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+ =
0
1/( )
sk
cl cl
t t
C R
R f h
+ =
+
,
,
1/( )
sk s a
sk
e cl cl e
p p
E w
R f h
=
+
sk rsw dif
E E E = +
rsw rsw fg
E m h =
max
rsw
rsw
E
w
E
=
max
(1 ) 0.06
dif rsw
E w E =
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 19
[21]
che risolve il problema di calcolare w nota E
max
. Si osservi che il corpo umano non regola
direttamente w bens la portata di sudorazione . La bagnabilit della pelle, w, fortemente
correlata alle condizioni di discomfort per il caldo e costituisce un buon indicatore dello stress
termico. Teoricamente si pu avere w=1 con termoregolazione attiva ma nella realt non si riesce
a superare w=0.8 e Azer (1982) raccomanda di utilizzare come limite superiore w =0.5 per attivit
sostenuta.
4.2.3 PERDITE DI CALORE PER RESPIRAZIONE
Per effetto della respirazione si hanno perdite di calore sensibile e latente associata allaria
di espirazione. Esplicitamente si hanno le relazioni:
[22]
[23]
ove vale il simbolismo:
portata di ventilazione polmonare, kg/s
x
ex
umidit specifica dellaria espirata, kg/kg
as
t
ex
temperatura dellaria di espirazione, C
x
a
umidit specifica dellaria ambiente, kg/kg
as
c
p,a
calore specifico dellaria, kJ/(kgK).
Per condizioni standard (cio per t
a
=20C e e=50%) Fanger (1970) propone le relazioni:
Lumidit specifica x
a
data, vedi la Psicrometria, dalla relazione:
ove la pressione totale esterna, p
t
, e la pressione parziale dellaria secca, p
a
, sono espresse in
kPa.
Sempre per le condizioni standard la [22] e la [23] si possono semplificare nella relazione
seguente:
[24]
4.2.4 PERDITE TOTALI DI CALORE ATTRAVERSO LA PELLE
Le perdite di calore sensibile e latente attraverso la pelle e da questa al vestiario e quindi
allambiente esterno sono date dalla relazione:
[25]
ove si ha il simbolismo:
P
sk,s
pressione di saturazione del vapore nelle condizioni della pelle, kPa
R
cl
resistenza del vestiario, (mK)/W
R
e,cl
resistenza evaporativa del vestiario, (mK)/W.
Gagge nel 1980 ha proposto la relazione semplificata:
( )
max
0.06 1 0.06 0.94
rsw
rsw rsw
E
w w w
E
= + = +
rsw
m
( )
,
/
res res p a ex a D
C m c t t A =
( ) /
res res fg ex a D
E m h x x A =
res
m
32.6 0.066 32
ex a a
t t x = + +
0.0277 0.000065 0.80
ex a a a
x x t x = +
0.622
a
a
t a
p
x
p p
=
+
= +
+ +
+
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 20
[26]
ove si pongono:
La [26] pu essere utilizzata per definire una temperatura combinata, t
com
, che assomma gli
effetti della temperatura operativa data dalla [13] e dellumidit per date condizioni ambientali,
cio si ha:
da cui:
[27]
ove p(t
com
) la temperatura del vapore alla temperatura t
com
.
Si definisce anche un nuovo indice ambientale detto Temperatura efficace ET* ed la
temperatura con 50% di umidit relativa che produce le stesse perdite totali delle condizioni
ambientali attuali, cio:
[28]
ove p
ET*,s
la pressione di saturazione alla temperatura ET*.
4.3 EQUAZIONE DEL BENESSERE DI FANGER
Fanger ha posto lequazione di bilancio energetico [7] in una forma pi utile correlando i
singoli termini fisiologici ai parametri termofisici del corpo umano.
In particolare si ha:
[29]
ove vale il seguente simbolismo, oltre quello gi indicato in precedenza:
t
sk
- temperatura media della pelle, C;
t
cl
- temperatura media degli indumenti, C;
t
a
- temperatura ambiente,
0
C;
A
D
- superficie del corpo umano secondo Du Bois, espressa in m, data dal l'espressione:
[30]
con:
P = massa del corpo, kg
H = altezza del corpo, m
V = velocit dellaria, m/s;
E
sk
= potenza termica per traspirazione, W
h
c
= coefficiente di convezione fra gli indumenti e l'ambiente esterno, W/(m
2
K);
F
cl
= rapporto fra superficie coperta e nuda del corpo;
I
cl
= resistenza termica del vestiario, 1 Clo = 0, 155 ( m
2
K /W);
P
a
= tensione parziale del vapore nell'aria ambiente, mbar.
( ) ( )
'
, 0
16.5 16.5
sk sk m sk s m a
Q h t wi p t wi p ( = + +
'
1 1
,
t c
cl t
R R h
hf R
= + =
,
,
,
cl a cl c
m a
a cl cl
c r
cl a
R R h
i i
R R
h h
i i
+
= =
+
+
0
16.5 ( ) 16.5
com m com m a
t wi p t t wi p + = +
0
16.5 16.5 ( )
com m a m com
t t wi p wi p t = +
( )
0 *,
* 16.5 0.5
m a ET s
ET t wi p p = +
( )
( ) ( )
3 3
4 4
8
(1 ) 0.3 2.56 33.7 1.7 10 (58.5 ) 1.6 10 (34 )
3.96 10 273 273 ( )
0.155
D sk cl sk cl a
sk cl
D D cl cl mr c D cl cl a
cl
M A t p E M p M t
t t
A A F t t h A F t t
I
q
(
= = + + +
0.425 0.725
0.203
D
A P H =
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 21
La resistenza del vestiario stata catalogata per i casi pi comuni, come indicato nella
tabella 1b seguente.
