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1.

PSICOLOGIACOGNITIVA
La psicologia cognitiva tratta ed include argomenti quali lattenzione, la percezione,
lapprendimento, la memoria, il linguaggio, le emozioni, la formazione di concetti, il
pensiero; ed resa unitaria da un approccio basato sullanalogia tra la mente ed il
computer digitale.
Si pu affermare che sia nata nel 1956 in concomitanza di un congresso tenutosi
presso il Massachussetts Institute of Technology (MIT).
Broadbent sosteneva che gran parte dellattivit cognitiva fosse costituita da una
sequenza di stadi di elaborazione. Era possibile infatti seguire lo stimolo in ingresso in
tutto il suo percorso, a partire dagli organi di senso fino alla sua ultima collocazione
nella memoria a lungo termine mediante capitoli successivi sulla percezione,
lattenzione, la memoria a breve termine e a memoria a lungo termine.

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E possibile operare una distinzione tra elaborazione dal basso verso lalto (BOTTOM UP)
ed elaborazione dallalto verso il basso (TOP DOWN). La prima influenzata
direttamente dallo stimolo in ingresso, mentre la seconda influenzata dallindividuo,
dalle sue aspettative e dalle sue esperienze pregresse.
Alla fine degli anni 70 quasi tutti gli psicologi cognitivi concordarono su:
Gli individui sono esseri autonomi e dotati di intenzionalit che interagiscono con mondo
esterno.
La mente un sistema di elaborazione di simboli con scopi generali
Alcuni processi agiscono sui simboli, trasformandoli in altri simboli che si collegano alla fine
con le entit del mondo esterno
La mente un processore a capacit limitata che presenta limiti strutturali e di risorse
Il sistema simbolico dipende da un substrato neurologico
Molte di queste idee derivavano dal concetto che lattivit cognitiva umana simile al
funzionamento di un computer
La scienza cognitiva comprende la psicologia cognitiva, lintelligenza artificiale, la
linguistica, la filosofia. Le neuroscienze e lantropologia (ottagono)
I quattro approcci fondamentali nellambito della psicologia cognitiva sono:
psicologia cognitiva sperimentale
Scienza cognitiva
Neuropsicologia cognitiva
Neuroscienza cognitiva
METODI EMPIRICI
I processi e le strutture cognitive sono stati dedotti dal comportamento dei partecipanti
ottenuto in condizioni ben controllate.
Ci sono due problemi principali:
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La valutazione della velocit e dellaccuratezza della prestazione fornisce unicamente


informazioni indirette sui processi
I dati comportamentali vengono di solito raccolti nellambiente artificiale del laboratorio
Un modo alternativo per studiare i processi cognitivi consiste nellusare lintrospezione,
che definita come esame o osservazione dei propri processi mentali; dipende
dallesperienza conscia che personale e privata.
Nisbett e Wilson sostennero che le persone non sono in genere consapevoli dei processi
che influenzano il loro comportamento. Questa teoria venne convalidata dalla scoperta
che lanalisi introspettiva di un individuo in merito a ci che ne determina il
comportamento non spesso pi precisa delle semplici supposizioni in merito fatte da
altri.
Ericsson e Simon proposero vari criteri per distinguere tra usi validi e non validi
dellintrospezione:
preferibile ottenere resoconti introspettivi durante lesecuzione di un compito piuttosto
che retrospettivamente, a causa della fallibilit della memoria
pi probabile che i partecipanti producano unanalisi introspettiva accurata quando
descrivono ci che stanno facendo piuttosto che quando viene loro chiesto di interpretare
La persone non possono utilizzare proficuamente lanalisi introspettiva in numerosi tipi di
processi
SCIENZA COGNITIVA

I modelli computazionali costituiscono il punto di partenza dellapproccio della scienza


cognitiva.
Negli anni 60 e 70, gli psicologi cognitivi tendevano a caratterizzare le proprie teoria
usando diagrammi di flusso pi specifici delle descrizioni verbali, ma possono tuttavia
risultare poco soddisfacenti se non sono accompagnati da un programma codificato.
Implementare una teoria sotto forma di programma un ottimo metodo per verificare
che la teoria stessa non contenga assunzioni nascoste o termini vaghi, questi
programmi sono scritti in linguaggi di programmazione di intelligenza artificiale, di
solito LISP o PROLOG.
Separare gli aspetti psicologici di un programma da altri aspetti importante, in quanto
ci saranno sempre parti del programma che non hanno quasi nulla a che fare con la
teoria psicologica. Temi di discussione nascono a proposito della relazione tra la
prestazione del programma e la prestazione dei soggetti umani.Il programma dovrebbe
essere in grado di riprodurre risposte uguali a quelle date dai soggetti in presenza degli
stessi stimoli.
Tre tipi di modelli:
1. reti semantiche
2. sistemi di produzione
3. reti connessioniste
RETI SEMANTICHE
Una lunga tradizione filosofica sostiene che la conoscenza costituita da legami
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Contiguit (contemporaneamente)
Somiglianza
Contrasto
Le reti semantiche hanno le seguenti caratteristiche generali:
Concetti rappresentati da nodi collegati tra loro a formare una rete
Legami di vario tipo: generiche specifiche o complesse
Nodi e legami tra essi possono avere valori di attivazione che rappresentano il grado di
somiglianza tra un concetto e laltro
Lapprendimento si configura come laggiunta di nuovi legami e nuovi nodi alla rete
SISTEMI DI PRODUZIONE

Sono costituiti da produzioni, ed una produzione una regola di forma SEALLORA.


ES. Se illuminato lomino verde, allora attraversa la strada.
Hanno le seguenti caratteristiche:
Contengono numerose regole nella forma SE ALLORA
Hanno una memoria di lavoro che contiene le informazioni
Il sistema di produzione opera confrontando il contenuto della memoria di lavoro e la parte
SE della regola ed eseguendo la parte ALLORA:
Se alcune informazioni nella memoria di lavoro corrispondono alla parte SE di molte regole
diverse, potrebbe esistere una strategia di risoluzione dei conflitti
RETI CONNESIONISTE

Possono apprendere a generare specifiche risposte quando vengono loro presentati


determinati input.
Caratteristiche:
La rete costituita da unit elementari, simili a neuroni, chiamate anche nodi
Ogni unit pu influenzare le altre inviando segnali inibitori o eccitatori
La singola unit assume la somma pesata di tutti i legami in ingresso, e produce un unico
valore ad unaltra unit se la somma pesata supera il valore soglia prefissato
La rete caratterizzata dalle propriet delle singole unit da cui formata
Reti possono avere uno strato di legami di ingresso, strati intermedi(unit nascoste) ed
uno strato di unit in uscita
La rappresentazione di un concetto pu essere conservata in modo distribuito attraverso
una specifica configurazione di attivazione diffusa nella rete
La stessa rete pu conservare molti pattern senza che essi interferiscano luno con laltro
Regola di apprendimento nota come Backward Propagation of Errors o BackProp.
Uno strato formato dalle unit di ingresso che codificano uno stimolo come pattern di
attivazione in quelle unit. Un altro strato uno strato d uscita, che produce risposte
come pattern di attivazione. Quando la rete ha imparato a produrre una data risposta
in uscita, in grado di comportarsi come se avesse imparato una regola nella forma:
Se cos cos ALLORA cos e cos.
Le reti apprendono lassociazione tra input e output diversi modificando i pesi dei
legami tra le unit di rete.
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Una di queste regole di apprendimento chiamata BackPRop e consente alla rete di


apprendere ad associare una specifica configurazione in ingresso con una
corrispondente configurazione in uscita.
Durante le prima fasi di apprendimento, le unit in uscita producono spesso una
configurazione o risposta che non quella richiesta. BackProp mette a confronto questa
configurazione imperfetta con la risposta richiesta che conosce. Successivamente invia
alla rete unattivazione allindietro, cos che i pesi tra le unit vengono regolati in modo
tale da fornire la configurazione richiesta, fino a quando la rete non produce la
configurazione di risposta richiesta.
a. NEUROPSICOLOGIA COGNITIVA

La neuropsicologia cognitiva studia le prestazioni cognitive di individui portatori di una


lesione cerebrale. La prestazione cognitiva spiegata da teorie che appartengono alla
psicologia cognitiva. Tali teorie dovrebbero poter spiegare, molti dei disturbi cognitivi
dei soggetti portatori di lesioni cerebrali in termini di danni selettivi ad alcuni di questi
meccanismi.
Obiettivo fondamentale la scoperta delle dissociazioni, che si verificano quando un
soggetto riesce ad eseguire normalmente un certo compito, ma la sua abilit
danneggiata nel compierne un altro.
Una doppia dissociazione tra due compiti (1 e 2) si ha quando un soggetto esegue
normalmente un compito 1 e ad un livello ridotto il compito 2, mentre un altro soggetto
esegue normalmente il compito 2 e ad livello ridotto il compito 1.
Es. vedi memoria a lungo e breve termine.
Assunti teorici:
Il sistema cognitivo presenta modularit, nel senso che vi sono diversi processi o moduli
cognitivi relativamente indipendenti
Relazione tra lorganizzazione del cervello fisico e quella della mente: isomorfismo
Lo studio dellattivit cognitiva in soggetti che hanno subito una lesione cerebrale pu
fornire molte informazioni sui processi cognitivi dei soggetti normali
La maggior parte dei pazienti pu essere classificata in termini di sindromi, ognuna delle
quali si basa sulla presenza simultanea di una serie di sintomi.
Lapproccio basato sulle sindromi ci consente di mettere un certo ordine nei vari casi di
pazienti con danni cerebrali che sono stati studiati assegnandoli ad un numero
relativamente ridotto di categorie. E anche utile per identificare quelle aree del cervello
che sono primariamente responsabili di specifiche funzioni cognitive.
Tuttavia presenta molti problemi in quanto sopravvaluta le somiglianze tra pazienti
diversi che si suppone soffrano della stessa sindrome.
Ellis ha sostenuto che la neuropsicologia cognitiva dovrebbe procedere sulla base di
studi intensivi di singoli casi, in cui i singoli pazienti vengono studiati in base ad
unampia serie di compiti; lo studio di casi singoli sarebbe in grado di verificare in modo
adeguato le teorie cognitive.
Tuttavia, se la stessa dissociazione viene osservata in numerosi soggetti, meno
probabile che tutti i pazienti abbiano sistemi cognitivi atipici precedenti alla lesione
cerebrale, o che tutti abbiano utilizzato strategie compensative simili.
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Nel cervello numerosi moduli o elaboratori cognitivi relativamente indipendenti, cos


che i danni riportati da uno dei moduli non influiscono in modo diretto sul
funzionamento degli altri. I moduli sono distinti dal punto di vista anatomico.
Fodor ha identificato le seguenti peculiarit:

Ciascun modulo funziona indipendentemente dal funzionamento degli altri moduli


Ogni modulo pu elaborare un solo tipo di input
Non possibile controllare in modo volontario il funzionamento di una singolo modulo
I moduli sono congeniti. innati
Isomorfismo = due entit (il cervello e la mente) hanno la stessa struttura o forma.
Cos, ci si aspetta che ciascun modulo abbia una diversa collocazione fisica nel cervello
In contrasto con lapproccio connessionista, secondo il quale un processo pu essere
distribuito un una vasta area del cervello
Gli studi di casi singoli, possono fornire prove fallaci se il paziente presentava deficit
cognitivi specifici prima del danno cerebrale, o se lo stesso individuo aveva sviluppato
strategie di compensazione insolite per affrontare le conseguenze del danno cerebrale.
b. NEUROSCIENZA COGNITIVA
Churchland e Sejnowsky suggerirono: Sarebbe utile poter capire la natura dellattivit
cognitiva senza comprendere la natura del cervello stesso. Sfortunatamente
impossibile.
In linea di principio, possibile stabilire dove nel cervello e quando abbiano luogo
alcuni processi cognitivi. Tali informazioni ci consentono di determinare lordine in cui si
attivano parti diverse del cervello quando un soggetto esegue un dato compito. Ci
consentono anche di scoprire se due compiti richiedono lattivazione delle stesse parti
del cervello nello stesso modo, o se vi sono differenze importanti.
Alcune tecniche forniscono informazioni sullattivit cerebrale in termini di millisecondi,
mentre altre indicano lattivit cerebrale in periodi di tempo molto pi lunghi, come
minuti o ore.
REGISTRAZIONE A UNITA SINGOLA
Un micro elettrodo del diametro di 1/10.000 di millimetro viene inserito nel cervello di
un animale per ottenere la registrazione dei potenziali extracellulari rendendo possibile
lindividuazione di scariche elettriche di un milionesimo di volt. (Hubel e Wiesel).
E possibile ottenere informazioni sullattivit neuronale in uno spettro molto ampio di
intervalli di tempo, a partire da una frazione di secondo fino a diverse ore o giorni,
tuttavia si tratta di una tecnica invasiva.
POTENZIALI EVENTO CORRELATI (ERPs)

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Lelettroencefalogramma (EEG) si basa sulla registrazione dellattivit elettrica del


cervello, gli elettrodi sono in gradi di rilevare minime variazioni dellattivit elettrica del
cervello.
Il problema fondamentale dellEEG, la presenza di unattivit cerebrale spontanea o di
sfondo tale da oscurare limpatto dellelaborazione dello stimolo sulla registrazione EEG.
Una possibile soluzione consiste nel presentare lo stesso stimolo diverse volte; in
seguito, il segmento di EEG viene estrapolato. Si calcola poi la media di tali segmenti
EEG al fine di generare una sola forma donda. Questo metodo produce potenziali
evento correlati (ERPs) dalle registrazioni EEG, e consente di distinguere gli effetti
autentici della stimolazione dellattivit cerebrale di sfondo.
Gli stimoli attesi e quelli non attesi vengono elaborati in modo diverso in una fase
precoce dellelaborazione.

Gli ERPs forniscono informazioni sulla durata dellattivit cerebrale, tuttavia non
indicano in modo preciso quali regioni del cervello siano maggiormente coinvolte
nellelaborazione.

TOMOGRAFIA AD EMISSIONE DI POSITRONI (PET)


La tecnica si basa sullindividuazione di positroni, che sono particelle atomiche emesse
da alcune sostanze radioattive. Una certa quantit di liquido marcato con isotopi
radioattivi viene iniettato nel corpo e si accumula rapidamente nei vasi sanguigni del
cervello. Quando parte della corteccia diventa attiva, il liquido si sposta rapidamente in
quella direzione. Successivamente unapposita apparecchiatura misura i positroni
emessi dal liquido radioattivo; un computer poi traduce queste informazioni in immagini
dei livelli di attivit delle diverse parti del cervello.
Lattivit cerebrale osservata durante la condizione di controllo viene sottratta da quella
osservata durante lesecuzione del compito sperimentale. Si suppone che ci consenta
di identificare quelle parti del cervello che sono attive solo durante lesecuzione del
compito.

Svantaggi:

La risoluzione temporale molto scarsa, un periodo pari o maggiore a 60 secondi.


fornisce solo una misura indiretta dellattivit neurale
una tecnica invasiva
pu essere difficile interpretare i risultati in base alla tecnica sottrattivi
RISONANZA MAGNETICA (MRI e fMRI)
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Le onde radio vengono usate per eccitare gli atomi del cervello. Ci produce variazioni
magnetiche che vengono rilevate da un magnete di 11 tonnellate che circonda il
paziente. Queste variazioni vengono poi interpretate da un computer e trasformate in
unimmagine tridimensionale estremamente definita dando informazioni solo sulla
struttura e non sulle funzioni del cervello.
E stata applicata alla misurazione dellattivit cerebrale, risultando cos nella risonanza
magnetica funzionale.
Un limite della fMRI consiste nel fatto che essa fornisce solo una misura indiretta
dellattivit neurale. Come hanno evidenziato Anderson et al. Con la fMRI lattivit
neurale si riflette nelle variazioni della concentrazione relativa di emoglobina ossigenata
e deossigenata nelle aree adiacenti alle zone di attivazione. In secondo luogo essa
presenta una mediocre risoluzione temporale, dellordine di alcuni secondi, e pertanto
non possibile valutare la durata dei processi cognitivi. Infine, si basa sulla tecnica
sottrattivi, e quindi non in grado di valutare in modo preciso lattivit cerebrale
direttamente implicata nellesecuzione di un compito sperimentale.

MAGNETO-ENCEFALOGRAFIA (MEG)
Prevedere limpiego di un dispositivo superconduttore per linterferenza dei quanti che
misura i campi magnetici prodotti dallattivit elettrica del cervello _ una misura diretta
dellattivit neurale corticale.

La MEG fornisce informazioni alquanto dettagliate a livello di millisecondi sulla durata


dei processi cognitivi ma in grado di fornire informazioni strutturali o anatomiche.

Tutte le tecniche utilizzate dai neuroscienziati cognitivi presentano vantaggi e


svantaggi, e pertanto spesso preferibile usare diverse tecniche al fine di studiare un
dato aspetto dellattivit cognitiva umana. Se si ottengono risultati simili con due
tecniche diverse, si parla di evidenza convergente.
2. PERCEZIONE
Il termine percezione si riferisce ai modi con cui linformazione acquisita attraverso gli
organi di senso trasformata in esperienza di oggetti, eventi, suoni, gusti, ecc.
Parte della complessit insita nella percezione visiva divenne evidente quando si tent
di programmare i computer a percepire lambiente; questi richiedono una
programmazione estremamente complessa. La percezione INDIRETTA, in quanto
dipende da numerosi processi interni. (Studiosi detti TEORICI COSTRUTTIVISTI).
Gibson ha elaborato un approccio alla percezione visiva che in apparente conflitto con
la maggior parte delle teorie cognitive e computazionali. La sua una teoria di
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percezione DIRETTA: le informazioni fornite dallambiente visivo sono ragionevolmente


sufficienti da permettere al soggetto di spostarsi ed interagire direttamente con
lambiente stesso senza che sia necessario ipotizzare lintervento di processi e
rappresentazioni interne. Gibson ed altri studiosi enfatizzano il ruolo che i processi
bottom-up giocano nella percezione. La teoria diretta di Gibson implica un approccio di
tipo ecologico, considerata linsistenza sulla necessit di studiare la percezione cos
come essa ha luogo nel mondo reale. Inoltre, egli ha sostenuto che la percezione e
lazione sono strettamente interconnesse.

ORGANIZZAZIONE DELLE PERCEZIONI


Gestalt da gruppo di psicologi tedeschi che emigrarono negli Stati Uniti nel periodo tra
le Due Guerre. Basata sulla legge di Pragnanz: Di numerose organizzazioni possibili
dal punto di vista geometrico, si verificher quella che possiede la forma migliore, pi
semplice e pi stabile.
Proposero anche numerose altre leggi che derivano dallo studio di figure statiche
bidimensionali, per lo pi.
Enfatizzano limportanza dellARTICOLAZIONE FIGURA-SFONDO nellorganizzazione
percettiva; la figura percepita con una forma distinta mentre lo sfondo non ha forma.
Cercarono di spiegare le leggi di organizzazione percettiva con la teoria
dellISOMORFISMO ma le loro idee pseudo-fisiologiche non hanno avuto seguito.
Rock e Palmer suggerirono anche : la legge della regione comune e la legge della
connessione.

PERCEZIONE DELLA PROFONDITA E DELLE DIMENSIONI


Uno degli elementi fondamentali della percezione visiva il modo in cui limmagine
retinica bidimensionale viene trasformata nella percezione di un mondo tridimensionale.
Per quanto riguarda la percezione della profondit, vi una DISTANZA ASSOLUTA che
si riferisce alla distanza di un oggetto dallosservatore e una DISTANZA RELATIVA che
si riferisce alla distanza tra due oggetti. Gli indizi sulla profondit disponibili anche se
losservatore e gli oggetti sono fermi. Questi indizi possono essere classificati in
monoculari, binoculari ed oculomotori.

INDIZI MONOCULARI
Richiedono luso di un solo occhio e sono a volte chiamati INDIZI PITTORICI.
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PROSPETTIVA LINEARE, linee parallele che puntano in una direzione distante da noi
sembrano progressivamente avvicinarsi luna allaltra con laumentare della distanza. Es.
binari del treno.
PROSPETTIVA AEREA dove gli oggetti pi lontani perdono contrasto e sembrano sfumare in
qualche modo.
TESSITURA o DENSITA, gli oggetti possiedono una tessitura e gli oggetti dotati di tessitura
inclinati rispetto a noi hanno quello che Gibson ha descritto come GRADIENTE DI
TESSITURA, i dettagli diventerebbero sempre pi indistinti mano a mano che si guarda in
lontananza.
INTERPOSIZIONE in cui un oggetto pi vicino copre alla vista parte di un oggetto pi
distante
OMBREGGIATURA le superfici piatte, bidimensionali, non proiettano ombre.
FAMILIARITA DELLE DIMENSIONI, possibile usare la dimensione dellimmagine retinica
di un oggetto per fornire una stima accurata della sua distanza, ma solo quando si conosce
la reale dimensione delloggetto.
OFFUSCAMENTO DELLIMMAGINE, una regione di immagine contiene tessitura nitida ed
unaltra una tessitura sfuocata possono essere percepite a profondit diverse
PARALLASSE DI MOVIMENTO si riferisce al movimento dellimmagine di un oggetto sulla
retina Es. dal finestrino di un treno in movimento la velocit apparente degli oggetti
sembra maggiore quanto pi essi sono vicini.
INDIZI BINOCULARI ED OCULOMOTORI
Indizi oculomotori:

CONVERGENZA gli occhi si girano pi allinterno per mettere a fuoco un oggetto quanto pi
loggetto vicino. Ma sono sorte alcune controversie sullutilit della convergenza come
indicazione della distanza perch possibile percepire simultaneamente due motivi illusori
a due apparenti diverse distanze.
ACCOMODAMENTO variazioni della capacit ottica prodotta dallispessimento del cristallino
quando mette a fuoco un oggetto vicino. Ha unutilit limitata.
Indizi binoculari:
VISIONE STEREOSCOPICA dipende dalle differenze nelle immagini prodotte sulla retina dei
due occhi produce un effetto di profondit. Bisogna stabilire delle CORRISPONDENZE tra le
informazioni presentate ad un occhio e quelle presentate allaltro occhio.
In quasi tutte le teorie sulla visione stereoscopica possono essere importanti anche i
fattori cognitivi. Linformazione stereoscopica ignorata a favore delle attese basate
sulle esperienze precedenti.

Se due indizi di profondit ci forniscono informazioni contrastanti, queste devono essere


combinate tra loro, ma ad alcune viene attribuito maggior peso rispetto ad altre.

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La COSTANZA DELLA DIMENSIONE la tendenza i qualsiasi oggetto ad apparire della


stessa dimensione, indipendente dal fatto che la sua dimensione nellimmagine retinica
sia grande o piccola. Es. guardando qualcuno che cammina verso di noi.
Lo studio di Brunswick presenta un problema potenziale. Non chiaro se le dimensioni
degli oggetti stimate riflettessero ci che si vedeva realmente o ci che sapeva di dover
vedere. Mostriamo costanza di dimensioni perch quando valutiamo le dimensioni di un
oggetto, prendiamo in considerazione la sua distanza apparente. Es. oggetto grande
anche se sua immagine retinica molto piccola; non altrettanto evidente quando si
osservano edifici dallalto da un aereo.
Questi concetti fanno parte dellipotesi dellinvariabilit dimensione/distanza secondo
cui per una data dimensione di immagine retinica, la dimensione percepita di un
oggetto proporzionale alla distanza percepita.
Se la valutazione delle dimensioni dipende dalla distanza percepita, allora non si
dovrebbe riscontrare costanza di dimensione quando la distanza percepita di un oggetto
molto diversa dalla distanza reale. Es. La stanza di Ames.
Dimensione lineare percepita = quella che sembra la dimensione reale di un oggetto
Dimensione angolare percepita = la dimensione apparente delloggetto sulla retina.
Lipotesi di invariabilit dimensione/distanza maggiormente applicabile alla stima della
dimensione lineare che a quella della dimensione angolare. Possiamo usare le
informazioni sulla familiarit delle dimensioni per valutare in modo preciso la
dimensione di un oggetto. Anche lorizzonte talvolta usato nella dimensione. La
costanza della dimensione dipende da vari fattori, inclusi la distanza percepita, la
familiarit di dimensione, lorizzonte e cos via.

