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Carlo Maria Fenu ROSMINI E LIDEALISMO TEDESCO Carlo Maria Fenu - Universt degli Studi di Genova Via Caffaro

4A/2 16124 Genova - Tel. 010/2463124

1. Giustificazione del tema. La ricerca si prefigge di analizzare un problema che non ha trovato adeguata considerazione nellambito della storiografia rosminiana, e tantomento in quella di indirizzo idealistico. Pur avendo sottolineato pi volte la necessit di una commisurazione critica globale del Roveretano con lidealismo tedesco, non si pu ritenere infatti che gli studiosi abbiano corrisposto in maniera conveniente a questa esigenza, fatta eccezione per alcuni contributi, limitati comunque alla considerazione di aspetti parziali del problema, oppure al raffronto di Rosmini con singoli esponenti di questo filone di pensiero. Il fatto che gli interpreti abbiano quasi rifuggito la prospettiva di un approccio complessivo risulta singolare, tuttavia, solo in apparenza, ed tuttaltro che fortuito, poich si spiega, in realt, riflettendo su due importanti ordini di ragioni: uno di tipo storiografico, laltro legato a problemi di natura teoreticointerpretativa. A rendere innanzitutto difficoltosa unanalisi a raggio intero del rapporto Rosmini-idealismo tedesco, ha contribuito senza dubbio quella che fino a poco tempo fa rappresentava unimportante lacuna della storiografia rosminiana, cio la mancanza di unindagine accurata delle fonti, alla quale si iniziato a porre rimedio solo in tempi recenti, e con risultati significativi, grazie anche alla progressiva pubblicazione delledizione critica delle opere del Roveretano ed allutilizzazione di aggiornati sistemi informatici. Si pu ritenere, in secondo luogo, che sia stato un duplice pregiudizio di natura ermeneutica ad avere impedito una commisurazione teoreticamente feconda di Rosmini con Fichte, Schelling e Hegel, manifestatosi storicamente, da un lato, con il conferimento al Roveretano delletichetta di Kant italiano da parte della critica neoidealistica, e dallaltro, con linterpretazione tomisticheggiante del pensiero di Rosmini, elaborata dalla scolastica rosminiana per difenderlo dagli attacchi del

neotomismo ottocentesco. Ai rosminiani di stretta osservanza sembrava infatti estremamente rischioso paragonare il Roveretano ad un esponente del pensiero moderno, specie se di area tedesca, proprio perch sulla base di tale accostamento era stato perseguitato e condannato dai neotomisti. Secondo i canoni interpretativi della critica neoidealista, per contro, lunico filosofo moderno al quale Rosmini potesse essere realisticamente paragonato era Kant, non certo Fichte, Schelling o Hegel.

2. La struttura della ricerca. Per la natura stessa dellargomento, la ricerca si presta ad essere svolta secondo una duplice prospettiva: storica e teoretica. La prima sezione del lavoro, di natura prevalentemente storica, si prefigge innanzitutto di colmare la lacuna storiografica rilevata, procedendo ad unanalisi critica delle fonti idealistiche del pensiero rosminiano. Attraverso una considerazione capillare dellintero corpus di Rosmini, dagli scritti giovanili alla postuma Teosofia, ricostruisce il suo percorso di approfondimento dellidealismo tedesco, mirando ad appurare, al di l di alcuni luoghi comuni e di giudizi sbrigativi, leffettiva conoscenza testuale che egli possiede delle opere di e su Fichte, Schelling e Hegel, latteggiamento speculativo globale tenuto nei loro confronti, il terreno ed i temi, infine, sui quali accetta di commisurarsi criticamente con essi. Le principali conclusioni di questa sezione possono cos riassumersi: 1. lattenzione rosminiana per Fichte, Schelling e Hegel si evolve parallelamente allaccentuarsi degli interessi metafisici del Roveretano, e giunge a piena maturit nelle opere degli ultimi anni, in particolare nella Teosofia, nella Logica e nel Saggio storico critico sulle categorie; 2. Rosmini possiede una conoscenza ampia, precisa e di prima mano degli idealisti tedeschi, nonch delle principali opere storiografiche relative ad essi: di tali filosofi egli cita infatti gli scritti teoreticamente pi significativi, rivelandosi cos, in rapporto agli anni in cui scrive, un autentico precursore degli studi fichtiani, schellinghiani e soprattutto hegeliani in Italia; 3. Hegel pu considerarsi linterlocutore privilegiato di Rosmini, sia perch le pagine dedicate alla sua considerazione sono qualitativamente e quantitativamente pi cospicue di quelle riservate a Fichte ed a Schelling, sia perch le opere pi intensamente ed a lungo frequentate sono quelle hegeliane;