Nella [29] si considerata una emissivit media degli abiti pari a c=0,97.
Il coefficiente di convezione h
c
pu calcolarsi scegliendo il maggiore fra i due valori dati dalle
seguenti relazioni suggerite da Winslow, Gagge e Herrington:
[31]
La condizione limite data dalla velocit di transizione dalla convezione naturale a forzata che avviene a circa
v = 0, 1 m/s.
Attivit M
(Met)
Sonno 41 0,0
Riposo semi sdraiati 47 0,0
Seduti, tranquilli 58 0, 0
In piedi, rilassati 70 0,0
Cammino in piano con velocit:
3,2 km/h 116 0,0
4,0 km/h 139 0,0
4,8 km/h 151 0,0
5,6 km/h 186 0,0
6,4 km/h 220 0,0
Cammino in salita 5%
1,6 km/h 139 0,07
3,2 km/h 232 0,1
6,4 km/h 354 0,1
Cammino in salita 25% con velocit:
1,6 km/h 209 0,2
3,2 km/h 389 0,2
Lavoro di falegnameria:
sega elettrica
104 - 128 0 0
sega a mano 232 - 278 0,1 - 0,2
pialla 325 - 371 0,1 - 0,2
Martello pneumatico 174 - 197 0,0 - 0,2
Lavoro in fonderia 290 - 406 0,1 - 0,2
Meccanico automobili 128 - 174 0,0 - 0,1
Pulizia della casa 116 - 197 0,0 - 0,1
Lavare e stirare 116 - 209 0,0
Lavare le stoviglie 93 0,0
Cucinare 93 - 116 0,0
Guidare:
auto (traffico leggero)
58 0,0
auto (traffico pesante) 116 0,0
moto 116 0,0
camion 186 0,1
Lavoro in negozio 116 0,0 - 0,1
Insegnamento 93 0,0
Scrivere a macchina elettrica 58 0,0
Scrivere a macchina meccanica 70 0,0
Contabilit 70 0,0
Disegnare 64 - 75 0,0
0.25
cl
0.25
cl
12.09 per 2.38(t ) 12.09
2.38( ) per 2.38(t ) 12.09
c a
c i a a
h v t v
h t t t v
= <
= >
cl
cl
1.00 1.290 per I 0, 078 /
1.05 0.645 per I 0, 078 /
cl cl
cl cl
F I m K W
F I m K W
= + <
= + >
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 22
Lavoro di ufficio generico 64 - 75 0,0
Attivit di laboratorio 81 - 104 0,0
Spingere una carriola da 57 kg a 4,5 km/h 145 0,2
Spostamento di sacchi da 50 kg 232 0,2
Spalare e zappare 232 - 348 0,1 - 0,2
Lavoro in industria meccanica:
leggero 116 - 139 0,0 - 0,1
pesante 203 - 261 0,0 - 0,1
Ballo 139 - 255 0,0
Ginnastica 174 - 232 0,0 - 0,1
Tennis singolo 209 - 267 0,0 - 0,1
Pallacanestro 290 - 441 0,0 - 0,1
Lotta 406 - 505 0,0 - 0,1
Tabella 12: Valori dellattivit metabolica
Tipo di abbigliamento Resistenza I
cl
(Clo) Ricoprimento f
cl
Corpo Nudo 0,0 1,0
Pantaloni corti 0,1 1,0
Tipica tenuta tropicale (pantaloni corti, camicia a maniche corte,
calzini e sandali)
0,3 - 0,4 1,05
Tenuta maschile estiva (pantaloni lunghi leggeri, camicia a
maniche corte, calze e scarpe)
0,5 1,1
Tenuta da lavoro leggera (Pantaloni da lavoro, camicia di cotone,
calze scarpe)
0,6 1,1
Tenuta militare da fatica (Biancheria leggera, pantaloni e camicia
di cotone calze, scarponi)
0,7 1,1
Vestito maschile (Pantaloni e giacca, camicia e cravatta,
biancheria, calze e scarpe)
1,0 1,15
Vestito maschile + impermeabile di cotone 1,5 1,15
Tenuta sportiva (Pantaloni e camicia di cotone, T-shirt, calze,
scarpe e giubbetto)
0,9 1,15
Vestito maschile pesante (Pantaloni, gilet e giacca, camicia e
cravatta, maglia a maniche lunghe, calze di lana, scarpe)
1,5 1,15 - 1,20
Vestito maschile pesante + cappotto 2,0 1,3
Tenuta polare 3,0 - 4,0 1,3 - 1,5
Tenuta femminile invernale (Gonna di lana, camicia di cotone, golf,
calze, stivali, biancheria)
1,0 1,1
Tenuta femminile estiva (Gonna e camicia di cotone, biancheria,
sandali)
0,8 1,05
Tabella 13: Resistenza del vestiario
4.4 CONDIZIONI PER IL BENESSERE TERMICO
La relazione [29] stabilisce un semplice bilancio energetico che deve essere rispettato in
condizione di regime stazionario. Essa pu teoricamente essere soddisfatta per qualsivoglia valore
del la temperatura della pelle e del regime di sudorazione, cio dalla coppia t
sk
ed E
sk
, ma ci non
significa affatto che questi corrispondano a condizioni di benessere fisiologico per l'uomo.