SISTEMI CEREBRALI
Per comprendere la percezione visiva, utile considerare alcuni dei sistemi cerebrali
principali. La maggior parte delle cellule gangliari nella retina dei primati sono cellule M
(=magnocellulari) o P (=parvocellulari). Gli assoni di queste cellule gangliari concorrono
a formare il nervo ottico che si proietta al nucleo genicolato laterale (NGL). Questo
organizzato in sei strati, ognuno dei quali riceve linput da un occhio. Sono state
ottenute indicazioni su funzioni del nucleo genicolato laterale: le lesioni del magno
deteriorarono la rilevazione dei movimenti, mentre le lesioni del parvo produssero
perdita della capacit di percepire i colori, tessiture fini ed oggetti dettagliati.
I neuroni degli strati P e M di proiettano principalmente nella corteccia visiva primaria o
V1. I percorsi P e M non sono completamente separati; esistono prove convincenti del
fatto che il percorso P ha due divisioni. Quando la citocromo ossidasi viene applicata
alla superficie di V1, diviene concentrata in aree di attivit metabolica elevata. Le aree
associate ad attivit metabolica elevata cono chiamate BLOBS, mentre quelle associate
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a scarsa attivit sono chiamate INTERBLOBS. Queste aree corrispondono a divisioni


distinte allinterno del percorso P. Le cellule dei tre percorsi rispondono fortemente al
contrasto. Le cellule del percorso M rispondono in modo notevole anche al movimento,
quelle delle regioni blob del percorso P al colore, e quelle delle regioni interblob alla
localizzazione ed allorientamento.
Nellarea V2 sembrano esservi le strisce spesse rappresentano la continuazione del
percorso M, le strisce sottili la continuazione del percorso P blob e le interstrisce
unestensione del percorso P interblob. Il percorso parietale si interessa
prevalentemente dellelaborazione del movimento, mentre il percorso temporale si
interessa dellelaborazione del colore e della forma.
Limportanza dellarea V1 dimostrata dal fatto che lesioni riportate in qualsiasi punto
del percorso a partire dalla retina conducono a cecit assoluta allinterno della porzione
interessata di V1.
Ipotesi di Zeki che i colori, le forme ed il movimento, vengono elaborati in parti
anatomiche distinte della corteccia visiva.

BLINDSIGHT
Malgrado tale perdita di visione consapevole, alcuni di questi pazienti sono in grado di
formulare giudizi accurati e discriminare gli stimoli visivi loro presentati in questa area
cieca. Si dice che questi pazienti presentano una visione cieca o BLINDSIGHT.
DB era in grado di stabilire se uno stimolo era stato presentato nellarea cieca, ed
indicarne anche la localizzazione non consapevole di possedere unesperienza visiva
consapevole consapevolezza apatica, sensazione che stia accadendo qualcosa, anche
se non si tratta della normale azione del vedere. La sua velocit di reazione ad uno
stimolo luminoso presentato alla parte integra del campo visivo risultava rallentata
quando uno stimolo luminoso veniva presentato contemporaneamente allarea cieca.
Una possibilit consiste nellipotizzare che vi sia un percorso veloce che procede
direttamente verso V5 senza attraversare larea V1. I pazienti con blindsight potrebbero
usare questo percorso anche in presenza di una totale distruzione dellarea V1.
PROBLEMA DEL BINDING (del legame)
Le informazioni relative al movimento, al colore, alla forma di un oggetto, devono
essere combinate tra loro; queste vengono probabilmente integrate o combinate in
unarea corticale integrativa successiva pi elevata.
i. TEORIE COSTRUTTIVISTE
Le INFERENZE INCONSCE aggiungono significato alle informazioni di tipo sensoriale.
Sono dette inconsce poich non abbiamo alcuna consapevolezza di stare elaborando
delle inferenze. Secondo lapproccio costruttivista la percezione condizionata da
ipotesi e da aspettative che possono talvolta essere sbagliate, pertanto soggetta ad
errori.
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Es. sperimentale dei possibili trabocchetti:


i soggetti si aspettavano di vedere delle carte da gioco convenzionali, ma alcune delle
carte usate erano incongruenti _ cuori neri_ i soggetti dicevano di avere visto delle
carte di cuori marrone o porpora. In questo caso si ha letteralmente una mescolanza
tra le informazioni derivanti dallo stimolo presentato con le informazioni che invece
fanno parte della conoscenza generale.
(ESPERIMENTO DI BRUNER _ simbolo dollaro / svastica)
ILLUSIONI OTTICHE
Secondo Gregory molte delle illusioni ottiche classiche possono essere spiegate
assumendo che conoscenze derivate dalla percezione degli oggetti tridimensionali
vengano applicate in modo inadeguato alla percezione delle immagini bidimensionali.
La costanza delle dimensioni in contrasto con la dimensione dellimmagine retinica;
Gregory afferma che questo tipo di elaborazioni percettive, qualora siano applicate
erroneamente, possano generare illusioni ottiche; ha sostenuto che immagini di MullerLyer vengono trattate come oggetti tridimensionali. (Es. quando vengono presentate in
una stanza buia sotto forma di disegni luminosi).
Tuttavia, lipotesi non corretta, questa illusione pu essere ottenuta anche quando i
tratti obliqui delle figure vengono sostituiti da altre figure; secondo Matlin e Foley
questi risultati convalidano la teoria del confronto inesatto, secondo la quale le
percezioni come illusioni ottiche sono influenzate dal fatto che alcune parti delle figure
non vengono analizzate.
E possibile ridurre o eliminare del tutto molte illusioni ottiche quando i partecipanti allo
studio possono interagire in qualche modo con la figura. Leffetto dellillusione risultava
trascurabile in relazione al movimento delle mani.
Limiti dellapproccio costruttivista:
1. La percezione spesso fallace, mentre in realt la nostra percezione generalmente
adeguata. E probabile lambiente fornisca un numero molto pi elevato di informazioni
rispetto ai frammenti di dati ipotizzati dai costruttivisti
2. Molti degli esperimenti condotti dagli studiosi costruttivisti sono stati realizzati utilizzando
stimoli artificiali o non naturali.
3. Non sempre chiaro quali ipotesi potrebbero essere formulate dagli osservatori (Ames)
4. Gli studiosi non sono riusciti a fornire spiegazioni soddisfacenti della maggior parte delle
illusioni ottiche.
PERCEZIONE DIRETTA

Gibson ha definito la sua teoria un approccio ecologico, per sottolineare che la funzione
primaria della percezione consiste nel promuovere linterazione tra lindividuo e
lambiente che lo circonda. Ritiene che:
La configurazione di stimolazioni luminose che raggiunge locchio un ordinamento ottico e
contiene tutte le informazioni visive dellambiente esterno raggiungono locchio.
Queste informazioni arrivano in molte forme diverse, compresi il gradiente di tessitura, le
configurazioni di flusso ottico e laffordance
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Latto percettivo la raccolta delle informazioni fornite in modo diretto dellordinamento


ottico per mezzo del processo della risonanza
Evidenzi la configurazione di flusso ottico che pu essere illustrata immaginando un
pilota daereo che si avvicina alla pista di atterraggio. Il punto verso il quale il pilota si
sta dirigendo (focus di espansione) apparentemente immobile, mentre il resto del
campo visivo sembra allontanarsi da questo punto. Un cambiamento al centro del flusso
indica che c stata una variazione di direzione dellaereo.
La configurazione di flusso ottico e la densit del gradiente di tessitura sono alcune
delle informazioni che forniscono allosservatore una visione non ambigua
dellorganizzazione spaziale dellambiente.
AFFORDANCE
Gibson sostiene che tutti gli usi potenziali degli oggetti( affordance) sono direttamente
percepibili. Ad esempio, una scala a pioli offre la possibilit della salita o della discesa.
La maggior parte degli oggetti offre pi di una possibilit e la particolare possibilit che
influenza il comportamento dipende dalla situazione psicologica in cui si trova il
soggetto. Gibson ipotizza che gran parte dellapprendimento percettivo abbia avuto
luogo nel corso della storia dellumanit e pertanto non necessario che esso si
verifichi durante la vita di un individuo. Tuttavia, necessario apprendere quali offerte
di possibilit siano in grado di raggiungere particolari risultati.
RISONANZA
I soggetti possono cogliere le informazioni dellambiente circostante in modo
relativamente automatico, se sintonizzati correttamente. Un danno di una parte del
circuito ne impedisce il funzionamento.
Le teorie di Gibson hanno avuto un forte impatto a livello filosofico: Le parole
animale e ambiente formano una coppia inseparabile.
Ha ragione nel sostenere che la percezione non accurata spesso dipende dal riferimento
a situazioni estremamente artificiali, tuttavia alcune illusioni ottiche generano effetti
simili a quelli che si possono osservare nella percezione normale, ad esempio lillusione
verticale-orizzontale.
Inoltre lapproccio teorico di Gibson si applica maggiormente ad alcuni aspetti
particolari della percezione piuttosto che ad altri; a tale proposito pu essere utile la
distinzione tra vedere (approccio di Gibson) e interpretare come.

ii. INTEGRAZIONE TEORICA

La percezione visiva probabilmente dominata soprattutto dai processi bottom-up


quando le condizioni di percezione sono buone, ma implica processi top-down quando le
condizioni di osservazione sono insoddisfacenti.
I sostenitori delle teoria della percezione indiretta sostengono che:
La percezione implica la formazione di una rappresentazione interna
La memoria, considerata come la conoscenza, sia di fondamentale importanza nei
fenomeni percettivi
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Ci sia la necessit di comprendere linterdipendenza delle elaborazioni percettive a livelli


differenti.
Via VENTRALE di elaborazione maggiormente coinvolta nella percezione finalizzata al
riconoscimento
Via DORSALE maggiormente coinvolta nella percezione finalizzata allazione (enfatizzata
da Gibson).
La percezione finalizzata a qualsivoglia scopo in genere basata su entrambi i tipi di
elaborazione, sono interconnessi.
Ad esempio, le illusioni ottiche si evidenziano quando il compito implica il sistema
ventrale di percezione finalizzata al riconoscimento e si riducono considerevolmente
quando il compito implica il sistema dorsale di percezione finalizzato allazione.
Lapproccio di Marr e di Gibson non si escludono a vicenda, piuttosto sono
complementari.
I SISTEMI COSA E DOVE
La visione utilizzata per due scopi fondamentali: la percezione delloggetto (che cosa
?) e la percezione spaziale (dove ?); sistemi cerebrali diversi sono preposti a
ciascuna funzione:
Via ventrale _ corteccia temporale inferiore _ nella percezione degli oggetti.
Via dorsale _ corteccia parietale posteriore _ nella percezione spaziale.
Alcune delle prove pi convincenti derivano dallo studio di pazienti cerebrolesi. Era
stata postulata una doppia dissociazione: alcuni pazienti avrebbero presentato una
visione per la percezione del tutto integra, ma una visione gravemente danneggiata per
lazione, ed altri avrebbero mostrato uno schema completamente opposto.
La doppia dissociazione si riferisce in parte a pazienti affetti da atassia ottica (lesione
nella corteccia parietale), i quali incontravano gravi difficolt nel ruotare in modo
adeguato le mani quando veniva loro assegnato il compito di stenderle in avanti e
inserirle in unampia fessura posta di fronte.
La doppia dissociazione riguarda anche i soggetti affetti da agnosia visiva, una
condizione patologica che causa una grave compromissione della facolt di
riconoscimento degli oggetti.
Es. DF non era in grado di individuare, tra i tanti presentati, alcun disegno raffigurante
oggetti di uso comune; tuttavia, DF incontrava poche difficolt in attivit quotidiane. La
sua via ventrale gravemente compromessa e / o disconnessa.

Tre filoni:
1. Comunemente, le posizioni teoriche sulla visione ipotizzano in modo implicito che il fine del
sistema visivo sia costruire una sorta di modello interno del mondo esterno. Pertanto
normale occuparsi della visione finalizzata alla percezione.
2. Molte illusioni ottiche hanno luogo a causa dellelaborazione dellinput visivo da parte del
sistema ventrale. Il sistema dorsale non in genere ingannato da tali illusioni ottiche.
3. La visione finalizzata allazione usa rappresentazioni di breve durata che dipendono dal
punto di osservazione. Viceversa, la visione finalizzata alla percezione usa rappresentazioni
di lunga durata, cio che si basano sulle conoscenza pregresse.
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3.RICONOSCIMENTO DI OGGETTI
E possibile comprendere la complessit del riconoscimento di oggetti se si considera
alcuni dei processi coinvolti. Innanzitutto, nellambiente visivo di solito vi sono
numerosi e differenti oggetti sovrapposti e dobbiamo in qualche modo stabilire dove un
oggetto finisce e ne comincia un altro.
Poi, gli oggetti possono essere riconosciuti con precisione in un ampio spettro di
distanze e di orientamento visivi.
Infine, riconosciamo che un oggetto , ad esempio, una sedia senza alcuna apparente
difficolt. Tuttavia le sedie variano enormemente nelle loro propriet visive.
iii. RICONOSCIMENTO DI CONFIGURAZIONI
E opportuno iniziare prendendo in esame i processi coinvolti nel riconoscimento di
oggetti bidimensionali:
1. TEORIE DELLE SAGOME
Lassunto fondamentale alla base delle teorie delle sagome che esiste una copia in
miniatura (o sagoma) immagazzinata nella memoria a lungo termine che corrisponde a
ciascuna configurazione visiva che conosciamo. E molto semplice, ma non molto
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realistica, considerato lenorme numero di stimoli visivi che possono combinarsi con la
stessa sagoma. Si potrebbe ovviare supponendo che lo stimolo visivo subisca un
processo di normalizzazione (producendo cio una rappresentazione interna in una
posizione e dimensione standard).
Si potrebbe inoltre supporre lesistenza di pi sagome corrispondenti a ciascuna lettere
e a ciascun simbolo numerico.
I loro limiti appaiono evidenti soprattutto quando lo stimolo appartiene ad una
categoria mal definita, una categoria per la quale una singola sagoma non sarebbe
sufficiente (edificio).
2. TEORIE DELLE CARATTERISTICHE
Secondo le teorie delle caratteristiche, una configurazione costituita da una serie di
attributi specifici o caratteristiche. Si presume che il processo di riconoscimento della
configurazione inizi con lestrapolazione delle caratteristiche dallo stimolo visivo
presentato, le quali vengono combinate e confrontate con le informazioni
immagazzinate nella memoria.
Evidenze sperimentali
Queste teorie si basano sullassunto che lelaborazione visiva proceda dallanalisi
dettagliata di una configurazione o di un oggetto ad unanalisi generale o globale.
Esistono tuttavia delle prove sperimentali che suggeriscono che spesso lelaborazione
globale precede quella pi specifica:
Ai partecipanti veniva chiesto di decidere se la lettera in questione era una H o una S o
se le lettere piccole erano delle H o delle S. la velocit di risposta diminuiva quando la
lettera grande era diversa dalle lettere piccole. Kinchla e Wolfe scoprirono che, quando
la lettera globale era molto grande, lindividuazione delle lettere piccole precedeva
quella della lettera grande; conclusero quindi che lelaborazione globale precede
lelaborazione pi dettagliata quando la struttura globale di una configurazione o di un
oggetto pu essere individuata con un solo sguardo.
Neuroscienza cognitiva
Lesistenza di cellule specializzate nella risposta a specifici aspetti degli stimoli visivi
pu essere congruente con le teoria delle caratteristiche, ma NON ne dimostra la
validit.
Molte cellule dei gangli retinici, le cellule genicolate laterali e le cellule del IV strato
della corteccia visiva primaria possono essere divise in
cellule on centre producono la risposta on ad una luce localizzata al centro del loro
campo recettivo, ed una risposta off ad una luce localizzata nellarea periferica
cellule off centre hanno un comportamento esattamente opposto.
Hubel e Diesel scoprirono lesistenza di due tipi di neuroni nei campi recettivi della
corteccia visiva primaria: le cellule semplici e le cellule complesse (forse anche quelle
ipercomplesse).
Sostengono inoltre che lelaborazione nella corteccia visitasi basa su linee diritte e
margini. Unipotesi alternativa suggerisce lesistenza di reticoli, che sono configurazioni
costituite dallalternanza di barre luminose e barre scure. Rivestono particolare
importanza i reticoli sinusoidali, in cui vi sono graduali variazioni di intensit tra barre
adiacenti. Hanno quattro propriet:
1. Frequenza spaziale, distanza tra barre da rappresentazione su retina
2. Contrasto
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3. Orientamento
4. Fase spaziale, posizione del reticolo
Ricerche successive hanno dimostrato che la maggior parte delle cellule della corteccia
visiva primaria sono pi responsive a reticoli sinusoidali che a linee o margini.
Limportanza attribuita alla frequenza spaziale ha portato allo sviluppo della funzione di
sensibilit al contrasto, che indica labilit di un soggetto a individuare oggetti
bersaglio con frequenze spaziali varie.
Ginsburg, Evans, Sekuler e Harp hanno scoperto nel loro studio, che i piloti che
presentavano pi elevata sensibilit al contrasto vedevano che la pista era bloccata da
una distanza maggiore rispetto ai piloti la cui sensibilit al contrasto era inferiore.
Nello studio di Harvey, Roberts e Gervais si evince che i soggetti non confondevano
alcune lettere che avevano in comune alcune caratteristiche; al contrario, tendevano a
confondere le lettere con frequenze spaziali simili. Per questo la frequenza spaziale
pi importante delle caratteristiche nella rappresentazione delle lettere allinterno del
sistema visivo.
Commento
Le teorie delle caratteristiche sottovalutano gli effetti del contesto e delle aspettative
sul riconoscimento di configurazioni, il quale non dipende unicamente dallinsieme delle
caratteristiche di uno stimolo ma necessario considerare anche le relazioni tra le varie
caratteristica (A = \ / - ). Inoltre lelaborazione globale spesso precede lelaborazione
delle caratteristiche.
LA TEORIA COMPUTAZIONALE DI MARR
Marr ha proposto una teoria computazionale dei processi implicati nel riconoscimento di
oggetti. Egli ha suggerito lesistenza di tre tipi fondamentali di rappresentazioni:
1. Labbozzo primario
Individua labbozzo primario grezzo e labbozzo primario completo. Entrambi
rappresentano limmagine come un insieme di simboli.
Labbozzo primario grezzo contiene informazioni sulle variazioni di intensit luminosa
della scena visiva le quali sono spesso ingannevoli; per cui costituito da quella che
nota come rappresentazione della scala dei grigi dellimmagine retinica; la scala si basa
su ciascuna piccolissima area dellimmagine (Pixel) sulla quale lintensit luminosa che
si riflette fluttua continuamente e quindi esiste il pericolo che la rappresentazione della
scala dei grigi risulti distorta da queste fluttuazioni momentanee. Per ovviare a tale
inconveniente si calcola la media del valori di intensit luminosa di pixel adiacenti. La
tradizione assume che si formino numerose rappresentazioni dellimmagine, ognuna
delle quali con un diverso livello di oscuramento. Le informazioni derivanti da tali
rappresentazioni vengono poi combinate e formano labbozzo primario grezzo.
Labbozzo primario completo. Dal momento che le informazioni contenute nellabbozzo
primario grezzo sono ambigue e congruenti con numerose strutture, Marr scopr che
era utile usare due principi generali:
il principio della denominazione esplicita secondo il quale utile attribuire un nome o
un simbolo ad un insieme di elementi raggruppati perch possibile usare
ripetutamente quel nome per descrivere altri insiemi;
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il principio del minor obbligo secondo il quale le ambiguit vengono risolte solo quando
vi sono evidenze convincenti sulla soluzione pi opportuna.
2. Labbozzo 2.5-D
La trasformazione nellabbozzo 2.5-D prevede vari stadi. Il primo stadio implica la
costruzione di una mappa delle distanze (info sulla profondit delle immagini in una
scena). Successivamente si ottengono descrizioni al livello pi elevato combinando
lombreggiatura, il movimento, laspetto della superficie, la forma e la disparit
binoculare.
3. Il modello 3-D
La rappresentazione di un oggetto varia considerevolmente a seconda dellangolazione
da cui esso viene osservato. Marr e Nishihara suggerirono, quali unit primitive per la
descrizione degli oggetti, forme cilindriche con un asse principale, organizzate in modo
gerarchico, nel senso che le unit di livello pi basso forniscono informazioni in merito
alla forma degli oggetti, mentre le unit di livello pi elevato forniscono informazioni pi
dettagliate perch di solito facile stabilire quali sono gli assi principali di un oggetto
indipendente dallangolo di osservazione. (Es. la figura umana scomposta in serie di
cilindri a diversi livelli di organizzazione).
Essi ritengono che il riconoscimento di oggetti implica il confronto tra la
rappresentazione del modello 3-D e una serie di rappresentazioni immagazzinate nella
memoria. A tal fine, le concavit vengono identificate per prime e vengono usate per
dividere limmagine visiva in segmenti, individuandone, infine, lasse principale.
TEORIA DEL RICONOSCIMENTO PER COMPONENTI DI BIEDERMAN (Amplia
Marr)
Lassunto centrale che gli oggetti sono costituiti da forme di base note come geoni
(ioni geometrici). Questi vengono confrontati con le rappresentazioni di oggetti
immagazzinate nella memoria, o con modelli strutturali contenenti informazioni sulla
natura dei relativi geoni.
Essi vengono estrapolati nel modo seguente: Estrapolazione dei loro margini; decisione
del frazionamento delloggetto visivo per stabilire il numero delle parti che lo
compongono; scegliere linformazione relativa ai margini che possieda la fondamentale
caratteristica di rimanere immutata indipendentemente dallangolo di osservazione.
Propriet dei margini sono: curvatura; linee parallele; co-terminazione; co-linearit.
Una parte importante quello che egli definisce il principio di non casualit, secondo
il quale le regolarit nellimmagine visiva riflettono regolarit reali, nel mondo reale, e
non dipendono da caratteristiche casuali di un determinato punto di osservazione.
Questo principio facilita il riconoscimento di oggetti, ma induce occasionalmente ad
errore.
Tuttavia, in genere, noi siamo in grado di riconoscere oggetti anche quando le
condizioni sono sub-ottimali; i motivi di tale fenomeno sono i seguenti: le propriet
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invarianti possono essere individuate anche quando possibile osservare solo parte dei
margini; esistono dei meccanismi che consentono di colmare le parti mancanti; sono
disponibili numerose informazioni accessorie per il riconoscimento di oggetti complessi,
identificati anche quando manca parte dei geoni.
Affrontare il problema del collegamento, ad esempio, quando vengono presentati
contemporaneamente diversi oggetti e bisogna stabilire quali caratteristiche o quali
geoni appartengono a quali oggetti.
Evidenze sperimentali
Biederman, Ju e Clipper hanno condotto uno studio teso a verificare il concetto secondo
il quale possibile individuare oggetti complessi anche quando mancano alcune parti, o
geoni. Il riconoscimento degli oggetti risultava molto pi complesso quando era omessa
parte del contorno in grado di fornire informazioni sulle aree concave. Secondo la teoria
di Biederman, il riconoscimento di oggetti dipende dalle informazioni relative ai margini
piuttosto che dalle informazioni relative alla superficie. Joseph e Proffit hanno
sottolineato che i risultati di molti studi dimostrano che il colore non facilita il
riconoscimento di oggetti, specialmente gli oggetti che hanno un colore caratteristico;
la conoscenza del colore pu essere pi importante della percezione del colore stesso
nel riconoscimento di oggetti.
Commento
Molte teorie del riconoscimento di oggetti, ipotizzano che esso dipenda da una serie di
processi, quali:

Codifica dei margini


Codifica in caratteristiche di ordine pi elevato
Confronto con la memoria
Accesso alla conoscenza semantica
Presentano anche dei limiti, ad esempio risultano convincenti quando vengono applicate
ad oggetti che hanno parti costitutive relativamente facili da identificare.
Sanocki dice che pi probabile che il processo di estrapolazione dei margini induca un
riconoscimento preciso di oggetti quando gli oggetti sono presentati nel contesto pi
appropriato.
In ogni caso, le teorie proposte sono in grado di spiegare solo distinzioni percettive
alquanto grossolane, ad esempio, vengono usati gli stessi geoni per descrivere qualsiasi
tazza ma noi siamo in grado di distinguere con facilit quella che usiamo abitualmente;
le teorie non hanno attribuito grande importanza al ruolo svolto dal contesto nel
riconoscimento di oggetti.
TEORIE DIPENDENTI E INDIPENDENTI DAL PUNTO DI VISTA
Le teorie del riconoscimento di oggetti possono essere classificate in:
1. Teorie che non
dipendono dal punto di vista ipotizzano in genere che il
riconoscimento di oggetti si basi su rappresentazioni tridimensionali degli oggetti
immagazzinate nella memoria. Pi importanti quando il compito assegnato implica la
semplice distinzione tra categorie.
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2. Teorie che dipendono dal punto di vista suggeriscono spesso che il riconoscimento di
oggetti implichi rappresentazioni bidimensionali multiple immagazzinate nella memoria.
Pi importanti quando il compito richiede la distinzione sottile allinterno di una
categoria.
iv. NEUROPSICOLOGIA COGNITIVA
Agnosia visiva una condizione in cui i pazienti presentano una grave compromissione
della facolt di riconoscimento di oggetti, malgrado il fatto che le informazioni visive
raggiungono la corteccia. Inoltre, essi sono in grado di riconoscere gli oggetti usando
altre modalit sensoriali. E possibile distinguere due forme di agnosia visiva:
1. Agnosia appercettiva
I due test comunemente usati per valutare lagnosia appercettiva sono il test
dellimmagine di Gollin ed il compito delle lettere incomplete.
Nel primo, ai partecipanti viene presentata una serie di schizzi via via pi completi i
pazienti hanno bisogno di disegni pi completi rispetto ai soggetti normali.
Il secondo compito implica la presentazione delle lettere in forma frammentaria, ai
soggetti viene poi chiesto di riconoscerle la prestazione dei pazienti inferiore a
quella dei soggetti normali.
Warrington e Taylor hanno sostenuto che il problema fondamentale lincapacit di
ottenere la costanza delloggetto, che implica la capacit di identificare gli oggetti
indipendentemente dalle condizioni di visione. Ottennero evidenze ancora pi drastiche
quando presentarono contemporaneamente ai pazienti coppie di fotografie, e chiesero
loro di stabilire se le due fotografie rappresentavano lo stesso oggetto; i pazienti
trovavano difficile identificare un oggetto mostrato da una visuale insolita, quando cio
loggetto mostrato in una prospettiva che rende difficile la determinazione del suo
asse principale, o perch una caratteristica distintiva delloggetto nascosta alla vista.
2. Agnosia associativa
I pazienti incontrano difficolt nella denominazione degli oggetti, ma riescono
abbastanza bene ad associare oggetti che non sono in grado di denominare. Alcuni
pazienti, presentano il fenomeno della specificit di categoria, cio incontrano
particolari difficolt nel riconoscere alcune categorie di oggetti; ad esempio, JBR
incontrava difficolt nellidentificazione di immagini di esseri viventi ma esistono anche
pazienti la cui prestazione considerevolmente peggiore nel caso di disegni raffiguranti
oggetti. Le maggiori difficolt incontrate nel riconoscimento di esseri animati possono
essere spiegate ipotizzando che le immagini raffiguranti esseri viventi sono pi simili
luna allaltra.
Ma non si spiega perch alcuni pazienti presentino maggiori difficolt nel
riconoscimento di esseri inanimati. E possibile che differenti aree cerebrali contengano
almeno parte della conoscenza semantica usata nel riconoscimento di esseri viventi e di
oggetti inanimati.
HJA non era in grado di riconoscere quasi nessun oggetto ma riusciva a disegnare con
precisione alcuni oggetti che non era in grado di riconoscere. I suoi problemi percettivi
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sembravano concentrarsi sul fatto che incontrava particolari difficolt di integrazione


delle informazioni visive relative a parti degli oggetti al fine di riconoscerli.

