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Note di Geometria Algebrica

Roberto Paoletti
1
1
Address: Dipartimento di Matematica e Applicazioni, Universit`a degli
Studi di Milano Bicocca, Via R. Cozzi 53, 20125 Milano, Italy; e-mail:
roberto.paoletti@unimib.it
2
1
1
Ringrazio Paolo N. Cerea per avermi segnalato numerosi errori e Alessandro Ghigi per
alcune preziose osservazioni.
Capitolo 1
Variet`a Ani
Nel seguito, K denota un campo algebricamente chiuso (quindi innito).
Denizione 1.0.1. Sia n 1 un intero. Diremo spazio ane n-dimensionale
su K, e lo denoteremo A
n
= A
n
K
, linsieme delle n-uple (x
1
, . . . , x
n
) con
x
i
K.
Osservazione 1.0.1. Insiemisticamente A
n
K
= K
n
; la denizione pone enfasi
sul fatto che A
n
K
`e stato spogliato della struttura di spazio vettoriale di K
n
.
1.1 La topologia di Zariski
Denizione 1.1.1. Un sottoinsieme Z A
n
K
si dice un chiuso ane se
`e il luogo delle soluzioni di una collezione di equazioni polinomiali. In altre
parole, Z `e un chiuso ane se esiste una collezione F

A
K[X
1
, . . . , X
n
]
tali che
Z =
_
(x
1
, . . . , x
n
) A
n
K
: F

(x
1
, . . . , x
n
) = 0 /
_
.
Detto altrimenti, Z `e il luogo degli zeri comuni degli F

. Scriveremo
Z = :
__
F

_
.
Osservazione 1.1.1. Non comporta perdita di generalit` a supporre che lin-
sieme F

A
sia nito. Sia infatti I K[X
1
, . . . , X
n
] lideale generato
dagli F

. Quindi, I consiste di tutti i polinomi della forma


F(X
1
, . . . , X
n
) =

(X
1
, . . . , X
n
) F

(X
1
, . . . , X
n
),
dove G

(X
1
, . . . , X
n
) K[X
1
, . . . , X
n
] per ogni e quasi tutti i G

sono nulli
(quindi, la somma `e nita). Chiaramente, Z `e anche il luogo degli zeri comuni
3
4 CAPITOLO 1. VARIET
`
A AFFINI
di tutti gli elementi di I. Daltra parte, essendo K[X
1
, . . . , X
n
] un anello
Noetheriano, lideale I `e nitamente generato. Se quindi P
1
, . . . , P
k
I `e un
sistema di generatori, Z `e il luogo degli zeri comuni dei P
j
.
Esempio 1.1.1. A
n
`e un chiuso ane; infatti `e il luogo degli zeri del poli-
nomio nullo.
Esempio 1.1.2. Viceversa, lunico sistema di equazioni polinomiali il cui
luogo nullo `e A
n
`e quello dato dal solo polinomio nullo: si dimostri infatti
induttivamente che se F(X) K[X
1
, . . . , X
n
] si annulla in ogni P A
n
,
allora F(X) = 0 (questo `e vero su ogni campo innito, falso su un campo
nito).
Esempio 1.1.3. Il sottoinsieme vuoto di A
n
`e il luogo degli zeri del polinomio
1, pertanto `e un chiuso ane. Per converso, il Teorema degli Zeri di Hilbert,
che discuteremo tra poco, inverte parzialmente questo asserto.
Esempio 1.1.4. Se : A
m
A
n
`e una funzione polinomiale (ossia della
forma =
_
F
1
, . . . , F
n
_
, ove ogni F
i
K[X
1
, . . . , X
m
]), allora limmagine in-
versa
1
(Z) A
m
`e un chiuso ane, per ogni chiuso ane Z A
n
. Infatti,
se Z `e denito da equazioni polinomiali G

(Y) = 0 (qui Y = (Y
1
, . . . , Y
n
))
allora
1
(Z) `e denito dalle equazioni
G

_
(X)
_
= G

_
F
1
(X), . . . , F
n
(X)
_
= 0,
che sono ancora polinomiali.
Esempio 1.1.5. Un sottoinsieme nito Z = a
1
, . . . , a
r
A
1
`e un chiuso
ane; infatti, Z `e il luogo degli zeri del polinomio P(X) =

r
i=1
(X a
i
).
Viceversa, il luogo degli zeri comuni in A
1
di una collezione nita di polinomi
non tutti nulli in K[X] `e un sottoinsieme del luogo degli zeri di uno qualsiasi
non nullo di essi, quindi `e un insieme nito (eventualmente vuoto). Pertanto:
1. i chiusi ani di A
1
sono tutti e soli i sottoinsiemi niti di A
1
.
2. ogni chiuso ane di A
1
`e il luogo degli zeri di un singolo polinomio (il
massimo comun divisore degli F

).
Esempio 1.1.6. Un sottoinsieme nito di A
r
`e un chiuso ane, per ogni
r 1. Per esempio:
Il punto (a, b) A
2
`e il luogo degli zeri comuni dei due polinomi X
a, Y b K[X, Y ].
1.1. LA TOPOLOGIA DI ZARISKI 5
Lunione di due punti distinti (a
1
, b
1
), (a
2
, b
2
) A
2
con a
1
,= a
2
`e il
luogo degli zeri comuni dei polinomi (Xa
1
) (Xa
2
) e (Xa
1
) (Y
b
2
) + (X a
2
) (Y b
1
). Se invece a
1
= a
2
allora b
1
,= b
2
e si possono
scambiare i ruoli di X e Y .
Lunione di r punti distinti (a
1
, b
1
), . . . , (a
r
, b
r
) A
2
con a
i
,= a
j
per
ogni i ,= j `e il luogo degli zeri comuni dei polinomi

r
i=1
(X a
j
) e

r
i=1
_
X a
1
_

_
X a
i1
_ _
Y b
i
_ _
X a
i+1
_

_
X a
r
_
.
La stessa costruzione si estende a dimostrare che
(a
1
, b
1
, . . . , c
1
), . . . , (a
r
, b
r
, . . . , c
r
) A
n
con a
i
,= a
j
per ogni i ,= j `e il luogo nullo dei polinomi ????? (esercizio).
Esercizio 1.1.1. Dimostrare che ogni sottoinsieme nito R = P
1
, . . . , P
r

di A
n
`e un chiuso ane, seguendo i seguenti passi.
1. Si dimostri che se P
1
, . . . , P
r
A
n
, esiste un funzionale lineare L
1
:
K
n
K tale che L
1
(P
j
) ,= L
1
(P
k
) se j ,= k (si veda la dimostrazione
del Lemma 1.2.1).
2. Si estenda L
1
a una base (L
1
, . . . , L
n
) del duale (K
n
)

.
3. Si consideri la trasformazione lineare invertibile
: K
n
K
n
, P
_
L
1
(P), . . . , L
n
(P)
_
.
4. Si applichi lesempio precedente allimmagine (R).
5. Si applichi inne lesempio 1.1.4.
Esempio 1.1.7. Sia f(X, Y ) K[X, Y ] un polinomio di grado positivo e
sia C A
2
il luogo f(x, y) = 0. Allora C `e un chiuso ane, detto curva
algebrica piana. Supponiamo che Y non compaia in f; se t
0
, . . . , t
k
sono le
radici distinte di f(X), allora C `e lunione disgiunta delle rette t
j
A
1
.
Analogamente se X non compare in f. Altrimenti, sia d > 0 il grado di f in
Y , cos` che
f(X, Y ) = a
d
(X) Y
d
+ a
d1
(X) Y
d1
+ + a
0
(X),
ove ogni a
j
`e un polinomio in X. Per gli inniti valori di x tali che a
d
(x) ,= 0
vediamo che f(x, Y ) `e un polinomio in Y di grado d > 0, quindi ammette
qualche radice y
x
. Pertanto, C contiene gli inniti punti distinti (x, y
x
).
6 CAPITOLO 1. VARIET
`
A AFFINI
Prima di discutere il prossimo esempio, `e duopo un riepilogo sulle pro-
priet` a dei polinomi.
Innanzitutto, ricordiamo che lanello di polinomi in una variabile K[X] `e
un dominio a ideali principali, mentre in generale K[X
1
, . . . , X
r
] `e un dominio
a fattorizzazione unica. Quindi, dati due polinomi F, G K[X
1
, . . . , X
r
] `e
ben denito il loro massimo comun divisore; se questo `e 1, i due polinomi si
dicono primi tra loro.
Sia F(X, Y ) K[X, Y ] un polinomio di grado positivo. Dopo avere
eventualmente scambiato i ruoli di X e Y , possiamo supporre che X compia
in X con grado positivo d. Quindi, possiamo scrivere
F(X, Y ) = a
d
(Y ) X
d
+ a
d1
(Y ) X
d1
+ + a
0
(Y ), (1.1)
ove a
j
(Y ) K[Y ] per ogni j = 0, . . . , d.
Sia ora K(Y ) il campo delle frazioni del dominio di integrit` a K[Y ], ossia
il campo delle funzioni razionali in Y su K; esplicitamente, K(Y ) consiste di
tutte le frazioni p(Y )/q(Y ), con p(Y ), q(Y ) K[Y ] e q(Y ) ,= 0 (con le solite
identicazioni e operazioni). Stante (1.1), possiamo intepretare F come un
elemento di K(Y )[X].
Lemma 1.1.1. Dato che F(X, Y ) `e irriducibile in K[X, Y ], tale rimane
anche in K(Y )[X].
Dim. Supponiamo che F non sia irriducibile in K(Y )[X]. Quindi esistono
(X), (X) K(Y )[X] di grado positivo tali che F(X, Y ) = (X) (X).
Possiamo scrivere, per certi interi l, k > 0,
(X) =
l

i=0
P
i
(Y )
Q
i
(Y )
X
i
, (Y ) =
k

j=0
R
j
(Y )
S
j
(Y )
X
j
,
ove P
i
, Q
i
, R
j
, S
j
K[Y ] e Q
i
,= 0, S
j
,= 0. Moltiplichiamo allora la relazione
F(X, Y ) =
_
l

i=0
P
i
(Y )
Q
i
(Y )
X
i
_

_
k

j=0
R
j
(Y )
S
j
(Y )
X
j
_
per il polinomio L(Y ) =:
_

l
i=0
Q
i
(Y )
_

k
j=0
S
j
(Y )
_
K[Y ]. Otteniamo
L(Y ) F(X, Y ) =
_
l

i=0
A
i
(Y ) X
i
_

_
k

j=0
B
j
(Y ) X
j
_
Dato che K[X, Y ] `e un dominio a fattorizzazione unica, esistono C(X, Y )
e D(X, Y ) fattori irriducibili di

l
i=0
A
i
(Y ) X
i
e

k
j=0
B
j
(Y ) X
j
, rispetti-
vamente, aventi entrambi grado positivo in X. Dal momento che L(Y ) ha
1.1. LA TOPOLOGIA DI ZARISKI 7
grado zero in X, nessuno di essi divide L(Y ), quindi il loro prodotto divide
F(X, Y ). Ci` o contraddice lirriducibilit` a di F in K[X, Y ].
C.V.D.
Lemma 1.1.2. Siano F(X, Y ), G(X, Y ) K[X, Y ], con F irriducibile. Sup-
poniamo che F abbia grado positivo in X. Se F non divide G in K[X, Y ],
non lo divide nemmeno in K(Y )[X].
Dim. Supponiamo per assurdo che F(X, Y ) divida G(X, Y ) in K(Y )[X].
Abbiamo quindi
G(X, Y ) =
_
l

i=0
A
i
(Y )
B
i
(Y )
X
i
_
F(X, Y ),
ove A
i
(Y ), B
i
(Y ) K[Y ], B
i
(Y ) ,= 0. Moltiplicando per B(Y ) =:

l
i=0
B
i
(Y ),
otteniamo la relazione
B(Y ) G(X, Y ) =
_
l

i=0
C
i
(Y ) X
i
_
F(X, Y )
con C
i
(Y ) K[Y ]. Quindi il polinomio irriducibile F(X, Y ) divide il pro-
dotto a primo membro in K[X, Y ], ma chiaramente non divide B(Y ), dal
momento che per ipotesi F ha grado positivo in X. Quindi F(X, Y ) divide
G(X, Y ), assurdo.
C.V.D.
Siano ora C, D A
2
due curve piane ani, date dagli zeri dei polinomi
F(X, Y ), G(X, Y ) K[X, Y ], rispettivamente, entrambi di grado positivo.
Possiamo supporre senza perdita di generalit` a che F(X, Y ) e G(X, Y ) non
abbiano fattori ripetuti, cio`e che nella fattorizzazione in polinomi irriducibili
distinti ciascun fattore compaia con molteplicit` a 1; infatti polinomi che hanno
gli stessi fattori irriducibili determinano evidentemente lo stesso luogo nullo.
Esercizio 1.1.2. Dimostrare lultima aermazione.
Lintersezione C D `e il luogo dove sono soddisfatte le due equazioni
F(X, Y ) = G(X, Y ) = 0. Distinguiamo vari casi.
Esempio 1.1.8. Supponiamo innanzitutto che F sia irriducibile e non divida
G. Eventualmente scambiando X e Y , possiamo supporre che F abbia grado
positivo in X. Allora F rimane irriducibile in K(Y )[X], e non divide G
in K(Y )[X]. Perci`o F e G sono relativamente primi nel dominio a ideali
principali K(Y )[X], quindi lideale generato da F e G in K(Y )[X] `e tutto
8 CAPITOLO 1. VARIET
`
A AFFINI
K(Y )[X]. Ne segue che esistono H, L K(Y )[X] tali che H F +L G = 1.
Come sopra, scriviamo esplicitamente tale relazione in termini di funzioni
razionali:
1 =
_
l

i=0
C
i
(Y )
D
i
(Y )
X
i
_
F(X, Y ) +
_
k

j=0
R
j
(Y )
S
j
(Y )
X
j
_
G(X, Y ).
Moltiplicando per T(Y ) =:
_

l
i=0
D
i
(Y )
_

k
j=0
S
j
(Y )
_
, ricaviamo
T(Y ) =
_
l

i=0
E
i
(Y ) X
i
_
F(X, Y ) +
_
k

j=0
U
j
(Y ) X
j
_
G(X, Y ),
con E
i
, U
j
K[Y ]. Sia ora (, ) C D; allora F(, ) = G(, ) = 0,
quindi
T() =
_
l

i=0
E
i
()
i
_
F(, ) +
_
k

j=0
U
j
()
j
_
G(, )
= 0.
Pertanto, `e una radice di T. Vi sono cos` solo un numero nito di possibili
valori che pu` o assumere sullintersezione C D, diciamo
1
, . . . ,
r
. Sia
=
s
per qualche 1 s r. La condizione F(,
s
) = G(,
s
) = 0
implica in particolare che `e una radice del polinomio F
s
(X) = F(X,
s
).
Scriviamo
F(X, Y ) =
d

i=0
F
i
(Y ) X
i
,
ove d > 0 `e il grado di F in X. Se fosse F(X,
s
) = 0, avremmo F
i
(
s
) = 0
per ogni i, quindi Y
s
dividerebbe ogni F
i
(Y ) e pertanto dividerebbe
F(X, Y ); questo `e assurdo posto che F `e irriducibile e di grado positivo in
X. Quindi, per ogni s = 1, . . . , r vi sono solo un numero nito di possibili

si
K tali che (
si
,
s
) C D; ne segue che C D `e un insieme nito
(eventualmente vuoto) di punti.
Esempio 1.1.9. Supponiamo ora che F(X, Y ) sia irriducibile e divida G(X, Y ).
Quindi, per lipotesi che F e G non hanno fattori ripetuti, G(X, Y ) =
F(X, Y ) H(X, Y ), ove F(X, Y ) e H(X, Y ) sono primi tra loro. Chiaramente
G(, ) = 0 se e solo se vale almeno una delle due condizioni F(, ) = 0,
H(, ) = 0; pertanto, D = C D

, ove D

`e il luogo nullo di H. Vediamo


cos` che
C D =
_
C C
_
(C D

) = C (C D

) = C.
1.1. LA TOPOLOGIA DI ZARISKI 9
Per inciso, per lesempio precedente CD

`e un insieme nito (eventualmente


vuoto).
Esempio 1.1.10. Consideriamo il caso generale. Sia F(X, Y ) =

r
i=1
F
i
(X, Y )
la fattorizzazione di F in polinomi irrducibili distinti. Per ogni i sia C
i
=
:(F
i
). Quindi,
C = :(F) = :
_
r

i=1
F
i
_
=
r
_
i=1
:(F
i
) =
r
_
i=1
C
i
.
Pertanto,
C D =
_
r
_
i=1
C
i
_
D =
_
i
_
C
i
D
_
.
Quindi C D `e un insieme nito di punti se F e G non hanno fattori irridu-
cibili comuni (sono cio`e primi tra loro); per contro ogni fattore irriducibile
comune contribuisce di una curva piana ane allintersezione. Quindi C D
`e lunione di una certa collezione di curve algebriche piane, una per ogni
fattore irriducibile comune a F e G, e un certo insieme nito.
Esercizio 1.1.3. Procedendo per induzione, generalizzare al caso C
1
C
r
per ogni r 1.
Proposizione 1.1.1. I chiusi ani di A
n
soddisfano gli assiomi di una
topologia.
Dim. Abbiamo gi`a visto che il vuoto e A
n
sono chiusi ani.
Dimostriamo che ununione nita di chiusi ani `e un chiuso ane. Siano
Z
1
, . . . , Z
k
A
n
chiusi ani. Supponiamo che Z
j
sia il luogo degli zeri di
polinomi
_
F
(j)
i
_
iI
j
. Allora lunione Z =:

k
j=1
Z
j
`e il luogo degli zeri dei
polinomi
F
i
1
i
2
i
k
(X) =:
k

j=1
F
(j)
i
j
(X)
_
(i
1
, . . . , i
k
) I
1
I
k
_
.
Se infatti P Z allora P Z
j
per qualche j; quindi F
(j)
i
j
(P) = 0 per ogni
i
j
I
j
e pertanto tutti i prodotti qui sopra si annullano in P. Se daltra
parte P , Z, allora P , Z
j
per ogni j; quindi per ogni j = 1, . . . , k esiste
i
j
I
j
tale che F
(j)
i
j
(P) ,= 0. Pertanto

k
j=1
F
(j)
i
j
(X) non si annulla in P.
Dimostriamo inne che lintersezione di famiglie arbitrarie di chiusi ani
`e un chiuso ane. Sia Z
j
A
n
un chiuso ane per ogni j J, dato come il
10 CAPITOLO 1. VARIET
`
A AFFINI
luogo degli zeri comuni di una collezione di polinomi R
j
=:
_
F
(j)
i
j
_
. Allora
il luogo degli zeri comuni dellunione R =

j
R
j
`e chiaramente lintersezione
Z =

j
Z
j
(dimostrare).
Q.E.D.
Denizione 1.1.2. La topologia cos` determinata si dice la topologia di Za-
riski su A
n
. La topologia di Zariski su un chiuso ane V A
n
`e la topologia
indotta per restrizione.
Esercizio 1.1.4. Discutere le seguenti uguaglianze:
1. :
_

j
I
j
_
=

j
:(I
j
);
2. :
_

j
I
j
_
=

j
:(I
j
),
ove gli I
j
K[X
1
, . . . , X
n
] sono sottoinsiemi. Sono sempre vere? Sempre
false? Vere o false sotto certe ipotesi?
La topologia di Zariski `e molto povera; nel caso K = C essa `e ovviamente
contenuta nella topologia Euclidea di A
n
C
, ma `e molto meno ne. In partico-
lare, come vedremo ora, la topologia di Zariski non `e separata (di Hausdor),
dal momento che qualsiasi aperto non vuoto di A
n
K
`e denso.
Teorema 1.1.1. Siano Z, F A
n
chiusi propri. Allora Z F ,= A
n
.
Dim. Supponiamo Z V = A
n
per certi chiusi ani Z, V A
n
e
dimostriamo che almeno uno di essi `e tutto A
n
. Se Z = :
_
P

A
_
e
V = :
_
Q

B
_
, con P

, Q

K[X
1
, . . . , X
n
], allora
A
n
= Z F = :
_
P

AB
_
.
Quindi, ogni prodotto P

si annulla identicamente su A
n
e pertanto `e il
polinomio nullo (esercizio 1.1.2). Se V ,= A
n
allora Q

,= 0 per qualche .
Dal momento che K[X
1
, . . . , X
n
] `e un dominio di integrit` a abbiamo
P

= 0 P

= 0 ;
dunque Z = A
n
. C.V.D.
Corollario 1.1.1. Siano U, V A
n
aperti non vuoti. Allora U V ,= .
1.1. LA TOPOLOGIA DI ZARISKI 11
In altre parole, ogni aperto non vuoto in A
n
`e denso.
Dim. Supponiamo U V = . Sia U = Z
c
e V = F
c
, ove Z, F A
n
sono
chiusi propri. Allora
Z F = U
c
V
c
= (U V )
c
= A
n
,
assurdo.
C.V.D.
Corollario 1.1.2. Sia U A
n
un aperto non vuoto. Allora U `e denso in
A
n
.
Esercizio 1.1.5. Per r 1 intero, sia B A
r
C
una qualsiasi palla aperta di
raggio > 0. Dimostrare che B `e densa nella topologia di Zariski (osserva-
zione: B non `e un aperto di Zariski, quindi questa non `e una riformulazione
del Corollario 1.1.2).
Costruiamo ora una particolare base per la topologia di Zariski. Sia
U A
n
un aperto di Zariski. Quindi, Z =: A
n
U `e un chiuso ane,
pertanto esiste una famiglia di polinomi F

A
K[X
1
, . . . , X
n
] tali che
Z = :
_
F

_
. In altre parole,
U =
_
P A
n
: F

(P) = 0 /
_
c
=
_
P A
n
: /t. c. F

(P) ,= 0
_
=
_
A
_
P A
n
: F

(P) ,= 0
_
=
_
A
U
F

,
ove abbiamo posto
U
F

=: A
n
:(F

) =
_
P A
n
: F

(P) ,= 0
_
.
Denizione 1.1.3. Sia F K[X
1
, . . . , X
n
]. Il luogo
U
F
=: :(F)
c
=
_
P A
n
: F(P) ,= 0
_
si dice aperto ane principale associato a F.
Quindi ogni aperto di Zariski `e unione di aperti ani principali, in eet-
ti di una collezione nita di questi. Possiamo riassumere le considerazioni
precedenti come segue:
Corollario 1.1.3. La collezione degli aperti ani principali `e una base della
topologia di Zariski.
Osservazione 1.1.2. La topologia di Zariski su A
n
induce per restrizione
una topologia su qualsiasi sottoinsieme V A
n
, che chiamaremo ancora la
topologia di Zariski di V .
12 CAPITOLO 1. VARIET
`
A AFFINI
1.1.1 Teorema degli Zeri e quasi compattezza
Qualsiasi chiuso ane (in particolare, A
n
stesso) `e compatto nella topologia
di Zariski. In questo contesto, per evitare fraintendimenti con la topologia
analitica nel caso K = C si usa il termine quasi-compatto: un chiuso ane di
A
n
C
`e quasi-compatto (compatto nella topologia di Zariski) ma non `e compatto
nella topologia analitica, a meno che non sia un insieme nito. Per semplicit`a,
consideriamo prima il caso di A
n
:
Teorema 1.1.2. A
n
`e quasi-compatto (compatto nella topologia di Zariski).
Dim. Supponiamo innanzitutto (per semplicit`a) che | = U

A
sia
un ricoprimento di A
n
mediante aperti ani principali. Quindi, per ogni
esiste F

K[X
1
, . . . , X
n
] tale che U

= P A
n
: F

(P) ,= 0. Pertanto,
se I K[X
1
, . . . , X
n
] `e lideale generato dagli F

, si ha :(I) = . Per la
Noetherianit` a, possiamo estrarre dagli F

un insieme nito di generatori di I,


esistono cio`e I =
_
F

1
, . . . , F

k
_
per certi
j
(vedremo pi` u sotto che lideale
I `e tutto K[X
1
, . . . , X
n
]). Allora :(I) =

k
j=1
:(F
j
), sicch`e passando ai
complementari abbiamo
A
n
=
k
_
j=1
U
F
j
.
Abbiamo dimostrato che da ogni ricoprimento di A
n
mediante aperti ani
principali `e possibile estrarre un sottoricoprimento nito.
Supponiamo ora che 1 =
_
V

_
B
sia un ricoprimento aperto di A
n
me-
diante aperti ani arbitrari. Poich`e la collezione degli aperti ani principali
`e una base della topologia di Zariski, per ogni esiste un ricoprimento
V

=
_
A

U
()

di V

mediante aperti ani principali. Quindi,


A
n
=
_
B
_
A

U
()

`e un ricoprimento aperto di A
n
mediante aperti ani principali.
Esistono pertanto U
(
1
)

1
, . . . , U
(
r
)

r
, con
i
/

i
, tali che
A
n
=
r
_
i=1
U
(
i
)

i
.
1.1. LA TOPOLOGIA DI ZARISKI 13
Dato che U
(
i
)

i
V

i
, si ha allora anche
A
n
=
r
_
i=1
V

i
,
ovvero abbiamo estratto da 1 un sottoricoprimento nito.
C.V.D.
Pi` u in generale:
Teorema 1.1.3. Qualsiasi sottoinsieme di A
n
`e quasi-compatto (per la to-
pologia di Zariski).
Dim. Dimostriamo innanzitutto che ogni aperto di Zariski U A
n
`e
quasi-compatto. Sia U =

un ricoprimento aperto. Per ogni esistono


un numero nito di polinomi P
j
K[X
1
, . . . , X
n
] tali che U

j
U
P
j
, ove
U
P
j
`e laperto ane principale associato a P
j
. Abbiamo quindi
U =
_

_
j
U
P
j
.
Sia Z = U
c
; passando ai complementari abbiamo
Z =

j
_
U
P
j
_
c
=

j
:
_
P
j
_
= :
_
P
j

,j
_
= :(I),
ove I =:
_
P
j

,j
_
`e lideale generato da tutti i P
,j
.
Per la Noetherianit` a, possiamo estrarre da P
j

,j
una collezione nita
di generatori di I, diciamo I =
_
P

1
j
1
, . . . , P

N
j
N
_
. Ne discende cos` che
Z = :(I) =
N

l=1
:
_
P

l
j
l
_
,
sicch`e
U = Z
c
=
N
_
l=1
:
_
P

l
j
l
_
c
=
N
_
l=1
U
P

l
j
l
.
Dal momento che per costruzione U
P

l
j
l
U

l
abbiamo a maggior ragione
U =
N
_
l=1
U

l
,
sicch`e abbiamo estratto un sottoricoprimento nito da quello dato.
14 CAPITOLO 1. VARIET
`
A AFFINI
Sia ora R A
n
un sottoinsieme arbitrario e sia R

, ove gli
U

A
n
sono aperti di Zariski. Sia U =:

; allora U `e un aperto
di Zariski e per quanto detto possiamo estrarre un sottoricoprimento nito
U =

N
l=1
U

j
, che quindi sar` a anche un sottoricoprimento nito di R.
C.V.D.
Possiamo interpretare algebricamente la nozione di ricoprimento aperto
di A
n
in luce del Teorema degli Zeri di Hilbert:
Teorema 1.1.4. Dati F
1
, , F
k
K[X
1
, . . . , X
n
], siano | K[X
1
, . . . , X
n
]
lideale da essi generato e V A
n
il luogo degli zeri comuni degli F
i
. Se
G K[X
1
, . . . , X
n
] si annulla in ogni P V , allora per qualche intero r 1
si ha G
r
|.
Prendendo G = 1 ricaviamo:
Corollario 1.1.4. Se F
1
, , F
k
K[X
1
, . . . , X
n
] non hanno zeri comuni
(cio`e V = ), allora essi generano K[X
1
, . . . , X
n
].
Osservazione 1.1.3.
`
E cruciale che K sia algebricamente chiuso. Ad esem-
pio, X
2
+ 1 1[X] non ha radici reali, ma non genera 1[X].
Prima di dare una riformulazione del Corollario, premettiamo la seguente
Denizione 1.1.4. Dati un ideale I K[X
1
, . . . , X
n
], diciamo :(I) A
n
il luogo nullo di I (ovvero degli zeri comuni degli elementi di I).
Corollario 1.1.5. Se I K[X
1
, . . . , X
n
] `e un ideale tale che :(I) = ,
allora I = K[X
1
, . . . , X
n
].
Riassumendo:
Proposizione 1.1.2. Siano P

K[X
1
, . . . , X
n
]. Allora le seguenti condi-
zioni sono equivalenti:
A
n
=

U
P

:
Lideale generato dai P

`e tutto K[X
1
, . . . , X
n
];
Esistono G

K[X
1
, . . . , X
n
] quasi tutti nulli tali che

= 1.
Esercizio 1.1.6. Rivisitare la dimostrazione del Teorema 1.1.2 invocando il
Teorema degli Zeri anzich`e la Noetherianit` a.
1.1. LA TOPOLOGIA DI ZARISKI 15
1.1.2 Chiusi ani e ideali radicali
A un insieme di polinomi, o equivalentemente allideale I da essi generato,
abbiamo associato il chiuso ane :(I). Tale corrispondenza non `e iniettiva,
dato che ad esempio gli ideali (X) e (X
2
) in K[X] hanno entrambi 0 A
1
come spazio nullo.
La Geometria Algebrica si propone di creare un dizionario tra ideali e
spazi algebrici, o tra certe classi di questi. Nel solco della geometria alge-
brica classica, adotteremo gli spazi, intesi insiemisticamente, come oggetti
fondamentali; per avere una buona corrispondenza tra ideali e chiusi ani
restingeremo la classe degli ideali agli ideali radicali.
Notiamo per inciso che, al contrario, in geometria algebrica moderna gli
oggetti fondamentali sono gli ideali; quindi per mantenere una buona corri-
spondenza si estende e rana la classe degli spazi. Uno spazio non `e speci-
cato solo insiemisticamente (ad esempio, come luogo nullo), ma possiede una
struttura algebrica aggiuntiva, descritta dal cosiddetto fascio di struttura.
Per esempio, allideale (X
2
) K[X] si associa uno spazio che coincide insie-
misticamente con lorigine, ma `e dotato di un opportuna struttura algebrica
nilpotente. Tale punto di vista conduce alla teoria degli schemi, che non
discuteremo. Limitamoci per`o a menzionare che il punto di vista moderno `e
naturale nello studio di famiglie di spazi algebrici: ad esempio, si consideri
la famiglia di chiusi ani di A
1
deniti dallequazione X
2
, ove K `e un
parametro; il modo sensato di vedere lo spazio algebrico (comunque denito)
associato allideale X
2
deve in qualche modo avere memoria del fatto che esso
pu` o ottenersi come limite dei chiusi ani deniti dalle equazioni X
2
= , per
0, quindi consitenti di due punti. Tale memoria consiste in una strut-
tura algebrica aggiuntiva sullo spazio (non pi` u concepito unicamente come
insieme).
Illustriamo ora la corrispondenza biunivoca tra ideali radicali e chiusi
ani.
Denizione 1.1.5. Sia A un anello (commutativo, con unit`a) e sia I A
un ideale. Il radicale di I, denotato

I, `e linsieme degli a I tali che a


n
I
per qualche intero n 1.
Esercizio 1.1.7. Dimostrare le seguenti aermazioni:
1. I

I;
2.

I `e un ideale di A;
3.
_

I =

I;
16 CAPITOLO 1. VARIET
`
A AFFINI
4. il quoziente A/

I non possiede elementi nilpotenti ,= 0.


Esercizio 1.1.8. Dimostrare che per ogni I K[X
1
, . . . , X
n
] si ha :
_

I
_
=
: (I).
Denizione 1.1.6. Diremo che lideale I `e un ideale radicale se I =

I.
In particolare, per ogni ideale I il suo radicale

I `e un ideale radicale.
Proposizione 1.1.3. Siano I, J K[X
1
, . . . , X
n
] ideali. Le seguenti aer-
mazioni sono equivalenti:
1. :(I) = :(J);
2.

I =

J.
Dim. Supponiamo che valga 1. Se F I, allora F(P) = 0 per ogni
P :(J). Per il Teorema degli Zeri, esiste un intero positivo r tale che
F
r
J, quindi F

J. Pertanto,
I

J.
Sia ora G

I: esiste quindi un intero positivo p tale che G


p
I. Per
quanto appena visto, G
p

J, pertanto esiste un intero positivo r tale che


(G
p
)
r
J; equivalentemente, G
rp
J, quindi G

J. In denitiva,

J.
Scambiando i ruoli di I e J otteniamo

I =

J.
Viceversa, supponiamo che valga 2. Allora (vedi Esercizio 1.1.8)
:(I) = :
_

I
_
= :
_

J
_
= : (J) .
C.V.D.
Osservazione 1.1.4. Abbiamo in eetti dimostrato limplicazione
I

J.
Corollario 1.1.6. Siano I, J K[X
1
, . . . , X
n
] ideali radicali. Allora
:
_
I
_
= :
_
J
_
I = J.
1.1. LA TOPOLOGIA DI ZARISKI 17
I chiusi ani sono i luoghi degli zeri degli ideali di K[X
1
, . . . , X
n
]; per
lEsercizio 1.1.8 possiamo anzi dire che i chiusi ani sono i luoghi degli zeri
degli ideali radicali di K[X
1
, . . . , X
n
]. Quindi
Corollario 1.1.7. La corrispondenza : I :(I) `e biunivoca tra la colle-
zione degli ideali radicali di K[X
1
, . . . , X
n
] e i chiusi ani di A
n
. Inoltre
inverte le inclusioni, cio`e se I, J K[X
1
, . . . , X
n
] sono ideali radicali allora
I J se e solo se :(I) :(J).
Denizione 1.1.7. Sia C A
n
un sottoinsieme arbitrario. Deniamo
I(C) =:
_
F(X
1
, . . . , X
n
) K[X
1
, . . . , X
n
] : F(P) = 0, P C
_
.
Esercizio 1.1.9. Dimostrare le seguenti aermazioni:
I(C) `e un ideale radicale;
I(C) I(D) se D C;
:
_
I(C)
_
`e la chiusura di C nella topologia di Zariski (ovvero il pi` u
piccolo chiuso ane di A
n
contenente C.
Corollario 1.1.8. La corrispondenza inversa della `e la : V I(V ).
Dim. Dobbiamo dimostrare che se V A
n
`e un chiuso ane e se J `e
lunico ideale radicale tale che V = :(J), allora J = I(V ). Ma chiaramente
J I(V ), dato che ogni F J si annulla in ogni punto di V , per denizione
di V . Daltra parte, per denizione di I(V ) ogni F I(V ) si annulla in ogni
punto di V ; per il Teorema degli Zeri, pertanto, esiste r = r
F
> 0 intero tale
che F
r
J, onde I(V )

J = J.
C.V.D.
1.1.3 Chiusi ani conici e ideali omogenei
Una classe importante di chiusi ani `e data dai chiusi ani conici :
Denizione 1.1.8. Un chiuso ane V A
n
si dice conico se `e lunione di
una certa collezione di rette passanti per un dato punto P A
n
. Dopo una
traslazione, possiamo supporre che P sia lorigine, nel qual caso V `e conico
se P V per ogni P V e ogni K.
Esempio 1.1.11. Lunione degli assi coordinati in A
n
`e un chiuso ane
conico, per n 2 descritto dalle equazioni
X
i
X
j
= 0 i, j = 1, . . . , n, i < j.
18 CAPITOLO 1. VARIET
`
A AFFINI
La controparte, a livello di ideali, della denizione 1.1.8 `e la seguente:
Denizione 1.1.9. Un ideale I /[X
1
, . . . , X
n
] si dice omogeneo se con-
tiene le componenti omogenee di ogni suo elemento, ossia se per ogni F I
e per ogni l = 0, 1, 2, . . . si ha F
l
I, ove F
l
denota la componente omogenea
di grado l di F.
Quindi, se I /[X
1
, . . . , X
n
] `e un ideale omogeneo proprio, allora ogni
F I ha termine di grado zero nullo.
La relazione tra chiusi ani conici e ideali omogenei `e precisata dalla
seguente:
Proposizione 1.1.4. Sia V A
n
un chiuso ane e sia
I = I
V
/[X
1
, . . . , X
n
]
il suo ideale radicale. Allora le due seguenti condizioni sono equivalenti:
1. V `e conico.
2. I `e omogeneo.
Dim. Sia V conico e sia F I. Se d `e il grado di F, scriviamo F come
somma delle sue componenti omogenee: F =

d
k=0
F
k
. Sia P V ; dal
momento che V `e conico, abbiamo allora P V per ogni K, quindi
0 = F
_
P) =
d

k=0
F
k
_
P
_
=
d

k=0

k
F
k
(P).
Intepretando F
_
P) come un polinomio in , questo deve essere il polinomio
nullo, quindi avere tutti i coecienti identicamente nulli. Pertanto,
F I, P V F
k
(P) = 0, k = 1, 2, . . .
sicch`e
F I F
k
I, k = 1, 2, . . . ;
quindi I `e omogeneo.
Viceversa, supponiamo che I sia omogeneo e sia P V . Se K, per
ogni F I abbiamo allora
F(P) =
d

k=0
F
k
_
P
_
=
d

k=0

k
F
k
(P) =
d

k=0

k
0 = 0,
dal momento che, essendo I omogeneo, si ha anche F
k
I e quindi F
k
(P) = 0.
Pertanto, P :(I) = V , ossia V `e conico.
C.V.D.
1.1. LA TOPOLOGIA DI ZARISKI 19
Esercizio 1.1.10. Dimostrare che un ideale I K[X
1
, . . . , X
n
] `e omogeneo
se e solo se `e generato da una collezione nita di polinomi omogenei; quindi un
chiuso ane conico `e sempre descrivibile da una collezione nita di equazioni
omogenee.
Esempio 1.1.12. Lunione V degli assi coordinati in A
2
`e descritta dalla
singola equazione XY = 0. Se F I
V
, allora per il Teorema degli Zeri XY
divide F
k
per qualche k 1, pertanto XY divide F. Ne segue che I `e lideale
generato da XY .
Esercizio 1.1.11. Sia F(X
1
, . . . , X
r
) K[X
1
, . . . , X
r
] omogeneo. Supponia-
mo F = GH con G, H K[X
1
, . . . , X
r
]. Allora G e H sono omogenei.
Esempio 1.1.13. Pi` u in generale, ci aspettiamo geometricamente che un
chiuso ane conico in A
2
sia lunione di una collezione nita di rette passante
per lorigine. In eetti, sia F(X, Y ) un polinomio omogeneo di grado d. Dato
che i fattori irriducibili di un polinomio omogeneo sono ancora omogenei
(Esercizio 1.1.11), possiamo supporre senza perdita di generalit` a che F non
abbia fattori ripetuti; in particolare, X
d
e Y
d
compaiono con coecienti in
F non nulli. Supponiamo senza perdita di generalit` a che F sia monico in X,
ossia che il coeciente di X
d
sia 1. Scriviamo
F(X, Y ) =
d

i=0
a
i
X
i
Y
di
= Y
d
d

i=0
a
i
_
X
Y
_
di
e deniamo P(T) =:

d
i=0
a
i
T
i
. Allora P(T) `e monico di grado d; siano

1
, . . . ,
d
le radici di P(T), cos` che P(T) =

d
i=1
(T
i
). Ricaviamo
F(X, Y ) = Y
d
P
_
X
Y
_
=
d

i=1
(X
i
Y ).
In particolare, i
i
sono tutti distinti per le ipotesi su F e :(F) =

d
i=1
L
i
,
ove L
i
A
2
`e la retta X
i
Y = 0. Il caso di un sottoinsieme conico di A
2
denito da pi` u equazioni polinomiali omogenee `e lasciato come esercizio.
Esempio 1.1.14. Il chiuso ane S = : (X
2
+ Y
2
Z
2
) interseca il piano
Z = 1 nel cerchio denito dallequazione X
2
+ Y
2
= 1 (in particolare, non
`e un insieme nito di rette).
Portiamo ora un esempio di un chiuso ane che pu` o essere denito in-
siemisticamente da due equazioni, ma il cui ideale non pu`o essere generato
da due polinomi.
20 CAPITOLO 1. VARIET
`
A AFFINI
Esempio 1.1.15. In A
3
, insiemisticamente lunione W degli assi coordinati
`e descritta dalle equazioni
XY = 0, (X Y )Z = 0.
Naturalmente W `e anche denito dalle equazioni
XY = 0, Y Z = 0, XZ = 0.
Aermo che lideale radicale I = I
W
`e precisamente lideale (XY, Y Z, ZX).
Sia infatti F(X, Y, Z) I e scriviamo
F(X, Y, Z) = F
1
(X, Y ) + Z F
2
(X, Y, Z),
cos` che F
1
(X, Y ) = F(X, Y, 0).
Allora F
1
(X, Y ) si annulla sul luogo XY = 0 del piano XY , quindi per
il Teorema degli Zeri XY divide F
k
1
per qualche intero k 1. Ne discende
chiaramente che XY divide F
1
, ossia F
1
(X, Y ) = XY F
3
(X, Y ) per qualche
F
3
K[X, Y ].
Scriviamo ora
F
2
(X, Y, Z) = F
4
(Y, Z) + X F
5
(X, Y, Z),
quindi
F(X, Y, Z) = XY F
3
(X, Y ) + Z
_
F
4
(Y, Z) + X F
5
(X, Y, Z)
_
.
Nel piano Y Z (ossia X = 0), sul luogo Y Z = 0 abbiamo
Z F
4
(Y, Z) = 0
quindi Y [F
4
e pertanto F
4
= Y F
6
(Y, Z). In denitiva, abbiamo
F(X, Y, Z) = XY F
3
(X, Y ) + Z
_
F
4
(Y, Z) + X F
5
(X, Y, Z)
_
= XY F
3
(X, Y ) + Z
_
Y F
6
(Y, Z) + X F
5
(X, Y, Z)
_
= XY F
3
(X, Y ) + ZY F
6
(Y, Z) + ZX F
5
(X, Y, Z).
Quindi,
(XY, Y Z, ZX) I (XY, Y Z, ZX),
ossia I = (XY, Y Z, ZX).
Ci possiamo chiedere se tre `e il numero minimo di generatori: `e possibile
trovare polinomi F, G K[X, Y, Z] tali che I = (F, G)?
1.1. LA TOPOLOGIA DI ZARISKI 21
Siano F
i
, G
j
le componenti omogenee di F e G, rispettivamente. Dato
che W `e conico (equivalentemente, I `e omogeneo) F
i
, G
j
I per ogni i, j.
Si ha F
0
= G
0
= 0 perch`e I `e proprio. Se F
1
,= 0, sia = :(F
1
) A
3
il piano passante per lorigine determinato dallequazione F
1
= 0. Siccome
F
1
(F, G), abbiamo
(F
1
) (F, G) :(F
1
) W = :(F, G),
ossia contiene gli assi coordinati, assurdo. Quindi F
1
= 0 e analogamente
G
1
= 0. Pertanto, F = F
2
+ , G = G
2
+ , ove denota la somma di
polinomi omogenei di grado 3.
Supponiamo ora
XY = A
12
(X, Y, Z) F(X, Y, Z) + B
12
(X, Y, Z) G(X, Y, Z);
passando alle componenti omogenee di grado due a entrambi i membri dob-
biamo avere
XY = a
12
F
2
(X, Y, Z) + b
12
G
2
(X, Y, Z),
ove a
12
= A(0, 0, 0), b
12
= B(0, 0, 0) K. Analogamente avremo
Y Z = a
23
F
2
(X, Y, Z) + b
23
G
2
(X, Y, Z),
XZ = a
13
F
2
(X, Y, Z) + b
13
G
2
(X, Y, Z).
Ne segue che F
2
e G
2
generano il sottospazio vettoriale 3-dimensionale di
K
2
[X, Y, Z] generato da XY, Y Z, XZ, assurdo (K
2
[X, Y, Z] `e lo spazio dei
polinomi di grado 2).
Quindi, lideale di W non pu`o essere generato da due equazioni.
1.1.4 Noetherianit`a e componenti irriducibili
Conseguenza immediata della Noetherianit`a di K[X
1
, . . . , X
n
] `e che ogni
catena decrescente di chiusi ani `e stazionaria (in altri termini, A
n
`e
uno spazio topologico Noetheriano):
Proposizione 1.1.5. Sia C
1
C
2
C
3
una catena di chiusi ani in
A
n
. Allora esiste N > 0 intero tale che C
N
= C
N+1
= .
Dim. La catena decresente di chiusi ani C
j
determina una catena
crescente di ideali radicali associati:
I(C
1
) I(C
2
) .
Dal momento che K[X
1
, . . . , X
n
] `e un anello Noetheriano, tale catena `e sta-
zionaria, quindi esiste N > 0 intero tale che I(C
N
) = I(C
N+1
) = ; dato
che C
j
= :
_
I(C
j
)
_
, concludiamo che C
N
= C
N+1
= .
C.V.D.
22 CAPITOLO 1. VARIET
`
A AFFINI
Osservazione 1.1.5. La stessa aermazione non vale sostituendo con ;
per esempio, sia F
N
=: 0, 1, 2, . . . , N A
1
, o sia C
N
A
2
lunione delle
rette Y k X = 0 per 0 k N. Ci` o naturalmente corrisponde al fatto
che lanello K[X
1
, . . . , X
n
] `e Noetheriano, ma non Artiniano.
Corollario 1.1.9. Se T ,= `e una collezione arbitraria di chiusi ani, esiste
un elemento minimale di T.
La dimostrazione `e lasciata per esercizio.
Abbiamo visto, come conseguenza del fatto che K[X
1
, . . . , X
n
] `e un domi-
nio di integrit` a, che non esistono due sottoinsiemi chiusi ani propri di A
n
la cui unione sia tutto A
n
.
Quest` a non `e una propriet`a generale dei chiusi ani, anche se connessi;
per esempio, il luogo XY = 0 in A
2
`e lunione delle rette X = 0 e Y = 0.
Denizione 1.1.10. Un chiuso ane C A
n
si dice irriducibile se non
esistono chiusi ani A, B A
n
propriamente contenuti in C tali che C =
A B.
Proposizione 1.1.6. Ogni chiuso ane di A
n
pu`o scriversi in modo unico
(a meno di un riordinamento) come unione nita non ridondante di chiusi
ani irriducibili.
Dim. Dimostriamo innanzitutto che ogni chiuso ane `e esprimibile come
unione nita di chiusi ani irriducibili. Sia T la famiglia di tutti i chiusi
ani che non sono unione nita di chiusi ani irriducibili e supponiamo, per
assurdo, che T sia non vuota. Per il Corollario 1.1.9, T contiene un elemento
C A
n
minimale in T rispetto allinclusione. Dal momento che C non `e
unione nita di chiusi ani irriducibili, in particolare C non `e irriducibile; per
denizione, esistono chiusi ani A, B propriamente contenuti in C tali che
C = A B. Per la minimalit` a di C, abbiamo A, B , T; quindi sia A che B
possono essere espressi come unioni nite A = A
1
A
r
e B = B
1
B
s
di chiusi ani irriducibili. Ma allora C = A
1
A
r
B
1
B
s
`e pure
unione nita di chiusi ani irriducibili, assurdo.
Supponiamo ora di poter esprimere il chiuso ane C come unione nita
non ridondante di chiusi ani irriducibili nei due modi C = C
1
C
r
e
C = C

1
C

s
. Per ogni j = 1, . . . , r, abbiamo allora
C
j
=
s
_
i=1
(C
j
C

i
) .
Ogni C
j
C

i
`e un chiuso ane; essendo C
j
irriducibile, deve essere C
j
=
C
j
C

i
, quindi C
j
C

i
, per qualche i = 1, . . . , s. Analogamente, invertendo
1.1. LA TOPOLOGIA DI ZARISKI 23
i ruoli, avremo C

i
C
k
per qualche k = 1, . . . , r, ossia C
j
C

i
C
k
. Ma
per la supposta non ridondanza delle unioni deve allora essere C
j
= C
k
e
quindi C
j
= C

i
. Pertanto, ogni C
j
`e uguale a qualche C

i
e analogamente,
per simmetria del ragionamento, ogni C

i
`e uguale a qualche C
j
. Quindi, a
meno di un riordinamento, i C
j
e i C

i
sono gli stessi chiusi ani irriducibili.
Abbiamo cos` anche stabilito lunicit`a della decomposizione.
C.V.D.
Esempio 1.1.16. Sia C A
2
la curva piana ane denita dallequazione
F(X, Y ) = 0, ove F non ha fattori ripetuti. Allora C `e irriducibile se e solo
se il polinomio F `e primo.
Se infatti F non `e primo, abbiamo F(X, Y ) = G(X, Y ) H(X, Y ), ove
G e H sono relativamente primi; poniamo A = :(G), B = :(H), cos` che
C = A B. Ora A e B sono curve piane che si intersecano in un numero
nito di punti, quindi A _ B e B _ A; pertanto, C non `e irriducibile.
Supponiamo, viceversa, che F sia primo. Sia C = AB, con A e B curve
piane ani. Sia G il polinomio che denisce A e H il polinomio che denisce
B, sicch`e GH si annulla su C. Per il Teorema degli Zeri, F divide G
k
H
k
per
qualche intero positivo k. Dato che F `e primo, F[G
k
o F[H
k
, ovvero F[G o
F[H (le due eventualit` a non si escludono). Nel primo caso, C A, mentre
nel secondo C B. Quindi, C = A o C = B se C = A B. Pertanto, C
`e irriducibile. Conclusione analoga si ottiene osservando che per il Teorema
degli zeri deve essere GH[F
k
per qualche k.
Pi` u in generale, si ha:
Proposizione 1.1.7. Il chiuso ane C A
n
`e irriducibile se e solo se il
suo ideale I(C) `e primo.
Dim. Se C non `e irriducibile allora C = AB ove A, B A
n
sono chiusi
ani propriamente contenuti in C. Siano P A B e Q B A. Per
denizione di chiuso ane, possiamo trovare F I(A) tale che F(Q) ,= 0 e
G I(B) tale che G(Q) ,= 0. Allora F, G , I(C), dal momento che F e G
non si annullano identicamente su C, ma F G I(C); quindi I(C) non `e
primo.
Supponiamo che C sia irriducibile. Se F, G K[X
1
, . . . , X
n
] e F G
I(C), allora A =: :(F) e G =: :(G) sono chiusi ani e C = (CA)(CB).
Essendo C irriducibile, deve essere C = CA o C = CB (o entrambe). Se
C = C A, allora C A; quindi F(P) = 0 per ogni P C, ossia F I(C).
Analogamente, se C = C B allora G I(C). Pertanto, I(C) `e un ideale
primo.
C.V.D.
24 CAPITOLO 1. VARIET
`
A AFFINI
Esercizio 1.1.12. Si dimostri che se C A
2
`e denita dal polinomio senza
fattori ripetuti F, allora I(C) `e lideale principale generato da F.
Esercizio 1.1.13. Pi` u in generale, una ipersupercie S A
n
`e il luogo
nullo :(F) di un singolo polinomio F K[X
1
, . . . , X
n
], o equivalentemente
dellideale principale (F) da esso generato. Chiaramente, senza perdita di
generalit` a, nella determinazione di S possiamo supporre che F non abbia
fattori ripetuti. Dimostrare:
1. Se F non ha fattori ripetuti, allora I(S) = (F);
2. Supponiamo che F non abbia fattori ripetuti e sia F =

r
i=1
F
i
la sua
fattorizzazione in irriducibili. Per ogni i = 1, . . . , r sia S
i
=: :(F
i
).
Allora gli S
i
sono le componeni irriducili di S.
3. I(S) =

r
i=1
(F
i
).
Esempio 1.1.17. Sia
R =: :
_
X
2
+ Y
2
+ Z
2
, X
2
Y
2
Z
2
+ 1
_
A
3
.
Quindi
2 X
2
+ 1 =
_
X
2
+ Y
2
+ Z
2
_
+
_
X
2
Y
2
Z
2
+ 1
_
I(X).
Pertanto, su R abbiamo x = i/

2 e y
2
+ z
2
= 1/2. Dato che il cerchio
C =: : (Y
2
+ Z
2
1/2) nel piano Y Z `e irriducibile (dimostrare), si conclude
facilmente che
R =
__
i