4. nella considerazione dei filosofi idealisti, Rosmini animato da un interesse essenzialmente teoretico, non tanto storico o filologico; 5. il Roveretano si sofferma principalmente sul nucleo metafisico della loro speculazione, confrontandosi con essi soprattutto sul terreno ontologico, non tanto su quello della gnoseologia, della morale, del diritto e della teologia, come pu desumersi dal fatto che i riferimenti principali agli idealisti si trovano nelle opere filosofiche, e sono invece quasi del tutto assenti negli scritti teologici, di filosofia morale, di filosofia del diritto e della politica, di antropologia. La seconda sezione, di natura pi teoretica, procede ad una commisurazione speculativa di Rosmini con gli idealisti tedeschi, soffermandosi in particolare sul rapporto Rosmini-Hegel. A suggerire un tale accostamento sono innanzitutto i risultati dellindagine sulle fonti, che individuano nel filosofo di Stoccarda linterlocutore privilegiato del Roveretano, oltre che la configurazione generale dei rispettivi sistemi: le convergenze pi significative, sotto il profilo della struttura e della dinamica complessiva del sistema, si riscontrano infatti tra la speculazione rosminiana e quella hegeliana. Un terzo motivo, infine, dato dalla persuasione, condivisa peraltro dallo stesso Rosmini, che Hegel rappresenti il compimento teoretico dellidealismo tedesco. In questo senso le filosofie di Rosmini e Hegel vengono a configurarsi, in base alla nota tesi di Sciacca, come le due principali evoluzioni speculative dellidealismo platonico, nonch come i punti di arrivo delle due linee maestre del pensiero moderno, secondo la suggestiva ricostruzione operatane da Del Noce. La chiarificazione del rapporto Rosmini-Hegel aggiunge quindi un importante tassello a quel grandioso mosaico speculativo rappresentato dalla filosofia europea della prima met dellottocento, e contribuisce a delineare con maggior precisione gli ultimi sviluppi di uno dei principali filoni quello idealistico della storia del pensiero occidentale. La commisurazione speculativa Rosmini-Hegel muove innanzitutto dalla constatazione di una convergenza di natura generale tra le strutture delle rispettive enciclopedie, che appaiono caratterizzate da una tripartizione molto simile: nellambito del pensiero hegeliano, la Fenomenologia dello Spirito svolge infatti una funzione prettamente introduttiva al sistema enciclopedico, la Logica ha un ruolo eminentemente fondativo, alla Filosofia della natura ed alla Filosofia dello spirito spetta il compito di elaborare compiutamente lenciclopedia nelle sue diverse articolazioni. La configurazione generale del pensiero rosminiano pu considerarsi, per alcuni aspetti, analoga: la filosofia regressiva (Nuovo Saggio) svolge infatti un ruolo di tipo introduttivo al sistema, la filosofia progressiva (Teosofia) ha una funzione prettamente fondativa, alle altre scienze affidata la costruzione dellenciclopedia nelle sue

