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CAPITOLO SETTIMO

ABBANDONO
Molte delle tradizioni religiose del mondo patrocinano l'abbandono a Dio come mezzo per trascendere il s individuale. Sri Ramana accettava la validit di un tale approccio e spesso disse che questo metodo era efficace come l'autoindagine. Tradizionalmente il sentiero dell'abbandono associato a pratiche devozionali dualistiche, ma tali attivit erano di importanza secondaria per Sri Ramana. Invece egli enfatizzava il fatto che il vero abbandono trascendeva l'adorazione di Dio in una relazione soggetto-oggetto, poich esso poteva essere realizzato con successo solo quando colui che immaginava di essere separato da Dio cessava di esistere. Per raggiungere questa meta egli raccomandava due distinte pratiche: 1 * Aggrapparsi al pensiero io finch colui che immagina di essere separato da Dio scompare. 2 * Abbandonare completamente tutta la responsabilit della propria vita a Dio o al S. Affinch tale autoabbandono sia efficace, non si devono avere volont o desideri propri e si deve essere completamente liberi dall'idea che ci sia una persona individuale capace di agire indipendentemente da Dio. Il primo metodo chiaramente l'inchiesta sul S mascherata sotto un diverso nome. Sri Ramana eguagliava spesso le pratiche dell'abbandono e dell'indagine dicendo che erano nomi diversi dello stesso processo, o che erano i due soli mezzi efficaci

con i quali si potesse raggiungere la realizzazione del S. Questo del tutto coerente con la sua opinione secondo la quale qualunque pratica che coinvolgesse la consapevolezza del pensiero io era un percorso valido e diretto verso il S, laddove tutte le pratiche che non comportavano questa consapevolezza non lo erano. Questa insistenza sulla consapevolezza soggettiva dell'io come unico mezzo per raggiungere il S caratterizzava la sua attitudine verso le pratiche della devozione ( bhakti ) e dell'adorazione che sono solitamente associate all'abbandono a Dio. Egli non scoraggiava mai i suoi devoti dal seguire tali pratiche, ma indicava che ogni relazione con Dio ( devoto, adoratore, servo, ecc. ) era illusoria poich esiste soltanto Dio. La vera devozione, diceva, quella di rimanere come si realmente, nello stato d'essere in cui tutte le idee sulle relazioni con Dio hanno cessato di esistere. Il secondo metodo, l'abbandonare a Dio la responsabilit della propria vita, anch'esso in relazione all'indagine sul S perch mira ad eliminare il pensiero io separandolo dagli oggetti e dall'azione con cui si identifica costantemente. Nel seguire questa pratica ci dovrebbe essere una costante consapevolezza che non c' un io individuale ad agire o desiderare, che solo il S esiste e non c' nulla di separato dal S in grado di agire indipendentemente da esso. Seguendo questa pratica, ogni volta che si diventa consapevole di assumersi la responsabilit dei pensieri e delle azioni-ad esempio, Io voglio o Io sto facendo questo si dovrebbe cercare di ritirare la mente dai suoi contatti esterni e fissarla nel S. Questo analogo al trasferimento dell'attenzione che avviene nell'autoindagine quando si realizza che si persa l'autoattenzione. In entrambi i casi lo scopo isolare il pensiero io e farlo scomparire nella sua sorgente. Sri Ramana stesso ammetteva che il completo e spontaneo abbandono all'io con questo metodo era una meta impossibile