2
_
C
_
_
__

2
_
C
_
`e la decomposizione in componenti irriducibili (completare largomento).
Esempio 1.1.18. Sia
S =: :
_
Y
2
XZ, Z
2
Y
3
_
A
3
.
Si ha allora
(XY Z) Z = XY Z Z
2
I(S),
quindi su S vale z = 0 o z = xy.
Se z = 0, otteniamo y = 0 mentre x `e arbitrario. Quindi lasse X `e
contenuto in S.
Ove z = xy, y
2
x
2
y = 0, ossia y (y x
2
) = 0; quindi y = 0 o y = x
2
.
1.1. LA TOPOLOGIA DI ZARISKI 25
Ove z = xy, y = 0, abbiamo anche z = 0; quindi riotteniamo lasse x.
Ove z = xy, y = x
2
, abbiamo z = x
3
. Pertanto, (x, y, z) = (x, x
2
, x
3
).
Quindi
S =:
_
(x, 0, 0) : x K
_
_
__
x, x
2
, x
3
_
: x K
_
`e la decomposizione in componenti irriducibili, che risultano entrambe iso-
morfe a A
1
(si veda oltre per la nozione di isomorsmo). La prima compo-
nente `e S
1
= :(Y, Z), la seconda S
2
= : (Y X
2
, Z X
3
).
Possiamo trasporre algebricamente il risultato della Proposizione 1.1.6.
Premettiamo:
Lemma 1.1.3. Siano I
1
, . . . , I
k
K[X
1
, . . . , X
n
] ideali. Allora
k
_
i=1
:(I
i
) = :
_
k

i=1
I
i
_
.
Dim. Sia p

k
i=1
:(I
i
), ossia p :(I
j
) per qualche j. Allora F(p) = 0,
F I
j
F(p) = 0 F

k
i=1
I
i
I
j
p :
_

k
i=1
I
i
_
.
Quindi,

k
i=1
:(I
i
) :
_

k
i=1
I
i
_
.
Sia p ,

k
i=1
:(I
i
), ossia p , :(I
i
) per ogni i. Quindi per ogni i esiste
F
i
I
i
tale che F
i
(p) ,= 0. Sia F =:

k
i=1
F
i
; allora F(p) ,= 0 e F

k
i=1
I
i

k
i=1
I
i
. Pertanto, p , :
_

k
i=1
I
i
_
.
Concludiamo allora

k
i=1
:(I
i
) :
_

k
i=1
I
i
_
.
C.V.D.
Corollario 1.1.10. Ogni ideale radicale I K[X
1
, . . . , X
n
] `e esprimibi-
le in modo unico (a meno dellordinamento) come intersezione nita non
ridondante di ideali primi.
Dim. Sia V = :(I), cos` che I = I(V ); allora V pu` o esprimersi in modo
unico (a meno dellordinamente) come unione di componenti irriducibili W
i
,
V =

r
i=1
W
i
. Per ogni i, sia P
i
K[X
1
, . . . , X
n
] lideale radicale di P
i
.
Allora P
i
`e primo, e quindi lintersezione P =:

r
i=1
P
i
`e un ideale radicale
(infatti, x
r
P x
r
P
i
i x P
i
i x P).
Daltra parte, V =

r
i=1
:(P
i
) = : (

r
i=1
P
i
) = :(P), quindi P = I
(essendo entrambi ideali radicali con lo stesso luogo nullo); pertanto I `e
intersezione di ideali primi.
Se fosse P
i
P
j
per qualche i ,= j, avremmo W
i
W
j
, contro lipotesi
che lintersezione sia nonridondante. Quindi anche lintersezione dei P
i
`e non
ridondante.
26 CAPITOLO 1. VARIET
`
A AFFINI
Se poi I =

s
j=1
Q
j
`e unintersezione non ridondante, ove anche i Q
j
sono
primi, avremmo anche lunione non ridondante V =

s
j=1
T
j
, ove T
j
= :(Q
j
)
`e irriducibile per ogni j. Perci` o i T
j
sono i W
i
, a meno dellordinamento, e
quindi i corrispondenti ideali radicali Q
j
sono, a meno dellordinamento, i P
i
.
C.V.D.
Esercizio 1.1.14. Si enunci e dimostri lasserto analogo per arbitrarie K-
algebre nitamente generate.
1.1.5 Prodotti Cartesiani
Siano V A
l
e W A
k
due chiusi ani. Identicando A
l+k
con A
l
A
k
nel
modo standard, possiamo vedere V W A
l
A
k
come un sottoinsieme di
A
l+k
.
Esercizio 1.1.15. Dimostrare che se V `e denito da equazioni polinomiali
F
i
(X) = 0 e W da equazioni polinomiali G
j
(Y ) = 0, allora con la preceden-
te identicazione V W A
l
A
k
`e il luogo nullo in A
l+k
dei polinomi
F
i
(X) e G
j
(Y ), al variare di i e j, visti in modo naturale come elementi di
K[X
1
, . . . , X
l
, Y
1
, . . . , Y
k
].
Quindi, V W `e un chiuso ane di A
l+k
.
Proposizione 1.1.8. Supponiamo che V e W siano irriducibili. Allora tale
`e anche V W.
Dim. Premettiamo la seguente osservazione. Per ogni v V , il luogo
W
v
=: v W =
_
(v, w) : w W
_
V W
`e un chiuso di Zariski: se W `e denito dalle equazioni G
j
(Y
1
, . . . , Y
k
) = 0 per
opportuni G
j
K[Y
1
, . . . , Y
k
], allora W
v
A
l+k
`e denito dalle equazioni
X
i
v
i
= 0, G
j
(Y
1
, . . . , Y
k
) = 0 (qui v
i
sono le coordinate di v e X
i
sono le
coordinate lineari su A
l
, sicch`e v
i
= X
i
(v)).
Inoltre la mappa
v
: w W (v, w) W
v
`e ovviamente un omeo-
morsmo per la topologia di Zariski, con inversa la mappa
v
: (v, w)
w.
Se infatti R W
v
`e un chiuso di Zariski, denito come il luogo nullo in
W
v
di polinomi
R
i
(X
1
, . . . , X
l
, Y
1
, . . . , Y
k
) K[X
1
, . . . , X
l
, Y
1
, . . . , Y
k
],
allora
1
v
(R) `e il luogo nullo comune in V dei polinomi
R
i
(v
1
, . . . , v
l
, Y
1
, . . . , Y
l
) K[Y
1
, . . . , Y
k
].
1.1. LA TOPOLOGIA DI ZARISKI 27
Viceversa, se C W `e un chiuso di Zariski, denito come il luogo nullo in
W di polinomi
S
i
(Y
1
, . . . , Y
k
) K[Y
1
, . . . , Y
l
],
allora
1
v
(C) `e il luogo nullo comune in W
v
dei polinomi
S
i
(Y
1
, . . . , Y
k
) K[X
1
, . . . , X
l
, Y
1
, . . . , Y
k
].
In particolare, W
v
`e irriducibile per ogni v V .
Siano ora Z
1
, Z
2
V W chiusi di Zariski tali che V W = Z
1
Z
2
;
vogliamo dimostrare che necessariamente V W = Z
1
o V W = Z
2
.
Per ogni v V abbiamo
W
v
=
_
W
v
Z
1
_

_
W
v
Z
2
_
.
Dal momento che W
v
`e irriducibile, deve essere W
v
= W
v
Z
1
o W
v
= W
v
Z
2
;
equivalentemente, W
v
Z
1
o W
v
Z
2
.
Deniamo ora per j = 1, 2
V
j
=:
_
v V : (v, w) Z
j
w W
_
=
_
v V : W
v
Z
j
_
.
Abbiamo quindi V = V
1
V
2
. Se sapessimo che i V
j
sono chiusi di Zariski,
lirriducibilit` a di V implicherebbe V = V
1
o V = V
2
; nel primo caso, avremmo
V W = Z
1
, nel secondo V W = Z
2
.
Rimane quindi da dimostrare che i V
j
sono chiusi di Zariski.
Ora per ogni w V sia
V
w
j
=:
_
v V : (v, w) Z
j
_
.
Sia V
w
=: V w; come sopra, si verica che V
w
`e un chiuso di Zariski
omeomorfo a V , mediante la
w
: (v, w) v. Allora
V
w
j
=
w
_
V
w
Z
j
_
`e un chiuso di Zariski di V . Pertanto
V
j
=
_
v V : (v, w) Z
j
w W
_
=

wW
_
v V : (v, w) Z
j
_
=

wW
V
w
j
`e anchesso un chiuso di Zariski.
C.V.D.
Esercizio 1.1.16. Generalizzare al prodotto Cartesiano di un numero nito
arbitrario di chiusi ani.
28 CAPITOLO 1. VARIET
`
A AFFINI
1.2 Funzioni regolari
Denizione 1.2.1. Sia V A
n
un chiuso ane. Una funzione f : V K
si dice regolare se `e la restrizione a V di un polinomio F K[X
1
, . . . , X
n
].
In altre parole, f(P) = F(P), per ogni P V .
Lemma 1.2.1. Le funzioni regolari sul chiuso ane V A
n
separano i
punti di V . Pi` u precisamente, per ogni P
1
, . . . , P
r
V e
1
, . . . ,
r
K
esiste f : V K regolare tale che f(P
i
) =
i
.
Dim. Identichiamo A
n
con K
n
e denotiamo con X Y =

n
i=1
x
i
y
i
il
prodotto scalare standard di X, Y K
n
. Aermo che esiste A K
n
tale che
A P
j
,= A P
k
se j ,= k. In eetti, se j ,= k la condizione A (P
j
P
k
) = 0
determina un iperpiano
H
jk
= :
_
X (P
j
P
k
)
_
A
n
.
Essendo irriducibile, A
n
non pu` o essere unione di una collezione nita di sot-
toinsiemi chiusi propri, quindi A
n
,=

n
j,k=1
H
jk
; (pi` u prosaicamente, P(X) =:

r
i=1
_
X (P
j
P
k
)
_
,= 0, quindi il suo luogo nullo `e contenuto propriamente
in A
n
). Sia allora
A A
n

n
_
j,k=1
H
jk
,
cos` che A P
j
,= A P
k
se j ,= k.
Chiaramente il polinomio
F(X) =
n

i=1

j=i
A (XP
j
)
A (P
i
P
j
)
,
soddisfa F(P
i
) =
i
per ogni i = 1, . . . , r, quindi basta porre f = F[
V
.
C.V.
Lemma 1.2.2. Una funzione regolare f : V K

= A
1
`e continua per la
topologia di Zariski.
Dim. Sia C A
1
un chiuso ane, ossia il luogo nullo di un polinomio
P K[X]. Allora f
1
(C) `e il luogo nullo della funzione P f : V A
1
. Sia
F K[X
1
, . . . , X
n
] unestensione di f; allora chiaramente
f
1
(C) = :
V
(P f) = V :
_
P F
_
.
Ora P F : A
n
A
1
`e una composizione di funzioni polinomiali, quindi
`e una funzione polinomiale. Pertanto, :
_
P F
_
A
n
`e un chiuso ane,
sicch`e f
1
(C) `e Zariski-chiuso in C.
C.V.D.
1.2. FUNZIONI REGOLARI 29
Proposizione 1.2.1. Sia V un chiuso ane irriducibile. Sia f : V K
una funzione regolare tale che f(P) = 0 per ogni P U, ove U V `e un
aperto non vuoto di V . Allora f = 0, ossia f(P) = 0 per ogni P V .
Dim. Sia T V il luogo ove f ,= 0. Allora T `e aperto in V , per denizione
di topologia di Zariski e di funzione regolare. Inoltre, per ipotesi, T U = .
Ma essendo V irriducibile, ogni sottoinsieme aperto non vuoto di V `e denso,
quindi T = .
C.V.D.
Corollario 1.2.1. Sia V un chiuso ane irriducibile. Siano f, g : V K
funzioni regolari tali che f(P) = g(P) per ogni P U, ove U V `e un
aperto non vuoto di V . Allora f = g.
Dim. Si applichi la Proposizione a f g.
C.V.D.
Data la struttura di anello di K, la collezione delle funzioni regolari su
V forma un anello O(V ) (esercizio); per denizione, abbiamo un morsmo
suriettivo di anelli K[X
1
, . . . , X
n
] O(V ), il cui nucleo `e lideale radicale
I(V ) di tutti i polinomi identicamente nulli su V . Quindi
O(V )

= K[X
1
, . . . , X
n
]/I(V ).
Pertanto:
Corollario 1.2.2. Per ogni chiuso ane V A
n
lanello O(V ) `e Noethe-
riano.
Corollario 1.2.3. Il chiuso ane V A
n
`e irriducibile se e solo se lanello
O(V ) delle funzioni regolari su V `e un dominio di integrit`a.
Il campo K `e isomorfo in modo naturale al sottoanello delle funzioni co-
stanti V K. Chiamiamo
V
: K O(V ) linclusione di K in O(V );
scrivendo =
V
(), identichiamo K con la funzione costante ugua-
le a . Quindi O(V ) `e una K-algebra e la restrizione di funzioni regolari
K[X
1
, . . . , X
n
] O(V ) `e un epimorsmo di K-algebre. Pi` u precisamente:
Proposizione 1.2.2. Sia A un anello. Le seguenti aermazioni sono equi-
valenti:
1. Esiste un chiuso ane V A
n
tale che A

= O(V ).
2. A `e una K-algebra commutativa nitamente generata senza elementi
nilpotenti (,= 0).
30 CAPITOLO 1. VARIET
`
A AFFINI
Prop. Valga 1. Allora A

= K[X
1
, . . . , X
n
]/I(V ) `e una K-algebra com-
mutativa nitamente generata, perch`e quoziente di K[X
1
, . . . , X
n
], senza
elementi nilpotenti, perch`e I(V ) `e un ideale radicale.
Valga 2. Allora A `e un quoziente di K[X
1
, . . . , X
n
], in quanto K-algebra
commutativa nitamente generata; sia p : K[X
1
, . . . , X
n
] A la proiezione.
Allora ker(p) K[X
1
, . . . , X
n
] `e un ideale radicale, dal momento che A non
ha nilpotenti. Se C = :
_
ker(p)
_
, abbiamo cos` I(C) = ker(p) e quindi
A

= O(C).
C.V.D.
Osservazione 1.2.1. Sia V A
n
un chiuso ane. Un sottoinsieme W V
`e Zariski-chiuso (ossia, chiuso per la topologia di Zariski) se e solo se esistono
funzioni regolari f
i
O(V ) tali che W = :
_
f
i
) (il luogo nullo comune in V
delle f
i
). Basta infatti segliere una famiglia di generatori dellideale radicale
di W, F
i
I(W) (si noti che W stesso `e Zariski-chiuso in A
n
: esercizio) e
porre f
i
= F
i
[
V
.
Il Teorema degli Zeri si applica anche agli anelli O(V ). Per vederlo,
premettiamo qualche osservazione e terminologia.
Innanzitutto, se R O(V ) diremo :
V
(R) il luogo nullo di R, ovvero
linsieme dei P V tali che f(P) = 0 per ogni f R.
Inoltre, vi `e una corrispondenza biunivoca tra gli ideali di O(V ) e gli
ideali di K[X
1
, . . . , X
n
] contenenti I(V ), data da J

J =:
1
(J); qui
: K[X
1
, . . . , X
n
] O(V )

= K[X
1
, . . . , X
n
]/I
`e la proiezione (ossia la mappa di restrizione a V , F F[
V
). Questa cor-
rispondenza porta ideali radicali in ideali radicali (esercizio). Chiaramente,
essendo I

J =:
1
(J), vale anche V = :(I) :(

J). In eetti,
Lemma 1.2.3. :
V
(J) = :
_

J
_
.
Dim. sia J = (g
1
, . . . , g
k
), lideale generato da g
1
. . . , g
k
O(V ); allora
f J se e solo se esistono p
1
, . . . , p
k
O(V ) tali che
f =
k

j=1
p
j
g
j
.
1.2. FUNZIONI REGOLARI 31
Siano G
1
, . . . , G
k
K[X
1
, . . . , X
n
] tali che g
i
= (G
i
) per ogni i. Allora
per F K[X
1
, . . . , X
n
] si ha
F

J f =: (F) J
p
1
, . . . , p
k
O(V ) : f =
k

i=1
p
i
g
i
P
1
, . . . , P
k
K[X
1
, . . . , X
n
] : F
k

i=1
P
i
G
i
I
F (G
1
, . . . , G
k
, I),
ove (G
1
, . . . , G
k
, I) `e lideale di K[X
1
, . . . , X
n
] generato dai G
i
e I. Quindi

J = (G
1
, . . . , G
k
, I).
Ne segue che
x :
V
(J) x V e f(x) = 0 f J
F(x) = 0, F I e g
i
(x) = 0 i = 1, . . . , k
F(x) = 0, F I e G
i
(x) = 0 i = 1, . . . , k
F(x) = 0, F

J
x :
_

J
_
.
C.V.D.
Proposizione 1.2.3. Sia V A
n
e J O(V ) un ideale. Sia h O(V ) e
supponiamo che h(x) = 0 per ogni x :
V
(J). Allora h
r
J per qualche
intero r 1.
Dim. Sia H K[X
1
, . . . , X
n
] tale che h = (H); si ha quindi
H(x) = h(x) = 0, x :
V
(I) = :
_

J
_
.
Pertanto, per il Teorema degli Zeri in K[X
1
, . . . , X
n
], esiste k 1 intero tale
che
H
k


J =
1
(J).
Quindi,
h
k
= (H)
k
J.
C.V.D.
Corollario 1.2.4. Sia I O(V ) un ideale e supponiamo che :
V
(I) = .
Allora I = O(V ).
Dim. Si applichi la Proposizione con h = 1.
C.V.D.
32 CAPITOLO 1. VARIET
`
A AFFINI
1.2.1 Punti e ideali massimali
Esiste un dizionario tra le propriet` a geometriche dei chiusi ani e le propriet` a
algebriche dei corrispondenti anelli di funzioni regolari. Innanzitutto:
Proposizione 1.2.4. Sia V A
n
un chiuso ane. Allora esiste una cor-
rispondenza biunivoca naturale tra i punti di V e gli ideali massimali di
O(V ).
Dim. Consideriamo inanzitutto il caso V = A
n
. Aermo che ogni ideale
massimale m O(A
n
) = K[X
1
, . . . , X
n
] ha la forma
m =
_
X
1
a
1
, . . . , X
n
a
n
_
,
per un unico A = (a
1
, . . . , a
n
) A
n
.
In eetti, dal momento che m ,= K[X
1
, . . . , X
n
] si ha :(m) ,= per il
Teorema degli Zeri. Sia A = (a
1
, . . . , a
n
) :(m).
Essendo il nucleo del morsmo di anelli K[X
1
, . . . , X
n
] K dato dalla
valutazione in A, F F(A),
_
X
1
a
1
, . . . , X
n
a
n
_
`e massimale (infatti
il quoziente K[X
1
, . . . , X
n
]/
_
X
1
a
1
, . . . , X
n
a
n
_

= K `e un campo). Dal
momento che
:
_
_
X
1
a
1
, . . . , X
n
a
n
_
_
= A :(m)
deve essere m
_
X
1
a
1
, . . . , X
n
a
n
_
; essendo entrambi gli ideali massimali,
concludiamo che
m =
_
X
1
a
1
, . . . , X
n
a
n
_
.
Lunicit` a `e lasciata come esercizio.
Se poi V A
n
`e un chiuso ane con ideale radicale I, gli ideali massimali
di O(V ) = K[X
1
, . . . , X
n
]/I sono in corrispondenza biunivoca con gli ideali
massimali massimali di K[X
1
, . . . , X
n
] contenenti I; pertanto, per quanto
visto, sono in corrispondenza biunivoca con i punti A A
n
tali che
_
X
1
a
1
, . . . , X
n
a
n
_
I,
ossia tali che A V ossia, pi` u amichevolmente, tali che A V .
C.V.D.
1.2.2 Chiusi e ideali radicali; chiusi irriducibili e ideali
primi
Pi` u in generale, abbiamo:
1.2. FUNZIONI REGOLARI 33
Proposizione 1.2.5. Sia V A
n
un chiuso ane e sia I K[X
1
, . . . , X
n
] il
suo ideale radicale. Esiste una corrispondenza biunivoca naturale tra seguenti
insiemi:
a : Linsieme dei sottoinsiemi chiusi di V per la topologia di Zariski.
b : Linsieme di tutti gli ideali radicali J O(V ).
c : Linsieme di tutti gli ideali radicali di K[X
1
, . . . , X
n
] contenenti I.
Tale corrispondenza associa a ogni chiuso W di V lideale radicale delle fun-
zioni regolari che si anullano identicamente su W; nella direzione inversa, a
ogni ideale radicale J O(V ) associa il suo luogo nullo :
V
(J).
Dim. Linsieme dei sottoinsiemi chiusi di V per la topologia di Zariski
`e ovviamente linsieme di tutti i chiusi ani W A
n
tali che W V .
Se associamo a ogni chiuso ane il suo ideale radicale in K[X
1
, . . . , X
n
],
tale insieme `e in corrispondenza biunivoca con linsieme degli ideali radicali

J K[X
1
, . . . , X
n
] contenenti I. Daltra parte, mediante la mappa J

J =
1
(J) gli ideali radicali J O(V ) sono in corrispondenza biunivoca
naturale proprio con gli ideali radicali

J K[X
1
, . . . , X
n
] contenenti I (qui
: K[X
1
, . . . , X
n
] O(V ) `e la mappa di restrizione o, equivalentemente, la
proiezione sul quoziente per I).
C.V.D.
Proposizione 1.2.6. La corrispondenza biunivoca della Proposizione 1.2.5
si restringe a una corrispondenza biunivoca naturale tra seguenti insiemi:
a : Linsieme dei sottoinsiemi chiusi irriducibili di V per la topologia di
Zariski.
b : Linsieme di tutti gli ideali primi p O(V ).
c : Linsieme di tutti gli ideali primi di K[X
1
, . . . , X
n
] contenenti I.
Dim. Esercizio.
Esempio 1.2.1. Il polinomio Y
2
X
3
`e irriducibile. Infatti (dopo avere
eventualmente moltiplicato i fattori per un opportuno ,= 0) una sua fat-
torizzazione ha necessariamente la forma (Y
2
+ R(X)) S(X) oppure
_
Y +
P(X)
_

_
Y + Q(X)
_
, ove P, Q, R, S K[X]; nel primo caso, confrontando
i coecienti di Y
2
ricaviamo S(X) = 1, quindi la fattorizzazione `e triviale.
Nel secondo caso, abbiamo Y
2
X
3
= Y
2
+
_
P(X)+Q(X)
_
Y +P(X) Q(X),
onde P(X) = Q(X) e quindi X
3
= Q(X)
2
, assurdo.
34 CAPITOLO 1. VARIET
`
A AFFINI
Quindi, il chiuso ane V A
2
denito dallequazione Y
2
= X
3
`e irridu-
cibile, sicch`e O(V ) `e un dominio di integrit` a; in eetti, lideale radicale di V
`e proprio lideale principale generato da Y
2
X
3
.
Siano x, y O(V ) le funzioni indotte per restrizione da X e Y , rispet-
tivamente. Possiamo scrivere ogni f O(V ) come f = P(x) + y Q(x), per
opportuni unici polinomi Q, P K[X], con la regola di moltiplicazione
_
P(x) + y Q(x)
_

_
R(x) + y S(x)
_
=
_
P(x) R(x) + x
3
Q(x) S(x)
_
+ y
_
Q(x) R(x) + P(x) S(x)
_
.
Esempio 1.2.2. Il polinomio XY 1 `e irriducibile, quindi
D =: :(XY 1) A
2
`e un chiuso ane irriducibile e
O(D)

= K[X, Y ]/(XY 1)
`e un dominio di integrit` a. Esplicitamente, O(D)

= K[X, X
1
], la localiz-
zazione di K[T] rispetto al sistema moltiplicativo (T
n
) (equivalentemente,
lanello delle serie di Laurent nite in X).
In dettaglio, consideriamo lepimorsmo
: K[X, Y ] K
_
X, X
1

, P(X, Y ) P
_
X, X
1
_
.
Ora P(X, Y ) =

i,j
p
i,j
X
i
Y
j
K[X, Y ] pu`o essere riscritto
P(X, Y ) =
+

a=
_

k
p
a+k,k
X
a+k
Y
k
_
=
+

a=
X
a
_

k
p
a+k,k
X
k
Y
k
_
ove si intende che p
l,k
= 0 se almeno uno dei due indici `e negativo. Pertanto,
(P) =
+

a=
_

k
p
a+k,k
_
X
a
(naturalmente la somma `e nita).
Quindi (P) = 0 se e solo se

k
p
a+k,k
= 0 per ogni a, se e solo se il
polinomio R
a
(T) =

k
p
a+k,k
T
k
soddisfa R
a
(1) = 0, se e solo se R
a
(T) =
(T 1) Q
a
(T) per qualche Q
a
K[T].
1.2. FUNZIONI REGOLARI 35
Pertanto,

k
p
a+k,k
X
k
Y
k
= R
a
(XY ) =
_
XY 1
_
Q
a
(XY ),
onde per cui
P(X, Y ) =
+

a=
X
a
R
a
(XY )
=
_
XY 1
_
+

a=
X
a
Q
a
(XY )
_
XY 1
_
.
Ne discende facilmente che ker() = (XY 1), quindi O(D)

= K[X, X
1
].
1.2.3 Lanello di un prodotto di chiusi ani
Si pone il problema di descrivere la K-algebra O(V W) in termini di O(V )
e O(W).
Proposizione 1.2.7. Esiste un isomorsmo naturale
O(V W)

= O(V )
K
O(W).
Dim. Si consideri la funzione : O(V ) O(W) O(V W) data da
(f, g)(P, Q) =: f(P) g(Q).
Mostriamo innanzitutto che `e ben denita.
Chiaramente, (f, g) : V W K `e ben denita; per vericare che
prende eettivamente valori in O(V W), occorre dimostrare che (f, g)
`e una funzione regolare su V W, per ogni (f, g) O(V ) O(W). Per
denizione di funzione regolare su un chiuso ane, ci`o signica che (f, g) `e
la restrizione a V W di un polinomio su A
k+l
.
Ora, sempre per denizione, esistono F K[X
1
, . . . , X
l
], G K[Y
1
, . . . , Y
k
]
tali che f(P) = F(P) per ogni P V e g(Q) = G(Q) per ogni Q W. Il
polinomio prodotto
F G(X, Y ) =: F(X) G(Y ) K[X
1
, . . . , X
l
, Y
1
, . . . , Y
k
]
soddisfa allora f(P) g(Q) = F(P) G(Q) = F G(P, Q) per ogni (P, Q)
V W. Quindi (f, g) O(V W) per ogni (f, g) O(V ) O(W).
36 CAPITOLO 1. VARIET
`
A AFFINI
Evidentemente `e una funzione bilineare di K-spazi vettoriali, quindi
per la propriet` a universale del prodotto tensoriale induce unapplicazione
K-lineare : O(V )
K
O(W) O(V W). Inoltre, soddisfa
(f, g) (f

, g

) = (ff

, gg

),
dal che segue che `e un morsmo di K-algebre.
Mostriamo ora che `e un epimorsmo. Sia g O(V W) e sia G(X, Y )
K[X
1
, . . . , X
l
, Y
1
, . . . , Y
k
] un polinomio che induce g per restrizione a V W.
Scriviamo
G(X, Y ) =

I,J
g
I,J
X
I
Y
J
,
ove se I = (i
1
, . . . , i
k
) si pone X
I
=: X
i
1
1
X
i
k
k
, e analogamente per Y
J
. La
somma `e su una collezione nita di multi-indici (I, J).
Per ogni i, sia x
i
O(V ) la funzione su V indotta per restrizione da
X
i
, e deniamo x
I
=: x
i
1
1
x
i
l
k
; chiaramente, x
I
`e la funzione regolare su V
indotta per restrizione da X
I
. Evidentemente, possiamo vedere x
i
, x
I
come
funzioni regolari su V W, e lo stesso vale per y
j
, Y
J
. Abbiamo cos`
g =

I,J
g
I,J
x
I
y
J
=
_

I,J
g
I,J
x
I
y
J
_
.
E forse pi` u chiaro riformulare largomento precedente come segue. Ten-
sorizzando gli epimorsmi

V
: K[X
1
, . . . , X
l
] O(V ),
W
: K[Y
1
, . . . , Y
k
] O(W)
si ottiene lepimorsmo

V
: K[X
1
, . . . , X
l
] K[Y
1
, . . . , Y
k
] O(V ) O(W).
Daltra parte abbiamo lisomorsmo (esercizio)
: K[X
1
, . . . , X
l
] K[Y
1
, . . . , Y
k
]

= K[X
1
, . . . , X
l
, Y
1
, . . . , Y
k
],
P(X) Q(X) P(X) Q(X).
Pertanto, nel diagramma commutativo (esercizio: vericare che lo `e)
K[X
1
, . . . , X
l
] K[Y
1
, . . . , Y
k
]

K[X
1
, . . . , X
l
, Y
1
, . . . , Y
k
]

V W
O(V ) O(W)

O(V W)
1.2. FUNZIONI REGOLARI 37
tutte le frecce, a parte eventualmente , sono suriettive; ma allora anche
lo `e.
Mostriamo inne che `e un monomorsmo, cio`e ker() = (0).
A tal ne, basta dimostrare che ker() non contiene sottospazi vettoriali
nito-dimensionali non nulli. Dato R siatto contenuto in ker(), siano
A O(V ) e B O(W) sottospazi vettoriali nito-dimensionali tali che
A B R. Siano (a
i
) e (b
j
) basi (nite) di A e B, rispettivamente; quindi
(a
i
b
j
) `e una base di A B (si noti che dim
_
A B
_
= dim(A) dim(B)).
Sia r R. Dato che r R A B, esistono unici c
ij
K tali che
r =

ij
c
ij
a
i
b
j
.
Allora la condizione (r) = 0 signica
(r)(P, Q) =

ij
c
ij
a
i
(P) b
j
(Q) = 0
per ogni P V e Q W.
Fissiamo quindi Q
0
W. Abbiamo per restrizione a V

= V Q
0
che
la funzione regolare
(r)(, Q
0
) =

ij
c
ij
b
j
(Q
0
) a
i
=

i
_

j
c
ij
b
j
(Q
0
)
_
a
i
O(V )
`e identicamente nulla. Pertanto, data lindipendenza lineare degli a
i
, deve
essere

j
c
ij
b
j
(Q
0
) = 0. Ora questo vale per ogni Q
0
W, quindi

j
c
ij
b
j
=
0 O(W). Quindi c
ij
= 0 per lindipendenza lineare dei b
j
. In conclusione,
r = 0.
C.V.D.
In virt` u delle Proposizioni 1.2.2 e 1.1.8, otteniamo
Corollario 1.2.5. Supponiamo che A e B siano K-algebre nitamente ge-
nerate senza nilpotenti. Se A e B sono domini di integrit`a, tale `e anche il
loro prodotto tensoriale A
K
B.
Dim. Siano V e W chiusi ani tali che A

= O(V ) e B

= O(W). Allora
A
K
B

= O(V W).
Ora V e W sono irriducibili, dal momento che A e B sono domini di
integrit` a. Data la Proposizione 1.1.8, anche V W `e irriducibile e pertanto
A
K
B `e un dominio di integrit` a.
C.V.D.
Esercizio 1.2.1. Generalizzare al prodotto Cartesiano di un numero nito
arbitrario di chiusi ani.
38 CAPITOLO 1. VARIET
`
A AFFINI
1.3 Morsmi
Denizione 1.3.1. Sia V A
l
un chiuso ane. Una funzione f : V A
k
si dice regolare se f = (f
1
, . . . , f
k
), ove f
i
O(V ) per ogni i = 1, . . . , k.
Quindi, una funzione regolare f : V A
k
`e la restrizione a V di una
funzione polinomiale F : A
l
A
k
.
Denizione 1.3.2. Siano V A
l
e W A
k
chiusi ani. Un morsmo
f : V W `e una mappa regolare f : V A
k
la cui immagine `e contenuta
in W, ossia tale che f(V ) W.
Osservazione 1.3.1. Lesempio 1.1.4 mostra che le applicazioni polinomiali
A
l
A
k
sono continue per la topologia di Zariski; tale `e allora qualsiasi
morsmo f : V W, dato che topologie di Zariski su V e W sono indotte
per restrizione.
1.3.1 Morsmi di variet`a e morsmi di K-algebre
Teorema 1.3.1. Sia f : V W un morsmo di chiusi ani. Allora
g f O(V ) per ogni g O(W).
Dim. Basta vericare che g f si estende a una funzione polinomiale
A
n
K.
Per denizione di funzione regolare, esistono polinomi
F
1
, . . . , F
k
K[X
1
, . . . , X
n
]
tali che
f(P) =
_
F
1
(P), . . . , F
k
(P)
_
W
per ogni P V . Sempre per denizione, esiste un polinomio
G K[X
1
, . . . , X
k
]
tale che
g(Q) = G(Q)
per ogni Q W. La funzione H : A
n
K
H(P) =: G
_
F
1
(P), . . . , F
k
(P)
_
(P A
n
)
`e chiaramente polinomiale. Inoltre, per ogni P V si ha
_
F
1
(P), . . . , F
k
(P)
_

W, quindi
H(P) = G
_
F
1
(P), . . . , F
k
(P)
_
= g
_
F
1
(P), . . . , F
k
(P)
_
= g
_
f(P
_
= g f(P).
C.V.D.
Pi` u in generale, essenzialmente lo stesso argomento dimostra:
1.3. MORFISMI 39
Teorema 1.3.2. Siano U, V, W chiusi ani e f : U V , g : V W
morsmi. Allora g f : U W `e un morsmo.
Dim. Esercizio.
Quindi un morsmo f : V W di chiusi ani induce un morsmo di
anelli di funzioni regolari
f

: O(W) O(V ),
che chiameremo il tirato-indietro di f. Pi` u precisamente, f

`e un morsmo
di K-algebre, dato che f

() = per ogni K. Vedremo ora che f e f

sono completamente equivalenti.


Esercizio 1.3.1. Nelle ipotesi del Teorema 1.3.2, si dimostri che (g f)

=
f

.
Se P V , siano m
P
O(V ) e m
f(P)
O(W) gli ideali massimali
associati a P e f(P). Possiamo ricostruire f da f

mediante la seguente
osservazione:
Proposizione 1.3.1. Per ogni P V , si ha
m
f(P)
= (f

)
1
_
m
P
_
.
Dim. Si ha
(f

)
1
_
m
P
_
= F O(W) : f

(F) m
P

= F O(W) : F f m
P

=
_
F O(W) : F
_
f(P)
_
= 0
_
= m
f(P)
.
C.V.D.
Viceversa, dati chiusi ani V A
l
e W A
k
, supponiamo dato un mor-
smo di K-algebre : O(W) O(V ). Ci chiediamo se esiste un morsmo
di chiusi ani f : V W tale che = f

.
Supponiamo di sapere che per ogni P V limmagine inversa
1
(m
P
) `e
un ideale massimale di O(W). Allora tale ideale massimale corrisponde a un
unico punto Q
P
W, sicch`e otteniamo una mappa insiemistica f : V W,
P Q
P
.
Ora dato un morsmo di anelli f : A B e un ideale I B, limmagine
inversa f
1
(I) `e un ideale di A e si ha un morsmo di anelli iniettivo
f
I
: A/f
1
(I) B/I.
40 CAPITOLO 1. VARIET
`
A AFFINI
In particolare, se I `e primo allora A/f
1
(I) `e un sottoanello di un dominio
di integrit`a, quindi `e esso stesso un dominio di integrit`a. Pertanto, f
1
(I) `e
un ideale primo di A se I `e un ideale primo di B.
Tuttavia, in generale f
1
(I) non `e massimale anche se tale `e I. Per
esempio, sia f : Z linclusione e sia I = (0).
Nel nostro caso, il fatto che f sia un morsmo di K-algebre ci permette
invece di concludere:
Teorema 1.3.3. Per ogni P V ,
1
(m
P
) `e un ideale massimale di O(W).
Dim. Abbiamo visto che O(W)/
1
(m
P
) `e (isomorfo a) un sottoanel-
lo di O(V )/m
P

= K; pertanto basta dimostrare che lapplicazione natu-
rale O(W) O(V )/m
P
`e suriettiva (questultima `e la composizione di
: O(W) O(V ) e di ev
P
: O(V ) K). Infatti in tal caso si ha un
isomorsmo O(W)/
1
(m
P
)

= O(V )/m
P

= K, sicch`e
1
(m
P
) O(W) `e
massimale.
A tal ne, basta dimostrare che la restrizione al sottoanello K O(W),
ev
P

V
: K O(V )/m
P

= K, `e suriettiva. Dal momento che `e un
morsmo di K-algebre,
V
=
W
; quindi,
ev
P

V
= ev
P

W
= id
K
.
Q.E.D.
Pertanto, un morsmo di K-algebre : O(W) O(V ) induce una fun-
zione

: V W, tale che per ogni P V il trasformato f(P) W `e
univocamente determinato dalla condizione
m

(P)
=
1
(m
P
) ,
ove m

Q
O(W) e m
P
O(V ) sono gli ideali masismali associati a punti
Q W e P V , rispettivamente.
Naturalmente, ci chiediamo se

: V W `e un morsmo di chiusi ani.
Per rispondere a tale domanda, arontiamo la questione in modo leggermente
diverso.
Supponiamo che W sia un chiuso ane di A
k
e siano Y
1
, . . . , Y
k
le coor-
dinate lineari su A
k
, con restrizioni y
i
= Y
i
[
W
. Per ogni i = 1, . . . , k, sia

i
= (y
i
) O(V ); deniamo quindi : V A
k
ponendo
=
_

1
, . . . ,
k
_
.
Per costruzione, `e un morsmo.
1.3. MORFISMI 41
Lemma 1.3.1. Abbiamo (V ) W, pertanto `e un morsmo V W.
Dim. Sia F I(W); dato che la restrizione K[Y
1
, . . . , Y
k
] O(W) `e un
morsmo, abbiamo
F(y
1
, . . . , y
k
) = F (Y
1
[
W
, . . . , Y
k
[
W
) = F(Y
1
, . . . , Y
k
)[
W
= 0.
Inoltre, dato che `e un morsmo, abbiamo anche
F(
1
, . . . ,
k
) = F
_
(y
1
), . . . , (y
k
)
_
=
_
F(y
1
, . . . , y
k
)
_
per ogni F K[Y
1
, . . . , Y
k
].
Se p V e F I(W), pertanto,
F
_
(p)
_
= F
_

1
(p), . . . ,
k
(p)
_
= F
_
(y
1
), . . . , (y
k
)
_
(p)
=
_
F(y
1
, . . . , y
k
)
_
(p)
= (0)(p) = 0.
Quindi, (p) :
_
I(W)
_
= W per ogni p V ; restringendo il codominio
abbiamo allora una mappa regolare : V W.
C.V.D.
Lemma 1.3.2.

= .
Dim. Dal momento che

e sono entrambi morsmi di K-algebre, basta


vericare che coincidono sui generatori y
i
di O(W). Ma questo `e ovvio, dato
che per costruzione di
(y
i
) =
i
= Y
i
= y
i
=

(y
i
).
C.V.D.
Corollario 1.3.1.

=

.
Dim. Per ogni P V , abbiamo
m

(P)
=
1
(m
P
) =
_

_
1
(m
P
) = m

(P)
.
Quindi,

(P) =

(P).
C.V.D.
In denitiva, abibamo dimostrato quanto segue:
42 CAPITOLO 1. VARIET
`
A AFFINI
Teorema 1.3.4. Siano V e W chiusi ani. Esiste una corrispondenza biu-
nivoca naturale f f

tra i morsmi V W e i morsmi di K-algebre


O(W) O(V ). Tale corrispondenza denisce un funtore controvariante tra
le categorie dei chiusi ani e delle K-algebre nitamente generate.
Si pone il problema di legare le propriet` a geometriche di un morsmo
di chiusi ani alle propriet` a algebriche del corrispondente morsmo di K-
algebre.
1.3.2 Morsmi dominanti
Denizione 1.3.3. Un morsmo di chiusi ani f : V W si dice dice
dominante se f(V ) `e denso in W, ossia f(V ) = W.
Osservazione 1.3.2. Sia W A
n
un chiuso ane e sia A W un sottoin-
sieme arbitrario.
Esercizio 1.3.2. Dimostrare (usando il fatto che W `e un chiuso ane) che
la chisura di Zariski di A in A
n
coincide con la chiusura di Zarisi di A in W.
Sia
I(A) =:
_
F K[X
1
, . . . , X
n
] : F(a
1
, . . . , a
n
) = 0 a = (a
1
, . . . , a
n
) A
_
,
I
W
(A) =:
_
f O(W) : f(a) = 0, a A
_
.
Esercizio 1.3.3. Dimostrare che I(A) K[X
1
, . . . , X
n
] e I
W
(A) O(W)
sono ideali radicali.
Si rammenti che la chiusura di Zariski di A in A
n
`e A = :
_
I(A)
_
.
Esercizio 1.3.4. Se
: K[X
1
, . . . , X
n
] O(W)

= K[X
1
, . . . , X
n
]/I(W)
`e la proiezione, dimostrare che
I
W
(A) =
_
I(A)
_
= I(A)/I(W).
Se J O(W) `e un ideale, sia
:
W
(J) =:
_
w W : f(w) = 0 f J
_
.
il corrispondente luogo nullo in W.
1.3. MORFISMI 43
Esercizio 1.3.5. Dimostrare che
A = :
W
_
I
W
(A)
_
.
Pi` u in generale, dato un ideale J O(W) si denisca

J =:
1
(J) K[X
1
, . . . , X
n
],
allora

J I(W) e J =

J/I(W).
Esercizio 1.3.6. Dimostrare che :
W
(J) = :
_

J
_
.
Esempio 1.3.1. Un morsmo suriettivo `e dominante, ma in generale non
vale il viceversa. Ad esempio, sia f : A
2
A
2
dato da f(x, y) = (x, xy).
Allora f (A
2
) = A
2
(0, y) : y ,= 0. Evidentemente, se F K[X, Y ] e
F(X, Y ) = 0 ogniqualvolta X ,= 0 allora F = 0. Quindi, I
f(A
2
)
= (0) e
pertanto f (A
2
) = A
2
.
Proposizione 1.3.2. Sia f : V W un morsmo di chiusi ani. Allora
le seguenti propriet`a sono equivalenti:
1. f `e dominante;
2. f

`e iniettivo.
Prima di passare alla dimostrazione, osserviamo che
ker (f

) =
_
F O(W) : F f = 0
_
=
_
F O(W) : F
_
f(P)
_
= 0 P V
_
=
_
F O(W) : F(Q) = 0 Q f(V )
_
= I
f(V )
.
Dim. Se f `e dominante, allora I
f(V )
= I
f(V )
= I
W
= (0). Quindi
ker(f

) = (0) e pertanto f `e iniettiva. Viceversa, supponiamo che f

sia
iniettiva, sicch`e ker(f

) = (0). Allora I
f(V )
= (0) e quindi f(V ) = :(0) = W,
ossia f `e dominante.
C.V.D.
Esempio 1.3.2. Nel caso dellesempio 1.3.1, f

_
F(X, Y )
_
= F(X, XY ).
Se F non contiene Y , si ha f

(F) = F. Altrimenti, se grado


Y
(F) > 0 `e il
massimo grado di Y in F, chiaramente grado
Y
(F) = grado
Y
(f

(F)). Quindi,
f

(F) ,= 0. Quindi, f

(F) ,= 0 se F ,= 0, ossia ker(f

) = (0).
44 CAPITOLO 1. VARIET
`
A AFFINI
Esempio 1.3.3. Sia f : A
2
A
2
data da (x, y) (x
2
y
2
, x
3
y
3
). Limma-
gine di f `e contenuta nel luogo x
3
= y
2
, quindi f non `e dominante. Si ha
f

(X
3
Y
2
) = X
6
Y
6
X
6
Y
6
= 0, quindi ker(f

) ,= (0).
Esempio 1.3.4. Sia C A
2
liperbole XY = 1. La proiezione : C
A
1
sulla prima componente, (x, y) x, `e dominante, ma non suriettiva -
limmagine `e A
1
0. Il morsmo

: K[X] = O(A
1
) K[X, X
1
] =
O(C) porta F(X) K[X] in F(X) K[X, X
1
], ossia realizza K[X] come
sottoanello di K[X, X
1
].
Esempio 1.3.5. Siano V A
k
, W A
l
chiusi ani e sia
1
: V W V
la proiezione sulla prima componente. Allora
1
`e un morsmo, dato che `e
indotta per restrizione dalla proiezione sulla prima componente
1
: A
k+l

=
A
k
A
l
A
k
; `e evidente che
1
`e suriettivo. Abbiamo chiaramente

_
f
_
=
f, per ogni f O(V ), ove O(V ) `e visto in modo naturale come sottoanello
di O(V W). Pi` u esplicitamente, per ogni f O(V ) abbiamo

(f) = f 1 O(V W)

= O(V )
K
O(W).
1.3.3 Isomorsmi
Denizione 1.3.4. Un isomorsmo di chiusi ani V e W `e una funzione
f : V W soddisfacente le seguenti condizioni:
f `e un morsmo;
f `e biunivoca;
la funzione inversa f
1
: W V `e un morsmo.
Proposizione 1.3.3. Sia f : V W un morsmo di chiusi ani. Le
seguenti condizioni sono equivalenti:
1. f `e un isomorsmo;
2. f

`e un isomorsmo di K-algebre.
Dim. Supponiamo che f sia un isomorsmo, quindi (f
1
) f = id
V
,
f (f
1
) = id
W
. Allora
f

_
f
1
_

=
__
f
1
_
f
_

= id

V
= id
O(V )
e
_
f
1
_

=
_
f
_
f
1
__

= id

W
= id
O(W)
,
1.3. MORFISMI 45
sicch`e f

`e un isomorsmo di K-algebre, e
_
f
1
_

= (f

)
1
.
Viceversa, se f

`e un isomorsmo di K-algebre, sia g = (f

)
1
. Sia
h : W V lunico morsmo di chiusi ani tale che g = h

. Vogliamo
dimostrare che h = f
1
.
Se V `e chiuso in A
n
, siano x
1
, . . . , x
n
O(V ) le restrizioni a V delle
funzioni coordinate X
1
, . . . , X
n
su A
n
. Quindi, per ogni P A
n
si ha
P =
_
X
1
(P), . . . , X
n
(P)
_
=
_
x
1
(P), . . . , x
n
(P)
_
.
Dato che f

g = id
O(V )
per ogni j = 1, . . . , n si ha x
j
= f

g(x
j
), sicch`e
per ogni P V concludiamo
x
j
(P) =
_
f

g(x
j
)
_
(P)
=
_
(f

)(x
j
)
_
(P)
=
_
(h f)

(x
j
)
_
(P)
= x
j
(h f)(P)
= x
j
_
h
_
f(P)
_
_
.
Quindi, dal momento che h
_
f(P)
_
e P hanno le stesse coordinate, essi sono
lo stesso punto di A
n
: h
_
f(P)
_
= P. Questo vale per ogni P V , quindi
h f = id
V
.
Allo stesso modo, si ha f h = id
W
, quindi h = f
1
.
C.V.D.
Denizione 1.3.5. Due chiusi ani V A
k
e W A
l
si dicono isomor se
esiste un isomorsmo f : V W.
Corollario 1.3.2. Due chiusi ani V W sono isomor se e solo se esiste
un isomorsmo di K-algebre O(V )

= O(W).
Esempio 1.3.6. Sia C A
2
liperbole XY = 1. Se x, y O(C) sono le
funzioni indotte da X e Y per restrizione, allora xy = 1 in O(C); quindi
O(C) contiene elementi invertibili non constanti (cio`e non in K). Quindi
O(C) K[X] come K-algebre, pertanto C A
1
come chiusi ani.
Esempio 1.3.7. Consideriamo per k = 0, 1, 2, . . . il chiuso ane C : Y
X
k
= 0. Abbiamo i morsmi
: C A
1
, (x, y) x,
46 CAPITOLO 1. VARIET
`
A AFFINI
: A
1
C, x
_
x, x
k
_
;
chiaramente =
1
, onde C

= A
1
.
A livello di K-algebre, O(C) = K[X, Y ]/
_
Y X
k
_
, e lisomorsmo indot-
to

: K[X]

= O(C) `e P(X) [P(X)] K[X, Y ]/
_
Y X
k
_
, ove K[X] `e
visto in modo naturale come sottoanello di K[X, Y ]. Nella direzione opposta,
lisomorsmo inverso

: O(C)

= K[X] `e
_
P(X, Y )

P
_
X, X
k
_
. Si noti
che tale morsmo `e ben posto perch`e P `e denito a meno di un polinomio
multiplo di Y X
k
.
Esempio 1.3.8. La curva algebrica piana C =: : (X
2
Y
3
) non `e isomorfa
ad A
1
. Per assurdo, sia infatti dato un isomorsmo f : A
1
C; componendo
con un opportuna traslazione in A
1
, possiamo supporre f(0) = (0, 0). Ora
f

`e un isomorsmo di K-algebre O(C)

= K[T]; siano
P(T) =: f

(x), Q(T) =: f

(y) K[T],
ove x = X[
C
e y = Y [
C
. Dato che x
2
= y
3
, si ha P(T)
2
= Q(T)
3
, dal che
si deduce (esercizio) che P(T) = A(T)
3
, Q(T) = A(T)
2
, ove , K
soddisfano
2
=
3
e A K[T] `e un polinomio monico. Dato che f porta
origine in origine, deve essere
(T) = I
A
1
_
0
_
= f

_
I
C
_
(0, 0)
_
_
= f

_
(x, y)
_
=
_
P(T), Q(T)
_
.
Quindi, esistono F, G K[T] tali che
T = F(T) P(T) + G(T) Q(T)
= A(T)
3
F(T) + A(T)
2
G(T)
= A(T)
2
[A(T) F(T) + A(T) G(T)] .
Ne discende che A(T) = 1 e quindi che f `e costante, assurdo.
1.3.4 Inserzioni
Denizione 1.3.6. Un morsmo f : V W di chiusi ani si dice unin-
serzione di V in W, o semplicemente uninserzione, o anche un embedding,
se valgono le seguenti condizione:
1. f(V ) W `e un chiuso ane;
2. il morsmo indotto per restrizione del codominio, f

: V f(V ), `e un
isomorsmo di chiusi ani.
1.3. MORFISMI 47
Esempio 1.3.9. Sia W un chiuso ane e sia V W un chiuso ane in
esso contenuto. Allora linclusione : V W `e ovviamente uninserzione e

: O(W) O(V ) identica O(V ) con il quoziente O(W)/I, ove I O(W)


`e lideale radicale di V in W.
Proposizione 1.3.4. Sia f : V W un morsmo di chiusi ani. Le
seguenti condizioni sono equivalenti:
1. f `e un inserzione;
2. f

`e suriettiva (ossia, un epimorsmo di K-algebre).


Osservazione 1.3.3. La Proposizione 1.3.4 `e linterpetazione geometrica
della passaggio al quoziente in un morsmo di K-algebre: se : A B `e
un epimorsmo, il nucleo I =: ker(f) `e un ideale e induce per passaggio al
quoziente un isomorsmo : A = A/I B.
Dim. Supponiamo che f sia uninserzione. Sia V

=: f(V ) e sia : V


W linserzione inclusione di V

in W. Per ipotesi f = f

.
Se I =: I
W
(V

) O(W) `e lideale radicale di V

in W, allora

: O(W)
O(V

) `e la restrizione di funzioni, quindi un epimorsmo con nucleo I. Dato


che f = f

, si ha f

= (f

; poich`e

`e suriettiva e (f

un isomorsmo,
f

`e un epimorsmo con nucleo I.


Viceversa, sia f

un epimorsmo. Dato che O(V ) non ha elementi nil-


potenti, il nucleo I =: ker(f

) O(W) `e un ideale radicale. Pertanto,


V

=: :
W
(I) `e un chiuso ane contenuto in W e con anello delle funzio-
ni regolari O(V

)

= O(W)/I. Se : V

W `e linclusione, allora

`e la
proiezione O(W) O(W)/I.
Dato che per ogni F I = ker(f

) e ogni v V abbiamo
F
_
f(v)
_
= F f(v) = f

(F)(v) = 0,
si ha f(V ) V

. Restringendo il codominio, ricaviamo un morsmo f

: V
V

di chiusi ani, tale che f = f

. Allora evidentemente (f

= , ove
: O(V

) = O(W)/I O(V ) `e lisomorsmo indotto da f

per passaggio
al quoziente, cos` che f

`e un isomorsmo di chiusi ani. Per costruzione,


f

= (f

, quindi f `e uninserzione.
C.V.D.
Esempio 1.3.10. Se

f : A
1
A
2
`e data da

f(x) =
_
x, x
k
_
, si ha

f

_
F(X, Y )
_
=
F
_
X, X
k
_
; in particolare,

f

_
F(X)
_
= F(X), quindi

f

`e un epimorsmo
e pertanto

f `e uninserzione.
`
E evidente che limmagine di

f `e la parabola
48 CAPITOLO 1. VARIET
`
A AFFINI
generalizzata Y = X
k
; quindi

f induce un isomorsmo f : A
1
C e la
proiezione C A
1
sulla prima componente `e un morsmo inverso a f.
In particolare, ker
_

_
= I(C) =
_
Y X
k
_
. Verichiamolo direttamen-
te. Sia F(X, Y ) ker
_

_
, cos` che F
_
X, X
k
_
= 0. Intepretiamo F(X, Y )
come un elemento di K(X)[Y ], lanello dei polinomi in una variabile Y a
coecienti nel campo K(X). Lipotesi `e quindi che X
k
K(X) sia una ra-
dice di F(X, Y ), pertanto per il Teorema di Runi Y X
k
divide F(X, Y )
in K(X)[Y ]. In altre parole, vale una relazione della forma
F(X, Y ) =
_
Y X
k
_
_
l

i=0
A
i
(X)
B
i
(X)
Y
i
_
,
ove A
i
, B
i
K[X] e B
i
,= 0 per ogni i. Moltiplichiamo entrambi i membri
per B(X) =:

l
i=0
B
i
(X); ricaviamo
B(X) F(X, Y ) =
_
Y X
k
_
A(X, Y ),
ove ora tutti i fattori coinvolti sono in K[X, Y ]. Quindi, il polinomio irridu-
cibile Y X
k
divide il prodotto B(X) F(X, Y ); dato che non pu` o dividere
B(X) (che non contiene Y ), deve allora dividere F(X, Y ) (alternativamente,
avremo potuto invocare il Teorema degli Zeri).
Esempio 1.3.11. Sia g : A
1
A
2
data da g(t) = (t
2
, t
3
). Supponiamo
g(t) = g(u). Allora t
2
= u
2
e t
3
= u
3
= t
2
u implicano t
2
(t u) = 0. Se fosse
t ,= u per la legge di cancellazione in K avremmo t = 0 e quindi u
2
= 0 ossia
t = u = 0, assurdo. Ne segue che g `e iniettiva.
Inoltre limmagine di g `e il chiuso ane C A
2
denito dalla condizione
X
3
= Y
2
.
`
E chiaro infatti che (t
2
, t
3
) C per ogni t e che g(0) = 0. Se poi
(x, y) C 0 allora x ,= 0; allora si verica subito che (x, y) = g(y/x).
Tuttavia, g non `e uninserzione di chiusi ani. Per vederlo, si osservi che
per F(X, Y ) K[X, Y ] e f = [F] O(C) = K[X, Y ]/ (Y
2
X
3
) si ha
g

_
f
_
= F
_
T
2
, T
3
_
K[T].
Peranto limmagine di g

`e il sottoanello di K[T] dato dai polinomi con termi-


ne omogeneo di grado uno nullo (ossia la cui derivata si annulla nellorigine).
In particolare, T , g

_
O(C)
_
.
Esempio 1.3.12. Sia h : A
1
A
2
data da h(t) = (t
2
1, t (t
2
1)). Allora
h(1) = h(1) = 0; in particolare, h non `e uninserzione. Supponiamo poi
h(t) = h(u) con t ,= 1. Si ha u
2
1 = t
2
1 ,= 0, quindi t (t
2
1) =
u (u
2
1) = u (t
2
1) implica t = u. Pertanto, h `e iniettiva su A
1
1.
1.3. MORFISMI 49
Aermo che limmagine di h `e precisamente il luogo descritto dalequazio-
ne Y
2
(X
2
+ X
3
) = 0. Innanzitutto, `e facile vericare che per ogni t K
si ha h(t) C. Viceversa, se (x, y) C con x ,= 0 si verica subito che
(x, y) =

h(y/x). Ne segue che ker (h

) = I(C) = (Y
2
(X
2
+ X
3
)).
Quindi, il morsmo indotto h

: A
1
C `e suriettivo, pertanto dominante,
e (h

: O(C) = K[X, Y ]/I(C) K[X] `e iniettivo, ma non suriettivo:


altrimenti h

sarebbe un isomorsmo e h sarebbe uninserzione.