molteplici ramificazioni. La determinazione di questa affinit strutturale suggerisce di focalizzare il confronto Rosmini-Hegel su alcune tematiche fondamentali: il problema dellintroduzione alla scienza speculativa e, conseguentemente, quello del rapporto che intercorre tra la parte introduttiva e la parte fondativa del sistema enciclopedico; il problema del cominciamento della scienza speculativa; il problema della struttura argomentativa e dello sviluppo concreto della scienza speculativa, ossia del nucleo fondativo dellintera enciclopedia; il problema delle differenze metafisiche tra sistema hegeliano e rosminiano; il problema del rapporto tra il momento fondativo e le diverse scienze che compiono lenciclopedia, cio la relazione tra scienza fondante e scienze fondate. Il capitolo introduttivo, dedicato allesame dei presupposti storico-teoretici delle enciclopedie rosminiana e hegeliana, dimostra innanzitutto come la ricezione, soprattutto a livello metodologico, di alcune istanze tipiche del trascendentalismo kantiano, consenta ai nostri filosofi di procedere oltre lenciclopedismo illuministico, cio di rivendicare lesprit de systme contro lesprit systmatique, animati da unesigenza comune che pu riassumersi cos: enciclopedia di fronte ad enciclopedismo. Il capitolo individua inoltre alcune significative analogie tra i rispettivi concetti di enciclopedia, e sottolinea il ruolo fondamentale svolto dallistanza enciclopedica nellambito dei rispettivi sistemi, evidenziando come Rosmini e Hegel, con il loro ideale enciclopedico, condividano il problema classico dellunitmolteplicit del sapere, cio il problema di ricondurre tutto lo scibile ad un principio unitario, che costituisce il risvolto gnoseologico dellaltro interrogativo filosofico per eccellenza, quello dellunit-molteplicit dellessere. Lindagine passa poi a paragonare le impostazioni rosminiana e hegeliana del problema dellintroduzione alla scienza speculativa, sottolineando innanzitutto che i due filosofi condividono lesigenza di non iniziare la scienza speculativa di colpo e concepiscono pertanto, a differenza di Fichte e Schelling, la possibilit di un sapere introduttivo ad essa. Rosmini e Hegel impostano inoltre in maniera analoga, sotto il profilo metodologico, il rapporto tra la parte introduttiva e quella fondativa del sistema enciclopedico, e conseguentemente anche la relazione tra il punto di partenza del conoscere in generale e il cominciamento della scienza speculativa vera e propria. La ricerca prende quindi in considerazione limportante problema del cominciamento della scienza speculativa, rilevando innanzitutto come i nostri filosofi si pongano esplicitamente questo problema allinizio delle rispettive summae metafisiche. Essa sottolinea poi che Rosmini e Hegel conferiscono al cominciamento alcune caratteristiche specifiche, quali limmediatezza, la semplicit, lindeterminazione e lastrattezza, identificando il cominciamento stesso con la semplice nozione di essere.

Il carattere di immediatezza conferito al punto di partenza della scienza speculativa li conduce tuttavia ad affrontare quella che pu definirsi laporia del cominciamento, formulata dal filosofo tedesco in questi termini: Ma si ha cos parimente la difficolt del cominciare, perch un cominciamento, essendo qualcosa dimmediato, forma, o piuttosto , esso stesso, un presupposto (E, 1). Un ulteriore nucleo dindagine costituito dallanalisi delle strutture argomentative della Teosofia e della Scienza della logica, che risultano accomunate da unanaloga concezione: 1) del rapporto intercorrente tra metodo e oggetto della filosofia; 2) dello statuto epistemologico del sapere filosofico; 3) della circolarit autofondativa del sapere speculativo. In rapporto a questultimo aspetto, lindagine evidenzia in particolare che: a) attribuendo al cominciamento le caratteristiche di immediatezza, semplicit, indeterminazione ed astrattezza, Rosmini e Hegel optano per quello che pu definirsi un inizio povero o debole del sistema; a differenza di Fichte e Schelling, i quali fanno invece ricorso ad un cominciamento forte o ricco; b) principiando il sistema con un cominciamento povero, Rosmini e Hegel scelgono di percorrere, a differenza di Fichte e Schelling, quella che pu considerarsi una via lunga verso lassoluto, che nei rispettivi sistemi non si d allinizio, ma solo alla fine del processo speculativo, ed concepito pertanto essenzialmente come risultato; c) sussiste unaffinit strutturale, limitatamente al punto di partenza e di arrivo della scienza speculativa, tra lo sviluppo delle categorie nella Scienza della logica e litinerario teoretico fondamentale della Teosofia: se la Logica muove infatti dalla nozione di puro essere, o essere come Immediato indeterminato, per culminare in quella di Idea assoluta, il discorso teosofico si articola secondo un percorso di circolarit solida, la cui direzione fondamentale pu compendiarsi cos: dallessere iniziale allEssere assoluto, dallidea dellessere allEssere sussistente; d) la Scienza della logica e la Teosofia procedono inoltre in base ad un principio metodologico ben determinato, ossia che in filosofia landare innanzi piuttosto un andare indietro e un fondare, per mezzo di che, soltanto, si giunge a vedere come quello con cui si era cominciato non sia semplicemente qualcosa che si assunto ad arbitrio, ma sia nel fatto per un lato il vero, e per laltro il primo vero. Bisogna riconoscere che questa una considerazione essenziale (che risulter poi meglio dentro la logica stessa), la considerazione cio che landare innanzi un tornare addietro al fondamento, alloriginario ed al vero, dal quale quello, con cui si era cominciato, dipende, ed , infatti, prodotto. [...] Per questo procedere il cominciamento perde allora ci che ha di unilaterale in questa determinatezza, di esser cio in generale un immediato e un