D'altra parte t
sk
ed E
sk
sono le sole variabili di controllo fisiologico che influenzano il bilancio
termico; per una data persona con un assegnato livello di attivit, con un dato tipo di vestiario e
con date condizioni ambientali, occorre che la coppia suddetta soddisfi anche le condizioni di
termoregolazione del corpo umano e che quindi varino entro limiti molto modesti e tali da man
tenere ragionevolmente costante la temperatura corporea interna. Gli studi sperimentali
effettuati dal dott. Fanger, prevalentemente presso lUniversit di Stato del Kansas (USA) su una
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 23
vasta platea di individui di ambo i sessi e di varia et, hanno portato a scrivere i seguenti legami
funzionali:
[32]
In definitiva le equazioni [29][32] costituiscono condizione necessaria e sufficiente per
ottenere le condizioni di benessere in regime stazionario.
Sostituendo i suddetti valori delle variabili fisiologiche nell'equazione di bilancio [29] si
ottiene una equazione doppia detta di "comfort" o di Fanger.
L'equazione complessiva del tipo:
[33]
con la quale, assegnato il livello di attivit (ovvero M e Pt), il tipo di indumento (ossia, t
cl
ed
I
cl
) e le condizioni termoigrometriche ambientali (cio due fra le variabili t
cl
, t
mr
, P
t
, v), possibile
determinare i valori delle variabili ambientali restanti che assicurano il benessere termico.
Ci si pu chiedere se i valori di comfort di t
sk
ed E
sk
per un dato livello di attivit, P
t
, dipenda
da particolari combinazioni di vestiario e di variabili ambientali, ma recenti studi effettuati in
Danimarca (Andersen e Olesen) hanno dimostrato che non si hanno differenze significative al
variare delle possibili combinazioni. Sono stati effettuati studi sull'influenza della localizzazione
geografica, dell'et, del sesso, del peso corporeo, dell'influenza etnica, del tipo di alimentazione,
sulla validit dell'equazione del benessere e i risultati sono stati concordi nellassegnare
all'equazione del benessere una validit generale.
4.5 CONSIDERAZIONI SULLE CONDIZIONI DI BENESSERE AMBIENTALI
La risoluzione dell'equazione del comfort certamente complessa se eseguita
manualmente ma pu essere agevolmente risolta con l'uso di un elaboratore elettronico. Lo stesso
Fanger ha predisposto alcuni diagrammi che meglio permettono di individuare le condizioni di
benessere per assegnate condizioni di lavoro, di vestiario ed ambientali e che possono essere
trovati nei manuali specializzati. In questi diagrammi si suppone che la temperatura dell'aria sia
eguale a quella media radiante. Le correzioni da apportare, nel caso in cui questa ipotesi non sia
verificata, possono dedursi dalla [29] differenziando rispetto a t
mr
e valutando i coefficienti di
sensitivit alle varie condizioni di lavoro. Fanger ha fornito alcuni diagrammi che facilitano questo
calcolo prendendo in considerazione le variazioni anche di p
sk
, v, P
t
/A , I
cl
.
Landamento delle curve di benessere rivela la modesta importanza dell'umidit relativa (la
variazione da 0 a 100% compensata da una diminuzione della temperatura dell'aria di 1.53 C)
mentre pone in risalto la forte dipendenza della velocit dell'aria, soprattutto ai bassi valori.
Come pu osservarsi, per essere in condizioni di comfort termico con attivit sedentaria (1
Met=50 Kcal/h m=58 W/mq) occorre avere un vestiario con resistenza pari a 1.5 Clo. Pi sono
leggeri gli abiti e pi elevata deve essere l'attivit metabolica, a parit di tutto il resto. E'
opportuno ricordare che la quasi indipendenza dall'umidit delle curve di benessere vera
solamente in condizioni di regime stazionario. Per alti valori della temperatura ambiente l'umidit
relativa influenza molto la sensazione di discomfort. Anche l'esposizione in ambienti con basse
umidit consentita solo in condizioni di equilibrio stazionario, in caso contrario si possono avere
pericolose disidratazioni delle mucose e fastidiosi disturbi.
35.7 0.0275 , ( C)
0.42 58.15 , (W)
t
sk
D
t
sk D
D
P
t
A
P
E A
A
=
| |
=
|
\ .
, , , , , , , 0
t sk
cl a mr cl sk
D D
P E
f I t t p v t
A A
| |
=
|
\ .
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 24
Per velocit dell'aria inferiori a 0.1 m/s si hanno condizioni di convezione naturale fra
vestiario ed ambiente: in tale ipotesi le condizioni di comfort sono indipendenti dalla velocit v.
Fra 0,2 e 0,3 m/s si ha la maggiore variazione delle condizioni di benessere per le quali si richiede
un incremento della temperatura ambiente da 1.5 a 3
0
C. L'influenza del vestiario tanto pi
elevata quanto maggiore l'attivit metabolica; ad esempio per un individuo in attivit sedentaria
la differenza di temperatura fra le condizioni di benessere fra I
i
= 0 e I
i
=1,5 Clo di circa 8
0
C,
mentre se l'attivit sale a 150 Kcal/h m = 175 W/m la differenza sale a ben 19
0
C.
4.6 EQUAZIONE DI BILANCIO ENERGETICO IN REGIME TRANSITORIO
La [5] in regime transitorio si scrive nella forma:
[34]
ove, in aggiunta al simbolismo gi evidenziato, si indica con S (dallinglese storage) lenergia
accumulata dal corpo. Nei casi fino ad ora esaminati (condizioni di comfort) si posto S=0 e quindi
si supposto sempre valido lequilibrio termodinamico fra il corpo e lambiente esterno (vedi
anche la [9]).