per molte persone, cos egli a volte consigliava i suoi seguaci di intrapprendere degli esercizi preliminari che avrebbero coltivato la loro devozione e controllato le loro menti. La maggior parte di queste pratiche comportava il pensare o il meditare su Dio o sul Guru ripetendone costantemente il nome ( japa ) o visualizzandone la forma. Egli diceva ai suoi devoti che se ci veniva fatto regolarmente con amore e devozione, allora la mente si sarebbe assorbita senza sforzo nell'oggetto della meditazione. Una volta che ci stato raggiunto, il completo abbandono diventa molto pi facile. La consapevolezza costante di Dio impedisce alla mente di identificarsi con gli altri oggetti e aumenta la convinzione che esiste Dio soltanto. Produce anche un reciproco flusso di potere, o grazia, dal S che indebolisce la presa del pensiero io e distrugge le vasana che perpetuano e rafforzano la sua esistenza. Alla fine il pensiero io ridotto a proporzioni maneggevoli e con un po' di autoattenzione pu essere fatto sprofondare temporaneamente nel Cuore. Come con l'indagine sul S, la realizzazione finale provocata automaticamente dal potere del S. Quando tutte le tendenze esteriorizzanti della mente sono state dissolte nelle ripetute esperienze dell'essere, il S distrugge il residuo pensiero io cos completamente che non sorger mai pi. Questa distruzione finale dell'io avviene solo se l'abbandono stato completamente disinteressato. Se fatto col desiderio della grazia o della realizzazione del S, non pu mai essere pi di un parziale abbandono, una transazione di affari in cui il pensiero io compie uno sforzo con l'aspettativa di ricevere una ricompensa. D: Cos' l'abbandono incondizionato? R: Se ci si abbandona non ci sar nessuno a porre domande o ad essere pensato. O i pensieri vengono eliminati aggrappandosi al pensiero radice io, oppure ci si abbandona senza condizioni al potere supremo. Questi sono i due soli modi per raggiungere la realizzazione.

D: L'abbandono totale o completo non richiede che non resti nemmeno il desiderio della liberazione o di Dio? R: Il completo abbandono richiede che tu non abbia un tuo proprio desiderio. Devi essere soddisfatto di qualunque cosa Dio ti d e ci significa non avere desideri propri. D: Ora che sono soddisfatto su questo punto, desidero sapere attraverso quali passi posso raggiungere l'abbandono. R: Ci sono due modi. Uno cercare la sorgente dell'io e fondersi in quella sorgente. L'altro sentire: Io sono impotente, Dio soltanto onnipotente e non ho altra via di salvezza se non affidarmi completamente a lui. Attraverso questo metodo si sviluppa gradualmente la convinzione che Dio solo esiste e che l'ego non conta nulla. Entrambi i metodi conducono alla stessa meta. Il completo abbandono un altro nome di jnana o liberazione. D: Trovo che il metodo dell'abbandono sia pi facile. Ho intenzione di adottare questo sentiero. R: Attraverso qualunque sentiero tu proceda, dovrai perderti nell'uno. L'abbandono completo solo quando raggiunge lo stadioTu sei tutto e sia fatta la Tua volont. Lo stato non differente da jnana. Nel soham ( l'affermazione io sono lui ) c' dvaita ( dualismo ). Nell'abbandono c' advaita ( non dualismo ). Nella realt non ci sono n dvaita n advaita, ma ci che . L'abbandono sembra facile perch le persone immaginano che, una volta che dicono con le labbra: Mi abbandono e pongono i loro fardelli sul loro Signore, esse possano essere libere e fare ci che desiderano. Ma il fatto che non puoi avere attrazioni o repulsioni dopo il tuo abbandono; la tua volont dovrebbe diventare assolutamente inesistente, venendo sostituita dalla volont del Signore. La morte dell'ego in questo modo provoca uno stato che non diverso da jnana. Cos attraverso qualunque sentiero tu possa procedere, devi arrivare a jnana o unit. D: Qual' il modo migliore per uccidere l'ego?

R: Il modo migliore quello che ad ogni persona sembra pi facile o che l'attira di pi. Tutte le vie sono egualmente buone, dato che conducono alla stessa meta, che la fusione dell'ego nel S. Ci che il bhakta ( devoto ) chiama abbandono, dall'uomo che pratica vichara viene chiamato jnana. Entrambi stanno soltanto cercando di ricondurre l'ego alla sorgente da cui sorse e di farlo immergere l. D: La grazia non pu affrettare tale capacit in un cercatore? R: Lascia questo a Dio. Abbandonati senza riserve. Una delle due cose deve essere fatta. O ti abbandoni perch ammetti la tua incapacit e chiedi che un potere pi alto ti aiuti, oppure indaga la causa della miseria andando alla sorgente ed immergendoti nel S. In entrambi i modi sarai libero dalla miseria. Dio non abbandona mai chi si abbandonato. D: Quale corso segue la mente dopo l'abbandono? R: E' la mente che si abbandonata a porre la questione? D: Attraverso il costante desiderio di abbandonarmi spero che venga sperimentato un aumento della grazia. R: Abbandonati una volta per tutte e falla finita col desiderio. Finch si trattiene il senso di essere chi agisce ci sar desiderio. Quello anche la personalit. Se quello se ne va, il S viene scoperto risplendere puro. La schiavit il senso di essere chi agisce, non le azioni stesse. Sii calmo e sappi che io sono Dio. Qui la calma totale abbandono senza ombra di individualit. La calma prevarr e non ci sar agitazione mentale. L'agitazione mentale la causa del desiderio, del senso di essere chi agisce e della personalit. Se ci viene arrestato c' la quiete. L conoscere significa essere. Non conoscenza relativa che implica la triade conoscenza, conoscitore e conosciuto. D: Pu essere d'aiuto il pensiero Io sono Dio o Io sono l'essere supremo? R: Io sono quello che sono. Io sono Dio, non il pensare