Humprey e Riddock suppongono che il riconoscimento visivo degli oggetti implica una
serie di fasi: la codifica delle caratteristiche, laccesso alle descrizioni strutturali
delloggetto immagazzinato nella memoria, e laccesso alla conoscenza semantica sugli
oggetti. E possibile che, a causa della compromissione di una di queste fasi, si
incontrino difficolt nel riconoscimento visivo degli oggetti. Tale posizione pi
complessa ma pi realistica della semplice distinzione tra agnosia appercettiva e
agnosia associativa.

Lafasia ottica una condizione in cui i pazienti presentano problemi particolari nel
denominare oggetti presentati visivamente anche quando gli stessi oggetti possono
essere denominati quando vengono toccati con le mani. I pazienti hanno la capacit di
mimare luso adeguato di ossetti presentati visivamente e che non riescono a
denominare.
Nellafasia ottica la lesione del corpo calloso pi estesa che non nellagnosia visiva.

Lanomia specifica per categoria una condizione in cui vi una difficolt selettiva nella
denominazione di alcune categorie di oggetti.

SCIENZA COGNITIVA
Il fine simulare gli effetti delle lesioni cerebrali al sistema percettivo umano.
Prenderemo in esame due di tali modelli: il primo stato danneggiato in modo tale da
simulare gli effetti dellagnosia visiva; laltro stato danneggiato in modo tale da
simulare gli effetti di vari disturbi percettivi umani.
1. IL MODELLO DI FARAH E McCLELLAND
Hanno elaborato un modello computazionale basato su di una rete connessionista. Il modello
costituito da due sistemi di input periferico (visivo e verbale) collegati da un sistema
semantico; la denominazione degli oggetti implica un passaggio di informazioni dal sistema
visivo al sistema semantico e quindi al sistema verbale.
Il sistema semantico diviso in unit visive e funzionali, o unit semantiche. Il numero delle
prime tre volte superiore a quello delle seconde, ( supposto perch ai soggetti partecipanti
allo studio venne chiesto di classificare i relativi elementi descrittivi come visivi o funzionali;
tutti gli elementi vennero classificati come visivi in una percentuale tre volte superiore a
quella relativa agli elementi funzionali).
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Le unit visive possiedono informazioni sulle caratteristiche visive degli oggetti mentre le unit
funzionali possiedono informazioni semantiche sullutilizzo degli oggetti.
Successivamente Farah e McClelland simularono gli effetti dellagnosia associativa mediante
lesioni al sistema semantico, il che implicava la disattivazione di alcune unit semantiche. I
danni causavano conseguenze molto pi gravi nel riconoscimento di esseri viventi che nel
riconoscimento di oggetti inanimati.
Commento
I processi implicati nel riconoscimento di oggetti sono pi complessi di quanto suggerito dal
modello. Inoltre, non chiara lorganizzazione del sistema semantico in sottosistemi visivi e
funzionali. Secondo Damasio il recupero anomalo di parole indicanti persone era correlato ad
una lesione localizzata nel polo temporale sinistro; il recupero anomalo di parole indicanti
animali era correlato ad una lesione della regione infero-temporale, e quello di parole indicanti
oggetti ad una lesione della regione postero-laterale; certo che nel riconoscimento di
oggetti siano implicate anche numerose altre aree del cervello.
Un ulteriore problema sta nel fatto che secondo il modello, le unit visive e percettive del
sistema semantico sono collegate le une alle altre. Ne consegue che i pazienti con grve
compromissione della memoria visiva degli oggetti dovrebbero presentare anche una scarsa
memoria delle informazioni funzionali.
2. IL MODELLO DI HUMPHREYS ET AL. (1995)
Hanno elaborato un modello interattivocce include insiemi di unit di quattro tipi:

Descrizioni strutturali degli oggetti immagazzinate nella memoria


Rappresentazioni semantiche
Rappresentazioni del nome
Unit di ordine pi elevato o etichette di categoria.
(Vedi grafico)

Si ipotizza che gli esseri viventi siano pi simili nellaspetto esteriore ad altri
membri della
stessa categoria rispetto a quanto accade agli oggetti inanimati.
Evidenze sperimentali
La similitudine tra esseri viventi causa una maggiore attivazione di rappresentazioni strutturali
e del nome non pertinenti, il che impedisce la denominazione degli esseri viventi e rallenta la
relativa velocit di risposta. Di contro, aumenta lattivazione delletichetta di categoria
adeguata, e quindi rende pi rapida la classificazione.
I soggetti con agnosia associativa presentano maggiori difficolt nellidentificazione degli esseri
viventi. Quando il modello venne danneggiato in vari punti, la sua capacit di denominare gli
oggetti, e specialmente gli esseri viventi, risult ridotta.
Commento
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Il modello costituisce uno sviluppo del modello di Farah e McClelland, elaborato solo per
simulare la prestazione dei pazienti affetti da disturbi della vista.
Ellis e Humprheys sostengono che gli effetti possono essere chiariti se la lesione non globale
ma pi selettiva, e riguarda le unit immagazzinate nella memoria ed i collegamenti per le
rappresentazioni di oggetti inanimati piuttosto che gli esseri viventi.
3. TEORIA GENERALE DELLA VISIONE AD ALTRO LIVELLO
Elaborazione visiva che implica luso di informazioni immagazzinate in precedenza nella
memoria. Per elaborare la teoria stato costruito un modello di simulazione al computer. Il
punto di partenza sono informazioni simili a quelle dellabbozzo 2.5-D di Marr come margini,
profondit e orientamento, che vengono trasmesse al buffer visivo. La quantit di informazioni
disponibili nel buffer visivo maggiore di quella che pu essere trasmessa alle fasi successive
dellelaborazione visiva e quindi, necessaria una finestra attenzionale.
La codifica delle informazioni relative agli oggetti (che cosa) e quella delle informazioni spaziali
(dove) avvengono in sottosistemi diversi.
Il sottosistema della memoria associativa responsabile dellintegrazione delle informazioni
spaziali e relative alloggetto fornite dai due sottoinsiemi. Queste informazioni vengono poi
confrontate con le opportune informazioni immagazzinate nella memoria al fine di ottenere il
riconoscimento di oggetti. La ricerca dallalto verso il basso (top-down).
Simulazione al computer
Nel buffer visivo vennero poste alcune serie di stimoli bi-dimensionali che rappresentano un
volto o una volpe e, serie di stimoli vennero trasmesse agli altri sottosistemi. Al programma di
simulazione vennero poi assegnati compiti diversi:
Cos?
Chi ? (per i volti)
Sono uguali?
Che cosa c qui?
Il risultato fu che molti problemi percettivi possono essere causati da svariati tipi di lesione per
la natura strettamente interconnessa del sistema di elaborazione visiva. Ad esempio, una
lesione al sistema relativo alle propriet degli oggetti indica lesistenza di un output impoverito
da quel sottosistema della memoria associativa, la quale non in grado di funzionare in modo
efficace, anche se integro.
Ne un esempio lagnosia visiva evidenziata da una scarsa prestazione nellesecuzione del
primo compito e da una corretta esecuzione del terzo. Questo particolare deficit pu essere
causato da ben 34 tipi diversi di lesione. Un altro esempio la prosopagnosia definita dalla
capacit di identificare un volto come tale ma incapacit di distinguerlo in modo corretto. Si
verificava con 16 diversi tipi di lesione.
Presero in esame anche la simultanagnosia in cui si in grado di percepire solo un oggetto alla
volta; la condizione si verifica solo a causa di una lesione parziale alla parte del sottosistema
relativo alle propriet spaziali.
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Commento
Daltro canto, la teoria presenta un grado eccessivo di generalizzazione; molto pi chiaro
cosa faccia ciascun sottosistema che non come lo faccia.

RICONOSCIMENTO DI VOLTI
I pazienti prosopagnosici sono incapaci di riconoscere volti familiari, e addirittura a
volte non riescono a riconoscere il proprio volto allo specchio. Questa incapacit si
verifica nonostante il fatto che i pazienti siano in grado di riconoscere le persone
familiari dalle loro voci e dai nomi.

IL MODELLO DI BRUCE E YOUNG (1986)


Prevede otto componenti:

1.
2.
2.
2.
2.
3.
4.
5.

Codifica strutturale: produce descrizioni di volti.


Analisi dellespressione: dello stato emotivo
Analisi del linguaggio facciale: movimento labbra
Elaborazione visiva diretta: elaborazione selettiva
Unit di riconoscimento dei volti: info strutturali dei volti
nodi di identit della persona: info sulle persone
Produzione del nome: dalla memoria
Sistema cognitivo: contiene info aggiuntive
Evidenze sperimentali
Hanno ipotizzato che i volti familiari e quelli non familiari siano elaborati in modi
diversi; necessario trovare pazienti che mostrano doppia dissociazione.

Secondo il modello, alla componente di produzione del nome si pu accedere solo


attraverso il nodo appropriato di identit della persona. Quindi, non dovremmo mai poter
dare un nome ad un volto senza avere a disposizione contemporaneamente altre
informazioni su quella persona.
Nellambito della neuropsicologia cognitiva: nessun paziente cerebroleso in grado di
dare un nome ad un volto senza sapere nientaltro su quella persona, ma numerosi
pazienti presentano un profilo del tutto opposto.

Secondo il modello, un altro tipo di problema dovrebbe verificarsi abbastanza


comunemente. Se viene attivata lunit appropriata di riconoscimento di volti ma non il
nodo di identit personale, si dovrebbe provare una sensazione di familiarit associata
allincapacit di richiamare alla mente altre informazioni pertinenti alla persona. (questa
situazione stata riportata in 233 occasioni).
Commento
Il modello presenta anche dei limiti:
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In primo luogo, alcune evidenze non sono congruenti con lipotesi che laccesso ai nomi
abbia luogo solo attraverso pertinenti informazioni autobiografiche immagazzinate nei
nodi di identit della persona.
In secondo luogo, importante il fatto che alcuni pazienti siano in grado di riconoscere
i volti familiari meglio di quelli non familiari, mentre altri mostrano un profilo del tutto
opposto.

MODELLO INTERATTIVO DI ATTIVAZIONE E COMPETIZIONE


Burton e Bruce hanno ulteriormente sviluppato il modello precedente adottando un
approccio connessionista.
Ci sono le unit di riconoscimento volti (URV) e le unit di riconoscimento dei nomi
(URN) che contengono rispettivamente informazioni su specifici volti e nomi.
I nodi di identit della persona (NIP) sono attivati dalle unit precedenti e fungono da
via di accesso alle informazioni semantiche.
Le unit di informazione semantica (UIS) contengono informazioni relative al nome o
ad altri elementi caratteristici, es. mestiere.
Evidenze sperimentali
Il tempo che si impiega a decidere se un volto familiare risulta ridotto quando tale
presentazione preceduta da quella un volto collegato al primo. Il primo volto attiva le
UIS, che trasmettono a loro volta lattivazione ai NIP di quel volto e di volti collegati ad
esso riducendo cos il tempo di decisione.

INFORMAZIONI DI CONFIGURAZIONE
Quando riconosciamo un volto utilizziamo due tipi fondamentali di informazioni:
1. Relative alle caratteristiche di quella persona (es. colore occhi)
2. Sulla configurazione o disposizione complessiva delle sue caratteristiche.
Molte ipotesi teoriche sul riconoscimento di volti si basano sullo studio delle
caratteristiche.
Young, Hellawell e Hay hanno dimostrato che necessario considerare anche la
configurazione delle caratteristiche del volto. Costruirono dei volti unendo a caso le
parti superiori e quelle inferiori di volti differenti. La precisione di risposta aumentava
considerevolmente quando le due met non collimavano.
Searcy e Bartlett hanno ottenuto evidenze convincenti a sostegno dellipotesi che
lelaborazione dei volti non si basa solo sulla configurazione, operando in due modi:
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1. Alterando la configurazione (es. occhi al posto della bocca)


2. Modificando parti dellimmagine (es. oscurando pupille)
Le fotografie vennero poi presentate diritte o capovolte. Le alterazioni di singole parti
del volto vengono individuate con facilit sia nelle immagini diritte che in quelle
capovolte, mentre le alterazioni della configurazione sfuggono spesso nel caso di
immagini capovolte. In caso di immagini diritte possibile usare sia lelaborazione della
configurazione sia quella relativa a singole parti del volto, ma lelaborazione di volti
capovolti si limita allelaborazione delle singole parti.
Hanno usato fotografie bi-dimensionali, questo comporta limiti perch losservazione di
una reale volto tri-dimensionale fornisce un maggior numero di informazioni rispetto
allosservazione di unimmagine bi-dimensionale; i volti delle persone sono in genere
mobili, poich registrano stati emotivi.

PROSOPAGNOSIA
Lipotesi che lelaborazione di volti implichi alcuni meccanismi specifici sarebbe
convalidata se fosse possibile dimostrare una doppia dissociazione, lesistenza cio di
pazienti che presentano una normale capacit di riconoscimento di volti, ma agnosia
visiva per gli oggetti.
Kanwisher, McDermott e Chun hanno ottenuto risultati convincenti utilizzando la fMRI
per valutare lattivit cerebrale in risposta a volti, volti costruiti alla rinfusa, case, e
mani. Essi scoprirono lesistenza di unattivazione volto-specifica in alcune aree.

MODELLI DI CONOSCENZA IMPLICITA E MODELLI CONNESSIONISTI


Bauer e Verfaellie chiesero ad un paziente prosopagnosico di indicare i nomi
corrispondenti ai volti dei personaggi famosi; la sua scelta fu indirizzata dal caso. Ma fu
rilevata una presenza di risposte cutanee alla corrente elettrica decisamente maggiore
quando i nomi corrispondevano ai volti, e ci indica lesistenza di una conoscenza
implicita.
Burton et al simularono una condizione di prosopagnosia riducendo i pesi sulle
connessioni dalle unit di riconoscimento dei volti (URV) ai nodi di identit della
persona (NIP). La conseguente riduzione dellattivazione del NIP ai volti fece s che i
volti non venissero identificati o riconosciuti come familiare in vari casi. Ci facilitava
lesecuzione di compiti che prevedevano lutilizzo della conoscenza implicita.

MODELLO DEL DUPLICE PROCESSO DI FARAH

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Farah ha elaborato un modello a due processi per il riconoscimento di oggetti che si


rivela efficace per la comprensione del riconoscimento di volti. Prevede i seguenti
processi:
1. Analisi olistica
2. Analisi delle parti
Farah sostiene che il riconoscimento di volti dipende soprattutto dallanalisi olistica,
mentre la lettura di lettere o di brani implica prevalentemente lelaborazione analitica.
Ai partecipanti al suo esperimento vennero presentati alcuni disegni raffiguranti volti o
case, e venne loro chiesto di associare un nome a ciascuno. Successivamente vennero
loro presentati o volti e case interi o una singola caratteristica di entrambi. Dovevano
decidere se una determinata caratteristica appartenesse allindividuo del quale in
precedenza avevano conosciuto il nome.
Il riconoscimento delle caratteristiche dei volti era decisamente migliore quando ad
essere presentato era il volto intero; di contro, il riconoscimento delle case era molto
simile in entrambi i casi.
Ulteriori conferme si hanno studiando leffetto del volto sottosopra, in base al quale la
capacit di riconoscere i volti risulta considerevolmente ridotta quando gli stessi
vengono presentati capovolti. I soggetti normali subiscono leffetto del volto sottosopra.
Tuttavia il paziente prosopagnosico LH, mostrava di subire leffetto opposto perch
lelaborazione olistica o di configurazione che i soggetti normali applicano ai volti
presentati normalmente non pu essere usata con facilit nel caso di volti sottosopra.
Invece i pazienti prosopagnosici presentano una capacit estremamente ridotta
nellutilizzare lelaborazione olistica o di configurazione, e quindi la loro capacit di
riconoscere i volti non subisce leffetto di inversione.
Ci significa che i volti vengono in genere riconosciuti come insiemi, e le parti del volto
giocano un ruolo marginale.
E dimostrato che i volti sono immagazzinati nella memoria in forma olistica, ma non
che i volti vengono percepiti in tale forma.
Presentato un volto, seguito da una maschera (costituita da parti di un volto disposte a
caso, o da un volto intero), poi da un secondo volto. Compito decidere se il secondo
volto uguale al primo. Il riconoscimento di volti era migliore quando venivano
utilizzate maschere costituite da parti del volto. Questo risultato suggerisce che i volti
vengono elaborati in senso solistico. Valutati sul riconoscimento di parole o case, i
vantaggi offerti dalla presentazione di maschere frammentate erano minori con le
case che con i volti, e scomparivano del tutto con le parole. Quindi lelaborazione
olistica sembra di minore importanza in caso di presentazione di oggetti e di parole.
Lesioni cerebrali
Farah ha preso in esame alcuni risultati ottenuti con pazienti affetti da una o pi delle
seguenti patologie:
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Prosopagnosia con compromissione dellelaborazione olistica


Agnosia visiva facolt di riconoscere gli oggetti compromessa malgrado linfo visiva
raggiunga la corteccia visiva (non fa distinzione tra agnosia appercettiva e agnosia
associativa); con compromissione di entrambi i tipi di elaborazione.
Alessia causa difficolt nella lettura malgrado una buona capacit di comprendere il
linguaggio parlato e di riconoscere oggetti; con compromissione dellelaborazione analitica.
I pazienti con agnosia visiva dovrebbero soffrire anche di prosopagnosia o di Alessia o
di entrambe. Questa previsione venne confermata in quanto emerse una doppia
dissociazione tra prosopagnosia e Alessia. Tali conclusioni sono convalidate da alcuni
tentativi di identificare le aree cerebrali danneggiate in caso di prosopagnosia ed
Alessia mediante lutilizzo della MRI e di altre tecniche diagnostiche simili. La teoria
ipotizza che sia la lettura sia il riconoscimento di oggetti implichino lelaborazione
analitica. Quindi i pazienti con Alessia dovrebbero mostrare compromissione della
facolt di riconoscere oggetti. Tale assunto in contrasto con lopinione tradizionale
secondo la quale i pazienti affetti da Alessia purA2 incontrano difficolt solo nella
lettura.
Commento
Per altri versi, lapproccio di Farah alquanto semplicistico.
Sembra controproducente il fatto che Farah non faccia distinzione tra agnosia
appercettiva e agnosia associativa. Ad esempio, il caso di HO: la sua prestazione era
ottimale nel test di osservazione di immagini inconsuete e soddisfacente nel test di
scelta degli oggetti; tuttavia, egli era in grado di denominare solo il 50% di una serie di
oggetti, e non conosceva la funzione di molti di essi. I problemi di Ho sono chiaramente
associati ad agnosia associativa.

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4.ATTENZIONE E LIMITAZIONE DELLA PRESTAZIONE


Gli studi sullattenzione sono tornati di moda nel 1958 con la pubblicazione del libro di
Broadbent Percezione e Comunicazione.
(Definizione)
William James ha distinto tra modalit di attenzione attiva e passiva. Lattenzione
attiva quanto controllata dallalto verso il basso in top-down, dalle finalit che si
propone lindividuo, e passiva viceversa.
Lattenzione focalizzata si studia presentando contemporaneamente al soggetto due o
pi stimoli e chiedendogli di rispondere ad un solo di essi.
Lattenzione distribuita si studia presentando almeno due stimoli contemporanei, ma
con lindicazione che occorre considerare e rispondere a tutti gli stimoli.
I soggetti in genere decidono quale modalit di attenzione utilizzare.
Gli studi sullattenzione presentano, per, dei limiti importanti. Innanzitutto, la maggior
parte di essi si occupata unicamente dellambiente esterno, anche se noi possiamo
considerare anche i nostri pensieri e le informazioni immagazzinate nella memoria a
lungo termine. Inoltre, in laboratorio ci si concentra su esperimenti che presentano
brevemente immagini 2D statiche e richiedono risposte arbitrarie.
Lattenzione si divide in: Focalizzata e distribuita.
v. ATTENZIONE FOCALIZZATA UDITIVA
Colin Cherry si concentr sul problema del cocktail party, cio la nostra capacit di
seguire una sola conversazione mentre molte persone parlano contemporaneamente .
Scopr che questa abilit implica lutilizzo delle differenze fisiche per focalizzare
lattenzione su di un determinato messaggio uditivo. (SHADOWING)
La teoria di Broadbent

Broadbent spiego con le seguenti ipotesi (COLLO DI BOTTIGLIA):


Due stimoli presentati contemporaneamente accedono in parallelo ad un registro
sensoriale.
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Ad uno dei due stimoli poi consentito di passare attraverso un filtro, mentre laltro
stimolo rimane nel registro per essere elaborato successivamente.
Il filtro necessario per prevenire il sovraccarico del meccanismo a capacit limitata.
Tutto ci presuppone, in modo inesatto, che il messaggio trascurato sia scartato
sempre in una fase precoce di elaborazione.(MODELLO PERIFERICO)
Si tratta di un sistema di attenzione selettiva alquanto rigido, che non in grado di
spiegare la grande variabilit nellanalisi del messaggio trascurato.
Allport e Reynolds scoprirono che il grado di somiglianza tra i due messaggi rivestiva un
ruolo fondamentale nella memorizzazione del messaggio non soggetto a pedinamento il
quale veniva elaborato anche se i soggetti non avevano alcuna consapevolezza del suo
significato. Infatti quando veniva ripresentata una parola precedentemente associata ad
uno shock elettrico, si verificava una reazione fisiologica cutanea.
Teorie alternative
Anne Treisman scopr che i soggetti a volte ripetevano una parola che era stata
presentata su un canale trascurato. Tale fenomeno noto come breakthrough
(=affioramento) e si verifica quando la parola decisamente plausibile nel contesto del
messaggio presentato sul canale oggetto a pedinamento.
La Treisman ha sostenuto che la localizzazione del collo di bottiglia sia pi flessibile.
(MODELLO DELLATTENUAZIONE)
Se il soggetto formula delle aspettative in relazione al materiale in ingrasso, il livello
soglia per lelaborazione di tutti gli stimoli congruenti con tali aspettative risulta
abbassato. Di conseguenza, gli stimoli elaborati parzialmente sul canale trascurato
superano a volte la soglia della consapevolezza.
Deutsch e Deutsch hanno sostenuto che tutti gli stimoli vengano analizzati
completamente, ma un solo stimolo determina la risposta sulla base della sua
importanza e rilevanza nella situazione in atto teoria della selezione tardiva. (FILTRO
CENTRALE)
Teoria di Johnston e Heinz
(TEORIA MULTIMODALE APPUNTI)
Riassunto
La spiegazione pi plausibile dellattenzione focalizzata uditiva pu essere identificata
nelle ipotesi della Treisman che suggeriscono unelaborazione attenuata o ridotta delle
informazioni al di fuori dellattenzione selettiva. Il livello di tale elaborazione
probabilmente flessibile, ed in parte determinato dalle richieste del compito.