Al fine di studiare le condizioni transitorie si sono fatte diverse ipotesi di calcolo. Gagge
(1976) propose di considerare il corpo umano come la somma di corpi cilindrici sovrapposti e
composti:
il cilindro interno rappresenta la massa corporea vera e propria (scheletro, muscoli, organi
interni);
il cilindro esterno rappresenta lo strato superficiale del copro, ossia la pelle.
Il modello di Gagge presuppone alcune ipotesi operative:
la temperatura di ciascun cilindro costante e pari a t
cr
e t
sk
rispettivamente;
la conduzione attraverso lo strato esterno, pelle, trascurabile;
il metabolismo, la produzione di lavoro esterno e le perdite per respirazione sono dovute al
cilindro interno;
i due cilindri scambiano calore in modo passivo attraverso il contatto diretto e attraverso il
sistema di flusso sanguigno controllato dal sistema di termoregolazione.
Il bilancio transitorio che si pu scrivere esprime il fatto fisico che laccumulo termico
eguaglia la differenza fra il flusso di calore entrante e quello uscente.
Per il modello a due cilindri si ha, per lo strato interno (core):
[35]
e per lo strato esterno (skin):
[36]
Nelle precedenti equazioni si indicano con S
cr
e con S
sk
gli accumuli termici nel core e nella
pelle (skin) e Q
cr-sk
rappresenta il calore trasportato dal core (interno) verso la pelle (esterna) sia
per conduzione attraverso i tessuti corporei che attraverso la convezione attraverso il flusso
sanguigno. Tutte le grandezze sono espresse in W/m.
Laccumulo di calore nel corpo equivale ad un incremento della sua energia interna e
pertanto possiamo scrivere, per ciascuno strato, che laccumulo pari al prodotto della capacit
termica degli strati per la variazione nel tempo della temperatura:
[37]
[38]
( ) M L E R C S =
( )
cr res res cr sk
S M L C E Q
= +
( )
sk cr sk sk
S Q C R E
= + +
( )
,
1
p b
cr
cr
D
mc
dt
S
A d
o
t
=
, p b
sk
sk
D
c
dt
S m
A d
o
t
=
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 25
ove si ha il simbolismo:
o frazione della massa corporea concentrata nello strato superficiale (cio nella pelle).
Questa frazione si assume variabile con la portata sanguigna per lipotesi fatta da Gagge
di temperatura costante nei due strati;
m massa corporea, kg;
c
p,b
calore specifico del corpo (=3.49 kJ/(kg.K);
t il tempo, s.
La massa relativa della pelle, o, dipende dal flusso di sangue che fluisce verso la superficie (
) e pu essere calcolata mediante la relazione:
[39]
ove espresso in kg/(m.s) ed limitata nellintervallo:
1.4.1
-4
< <2.5. 10
-2
ed inoltre, per il sistema di termoregolazione, si hanno:
W
sig
il segnale di caldo dal core pari a 0 se t
cr
33.7 C e t
cr
- 33.7 C se t
cr
>33.7 C;
C
sig
il segnale di freddo dal core pari a 0 se t
cr
33.7 C e t
cr
- 33.7 C se t
cr
<33.7 C.
Mediante opportuni codici di calcolo si possono simulare le condizioni operative (M, L, q) ed
ambientali (t
sk
, t
cl
, v, I
cl
,) ed ottenere landamento dellaccumulo nei due strati.
4.7 LA REGOLAZIONE DELLA TEMPERATURA CORPOREA
La temperatura ottimale, detta anche neutra cio tali da non richiedere interventi da parte
del sistema di termoregolazione, per i due strati (pelle e core) sono state studiate in laboratorio e
poste pari ai valori:
Il sistema di termoregolazione entra in funzione non appena i termoricettori situati sulla
pelle indicano variazioni della temperatura superficiale o interna di qualche decimo di grado
centigrado rispetto ai valori neutri. In particolare i ricettori hanno funzioni specifiche per misurare
le variazioni di temperatura in aumento e in diminuzione (crioricettori).
Al sistema centrale di termoregolazione arrivano cinque segnali che innescano poi i processi
di regolazione veri e propri. Questi segnali sono:
W
sig.cr
Segnale di caldo proveniente dal core,
C
sig.cr
Segnale di freddo proveniente dal core,
W
sig.sk
Segnale di caldo proveniente dalla pelle,
C
sig.sk
Segnale di freddo proveniente dalla pelle,
W
sig,b
Segnale di caldo proveniente dallintero corpo (body)
Questi segnali vengono attivati a seconda che la temperatura dello strato interessato salga
(reazione al caldo) o scenda (reazione al freddo) rispetto ai valori neutri sopra indicati.
La temperatura del corpo intero (detta di body) data dalla combinazione delle due
temperature degli strati esterno ed interno secondo la relazione:
[40]
La frazione o varia con il valore del flusso sanguigno secondo la relazione:
[41]
bl
m
( ) ( )
6.3 200 / 1 0.5 / 3600
bl sig sig
m W C
(
= + +
bl
m
bl
m
s
>
,
,
33.7
36.8
sk n
cr n
t C
t C
=
=
( ) 1
b sk cr
t t t o o = +
( ) 0.0418 0.745/ 3600 0.585
bl
m o = + +
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 26
I valori si o variano durante le fasi di termoregolazione: allequilibrio termico si ha o=0.2, se
si ha surriscaldamento corporeo allora la portata cresce e si ha o=0.1 (lo strato esterno pi
accoppiato a quello interno) mentre nel caso di raffreddamento corporeo si ha una diminuzione
della portata di sangue e si ha o=0.33 (lo strato superficiale meno legato a quello interno).
