzate in modo
gerarchico, nel senso che le unit di livello pi basso forniscono informazioni in merito
alla forma degli oggetti, mentre le unit di livello pi elevato forniscono informazioni pi
dettagliate perch di solito facile stabilire quali sono gli assi principali di un oggetto
indipendente dallangolo di osservazione. (Es. la figura umana scomposta in serie di
cilindri a diversi livelli di organizzazione).
Essi ritengono che il riconoscimento di oggetti implica il confronto tra la
rappresentazione del modello 3-D e una serie di rappresentazioni immagazzinate nella
memoria. A tal fine, le concavit vengono identificate per prime e vengono usate per
dividere limmagine visiva in segmenti, individuandone, infine, lasse principale.
TEORIA DEL RICONOSCIMENTO PER COMPONENTI DI BIEDERMAN (Amplia
Marr)
Lassunto centrale che gli oggetti sono costituiti da forme di base note come geoni
(ioni geometrici). Questi vengono confrontati con le rappresentazioni di oggetti
immagazzinate nella memoria, o con modelli strutturali contenenti informazioni sulla
natura dei relativi geoni.
Essi vengono estrapolati nel modo seguente: Estrapolazione dei loro margini; decisione
del frazionamento delloggetto visivo per stabilire il numero delle parti che lo
compongono; scegliere linformazione relativa ai margini che possieda la fondamentale
caratteristica di rimanere immutata indipendentemente dallangolo di osservazione.
Propriet dei margini sono: curvatura; linee parallele; co-terminazione; co-linearit.
Una parte importante quello che egli definisce il principio di non casualit, secondo
il quale le regolarit nellimmagine visiva riflettono regolarit reali, nel mondo reale, e
non dipendono da caratteristiche casuali di un determinato punto di osservazione.
Questo principio facilita il riconoscimento di oggetti, ma induce occasionalmente ad
errore.
Tuttavia, in genere, noi siamo in grado di riconoscere oggetti anche quando le
condizioni sono sub-ottimali; i motivi di tale fenomeno sono i seguenti: le propriet
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invarianti possono essere individuate anche quando possibile osservare solo parte dei
margini; esistono dei meccanismi che consentono di colmare le parti mancanti; sono
disponibili numerose informazioni accessorie per il riconoscimento di oggetti complessi,
identificati anche quando manca parte dei geoni.
Affrontare il problema del collegamento, ad esempio, quando vengono presentati
contemporaneamente diversi oggetti e bisogna stabilire quali caratteristiche o quali
geoni appartengono a quali oggetti.
Evidenze sperimentali
Biederman, Ju e Clipper hanno condotto uno studio teso a verificare il concetto secondo
il quale possibile individuare oggetti complessi anche quando mancano alcune parti, o
geoni. Il riconoscimento degli oggetti risultava molto pi complesso quando era omessa
parte del contorno in grado di fornire informazioni sulle aree concave. Secondo la teoria
di Biederman, il riconoscimento di oggetti dipende dalle informazioni relative ai margini
piuttosto che dalle informazioni relative alla superficie. Joseph e Proffit hanno
sottolineato che i risultati di molti studi dimostrano che il colore non facilita il
riconoscimento di oggetti, specialmente gli oggetti che hanno un colore caratteristico;
la conoscenza del colore pu essere pi importante della percezione del colore stesso
nel riconoscimento di oggetti.
Commento
Molte teorie del riconoscimento di oggetti, ipotizzano che esso dipenda da una serie di
processi, quali:
2. Teorie che dipendono dal punto di vista suggeriscono spesso che il riconoscimento di
oggetti implichi rappresentazioni bidimensionali multiple immagazzinate nella memoria.
Pi importanti quando il compito richiede la distinzione sottile allinterno di una
categoria.
iv. NEUROPSICOLOGIA COGNITIVA
Agnosia visiva una condizione in cui i pazienti presentano una grave compromissione
della facolt di riconoscimento di oggetti, malgrado il fatto che le informazioni visive
raggiungono la corteccia. Inoltre, essi sono in grado di riconoscere gli oggetti usando
altre modalit sensoriali. E possibile distinguere due forme di agnosia visiva:
1. Agnosia appercettiva
I due test comunemente usati per valutare lagnosia appercettiva sono il test
dellimmagine di Gollin ed il compito delle lettere incomplete.
Nel primo, ai partecipanti viene presentata una serie di schizzi via via pi completi i
pazienti hanno bisogno di disegni pi completi rispetto ai soggetti normali.
Il secondo compito implica la presentazione delle lettere in forma frammentaria, ai
soggetti viene poi chiesto di riconoscerle la prestazione dei pazienti inferiore a
quella dei soggetti normali.
Warrington e Taylor hanno sostenuto che il problema fondamentale lincapacit di
ottenere la costanza delloggetto, che implica la capacit di identificare gli oggetti
indipendentemente dalle condizioni di visione. Ottennero evidenze ancora pi drastiche
quando presentarono contemporaneamente ai pazienti coppie di fotografie, e chiesero
loro di stabilire se le due fotografie rappresentavano lo stesso oggetto; i pazienti
trovavano difficile identificare un oggetto mostrato da una visuale insolita, quando cio
loggetto mostrato in una prospettiva che rende difficile la determinazione del suo
asse principale, o perch una caratteristica distintiva delloggetto nascosta alla vista.
2. Agnosia associativa
I pazienti incontrano difficolt nella denominazione degli oggetti, ma riescono
abbastanza bene ad associare oggetti che non sono in grado di denominare. Alcuni
pazienti, presentano il fenomeno della specificit di categoria, cio incontrano
particolari difficolt nel riconoscere alcune categorie di oggetti; ad esempio, JBR
incontrava difficolt nellidentificazione di immagini di esseri viventi ma esistono anche
pazienti la cui prestazione considerevolmente peggiore nel caso di disegni raffiguranti
oggetti. Le maggiori difficolt incontrate nel riconoscimento di esseri animati possono
essere spiegate ipotizzando che le immagini raffiguranti esseri viventi sono pi simili
luna allaltra.
Ma non si spiega perch alcuni pazienti presentino maggiori difficolt nel
riconoscimento di esseri inanimati. E possibile che differenti aree cerebrali contengano
almeno parte della conoscenza semantica usata nel riconoscimento di esseri viventi e di
oggetti inanimati.
HJA non era in grado di riconoscere quasi nessun oggetto ma riusciva a disegnare con
precisione alcuni oggetti che non era in grado di riconoscere. I suoi problemi percettivi
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Humprey e Riddock suppongono che il riconoscimento visivo degli oggetti implica una
serie di fasi: la codifica delle caratteristiche, laccesso alle descrizioni strutturali
delloggetto immagazzinato nella memoria, e laccesso alla conoscenza semantica sugli
oggetti. E possibile che, a causa della compromissione di una di queste fasi, si
incontrino difficolt nel riconoscimento visivo degli oggetti. Tale posizione pi
complessa ma pi realistica della semplice distinzione tra agnosia appercettiva e
agnosia associativa.
Lafasia ottica una condizione in cui i pazienti presentano problemi particolari nel
denominare oggetti presentati visivamente anche quando gli stessi oggetti possono
essere denominati quando vengono toccati con le mani. I pazienti hanno la capacit di
mimare luso adeguato di ossetti presentati visivamente e che non riescono a
denominare.
Nellafasia ottica la lesione del corpo calloso pi estesa che non nellagnosia visiva.
Lanomia specifica per categoria una condizione in cui vi una difficolt selettiva nella
denominazione di alcune categorie di oggetti.
SCIENZA COGNITIVA
Il fine simulare gli effetti delle lesioni cerebrali al sistema percettivo umano.