astratto; si fa un mediato, e la linea dellavanzamento scientifico diventa con ci un circolo (SDL, vol. I, pp. 69-71); e) in base a questo principio generale, Rosmini e Hegel teorizzano una soluzione metodologicamente affine dellaporia del cominciamento. Se lassoluto, per il filosofo tedesco, si configura essenzialmente come risultato, consegue che solo al culmine della scienza speculativa pu risolversi, sulla base dellintrinseca circolarit che ne caratterizza il procedere argomentativo, tale aporia. Una volta guadagnato lassoluto, assistiamo infatti al confluire in unit di cominciamento e fondamento, cio al dissolvimento del dualismo di principio e principiato, presupposto e posto, primo ed ultimo, poich il pensiero riconosce che il cominciamento, in quanto principio, dipende in realt dal principiato, che il presupposto non quindi tale, ma , in realt, un posto, che il cominciamento deriva dal fondamento, nel senso che un momento o una parte del fondamento stesso. Anche in Rosmini, al culmine del sapere teosofico ed in forza della sua intrinseca circolarit, si attua quella che pu definirsi una ricomposizione del dualismo di cominciamento e fondamento: il cominciamento, o essere ideale, palesando la propria natura di astratto divino, si rivela infatti essere un momento o una parte del fondamento stesso, cio dellEssere assoluto. Il primo ideologico si scopre derivato per astrazione dal primo teosofico e la teosofia si configura come una scienza che, compiendosi, chiude un cammino circolare il cui punto di arrivo (Dio) il suo stesso punto di partenza (lessere ideale), reso esplicito e compiuto. Dopo avere analizzato la struttura argomentativa della scienza speculativa, lindagine inizia a considerarne lo sviluppo concreto, dimostrando principalmente che: a) se vero che Fichte e Schelling, cos come Rosmini e Hegel, ritengono che lo svolgimento e la conclusione del sistema sono per cos dire impliciti ed immanenti nel cominciamento stesso, altrettanto vero che gli ultimi due concepiscono questa immanenza in maniera alquanto diversa dai primi. Per Fichte e Schelling, infatti, il procedere della scienza speculativa ha un andamento marcatamente deduttivo, configurandosi come una rigorosa deduzione dallassoluto delle strutture della realt. Per Rosmini e Hegel, invece, non si tratta tanto di dedurre dallassoluto, ma piuttosto di progredire ad esso, muovendo dal puro essere dellinizio: lo sviluppo della scienza speculativa si pu interpretare pertanto come un avanzamento rigoroso dalla prima categoria a quelle successive, animato dal riconoscimento delle contraddizioni racchiuse, di volta in volta, nella nozione in esame, dunque dalla constatazione della sua insufficienza o inadeguatezza, che si conclude solo con il conseguimento di un concetto che non presenti pi alcuna contraddizione interna (lassoluto); b) Rosmini e Hegel concepiscono inoltre lo sviluppo della scienza speculativa come una progressiva determinazione dellessere iniziale stesso: lo sviluppo delle