I meccanismi di termoregolazione per reazione al freddo e al caldo sono essenzialmente i
seguenti, a seconda dei segnali di termoregolazione:
Regolazione vasomotoria: se arrivano i segnali C
sig-cr
e C
sig-sk
allora in una prima fase si ha
una diminuzione di portata di sangue allo strato superficiale in modo da accrescere la
resistenza termica della pelle e quindi facendo diminuire le perdite di calore verso lesterno.
I due strati scambiano calore passivamente e tramite circolazione sanguigna secondo la
relazione:
[42]
ove K la conduttanza fra il core e la pelle (5.28 W/(mK)) e c
p,bl
il calore specifico del
sangue pari a 4.187 kJ(kgK). La regolazione vasomotoria funziona anche nel caso di segnali
W
sig-cr
e W
sig-sk
ma con segno opposto al caso di reazione al freddo.
Regolazione evaporativa: con i segnali W
sig-cr
e W
sig-sk
si attiva, qualora la regolazione
vasomotoria non sia pi sufficiente a garantire lequilibrio termico del corpo, un sistema
complesso evaporazione superficiale della sudorazione aggiuntiva. Lattivit delle
ghiandole sudorifere pu essere valutata mediante la relazione:
[43]
Le perdite di calore per evaporazione, Ersw sono date da: ove lentalpia di
vaporizzazione risulta pari a hfg=2430 kJ/kg a 30 C.
Regolazione mediante brividi: Quando la regolazione vasomotoria per i segnali C
sig-cr
e C
sig-
sk
non capace di mantenere la temperatura degli strati entro certo limiti (t
cr
<35 C) allora
interviene un altro meccanismo di regolazione: vengono attivati movimenti muscolari
rapidi (brividi) che hanno lo scopo di aumentare il lavoro esterno e quindi di produrre un
riscaldamento corporeo con lincremento del metabolismo. Il meccanismo dei brividi pu
incrementare il metabolismo fino altre volte il valore normale per attivit sedentaria. Si
osserva che questo meccanismo richiede la contemporanea presenza dei due segnali (dalla
pelle e dal core) e il metabolismo legato ad essi dalla relazione:
[44]
Il metabolismo totale dato dalla somma di due valori, quello dovuto allattivit esercitata,
M
att
, e quello dei brividi, M
briv
.:
[45]
Il valore del metabolismo per data attivit dipende dal consumo di ossigeno, dal rapporto
respiratorio
10
RR e dalla superficie di Du Bois secondo la relazione:
[46]
in W/m. La portata di ossigeno, V
O2
, , deve essere valutata a 0C e 101 kPa ed espressa in
L/min. I valori di portata di ossigeno variano con lattivit svolta secondo la seguente tabella
sperimentale:
10
Esso il rapporto fra la portata molare di CO
2
esalata rispetto alla portata molare di O
2
inspirata.
( )( )
, cr sk p bl bl cr sk
Q K c m t t
= +
/10.7
5
4.7 10
sig sk
W
rsw sig b
m W e
=
rsw rsw fg
E m h =
19.4
briv sig sk sig cr
M C C
=
att briv
M M M = +
( )
2
352 0.23 0.77 /
att O D
M RR V A = +
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 27
Attivit svolta Ossigeno Consumato (L/min) Battiti cardiaci (battiti/min)
Lavoro leggero < 0.5 < 90
Lavoro moderato 0.5 1.0 90 110
Lavoro pesante 1.0 1.5 110 130
Lavoro molto pesante 1.5 2.0 130 150
Lavoro estremamente pesante > 2.0 150 170
Tabella 14: Ossigeno consumato in funzione dellattivit
I meccanismi di termoregolazione funzionano fino a quando la temperatura interna resta
inferiore a 42 C (reazione al caldo) e superiore ai 33 C (reazione al freddo).
Al di l di questi valori la termoregolazione corporea non pu pi agire e lorganismo si avvia
alla morte.
4.8 ABACHI E CURVE DEL BENESSERE DI FANGER
Tabella 15: Curve del benessere di Fanger per varie attivit e vestiario 0 e 0,5 Clo
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 28
Tabella 16: Correzioni per t
a
diversa dalla t
mr
1 Parte
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 29
Tabella 17: Correzioni per t
a
diversa dalla t
mr
2Parte
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 30
Tabella 18: Curve del benessere di Fanger per varie attivit e vestiario 1 e 15 Clo
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 31
Tabella 19: Influenza della velocit dellaria e del vestiario
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 32
Tabella 20: Influenza dellabbigliamento e della velocit dellaria su ET*
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 33
4.8.1 IL NUOVO DIAGRAMMA ASHRAE DEL BENESSERE.
Il primo diagramma del benessere presentato nel 1923 da Yaglou e Hougton stato
modificato dalla ASHRAE nel corso degli ultimi cinquantanni. Lo stesso Yaglou nel 1947 ne ha
mostrato alcuni difetti.
Nel 1950 Koch, Jennings e nel 1960 Hunfreys hanno mostrato la scarsa influenza
dell'umidit (almeno fino a valori inferiori al 60% e temperatura a bulbo secco di 18
0
C; i loro studi
furono proseguiti nel 1966 da Nevins e i suoi collaboratori presentando una nuova carta del
benessere. I risultati dei lavori precedenti sono illustrati nel nuovo diagramma ASHRAE di figura
seguente.