Precisamente, limmagine di (h

(che coincide ovviamente con limmagi-


ne di h

) consiste dei polinomi della forma P(X) = F (X


2
1, X (X
2
1)),
al variare di F(X, Y ) K[X, Y ]. Questi sono tutti e soli i polinomi della
forma
P(X) = c +
_
X
2
1
_
Q(X) (1.2)
con c costante e Q(X) K[X]. Infatti da una parte `e evidente che ogni
F (X
2
1, X (X
2
1)) pu`o scriversi in questo modo. Daltra parte, se
F(X, Y ) =

ij
f
ij
X
i
Y
j
,
allora
F
_
X
2
1, X
_
X
2
1
__
=

ij
f
ij
_
X
2
1
_
i+j
X
j
,
quindi limagine di h

contiene tutti i monomi della forma (X


2
1)
k
X
l
co
k l. Abbiamo tuttavia
X
2
_
X
2
1
_
=
_
X
2
1
_ _
X
2
1
_
+
_
X
2
1
_
h

_
K[X, Y ]
_
,
X
3
_
X
2
1
_
= X X
2
_
X
2
1
_
= X
_
X
2
1
_ _
X
2
1
_
+ X
_
X
2
1
_
= X
_
X
2
1
_
2
+ X
_
X
2
1
_
h

_
K[X, Y ]
_
;
pi` u in generale, per ogni k 2 si ha
X
k
_
X
2
1
_
= X
k2
X
2
_
X
2
1
_
= X
k2
_
X
2
1
_ _
X
2
1
_
+ X
k2
_
X
2
1
_
= X
k2
_
X
2
1
_
2
+ X
k2
_
X
2
1
_
,
dal che segue facilmente per induzione che limmagine di h

contiene tutti i
monomi divisibili per X
2
1.
Ora ogni polinomio come in (1.2) soddisfa evidentemente P(1) = P(1).
Viceversa, se P(1) = P(1) = c, allora P(X) c ha due radici in 1, sicch`e
`e divisibile per X
2
1. Quindi limmagine di h

consiste del sottoanello


A K[X] dei polinomi P(X) tali che P(1) = P(1).
50 CAPITOLO 1. VARIET
`
A AFFINI
Diamo unulteriore illustrazione della corrispondenza tra le propriet` a geo-
metriche dei morsmi di chiusi ani e le propriet`a algebriche dei corrispon-
denti morsmi di K-algebre.
Dato un morsmo di anelli h : A B e un ideale I B, il morsmo
indotto per passaggio al quoziente A/h
1
(I) B/I `e iniettivo, quindi rea-
lizza A/h
1
(I) come sottonanello di B/I. Se B/I non ha elementi nilpotenti,
nemmeno pu`o averne A/h
1
(I); quindi h
1
(I) `e un ideale radicale se tale `e
I. Applicando ci`o a f

: O(W) O(V ), ricaviamo che (f

)
1
_
I
V
(R)
_
`e un
ideale radicale di O(W), per ogni chiuso ane R V . Pi` u precisamente:
Proposizione 1.3.5. Siano V e W chiusi ani e f : V W un morsmo.
Siano R V un chiuso e I
V
(R) O(V ) il rispettivo ideale radicale. Allora
(f

)
1
_
I
V
(R)
_
O(V ) `e lideale radicale della chiusura
f(R) W.
Dim. Abbiamo
(f

)
1
_
I
V
(R)
_
=
_
g O(W) : f

(g) I
V
(R)
_
=
_
g O(W) : g f(r) = 0 r R
_
=
_
g O(W) : g(w) = 0 w f(R)
_
= I
W
_
f(R)
_
= I
W
_
f(R)
_
C.V.D.
Esercizio 1.3.7. Dimostrare che, in generale, f(R) non `e un chiuso di W.
Corollario 1.3.3. Siano V e W chiusi ani, R V e S W chiusi
ani in essi contenuti (ossia, sottoinsiemi Zariski-chiusi di V e W). Siano
I
V
(R) O(V ) e I
W
(S) O(W) i rispettivi ideali radicali. Sia f : V W
un morsmo di chiusi ani. Allora le seguenti propriet`a sono equivalenti:
1. f(R) S;
2. (f

)
1
_
I
V
(R)
_
I
W
(S).
3. I
V
(R) f

_
I
W
(S)
_
.
1.3. MORFISMI 51
Dim. Evidentemente 2. e 3. sono equivalenti. Daltra parte, dal momento
che S `e un chiuso ane si ha
f(R) S f(R) S
I
W
_
f(R)
_
I
W
(S)
(f

)
1
_
I
V
(R)
_
I
W
(S).
C.V.D.
Osservazione 1.3.4. Avremmo anche potuto ragionare direttamente:
I
V
(R) f

_
I
W
(S)
_
f

(h) I
V
(R) h I
W
(S)
f

(h)(r) = 0 r R, h I
W
(S)
h
_
f(r)
_
= 0 r R, h I
W
(S)
f(r) :
W
_
I
W
(S)
_
r R
f(r) S r R
f(R) S.
Prima di venire al prossimo enunciato, premettiamo unosservazione. Da-
to un morsmo h : A B di anelli, in generale limmagine h(I) B di un
ideale I A non `e un ideale di B (esempio, A = [X], I = (X), B = 1[X]
e h linclusione). La saturazione di I in B (mediante h) `e lideale h(I) B
generato da h(I), ossia linsieme di tutte le somme nite

i
h(a
i
) b
i
con
a
i
I e b
i
I. Se a
i

iI
`e un sistema di generatori di I in A da, allora
h(a
i
)
iI
`e un sistema di generatori di h(I) B in B.
Proposizione 1.3.6. Siano V e W chiusi ani, S W un chiuso di Zariski
di W con ideale radicale I
W
(S) O(W), f : V W un morsmo di chiusi
ani. Allora limmagine inversa f
1
(S) V `e un chiuso di Zariski, con
ideale radicale il radicale della saturazione in O(V ) di f

_
I
W
(S)
_
. In altre
parole,
I
V
_
f
1
(S)
_
=
_
f

_
I
W
(S)
_
O(V ).
Dim. Un morsmo di chiusi ani `e continuo (Osservazione 1.3.1). Per-
tanto, f
1
(S) `e Zariski-chiuso in V . Siano g
1
, . . . , g
k
O(W) generatori per
I
W
(S). Quindi, se w W allora w S se e solo se g
i
(w) = 0 per ogni
i; pertanto, se v V allora v f
1
(S) se e solo se f(v) S se e solo se
g
i
f(v) = 0 per ogni i se e solo se f

(g
i
)(v) = 0 per ogni i. Ne discende che
lideale
I =: (f

(g
1
), . . . , f

(g
k
)) O(V )
52 CAPITOLO 1. VARIET
`
A AFFINI
denisce S insiemisticamente, sicch`e
I
V
_
f
1
(S)
_
=

I.
Ma chiaramente I = f

_
I
W
(S)
_
O(V ).
C.V.D.
Esercizio 1.3.8. Riformulare la dimostrazione del Corollario 1.3.3 come
segue. Data la Proposizione 1.3.6, si ha
f(R) S R f
1
(S)
I
V
(R) I
V
_
f
1
(S)
_
I
V
(R)
_

_
I
W
(S)
_
O(V ).
Dimostrare che in eetti
I
V
(R)
_

_
I
W
(S)
_
O(V ) I
V
(R)
_
I
W
(S)
_
.
Osservazione 1.3.5. Dimostriamo direttamente lequivalenza di 2. e 1.
usando la corrispondenza biunivoca tra punti di un chiuso ane e ideali
massimali della K-algebra associata. Per v V e w W siano m
r
O(V ) e
n
w
O(W) i corrispondenti ideali massimali, cos` che
1
(m
v
) = n
f(v)
, per
ogni v V .
Per il Teorema degli Zeri, un ideale radicale di O(V ) o O(W) `e linterse-
zione degli ideali massimali che lo contengono; pertanto

1
_
I(R)
_
=
1
_

rR
m
r
_
=

rR

1
_
m
r
_
=

rR
n
f(r)
.
Pertanto,
f(R) S f(r) S, r R
n
f(r)
S, r R

rR
n
f(r)
S

1
_
I(R)
_
I(S).
1.4. FUNZIONI RAZIONALI 53
1.4 Funzioni razionali
Denizione 1.4.1. Sia V A
n
un chiuso ane irriducibile (cos` che la K-
algebra O(V ) `e un dominio di integrit` a). Denoteremo con K(V ) il campo
delle frazioni di O(V ) e lo chiameremo il campo delle funzioni razionali di
V . Gli elementi di K(V ) verranno detti funzioni razionali su V .
Osservazione 1.4.1. Essendo il campo delle frazioni di una K-algebra -
nitamente generata, K(V ) `e unestensione nitamente generata di K.
Esplicitamente, nelle ipotesi della Denizione siano X
1
, . . . , X
n
le coordinate
lineari su A
k
e poniamo x
i
=: X
i
[
V
. Allora ogni elemento di O(V ) ha la
forma G(x
1
, . . . , x
n
), con G K[X
1
, , . . . , X
n
]. Quindi K(X) `e linsieme dei
quozienti
F(x
1
, . . . , x
n
)
G(x
1
, . . . , x
n
)
con F, G K[X
1
, , . . . , X
n
] e G(x
1
, . . . , x
n
) ,= 0 in O(V ). In altri termini,
K(V ) = K(x
1
, . . . , x
n
). In particolare, K(V ) ha grado di trascendenza nito
su K, dato dal massimo numero di x
i
algebricamente indipendenti.
Osservazione 1.4.2. Segue immediatamente dalla denizione che il campo
delle funzioni razionali `e intrinseco rispetto alla relazione di isomorsmo:
ogni isomorsmo : V W induce un isomorsmi

: O(W) O(V ),
quindi un isomorsmo

: K(W) K(V ).
In altre parole, una funzione razionale su V `e una frazione h = f/g con
f, g O(V ) e g ,= 0. In generale, tale rappresentazione non `e unica, anche
una volta eliminati eventuali fattori comuni a f e g.
Esempio 1.4.1. Sia C = :(X
3
Y
2
) A
2
. Siano x, y O(C) le funzioni
indotte da X, Y K[X, Y ] e deniamo h =: x/y. Allora h = y/x
2
.
Esempio 1.4.2. Sia C A
2
il cerchio ane denito da X
2
+Y
2
= 1. Siano
x, y O(C) le funzioni indotte da X, Y K[X, Y ] e deniamo h =: (1y)/x.
Allora
h =
1 y
x
=
(1 y)x
x
2
=
(1 y)x
1 y
2
=
x
1 + y
.
Una funzione razionale non denisce, in generale, una funzione V K,
ma se h = f/g allora certamente h induce una ben denita funzione V K
sullaperto principale U
g
= P : g(P) ,= 0. In generale, tuttavia, pu` o
essere possibile scrivere h = f/g e h = f

/g

per diverse coppie di funzioni


f, g e f

, g

in O(V ), e pu` o capitare che U


g
U
g

contenga propriamente
sia U
g
che U
g

; dal momento che, per denizione di campo dei quozienti di


54 CAPITOLO 1. VARIET
`
A AFFINI
un dominio di integrit` a, f(P)/g(P) = f

(P)/g

(P) per ogni P U


g
U
g

,
risulta ben denita una funzione U
g
U
g

K. Quindi, h induce una ben


denita funzione Reg(h) K, ove Reg(h) V denota lunione di tutti
gli aperti ani principali U
g
, al variare delle possibili rappresentazioni di h
come frazione h = f/g, g ,= 0. Chiameremo Reg(h) il dominio di denizione,
o luogo regolare, di h. Chiameremo luogo singolare di h il complementare
Sing(h) =: V Reg(h).
Denizione 1.4.2. Siano V un chiuso ane irriducibile, p V e h K(V ).
Diremo che h `e regolare in P se P Reg(h), ossia se h = f/g con f, g O(V )
e g(P) ,= 0. Dato U V aperto, diremo che h K(V ) `e regolare su U se `e
regolare in ogni p U (ossia se U Reg(h)).
Esempio 1.4.3. Tornando allesempio 1.4.2, chiaramente
Reg(h) U
x
U
1+y
= U
1+y
=
_
(x, y) C : (x, 1 + y) ,= (0, 0)
_
.
Quindi, Sing(h) (U
x
)
c
(U
1+y
)
c
= (U
1+y
)
c
=
_
(0, 1)
_
. Si noti che al
momento non abbiamo eliminato la possibilit`a che Sing(h) = .
Esempio 1.4.4. Sia D A
2
la curva irriducibile denita dallequazione
X
3
Y
2
= 0. Siano x, y O(D) le funzioni indotte da X, Y K[X, Y ] e
deniamo g = y/x K(V ). Chiaramente, il luogo singolare di g `e contenuto
in (0, 0). Aermo che g , O(D), ossia che Sing(g) =
_
(0, 0).
Supponiamo per assurdo che g O(D), ossia che esista R(X, Y )
K[X, Y ] che si restringe a g su D. Quindi,
y
x
= R(x, y) y = x R(x, y),
per ogni (x, y) D con x ,= 0, quindi ovunque su D. Pertanto,
Y X R(X, Y ) I(D) =
_
X
3
Y
2
_
,
sicch`e esiste S(X, Y ) K[X, Y ] tale per cui
Y = X R(X, Y ) +
_
X
3
Y
2
_
S(X, Y ).
Ricaviamo
Y
_
1 + Y S(X, Y )

= X
_
R(X, Y ) + X
2
S(X, Y )

,
onde X divide 1 + Y S(X, Y ), assurdo.
Dato che poi
y
x
=
y
x

x
3
y
2
=
x
2
y
= x
x
y
,
concludiamo anche che x/y , O(D).
1.4. FUNZIONI RAZIONALI 55
Lemma 1.4.1. Sia V un chiuso ane irriducibile e sia r K(V ). Allora il
luogo
_
p Reg(r) : r(p) ,= 0
_
`e aperto in V .
Dim. Sia p Reg(r), r(p) ,= 0. Allora esistono h, g O(V ) tali che r =
f/g, g(p) ,= 0 (dato che p Reg(r)) e f(p) ,= 0 (dato che r(p) = h(p)/g(p) ,=
0). Chiaramente, il luogo in questione contiente allora lintersezione U
g

U
f
= U
fg
, un intorno aperto di p.
C.V.D.
Corollario 1.4.1. Nelle ipotesi precedenti, supponiamo che r(p) = 0 per ogni
p in un sottoinsieme aperto non vuoto A di Reg(r). Allora r = 0.
Dim. Se fosse r ,= 0, avremmo r = f/g con f, g O(V ) entrambi ,= 0.
Quindi, il luogo in Reg(r) ove r ,= 0 conterrebbe laperto non vuoto U
fg
.
Tale aperto `e denso in V dato che V `e irriducibile, tuttavia per lipotesi
U
fg
A = , assurdo.
C.V.D.
Corollario 1.4.2. Nelle ipotesi precedenti, supponiamo che r
1
, r
2
K(V )
e che r
1
(p) = r
2
(p) per ogni p in un sottoinsieme aperto non vuoto A di
Reg(r
1
) Reg(r
2
). Allora r
1
= r
2
.
Una funzione razionale ovunque regolare `e una funzione regolare:
Teorema 1.4.1. Sia V un chiuso ane irriducibile. Sia r K(V ) tale che
Reg(r) = V . Allora r O(V ).
Dim. Per ipotesi, per ogni v V esistono f
v
, g
v
O(V ) tali che r = f
v
/g
v
e g
v
(v) ,= 0. Sia U
g
v
V laperto ane principale ove g
v
,= 0; quindi v U
g
v
e U
g
v

vV
`e un ricoprimento aperto di V . Per la quasi-compattezza di V ,
esistono allora v
1
, . . . , v
k
V tali che
V = U
g
v
1
U
g
v
k
.
Perci` o g
v
1
, . . . , g
v
k
O(V ) non hanno zeri comuni in V ; per il Teorema degli
Zeri generalizzato,
_
g
v
1
, . . . , g
v
k
_
= O(V ).
Esistono cos` h
v
1
, . . . , h
v
k
O(V ) tali che
1 = h
v
1
g
v
1
+ + h
v
k
g
v
k
.
56 CAPITOLO 1. VARIET
`
A AFFINI
Dato che V `e irriducibile, lintersezione

U =: U
g
v
1
U
g
v
k
`e un sottoinsieme aperto denso di V .
Per ogni p

U, abbiamo r(p) = f
v
i
(p)/g
v
i
(p) per ogni i, sicch`e
r(p) = 1 r(p)
=
_
k

i=1
h
v
i
(p) g
v
i
(p)
_
r(p)
=
k

i=1
h
v
i
(p) g
v
i
(p)
f
v
i
(p)
g
v
i
(p)
=
k

i=1
h
v
i
(p) f
v
i
(p).
Quindi, r =

k
i=1
h
v
i
f
v
i
sullaperto non vuoto

U, onde
r =
k

i=1
h
v
i
f
v
i
O(V ).
C.V.D.
Denizione 1.4.3. Nelle ipotesi precedenti, se U V `e aperto O(U)
K(V ) `e il sottoanello delle funzioni razionali regolari su U.
Dato il Teorema 1.4.1, la Denizione `e coerente con quella usata in
precedenza nel caso U = V .
Siano U

U aperti non vuoti di V . Allora una funzione regolare su U `e


ovviamente anche regolare su U

, sicch`e O(U) O(U

).
Corollario 1.4.3. Sia U V un aperto e sia r K(V ) tale che U Reg(r).
Allora la mappa indotta r
U
: U K `e continua.
Dim. Applicando il Lemma 1.4.1 a r, concludiamo che per ogni K
il luogo in U ove r ,= `e aperto. Dato che ogni aperto di Zariski di K `e il
complementare di un sottoinsieme nito, concludiamo che limmagine inversa
di un aperto di K mediante r
U
`e unintersezione nita di aperti, quindi un
aperto.
C.V.D.
Pi` u in generale, possiamo caratterizzare gli anelli delle funzioni regolari
sugli aperti ani principali. Se V `e un chiuso ane e s O(V ), s ,= 0, allora
1.4. FUNZIONI RAZIONALI 57
s
k
,= 0 per ogni intero k 0. Pertanto, la collezione M
s
=:
_
s
k
_
k0
delle
potenze di s forma un sistema moltiplicativo; possiamo quindi considerare il
modulo delle frazioni O(V )
s
K(V ) di O(V ) rispetto a M
s
. Esplicitamente,
O(V )
s
=
_
f
s
r
: f O(V ), r 0
_
.
Teorema 1.4.2. Sia V un chiuso ane e sia s O(V ), s ,= 0. Sia U
s
=
P V : s(P) ,= 0. Allora O(U
s
) = O(V )
s
.
Dim. Chiaramente, ogni elemento di O(V )
s
`e regolare in U
s
, dato che
s(p) ,= 0 per ogni p U
s
; quindi, O(V )
s
O(U
s
).
Viceversa, se r O(U
s
) per ogni v U
s
esistono f
v
, g
v
O(V ) tali che
r = f
v
/g
v
e g
v
(v) ,= 0. Per v V sia U
g
v
V laperto ane principale ove
g
v
,= 0; quindi
U
s

_
pU
s
U
g
v
.
Per la quasi-compattezza di U
s
, esistono v
1
, . . . , v
k
U
s
tali che
U
s

k
_
i=1
U
g
v
i
.
Passando ai complementari,
:(s)
k

i=1
:(g
v
i
) = :(g
v
1
, . . . , g
v
k
).
Per il Teorema degli Zeri generalizzato, si ha
s
l
(g
v
1
, . . . , g
v
k
)
per qualche intero positivo l. Pertanto esistono h
v
1
, . . . , h
v
k
O(V ) tali che
s
l
= h
v
1
g
v
1
+ + h
v
k
g
v
k
.
Dato che V `e irriducibile, lintersezione

U =: U
s
U
g
v
1
U
g
v
k
`e un aperto denso di V , contenuto in Reg(r).
58 CAPITOLO 1. VARIET
`
A AFFINI
Per ogni p

U, abbiamo r(p) = f
v
i
(p)/g
v
i
(p) per ogni i, sicch`e
s(p)
l
r(p) =
_
k

i=1
h
v
i
(p) g
v
i
(p)
_
r(p)
=
k

i=1
h
v
i
(p) g
v
i
(p)
f
v
i
(p)
g
v
i
(p)
=
k

i=1
h
v
i
(p) f
v
i
(p).
Quindi, r =
_

k
i=1
h
v
i
f
v
i
_
/s
l
su

U, quindi su V . Cos`
r =
1
s
l
k

i=1
h
v
i
f
v
i
O(V )
s
.
C.V.D.
Esempio 1.4.5. Per il Teorema,
O
_
A
1
0
_
= O
_
U
T
_

= K
_
T, T
1

.
Il caso di A
2
0 `e ben diverso; per inciso, A
2
0 non `e un aperto
ane principale di A
2
.
Precisamente, dal momento che K[X, Y ] `e un dominio a fattorizzazione
unica, ogni R K(A
2
) = K(X, Y ) non nulla si pu` o scrivere in modo unico
a meno di fattori scalari ,= 0 nella forma R(X, Y ) = P(X, Y )/Q(X, Y ), ove
P, Q K[X, Y ] sono primi tra loro (esercizio). Quindi,
Reg(R) = U
Q
= Q ,= 0 Sing(R) = :(Q).
Quindi Sing(R) = :(Q) contiene inniti punti se Q non `e costante, ossia se
R non `e regolare. In particolare, non esiste R K(X, Y ) regolare su A
2
0
ma non su A
2
: una funzione regolare su A
2
0 `e regolare su A
2
. Cos`,
linclusione
res
A
2
,A
2
\{0}
: O
_
A
2
_
O
_
A
2
0
_
`e un isomorsmo.
Un morsmo f : V W di chiusi ani `e associato in modo funtoriale a
un morsmo di K-algebre f

: O(W) O(V ). Esiste un analogo per i campi


delle funzioni razionali? In generale, un morsmo di chiusi ani irriducibili
f : V W non induce un morsmo di campi di funzioni razionali: se
1.4. FUNZIONI RAZIONALI 59
f(V ) Z, ove Z W `e un chiuso di Zariski, allora f

(g) = 0 per ogni


g I(Z), cos` non esiste f

(1/g).
Possiamo tuttavia estendere f

a un morsmo di K-algebre da un oppor-


tuna sottoalgebra, massimale rispetto a tale propriet`a, di K(W) verso K(V ).
Algebricamente, sia : A B un morsmo di domini di integrit` a. Quindi
I =: ker() A `e un ideale primo, dato che il quoziente A/I `e isomorfo a
un sottoanello di B. Sia S(I) = I
c
; quindi a, a

S(I) aa

S(I), ossia
S(I) `e un sistema moltiplicativo in A. Ne discende che
A
S(I)
=:
_
a
a

: a

, I
_
`e un sottonanello del campo delle frazioni di A, Frac(A). Il morsmo si
estende a un morsmo
: A
S(I)
Frac(B)
denito ponendo (a/a

) = (a)/(a

).
Nel caso A = O(W), B = O(V ), = f

abbiamo I = ker
_
f(V )
_
=
ker
_
f(V )
_
e f

si estende alla sottoalgebra di K(W) data dalle funzioni


razionali g/g

con g

non identicamente nulla su f(V ).


In particolare, un morsmo di domini di integrit`a : A B si estende
a un morsmo dei corrispondenti campi di frazioni se e soltanto se esso `e
iniettivo (nel caso I = (0), S(I) = A 0 e quindi A
S(I)
= Frac(A)). La
condizione da imporre su f anch`e f

si estenda a un morsmo di campi


K(W) K(V ) `e allora che f

sia iniettiva, ossia che f sia dominante.


Esercizio 1.4.1. Siano V, W, U chiusi ani e siano f : V W e g : W U
morsmi dominanti; allora g f `e dominante e (g f)

= f

: K(U)
K(V ).
Esempio 1.4.6. Nella situazione dellesempio 1.4.4, avremmo potuto argo-
mentare come segue. Sia g : A
1
D il morsmo suriettivo, quindi domi-
nante, g(t) =: (t
2
, t
3
). Chiaramente, g

(y/x) = T O(A
1
), quindi se fosse
y/x O(D) il morsmo di K-algebre g

: O(D) K[T] = O(A


1
) sarebbe
suriettivo (dimostrare). Ma ci`o `e assurdo (Esempio 1.3.11).
Esempio 1.4.7. Consideriamo la curva ane irriducibile
C =: :
_
Y
2
(X
2
+ X
3
)
_
A
2
.
Siano x, y O(C) le funzioni regolari indotte da X, Y K[X, Y ]. Deniamo
r = y/x K(C). Aermo che r , O(C), ossia che Sing(r) ,= . Ovviamente
allora Sing(r) = (0, 0).
60 CAPITOLO 1. VARIET
`
A AFFINI
Supponiamo infatti per assurdo che sia r O(C). Ci`o signica che esiste
R(X, Y ) K[X, Y ] che induce r per restrizione, ossia tale che
R(x
p
, y
p
) =
y
p
x
p
per ogni p = (x
p
, y
p
) C con x
p
,= 0. Pertanto, x
p
R(x
p
, y
p
) = y
p
per
ogni p C con x
p
,= 0, sicch`e la funzione regolare x R(x, y) y O(C) si
annulla sullaperto non vuoto di C ove x ,= 0; per lirriducbilit` a tale aper-
to `e denso in C e quindi x R(x, y) y = 0 in O(C). Dato che O(C) =
K[X, Y ]/ (Y
2
(X
2
+ X
3
)), ci` o signica che esiste Q(X, Y ) K[X, Y ] tale
che
X R(X, Y ) = Y +
_
Y
2
(X
2
+ X
3
)
_
Q(X, Y ),
sicch`e
X
_
R(X, Y ) +
_
X + X
2
_
Q(X, Y )
_
= Y
_
1 + Y Q(X, Y )
_
.
Dato che K[X, Y ] `e un dominio a fattorizzazione unica e X e Y sono re-
lativamente primi, ci` o implica che X divide il polinomio 1 + Y Q(X, Y ),
assurdo.
Alternativamente, avremmo potuto usare la discussione dellesempio 1.3.12.
Se infatti r fosse regolare, la funzione T = h

(r) apparterrebbe allimmagine


h

_
O(C)
_
K[T], assurdo.
Ogni funzione razionale su V `e indotta da una funzione razionale su A
n
.
Se infatti f = [F], g = [G] O(V ) = K[X]/I(V ) allora
H = F/G K(A
n
) = K(X)
denisce una funzione U
G
K, che si restringe alla funzione U
g
= U
G
V
K indotta da h.
`
E evidente che Reg(h) = Reg(H) V e che la funzione
Reg(h) K indotta da h `e la restrizione della funzione Reg(H) K indotta
da H.
Questa descrizione estrinseca pu`o essere precisata come segue: linsieme
delle funzioni razionali sul chiuso ane irriducibile V A
n
`e il campo re-
siduo di unopportuno anello locale. Innanzitutto, dal momento che V `e
irriducibile, lideale radicale I(V ) K[X] `e primo, quindi se S(V ) =: I(V )
c
allora
G(X), G

(X) S(V ) G(X) G

(X) S(V ).
In altre parole, linsieme S(V ) dei polinomi in X = (X
1
, . . . , X
n
) che non
si annullano identicamente su V `e un sistema moltiplicativo. Pertanto, pos-
siamo costruire il corrispondente anello di frazioni, ossia il sottoanello di
1.4. FUNZIONI RAZIONALI 61
K(X) dato dalle frazioni F/G con G , I(V ). Questo `e la localizzazio-
ne K[X]
V
=: K[X]
S(V )
, e risulta un anello locale Noetheriano, con ideale
massimale la saturazione di I(V ):
m
V
=: I(V ) K[X]
S(V )
.
In altre parole, m
V
consiste di tutte le frazioni F/G con F I(V ) e G , I(V ).
Si noti che K[X]
V
K(X) `e il sottoanello delle funzioni razionali il cui
dominio di denizione interseca V , e che quindi inducono per restrizione una
funzione razionale su V . Lideale massimale m
V
consiste di quelle funzioni
razionali in K[X]
V
che inducono la funzione razionale nulla su V .
Denizione 1.4.4. Il campo residuo di un anello locale (A, m) `e il quoziente
/(A) =: A/m.
Quindi il campo residuo di K[X]
V
`e il quoziente /
_
K[X]
V
_
= K[X]
V
/m
V
.
Proposizione 1.4.1. Esiste un isomorsmo naturale di campi
K[X]
V
/m
V

= K(V ).
Dim. In eetti, esiste chiaramente un morsmo di anelli suriettivo
K[X]
V
K(V ), F/G [F]/[G],
ed `e evidente che il nucleo `e proprio m
V
.
C.V.D.
Riassumento, possiamo costruire il campo delle funzioni razionali K(V )
del chiuso ane V A
n
nei due seguenti modi:
A1 Consideriamo lideale primo I(V ) K[X
1
, . . . , X
n
];
A2 Costruiamo la K-algebra O(V ) = K[X
1
, . . . , X
n
]/I(V );
A3 K(V ) =: Frac
_
O(V )
_
.
Se partiamo da A2, tale costruzione `e intrinseca, ossia dipende solo dalla
classe di isomorsmo di V .
B1 Consideriamo il sistema moltiplicativo S(V ) = S
_
I(V )
_
K[X
1
, . . . , X
n
]
dato dai polinomi che non si annullano identicamente su V ;
B2 Costruiamo la localizzazione K[X
1
, . . . , X
n
]
V
=: K[X
1
, . . . , X
n
]
S(V )
di
K[X
1
, . . . , X
n
] in S(V ), ossia il sottonanello di K(X
1
, . . . , X
n
) dato dal-
le frazioni F/G con G S(V ) (cio`e si invertono solo i polinomi non
identicamente nulli su V ).
62 CAPITOLO 1. VARIET
`
A AFFINI
B3 Constatatiamo che K[X
1
, . . . , X
n
]
V
`e un anello locale, con ideale massi-
male
m
V
=
_
F
G
: F I(V ), G , I(V )
_
.
B4 Costruiamone il campo residuo,
K(V ) =: K[X
1
, . . . , X
n
]
V
/m
V
.
1.4.1 Mappe razionali tra chiusi ani
In generale, una funzione razionale r K(V ) sul chiuso ane irriducibile
V non `e ovunque denita; tuttavia, essa induce una ben denita funzione
a valori in K sullaperto non vuoto Reg(f) V . Si denota una funzione
razionale su V con r : V > K.
Possiamo denire funzioni razionali a valori in qualsiasi chiuso ane, ma
ancora non si tratta di funzioni propriamente dette. Pi` u precisamente:
Denizione 1.4.5. Sia V A
k
un chiuso ane irriducibile. Una mappa
razionale f : V > A
l
`e una l-upla ordinata f = (r
1
, . . . , r
l
) con r
i
K(V ).
Se f = (r
1
, . . . , r
l
) : V > A
l
`e una mappa razionale, Reg(f) =:

l
i=1
Reg(r
i
) `e un aperto denso di V , in quanto intersezione nita di tali; f
induce una ben denita funzione f : Reg(f) A
l
.
Denizione 1.4.6. Siano V A
k
e W A
l
chiusi ani con V irriducibile.
Una mappa razionale f : V > W `e una mappa razionale f : V > A
l
tale che f(v) W per ogni v Reg(f).
Esercizio 1.4.2. Siano f : V > W funzioni razionali con V irriducibile.
Supponiamo f(p) = g(p) per ogni p in un aperto non vuoto di Reg(f)
Reg(g). Dimostrare che allora f = g.
Lo spazio delle funzioni razionali V > W `e un chiuso ane nello
spazio ane A
l
K(V )
(K(V ) non `e, in generale, algebricamente chiuso, ma la
nozione di chiuso ane ha comunque senso). Dato che K(V ) `e unestensione
di K, un polinomio a coecienti in K `e anche un polinomio a coecienti
in K(V ) (K[X
1
, . . . , X
l
] `e un sottoanello di K(V )[X
1
, . . . , X
l
]). Sia I(W)
K[X
1
, . . . , X
l
] lideale radicale di W in A
l
e sia

I(W) =: I(W) K(V )[X


1
, . . . , X
l
]
la sua saturazione in K(V )[X
1
, . . . , X
l
]. Se I(W) `e generato da F
1
, . . . , F
n

K[X
1
, . . . , X
l
], allora

I(W) `e generato da F
1
, . . . , F
n
in K(V )[X
1
, . . . , X
l
].
Una mappa razionale f = (r
1
, . . . , r
l
) : V > A
l
`e un elemento dello
spazio ane A
l
K(V )
.
1.4. FUNZIONI RAZIONALI 63
Proposizione 1.4.2. Sia f = (r
1
, . . . , r
l
) : V > A
l
una mappa razionale,
e sia W A
l
un chiuso ane con ideale radicale I(W). Allora le seguenti
aermazioni sono equivalenti:
1. f : V > W `e una mappa razionale in W;
2. f :
_

I(W)
_
.
Dim. f `e una mappa razionale V > W se e solo se f(v) W per
ogni v Reg(f), ossia se e solo se F
i
_
f(v)
_
= 0 per ogni i = 1, . . . , n e
v Reg(V ). Ora,
F
i
_
f(v)
_
= 0 i, v Reg(f) F
i
_
r
1
(v), . . . , r
l
(v)
_
= 0 i, v Reg(f)
F
i
_
r
1
, . . . , r
l
_
(v) = 0, i, v Reg(f)
F
i
_
r
1
, . . . , r
l
_
= 0 i
(r
1
, . . . , r
l
) :
_

I(W)
_
.
C.V.D.
Denizione 1.4.7. Sia f = (r
1
, . . . , r
l
) : V > W una mappa razionale;
diremo immagine di f il luogo f
_
Reg(f)
_
W. Diremo che f `e dominante
se la sua immagine `e densa in W, ossia f
_
Reg(f)
_
= W.
Quando non `e un morsmo, f non induce un morsmo O(W) O(V ).
Per esempio, se V = W = A
1
e f(X) = 1/X, f

(X) = 1/X , O(A


1
). Tutta-
via f denisce un morsmo f

: O(W) K(V ), iniettivo se f `e dominante.


Solo in questo caso, f

si estende a un morsmo di campi f

: K(W) K(V ).
Pi` u precisamente, siano V A
k
e W A
l
chiusi ani irriducibili e sia
data f : V > W. Se W `e chiuso in A
l
, abbiamo f = (r
1
, . . . , r
l
), per
certe r
i
K(V ). Quindi Reg(f) =

l
i=1
Reg(r
i
) e f induce una ben denita
funzione f : Reg(f) W.
Sia h O(W) e sia H K[Y
1
, . . . , Y
l
] tale che h = H[
W
, ossia h =
H(y
1
, . . . , y
l
), ove y
i
=: Y
i
[
W
. Allora la funzione composta hf : Reg(f) K
`e
h f(v) = H
_
y
1
_
f(v)
_
, . . . , y
l
_
f(v)
_
_
= H(r
1
, . . . , r
l
)(v) (v V ).
Ora H(r
1
, . . . , r
l
) O
_
Reg(f)
_
K(V ).
Riaulta quindi ben denito un morsmo
f

: O(W) K(V ), h = H(y


1
, . . . , y
l
) H(r
1
, . . . , r
l
).
64 CAPITOLO 1. VARIET
`
A AFFINI
Esercizio 1.4.3. Dimostrare che f

`e eettivamente ben denito, ossia in-


dipendente dalla rappresentazione di h come restrizione di un polinomio H
(si ricordi che (r
1
, . . . , r
l
) :
_

I(W)
_
).
Abbiamo il seguente analogo del Teorema 1.3.4:
Teorema 1.4.3. Siano V e W chiusi ani irriducibili. Esiste una corri-
spondenza biunivoca naturale f f

tra le mappe razionali V > W e i


morsmi di K-algebre O(W) K(V ).
Dim. Supponiamo che W sia un chiuso ane in A
l
. Se X
i
sono le
coordinate lineari su A
l
, sia x
i
=: X
i
[
W
, cos` che gli x
i
sono generatori della
K-algebra O(W).
Se f = (r
1
, . . . , r
l
) : V > W, abbiamo gi` a visto che f induce un
morsmo di K-algebre O(W) K(V ). In eetti, h O(W) `e indotta da
un polinomio H(X
1
, . . . , X
l
) K[X
1
, . . . , X
l
], si ha H
_
r
1
, . . . , r
l
_
K(V );
inoltre, H
_
r
1
, . . . , r
l
_
= 0 per ogni H I(W)

I(W). Quindi `e ben denito
per passaggio al quoziente un morsmo f

: O(W) K(V ).
Viceversa, dato : O(W) K(V ), sia r
i
= (x
i
), i = 1, . . . , l; allora
f =: (r
1
, . . . , r
l
) : V > A
l
`e una mappa razionale. Se F I(W), allora
F(x
1
, . . . , x
l
) = 0 e pertanto F(r
1
, . . . , r
l
) = 0, dato che `e un morsmo di
K-algebre. Quindi, f : V > W per restrizione del codominio. Dato
che f

(x
i
) = r
i
= (x
i
), f

= .
C.V.D.
Esercizio 1.4.4. Completare i dettagli della dimostrazione.
Esercizio 1.4.5. Qual`e (se esiste) la pi` u grande sottoalgebra S K(W)
tale che f

si estende a un morsmo S K(V )?


Se f `e dominante, f

: O(W) K(V ) `e un monomorsmo (eserci-


zio), quindi si estende a un morsmo di campi f

: K(W) K(V ) su
K. Esplicitamente, se s = a/b K(W), ove a, b O(V ) e b ,= 0, allora
f

(s) = f

(a)/f

(b).
Abbiamo:
Teorema 1.4.4. Siano V e W chiusi ani irriducibili. Esiste una cor-
rispondenza biunivoca naturale f f

tra le mappe V > W razio-


nali dominanti, i monomorsmi O(W) K(V ) di K-algebre e i morsmi
K(W) K(V ) di estensioni di K.
Dim. Esercizio.
1.4. FUNZIONI RAZIONALI 65
Denizione 1.4.8. Se : V > W `e una mappa razionale e S W,
limagine inversa di S mediante `e linsieme dei punti del luogo regolare che
si mappano in S mediante :

1
(S) =: v Reg() : (v) S .
Proposizione 1.4.3. Sia : V > W una mappa razionale dominante di
chiusi ani irriducibili e sia

: K(W) K(V ) il corrispondente morsmo


di campi di funzioni razionali. Allora per ogni s K(W) si ha
Reg (

(s))
1
_
Reg(s)
_
.
Dim. Sia s = f/g, ove f, g O(W) e g ,= 0. Supponiamo W A
l
e
f = F[
W
, g = G[
W
, con F, G K[X
1
, . . . , X
l
]. Se = (
1
, . . . ,
l
), allora

(s) = F(
1
, . . . ,
l
)/G(
1
, . . . ,
l
)
`e regolare ove sono regolari le
i
e G(
1
, . . . ,
l
) ,= 0.
C.V.D.
Esempio 1.4.8. In generale, linclusione pu`o essere stretta; per esempio, se
f : A
1
A
1
`e data da f(X) = 1/X e s(X) = 1/X, allora f

(s) = X.
Esempio 1.4.9. Consideriamo la mappa razionale f : A
1
> A
2
data da
f(X) =:
_
X
2
1
X
2
+ 1
,
2X
X
2
+ 1
_
.
Si verica subito che per ogni t A
1
tale che t
2
+ 1 ,= 0 si ha f(t) C,
ove C `e il cerchio X
2
+ Y
2
1 = 0. Quindi, col solito abuso di linguaggio,
f : A
1
> C. Cos` intesa, tale mappa razionale `e dominante: infatti, se
(x, y) C, x ,= 1, allora (x, y) = g
_
y/(x 1)
_
.
Sia h K(C) la funzione razionale denita da h = (1 y)/x = x/(1 +y);
abbiamo visto che il luogo singolare di h `e contenuto in (0, 1). Dal
momento che h(1) = (0, 1), se tale luogo fosse vuoto, ossia se h fosse una
funzione regolare su C, f

(h) sarebbe regolare in 1. Abbiamo ora


f

(h)(X) =
X + 1
X 1
.
Si noti che tale rappresentazione `e essenzialmente unica, dato che K[X]
`e un dominio a fattorizzazione unica. Quindi, 1 Sing (f

(h)), dal che


concludiamo che
Sing(h) = (0, 1).
66 CAPITOLO 1. VARIET
`
A AFFINI
Il tirato-indietro (pull-back) di una funzione razionale mediante una map-
pa razionale dominante si generalizza chiaramente alla composizione di fun-
zioni razionali. Precisamente, se f : V > W e g : W > T sono mappe
razionali di chiusi ani irriducibili, di cui f dominante; allora `e denita la
composizione g f : V > T. Precisamente, se T A
a
e g = (s
1
, . . . , s
a
),
s
i
K(V ), allora
g f =: (s
1
f, , s
a
f) = (f

(s
1
), . . . , f

(s
a
)) . (1.3)
La (1.3) `e proprio una denizione, dal momento che g e f non sono fun-
zioni nel senso ordinario e quindi il simbolo di composizione va usato con
cautela. Tuttavia, su un aperto denso di V , g f `e eettivamente una com-
posizione di funzioni nel senso ordinario. Infatti, vale il seguente analogo
della Proposizione 1.4.3:
Proposizione 1.4.4. Siano f : V > W e g : W > T mappe razionali
con f dominante. Allora
Reg(g f) f
1
_
Reg(g)
_
.
Dim. Basta applicare la Proposizione 1.4.3 a ciascuna componente di g.
I dettagli sono lasciati come esercizio.
C.V.D.
Osservazione 1.4.3. Il fatto che una funzione razionale non `e ovunque
denita nel senso ordinario porta a qualche ambiguit` a operando compo-
sizioni. Per esempio, la funzione razionale h = 1/X K
_
A
1
_
ha luo-
go singolare 0, quindi la composizione di funzioni 1/X 1/X `e deni-
ta solo su A
1
0, e quivi coincide con lidentit`a id
A
1
\{0}
. Daltra parte,
1/X 1/X = (1/X)

(1/X) = X nel senso del Teorema 1.4.4 e della (1.3).


Quindi
1/X 1/X = id
A
1
come composizione di funzioni razionali. Manipolando funzioni razionali sar` a
sempre questo il senso da assegnare al simbolo di composizione.
Esercizio 1.4.6. Dimostrare che nelle ipotesi precedenti si ha (g f)

=
f

(basta vericarlo su un aperto denso ove la composizione `e denita


nel senso ordinario).
Se sostituiamo i morsmi con le mappe razionali, la nozione di isomor-
smo viene sostituita da quella di isomorsmo birazionale.
1.4. FUNZIONI RAZIONALI 67
Denizione 1.4.9. Siano V e W chiusi ani irriducibili e supponiamo date
mappe razionali dominanti : V > W e : W > V tali che
= id
V
, = id
W
. Diremo allora che : V > W `e un
isomorsmo birazionale (ovviamente, allora anche : W > V `e un
isomorsmo birazionale). Se esiste un isomorsmo birazionale V > W,
diremo che V e W sono birazionali, o birazionalmente isomor. Se un chiuso
ane V `e birazionale allo spazio ane A
n
per qualche n, diremo che V `e
razionale.
Pi` u esplicitamente, nella situazione della Denizione 1.4.9, e soddi-
sfano:
1. `e dominante, ossia
_
Reg()
_
`e denso in W;
2. `e dominante, ossia
_
Reg()
_
`e denso in V ;
3. sia V

=
1
_
Reg()
_
(un aperto denso di V ); allora = id
V
nel
senso ordinario della composizione di funzioni;
4. sia W

=
1
_
Reg()
_
(un aperto denso di W); allora = id
W
nel
senso ordinario.
Esempio 1.4.10. La curva ane C : X
3
Y
2
= 0 `e razionale. Infatti le
mappe razionali
f : A
1
C, t
_
t
2
, t
3
_
,
g : C > A
1
, (x, y)
y
x
sono luna linversa dellaltra. Tuttavia y/x non `e una funzione regolare
(Esempio 1.4.4), quindi f e g non sono isomorsmi. In eetti, C non `e
isomorfo ad A
1
(Esempio 1.3.8)
Esempio 1.4.11. Nella situazione dellEsempio 1.4.9, le mappe f : A
1
C
e g : C > A
1
data da g(x, y) = y/x 1 sono luna linversa dellaltra,
quindi equivalenze birazionali.
Esercizio 1.4.7. Dimostrare che pi` u in generale una conica irriducibile C
A
2
`e razionale; qui una conica `e una curva piana denita da un polinomio
di grado due. Si osservi innanzitutto che traslando nellorigine possiamo
supporre che lequazione della conica sia Y
2
+(X+) Y +( X
2
+ X) = 0,
ove , , 1. Quindi si ponga Y = tX per cercare una parametrizzazione
in t, f : A
1
> C, con funzione inversa g = y/x : C > A
1
. Quale
intepretazione geometrica potete dare?
68 CAPITOLO 1. VARIET
`
A AFFINI
Esempio 1.4.12. La curva ane denita dallequazione X
3
+Y
3
1 = 0 `e
irriducibile (esercizio) e non `e razionale. Supponiamo infatti che esista una
mappa birazionale dominante f : A
1
> C, che avr`a la forma
f(T) =
_
P(T)
R(T)
,
Q(T)
R(T)
_
,
per certi P, Q, R K[T] soddisfacenti
P(T)
3
+ Q(T)
3
R(T)
3
= 0. (1.4)
Dalla relazione precedente segue immediatamente che possiamo supporre
P, Q, R primi a due a due, dato che se ad esempio P e Q avessero un fattore
in comune allora anche R dovrebbe averlo.
Inoltre, dato che f `e dominante, si verica immediatamente che P e Q
non possono essere identicamente nulli (altrimenti, se ad esempio P = 0, f
prenderebbe valori nel sottoinsieme nito dei punti (0, y) con y
3
= 1 - e anzi
sarebbe costante).
Allo stesso modo, si verica che al di fuori di un sottoinsieme nito di A
1
la matrice 2 3 in
_
P Q R
P

_
ha rango due. Altrimenti, per ogni t A
1
i vettori riga della matrice sa-
rebbero linearmente dipendenti, pertanto avremmo P(t) Q

(t) = P

(t) Q(t),
eccetera, per inniti t K, ossia P(T) Q

(T) = P

(T) Q(T), eccetera, in


K[X]. Ma la prima relazione implica, ad esempio, che P divide P

, assurdo
a meno che P

= 0 ossia P sia costante. In tal caso avremmo allora anche


Q

= 0, quindi anche Q

`e costante e pertanto anche R lo `e; ma allora f `e la


funzione costante, pertanto non pu` o essere dominante.
Derivando la (1.4), otteniamo
3
_
P(T)
2
P

(T) + Q(T)
2
Q

(T) R(T)
2
R

(T)
_
= 0,
e le due relazioni possono essere riassunte nellequazione matriciale
_
P Q R
P

_
_
_
P
2
Q
2
R
2
_
_
= 0. (1.5)
Ove la matrice ha rango due, concludiamo allora che i due vettori
_
_
P(t)
2
Q(t)
2
R(t)
2
_
_
,
_
_
Q(t) R

(t) Q

(t) R

(t)
P

(t) R(t) P(t) R

(t)
P(t) Q

(t) P

(t) R(t)
_
_
1.4. FUNZIONI RAZIONALI 69
sono linearmente dipendenti. In luce delle considerazioni precedenti, dedu-
ciamo le uguaglianze in K[T]
P(T)
2
_
P

(T) R(T) P(T) R

(T)
_
= Q(T)
2
_
Q(T) R

(T) Q

(T) R

(T)
_
,
eccetera. Quindi, P(T)
2
divide Q(T) R

(T) Q

(T) R(T), e cos` via. Ma se


ad esempio supponiamo grado(P) grado(Q) grado(R), abbiamo
grado
_
Q(T) R

(T) Q

(T) R(T)
_
2 grado(P) 1 < 2 grado(P),
quindi deve essere Q(T) R

(T) Q

(T) R(T) = 0. Di nuovo, concludiamo che


Q divide Q

, a meno che R = 0, assurdo.


Esercizio 1.4.8. Estendere il risultato precedente alla curva C : X
n
+Y
n

1 = 0 per ogni n 3.
Due chiusi ani sono isomor se e solo se le corrispondenti K-algebre di
funzioni regolari sono isomorfe.
Qual`e la caratterizzazione algebrica dellequivalenza birazionale? Da-
to che lequivalenza birazionale `e un indebolimento dellisomorsmo, anche
la corrispondente condizione algebrica dovr` a essere un indebolimento della
condizione che O(V ) e O(W) siano K-algebre isomorfe.
Ora se il dominio di integrit` a B `e una K-algebra, il campo delle frazioni
di B `e unestensione di K; se inoltre due domini A e B sono K-algebre
isomorfe, anche i rispettivi campi delle frazioni sono isomor su K. Quindi,
se O(V )

= O(W) come K-algebra, allora K(V )

= K(W) come estensioni di
K.
Pi` u in generale,
Teorema 1.4.5. Siano V e W chiusi ani irriducibili. Allora le seguenti
condizioni sono equivalenti:
1. V e W sono birazionalmente equivalenti;
2. K(V )

= K(W) come estensioni di K.


Dim. Sia : V > W unequivalenza birazionale e sia : W > V
lequivalenza birazionale inversa. Siano V

V e W

W come nella
Denizione 1.4.9.
Sia r K(W). Per ogni p W

, abbiamo

(r)(p) = r
_
(p)
_
= r(p),
quindi, dato che W

`e un aperto denso di W, abbiamo

(r) = r.
70 CAPITOLO 1. VARIET
`
A AFFINI
Analogamente

(s) = s, s K(V ).
Pertanto, i morsmi di campo indotti

: K(W) K(V ) e

: K(V )
K(W) soddisfano

= id
K(W)
,

= id
K(V )
, quindi sono isomorsmi.
Inoltre, `e evidente che se vediamo K come sottocampo di K(V ) e K(W) nel
modo naturale, allora

() = ,

() = per ogni K, sicch`e

sono isomorsmi di estensioni di K. Cos` 1) implica 2).