Io sono Dio. Realizza l'Io sono e non pensare Io sono. E' detto: Sappi che io sono Dio e non: Pensa che io sono Dio. Tutti i discorsi sull'abbandono sono come pizzichi di zucchero presi da un'immagine di zucchero del Signore Ganesh per offrirgli come naivedya ( offerta di cibo ) allo stesso Signore Ganesh. Dici di offrire a Dio corpo, anima e possessi. Sono forse tuoi perch tu possa offrirli? Tutt'al pi potrai dire solamente: Finora ho immaginato falsamente che tutte queste cose che sono tue fossero mie. Ora realizzo che sono tue. Non agir pi come se fossero mie. Questa conoscenza secondo cui non c' altro se non Dio o il S, che io e mio non esistono e che esiste solo il S, jnana. Perci non c' differenza fra bahkti e jnana. Bhakti jnana mata o la madre di jnana. D: Uomini mondani quali siamo, proviamo una forma o l'altra di angoscia e non sappiamo come uscire. Preghiamo Dio e tuttavia non siamo soddisfatti. Cosa possiamo fare? R: Confidare in Dio. D: Ci abbandoniamo, tuttavia non c' aiuto. R: S. Se vi siete abbandonati, dovete essere in grado di conformarvi al volere di Dio e non lagnarvi di ci che pu non piacervi. Le cose possono risultare diverse da come possono sembrare in apparenza. Il dolore spesso conduce gli uomini alla fede in Dio. D: Ma noi siamo mondani. C' la moglie, ci sono i figli, parente e amici. Non possiamo ignorare la loro esistenza e affidarci al volere divino senza trattenere un po' della nostra personalit. R: Ci significa che non vi siete abbandonati come avete dichiarato. Dovete solo confidare in Dio. Abbandonatevi a lui e conformatevi alla sua volont sia che egli appaia o svanisca. Aspettate il suo piacere. Se gli chiedete di fare come piace a voi non abbandonarsi a lui, ma ordinare. Non potete averlo ai vostri ordini e tuttavia pensare di esservi abbandonati. Egli sa ci che meglio, quando e come farlo. Lasciate ogni cosa interamente a lui. Il fardello suo,

voi non avete pi alcuna preoccupazione. Tutti i vostri pesi sono suoi. Tale l'abbandono. Questa la bhakti. Oppure, scoprite a chi sorgono queste domande. Tuffatevi profondamente nel Cuore e rimanetevi come il S. Una di queste due vie aperta per l'aspirante. D: L'abbandono impossibile. R: S. Il completo abbandono all'inizio impossibile. L'abbandono parziale certamente possibile a tutti. Nel corso del tempo esso porter al completo abbandono. Ebbene, se l'abbandono impossibile, cosa si pu fare? Non c' pace di mente. Sei incapace di provocarla. Pu essere creata solo con l'abbandono. D: L'abbandono di per s, sufficiente a raggiunger il S? R: E' sufficiente abbandonarsi. L'abbandono affidarsi completamente alla causa originale del proprio essere. Non illuderti immaginendo che tale sorgente sia un Dio fuori di te. La tua sorgente all'interno di te stesso. Abbandonati ad essa. Ci significa che dovresti cercare la sorgente e fonderti in essa. D: ( Consegnata a Sri Ramana nella forma di una nota scritta ). Si dice che sia possibile ottenere ogni cosa se si prende interamente ed unicamente rifugio in Dio, senza pensare a null'altro. Significa sedere tranquilli in un posto e contemplare Dio interamente ogni momento, scartando ogni pensiero, compresi i pensieri sul cibo, che essenziale per il sostentamento del corpo? Significa che quando ci si ammala non si dovrebbe pensare ai medicinali e alle cure, ma affidare la propria salute o la propria malattia esclusivamente alla provvidenza? Nella Bhagavad Ghita detto: L'uomo che abbandona ogni brama e vive senza ansiet, libero dal senso di io e mio, consegue la pace ( 2:71 ). Ci significa l'abbandono di tutti i desideri. Dovremmo perci dedicarci esclusivamente alla contemplazione di Dio, ed accettare il cibo e l'acqua soltanto se sono disponibili per grazia divina, senza chiederne? O significa che dovremmo fare un po' di sforzo? Bhaghavan,