Prenderemo in esame due di tali modelli: il primo stato danneggiato in modo tale da
simulare gli effetti dellagnosia visiva; laltro stato danneggiato in modo tale da
simulare gli effetti di vari disturbi percettivi umani.
1. IL MODELLO DI FARAH E McCLELLAND
Hanno elaborato un modello computazionale basato su di una rete connessionista. Il modello
costituito da due sistemi di input periferico (visivo e verbale) collegati da un sistema
semantico; la denominazione degli oggetti implica un passaggio di informazioni dal sistema
visivo al sistema semantico e quindi al sistema verbale.
Il sistema semantico diviso in unit visive e funzionali, o unit semantiche. Il numero delle
prime tre volte superiore a quello delle seconde, ( supposto perch ai soggetti partecipanti
allo studio venne chiesto di classificare i relativi elementi descrittivi come visivi o funzionali;
tutti gli elementi vennero classificati come visivi in una percentuale tre volte superiore a
quella relativa agli elementi funzionali).
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Le unit visive possiedono informazioni sulle caratteristiche visive degli oggetti mentre le unit
funzionali possiedono informazioni semantiche sullutilizzo degli oggetti.
Successivamente Farah e McClelland simularono gli effetti dellagnosia associativa mediante
lesioni al sistema semantico, il che implicava la disattivazione di alcune unit semantiche. I
danni causavano conseguenze molto pi gravi nel riconoscimento di esseri viventi che nel
riconoscimento di oggetti inanimati.
Commento
I processi implicati nel riconoscimento di oggetti sono pi complessi di quanto suggerito dal
modello. Inoltre, non chiara lorganizzazione del sistema semantico in sottosistemi visivi e
funzionali. Secondo Damasio il recupero anomalo di parole indicanti persone era correlato ad
una lesione localizzata nel polo temporale sinistro; il recupero anomalo di parole indicanti
animali era correlato ad una lesione della regione infero-temporale, e quello di parole indicanti
oggetti ad una lesione della regione postero-laterale; certo che nel riconoscimento di
oggetti siano implicate anche numerose altre aree del cervello.
Un ulteriore problema sta nel fatto che secondo il modello, le unit visive e percettive del
sistema semantico sono collegate le une alle altre. Ne consegue che i pazienti con grve
compromissione della memoria visiva degli oggetti dovrebbero presentare anche una scarsa
memoria delle informazioni funzionali.
2. IL MODELLO DI HUMPHREYS ET AL. (1995)
Hanno elaborato un modello interattivocce include insiemi di unit di quattro tipi:
Si ipotizza che gli esseri viventi siano pi simili nellaspetto esteriore ad altri
membri della
stessa categoria rispetto a quanto accade agli oggetti inanimati.
Evidenze sperimentali
La similitudine tra esseri viventi causa una maggiore attivazione di rappresentazioni strutturali
e del nome non pertinenti, il che impedisce la denominazione degli esseri viventi e rallenta la
relativa velocit di risposta. Di contro, aumenta lattivazione delletichetta di categoria
adeguata, e quindi rende pi rapida la classificazione.
I soggetti con agnosia associativa presentano maggiori difficolt nellidentificazione degli esseri
viventi. Quando il modello venne danneggiato in vari punti, la sua capacit di denominare gli
oggetti, e specialmente gli esseri viventi, risult ridotta.
Commento
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Il modello costituisce uno sviluppo del modello di Farah e McClelland, elaborato solo per
simulare la prestazione dei pazienti affetti da disturbi della vista.
Ellis e Humprheys sostengono che gli effetti possono essere chiariti se la lesione non globale
ma pi selettiva, e riguarda le unit immagazzinate nella memoria ed i collegamenti per le
rappresentazioni di oggetti inanimati piuttosto che gli esseri viventi.
3. TEORIA GENERALE DELLA VISIONE AD ALTRO LIVELLO
Elaborazione visiva che implica luso di informazioni immagazzinate in precedenza nella
memoria. Per elaborare la teoria stato costruito un modello di simulazione al computer. Il
punto di partenza sono informazioni simili a quelle dellabbozzo 2.5-D di Marr come margini,
profondit e orientamento, che vengono trasmesse al buffer visivo. La quantit di informazioni
disponibili nel buffer visivo maggiore di quella che pu essere trasmessa alle fasi successive
dellelaborazione visiva e quindi, necessaria una finestra attenzionale.
La codifica delle informazioni relative agli oggetti (che cosa) e quella delle informazioni spaziali
(dove) avvengono in sottosistemi diversi.
Il sottosistema della memoria associativa responsabile dellintegrazione delle informazioni
spaziali e relative alloggetto fornite dai due sottoinsiemi. Queste informazioni vengono poi
confrontate con le opportune informazioni immagazzinate nella memoria al fine di ottenere il
riconoscimento di oggetti. La ricerca dallalto verso il basso (top-down).
Simulazione al computer
Nel buffer visivo vennero poste alcune serie di stimoli bi-dimensionali che rappresentano un
volto o una volpe e, serie di stimoli vennero trasmesse agli altri sottosistemi. Al programma di
simulazione vennero poi assegnati compiti diversi:
Cos?
Chi ? (per i volti)
Sono uguali?
Che cosa c qui?
Il risultato fu che molti problemi percettivi possono essere causati da svariati tipi di lesione per
la natura strettamente interconnessa del sistema di elaborazione visiva. Ad esempio, una
lesione al sistema relativo alle propriet degli oggetti indica lesistenza di un output impoverito
da quel sottosistema della memoria associativa, la quale non in grado di funzionare in modo
efficace, anche se integro.
Ne un esempio lagnosia visiva evidenziata da una scarsa prestazione nellesecuzione del
primo compito e da una corretta esecuzione del terzo. Questo particolare deficit pu essere
causato da ben 34 tipi diversi di lesione. Un altro esempio la prosopagnosia definita dalla
capacit di identificare un volto come tale ma incapacit di distinguerlo in modo corretto. Si
verificava con 16 diversi tipi di lesione.
Presero in esame anche la simultanagnosia in cui si in grado di percepire solo un oggetto alla
volta; la condizione si verifica solo a causa di una lesione parziale alla parte del sottosistema
relativo alle propriet spaziali.
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Commento
Daltro canto, la teoria presenta un grado eccessivo di generalizzazione; molto pi chiaro
cosa faccia ciascun sottosistema che non come lo faccia.
RICONOSCIMENTO DI VOLTI
I pazienti prosopagnosici sono incapaci di riconoscere volti familiari, e addirittura a
volte non riescono a riconoscere il proprio volto allo specchio. Questa incapacit si
verifica nonostante il fatto che i pazienti siano in grado di riconoscere le persone
familiari dalle loro voci e dai nomi.
1.
2.
2.
2.
2.
3.
4.
5.
In primo luogo, alcune evidenze non sono congruenti con lipotesi che laccesso ai nomi
abbia luogo solo attraverso pertinenti informazioni autobiografiche immagazzinate nei
nodi di identit della persona.
In secondo luogo, importante il fatto che alcuni pazienti siano in grado di riconoscere
i volti familiari meglio di quelli non familiari, mentre altri mostrano un profilo del tutto
opposto.
INFORMAZIONI DI CONFIGURAZIONE
Quando riconosciamo un volto utilizziamo due tipi fondamentali di informazioni:
1. Relative alle caratteristiche di quella persona (es. colore occhi)
2. Sulla configurazione o disposizione complessiva delle sue caratteristiche.
Molte ipotesi teoriche sul riconoscimento di volti si basano sullo studio delle
caratteristiche.