Viceversa, sia : K(W) K(V ) un isomorsmo di estensioni di K e sia
=
1
.
Se W `e un chiuso ane di A
k
, siano T
1
, . . . , T
k
le coordinate lineari su A
k
(quindi, O
_
A
k
_
= K[T
1
, . . . , T
k
]) e siano t
1
, . . . , t
k
le corrispondenti funzioni
regolari indotte su W. Poniamo r
i
=: (t
i
) per i = 1, . . . , k e deniamo
=: (r
1
, . . . , r
k
) : V > A
k
.
Per ogni F I(W), abbiamo F(t
1
, . . . , t
k
) = 0; essendo un morsmo
di campi su K, abbiamo
0 =
_
F(t
1
, . . . , t
k
)
_
= F
_
(t
1
), . . . , (t
k
)
_
= F(r
1
, . . . , r
k
).
Quindi prende valori in W ove denita, ossia : V > W. Chiaramente,

(t
i
) = r
i
= (t
i
) per costruzione; due morsmi di campi che si accordano
su dei generatori sono uguali, ossia

= .
Necessariamente, `e dominante. Se cos` non fosse, infatti, esisterebbe
un polinomio F , I(W) che si annulla sullimmagine di , ossia tale che
F(r
1
, . . . , r
k
) = 0; dato che `e un isomorsmo di estensioni, avremmo anche
F(t
1
, . . . , t
k
) = 0, ossia F I(W), assurdo.
Allo stesso modo, costruiamo : W > V mappa razionale dominante
tale che =

.
A questo punto,

= = id
K(W)
e

= = id
K(V )
;
quindi (nel senso delle mappe razionali) = id
W
e = id
V
(esercizio).
C.V.D.
Esempio 1.4.13. Sia C = :(XY 1) A
2
. Allora : C A
1
, (x, y) x,
`e un morsmo birazionale, con equivalenza birazionale inversa
= (X, 1/X) : A
1
> C.
Tuttavia non `e un isomorsmo (Esempio 1.3.6); in eetti, Sing() = 0.
Prima di venire al prossimo Teorema, ricordiamo che se ' F `e une-
stensione di campi, allora
f F si dice separabile su ' se soddisfa un polinomio a coecienti in
' privo di radici multiple.
1.4. FUNZIONI RAZIONALI 71
F si dice separabile su ' se ogni elemento di F `e separabile su '.
Sia F = K(x
1
, . . . , x
l
) unestensione nitamente generata di un campo
K; diremo che F `e unestensione separabilmente generata di K se esiste
una base di trascendenza (t
1
, . . . , t
r
) di F su K (quindi, r `e il grado di
trascendenza di F su K) tale che F `e separabile su K(t
1
, . . . , t
r
).
Osservazione 1.4.4. Ogni estensione algebrica `e separabile in caratteristica
zero. In particolare, ogni estensione nitamente generata di C `e separabil-
mente generata.
In caratteristica arbitraria, vale comunque il seguente Teorema:
Teorema 1.4.6. Ogni estensione nitamente generata di un campo algebri-
camente chiuso `e separabilmente generata.
In altre parole, se K `e algebricamente chiuso e se F = K(x
1
, . . . , x
l
)
`e unestensione nitamente generata di K, allora esistono t
1
, . . . , t
r
F
algebricamente indipendenti su K tali che
F K(t
1
, . . . , t
r
)

= K(X
1
, . . . , X
r
)
`e unestensione algebrica separabile. Pertanto F `e algebrico e nitamente
generato su K(t
1
, . . . , t
r
), quindi F K(t
1
, . . . , t
r
) `e unestensione separabile
nita.
Ricordiamo il Teorema dellelemento primitivo di Abel:
Teorema 1.4.7. Sia ' F un estensione separabile nita. Allora esiste
F tale che F = '[].
Un siatto si dice elemento primitivo di F su '. Ovviamente, dato che
`e algebrico su ' si ha '[] = '(). In denitiva, nelle ipotesi precedenti,
abbiamo
F = K(t
1
, . . . , t
r
)[]
per un certo .
In particolare, dato un chiuso ane irriducibile V il campo K(V ) `e une-
stensione nitamente generata, quindi separabilmente generata, del campo
base K. Quindi ricaviamo:
Corollario 1.4.4. Sia V un chiuso ane sul campo algebricamente chiuso
K. Allora esistono z
1
, . . . , z
t
, z
t+1
K(V ) tali che:
z
1
, . . . , z
t
sono algebricamente indipendenti su K:
K(z
1
, . . . , z
t
)

= K(Z
1
, . . . , Z
t
),
ove le Z
i
sono indeterminate;
72 CAPITOLO 1. VARIET
`
A AFFINI
z
t+1
`e algebrico su K(z
1
, . . . , z
t
) e K(V ) = K(z
1
, . . . , z
t
)[z
t+1
].
Chiaramente, (z
1
, . . . , z
t
) `e una base di trascendenza di K(V ) e t `e il grado
di trascendenza di K(V ).
Proposizione 1.4.5. Sia I K[Z
1
, . . . , Z
t
, Z
t+1
] lideale dei polinomi tali
che
F(z
1
, . . . , z
t
, z
t+1
) = 0.
Allora valgono le seguenti aermazioni.
1. I `e un ideale primo.
2. I `e un ideale principale.
3. Sia F un generatore di I e si veda K[Z
1
, . . . , Z
t
, Z
t+1
] come un sottoa-
nello di K(Z
1
, . . . , Z
t
)[Z
t+1
]. Come polinomio in K(Z
1
, . . . , Z
t
)[Z
t+1
],
F `e, a meno di un multiplo scalare K 0, il polinomio minimo
di z
t+1
su K(z
1
, . . . , z
t
)

= K(Z
1
, . . . , Z
t
).
Nel seguito, lasciamo implicito lisomorsmo K(z
1
, . . . , z
t
)

= K(Z
1
, . . . , Z
t
).
Dim. Consideriamo lapplicazione
: K[Z
1
, . . . , Z
t
, Z
t+1
] K(V )
data da
F(Z
1
, . . . , Z
t
, Z
t+1
) F(z
1
, . . . , z
t
, z
t+1
).
Dato che il codominio `e un campo, limmagine `e un dominio di integrit`a e
quindi I = ker() `e un ideale primo.
Analogamente, consideriamo il morsmo

: K(Z
1
, . . . , Z
t
)[Z
t+1
) K(V )
dato dalla valutazione in (z
1
, . . . , z
t
, z
t+1
). Esplicitamente,

k
A
k
(Z
1
, . . . , Z
t
)
B
k
(Z
1
, . . . , Z
t
)
Z
k
t+1

k
A
k
(z
1
, . . . , z
t
)
B
k
(z
1
, . . . , z
t
)
z
k
t+1
;
qui A
k
, B
k
K[Z
1
, . . . , Z
t
], gli A
k
sono quasi tutti nulli e ogni B
k
,= 0. Dato
che (z
1
, . . . , z
t
) sono algebricamente indipendenti, B
k
(z
1
, . . . , z
t
) ,= 0 e quindi

`e ben denito.
Pertanto,

I =: ker
_

_
K(Z
1
, . . . , Z
t
)[Z
t+1
]
`e un ideale primo.
1.4. FUNZIONI RAZIONALI 73
Quindi, attraverso lisomorsmo K(Z
1
, . . . , Z
t
)

= K(z
1
, . . . , z
t
),

I `e li-
deale dei polinomi a coecienti nel campo K(Z
1
, . . . , Z
t
) che si annullano in
z
t+1
, ossia tali che
F(z
1
, . . . , z
t
, z
t+1
) = 0.
Tale ideale `e non nullo perch`e z
t+1
`e algebrico su K(z
1
, . . . , z
t
). Chiaramente,
I =

I K[Z
1
, . . . , Z
t
, Z
t+1
].
Poich`e K(Z
1
, . . . , Z
t
)[Z
t+1
] `e un dominio a ideali principali, esiste

F K(Z
1
, . . . , Z
t
)[Z
t+1
]
che genera

I, ossia tale che

I =
_

F
_
. In particolare,

F `e irriducibile ed ha
grado positivo s in Z
t+1
.
Possiamo scrivere

F(Z
t+1
) =
s

k=0
A
k
(Z
1
, . . . , Z
t
)
B
k
(Z
1
, . . . , Z
t
)
Z
k
t+1
per certi A
k
, B
k
K[Z
1
, . . . , Z
t
] con B
k
,= 0. Poniamo
B =:
s

k=0
B
k
K[Z
1
, . . . , Z
t
];
allora
F =: B

F K[Z
1
, . . . , Z
t
, Z
t+1
]
e dal momento che B `e invertibile in K(Z
1
, . . . , Z
t
) abbiamo anche

I = (F).
Per costruzione, F `e irriducibile in K(Z
1
, . . . , Z
t
)[Z
t+1
]. Aermo che in
realt` a possiamo modicare F in modo che sia irriducibile anche nel sottoa-
nello K[Z
1
, . . . , Z
t
, Z
t+1
].
In eetti, supponiamo che F non sia gi` a irriducibile in K[Z
1
, . . . , Z
t
, Z
t+1
].
Quindi esistono F
1
, F
2
K[Z
1
, . . . , Z
t
, Z
t+1
] di grado positivo tali che F =
F
1
F
2
. Se entrambi F
1
e F
2
avessero grado positivo in Z
t+1
, avremmo una
fattorizzazione non banale in K(Z
1
, . . . , Z
t
)[Z
t+1
], assurdo.
Lo stesso ragionamento mostra che esattamente uno dei fattori irriducibili
di F in K[Z
1
, . . . , Z
t
, Z
t+1
] contiene Z
t+1
; quindi possiamo supporre che F
2
sia il prodotto di tutti i fattori irriducibili di F in K[Z
1
, . . . , Z
t
, Z
t+1
] che non
contengono Z
t+1
, mentre F
1
`e irriducibile in K[Z
1
, . . . , Z
t
, Z
t+1
] ed ha grado
positivo in Z
t+1
.
Daltra parte F
2
`e invertibile in K(Z
1
, . . . , Z
t
)[Z
t+1
] e F
1
= (1/F
2
) F;
quindi F
1
`e ancora un generatore di
_

I
_
.
74 CAPITOLO 1. VARIET
`
A AFFINI
Aermo ora che F genera I in K[Z
1
, . . . , Z
t
, Z
t+1
], col che la Proposizione
`e dimostrata.
In eetti, sia G I

I. Allora F divide G in K(Z
1
, . . . , Z
t
)[Z
t+1
].
Quindi esiste T K(Z
1
, . . . , Z
t
)[Z
t+1
] tale che G = T F. Scriviamo
T =
a

l=0
R
l
(Z
1
, . . . , Z
t
)
S
l
(Z
1
, . . . , Z
t
)
Z
l
t+1
,
con R
l
, S
l
K[Z
1
, . . . , Z
t
], S
l
,= 0. Moltiplicando per S =:

l
S
l
, otteniamo
S(Z
1
, . . . , Z
t
) G(Z
1
, . . . , Z
t
, Z
t+1
) = R(Z
1
, . . . , Z
t
, Z
t+1
) F(Z
1
, . . . , Z
t
, Z
t+1
),
ove ora S, G, R, F K[Z
1
, . . . , Z
t+1
] e S non dipende da Z
t+1
. Necessaria-
mente allora il polinomio irriducibile F, avendo grado positivo in Z
t+1
, divide
G in K[Z
1
, . . . , Z
t
, Z
t+1
].
C.V.D.
Ricordiamo che unipersupercie in A
n
`e il luogo nullo di un singolo
polinomio non nullo. Consideriamo allora lipersupercie irriducibile W =
:(F) A
t+1
.
Lemma 1.4.2. K(W)

= K(V ) come K-algebre.


Dim. Consideriamo il morsmo di K-algebre
: K[Z
1
, . . . , Z
t+1
] K(z
1
, . . . , z
t+1
)
che porta Z
i
in z
i
. Per le considerazioni precedenti, ker() = (F) (lideale
principale generato da F). Pertanto, si fattorizza attraverso un mono-
morsmo di K-algebre O(W) K(z
1
, . . . , z
t+1
), che quindi si estende a un
monomorsmo di campi
: K(W) K(z
1
, . . . , z
t+1
).
Dato che evidentemente ogni elemento di K(z
1
, . . . , z
t+1
) si pu`o esprimere
come quoziente di due elementi nellimmagine di , `e un epimorsmo,
quindi un isomorsmo.
C.V.D.
In denitiva, abbiamo dimostrato:
Teorema 1.4.8. Ogni chiuso ane irriducibile `e birazionale a un ipersu-
percie.
1.5. MORFISMI FINITI 75
Veniamo ora a unimportante intepretazione geometrica dellequivalenza
birazionale. Innanzitutto estendiamo la categoria degli spazi in considerazio-
ne.
Denizione 1.4.10. Un aperto ane `e un sottoinsieme aperto di un chiuso
ane. Siano V, W chiusi ani e siano V

V , W

W aperti ani. Un
morsmo f : V

`e la restrizione a V

di una funzione razionale f : V -


> W tale che V

Reg(f) e f(V

) W

. Se f : V

e g : W

sono morsmi di aperti ani e f g = id


W
, g f = id
V
, diremo che V

e W

sono isomor (e che f e g sono isomorsmi).


Esercizio 1.4.9. Dimostrare che un aperto ane principale `e isomorfo a un
chiuso ane.
Teorema 1.4.9. Siano V e W chiusi ani irriducibili. Allora le seguenti
condizioni sono equivalenti:
1. V e W sono birazionali;
2. V e W contengono aperti ani non vuoti isomor.
Dim. Siano : V > W e : W > V mappe razionali inverse e
V

=:
1
_
Reg()
_
Reg(), W

=:
1
_
Reg()
_
Reg(). Se v V

, la
composizione `e denita (nel senso ordinario) in v, e si ha (v) =
v perch`e = id
V
come mappe razionali, quindi = id
V
come
funzioni ordinarie ove sono entrambe denite. Pertanto, (v) W

. Quindi
(invertendo i ruoli di V

e W

) per restrizione e inducono morsmi di


aperti ani

: V

: W

tali che

= id
V
,

= id
W
.
Pertanto V

e W

sono isomor mediante

.
Il viceversa `e lasciato come esercizio.
C.V.D.
1.5 Morsmi niti
Se intepretiamo un isomorsmo di chiusi ani come lanalogo di un dieo-
morsmo nella categoria (

, qual `e lanalogo di un rivestimento ramicato?


Con ci` o si intende, euristicamente, una mappa (

suriettiva, che su un aper-


to del codominio `e un rivestimento, mentre su una sottovariet` a propria del
codominio si pu` o vericare una coalescenza di alcune componenti delle bre;
lidea geometrica `e che le bre possono fondersi ma non scappare. Quin-
di, la mappa x x
2
`e un rivestimento ramicato C C, mentre la mappa
x 1/x non `e un rivestimento ramicato C

C.
La nozione algebrica che intepreta questo fenomeno geometrico `e quella
di integralit` a. Ricordiamo che qui anello signica anello commutativo con 1.
76 CAPITOLO 1. VARIET
`
A AFFINI
Denizione 1.5.1. Sia B un anello e sia A B un sottoanello (ossia, `e
dato un monomorsmo A B e identichiamo A con la sua immagine).
Diremo che b B `e intero su A se soddisfa unequazione polinomiale monica
a coecienti in A, cio`e se esistono un intero k 1 e elementi a
1
, . . . , a
k
A
tali che
b
k
+ a
1
b
k1
+ + a
k1
b + a
k
= 0.
Diremo che B `e intero su A se ogni b B lo `e.
Esercizio 1.5.1. Dimostrare le seguenti aermazioni:
1. Se x `e intero su Z, allora x Z.
2. Se P K(X) `e intero su K[X], allora P K[X].
3. Pi` u in generale, se A `e un dominio di integrita a fattorizzazione unica
e se b Frac(A) `e intero su A, allora b A.
Pi` u in generale, abbiamo:
Teorema 1.5.1. Sia B intero sul sottoanello A, con A e B domini di
integrit`a. Allora A `e un campo se e solo se B `e un campo.
Dim. Sia A un campo e sia b B 0. Allora b soddisfa unequazione
b
N
+ b
N1
a
1
+ b
N2
a
2
+ + a
N
= 0, (1.6)
per un certo intero N 1 e a
i
A. Se supponiamo che tale equazione abbia
grado minimale, deve essere a
N
,= 0; altrimenti avremmo infatti
b
_
b
N1
+ b
N2
a
1
+ b
N3
a
2
+ + a
N1
_
= 0.
Dato che B `e un dominio di integrit` a, deve essere
b
N1
+ b
N2
a
1
+ b
N3
a
2
+ + a
N1
= 0,
assurdo per la supposta minimalit`a di (1.6).
Essendo a
N
,= 0, a
N
`e invertibile in A; pertanto, moltiplicando lugua-
glianza
a
N
=
_
b
N
+ b
N1
a
1
+ b
N2
a
2
+ + b a
N1
_
= b
_
b
N1
+ b
N2
a
1
+ b
N3
a
2
+ + a
N1
_
per a
1
N
deduciamo
1 = b
_
a
1
N
_

_
b
N1
+ b
N2
a
1
+ b
N3
a
2
+ + a
N1
_
.
1.5. MORFISMI FINITI 77
Quindi b `e invertibile in B, con inverso
b
1
=
_
a
1
N
_

_
b
N1
+ b
N2
a
1
+ b
N3
a
2
+ + a
N1
_
.
Viceversa, supponiamo che B sia un campo. Se x A 0, x
1
esiste
in B e quindi `e intero su A; pertanto, esiste una relazione della forma
x
N
+ x
(N1)
a
1
+ x
(N2)
a
2
+ + a
N
= 0
per certi a
i
A. Moltiplicando per x
N1
, otteniamo
x
1
+ a
1
+ x
1
a
2
+ + x
N1
a
N
= 0,
da cui ovviamente x
1
A. Quindi anche A `e un campo.
C.V.D.
Lemma 1.5.1. Siano A B anelli, con B intero su A. Sia b B un ideale
e sia a = b A, cos` che A/a `e un sottoanello di B/b. Allora B/b `e intero
su A/a.
Dim. Sia [y] B/b. Dato che B `e intero su A, esiste una relazione
y
k
+ x
1
y
k1
+ + x
k1
y + x
k
= 0
con x
i
A. Passando al quoziente, abbiamo
[y]
k
+ [x
1
] [y]
k1
+ + [x
k1
] [y] + [x
k
] = 0
con [x
i
] A/a B/b.
C.V.D.
Corollario 1.5.1. Siano A B anelli e sia B intero su A. Sia q B primo
e sia p = q A (ovviamente un ideale primo di A). Allora q `e massimale in
B se e solo se p `e massimale in A.
Dimostrazione. Per il Lemma 1.5.1, B/q `e intero sul sottoanello A/p;
quindi, dato il Teorema 1.5.1,
q `e massimale B/q `e un campo A/p `e un campo p `e massimale.
C.V.D.
Ovviamente, se A B `e un sottoanello, B `e in modo naturale un A-
modulo. Dato b B, A[b] denota il sottoanello di B generato da b su A,
ossia il pi` u piccolo sottoanello di B contenente A e b. In particolare, A[b] `e
un A-sottomodulo di B.
Chiaramente, A[b] consiste di tutti gli elementi di B della forma
a
0
b
l
+ a
1
b
l1
+ + a
l1
b + a
l
= 0
per qualche l 0, con a
i
A.
78 CAPITOLO 1. VARIET
`
A AFFINI
Denizione 1.5.2. Se A `e un anello, un A-modulo M si dice fedele se
a A, a m = 0 m M a = 0.
Teorema 1.5.2. Sia B un anello e sia A B un sottoanello. Allora dato
b B, le seguenti condizioni sono equivalenti:
1. b `e intero su A;
2. A[b] `e un A-modulo di tipo nito (ossia, nitamente generato).
3. Esiste un sottoanello C B nitamente generato come A-modulo tale
che A[b] C.
4. Esiste un A[b]-sottomodulo fedele M B nitamente generato come
A-modulo.
Dim. Dimostriamo che 1 2. Sia b B intero su A e supponiamo che
b
k
+ a
1
b
k1
+ + a
k1
b + a
k
= 0
per qualche k 1 e a
i
A. Quindi,
b
k
=
_
a
1
b
k1
+ + a
k1
b + a
k
_

k1

i=0
A b
j
.
Di conseguenza, abbiamo anche
b
k+1
= a
1
b
k
+
_
a
2
b
k1
+ + a
k
b
_

k1

i=0
A b
j
;
pi` u in generale, concludiamo induttivamente che per ogni intero r 1
b
r

k1

i=0
A b
j
.
Pertanto,
A[b] =
k1

i=0
A b
j
`e un A-modulo nitamente generato.
Se vale 2, otteniamo 3 ponendo C =: A[b].
Se vale 3, otteniamo 4 ponendo M = C, visto come A-modulo. Dato che
1 C, tale A modulo `e fedele.
1.5. MORFISMI FINITI 79
Se vale 4, siano x
1
, . . . , x
N
generatori di M come A-modulo. Per ipotesi,
bx M per ogni x M; quindi molt
b
: x M b x M `e un endomorsmo
di A-moduli. Per ogni j = 1, . . . , N esistono a
ij
A tali che
b x
j
= molt
b
(x
j
) =
N

i=1
a
ij
x
i
.
Pertanto, se R
t
=
_
b
ij
a
ij

Mat
N
_
A[b]
_
, abbiamo

N
i=1
r
ji
x
i
= 0 per
ogni j = 1, . . . , N, ossia
Rx = 0,
essendo x = (x
1
, . . . , x
N
)
t
, 0 = (0, , 0)
t
A
N
. Sia R

la matrice aggiunta
(o dei cofattori) di R; per gli sviluppi di Laplace abbiamo quindi
det(R) x =
_
det(R) I
N
_
x =
_
R

R
_
x = R

(Rx) = 0.
In altre parole, det(R) x
i
= 0 per ogni i. Siccome gli x
i
generano M come
A-modulo, ricaviamo det(R) m = 0 per ogni m M, ossia det(R) A[b]
annulla M. Dato che M `e fedele, det(R) = 0. Sviluppando det(R) otteniamo
una relazione
0 = det(R) = b
N
+ a
1
b
N1
+ + a
N
,
con a
1
, . . . , a
N
A, sicch`e b `e integrale su A.
C.V.D.
Lemma 1.5.2. Siano A B C anelli e supponiamo che B sia un A-
modulo nitamente generato e e C un B-modulo nitamente generato. Allora
C `e un A-modulo nitamente generato.
Dim. Siano
1
, . . . ,
n
generatori di B come A-modulo e
1
, . . . ,
r
ge-
neratori di C come B-modulo. Allora per ogni c C esistono b
i
B tali
che
c =
r

i=1
b
i

i
,
e daltra parte per ogni i esistono a
ij
A tali che
b
i
=
r

j=1
a
ij

j
.
Quindi,
c =

i,j
a
ij

j

i
.
Quindi gli nr prodotti
j

i
sono un sistema di generatori di C su A.
C.V.D.
80 CAPITOLO 1. VARIET
`
A AFFINI
Corollario 1.5.2. Sia B un anello e sia A B un sottoanello. Supponiamo
che B sia nitamente generato come A-algebra. Allora le seguenti condizioni
sono equivalenti:
1. B `e intero su A;
2. B `e un A-modulo di tipo nito (ossia, nitamente generato).
Dim. Siano b
1
, . . . , b
N
B generatori di B come A-algebra. Poniamo
A
0
=: A, A
r
=: A[b
1
, . . . , b
r
] se r = 1, . . . , N; quindi A
N
= B.
Se B `e intero su A, b
i
`e integrale su A, quindi su A
i1
per ogni i = 1, . . . , r.
Ne discende che A
r
`e un A
r1
-modulo nitamente generato. Pertanto, A
N
=
B `e un A-modulo nitamente generato per il Lemma 1.5.2.
Se B `e un A-modulo di tipo nito e b B, considerando lendomor-
smo M
b
: B B dato dalla moltiplicazione per b otteniamo una relazione
integrale argomentando come nella dimostrazione del Teorema 1.5.2.
C.V.D.
Corollario 1.5.3. Siano b
1
, . . . , b
N
B interi su A. Allora il sottoanello
A[b
1
, . . . , b
N
] `e un A-modulo nitamente generato.
Lasserto segue per induzione dal Teorema 1.5.2. Per esempio, A[b
1
] `e
un A-moduo nitamente generato, dato che b
1
`e intero su A, e A[b
1
, b
2
] `e un
A[b
1
]-nitamente generato, dato che b
2
`e intero su A[b
1
] A. Ma allora, se
x
1
, . . . , x
k
sono generatori di A[b
1
] come A-modulo e y
1
, . . . , y
l
sono genera-
tori di A[b
1
, b
2
] come A[b
1
]-modulo, la collezione dei kl prodotti x
i
y
j
genera
A[b
1
, b
2
]-come A-modulo.
Corollario 1.5.4. Sia B un anello e sia A B un sottoanello. Sia A
B linsieme degli elementi di B integrali su A. Allora A `e un sottoanello
(contenente A).
Dim. Se x, y A allora A[x, y] `e un A-modulo nitamente generato.
Dato che x + y, xy A[x, y], il Teorema 1.5.2 implica che x + y e xy sono
interi su A, ossia x + y, xy A.
C.V.D.
Esempio 1.5.1. Ovviamente X K[X] `e intero su K[X
2
], dato che annulla
il polinomio monico T
2
X
2
K[X
2
] [T]. Pertanto K[X] `e intero su K[X
2
].
Per esempio, 1 + X annulla q(T) = T
2
2 T + (1 X
2
), mentre X + X
2
annulla r(T) = T
2
2 X
2
T + (X
4
X
2
).
Denizione 1.5.3. Nelle ipotesi del Corollario 1.5.4, A si dice la chiusura
integrale di A in B. Se A = A diremo che A `e integralmente chiuso in B;
naturalmente, B `e intero su A se e solo se A = B.
1.5. MORFISMI FINITI 81
Esempio 1.5.2. Z `e integralmente chiuso in e K[X] `e integralmente chiuso
in K[X, X
1
]; se V = : (Y
2
X
3
), allora O(V ) `e intero su K[X] e su K[Y ].
Una chiusura integrale `e integralmente chiusa:
Proposizione 1.5.1. Nelle ipotesi della Denizione 1.5.3, A `e integralmente
chiuso in B, cio`e
A = A.
Dim. Supponiamo che b B sia intero su A. Allora esistono c
1
, . . . , c
l
A
tali che
b
l
+ c
1
b
l1
+ + c
l
= 0.
Dato che ogni c
i
`e intero su A (per denizione di A) A[c
1
, . . . , c
l
] `e un A-
modulo nitamente generato. Dato che b `e intero su A[c
1
, . . . , c
l
],
A[c
1
, . . . , c
l
][b] = A[c
1
, . . . , c
l
, b]
`e nitamente generato come A[c
1
, . . . , c
l
]-modulo. Quindi, A[c
1
, . . . , c
l
, b] `e
nitamente generato come A-moduo e pertanto b `e intero su A, ossia b A.
C.V.D.
Geometrizzando, otteniamo la nozione di morsmo nito:
Denizione 1.5.4. Sia : V W un morsmo dominante di chiusi ani,
cos` che il morsmo di K-algebre

: O(W) O(V ) `e iniettivo. Identi-


chiamo O(W) con un sottoanello di O(V ) mediante

. Diremo che `e un
morsmo nito se O(V ) `e intero su O(W).
Esempio 1.5.3. Sia C = : (Y X
2
) A
2
. Allora la proiezione sul primo
fattore `e un isomorsmo p : C A
1
e induce un isomorsmo O(C)

= K[X].
La proiezione q : C A
1
sul secondo fattore, per contro, descrive q

(O(A
1
))
come il sottoanello K[X
2
] K[X]. Quindi entrambe le proiezioni sono
morsmi niti.
Esercizio 1.5.2. Sia C = : (Y
2
X
3
) A
2
e siano
1
,
2
: C A
1
i
morsmi indotti dalle proiezioni di A
2

= A
1
A
1
sui due fattori. Stabilire
se
1
e
2
sono interi.
Esercizio 1.5.3. Stabilire se `e intero il morsmo C =: :(XY 1) A
1
indotto dalla prima proiezione.
Esempio 1.5.4. Sia C = : (Y
2
X
3
) A
2
e sia : A
1
A
2
il morsmo
(t) =
_
t
2
, t
3
_
.
Allora

_
O(C)
_
= K[T
2
, T
3
] e O(A
1
) = K[T] `e evidentemente intero su

_
O(C)
_
. Quindi `e un morsmo nito.
82 CAPITOLO 1. VARIET
`
A AFFINI
Il Corollario 1.5.1 ammette la seguente intepretazione geometrica:
Corollario 1.5.5. Sia f : V W un morsmo nito di chiusi ani. Sia
V

V un chiuso irriducibile. Allora f(V

) `e un punto se e solo se V

`e un
punto.
Dim. Identichiamo O(W) con il sottoanello f

_
O(W)
_
di O(V ). Sia
I(V

) lideale primo di V

; per la Proposizione 1.3.5, la chiusura f(V

) W
ha ideale primo I(V

) O(W). Pertanto, V

`e un punto se e solo se I(V

) `e
massimale, ossia se e solo se I(V

) O(W) `e massimale, quindi se e solo se


f(V

) `e un punto e quindi se e solo se f(V

) `e un punto.
C.V.D.
Vale in realt` a il seguente asserto pi` u forte:
Proposizione 1.5.2. Sia : V W un morsmo nito di chiusi ani.
Allora tutte le bre di sono nite (ossia: per ogni w W, limmagine
inversa
1
(w) `e un insieme nito). Pi` u precisamente, esiste un intero N
tale che ogni bra ha cardinalit`a N.
Dim. Supponiamo che V sia un chiuso ane di A
n
; se T
1
, . . . , T
n
sono
le coordinate lineari su A
n
, siano t
i
O(V ) le loro restrizioni. Allora per
ipotesi ogni t
i
`e intero su O(W), sicch`e per ogni i esistono un intero l
i
1 e
g
1
, . . . , g
l
i
O(W) tali che
t
l
i
i
+ g
1
t
l
i
1
i
+ + g
l
i
= 0.
Sia w W; se v
1
(w), abbiamo allora (si osservi che g
i
=

(g
i
), con il
presente abuso di notazione, sicch`e g
i
(v) = g
i
(w)):
t
i
(v)
l
i
+ g
1
(w) t
i
(v)
l
i
1
+ + g
l
i
(w) = 0.
Quindi ogni coordinata t
i
pu` o assumere solo un insiemo nito di valori
sullinsieme immagine inversa
1
(w), che quindi `e nito di cardinalit`a

i
l
i
.
C.V.D.
Il seguente `e un caso particolare del Teorema del going-up per estensioni
intere:
Teorema 1.5.3. Siano A B anelli con B intero su A. Sia pA un ideale
primo. Allora esiste un ideale primo q B tale che p = q A.
Corollario 1.5.6. Sia : V W un morsmo nito di chiusi ani. Allora:
1.5. MORFISMI FINITI 83
1. `e suriettivo.
2. `e una mappa chiusa.
3. Per ogni chiuso irriducibile W
0
W esiste un chiuso irriducibile V
0

V tale che W
0
= (V
0
) e il morsmo indotto per restrizione,
0
: V
0

W
0
, `e nito.
Dim. Sia B = O(V ), A = O(W) e sia

: A B; quindi

realizza
A come sottoanello di B e B `e intero su A. Sia w W e sia p A lideale
massimale corrispondente a w. Per il Teorema del going-up, esiste un ideale
primo q B tale che p = q A, ossia tale che p =

(q). Per il Corollario


1.5.1, q B `e necessariamente massimale, quindi corrisponde a un punto
v V . Dato che lideale massimale in A corrispondente a (v) W `e

(q),
concludiamo (v) = w. Ci`o dimostra che `e suriettivo.
Sia poi V
0
V un chiuso di Zariski e sia I = I(V
0
) B il suo ideale
radicale. Sia J = I A. Allora J `e un ideale radicale di A, il cui chiuso
di Zariski corrispondente `e la chiusura (V
0
) W. Il morsmo di chiusi
ani indotto per restrizione,
0
: V
0
(V
0
), corrisponde chiaramente al
monomorsmo di anelli indotto per passaggio al quoziente, A/J B/I.
Per il Lemma 1.5.1, B/I `e intero su A/J; quindi
0
`e un morsmo nito,
pertanto suriettivo per il punto precedente. Ne discende che
(V
0
) =
0
(V
0
) = (V
0
).
Quindi un chiuso di Zariski ha per immagine mediante un chiuso di Zariski.
Dato un chiuso irriducibile W
0
W, V

=:
1
(W
0
) `e un chiuso ane di
V . Sia V

j
la sua decomposizione in componenti irriducibili. Quindi
W
0
= (V

) =

j
(V
j
) e dato che W `e irriducibile avremo W
0
= (V
j
) per
qualche j, poniamo j = 0. Il resto segue come nel punto precedente.
C.V.D.
Proposizione 1.5.3. La composizione di morsmi niti di chiusi ani `e un
morsmo nito.
Dim. Siano : X Y e : Y Z morsmi niti di chiusi ani.
Siano A =: O(Z), B =: O(Y ), C =: O(X). Dato che

: B C e

: A B sono monomorsmi, otteniamo una torre di inclusioni A


B C, linclusione composta essendo (identicata con) il monomorsmo
( )

. Lipotesi, con queste identicazioni, `e che B `e intero su


A e C `e intero su B, lasserto `e che C `e intero su A.
Quindi la Proposizione segue da:
84 CAPITOLO 1. VARIET
`
A AFFINI
Corollario 1.5.7. Siano A B C anelli, con B intero su A e C intero
su B. Allora C `e intero su A.
Dim. Sia c C. Per ipotesi esistono b
1
, , b
N
B per qualche intero
N 1 tali che
c
N
+ c
N1
b
1
+ + b
N
= 0.
Sia
A

= A[b
1
, . . . , b
N
] B.
Allora
1. A

`e un A-modulo nitamente generato, dal momento che ogni a


i
`e
intero su A;
2. c `e intero su A

, quindi A

[c] `e un A

-modulo nitamente generato.


Pertanto, A

[c] `e un A-modulo nitamente generato, quindi c `e intero su A.


Abbiamo dimostrato che ogni c C `e intero su A, ossia che C `e intero
su A.
C.V.D.
1.5.1 Quozienti niti
Un esempio di particolare importanza `e la proiezione di un chiuso ane su
un quoziente nito. Precisamente, sia V A
k
un chiuso ane e sia G un
gruppo nito di cardinalit` a n, con n primo con la caratteristica del campo
K. Supponiamo data unazione
: GV V, (g, v) =
g
(v),
tale che per ogni g G lapplicazione
g
: V V `e un morsmo. Pertanto,
G agisce su O(V ) come un gruppo di automorsmi di K-algebra, mediante
la (g, f)

g
1
(f) = f
g
1. Possiamo allora considerare la sotto-K-
algebra O(V )
G
O(V ) data dalle funzioni regolari invarianti per lazione di
G. Allora O(V )
G
`e una K-algebra nitamente generata, chiaramente senza
nilplotenti dato che O(V ) lo `e. In eetti, vale il seguente:
Teorema 1.5.4. Sia B una K-algebra nitamente generata e il gruppo nito
G agisca su B come un gruppo di automorsmi di K-algebra. Sia B
G
il
sottoinsieme degli elementi invarianti per lazione, ossia
B
G
=:
_
b B : g b = b g G
_
.
Allora B
G
`e una K-algebra nitamente generata.
1.5. MORFISMI FINITI 85
Premettiamo il seguente Lemma:
Lemma 1.5.3. Sia A un anello e sia G un gruppo nito di cardinalit`a d che
agisce su A come un gruppo di automorsmi. Allora A `e intero sul sottoanello
degli invarianti A
G
A.
Dim. Infatti, sia a A e sia e G lelemento neutro. Dato che 0 =
a a = a e a (qui g a `e lazione di g G su a A) abbiamo
0 =

gG
_
a g a
_
= a
d
a
d1
s
1
(a) + + (1)
d1
s
d
(a) = 0,
ove s
j
(a) `e la j-ima funzione simmetrica elementare dei trasformati di a
mediante lazione di G (non necessariamente tutti distinti). Quindi,
s
1
(a) =

gG
g a, s
2
(a) =
1
2

g=hG
(g a) (h a), . . . , s
d
(a) =

gG
(g a).
Chiaramente, s
j
(a) A
G
per ogni j.
C.V.D.
Veniamo alla Dimostrazione del Teorema 1.5.4:
Dim. Poniamo A =: B
G
. Lasciamo come esercizio vericare che A `e una
sotto-K-algebra di B. Per il Lemma 1.5.3, B `e intero su A.
Siano b
1
, . . . , b
k
B generatori di B come K-algebra. Siano P
1
, . . . , P
k

A[X] polinomi monici soddisfatti da b
1
, . . . , b
k
, rispettivamente, e siano a
ij

A i loro coecienti (a
ij
`e li-imo coeciente di P
j
). Riordiniamo in qualche
modo gli a
ij
come a
l
, l = 1, . . . , N per qualche N 1. Allora
A

=: K
_
a
ij

= K
_
a
1
, . . . , a
N

A
`e una K-algebra nitamente generata. Siccome P
j
A

[X] per ogni j, ogni


b
j
`e intero su A

; dato che B = K[b


1
, . . . , b
k
] = A

[b
1
, . . . , b
k
], B `e intero su
A

e nitamente generato come A

-algebra, quindi anche come A

-modulo.
Consideriamo le inclusioni:
A

A B.
Essendo una K-algebra nitamente generata, A

`e un anello Noetheriano.
Inoltre, B `e un A

-modulo nitamente generato, quindi Noetheriano; poich`e


A `e un A

-sotto-modulo di B, `e anchesso nitamente generato come A

-
modulo.
86 CAPITOLO 1. VARIET
`
A AFFINI
Sia (
1
, . . . ,
r
) un sistema nito di generatori di A come A

-modulo. Per
ogni a A, esistono quindi x
i
A

tali che
a =
r

i=1
x
i

i
.
Inoltre, per ogni i = 1, . . . , r esistono polinomi
F
i
(X
1
, . . . , X
N
) =

iI
X
I
K[X
1
, . . . , X
N
]
tali che
x
i
= F(a
1
, . . . , a
N
) =

iI
a
I
.
Pertanto,
a =

iI
a
I

I
.
Quindi, A `e generato come K-algebra da (a
1
, . . . , a
N
,
1
, . . . ,
r
).
C.V.D.
Di conseguenza, esiste un chiuso ane W tale che O(W)

= O(V )
G
e
linclusione
: O(W)

= O(V )
G
O(V )
corrisponde a un morsmo dominante : V W, ossia =

. Per il
teorema, tale morsmo `e nito.
Per interpretare tale morsmo, supponiamo innanzitutto che v
1
, v
2
V
siano equivalenti per lazione di G, ossia che esista g G tale che v
2
=
g
(v
1
).
Allora per ogni f O(V )
G
abbiamo
f(v
2
) = f
_

g
(v
1
)
_
=

g
(f)(v
1
) = f(v
1
).
In altre parole, se scriviamo f =

f
_
con

f O(W) abbiamo

f
_
(v
1
) =

f
_
(v
2
)

f
_
(v
1
)
_
=

f
_
(v
2
)
_
per ogni

f O(W), quindi (v
1
) = (v
2
); pertanto mappa orbite di G in
punti di W.
Supponiamo, viceversa, che (v
1
) = (v
2
) e dimostriamo che allora v
2

G v
1
. Supponiamo per assurdo v
2
, G v
1
, ossia
g
(v
2
) ,=
h
(v
1
) per ogni
g, h G. Possiamo allora trovare una funzione regolare O(V ) tale che
1.5. MORFISMI FINITI 87

g
(v
1
)
_
= 1 e
_

g
(v
2
)
_
= 0 per ogni g G. Rammentando che n = [G[,
deniamo ora
=:
1
n

gG

g
() =
1
n

gG

g
O(V ).
Allora O(V )
G
, (v
1
) = 1 e (v
2
) = 0; scrivendo =

() per
unopportuna O(V ), deduciamo (v
1
) ,= (v
2
).
Pertanto, limmagine di V in W `e in corrispondenza biunivoca con le
orbite dellazione.
Daltra parte, essendo un morsmo nito, `e suriettiva:
Corollario 1.5.8. Sia V un chiuso ane e supponiamo che il gruppo nito G
agisca su V come un gruppo di isomorsmi. Sia W il chiuso ane associato
alla K-algebra nitamente generata O(V )
G
e sia : V W il morsmo
associato allinclusione O(V )
G
O(V ). Allora `e un morsmo nito,
quindi suriettivo.
Pertanto W `e in corrispondenza biunivoca con V/G. In generale, il quo-
ziente di un chiuso ane rispetto allazione di un gruppo nito si intende
dotato della struttura di chiuso ane qui descritta.
1.5.2 Aspetti locali
Consideriamo ora il comportamento di un morsmo nito rispetto alla re-
strizione ad aperti ani principali. Pi` u precisamente, sia : V W un
morsmo di chiusi ani e sia g O(W). Allora

(g) O(V ) e

1
(W
g
) = V

(g)
.
Quindi limmagine inversa di un aperto ane principale per un morsmo `e
ancora un aperto ane principale. Pertanto, per ogni aperto ane principale
W
g
W `e indotto un morsmo di K-algebre

: O(W
g
) O
_
V

(g)
_
.
Supponiamo che sia dominante, cos` che

`e iniettivo.
Lemma 1.5.4. Sia : V W un morsmo dominante di chiusi ani
irriducibili. Sia V

V un aperto non vuoto. Allora la restrizione di a


V

: V

W, `e dominante.
88 CAPITOLO 1. VARIET
`
A AFFINI
Dim. Sia Z W un chiuso di Zariski contenente

(V

) = (V

). Allora
Z

=:
1
(Z) V `e un chiuso di Zariski tale che V

. Dato che V `e
irriducibile, V

`e denso in V , quindi Z

= V . Pertanto, Z (V ); dato che


`e dominante, Z = W. In denitiva, lunico chiuso di Zariski di W contenente

(V

) `e W stesso, quindi

`e dominante.
C.V.D.
Pertanto, se : V W `e dominante e V

V e W

W sono aperti
tali che (V

) W

, allora il morsmo indotto V

`e dominante, quindi
(come nel caso dei chiusi ani)

: O(W

) O(V

) `e un morsmo iniettivo
di K-algebre.
Nel caso particolare in cui W

= W
g
e V

= V

(g)
, ci` o si pu` o vedere
algebricamente come segue: da un lato, O(W

) = O(W)
g
, la localizzazione
di W rispetto alla parte moltiplicativa delle potenze di g. Dallaltra, O(V

) =
O(V )

(g)
. Ora se vediamo O(W) come un sottoanello di O(V ) mediante

,
possiamo vedere O(W

) come il sottoanello O(W)


g
O(V )
g
.
Supponiamo ora che sia intero, cos` che O(V ) `e intero su O(W). Pos-
siamo concludere che O(V )
g
`e intero su O(W)
g
, per ogni g O(W)? Che la
risposta `e positiva segue dal seguente risultato generale.
Lemma 1.5.5. Siano A B anelli con B intero su A. Sia S A una parte
moltiplicativa. Allora S
1
B `e intero su S
1
A.
Dim. Sia b/s S
1
B, con b B e s S. Per lipotesi, b `e intero su A,
quindi esiste una relazione
b
N
+ b
N1
a
1
+ + a
N
= 0.
Dividendo tale relazione per s
N
, ricaviamo
_
b
s
_
N
+
_
a
1
s
_

_
b
s
_
N1
+ +
a
N
s
N
= 0,
il che dimostra lasserto.
C.V.D.
Nella direzione opposta, abbiamo:
Teorema 1.5.5. Sia : V W un morsmo di chiusi ani irriducibili.
Supponiamo che esista un ricoprimento aperto W
g
i

iI
di W mediante aper-
ti ani principali, tale che per ogni i I il morsmo indotto per restrizione,
V

(g
i
)
W
g
i
, `e un morsmo nito. Allora `e un morsmo nito.
1.5. MORFISMI FINITI 89
Dim. Per la quasi-compattezza di W, possiamo trovare una collezione
nita g
1
, . . . , g
k
O(W) tale che gli aperti ani principali W
g
i
ricoprono W
e V

(g
i
)
W
g
i
, `e un morsmo nito per ogni i = 1, . . . , k.
Per ogni i, pertanto, il morsmo V

(g
i
)
W
g
i
`e dominante, in quanto
nito. Dal momento che W
g
i
`e denso in W perch`e W `e irriducibile, concludia-
mo che `e dominante, quindi che

: O(W) O(V ) `e un monomorsmo.


Mediante

, identichiamo O(W) con un sottoanello di O(V ), scrivendo


dora in avanti g in luogo di

(g).
Lipotesi `e quindi che O(V ) [1/g
i
] `e intero su O(W) [1/g
i
] per ogni i.
In particolare, essendo O(V ) [1/g
i
] una K-algebra nitamente generata, `e
nitamente generato come anello su O(W) [1/g
i
]. Pertanto, concludiamo che
O(V ) [1/g
i
] `e nitamente generato come O(W) [1/g
i
]-modulo. Sia
i

una collezione nita di generatori di O(V ) [1/g


i
] come O(W) [1/g
i
]-modulo.
Dato che g
i
`e invertibile in O(V ) [1/g
i
], possiamo supporre senza perdita di
generalit` a che
i
O(V ) per ogni i, . Per ogni i, abbiamo
O(V ) O(V ) [1/g
i
] =

O(W) [1/g
i
]
i,
.
Sia ora h O(V ). Per ogni i = 1, . . . , k, possiamo trovare h
i,
O(W)
e n
i,
Z tali che
h =

h
i,
g
n
i,
i

i,
.
Dato che
h
i,
g
n
i,
i
=
h
i,
g
k
i
g
n
i,
+k
i
,
possiamo prendere k 0 e, ridenendo eventualmente h
i,
, supporre senza
perdita di generalit` a che n
i,
= n per qualche n 0 indipendente da i e da
. Quindi scriveremo
h =

h
i,
g
n
i

i,
.
Le funzioni g
n
i
non hanno zeri comuni in W perch`e le g
i
non ne hanno. Per
il Teorema degli Zeri, esistono
i
O(W) tali che

i
g
n
i
= 1.
90 CAPITOLO 1. VARIET
`
A AFFINI
Otteniamo cos`
h = 1 h
=

i
g
n
i
h
=

i
g
n
i
h
i,
g
n
i

i,
=

(
i
h
i,
)
i,
.
Data la generalit`a di h O(V ), ci`o dimostra che
O(V ) =

i,
O(W)
i,
,
sicch`e O(V ) `e un O(W)-modulo nitamente generato.
C.V.D.
Possiamo ora dimostrare una propriet`a geometrica dei morsmi algebrici
che li distingue nettamente dalle applicazioni (

tra variet` a dierenziali.


Limmagine di unapplicazione (

di variet` a dierenziali pu` o essere densa


nel codominio ma avere misura nulla, quindi in particolare non contenere
nessun sottoinsieme aperto del codominio. Questo non pu` o accadere per
morsmi di chiusi ani.
Prima di dimostrarlo, premettiamo unosservazione sulle basi di trascen-
denza. Sia F ' unestensione di campi nitamente generata, ossia ' =
F(
1
, . . . ,
u
) per certi
i
'.
Supponiamo che ' sia il campo delle frazioni di un dominio di integrit` a
B. Quindi
i
= b
i
/b

i
per certi b
i
, b

i
B, b

i
,= 0. Se b =:

u
i=1
b

i
, allora

i
=: b
i
B i = 1, . . . , u.
Per ogni ' esistono F(X
1
, . . . , X
u
), G(X
1
, . . . , X
u
) F[X
1
, . . . , X
u
] tali
che G(
1
, . . . ,
u
) ,= 0 e = F(
1
, . . . ,
u
)/G(
1
, . . . ,
u
); quindi
=
F(
1
, . . . ,
u
)
G(
1
, . . . ,
u
)
=

I
f
I

J
g
J

J
=

I
f
I
b
|I|

J
g
J
b
|J|

J
F
_
b,

1
, . . . ,

u
_
.
1.5. MORFISMI FINITI 91
Pertanto
' = F
_
b,

1
, . . . ,

u
_
.
Ora da qualsiasi sistema di generatori di ' su F `e possibile estrarre una
base di trascendenza. Se dunque t `e il grado di trascendenza di ' su F, esiste
una base di trascendenza (b

1
, . . . , b

t
) con b

i
B per ogni i.
Teorema 1.5.6. Sia : V W un morsmo dominante di chiusi ani.
Allora esiste un aperto non vuoto W

W tale che (V ) W

.
Dim. Dato che `e dominante,

`e iniettivo e induce un monomor-


smo di campi K(W) K(V ) su K, attraverso il quale considereremo K(W)
come un sottocampo di K(V ). Dal momento che K(V ) `e unestensione ni-
tamente generata di K, K(V ) ha grado di trascendenza nito t su K(W). Sia
(x
1
, . . . , x
t
) una base di trascendenza di K(V ) su K(W). Per quanto visto,
possiamo supporre senza perdita di generalit` a che x
i
O(V ) per ogni i.
Abbiamo cos` una catena di estensioni di anelli
O(V ) O(W)[x
1
, . . . , x
t
] O(W). (1.7)
Dal momento che gli x
i
sono algebricamente indipendenti su K(W), si ha
O(W)[x
1
, . . . , x
t
]

= O(W)
K
K[X
1
, . . . , X
t
]

= O
_
W A
t
_
.
Passando ai morsmi, la catena di estension (1.7) corrisponde cos` a una
composizione di morsmi dominanti di chiusi ani,
V
f
W A
t

W, = f,
ove `e la proiezione sul secondo fattore.
Siano
1
, . . . ,
n
generatori della K-algebra O(V ). Per costruzione, ogni

i
`e algebrico su O(W A
t
). Sia r
i
O(W A
t
) il coeciente direttore
di un polinomio non banale a coecienti in O(W)[x
1
, . . . , x
t
] soddisfatto da

i
; quindi per ogni i = 1, . . . , n abbiamo
r
i

N
i
i
+ r
i1

N
i
1
i
+ + r
iN
i
= 0,
per certi r
ij
O(W)[x
1
, . . . , x
t
].
Allora, moltiplicando per r
N
i
1
i
,
_
r
i

i
)
N
i
+ r
i1

_
r
i

i
)
N
i
1
+ + r
iN
i
r
N
i
1
i
= 0, (1.8)
sicch`e r
i

i
`e intero su O(W)[x
1
, . . . , x
t
].
92 CAPITOLO 1. VARIET
`
A AFFINI
Sia ora R = r
1
r
n
O(W A
t
) e sia (W A
t
)
R
W A
t
laperto
ane principale ove R ,= 0. Quindi R `e invertibile in
O
_
_
W A
t
_
R
_
= O(W)[x
1
, . . . , x
t
]
_
1
R
_
.
Lo stesso vale perci` o per ogni r
i
, dato che
1
r
i
=
1
R

j=i
r
j
.
Daltra parte, V
R
= f
1
_
(W A
t
)
R
_
V `e laperto ane principale
ove R = f

(R) `e non nullo in V e


O
_
V
R
_
= O(V )
_
1
R
_
= O
_
_
W A
t
_
R
_
[
1
, . . . ,
n
].
Lemma 1.5.6. Il morsmo V
R
(W A
t
)
R
indotto per restrizione da f
`e nito, quindi suriettivo.
Dim. Dividendo la (1.8) per r
N
i
i
ricaviamo che
i
`e intero su O
_
(W A
t
)
R
_
,
per ogni i = 1, . . . , n; quindi O
_
V
R
_
`e intero su O
_
(W A
t
)
R
_
.
C.V.D.
Perci` o,
f(V ) f
_
V
R
_
=
_
W A
t
_
R
.
Allora,
(V )
_
f
_
V
R
_
_

_
_
W A
t
_
R
_
;
rimane cos` da dimostrare che
_
(W A
t
)
R
_
contiene un aperto di W.
A tal ne, scriviamo R come un polinomio in X
1
, . . . , X
t
a coecienti in
O(W):
R(w, X) =

I
R
I
(w) X
I
,
ove I = (i
1
, . . . , i
t
) e X
I
= x
i
1
1
x
i
t
t
. Sia W

=: W

I
:
_
R
I
_
=

I
W
R
I
.
Allora per ogni w W

il polinomio R(w, X
1
, . . . , X
t
) K[X
1
, . . . , X
t
] `e non
nullo, quindi esiste qualche (a
1
, . . . , a
t
) tale che R(w, a
1
, . . . , a
t
) ,= 0. Si ha
allora
(w, a
1
, . . . , a
t
)
_
W A
t
_
R
w = (w, a
1
, . . . , a
t
)
_
_
W A
t
_
R
_
.
1.5. MORFISMI FINITI 93
Abbiamo quindi dimostrato che
_
I
W
R
I

_
_
W A
t
_
R
_
.
C.V.D.
Largomento precedente dimostra in eetti quanto segue:
Teorema 1.5.7. Sia : V W un morsmo dominante di chiusi ani
irriducibili. Allora le seguenti condizioni sono equivalenti:
1. K(V ) `e algebrico su K(W).
2. Esiste R O(W), R ,= 0, tale che il morsmo V

(R)
W
R
indotto
per restrizione `e nito.
Dim. Dimostrare in dettaglio.
94 CAPITOLO 1. VARIET
`
A AFFINI
Capitolo 2
Variet`a Quasi-Proiettive
2.1 Spazi proiettivi
Denizione 2.1.1. Sia V uno spazio vettoriale nito-dimensionale su K. Lo
spazio proiettivo PV `e la collezione dei sottospazi vettoriali 1-dimensionali
di V . Se V = K
r+1
, scriveremo P
r
per PV .
Esempio 2.1.1. Se dim(V ) = 1, PV consiste di un solo punto.
Esempio 2.1.2. Se W V `e un sottospazio, esiste una naturale inclusione
di spazi proiettivi PW PV . Se W
1
, W
2
V sono sottospazi vettoriali in
somma diretta, ossia W
1
W
2
= (0), i corrispondenti spazi proiettivi sono
disgiunti in PV : PW
1
PW
2
= . In generale, PW
1
PW
2
= P
_
W
1
W
2
_
.
Esempio 2.1.3. Se V

= Hom
K
(V, K) `e lo spazio duale di V , PV

`e in
corrispondenza biunivoca naturale con linsieme dei sottospazi vettoriali di
codimensione 1 (iperpiani) di V .
Possiamo alternativamente descrivere PV come il quoziente di V

=
V 0 per lovvia azione libera del gruppo moltiplicativo K

= K 0.
Equivalentemente, PV `e linsieme quoziente di V

per la relazione di equi-


valenza: v v

se esiste K

tale che v = v

. Sia : V

PV la
mappa quoziente, e denotiamo (v) = [v]. Se V = K
r+1
, con coordinate
(X
0
, , X
r
), la classe di equivalenza di v = (v
0
, . . . , v
r
) si denota
[v] = [v
0
: : v
r
].
Quindi se v, w V

allora
[v
0
: : v
r
] = [w
0
: . . . : w
r
] v
i
w
j
= v
j
w
i
0 i, j r.
95
96 CAPITOLO 2. VARIET
`
A QUASI-PROIETTIVE
Le coordinate di v [v] sono determinate da [v] solo a meno di un multiplo
scalare non nullo e vengono chiamate le coordinate omogenee di [v]; tale
terminologia `e fuorviante: le coordinate omogenee non sono veramente delle
coordinate.
2.1.1 La topologia di Zariski
Fissiamo ora una base di V , cos` da determinare un isomorsmo di spazi
vettoriali V

= K
r+1
(che `e anche un isomorsmo di chiusi ani) e pertanto
un omeomorsmo PV

= PK
r+1
. Lisomorsmo lineare V

= K
r+1
permette
di dotare V di una topologia di Zariski, che risulta indipendente dalla scelta
della base (Esercizio). Dotiamo allora PV della topologia quoziente, che
chiameremo ancora topologia di Zariski: un sottoinsieme S PV `e chiuso
(aperto) se e solo se la sua immagine inversa
1
(S) `e chiusa (aperta) in
V

per la topologia di Zariski. Ora i sottoinsiemi di V

della forma
1
(S)
per S PV sono proprio le intersezioni di V

con i sottoinsiemi conici di


V e
1
(S) `e chiuso in V

se e solo se
1
(S) 0 `e chiuso in V . Quindi
i chiusi di PV per la topologia quoziente sono in corrispondenza biunivoca
con i sottoinsiemi chiusi conici di V , ossia con gli ideali radicali omogenei di
K[X
0
, . . . , X
r
].
Ora S PV `e chiuso se e solo se
1
(S) V

`e un chiuso conico di V
privato dellorigine se e solo se esiste una collezione nita di polinomi omo-
genei F
i
K[X
0
, . . . , X
r
] tali che
1
(S) 0 = :
_
F
i
). Evidentemente,
[v] S se e solo se F
i
(v) = 0 per ogni i.
Riassumiamo e formalizziamo questa discussione con la seguente:
Denizione 2.1.2. Se F K[X
0
, . . . , X
r
] `e un polinomio omogeneo e [v]
PV , diremo che F si annulla in [v] se F(v) = 0. Tale denizione `e ben posta
perch`e se [v] = [w] allora v = w per qualche ,= 0, sicch`e F(v) =
d
F(w),
ove d `e il grado di F. Se F
i
K[X
0
, . . . , X
r
] `e una collezione di polinomi
omogenei, denoteremo con :
pr
_
F
i

_
il luogo nullo in PV di tutti gli F
i
. Se
I `e un ideale omogeneo, denoteremo con :
pr
(I) il luogo nullo in PV di tutti
i polinomi omogenei di I.
Denizione 2.1.3. La topologia di Zariski su PV `e la topologia quozien-
te per lapplicazione . Equivalentemente, la topologia di Zariski su PV `e
denita dichiarando che i chiusi sono i luoghi nulli di collezioni arbitrarie
di polinomi omogenei. Un sottoinsieme chiuso per tale topologia si dice un
chiuso proiettivo.
Esercizio 2.1.1. Dimostrare che questa `e eettivamente una topologia senza
lintepretazione di topologia quoziente, adattando le argomentazioni gi` a usate
per lo spazio ane.
2.1. SPAZI PROIETTIVI 97
Gli aperti di Zariski di PV sono quindi in corrispondenza biunivoca con
gli aperti di Zariski conici (ovviamente deniti) di V

. Da questa osservazio-
ne si pu`o per esempio dimostrare facilmente la quasi compattezza. Sia infatti
S PV un sottoinsieme arbitrario e sia U
i
PV una collezione di aperti di
Zariski che copre S. Allora
1
(U
i
) `e una collezione di aperti di Zariski in V

che ricopre
1
(S). Dal momento che ogni sottoinsieme di V `e quasi com-
patto, possiamo estrarre un sottoricoprimento nito
1
(U
1
), . . . ,
1
(U
k
) di

1
(S); evidentemente U
1
, . . . , U
k
`e un sottoricoprimento nito di S.
Analogamente, PV `e irriducibile. Se cos` non fosse, esisterebbero A, B
PV chiusi propri tali che PV = A B; ma allora V

=
1
(A)
1
(B).
Dato che
1
(A) e
1
(B) sono chiusi in V

e V

`e irriducibile, deve essere

1
(A) = V

o
1
(B) = V

, ossia A = PV o B = PV .
Denizione 2.1.4. Sia S P
r
. Il cono ane su S `e
C(S) =
1
(S) =
1
(S) 0 A
r+1
.
Quindi, M P
r
`e un chiuso proiettivo se e solo se C(M) `e un chiuso
ane.
Esercizio 2.1.2. Dimostrare che M `e irriducibile se e solo se tale `e C(M).
Denizione 2.1.5. Sia M P
r
un chiuso proiettivo. Lideale radicale di S
I
h
(M) K[X
0
, . . . , X
r
]
`e lideale generato da tutti i polinomi omogenei che si annullano su M.
Esercizio 2.1.3. Nelle ipotesi precedenti, dimostrare che
I
h
(M) = I
_
C(M)
_
,
deducendone che I
h
(M) `e eettivamente un ideale radicale.
Denizione 2.1.6. Sia M P
r
un chiuso proiettivo. Lanello delle coordi-
nate omogenee di M `e il quoziente
O
h
(M) =: K[X
0
, . . . , X
r
]/I
h
(S).
In altre parole, O
h
(M) = O
_
((M)
_
.
Esercizio 2.1.4. Dimostrare che O
h
(M) `e in modo naturale un anello gra-
duato.
98 CAPITOLO 2. VARIET
`
A QUASI-PROIETTIVE
Esercizio 2.1.5. Sia W K
r+1
un sottospazio di codimensione 0 < c < r+1;
allora
W =
c

j=1
ker(L
j
) = :(L
1
, . . . , L
c
),
per certi L
j
V

linearmente indipendenti. Dimostrare che:


1. (
_
PW
_
= W K
r+1
;
2. PW P
r
`e un chiuso proiettivo;
3. I
h
(PW) = I(W) = (L
1
, . . . , L
c
);
4. O
h
(PW)

= K[Y
0
, . . . , Y
rc
].
Suggerimento: scegliere le coordinate in modo che L
j
= X
rc+j
.
2.1.2 Il Teorema degli Zeri proiettivo
Il Teorema degli Zeri dice che se il luogo nullo in A
r+1
di un ideale I
K[X
0
, . . . , X
r
] `e vuoto, allora I = K[X
0
, . . . , X
r
]. Tuttavia `e falso che se
un ideale omogeneo I K[X
0
, . . . , X
r
] ha luogo nullo vuoto in P
r
allora
I = K[X
0
, . . . , X
r
], anche supponendo che I sia un ideale radicale: basta
considerare I = (X
1
, . . . , X
r
). Pi` u in generale, :
pr
(I) = se X
s
i
I per
ogni i e qualche intero s 0, dato che allora :(I) = 0. Qual `e allora il
Teorema degli Zeri proiettivo ?
Per ogni s 0 lideale prodotto (X
0
, . . . , X
r
)
s
K[X
0
, . . . , X
r
] `e lideale
omogeneo generato dai monomi di grado s, ossia lideale dei polinomi il cui
termine omogeneo di grado minimo ha grado almeno s. La versione proiettiva
del Teorema degli Zeri `e il seguente Teorema.
Teorema 2.1.1. Sia IK[X
0
, . . . , X
r
] un ideale omogeneo. Allora le seguenti
condizioni sono equivalenti:
1. :
pr
(I) = ;
2. I (X
0
, . . . , X
r
)
s
per qualche s 0.
Dim. Abbiamo visto che 2) implica 1). Supponiamo che valga 1). Siano
F
1
, . . . , F
k
generatori omogenei per lideale I. Allora gli F
i
non hanno zeri co-
muni diversi da 0 A
r+1
. Quindi, i polinomi F
i
(1, T
1
, . . . , T
r
) K[T
1
, . . . , T
r
]
non hanno zeri comuni in A
r
. Per il Teorema degli Zeri, esistono polinomi
G
i
(T
1
, . . . , T
r
) K[T
1
, . . . , T
r
] tali che

i
F
i
(1, T
1
, . . . , T
r
) G
i
(T
1
, . . . , T
r
) = 1. (2.1)
2.1. SPAZI PROIETTIVI 99
Sia ora
A
r+1
0
=:
_
(v
0
, . . . , v
r
) A
r+1
: v
0
,= 0
_
e deniamo
0
: A
r+1
0
A
r
ponendo

0
(v
0
, . . . , v
r
) =
_
v
1
v
0
, . . . ,
v
r
v
0
_
.
Tirando indietro la (2.1) per la mappa razionale
0
: A
r+1
> A
r
,
otteniamo la relazione tra funzioni razionali in K(X
0
, . . . , X
r
):

i
F
i
_
1,
X
1
X
0
, . . . ,
X
r
X
0
_
G
i
_
X
1
X
0
, . . . ,
X
r
X
0
_
= 1. (2.2)
Usando il fatto che F
i
`e omogeneo di grado d
i
, `e facile vedere che
F
i
_
1,
X
1
X
0
, . . . ,
X
r
X
0
_
=
F
i
(X
0
, . . . , X
r
)
X
d
i
0
.
Inoltre, possiamo evidentemente scrivere
G
i
_
X
1
X
0
, . . . ,
X
r
X
0
_
=

G
i
(X
0
, . . . , X
r
)
X
k
0
per certi

G
i
K[X
0
, . . . , X
r
] e k 0. In denitiva, ricaviamo

i
F
i
(X
0
, . . . , X
r
)
X
d
i
0

G
i
(X
0
, . . . , X
r
)
X
k
0
= 1,
da cui moltiplicando per unopportuna potenza di X
0
:

i
F
i
(X
0
, . . . , X
r
)

G
i
(X
0
, . . . , X
r
) = X
l
0
0
per qualche l
0
0 e qualche

G
i
K[X
0
, . . . , X
r
]. Ne discende che X
l
0
0
I
per qualche l
0
0.
Analogamente, si ha X
l
k
k
I per ogni k con l
k
0 opportuno. Lasserto
segue facilmente (esercizio).
C.V.D.
Osservazione 2.1.1. La dimostrazione precedente evidenzia il ruolo del rico-
primento ane standard (vedi oltre). La seguente dimostrazione alternativa
utilizza la struttura conica di K
n+1
0 ed `e pi` u breve. Sia I K[X
0
, . . . , X
r
]
100 CAPITOLO 2. VARIET
`
A QUASI-PROIETTIVE
un ideale omogeneo con luogo nullo proiettivo vuoto. Allora il luogo nullo
ane :(I) A
r+1
, per quanto visto, `e vuoto oppure consiste della sola ori-
gine. Nel primo caso, per il Teorema degli zeri I = K[X
0
, . . . , X
r
], quindi
non c`e nulla da dimostrare. Nel secondo caso, X
i
si annulla su :(I) per
ogni i; pertanto sempre per il Teorema degli zeri esiste s
i
1 intero tale che
X
s
i
i
I. Ne discende che X
s
i
I per ogni i se s = max(s
i
), e quindi che
I (X
0
, . . . , X
n
)
(n+1)s
(esercizio).
2.1.3 Il ricoprimento ane dello spazio proiettivo
Facciamo alcune premesse di natura algebrica.
Denizione 2.1.7. Sia d 0 un intero e denotiamo con
K
(d)
[X
0
, . . . , X
r
] K[X
0
, . . . , X
r
]
il sottospazio vettoriale dei polinomi omogenei di grado d e con
K
d
[T
1
, . . . , T
r
] K[T
1
, . . . , T
r
]
il sottospazio vettoriale dei polinomi di grado d.
Chiaramente, ogni F(X
0
, . . . , X
r
) K
(d)
[X
0
, . . . , X
r
] pu`o essere scritto
F(X
0
, . . . , X
r
) =
d

i=0
X
i
0
F
i
(X
1
, . . . , X
r
),
ove F
i
`e omogeneo di grado d i.
Lapplicazione lineare
d
: K
(d)
[X
0
, . . . , X
r
] K
d
[T
1
, . . . , T
r
] data da

d
: F(X
0
, . . . , X
r
) F(1, T
1
, . . . , T
r
) =
d

i=0
F
i
(T
1
, . . . , T
r
)
`e un isomorsmo di spazi vettoriali, con isomorsmo inverso

d
: G(T
1
, . . . , T
r
) X
d
0
G
_
X
1
X
0
, . . . ,
X
r
X
0
_
.
Chiaramente, se d = d

+ d

e
G

K
d
[T
1
, . . . , T
r
], G

K
d
[T
1
, . . . , T
r
]
2.1. SPAZI PROIETTIVI 101
allora

d
(G

) = X
d
0
_
G

_
X
1
X
0
, . . . ,
X
r
X
0
_
G

_
X
1
X
0
, . . . ,
X
r
X
0
__
=
_
X
d

0
G

_
X
1
X
0
, . . . ,
X
r
X
0
__

_
X
d

0
G

_
X
1
X
0
, . . . ,
X
r
X
0
__
=
d
(G

)
d
(G

) .
Consideriamo ora laperto
A
r
0
=
_
[X
0
: : X
r
] P
r
: X
0
,= 0
_
P
r
La mappa
0
: A
r
A
r
0
data da
(t
1
, . . . , t
r
) [1 : t
1
: : t
r
]
`e una biiezione, con inversa

1
0
: [X
0
: : X
r
]
_
X
1
X
0
, . . . ,
X
r
X
0
_
.
Sia W = :
pr
(F), ove F K
(d)
[X
0
, . . . , X
r
]. Allora

1
0
(W) = (t
1
, . . . , t
r
) A
r
[ [1 : t
1
: : t
r
] :
pr
(F)
=
_
(t
1
, . . . , t
r
) A
r
[ F
_
1, t
1
, . . . , t
r
) = 0
_
= :
_

d
(F)
_
.
Dato che ogni chiuso `e intersezione di ipersuperci,
0
`e continua per la
topologia di Zariski.
Viceversa, se G K
d
[X
1
, . . . , X
r
] allora

0
_
:(G)
_
= [1 : t
1
: : t
r
] P
r
: G(t
1
, . . . , t
r
) = 0
= :
pr
_

d
(G)
_
A
r
0
.
Quindi anche
1
0
`e continua cos` che
0
`e un omeomorsmo.
Analogamente per ogni i = 0, 1, . . . , r possiamo denire
A
r
i
=
_
[X
0
: : X
r
] P
r
: X
i
,= 0
_
P
r
e chiaramente A
r
i
`e un ricoprimento aperto di P
r
; largomento precedente
mostra che ogni A
r
i
(con la topologia indotta) `e omeomorfo a A
r
.
In particolare, ogni sottoinsieme chiuso W A
r
i
possiede una chiusura W
in P
r
, che chiameremo la chiusura proiettiva di W. Identichiamo A
r
0
con A
r
mediante
0
; allora se F K[T
1
, . . . , T
r
] vedremo :(F) come un sottoinsieme
di A
r
0
.
Deniamo : K[T
1
, . . . , T
r
] K[X
0
, . . . , X
r
] ponendo (F) =:
d
(F) se
d `e il grado di F.
102 CAPITOLO 2. VARIET
`
A QUASI-PROIETTIVE
Osservazione 2.1.2. non `e additiva. Per esempio, per r = 1, : K[T]
K[X, Y ] soddisfa (1) = 1, (T) = Y , (T
2
) = Y
2
e

_
1 + T + T
2
_
= X
2
+ XY + Y
2
.
In generale, se grado(F) = d e
F(T
1
, . . . , T
r
) =
d

i=0
F
i
(T
1
, . . . , T
r
)
ove F
i
`e omogeneo di grado d i, allora
(F)(X
0
, . . . , X
r
) =
d

i=0
X
i
0
F
i
(X
1
, . . . , X
r
).
Teorema 2.1.2. Sia W A
r
0
= A
r
un chiuso ane. Allora
W = :
pr
_

_
I(W)
_
_
.
Pi` u precisamente, lideale radicale di W `e genererato da
_
I(W)
_
.
Dim. Con lidenticazione descritta, per ogni F K[T
1
, . . . , T
r
] si ha
F =
d
(F)[
A
r
0
= (F)[
A
r
0
se grado(F) = d. Quindi,
W :(F) = :
pr
_
(F)
_
A
r
0
:
pr
_
(F)
_
se F I(W). Pertanto
W

FI(W)
:
pr
_
(F)
_
= :
pr
_

_
I(W)
_
_
.
Dato che ogni chiuso in P
r
`e intersezione di ipersuperci, per dimostrare
linclusione opposta basta vericare che ogni ipersupercie che contiene W
contiene anche :
pr
_

_
I(W)
_
_
.
Sia allora R K[X
0
, . . . , X
r
] omogeneo di grado d e tale che
:
pr
(R) W.
Prendiamo lintersezione con A
r
0

= A
r
; dal momento che R[
A
r
0
=
d
(R),
:
_
(R)
_
W.
2.1. SPAZI PROIETTIVI 103
Quindi, (R) I(W); inoltre `e facile vericare che per ogni polinomio
omogeneo S K[X
0
, . . . , X
r
] si ha grado(S) grado
_
(S)
_
e
S(X
0
, . . . , X
r
) = X
grado(S)grado(S)
0

_
S).
Ne segue che
R = X
dgrado(R)
0
(R) X
dgrado(R)
0

_
I(W)
_
, (2.3)
onde
:
pr
(R) :
pr
_

_
I(W)
_
_
.
La (2.3) implica anche lultima aermazione del Teorema.
C.V.D.
Osservazione 2.1.3. Una conclusione analoga vale per ogni A
r
i
.
Esempio 2.1.4. Sia W A
r

= A
r
0
unipersupercie, denita dal polinomio
senza fattori irriducibili F K[T
1
, . . . , T
r
] di grado d. Allora I(W) = (F).
Quindi I
h
_
W
_
K[X
0
, . . . , X
r
] `e lideale generato dai polinomi delle forma

e
(G) al variare di G I(V ), ove e = grado(G). Ora se G = F H, con H
di grado c, abbiamo

d+c
(G) =
d
(F)
c
(H),
pertanto I
h
_
W
_
`e lideale principale generato da

F =:
d
(F); in particolare,
W `e lipersupercie :
pr
_

F
_
.
Per esempio, adottiamo su P
2
le coordinate omogenee [X : Y : Z] e
denotiamo A
2
X
= X ,= 0 ecc gli aperti ani standard; su A
2
Z
= Z ,= 0
adottiamo le coordinate ani X

= X/Z, Y

= Y/Z. Allora la chiusura in


P
2
della retta ane = : (X

+ 2Y

1) A
2
Z
`e la retta proiettiva
L = :
pr
(X + 2Y Z) .
Esempio 2.1.5. Su P
1
adottiamo coordinate omogenee [X : Y ]. Poniamo
A
1
1
= X ,= 0, A
1
2
= Y ,= 0. Un chiuso di Zariski di P
1
interseca ogni
A
1
j
in un chiuso di Zariski per la sua topologia di chiuso ane, quindi in un
insieme nito. Pertanto ogni chiuso di Zariski di
P
1
= A
1
1
A
1
2
`e un insieme nito. Sia viceversa A P
1
un insieme nito:
A =
_
[
1
:
1
], . . . , [
s
:
s
]
_
.
104 CAPITOLO 2. VARIET
`
A QUASI-PROIETTIVE
Allora A = :(P), ove
P(X, Y ) =
s

j=1
_

j
X
j
Y
_
.
Perci` o i chiusi di Zariski di P
1
sono tutti e soli i suoi sottoinsiemi niti
e possono essere sempre deniti da un solo polinomio omogeneo, di grado
uguale alla cardinalit`a.
Esempio 2.1.6. Su P
2
adottiamo le coordinate omogenee [X : Y : Z].
Poniamo A
2
X
= X ,= 0, A
2
Y
= Y ,= 0, A
2
Z
= Z ,= 0. La parabola
C = :
_
Y

2
_
A
2
Z
ha chiusura proiettiva in P
2
C = :
pr
_
Y Z X
2
_
.
In particolare, C = C A
2
Z
. Con la consueta identicazione,
C A
2
X
= :(Y Z 1), C A
2
Y
= :
_
Z X
2
_
.
Se operiamo il cambiamento di coordinate Y =

Y +

Z, Z =

Y

Z abbiamo
C = :
pr
_


X
2

2
_
, dal che vediamo che una parte ane di C (ove
Y

,= 0) `e il cerchio X

2
+

2
= 1. Quindi cerchi, parabole e iperboli appaiono
come intersezioni di una medesima curva piana proiettiva con opportune
carte ani.
Quando si prende la chiusura proiettiva di un chiuso ane che non `e
unipersupercie le cose sono meno semplici.
Esempio 2.1.7. (La cubica gobba). Consideriamo
C =: :
_
Y

2
, Z

3
_
= :
_
Y

2
, Z

_
A
3
.
Equivalentemente, C `e limmagine del morsmo : A
1
A
2
dato da (x) =
(x, x
2
, x
3
).
Lideale radicale di C `e
I(C) =
_
Y X
2
, Z X
3
_
.
In eetti, dato P I(C) deniamo

P(X, Y, Z) =: P
_
X, Y + X
2
, Z + X
3
_
.
2.1. SPAZI PROIETTIVI 105
Allora

P(X, 0, 0) = 0, dal che segue facilmente che

P(X, Y, Z) = Y A(X, Y, Z) + Z B(X, Y, Z)


per certi A, B K[X, Y, Z]. Quindi,
P(X, Y, Z) =

P
_
X, Y X
2
, Z X
3
_
=
_
Y X
2
_
A
_
X, Y X
2
, Z X
3
_
+
_
Z X
3
_
B
_
X, Y X
2
, Z X
3
_

_
Y X
2
, Z X
3
_
.
Ad esempio,
ZX Y
2
=
_
Z X
3
_
X
_
Y X
2
_ _
Y + X
2
_
.
Adottiamo su P
3
le coordinate omogenee [X : Y : Z : T] e vediamo
A
3
= A
3
T
come laperto ane di P
3
ove T ,= 0. Per il Teorema, lideale
omogeneo I
h
_
C
_
della chiusura proiettiva di C in P
3
`e generato dai polinomi

d
(G), al variare di G I(C), con d il grado di G. Per esempio, I
h
_
C
_
contiene

2
_
ZX Y
2
_
= ZXY
2
,
2
_
Y X
2
_
= Y TX
2
,
3
_
Z X
3
_
= ZT
2
Z
3
.
Evidentemente, bench`e Y X
2
e Z X
3
generino I(C), le loro omo-
genizzazioni
2
(Y X
2
) e
3
(Z X
3
) non generano I
h
_
C
_
.
Aermo che la chiusura proiettiva di C `e il luogo
D =
__
x t
2
: x
2
t : x
3
: t
3

[ [x : t] P
1
_
.
In eetti,
D A
3
T
=
__
x t
2
: x
2
t : x
3
: t
3

[ [x : t] P
1
, t ,= 0
_
=
__
x : x
2
: x
3
: 1

[ x A
1
_
= C.
Quindi, D C. Sia H
T
= :(T) P
3
(liperpiano allinnito di A
3
T
). Allora
D H
T
= [0 : 0 : 1 : 0].
Consideriamo
R =: :
pr
_
Y T X
2
, ZT XY, ZX Y
2
_
Evidentemente, R A
3
T
= C; inoltre, ove T = 0 le tre equazioni impongono
X = Y = 0, quindi R H
T
= D H
T
. Ne segue che R = D, quindi D `e un
chiuso proiettivo. Dato che D C, abbiamo D C.
106 CAPITOLO 2. VARIET
`
A QUASI-PROIETTIVE
Consideriamo K
2
con coordinate (R, S) e denotiamone il generico punto
con (r, s). Sia : K
2
K
4
data da

_
r, s
_
=:
_
r s
2
, r
2
s, r
3
, s
3
_
.
Quindi

(F)(R, S) = F (RS
2
, R
2
S, R
3
, S
3
) se F(X, Y, Z, T) K[X, Y, Z, T].
Se (r, s) ,= 0, chiaramente (r, s) ,= 0 e pertanto possiamo condiderare la
restrizione
:
_
K
2
_

P
3
, (r, s)
_
r s
2
: r
2
s : r
3
: s
3

;
qui : (K
4
)

P
3
`e la proiezione.
Su :(S)
c
K
2
,

_
r, s
_
=
_
r : r
2
: r
3
: 1


1
(C).
Pertanto, se F I
h
_
C
_
`e omogeneo allora

(F) si annulla sullaperto denso


:(S)
c
K
2
, quindi su tutto K
2
. In particolare,

(F) si annulla in (1, 0),


ossia F(0, 0, 1, 0) = F
_
(1, 0)
_
= 0.
Quindi ogni polinomio in I
h
_
C
_
si annulla in [0 : 0 : 1 : 0], onde
[0 : 0 : 1 : 0] C.
Dato che D = C [0 : 0 : 1 : 0], concludiamo che D C, ossia D = C.
In particolare, C `e limmagine di P
1
per la mappa

_
[x : y]
_
=
_
x
3
: x
2
y : xy
2
: y
3

.
Esercizio 2.1.6. Sia A = [a
ij
] GL(r + 1) (0 i, j r). Allora lauto-
morsmo lineare L
A
: K
r+1
K
r+1
, X AX, preserva (K
r+1
)

e commuta
con lazione di K

, pertanto discende evidentemente a una trasformazione


biunivoca del quoziente,

A
: P
r
P
r
, [x
0
: . . . : x
r
]
_
r

j=1
a
0j
x
j
: . . . :
r

j=1
a
rj
x
j
_
.
Chiameremo
A
la traformazione proiettiva indotta da A. Dimostrare:
1.
1
A
=
A
1, per ogni A GL(r + 1);
2.
A

B
=
AB
, per ogni A, B GL(r + 1);
3. la corrispondenza A
A
denisce unazione di GL(r + 1) su P
r
;
2.1. SPAZI PROIETTIVI 107
4. linsieme di tutte le trasformazioni proiettive
A
: P
r
P
r
costituisce
un gruppo PGL(r + 1);
5. PGL(r + 1)

= GL(r + 1)/K

I;
6. per ogni ideale omogeneo I K[X
0
: . . . : X
r
] e per ogni A GL(r +1)
si ha

1
A
_
:
pr
(I)
_
= :
pr
(L

A
(I)) .
Esempio 2.1.8. Se 0 k r, un k-piano proiettivo in P
r
`e il proiettivizzato
PU di un sottospazio vettoriale (k+1)-dimensionale U K
r+1
. Per esempio,
una retta proiettiva P
r
`e la proiettivizzazione di un sottospazio vettoriale
bidimensionale di K
r+1
. Se [v] ,= [w] P
r
allora v, w K
r+1
sono linearmente
indipendenti e lunico sottospazio vettoriale 2-dimensionale che li contiene
entrambi `e L =: spanv, w; pertanto, lunica retta proiettiva in P
r
che
contiene [v] e [w] `e
= PL
=
_
_
v + w] : (, ) ,= (0, 0)
_
=
_
_
v
0
+ w
0
: . . . : v
r
+ w
r
] : (, ) ,= (0, 0)
_
.
In altre parole, lasserto di algebra lineare che esiste un solo sottospazio vet-
toriale 2-dimensionale di K
r
contenente due vettori linearmente indipendenti
assegnati si traduce nellasserto di geometria proiettiva che esiste una sola
retta in P
r
passante per due punti distinti assegnati.
Esercizio 2.1.7. Dimostrare che per tre punti non allineati in P
n
passa uno
e un solo piano proiettivo.
Esempio 2.1.9. Se 0 k r e U K
r+1
`e un sottospazio vettoriale
di dimensione k + 1, dato un chiuso proiettivo Z P
r
lintersezione Z
PW `e un chiuso proiettivo di PW. Qui PW

= P
k
attraverso la scelta di
una base qualsiasi di W. Infatti, eventualmente applicando unopportuna
trasformazione lineare invertibile L
A
possiamo supporre che
W = :
_
X
k+1
, . . . , X
r
_
.
Equivalentemente, applicando unopportuna trasformazione proiettiva
A
possiamo supporre che
PW = :
pr
_
X
k+1
, . . . , X
r
_
.
108 CAPITOLO 2. VARIET
`
A QUASI-PROIETTIVE
Quindi,
PW =
_
[X
0
: : X
k
: 0 : : 0] : [X
0
: : X
k
] P
k
_
.
Sia : P
k
PW lovvia identicazione,
[X
0
: : X
k
] [X
0
: : X
k
: 0 : : 0].
Se
Z = :
pr
_
F
1
, . . . , F
s
_
,
ove gli F
j
K[X
0
, . . . , X
r
] sono omogenei, allora

1
_
Z PW
_
= :
pr
_

F
1
, . . . ,

F
s
_
,
ove

F
j
(X
0
, . . . , X
k
) = F
j
(X
0
, . . . , X
k
, 0, . . . , 0).
Per esempio, adottiamo su P
3
le coordinate omogenee [X : Y : Z : T] e
consideriamo la chiusura in P
3
dellipersupercie ane
S = :
_
X
3
Y
2
+ Z
_
A
3
T
.
Questa `e
S = :
pr
_
X
3
Y
2
T + Z T
2
_
.
La sua intersezione con liperpiano allinnito P
2
T
=: P
_
:(T)
_
`e
:
pr
_
T, X
3
Y
2
T + Z T
2
_
= :
pr
(T, X) ,
ossia il luogo
_
[0 : Y : Z : 0] : [Y : Z] P
1
_
= PW,
ove W K
4
`e il sottospazio vettoriale 2-dimensionale ove X = T = 0. La
sua intersezione con P
2
X
=: P
_
:(X)
_
(con coordinate omogenee [Y : Z : T])
`e
:
pr
_
X, X
3
Y
2
T + Z T
2
_
= :
pr
_
X,
_
Y
2
+ Z T
_
T
_
,
ossia lunione di una retta e di una conica nondegenere.
Esempio 2.1.10. Si consideri il caso particolare di unipersupercie ane
V A
r
0
denita da unequazione omogenea in X
1
, . . . , X
r
, quindi di un cono
ane con vertice nellorigine; allora la stessa equazione omogenea denisce
la sua chiusura V P
r
. Pertanto, lintersezione con liperpiano allinnito
P
r1
= :
pr
(X
0
) `e ancora denita dalla medesima equazione nelle coordinate
2.1. SPAZI PROIETTIVI 109
omogenee X
1
, . . . , X
r
su P
r1
; pertanto, tale intersezione consiste proprio
della ipersupercie proiettiva associata al cono ane. Quindi lipersupercie
proiettiva in P
r
associata a un polinomio omogeneo che non dipende da X
0
`e lunione disgiunta
V = V V

,
ove V A
r
0
`e il cono ane denito da quel polinomio e V

P
r1
0
la sua
proiettivizzazione.
Esercizio 2.1.8. Sia K
r
= :(X
r
) K
r+1
e corrispondentemente
P
r1
= :
pr
(X
r
) P
r
.
Si dimostri che ogni chiuso proiettivo di P
r1
`e in modo naturale un chiuso
proiettivo di P
r
. Si generalizzi al caso di chiusi proiettivi di PW, con W
K
r+1
un sottospazio vettoriale arbitrario non banale.
Esempio 2.1.11. Sia W K
r+1
un sottospazio vettoriale, dim(W) = k +1.
Sia T PW un chiuso ane e sia p P
r
PW. Il cono proiettivo C
p
T
P
r
con base T e vertice p `e lunione di tutte le rette proiettive
p,x
P
r
congiungenti p con qualche punto x T.
Aermo che C
p
T `e un chiuso proiettivo. Innanzitutto, lipotesi signi-
ca che p e i vettori di una qualsiasi base di W sono linearmente indipen-
denti. Applicando il teorema della base incompleta, `e chiaro che mediante
unopportuna trasformazione proiettiva possiamo assumere PW :
pr
(X
0
)
e p = [1 : 0 : : 0].
Ora :
pr
(X
0
) = PH
0

= P
r1
ha coordinate omogenee [X
1
: : X
r
] e
pertanto
T = :
pr
_
F
1
, . . . , F
l
_
P
r1
per certi F
j
K[X
1
, . . . , X
r
] omogenei.
Inoltre la retta proiettiva che congiunge p = [1 : 0 : : 0] con x = [0 :
x
1
: : x
r
] P
r1
`e linsieme

p,x
= Pspan(1, 0, , 0), (0; x
1
, . . . , x
r
)
=
__
: x
0
: : x
r
] : [ : ] P
1
_
.
Quindi
[v
0
: : v
r
] C
p
T (v
1
, . . . , v
r
) (T F
j
(v
1
, . . . , v
r
) = 0, j = 1, . . . , l.
Quindi,
C
p
T = :
pr
_
F
1
, . . . , F
l
_
P
r
,
ove adesso gli F
j
sono considerati polinomi in K[X
0
, . . . , X
r
].
110 CAPITOLO 2. VARIET
`
A QUASI-PROIETTIVE
Esercizio 2.1.9. Pi` u in generale, supponiamo che PW

= P
a
e PV

= P
b
siano
i sottospazi proiettivi associati ai due sottospazi vettoriali complementari
W, V K
r+1
; quindi K
r+1
= V W e pertanto a + b = k 1. Per ogni
[v] PV , W+span(v) K
r+1
`e un sottospazio vettoriale di dimensione a+1.
Deniamo il cono proiettivo C
PW
T con base un chiuso proiettivo T PV e
vertice PA come lunione di tutti gli a-piani proiettivi P
_
W + span(v)
_
, al
variare di [v] T. Dimostrare che C
PW
T P
r
`e un chiuso proiettivo.
Se in particolare
W = :(X
a+1
, . . . , X
r
), V = :(X
0
, . . . , X
rb1
_
e
T = :
pr
(F
1
, . . . , F
l
) PV
ove
F
j
(X
rb
, X
rb+1
, . . . , X
r
) K[X
rb
, X
rb+1
, . . . , X
r
],
sono polinomi omogenei, allora
C
PW
T = :
pr
(F
1
, . . . , F
l
) P
r
(stesse equazioni, spazio ambiente diverso!).
Esempio 2.1.12. Lesempio 2.1.6 pu` o essere generalizzato considerando
ipersuperci quadriche in uno spazio proiettivo di dimensione arbitraria, ossia
un chiuso proiettivo della forma
S = :
pr
(Q) P
r+1
,
ove Q K[X
0
, . . . , X
r
] `e un polinomio omogeneo di grado 2. Lunico inva-
riante di una forma quadratica essendo il rango, ogni ipersupercie quadrica
`e limmagine mediante unopportuna trasformazione proiettiva di una delle
seguenti:
S
j
=: :
pr
_
X
2
0
+ + X
2
j
_
con 0 j r; quindi Q
j
=: X
2
0
+ + X
2
j
ha rango j + 1.
In particolare Q
r
(equivalentemente, la forma bilineare simmetrica asso-
ciata) ha rango massimo r + 1; diremo che W
r
`e non singolare.
Se j < r, Q
j
`e degenere e S
j
pu` o interpretatsi come un cono con vertice
il sottospazio proiettivo PV
j

= P
rj1
e base una quadrica nondegenere in
PW
j
= P
j
; qui V
j
= :(X
j+1
, . . . , X
r
), W
j
= :(X
0
, . . . , X
j
).
Esplicitamente, in P
1
abbiamo due possibilit` a:
S
1
= :
pr
_
X
2
0
+ X
2
1
_
, S
0
= :
pr
_
X
2
0
_
.
2.2. FUNZIONI REGOLARI 111
Quindi S
1
=
_
[1 : i], [1 : i]
_
, S
0
=
_
[0 : 1]
_
(punto doppio).
In P
2
abbiamo tre possibilit` a:
S
2
= :
pr
_
X
2
0
+ X
2
1
+ X
2
2
_
, S
1
= :
pr
_
X
2
0
+ X
2
1
_
, S
0
= :
pr
_
X
2
0
_
.
Quindi S
2
A
2
0
`e il cerchio complesso, S
1
A
2
0
`e una coppia di rette, S
0
A
2
0
`e un piano doppio.
Esercizio 2.1.10. Estendere a P
3
.
2.2 Funzioni regolari
Siano P, Q K[X
0
, . . . , X
r
] polinomi omogenei dello stesso grado d; allora se
x (A
r+1
)

e Q(x) ,= 0 per ogni K

abbiamo
P(x)
Q(x)
=

d
P(x)

d
Q(x)
=
P(x)
Q(x)
.
Pertanto, il rapporto P/Q induce una ben denita funzione f : (P
r
)
Q
K,
essendo (P
r
)
Q
P
r
laperto ove Q ,= 0.
Denizione 2.2.1. Sia X P
r
e sia p X. Una funzione f : X K si dice
regolare in p se esistono P, Q K[X
0
, . . . , X
r
] polinomi omogenei dello stesso
grado tali che Q(p) ,= 0 e f(x) = F(x)/Q(x) per ogni x X
Q
=: X (P
r
)
Q
.
Una funzione f : X K si dice regolare su X se `e regolare in ogni punto di
X. Le funzioni regolari su X formano una K-algebra O(X).
Lemma 2.2.1. Una funzione regolare f : X A
1
`e continua.
Dim. Basta dimostrare che il luogo ove f ,= 0 `e aperto. Sia x X tale
che f(x) ,= 0. Sia U
x
X un intorno aperto ove f = P
x
/Q
x
, con P
x
e
Q
x
polinomi omogenei dello stesso grado e tali che Q
x
,= 0 ovunque su U
x
.
Allora evidentemente f
1
(A
1
0) contiene laperto X (P
r
)
P
x
Q
x
.
C.V.D.
Chiariamo innanzitutto la relazione tra la presente nozione di regolarit` a
e quella introdotta per i chiusi ani.
Innanzitutto,
Lemma 2.2.2. f : A
r
0
K `e regolare nel senso della denizione 2.2.1 se e
solo se f
0
O(A
r
).
112 CAPITOLO 2. VARIET
`
A QUASI-PROIETTIVE
Dim. Sia f
0
O(A
r
) = K[T
1
, . . . , T
r
]. Quindi, esiste un unico
polinomio F(T
1
, . . . , T
r
) tale che f
0
(t
1
, . . . , t
r
) = F(t
1
, . . . , t
r
) per ogni
(t
1
, . . . , t
r
) A
r
, ossia
f
_
[1 : t
1
: : t
r
]
_
= F(t
1
, . . . , t
r
).
Sia d il grado di F. Allora chiaramente f `e indotta per restrizione dal quozien-
te:
d
(F)/X
d
0
, ove
d
(F) = X
d
0
F
_
X
1
X
0
, . . . ,
X
r
X
0
_
. Dato che
d
(F) `e omogeneo
di grado d, f O(A
r
0
).
Viceversa, supponiamo che f O(A
r
0
). Allora f `e regolare in
0
(p) per
ogni p A
r
. Quindi per ogni p A
r
esistono polinomi omogenei dello stesso
grado P, Q K[X
0
, . . . , X
r
] tali che Q
_
[1 : p]
_
,= 0 e f(x) = P(x)/Q(x) ove
Q(x) ,= 0.
Sia q (A
r
)
(Q)
, laperto ove Q(1, q) ,= 0. Allora
f
0
(q) = f(1, q) =
P
_
1, q
_
Q
_
1, q
_ =
(P)(q)
(Q)(q)
.
In altre parole, f = (P)/(Q) su (A
r
)
(Q)
. Pertanto, f
0
`e regolare (nel
senso delle funzioni razionali su A
r
) in ogni p A
r
.
Dato che una funzione razionale su A
r
regolare in ogni punto `e regolare,
deduciamo
f
0
O(A
r
) .
C.V.D.
Corollario 2.2.1. La mappa f f
0
induce un isomorsmo di K-algebre
O(A
r
0
) O(A
r
) = K[T
1
, . . . , T
r
].
Pi` u in generale, sia X A
r
un chiuso ane e X
0
=:
0
(X); sia
X
0
: X
X
0
la mappa indotta da
0
per restrizione. Largomento precedente, con lievi
modiche, dimostra anche:
Proposizione 2.2.1. f O(X
0
) se e solo se f
X
0
O(X). Di conseguen-
za, f f
X
0
`e un isomorsmo di K-algebre O(X
0
) O(X).
La seguente proposizione illustra una netta dierenza tra spazi proiettivi
e chiusi ani:
Proposizione 2.2.2. Le sole funzioni regolari su P
n
sono le costanti: O(P
n
) =
K.
2.2. FUNZIONI REGOLARI 113
Dim. Sia f O(P
n
). Per denizione, per ogni x P
n
esistono un
intorno aperto U
x
di x in P
n
e polinomi omogenei dello stesso grado tali che
P
x
, Q
x
K[X
0
, . . . , X
n
] Q
x
(x

) ,= 0 per ogni x

U
x
e f = P
x
/Q
x
su U
x
.
Dopo avere semplicato eventuali fattori comuni, possiamo supporre che P
x
e Q
x
siano relativamente primi.
Dati x, y P
r
, sullaperto denso U
x
U
y
abbiamo f = P
x
/Q
x
= P
y
/Q
y
,
per cui P
x
Q
y
= P
y
Q
x
. Per lipotesi che P
x
, Q
x
e P
y
, Q
y
siano primi a due a
due, discende chiaramente che P
x
= P
y
e Q
x
= Q
y
per qualche K

.
Quindi la rappresentazione di f come quoziente di funzioni razionali `e
(essenzialmente) unica e pertanto deve essere Q(x) ,= 0 per ogni x P
n
.
In altre parole, lideale principale generato da Q non ha zeri nello spazio
proiettivo; ne discende che X
k
i
(Q) per ogni i e qualche k 0, ossia Q
divide ogni X
k
i
, assurdo se Q ha grado positivo. Perci` o Q K

e cos` f `e
costante.
C.V.D.
Osservazione 2.2.1. Nel caso di P
1
, possiamo dare una dimostrazione pi` u
esplicita, come segue. Sia f : P
1
K regolare. Abbiamo P
1
= A
1
X
A
1
Y
,
ove [X : Y ] sono le coordinate omogenee e A
1
X
= X ,= 0, A
1
Y
= Y ,= 0.
Consideriamo gli omeomorsmi
X
: A
1
A
1
X
, t [1 : t], e
Y
: A
1
A
1
Y
,
u [u : 1]. Dato che le sole funzioni regolari su A
1
sono i polinomi, per la
Proposizione 2.2.1 esistono polinomi A, B K[T] tali che
f
_
[1 : t]
_
= A(t), g
_
[u : 1]
_
= B(u).
Su A
1
X
A
1
Y
abbiamo [1 : 1/x] = [x : 1], quindi
A(1/x) = f
_
[1 : 1/x]
_
= f
_
[x : 1]
_
= B(x)
per ogni x ,= 0.
Supponiamo allora che
A(T) = a
0
+ a
1
T + + a
d
T
d
,
B(T) = b
0
+ b
1
T + + b
e
T
e
,
con a
d
, b
e
,= 0.
Per ogni x ,= 0 deve essere
a
0
+
a
1
x
+ +
a
d
x
d
= A
_
1
x
_
= B(x) = b
0
+ b
1
x + + b
e
x
e
.
Quindi, moltiplicando per x
d
otteniamo
a
0
x
d
+ + a
d1
x + a
d
= x
d
(b
0
+ b
1
x + + b
e
x
e
) .
114 CAPITOLO 2. VARIET
`
A QUASI-PROIETTIVE
Visto che lugualglianza vale per ogni x ,= 0, vale per ogni x K e quindi `e
unuguaglianza in K[X]:
a
0
X
d
+ + a
d1
X + a
d
= X
d
(b
0
+ b
1
X + + b
e
X
e
) .
Se fosse d > 0 avremmo allora una contraddizione, perch`e il primo membro
ha termine costante a
d
,= 0, mentre il secondo `e un multiplo di x
d
. Di
conseguenza d = 0, pertanto f `e costante su A
1
X
e quindi ovunque.
Corollario 2.2.2. Sia X A
r
e attraverso lidenticazione A
r

= A
r
0
vedia-
mo X come un sottoinsieme di P
r
. Allora f : X A
1
`e regolare se e solo
se per ogni x X esistono:
un aperto X

X tale che x X

e
p, q O(A
r
) con q(x

) ,= 0 per ogni x

X,
tali che f(x

) = p(x

)/q(x

) per ogni x

.
Dim. Esercizio.
Esercizio 2.2.1. Si generalizzi supponendo X V , con V A
r
Zariski
chiuso.
Denizione 2.2.2. Sia X P
r
.
1. Una funzione f : X A
k
si dice regolare se tutte le sue componenti lo
sono.
2. Una funzione f : X P
k
si dice regolare se:
f `e continua;
Per ogni i = 0, . . . , k la restrizione
f : f
1
_
A
k
i
_
A
k
i
`e regolare nel senso precedente.
3. Sia Y P
k
. Una funzione regolare f : X Y `e una funzione regolare
da X in P
k
che prende valori in Y .
4. Un isomorsmo f : X Y `e una funzione regolare da X in Y con
inversa regolare.
Esempio 2.2.1. Una funzione regolare f : P
r
A
k
`e costante, dato che
ogni sua componente lo `e.
2.2. FUNZIONI REGOLARI 115
Esempio 2.2.2. Siano F
0
, . . . , F
k
K[X
0
, . . . , X
r
] polinomi omogenei dello
stesso grado d; allora la mappa : P
r
:
pr
(F
0
, . . . , F
k
) P
k
denita da

_
[X
0
: : X
r
]
_
=:
_
F
0
(X
0
, . . . , X
r
) : : F
k
(X
0
, . . . , X
r
)

`e ben denita (esercizio) e regolare. Infatti, se G K[X


0
, . . . , X
k
] `e omogeneo
di grado e allora chiaramente

1
(:
pr
(G)) = :
pr
_
G
_
F
0
(X), . . . , F
k
(X)
_
_
:
pr
(F
0
, . . . , F
r
)
c
,
e G
_
F
0
(X), . . . , F
k
(X)
_
`e un polinomio omogeneo di grado d e. Inoltre,
abbiamo ad esempio

1
_
A
k
0
_
= P
r
:
pr
(F
0
)
e la restrizione P
r
:
pr
(F
0
) A
k
0
`e la mappa
[x
0
: . . . : x
r
]
_
F
1
(X
0
, . . . , X
r
)
F
0
(X
0
, . . . , X
r
)
, . . . ,
F
k
(X
0
, . . . , X
r
)
F
0
(X
0
, . . . , X
r
)
_
.
Alcuni casi particolari:
Esempio 2.2.3. Siano p ,= q K
r+1
linearmente indipendenti, cos` che
x = [p] ,= y = [q]. Deniamo : P
1
P
r
ponendo

_
[ : ]
_
=: [p + q] = [p
0
+ q
0
: : p
r
+ q
r
].
Chiaramente, `e regolare, con immagine la retta congiungente x e y.
Esempio 2.2.4. La mappa : P
1
P
d
data da

_
[ : ]
_
=
_

d
:
d1
: :
d1
:
d

`e regolare. Chiaramente, limmagine di giace sul chiuso proiettivo


C =: :
pr
_
_
X
i
X
j
X
l
X
k
: i + j = l + k
_
_
. (2.4)
Infatti la s-ima coordinata omogenea di
_
[ : ]
_
`e
ds

s
, e
_

di

i
_

dj

j
_
=
_

2dij

i+j
_
=
_

2dlk

l+k
_
=
_

dl

l
_

dk

k
_
.
Viceversa, supponiamo [v] C. Allora
116 CAPITOLO 2. VARIET
`
A QUASI-PROIETTIVE
Lemma 2.2.3. v
0
,= 0 o v
d
,= 0.
Dim. Supponiamo v
0
= v
d
= 0, d = 2k. Se 0 j k allora
0 = v
0
v
2j
= v
2
j
,
quindi v
j
= 0. Se j = k + r, 0 r k, allora
0 = v
d
v
2r
= v
2
k+r
,
quindi v
k+r
= 0.
Quindi, v
j
= 0 per ogni j, assurdo.
Supponiamo d = 2k + 1. Ancora v
j
= 0 se j k; altrimenti,
0 = v
d
v
r1
= v
2
k+r
.
C.V.D.
Pertanto,
C A
d
X
0
A
d
X
d
.
Se [v] C A
d
X
0
, deniamo

0
([v]) =: [v
0
: v
1
] .
Se [v] C A
d
X
d
, deniamo

d
([v]) =: [v
d1
: v
d
] .
Se [v] C A
d
X
0
A
d
X
d
, abbiamo

0
([v]) = [v
0
: v
1
] = [v
d1
: v
d
] =
d
([v])
perch`e v
1
v
d1
= v
0
v
d
.
Quindi abbiamo una mappa regolare globalmente denita : C P
1
che `e linversa di , dato il seguente.
Esercizio 2.2.2. Dimostrare che la matrice
_
_
v
0
v
1
v
d1
v
d
v
d
0
v
d1
0
v
1
v
0
v
d1
1
v
d
1
v
d
d1
v
d1
d1
v
d
v
d1
v
d1
d
v
d
d
_
_
ha rango 1 se [v] C.
Pertanto, C `e isomorfa a P
1
.
La curva C si dice la curva normale razionale di grado d.
2.2. FUNZIONI REGOLARI 117
Esempio 2.2.5. Per d = 2, induce un isomorsmo tra P
1
e la conica non-
singolare C =: :
pr
(X
2
1
X
0
X
2
). Dato che tutte le coniche non-singolari sono
proiettivamente equivalenti, in dimensione due esse sono tutte isomorfe a P
1
.
Con un cambiamento di base, e dopo aver cambiato nome alle coordinate,
abbiamo la mappa : P
1
P
2
data da

_
[T
0
: T
1
]
_
=:
_
T
2
0
T
2
1
: 2T
0
T
1
: T
2
0
+ T
2
1

,
la cui immagine `e il cerchio C

=: :
pr
(X
2
+ Y
2
Z
2
) (cfr Esempio 1.4.9).
Possiamo generalizzare lesempio precedente costruendo mappe regolari
con dominio P
r
per ogni r.
Lemma 2.2.4. Siano n, d 1 interi e sia V
n,d
lo spazio vettoriale su K dei
polinomi omogenei di grado d in X
0
, . . . , X
n
. Allora
dim(V
n,d
) =
_
n + d
d
_
=
(n + d)!
n! d!
.
Dim. Consideriamo il caso d = 1. Un elemento di V
n,1
`e semplicemente
un funzionale lineare su K
n+1
, ossia V
n,1
= (K
n+1
)

; pertanto,
dim(V
n,1
) = n + 1 =
_
n + 1
1
_
.
Consideriamo il caso n = 1. Se n = 1, i polinomi omogenei di grado d in
X
0
, X
1
sono combinazioni lineari dei monomi X
d
0
, X
d1
0
X
1
, . . . , X
0
X
d1
1
, X
d
1
,
che pertanto sono una base di V
1,d
. Quindi,
dim(V
1,d
) = d + 1 =
_
1 + d
d
_
.
Quindi lasserto vale per n = 1 e per d = 1. Dati n

, d

1, supponiamolo
vero per ogni n n

e d arbitrario, e per ogni d d

e n arbitrario. Si ha
V
n,d
= V

n,d
V

n,d
,
ove V

n,d
V
n,d
`e il sottospazio dei polinomi divisibili per X
n
e V

n,d
`e il
sottospazio generato dai monomi negli X
i
che non contengono X
n
.
Ora V

n,d
`e limmagine in V
n,d
dellapplicazione lineare M
X
n
: V
n,d1
V
n,d
data dalla moltiplicazione per X
n
. Dato che M
X
n
`e evidentemente iniettiva,
abbiamo allora
dim
_
V

n,d
_
= dim(V
n,d1
) =
_
n + d 1
d 1
_
118 CAPITOLO 2. VARIET
`
A QUASI-PROIETTIVE
per lipotesi di induzione.
Daltra parte, V

n,d
V
n,d
`e il sottospazio dei monomi di grado d nelle
variabili X
0
, . . . , X
n1
, quindi per lipotesi di induzione abbiamo anche
dim
_
V

n,d
_
=
_
n 1 + d
d
_
.
In denitiva, concludiamo
dim(V
n,d
) = dim
_
V

n,d
_
+ dim
_
V

n,d
_
=
_
n + d 1
d 1
_
+
_
n 1 + d
d
_
=
_
n + d
d
_
.
Lultima uguaglianza si dimostra con un facile argomento combinatorio.
C.V.D.
Esempio 2.2.6. Poniamo N
n,d
=:
_
n+d
d
_
e sia (P
1
, . . . , P
N
n,d
) una base di
V
n,d
; per ogni [v] P
n
, si ha P
j
(v) ,= 0 per qualche j (esercizio). Otteniamo
quindi una mappa regolare

n,d
: P
n
P
N
n,d
1
ponendo

n,d
([v]) =:
_
P
1
([v]), . . . , P
N
n,d
([v])
_
.
Questa `e la celebre mappa di Veronese. Limmagine di
n,d
`e un chiuso
proiettivo di P
N
n,d
1
, il luogo nullo di una certa collezione di polinomi qua-
dratici. Per descriverli, dopo avere composto con una trasformazione proiet-
tiva di P
N
n,d
1
, possiamo supporre senza perdita di generalit` a che la base di
V
n,d
utilizzata sia data dai monomi X
I
= X
i
0
0
X
i
n
n
; penseremo a P
N
n,d
1
con coordinate omogenee Y
I
, una per ogni multi-indice I = (i
0
, . . . , i
n
) con
[I[ = i
0
+ + i
n
= d.
Con questa scelta della base, in coordinate omogenee linserzione di Ve-
ronese `e data da

n,d
([v]) =
_
v
I

,
col che si intende che la I-ima coordinata omogenea di
n,d
([v]) `e v
I
=
v
i
0
0
v
i
n
n
.
Quindi, se [w] =
n,d
([v]), ossia se w
I
= v
I
, allora
w
I
w
J
= w
L
w
K
se i
0
+ j
0
= l
0
+ k
0
, . . . , i
n
+ j
n
= l
n
+ k
n
.
Generalizzando gli argomenti dellesempio 2.2.4, si verica che:
2.2. FUNZIONI REGOLARI 119
limmagine di
n,d
, detta la variet` a di Veronese, `e proprio il luogo nullo
di questi polinomi:

n,d
(P
n
) = :
pr
_
_
X
I
X
J
X
L
X
K
: I + J = K + L
_
_
P
N
n,d
1
;
la mappa indotta
n,d
: P
n

n,d
(P
n
) `e un isomorsmo.
Osservazione 2.2.2. Ovviamente,
n,1
= id
P
n.
Esempio 2.2.7. Come caso particolare, consideriamo la supercie di Vero-
nese quadratica; dato che
_
2 + 2
2
_
=
_
4
2
_
= 6,
questa `e data dallimmagine di

2,2
: P
2
P
5
.
Se ordiniamo opportunamente i monomi quadratici nelle coordinate omo-
genee [X
0
: X
1
: X
2
] di P
2
, la supercie di Veronese nelle corrispondenti
coordinate omogenee [Z
0
: : Z
5
] di P
5
`e il luogo ove la matrice
_
_
Z
0
Z
3
Z
4
Z
3
Z
1
Z
5
Z
4
Z
5
Z
2
_
_
ha rango = 1, ossia il luogo nullo di tutti i minori due per due (le variet` a che
possiedono una descrizione di questo tipo si dicono determinantali).
Problema 2.2.1. Dato che
2,2
induce un isomorsmo di P
2
con la sua imma-
gine, che `e chiusa in P
5
, un chiuso proiettivo di P
2
si mappa isomorcamente
su un chiuso proiettivo di P
5
, ma quali sono le sue equazioni?
Teorema 2.2.1. Sia X P
k
e sia f : X P
r
. Allora le seguenti condizioni
sono equivalenti:
1. f `e regolare;
2. per ogni x X, esistono:
(a) un aperto X

X con x X

;
(b) polinomi omogenei F
0
, . . . , F
r
K[X
0
, . . . , X
k
] tutti dello stesso
grado senza zeri comuni in X

,
120 CAPITOLO 2. VARIET
`
A QUASI-PROIETTIVE
tali che
f([v]) =
_
F
0
(v) : . . . : F
r
(v)

(2.5)
per ogni [v] X

.
Osservazione 2.2.3. Ovviamente, X

deve essere contenuto nel luogo ove


qualche F
i
,= 0, per dare un senso alla (2.5). Inoltre, la (2.5) `e ben denita
come funzione di [v], perch`e se v `e sostituito con v per ,= 0 ogni F
i
(v) `e
moltiplicato per
d
, ove d `e il grado comune degli F
i
; quindi il punto in P
r
al secondo membro non cambia.
Dim. Che 2 implichi 1 `e essenzialmente lEsempio 2.2.2. In eetti, se vale
2 allora, nella notazione dellasserto, per ogni G K[X
0
, . . . , X
k
] omogeneo
di grado e si ha
f
1
_
:
pr
(G)
_
X

= :
pr
_

G
_
X

,
ove

G(X
0
, . . . , X
k
) =: G
_
F
0
(X), . . . , F
r
(X)
_
K[X
0
, . . . , X
k
]
`e omogeneo di grado d e. Dato che ogni chiuso di Zariski in P
r
`e intersezione
di ipersuperci, f `e continua su X

; essendo continua nellintorno di ogni


punto di X, f `e continua. Il resto della dimostrazione che 2 implica 1 `e come
nella discussione dellesempio 2.2.2.
Viceversa, sia f regolare in x. Supponiamo f(x) A
r
0
. Quindi esiste
un intorno aperto X

X di x tale che f(X

) A
r
0
e la mappa indotta
f

: X

A
r
0
`e regolare. Pertanto, esistono f
1
, . . . , f
r
: X

A
1
regolari tali
che
f

(y) =
_
1 : f
1
(y) : : f
r
(y)

.
Dopo avere eventualmente ristretto X

, possiamo supporre che ogni f


i
abbia
la forma f
i
= P
i
/Q
i
[
X

, ove P
i
, Q
i
K[X
0
, . . . , X
r
] sono omogenei dello stesso
grado che non si annullano in X

. Dopo aver moltiplicato per Q =

r
i=1
Q
i
,
ricaviamo
f

(y) =
_
Q(v) :

F
1
(v) : :

F
r
(v)
_
y = [v] X

.
C.V.D.
Denizione 2.2.3. Sia X P
k
e sia f : X P
r
un morsmo (mappa
regolare). Diremo che f `e degenere se f(X) H per qualche iperpiano
proiettivo H P
r
. Altrimenti, diremo che f `e non degenere.
2.2. FUNZIONI REGOLARI 121
Lemma 2.2.5. Sia X P
k
un chiuso proiettivo e siano
F
0
, . . . , F
r
K[X
0
, . . . , X
k
]
polinomi omogenei di grado d senza zeri comuni in X. Sia f : X P
r
il
morsmo
f(x) =:
_
F
0
(X
0
, . . . , X
k
) : : F
r
(X
0
, . . . , X
k
)].
Allora le seguenti condizioni sono equivalenti:
1. f `e degenere;
2. Esistono
0
, . . . ,
r
K tali che

0
F
0
+ +
r
F
r
I
h
(X);
3. Le immagini di F
0
, . . . , F
r
O
h
(M) sono linearmente indipendenti.
Dim. Esercizio.
Esercizio 2.2.3. Dimostrare che il morsmo di Veronese
n,d
: P
n
P
N
n,d
1
`e non degenere.
Osservazione 2.2.4. Sia M P
k
e sia f : M P
r
regolare in m M e
sia M

M un intorno aperto di m sul quale f ha la forma


f(m

) =
_
F
0
(m

) : : F
r
(m

per certi polinomi omogenei F


j
K[X
0
, . . . , X
k
]. Sia G K[Y
0
, . . . , Y
r
] e sia
V = :
pr
(G). Allora, come si `e notato,
f
1
_
:
pr
(G)
_
= :
pr
_

G
_
X

,
ove

G(X
0
, . . . , X
k
) =: G
_
F
1
(X), . . . , F
r
(X)
_
.
Consideriamo il caso particolare f =
n,d
: P
n
P
N(n,d)
. Sia
P(X
0
, . . . , X
n
) =

