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EVOLUZIONISMO e SCIENZA

Il prof. Pietro Omodeo* e l' obbligo di convincere


da Le Scienze, n 323, luglio 1995, p. 5
Al momento di andare in stampa riceviamo la seguente lettera invidiaci dal prof. Pietro Omodeo dell'Universit di Siena che volentieri pubblichiamo, pensando con essa di chiudere il dibattito sollevato dall'articolo di Bianca Isolani e Pier Luigi Manachini: Caro direttore, desidero commentare l'articolo di Isolani e Manachini, Lo sviluppo del pensiero di Darwin tra eresia e superstizione (Le Scienze n. 320) che mi appare come una sofferta testimonianza del disagio che prova chi tenta di far accettare l'evoluzionismo nell'ambito della scuola e della ricerca. In effetti per chi lavora in questo campo una grossa e spiacevole sorpresa accorgersi che, quanti pi progressi compie la biologia servendosi appunto dell'evoluzionismo tanto pi cresce l'insoddisfazione e l'incredulit riguardo alla teoria dell'evoluzione. A tal proposito, in un recente seminario ho creduto giusto sostenere che agli studiosi di biologia teorica, e in genere a chi opera nel campo della biologia generale, incombe l'obbligo di convincere della validit e dell'utilit di questo strumento concettuale tanto importante nella ricerca. Purtroppo da lungo tempo molti autori, e tra questi vi sono grossi nomi, non fanno ricorso ad un rigoroso esame della logica che sottende l'intera teoria evoluzionistica, ma compiono lo stesso errore degli oppositori viscerali, e si accontentano di ribadire vecchie e nuove formule col commento: Le cose stanno cos e non si discute. Hanno ragione gli autori dell'articolo a lamentare simile mancanza di dialettica e a denunziare gli atteggiamenti di intolleranza. Non un procedimento scientifico, e nemmeno un procedimento decente, quello di Julian Huxley che in Evolution in Action (Londra, 1953) si dichiara profeta di un umanitarismo evoluzionistico, credo religioso da affiancare alle religioni esistenti, e scrive selezione con la S maiuscola (p. 149-150). D'accordo, Julian Huxley conduceva una battaglia contro le storture di Lysenko con i criteri della guerra fredda; questa battaglia gli aveva procurato onori e cariche prestigiose che non aveva ottenuto con il suo pregevole lavoro di genetista e sperimentatore. Dopo il chiarimento sulla natura delle basi biochimiche del genoma, Jacques Monod e Francis Crick hanno offuscato i loro grandi meriti con la sciagurata idea di introdurre in campo scientifico il termine dogma, operazione senza precedenti nei molti secoli di sviluppo della cultura umana. Dogma (si consulti qualunque dizionario) sta a indicare una dottrina affermata e adottata in base all'autorit, distinta da quella che risultato di un proprio ragionamento o esperienza. Una imposizione dottrinale (Webster), o anche principio che si accoglie per vero e per giusto senza esame critico o discussione; verit rivelata da Dio (Devoto). D'accordo. Monod e Crick soffrivano per l'aggressiva molestia di certe sette integraliste che promuovevano, o intendevano promuovere, leggi contro l'insegnamento dell'evoluzionismo: a loro lo stabilire un dogma sembrava rimedio efficace. Per, opponendo dogmi scientifici a dogmi delle religioni si danneggia in primo luogo la ragione e la scienza: Howard Temin incontr violenta ostilit quando document il fatto eretico che l'informazione pu fluire dall'RNA al DNA, e se non fosse stato per la quasi contemporanea scoperta di David Baltimore (vedi The New Biology, G. Chedd, New York, 1971), le sue osservazioni sarebbero state archiviate per decenni, come avvenuto per quelle di Waddington, di Barbara McClintock, e tante altre reputate poco ortodosse. Ma non questo il solo danno di creare un culto per un'idea: convincere con arroganti affermazioni non convincere, creare conformismo, spegnere ogni dialettica. provocare rifiuti insensati. ben comprensibile che la protesta contro questo modo di procedere venga da persone impegnate nell'insegnamento della biologia, le quali si sono trovate in mano armi spuntate, anzi, armi che si ritorcono a danno di chi le usa. Il discorso potrebbe proseguire osservando che Monod attribuisce al caso uno strapotere nei processi evolutivi senza portare convincenti ragioni; questa tesi. che stata propagandata in seguito senza adeguato esame critico, ha creato pi scetticismo che persuasione nel largo pubblico. Ha ragione Fabio Fantini nell'osservare nel suo intervento (Le Scienze n. 322, p. 4) che le critiche di poca scientificit rivolte dagli autori dell'articolo alla teoria sintetica dell' evoluzione sono troppo pesanti e non del tutto giuste. Isolani e Manachini, estendendo le loro critiche a tutta la teoria, non si sono comportati diversamente da quegli studiosi che, insofferenti dell'aristotelismo, hanno con esso condannato Aristotele, facendo d'ogni erba un fascio. La teoria sintetica, ad avviso di molti ed anche mio, ha costituito un vero rinascimento della biologia; i torti, casomai, vanno attribuiti ai suoi tardi epigoni i quali, trovandosi in mano una teoria chiara e collaudata, non hanno riflettuto che essa accanto a grandi meriti aveva i suoi limiti. Questi limiti non permettono di applicarla integralmente alla cosiddetta macroevoluzione. Non un caso che studiosi di tutto rispetto come M. Vandel e P.-P. Grass abbiano continuato ad indagare sul polifiletismo dei viventi. Dopo l'approfondimento della biologia molecolare, un polifiletismo non pi sostenibile, ma anche certo, come sostengono E. Szathmry e J. Maynard Smith (Nature, 374, p. 227, 1995) e come da tempo sostengo anch'io, che occorrono nuovi schemi interpretativi per ampliare e approfondire lo studio dei processi evolutivi. Quando poi Fantini critica la possibilit della trasmissione dei caratteri acquisiti, egli ha ragione nel dire che non esiste alcun meccanismo molecolare che possa rendere conto di questo tipo di trasmissione concepito secondo gli ingenui schemi elaborati nel Settecento per analogia a quanto si osservava allora in fisiologia. Ma a me pare che Isolani e Manachini intendano qualcosa di diverso: le nuove conoscenze acquisite in tutti i campi della biologia (e a mio avviso soprattutto quelle relative al flessibile comportamento del genoma) impongono un riesame dei nostri concetti in merito all'origine della variabilit.
* Pietro Omodeo (n. 1919) un biologo, docente e saggista italiano. Gi professore straordinario di biologia generale all'universit di Siena e titolare della cattedra di Zoologia all'Universit di Padova. Si occupa dei temi zoologici, tassonomia, citologia, evoluzionismo e biocibernetica. REM: evidenziazioni sribi

1995 !!!!! Omodeo - Lettera a Le Scienze [ita] 1p 24-lug-13 oiktirmos@gmail.com 1/1

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