Young, Hellawell e Hay hanno dimostrato che necessario considerare anche la
configurazione delle caratteristiche del volto. Costruirono dei volti unendo a caso le
parti superiori e quelle inferiori di volti differenti. La precisione di risposta aumentava
considerevolmente quando le due met non collimavano.
Searcy e Bartlett hanno ottenuto evidenze convincenti a sostegno dellipotesi che
lelaborazione dei volti non si basa solo sulla configurazione, operando in due modi:
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PROSOPAGNOSIA
Lipotesi che lelaborazione di volti implichi alcuni meccanismi specifici sarebbe
convalidata se fosse possibile dimostrare una doppia dissociazione, lesistenza cio di
pazienti che presentano una normale capacit di riconoscimento di volti, ma agnosia
visiva per gli oggetti.
Kanwisher, McDermott e Chun hanno ottenuto risultati convincenti utilizzando la fMRI
per valutare lattivit cerebrale in risposta a volti, volti costruiti alla rinfusa, case, e
mani. Essi scoprirono lesistenza di unattivazione volto-specifica in alcune aree.
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Ad uno dei due stimoli poi consentito di passare attraverso un filtro, mentre laltro
stimolo rimane nel registro per essere elaborato successivamente.
Il filtro necessario per prevenire il sovraccarico del meccanismo a capacit limitata.
Tutto ci presuppone, in modo inesatto, che il messaggio trascurato sia scartato
sempre in una fase precoce di elaborazione.(MODELLO PERIFERICO)
Si tratta di un sistema di attenzione selettiva alquanto rigido, che non in grado di
spiegare la grande variabilit nellanalisi del messaggio trascurato.
Allport e Reynolds scoprirono che il grado di somiglianza tra i due messaggi rivestiva un
ruolo fondamentale nella memorizzazione del messaggio non soggetto a pedinamento il
quale veniva elaborato anche se i soggetti non avevano alcuna consapevolezza del suo
significato. Infatti quando veniva ripresentata una parola precedentemente associata ad
uno shock elettrico, si verificava una reazione fisiologica cutanea.
Teorie alternative
Anne Treisman scopr che i soggetti a volte ripetevano una parola che era stata
presentata su un canale trascurato. Tale fenomeno noto come breakthrough
(=affioramento) e si verifica quando la parola decisamente plausibile nel contesto del
messaggio presentato sul canale oggetto a pedinamento.
La Treisman ha sostenuto che la localizzazione del collo di bottiglia sia pi flessibile.
(MODELLO DELLATTENUAZIONE)
Se il soggetto formula delle aspettative in relazione al materiale in ingrasso, il livello
soglia per lelaborazione di tutti gli stimoli congruenti con tali aspettative risulta
abbassato. Di conseguenza, gli stimoli elaborati parzialmente sul canale trascurato
superano a volte la soglia della consapevolezza.
Deutsch e Deutsch hanno sostenuto che tutti gli stimoli vengano analizzati
completamente, ma un solo stimolo determina la risposta sulla base della sua
importanza e rilevanza nella situazione in atto teoria della selezione tardiva. (FILTRO
CENTRALE)
Teoria di Johnston e Heinz
(TEORIA MULTIMODALE APPUNTI)
Riassunto
La spiegazione pi plausibile dellattenzione focalizzata uditiva pu essere identificata
nelle ipotesi della Treisman che suggeriscono unelaborazione attenuata o ridotta delle
informazioni al di fuori dellattenzione selettiva. Il livello di tale elaborazione
probabilmente flessibile, ed in parte determinato dalle richieste del compito.
Le teorie pi convincenti su neglect sono quelle che propongono una forma di deficit
attenzionale.
2. Estinzione un fenomeno che si riscontra di frequente nei pazienti affetti da neglect i
quali sono in grado di percepire normalmente stimoli singoli, maquando vengono
presentati contemporaneamente due stimoli, quello pi distante nello spazio
controlaterale alla lesione tende ad essere trascurato. Con alcuni pazienti, solo se gli
oggetti sono uguali.
3. Sindrome di Balint associata a lesioni di entrambi gli emisferi che interessano il
lobo parietale posteriore o la giunzione occipito-parietale. E da svariati problemi
attenzionali, che includono fissit dello sguardo, evidenti difficolt nel direzionare la
mano sotto guida visiva e
4. Simultanagnosia impossibilit di prestare attenzione a pi di un oggetto alla volta.
(Es. sigaretta vista e accendino no).
Riflettore o obiettivo zoom?
Lattenzione focalizzata visiva simile alla luce di un riflettore: ogni cosa allinterno di
unarea relativamente piccola del campo visivo pu essere vista in modo chiaro.
E possibile indirizzare altrove lattenzione spostando il riflettore e lipotesi pi semplice
che il riflettore si muova a velocit costante. (RIFLETTORE)
Teoria pi complessa che larea dellattenzione focalizzata visiva pu essere
aumentata o ridotta in base alle richieste del compito. (ZOOM)
Poster ha preferito il concetto di riflettore e ha sostenuto che potrebbe esistere un
Attenzione nascosta, in cui il riflettore attenzionale si pu spostare in un diverso punto
dello spazio in assenza di movimenti oculari. Nei sui studi, i soggetti dovevano
rispondere quando individuavano l0accendersi di una luce; poco prima veniva loro
presentato un indizio. I risultati indicano che gli indizi validi inducevano una velocit di
risposta maggiore. Ipotizz dunque lesistenza di due sistemi diversi : Endogeno,
controllato dalle intenzioni ed Esogeno, che sposta automaticamente lattenzione.
Prove convincenti a sostegno del modello di zoom sono state ottenute da LaBerge. Nel
suo studio venivano usate parole di cinque lettere; occasionalmente, invece della
parola, o immediatamente dopo di essa, veniva presentato uno stimolo sonda che
richiedeva una risposta rapida, la quale era pi veloce quando lo stimolo cadeva nella
parte centrale del fuoco attenzionale. Con questo presupposto esso pu essere molto
stretto (lettera) o molto ampio (parola) a seconda delle richieste del compito.
In entrambe si suppone che lattenzione visiva sia diretta verso una determinata
regione del campo visivo. Tuttavia, spesso lattenzione visiva diretta verso
determinati oggetti piuttosto che verso una regione specifica.
Stimoli visivi trascurati
I risultati ottenuti in ambito neurofisiologico suggeriscono che gli stimoli visivi trascurati
sono sottoposti ad unelaborazione alquanto scarsa. Tuttavia, quando si utilizzano
misurazioni pi sensibili, emergono prove convincenti a sostegno dellipotesi che tanto i
soggetti normali quanto i pazienti affetti da neglect elaborino il significato degli stimoli
trascurati.
Ricerca visiva
Ipotesi teoriche:
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I processi controllati hanno capacit limitata, richiedono attenzione e possono essere usati
in modo flessibile indifferenti circostanze
I processi automatici non hanno una capacit limitata, non richiedono attenzione e sono
molto difficili da modificare una volta appresi.
Il problema pi rilevante con i processi automatici la loro mancanza di flessibilit, che
pu compromettere la prestazione quando si verifica un cambiamento delle circostanze
che definiscono una data situazione.
La teoria di Norman e Shallice
Hanno proposto una distinzione tra processi completamente automatici e processi
parzialmente automatici, identificando tre livelli diversi di funzionamento:
Ogni volta che uno stimolo viene percepito ed elaborato vengono immagazzinate tracce
mestiche specifiche.
La pratica con lo stesso stimolo conduce allimmagazzinamento di un numero sempre
maggiore di informazioni in merito ad esso ed alle modalit del suo uso.