Nella lettura ed utilizzo di questo abaco da tenere presente che lo standard 45% 55% di
umidit relativa si applica generalmente per media attivit e vestiario con resistenza compresa fra
0, 8 1 ,0 Clo, mentre linviluppo di Nevins (della Kansas State University) si riferisce a persone in
attivit sedentaria e vestiario con 0,6 0,8 Ci pertanto pi indicato per valutare le condizioni di
comfort ambientale per soggetti vestiti leggeri e con bassa attivit metabolica (lavoro di ufficio).
L'area di sovrapposizione delle due zone caratterizzata dai seguenti valori:
- temperatura bulbo umido : 24.5
0
C;
- umidit relativa 40 % (range 20 60%);
- velocit dell'aria 0,23 m/s
L'uso del diagramma ASHRAE non consigliabile per condizioni diverse da quelle sopra
indicate. Un confronto dei risultati ottenuti da Fanger con quelli di Nevins e Mc Nall data in
figura seguente (nuovo diagramma del benessere) per alcuni livelli di attivit (da sedentaria (58
W/m) ad elevata (155 W/m) e per una resistenza del vestiario pari a 0,6 Clo.
Per attivit sedentaria l'accordo ottimo, mentre per valori elevati si hanno disaccordi al di
fuori della zona intermedia dell'umidit relativa (40%50%) in quanto le curve di Mc Nall (della
KSU) sono meno sensibili allumidit relativa. Ci anche dovuto al fatto che Nevins e Mc Nall
hanno trovato sperimentalmente una scarsa influenza allumidit relativa mentre l'equazione dei
comfort di Fanger ne considera gli effetti (anche se limitati). Va osservato che sebbene gli studi dl
Nevins siano sperimentali, con una osservazione su ben 720 soggetti, i risultati si applicano
solamente a valori e alle variabili sperimentali.
Il diagramma del benessere ASHRAE (Standard 55-92) vale per attivit sedentaria (11.2
Met), a velocit dellaria inferiore a 0.17 m/s ed un abbigliamento avente resistenza del vestiario
di 0.50.7 Clo. Nel diagramma del benessere di Figura 8 indicata la scala della nuova temperatura
effettiva, ET
*
, definita come la temperatura a bulbo secco di una cavit nera col 50% di umidit
relativa in cui un individuo scambia una quantit di energia pari a quella nellambiente
considerato. Il campo di accettabilit definito da temperature ET
*
comprese fra 22 e 25.5 C e da
valori di pressione parziale del vapore dacqua compresi tra 4 e 14 mmHg (corrispondenti, per le
temperature considerate, a valori di umidit relativa nellintervallo 2065%.
Nella stessa figura si hanno anche le curve di benessere secondo Fanger, linee punteggiate,
per v=0.10.15 m/s e tre tipi di abbigliamento (leggero, medio, pesante). Infine riportata, a
tratto e punto, anche la zona di comfort proposta da Givoni nella sua carta bioclimatica.
4.9 PREVISIONE DELLE CONDIZIONI DI BENESSERE
L'uso dei diagrammi mostrati in precedenza presuppone che le condizioni di comfort
possano valere per tutte le persone che occupano un determinato ambiente, ma nella realt il
giudizio di benessere non pu affatto considerarsi uniforme. Una misura della sensazione termica
pu essere ottenuta mediante la scala di valutazione ASHRAE a sette valori, vedi Tabella 21.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 34
Si assume, inoltre, che la sensazione termica, per un dato livello di attivit metabolica, sia
funzione del carico termico L (o accumulo) del corpo, definito come differenza fra la produzione di
calore interna e le perdite verso l'ambiente esterno.
Figura 8: Nuovo diagramma del benessere di Fanger, KSU e Givoni
-3 freddo
-2 fresco
-1 leggermente fresco
0 neutro
+1 leggermente caldo 1
+2 caldo
+3 molto caldo
Tabella 21: Scala dei giudizi del comfort termico
Utilizzando le relazioni precedentemente indicate [9] e [12] si ha che il carico termico per
unit di area :
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 35
ove t
cl
data dalla risoluzione dellequazione ricorsiva:
con h
c
dato dalla [31] e con T
cl
e T
mr
temperature assolute rispettivamente di t
cl
e t
mr
.
Il carico termico proporzionale alla fatica fisiologica del meccanismo di termoregolazione,
per cui sembra ragionevole assumere che la sensazione termica, per una data attivit, sia correlata
a tale fatica. S pu quindi determinare una relazione analitica che lega il voto medio previsto,
VMP, al carico termico L e all'attivit metabolica per unit di area:
[47]
Dall'osservazione di numerosi risultati sperimentali si potuto stabilire che vale la
relazione:
[48]
con: M = Metabolismo, W/m ed L = Carico termico dato dalla relazione precedentemente
scritta, W/m. Il valore di VMP indicato come "voto medio prevedibile". La pu [48]
ancora completarsi sostituendo in essa la relazione del carico termico L sopra scritta.
Ai fini di una corretta previsione delle condizioni di benessere occorre tenere conto del
legame fra il VPM e la percentuale di insoddisfatti, ossia di coloro che esprimono sempre un voto
pari a - 2 o - 3 per le sensazioni di freddo e + 2 e + 3 per quelle di caldo.
Figura 9: Andamento della percentuale di insoddisfatti al variare del voto medio prevedibile
La curva di Figura 9 seguente permette di prevedere la percentuale di insoddisfatti (PPD) in
funzione del voto medio prevedibile (VMP). E opportuno osservare che anche per le condizioni di
neutralit (voto 0) si ha sempre almeno il 5% di insoddisfatti.