I
a
I
X
I
un polinomio omogeneo di grado d; chiaramente P =

H, ove
H =

I
a
I
Y
I
(essendo Y
I
le coordinate omogenee su P
N(n,d)
). Quindi,
:
pr
(P) = f
1
_
:
pr
(G)
_
.
In altre parole, ogni ipersupercie di grado d in P
k
`e limmagine inversa di
un iperpiano in P
N(n,d)
.
122 CAPITOLO 2. VARIET
`
A QUASI-PROIETTIVE
Esercizio 2.2.4. Stabilire se losservazione precedente determina una corri-
spondenza biunivoca tra ipersuperci di grado d e iperpiani di P
N(n,d)
.
Esercizio 2.2.5. Sia nuovamente
n,d
: P
n
P
N
n,d
1
la mappa di Veronese.
Se V P
n
`e un ipersupercie di grado d, ossia il luogo nullo di un polinomio
F K[X
0
, . . . , X
n
] omogeneo di grado d, stabilire se la restrizione di
n,d
ad
V ,
V
: V P
N
n,d
1
`e degenere o meno. Nel caso, esibire esplicitamente un
iperpiano contenente
V
(V ).
Sia M P
n
. Una mappa regolare f : M P
r
`e quindi equivalente
allassegnazione dei seguenti dati:
Un ricoprimento aperto M
i
di M;
per ogni i, una sequenza ordinata F
(i)
0
, . . . , F
(i)
r
K[X
0
, . . . , X
n
] di
polinomi omogenei dello stesso grado d
i
,
tali che:
1. se m M
i
allora F
(i)
l
(m) ,= 0 per almeno un l, e inoltre
2. su ogni itersezione M
i
M
j
si ha F
(i)
l
F
(j)
k
= F
(i)
k
F
(j)
l
per ogni l, k.
`
E facile denire una relazione di equivalenza tra dati di questo tipo in
modo che assegnazioni equivalenti deniscono la stessa funzione regolare e
viceversa (esercizio). Un approccio simile si applica alla denizione di fun-
zione razionale (vedi oltre); in quel caso non si impone la condizione 1., ma
solo che per ogni i non tutti gli F
(i)
l
siano identicamente nulli su M
i
.
2.3 Variet`a quasi-proiettive
Denizione 2.3.1. Una variet` a quasi-proiettiva `e un sottoinsieme localmen-
te chiuso di uno spazio proiettivo (ossia lintersezione di un chiuso proiettivo
in P
k
con un aperto di P
k
, per qualche k). In altre parole, X P
k
`e una
variet`a quasi-proiettiva se
X = Y
1
Y
2
,
ove Y
1
, Y
2
P
k
sono chiusi proiettivi.
Pi` u esplicitamente, se Y
1
= :
pr
(F
1
, . . . , F
a
) e Y
2
= :
pr
(G
1
, . . . , G
b
) per
certi polinomi omogenei F
i
, G
j
K[X
0
, . . . , X
k
], allora
X = :
pr
(F
1
, . . . , F
a
)
_
b
_
j=1
:
pr
(G
j
)
c
_
=
_
x P
k
: F
i
(x) = 0 i e G
j
(x) ,= 0 per qualche j
_
.
2.3. VARIET
`
A QUASI-PROIETTIVE 123
Esempio 2.3.1. Un chiuso proiettivo `e una variet` a quasi-proiettiva.
Limmagine di un chiuso ane V A
r
in A
r
0
P
r
`e una variet` a
quasi-proiettiva; infatti, identicando A
r
con A
r
0
, abbiamo
V = V P
r1
0
,
ove P
r1
0
= :
pr
(X
0
) `e liperpiano allinnito.
Sottoinsiemi aperti di spazi proiettivi, chiusi proiettivi, spazi ani,
chiusi ani sono variet`a quasi-proiettive.
Lemma 2.3.1. Una variet`a quasi-proiettiva `e quasi-compatta.
Dim. Sia X P
N
e per ogni i = 0, . . . , N sia X
i
=: X A
N
i
; dato che
ogni sottoinsieme dello spazio ane `e quasi-compatto, tale `e X
i
(ovviamente,
la topologia su X
i
`e la medesima sia che la si consideri come indotta dallo
spazio ane A
N
i
che come da P
N
).
Sia Y
j
un qualsiasi ricoprimento aperto di X; per ogni i, possiamo
trovare un sottoricoprimento nito Y
j
k

k
di X
i
; lunione di tutti gli Y
j
k

k
`e un ricoprimento nito di X.
C.V.D.
Osservazione 2.3.1. Lo stesso ragionamento mostra che ogni sottoinsieme
di P
N
`e quasi-compatto.
Esercizio 2.3.1. La dimostrazione precedente utilizza il ricoprimento ane
standard. Dimostrare che ogni sottoinsieme di P
N
`e quasi-compatto utiliz-
zando la proiezione : K
N+1
0 P
N
per ricondursi allanalogo asserto
per K
N+1
.
Lemma 2.3.2. Una variet`a quasi-proiettiva `e uno spazio topologico Noethe-
riano.
Dim. Innanzitutto P
N
`e uno spazio topologico Noetheriano, dato che una
sequenza decrescente Z
1
Z
2
. . . di chiusi proiettivi corrisponde a una
sequenza crescente di ideali conici I
h
(Z
1
) I
h
(Z
2
) . . ., che quindi deve
essere stazionaria.
Sia ora X P
N
una variet`a quasi-proiettiva e sia X
1
X
2
. . . una
sequenza decrescente di chiusi di X; allora le chiusure proiettive forniscono
una sequenza X
1
X
2
. . . di chiusi di P
N
, che quindi deve essere stazio-
naria. Ma evidentemente X
i
= X
i
X, quindi anche la sequenza degli X
i
`e
stazionaria.
C.V.D.
124 CAPITOLO 2. VARIET
`
A QUASI-PROIETTIVE
Osservazione 2.3.2. Come nel caso ane, ne discende che una variet` a
quasi-proiettiva pu` o essere decomposta, in modo essenzialmente unico, co-
me unione non ridondante di sottovariet`a irriducibili, che risultano essere
sottovariet`a quasi-ani.
Esercizio 2.3.2. Si dimostri che le seguenti aermazioni su una variet`a
quasi-proiettiva X sono equivalenti:
1. X `e irriducibile;
2. quasiasi sottoinsieme aperto di X `e irriducibile;
3. esiste un sottoinsieme aperto denso irriducibile di X;
4. la chiusura proiettiva di X `e irriducibile.
Esempio 2.3.2. In generale, lunione di variet` a quasi-proiettive X
1
, X
2
P
k
non `e una variet` a quasi-proiettiva. Per esempio, siano A
2
X,Y
=: :(Z) A
3
il piano XY , A
1
X
=: :(Z, Y ) A
3
lasse X e sia
V =: A
2
X,Y
A
1
X
.
Essendo un aperto in un chiuso ane, V `e una variet`a quasi-proiettiva. Con-
sideriamo ora lunione W =: V A
1
Z
, ove A
1
Z
`e lasse X. Allora lorigine 0
W, ma W non `e localmente chiuso in 0. Infatti, I(W) = I(W) = (ZX, ZY )
(dimostrare), quindi W = A
2
X,Y
A
1
Z
.
Esempio 2.3.3. Per contro, lintersezione di variet`a quasi-proiettive `e una
variet`a quasi-proiettiva. Infatti, possiamo scrivere X
i
= C
i
A
i
, ove C
1
, C
2

P
k
sono chiusi e A
1
, A
2
P
k
sono aperti. Pertanto
X
1
X
2
= (C
1
A
1
) (C
2
A
2
) = (C
1
C
2
) (A
1
A
2
)
che ha la stessa forma. Equivalentemente, cambiando leggeremente notazio-
ne, se
X = :
pr
(F
1
, . . . , F
a
)
_
b
_
i=1
:
pr
(G
i
)
c
_
,
X

= :
pr
(F

1
, . . . , F

d
)
_
e
_
j=1
:
pr
(G

j
)
c
_
allora
X X

= :
pr
(F
1
, . . . , F
a
, F

1
, . . . , F

d
)
_
_
i,j
:
pr
_
G
i
G

j
_
c
_
.
2.3. VARIET
`
A QUASI-PROIETTIVE 125
Denizione 2.3.2. Una variet` a quasi-proiettiva si dice ane se `e isomorfa
a un chiuso ane, proiettiva se `e isomorfa a un chiuso proiettivo. Per esten-
sione di linguaggio, si dice variet` a ane (rispettivamente, proiettiva) anche
la classe di isomorsmo di una variet`a ane (rispettivamente, proiettiva).
Osservazione 2.3.3. Vedremo che limmagine di un chiuso proiettivo me-
diante una mappa regolare `e ancora un chiuso proiettivo; quindi una variet`a
proiettiva `e necessariamente un chiuso proiettivo (altrimenti detto, nella clas-
se di isomorsmo di un chiuso proiettivo ci sono solo chiusi proiettivi). Per
contro, un chiuso ane pu` o essere isomorfo a una variet` a quasi-proiettiva
che non `e un chiuso ane (altrimenti detto, nella classe di isomorsmo di un
chiuso ane non ci sono, in generale, solo chiusi ani).
Esempio 2.3.4. Sia V = :(F
1
, . . . , F
k
) A
r
, ove F
i
K[T
1
, . . . , T
r
], e sia
f O(V ) 0. Sia F K[T
1
, . . . , T
r
] tale che f = F[
V
. Laperto ane
principale V
f
=: V :
V
(f) di V `e una variet` a ane, dato che `e isomorfo al
chiuso ane
W = :
pr
_
F
1
, . . . , F
k
, T
r+1
F 1
_
A
r
A
1

= A
r+1
.
Esplicitamente, le mappe V
F
W, v
_
v, 1/f(v)
_
e W V
F
, (v, ) v
sono regolari e luna linversa dellaltra (esercizio).
Esempio 2.3.5. A
2
0 `e una variet`a quasi-proiettiva che non `e ane n`e
proiettiva. Infatti non `e proiettiva perch`e O(A
2
0) = O(A
2
) ,= K. Non
`e ane perch`e se lo fosse lisomorsmo

: O
_
A
2
_
O
_
A
2
0
_
indotto per restrizione dallinclusione : A
2
0 A
2
dovrebbe corri-
spondere a un isomorsmo, il che evidentemente non `e dato che non `e
suriettiva.
Esercizio 2.3.3. Sia x P
2
. Dimostrare che O(P
2
x)

= K. Dedurre
dalle considerazioni precedenti che P
2
x non `e n`e una variet` a ane n`e
una variet` a proiettiva.
Sia X P
N
un chiuso proiettivo e sia
_
A
N
i
_
il ricoprimento ane
standard di P
N
. Per ogni i, lintersezione
X
i
=: X A
N
i
`e un chiuso di A
N
i
, quindi una variet` a ane, e un aperto di X. Dato che X =

N
i=1
X
i
, ogni chiuso proiettivo, e quindi ogni variet`a proiettiva, ammette un
ricoprimento aperto costituito da variet`a ani.
Questa `e una propriet`a generale di ogni variet`a quasi-proiettiva:
126 CAPITOLO 2. VARIET
`
A QUASI-PROIETTIVE
Lemma 2.3.3. Sia X una variet`a quasi-proiettiva. Allora ogni x X ha un
intorno aperto ane X

X (ossia x X

, X

`e aperto in X e X

`e una
variet`a ane).
Dim. Per ipotesi, X P
N
`e localmente chiuso, ossia X = Z
1
Z
2
, ove
Z
1
, Z
2
P
N
sono chiusi proiettivi. Dopo avere eventualmente riordinato
le coordinate omogenee, possiamo supporre senza perdita di generalit` a che
x X A
N
0
.
Sia Y
j
= A
N
0
Z
j
, j = 1, 2; quindi ogni Y
j
`e un chiuso ane e X A
N
0
=
Y
1
Y
2
. Sia I(Y
2
) K[T
1
, . . . , T
r
] lideale radicale di Y
2
A
N
0
e sia F I(Y
2
)
tale che F(x) ,= 0. Inne sia Y
F
1
Y
1
laperto ane principale di Y
1
ove
F ,= 0. Allora Y
F
1
`e un intorno aperto di x in X e daltra parte un aperto
ane principale `e una variet` a ane.
C.V.D.
Osservazione 2.3.4. Nello studio di propriet`a locali di variet`a quasi-proiettive,
possiamo quindi ridurci senza perdita di generalit` a al caso di una variet` a
ane.
Se Z X, la propriet` a Z `e chiuso in X `e una propriet` a locale in X
(non in Z!):
Lemma 2.3.4. Sia Z X e sia X
i
un ricoprimento aperto di X. Allora
le seguenti aermazioni sono equivalenti:
1. Z `e chiuso in X;
2. per ogni i, Z X
i
`e chiuso in X
i
.
Dim. Esercizio.
2.4 Proiezioni
Un importante caso particolare della costruzione dellEsempio 2.2.2 si ottie-
ne considerando polinomi omogenei di grado uno. Intrinsecamente, ossia a
prescindere dalla scelta di basi, ci` o corrisponde a considerare unapplicazio-
ne lineare

: V W, ove dim(V ) = r + 1 e dim(W) = k + 1, e a farla
discendere, ove possibile, a una mappa tra i corrispondenti spazi proiettivi.
Esercizio 2.4.1. Sia f : V W unapplicazione lineare. Dimostrare che f
induce in modo naturale una funzione regolare
[f] : PV Pker(f) PW.
2.4. PROIEZIONI 127
Un caso particolarmente importante si ottiene quando V = W U e
f = : V W `e la proiezione lungo U. In questo caso, otteniamo una
funzione regolare [] : PV PU PW. Conviene dare uninterpretazione
geometrica di questa mappa.
Esempio 2.4.1. Siano p = [v] P
r
e P
r
un (r 1)-piano proiettivo tale
che [p] , . Per ogni [z] P
r
[v], la retta proiettiva
[v],[z]
congiungente
[v] e [z] interseca in un unico punto

[v]
([z]) =
[v],[z]
.
Per vederlo, si osservi innanzitutto che siccome v e z sono linearmente indi-
pendenti
L
v,z
=: span v, z K
r+1
`e un sottospazio vettoriale 2-dimensionale di K
r+1
, e naturalmente

[v],[z]
= PL
v,z
.
Sia K
r+1
il sottospazio vettoriale r-dimensionale tale che = P. Dal
momento che [p] , , abbiamo
K
r+1
= + spanv = + L
v,x
.
Ne discende
dim
_
L
v,x
_
= r + 2 (r + 1) = 1;
passando ai proiettivizzati,
p,x
consiste di un unico punto. Abbiamo cos`
una mappa
p
: P
r
p .
Aermo che
p
`e regolare. In eetti, possiamo applicare una trasforma-
zione proiettiva e supporre senza perdita di generalit` a che p = (1, 0, . . . , 0),
= ker(X
0
) = 0 K
r
. Identicando = P con P
r1
otteniamo

p
_
[x
0
: : x
r
]
_
= [x
1
: : x
r
].
Chiaramente,
p
`e la proiettivizzazione della proiezione di K
r+1
su lungo
spanp.
Esercizio 2.4.2. Dimostrare che
p
(x) =
p
(y) se e solo se i tre punti p, x, y
sono collineari.
Esempio 2.4.2. Pi` u in generale, sia V = U W, con dim(V ) = r + 1,
dim(U) = a + 1 e dim(W) = b + 1; quindi a + b = r 1. Consideriamo i
due sottospazi proiettivi disgiunti PU, PW PV ; chiaramente, PU

= P
a
e
PV

= P
b
. Per ogni z = [v] PV PU, abbiamo
dim(U + spanv) = a + 2.
128 CAPITOLO 2. VARIET
`
A QUASI-PROIETTIVE
Quindi,
dim
_
(U + spanv) W
_
= (a + 2) + (b + 1) (r + 1) = 1.
Quindi,
P(U + spanv) PW
consiste di un unico punto, chiamiamolo P([v]).
Esercizio 2.4.3. Dimostrare che la mappa P : PV PU PW cos` denita
`e proprio la proiettivizzazione della proiezione di V su W lungo U.
Denizione 2.4.1. Nella situazione degli Esempi 2.4.1 e 2.4.2, diremo che f :
PV PU PW `e la proiezione di PV su PW con vertice PU, o semplicemente
una proiezione di PV su PW.
Consideriamo innanzitutto la proiezione da un punto su un iperpiano.
Scegliendo una base opportuna di V , possiamo ridurci al caso PV = P
r
,
PW = :
pr
(X
r
), p = [0 : : 0 : 1]; quindi,

_
[x
0
: : x
r1
: x
r
]
_
= [x
0
: : x
r1
].
Sia Z P
r
p un chiuso proiettivo e sia I
h
(Z) il suo ideale radicale.
Allora [x
0
: : x
r1
] (Z) se e solo se [x
0
: : x
r1
: x
r
] Z per qualche
x
r
K. Ci chiediamo se (Z) `e ancora un chiuso proiettivo e nel caso se
possiamo descriverlo esplicitamente come un luogo di zeri.
Geometricamente, x

= [x
0
: : x
r1
] (Z) se e solo se la retta
[x

:0],p
interseca Z, ossia se esiste un punto q
[x

:0],p
nel quale si annullano tutti i
polinomi omogenei in I
h
(Z). Concludiamo:
Proposizione 2.4.1. Dato [x
0
: : x
r1
] P
r1
, le seguenti condizioni
sono equivalenti:
1. [x
0
: : x
r1
] (Z);
2. per ogni coppia di polinomi omogenei F, G I
h
(Z), esiste uno zero
comune di F e G sulla retta

[x
0
::x
r1
:0],[0::0:1]
=
_
[x
0
: : x
r1
: ] : [ : ] P
1
_
.
Dim. Sia [x
0
: : x
r1
] (Z), ossia
[x
0
: : x
r1
] = (q)
2.4. PROIEZIONI 129
per qualche q Z. In altre parole,
q
[x
0
::x
r1
:0],[0::0:1]
Z.
Quindi, q `e uno zero di F su per ogni F I
h
(Z), ovvero uno zero comune
di F, G su per ogni scelta di polinomi omognei F, G I
h
(Z).
Viceversa, supponiamo che ogni coppia F, G I
h
(Z) abbia uno zero
comune. Sia per assurdo [x
0
: : x
r1
] , (Z). Allora non esiste uno
zero comune su di tutti i polinomi omogenei in I
h
(Z). Pertanto, possiamo
innanzitutto trovare F I
h
(X) omogeneo che ha su
[x
0
::x
r1
:0],[0::0:1]
solo
un numero nito q
1
, . . . , q
N
di zeri (uguale al massimo al suo grado). Per
ciascun q
i
possiamo quindi trovare G
i
I
h
(Z) tale che G
i
(q
i
) ,= 0; senza
perdita di generalit` a possiamo supporli omogenei dello stesso grado.
`
E facile
allora vericare che per una scelta generale di coecienti
i
K il polinomio
G =:

N
i=1

i
G
i
non si annulla in alcun q
i
. Pertanto, F e G non hanno zeri
comuni su .
C.V.D.
Dato che [0 : : 0 : 1] , Z, chiaramente possiamo riformulare la
proposizione come segue:
Corollario 2.4.1. Dato [x
0
: : x
r1
] P
r1
, le seguenti condizioni sono
equivalenti:
1. [x
0
: : x
r1
] (Z);
2. per ogni coppia di polinomi omogenei F, G I
h
(Z) esiste uno zero
comune di F e G su

[x
0
::x
r1
:0],[0::0:1]

_
[0 : : 0 : 1].
3. per ogni coppia di polinomi omogenei F, G I
h
(Z) tali che
F(0, . . . , 0, 1) ,= 0, G(0, . . . , 0, 1) ,= 0
esiste uno zero comune di F e G su

[x
0
::x
r1
:0],[0::0:1]

_
[0 : : 0 : 1].
Ora dati F, G K[X
0
, . . . , X
r
] omogenei, questi hanno uno zero comune
in
[x
0
::x
r1
:0],[0::0:1]

_
[0 : : 0 : 1] se e solo se i polinomi in K[X, Y ]

F
x
(X, Y ) =: F
_
x
0
X, , x
r1
X, Y ),
130 CAPITOLO 2. VARIET
`
A QUASI-PROIETTIVE

G
x
(X, Y ) =: G
_
x
0
X, , x
r1
X, Y )
hanno uno zero comune in P
1
[0 : 1] (

F
x
`e un polinomio in X, Y i cui
coecienti sono polinomi omogenei nelle coordinate omogenee di x

=: [x
0
:
: x
r1
]).
Quindi, F e G hanno uno zero comune su
[x
0
::x
r1
:0],[0::0:1]

_
[0 : :
0 : 1] se e solo se

F
x
(T) =: F
_
x
0
, , x
r1
, T),

G
x
(T) =: G
_
x
0
, , x
r1
, T) K[T]
hanno uno zero comune in A
1
, quindi un fattore comune. Tale condizione
equivale allannullamento del risultante
R
_

F
x
(T),

G
x
(T)
_
= 0,
il quale `e un polinomio in x
0
, . . . , x
r
.
In conclusione, x

(Z) se e solo se

F
x
,

G
x
K[X, Y ] hanno uno zero
comune in P
1
per ogni F, G I
h
(Z), ossia se e solo se
x

:
pr
__
R
_

F
X
,

G
X

_
: F, G I
h
(Z)
__
,
ove R(P, Q) K `e il risultante di P, Q K[T].
In conclusione,
(Z) = :
pr
__
R
_

F
X
,

G
X

_
: F, G I
h
(Z)

__
,
ove I
h
(Z)

I
h
(Z) `e il sottoinsieme dei polinomi tali che F(0, . . . , 0, 1) ,=
0, G(0, . . . , 0, 1) ,= 0 e il risultante `e fatto vedento F e G come polinomi in
X
r
a coecienti in K[X
0
, . . . , X
r1
].
Esempio 2.4.3. Sia C P
3
la cubica gobba, data dallinsieme dei punti
_
s
3
: s
2
r : sr
2
: r
3

P
3
al variare di [r : s] P
1
. Consideriamo la proiezione con centro
[0 : 1 : 0 : 0] , C,
ossia il luogo dei punti
_
s
3
: sr
2
: r
3

P
3
al variare di [r : s] P
1
.
Lideale radicale di C `e generato dai polinomi
F
1
=: Z
0
Z
2
Z
2
1
, F
2
=: Z
0
Z
3
Z
1
Z
2
, F
3
=: Z
2
2
Z
1
Z
3
.
2.4. PROIEZIONI 131
Per trovare le equazioni della sua proiezione su P
2
, con coordinate omogenee
[X
0
: X
2
: X
3
], vediamo gli F
j
come polinomi in Z
1
con coecienti polinomiali
in (Z
0
, Z
2
, Z
3
) e determiniamo i risolventi R(F
i
, F
j
) K[Z
0
, Z
2
, Z
3
].
Abbiamo
R(F
1
, F
2
) =

Z
0
Z
2
0 1
Z
0
Z
3
Z
2
0
0 Z
0
Z
3
Z
2

Z
0
Z
2
0 1
Z
0
Z
3
Z
2
0
Z
0
Z
2
2
Z
0
Z
3
0

=
_
Z
2
0
Z
2
3
Z
0
Z
3
2
_
= Z
0
_
Z
0
Z
2
3
Z
3
2
_
,
R(F
1
, F
3
) =

Z
0
Z
2
0 1
Z
2
2
Z
3
0
0 Z
2
2
Z
3

Z
0
Z
2
0 1
Z
2
2
Z
3
0
Z
0
Z
2
Z
3
Z
2
2
0

=
_
Z
4
2
Z
0
Z
2
Z
2
3
_
= Z
2
_
Z
3
2
Z
0
Z
2
3
_
,
R(F
2
, F
3
) =

Z
0
Z
3
Z
2
Z
2
2
Z
3

= Z
3
2
Z
0
Z
2
3
.
Quindi la proiezione (C) P
2
(in coordinate omogenee [X : Y : Z]) `e la
contenuta nella cubica C

denita dalla XZ
2
Y
3
. Se daltra parte
p = [x : y : z] C

con x = 0, allora y = 0 e pertanto p = [0 : 0 : 1] `e limmagine di [0 : 0 : 0 :


1] C. Se invece x ,= 0, allora p = [1 : y : z] con z
2
y
3
`e limmagine di
[1 : 0 : 0 : 0] se y = z = 0, di [1 : z/y : (z/y)
2
: (z/y)
3
] altrimenti. Quindi
(C) = C

. In A
2
X
, questa `e la curva ane considerata nellEsempio 1.4.10.
Corollario 2.4.2. Nella situazione dellEsempio 2.4.2, sia V PV PU
una sottovariet`a proiettiva. Allora P(V ) PW `e un chiuso proiettivo.
Dim. Abbiamo vericato lasserto nel caso di una proiezione su un iper-
piano proiettivo PW PV da un punto [p] PV PW. Daltra parte,
132 CAPITOLO 2. VARIET
`
A QUASI-PROIETTIVE
qualsiasi proiezione `e la composizione di proiezioni in codimensione uno, cio`e
su iperpiani (come nellEsempio 2.4.1). Per esempio,
[X : Y : Z : T : U] [T : U]
`e la composizione
[X : Y : Z : T : U] [Y : Z : T : U] [Z : T : U] [T : U].
Quindi lasserto segue in generale (i dettagli sono lasciati per esercizio).
C.V.D.
Denizione 2.4.2. Coni....
2.5 Funzioni razionali.
2.5.1 Funzioni razionali a valori in K
Su una variet`a ane irriducibile M, una funzione razionale (a valori nel
campo base K) `e un elemento del campo delle frazioni del dominio delle
funzioni regolari. Una funzione razionale denisce una funzione regolare su
un aperto massimale non vuoto M

M. Viceversa, per denizione, una


qualsiasi funzione regolare su un aperto non vuoto di M `e indotta da una
funzione razionale su M.
Nel caso di una variet`a quasi-proiettiva lanello delle funzioni regolari pu` o
essere molto piccolo (vedi il caso proiettivo) - o anche troppo grande. Per
denire una funzione razionale, usiamo quindi la seconda interpretazione:
Denizione 2.5.1. (Provvisioria.) Sia M una variet`a quasi-proiettiva ir-
riducibile. Una funzione razionale su M a valori in K `e una funzione regolare
su un qualche aperto non vuoto di M.
Ora se vogliamo fare operazioni sulle funzioni razionali su M incorriamo
in un problema, dato che il dominio di denizione in generale sar`a diverso per
funzioni diverse. Raniamo quindi la Denizione precedente come segue:
Denizione 2.5.2. Dati aperti non vuoti U, V M e funzioni regolari
f O(U), g O(V ) diremo che le coppie (U, f) e (V, g) sono equivalenti se
f = g su U V . Una funzione razionale su X `e una classe di equivalenza
[(U, f)] di coppie (U, f) con U M aperto non vuoto e f O(U). Sia K(M)
linsieme delle classi di equivalenza [U, f].
2.5. FUNZIONI RAZIONALI. 133
Possiamo quindi denire la somma e il prodotto su K(M):
[U, f] + [V, g] =: [U V, f + g], [U, f] [V, g] = [U V, f g];
si verica facilmente che tali operazioni sono ben denite e inducono una
struttura di campo. In particolare, [M, 0] e [M, 1] sono elementi neutri per
la somma e il prodotto, rispettivamente; inoltre, se U M `e un aperto non
vuoto e O(U) f ,= 0 allora f ,= 0 su aperto non vuoto U

U e
[U

, 1/f] = [U, f]
1
.
Sia U
0
M un aperto non vuoto, quindi denso. Ogni funzione razionale
[U, f] K(M) `e rappresentata da [U
0
U, f[
UU
0
]; in particolare, 0 = [U
0
, 0],
1 = [U
0
, 1]. Ne segue facilmente che la mappa K(U
0
) K(M) data da
[U, f] [U, f] `e ben denita e un isomorsmo di campi, ossia
K(M)

= K(U
0
)
per ogni aperto non vuoto U
0
M. Pertanto, nello studiare il campo delle
funzioni razionali non vi `e perdita di generalit` a nel supporre che M sia ane
(si ricordi che ogni variet` a quasi-proiettiva ammette un ricoprimento aperto
ane) o proiettiva (sostituiamo M con la sua chiusura proiettiva M). In
particolare, il campo delle funzioni razionali di una qualsiasi variet` a quasi-
proiettiva irriducibile `e unestensione nitamente generata di K.
Sia ora : V W un morsmo dominante di variet` a quasi-proiettive;
allora induce un morsmo di campi

: K(W) K(V ), dato da

_
[W

, f]
_
=:
_

1
(W

), f

. (2.6)
Esercizio 2.5.1. Dimostrare che

`e ben denito e un morsmo di campi.


Nello studiare

, si pu`o supporre che sia un morsmo di variet`a ani.


Lemma 2.5.1. Sia : V W un morsmo dominante di variet`a quasi-
proiettive iiriducibili e sia V

V un aperto non vuoto (chiaramente, V

`e anchesso una variet`a quasi-proiettiva). Allora la restrizione di a V

: V

W, `e ancora dominante.
La dimostrazione `e la stessa del caso ane (Lemma 1.5.4).
Sia ora W

W un sottoinsieme aperto non vuoto che `e una variet`a


ane; per la continuit`a di , la controimmagine
1
(W) `e un sottoinsieme
aperto di V , necessariamente non vuoto per lipotesi che sia dominante.
Possiamo trovare un sottoinsieme aperto ane V


1
(W) non vuoto e le
considerazioni precedenti mostrano che
134 CAPITOLO 2. VARIET
`
A QUASI-PROIETTIVE

: V

`e dominante;
K(V

) = K(V );
K(W

) = K(W).
Ora associato a un morsmo dominante di variet` a ani irriducibili abbiamo
un morsmo dei corrispondenti campi di funzioni razionali; pertanto, abbia-
mo un morsmo

: K(W) K(V ) ed `e chiaro che

`e indipendente dalla
scelta di V

e W

e coincide con il morsmo (2.6).


Riducendoci ad aperti ani opportuni, o a partire dalla formula prece-
dente, otteniamo che per e entrambi dominanti si ha ( )

,
etc. In particolare, con =
1
abbiamo:
Esercizio 2.5.2. Dimostrare che se : V W `e un isomorsmo di variet`a
quasi-proiettive, allora

: K(W) K(V ) `e un isomorsmo di campi.


Se M P
k
`e una variet` a quasi-proiettiva irriducibile, possiamo chiara-
mente descrivere le funzioni razionali su M in termini di rapporti di polinomi
omogenei. Precisamente, dato che una funzione razionale `e una funzione re-
golare su un aperto non vuoto di M, possiamo esprimerla localmente nellin-
torno di ogni dato punto x del suo dominio di denizione come un rapporto
F/G di polinomi omogenei dello stesso grado F, G K[X
0
, . . . , X
k
], con
G(x) ,= 0. In punti diversi del dominio di denizione pu` o essere necessario
utilizzare rapporti diversi.
Esempio 2.5.1. Sia T = :
pr
(X
2
+ Y
2
Z
2
) P
3
. Allora sui punti di T
abbiamo
X
Y Z
=
X
2
X(Y Z)
=
Y + Z
X
.
Si noti che, a dierenza del caso ane, non stiamo assegnando un signicato
alle restrizioni delle coordinate omogenee, ma solo ai loro rapporti. Natu-
ralmente, sullaperto A
3
Z
otteniamo il cerchio ane X
2
+ Y
2
1 = 0 e la
relazione precedente `e la stessa vista nellEsempio 1.4.2. Quindi se U e V
sono gli aperti di T ove Y ,= Z e X ,= 0, rispettivamente, allora
_
U,
X
Y Z
_
=
_
V,
Y + Z
X
_
K(T).
Come nellEsempio precedente, dati polinomi omogenei F, G, F

, G


K[X
0
, . . . , X
N
] dello stesso grado a coppie, avremo che F/G e F

/G

inducono
la stessa funzione razionale su T se e solo se
_
T
G
,
F
G
_
=
_
T
G

,
F

_
.
2.5. FUNZIONI RAZIONALI. 135
Quindi dobbiamo avere F G

GF

= 0 sullaperto ane principale T


G

T
G

= T
GG

. Dato che T
GG

`e denso in T, tale condizione equivale alle


F G

GF

= 0 su T, ossia alla
F G

GF

I
h
(T).
Pertanto, se M P
k
`e una variet` a quasi-proiettiva irriducibile, una fun-
zione razionale r K(M) pu`o essere descritta come una classe di equivalenza
di coppie (U, F/G), ove
U M `e un aperto non vuoto;
F, G K[X
0
, . . . , X
k
] sono omogenei dello stesso grado e G ,= 0 ovun-
que su U;
(U, F/G) e (V, P/Q) sono equivalenti se e solo se FQPG I
h
(M).
Il dominio di denizione di r = [U, F/G] `e lunione dei V con (V, P/Q)
(U, F/G). In particolare, r O(M) se e solo se tale unione `e M.
Possiamo quindi costruire il campo delle funzioni razionali di una va-
riet` a quasi proiettiva irriducibile M P
N
a partire dallanello dei polinomi
K[X
0
, . . . , X
N
] e dallideale radicale omogeneo I
h
(M) come segue:
1. consideriamo il sottocampo S
0
(X
0
, . . . , X
k
) K(X
0
, . . . , X
k
) delle fun-
zioni razionali omogenee di grado zero, ossia dei quozienti F/G con
F, G K(X
0
, . . . , X
k
)
omogenei dello stesso grado.
2. In S
0
(X
0
, . . . , X
k
), consideriamo il sottoanello
S
(M)
0
(X
0
, . . . , X
k
) S
0
(X
0
, . . . , X
k
)
costituito dai quozienti F/G ove G non si annulla identicamente su
M; equivalentemente, per ottenere S
(M)
0
(X
0
, . . . , X
k
) avremmo potuto
considerare prima la localizzazione di K[X
0
, . . . , X
k
] nellideale radicale
I
h
(M) del cono ane CM, che `e primo e omogeneo, quindi prendere di
tale localizzazione il sottoanello degli elementi omogenei di grado zero.
In ogni caso, gli elementi di S
(M)
0
(X
0
, . . . , X
k
) sono i quozienti F/G con
F, G polinomi omogenei dello stesso grado e G non identicamente nullo
su M (ossia G , I
h
(M)).
136 CAPITOLO 2. VARIET
`
A QUASI-PROIETTIVE
3. Un elemento F/G S
(M)
0
(X
0
, . . . , X
k
) `e invertibile in S
(M)
0
(X
0
, . . . , X
k
)
se e solo se F , I
h
(M); quindi lideale m
M
S
(M)
0
(X
0
, . . . , X
k
) dei
quozienti F/G S
(M)
0
(X
0
, . . . , X
k
) tali che F I
h
(M) `e lunico ideale
massimale. Il campo residuo S
(M)
0
(X
0
, . . . , X
k
)/m
M
`e proprio K(M).
In eetti `e chiaro dalle considerazioni precedenti che vi `e una sequenza
esatta corta
0 m
M
S
(M)
0
(X
0
, . . . , X
k
) K(M) 0.
2.5.2 Mappe razionali
Denite le funzioni razionali a valori in K, possiamo evidentemente denire
anche le mappe razionali tra variet` a quasi-proiettive qualsiasi. Precisamente,
Denizione 2.5.3. Siano M e N variet`a quasi-proiettive irriducibili. Una
mappa razionale : M > N `e una mappa regolare M

N denita su
un aperto non vuoto di M.
Conviene anche qui rappresentare una funzione razionale come una classe
di equivalenza [U, f], ove U M `e un aperto non vuoto, mentre f : U N
`e una funzione regolare. Due coppie (U, f) e (V, g) si dicono equivalenti se
f = g su U V .
Esempio 2.5.2. La funzione regolare
A
2
0 P
1
, (x, y) [x : y]
pu` o essere considerata come una funzione razionale A
2
> P
2
.
Esempio 2.5.3. Sia C P
3
la cubica gobba. La funzione regolare :
A
2
0 C data da
(x, y)
_
x
3
: x
2
y : xy
2
: y
3

pu` o essere considerata una funzione razionale A


2
> C.
Esempio 2.5.4. Una funzione razionale : M > A
n
`e una classe di
equivalenza di coppie [U, (f
1
, . . . , f
n
)], ove f
i
O(U). Se N A
n
`e un
chiuso ane, : M > N se per qualche, e quindi per ogni coppia
_
U, (f
1
, . . . , f
n
)
_
che rappresenta si ha
_
f
1
(m), . . . , f
n
(m)
_
N per ogni
m U.
Esempio 2.5.5. Supponiamo M P
r
variet`a quasi-proiettiva irriducibile.
Una mappa razionale : M > P
k
sia rappresentata da una coppia
(U, f), ove f : U P
k
`e regolare. Ci` o signica che per ogni m U possiamo
trovare:
2.5. FUNZIONI RAZIONALI. 137
1. U

U aperto con m U

;
2. F
0
, . . . , F
k
K[X
0
, . . . , X
r
] omogenei dello stesso grado senza zeri co-
muni in U

,
tali che per ogni m

si ha
f(m

) = [F
0
(m

) : : F
k
(m

)] .
Quindi, una mappa razionale : M > P
k
`e anche descrivibile come
una classe di equivalenza di coppie della forma
_
U, (F
0
, . . . , F
k
)

, ove gli F
j

K[X
0
, . . . , X
r
] sono omogenei dello stesso grado senza zeri comuni nellaperto
non vuoto U M; due coppie siatte
_
U, (F
0
, . . . , F
k
)

e
_
V, (G
0
, . . . , G
k
)

si
dicono equivalenti se F
i
G
j
F
j
G
i
= 0 su U V (e quindi su M!) per ogni
i, j = 0, . . . , k.
Il dominio di denizione della mappa `e allora lunione degli aperti U M
per i quali esiste una coppia
_
U, (F
0
, . . . , F
k
)

nella classe di equivalenza .


In particolare, la mappa razionale `e regolare, ossia ovunque denita, se e solo
se tale unione `e M.
Ovviamente, una mappa razionale : M > A
n
pu` o essere vista come
una mappa razionale

: M > P
n
; se viceversa una mappa razionale

: M > P
n
non prende valori nelliperpiano allinnito, essa corrisponde
a una mappa razionale : M > A
n
. Per esempio, per n = 1, se [U, f]
rappresenta con f = P/Q con P e Q polinomi omogenei dello stesso
grado ristretti a U, con Q ovunque non nullo in U (f ha sempre questa
forma su aperti abbastanza piccoli), allora
_
U, (P, Q)
_
rappresenta . Non
distingueremo tra e

.
Esempio 2.5.6. In particolare un morsmo non costante M P
1
determina
una funzione razionale M > A
1
, ossia un elemento di K(M), quando si
identichi A
1

= A
1
0
.
Esempio 2.5.7. Ogni mappa razionale : A
1
> A
1
(ossia, ogni
K(T)) si estende a un unico morsmo

: A
1
P
1
. Infatti, supponiamo
= f(T)/g(T), con f e g mutuamente primi. Allora basta porre

(t) =:
_
f(t) : g(t)

.
Dato che f e g sono primi tra loro, non hanno radici comuni per il Teorema
di Runi. Pertanto,

`e un morsmo ben denito.
A sua volta,

si estende a un morsmo : P
1
P
1
. Per vederlo, siano
d
f
e d
g
i gradi di f e g rispettivamente; supponiamo ad esempio d
f
d
g
.
138 CAPITOLO 2. VARIET
`
A QUASI-PROIETTIVE
Consideriamo le omogenizzazioni F =:
d
f
(f), G =:
d
f
(g) K[X.Y ] e
scriviamo d = d
f
. Quindi:
F(X, Y ) =: f
0
Y
d
+ f
1
Y
d1
X + + f
d
X
d
,
G(X, Y ) =: g
0
Y
d
+ g
1
Y
d1
X + + g
d
X
d
,
ove f
d
,= 0 (ma g
d
= 0 se d
g
< d
f
). Possiamo quindi porre

_
[X : Y ]
_
=: [F(X, Y ) : G(X, Y )] .
In particolare,
_
[1 : 0]
_
=: [f
d
: g
d
].
Esempio 2.5.8. Il morsmo
: P
1
P
2
, [X : Y ]
_
X
2
Y
2
: 2XY : X
2
+ Y
2

dellesempio 2.2.5 si restringe al morsmo


: A
1
P
2
, X
_
X
2
1 : 2X : X
2
+ 1

,
che corrisponde alla mappa razionale f : A
1
A
2
dellEsempio 1.4.9.
Esempio 2.5.9. Rivisitiamo lEsempio 2.5.1 alla luce di queste considera-
zioni. Siano
U
1
=:
_
[X : Y : Z] T : (X, Y Z) ,= (0, 0)
_
,
U
2
=:
_
[X : Y : Z] T : (X, Y + Z) ,= (0, 0)
_
.
Chiaramente, T = U
1
U
2
e
_
U
1
, (Y Z, X)
_

_
U
2
, (X, Y + Z)
_
.
Quindi la classe di equivalenza
_
U
1
, (Y Z, X)

denisce una funzione rego-


lare : T P
1
, data da ([X : Y : Z]) = [Y Z : X] se [X : Y : Z] U
1
, e
da ([X : Y : Z]) = [X : Y + Z] se [X : Y : Z] U
2
.
Componendo il morsmo con lisomorsmo : P
1
T dellEsempio
2.2.5 si ricava

_
[X : Y ]
_
= [X Y : X + Y ].
Date mappe razionali : M > N e : N T, la composizione
: M > T `e denita solo se limmagine inversa in M del dominio di
denizione di `e non vuota. Pi` u precisamente:
2.5. FUNZIONI RAZIONALI. 139
Denizione 2.5.4. Sia : M > N una mappa razionale di variet` a quasi-
proiettive irriducibili. Il dominio di denizione, o di regolarit` a, Reg(f) M
di `e lunione di tutti i sottoinsiemi aperti U M tali per cui esiste una
coppia (U, f), con f : U N regolare, che rappresenta . In altre parole, e
pi` u semplicemente, Reg(f) `e il sottoinsieme aperto massimale di M sul quale
denisce una funzione regolare.
Denizione 2.5.5. Nelle stesse ipotesi, sia R N. Allora la controimmagi-
ne
1
(R) M `e lunione delle controimmagini f
1
(R) U, al variare delle
coppie (U, f) nella classe di equivalenza . Di nuovo, se : Reg() N
`e la mappa regolare indotta da sul proprio dominio di denizione, allora

1
(R) `e la controimmagine di R mediante .
Esercizio 2.5.3. Se R N `e una variet` a quasi-proiettiva, dimostrare che
tale `e anche la sua controimmagine
1
(R).
Se quindi : M > N e : N > T sono date, supponiamo che

1
_
Reg()
_
,= . Quindi esiste una coppia (U, f) che rappresenta tale
che f(U) Reg() ,= .
Ne discende che U

=: f
1
_
Reg()
_
U `e un aperto non vuoto, sul quale
possiamo considerare la composizione f : U

T.
Denizione 2.5.6. Nelle ipotesi precedenti, deniamo la composizione :
M > T come la classe di equivalenza della coppia (U

, f).
Esercizio 2.5.4. Dimostrare che `e indipendente dalle scelte fatte.
Corollario 2.5.1. La composizione `e denita per ogni se `e
dominante. Se anche `e dominante, allora
( )

: K(T) K(V ).
Denizione 2.5.7. Diremo che due variet`a quasi-proiettive irriducibili V e
W sono birazionalmente equivalenti se esistono mappe razionali dominanti
: V > W e : W > V tali che = id
V
e = id
W
(tali uguaglianze vanno interpretate nel senso delle mappe razionali, ossia
uguaglianze su sottoinsiemi aperti non vuoti).
Esercizio 2.5.5. Nelle ipotesi precedenti, dimostrare che V e W sono bira-
zionalmente equivalenti se e solo se K(V )

= K(W) su K (sugg.: ci si riduca
al caso ane).
140 CAPITOLO 2. VARIET
`
A QUASI-PROIETTIVE
Esempio 2.5.10. Si consideri la cubica proiettiva
T =: :
pr
_
XZ
2
Y
3
_
.
Abbiamo visto che
: P
1
C, [x : y]
_
s
3
: sr
2
: r
3

`e una mappa regolare suriettiva; la mappa razionale


: C > P
1
, [x : y : z] [y : z]
`e un inversa birazionale.
Esercizio 2.5.6. Dimostrare lultima aermazione, esprimendo C come clas-
se di equivalenza [U, f].
Esempio 2.5.11. La mappa razionale
= [X
0
X
1
: X
1
X
2
: X
2
X
0
] : P
2
> P
2
ha luogo singolare
_
[1 : 0 : 0], [0 : 1 : 0], [0 : 0 : 1]
_
. Identicando A
2
con A
2
2
(per esempio), essa pu` o vedersi equivalentemente come una mappa razionale

: A
2
A
2
data da

=
_
Y,
Y
X
_
,
con luogo singolare il luogo x = 0 (ma perch`e

ha luogo singolare una retta


se quello di `e ununione nita di punti? Meditare).
In particolare,

`e dominante (esercizio), quindi tale `e (ri-esercizio).


Inoltre, `e birazionale. Infatti, Y =

(X)

_
K(X, Y )
_
e analogamen-
te X = Y (X/Y ) =

(X/Y )

_
K(X, Y )
_
. Quindi,

_
K(X, Y )
_
=
K(X, Y ) e cos`

: K(X, Y ) K(X, Y ) `e un isomorfsimo.


si dice la trasformazione di Cremona quadratica standard.
2.5.3 Mappe razionali di grado nito
Come si `e detto, date variet`a quasi-proiettive irriducibili V e W, una mappa
razionale : V > W `e unequivalenza birazionale se e solo se induce
per restrizione isomorsmi V

tra opportuni aperti non vuoti di V e


W, rispettivamente; ci` o equivale alla condizione algebrica che

: K(W)
K(V ) sia un isomorsmo di estensioni di K.
Pi` u in generale, poniamo la seguente:
2.5. FUNZIONI RAZIONALI. 141
Denizione 2.5.8. Una mappa razionale dominante : V > W si
dice di grado nito se il tirato-indietro

: K(W) K(V ) esprime K(V )


come estensione nita (ossia algebrica, dato che tale estensione `e comunque
nitamente generata) di K(W); in tal caso, il grado dellestensione [K(V ) :
K(W)] si dice il grado di .
Chiaramente, `e unequivalenza birazionale se e solo se ha grado 1.
Esempio 2.5.12. Sia : A
1
A
1
data da (t) = t
n
. Allora `e un
morsmo e lestensione K(X)

_
K(X)
_
= K(X
n
) ha grado n.
Esempio 2.5.13. Sia m 1 un intero e si consideri la mappa razionale
: P
2
> P
2
data da data da
=
_
X
0
X
m
1
: X
m+1
2
: X
2
X
m
1

.
Allora corrisponde alla mappa razionale

: A
2
A
2
data da

=
_
X,
1
Y
m
_
,
quindi

_
K(X, Y )
_
= K(X, Y
m
)
e lestensione
K
_
P
2
_
= K(X, Y ) = K(X, Y
m
) [Y ] K(X, Y
m
)
ha grado m. Quindi, ha grado m.
Esercizio 2.5.7. Adattando la dimostrazione del Teorema 1.5.6, dimostrare
che se non ha grado nito allora ogni bra su un aperto denso W

W `e
innita (e pi` u precisamente ha dimensione > 0, vedi seguito).
Assumendo che il campo base abbia caratteristica zero, ci proponiamo di
investigare il signicato geometrico del grado di .
Sia V

V il dominio di denizione di , ossia il luogo regolare; V

`e
un aperto denso di V , quindi una variet` a quasi-proiettiva irriducibile, e si
restringe a un morsmo

: V

W.
Ora gli aperti ani di qualsiasi variet` a quasi-proiettiva sono una base
per la sua topologia di Zariski. Sia W

W un aperto ane non vuoto.


Analogamente, possiamo trovare un aperto ane non vuoto
V


1
(W

) V

.
142 CAPITOLO 2. VARIET
`
A QUASI-PROIETTIVE
In denitiva, induce per restrizione un morsmo dominante di variet` a
ani irriducibili

: V

. Il morsmo

: K(W) K(V ) si ottiene


per passaggio ai quozienti dal monomorsmo di K-algebre
(

: O(W

) O(V

).
Con abuso di linguaggio, largomento precedente il Teorema 1.5.6 mostra
che
K(V ) = K(W)(f
1
, . . . , f
r
),
per certe f
i
O(V

) (naturalmente, K(V ) = K(V

) `e il campo delle frazioni


di O(V

)).
Ora lestensione `e separabile, quindi ammette solo un numero nito di
campi intermedi, e daltra parte K`e innito; pertanto, lusuale dimostrazione
del Teorema dellelemento primitivo di Abel mostra che
K(V ) = K(W)(f),
con f = f
1
+c
2
f
2
+ +c
r
f
r
e c
i
K opportuni. In particolare, f O(V

).
Siano ora t
1
, . . . , t
a
generatori di O(W) come K-algebra e consideriamo
la sottoalgebra
K[t
1
, . . . , t
a
, f] = O(W

)[f] O(V

).
Dato che K[t
1
, . . . , t
a
, f] `e nitamente generata e senza nilpotenti, esiste una
variet`a ane

V tale che
K[t
1
, . . . , t
a
, f]

= O
_

V
_
.
Linclusione O
_

V
_
O(V

) corrisponde a un morsmo dominante : V

V ; dato che tale morsmo induce un isomorsmo di campi dei quozienti,


`e in eetti birazionale.
Inoltre, la catena di inclusioni
O(W

) O
_

V
_
= O(W

)[f] O
_
V

_
corrisponde a una composizione

= per un opportuno morsmo


dominante
:

V W

.
Quindi, dopo avere sostituito V e W con aperti ani/modelli birazionali
opportuni, possiamo supporre che valgano le seguenti ipotesi:
: V W `e un morsmo;
O(V ) = O(W)[f] per qualche f O
_
V
_
algebrico su K(W);
2.5. FUNZIONI RAZIONALI. 143
K(V ) = K(W)[f].
In particolare, il grado d = [K(V ) : K(W)] dellestensione `e il grado del
polinomio minimo di f su K(W).
Se inoltre O(W) = K[t
1
, . . . , t
a
], a meno di isomorsmi W `e un chiuso
ane di A
a
; analogamente, con f = t
a+1
, dato che O(W) = K[t
1
, . . . , t
a
, t
a+1
],
a meno di isomorsmi V `e un chiuso ane di A
a
A
1

= A
a+1
e `e la
restrizione della proiezione A
a
A
1
A
a
.
Sia quindi p(X) K(W)[X] il polinomio minimo di t
a+1
su K(W), monico
di grado d 1. Dopo avere moltiplicato per un opportuno denumeratore
comune, possiamo sostituire p(X) con
q(X) = a
d
X
d
+ + a
1
X + a
0
O(W)[X],
per certe a
i
O(W) con a
d
, a
0
,= 0 (data lirriducibilit`a di q(X)).
Avremo quindi
a
d
t
d
a+1
+ + a
1
t
a+1
+ a
0
= 0 (2.7)
in O(V ). In altri termini, se a
i
`e la restrizione di un polinomio A
i

K[X
1
, . . . , X
a
], allora
V =
_
(t
1
, . . . , t
a
, t
a+1
) A
a+1
: (t
1
, . . . , t
a
) W,
A
d
(t
1
, . . . , t
a
) t
d
a+1
+ + A
1
(t
1
, . . . , t
a
) t
a+1
+ A
0
(t
1
, . . . , t
a
) = 0
_
.
Pertanto, per ogni w W la controimmagine
1
(w) consiste delle coppie
(w, ), ove K `e una radice del polinomio
q
w
(X) =: a
d
(w) X
d
+ + a
1
(w) X + a
0
(w).
Sia ora (q) = R(q, q

) O(W) il discriminante di q(X), ossia il risul-


tante di q(X) e q

(X); se fosse (q) = 0, q(X) e q

(X) avrebbero un fattore


comune di grado positivo in K(W)[X]. Ci` o `e assurdo perch`e q `e irriducibile.
Sia allora W
0
=: W
a
d+1
W
(q)
= W
a
d+1
(q)
laperto ane principale
ove a
d+1
(q) ,= 0. Se w W
0
, q
w
(X) ha grado d e d radici distinte, perci` o

1
(w) ha cardinalit`a d. Quindi `e genericamente d : 1.
Si noti che ogni altra bra `e o nita di cardinalit`a < d (eventualmente
vuota, se a
0
(w) ,= 0 ma a
i
(w) = 0 per 1 i d), oppure contiene w A
1
(se a
i
(w) = 0 per ogni i).
Riassumendo:
Teorema 2.5.1. Sia K di carattersistica zero e sia : V > W una
mappa razionale di variet`a quasi-proiettive. Se ha grado nito d, allora
`e genericamente d : 1, ossia esiste un aperto W

W non vuoto tale che


ogni w W

ha esattamente d controimmagini distinte.