Laumento della conoscenza di base con la pratica consente un rapido recupero delle
informazioni pertinenti non appena si presenti lo stimolo appropriato.
Automaticit significa recupero delle informazioni in memoria: la prestazione automatica
quandi si basa sul recupero immediato e diretto di soluzioni pregresse contenute in
memoria.
In assenza di pratica, il compito di risponder adeguatamente ad uno stimolo richiede sforzo
cognitivo ed applicazione di regole.
Non esiste consapevolezza conscia dei processi automatici, perch tra la presentazione
di uno stimolo ed il recupero della risposta appropriata non ha luogo alcun processo
significativo. Ci che cambia con la pratica solo la conoscenza di base.
Logan : La prestazione automatica dipende sia della codifica che dale recupero:
pertanto la prova che un dato aspetto di uno stimolo importante nella prestazione
automatica suggerisce che quello stesso aspetto era stato codificato.
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con la realt perch la loro struttura mantiene la somiglianza con la struttura del
mondo; tale somiglianza strutturale spesso definita come analogica. Viceversa, le
rappresentazioni linguistiche non hanno propriet analogiche perch la relazione tra un
segno linguistico e loggetto cui esso si riferisce arbitraria.
Differenza tra rappresentazioni esterne
La rappresentazione linguistica costituita dalla composizione di simboli discreti. In una
rappresentazione pittorica, al contrario, non possibile individuare unit ultime. In
secondo luogo, una rappresentazione linguistica contiene simboli espliciti che stanno al
posto delle cose cui si riferiscono. In un disegno, al contrario, non vi sono simboli
distinti per le cose rappresentate. In terzo luogo, nelle rappresentazioni linguistiche i
simboli sono organizzati sulla base di uno specifico insieme di regole. Le immagini non
sembrano avere una struttura basata su regole grammaticali. Linformazione contenuta
in una rappresentazione linguistica astratta, nel senso che pu essere stata raccolta
attraverso qualsiasi canale percettivo e non ha relazione diretta con una specifica
modalit sensoriale. Al contrario limmagine una rappresentazione pi concreta
perch anche se le informazioni che essa rappresenta possono derivare da una grande
variet di fonti sensoriali, esse sono strettamente associate alla modalit visiva.
Rappresentazioni interne o mentali
La distinzione tra rappresentazioni pittoriche e rappresentazioni linguistiche ha la sua
controparte nelle due classi di rappresentazioni mentali, cio nella distinzione tra
rappresentazioni analogiche e rappresentazioni preposizionali. Le rappresentazioni
preposizionali sono rappresentazioni simili al linguaggio, che colgono il contenuto
ideativo della mente, in modo del tutto indipendente dalla modalit sensoriale
attraverso la quale le informazioni sono state raccolte in origine. Le rappresentazioni
analogiche invece tendono ad essere immagini che possono essere, ad esempio, visive,
uditive o cinetiche.
Le rappresentazioni preposizionali sono discrete, esplicite, sono combinate secondo
determinate regole e sono astratte nel senso che possono rappresentare informazioni
provenienti da qualsiasi modalit sensoriale. Le rappresentazioni analogiche sono nondiscrete, rappresentano le cose in modo implicito, hanno regole di combinazione poco
rigide e sono concrete, nel senso che sono legate ad una specifica modalit sensoriale.
questi predicati. Gli argomenti che il predicato sopra collega sono entit concettuali, il
Libro ed il Tavolo. Lintera forma chiamata una proposizione. Vi sono anche i predicati
di secondo ordine che assumono come argomenti non oggetti, ma proposizioni, gli
psicologi cognitivisti hanno utilizzato queste notazioni per esprimere le rappresentazioni
mentali di tipo preposizionale. In termini pratici sono molto utili per costruire modelli
computazionali.
Rappresentazioni preposizionale: oggetti e relazioni
Quando si combinano oggetti e relazioni, formulando anche altre assunzioni, si inizia a
caratterizzare le strutture schematiche per caratterizzare gli eventi. Queste definizioni
preposizionali aiutano a definire categorie di oggetti e giocano un ruolo fondamentale
nella nostra capacit di classificare gli oggetti ed organizzare la nostra conoscenza
concettuale. Il processo di cmpernsione delle frasi viene spiegato ipotizzando che i
soggetti, dopo aver ascoltato la frase, ne elaborino una rappresentazione mentale.
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Evidenze empiriche
1.
Image Tracing _ Data lipotesi che il medium spaziale ha una granularit, le due
differenti immagini delle coppie di animali dovrebbero risultare in differenze nelle propriet
visibili del coniglio. Nella coppia coniglio-elefante molte delle propriet del coniglio dovrebbero
essere difficili da vedere, mentre nella coppia coniglio-mosca la maggior parte delle sue
caratteristiche dovrebbero essere facili da vedere. I soggetti hanno bisogno di pi tempo per
vedere parti del coniglio nella coppia coniglio-elefante rispetto alla coppia coniglio-mosca. (come
stessero zoomando per vedere le parti delle immagini soggettivamente pi piccole).
2.
Kosslyn ha preso in esame lidea dellestensione spazialmente limitata del medium.
Assumiamo che il nostro campo visivo ricopra un arco visuale di circa 100, di fronte a noi. Se
guardiamo qualche cosa in questo campo visivo, allora ad una data distanza loggetto occuper
una porzione di questo arco. Se ci avviciniamo alloggetto ed esso di dimensioni grandi
probabilmente esso riempir completamente il nostro arco visivo e potrebbe anche uscirne fuori.
Vale a dire potrebbe uscire dal nostro campo visivo. Kosslyn sostanzialmente utilizza la stessa
idea per misurare i limiti nellestensione del medium spaziale. Si pu perci ipotizzare che un
oggetto di una certa dimensione strabordi dal medium.
Neuropsicologia delle immagini mentali
La teoria di Kosslyn sostiene lesistenza di un processo che genera immagini dalle
rappresentazioni della memoria a lungo termine; pertanto, in presenza di un deficit in
tale processo, il soggetto non dovrebbe essere capace di descrivere laspetto di un
oggetto traendolo dalla memoria, n di disegnarlo. Tradizionalmente, la capacit
immaginativa stata considerata una funzione localizzata nellemisfero destro. Farah
ha messo in discussione tale ipotesi, sostenendo che almeno una componente sia una
funzione dellemisfero sinistro. Kosslyn ha mostrato che lemisfero sinistro disconnesso
pu eseguire un compito che richiede la generazione di immagini, mentre lemisfero
destro non pu. Sembra probabile che entrambi gli emisferi contribuiscano alla
generazione di immagini, ma in modo diverso. Kosslyn ha utilizzato le tecniche PET per
analizzare la localizzazione dei processi immaginativi nel cervello. Essi scoprirono che,
quando ai soggetti veniva chiesto di chiudere gli occhi e valutare le immagini mentali di
lettere maiuscole piccole o grandi, le immagini mentali piccole generavano maggiore
attivit della parte posteriore della corteccia visiva mentre le immagini mentali di grandi
dimensioni generavano maggiore attivazione delle parti anteriori della corteccia visiva.
Rappresentazioni distribuite e connessionismo
Alcuni ricercatori di sono posti il problema se , lapproccio simbolico sia alla fine il modo
migliore per comprendere lattivit cognitiva umana. Le teorie simboliche diventano ben
presto estremamente complicate. Lapproccio simbolico tende ad evitare la domanda di
come i processi cognitivi vengano realizzati nel cervello. In risposta, negli anni 80
riemerso un movimento: lapproccio connessionista. Si dice che gli schemi
connessionisti rappresentino le informazioni in modo sub-simbolico, in rappresentazioni
distribuite che hanno la potenzialit di rappresentare comportamenti complessi senza
dover usare un ampio insieme di regole preposizionali esplicite.