vi. ATTENZIONE FOCALIZZATA VISIVA


Tre disturbi dellattenzione sono stati studiati in modo abbastanza dettagliato:
1. Neglect si riscontra in genere in seguito a una lesione cerebrale del lobo parietale
destro, ed spesso la conseguenza di un ictus.. I pazienti con lesioni allemisfero destro
non riescono a notare gli oggetti che vengono presentati al loro lato sinistroo non
reagiscono ad essi. (Es. foto due case uguali ma a sinistra casa con fiamme a finestra.
Paziente non le vede ma preferisce casa di destra.)
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Le teorie pi convincenti su neglect sono quelle che propongono una forma di deficit
attenzionale.
2. Estinzione un fenomeno che si riscontra di frequente nei pazienti affetti da neglect i
quali sono in grado di percepire normalmente stimoli singoli, maquando vengono
presentati contemporaneamente due stimoli, quello pi distante nello spazio
controlaterale alla lesione tende ad essere trascurato. Con alcuni pazienti, solo se gli
oggetti sono uguali.
3. Sindrome di Balint associata a lesioni di entrambi gli emisferi che interessano il
lobo parietale posteriore o la giunzione occipito-parietale. E da svariati problemi
attenzionali, che includono fissit dello sguardo, evidenti difficolt nel direzionare la
mano sotto guida visiva e
4. Simultanagnosia impossibilit di prestare attenzione a pi di un oggetto alla volta.
(Es. sigaretta vista e accendino no).
Riflettore o obiettivo zoom?
Lattenzione focalizzata visiva simile alla luce di un riflettore: ogni cosa allinterno di
unarea relativamente piccola del campo visivo pu essere vista in modo chiaro.
E possibile indirizzare altrove lattenzione spostando il riflettore e lipotesi pi semplice
che il riflettore si muova a velocit costante. (RIFLETTORE)
Teoria pi complessa che larea dellattenzione focalizzata visiva pu essere
aumentata o ridotta in base alle richieste del compito. (ZOOM)
Poster ha preferito il concetto di riflettore e ha sostenuto che potrebbe esistere un
Attenzione nascosta, in cui il riflettore attenzionale si pu spostare in un diverso punto
dello spazio in assenza di movimenti oculari. Nei sui studi, i soggetti dovevano
rispondere quando individuavano l0accendersi di una luce; poco prima veniva loro
presentato un indizio. I risultati indicano che gli indizi validi inducevano una velocit di
risposta maggiore. Ipotizz dunque lesistenza di due sistemi diversi : Endogeno,
controllato dalle intenzioni ed Esogeno, che sposta automaticamente lattenzione.
Prove convincenti a sostegno del modello di zoom sono state ottenute da LaBerge. Nel
suo studio venivano usate parole di cinque lettere; occasionalmente, invece della
parola, o immediatamente dopo di essa, veniva presentato uno stimolo sonda che
richiedeva una risposta rapida, la quale era pi veloce quando lo stimolo cadeva nella
parte centrale del fuoco attenzionale. Con questo presupposto esso pu essere molto
stretto (lettera) o molto ampio (parola) a seconda delle richieste del compito.
In entrambe si suppone che lattenzione visiva sia diretta verso una determinata
regione del campo visivo. Tuttavia, spesso lattenzione visiva diretta verso
determinati oggetti piuttosto che verso una regione specifica.
Stimoli visivi trascurati
I risultati ottenuti in ambito neurofisiologico suggeriscono che gli stimoli visivi trascurati
sono sottoposti ad unelaborazione alquanto scarsa. Tuttavia, quando si utilizzano
misurazioni pi sensibili, emergono prove convincenti a sostegno dellipotesi che tanto i
soggetti normali quanto i pazienti affetti da neglect elaborino il significato degli stimoli
trascurati.
Ricerca visiva
Ipotesi teoriche:
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1. Teoria dellintegrazione di caratteristiche


E lipotesi pi accreditata sulla ricerca visiva, proposta dalla Treisman che si basa sulle
seguenti argomentazioni:
Rapida elaborazione in parallelo delle caratteristiche visive degli oggetti
nellambiente
Poi le caratteristiche visive vengono combinate per formare gli oggetti lento.
Le caratteristiche visive possono essere combinate focalizzando lattenzione sulla
posizione degli oggetti
La combinazione pu essere influenzata da conoscenze gi immagazzinate
In assenza di attenzione o conoscenze, le caratteristiche saranno combinate in
modo casuale producendo combinazioni sbagliate dette unioni illusorie
I pazienti affetti da sindrome di Balint incontrano in genere difficolt ad usare
lattenzione visiva, di conseguenza tendono a creare unioni illusorie.
2. Teoria della ricerca guidata
Rappresenta un perfezionamento della teoria di cui sopra.
Secondo questa teoria, liniziale elaborazione delle caratteristiche fondamentali d
luogo ad una mappa di attivazione, in cui ciascuno degli elementi presentati sullo
schermo possiede un proprio livello di attivazione. Supponiamo di stare cercando
bersagli rossi, orizzontali. Lelaborazione delle caratteristiche attiva tutti gli oggetti rossi
e tutti quelli orizzontali. Lattenzione viene poi rivolta ai vari elementi sulla base del loro
livello di attivazione, a cominciare da quelli che presentano il livello pi elevato. Questa
ipotesi ci consente di capire perch i tempi di ricerca sono pi lunghi quando alcuni
elementi non-bersaglio condividono una o pi caratteristiche con lo stimolo bersaglio.
3. Teoria dellengagement attenzionale
Duncan e Humphreys formularono delle previsioni:
I tempi di ricerca sono pi lenti allaumentare delle somiglianze tra lo stimolo
bersaglio e gli stimoli non-bersaglio
I tempi di ricerca sono pi lenti in caso di scarsa somiglianza tra gli stimoli nonbersaglio
Ipotesi:
Allinizio una fase in parallelo di segmentazione in riferimento a tutti gli elementi
Le informazioni selezionate vengono incluse nella memoria visiva a breve termine
I distrattori che sono simili al bersaglio rallentano il processo di ricerca
Humphreys e Muller hanno elaborato un modello connessionista basato sulla teoria
dellengagement attenzionale, noto come SERR.
Commenti
Le prime versioni della teoria dellintegrazione di caratteristiche presentavano dei limiti.
Ad esempio, lipotesi che la ricerca visiva sia interamente in serie o interamente in
parallelo risulta troppo categorica e non convalidata da evidenze sperimentali.
Disturbi dellattenzione visiva
Secondo poster e Petersen tre distinte abilit sono implicate nel controllo del riflettore
attenzionale:
1.
Disengagement (allontanamento) dellattenzione da un determinato stimolo visivo.
Presentarono ad alcuni pazienti neglect degli indizi sulla posizione di stimoli bersaglio
che stavano per essere presentati. Quando lindizio era presentato nel campo visivo
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integro e lo stimolo bersaglio in quello danneggiato, la prestazione dei pazienti era


decisamente scarsa. Questi risultati suggeriscono che i pazienti incontravano serie
difficolt nel distogliere lattenzione dagli stimoli visivi presentati alla parte non
compromessa dello spazio visivo. Pertanto, probabile che il disengagement giochi un
ruolo importante nel causare i sintomi manifestati dai pazienti con neglect.
Anche i pazienti portatori di simultanagnosia incontrano difficolt nel disimpegno
dellattenzione.
2.
Shifting (trasferimento) dellattenzione da uno stimolo bersaglio ad un altro.
Hanno studiato i problemi inerenti allo spostamento dellattenzione osservando pazienti
affetti da paralisi progressiva sopranucleare. Tali pazienti presentano lesioni del
mesencefalo, e pertanto incontrano notevoli difficolt nelleffettuare movimenti oculari
volontari, soprattutto in direzione verticale ma in grado, comunque di rispondere ai
bersagli visivi. Gli indizi validi facilitavano la velocit di risposta solo quando i bersagli
erano presentati alla sinistra o alla destra dellindizio stesso. Gli Autori dedussero quindi
che i pazienti incontravano difficolt nello spostare lattenzione in direzione verticale.
Apparentemente alcuni pazienti affetti da sindrome di Balint incontrano difficolt nello
spostare lattenzione allinterno del campo visivo.
3.
Engaging (concentrazione) dellattenzione su di un nuovo stimolo visivo.
Rafal e Poster hanno studiato i problemi relativi allengaging dellattenzione in pazienti
portatori di lesioni al nucleo posteriore del talamo. I pazienti rispondevano pi
velocemente quando gli indizi erano validi. La velocit di risposta era tuttavia scarsa
quando lo stimolo bersaglio veniva presentato nel campo visivo controlezionale. Ci
conferma che tale area implicata nellimpedire che lattenzione venga focalizzata su di
uno stimolo non desiderato cos come nel dirigere lattenzione verso stimoli di
interesse.
Riassunto
I risultati indicano che: Prima il lobo parietale disimpegna lattenzione da un
determinato oggetto di interesse, poi il mesencefalo sposta lindice di attenzione verso
larea bersaglio ed il nucleo posteriore del talamo legge i dati provenienti dai punti
indicati. Lattenzione non pu essere considerata ununica funzione controllata da un
unico centro.

vii. ATTENZIONE DISTRIBUITA


Che cosa succede quando cerchiamo di fare due cose contemporaneamente?
A livello teorico, gli insuccessi della prestazione che spesso si verificano quando si
eseguono due compiti contemporaneamente evidenziano i limiti del sistema umano di
elaborazione delle informazioni.
1. E stato postulato da numerosi studiosi che tali insuccessi riflettano le capacit limitate
di un unico elaboratore centrale multi-funzionale, o esecutivo centrale, che a volte
viene semplicemente indicato come attenzione.
2. Altri studiosi sono invece pi interessati alla nostra evidente abilit di eseguire
contemporaneamente due compiti relativamente complessi senza interferenze o
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insuccessi. Tali studiosi ipotizzano lesistenza di numerose risorse di elaborazione


specifiche, sostenendo che non si verificher interferenza tra due compiti a condizione
che essi utilizzino risorse diverse.
Fattori che influenzano lesecuzione di un compito duplice:
Somiglianza dei compiti
Wickens ha concluso che due compiti interferiscono nella misura in cui usano la stessa
modalit di stimolo, gli stessi stadi di elaborazione e si riferiscono a codici mnemonici
collegati.
E spesso molto difficile riuscire a misurare la somiglianza.
Pratica
In uno studio di Spelke, Hirst e Neisser due studenti si esercitarono per 5 ore la
settimana, per 4 mesi, nel leggere e comprendere brevi racconti mentre scrivevano
contemporaneamente parole sotto dettatura. Dopo 6 settimane di esercizio, erano in
grado di leggere rapidamente e comprendere sia quando scrivevano che quando
leggevano. Dopo una pratica ulteriore, impararono a scrivere il nome delle categorie cui
appartenevano le parole dettate mantenendo una velocit di lettura normale ed una
buona comprensione del testo.
Hirst afferm che la scrittura sotto dettatura non era eseguita in modo automatico,
perch i soggetti comprendevano quanto scrivevano.
Uno dei soggetti, venne valutato nel dettato senza lettura, commise meno della met
degli errori compiuti quando gli si chiedeva anche di leggere. Il compito di lettura
consentiva ai soggetti una grande flessibilit riguardo a quando fare attenzione alla
lettura stesa. Tale flessibilit rende plausibile lipotesi che essi utilizzassero una
strategia di alternanza dellattenzione fra i due compiti.
La pratica facilita lesecuzione e lo sviluppo di nuove strategie nellesecuzione dei
compiti in modo da ridurre al minimo linterferenza.
Difficolt del compito
La necessit di eseguire due compiti insieme introduce spesso nuove richieste di
coordinazione e di evitamene dellinterferenza. Duncan chiese ai partecipanti al suo
esperimento di rispondere a stimoli presentati in rapida successione, alcuni dei quali
richiedevano una risposta con la mano destra mentre altri con la mano sinistra. La
relazione stimolo-risposta poteva essere diretta o incrociata. Quando questi si
alternavano la risposta era peggiore.
Teorie del collo di bottiglia (APPUNTI (1))
Welford ha postulato lesistenza di un collo di bottiglia che rende difficile prendere
contemporaneamente due decisioni in merito alle risposte esatte da dare a due stimoli
diversi. La gran parte delle prove a sostegno di tale ipotesi viene dagli studi sul perdodo
psicologico refrattario. Questi studi prevedono limpiego di due stimoli e due risposte ed
il compito consiste nel rispondere il pi rapidamente possibile a ciascun stimolo.
Quando il secondo stimolo viene presentato in rapida successione rispetto al primo, si
verifica in genere un considerevole rallentamento della velocit di risposta al secondo
stimolo.
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Teorie della capacit centrale (APPUNTI (2.1))


Questo elaboratore centrale, a volte indicato come attenzione o concentrazione,
possiede risorse estremamente limitate. La qualit dellesecuzione contemporanea di
due compiti dipende dalle richieste che ciascun compito pone a tali risorse. Se le
richieste combinate dei due compiti non eccedono la quantit totale di risorse della
capacit centrale, allora i due compiti non intereferiranno tra loro.
Kahneman ha affermato che la capacit attenzionale pu variare. La capacit
maggiore quando la difficolt del compito elevata ed aumenta in condizioni di grande
sforzo o forte motivazione.
Bourke, Duncan e Nimmo-Smith hanno provato a verificare le previsioni della teoria
della capacit centrale e hanno selezionato quattro tipi di compiti; chiedevano ai
partecipanti di eseguire contemporaneamente due di tali compiti, avendo in mente che
uno dei due pi importante. Lipotesi fondamentale era la seguente: se esiste una
capacit centrale o generale, allora il compito che presuppone un maggior numero di
richieste alle risorse di tale capacit interferir maggiormente con gli altri tre compiti.
I risultati sono congruenti con le previsioni della teoria della capacit centrale ma esso
non spiega la natura della capacit centrale.
Teorie modulari (APPUNTI (2.2))
Le prove pi convincenti a sostegno della modularit derivano dagli studi sul linguaggio
con pazienti cerebrolesi. Compiti simili competono per gli stessi meccanismi specifici di
elaborazione, o moduli, e quindi producono interferenza reciproca: viceversa, compiti
diversi coinvolgono moduli diversi e possono non interferire affatto tra di loro.
Teorie della sintesi (3)
Alcuni teorici preferiscono un approccio basato su di una sintesi tra lipotesi della
capacit centrale e quella relativa allesistenza di moduli. Secondo tali autori , esiste
una struttura gerarchica. Lelaboratore centrale in vetta alla scala gerarchica ed
implicato nella coordinazione e nel controllo del comportamento. Al di sotto di essi vi
sono meccanismi specifici di elaborazione che operano in modo relativamente
indipendente luno dallaltro.
viii. ELABORAZIONE AUTOMATICA
Alcune attivit di elaborazione diventino automatiche come risultato di una pratica
prolungata. I processi automatici sono considerati veloci e non riducono la capacit di
eseguire altri compiti ma non cos in quanto il criterio che i processi automatici non
debbano richiedere attenzione significa che essi non dovrebbero avere alcuna influenza
sulla prestazione di un compito concomitante che invece richiede attenzione. E sembra
che esista un numero relativamente piccolo di processi completamente automatici, ed
un numero molto pi grande di processi solo parzialmente automatici.
La teoria di Shiffrin e Schneider
Hanno proposto una distinzione teorica tra processi controllati e processi automatici:

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I processi controllati hanno capacit limitata, richiedono attenzione e possono essere usati
in modo flessibile indifferenti circostanze
I processi automatici non hanno una capacit limitata, non richiedono attenzione e sono
molto difficili da modificare una volta appresi.
Il problema pi rilevante con i processi automatici la loro mancanza di flessibilit, che
pu compromettere la prestazione quando si verifica un cambiamento delle circostanze
che definiscono una data situazione.
La teoria di Norman e Shallice
Hanno proposto una distinzione tra processi completamente automatici e processi
parzialmente automatici, identificando tre livelli diversi di funzionamento:

Elaborazione completamente automatica, controllata da schemi


Elaborazione parzialmente automatica che implica un processo di catalogazione
competitiva in assenza di controllo volontario o cosciente.
Controllo volontario per mezzo di un sistema attenzionale di supervisione
Processi automatici comprometterebbero la prestazione se lasciati completamente a se
stessi. Di conseguenza, esiste un processo di risoluzione automatica dei conflitti, noto
come catalogazione competitiva, che seleziona uno degli schemi disponibili sulla base
delle informazioni ambientali e delle priorit immediate. Infine, esiste un sistema
attenzionale di supervisione, di livello superiore, che coinvolto nellattivit decisionale
e nellappianamento delle difficolt, e consente risposte flessibili in situazioni nuove.
Teoria la Logan
Ipotesi fondamentali:

Ogni volta che uno stimolo viene percepito ed elaborato vengono immagazzinate tracce
mestiche specifiche.
La pratica con lo stesso stimolo conduce allimmagazzinamento di un numero sempre
maggiore di informazioni in merito ad esso ed alle modalit del suo uso.
Laumento della conoscenza di base con la pratica consente un rapido recupero delle
informazioni pertinenti non appena si presenti lo stimolo appropriato.
Automaticit significa recupero delle informazioni in memoria: la prestazione automatica
quandi si basa sul recupero immediato e diretto di soluzioni pregresse contenute in
memoria.
In assenza di pratica, il compito di risponder adeguatamente ad uno stimolo richiede sforzo
cognitivo ed applicazione di regole.
Non esiste consapevolezza conscia dei processi automatici, perch tra la presentazione
di uno stimolo ed il recupero della risposta appropriata non ha luogo alcun processo
significativo. Ci che cambia con la pratica solo la conoscenza di base.
Logan : La prestazione automatica dipende sia della codifica che dale recupero:
pertanto la prova che un dato aspetto di uno stimolo importante nella prestazione
automatica suggerisce che quello stesso aspetto era stato codificato.

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GLI SLIPS DELLE AZIONI


= esecuzione di azioni che intendevamo eseguire a cui sottende la mancanza di
attenzione.
Gli studi con il metodo dei diari
Un modo per studiare gli slips delle azioni consiste nellesame dei diari.
Reason chiese a 35 persone di tenere un diario dei propri slips delle azioni, vennero
riferite oltre 400 azioni sbagliate:
Errori di immagazzinamento, in cui lintenzione e lazione venivano dimenticate o
ricordate in modo inesatto. Es. verso altra acqua, ma lavevo gi fatto.
Errori di controllo, in cui la progressione di una sequenza programmata non era
monitorare a sufficienza nei punti fondamentali. Es. vado allauto ma poi mi fermo a
potare il giardino.
Errori nella sub-routine che comportano inserzioni, omissioni o riordinamento delle fasi
di una sequenza di azioni. Es. voglio togliere occhiali ma li ho gi tolti.
Errori di discriminazione ossia incapacit di distinguere in modo esatto gli oggetti. Es.
scambiare schiuma da barba con dentifricio.
Errori di ricostruzione del programma, ossia combinazione inappropriata di azioni. Es.
carta in bocca e caramella gettata.
Studi di laboratorio
Sono state utilizzate numerose tecniche per riprodurre gli slips delle azioni in condizioni
di laboratorio. Reason ha preso in esame uno studio delleffetto oak-yolk che illustra
tale tipo di approccio (rima che fa riposndere in maniera sbagliata a domande causa il
suono della rima).
Non molto chiaro se gli slips delle azioni ottenuti in condizioni di laboratorio siano
veramente simili a quelli di frequente riscontro in condizioni normali.
I risultati di Robertson suggeriscono che necessario un prolungato sforzo di
attenzione per evitare gli slips delle azioni, e che i lobi frontali e la sostanza bianca del
cervello svolgono un ruolo importante nello sforzo attentivo; di conseguenza, lesioni
riportate in queste aree rendono il soggetto pi inclini a commettere splips delle azioni.
Teorie relative agli slips delle azioni
Hay e Jacoby sostengono che gli slips delle azioni hanno maggiore possibilit di
verificarsi quando vengono soddisfatte due condizioni:
1. La risposta corretta non la pi consolidata o la pi familiare
2. Lattenzione non del tutto concentrata sul compito di scelta della risposta corretta.
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Teoria degli schemi


Secondo questa teoria le zioni sono determinate da schemi organizzati in modo
gerarchico. Lo schema di livello pi elevato rappresenta lintenzione globale o scopo e
gli schemi di livello inferiore corrispondono alle azioni implicate nel realizzare
quellintenzione. Uno schema determina lazione quando il suo livello di attivazione
sufficiente elevato. Il livello di attivazione degli schemi determinato dalle intenzioni
attuali e dalla situazione ambientale immediata. Secondo il modello degli schemi, gli
slips delle azioni si verificano per:

Errori nella formazione dellintenzione di fare qualcosa


Attivazione fallace di uno schema
Avvio erroneo degli schemi attivi
Commenti
Gli slips scaturiscono dallalternarsi del controllo consapevole e del controllo
automatico. Gli slips delle azioni si verifichino con maggiore frequenza nellesecuzione
di attivit nelle quali si ha lunga pratica, perch proprio in tali circostanze pi
probabile che venga utilizzata la modalit di controllo automatico. Tuttavia, lincidenza
di slips delle azioni di gran lunga maggiore nel caso di azioni banali piuttosto che di
azioni considerate importanti. Ad esempio, molti professionisti del circo riescono a
compiere perfettamente azioni in cui si sono esercitati a lungo, ma lelemento di
pericolo fa s che essi impieghino al minimo la modalit di controllo automatico.