144 CAPITOLO 2. VARIET
`
A QUASI-PROIETTIVE
Corollario 2.5.2. Se K ha carattersistica zero, le seguenti condizioni sono
equivalenti su : V > W:
1. ha grado nito d;
2. esistono aperti non vuoti V

V e W

W tali che induce un


morsmo V

e ogni w W

ha esattamente d controimmagini
distinte in V

.
2.6 Prodotti
Il prodotto Cartesiano di due chiusi ani `e in modo naturale un chiuso
ane; pertanto, il prodotto di due variet` a ani `e in modo naturale una
variet`a ane. Conseguentemente, il prodotto di due variet`a quasi proiettive
contenute in uno spazio ane `e in modo naturale una variet` a quasi-proiettiva.
Precisamente, consideriamo variet` a quasi-proiettive Y
1
Y
2
A
m
e Z
1
Z
2

A
n
, ove Y
j
A
m
e Z
j
A
n
sono chiusi ani; allora
_
Y
1
Y
2
_

_
Z
1
Z
2
_
=
_
Y
1
Z
1
_

_
(Y
1
Z
2
) (Y
2
Z
1
)
_
,
chiaramente una variet` a quasi-proiettiva in A
m
A
n
.
Sul prodotto di due chiusi proiettivi o, pi` u in generale, sul prodotto di
chiusi proiettivi non vi `e unaltrettanto ovvia struttura di chiuso proiettivo;
questo perch`e A
m
A
n

= A
m+n
, mentre non esiste una relazione altrettanto
naturale tra P
m
P
n
e P
m+n
.
Il nostro proposito `e realizzare il prodotto Cartesiano di una coppia
arbitraria X, Y di variet`a quasi-proiettive come una variet` a quasi-proiettiva.
Inoltre, richiederemo che tale costruzione sia localmente compatibile con
la costruzione del prodotto di due variet`a ani. Precisamente, se X

X e
Y

Y sono aperti ani allora la mappa X

X Y deve indurre
sul prodotto di variet`a ani X

(che `e denito come variet` a ane!) un


isomorsmo su un aperto di X Y .
Consideriamo innanzitutto il prodotto di spazi proiettivi. Procederemo
secondo questi passi:
1. a partire da naturali considerazioni di algebra lineare, produrremo una
mappa iniettiva
=
m,n
: P
m
P
n
P
N(m,n)
,
per un opportuno N(m, n);
2.6. PRODOTTI 145
2. mostreremo che limmagine di tale mappa `e un chiuso proiettivo di
P
N(m,n)
;
3. mostreremo inne che sui sottoinsiemi ani A
m
i
A
n
j
P
m
P
n
la
restrizione di induce un isomorsmo sullimmagine;
4. mostreremo che per ogni coppia di chiusi proiettivi R P
m
e S P
n
limmagine del prodotto Cartesiano R S in (P
m
P
n
) `e un chiuso
proiettivo.
In termini intrinseci, consideriamo due spazi vettoriali V e W, di dimen-
sione k + 1 e l + 1, rispettivamente. Il prodotto tensoriale V W ha allora
dimensione (k+1) (l +1) e abbiamo evidentemente unapplicazione bi lineare
V W V W, (v, w) v w.
Tale applicazione ne induce chiaramente una a livello di spazi proiettivi.
Denizione 2.6.1. La mappa di Segre (per gli spazi vettoriali V e W) `e
lapplicazione (ovviamente ben denita)
: PV PW P(V W), ([v], [w]) [v w].
Lemma 2.6.1. Limmagine di `e un chiuso proiettivo di P(V W).
Dim. Introduciamo basi B = (v
i
) per V e T = (w
j
) per W, rispet-
tivamente, cos` che c = (v
i
w
j
) `e una base per V W. In termini delle
identicazioni PV

= P
k
, PW

= P
l
, P(V W)

= P
(k+1)(l+1)1
che ne derivano,
`e la mappa
_
[x
i
], [y
j
]
_
[x
i
y
j
],
ove si `e scritto [x
i
] per [x
0
: . . . : x
k
], eccetera.
Indichiamo con X
ij
le coordinate omogenee su P
(k+1)(l+1)1
(ossia, le coor-
dinate lineari su V W associate alla base v
i
w
j
). Allora limmagine di
`e chiaramente contenuta nel luogo
T =: :
pr
_
_
X
ij
X
kl
X
il
X
kj
: 0 i k, 0 j l
_
_
.
Supponiamo, viceversa, che [z
ij
] T. Siano A
(k+1)(l+1)1
ij
gli aperti ani
standard di P(V W), ossia il luogo ove X
ij
,= 0. Possiamo supporre senza
perdita di generalit`a che z
00
,= 0. Dato che per ipotesi z
ij
z
kl
= z
il
z
kj
per ogni
scelta degli indici, ponendo k = l = 0 abbiamo
z
ij
z
00
= z
i0
z
0j
;
146 CAPITOLO 2. VARIET
`
A QUASI-PROIETTIVE
pertanto, se poniamo v
i
=: z
i0
e w
j
=: z
0j
allora [z
ij
] =
_
[v
i
], [w
j
]
_
. Quindi

_
P
k
P
l
_
= T.
C.V.D.
Si ricordi che V

=: V 0, V

=: Hom(V, K), etc.


Lemma 2.6.2. `e iniettiva, quindi biunivoca sulla sua immagine.
Dim. Supponiamo che v, v

e w, w

siano tali che [v w] =


[v

], ossia v w = v w per qualche K

. Allora se v =

i
a
i
v
i
,
v

i
a

i
v
i
e w =

j
b
j
w
j
, w

j
b

j
w
j
, avremo a
i
b
j
= a

i
b

j
per ogni i, j;
se quindi a
i
,= 0 deve anche essere a

i
,= 0 e ricaviamo b
j
=
_
a

i
/a
i
_
b

j
per
ogni j; pertanto, [b] = [b

] P
l
, onde [w] = [w

]. Analogamente, [v] = [v

].
C.V.D.
Esplicitiamo la mappa inversa. In termini intrinseci, abbiamo
V W = Hom(W

, V ) .
Sia R Hom(W

, V ) linsieme degli operatori lineari di rango 1. Se


scegliamo basi in V e W, come sopra, lisomorsmo
Hom(W

, V )

= Mat
k+1,l+1
(K)
descrive R come il luogo delle matrici R = [r
ij
] (qui 0 i k, 0 j l)
delle quali si annullano tutti i minori due per due, ossia tali che

r
ij
r
il
r
kj
r
kl

= r
ij
r
kl
r
kj
r
il
.
Evidentemente, R `e un cono ane e R 0 `e il luogo delle matrici di rango
esattamente uno; inoltre, T =
_
PV PW
_
PHom(W

, V ) `e la proietti-
vizzazione di R 0 (ossia la sua proiezione in PHom(W

, V )). In parti-
colare, se pensiamo agli spazi proiettivi come insiemi di sottospazi vettoriali
1-dimensionali, abbiamo una mappa : T PV PW,
[R]
_
Im(R), Im(R
t
)
_
.
Qui R
t
: V

W `e lapplicazione trasposta.

E evidente che inverte .
Equivalentemente, per A, B spazi vettoriali nito-dimensionali su K de-
notiamo Hom
(1)
(A, B) Hom(A, B) 0 il cono delle applicazioni linea-
ri di rango esattamente 1; come visto, si tratta di un cono Zariski-chiuso,
2.6. PRODOTTI 147
quindi la sua immagine R
1
(A, B) PHom(A, B) `e un chiuso proiettivo.
Se f Hom
(1)
(A, B), allora esistono A

e b B non nulli tali che


f(a) = (a) b (a A). Lapplicazione Hom
(1)
(A, B) PA

PB data da
f
_
[], [b]
_
`e ben denita (esercizio) e discende a unapplicazione biunivo-
ca R
1
(A, B) PA

PB (ri-esercizio). Otteniamo la costruzione precedente


ponendo A = W

, B = V .
Consideriamo la situazione in carte ani. Innanzitutto, se [z] = [v w],
allora [z] A
(k+1)(l+1)1
ij
se e solo se z
ij
= v
i
w
j
,= 0, ossia se e solo se
[v] A
k
i
P
k
e [w] A
l
j
P
l
. Pertanto,

_
P
k
P
l
_
A
(k+1)(l+1)1
ij
=
_
A
k
i
A
l
j
_
.
In particolare, dal momento che

_
P
k
P
l
_
P
(k+1)(l+1)1
`e un chiuso proiettivo, concludiamo che

_
A
k
i
A
l
j
_
A
(k+1)(l+1)1
ij
`e un chiuso ane.
Consideriamo senza perdita di generalit` a il caso i = j = 0. Se
[z] T A
(k+1)(l+1)1
00
,
allora in coordinate ani (facendo cio`e z
00
= 1) otteniamo z
ij
= z
i0
z
0j
.
Pertanto, la restrizione di

00
: A
k
0
A
l
0
A
(k+1)(l+1)1
00

= A
k
A
l
A
kl
`e il morsmo
(r, s)
_
r, s, r s
_
.
Chiaramente,

00
`e un isomorsmo sulla sua immagine, con morsmo inverso
la proiezione sui primi due fattori.
Pertanto abbiamo dimostrato:
Lemma 2.6.3. Per ogni coppia i, j con 0 i k e 0 j l, il morsmo
indotto dalla restrizione di ,
A
k
A
l

= A
k
i
A
l
j

_
A
k
i
A
l
j
_
`e un isomorsmo di variet`a ani.
148 CAPITOLO 2. VARIET
`
A QUASI-PROIETTIVE
Pertanto, otteniamo la stessa struttura di variet`a ane su A
k
A
l
sia che
lo identichiamo con A
k+l
o con
_
A
k
i
A
l
j
_
.
Quindi abbiamo realizzato il prodotto di due spazi proiettivi come un
chiuso proiettivo, in modo che il prodotto di due ani standard venga map-
pato isomorcamente sulla sua immagine.
Corollario 2.6.1. P
k
P
l
`e birazionale a P
k+l
.
Dim. P
k
P
l
contiene un aperto isomorfo a A
k
A
l

= A
k+l
e lo stesso
vale per P
k+l
.
C.V.D.
Esercizio 2.6.1. Scrivere in coordinate omogenee unesplicita equivalenza
birazionale tra P
k
P
l
e P
k+l
.
Osservazione 2.6.1. Vedremo in seguito che P
k
P
l
e P
k+l
non sono
isomorfe.
Ci proponiamo ora di esaminare la collezione dei chiusi proiettivi di P
k

P
l
, con la topologia indotta da P
k+l+kl
. Quindi S P
k
P
l
`e un chiuso se e
solo se esiste Z P
k+l+kl
chiuso proiettivo tale che S =
1
(Z).
Con abuso di linguaggio, al ne di alleggerire la notazione, vediamo P
k
P
l
come un sottoinsieme di P
k+l+kl
, lasciando implicita la mappa di Segre . Con
questa identicazione, i chiusi di P
k
P
l
sono le intersezioni di P
k
P
l
con i
chiusi di P
k+l+kl
.
Supponiamo che il chiuso proiettivo Z P
k+l+kl
sia denito dai polinomi
omogenei G
1
, . . . , G
r
di grado d
1
, . . . , d
r
nelle coordinate omogenee Z
ij
; allora
la sua intersezione con P
k
P
l
`e
Z
_
P
k
P
l
_
=
_
([v], [w]) P
k
P
l
: G
s
(v
i
w
j
) = 0 s = 1, . . . , r
_
=
_
([v], [w]) P
k
P
l
:

G
s
(v, w) = 0 s = 1, . . . , r
_
,
ove

G
s
(X, Y ) =: G
s
(X Y ). Ora

G
s
K[X
0
, . . . , X
k
, Y
0
, . . . , Y
s
] `e eviden-
temente un polinomio biomogeneo nelle variabili X
i
e Y
j
, nel senso che `e
omogeneo in entrambe, con lo stesso grado di omogeneit` a d
s
.
Viceversa, se `e dato H K[X
0
, . . . , X
k
, Y
0
, . . . , Y
s
] bimomogeneo nelle
X
i
e nelle Y
j
, con lo stesso grado di omogeneit` a d in entrambi i gruppi di
variabili, allora H =

P per un certo P K[Z
ij
] omogeneo di grado d. Infatti
in ogni monomio che compare in H le X e le Y hanno lo stesso grado e quindi
possono essere raggruppate in modo da esprimere ogni tale monomio come
prodotto di d fattori X
i
Y
j
; per ricavare P, basta quindi sostituire X
i
Y
j
con
Z
ij
.
In conclusione:
2.6. PRODOTTI 149
Lemma 2.6.4. I chiusi di Zariski di P
k
P
l
(la topologia di Zariski essendo
quella indotta da P
k+l+kl
attraverso la mappa di Segre) sono tutti e soli i
sottoinsiemi di P
k
P
l
esprimibili come i luoghi nulli di una collezione nita
di polinomi biomogenei F(X, Y ) nelle coordinate omogenee X di P
k
e Y di
P
l
.
Dim. In eetti abbiamo dimostrato lasserto con laggiunta che i polinomi
F in questione devono essere biomogenei dello stesso grado in X e Y . Ma
se daltra parte F ha grado r in X e grado s in Y e, poniamo, r > s,
allora possiamo esprimere il luogo nullo di F come il luogo nullo dei polinomi
Y
rs
j
F(X, Y ), j = 0, . . . , l, riconducendoci al caso precedente.
C.V.D.
Corollario 2.6.2. Per ogni coppia di chiusi proiettivi X P
k
, Y P
l
limmagine del prodotto X Y in P(V W) `e un chiuso proiettivo.
Dim. Supponiamo che X P
k
sia il luogo nullo di polinomi F
a
(X)
K[X
0
, . . . , X
k
], omogenei di grado d
a
, e che Y P
l
sia il luogo nullo di
polinomi G
b
(X) K[X
0
, . . . , X
k
], omogenei di grado e
b
. Allora chiaramente
X Y P
k
P
l
`e il luogo nullo dei polinomi biomogenei F
a
(X) e G
b
(Y ), al
variare di a, b.
C.V.D.
Corollario 2.6.3. Per ogni coppia di sottovariet`a quasi-proiettive X P
k
,
Y P
l
limmagine del prodotto X Y in P(V W) `e una variet`a quasi-
proiettiva.
Dim. Esercizio.
Chiediamoci quali sono i sottoinsiemi chiusi di A
k
P
l
.
Corollario 2.6.4. Siano T
1
, . . . , T
k
coordinate ani su A
k
e X
0
, . . . , X
l
coor-
dinate omogenee su P
l
. Allora S A
l
P
k
`e un chiuso di Zariski se e solo
esiste una collezione nita di polinomi F
i
(T, X) K[T
1
, . . . , T
l
, X
0
, . . . , X
k
],
omogenei nelle variabili X, tali che S `e il luogo nullo comune degli F
i
(ossia,
linsieme delle coppie (t, [x]) A
l
P
k
tali che F(t, x) = 0).
Dim. Esercizio (si pensi allinclusione A
l
P
k
P
l
P
k
e si applichi il
Lemma 2.6.4.
Osservazione 2.6.2. Ci possiamo chiedere se i prodotti di aperti ani sono
una base per la topologia di X Y . Pi` u precisamente, date X e Y variet` a
150 CAPITOLO 2. VARIET
`
A QUASI-PROIETTIVE
quasi-proiettive ci chiediamo se per ogni (x, y) X Y e ogni aperto U
X Y contenente (x, y) esistono aperti ani X

X e Y

Y tali che
(x, y) X

U.
Ci` o `e gi` a falso per X = Y = A
1
(si prenda U = A
2
:(Y X) e si ricordi
che gli aperti di A
1
sono i complementari degli insiemi niti).
Lemma 2.6.5. Siano f : A X e g : B Y morsmi (mappe regolari)
di variet`a quasi-proiettive. Allora f g : A B X Y `e un morsmo
regolare.
Dim. Supponiamo A P
r
, B P
s
, X P
k
e Y P
l
; possiamo
intepretare f e g come mappe regolari a valori in P
k
e P
l
, rispettivamente.
Analogamente, laermazione che f g `e regolare signica che `e regolare la
mappa (f g) : A B P
k+l+kl
, ove `e la mappa di Segre.
Sia A P
r
e B P
s
. Sia (a, b) A B. Possiamo trovare aperti
a A

A e b B

B e polinomi F
0
, . . . , F
k
K[T
0
, . . . , T
r
] omogenei
dello stesso grado senza zeri comuni su A

, G
0
, . . . , G
l
K[S
0
, . . . , S
s
] senza
zeri comuni su B

, tali che f = [F
0
: : F
k
] su A

e g = [G
0
: : G
l
] su B

,
rispettivamente. Chiaramente allora (f g) = [F
i
(T) G
j
(S)] su A

.
Sia d il grado comune degli F
i
e e il grado comune dei G
i
; supponiamo
ad esempio d e. Senza perdita di generalit`a, dopo avere eventualmente
riordinato le coordinate omogenee S
0
, . . . , S
s
su P
s
e sostituito B

con B

A
s
0
,
possiamo supporre B

A
s
0
. Sostituendo ogni G
j
con S
de
0
G
j
, possiamo
quindi ridurci al caso in cui d = e.
Ora H
ij
(T, S) =: F
i
(T) G
j
(S) `e un polinomio biomogeneo in T e S, dello
stesso grado in entrambi i gruppi di variabili. Per le considerazioni precedenti,
possiamo trovare K
ij
K[Z
rs
] omogeneo di grado d tale che
H
ij
(T, S) = K
ij
(T S) = K
ij
(T
r
S
s
).
Evidentemente, A

A B `e un intorno aperto di (a, b) e i K


ij
sono una collezione di polinomi omogenei di grado d senza zeri comuni in
A

, visto come sottoinsieme di P


r+s+rs
attraverso la mappa di Segre
P
r
P
s
P
r+s+rs
, tali che
(f g) = [K
00
: : K
kl
].
Quindi, (f g) `e regolare.
C.V.D.
2.6. PRODOTTI 151
Lemma 2.6.6. Siano f : A X e g : A Y morsmi di variet`a quasi-
ani. Allora
(f, g) : A X Y, a
_
f(a), g(a)
_
`e regolare.
Dim. Come sopra, ma usando F
i
(X) G
j
(X).
C.V.D.
Esercizio 2.6.2. Adattando largomento usato nel caso ane, dimostrare
che il prodotto di variet`a quasi-proiettive irriducibili `e una variet`a quasi-
proiettiva irriducibile.
Corollario 2.6.5. Siano A, B variet`a quasi-proiettive. Allora esiste un
monomorsmo naturale di K-algebre
: O(A)
K
O(B) O(A B).
Dim. Siano O(A), O(B); allora
(, ) : A B KK
`e una funzione regolare. Componiamo con la funzione regolare K K K
data dal prodotto, otteniamo la funzione regolare
(, ) : (a, b) (a) (b).
Che sia un morsmo di K-algebre si verica facilmente; la dimostrazione
delliniettivit` a `e come nel caso ane. C.V.D.
Lemma 2.6.7. Sia f : M N un morsmo di variet`a quasi-ani. Allora
il grafo
grafo(f) =
_
_
m, f(m)
_
: m M
_
`e un chiuso del prodotto X Y .
Dim. Se N P
l
, possiamo vedere f come una mappa regolare M P
l
.
Basta allora dimostrare lasserto per una mappa regolare a valori in P
l
, perch`e
se grafo(f) `e chiuso in X P
l
lo `e anche in M N.
Sia M P
k
. Allora M `e ricoperto da una collezione nita di aperti
ani M
a
su ciascuno dei quali possiamo scrivere f = [F
0
: : F
l
] per certi
polinomi omogenei dello stesso grado F
i
K[T
0
, . . . , T
k
], senza zeri comuni
sullaperto in questione; i polinomi sono nelle coordinate omogenee T di
P
k
. In M
a
P
l
, il grafo `e denito dalle condizioni biomogenee Y
i
F
j
(T)
Y
j
F
i
(T) = 0, ove Y
0
. . . , Y
l
sono le coordinate omogenee di P
l
. Dato che
M
a
P
l
`e un ricoprimento aperto di M P
l
, lasserto segue dal Lemma
2.3.4.
C.V.D.
152 CAPITOLO 2. VARIET
`
A QUASI-PROIETTIVE
2.7 Funzioni regolari su variet`a proiettive
Su P
k
le sole funzioni regolari a valori in K sono le costanti. Lo stesso vale
su qualsiasi variet`a proiettiva, come caso particolare di un asserto molto pi` u
generale:
Teorema 2.7.1. Sia M una variet`a proiettiva e sia N una variet`a quasi-
proiettiva. Se f : M N `e una funzione regolare, allora f(M) N `e un
sottoinsieme chiuso di N.
Prima di considerare la dimostrazione, illustriamo il Teorema con alcune
conseguenze e considerazioni.
Innanzitutto, niente di simile vale per le variet`a ani.
Esempio 2.7.1. Non `e vero che limmagine di un morsmo di variet`a ani
`e un chiuso dellimmagine: si consideri per esempio la mappa C A
1
,
(x, y) x, ove C = :(XY 1) A
2
.
Inoltre:
Corollario 2.7.1. Limmagine di una variet`a proiettiva mediante una mappa
regolare `e una variet`a proiettiva.
Dim. Nelle ipotesi del Teorema 2.7.1, sia N P
l
. Possiamo allora vedere
f come una mappa regolare f : M P
l
, sicch`e il Teorema implica che
f(M) P
l
`e un chiuso proiettivo.
C.V.D.
Nel caso particolare in cui il codominio `e A
1
, otteniamo:
Corollario 2.7.2. Sia M una variet`a proiettiva irriducibile. Allora O(M) =
K.
Dim. Sia f : M A
1
una funzione regolare. Dotiamo P
1
delle coor-
dinate omogenee [X : Y ]. Identicando A
1
con laperto ane A
1
X
P
1
,
intepretiamo f come una funzione regolare f : M P
1
= A
1
X
x

, ove
x

= [0 : 1] `e il punto allinnito.
Allora f(M) A
1
X
`e un sottoinsieme chiuso proprio di P
1
e daltra parte
i sottoinsiemi chiusi non vuoti di P
1
diversi da P
1
stesso sono tutti e soli
i sottoinsiemi niti. Pertanto, f(M) A
1
`e un insieme nito irriducibile,
poich`e per ipotesi M `e irriducibile.
Ne discende che f(M) consiste di un solo punto, ossia che f `e costante.
C.V.D.
2.7. FUNZIONI REGOLARI SU VARIET
`
A PROIETTIVE 153
Corollario 2.7.3. Sia M una variet`a proiettiva, f : M N un morsmo
verso una variet`a ane. Allora f `e costante.
Dim. Esercizio.
Corollario 2.7.4. Sia Y una variet`a proiettiva; allora Y `e un chiuso proiet-
tivo (ossia, nella classe di un isomorsmo di un chiuso proiettivo ci sono solo
chiusi proiettivi). In particolare, un chiuso ane diverso da una collezione
nita di punti non `e una variet`a proiettiva.
Dim. Esercizio.
Veniamo alla dimostrazione del Teorema 2.7.1.
Dim. Se N P
l
, interpretiamo f cone una funzione regolare a valori
in P
l
; basta allora dimostrare che f(M) P
l
`e un chiuso proiettivo, dal
momento che allora f(M) = f(M)N `e necessariamente chiusa in N. Quindi
supponiamo dora innanzi che N = P
l
.
Sia grafo(f) M P
l
il grafo di f; come si `e visto, la mappa
=: (id
M
, f) : M M P
l
, m
_
m, f(m)
_
`e regolare ed evidentemente induce un isomorsmo M grafo(M). Inoltre,
grafo(M) M P
l
`e un sottoinsieme chiuso e chiaramente f = , ove
: M P
l
P
l
`e la proiezione sul secondo fattore.
Quindi, per dimostrare il Teorema siamo ridotti a dimostrare la seguente
Proposizione.
Proposizione 2.7.1. Sia Y una variet`a proiettiva e sia : Y P
l
P
l
la proiezione sulla seconda componente. Allora per ogni sottoinsieme chiuso
Z Y P
l
, la proiezione (Z) P
l
`e un sottoinsieme chiuso di P
l
.
Dim. Dal momento che Y `e una variet`a proiettiva, Y `e un chiuso pro-
iettivo di qualche P
k
. Per quanto visto, Y P
l
`e un sottoinsieme chiuso di
P
k
P
l
; di conseguenza, Z `e anchesso un sottoinsieme chiuso di P
k
P
l
(un
chiuso di un chiuso `e un chiuso). Quindi basta dimostrare lasserto nel caso
Y = P
k
.
Sia dunque Z P
k
P
l
un sottoinsieme chiuso. Vogliamo dimostrare che
(Z) P
l
`e chiuso e a tal ne basta dimostrare che per ogni aperto ane
standard A
l
i
P
l
lintersezione (Z) A
l
i
`e un sottoinsieme chiuso di A
l
i
.
Sia Z
i
=: Z
_
P
k
A
l
i
_
. Allora Z
i
`e un chiuso di P
k
A
l
i
e se
i
:
P
k
A
l
i
A
l
i
`e la proiezione, si ha (Z) A
l
i
=
i
(Z
i
).
Siamo quindi ridotti a dimostrare il seguente asserto:
154 CAPITOLO 2. VARIET
`
A QUASI-PROIETTIVE
Asserto 2.7.1. Sia Z P
k
A
l
un sottoinsieme chiuso. Allora la proiezione
(Z) A
l
sul secondo fattore `e un sottoinsieme chiuso (ove ora : P
k
A
l

A
l
).
Dim. Siano X
0
, . . . , X
k
le coordinate omogenee su P
k
e T
1
, . . . , T
l
le
coordinate ani su A
l
. Esiste una collezione nita di polinomi
F
i
(X, T) K[X
0
, . . . , X
k
, T
1
, . . . , T
l
] (1 i r),
omogenei nelle X
i
, tali che Z `e il luogo nullo comune degli F
i
. Quindi `e
evidente che un dato t = (t
1
, . . . , t
l
) A
l
appartiene a (Z) se e solo se
Z
t
=: Z
_
P
k
t
_
,= .
Se identichiamo P
k
t con P
k
nel modo ovvio, `e chiaro che
Z
t
= :
pr
_
F
1
(X, t), . . . , F
1
(X, t)
_
P
k
;
pertanto, t , (Z) se e solo se i polinomi omogenei F
i
(X, t) K[X
0
, . . . , X
k
]
non hanno zeri comuni e quindi se e solo se lideale I
t
K[X
0
, . . . , X
k
] da
essi generato contiene (X
0
, . . . , X
k
)
s
per qualche s > 0.
Sia allora T
s
A
l
il luogo dei t tali che I
t
, (X
0
, . . . , X
k
)
s
, per s =
1, 2, . . .; abbiamo quindi
(Z) =
+

s=1
T
s
,
pertanto basta dimostrare che T
s
`e un sottoinsieme chiuso di A
l
per ogni s.
Sia ora d
i
il grado di F
i
nelle variabili X e sia
_
X

_
una base monomiale
dello spazio vettoriale V
k,sd
i
dei polinomi omogenei di grado sd
i
; si intende
che per s < d
i
questo `e lo spazio nullo, quindi X

= 0 in questo caso,
mentre in generale percorre tutti i multiindici (b
0
, . . . , b
k
) di lunghezza
b
0
+ + b
k
= s d
i
.
Allora lideale I
t
=
_
F
1
(X, t), . . . , F
r
(X, t)
_
contiene (X
0
, . . . , X
k
)
s
se e
solo se i prodotti F
i
(X, t) X

sono un sistema di generatori per V


k,s
. Possiamo
riesprimere tale condizione nel modo seguente.
Sia B
s
=: (X

) una base monomiale dello spazio vettoriale V


k,s
, cos`
che = (a
0
, . . . , a
k
) percorre tutti i multiindici di lunghezza s, ordinati in
un modo qualsiasi (per esempio, lessicograco); per ogni coppia (i, ), con
1 i r e multiindice di lunghezza s d
i
, sia M
B
s
_
F
i
X

_
la colonna
delle coordinate di F
i
X

nella base B
s
. Allora evidentemente i prodotti
F
i
(X, t) X

sono un sistema di generatori per V


k,s
se e solo se la matrice A
avente per colonne i vettori M
B
s
_
F
i
X

_
, ordinati in un modo qualsiasi, ha
2.8. ESEMPI ED APPLICAZIONI 155
rango massimo, dato dalla dimensione di V
k,s
. Detto altrimenti, t T
s
se e
solo se tutti i minori di rango massimo r
k,s
= dim(V
k,s
) di A si annullano.
Ora i coecienti di F
i
(X, t) K[X
0
, . . . , X
k
] sono funzioni polinomiali
di t. Pertanto, tali sono anche i minori r
k,s
r
k,s
e daltra parte T
s
A
l
`e
proprio il luogo degli zeri comuni di tutti tali minori. Ne discende che T
s
`e
un chiuso ane.
C.V.D.
2.8 Esempi ed applicazioni
Esercizio 2.8.1. Sia F K[X
0
, . . . , X
k
] omogeneo di grado d; se F = GH
con G, H K[X
0
, . . . , X
k
], allora G e H sono anchessi omogenei.
Per ogni d 1, sia V
k,d
lo spazio vettoriale dei polinomi omogenei di
grado d. Evidentemente, la moltiplicazione V
k,d
V
k,d
V
k,d

+d
induce
una mappa

,d
: PV
k,d
PV
k,d
PV
k,d

+d
,
_
[G], [H]
_
[GH].
Esercizio 2.8.2. Dimostrare che
d

,d
`e regolare.
Ne discende che limmagine di
d

,d
`e un chiuso proiettivo P
d

,d

PV
k,d

+d
, irriducibile dato che PV
k,d
PV
k,d
lo `e. Lunione
P =:
_
d

+d

=d
P
d

,d
PV
k,d
`e chiaramente il luogo dei polinomi omogenei di grado d non irriducibili.
Pertanto:
Proposizione 2.8.1. Il luogo dei polinomi omogenei riducibili di grado d `e
un chiuso proiettivo di PV
k,d
.
Dotiamo A
k+1
delle coordinate lineari (X
0
, . . . , X
k
), che discendono a
coordinate omogenee [X
0
: : X
k
] su P
k
. Sia (X

) una base monoidale dei


polinomi omogenei di grado d. Consideriamo la funzione di valutazione
val : V
k,d
A
k+1
K, (F, v) F(v).
Sia Z
d
PV
k,d
P
k
il luogo nullo di ev, ossia linsieme delle coppie (F, [v]) tali
che F(v) = 0 (tale luogo `e ben denito, perch`e tale condizione `e biomogenea
in entrambe le variabili).
Proposizione 2.8.2. Z
d
`e un chiuso di PV
k,d
P
k
.
156 CAPITOLO 2. VARIET
`
A QUASI-PROIETTIVE
Dim. Si tratta di osservare che Z
d
`e denito da unequazione polinomiale
biomogenea. A tal ne, lavoriamo in coordinate identicando V
k,d

= K
r
k,d
mediante una base monoidale (X

); quindi, F V
k,d
corrisponde a
_
F

_

K
r
k,d
se F(X) =

.
Allora con tale identicazione ev : K
r
k,d
K
k+1
K `e la funzione
ev
_
(F

) , v
_
=

.
evidentemente polinomiale e biomogenea di grado di biomogeneit`a (1, d).
C.V.D.
Siano p
1
: Z PV
k,d
e p
2
: Z P
k
le mappe regolari indotte dalle
proiezioni sui due fattori. Quindi, se [F] PV
k,d
,
p
2
_
p
1
1
_
[F]
__
= :
pr
(F) P
k
,
unipersupercie di grado d, mentre se [v] P
k
p
1
_
p
1
2
_
[v]
__
= :
pr
(ev
v
) PV
k,d
,
liperpiano proiettivo H
v
denito dallannullamento della valutazione in v.
Possiamo quindi vedere Z simultaneamente come una famiglia di iperpiani
in PV
k,d
e come una famiglia di ipersuperci di grado d in P
k
(in eetti, Z `e
chiamato lipersupercie universale di grado d).
Pi` u in generale, dato un sottoinsieme chiuso Z P
l
P
k
, possiamo
vedere Z come una famiglia di sottoinsiemi chiusi Z
y
P
k
, parametrizzata
da y P
l
, ponendo Z
y
=: Z
_
P
k
y
_
.
Sotto queste ipotesi, abbiamo il seguente:
Lemma 2.8.1. Sia X P
k
una sottovariet`a proiettiva. Poniamo
V
X
=
_
y P
l
: Z
y
X ,=
_
.
Allora V
X
`e un chiuso proiettivo di P
l
.
Dim. Siano p
1
: P
l
P
k
P
l
e p
2
: P
l
P
k
P
k
le proiezioni. Allora
V
X
= p
1
_
p
1
2
(X) Z
_
.
Ora p
1
2
(X) Z `e un chiuso di P
l
P
k
, quindi un chiuso proiettivo; pertanto
tale `e anche la sua immagine mediante p
1
.
C.V.D.
2.9. PROIEZIONI E MAPPE FINITE 157
Lemma 2.8.2. Sia X P
k
un sottoinsieme. Allora linsieme I
X
PV
k,d
di
tutte le ipersuperci di grado d che contengono X (ossia, linsieme di tutti i
polinomi omogenei di grado d che si annullano identicamente su X, a meno
di equivalenza) `e un sottospazio proiettivo di PV
k,d
.
Dim. Sia H
v
PV
k,d
liperpiano dei polinomi di grado d che si annullano
in [v] P
k
; allora chiaramente
I
X
=

[v]X
H
v
.
C.V.D.
2.9 Proiezioni e mappe nite
Denizione 2.9.1. Un morsmo di variet` a quasi-proiettive : V W si
dice nito se esiste un ricoprimento aperto W
i
di W tale che
ogni W
i
`e ane;
ogni V
i
=
1
(W
i
) `e ane;
per ogni i, il morsmo di variet` a ani indotto per restrizione, V
i
W
i
,
`e nito.
Esercizio 2.9.1. Dimostrare che nel caso particolare in cui V e W sono
ani, la Denizione equivale a quella data in precedenza per i chiusi ani.
Osservazione 2.9.1. Vale il seguente risultato: un morsmo di variet`a
quasi-proiettive : V W `e nito se e solo se per ogni aperto ane
W

W la controimmagine V

=
1
(W

) `e ane e il morsmo indotto


V

`e nito.
Esercizio 2.9.2. Sia : V W un morsmo nito di variet` a quasi-
proiettive. Dimostrare, riducendosi al caso ane, che allora:
ha bre nite;
`e una mappa chiusa;
`e suriettiva.
Esercizio 2.9.3. Dimostrare che la composizione di morsmi niti di variet` a
quasi-proiettive `e a sua volta un morsmo nito.
158 CAPITOLO 2. VARIET
`
A QUASI-PROIETTIVE
Il risultato principale di questa sezione `e che una proiezione induce una
mappa nita da un chiuso proiettivo alla sua immagine, la quale risulta a
sua volta un chiuso proiettivo. Nel caso ane la situazione `e meno semplice,
come illustrato dai seguenti esempi.
Esempio 2.9.1. Sia C = :(XY 1) A
2
e sia : C A
1
la proiezione
sulla prima coordinata. Allora non `e un morsmo nito, dato che non `e
suriettivo; daltra parte induce un isomorsmo C A
2
0.
Esempio 2.9.2. Sia
S = :(Y XZ) A
3
.
Dato che Y XZ `e un polinomio irriducibile, S A
3
`e una sottovariet` a
irriducibile, in eetti isomorfa a A
2
((x, z) (x, xz, z)). Sia
XY
: S A
2
la proiezione sul piano XY . Allora non `e un morsmo nito, perch`e ad
esempio

1
XY
_
(0, 0)
_
=
__
0, 0, t
_
: t A
1
_
,
mentre le bre di un morsmo nito sono tutte nite. Equivalentemente,
non `e nito il morsmo : A
2
A
2
dato da
(x, z) = (x, xz),
dato che esso mappa lasse z in un punto.
Inoltre,
XY
non `e nemmeno suriettiva, dal momento che, per esempio,
(0, 1, t) ,
XY
(A
3
) per ogni t A
1
.
Esempio 2.9.3. Sia
S = :
_
X
3
+ Y
3
+ Z
3
1
_
A
3
e sia la proiezione sul piano = :(X Y ) lungo la retta
L = span
_
_
_
_
_
1
1
0
_
_
_
_
_
.
Per ogni (x, y, z)
t
K
3
, abbiamo
_
_
x
y
z
_
_
=
1
2
_
_
x y
(x y)
0
_
_
+
1
2
_
_
x + y
x + y
2z
_
_
.
Ne discende che
:
_
_
x
y
z
_
_

_
_
(x + y)/2
(x + y)/2
z
_
_
.
2.9. PROIEZIONI E MAPPE FINITE 159
La proiezione
S
: S data dalla restrizione di non `e una mappa nita
perch`e, ad esempio, la retta = :(X + Y, Z 1) S viene mappata in
(0, 0, 1)
t
, quindi le bre non sono tutte nite.
Teorema 2.9.1. Sia V = U W e sia : PV PW PU la proiezione. Sia
M PV PW un chiuso proiettivo. Allora la mappa indotta M (M) `e
un morsmo nito.
Osservazione 2.9.2. Nella dimostrazione faremo uso della seguente osser-
vazione. Identichiamo A
k

= A
k
0
P
k
. Siano T
1
, . . . , T
k
le coordinate ani
su A
k
e X
0
, . . . , X
k
le coordinate omogenee su P
k
. Quindi T
j
= X
j
/X
0
su
A
k
0
, per j = 1, . . . , k. Per ogni F(T
1
, . . . , T
k
) K[T
1
, . . . , T
k
] di grado d
(F)(X
0
, . . . , X
k
) =: X
d
0
F
_
X
1
X
0
, . . . ,
X
k
X
0
_
K[X
0
, . . . , X
k
]
`e un polinomio omogeneo di grado d. Quindi, il quoziente

F(X
0
, . . . , X
k
) =:
(F)(X
0
, . . . , X
k
)/X
d
0
`e una funzione regolare su A
k
0
. Per costruzione,

F(1, T
1
, . . . , T
k
) =: (F)(1, T
1
, . . . , T
k
)/1
d
= F(T
1
, . . . , T
d
).
In altre parole, O
_
A
k
0
_
`e isomorfo allanello dei quozienti Q/X
grado(Q)
i
con Q
K[X
0
, . . . , X
k
] omogeneo (ossia al sottoanello K[X
0
, . . . , X
k
]
(0)
X
0
degli elementi
omogenei di grado zero nella localizzazione di K[X
0
, . . . , X
k
] nellideale primo
generato da X
0
).
Esercizio 2.9.4. Precisare.
Sia ora R A
k
un chiuso ane e identichiamo A
k

= A
k
0
P
k
. Ogni
funzione regolare su R `e la restrizione di una funzione regolare su A
k
, quin-
di pu`o essere scritta come la restrizione a R di G/X
m
0
, per unopportuno
polinomio omogeneo in X
0
, . . . , X
k
di grado m.
Dim. Denotiamo con p : M (M) la mappa indotta. Dobbiamo
vericare che esiste un ricoprimento aperto ane A
i
di p(M) = (M), che
sappiamo essere un chiuso proiettivo di PU, tale che per ogni i
1. la controimmagine B
i
=: p
1
(A
i
) M `e un aperto ane di M e inoltre
2. la mappa indotta per restrizione, B
i
A
i
, `e un morsmo nito di
variet`a ani.
160 CAPITOLO 2. VARIET
`
A QUASI-PROIETTIVE
Possiamo supporre senza perdita di generalit` a che V = K
n+1
, U =
span
_
e
0
, . . . , e
nd1
_
, W = span
_
e
nd
, . . . , e
n
_
, essendo (e
j
) la base stan-
dard. Quindi,
: [X
0
: : X
n
] [X
0
: : X
nd1
].
Identichiamo PU con P
nd1
e sia A
nd1
i
= X
i
,= 0 il ricoprimento ane
standard (i = 0, . . . , n d 1).
Allora per ogni i = 0, . . . , n d 1
p
1
_
p(M) A
nd1
i
_
= M A
n
i
`e un aperto ane di M e un chiuso ane di A
n
i
, sul quale ogni funzione
regolare `e la restrizione di qualche quoziente della forma g = G/X
m
i
, essendo
G K[X
0
, . . . , X
n
] omogeneo di grado m.
Sia g O(M A
n
i
) e dimostriamo che g `e intera su O
_
p(M) A
nd1
i
_
.
A tal ne, se G e m sono come sopra, deniamo p
1
: M P
nd
ponendo (la
restrizione a M `e sottointesa)
p
1
=:
_
X
m
0
: : X
m
nd1
: G

.
Denotiamo Z
0
, . . . , Z
nd
le coordinate omogenee su P
nd
. Ora X
0
, . . . , X
nd1
non hanno uno zero comune su M, perch`e altrimenti sarebbe M PW ,= ;
pertanto, p
1
`e una mappa regolare e quindi p
1
(M) P
nd
`e un chiuso proiet-
tivo, denito dallannullamento di una collezione nita di polinomi omogenei
F
1
, . . . , F
r
K[Z
0
, . . . , Z
nd
].
Per la stessa ragione, il punto [0 : : 0 : 1] P
nd
p
1
(M); in altre
parole, i polinomi omogenei Z
0
, . . . , Z
nd1
, F
1
, . . . , F
r
non hanno zeri comuni
in P
nd
. Quindi, in virt` u del Teorema degli Zeri proiettivo, lideale da essi
generato contiene (Z
0
, . . . , Z
nd
)
s
per qualche s > 0; in particolare, avremo
Z
s
nd
=
nd1

j=1
H
j
Z
j
+
r

j=1
G
j
F
j
.
Possiamo supporre chiaramente che ogni H
j
e ogni G
j
sia omogeneo e in
particolare che ogni H
j
abbia grado s 1. Quindi
H
j
=
s1

k=0
H
jk
(Z
0
, . . . , Z
nd1
) Z
k
nd
.
Su p
1
(M) (o meglio, sul cono ane di p
1
(M)) otteniamo allora
Z
s
nd
=
nd1

j=1
H
j
Z
j
=
s1

k=0
A
k
(Z
0
, . . . , Z
nd1
) Z
k
nd
,
2.9. PROIEZIONI E MAPPE FINITE 161
ove A
k
(Z
0
, . . . , Z
nd1
) `e omogeneo di grado s k. Ci` o implica su M (o
meglio, sul cono ane di M) la relazione
G
s
=
s1

k=0
A
k
_
X
m
0
, . . . , X
m
nd1
_
G
k
,
dividendo la quale per X
ms
i
otteniamo
g
s
=
s1

k=0
A
k
_
T
m
0
, . . . , 1, . . . , T
m
nd1
_
g
k
,
ove T
j
= X
j
/X
i
sono le coordinate ani su A
n
i
. Daltra parte, T
0
, . . . , T
nd1
possono vedersi come coordinate ani su A
nd1
i
. Pertanto, abbiamo dimo-
strato che g `e intera su O
_
p(M) A
nd1
i
_
.
C.V.D.
Esercizio 2.9.5. Generalizzare il Teorema come segue:
Corollario 2.9.1. Sia M P
k
proiettiva e siano F
0
, . . . , F
r
K[X
0
, . . . , X
k
]
omogenei dello stesso grado d tali che M P
k
:
pr
(F
0
, . . . , F
r
). Sia
=: [F
0
: : F
r
] : P
k
:
pr
(F
0
, . . . , F
r
) P
r
.
Allora il morsmo indotto : M (M) indotto per restrizione `e nito.
Suggerimento: Ci si riduca mediante unopportuna mappa di Veronese al
caso d = 1, quindi si utilizzi il Teorema.
Sia ora M P
k
un chiuso proiettivo. Se M ,= P
k
, sia x
1
P
k
M
e sia
1
: M P
k1
la restrizione a M della proiezione con centro x
1
(a meno di un automorsmo di P
k1
, questa dipende solo da x
1
). Allora

1
: M M
1
=:
1
(M) `e un morsmo nito di variet` a proiettive. Se
M
1
= P
k1
, abbiamo quindi prodotto un morsmo nito di M su P
k1
. Se
invece M
1
_ P
k1
, scegliamo x
2
P
k1
M
1
e consideriamo la proiezione

2
:
1
(M) P
k2
con centro x
2
; la composizione
2

1
: M
2
(M
1
) `e
un morsmo nito su un chiuso proiettivo. Il processo induttivo si arresta
quando otteniamo per composizione un morsmo nito da M su P
d
, per
qualche d k. Di conseguenza, abbiamo dimostrato:
Teorema 2.9.2. Sia M una variet`a proiettiva. Allora esiste un morsmo
nito suriettivo M P
d
per qualche intero d.
Consideriamo ora il caso di un chiuso ane V A
k
, V ,= A
k
. Iden-
tichiamo A
k
con A
k
0
P
k
e sia P
k1
0
= :
pr
(X
0
) = P
k
A
k
0
liperpiano
allinnito.
162 CAPITOLO 2. VARIET
`
A QUASI-PROIETTIVE
Lemma 2.9.1. Sia V P
k
la chiusura proiettiva di V in P
k
. Allora
V _ P
k1
0
.
Dim. Sia I(V ) K[T
1
, . . . , T
k
] lideale radicale di V e sia F I(V ),
F ,= 0. Sia d il grado di F e sia F
d
(T
1
, . . . , T
k
) la componente omogenea di
grado d in F. Allora (F) = F
d
(X
1
, . . . , X
k
) + X
0
F

(X
0
, . . . , X
k
), per un
certo F

K[X
0
, . . . , X
k
] omogeneo di grado d1. Dal momento che (F)
I
h
_
V
_
(lideale omogeneo di V ), lintersezione V P
k1
0
`e contenuta nel luogo
nullo di F
d
(X
1
, . . . , X
k
) (qui X
1
, . . . , X
k
sono viste coordinate omogenee su
P
k1
0
). Pertanto, V P
k1
0
,= P
k1
0
.
C.V.D.
Siano p
1
P
k1
0
V e
1
: P
k
P
k1
la proiezione con centro p
1
. Possiamo
identicare P
k1
0
con la collezione delle rette passanti per lorigine in A
k
0
,
mediante la corrispondenza P
k1
0
o, pi` u esplicitamente,
spanv [0 : v] P
k1
0
(v ,= 0).
In eetti, v A
k
0
corrisponde a [1 : v] P
k
. Quindi, se = spanv A
k
0
allora = [ : v] : [ : ] P
1
.
Applicando unopportuna trasformazione lineare invertibile in A
k
0
, pos-
siamo allora supporre senza perdita di generalit` a che p = [0 : : 0 : 1],
cosicch`e

1
_
[X
0
: : X
n1
: X
n
]
_
= [X
0
: : X
n1
].
Ora
1
_
V
_
P
k1
`e un chiuso proiettivo e la mappa p
1
: V
1
_
V
_
`e
nita; inoltre, siccome V A
k
0
= V perch`e V `e un chiuso ane,
V = p
1
1
_

1
_
V
_
A
k1
0
_
.
Perci` o la mappa indotta per restrizione
p
1
: V
1
_
V
_
A
k1
0
=
1
(V )
`e un morsmo nito di variet` a ani.
Se
1
(V ) = A
k1
0
, abbiamo prodotto una mappa nita V A
k1
; al-
trimenti procediamo allo stesso modo. La costruzione continua no a pro-
durre una mappa regolare nita V A
l
per qualche l 0. Abbiamo cos`
dimostrato:
Teorema 2.9.3. Se V `e una variet`a ane, allora per qualche intero l 0
esiste una mappa regolare nita : V A
l
.
2.9. PROIEZIONI E MAPPE FINITE 163
Quindi, O(V ) `e intero su K[T
1
, . . . , T
l
]; questo `e il cosiddetto Lemma di
normalizzazione di Noether:
Corollario 2.9.2. Ogni K-algebra nitamente generata `e intera su qualche
anello di polinomi.
Corollario 2.9.3. Sia A una K-algebra nitamente generata. Allora esisto-
no a
1
, . . . , a
l
A tali che:
1. a
1
, . . . , a
l
sono algebricamente indipendenti su K;
2. A `e intera su K[a
1
, . . . , a
l
].
In altre parole, esistono a
l+1
, . . . , a
k
A interi su A

=: K[a
1
, . . . , a
l
] A
tali che A = K[a
1
, . . . , a
l
, a
l+1
, . . . , a
k
].
Largomento riportato dimostra in realt` a qualcosa di pi` u preciso. Sup-
poniamo infatti che A = K[t
1
, . . . , t
k
]. Quindi, possiamo vedere A come un
quoziente di K[T
1
, . . . , T
k
] e pertanto A

= O(V ), ove V A
k
`e il chiuso
ane con I(V ) = ker
_
K[T
1
, . . . , T
k
] A
_
.
La costruzione precedente costruisce una mappa nita : V A
l
per
qualche l come una composizione di proiezioni lineari, pertanto gli a
i
possono
essere supposti combinazioni lineari dei t
i
.
Nella situazione precedente, supponiamo che V sia irriducibile, cos` che
A risulta un dominio di integrit` a. Allora il campo K(V ) contiene il campo
K(a
1
, . . . , a
l
)

= K(T
1
, . . . , T
l
); dal momento che ogni a
i
con i l +1 `e intero
su K(a
1
, . . . , a
l
) concludiamo che l `e il grado di trascendenza di K(V ), ossia
del campo delle frazioni di A. Concludiamo il seguente.
Corollario 2.9.4. Sia V una variet`a ane irriducibile. Se : V A
l
`e
una mappa regolare nita, allora l `e il grado di trascendenza del campo delle
funzioni razionali K(A).
164 CAPITOLO 2. VARIET
`
A QUASI-PROIETTIVE
Capitolo 3
Dimensione
3.1 Dimensione e grado di trascendenza
Per denire la dimensione di una variet`a quasi-proiettiva irriducibile, muo-
viamo dalle seguenti considerazioni.
1. la dimensione di M dovrebbe essere la dimensione di un qualsiasi sot-
toinsieme aperto di M; in particolare, basta determinare la dimensione
di un aperto ane non vuoto di M.
2. se M N `e una mappa nita (che `e suriettiva ed ha bre nite),
allora M e N dovrebbero avere la medesima dimensione.
3. la dimensione di A
n
dovrebbe essere n.
In particolare, se V `e una variet` a ane irriducibile e se : V A
l
`e
nita, V dovrebbe avere dimensione l per la condizione 1; daltra parte per
il Corollario 2.9.4 l `e in tal caso il grado di trascendenza di K(V ). Quindi,
nel caso di una variet` a ane irriducibile la dimensione dovrebbe coincidere
con il grado di trascendenza del campo K(V ).
Se poi M `e una qualsiasi variet` a quasi-proiettiva irriducibile allora per
qualsiasi sottoinsieme aperto ane non vuoto V M abbiamo K(V )

=
K(M), quindi per la condizione 1 la dimensione di M dovrebbe essere il
grado di trascendenza di K(M).
Siamo cos` portati alla seguente:
Denizione 3.1.1. La dimensione di una variet` a quasi-proiettiva irriduci-
bile `e il grado di trascendenza su K del suo campo delle funzioni razionali.
La dimensione di una qualsiasi variet` a quasi-proiettiva `e il massimo delle
dimensioni delle sue componenti irriducibili.
165
166 CAPITOLO 3. DIMENSIONE
Esercizio 3.1.1. Dimostrare, viceversa, che tale denizione soddisfa le con-
dizioni 1,2 e 3.
Esempio 3.1.1. La dimensione di un punto `e zero, dato che il suo campo `e K
stesso. Viceversa, supponiamo che M A
r
sia una variet` a quasi-proiettiva
di dimensione zero. Allora le coordinate ani ristrette a V sono algebriche
su K, quindi assumono solo un insieme nito di valori. Pertanto, M `e un
insieme nito.
Esempio 3.1.2. Una curva ane irriducibile C A
2
ha dimensione uno.
Infatti dopo una trasformazione lineare invertibile possiamo suporre che le-
quazione di C abbia la forma Y
r
+ termini di grado inferiore in Y , il che
mostra chiaramente che K(C) ha grado di trascendenza 1 su K.
Esempio 3.1.3. Siano M e N variet` a quasi-proiettive irriducibili. Allora
dim(M N) = dim(M) + dim(N).
Per vederlo, possiamo supporre che M e N siano ani. Sia d = dim(M),
e = dim(N) e supponiamo che M sia un chiuso ane in A
k
e che N sia
un chiuso ane in A
l
. Siano T
1
, . . . , T
k
e U
1
, . . . , U
l
coordinate ani su A
k
e su A
l
, rispettivamente. Quindi se t
i
e u
j
sono le restrizioni a M e N
rispettivamente, abbiamo O(M) = K[t
1
, . . . , t
k
], O(N) = K[u
1
, . . . , u
l
]; dopo
opportuni cambiamenti di coordinate ani, possiamo supporre senza perdita
di generalit`a che
t
1
, . . . , t
d
siano algebricamente indipendenti su K e che O(M) sia intero
su K[t
1
, . . . , t
d
];
u
1
, . . . , u
e
siano algebricamente indipendenti su K e che O(N) sia intero
su K[u
1
, . . . , u
e
].
Allora MN A
k
A
l
, con coordinate ani T
1
, . . . , T
k
, U
1
, . . . , U
l
; pertanto,
O(M N) = K[t
1
, . . . , t
k
, u
1
, . . . , u
l
] K[t
1
, . . . , t
d
, u
1
, . . . , u
e
]
`e unestensione intera (in altre parole, dato che M A
d
e N A
e
sono
mappe nite, anche la mappa prodotto MN A
d
A
e
`e nita) e rimane
da dimostrare che t
1
, . . . , t
d
, u
1
, . . . , u
e
sono algebricamente indipendenti.
Sia allora F(T
1
, . . . , T
d
, U
1
, . . . , U
e
) K[T
1
, . . . , T
d
, U
1
, . . . , U
e
] tale che
F(t
1
, . . . , t
d
, u
1
, . . . , u
e
) = 0 identicamente. Scriviamo
F =

I
a
I
(T
1
, . . . , T
d
) U
I
,
3.1. DIMENSIONE E GRADO DI TRASCENDENZA 167
ove U
I
= U
i
1
1
U
i
e
e
e a
I
K[T
1
, . . . , T
d
]. Pertanto, per ogni m M abbiamo
F(m, n) = 0 identicamente in n N, ossia
F(m, u) =

I
a
I
_
t
1
(m), . . . , t
d
(m)
_
u
I
= 0 O(N).
Dato che u
1
, . . . , u
e
sono algebricamente indipendenti, ci`o implica
a
I
_
t
1
(m), . . . , t
d
(m)
_
= 0
per ogni m M, onde a
I
_
t
1
, . . . , t
d
_
= 0 in O(M). Dato che t
1
, . . . , t
d
sono
algebricamente indipendenti, ne discende inne che ogni a
I
= 0, quindi che
F = 0 K[T
1
, . . . , T
d
, U
1
, . . . , U
e
].
Teorema 3.1.1. Sia Y una variet`a quasi-proiettiva irriducibile e sia X Y
un chiuso. Allora dim(X) dim(Y ). Se dim(X) = dim(Y ), allora X = Y .
Dim. Possiamo chiaramente supporre che X sia irriducibile. Consideria-
mo innanzitutto il caso in cui Y `e una variet` a ane; tale risulta allora anche
X e O(X) `e un quoziente di O(Y ). In questo caso, d = dim(Y ) `e il mas-
simo numero di funzioni regolari algebricamente indipendenti che possiamo
trovare su Y . Se u
1
, . . . , u
d+1
O(X), esistono u
1
, . . . , u
d+1
O(Y ) tali che
u
i
= u
i
[
X
. Quindi esiste P K[X
1
, . . . , X
d+1
] tale che
P ( u
1
, . . . , u
d+1
) = 0 O(Y ).
Per restrizione a X, otteniamo
P (u
1
, . . . , u
d+1
) = 0 O(X).
Quindi ogni (d + 1)-upla di elementi di O(X) `e algebricamente dipendente
e pertanto dim(X) d = dim(Y ). La prima parte del Teorema `e cos`
dimostrata per Y (e quindi X) ane. In generale, sia Y

Y un aperto
ane tale che Y

X ,= , cos` che X

=: X Y

`e un chiuso ane in Y

.
Allora
dim(Y ) = dim(Y

) dim(X

) = dim(X).
Supponiamo ora che Y sia ane e d = dim(X) = dim(Y ). Per dimostrare
che X = Y basta vericare che se u O(Y ) `e identicamente nullo su X,
allora u = 0. Siano u
1
, . . . , u
d
O(X) algebricamente indipendenti e siano
u
1
, . . . , u
d
O(Y ) tali che u
j
= u
j
[
X
; in particolare, u
1
, . . . , u
d
sono anchessi
algebricamente indipendenti, perch`e una relazione algebrica (su K) tra di essi
si restringerebbe a una tra u
1
, . . . , u
d
.
168 CAPITOLO 3. DIMENSIONE
Per ipotesi, u
1
, . . . , u
d
, u sono algebricamente dipendenti, quindi esiste
P(X
1
, . . . , X
d
, X
d+1
) K[X
1
, . . . , X
d
, X
d+1
] = K[X
1
, . . . , X
d
][X
d+1
]
tale che P ( u
1
, . . . , u
d
, u) = 0; necessariamente, P ha grado positivo in X
d+1
.
Scriviamo allora tale relazione nella forma
P
k
( u
1
, . . . , u
d
) u
k
+ + P
1
( u
1
, . . . , u
d
) u + P
0
( u
1
, . . . , u
d
) = 0.
Possiamo supporre P irriducibile, cos` che necessariamente P
0
,= 0.
Restringendo a X, otteniamo P
0
(u
1
, . . . , u
d
) = 0; pertanto P
0
= 0, data
la supposta indipendenza algebrica degli u
i
, assurdo.
Quindi anche la seconda parte `e dimostrata nel caso ane. In generale,
sia Y

Y un aperto ane tale che X

=: X Y ,= . Allora X

= Y

e quindi X X

= Y

= Y , dato che Y

`e denso in Y per lipotesi di


irriducibilit` a.
C.V.D.
Proposizione 3.1.1. Sia M A
r
unipersupercie. Allora dim(M) = r1.
Dim. Supponiamo M = :(F), ove F K[T
1
, . . . , T
r
] `e un polino-
mio senza fattori ripetuti. Siano t
i
O(M) le restrizioni dei T
i
. Allora
O(M) = K[t
1
, . . . , t
r
] e F(t
1
, . . . , t
r
) = 0 `e una relazione algebrica tra i t
i
,
sicch`e dim(M) r 1 (alternativamente, se fosse dim(M) = r dovremmo
concludere per il Teorema che M = A
r
).
Supponiamo che F contenga la variabile T
r
. Aermo che allora t
1
, . . . , t
r1
sono algebricamente indipendenti su K e quindi dim(M) = r 1. Sup-
poniamo, per assurdo, che esista G K[T
1
, . . . , T
r1
] non nullo tale che
G(t
1
, . . . , t
r1
) = 0; ne discende che G si annulla su M e quindi F[G
s
per
qualche intero s 0. Ma ci` o `e assurdo perch`e F contiene T
r
mentre G no.
C.V.D.
Corollario 3.1.1. Sia M P
r
unipersupercie. Allora dim(M) = r 1.
Dim. Dobbiamo dimostrare che ogni componente irriducibile di M ha di-
mensione r1; ma se M = :
pr
(F), ove F K[X
0
, . . . , X
r
] `e omogeneo senza
fattori ripetuti, allora le componenti irriducibili di M sono M
i
=: :
pr
(F
i
), ove
gli F
i
sono i fattori irriducibili di F, che risultano ancora omogenei. Possiamo
quindi supporre che M e F siano irriducibili.
Per qualche i = 0, . . . , r, avremo M

=: M A
r
i
,= ; supponiamo
senza perdita di generalit` a i = 0. Allora M

`e un aperto della variet`a


proiettiva irriducibile M e pertanto dim(M

) = dim(M). Daltra parte,


M

= :
_
F(1, T
1
, . . . , T
r
)
_
e quindi la Proposizione implica dim(M

) = r 1.
C.V.D.
3.1. DIMENSIONE E GRADO DI TRASCENDENZA 169
Teorema 3.1.2. Sia M A
r
un chiuso di Zariski le cui componenti irridu-
cibili hanno tutte codimensione 1. Allora:
1. M `e unipersupercie, ossia esiste F K[X
1
, . . . , X
r
] senza fattori
ripetuti tale che M = :(F);
2. I(M) = (F).
Dim. Supponiamo che M sia irriducibile. Dato che M ,= A
r
, esiste
G I(M), G ,= 0. Quindi M :(G). Siano G
i
i fattori irriducibili di G;
allora
M = :(G) M =
_
i
:(G
i
) M
e poich`e M `e irriducibile deve essere M = :(G
i
) M per qualche i, ossia
M :(G
i
). Pertanto, possiamo supporre senza perdita di generalit` a che
G sia irriducibile (equivalentemente, dato che I(M) `e un ideale primo deve
essere G
i
I(M) per qualche i se G =

i
G
i
I(M)).
Supponiamo allora che G sia primo e sia Y = :(G); allora Y `e irriducibile,
M Y e dim(M) = r 1 = dim(Y ) per la Proposizione; quindi M = Y per
il Teorema 3.1.1. Pertanto M `e un ipersupercie.
Sia ora H I(M); quindi G[H
s
per qualche s 0. Essendo G irriduci-
bile, G[H.
Supponiamo ora che M A
r
sia un chiuso ane le cui componenti irri-
ducibili M
i
hanno tutte codimensione uno; allora ogni M
i
`e unipersupercie
denita da un polinomio irriducibile F
i
. Pertanto M = :(F), ove F =

i
F
i
.
Se G I(M), allora G I(M
i
) e quindi F
i
[G per ogni i. Di conseguenza,
F[G perch`e gli F
i
sono irriducibili distinti.
C.V.D.
Osservazione 3.1.1. Non `e vero in generale che un chiuso di codimensione
uno in una variet` a quasi-proiettiva `e unipersupercie, nemmeno nella ca-
tegoria ane; la dimostrazione precedente suggerisce che un ruolo cruciale
`e giocato dal fatto che lanello delle funzioni regolari su A
r
`e un dominio
a fattorizzazione unica. In eetti, se V `e una variet` a ane irriducibile, un
chiuso ane irriducibile di codimensione uno corrisponde a un ideale primo
di altezza uno di O(V ) (vedi oltre). Daltra parte, unipersupercie in V
`e il luogo nullo di un ideale principale non banale. Un risultato di algebra
commutativa asserisce che un dominio di integrit`a Noetheriano `e un dominio
a fattorizzazione unica se e solo se ogni ideale primo di altezza uno `e princi-
pale. Quindi se V `e una variet`a ane irriducibile, le due seguenti propriet`a
sono equivalenti:
1. Ogni chiuso irriducibile di V di codimensione 1 `e unipersupercie.
170 CAPITOLO 3. DIMENSIONE
2. O(V ) `e un dominio a fattorizzazione unica.
Analogamente al caso ane, laermazione 1. vale allora per qualsiasi
chiuso di codimensione 1, anche non irriducibile.
Unaltra classe di variet` a (proiettive) in cui ci` o `e vero `e data dai pro-
dotti di spazi proiettivi. Per semplicit` a consideriamo il caso di due fattori,
lasciando il caso di un numero arbitrario l 1 di fattori come esercizio.
Consideriamo lazione del gruppo moltiplicativo K

su A
r+1
A
s+1
data da
(
1
,
2
) (v
1
, v
2
) =: (
1
v
1
,
2
v
2
).
Tale azione si restringe a unazione libera su (A
r+1
0) (A
s+1
0),
il cui quoziente `e chiaramente P
r
P
s
. Un sottoinsieme di A
r+1
A
s+1
`e
biconico se invariante rispetto allazione di K

. Un chiuso di Zariski
M A
r+1
A
s+1
`e biconico se e solo se il suo ideale radicale
I(M) K[X
1
, . . . , X
r
, Y
0
, . . . , Y
s
]
`e biomogeneo, ossia `e generato da polinomi biomogenei nelle coordinate af-
ni (X
0
, . . . , X
r
) e (Y
0
, . . . , Y
s
) (equivalentemente, contiene le componenti
biomogenee di ogni suo elemento).
Siano ora F
1
, . . . , F
k
polinomi biomogenei nelle X e nelle Y e consideriamo
il luogo M P
r
P
s
dove F
i
= 0 per ogni i; il chiuso ane

M = :(F
1
, . . . , F
k
) A
r+1
A
s+1
`e biconico (potremmo chiamare

M il bicono ane su M e lideale radicale
I
_

M
_
K[X
0
, . . . , X
r
, Y
0
, . . . , Y
s
]
lideale biomogeneo di

M).
Esercizio 3.1.2. Dimostrare quanto segue:
1.