Una rappresentazione distribuita non contiene simboli che rappresentano in modo
esplicito la rosa, ma piuttosto conserva la forza delle connessioni tra le unit che
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Le categorie non hanno confini netti. Alcune categorie sono alquanto indistinte, in
quanto i loro confini non sono netti e ben definiti, al punto che alcuni membri possono
essere considerati come facenti parte della categoria stessa oppure no.
In virt del principio delleconomia cognitiva, chiaro che le persone devono poter
disporre di uno schema efficiente per organizzare le gerarchie di concetti. Nellambito
della psicologia, gran parte delle evidenze specifiche sul livello di base e sui tre livelli di
generalizzazione sono state raccolte da Elanor Rosch e dai suoi collaboratori. Essi
rilevarono che, al livello pi elevato di astrazione, il livello superordinato, le persone
dispongono di definizioni generiche per categorie generiche, come ad esempio mobilia.
Al livello pi basso, il livello subordinato, vi sono tipi specifici di oggetti. Tra questi due
estremi si trova il livello di base. Spesso parliamo delle categorie generali e di concetti
specifici, ma in genere abbiamo a che fare con gli oggetti al livello di base, intermedio;
scoprirono che per le categorie superordinate venivano indicati pochissimi attributi,
mentre per gli altri due livelli il loro numero cresceva considerevolmente. Il livello di
base quello nel quale gli adulti denominano gli oggetti in modo spontaneo ed anche
quello che in genere viene acquisito per primo dai bambini. Inoltre, il livello di base il
livello pi generale al quale le persone usano movimenti motori simili per interagire con
i membri della categoria. E importante notare che i concetti del livello di base non
corrispondono sempre a termini intermedi. Nelle categorie non biologiche il termine
intermedio tende a corrispondere al livello di base, mentre nelle categorie biologiche
il termine superordinato che tende a corrispondere al livello di base.
Murphy e Ross sottolinearono che le persone non classificano le cose per amore di
categorizzazione, ma per fare previsioni in merito ad esse. Ad esempio, avendo stabilito
che un determinato oggetto un cane, possibile prevedere che esso morda.
Barsalou ha sottolineato che il modo in cui le persone rappresentano un concetto varia
in funzione del contesto in cui esso appare. Cos, ad esempio, quando le persone
leggono rana isolata dal contesto, lattributo mangiata dagli esseri umani rimane in
genere inattivo nella memoria. Tuttavia, mangiata dagli esseri umani diventa attivo
quando si legge qualcosa a proposito delle rane in un ristorante francese. Ci che
Barsalou definisce informazione dipendente dal contesto. Ad esempio, nella categoria
uccello gli Americani classificano, in ordine decrescente di tipicit, pettirosso, piccione,
pappagallo e struzzo. Linstabilit evidente nella riorganizzazione di tale
classificazione di funzione della popolazione: lindividuo o il contesto. Ad esempio,
anche se gli americani considerano il pettirosso pi tipico di un cigno, considerano il
cigno pi tipico di un pettirosso quando viene loro chiesto di rispondere in base al punto
di vista di un Cinese.
Lapproccio degli attributi definitori
Questo approccio, elaborato da Gottlob Frege sostiene che un concetto pu essere
caratterizzato da un insieme di attributi definitori. Frege ha chiamato la distinzione tra
intensione ed estensione di un concetto. Lintensione di un concetto linsieme degli
attributi che definiscono cosa necessario per essere membro del concetto e
lestensione linsieme di entit che sono membri del concetto. Questa teoria prevede
che i concetti debbano dividere gli oggetti individuali del mondo in classi distinte e che i
confini tra le categorie debbano essere ben definiti e rigidi. Ugualmente, la teoria
prevede che le gerarchie concettuali debbano includersi a vicenda in modo chiaro.
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facile che le persone dicano unelisse quasi un cerchio che non un cerchio quasi
unellisse.
Tre critiche importanti:
Non tutti i concetti possiedono caratteristiche prototipiche (come scienza, crimine,
opera darte, regola, credenza)
Il fatto che le persone siano in grado di indovinare il significato di nuovi termini con un
ragionevole margine di sicurezza anche sulla base di una sola esposizione ad un esempio
unabilit importante che la teoria dei prototipi non spiega. I lavori sulle categorie si basano
su queste idee
Infine, la teoria dei prototipi non in grado di spiegare perch alcune categorie siano
naturali e coerenti: che cosa ci spinga a raggruppare alcuni oggetti in una categoria
piuttosto che in unaltra.
Teorie sulla categorizzazione basate su esemplari
Esiste unaltro approccio che suggerisce che gli effetti di prototipicit siano dovuti
alluso di specifici esempi; le persone utilizzano semplicemente specifici membri o
esemplari della categoria che vengono loro alla mente in una determinata situazione.
Pertanto, invece di avere un prototipo per la categoria uccello si immagazzinano solo gli
esempi di uccello incontrati nel corso della propria vita passata. Un pettirosso un
esemplare pi tipico della categoria uccello rispetto ad un pinguino, perch nella nostra
memoria immagazzinato un numero di esempi di pettirossi decisamente maggiore di
quello degli esempi di pinguini. Eppure, la teoria degli esemplari non offre una buona
spiegazione di come si origini tale conoscenza astratta.
Teorie dei concetti basate sulla spiegazione
Murphy e Medin hanno sostenuto che non la somiglianza tra i membri dei concetti a
determinare la distinzione concettuale, ma una determinata teoria. Sostengono che,
anche se la somiglianza un fattore importante, non sufficiente a determinare quali
concetti saranno coerenti o significativi. Tali questioni hanno permeato una recente
teoria dei concetti che stata definita teoria basata sulla conoscenza o basata sulle
spiegazioni. I concetti contengono anche conoscenze causali ed altre conoscenze di
fondo, che possono essere rappresentate tramite schemi. Hanno mostrato come la
conoscenza concettuale sembri guidare luso della somiglianza di famiglia nei compiti di
classificazione. Le somiglianze di famiglia tra attributi correlati sono effettivamente
usate nella categorizzazione: ma solo quando c qualche conoscenza di base, o una
teoria, che connetta tali attributi.
Combinazione concettuale
E tuttavia possibile creare nuovi concetti combinando in modo nuovo concetti che gi
esistono. In questo modo possiamo costruire concetti quali pesciolino domestico, pistola
finta e maglietta- a strisce-blu. Queste combinazioni concettuali o concetti complessi
possono assumere forme diverse: ad esempio la combinazione tra nome e aggettivo o
la combinazione nome, aggettivo e avverbio, oppure la combinazione tra nome e verbo.
Murphy e Medin sostengono che la combinazione concettuale un altro caso in cui le
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conoscenze di base e le teoria sui concetti svolgono un ruolo importante. Essi fanno
notare come una corrente oceanica non sia contemporaneamente un oceano e una
corrente. Quando le persone interpretano comporti nuovi, attribuendogli significati, essi
utilizzano gli attributi diagnostici piuttosto che attributi non diagnostici; essi applicano
tali attributi in modo plausibile ed il significato prodotto sempre informativo.
Concetti e somiglianza
Il modello sostiene che la somiglianza di due concetti s basa su qualche funzione degli
attributi condivisi dai concetti meno gli attributi distintivi di ciascuno di essi.