categorie nella Teosofia e nella Logica pu essere caratterizzato infatti come un rendere progressivamente esplicito ci che nel puro essere dellinizio solo implicito e virtualmente contenuto, cio come una graduale determinazione del cominciamento stesso; c) il procedere argomentativo della Scienza della logica e della Teosofia si configura infine, sotto il profilo metodologico, come un processo di mediazione dellimmediato culminante nella fondazione dellassoluto: limmediato dal quale Rosmini e Hegel muovono infatti la semplice nozione di essere, e lassoluto al quale essi giungono assume, rispettivamente, i connotati dellIdea assoluta e di Dio. La fondamentale differenza di natura metafisica, tuttavia, costituita dal fatto che il processo hegeliano dallessere indeterminato allIdea assoluta, e dallIdea assoluta alla Natura ed allo Spirito si attua ad un livello di sostanziale immanenza panteistica: Idea, Natura e Spirito, in quanto momenti costitutivi del medesimo assoluto, sono posti ontologicamente sul medesimo livello, poich lIdea trascende la Natura e lo Spirito solo da un punto di vista logico. In Hegel si ha dunque mediazione-fondazione dellassoluto nel senso del genitivo soggettivo e del genitivo oggettivo: lassoluto nel contempo soggetto e oggetto della mediazione, la mediazione lo stesso autocomprendersi dellassoluto. Il processo di mediazione dellimmediato si svolge quindi ad un livello di totale immanenza lassoluto viene a coincidere con la realt, luno si identifica con i molti , per cui la mediazione hegeliana si attua come fondazione di un monismo e di un immanentismo rigorosi. Largomentazione rosminiana dallessere ideale a Dio, e da Dio al mondo muove invece da quella che possiamo considerare la sfera dellimmanenza, cio dalla presenza e dallintrinsecit dellessere come idea alla mente umana, per giungere alla trascendenza, cio a Dio e alla definizione dellessere ideale come astratto divino, e ritornare infine, fondandola riflessivamente mediante la dottrina della creazione, allimmanenza stessa: Dio e mondo si trovano in una posizione di alterit ontologica. La mediazione rosminiana dellimmediato non si svolge dunque nellassoluto, ma si attua come fondazione dellimmanenza in quanto rigorosamente distinta e ontologicamente dipendente dalla trascendenza, cio come fondazione di un sistema costitutivamente aperto alla trascendenza stessa, che esclude fin da principio il panteismo. Per giustificare adeguatamente questa fondamentale differenza di carattere metafisico, lindagine procede innanzitutto ad un confronto tra le concezioni hegeliana e rosminiana del cominciamento della scienza speculativa, sottolineando come i due filosofi attribuiscano allessere dellinizio un diverso statuto ontologico, concependolo, rispettivamente, come un flatus vocis che si distingue dal nulla solo in forza dellopinione, e come unappartenenza della mente divina, come lastratto teosofico del