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5. MEMORIA: STRUTTURE E PROCESSI


Il primo stadio la codifica, seguita dallimmagazzinamento delle informazioni nel
sistema di memoria e infine dal recupero.
Magazzini sensoriali
Esiste un magazzino iconico o visivo e un magazzino eroico o uditivo che conserva
materiale relativamente poco elaborato. (es. ti chiedo cosa hai detto ma mi accorga di
aver capito)
Il circuito fonologico
Baddeley ha tracciato una distinzione tra magazzino fonologico o basato sul linguaggio
ed un processo di controllo dellarticolazione. Il circuito fonologico costituito da: un
magazzino fonologico (lobo parietale) passivo che si interessa direttamente della
percezione del linguaggio e un processo articolatorio (area di Broca) connesso alla
produzione del linguaggio che d accesso al magazzino fonologico. La presentazione
uditiva di parole produce un accesso diretto al magazzino fonologico,
indipendentemente dalleventuale utilizzo del processo di controllo dellarticolazione.
Lattivit articolatoria sublocale del circuito fonologico non richiede limpiego della
muscolatura dellapparato vocale; infatti il circuito e i suoi processi di reiterazione
operano ad un livello pi profondo di quanto possa sembrare; apparentemente fanno
affidamento su codici centrali di controllo del linguaggio che sembra possano funzionare
in assenza di un feedback periferico.
il circuito articolatorio ci che serve alle parole per accedere al magazzino..
il magazzino ne tiene traccia.. ma solo se le parole vi arrivano.. perch nel
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caso in cui si fanno dei compiti per "sopprimere" il circuito articolatorio, le


parole non vi arrivano neanche..
il MAGAZZINO FONOLOGICO mantiene le info basate sul linguaggio,quindi l info
fonologica,ma nn la sua rappresentazione! quindi,le info si perdono se nn si ha un
ripasso subvocale creato dal CONTROLLO ARTICOLATORIO,che si basa su un linguaggio
interno e permette di mantenere attiva la traccia fonologica. l'accesso al magazzino
fonologico obbligatorio,se poi voglio mantenere attiva la traccia si passa attraverso il
control. articolat.,che quello che permette la comprensione del linguaggio complesso.
Esecutivo centrale
Baddeley ha affermato che una lesione dei lobi frontali della corteccia pu danneggiare
lesecutivo centrale; la classica sindrome frontale implica disturbi dellattenzione,
aumento della distraibilit, difficolt nel cogliere linsieme di una situazione complessa.
Pertanto, i pazienti che presentano lesioni del sistema frontale si comportano come se
non disponessero di un sistema di controllo definiti affetti da sindrome disesecutiva.
Non unitario.
Teoria dei livelli di elaborazione
Distinzione tra reiterazione di mantenimento, che implica la ripetizione di analisi gi
effettuate in precedenza e reiterazione di elaborazione, che implica unanalisi pi
profonda o semantica del materiale da apprendere. Solo la reiterazione di elaborazione
in grado di migliorare la memoria a lungo termine.
Eysenck ha sostenuto che la memoria a lungo termine influenzata dalla distintivit
dellelaborazione pertanto, le tracce mestiche che sono distintive o uniche saranno
rievocate con maggiore facilit rispetto alle tracce mestiche simili alle altre.
DA QUI IN POI SUL LIBRO PERCHE PIU VELOCE RISOLUZIONE DAL LIBRO.
EVENTUALE INTEGRAZIONE.
ANCHE CAPITOLO 6
c. LA CONOSCENZA: PROPOSIZIONI ED IMMAGINI
E possibile operare unampia distinzione tra le rappresentazioni esterne della vita
quotidiana e le nostre rappresentazioni interiori, mentali.
Cos una rappresentazione?
E qualunque segno o notazione od insieme di simboli che ci ri-presenta qualche cosa,
che sta al posto di unentit che non immediatamente presente. Possiamo distinguere
due categorie principali di rappresentazioni esterne; le rappresentazioni che usano
notazioni scritte e le rappresentazioni pittoriche. Entrambe rappresentano solamente
alcuni aspetti della realt e differiscono tra loro per un aspetto importante: i diagrammi
sembrano cogliere una maggior quantit di aspetti caratteristici del mondo rispetto alle
descrizioni linguistiche. Disegni e diagrammi mantengono una relazione pi stretta
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con la realt perch la loro struttura mantiene la somiglianza con la struttura del
mondo; tale somiglianza strutturale spesso definita come analogica. Viceversa, le
rappresentazioni linguistiche non hanno propriet analogiche perch la relazione tra un
segno linguistico e loggetto cui esso si riferisce arbitraria.
Differenza tra rappresentazioni esterne
La rappresentazione linguistica costituita dalla composizione di simboli discreti. In una
rappresentazione pittorica, al contrario, non possibile individuare unit ultime. In
secondo luogo, una rappresentazione linguistica contiene simboli espliciti che stanno al
posto delle cose cui si riferiscono. In un disegno, al contrario, non vi sono simboli
distinti per le cose rappresentate. In terzo luogo, nelle rappresentazioni linguistiche i
simboli sono organizzati sulla base di uno specifico insieme di regole. Le immagini non
sembrano avere una struttura basata su regole grammaticali. Linformazione contenuta
in una rappresentazione linguistica astratta, nel senso che pu essere stata raccolta
attraverso qualsiasi canale percettivo e non ha relazione diretta con una specifica
modalit sensoriale. Al contrario limmagine una rappresentazione pi concreta
perch anche se le informazioni che essa rappresenta possono derivare da una grande
variet di fonti sensoriali, esse sono strettamente associate alla modalit visiva.
Rappresentazioni interne o mentali
La distinzione tra rappresentazioni pittoriche e rappresentazioni linguistiche ha la sua
controparte nelle due classi di rappresentazioni mentali, cio nella distinzione tra
rappresentazioni analogiche e rappresentazioni preposizionali. Le rappresentazioni
preposizionali sono rappresentazioni simili al linguaggio, che colgono il contenuto
ideativo della mente, in modo del tutto indipendente dalla modalit sensoriale
attraverso la quale le informazioni sono state raccolte in origine. Le rappresentazioni
analogiche invece tendono ad essere immagini che possono essere, ad esempio, visive,
uditive o cinetiche.
Le rappresentazioni preposizionali sono discrete, esplicite, sono combinate secondo
determinate regole e sono astratte nel senso che possono rappresentare informazioni
provenienti da qualsiasi modalit sensoriale. Le rappresentazioni analogiche sono nondiscrete, rappresentano le cose in modo implicito, hanno regole di combinazione poco
rigide e sono concrete, nel senso che sono legate ad una specifica modalit sensoriale.

Che cos una proposizione?


Le rappresentazioni preposizionali rappresentano oggetti concettuali e relazioni in una
forma che non specifica per alcun linguaggio n per alcuna modalit sensoriale.
Costituiscono un linguaggio universale, il mentalese, che il codice di base utilizzato
per rappresentare tutte le informazioni mentali. Come possibile caratterizzarle?
Quando i teorici vogliono essere espliciti sulluso delle rappresentazioni preposizionali
usano alcuni aspetti di un sistema logico chiamato il calcolo dei predicati., il quale
fornisce una notazione conveniente per dare corpo a questa intuizione; i nessi o
relazioni sono rappresentati come predicati e gli oggetti-entit come Argomenti di
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questi predicati. Gli argomenti che il predicato sopra collega sono entit concettuali, il
Libro ed il Tavolo. Lintera forma chiamata una proposizione. Vi sono anche i predicati
di secondo ordine che assumono come argomenti non oggetti, ma proposizioni, gli
psicologi cognitivisti hanno utilizzato queste notazioni per esprimere le rappresentazioni
mentali di tipo preposizionale. In termini pratici sono molto utili per costruire modelli
computazionali.
Rappresentazioni preposizionale: oggetti e relazioni
Quando si combinano oggetti e relazioni, formulando anche altre assunzioni, si inizia a
caratterizzare le strutture schematiche per caratterizzare gli eventi. Queste definizioni
preposizionali aiutano a definire categorie di oggetti e giocano un ruolo fondamentale
nella nostra capacit di classificare gli oggetti ed organizzare la nostra conoscenza
concettuale. Il processo di cmpernsione delle frasi viene spiegato ipotizzando che i
soggetti, dopo aver ascoltato la frase, ne elaborino una rappresentazione mentale.

Scemi, frame e script


La maggior parte della conoscenza che possediamo strutturata in modo complesso: i
concetti sono collegati uno allaltro in modi da riflettere la struttura causale e temporale
del mondo. Uno schema un gruppo strutturato di concetti; di solito, si basa sulla
conoscenza generica e pu essere usato per rappresentare eventi, percezioni,
situazioni, relazioni ed anche oggetti. Comprensione e ricordo che le persone hanno di
fatti ed eventi plasmato dalle loro aspettative.
Lo schema che Schank e Abelson propongono, chiamato script, pertanto una struttura
conoscitiva che codifica una sequenza stereotipia di azioni che hanno luogo nella vita
quotidiana; ad esempio, se si mangia spesso al ristorante, si dovrebbe avere uno script
per mangiare al ristorante, perch una sequenza di azioni che stata ripetutamente
eseguita. Allinterno di questo tipo di schema le relazioni sono le diverse azioni, come
camminare o sedere. Le slot nello script contengono sia ruoli che altri sottoschemi.
Si ritenuto inoltre che gli schemi siano implicati nei processi percettivi, dove
ridurrebbero la necessit di analizzare tutti gli elementi di una scena visiva.
Nellesplorare visivamente una scena di vita quotidiana, come la propria stanza da letto
o una sala riunioni, le persone hanno delle aspettative precise sugli oggetti che
probabilmente potranno vedere.
In generale le teorie degli schemi tendono ad essere unottima spiegazione ad hoc dei
risultati, ma non hanno quel valore predittivo che sarebbe auspicabile avessero.
Rotazione mentale
Si scoperto che quanto pi lontano la figura stimolo era ruotata rispetto
allorientamento della figura standard, tanto maggiore era il tempo necessario ai
soggetti per prendere una decisione. Limpressione che si ricava che le immagini
visiva hanno tutte le caratteristiche degli oggetti reali nel mondo. Vale a dire che esse
occupano una qualche forma di spazio mentale nello stesso modo in cui gli oggetti fisici
occupano lo spazio fisico del mondo, e che questi oggetti sono mentalmente ruotati e
manipolati nello stesso modo in cui vengono manipolati gli oggetti del mondo. Se
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loggetto da immaginare supera un certo livello di complessit, i soggetti sono meno


abili nel formulare i giudizi corretti. Tale problema non si verificherebbe nella rotazione
fisica di un oggetto reale. La rotazione mentale sembra rivestire una certa importanza
nel controllo dei movimenti oculari (saccadici), il che suggerisce linterdipendenza tra
elaborazione visiva e processi immaginativi.
Esplorazione delle immagini
In questo tipo di esperimenti, i soggetti ricevono una mappa fittizia di unisola con delle
aree segnate con delle X. Allinizio i soggetti dedicano parte del tempo a memorizzare
la mappa. Viene poi presentato loro il nome di un oggetto, e viene chiesto di
immaginare la mappa focalizzandosi sulloggetto nominato. Viene nominato un secondo
oggetto ed ai soggetti si chiede di spostarsi dal primo oggetto al secondo immaginando
un punto nero in movimento. E possibile stabilire se il tempo necessario per andare da
un oggetto allaltro in relazione alla distanza effettiva tra i punti sulla mappa.
Utilizzando procedure sperimentali di questo tipo si scoperto che il tempo di
esplorazione aumenta in modo proporzionale alla distanza tra i due punti. Questo
risultato convalida lipotesi che le immagini abbiano propriet spaziali specifiche che
sono analoghe a quelle degli oggetti e delle azioni nel mondo reale. Istruire i soggetti a
comportarsi come se stessero osservando qualcosa nel mondo reale stabilire se questi
risultati siano davvero in grado di fornire delle informazioni sul modo in cui il nostro
sistema lavora o piuttosto ci diano informazioni sugli aspetti fenomenologici, un
problema che mi lascia molto incerto.
Chambers e Reisnerg hanno presentato ad alcuni soggetti delle figure ambigue,
passibili cio di interpretazioni diverse. Ai soggetti veniva chiesto di immaginarla prima
che venisse loro tolta davanti. Poi veniva loro chiesto, di fornire una seconda
interpretazione della stessa. Nessuno di essi risultava in grado di portare a termine
questo compito. Tuttavia, gli stessi soggetti erano in grado di disegnare la loro
immagine della figura e, dopo averla disegnata, fornire una re-interpretazione. Ci che
unimmagine rappresenta dipende dal suo significato.
Il dibattito tra proposizioni ed immagini
Il punto centrale della teoria della doppia codifica di Paivio che esistono due sistemi
distinti per la rappresentazione e lelaborazione delle informazioni. Un sistema verbale
tratta le informazioni linguistiche e le memorizza nella forma verbale appropriata. Un
sistema non-verbale, distinto, consente lelaborazione e la rappresentazione basata
sulla immagini. Ad esempio, quando una parola pronunciata viene elaborata, essa viene
identificata da un logogeno per il suono di quella parola. Un logogeno come unentit
specifica per modalit che pu funzionare come una struttura integrata di tipo
informazionale o come un generatore di risposte. Il corrispettivo dei logogeni nel
sistema non verbale sono gli immagini. Gli immageni sono delle unit di base che
identificano e rappresentano immagini, nelle differenti modalit sensomotorie. Il
sistema non verbale ed il sistema verbale comunicano in modo funzionale attraverso
relazioni tra immageni e logogeni. Paivio scopr che i disegni vengono ricordati molto
pi facilmente delle parole sia in compiti di rievocazione libera sia in compiti di
riconoscimento. Ci ha indotto Paivio ad ipotizzare che il codice per le immagini sia
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mnemonicamente superiore al codice verbale, sebbene le ragioni di ci non siano


chiare. Alcune parole sono pi concrete ed evocano immagini pi facilmente di altre. Se
le parole sono concrete piuttosto che astratte, sembra che possano essere recuperate
pi facilmente. Per riassumere, sembra che la rievocazione di messaggi visualizzabili
del tipo di quelli usatinegli esperiementi subisce linterferenza dellelaborazione spaziale
piuttosto che di quella visiva, indicando che questi processi di elaborazione spaziale
sono in qualche modo condivisi sia dai processi percettivi sia da quelli immaginativi
allinterno del sistema non verbale.
Caratteristicamente le parole astratte che vengono presentate nellemicampo visivo di
destra, e quindi vengono elaborate nellemisfero sinistro, sono riconosciute pi
frequentemente rispetto a quelle presentate nellemicampo visivo i sinistra. Invece, le
parole concrete sono riconosciute ugualmente bene indipendentemente dal campo
visivo in cui vengono presentate.
La teoria computazionale di Kosslyn e il modello computazionale delle immagini mentali
(II Kosslyn)
La teoria ipotizza che siano implicati diversi processi e strutture: il medium spaziale in
cui lanatra deve venire rappresentata, i file preposizionali e i file delle immagini che
contengono le conoscenza relative allanatra e i processi che generano limmagine
dellanatra nel medium spaziale a partire da questi file.
1.
Il Medium spaziale in cui dovr essere rappresentata limmagine dellanatra
rappresentato nel modello computazionale di Kosslyn come un tubo a raggi catodici. Il medium ha
una superficie che pu essere scomposta in punti o pixel, ciascuno dei quali pu essere
caratterizzato da una coppia di coordinate che indicano la posizione del punto sullo schermo. La
teoria indica quattro propriet caratteristiche del medium spaziale. Primo il fatto che esso funzioni
come uno spazio, nel senso che conserva tutte le relazioni spaziali degli oggetti che rappresenta.
Secondo, al centro del medium unimmagine rappresentata alla sua massima risoluzione. Da qui
verso lesterno inizia a diventare pi confusa. Terzo, il medium ha una particolare granularit. La
granularit o grana di una fotografia o di un tubo a raggi catodici si riferisce alla dimensione dei
punti di colore che lo formano. Se questi punti sono molto grandi, allora i dettagli che possono
venire rappresentati sono pochi, mentre quando i punti sono molto piccoli pu venire
rappresentata unimmagine molto pi dettagliata. Infine, non appena unimmagine mentale viene
generata nel medium, inizia immediatamente a decadere e cos, se si vuole conservare limmagine
nel medium, necessario riattivarla continuamente.
2.
Nel modello computazionale di kosslyn si assume che si abbiano dei file per le
immagini che rappresentano le coordinate dei punti dellimmagine nel medium spaziale. Questi file
per le immagini possono rappresentare sia un oggetto intero che le singole parti degli oggetti. In
particolare, alcuni file per le immagini caratterizzano unimmagine schematica o scheletrica che
descrive la forma di base delloggetto. I file preposizionali contengono un elenco delle propriet
dellanatra e le relazioni tra queste parti e la parte fondante.
3.
Infine si attivano diversi processi che utilizzano vari tipi di file preposizionali e file per
le immagini per generare unimmagine dellanatra nel medium spaziale.

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Evidenze empiriche
1.
Image Tracing _ Data lipotesi che il medium spaziale ha una granularit, le due
differenti immagini delle coppie di animali dovrebbero risultare in differenze nelle propriet
visibili del coniglio. Nella coppia coniglio-elefante molte delle propriet del coniglio dovrebbero
essere difficili da vedere, mentre nella coppia coniglio-mosca la maggior parte delle sue
caratteristiche dovrebbero essere facili da vedere. I soggetti hanno bisogno di pi tempo per
vedere parti del coniglio nella coppia coniglio-elefante rispetto alla coppia coniglio-mosca. (come
stessero zoomando per vedere le parti delle immagini soggettivamente pi piccole).
2.
Kosslyn ha preso in esame lidea dellestensione spazialmente limitata del medium.
Assumiamo che il nostro campo visivo ricopra un arco visuale di circa 100, di fronte a noi. Se
guardiamo qualche cosa in questo campo visivo, allora ad una data distanza loggetto occuper
una porzione di questo arco. Se ci avviciniamo alloggetto ed esso di dimensioni grandi
probabilmente esso riempir completamente il nostro arco visivo e potrebbe anche uscirne fuori.
Vale a dire potrebbe uscire dal nostro campo visivo. Kosslyn sostanzialmente utilizza la stessa
idea per misurare i limiti nellestensione del medium spaziale. Si pu perci ipotizzare che un
oggetto di una certa dimensione strabordi dal medium.
Neuropsicologia delle immagini mentali
La teoria di Kosslyn sostiene lesistenza di un processo che genera immagini dalle
rappresentazioni della memoria a lungo termine; pertanto, in presenza di un deficit in
tale processo, il soggetto non dovrebbe essere capace di descrivere laspetto di un
oggetto traendolo dalla memoria, n di disegnarlo. Tradizionalmente, la capacit
immaginativa stata considerata una funzione localizzata nellemisfero destro. Farah
ha messo in discussione tale ipotesi, sostenendo che almeno una componente sia una
funzione dellemisfero sinistro. Kosslyn ha mostrato che lemisfero sinistro disconnesso
pu eseguire un compito che richiede la generazione di immagini, mentre lemisfero
destro non pu. Sembra probabile che entrambi gli emisferi contribuiscano alla
generazione di immagini, ma in modo diverso. Kosslyn ha utilizzato le tecniche PET per
analizzare la localizzazione dei processi immaginativi nel cervello. Essi scoprirono che,
quando ai soggetti veniva chiesto di chiudere gli occhi e valutare le immagini mentali di
lettere maiuscole piccole o grandi, le immagini mentali piccole generavano maggiore
attivit della parte posteriore della corteccia visiva mentre le immagini mentali di grandi
dimensioni generavano maggiore attivazione delle parti anteriori della corteccia visiva.
Rappresentazioni distribuite e connessionismo
Alcuni ricercatori di sono posti il problema se , lapproccio simbolico sia alla fine il modo
migliore per comprendere lattivit cognitiva umana. Le teorie simboliche diventano ben
presto estremamente complicate. Lapproccio simbolico tende ad evitare la domanda di
come i processi cognitivi vengano realizzati nel cervello. In risposta, negli anni 80
riemerso un movimento: lapproccio connessionista. Si dice che gli schemi
connessionisti rappresentino le informazioni in modo sub-simbolico, in rappresentazioni
distribuite che hanno la potenzialit di rappresentare comportamenti complessi senza
dover usare un ampio insieme di regole preposizionali esplicite.
Una rappresentazione distribuita non contiene simboli che rappresentano in modo
esplicito la rosa, ma piuttosto conserva la forza delle connessioni tra le unit che
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permettono di ricostruire laspetto o il profumo della rosa. Laspetto e il profumo della


rosa possono essere visti come codificati nei termini di semplici segnali in certe cellule
di input. Le cellule di input che ricevono i segnali della visione sono chiamate unit
olfattive. In sintesi, la rete capace di associare il pattern di attivazione che arriva alle
unit visive con quello che arriva alle unit olfattive. La rappresentazione distribuita
dellaspetto fisico e dellodore della rosa cos rappresentata da una matrice di
attivazione delle unit della rete, senza fare ricorso ad alcun simbolo esplicito per
rappresentare la rosa.
Non tutti i modelli connessionisti usano rappresentazioni distribuite. Essi usano anche
rappresentazioni simili a quelle usate nellapproccio simbolico; definiscono questo
secondo tipo di rappresentazioni rappresentazioni localistiche. Una rappresentazione
distribuita una rappresentazione in cui le unit rappresentano piccole entit tipo
caratteristiche (e dove) il pattern nella sua totalit lunit significativa dellanalisi.
Diversi elementi corrispondono a diversi pattern di attivazione nello stesso insieme di
unit. Una rappresentazione localistica, daltro lato, ha una rappresentazione una-unitun-concetto in cui singole unit rappresentano concetti o unit significative pi ampie.
Le rappresentazioni distribuite hanno numerose propriet che le rendono molto
importanti per le rappresentazioni simboliche. Le rappresentazioni distribuite sono
indirizzabili dal contesto, il che si riferisce al fatto che apparentemente ogni parte di un
ricordo o di una scena visiva pu ricondurre pi tardi al recupero del ricordo nella sua
interezza. Sembra che una qualunque parte del ricordo possa riattivare tutti gli aspetti
del ricordo originario. Le rappresentazioni distribuite permettono la generalizzazione
automatica.

d. OGGETTI, CONCETTI E CATEGORIE


Abbiamo bisogno della conoscenza al fine di comportarci ed agire in modo appropriato
nel mondo. Dobbiamo organizzare tali conoscenze in modo economico ed esauriente.
Otteniamo leconomia cognitiva dividendo il mondo in categorie di oggetti al fine di
ridurre la quantit di informazioni che dobbiamo apprendere, percepire, ricordare e
riconoscere. Una volta che i concetti sono stati elaborati, essi possono essere
organizzati secondo gerarchie. Per ragioni di immagazzinamento ed utilizzo efficace,
sembra necessario organizzare e classificare le esperienze. Nella memoria umana tale
organizzazione sembra essere guidata dai principi di economia cognitiva, informativit,
e coerenza naturale.
E stata tracciata una distinzione tra oggetti e relazioni; le varie spiegazioni teoriche
formulate alla luce di quattro prospettive diverse: lapproccio degli attributi definitori, la
teoria dei prototipi, la teoria degli esemplari e lapproccio basato sulle spiegazioni. La
ricerca sui concetti di oggetti ha ipotizzato che i concetti siano definiti da attributi; ad
esempio, un dato cane classificato come tale in virt del fatto che possiede quattro
zampe, peloso, abbaia ed ansima.
I giudizi di categoria riflettono gradienti di tipicit. Un pettirosso, era considerato un
esempio migliore della categoria uccello rispetto ad un canarino. In realt, le categorie
possono essere descritte in termini di gradiente di tipicit dei suoi membri; in altre
parole, i membri della categoria vengono classificati in base alla loro relativa tipicit.
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Le categorie non hanno confini netti. Alcune categorie sono alquanto indistinte, in
quanto i loro confini non sono netti e ben definiti, al punto che alcuni membri possono
essere considerati come facenti parte della categoria stessa oppure no.
In virt del principio delleconomia cognitiva, chiaro che le persone devono poter
disporre di uno schema efficiente per organizzare le gerarchie di concetti. Nellambito
della psicologia, gran parte delle evidenze specifiche sul livello di base e sui tre livelli di
generalizzazione sono state raccolte da Elanor Rosch e dai suoi collaboratori. Essi
rilevarono che, al livello pi elevato di astrazione, il livello superordinato, le persone
dispongono di definizioni generiche per categorie generiche, come ad esempio mobilia.
Al livello pi basso, il livello subordinato, vi sono tipi specifici di oggetti. Tra questi due
estremi si trova il livello di base. Spesso parliamo delle categorie generali e di concetti
specifici, ma in genere abbiamo a che fare con gli oggetti al livello di base, intermedio;
scoprirono che per le categorie superordinate venivano indicati pochissimi attributi,
mentre per gli altri due livelli il loro numero cresceva considerevolmente. Il livello di
base quello nel quale gli adulti denominano gli oggetti in modo spontaneo ed anche
quello che in genere viene acquisito per primo dai bambini. Inoltre, il livello di base il
livello pi generale al quale le persone usano movimenti motori simili per interagire con
i membri della categoria. E importante notare che i concetti del livello di base non
corrispondono sempre a termini intermedi. Nelle categorie non biologiche il termine
intermedio tende a corrispondere al livello di base, mentre nelle categorie biologiche
il termine superordinato che tende a corrispondere al livello di base.
Murphy e Ross sottolinearono che le persone non classificano le cose per amore di
categorizzazione, ma per fare previsioni in merito ad esse. Ad esempio, avendo stabilito
che un determinato oggetto un cane, possibile prevedere che esso morda.
Barsalou ha sottolineato che il modo in cui le persone rappresentano un concetto varia
in funzione del contesto in cui esso appare. Cos, ad esempio, quando le persone
leggono rana isolata dal contesto, lattributo mangiata dagli esseri umani rimane in
genere inattivo nella memoria. Tuttavia, mangiata dagli esseri umani diventa attivo
quando si legge qualcosa a proposito delle rane in un ristorante francese. Ci che
Barsalou definisce informazione dipendente dal contesto. Ad esempio, nella categoria
uccello gli Americani classificano, in ordine decrescente di tipicit, pettirosso, piccione,
pappagallo e struzzo. Linstabilit evidente nella riorganizzazione di tale
classificazione di funzione della popolazione: lindividuo o il contesto. Ad esempio,
anche se gli americani considerano il pettirosso pi tipico di un cigno, considerano il
cigno pi tipico di un pettirosso quando viene loro chiesto di rispondere in base al punto
di vista di un Cinese.
Lapproccio degli attributi definitori
Questo approccio, elaborato da Gottlob Frege sostiene che un concetto pu essere
caratterizzato da un insieme di attributi definitori. Frege ha chiamato la distinzione tra
intensione ed estensione di un concetto. Lintensione di un concetto linsieme degli
attributi che definiscono cosa necessario per essere membro del concetto e
lestensione linsieme di entit che sono membri del concetto. Questa teoria prevede
che i concetti debbano dividere gli oggetti individuali del mondo in classi distinte e che i
confini tra le categorie debbano essere ben definiti e rigidi. Ugualmente, la teoria
prevede che le gerarchie concettuali debbano includersi a vicenda in modo chiaro.
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Ipotizziamo di avere il concetto di passero ed il suo sopraordinato, uccello; il concetto