Tversky sottolinea che nelle affermazioni di somiglianza vi un soggetto ed un
referente: diciamo che a (soggetto) come b (referente). Inoltre, la scelta del
referente e del soggetto determinata in parte da quale sia il concetto pi importante o
pi saliente; tipicamente. Il concetto pi rilevante quello del referente. Diciamo ad
esempio che la Corea del Nord simile alla Cina, quando la Cina il concetto pi
rilevante. Quando invertiamo i ruoli del concetto, varia anche la somiglianza dei due
concetti: la Cina simile alla Corea del Nord. In breve, le affermazioni di somiglianza
sono asimmetriche. Questa ricerca stata usata per dimostrare che i giudizi di
somiglianza dipendono dalla sovrapponibilit delle strutture relazionali dei due concetti
confrontati.
Dopo la costruzione di tutti i nodi ed i legami della rete, ha luogo una serie di cicli
durante i quali si trasmette attivazione tra tutti i nodi della rete. In questo modo
lattivazione di un nodo interagir con lattivazione di tutti gli altri nodi. In genere, la
rete raggiunge uno stato in cui i livelli di attivazione dei nodi sono piuttosto stabili.
Questo modello d rete pu essere usato per dimostrare svariate propriet dei sistemi
concettuali umani.
Valutazione delle teorie di categorizzazione
La reale natura della categorizzazione probabilmente una mistura di diversi aspetti di
tutte queste quattro teorie. La teoria degli attributi definitori presenta in realt troppi
problemi per poter essere considerata unalternativa valida. La teoria dei prototipi e
quella degli esemplari riescono a rendere conto molto meglio degli effetti di tipicit,
delle gerarchie concettuali, e dellinduzione basata su categorie. Attualmente, tra le due
teorie, la bilancia pende a favore della teoria degli esemplari, in quanto lipotesi che le
persone operino in base ad esempi sembra fornire una maggiore flessibilit rispetto
allidea dellesistenza di prototipi centrali. Tuttavia, la teoria degli esemplari non di
per s sufficiente a spiegare tutti gli effetti conosciuti.
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e.
f.
(Nella percezione del cubo langolo contrassegnato con la figura Y appare a volte sul
lato anteriore della figura, altre volte retrocede e diventa angolo di fondo) Nei termini
della Gestalt, la figura ristrutturata per essere percepita in un modo o nellaltro. In
modo simile, gli psicologi della Gestalt sostenevano che si pu avere un insight
(intuizione) sulla struttura di un problema, che consente di ristrutturarlo e di
risolverlo. La teoria della Gestalt pu essere riassunta nei seguenti punti:
Il comportamento di problem-solving sia produttivo che riproduttivo.
Il problem-solving riproduttivo implica il riutilizzo delle esperienze pregresse
Il problem-solving produttivo caratterizzato dalla presenza di insight sulla struttura del
problema e dalla ristrutturazione produttiva del problema stesso.
Il momento dellinsight si verifica spesso allimprovviso.
(Il problema delle due corde)
(Il problema della candela e il problema dei nove punti) I soggetti erano fissati sulla
funzione normale della scatola, quella cio di contenere le puntine, e non riuscivano a
riconcettualizzarla in un modo che permettesse loro di risolvere il problema. La capacit
di problem- solvine era cio ostacolata da un comportamento di tipo riproduttivo.
Anche lincapacit dei soggetti di arrivare alla soluzione del pendolo nel problema delle
due corde pu essere considerata un caso di fissit funzionale, perch i soggetti non
riuscivano a riconcettualizzare le pinze come un possibile peso per un pendolo.
La maggior parte delle persone non riesce a risolvere il problema perch assume che le
linee non possano uscire dal quadrato delineato dai nove punti. Alcune ricerche
successive hanno mostrato che quella spiegazione non esaustiva.
(Il problema dei vasi dacqua) Tale fenomeno definito einstellung o set verso un
problema. Un gruppo sperimentale in cui si induceva una serie di problemi che
potevano essere tutti risolti usando la stessa strategia, ed un gruppo di controllo, a cui
veniva presentata unaltra serie di problemi da risolvere utilizzando metodi diversi. Alla
fine, ad entrambi i gruppi veniva proposto uno stesso problema. Il gruppo di controllo
tendeva ad usare il metodo pi semplice; al contrario, il gruppo sperimentale non
sembrava in grado di vedere la soluzione pi semplice fino a quando questa non
veniva loro espressamente indicata; si era fissato sul metodo pi complesso.
Gli psicologi della Gestlat hanno mosso una serie di critiche alle prospettive
associazioniste. Il processo di soluzione di un problema (problem-solving) era qualcosa
di pi della semplice riproduzione di risposte apprese, e che implicava i processi
produttivi di insight e di ristrutturazione. Il problem-solving che si basa esclusivamente
su esperienze pregresse pu portare allinsuccesso.
La teoria dello spazio problemico di Newell e Simon
Nella seconda met degli anni 50, questi due autori hanno prodotto il primo modello
computazionale di fenomeni psicologici. La loro teoria del problem-solving basata sul
concetto di spazio del problema: E abbastanza naturale pensare al problema come un
qualcosa che pu essere risolto attraverso lesplorazione di percorsi diversi che portano
alla soluzione (labirinto); le strategie utilizzate forniscono un metodo sistematico di
ricerca e sono di aiuto nella scelta di uno solo tra tanti percorsi alternativi possibili. I
due autori hanno suggerito che la struttura oggettiva di un problema possa essere
descritta come un insieme di stati, cominciando da uno stato iniziale seguito da svariati
stati intermedi per arrivare ad uno stato finale. E possibile eseguire delle azioni o
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fini. Il problema della prima che essa pu, talvolta, condurre a vicoli ciechi. Pertanto,
qualsiasi manipolazione in grado di aumentare la probabilit di un cambiamento di
strategia induce una prestazione migliore nella soluzione del problema.
(mosse) usate per arrivare alla soluzione. Il problema viene risolto in una sola fase
anzich in una successione di fasi, riducendo considerevolmente il tempo necessario a
risolvere il problema.
(Proceduralizzazione) Anderson ha suggerito un altro meccanismo, chiamato
compilazione della conoscenza. Anderson spiega gran parte dellacquisizione di abilit in
termini di compilazione della conoscenza, il passaggio dalluso della conoscenza
dichiarativa alluso della conoscenza procedurale. La compilazione della conoscenza ha
due sotto-processi: la proceduralizzazione e la composizione. La prima il processo che
trasforma la conoscenza dichiarativa in conoscenza di produzioni, I solutori di problemi
tentano inizialmente di risolvere un problema. Basandosi su di un libro di testo. Il nonesperto generer conoscenza dichiarativa acquisita per istruzione. Una particolare
conoscenza dichiarativa si presenter pi volte nel dominio di un dato sotto-obiettivo.
Quando ci accade, ne deriva la creazione di una nuova regola di produzione che ha la
conoscenza dichiarativa come condizione e lazione che ne consegue come sua azione.
Per dirla semplicemente, la teoria dellapprendimento di Anderson si basa sullaccumulo
e la regolazione di piccole unit di conoscenza. Lambiente svolge un ruolo
fondamentale nel processo di apprendimento, in quanto stabilisce le configurazioni
semplici che promuovono lapprendimento dei chiunk e guidano la formazione di regole
di produzione.
Infine apprendiamo anche dai nostri errori.