Le condizioni di benessere, quindi, per quanto ottimizzate non potranno mai essere valide
per tutti gli occupanti ma dovranno tendere ad avere il minimo di insoddisfatti.
8 4 4
(1 )
0.3 57.7 0.07 (1 ) 0.42 (1 ) 58 0.0017 (58.5 )
0.0016(34 ) 3.96 10 ( ) ( )
cl cl
D D D D
cl mr
a cl c cl cl a
M M M M
L p n p
A A A A
t F T T h F t t
q
q
| | (
=
| (
\ .
4 4 8
35.7 0.0275 (1 ) 0.155 3.96 10 ( ) ( )
cl cl cl cl mr c cl cl a
D
M
t I F T T h F t t
A
q
(
= +
,
D
M
VMP f L
A
| |
=
|
\ .
( )
0.036
0.0303 0.0275
M
VMP L
= +
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 36
Figura 10: Condizioni di benessere (M/A
D
, I
cl
) e della PPD al variare della velocit media dellaria.
Nei casi pratici tollerabile una percentuale d insoddisfatti del 5, 7% corrispondente ad un
voto medio prevedibile compreso fra - 0, 35 e 0, 35.
Nella precedente Figura 10 si hanno, in alto, le curve di benessere al variare dellattivit
metabolica (Met) e della resistenza del vestiario, mentre in basso si hanno le curve relative alle
PPD al variare della velocit media dellaria e della temperatura ambiente. Nella tabella seguente
si ha il legame fra gli indici di VMP e PPD.
Variazioni individuali
Le condizioni ambientali non sono mai giudicate soddisfacenti da tutti gli intervistati, pur
nelle stesse condizioni di attivit metabolica e vestiario. LASHRAE definisce il suo nuovo
diagramma del comfort sul 90% di accettazione e quindi sul 10% di insoddisfatti al VMP. In
particolare (Fanger, 1982) si definisce la nuova relazione:
[49]
ove per insoddisfatto si definisce chiunque esprima un voto compreso fra 1 e + 1, compreso
lo zero. Questa relazione rappresentata nella curva di Figura 9. Si osservi che imponendo VMP=0
si ha sempre una PPD pari a 5%.
4.9.1 INFLUENZA DELLA DISTRIBUZIONE DELLARIA
La velocit dellaria influenza la percentuale di insoddisfatti e si presenta come una delle
maggiori cause di disturbo che portano a richiedere o linnalzamento della temperatura ambiente
o addirittura lo spegnimento dellimpianto di climatizzazione.
Fanger e Christiansen (1985) hanno cercato di studiare in modo approfondito il problema
pervenendo allabaco di Figura 11 nella quale si ha la percentuale di insoddisfatti in funzione della
velocit dellaria al variare della temperatura dellaria ambiente. La temperatura dellaria ha
notevole influenza sulla percentuale di insoddisfatti ed stata notata anche una sostanziale
differenza nella sensibilit degli uomini e delle donne rispetto alla velocit dellaria.
( )
4 2
0.03353 0.2179
100 95
VMP VMP
PPD e
(
+
=
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 37
Figura 11: Percentuale di insoddisfatti in funzione della velocit dellaria
Le curve di Figura 11 valgono solamente per persone normalmente vestite in attivit leggera
o sedentaria. Per livelli di attivit superiori si manifesta una minore sensibilit alla velocit
dellaria. Nel 1987 Fanger ha proposto la seguente relazione per predire la percentuale di
insoddisfatti al variare della turbolenza dellaria:
[50]
ove v la velocit dellaria in m/s e T
u
lintensit di turbolenza definita da:
[51]
con v
sd
deviazione standard della velocit misurata con un anemometro omnidirezionale
avente costante di tempo di 0.2 s.
Figura 12: Variazione della temperatura e della velocit dellaria con PI=15%
Nella [50] per v <0.05 m/s si deve porre v =0.05 m/s e se risulta PI>100% porre PI=100%.
Lintensit di turbolenza decresce se la velocit v aumenta. La [50] vale per 20< t
a
< 26 C e per
0.05 < v < 0.5 m/s e per 0 < T
u
< 70 %.
In Figura 12 si ha una rappresentazione della [50] con PI=15%.