Verbo. In seguito a questa diversa concezione dellessere iniziale, Rosmini e Hegel impostano in maniera differente limportante problema della deduzione delle categorie e conseguentemente il rapporto tra idea e realt, giungendo, il primo a postulare, il secondo a negare la necessit dellatto creativo, ed a concepire pertanto in maniera opposta la derivazione della realt dal principio. Un elemento di ulteriore differenziazione metafisica rappresentato dal diverso valore attribuito da Rosmini e Hegel alla contraddizione e alla dialettica: se per il filosofo tedesco la contraddizione originaria, e investe pertanto la natura metafisica del principio, riflettendosi coerentemente a livello ontologico, per il Roveretano essa inerisce invece esclusivamente al soggetto umano, essendo una conseguenza della costitutiva limitazione del suo intuito, ed quindi di natura ideale, poich riguarda solo lambito gnoseologico. Poich la contraddizione, nel sistema hegeliano, si riferisce non solo alla sfera logica dellessere, ma alla realt come tale, Hegel conferisce alla dialettica, a differenza di Rosmini, un valore ontologico-metafisico oltre che logico: in base allidentificazione di logica e metafisica, di pensiero ed essere, la dialettica hegeliana non si limita quindi a costituire la scienza delle leggi del pensiero, ma diviene anche scienza delle leggi dellessere e dellessere stesso, ossia legge della realt. Nellambito della dialettica hegeliana, inoltre, la potenza del negativo definita dal filosofo, non a caso, immane svolge un ruolo cos determinante da correre il rischio di vanificare la possibilit stessa della Aufhebung di tesi ed antitesi nella sintesi, cio la possibilit che il processo dialettico conservi realmente ci che nega, mantenga ci che supera. Allassoluto dialettismo antinomico hegeliano, Rosmini oppone invece, a livello ontologico, la tesi del sintesismo, che riconosce lordine, lequilibrio e lintrinseca organicit dellessere, e procede per via di successive integrazioni, non di negazioni, articolandosi cos secondo un percorso di continua e sostanziale positivit. Queste rilevanti differenze di carattere metafisico si riflettono sulle soluzioni rosminiana e hegeliana dei problemi dellunit-molteplicit dellessere e dellunitmolteplicit del sapere. In forza delle pretese totalizzanti della dialettica e del valore assoluto attribuito al momento della negazione, il sistema hegeliano pecca di unitarismo e conferisce al problema dellunit-molteplicit dellessere una soluzione che possiamo definire, rosminianamente, per eccesso, cio unilateralmente a favore dellunit. La reductio ad unum operata dal filosofo tedesco corre infatti il rischio di risolvere indistintamente la molteplicit nellunit, nel senso che i molti vengono assunti monisticamente e soffocati nelluno, fino a coincidere immanentisticamente con lunit stessa ed annullarsi in essa come suoi momenti necessari. Ci comporta innanzitutto una radicale svalutazione della finitudine: a differenza di Rosmini, Hegel nega il valore e lintrinseca positivit del finito, affermando che la realt finita

intrinsecamente contraddittoria. Il sistema unitrinitario rosminiano, strutturato sul principio del sintesismo, prospetta invece una soluzione equilibrata del problema unomolti, che salva le ragioni dellunit senza rinunciare alla sua costitutiva ed intrinseca molteplicit, conferendo la medesima dignit e cittadinanza ontologica allunit dellessere, alla triadicit delle sue forme e alla molteplicit degli enti. Gli esiti monistico-immanentistici della riflessione hegeliana sono confutati dal Roveretano mediante la teorizzazione del sistema dellunit e dellidentit dialettica: la nozione di essere iniziale, principio dello scibile e inizio dialettico di tutte le cose, comporta infatti che lessere valga come principio di unit esclusivamente a titolo dialettico, non reale, e che la molteplicit converga nellunit solo formalmente, non in maniera sostanziale, come ritiene Hegel. Il problema dellunit-molteplicit del sapere, cio del rapporto tra filosofia e scienze particolari, sapere del tutto e delle parti, impostato da Rosmini e Hegel in maniera coerente alle rispettive soluzioni del problema dellunit-molteplicit dellessere e alle rispettive concezioni della dialettica. In quanto unica forma di conoscenza adeguata dellassoluto, nella teoresi hegeliana la filosofia tende ad assumere, a discapito delle altre forme di sapere, un ruolo non solo privilegiato, come ritiene anche Rosmini, ma per cos dire di monopolio esclusivo nellambito della conoscenza del reale, ponendosi cos in un rapporto di superiorit ed alterit epistemologica nei confronti delle altre forme di sapere pi modeste, cio delle scienze empiriche; le quali, non potendo sussistere autonomamente, perch non sufficientemente scientifiche, corrono il serio rischio di venire assorbite dallo stesso sapere filosofico. Data la pretesa di assolutezza della filosofia, risulta inoltre alquanto difficile distinguere da essa il sapere scientifico: infatti tutto ci che si configura come sapere, o rientra nella scienza suprema, cio nella filosofia quale momento e parte di essa, oppure non sussiste come sapere, ed , sotto il profilo epistemologico, estremamente precario. Rosmini si muove invece nellambito di una concezione classica del rapporto tra sapere filosofico e sapere scientifico, e, pur sottolineando la superiorit e leccellenza del primo rispetto al secondo, teorizza la distinzione, la diversa finalit e la reciproca autonomia di filosofia e scienza. Lunit del sapere non attuata pertanto a scapito della distinzione e dellautonomia delle singole discipline, e la superiorit epistemologica della filosofia non inficia la consistenza epistemica delle altre forme di conoscenza. Il nesso tra filosofia e scienze si d infatti unicamente a livello fondativo, cio a livello di principi, non di contenuti. In Hegel, invece, il rapporto tra la filosofia e le scienze particolari coinvolge anche i contenuti di queste ultime, essendo modellato sui presupposti metafisici monistici ed immanentistici del sistema: come tutto ci che esiste un momento necessario dellassoluto, cos le diverse