RAGIONAMENTO E DEDUZIONE
Le leggi della logica sono le leggi del pensiero. Questo concetto di base stato usato
nella psicologia del ragionamento, che si occupa sia del ragionamento deduttivo che di
quello induttivo. Quando le persone conducono un ragionamento deduttivo, stabiliscono
quale conclusione scaturisce necessariamente se si ipotizza che determinate
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La teoria probabilistica
Le persone effettuano delle scelte che riducono lincertezza della loro situazione e fanno
aumentare al massimo le informazioni acquisite sul mondo. (le persone scelgono quelle
carte che sono potenzialmente pi informative; scelgono le carte che hanno maggior
probabilit di veicolare pi informazioni). Questo calcolo delle probabilit, associato ad
unulteriore ipotesi conduce alla proposta che le scelte migliori, in ordine di guadagno di
informazione, siano nellordine P, Q, non-Q e non-P. Questa teoria stata applicata
soprattutto allanalisi delle varie versioni del compito di selezione.
C sempre la preoccupazione che la teoria venga modellata ad hoc sui dati, e non
abbia un reale valore predittivo.
Valutazione primaria, in cui una situazione ambientale vista come positiva, stressante o
irrilevante
Valutazione secondaria, in cui si tiene conto delle risorse cui lindividuo pu fare appello per
far fronte alla situazione
Rivalutazione, in cui vengono monitorate la situazione stimolo e le strategie per
fronteggiarla, modificando se necessario le valutazioni primaria e secondaria
Per valutare la negazione, veniva poi fornita una smentita. Veniva anche studiata
lintellettualizzazione inducendo una considerazione del problema dal punto di vista di
un antropologo che osservava strani costumi primitivi nel film sullincisione del pene e
nel film sul lavoro suggerendo allo spettatore di considerare la situazione in modo
obiettivo. Il risultato fu che sia la negazione che lintellettualizzazione producevano una
riduzione considerevole dello stress valutato dalle misure psicofisiologiche. Pertanto, la
manipolazione della valutazione cognitiva individuale nel confronti di un evento
stressante pu avere un effetto significativo sulle reazioni psicologiche allo stress.
Lazarus ha sostenuto che la valutazione cognitiva precede sempre una reazione
affettiva, ma che tale valutazione pu non avere luogo a livello inconscio; inoltre non
tiene nella debita considerazione il contesto sociale in cui in genere si provano le
emozioni.
(Le teorie dei livelli multipli) LeDoux si concentrato esclusivamente sullansia. Egli ha
enfatizzato il ruolo svolto dallamigdala, che considera il computer emotivo del
cervello in quanto in grado di spiegare il significato emotivo degli stimoli. Sostiene
che nellansia esistono due diversi circuiti emotivi:
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Sistema schematico: gli eventi reali desunti dal sistema preposizionale si combinano
con le informazioni relative agli obiettivi individuali, in modo tale da produrre un modello
interno della situazione. Ci causer una reazione emotiva se viene ostacolato il
raggiungimento di tali obiettivi.
Sistema associativo: una rappresentazione associativa tale che, qualora si trovasse
successivamente in presenza di tale evento, le relative emozioni verrebbero elicitate in modo
automatico.
Tale approccio ha una certa importanza in relazione alla disputa Zajonc-Lazarus. Le
emozioni possono avere luogo in base a due modalit diverse; innanzitutto, si possono
verificare come risultato dellelaborazione cognitiva complessiva quando implicato il
sistema schematico. In secondo luogo, esse si verificano in modo automatico e senza
linteressamento dellelaborazione conscia quando implicato il sistema associativo.
diventerebbero attivi solo quando il soggetto si trova in uno stato dumore ansioso o
depresso.
Il punto di partenza della teoria di Williams la distinzione tra priming ed elaborazione.
Il priming un processo automatico in cui una parola stimolo induce lattivazione delle
sue varie componenti nella memoria a lungo termine, mentre lelaborazione un
processo strategico successivo che implica lattivazione di concetti collegati. I soggetti
depressi dovrebbero mostrare una memoria esplicita che tende a favorire il recupero di
materiale minaccioso, al contrario dei soggetti ansiosi che dovrebbero essere
caratterizzati da una memoria implicita per questo tipo di materiale. Lansia ha la
funzione di anticipare il pericolo, perci associata alla tendenza a dare priorit
allelaborazione degli stimoli minacciosi. Al contrario, se la depressione implica la
sostituzione di obiettivi che non stato possibile soddisfare, allora, per tale funzione,
lelaborazione concettuale del materiale generato internamente e collegato al fallimento
o al senso di perdita. Le differenze delle tendenze cognitive tra soggetti ansiosi e
soggetti depressi sono meno nette e definite di quanto previsto dalla teoria.
(Approccio di Rusting) Rusting ha sostenuto che esistono tre modi principali in cui
lelaborazione emotiva pu essere influenzata dai tratti della personalit e dagli stati
dellumore:
1. Lapproccio tradizionale: i tratti della personalit e gli stati dellumore hanno effetti separati
o indipendenti sullelaborazione emotiva.
2. Lapproccio della mediazione: gli effetti della personalit sullelaborazione emotiva sono
indiretti, vale a dire che la personalit influenza lelaborazione emotiva.
3. Lapproccio della modulazione: gli effetti degli stati dellumore sullelaborazione sono
modulati o influenzati dai tratti della personalit.
Emozioni e memoria
I tentativi di ottenere una rievocazione dipendente dallo stato dellumore, di verificare
gli effetti della congruenza di pensiero, dellumore e dellintensit dellumore si sono
rivelati spesso degli insuccessi. Si ipotizza che la rievocazione sia migliore quando lo
stato dellumore al momento della rievocazione uguale a quello al momento
dellapprendimento.La congruenza dellumore dimostrata se si osserva che la
rievocazione migliore quando il valore affettivo del materiale da ricordare uguale
allumore del soggetto al momento dellapprendimento. Uno stato dellumore depresso
induce a rievocare ricordi deprimenti e la rievocazione di ricordi deprimenti accentua lo
stato dellumore depresso. Non dimostrato che uno stato dumore negativo faciliti
sempre lapprendimento e la rievocazione di materiale negativo.
La memoria per gli eventi interni pi sensibile agli effetti dellumore di quanto lo sia la
memoria per gli eventi esterni.
Due le tendenze cognitive , o bias: il bias attenzionale, vale a dire lattenzione selettiva
a stimoli minacciosi piuttosto che a stimoli indeterminati, e il bias interpretativo, cio
la tendenza ad interpretare stimoli ambigui in modo minaccioso anzich innocuo. I
lavori di ricerca si sono occupati prevalentemente di due bias della memoria:
1. Bias della memoria esplicita, in cui le informazioni negative o minacciose sono recuperate
in modo relativamente migliore rispetto alle informazioni positive o neutre in un test basato sul
recupero consapevole.
2. Bias della memoria implicita, in cui la prestazione di memoria per le informazioni negative
relativamente migliore di quella per le informazioni nautre in un test che non implica il recupero
consapevole.
Gli effetti dellansia sullattenzione e la percezione sono stati studiati in soggetti normali
e patologici
Anche MacLeod e Matthews hanno utilizzato il compito del punto sonda. Il bias
attenzionale risult influenzato sia dallansia di stato che dallansia di tratto, in linea con
le previsioni dellapproccio della modulazione discusso in precedenza.
Il bias interpretativo dipende sia dallansia di stato o dallansia come stato dellumore
che dallansia come dimensione caratteristica della personalit. Inoltre, il bias
interpretativo non si verifica in modo rapido ed automatico, ma implica piuttosto
processi strategici successivi.
Gli effetti della depressione sullelaborazione delle informazioni connotate
emotivamente sono stati studiati in numerosi compiti che implicano processi attentivi e
percettivi, ed stata presa in esame sia la depressione normale che quella patologica. I
pazienti depressi non mostravano alcun bias attenzionale. Gli effetti della depressione
sullinterpretazione delle ambiguit sono stati presi in esame in numerosi studi. Le
evidenze ottenute indicano che esiste un bias interpretativo nel soggetti depressi. I
soggetti depressi tendevano a considerare gli eventi futuri negativi pi probabili rispetto
ai soggetti non depressi, mentre si verificava lopposto nel caso di eventi futuri positivi.