subordinato passero conterr tutti gli attributi del concetto sopraordinato, ma anche
molti altri attributi per distinguerlo da altri concetti subordinati (Collins e Quillian).
Nel caso del rapporto ESEMPLARE-SOPRAORDINATO si rilev che maggiore era la
distanza nella gerarchia tra il soggetto ed il predicato della frase, tanto pi a lungo era
il tempo necessario a verificare la frase. Nel caso del rapporto ESEMPLARE-ATTRIBUTO
il posto dellattributo nella gerarchia relativa allesemplare indicato prediceva il tempo
necessario a verificare la frase. Tuttavia, i tempi di reazione a frasi false erano molto
veloci anche quando era necessario effettuare numerosi collegamenti per poter
rispondere alla domanda.
Pi in generale, il problema fondamentale di tale teoria il fatto che essa non definisce
esattamente che cosa si intende per attributi definitori. Alcuni concetti,
semplicemente, non sembrano avere attributi definitori. I membri della categoria dei
giochi, come i volti dei membri di una famiglia, hanno una somiglianza di famiglia gli
uni con gli altri, ma non condividono un insieme distinto di attributi necessari e
sufficienti.
Sono state suggerite numerose varianti della teoria degli attributi definitori. Una di
queste, la teoria del confronto di caratteristiche, ammette lesistenza di attributi
defnitori e di attributi caratteristici. Unaltra variante sul tema si basa sulla distinzione
formulata da Miller e Johnson- Laird tra il nucleo di un concetto e le sue procedure di
identificazione. Il nucleo di un concetto formato dallinsieme degli attributi definitori
ed importante nel rivelare le relazioni tra un dato concetto ed altri concetti. La
procedura di identificazione serve a identificare gli oggetti nel mondo reale, servendosi
di un insieme di attributi caratteristici. Cos, il nucleo conserva la teoria degli attributi
definitori, mentre le procedure di identificazione consentono di spiegare gli effetti di
tipicit. Se si assume che i concetti hanno un nucleo concettuale ed, inoltre, altri tratti
caratteristici, allora ci si potrebbe aspettare che esistano modalit espressive nel
linguaggio per tenere conto di questa distinzione. Lakoff ha sostenuto che tali modalit
espressive esistono, e che sono introdotte da termini quali vero e tecnicamente
parlando o a rigor di termini. Queste espressioni qualificano le affermazioni che
possiamo fare sui membri di una categoria, Ad esempio, la frase Unanatra un vero
uccello enfatizza il fatto che lanatra sia un uccello rappresentativo.
La teoria dei prototipi
Tale approccio prende il nome dallassunto fondamentale che le categorie abbiano una
descrizione centrale, un prototipo, che, in un certo senso, rappresenta lintera
categoria.
Il grado di tipicit degli esemplari di un concetto un buon predittore dei tempi di
categorizzazione. Infatti, nei compiti di verifica della frasi, membri tipici della categoria,
come pettirosso, vengono verificati molto pi rapidamente dei membri atipici, come
struzzo. E probabile che i membri tipici siano i primi ad essere menzionati quando si
chiede ai soggetti di elencare tutti i membri di una determinata categoria. I primi
membri di un concetto che i bambini tendono ad imparare sono i membri tipici del
concetto, come emerso dai compiti di categorizzazione semantica. Gli esemplari tipici
di una categoria, costituiscono i punti di riferimento cognitivi; ad esempio, molto pi
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facile che le persone dicano unelisse quasi un cerchio che non un cerchio quasi
unellisse.
Tre critiche importanti:
Non tutti i concetti possiedono caratteristiche prototipiche (come scienza, crimine,
opera darte, regola, credenza)
Il fatto che le persone siano in grado di indovinare il significato di nuovi termini con un
ragionevole margine di sicurezza anche sulla base di una sola esposizione ad un esempio
unabilit importante che la teoria dei prototipi non spiega. I lavori sulle categorie si basano
su queste idee
Infine, la teoria dei prototipi non in grado di spiegare perch alcune categorie siano
naturali e coerenti: che cosa ci spinga a raggruppare alcuni oggetti in una categoria
piuttosto che in unaltra.
Teorie sulla categorizzazione basate su esemplari
Esiste unaltro approccio che suggerisce che gli effetti di prototipicit siano dovuti
alluso di specifici esempi; le persone utilizzano semplicemente specifici membri o
esemplari della categoria che vengono loro alla mente in una determinata situazione.
Pertanto, invece di avere un prototipo per la categoria uccello si immagazzinano solo gli
esempi di uccello incontrati nel corso della propria vita passata. Un pettirosso un
esemplare pi tipico della categoria uccello rispetto ad un pinguino, perch nella nostra
memoria immagazzinato un numero di esempi di pettirossi decisamente maggiore di
quello degli esempi di pinguini. Eppure, la teoria degli esemplari non offre una buona
spiegazione di come si origini tale conoscenza astratta.
Teorie dei concetti basate sulla spiegazione
Murphy e Medin hanno sostenuto che non la somiglianza tra i membri dei concetti a
determinare la distinzione concettuale, ma una determinata teoria. Sostengono che,
anche se la somiglianza un fattore importante, non sufficiente a determinare quali
concetti saranno coerenti o significativi. Tali questioni hanno permeato una recente
teoria dei concetti che stata definita teoria basata sulla conoscenza o basata sulle
spiegazioni. I concetti contengono anche conoscenze causali ed altre conoscenze di
fondo, che possono essere rappresentate tramite schemi. Hanno mostrato come la
conoscenza concettuale sembri guidare luso della somiglianza di famiglia nei compiti di
classificazione. Le somiglianze di famiglia tra attributi correlati sono effettivamente
usate nella categorizzazione: ma solo quando c qualche conoscenza di base, o una
teoria, che connetta tali attributi.
Combinazione concettuale
E tuttavia possibile creare nuovi concetti combinando in modo nuovo concetti che gi
esistono. In questo modo possiamo costruire concetti quali pesciolino domestico, pistola
finta e maglietta- a strisce-blu. Queste combinazioni concettuali o concetti complessi
possono assumere forme diverse: ad esempio la combinazione tra nome e aggettivo o
la combinazione nome, aggettivo e avverbio, oppure la combinazione tra nome e verbo.
Murphy e Medin sostengono che la combinazione concettuale un altro caso in cui le
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conoscenze di base e le teoria sui concetti svolgono un ruolo importante. Essi fanno
notare come una corrente oceanica non sia contemporaneamente un oceano e una
corrente. Quando le persone interpretano comporti nuovi, attribuendogli significati, essi
utilizzano gli attributi diagnostici piuttosto che attributi non diagnostici; essi applicano
tali attributi in modo plausibile ed il significato prodotto sempre informativo.
Concetti e somiglianza
Il modello sostiene che la somiglianza di due concetti s basa su qualche funzione degli
attributi condivisi dai concetti meno gli attributi distintivi di ciascuno di essi.
Tversky sottolinea che nelle affermazioni di somiglianza vi un soggetto ed un
referente: diciamo che a (soggetto) come b (referente). Inoltre, la scelta del
referente e del soggetto determinata in parte da quale sia il concetto pi importante o
pi saliente; tipicamente. Il concetto pi rilevante quello del referente. Diciamo ad
esempio che la Corea del Nord simile alla Cina, quando la Cina il concetto pi
rilevante. Quando invertiamo i ruoli del concetto, varia anche la somiglianza dei due
concetti: la Cina simile alla Corea del Nord. In breve, le affermazioni di somiglianza
sono asimmetriche. Questa ricerca stata usata per dimostrare che i giudizi di
somiglianza dipendono dalla sovrapponibilit delle strutture relazionali dei due concetti
confrontati.
Dopo la costruzione di tutti i nodi ed i legami della rete, ha luogo una serie di cicli
durante i quali si trasmette attivazione tra tutti i nodi della rete. In questo modo
lattivazione di un nodo interagir con lattivazione di tutti gli altri nodi. In genere, la
rete raggiunge uno stato in cui i livelli di attivazione dei nodi sono piuttosto stabili.
Questo modello d rete pu essere usato per dimostrare svariate propriet dei sistemi
concettuali umani.
Valutazione delle teorie di categorizzazione
La reale natura della categorizzazione probabilmente una mistura di diversi aspetti di
tutte queste quattro teorie. La teoria degli attributi definitori presenta in realt troppi
problemi per poter essere considerata unalternativa valida. La teoria dei prototipi e
quella degli esemplari riescono a rendere conto molto meglio degli effetti di tipicit,
delle gerarchie concettuali, e dellinduzione basata su categorie. Attualmente, tra le due
teorie, la bilancia pende a favore della teoria degli esemplari, in quanto lipotesi che le
persone operino in base ad esempi sembra fornire una maggiore flessibilit rispetto
allidea dellesistenza di prototipi centrali. Tuttavia, la teoria degli esemplari non di
per s sufficiente a spiegare tutti gli effetti conosciuti.

Evidenze neurologiche sui concetti


Individui con diversi tipi di danni neurologici sviluppano specifici pattern di
deterioramento della memoria semantica. In alcuni casi, anche se i processi cognitivi
implicati nel leggere e nel parlare restano intatti, stato possibile osservare
deterioramenti nei meccanismi di memorizzazione, di accesso alla conoscenza, o
entrambi.
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Una seconda interessante scoperta riguarda il fatto che la conoscenza relativa ai


concetti sovraordinati sembra essere meno soggetta a danni rispetto alle informazioni
subordinate. Negli errori di denominazione in pazienti affetti da morbo di Alzheimer.
Questi tendono a dare il nome sopraordinato quando sbagliano nel denominare un
oggetto.
La terza, e forse pi sorprendente osservazione tratta dai lavori neurologici, che
spesso i pazienti hanno dei deficit nella conoscenza di specifiche categorie di oggetti.
Shallice, in termini di specifici modelli psicologici, egli suggerisce che questi risultati
favoriscano i pi recenti modelli a rete.

PRODUZIONE DEL LINGUAGGIO


Possediamo molte pi conoscenze sulla comprensione del linguaggio che sulla sua
produzione. E abbastanza semplice esercitare un controllo sperimentale sul materiale
da comprendere, mentre molto pi difficile circoscrivere la produzione linguistica
individuale. In realt avremmo bisogno di qualcosa di pi di una semplice teoria del
linguaggio. La gente parla e scrive per comunicare informazioni. E pertanto necessario
prendere in considerazione i fattori motivazionali e sociali.

La parola come comunicazione


Grice ha sostenuto che il segreto di una comunicazione efficace risiede nel Principio di
cooperazione, secondo il quale sia chi parla sia chi ascolta deve cercare di essere
cooperativo. Inoltre ha proposto quattro massime delle quali bisogna tenere conto
quando si parla:
Massima di quantit: chi parla dovrebbe essere informato quanto necessario, ma non di pi
Massima di qualit: chi parla dovrebbe dire il vero
Massima di relazione: chi parla dovrebbe dire cose pertinenti alla situazione
Massima di modo: chi parla dovrebbe rendere il proprio intervento facilmente
comprensibile
Es. Il ragazzo _ con i capelli rossi _ gioca bene a calcio.
Secondo Clark e Carlson, chi parla deve tenere conto di quello che stato chiamato il
common round, il terreno comune. E rappresentato dalle convinzioni, dalle
aspettative e dalle conoscenze comuni. Clark ha suggerito una distinzione tra terreno
comune della comunit e terreno comune personale. Il primo fa riferimento a tutte le
conoscenze e tutte le convinzioni universalmente accettate dalle comunit; mentre il
secondo si riferisce alle conoscenze ed alle convinzioni comuni che le due persone
hanno desunto dalla reciproca interazione. Horton e Keysar hanno fatto distinzione tra
due diverse posizioni teoriche:
1. Il modello del piano iniziale: in cui chi parla desidera che linterlocutore basi le proprie
inferenze solo sulle conoscenze o convinzioni comuni_cio il loro terreno comune.
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2. Il modello di monitoraggio e di regolazione: chi parla modula il proprio discorso


inizialmente sulla base delle informazioni di cui dispone senza considerare la prospettiva di
chi ascolta.
Lelaborazione necessaria a prendere sempre in considerazione le conoscenze di chi
ascolta nella pianificazione di un discorso potrebbe rivelarsi eccessiva. Spesso le
informazioni a disposizione di chi parla sono condivise da chi ascolta, e pertanto
numerosi discorsi potrebbero essere adatti allascoltatore anche se chi parla non ha
destinato alcuna risorsa di elaborazione alle conoscenze del terreno comune.
In genere il turno della conversazione si sposta da un soggetto ad un altro per mezzo di
una coppia adiacente, in cui ci che dice il primo soggetto offre a chi ascolta un forte
invito a prendere in mano la conversazione; una domanda seguita da una risposta
rappresenta un esempio molto comune di coppia adiacente.
Processi implicati nella produzione del linguaggio
La produzione linguistica unabilit che tendiamo a dare per scontata. In realt
unattivit piuttosto complessa che implica numerose abilit. Chi parla utilizza di solito
degli indizi prosodici, quali il ritmo, laccento, lintonazione, che rendono pi semplice
agli ascoltatori la comprensione di ci che si dice. Le esitazioni e le pause che hanno
luogo nella produzione del linguaggio suggeriscono che il linguaggio viene pianificato in
frasi. Le pause in un linguaggio spontaneo si verificano pi spesso che altrove in
prossimit delle congiunzioni grammaticali (ad es. alla fine delle frasi). Suoni del tipo
mmm, eeeh, aah; mentre quelle che si verificano allinterno di una frase tendono
ad essere silenziose. E probabile che queste lunghe pause alla fine delle frasi servano a
consentire la pianificazione delle frasi successive.
Le raccolte dei vari tipi di errore che hanno luogo nella produzione del linguaggio sono
numerose. Un semplice tipo di errore di selezione lessicale la sostituzione semantica
(la parola corretta sostituita da una parola che ha significato simile _ dov la mia
mazza da tennis? _ al posto di _ Dov la mia racchetta da tennis?. La parola usata in
sostituzione appartiene alla stessa categoria di quella corretta.
Altri tipi di errore di selezione lessicale sono la fusione _ Il cielo luminoso_ invece di
_ il sole luminoso e il cielo blu. E lerrore di scambio di parola, in cui viene invertita
la posizione di due parole allinterno di una frase.
Negli errori di scambio di morfemi, le inflessioni, o i suffissi, rimangono al proprio
posto, ma sono collegate alle parole sbagliate. Uno degli errori linguistici pi noti lo
spoonerismo, in cui vengono scambiate la lettera o le lettere iniziali di due parole. Le
consonanti con consonanti e le vocali con vocali.
Teorie sulla produzione del linguaggio
Numerosi teorici ipotizzano che vi sia una considerevole quantit di pianificazione del
linguaggio precedentemente alla sua produzione. Ipotizzano che i processi procedano
dal generale ( il significato intenzionale) al particolare (le unit sonore da pronunciare).
I processi implicati nella produzione del linguaggio sono simili a quelli implicati nella
comprensione. Prenderemo in esame solo due approcci teorici.
Dell ha elaborato la teoria della diffusione dellattivazione. Essa basata su principi
connessionisti ed costituita da quattro livelli:
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1. Livello semantico: riguarda il significato di quanto si deve dire


2. Livello sintattico: riguarda la struttura grammaticale delle parole nellenunciato
programmato
3. Livello morfologico: riguarda i morfemi della frase programmata
4. Livello fonologico: riguarda i fonemi o unit sonore della frase programmata
5. Durante la pianificazione del linguaggio lelaborazione si verifica contemporaneamente a
tutti e quattro i livelli.
Esistono regole categoriali per ciascuno di questi quattro livelli. Queste regole limitano
le categorie di elementi e la combinazione di categorie accettabili o meno nel costruire
le rappresentazioni. In aggiunta, esiste un lessico(dizionario) che organizzato come
una rete connessionista. Infine, le regole di inserzione selezionano gli elementi da
includere nella rappresentazione a ciascun livello secondo il seguente criterio: viene
scelto il nodo maggiormente attivato appartenente alla categoria appropriata. Gli errori
di linguaggio si verificano perch a volte un elemento scorretto avr un livello di
attivazione pi elevato dellelemento corretto.
Quasi tutti gli errori linguistici appartengono alle due categorie seguenti:
Anticipazione: alcuni suoni o alcune parole vengono enunciati prima del tempo
Perseverazione: alcuni suoni o alcune parole vengono enunciati in ritardo rispetto a quanto
sarebbe opportuno
Lipotesi era che i parlanti esperti sono pi bravi di quelli non esperti nel pianificare in
anticipo il proprio discorso e pertanto una percentuale maggiore dei loro errori
linguistici sar di tipo anticipatorio. I pazienti il cui linguaggio tende allerrore
dovrebbero tendere a commettere un numero di errori di perseverazione relativamente
pi alto dei soggetti normali.
Da Levelt deriva il modello chiamato WEAVER come acronimo di Wordform Encoding by
Activation and VERification. Fondamentalmente, le fasi di elaborazione sono sei:
1. Preparazione concettuale: i concetti lessicali potenziali vengono attivati in base al loro
significato
2. Selezione lessicale: viene selezionata una parola astratta, o lemma, unitamente alle sue
caratteristiche sintattiche
3. Codifica morfologica: viene attivata la forma base del lemma prescelto
4. Codifica fonologica: vengono contate le sillabe delle parole
5. Codifica fonetica: Vengono preparati i suoni del linguaggio
6. Articolazione: la reale enunciazione della parola mediante la muscolatura del linguaggio
Questa teoria stata elaborata per dimostrare in che modo la produzione di parole
proceda dal significato al suono.
In termini generali, le fasi di preparazione concettuale e di selezione lessicale implicano
il decidere quale parola debba essere pronunciata, mentre le fasi successive
comportano lelaborazione dei dettagli relativi alla sua forma, alla rappresentazione
fonologica ed alla pronuncia.
La lessicalizzazione il processo della produzione del linguaggio per mezzo del quale
trasformiamo in suoni i pensieri che sottendono le parole. Il fenomeno della parola
sulla punta della lingua si verifica quando il lemma o la parola astratta stata attivata,
ma non si ha accesso alla parola reale. Secondo Levelt la codifica morfologica precede
la codifica fonologica.
Neurospicologia cognitiva: produzione del linguaggio
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Lafasia di Broca e lafasia di Wernicke mpm danno luogo a un corpus coerente di


sintomi.
LANOMIA implica una compromissione della capacit di denominare gli oggetti. I
problemi nella scelta dei lemmi risultano particolarmente evidenti nei pazienti che
incontrano difficolt nel denominare oggetti che appartengono ad alcune categorie ma
non ad altre.
Alcuni pazienti cerebrolesi dovrebbero essere in grado di trovare le parole appropriate,
ma non riuscire ad ordinarle dal punto di vista grammaticale. Si dice che tali pazienti
soffrono di AGRAMMATISMO. I pazienti agrammatici tendono anche a produrre frasi
brevi che mancano di parole funzionali o delle desinenze delle parole. Non incontrano
necessariamente problemi nella comprensione del linguaggio.
Pazienti in grado di parlare in modo grammaticalmente corretto, ma che incontrano poi
grandi difficolt nello scegliere le parole appropriate. In termini generali questo il caso
dei pazienti che soffrono di GERGO AFASIA, una condizione cio in cui la scelta della
parola giusta diventa un problema cos rilevante da indurre spesso i pazienti a creare
dei neologismi. Non sono consapevoli di creare neologismi e pertanto non cercano di
modificarli.
I risultati ottenuti con pazienti anomici hanno indicato limportanza delle teorie di
lessicalizzazione a due fasi; gli studi condotti su pazienti afasici agrammatici e gergo
afasici hanno fornito la prova dellesistenza delle fasi distinte di pianificazione sintattica
e recupero delle parole nella produzione del linguaggio. In questo caso ci troviamo di
fronte ad una doppia dissociazione.
Neuroscienza cognitiva: produzione del linguaggio
La cosiddetta area di Broca costituita dalle aree posteriori della terza
circonvoluzione frontale e dalle adiacenti aree inferiori del giro prefrontale. I pazienti
affetti da afasia di Broca sono oggi noti come afasici non-fluenti o afasici agrammatici.
Vari studi PET condotti su individui normali indicano che larea di Broca interessata
nella produzione del linguaggio.
Carl Wernicke ha studiato alcuni pazienti che presentavano gravi problemi nella
comprensione del linguaggio parlato, ma che erano in grado di parlare speditamente
anche se in modo non molto eloquente. Lesame post mortem indusse Wernicke ad
individuare, come responsabili, delle lesioni ad una parte dellemisfero cerebrale
sinistro. Larea di Wernicke costituita dalla met posteriore del primo giro temporale
e probabilmente dalla corteccia adiacente. Lafasia di Wernicke oggi definita afasia
fluente o gergo afasia.
Scrittura: processi fondamentali
La scrittura comporta il recupero e lorganizzazione delle informazioni immagazzinate
nella memoria a lungo termine e implica complessi processi di pensiero.
Hayes e Flower hanno individuato, quali processi principali della scrittura: la
pianificazione, la generazione di frasi e la revisione:

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Il processo di pianificazione implica la produzione di idee e la loro organizzazione in un


programma di scrittura che soddisfi gli obiettivi che lo scrivente sta cercando di
raggiungere
Il processo di produzione di frasi implica la trasformazione del programma di scrittura
nelleffettiva scrittura di frasi.
Il processo di revisione implica la valutazione di quanto stato scritto
Chi scrive altera spesso lordine delle tre fasi.
Hayes e Flower utilizzarono lanalisi dei protocolli per individuare i processi implicati
nella scrittura; la registrazione su nastro della verbalizzazione, fatta da chi scriveva,
della propria attivit mentale. Un altro metodo rappresentato dalla retrospezione
diretta: chi scrive viene interrogato varie volte durante il processo di scrittura e gli
viene chiesto di definire che cosa sta facendo.
(Pianificazione) I programmi di scrittura dipendono considerevolmente dalle conoscenze
che chi scrive possiede in merito allargomento in questione. Tre tipi di conoscenza:
Conoscenza concettuale: le informazioni sui concetti e sugli schemi immagazzinate nella
memoria a lungo termine
Conoscenza socio-culturale: le informazioni sul retroterra
Conoscenza metacognitiva: la conoscenza di ci che uno sa.
Esiste in genere scarsa relazione tra la conoscenza che lo scrittore possiede
sullargomento e la qualit del testo prodotto.
La pianificazione spesso assume la forma di annotazione di appunti; tre tipi di
annotazioni:
Raggruppare o collegare le idee e la loro relazione (Mappa mentale)
Catalogare le idee, tentando di metterle nellordine appropriato
Delineare le idee ed il modo in cui esse sono collegate gerarchicamente.
(Revisione) Gli scriventi esperti tendono a concentrarsi sulla coerenza e la struttura
degli argomenti espressi, mentre gli scriventi non esperti si concentrano sulle parole e
sulla singole espressioni. Modificare la struttura gerarchica di un testo un compito
molto pi complesso e che richiede pi tempo che modificare le singole parole. Uno dei
maggiori problemi consiste nel modificare il testo in modo da renderlo pi
comprensibile al lettore cui ci si rivolge.
Due strategie fondamentali utilizzate nella fase di pianificazione:
Una strategia di comunicazione delle conoscenza
Una strategia di trasformazione delle conoscenza
La strategia di comunicazione delle conoscenze prevede che chi scrive si limiti ad
annotare tutto ci che sa in merito ad un determinato argomento. La strategia di
trasformazione delle conoscenza implica lutilizzo di uno spazio per i problemi retorici ed
uno spazio per i problemi di contenuto. La pianificazione il processo pi importante ed
anche il pi complesso della scrittura, e riuscire ad individuare i punti salienti di un
discorso presenta il grande vantaggio di far s che il processo di pianificazione sia
pressoch completo ancor prima di iniziare a scrivere la versione definitiva.
Ci che importante che lo scrivente abbia accesso a tutte le conoscenze rilevanti
necessarie per quel determinato compito di scrittura. Il metodo di scrittura influenza
raramente la capacit di accesso alle conoscenze, ed quindi ovvio che eserciti uno
scarso effetto sulla prestazione nel compito di scrittura.

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Neuropsicologia cognitiva della scrittura

Spesso stato postulato che le persone pronunciano le parole a se stessi prima di


scriverle. Ci intuitivo, ed alcuni errori di spelling durante la scrittura sembrano
basarsi quasi esclusivamente sulla conoscenza del suono delle parole. La questione se
il linguaggio interno sia necessario alla scrittura; per affrontare questo problema si
considerano i pazienti cerebrolesi con un linguaggio interno scarso o nullo. Vi sono
evidenze a conferma dellipotesi che alcuni pazienti cerebrolesi non si basano sul
linguaggio interno durante la scrittura, ed emergono dallo studio dei pazienti affetti da
gergo afasia.
Come effettuiamo lo spelling:
Numerose vie diverse sono interposte tra lascolto di una parola e la sua pronuncia.
Lo spelling di parole note o familiari implica luso del lessico delloutput grafemico. Le
parole udite possono utilizzare laccesso al lessico delloutput grafemico o attraverso il
sistema semantico o attraverso il sistema fonologico.
Lo spelling delle parole sconosciute o delle non-parole viene costruito a partire dalla forma
parlata o fonetica delle parole mediante la conversione fonema-grafema che sfrutta le
regolarit della lingua.
Se un paziente non fosse assolutamente in grado di usare la conversione fonemagrafema incontrerebbe serie difficolt con le parole poco familiari o non-parole. Sono
affetti da una condizione nota come disgrafia fonologica infatti il sistema semantico
coinvolto nel processo di spelling. Se venissero trasmesso solo informazioni semantiche
parziali su di una parola udita, ci aspetteremmo che, invece della parola effettiva,
venisse scritta una parola di significato simile; questo quanto si osservato nei
pazienti affetti da disgrafia profonda.
Se un paziente facesse affidamento soprattutto sulla conversione fonema-grafema oltre
a generare errori di spelling, questo paziente sarebbe capace di produrre lo spelling di
non-parole e risulterebbe pi accurato nello spelling di parole regolari che di quelle
irregolari. I pazienti che presentano questi sintomi sono affetti da disgrafia superficiale.
Lessici delloutput grafemico e delloutput fonologico sono separati altrimenti i pazienti
con problemi nel parlare avrebbero gli stessi problemi nello scrivere.
Una posizione prevede lesistenza di due lessici ortografici, uno per la lettura ed uno per
lo spelling.
Alcuni studi dimostrano che il lessico delloutput fonologico talvolta implicato nella
scrittura. E capitato a tutti di scrivere a volte una parola che ha lo stesso suono di
quella che intendevamo in realt scrivere.
Caramazza, Miceli, Villa e Romani hanno affermato che il buffer delloutput grafemico
un magazzino di memoria che contiene per poco tempo le informazioni grafemiche. Se
cos, il paziente dovrebbe incontrare maggiori difficolt nello spelling di parole lunghe
che di parole brevi.
Il modello di Ellis e Young sembra pertanto corretto. Lapproccio della neuropsicologia
cognitiva in grado di fornire un quadro molto dettagliato solo di una piccola parte dei
processi interessati nella scrittura.