per favore spiega il segreto di questo saranagati ( abbandono ). R: ( Dopo aver letto il biglietto Sri Ramana si rivolse a tutti nella stanza. ) Ananya saranagati ( completo abbandono ) significa essere senza alcun attaccamento ai pensieri, senza dubbio, ma significa forse scartare persino i pensieri del cibo e dell'acqua che sono essenziali per il mantenimento del corpo fisico? Egli chiede: Dovrei mangiare soltanto se ottengo qualcosa per istruzioni di Dio, e senza che io l'abbia richiesto? O dovrei fare un po' di sforzo? Bene. Supponiamo che ci che dobbiamo mangiare venga spontaneamente. Ma anche allora chi sta mangiando? Supponiamo che qualcuno metta il cibo nella nostra bocca, non dovremo almeno ingoiarlo? Non uno sforzo questo? Egli chiede: Se mi ammalo, dovrei prendere la medicina o dovrei stare tranquillo lasciando la mia salute e la mia malattia nelle mani di Dio? Nel libro Sadhana Panchakam scritto da Sankara, si afferma che per la cura della malattia chiamata fame si dovrebbe mangiare il cibo ricevuto in elemosina. Ma allora si deve almeno uscire e mendicarlo. Se tutte le persone chiudessero gli occhi e sedessero immobili dicendo: Mangeremo se il cibo verr, come farebbe il mondo a continuare? Perci si devono prendere le cose come vengono, in accordo con le proprie tradizioni, ma si deve essere liberi dal sentimento di essere chi agisce. Il sentimento che io sto agendo una schiavit. E' perci necessario considerare e scoprire il metodo per mezzo del quale un tale sentimento pu essere sopraffatto, invece di dubitare sul fatto che una medicina debba essere somministrata o meno se si ammalati o se il cibo debba essere ingerito se si affamati. Tali dubbi continueranno a sorgere e non avranno mai fine. Vengono persino dubbi come: Posso gemere se c' dolore? Posso inalare l'aria dopo aver esalato? Chiamatelo Iswara ( Dio ) o chiamatelo karma ( destino ); qualche karta ( potere pi alto ) porter avanti ogni cosa in questo mondo secondo lo sviluppo della mente di ciascun individuo. Se la responsabilit posta su un potere pi alto le cose continueranno

spontaneamente. Camminiamo su questa terra. Mentre camminiamo, consideriamo ad ogni passo se dobbiamo alzare una gamba dopo l'altra oppure fermarci in qualche punto? Il camminare non avviene forse automaticamente? Lo stesso succede nel caso dell'inalazione e dell'esalazione. Non viene fatto nessuno sforzo particolare per inalare o esalare. Lo stesso avviene anche con questa vita. Possiamo abbandonare qualcosa se vogliamo o possiamo fare qualunque cosa ci piaccia? Numerose cose sono fatte automaticamente senza che ne siamo consci. Il completo abbandono a Dio significa abbandonare tutti i pensieri e concentrare la mente su di lui. Se possiamo concentrarci su di lui, gli altri pensieri spariranno. Se le azioni della mente, della parole e del corpo si fondono in Dio, tutti i pesi della nostra vita saranno su di lui. D: Ma Dio realmente l'agente di tutte le azioni che eseguo? R: La presente difficolt che l'uomo pensa di essere l'agente. Ma questo un errore. E' un potere pi alto che fa ogni cosa e l'uomo soltanto uno strumento. Se egli accetta quella posizione libero dalle preoccupazioni, altrimenti le sollecita. Prendete per esempio la figura scolpita alla base di un gopuram ( torre di un tempio ), che viene fatta apparire come se stesse portando il peso della torre sulle spalle. La sua posizione ed il suo sguardo sono un'immagine di grande sforzo che d l'impressione che stia portando il peso della torre. Ma riflettete. La torre costruita sulla terra e poggia sulle sue fondamenta. La figura una parte della torre, ma viene fatta apparire come se stesse reggendo il peso della torre. Non strano? Cos anche l'uomo che prende su di s il senso dell'agire. D: Swami, bene amare Dio, non cos? Allora perch non seguire il sentiero dell'amore? R: Chi ha detto che non dovresti seguirlo? Puoi farlo. Ma quando parli di amore c' dualit; non c' forse la persona che ama e l'entit chiamata Dio che amato? L'individuo non