M `e la chiusura ane in A
r+1
A
s+1
della controimmagine di M in
(A
r+1
0) (A
s+1
0);
2. un polinomio biomogeneo appartiene a I(

M) se e solo se si annulla su
M;
3.

M `e irriducibile se M lo `e.
3.2. CARATTERIZZAZIONI TOPOLOGICHE E GEOMETRICHE 171
In particolare, supponiamo che M P
r
P
s
sia denito da una singola
equazione F = 0 per un certo polinomio biomogeneo F, cos` che

M `e liper-
supercie denita da F in A
r+1
A
s+1
. Sia G un altro polinomio biomogeneo
che si annulla identicamente su M; allora evidentemente G si annulla su

M
(esercizio) e quindi il Teorema degli Zeri implica che F[G
s
per qualche intero
s 0. In particolare, se F `e senza fattori ripetuti allora F[G per ogni G
siatto, ossia genera lideale radicale di

M.
Teorema 3.1.3. Sia M P
r
P
s
una sottovariet`a le cui componenti irri-
ducibili hanno tutte codimensione 1. Allora M `e unipersupercie, ossia `e il
luogo nullo in P
r
P
s
di un opportuno polinomio biomogeneo F senza fattori
ripetuti. Inoltre F divide ogni polinomio biomogeneo identicamente nullo su
M.
Dim. Supponiamo dapprima che M sia irriducibile. Dato che M ,=
P
r
P
s
, abbiamo

M ,= A
r+1
A
s+1
. Quindi esiste
F I
_

M
_
K[X
0
, . . . , X
r
, Y
0
, . . . , Y
s
], F ,= 0
biomogeneo. Dal momento che

M `e irriducibile, I
_

M
_
`e un ideale primo e
quindi contiene qualche fattore irriducibile di F; inoltre ogni fattore di un
polinomio biomogeneo `e ancora biomogeneo. Possiamo quindi supporre che
F sia irriducibile.
Sia allora Y _ P
r
P
s
il luogo nullo di F; quindi M Y _ P
r
P
s
e cos`
(r + s) 1 = dim(M) dim(Y ) < r + s.
Ne deduciamo dim(Y ) = r + s, quindi M = Y . In particolare,

M `e liper-
supercie irriducibile denita dal polinomio irriducibile F e pertanto il suo
ideale radicale `e (F).
Se quindi G `e biomogeneo e si annulla su M, dal momento che G
I
_

M
_
= (F) abbiamo F[G.
C.V.D.
Esercizio 3.1.3. Dimostrare che, viceversa, ogni ipersupercie in P
r
P
s
ha
codimensione uno.
3.2 Caratterizzazioni topologiche e geometri-
che
Vediamo ora come la dimensione di una variet`a quasi-proiettiva M pu` o es-
sere caratterizzata in altri due modi alternativi: topologicamente, come la
172 CAPITOLO 3. DIMENSIONE
massima lunghezza di una catena crescente di chiusi irriducibili di M; ovvero
geometricamente, supposto M P
N
, come la minima codimensione di un
sottospazio proiettivo disgiunto da M, diminuita di uno.
Cominciamo stabilendo un risultato ausiliario.
Proposizione 3.2.1. Sia M una variet`a quasi-proiettiva non vuota. Allora
esiste un chiuso M

M con dim(M

) = dim(M) 1.
Dim. Consideriamo innanzitutto il caso in cui M `e proiettiva.
Sia quindi M = M
0
P
r
un chiuso proiettivo e siano M
0j
le componenti
irriducibili di M
0
. Per ogni j, sia p
0j
M
0j

i=j
M
0i
. Tale scelta `e possibile
perch`e la decomposizione in componenti irriducibili `e non ridondante, quindi
M
0j
_

i=j
M
0i
per ogni j.
Sia V
r1
K[X
0
, . . . , X
r
] lo spazio vettoriale (r + 1)-dimensionale dei po-
linomi omogenei di grado 1 in X
0
, . . . , X
r
; per ogni p P
r
, linsieme dei
polinomi in V
r1
che si annullano in p `e un iperpiano, quindi linsieme dei po-
linomi che si annullano in qualcuno dei p
0j
`e unione di una collezione nita di
iperpiani e pertanto non `e tutto V
r1
(esercizio). Sia allora F
0
K[X
0
, . . . , X
r
]
omogeneo di grado 1 che non si annulla in alcun p
0j
.
Sia M
1
M il luogo nullo di F
0
in M, ossia M
1
= :
pr
(F
0
) M. Se
M
1
,= , siano M
1l
le componenti irriducibili di M
1
; ogni M
1l
`e contenuto
propriamente in qualche M
0j
e pertanto dim(M
1
) < dim(M). Per ogni j
scegliamo p
1j
M
1j

i=j
M
1i
e scegliamo F
1
V
r1
tale che F
1
(p
1j
) ,= 0 per
ogni j. Sia M
2
=: M
1
:(F
1
); allora ogni componente irriducibile di M
2
`e
propriamente contenuta in qualche componente irriducibile di M
1
e pertanto
dim(M
2
) < dim(M
1
) < dim(M).
Supponiamo ora induttivamente di avere costruito una stringa F
0
, . . . , F
j
di polinomi lineari tali che, detto M
i+1
=: M :(F
0
, . . . , F
i
), si ha M =
M
0
_ M
1
_ _ M
j+1
e inoltre ogni componente irriducibile di M
i+1
`e
propriamente contenuta in qualche componente irriducibile di M
i
. In parti-
colare, F
0
,= 0 e nessun F
i
`e combinazione lineare dei precedenti; pertanto gli
F
i
sono linearmente indipendenti. Inoltre, la sequenza delle dimensioni degli
M
i
`e strettamente decrescente.
Se M
j+1
,= , scegliamo per ogni componente irriducibile M
j+1,k
di M
j+1
un punto p
j+1,k
M
j+1,k
non appartenente allunione delle altre componenti
irriducibili; sia quindi F
j+1
un polinomio lineare che non si annulla in alcun
p
j+1,k
e poniamo M
j+2
=: M :(F
0
, . . . , F
j+1
).
La costruzione non pu` o proseguire indenitamente per ovvie ragioni di-
mensionali e daltra parte si arresta solo quando, per un d opportuno, al
d-imo passo il luogo M
d+1
degli zeri comuni in M dei polinomi F
0
, . . . , F
d
`e
vuoto. Chiaramente, 0 dim(M
d
) < < dim(M
1
) < dim(M
0
) = dim(M),
quindi d dim(M).
3.2. CARATTERIZZAZIONI TOPOLOGICHE E GEOMETRICHE 173
Consideriamo la mappa regolare
= [F
0
: : F
d
] : M P
d
,
indotta per restrizione dai polinomi F
i
. Dato che gli F
i
sono linearmente
indipendenti (e quindi d r), `e (la restrizione a M di) una proiezione
lineare con centro il sottospazio proiettivo di P
r
denito dallannullamento
di tutti gli F
i
. In particolare,
1. la mappa indotta M (M) `e nita;
2. (M) P
d
`e un chiuso e pertanto
3. d dim(M) = dim
_
(M)
_
d.
Ne concludiamo d = dim(M) e ci` o implica chiaramente dim(M
i+1
) =
dim(M
i
) 1 per ogni i; in particolare segue lasserto della Proposizione nel
caso proiettivo.
Sia ora M P
r
una variet`a quasi-proiettiva irriducibile e sia M la sua
chiusura proiettiva. Quindi M = MU, ove U P
r
`e aperto (per denizione
stessa di variet`a quasi-proiettiva) e pertanto N =: M M = M U
c
`e un
chiuso proprio della variet` a irriducibile M. Ne discende
dim(M) = dim(M) > dim(N),
cos` che ogni componente irriducibile N
j
di N ha dimensione dim(M)
1. Scegliamo ora punti p
j
N
j


i=j
N
i
e sia F un polinomio lineare
tale che F(p
j
) ,= 0 per ogni j; ne discende, visto il caso proiettivo della
Proposizione, che Z =: :
pr
(F) M `e un chiuso proiettivo irriducibile di
dimensione dim(M) 1.
Se ora Z
1
`e una componente irriducibile di Z di dimensione dim(M) 1,
Z
1
non pu`o essere contenuto in alcun N
j
; in tal caso infatti, visto che F
non si annulla identicamente su N
j
, Z
1
avrebbe dimensione < dim(N
j
)
dim(M) 1, assurdo.
Quindi Z
1
M ,= e perci` o Z
1
M `e un chiuso irriducibile di M di
dimensione dim(M) 1 (si noti che Z
1
M `e anche un aperto denso di Z
1
).
Questo completa la dimostrazione nel caso quasi-proiettivo irriducibile.
Lestensione al caso non irriducibile `e lasciata come esercizio.
C.V.D.
Essenzialmente lo stesso argomento dimostra:
174 CAPITOLO 3. DIMENSIONE
Proposizione 3.2.2. Sia M P
r
una variet`a proiettiva e sia
F K[X
0
, . . . , X
r
]
un polinomio omogeneo che non si annulla identicamente su alcuna com-
ponente irriducibile di M. Allora :
pr
(F) M ha dimensione dim(M)
1.
Osservazione 3.2.1. Lasserto `e tautologico se dim(M) = 0, ossia se M `e
un insieme nito; lipotesi `e che F non abbia zeri su M e la conclusione `e
che :
pr
(M) M = .
In eetti, nel corso della dimostrazione della Proposizione 3.2.1 abbiamo
visto il caso in cui F `e lineare. Ci si riconduce a questo caso componendo
con unopportuna mappa di Veronese (esercizio).
Denizione 3.2.1. Se M `e una variet` a quasi-proiettiva, deniamo
(M) =: max
_
n : una catena M M
0
_ M
1
_ _ M
n
,= ,
con ogni M
i
chiuso in M e irriducibile
_
.
Che ogni catena siatta sia nita segue dalla Noetherianit`a dello spazio
topologico M.
Teorema 3.2.1. Sia M una variet`a quasi-proiettiva. Allora
dim(M) = (M).
Dim. Basta evidentemente dimostrare lasserto per M irriducibile. Ora
se M `e irriducibile e N M `e un chiuso proprio, allora dim(N) < dim(M).
Pertanto, se `e data una catena
M M
0
_ M
1
_ _ M
n
,=
come nella denizione di (M), allora
dim(M) dim(M
0
) > dim(M
1
) > > dim(M
n
) 0;
pertanto dim(M) (M).
Per dimostrare la disuguaglianza opposta, procediamo induttivamente.
Lasserto del Teorema `e ovviamente vero per dim(M) = 0, ossia M nita.
In generale, supponiamo dim(M) > 0 e lasserto dimostrato in dimensioni
< dim(M). Sia allora M

M un chiuso di dimensione dim(M) 1, la cui


esistenza `e asserita dalla Proposizione. Possiamo evidentemente supporre che
3.2. CARATTERIZZAZIONI TOPOLOGICHE E GEOMETRICHE 175
M sia irriducibile. Allora per induzione esiste una catena crescente di chiusi
irriducibili di M

di lunghezza dim(M

); estendendola con M stesso, ottenia-


mo una catena crescente di chiusi irriducibili di M di lunghezza dim(M), il
che dimostra che dim(M) (M).
C.V.D.
Linvariante introdotto sopra ha un corrispettivo algebrico.
Denizione 3.2.2. Sia A un anello e pA un ideale primo. Laltezza alt(p)
di p `e il sup dellinsieme dei numeri naturali n per i quali esiste una catena
strettamente crescente
p
0
_ p
1
_ _ p
n
= p (3.1)
di ideali primi distinti di A che termina in p. La dimensione di Krull dim
kr
(A)
di A `e il sup delle altezze degli ideali primi di p.
Sia ora A una K-algebra nitamente generata senza nilpotenti e sia V la
variet`a ane associata, ossia tale che A = O(V ) (V `e univocamente determi-
nata a meno di isomorsmi). Allora la catena (3.2) corrisponde a una catena
strettamente decrescente di chiusi irriducibili di V ,
:(p
0
) _ :(p
1
) _ _ :(p
n
) = :(p). (3.2)
`
E quindi chiaro che vale il seguente.
Lemma 3.2.1. Se V `e una variet`a ane, allora
dim(V ) = dim
kr
_
O(V )
_
.
Inoltre,
Teorema 3.2.2. Sia A una K-algebra nitamente generata senza divisori di
zero e sia p A un ideale primo. Allora
dim
kr
(A/p) = dim
kr
(A) alt(p).
Corollario 3.2.1. Sia V una variet`a ane irriducibile e sia W V un
chiuso irriducibile. Allora
dim(W) = dim(V ) alt
_
I(W)
_
.
176 CAPITOLO 3. DIMENSIONE
Consideriamo ora il caso di una variet` a proiettiva ,= M P
r
. Se
F K[X
0
, . . . , X
r
] `e omogeneo di grado positivo, abbiamo due possibilit` a:
o F si annulla identicamente su qualche componente irriducibile di M di
dimensione massimale, oppure dim
_
:
pr
(F) M
_
= dim(M) 1. Quindi,
se d =: dim(M) > 0 e F
1
, . . . , F
l
K[X
0
, . . . , X
r
] sono omogenei di grado
positivo, abbiamo per induzione che
dim
_
M :
pr
(F
1
, . . . , F
l
)
_
d l
e vale luguaglianza se e solo se a ogni passo (ossia, a ogni nuovo F
i
) la
dimensione diminuisce di 1). In particolare,
dim
_
M :
pr
(F
1
, . . . , F
d
)
_
d d = 0.
Abbiamo quindi il seguente.
Corollario 3.2.2. Sia M P
r
una sottovariet`a proiettiva di dimensione d
e siano V
1
, . . . , V
d
P
r
ipersuperci. Allora
M V
1
V
d
,= .
Daltra parte, abbiamo dimostrato negli argomenti precedenti che se a
ogni passo scegliamo F
i+1
non identicamente nullo su alcuna componente
irriducibile di M :
pr
(F
1
, . . . , F
d
), supposta questultima variet`a proiettiva
non vuota, allora la sequenza delle dimensioni `e strettamente decrescente,
no a raggiungere il valore 1. Pertanto:
Corollario 3.2.3. Sia M P
r
una sottovariet`a proiettiva di dimensione
d e siano m
1
, . . . , m
d+1
> 0. Allora esistono F
1
, . . . , F
d+1
K[X
0
, . . . , X
r
]
omogenei di grado m
1
, . . . , m
d+1
, rispettivamente, tali che
M :
pr
(F
1
, . . . , F
d+1
) = ;
in altre parole, se V
i
= :
pr
(F
i
), allora
M V
1
V
d+1
= .
Consideriamo il caso in cui m
i
= 1 per ogni i; allora gli F
i
sono lineari e
ovviamente linearmente indipendenti. Pertanto, il luogo nullo degli F
i
`e un
sottospazio proiettivo P
r
di dimensione r d 1, ossia di codimensione
c = d + 1 in P
r
. In altre parole, abbiamo la seguente caratterizzazione
estrinseca della dimensione di una variet` a proiettiva.
Corollario 3.2.4. Sia M P
r
una sottovariet`a proiettiva e sia s la massima
dimensione di un sottospazio proiettivo P
r
disgiunto da M. Allora la
dimensione di M `e r s 1.
Esercizio 3.2.1. Lasserto si estende a sottovariet` a quasi-proiettive? Medi-
tare.
3.2. CARATTERIZZAZIONI TOPOLOGICHE E GEOMETRICHE 177
3.2.1 Applicazioni
Come caso particolare, abbiamo:
Corollario 3.2.5. Se s r, allora s ipersuperci in P
r
hanno intersezione
non vuota.
Per esempio, due curve in P
2
si intersecano. Ci` o pu` o vedersi pi` u sempli-
cemente come segue. Supponiamo C = :
pr
(F) e D = :
pr
(G) ove F, G sono
omogenei etc. Sia poi H un polinomio omogeneo di grado 1 che si annulla
in qualche punto di C ma non `e identicamente nullo su C; ad esempio, se C
contiene [1 : 0 : 0] e [0 : 1 : 0], prendiamo H = X. Se C e D fossero disgiunte,
G non avrebbe zeri su C; pertanto H
m
/G sarebbe una funzione regolare su
C, ove m = grado(G), nulla in qualche punto di C ma non identicamente
nulla su C. Dato per` o che C `e proiettiva, O(C) = K, assurdo.
Esercizio 3.2.2. Usare unopportuna proiezione e la conclusione precedente
per dimostrare che P
2
e P
1
P
1
sono birazionamente equivalenti ma non
isomor.
Sia dato un polinomio
F(T, X
0
, . . . , X
r
) K[T, X
0
, . . . , X
r
] = K[T][X
0
, . . . , X
r
]
omogeneo di grado m nelle X
i
. Quindi, `e lecito considerare il chiuso di Zariski
Z =: :(F) A
1
P
r
.
Per ogni t A
1
, sia
F
t
(X
0
, . . . , X
r
) =: F(t, X
0
, . . . , X
r
), Z
t
=: :
pr
(F
t
) P
r
.
Quindi
Z
t
= Z (t P
r
) , Z =
_
tA
1
t Z
t
.
Possiamo vedere Z
t
come una famiglia di chiusi ani parametrizzata
algebricamente da A
1
. Se scriviamo
F =

|I|=m
a
I
(T) X
I
,
per certi a
I
K[T], allora F
t
= 0 se e solo se a
I
(t) = 0 per ogni multi-
indice I, ossia se e solo se T t[a
I
(T) per ogni I. Dividendo gli a
I
per il loro
massimo comun divisore, possiamo quindi supporre che F
t
,= 0 per ogni t, nel
178 CAPITOLO 3. DIMENSIONE
qual caso Z
t
`e una famiglia di ipersuperci di grado m in P
r
parametrizzata
algebricamente da A
1
.
Abbiamo quindi due mappe regolari, indotte dalle proiezioni,
A
1

1
Z

2
P
r
e per ogni t A
1
la controimmagine

1
1
(t) = t Z
t
si mappa isomorcamente su Z
t
mediante
2
.
Si noti che se x P
r
, allora

1
_

1
2
(x)
_
=
_
t A
1
: x Z
t
_
.
Chiediamoci se la proiezione
1
: Z A
1
ammette una sezione, ossia una
mappa regolare : A Z tale che
1
= id
A
1. In altre parole, cerchiamo
una mappa regolare : A
1
A
1
P
r
della forma
(t) =
_
t, (t)
_
,
tale che (t) Z
t
per ogni t A
1
.
Essendo : A
1
P
r
regolare, essa pu` o scriversi
=: [P
0
: : P
r
]
per certi P
i
K[X
0
, . . . , X
r
]: eventualmente dopo averli divisi per il loro
massimo comun divisore, possiamo supporre senza perdita di generalit` a che
i P
i
non abbiano zeri comuni.
La condizione che (t) Z
t
per ogni t signica daltra parte che
F(T, P) =: F
_
T, P
0
(T), . . . , P
r
(T)
_
= 0. (3.3)
Il Teorema di Tsen asserisce che una sezione esiste se il grado delle
ipersuperci `e relativamente basso:
Teorema 3.2.3. Sia m r e sia F K[T, X
0
, . . . , X
r
] omogeneo di grado
m nelle X
i
. Allora esiste una mappa regolare : A
1
P
r
tale che (t)
:
pr
_
F(t)
_
per ogni t A
1
.
Dim. Scriviamo F come
F(T, X
0
, . . . , X
r
) =

|I|=m
a
I
(T) X
I
,
3.2. CARATTERIZZAZIONI TOPOLOGICHE E GEOMETRICHE 179
ove a
I
K[T] per ogni multiindice I. Sia k il massimo dei gradi dei polinomi
a
I
; allora
F(T, X
0
, . . . , X
r
) =

|I|=m
k

j=0
a
Ij
T
j
X
I
.
Sia l 1 intero e postuliamo una soluzione in cui i P
i
hanno tutti grado
l, ossia hanno la forma
P
i
(T) =
l

=0
p
ii
T
i

, i = 0, . . . , r
per certi p
ii
K.
Si noti che i coecienti p
ii
sono in numero di (r + 1) (l + 1), quindi se
non tutti nulli deniscono un punto [p
ii
] P
r+l+rl
.
Dato che moltiplicare tutti i p
ii
per un medesimo scalare ,= 0 non modica
il morsmo , una soluzione del problema `e un punto [p
ii
] P
r+l+rl
tale per
cui vale la (3.3).
Ora (esercizio)
P
I
(T) =: P
i
0
0
(T) P
i
r
r
(T) =
lm

s=0
Q
Is
(p
ii
)T
s
,
ove ogni Q
Is
`e un polinomio omogeneo di grado m. Pertanto, sostituendo
P
I
(T) come sopra nellespressione per F, otteniamo (ri-esercizio)
F(T, P) =

|I|=m
k

j=0
a
Ij
T
j
P
I
(T) =
lm+k

a=0
W
a
(p
ii
) T
a
,
ove ogni W
a
`e un polinomio omogeneo di grado m.
Quindi nel P
r+l+rl
che parametrizza la collezione di tutti i coecienti
dobbiamo imporre le lm+k +1 condizioni W
a
(p
ii
) = 0; in altre parole, una
soluzione `e punto dellintersezione di lm + k + 1 ipersuperci
:
pr
(W
0
) :
pr
(W
lm+k
) P
r+l+rl
.
Tale intersezione `e non vuota se
lm + k + 1 r + l + rl = l(r + 1) + r,
sicuramente vero per l 0 se r m. Se poi i corrispondenti polinomi P
i
avessero degli zeri comuni in t
0
, . . . , t
a
A
1
, poniamo, basta dividerli per
opportune potenze di T t
i
per ogni i e arrivare alla soluzione desiderata.
C.V.D.
180 CAPITOLO 3. DIMENSIONE
Osservazione 3.2.2. I risultati precedenti sulla dimensione di una sezione
iperpiana, o pi` u in generale dellintersezione con una ipersupercie, posso-
no essere signicativamente migliorati facendo uso del Teorema dellideale
principale di Krull.
Teorema 3.2.4. Sia A un anello Noetheriano e sia f A un elemento
che non `e n`e invertibile n`e un divisore dello zero. Allora ogni ideale primo
minimale contenente f ha altezza 1.
Geometricamente, possiamo trasporre tale enunciato come segue:
Corollario 3.2.6. Sia V una variet`a ane e supponiamo che f O(V ) non
sia invertibile e non si annulli identicamente su alcuna componente irridu-
cibile di V . Allora ogni componente irriducibile di :
V
(f) (il luogo nullo di
f) ha codimensione 1.
Gli argomenti dati sopra, in eetti, mostrano solo che qualche componente
di :
V
(f) ha codimensione 1.
Corollario 3.2.7. Sia V P
r
una variet`a quasi-proiettiva irriducibile e sia
F K[X
0
, . . . , X
r
]
omogeneo di grado positivo. Se V
F
=: :
pr
(F) V `e un sottoinsieme non
vuoto proprio di V , allora sua ogni componente irriducibile ha dimensione
dim(V ) 1.
Dim. Sia S V
F
una componente irriducibile non vuota e sia p S. Sia
V

un aperto ane di p in V , contenuto in qualche A


r
i
; supponiamo i = 0.
Se h `e il grado di F, allora f = F/X
h
0
`e una funzione regolare sulla variet`a
ane V

, il cui luogo nullo `e V

f
= V
F
V

. Ora S V

`e una componente
irriducibile di tale luogo nullo e pertanto ha dimensione dim(V ) 1 per il
Corollario precedente. Dato che S V

`e aperto denso in S, abbiamo anche


dim(S) = dim(V ) 1.
C.V.D.
Corollario 3.2.8. Sia V P
r
una variet`a irriducibile quasi-proiettiva e sia-
no F
1
, . . . , F
l
K[X
0
, . . . , X
l
] omogenei. Supponiamo V :
pr
(F
1
, . . . , F
m
) ,=
. Allora ogni componente irriducibile di V :
pr
(F
1
, . . . , F
m
) ha dimensione
dim(M) m.
Dim. Per induzione (esercizio).
3.2. CARATTERIZZAZIONI TOPOLOGICHE E GEOMETRICHE 181
Esempio 3.2.1. Sia M P
r
una variet`a proiettiva e sia CM A
r+1
il suo
cono ane. Allora dim
_
CM
_
= dim(M) + 1.
Possiamo evidentemente ridurre la dimostrazione al caso irriducibile (eser-
cizio). Inoltre lasserto `e ovvio se M `e vuota se intendiamo il cono ane come
lorigine. Per vederlo anche nel caso restante M ,= , basta dimostrare che
dim
_
CM 0
_
= dim(M) + 1.
A tal ne, sia : A
r+1
0 P
r
la proiezione e poniamo A
r+1
i
=:
1
(A
r
i
).
In altri termini,
A
r+1
i
=
_
(X
0
, . . . , X
r
) A
r+1
: X
i
,= 0
_
.
Chiaramente
_
A
r+1
i
_
r
i=0
`e un ricoprimento aperto di A
r+1
0, quindi
CM
i
= CM A
r+1
i
`e un ricoprimento aperto di CM 0. Basta allora
dimostrare che ogni CM
i
ha dimensione dim(M) + 1 se M
i
,= (in eetti,
vedremo tra breve anche che CM `e irriducibile e quindi CM
i
`e denso in CM
se M
i
,= ).
Supponiamo senza perdita di generalit`a i = 0 e M
0
=: M A
r
0
,= , cos`
che M
0
M `e un aperto denso di M. Siano F
1
, . . . , F
l
generatori omogenei
per lideale omogeneo di M e siano al solito
(F
j
)(T
1
, . . . , T
r
) =: F
j
(1, T
1
, . . . , T
r
) K[T
1
, . . . , T
r
]
le loro immagini in O(A
r
0
), cos` che
M
0
= :
_
(F
1
), . . . , (F
r
)
_
A
r
0
.
Consideriamo le mappe : M
0
K

CM
0
0 e : CM
0
0
M
0
K

date da
:
_
[1 : t
1
: : t
r
],
_

_
, t
1
, . . . , t
r
_
,
: (u
0
, u
1
, . . . , u
r
)
__
1 :
u
1
u
0
: :
u
r
u
0
_
, u
0
_
.
Esercizio 3.2.3. Dimostrare che e sono regolari e luna linversa dellal-
tra.
Pertanto abbiamo un isomorsmo di variet`a quasi-proiettive CM
0
0

=
M
0
K

ed `e evidente che questultima ha dimensione dim(M) + 1.


182 CAPITOLO 3. DIMENSIONE
Consideriamo ora il problema di stimare la dimensione dellintersezio-
ne di due variet` a quasi-proiettive M, N P
r
aventi dimensione m, n ri-
spettivamente. Il problema si riduce chiaramente allintersezione di variet` a
quasi-proiettive irriducibili.
Supponiamo allora M, N irriducibili con M N ,= e sia S una com-
ponente irriducibile non vuota di M N. Supponiamo M = M
1
M
2
e
N = N
1
N
2
, ove M
i
e N
j
sono variet` a proiettive. Possiamo supporre M
1
e
N
1
irriducibili, ossia che M
1
e N
1
siano le chiusure di M e N; pertanto, M
1
e N
1
hanno dimensione m e n, rispettivamente. Sia U = P
r
(M
2
N
2
), un
aperto di P
r
. Consideriamo p S M
1
N
1
. Evidentemente S `e una com-
ponente irriducibile di M
1
N
1
U, quindi S `e una componente irriducibile
di M
1
N
1
, della stessa dimensione di S.
Basta quindi considerare il caso in cui M e N sono proiettive. Suppo-
niamo allora senza perdita di generalit` a che p A
r
0
e siano M
0
= M A
r
0
,
N
0
= N A
r
0
, S
0
= S A
r
0
. Allora M
0
, N
0
, S
0
A
r
0
sono chiusi ani e
S
0
`e una componente irriducibile di M
0
N
0
; inoltre, M
0
, N
0
, S
0
hanno la
stessa dimensione di M, N, S, rispettivamente, quindi siamo ridotti a stimare
la dimensione di S
0
.
In denitiva, siamo ridotti a stimare la dimensione delle componenti irri-
ducibili non vuote di MN quando M, N A
r
sono chiusi ani irriducibili.
Lemma 3.2.2. Siano M, N A
r
chiusi ani (non necessariamente irridu-
cibili) e sia A
r
A
r
la diagonale. Allora M N e (M N) sono
chiusi ani isomor.
Dim. Consideriamo la mappa regolare diag : A
r
A
r
A
r
, t (t, t).
Allora = diag (A
r
) e diag induce un isomorsmo tra A
r
e , con applica-
zione inversa la proiezione sulla prima componente. Basta allora osservare
che
M N = diag
1
(M N) .
Pertanto la restrizione di diag induce una mappa regolare
M N (M N) ,
con inversa la proiezione sulla prima componente.
C.V.D.
Siamo ridotti inne a stimare le componenti irriducibili dellintersezione di
MN con . Siano (T
1
, . . . , T
r
, T

1
, . . . , T

r
) le coordinate ani su A
r
A
r

=
A
2r
; dato che `e denito da r equazioni T
i
T

i
= 0, concludiamo il seguente.
Corollario 3.2.9. Siano M, N P
r
variet`a quasi-proiettive irriducibili di
dimensione m e n rispettivamente. Se M N ,= , ogni componente irridu-
cibile di M N ha dimensione m + n r.
3.3. DIMENSIONE E MAPPE REGOLARI 183
Nel caso ane, possiamo avere m+n r ma MN = . Si consideri, ad
esempio, il caso di due iperpiani ani dati dalle equazioni T
1
= 0 e T
1
= 1,
rispettivamente, con r 2. Nel caso proiettivo invece vale il seguente.
Corollario 3.2.10. Siano M, N P
r
variet`a proiettive di dimensione m e
n rispettivamente. Allora M N ,= se m + n r.
Dim. Possiamo ridurci al caso irriducibile, sostituendo M e N con qualche
loro componente di dimensione massima. I coni ani CM, CN A
r+1
hanno
dimensione m + 1 e n + 1 rispettivamente. Ora CM CN ,= , poich`e
entrambi contengono lorigine; pertanto tale intersezione contiene qualche
componente irriducibile, che per il Corollario precedente ha dimensione
(m + 1) + (n + 1) (r + 1) 1. Ne discende che CM CN non consiste
della sola origine e daltra parte ogni punto di CM CN 0 si mappa in
un punto di M N mediante la proiezione A
r+1
P
r
.
C.V.D.
Esercizio 3.2.4. Adattare la dimostrazione del Lemma 3.2.2 per dimostrare
che lintersezione di due aperti ani `e sempre un aperto ane.
3.3 Dimensione e mappe regolari
Data una mappa f : M N, non necessariamente invertibile, denoteremo
la controimmagine di n N con il simbolo
f
1
(n) =: m M : f(m) = n ;
chiameremo talvolta f
1
(n), con qualche abuso di linguaggio, la bra di f in
n.
Teorema 3.3.1. Siano M, N variet`a quasi-proiettive irriducibili e sia f :
M N una mappa regolare dominante. Se n N e se F `e una componente
irriducibile di f
1
(n), allora
dim(F) dim(M) dim(N).
Dim. Poniamo d
M
= dim(M), d
N
= dim(N). Se f
1
(n) = , non c`e
nulla da dimostrare. Altrimenti, sia N

N un aperto ane di n in N.
Allora M

=: f
1
(N

) M `e un aperto non vuoto di M, quindi denso


e irriducibile, e la mappa indotta per restrizione, M

, `e ovviamente
ancora dominante; inoltre f
1
(n) M

. Possiamo quindi sostituire N con


N

e supporre senza perdita di generalit` a che N sia ane e irriducibile.


184 CAPITOLO 3. DIMENSIONE
Sia
1
O(N) tale che
1
(n) = 0 e
1
,= 0; allora n :
N
(
1
) e tutte
le componenti irriducibili di :
N
(
1
) N hanno dimensione d
N
1. Sia
ora
2
O(N) tale che
2
(n) = 0 ma
2
non si annulla identicamente su
alcuna componente irriducibile di :
N
(
1
) (esercizio: dimostrarne lesisten-
za); allora n :
N
(
1
,
2
) e daltra parte ogni componente irriducibile di
:(
1
,
2
) ha dimensione d
N
2, etc. Dopo d
N
passi, perveniamo a una se-
quenza (
1
, . . . ,
d
N
) di funzioni regolari su N tali che Z =: :(
1
, . . . ,
d
N
)
ha dimensione zero e contiene n. Ora Z `e un insieme nito e pertanto
Z

=: Z n, in quanto nito (eventualmente vuoto), `e chiuso. Perci` o


N

= N Z

`e un intorno aperto di n in N; dato che gli aperti ani sono


una base per la topologia di Zariski, esiste un aperto ane n N

.
Possiamo quindi sostituire N con N

n e M con M

= f
1
(N

), cos`
da supporre senza perdita di generalit` a che Z = n. Allora chiaramente
f
1
(n) = :
M
(f

(
1
), . . . , f

(
d
N
)) .
Lasserto discende ora dal Corollario 3.2.9.
C.V.D.
Esercizio 3.3.1. Estendere lasserto al caso non dominante, considerando f
come un morsmo M f(M).
Teorema 3.3.2. Nelle ipotesi del Teorema 3.3.1, esiste un aperto N

N
tale che se n N

e F `e una componente irriducibile di f


1
(n), allora
dim(F) = dim(M) dim(N).
Dim. In virt` u del Teorema 3.3.1, `e suciente dimostrare che esiste un
aperto non vuoto N

N tale che se n N

e F `e una componente ir-


riducibile di f
1
(n) allora dim(F) dim(M) dim(N); a sua volta, ci`o
equivale evidentemente a dimostrare che se n N

allora dim(f
1
(n))
dim(M) dim(N).
Cominciamo allora a sostituire N con un aperto ane non vuoto N

N
e M con M

=: f
1
(N

), cos` da supporre senza perdita di generalit` a che N


sia ane. Sia poi M =

r
k=1
V
k
un ricoprimento aperto ane; se n N,
allora f
1
(n) `e ricoperto dai V
k
, quindi basta dimostrare che esiste un aperto
non vuoto N

N tale che per ogni n N

si ha
dim
_
f
1
(n) V
k
_
dim(M) dim(N) k = 1, . . . , r. (3.4)
A tal ne, basta dimostrare per ogni k = 1, . . . , r esiste un aperto non vuoto
N
k
N tale che se n N
k
allora
dim
_
f
1
(n) V
k
_
dim(M) dim(N),
3.3. DIMENSIONE E MAPPE REGOLARI 185
poich`e allora basta porre N

=:

r
k=1
N
k
. Infatti N

`e un aperto denso di N
e per ogni n N

`e soddisfatta la (3.4).
Possiamo ora considerare un k alla volta e porre V = V
k
. Poniamo come
sopra d
M
= dim(M), d
N
= dim(N). Per costruzione la mappa indotta per
restrizione f : V N `e dominante e quindi il morsmo indotto f

: O(N)
O(V ) `e iniettivo, pertanto rappresentabile come uninclusione. Questultima
a sua volta induce unestensione di campi
K(N) K(V ) = K(M),
la quale ha grado di trascendenza d
M
d
N
.
Possiamo quindi trovare v
1
, . . . , v
s
O(V ) tali che:
1. O(V ) = K[v
1
, . . . , v
s
];
2. v
1
, . . . , v
d
M
d
N
sono algebricamente indipendenti su K(N);
3. v
d
M
d
N
+1
, . . . , v
s
sono algebrici su K(N)[v
1
, . . . , v
d
M
d
N
].
Di conseguenza, esistono polinomi non nulli
F
i
O(N)[v
1
, . . . , v
d
M
d
N
][X]
tali che F
i
(v
i
) = 0 per ogni i = d
M
d
N
+ 1, . . . , s. Scriveremo tali relazioni
nella forma
F
i
_
v
i
; v
1
, . . . , v
d
M
d
N
_
= 0,
ove ora F
i
O(N)[X
i
, X
1
, . . . , X
d
M
d
N
]; esplicitamente,
F
i
=

l,I
a
i,l,I
X
l
i
X
I
O(N)[X
i
, X
1
, . . . , X
d
M
d
N
].
Sia N
i
N laperto ane principale ove a
i,l,I
(n) ,= 0 per ogni l, I tale che
a
i,l,I
,= 0 in O(N) e sia
N

=:
s

d
M
d
N
+1
N
i
.
Allora N

N `e un aperto denso e se n

allora gli F
i
si restringono su
f
1
(n) V a relazioni algebriche

l,I
a
i,l,I
(w) v
l
i
v
I
= 0,
ove v
j
O(f
1
(n) V ) `e la restrizione di v
j
. Ne discende chiaramente che
K[v
1
, . . . , v
s
] `e algebrico su K[v
1
, . . . , v
d
M
d
N
].
186 CAPITOLO 3. DIMENSIONE
Daltra parte, f
1
(n) V `e un chiuso ane di V e pertanto
O
_
f
1
(n) V
_
= K[v
1
, . . . , v
s
] .
In conclusione,
dim
_
f
1
(n) V
_
d
M
d
N
.
C.V.D.
Osservazione 3.3.1. Dato che f `e dominante, per il Teorema 1.5.6 f(M)
N contiene un aperto denso N

(lestensione al caso quasi-proiettivo `e lasciata


come esercizio). Quindi per ogni n N

(aperto denso di N) si ha
f
1
(n) ,= e ogni componente irriducibile di f
1
(n) ha dimensione dim(M)
dim(N).
Esempio 3.3.1. Sia
S =
__
(t
0
, t
1
, t
2
), [x
0
: x
1
: x
2
]
_
: t
i
x
j
= t
j
x
i
i, j = 0, 1, 2
_
= :
_
T
i
X
j
T
j
X
i
: i, j = 0, 1, 2
_
A
3
P
2
e sia : S A
3
il morsmo indotto dalla proiezione sulla prima componente.
Allora se t ,= 0 A
3
abbiamo
f
1
(t) =
_
t, [t]
_
,
mentre
f
1
(0) = 0 P
2
.
Quindi, f `e suriettiva. Inoltre,
S

=: f
1
_
A
2
0
_

= A
2
0
`e irriducibile. Sia poi t ,= 0 A
3
e consideriamo la mappa

t
: A
1
S,
_
t, [t]
_
.
Allora
t
(0) = (0, t), mentre
t
(A
1
0) S

. Ne discende che S

`e denso
in S (dimostrare) e quindi che S `e irriducibile.
In particolare, dim(S) = dim(S

) = dim(A
3
0) = 3.
Questo esempio illustra il Teorema con M = S e N = A
3
; infatti
sullaperto N

= A
3
0 le bre hano tutte dimensione
dim(S) dim
_
A
3
_
= 3 3 = 0
mentre la bra su 0 A
3
ha dimensione 2.
3.3. DIMENSIONE E MAPPE REGOLARI 187
Corollario 3.3.1. Nelle ipotesi del Teorema 3.3.1, supponiamo in aggiunta
che M e N siano proiettive. Allora per ogni intero k il luogo
N
k
=:
_
n : dim
_
f
1
(n)
_
k
_
`e chiuso in N.
Dim. Osserviamo innanzitutto che f `e suriettiva perch`e `e dominante e
f(M) `e un chiuso di N, essendo M proiettiva. Quindi, per ogni R N si ha
R = f (f
1
(R)).
Procediamo per induzione su d
N
= dim(N). Se dim(N) = 0, allora N `e
un punto e quindi N
k
= N o N
k
= . In generale, abbiamo N
d
M
d
N
= N
per il Teorema 3.3.1; inoltre, per il Teorema 3.3.2 esiste un aperto non vuoto
N

N tale che N

N
d
M
d
N
+1
= . Quindi, il chiuso R = N N

`e proprio,
ossia tale che dim(R) < d
N
, e se k > d
M
d
N
allora N
k
R. Ora la
mappa f
1
(R) R `e suriettiva e ogni componente irriducibile di R e ogni
componente irriducibile di ogni immagine di qualche componente irriducibile
di f
1
(R) ha dimensione < dim(N). Basta ora invocare lipotesi induttiva.
Pi` u precisamente, supponiamo per semplicit` a che R e S = f
1
(R) siano
irriducibili. Applicando lipotesi induttiva alla restrizione S R, ricaviamo
allora che N
k
= R
k
`e chiuso in R per ogni k, quindi `e chiuso in N.
In generale, si procede considerando una componente irriducibile (sopra
e sotto) alla volta (esercizio).
C.V.D.
Esempio 3.3.2.
`
E essenziale che M (e quindi N) sia proiettiva. Per esempio,
sia f : A
2
A
2
data da f(x, y) = (x, xy). Allora f `e dominante, ma non
suriettiva; quindi N
0
= f (A
2
) non `e chiuso in A
2
.
Teorema 3.3.3. Siano M e N variet`a proiettive e sia f : M N una
mappa regolare soddisfacente le seguenti condizioni:
1. f `e suriettiva;
2. N `e irriducibile;
3. ogni bra f
1
(n) `e irriducibile;
4. tutte le bre hanno la stessa dimensione d.
Allora M `e irriducibile.
Dim. Sia M =

k
M
k
la decomposizione di M in componenti irriducibili.
Per ogni k, f(M
k
) N `e un chiuso irriducibile e N =

k
f(M
k
). Quindi,
188 CAPITOLO 3. DIMENSIONE
per almeno un k si ha f(M
k
) = N. Per ogni k, sia f
k
: M
k
N la mappa
indotta da f per restrizione.
Sia K

linsieme dei k tali che f


k
(M
k
) = N e K

linsieme dei k tali che


f
k
(M
k
) ,= N. Se k K

, per il Teorema 3.3.2 esiste un aperto non vuoto


V
k
N tale che
dim
_
f
1
k
(n)
_
= d
k
=: dim(M
k
) dim(N)
per ogni n V
k
. Deniamo allora aperti U
k
N per ogni k ponendo
U
k
=:
_
_
_
V
k
se k K

N f(M
k
) se k K

.
Inne poniamo N

=:

k
U
k
. Quindi N

N `e un aperto denso di N e per


ogni n N abbiamo:
1. f
1
(n)

kK

M
k
;
2. f
1
(n)

kK

M
k
= ;
3. dim
_
f
1
k
(n)
_
= d
k
, k K

.
Fissiamo n N

. Abbiamo f
1
k
(n) f
1
(n) per ogni k e daltra parte
f
1
(n)
_
kK

_
M
k
f
1
(n)
_
=
_
kK

f
1
k
(n).
Dato che per ipotesi f
1
(n) `e irriducibile, f
1
(n) f
1
k
0
(n) per qualche
k
0
K

e pertanto f
1
(n) = f
1
k
0
(n). Ne discende che d = d
k
0
.
Inne, dato che f
k
0
: M
k
0
N `e suriettiva perch`e k
0
K

, dati il
Teorema 3.3.1 e la costruzione di N

per ogni n N la bra f


1
k
0
(n)
f
1
(n) `e non vuota di dimensione d
k
0
= d; per la equidimensionalit`a e
lirriducibilit` a delle bre di f, abbiamo allora f
1
k
0
(n) = f
1
(n) per ogni
n N. Quindi M
k
0
f
1
(n) per ogni n N e pertanto M
k
0
= M.
C.V.D.
Esempio 3.3.3. Siano T
0
, . . . , T
r+1
e X
0
, . . . , X
r
coordinate omogenee su
P
r+1
e P
r
, rispettivamente e deniamo

M =:
_
([t], [x]) P
r+1
P
r
: t
i
x
j
= t
j
x
i
i, j = 0, . . . , r
_
= :
_
T
j
X
i
T
i
X
j
: i, j = 0, . . . , r
_
.
Quiindi ([t], [x]) M se e solo se (t
0
, . . . , t
r
) e x sono linearmente dipendenti,
ossia se e solo se esistono , K tali che t = (x, ); chiaramente, , non
3.3. DIMENSIONE E MAPPE REGOLARI 189
possono essere entrambi nulli, pertanto deniscono un punto [ : ] P
1
.
Consideriamo il morsmo indotto dalla proiezione,
2
:

M P
r
. Allora per
ogni [x] P
r
abbiamo

1
2
([x]) =
__
[x : ], [x]
_
[[ : ] P
1
_
.
Quindi,
2
`e suriettiva e tutte le bre sono isomorfe a P
1
, quindi irriducibili
di dimensione 1. Ne segue che dim(M) = r+1 e che

M `e irriducibile. Daltra
parte, il morsmo
1
:

M P
r+1
`e anchesso suriettivo, ma soddisfa:

1
1
_
_
(v, )

_
=
__
_
(v, )

, [v]
__
se v ,= 0, mentre

1
1
_
[0 : 1]
_
= [0 : 1] P
r
(abbiamo scritto t = (v, ) A
r
A
1
).
In particolare,
1
induce un isomorsmo sugli aperti P
r+1
[0 : 1] e

M E, ove E =: [0 : 1] P
r
, quindi `e unequivalenza birazionale.
La variet`a

M cos` denita si dice lo scoppiamento di P
r+1
nellorigine
0 A
r+1
r+1
. Limmagine inversa M =:
1
1
_
A
r+1
r+1
_


M `e lo scoppiamento di
A
r+1
r+1

= A
r+1
considerato sopra per r = 1.
Esercizio 3.3.2. Lo scoppiamento test`e introdotto fornisce un primo esem-
pio di risoluzione delle simgolarit` a di una mappa razionale. Precisamente,
sia
f : A
r+1
> P
r
, t [t],
una mappa razionale con luogo singolare lorigine. Allora f si solleva alla
mappa regolare

f =
2
: M P
r
(precisare e dimostrare).
Esercizio 3.3.3. Sia R A
r+1
un chiuso ane irriducibile passante per
lorigine e sia R

=
1
1
(R). Dimostrare che R

= E

R, ove

R `e irriducibile
`e birazionale a R. Chiameremo

R lo scoppiamento di R in 0.
Esempio 3.3.4. Siano A, B P
r
chiusi proiettivi irriducibili disgiunti e sia
J(A, B) P
r
lunione delle rette proiettive congiungenti qualche punto di A
a qualche punto di B:
J(A, B) =:
_
aA
_
bB

a,b
.
Allora J(A, B) P
r
`e un chiuso proiettivo irriducibile.
In eetti, si consideri il luogo Z(A, B) P
r
P
r
P
r
denito come segue:
Z(A, B) =:
_
(a, x, b) : a A, b Bx
a,b
_
=
__
[v], [u], [w]
_
P
r
P
r
P
r
:
F(v) = 0 F I
h
(A), G(w) = 0 G I
h
(B), v w u = 0
_
.
190 CAPITOLO 3. DIMENSIONE
Essendo il luogo nullo di una collezione di polinomi pluriomogenei, Z(A, B) `e
un chiuso di P
r
P
r
P
r
. Se
2
: Z(A, B) P
r
`e la proiezione sulla seconda
componente, allora chiaramente J(A, B) =
2
_
Z(A, B)
_
, il che dimostra che
J(A, B) `e un chiuso proiettivo di P
r
; inoltre, J(A, B) `e irriducibile se tale `e
Z(A, B).
Ora la proiezione

1,3
=: (
1
,
3
) : Z P
r
P
r
soddisfa
1,3
_
Z(A, B)
_
= AB, quindi induce per restrizione del codominio
un morsmo suriettivo p : Z(A, B) AB. Inoltre, per ogni (a, b) AB
si ha
p
1
_
(a, b)
_
= a
a,b
b

= P
1
.
Pertanto, le bre di p sono tutte irriducibili e della stessa dimensione. Dato
che A B `e irriducibile, ne discende che tale `e Z(A, B) e quindi anche
J(A, B).
Il chiuso proiettivo J(A, B) si dice la giunzione di A e B.

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