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Parlare e scrivere: un confronto


Lipotesi secondo la quale il linguaggio e la scrittura sono simili viene convalidata se
mettiamo a confronto lapproccio teorico di Dell con la teoria sulla scrittura proposta da
Hayes e Flower.
Il linguaggio parlato fa uso della prosodia, viceversa chi scrive deve basarsi
fondamentalmente sulla punteggiatura. Di conseguenza, il linguaggio parlato in
genere piuttosto informale e di struttura semplice. I neuropsicologi cognitivi hanno
scoperto che alcuni pazienti cerebrolesi conservano abilit di scrittura malgrado la loro
quasi totale incapacit di parlare e la mancanza di linguaggio interno. Questi risultati
non significano che i processi di livello pi elevato siano sostanzialmente diversi tra il
linguaggio parlato e quello scritto.

e.
f.

PROBLEM-SOLVING: ROMPICAPO, INSIGHT ED EXPERTISE

Il pensiero deve in qualche modo coinvolgere la consapevolezza. Tuttavia, tendiamo ad


essere consapevoli dei risultati dei nostri pensieri piuttosto che dei processi in s.
Il pensiero pu variare anche nella misura in cui esso guidato. Ad un estremo il
pensiero relativamente non orientato, allestremo opposto forme di pensiero dirette
verso obiettivi specifici. La maggior parte delle ricerche sul pensiero ha preso in esame
situazioni relativamente ben definite e guidate da uno scopo preciso. La quantit e la
natura delle conoscenze usate nei diversi compiti di pensieri possono variare
enormemente. Le situazioni che richiedono poca conoscenza sono chiamate knowledgepoor (conoscenza limitata), mentre quelle che richiedono maggiore conoscenza sono
dette knowledge-rich (conoscenza ampia).
Prime ricerche: la scuola della gestalt
Allinizio del XX secolo gli appartenenti alla scuola psicologica della Gestalt avevano
esteso le loro teorie della percezione anche allarea del problem-solving. Estremamente
creativi nel cercare delle verifiche sperimentali alle loro teorie.
Il lavoro della scuola psicologica della Gestalt ebbe le sue origini nelle ricerche sul
problem-solving con gli animali. I primi descrissero il problem-solving come il risultato
di un comportamento che si basa su tentativi ed errori o sulla semplice ripetizione di
risposte gi apprese. Esperimento condotto da Thorndike sui gatti era riportato come
lesempio migliore di questo approccio. (Thorndike pose dei gatti affamati in una gabbia
chiusa da cui essi potevano vedere una ciotola di cibo collocata allesterno). Si concluse
che nuovi problemi vengono affrontati allinizio con una strategia per tentativi ed errori
e che le soluzioni corrette prodotte per caso vengono integrate nelle risposte che
vengono emesse quando viene presentato lo stimolo appropriato.
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(Nella percezione del cubo langolo contrassegnato con la figura Y appare a volte sul
lato anteriore della figura, altre volte retrocede e diventa angolo di fondo) Nei termini
della Gestalt, la figura ristrutturata per essere percepita in un modo o nellaltro. In
modo simile, gli psicologi della Gestalt sostenevano che si pu avere un insight
(intuizione) sulla struttura di un problema, che consente di ristrutturarlo e di
risolverlo. La teoria della Gestalt pu essere riassunta nei seguenti punti:
Il comportamento di problem-solving sia produttivo che riproduttivo.
Il problem-solving riproduttivo implica il riutilizzo delle esperienze pregresse
Il problem-solving produttivo caratterizzato dalla presenza di insight sulla struttura del
problema e dalla ristrutturazione produttiva del problema stesso.
Il momento dellinsight si verifica spesso allimprovviso.
(Il problema delle due corde)
(Il problema della candela e il problema dei nove punti) I soggetti erano fissati sulla
funzione normale della scatola, quella cio di contenere le puntine, e non riuscivano a
riconcettualizzarla in un modo che permettesse loro di risolvere il problema. La capacit
di problem- solvine era cio ostacolata da un comportamento di tipo riproduttivo.
Anche lincapacit dei soggetti di arrivare alla soluzione del pendolo nel problema delle
due corde pu essere considerata un caso di fissit funzionale, perch i soggetti non
riuscivano a riconcettualizzare le pinze come un possibile peso per un pendolo.
La maggior parte delle persone non riesce a risolvere il problema perch assume che le
linee non possano uscire dal quadrato delineato dai nove punti. Alcune ricerche
successive hanno mostrato che quella spiegazione non esaustiva.
(Il problema dei vasi dacqua) Tale fenomeno definito einstellung o set verso un
problema. Un gruppo sperimentale in cui si induceva una serie di problemi che
potevano essere tutti risolti usando la stessa strategia, ed un gruppo di controllo, a cui
veniva presentata unaltra serie di problemi da risolvere utilizzando metodi diversi. Alla
fine, ad entrambi i gruppi veniva proposto uno stesso problema. Il gruppo di controllo
tendeva ad usare il metodo pi semplice; al contrario, il gruppo sperimentale non
sembrava in grado di vedere la soluzione pi semplice fino a quando questa non
veniva loro espressamente indicata; si era fissato sul metodo pi complesso.
Gli psicologi della Gestlat hanno mosso una serie di critiche alle prospettive
associazioniste. Il processo di soluzione di un problema (problem-solving) era qualcosa
di pi della semplice riproduzione di risposte apprese, e che implicava i processi
produttivi di insight e di ristrutturazione. Il problem-solving che si basa esclusivamente
su esperienze pregresse pu portare allinsuccesso.
La teoria dello spazio problemico di Newell e Simon
Nella seconda met degli anni 50, questi due autori hanno prodotto il primo modello
computazionale di fenomeni psicologici. La loro teoria del problem-solving basata sul
concetto di spazio del problema: E abbastanza naturale pensare al problema come un
qualcosa che pu essere risolto attraverso lesplorazione di percorsi diversi che portano
alla soluzione (labirinto); le strategie utilizzate forniscono un metodo sistematico di
ricerca e sono di aiuto nella scelta di uno solo tra tanti percorsi alternativi possibili. I
due autori hanno suggerito che la struttura oggettiva di un problema possa essere
descritta come un insieme di stati, cominciando da uno stato iniziale seguito da svariati
stati intermedi per arrivare ad uno stato finale. E possibile eseguire delle azioni o
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applicare degli operatori. La loro applicazione ha come risultato il passaggio da uno


stato allaltro; in ogni stato possono esservi numerosi operatori e ciascuno di essi potr
generare numerosi altri stati alternativi. Si ha cos uno spazio di tutti i possibili stati e di
tutti i possibili percorsi attraverso questo spazio. Questo spazio del problema un
modo per descrivere la struttura astratta di un problema. Quando le persone risolvono
un problema, attraversano nella loro mente vari stati di conoscenza. Essi cominciano da
uno stato iniziale di conoscenza e cercano in uno spazio di stati mentali alternativi fino
al raggiungimento di uno stato finale di conoscenza. Gli spostamenti da uno stato di
conoscenza al successivo avvengono mediante lapplicazione di operatori mentali. La
ricerca pu venire ridotta anche componendo lobiettivo iniziale in sotto-obiettivi che,
una volta raggiunti, conducano allobiettivo finale; la conoscenza che un soggetto
utilizza per la risoluzione del problema di fondamentale importanza; lidea che un
soggetto ha di un problema e le conoscenze utilizzate sono determinanti cruciali del
comportamento di problem-solving.
(Torre di Hanoi) Lo stato descritto nella presentazione del problema, in cui tutti i dischi
sono collocati sul primo piolo, lo stato iniziale di conoscenza, mentre lo stato obiettivo
la situazione in cui tutti i dischi sono infilati uno sullaltro in ordine di grandezza
sullultimo piolo. I soggetti possono usare degli operatori mentali che spostano i dischi
da un piolo allaltro, con la restrizione di non poter collocare un disco pi grande sopra
uno pi piccolo. Vincoli che generano un numero variabile di stati alternativi. Le
persone devono usare varie strategie che hanno chiamato metodi euristici o euristiche.
Questi si contrappongono agli algoritmi. Un algoritmo un metodo o una procedura che
risolve sicuramente un problema, purch la soluzione esista. I metodi euristici sono,
invece, regole approssimative che non danno la garanzia di arrivare sempre alla
soluzione ma comportano un notevole risparmio di tempo e fatica. Uno dei pi
importanti metodi euristici lanalisi mezzi-fini, che consiste nelle seguenti fasi:

Notare le differenze tra lo stato attuale e lo stato finale


Creare un sotto-obiettivo per ridurre le differenze tra i due stati
Selezionare un operatore che risolva questo sotto-obiettivo.
Se un soggetto riesce a scomporre un problema in sotto-mete adeguate allora il
processo di soluzione del problema dovrebbe migliorare.
Alcune regole possono essere apprese con maggiore facilit rispetto ad altre, e ci
contribuisce a determinare la facilit con cui il problema viene risolto.
(Rompicapo dei missionari e dei cannibali) Thomas ipotizz che i soggetti prendano tre
o quattro decisioni fondamentali per pianificare come risolvere il problema, e dopo aver
preso queste decisioni eseguano intere sequenze di mosse a velocit crescente. Cos,
allinizio di ciascuna sequenza di mosse, ci dovrebbe essere una lunga pausa durante la
quale il soggetto decide al fine di pianificare. Con la strategia di bilanciamento si cerca
semplicemente di avere un numero uguale di missionari e di cannibali dallo stesso lato
del fiume; questa strategia evita le mosse non consentite. La strategia mezzi-fini si
manifesta con la tendenza a spostare un numero maggiore di persone verso il lato del
fiume su cui si devono trovare alla fine.
Simon e Reed hanno affermato che il segreto per unefficiente soluzione del problema
consiste in un cambiamento di strategia dalla strategia di bilanciamento a quella mezziOPsonline.it la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia
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fini. Il problema della prima che essa pu, talvolta, condurre a vicoli ciechi. Pertanto,
qualsiasi manipolazione in grado di aumentare la probabilit di un cambiamento di
strategia induce una prestazione migliore nella soluzione del problema.

Valutazione delle ricerche sui problemi rompicapo


Vantaggi_ La teoria dello spazio del problema riesce a spiegare in dettaglio i seguenti
punti fondamentali:

Il modo in cui le persone ricolvono problemi rompicapo applicando regole generali


(euristiche) per ridurre la complessit di soluzioni alternative possibili
Il tipo di apprendimento che pu avere luogo nel processo di problem-solving
Il modo in cui la comprendione di un problema in grado di influenzare la prestazione
successiva di problem-solving
Limiti_ La teoria dello spazio del problema si concentrata su problemi ben definiti in
opposizione a problemi mal definiti. Nei problemi ben definiti, gli operatori, lo stato
iniziale e lo stato finale sono ben specificati ed i soggetti tendono ad avere poca
conoscenza specifica sul problema. Questi problemi tendono ad essere risolti mediante
euristiche generali o indipendenti dal dominio, cio euristiche che possono essere
applicate ad una vasta gamma di situazioni e di domini. Si tratta di regole che non
implicano conoscenza specifica del dominio. Nellambito dellintelligenza artificiale
chiamati metodi universali. I problemi mal definiti possono essere non specificati in
molti aspetti, e richiedono lutilizzo di notevoli quantit di conoscenza specifica per il
dominio.

Dal rompicapo al problem solving negli esperti


Essere esperti significa essere abili nella risoluzione di problemi specifici in un dominio
specifico. Gli esperti si distinguono dai novizi perch possiedono le conoscenze
appropriate per codificare i problemi con facilit, e per rappresentarli in modo ottimale.
(Maestri di scacchi) I giocatori di scacchi studiano le partite precedenti, e sono in grado
di rievocare in dettaglio le partite che hanno gi giocato. Pertanto, i giocatori di scacchi
abili riconoscono le configurazioni gi viste, e ricordano quali sono le mosse migliori da
fare a partire da quelle posizioni. Sono quindi pi bravi dei giocatori meno esperti nel
riconoscere e nel codificare le varie configurazioni dei pezzi. Ma lexpertise non
comporta solo il ricordo di casi gi visti. Lexpertise di routine si manifesta nella
capacit di risolvere in modo efficiente i problemi standard, familiari; lexpertise
adattiva (adaptive expertise) funziona meglio in caso di problemi non standard, poco
familiari, e consente agli esperti di sviluppare procedure e strategie ad hoc per risolvere
tali problemi.
(Expertise in fisica) Anche se gli esperti riescono a risolvere i problemi quattro volte pi
in fretta dei novizi, dedicano pi tempo ad analizzare e a comprendere i problemi. I
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problemi risolti in precedenza sono registrati in una memoria di tipo connessionista, e


un sistema di produzioni gestisce il ragionamento strategico. Il sistema, quando
addestrato, in grado di generare soluzioni molto simili a quelle fornite dai soggetti
umani.
(Abilit nel programmare i calcolatori) Come i maestri di scacchi ed i fisici esperti, i
programmatori esperti sembrano aver sviluppato schemi elaborati o piani astratti per i
compiti di programmazione. I programmatori esperti sviluppano piani simili agli script,
costituiti da raggruppamenti stereotipaci di codice. Questi piani sono considerati
naturali, nel senso che i programmatori li possiedono prima di aver imparato a
programmare. In base a tale ipotesi, i programmatori pianificano un programma ad un
livello astratto, co-ordinando e mettendo in sequenza i blocchi di informazioni per
raggiungere lo scopo richiesto..

Valutazione delle ricerche sullexpertise


Lessere esperti (expertise) in un tipo di problem-solving dipende dallacquisizione di
strutture di conoscenze e di strategie idonee ad una determinata situazione problemica.
Cinque massime:

Gli esperti sono in grado di ricordare meglio


Gli esperti utilizzano strategie di problem-solving diverse
Gli esperti possiedono rappresentazioni dei problemi migliori e pi elaborate
La superiorit si basa sulla conoscenza, e non su qualche capacit di base
Gli esperti diventati tali grazie ad un continuo esercizio.
Oggi disponiamo di modelli molto ben elaborati sullacquisizione di particolari abilit e
sul problem-solving degli esperti. In effetti, sia Anderson che Newell hanno considerato
questi modelli, basati su sistemi di produzione, come possibili architetture cognitive,
cio strutture teoriche di riferimento per la caratterizzazione di ogni tipo di processo
cognitivo. Si rivelano importanti nellistruzione, dal momento che uno degli obiettivi
degli educatori quello di formare degli esperti.

Come si diventa esperti


Un modo per diventare un esperto consiste nellesercitarsi in una determinata attivit.
La relazione tra esercizio e prestazione descritta da una delle poche leggi esistenti
in psicologia cognitiva: la Legge dellEsercizio la quale afferma che la relazione tra il
logaritmo del tempo di risposta ad ogni prova e il logaritmo del numero delle prove
lineare.
(Chunking) Alla base degli effetti dellesercizio c una forma di accorpamenti delle
conoscenze. E possibile creare una nuova regola che sintetizza le sequenze di regole
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(mosse) usate per arrivare alla soluzione. Il problema viene risolto in una sola fase
anzich in una successione di fasi, riducendo considerevolmente il tempo necessario a
risolvere il problema.
(Proceduralizzazione) Anderson ha suggerito un altro meccanismo, chiamato
compilazione della conoscenza. Anderson spiega gran parte dellacquisizione di abilit in
termini di compilazione della conoscenza, il passaggio dalluso della conoscenza
dichiarativa alluso della conoscenza procedurale. La compilazione della conoscenza ha
due sotto-processi: la proceduralizzazione e la composizione. La prima il processo che
trasforma la conoscenza dichiarativa in conoscenza di produzioni, I solutori di problemi
tentano inizialmente di risolvere un problema. Basandosi su di un libro di testo. Il nonesperto generer conoscenza dichiarativa acquisita per istruzione. Una particolare
conoscenza dichiarativa si presenter pi volte nel dominio di un dato sotto-obiettivo.
Quando ci accade, ne deriva la creazione di una nuova regola di produzione che ha la
conoscenza dichiarativa come condizione e lazione che ne consegue come sua azione.
Per dirla semplicemente, la teoria dellapprendimento di Anderson si basa sullaccumulo
e la regolazione di piccole unit di conoscenza. Lambiente svolge un ruolo
fondamentale nel processo di apprendimento, in quanto stabilisce le configurazioni
semplici che promuovono lapprendimento dei chiunk e guidano la formazione di regole
di produzione.
Infine apprendiamo anche dai nostri errori.

Neuropsicologia cognitiva del pensiero


Recenti lavori di ricerca hanno confermato limportanza della corteccia prefrontale in
diverse forme di pensiero, dal problem-solving al ragionamento, alla pianificazione ed al
pensiero analogico. E stato sostenuto che la corteccia prefrontale, che diventata
considerevolmente pi grande nel corso dellevoluzione umana sia la sede dei processi
che manipolano ed integrano rappresentazioni relazionali complesse. Nei bambini,
lintegrazione di relazioni multiple che d luogo alla formulazione di inferenze transitive
ha luogo solo dopo i 5 anni.

RAGIONAMENTO E DEDUZIONE
Le leggi della logica sono le leggi del pensiero. Questo concetto di base stato usato
nella psicologia del ragionamento, che si occupa sia del ragionamento deduttivo che di
quello induttivo. Quando le persone conducono un ragionamento deduttivo, stabiliscono
quale conclusione scaturisce necessariamente se si ipotizza che determinate
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affermazioni, o premesse, siano vere. Nel ragionamento induttivo, le persone arrivano


ad una conclusione generalizzata partendo da premesse che descrivono esempi
particolari.
Sistemi logici sono stati utilizzati per descrivere la struttura astratta dei problemi di
ragionamento, e per determinare le categorie di risposte. Es. Nel calcolo proposizionale.
Le proposizioni possono avere solo uno di due possibili valori di verit. Nel senso che
sono vere oppure sono false. (in grado di formulare modus ponens ma un numero
decisamente inferiore di persone trovano lecito formulare uninferenza modus tollens).

Approcci teorici al ragionamento:


Teoria delle regole astratte
Le teorie delle regole astratte sostengono che le persone sono sostanzialmente razionali
ed utilizzano una logica mentale. In base a tale posizione teorica, le persone fanno
inferenze non valide perch hanno capito male o rappresentano mali il compito di
ragionamento. Dopo lincomprensione iniziale, il ragionamento in se stesso logico.
I teorici ipotizzano che, poich le persone considerano questo tipo di inferenza cos
facile, deve esistere unappropriata regola mentale per effettuarla. Una conclusione per
questa argomentazione pu essere derivata dallapplicazione ripetuta della regola del
modus ponens. Il modus tollens uninferenza pi difficile da eseguire perch non
disponiamo di una regola singola da applicare. Piuttosto, per arrivare ad una
conclusione necessario costruire una dimostrazione che coinvolge numerose regole.
Pi lunga la derivazione per la conclusione, maggiore la probabilit di commettere
errori o di non raggiungere alcuna conclusione. Questo cambiamento di interpretazione
della premessa sembra verificarsi a causa di quello che Grice ha chiamato il principio di
cooperazione. Questo principio sostiene che chi parla dice al suo interlocutore
esattamente ci che pensa che laltro abbia bisogno di sapere. Dopo aver fatto questo
errore di comprensione, il ragionamento procede normalmente attraverso lapplicazione
delle varie regole di ragionamento.

La teoria dei modelli mentali


La teoria dei modelli mentali assegna alla comprensione un ruolo fondamentale nel
ragionamento; le persone costruiscono modelli quando comprendono le descrizioni
linguistiche, e successivamente il loro ragionamento si basa su questi modelli. La teoria
dei modelli sostiene che gli individui ragionano costruendo una rappresentazione, o
modello dello stato di cose descritto nelle premesse, basata sia sul significato delle
premesse che sulla conoscenza generale. In seguito essi descrivono questo modello
succintamente per generare una conclusione, prima di valicare il modello. Tale
validazione viene effettuata ricercando modelli alternativi, o contro-esempi, che
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confutino la conclusione raggiunta. Se non si trovano contro-esempi, linferenza viene


considerata valida.
Quando le persone comprendono la premessa, la rappresentano costruendo i modelli
degli stati di cose descritti da tale affermazione. Tuttavia, le persone tentano di
rappresentare il minor numero di informazioni possibile a causa dei loro limiti di
elaborazione e costruiscono quindi rappresentazioni che indicano le varie situazione
alternative in modo implicito. Linferenza modus tollens pi complessa di quella
modus ponens, in quanto i soggetti devono integrare i modelli e tenere a mente
alternative multiple.
Le inferenze non valide vengono prodotte per due motivi: possibile che le persone
interpretino in modo diverso la premessa condizionale oppure che non riescano ad
integrare i modelli espliciti richiesti dalla loro interpretazione.
Dal punto di vista empirico la teoria, nel complesso, viene considerata piuttosto
soddisfacente. Le principali critiche sembrano riguardare la sua capacit di spiegare le
tendenze ad errori sistematici (bias) nei compiti di ragionamento diversi da quelli
condizionali.

Teorie delle regole dominio-specifiche


Due vairanti delle teorie basate su regole dominio-specifiche:
1. Cheng e Holyoak hanno definito le loro regole dominio-specifiche schemi pragmatici di
ragionamento perch sono sensibili agli aspetti pragmatici delle situazioni. Una di queste classi di
situazioni sono le situazioni di permesso, che si verificano con regolarit nella vita quotidiana. Gli
schemi per questo tipo di situazioni sono astratti in quanto possono essere applicati
potenzialmente ad unampia variet di domini di contenuto. In questa teoria gli errori si verificano
quando le situazioni non possono essere facilmente messe in relazioni con gli schemi pragmatici,
oppure possono scaturire direttamente dalle inferenze generate dagli schemi.
2. Cosmides suggerisce che le persone hanno delle regole che massimizzano la loro capacit
di raggiungere i propri obiettivi nelle situazioni sociali. Cosmides si concentra su situazioni che
implicano scambio sociale, in cui due persone devono cooperare per ottenere un reciproco
vantaggio. La teoria del contratto sociale propone che le persone abbiano degli schemi che
riguardano questo tipo di contratto sociale. Insieme a questi schemi, per ragioni di ordine
evoluzionistico, le persone devono avere un meccanismo per individuare coloro che possono
rompere un contratto: un algoritmo per scoprire gli imbroglioni. Cosmides ha esaminato casi di
situazioni di permesso che non rappresentavano il compito in misura minore rispetto alle
situazioni di permesso che rappresentavano contratti sociali.
La principale critica mossa a tali teorie che esse non sono teorie complete del
ragionamento, in quanto possono spiegare alcune versioni del compito di selezione, ma
non riescono ad andare molto oltre.

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La teoria probabilistica
Le persone effettuano delle scelte che riducono lincertezza della loro situazione e fanno
aumentare al massimo le informazioni acquisite sul mondo. (le persone scelgono quelle
carte che sono potenzialmente pi informative; scelgono le carte che hanno maggior
probabilit di veicolare pi informazioni). Questo calcolo delle probabilit, associato ad
unulteriore ipotesi conduce alla proposta che le scelte migliori, in ordine di guadagno di
informazione, siano nellordine P, Q, non-Q e non-P. Questa teoria stata applicata
soprattutto allanalisi delle varie versioni del compito di selezione.
C sempre la preoccupazione che la teoria venga modellata ad hoc sui dati, e non
abbia un reale valore predittivo.