separato da Dio. Perci amore significa che si prova amore nei confronti del proprio S. D: Questo il motivo per cui sto chiedendoti se Dio pu essere adorato attraverso il sentiero dell'amore. R: Questo esattamente ci che stavo dicendo. L'amore stesso l'effettiva forma di Dio. Se dicendo: Non amo questo, non amo quello respingi ogni cosa, ci che rimane swarupa, cio la reale forma del S. Quella pure beatitudine. Chiamala pura beatitudine, Dio, atma, o ci che vuoi. Quella devozione, quella la realizzazione e quella ogni cosa. Se in questo modo respingi ogni cosa, ci che resta solo il S. Quello amore reale. Chi conosce il segreto di quell'amore trova che il mondo stesso pieno di amore universale. Solo l'esperienza del non dimenticare la coscienza lo stato di devozione ( bhakti ), che la relazione del reale amore imperituro, perch la vera conoscenza del S, che risplende come l'indivisa e suprema beatitudine stessa, si erge come la natura dell'amore. Solo se si conosce la verit dell'amore, che la natura reale del S, verr sciolto l'ingarbugliato nodo della vita. Soltanto se si consegue l'apice dell'amore verr conseguita la liberazione. Tale il cuore di tutte le religioni. L'esperienza del S soltanto amore, che consiste nel vedere solo amore, udire solo amore, sentire soltanto amore, gustare soltanto amore ed adorare soltanto amore, che beatitudine. D: Io bramo la bhakti. Voglio che questa brama aumenti. Persino la realizzazione non ha importanza per me. Fammi essere forte nella mia brama. R: Se c' la brama, la realizzazione ti verr anche se non la vuoi. Brama per essa intensamente cosicch la mente si sciolga in devozione. Dopo che la canfora bruciata non resta nessun residuo. La mente la canfora. Quando si dissolta nel S senza lasciarsi dietro la minima traccia, c' la realizzazione del S. D: Ho fede in murti dhyana ( adorazione della forma ). Non mi aiuter ad ottenere jnana?

R: Sicuramente lo far. Upasana ( meditazione ) aiuta la concentrazione della mente. Quindi la mente libera da altri pensieri ed piena della forma meditata. La mente allora diventa una con l'oggetto della meditazione, questo la rende del tutto pura. Quindi pensa chi l'adoratore. La risposta io, cio il S. In questo modo, alla fine, ottenuto il S. Adorare la forma informale col pensiero non pensato il miglior tipo di adorazione. Ma quando non si idonei a tale adorazione di Dio senza forma, solo l'adorazione della forma appropriata. L'adorazione senza forma possibile soltanto per le persone prive della forma dell'ego. Sappi che tutta l'adorazione fatta da persone che possiedono la forma dell'ego soltanto adorazione della forma. Solo il puro stato dell'essere uniti alla grazia ( S ), che privo di ogni attaccamento, proprio lo stato di silenzio, libero da ogni altra cosa. Sappi che soltanto il dimorare costantemente come quel silenzio, avendolo sperimentato cos com', la vera adorazione mentale ( manasika-puja ). Sappi che l'esecuzione dell'incessante, vera e naturale adorazione in cui la mente remissivamente stabilita come l'unico S, avendo installato il Signore nel trono del Cuore, silenzio, la migliore di tutte le forme di adorazione. Solo il silenzio privo dell'ego dogmatico liberazione. Solo la malaugurata dimenticanza del S che fa scivolare da quel silenzio, la non-devozione ( vibhakti ). Sappi che il dimorare come quel silenzio con la mente acquietata come non differente dal S, la verit di Shiva bhakti ( devozione a Dio ). Quando ci si completamente abbandonati ai piedi di Shiva, diventando perci la natura del S, solo la pace abbondante che ne risulta, in cui non c' nemmeno il minimo spazio all'interno del Cuore perch si possa fare alcuna lamentela sui propri difetti e deficienze, la natura suprema della devozione. In questo modo, diventare uno schiavo del Signore e rimanere quieto e silente, privo persino dell'egoistico pensiero Io sono il suo schiavo,