Conclusioni
Innanzitutto, i partecipanti agli studi che si trovano in uno stato dellumore negativo
possono utilizzare varie strategie per migliorare il proprio umore.
I risultati si sono rivelati in genere pi significatici quando i partecipanti dovevano
apprendere del materiale in riferimento a se stessi. _ Gli studi che implicano compiti di
elaborazione auto-referenziale possono inserirsi in strutture stabili della memoria
piuttosto che produrre effetti che sono puramente dipendenti da stati dellumore
momentanei.
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Sembra plausibile ipotizzare che lelaborazione delle emozioni debba dipendere in modo
interattivo dai tratti caratteriali e dagli stati dellumore. Qualsiasi tratto di personalit
associato a conoscenze di tipo emozionale ed quindi possibile che informazioni
relative ai tratti caratteriali siano in grado di influenzare lelaborazione emozionale solo
quando sono attivate dallo stato dellumore appropriato. Cos, si otterranno gli effetti
pi forti sullelaborazione delle emozioni quando i soggetti possiedono le strutture di
conoscenza pertinenti e quando queste strutture di conoscenza sono completamente
attivate.
Dal punto di vista empirico, stata posta unenfasi eccessiva sullelaborazione degli
stimoli ambientali minacciosi. I soggetti ansiosi spesso mostrano bias cognitivi per gli
stimoli interni. Ad esempio, i pazienti affetti da crisi di panico interpretano in modo
catastrofico la _propria_ attivit fisiologica.
IL PRESENTE E IL FUTURO
Psicologia cognitiva
Uno dei successi pi notevoli della psicologia cognitiva sperimentale stato il modo in
cui il suo approccio ha influenzato diverse aree della psicologia; rappresenta un punto
di riferimento fondamentale, con i suoi metodi empirici collaudati e costruiti nel corso di
100 anni di sperimentazione.
Essa per manca di validit ecologica, cio che i risultati ottenuti non possono essere
generalizzati al mondo reale dove le persone si comportano in un modo che avr un
certo impatto sullambiente. Cos, le risposte delle persone spesso cambiano la
situazione stimolo. Inoltre, lo sperimentatore implacabile-inflessibile. Vale a dire che
la sequenza di stimoli che lo sperimentatori presenta ai partecipanti determinata dal
piano prestabilito dello sperimentatore. Un altro fattore collegato alla validit ecologica
ci che stato definito il problema del disaccoppiamento. Se un ricercatore desidera
esplorare la memoria umana, di solito viene fatto un tentativo di distaccare il sistema di
memoria dagli altri sistemi cognitivi e minimizzare limpatto dei fattori emotivi e
motivazionali sulla prestazione. Di conseguenza, maggiore il successo nello studiare
una parte del nostro sistema cognitivo di per s, tanto meno i nostri dati saranno in
grado di dirci qualcosa sullattivit cognitiva nella vita di tutti i giorni. Molti psicologi
cognitivisti sono giustamente contrari ad un abbandono totale del rigore sperimentale e
del controllo a favore di un approccio del tutto naturalistico. Il numero di variabili che
influenzano il comportamento nel mondo reale cos elevato, ed cos difficile
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Neuropsicologia cognitiva
Lapproccio della neuropsicologia cognitiva diventato molto pi importante nel corso
degli ultimi 25 anni. Ci avvenuto per due motivi principali: innanzitutto, lo sviluppo
teorico che ha avuto luogo nellambito della psicologia cognitiva ha contribuito a
guidare le ricerche dei neuropsicologi cognitivisti. In secondo luogo, lo sviluppo di
tecniche quali la MRI e la TAC ha consentito unidentificazione molto pi precisa delle
aree di lesione cerebrale. Alcune delle evidenze sperimentali pi esaustive sono
scaturite dalle ricerche dei neuropsicologi cognitivisti, che hanno condotto alla scoperta
delle doppie dissociazioni. La neuropsicologia cognitiva fornisce un buon banco di prova
per la valutazione di teorie originariamente basate sulla prestazione di soggetti normali.
Anche lo studio dei pazienti cerebrolesi si rivelato utile per stabilire le funzioni di cui
sono responsabili le diverse aree cerebrali. Lesame attento delle evidenze sperimentali
ottenute in tal modo pu rivelare quale o quali parti del cervello siano associate pi
strettamente a specifiche compromissioni cognitive.
I pazienti, anche quelli con la stessa sindrome o la stessa serie di sintomi, presentano
in genere lesioni diverse. In secondo luogo, esistono spesso notevoli differenze tra
soggetti che presentano lesioni cerebrali decisamente simili. Prima della lesione
cerebrale, possibile che questi soggetti abbiano avuto esperienze di vita diverse.
Anche le esperienze successive possono essere diverse. E pi probabile che si
apprenda di pi sul funzionamento cognitivo dai pazienti che presentano lesioni di
grado limitato che da quelli con lesioni pi estese. Inoltre, vi sono varie attivit
cognitive importanti che sembrano resistenti ad un approccio di tipo modulare. Il
metodo della lesione in genere consente solo di identificare quelle aree cerebrali che
sono di importanza fondamentale per una determinata funzione cognitiva, ma non
quelle che possono essere implicate solo parzialmente. Inoltre, la lesione di unarea che
pu indurre il paziente a sviluppare una strategia alternativa che non fa affidamento
sullarea danneggiata. In questo caso, la prestazione cognitiva del soggetto pu
risultare normale. Infine, il compito di collegare le aree di danno cerebrale a specifiche
funzioni cognitive alquanto complesso, perch esistono chiare differenze individuali
nella localizzazione di alcune funzioni.
Scienza cognitiva
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Neuroscienze cognitive
Tecniche di scansione si sono rivelate particolarmente preziose per scoprire lesatta
localizzazione delle lesioni cerebrali. Le ricerche precedenti della neuropsicologia
cognitiva su pazienti erano ostacolate dal fatto che era possibile stabilire la
localizzazione precisa della lesione cerebrale solo mediante lesame post-mortem del
paziente. Il modo migliore per ottenere una soddisfacente risoluzione temporale e
spaziale consiste nel combinare le informazioni che derivano dalle diverse tecniche.
In quasi tutti gli studi di neuro-immagine, i dati vengono raccolti da vari individui, e poi
viene calcolata una media. E stata espressa una certa perplessit nei confronti del
calcolo della media. I risultati ottenuti in studi che hanno utilizzato tecniche di neuroimmagine sembrino talvolta incoerenti con quelli ottenuti dal neuropsicologi cognitivisti
con pazienti cerebrolesi perch, innanzitutto, la PET e la fMRI mostrano tutte le aree
che sono attive durante lesecuzione di un compito. Di contro, una lesione ad una
determinata area del cervello causer solo una compromissione della prestazione
quando quellarea fondamentale per lesecuzione del compito. In secondo luogo, vi
sono differenze di et tra i partecipanti nei due tipi di studi; le tecniche metaboliche
sono limitate a soggetti normali giovani. Mentre gli studi sulle lesioni implicano in
genere popolazioni pi anziane che presentano anche una lesione cerebrale. Le tecniche
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usate sono diventate sempre pi sofisticate e sensibili. Questi progressi hanno talvolta
avuto leffetto di far s che fosse pi difficile decidere quali aree cerebrali erano
maggiormente interessate in determinate funzioni.
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