forme di sapere, che hanno per oggetto i singoli ambiti della realt, si riducono a momenti necessari del sapere filosofico, cio dellunica forma di conoscenza adeguata del tutto. Tra filosofia e scienze si instaura quindi un rapporto biunivoco, di implicazione reciproca: da un lato, la filosofia organizza in maniera razionale le scienze facendo proprio il loro contenuto empirico, elaborandolo e sollevandolo, cio, alla rigorosa necessit del concetto; dallaltro, per evolversi, la filosofia abbisogna delle scienze e del loro svolgimento, che vengono quindi a costituire il contenuto stesso del sapere filosofico. La terza ed ultima sezione del lavoro, ancora in fieri, si prefigge di entrare, sulla base dei risultati della ricerca sulle fonti e delle conclusioni del confronto speculativo, nel merito della comprensione e della critica rosminiana di Fichte, Schelling e Hegel, onde evidenziarne la validit e i limiti, sia sotto il profilo storico, sia a livello teoretico. Per valutare adeguatamente la pregnanza delle osservazioni del Roveretano necessario operare tuttavia unimportante precisazione. Nonostante abbia scritto pregevolissimi lavori di carattere storico, quali il Saggio storico critico sulle categorie, la Storia comparativa e critica de sistemi intorno al principio della morale, lAristotele esposto ed esaminato, Del divino nella natura, Rosmini non ha mai portato a termine una vera e propria storia della filosofia: per vocazione, infatti, egli non un critico o uno storico del pensiero, ma un teoreta, come testimonia il fatto che anche in queste opere, dalle quali traspaiono una notevolissima acutezza e sensibilit storica, oltre che una costante attenzione allaggiornamento e unerudizione sconfinata, il nostro filosofo animato da un interesse essenzialmente speculativo, non tanto storiografico o ricostruttivo. Non sarebbe quindi metodologicamente corretto attendersi da Rosmini unesame dei sistemi filosofici coerente ai canoni della critica storiografica, soprattutto moderna: le sue critiche acquisiscono pertanto il loro autentico significato, e possono essere correttamente valutate, solo se vengono assunte ed inquadrate in una prospettiva teoretica, cio considerate nel contesto della stessa teoresi rosminiana. Alla luce di questa precisazione, e confrontando le osservazioni del Roveretano con quelle di alcuni illustri contemporanei come Kierkegaard, Schopenhauer, Trendelenburg, Feuerbach e Marx, si pu concludere che, bench alcune critiche pecchino indubbiamente di estrinsecismo e di un eccesso di polemicit, ed altre siano storicamente datate, molte osservazioni risultano invece estremamente attuali e denotano una comprensione di Fichte, Schelling e soprattutto di Hegel assai profonda.

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