dimorare nel S, e questa la suprema coscienza. D: I cercatori spirituali possono conseguire questa meta nella vita se vanno per il mondo assorbiti nel cantare canti di lode a Dio? O dovrebbero stare soltanto in un luogo? R: E' bene tenere la mente concentrata su una sola cosa dovunque la persona vaghi. Qual' l'utilit di mantenere il corpo in un luogo se alla mente permesso di vagare? D: E' possibile ahetuka bhakti ( devozione senza un motivo )? R: S possibile. Adorare Dio per amore di un oggetto desiderato soltanto adorare quell'oggetto desiderato. La completa cessazione di qualunque pensiero di un oggetto desiderato il primo prerequisito per una mente che desidera conseguire lo stato di Shiva. D: Lo Sri Bhagavatam indica un modo per trovare Krishna nel Cuore prostrandosi a tutti e considerando tutti come il Signore stesso. E' questo il giusto sentiero che conduce alla realizzazione del S? Non pi facile adorare Bhagavan in qualunque cosa la mente incontri, piuttosto che cercare il sovramentale attraverso l'indagine mentale Chi sono io? R: S. Quando vedi Dio in tutto, pensi a Dio o no? Devi certamente pensare a Dio se vuoi vedere Dio tutto attorno a te. Tenere Dio nella tua mente in questo modo diventa dhyana ( meditazione ) e dhyana lo stato che precede la realizzazione. La realizzazione pu essere soltanto nel e del S. Non pu mai essere separata dal S. Dhyana deve precedere la realizzazione, ma sia che tu faccia dhyana su Dio o sul S non ha importanza, poich la meta la stessa. Non puoi, in nessun modo, sfuggire al S. Tu vuoi vedere Dio in tutto, ma non in te stesso? Cos' Dio, non sei tu incluso in quell'ogni cosa? Essendo tu stesso Dio, c' da meravigliarsi che tutto sia Dio? Questo un metodo consigliato nello Sri Bhagavatam, ed altrove da altri. Ma persino per questa pratica ci deve essere il veggente o il pensatore. Chi ? D: Come vedere Dio che onnipervadente?

R: Vedere Dio essere Dio. Non c' un tutto separato da Dio che lui debba pervadere. Esiste soltanto lui. D: Al bhakta occorre un Dio cui poter rivolgere bhakti. Bisogna insegnargli che c' soltanto il S e non un adoratore e adorato? R: Naturalmente, Dio necessario per la sadhana. Ma il fine della sadhana, perfino nel bhakti marga ( il sentiero della devozione ), conseguito soltanto dopo il completo abbandono. Cosa significa, se non la cancellazione dell'ego risulta nel S che rimane come sempre stato? Qualunque sentiero uno possa scegliere, l'io inevitabile, l'io che compie il nishkama-karma ( azioni senza movente ), l'io che aspira a congiungersi col Signore da cui sente di essere stato separato, l'io che sente di essere scivolato dalla sua reale natura, e cos via. Bisogna che sia scoperta la sorgente di questo io. Allora tutte le domande troveranno risposta. D: Se anche l'io un'illusione, allora chi si spoglia dell'illusione? R: L'io si spoglia dell'illusione dell'io e tuttavia rimane come io. Tale il paradosso della realizzazione del S. Il realizzato non vede nessuna contraddizione in ci. Prendi il caso della bhakti. Io avvicino Iswara e prego di essere assorbito in lui. Quindi mi abbandono con fede e mi concentro su di lui. Cosa rimane dopo ci? In luogo dell'io originale, il perfetto autoabbandono lascia un residuo di Dio in cui l'io perso. Questa la forma pi alta di devozione ( parabhakti ) e di abbandono ed l'apice del vairagya ( non attaccamento ). Abbandoni questo o quello dei miei possessi. Se invece abbandoni l'io ed il mio, tutto viene abbandonato in un colpo solo. Il seme stesso del possesso viene perduto. In questo modo il male tagliato alla radice o schiacciato nel germe stesso. Per fare ci, il distacco ( vairagya ) deve essere molto forte. L'ardore nel farlo dev'essere uguale a quello di un uomo tenuto sott'acqua che cerca di riportarsi

in superficie per salvarsi la vita.

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