In che modo le persone ragionano con il condizionale


Inferenza valida: modus ponens
Premesse
Se piove, allora Alice di bagna.
Piove.
Conclusione
Quindi, Alice si bagna.
E importante ricordare che la validit logica ha niente a che fare con la reale verit o
falsit delle affermazioni.
Linferenza di tipo modus ponens molto semplice e la maggior parte delle persone la
eseguono prontamente, quando il contenuto plausibile. Ma laltra inferenza valida che
pu essere derivata da un condizionale, il modus tollens, non cos intuitivamente
ovvia.

Inferenza valida: modus tollens


Premesse
Se piove, allora Alice si bagna.
Alice non bagnata
Conclusione
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Quindi non sta piovendo.

Nellaffermazione del conseguente viene affermato il conseguente della premessa


condizionale:
Inferenza non valida: affermazione del conseguente
Premesse
Se piove, allora Alice si bagna
Alice si bagna
Conclusione
Quindi piove

Nella negazione dellantecedente stato negato lantecedente del condizionale.


Inferenza non valida: negazione dellantecedente
Premesse
Se piove, allora Alice si bagna
Non piove
Conclusione
Quindi Alice non si bagna

In alcuni contesti le persone non producono le inferenze descritte in precedenza, e ci


viene indicato come effetto del contesto. La percentuale di inferenze invalide o fallaci
pu essere modificata da contesti in cui vengono fornite ulteriori informazioni.
Le versioni tematiche del compito attivano una qualche forma di ragionamento che si
applica ai regolamenti, il cosiddetto ragionamento deontico, cio relativo a prescrizioni
comportamentali. Tutte le versioni realistiche che facilitano il ragionamento utilizzano
forme deontiche piuttosto che forme indicative del condizionale.

Neuropsicologia cognitiva del ragionamento


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I soggetti rispondono in modo considerevolmente diverso a problemi logici con


contenuto astratto o concreto. Esistono evidenze sperimentali che suggeriscono che
tale differenza sia dovuta a differenze degli emisferi cerebrali. Lemisfero sinistro
stato anche oggetto di attenzione in studi che mostrano che i soggetti afasici, con
lesioni dellemisfero sinistro, incontrano gravi difficolt nel comprendere semplici
affermazioni logiche, mentre i soggetti con lesioni dellemisfero destro non hanno
problemi con il ragionamento logico. I pazienti con lesioni dellemisfero destro
incontravano maggiori difficolt nel ragionamento a partire da false premesse. In altre
parole, questi pazienti non riuscivano ad eseguire il processo di deduzione in modo
avulso dalla loro conoscenza della realt.

Razionalit e commenti sulle teorie


E chiaro che vi un sostanziale accordo sul fatto che le persone sono, nella grande
maggioranza, adattive o razionali, per certi versi. Ci che necessario comprendere
meglio lesatto principio su cui tale razionalit si basa.
Le teoria della regole dominio-specifiche e la teoria probabilistica risultano le pi
svantaggiate in termini di completezza e ricchezza degli argomenti trattati. In realt, le
regole dominio-specifiche si applicano solo al compito di selezione e si basano su altre
teorie per affrontare unampia serie di fenomeni. Anche la teoria probabilistica stata
applicata al compito di selezione e, pi di recente, al ragionamento sillogistico. Le
restanti teorie (delle regole astrette e dei modelli mentali) sono le pi esaurienti. Le
teorie delle regole astratte sono in grado di generare ipotesi molto precise sui giudizi di
validit forniti dai soggetti sui tempi di reazione dei soggetti nellesecuzione dei compiti
e sulle differenze interpersonali nella risoluzione dei problemi. La teoria dei modelli
sembra essere la teoria pi completa sul ragionamento umano.

ATTIVITA INTELLETTIVA ED EMOZIONI


Il termine affetto un termine molto ampio ed stato spesso usato per definire
unampia variet di esperienze come le emozioni, gli umori e le preferenze; invece, il
termine emozione tende ad essere usato in riferimento ad esperienze relativamente
brevi ma intense; infine il termine stato dellumore viene usato per descrivere
esperienze meno intense ma pi prolungate.
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Laffettivit richiede attivit intellettiva?


Zajonc ha sostenuto che la valutazione affettiva degli stimoli pu verificarsi
indipendentemente dai processi cognitivi. Viceversa, Lazarus ha affermato che una
certa elaborazione cognitiva un prerequisito essenziale perch si verifiche una
reazione affettiva ad uno stimolo.
La prima ha sostenuto che spesso formuliamo giudizi affettivi sulle persone e sulle cose
anche se abbiamo elaborato su di essi una quantit di informazioni piuttosto scarsa. Un
limite rilevante di questi studi che la conclusione che gli stimoli non erano stati
elaborati cognitivamente era basata sulla considerazione dellinsuccesso della memoria
di riconoscimento.
Per la seconda, invece, la valutazione cognitiva pu essere suddivisa in tre forme:

Valutazione primaria, in cui una situazione ambientale vista come positiva, stressante o
irrilevante
Valutazione secondaria, in cui si tiene conto delle risorse cui lindividuo pu fare appello per
far fronte alla situazione
Rivalutazione, in cui vengono monitorate la situazione stimolo e le strategie per
fronteggiarla, modificando se necessario le valutazioni primaria e secondaria
Per valutare la negazione, veniva poi fornita una smentita. Veniva anche studiata
lintellettualizzazione inducendo una considerazione del problema dal punto di vista di
un antropologo che osservava strani costumi primitivi nel film sullincisione del pene e
nel film sul lavoro suggerendo allo spettatore di considerare la situazione in modo
obiettivo. Il risultato fu che sia la negazione che lintellettualizzazione producevano una
riduzione considerevole dello stress valutato dalle misure psicofisiologiche. Pertanto, la
manipolazione della valutazione cognitiva individuale nel confronti di un evento
stressante pu avere un effetto significativo sulle reazioni psicologiche allo stress.
Lazarus ha sostenuto che la valutazione cognitiva precede sempre una reazione
affettiva, ma che tale valutazione pu non avere luogo a livello inconscio; inoltre non
tiene nella debita considerazione il contesto sociale in cui in genere si provano le
emozioni.
(Le teorie dei livelli multipli) LeDoux si concentrato esclusivamente sullansia. Egli ha
enfatizzato il ruolo svolto dallamigdala, che considera il computer emotivo del
cervello in quanto in grado di spiegare il significato emotivo degli stimoli. Sostiene
che nellansia esistono due diversi circuiti emotivi:

1. Un circuito lento talamo-corteccia-amigdala _ fornisce una valutazione dettagliata del


significato emotivo della situazione, e ci consente di fronteggiare le situazioni nel modo pi
appropriato
2. Un circuito veloce talamo-amigdala _ ci consente di rispondere in modo rapido a situazioni
ritenute minacciose
Power e Dalgleish hanno proposto lapproccio SPAARS; le sue componenti:

Sistema analogico: elaborazione sensoriale di base degli stimoli ambientali


Sistema preposizionale: contiene informazioni relative al mondo e al s

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Sistema schematico: gli eventi reali desunti dal sistema preposizionale si combinano
con le informazioni relative agli obiettivi individuali, in modo tale da produrre un modello
interno della situazione. Ci causer una reazione emotiva se viene ostacolato il
raggiungimento di tali obiettivi.
Sistema associativo: una rappresentazione associativa tale che, qualora si trovasse
successivamente in presenza di tale evento, le relative emozioni verrebbero elicitate in modo
automatico.
Tale approccio ha una certa importanza in relazione alla disputa Zajonc-Lazarus. Le
emozioni possono avere luogo in base a due modalit diverse; innanzitutto, si possono
verificare come risultato dellelaborazione cognitiva complessiva quando implicato il
sistema schematico. In secondo luogo, esse si verificano in modo automatico e senza
linteressamento dellelaborazione conscia quando implicato il sistema associativo.

Le teorie sullelaborazione emotiva


Le teorie proposte da Bower, Beck e Williams. La teoria della rete di Bower si rivelata
molto importante per quanto concerne lumore e lelaborazione emotiva, la teoria degli
schemi di Beck ha dominato la ricerca sulla personalit e lelaborazione emotiva,
mentre la teoria di Williams si basa su queste due teorie precedenti.
La prima segue le seguenti ipotesi:
Rievocazione dipendente dallo stato dellumore: la rievocazione migliore quando lumore
a questa correlato uguale a quello che si aveva al momento dellapprendimento.
Congruenza dellumore: linformazione connotata emotivamente appresa meglio quando
c corrispondenza tra il suo valore affettivo e lattuale condizione dellumore di chi apprende.
Congruenza del pensiero: le associazioni libere di un individuo, le interpretazioni, i pensieri
e i giudizi tendono ad essere tematicamente congruenti alle sue condizioni di umore.
Intensit dellumore: aumenti di intensit dellumore causano aumenti di attivazione di nodi
collegati nella rete associativa.
Si pu comunque cercare di indurre lo stato dellumore richiesto in condizioni di
laboratorio. Lapproccio pi comune basato sulla procedura introdotta da Velten. I
soggetti leggono una serie di frasi formulate per indurre sentimenti progressivamente
pi intensi di esaltazione o di depressione. Bower ha utilizzato lipnosi con
limmaginazione auto-generata. La teoria delle rete di Bower chiaramente troppo
semplicistica. Le emozioni, o stati dellumore, ed i concetti cognitivi sono entrambi
rappresentati come nodi allinterno di una rete semantica. In realt, per, questi due
elementi sono molto diversi.
Secondo la teoria di Beck, alcuni soggetti presentano una maggiore vulnerabilit di altri
ai disturbi depressivi o ansiosi. Tale vulnerabilit dipende dalla formazione, nei primi
anni di vita, di alcuni schemi o strutture organizzate di conoscenza. Beck ha ipotizzato
che gli schemi influenzino quasi tutti i processi cognitivi. Gli schemi producono
tendenze in cui favorita lelaborazione di informazioni coerenti con gli schemi o
informazioni congruenti dal punto di vista emotivo. Ha anche sostenuto che tali schemi
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diventerebbero attivi solo quando il soggetto si trova in uno stato dumore ansioso o
depresso.
Il punto di partenza della teoria di Williams la distinzione tra priming ed elaborazione.
Il priming un processo automatico in cui una parola stimolo induce lattivazione delle
sue varie componenti nella memoria a lungo termine, mentre lelaborazione un
processo strategico successivo che implica lattivazione di concetti collegati. I soggetti
depressi dovrebbero mostrare una memoria esplicita che tende a favorire il recupero di
materiale minaccioso, al contrario dei soggetti ansiosi che dovrebbero essere
caratterizzati da una memoria implicita per questo tipo di materiale. Lansia ha la
funzione di anticipare il pericolo, perci associata alla tendenza a dare priorit
allelaborazione degli stimoli minacciosi. Al contrario, se la depressione implica la
sostituzione di obiettivi che non stato possibile soddisfare, allora, per tale funzione,
lelaborazione concettuale del materiale generato internamente e collegato al fallimento
o al senso di perdita. Le differenze delle tendenze cognitive tra soggetti ansiosi e
soggetti depressi sono meno nette e definite di quanto previsto dalla teoria.
(Approccio di Rusting) Rusting ha sostenuto che esistono tre modi principali in cui
lelaborazione emotiva pu essere influenzata dai tratti della personalit e dagli stati
dellumore:
1. Lapproccio tradizionale: i tratti della personalit e gli stati dellumore hanno effetti separati
o indipendenti sullelaborazione emotiva.
2. Lapproccio della mediazione: gli effetti della personalit sullelaborazione emotiva sono
indiretti, vale a dire che la personalit influenza lelaborazione emotiva.
3. Lapproccio della modulazione: gli effetti degli stati dellumore sullelaborazione sono
modulati o influenzati dai tratti della personalit.
Emozioni e memoria
I tentativi di ottenere una rievocazione dipendente dallo stato dellumore, di verificare
gli effetti della congruenza di pensiero, dellumore e dellintensit dellumore si sono
rivelati spesso degli insuccessi. Si ipotizza che la rievocazione sia migliore quando lo
stato dellumore al momento della rievocazione uguale a quello al momento
dellapprendimento.La congruenza dellumore dimostrata se si osserva che la
rievocazione migliore quando il valore affettivo del materiale da ricordare uguale
allumore del soggetto al momento dellapprendimento. Uno stato dellumore depresso
induce a rievocare ricordi deprimenti e la rievocazione di ricordi deprimenti accentua lo
stato dellumore depresso. Non dimostrato che uno stato dumore negativo faciliti
sempre lapprendimento e la rievocazione di materiale negativo.
La memoria per gli eventi interni pi sensibile agli effetti dellumore di quanto lo sia la
memoria per gli eventi esterni.

Emozioni, attenzione e percezione


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Due le tendenze cognitive , o bias: il bias attenzionale, vale a dire lattenzione selettiva
a stimoli minacciosi piuttosto che a stimoli indeterminati, e il bias interpretativo, cio
la tendenza ad interpretare stimoli ambigui in modo minaccioso anzich innocuo. I
lavori di ricerca si sono occupati prevalentemente di due bias della memoria:
1. Bias della memoria esplicita, in cui le informazioni negative o minacciose sono recuperate
in modo relativamente migliore rispetto alle informazioni positive o neutre in un test basato sul
recupero consapevole.
2. Bias della memoria implicita, in cui la prestazione di memoria per le informazioni negative
relativamente migliore di quella per le informazioni nautre in un test che non implica il recupero
consapevole.
Gli effetti dellansia sullattenzione e la percezione sono stati studiati in soggetti normali
e patologici
Anche MacLeod e Matthews hanno utilizzato il compito del punto sonda. Il bias
attenzionale risult influenzato sia dallansia di stato che dallansia di tratto, in linea con
le previsioni dellapproccio della modulazione discusso in precedenza.
Il bias interpretativo dipende sia dallansia di stato o dallansia come stato dellumore
che dallansia come dimensione caratteristica della personalit. Inoltre, il bias
interpretativo non si verifica in modo rapido ed automatico, ma implica piuttosto
processi strategici successivi.
Gli effetti della depressione sullelaborazione delle informazioni connotate
emotivamente sono stati studiati in numerosi compiti che implicano processi attentivi e
percettivi, ed stata presa in esame sia la depressione normale che quella patologica. I
pazienti depressi non mostravano alcun bias attenzionale. Gli effetti della depressione
sullinterpretazione delle ambiguit sono stati presi in esame in numerosi studi. Le
evidenze ottenute indicano che esiste un bias interpretativo nel soggetti depressi. I
soggetti depressi tendevano a considerare gli eventi futuri negativi pi probabili rispetto
ai soggetti non depressi, mentre si verificava lopposto nel caso di eventi futuri positivi.

Conclusioni
Innanzitutto, i partecipanti agli studi che si trovano in uno stato dellumore negativo
possono utilizzare varie strategie per migliorare il proprio umore.
I risultati si sono rivelati in genere pi significatici quando i partecipanti dovevano
apprendere del materiale in riferimento a se stessi. _ Gli studi che implicano compiti di
elaborazione auto-referenziale possono inserirsi in strutture stabili della memoria
piuttosto che produrre effetti che sono puramente dipendenti da stati dellumore
momentanei.

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Sembra plausibile ipotizzare che lelaborazione delle emozioni debba dipendere in modo
interattivo dai tratti caratteriali e dagli stati dellumore. Qualsiasi tratto di personalit
associato a conoscenze di tipo emozionale ed quindi possibile che informazioni
relative ai tratti caratteriali siano in grado di influenzare lelaborazione emozionale solo
quando sono attivate dallo stato dellumore appropriato. Cos, si otterranno gli effetti
pi forti sullelaborazione delle emozioni quando i soggetti possiedono le strutture di
conoscenza pertinenti e quando queste strutture di conoscenza sono completamente
attivate.
Dal punto di vista empirico, stata posta unenfasi eccessiva sullelaborazione degli
stimoli ambientali minacciosi. I soggetti ansiosi spesso mostrano bias cognitivi per gli
stimoli interni. Ad esempio, i pazienti affetti da crisi di panico interpretano in modo
catastrofico la _propria_ attivit fisiologica.

IL PRESENTE E IL FUTURO
Psicologia cognitiva
Uno dei successi pi notevoli della psicologia cognitiva sperimentale stato il modo in
cui il suo approccio ha influenzato diverse aree della psicologia; rappresenta un punto
di riferimento fondamentale, con i suoi metodi empirici collaudati e costruiti nel corso di
100 anni di sperimentazione.
Essa per manca di validit ecologica, cio che i risultati ottenuti non possono essere
generalizzati al mondo reale dove le persone si comportano in un modo che avr un
certo impatto sullambiente. Cos, le risposte delle persone spesso cambiano la
situazione stimolo. Inoltre, lo sperimentatore implacabile-inflessibile. Vale a dire che
la sequenza di stimoli che lo sperimentatori presenta ai partecipanti determinata dal
piano prestabilito dello sperimentatore. Un altro fattore collegato alla validit ecologica
ci che stato definito il problema del disaccoppiamento. Se un ricercatore desidera
esplorare la memoria umana, di solito viene fatto un tentativo di distaccare il sistema di
memoria dagli altri sistemi cognitivi e minimizzare limpatto dei fattori emotivi e
motivazionali sulla prestazione. Di conseguenza, maggiore il successo nello studiare
una parte del nostro sistema cognitivo di per s, tanto meno i nostri dati saranno in
grado di dirci qualcosa sullattivit cognitiva nella vita di tutti i giorni. Molti psicologi
cognitivisti sono giustamente contrari ad un abbandono totale del rigore sperimentale e
del controllo a favore di un approccio del tutto naturalistico. Il numero di variabili che
influenzano il comportamento nel mondo reale cos elevato, ed cos difficile
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manipolarlo in modo sistematico che pu diventare quasi impossibile valutare


limportanza relativa di ciascuna variabile nel determinare il comportamento. Allo stesso
modo la riluttanza a prendere seriamente in considerazione le differenze individuali
che ritengono non siano importanti e non interagiscano con nessuna delle varie
manipolazioni sperimentali.Un ultimo problema che la psicologia cognitiva sperimentale
che essa ha posto particolare enfasi su teorie relativamente specifiche che possono
essere applicate solo ad una ristretta gamma di compiti cognitivi. Ci che manca
unarchitettura teorica complessiva che potrebbe spiegare le mutue relazioni tra le
diverse componenti del sistema cognitivo.

Neuropsicologia cognitiva
Lapproccio della neuropsicologia cognitiva diventato molto pi importante nel corso
degli ultimi 25 anni. Ci avvenuto per due motivi principali: innanzitutto, lo sviluppo
teorico che ha avuto luogo nellambito della psicologia cognitiva ha contribuito a
guidare le ricerche dei neuropsicologi cognitivisti. In secondo luogo, lo sviluppo di
tecniche quali la MRI e la TAC ha consentito unidentificazione molto pi precisa delle
aree di lesione cerebrale. Alcune delle evidenze sperimentali pi esaustive sono
scaturite dalle ricerche dei neuropsicologi cognitivisti, che hanno condotto alla scoperta
delle doppie dissociazioni. La neuropsicologia cognitiva fornisce un buon banco di prova
per la valutazione di teorie originariamente basate sulla prestazione di soggetti normali.
Anche lo studio dei pazienti cerebrolesi si rivelato utile per stabilire le funzioni di cui
sono responsabili le diverse aree cerebrali. Lesame attento delle evidenze sperimentali
ottenute in tal modo pu rivelare quale o quali parti del cervello siano associate pi
strettamente a specifiche compromissioni cognitive.
I pazienti, anche quelli con la stessa sindrome o la stessa serie di sintomi, presentano
in genere lesioni diverse. In secondo luogo, esistono spesso notevoli differenze tra
soggetti che presentano lesioni cerebrali decisamente simili. Prima della lesione
cerebrale, possibile che questi soggetti abbiano avuto esperienze di vita diverse.
Anche le esperienze successive possono essere diverse. E pi probabile che si
apprenda di pi sul funzionamento cognitivo dai pazienti che presentano lesioni di
grado limitato che da quelli con lesioni pi estese. Inoltre, vi sono varie attivit
cognitive importanti che sembrano resistenti ad un approccio di tipo modulare. Il
metodo della lesione in genere consente solo di identificare quelle aree cerebrali che
sono di importanza fondamentale per una determinata funzione cognitiva, ma non
quelle che possono essere implicate solo parzialmente. Inoltre, la lesione di unarea che
pu indurre il paziente a sviluppare una strategia alternativa che non fa affidamento
sullarea danneggiata. In questo caso, la prestazione cognitiva del soggetto pu
risultare normale. Infine, il compito di collegare le aree di danno cerebrale a specifiche
funzioni cognitive alquanto complesso, perch esistono chiare differenze individuali
nella localizzazione di alcune funzioni.

Scienza cognitiva
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La costruzione di modelli computazionali tratti dalle teorie psicologiche fornisce una


prova decisiva della loro adeguatezza, poich in ogni modello computazionale
necessario essere espliciti in merito ad ogni ipotesi teorica. Se stato sviluppato un
modello computazionale, le previsioni possono essere formulate con rapidit e
facilmente, facendo semplicemente girare il modello con gli stimoli bersaglio. Possono
rendere pi semplice il confronto tra teorie. I modelli computazionali sono stati proposti
come architetture cognitive generali in grado di essere applicate alla comprensione di
qualsiasi tipo di attivit cognitiva.
La presunzione di interdisciplinariet della scienza cognitiva non fondata. Lunica
controargomentazione la scoperta che in anni recenti un numero crescente di articoli
proviene da dipartimenti di scienze cognitive, il che suggerisce che tale settore si sta
trasformando in una disciplina ben distinta. Essi vengono prodotti per fornire un
appoggio ad una data teoria, ma non hanno una reale funzione predittiva. Per qualsiasi
determinata teoria, esiste un numero enorme di modelli possibili e queste variazioni
vengono analizzate raramente. I modelli tendono ad essere per molti versi limitati. I
modelli spesso mancano di plausibilit neurale, non riescono a cogliere il fine dei
fenomeni cognitivi ed il contesto biologico in cui lattivit cognitiva ha luogo. I modelli
connessionisti cui si attribuisce plausibilit neurale non sono realmente simili al cervello
umano. Questi modelli devono essere maggiormente vincolati in base a quanto stato
rilevato a livello neurologico. La maggior parte dei modelli computazionali stata
progettata per simulare la prestazione umana in compiti singoli. Inoltre, la scienza
cognitiva pu non essere in grado di mantenere la sua promessa di creare una teoria
generale unificata sullattivit cognitiva in grado di mettere insieme le teorie
frammentarie della psicologia cognitiva.

Neuroscienze cognitive
Tecniche di scansione si sono rivelate particolarmente preziose per scoprire lesatta
localizzazione delle lesioni cerebrali. Le ricerche precedenti della neuropsicologia
cognitiva su pazienti erano ostacolate dal fatto che era possibile stabilire la
localizzazione precisa della lesione cerebrale solo mediante lesame post-mortem del
paziente. Il modo migliore per ottenere una soddisfacente risoluzione temporale e
spaziale consiste nel combinare le informazioni che derivano dalle diverse tecniche.
In quasi tutti gli studi di neuro-immagine, i dati vengono raccolti da vari individui, e poi
viene calcolata una media. E stata espressa una certa perplessit nei confronti del
calcolo della media. I risultati ottenuti in studi che hanno utilizzato tecniche di neuroimmagine sembrino talvolta incoerenti con quelli ottenuti dal neuropsicologi cognitivisti
con pazienti cerebrolesi perch, innanzitutto, la PET e la fMRI mostrano tutte le aree
che sono attive durante lesecuzione di un compito. Di contro, una lesione ad una
determinata area del cervello causer solo una compromissione della prestazione
quando quellarea fondamentale per lesecuzione del compito. In secondo luogo, vi
sono differenze di et tra i partecipanti nei due tipi di studi; le tecniche metaboliche
sono limitate a soggetti normali giovani. Mentre gli studi sulle lesioni implicano in
genere popolazioni pi anziane che presentano anche una lesione cerebrale. Le tecniche
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usate sono diventate sempre pi sofisticate e sensibili. Questi progressi hanno talvolta
avuto leffetto di far s che fosse pi difficile decidere quali aree cerebrali erano
maggiormente interessate in determinate funzioni.

Direzioni presenti e future


Al fine di comprendere appieno lattivit cognitiva umana bisogna utilizzare il metodo
delle operazioni convergenti; per considerare un determinato problema da prospettive
diverse i risultati possibili sono due:
1. i risultati ottenuti sono ampiamente confrontabili
2. I risultati differiscono in modo significativo
Cos, il metodo delle operazioni convergenti pu aiutare i ricercatori ad evitare di trarre
conclusioni inesatte sulla base di risultati limitati derivanti da un singolo approccio.
Lapproccio della neuropsicologia cognitiva ha la tendenza a sottovalutare le aree
cerebrali necessarie ad eseguire una determinata funzione cognitiva, mentre quello
delle neuroscienze cognitive tende a sopravvalutarle. La consapevolezza di tali
tendenze rende pi facile riconciliare i risultati della neuropsicologia cognitiva con quelli
delle neuroscienze cognitive.

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