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13 marzo 2011

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DIPENDENZA E ABUSO DI SOSTANZE


un fiume carsico scorre sottotraccia

Negli adolescenti la non completa maturità della corteccia cerebrale


(lobi frontali) comporta una insufficiente padronanza nel controllo
delle risposte emotive e delle pulsioni. Ciò li rende più vulnerabili di
fronte alle diverse forme di dipendenza, compresa quella delle
cosiddette “sostanze d’abuso” (alcool, droghe, etc.).
L’uso di tali sostanze coinvolge i “sistemi cerebrali di rinforzo” che
vedono in azione neuroni che attivano una molecola chimica, la
dopamina, e che pertanto vengono chiamati “dopaminergici”.
La minore capacità di controllo di sensazioni ed emozioni può
diventare così una sorta di “trappola” o un infernale girone dantesco
da cui risulta difficile uscire.
Si tratta di drammatici meccanismi, ormai pervasivi, che non
risparmiano neppure piccole comunità; d’altro canto non vi sono
aree e famiglie che possano ritenersi a priori immuni da tali
drammatiche evenienze.
Non è quindi strano che anche piccoli paesi di provincia siano di tanto
in tanto coinvolti in allarmanti fatti di cronaca giudiziaria, con
coinvolgimento (diretto o indiretto) di centinaia di giovani e ragazzi.
La prima domanda che sorge spontanea è la seguente: si tratta di
episodi ciclici, tra di essi scollegati e lontani nel tempo, oppure siamo
di fronte, al contrario, a condotte persistenti, addirittura “normali” o
“normalizzate”, anche se emergono alla pubblica ribalta solo in
occasione di inchieste e indagini?
E poi, quale ampiezza assume la dipendenza da sostanze (quali ad
esempio la cocaina) che, senza destare pubblico allarme come
l’eroina, hanno un più che florido pubblico di habitué, collocabile ben
al di là della fasce giovanili e delle aree di cosiddetto degrado sociale?
In altre parole, qual è la reale consistenza di questo fiume carsico che
scorre (non sempre) sotto traccia (anzi talvolta in luoghi
comunemente noti e conosciuti), nella distrazione, disattenzione o
indifferenza generale, salvo catturare la periodica curiosità in
occasione di operazioni di polizia e blitz?
Quanto alla comunità più in generale, quali letture, quali risposte dà
(se intende darle) e, soprattutto, quali azioni intende intraprendere,
anzitutto per capire, evitando di pre-giudicare o di lasciare che a
“grattarsi la rogna” siano le malcapitate famiglie improvvisamente
terremotate nell’inferno della pubblica deflagrazione di tali vicende
terribili?
E, ancora, giova “sbattere il mostro” in prima pagina, sottoponendo
al rituale circo mediatico i pesci (piccoli, di solito) rimasti impigliati
nella rete, con foto segnaletiche (seppur pudicamente coperte per
qualche millimetro), riprese con telecamere pronte al posto giusto e
momento giusto (per non dire di sgommate e spettacolari caroselli
per le vie del centro a sirene spiegate)?
Cosa rimane dopo lo ‘spettacolo’? Ma, soprattutto, cosa si fa dopo lo
spettacolo e per fare in modo che si ripeta il meno possibile?

Leonardo Rubino

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