( )( ) ( )( )
0.622 0.622
3.143 34 0.05 0.3696 34 0.05
a a u
PI t v t v vT = +
100
sd
u
v
T
v
=
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 38
I Top Va
[clo] [C] [m/s]
< 0.10 0.10 0.15 0.20 0.30 0.40 0.50 1.00
0 26 - 1.62 -1.62 -1.96 -2.34
27 -1.00 -1.00 -1.36 -1.69
28 -0.39 -0.42 -0.76 -1.05
29 0.21 0.13 -0.15 -0.39
30 0.80 0.68 0.45 0.26
31 1.39 1.25 1.08 0.94
32 1.96 1.83 1.71 1.61
33 2.50 2.41 2.34 2.29
0.25 24 -1.52 -1.52 -1.80 -2.06 -2.47
25 -1.05 -1.05 -1.33 -1.57 -1.94 -2.24 -2.48
26 -0.58 -0.61 -0.87 -1.08 -1.41 -1.67 -1.89 -2.66
27 -0.12 -0.17 -0.40 -0.58 -0.87 -1.10 -1.29 -1.97
28 0.34 0.27 0.07 -0.09 -0.34 -0.53 -0.70 -1.28
29 0.80 0.71 0.54 0.41 0.20 0.04 -0.10 -0.58
30 1.25 1.15 1.02 0.91 0.74 0.61 0.50 0.11
31 1.71 1.61 1.51 1.43 1.30 1.20 1.12 0.83
0.50 23 -1.10 -1.10 -1.33 -1.51 -1.78 -1.99 -2.16
24 -0.72 -0.74 -0.95 -1.11 -1.36 -1.55 -1.70 -2.22
25 -0.34 -0.38 -0.56 -0.71 -0.94 -1.11 -1.25 -1.71
26 0.04 -0.01 -0.18 -0.31 -0.51 -0.66 -0.79 -1.19
27 0.42 0.35 0.20 0.09 -0.08 -0.22 -0.33 -0.68
28 0.80 0.72 0.59 0.49 0.34 0.23 0.14 -0.17
29 1.17 1.08 0.98 0.90 0.77 0.68 0.60 0.34
30 1.54 1.45 1.37 1.30 1.20 1.13 1.06 0.86
0.75 21 -1.11 -1.11 -1.30 -1.44 -1.66 -1.82 -1.95 -2.36
22 -0.79 -0.81 -0.98 -1.11 -1.31 -1.46 -1.58 -1.95
23 -0.47 -0.50 -0.66 -0.78 -0.96 -1.09 -1.20 -1.55
24 -0.15 -0.19 -0.33 -0.44 -0.61 -0.73 -0.83 -1.14
25 0.17 0.12 -0.01 -0.11 -0.26 -0.37 -0.46 -0.74
26 0.49 0.43 0.31 0.23 0.09 0.00 -0.08 -0.33
27 0.81 0.74 0.64 0.56 0.45 0.36 0.29 0.08
28 1.12 1.05 0.96 0.90 0.80 0.73 0.67 0.48
1.00 20 -0.85 -0.87 -1.02 -1.13 -1.29 -1.41 -1.51 -1.81
21 -0.57 -0.60 -0.74 -0.84 -0.99 -1.11 -1.19 -1.47
22 -0.30 -0.33 -0.46 -0.55 -0.69 -0.80 -0.88 -1.13
23 -0.02 -0.07 -0.18 -0.27 -0.39 -0.49 -0.56 -0.79
24 0.26 0.20 0.10 0.02 -0.09 -0.18 -0.25 -0.46
25 0.53 0.48 0.38 0.31 0.21 0.13 0.07 -0.12
26 0.81 0.75 0.66 0.60 0.51 0.44 0.39 0.22
27 1.08 1.02 0.95 0.89 0.81 0.75 0.71 0.56
1.25 16 -1.37 -1.37 -1.51 -1.62 -1.78 -1.89 -1.98 -2.26
18 -0.89 -0.91 -1.04 -1.14 -1.28 -1.38 -1.46 -1.70
20 -0.42 -0.46 -0.57 -0.65 -0.77 -0.86 -0.93 -1.14
22 0.07 0.02 -0.07 -0.14 -0.25 -0.32 -0.38 -0.56
24 0.56 0.50 0.43 0.37 0.28 0.22 0.17 0.02
26 1.04 0.99 0.93 0.88 0.81 0.76 0.72 0.61
28 1.53 1.48 1.43 1.40 1.34 1.31 1.28 1.19
30 2.01 1.97 1.93 1.91 1.88 1.85 1.83 1.77
1.50 14 -1.36 -1.36 -1.49 -1.58 -1.72 -1.82 -1.89 -2.12
16 -0.94 -0.95 -1.07 -1.15 -1.27 -1.36 -1.43 -1.63
18 -0.52 -0.54 -0.64 -0.72 -0.82 -0.90 -0.96 -1.14
20 -0.09 -0.13 -0.22 -0.28 -0.37 -0.44 -0.49 -0.65
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 39
22 0.35 0.30 0.23 0.18 0.10 0.04 0.00 -0.14
24 0.79 0.74 0.68 0.63 0.57 0.52 0.49 0.37
26 1.23 1.18 1.13 1.09 1.04 1.01 0.98 0.89
28 1.67 1.62 1.58 1.56 1.52 1.49 1.47 1.40
Tabella 22: VMP - livello di attivit: 58 W/m
2
(1 Met) - umidit relativa: 50%
Icl Top Va
[Clo] [C] [m/s]
< 0.10 0.10 0.15 0.20 0.30 0.40 0.50 1.00
0 24 -1.14 -1.14 -1.35 -1.65
25 -0.72 -0.72 -0.95 -1.21
26 -0.30 -0.30 -0.54 -0.78
27 0.11 0.11 -0.14 -0.34
28 0.52 0.48 0.27 0.10
29 0.92 0.85 0.69 0.54
30 1.31 1.23 1.10 0.99
31 1.71 1.62 1.52 1.45
0.25 22 -0.95 -0.95 -1.12 -1.33 -1.64 -1.90 -2.11
23 -0.63 -0.63 -0.81 -0.99 -1.28 -1.51 -1.71 -2.38
24 -0.31 -0.31 -0.50 -0.66 -0.92 -1.13 -1.31 -1.91
25 0.01 0.00 -0.18 -0.33 -0.56 -0.75 -0.90 -1.45
26 0.33 0.30 0.14 0.01 -0.20 -0.36 -0.50 -0.98
27 0.64 0.59 0.45 0.34 0.16 0.02 -0.10 -0.51
28 0.95 0.89 0.77 0.68 0.53 0.41 0.31 -0.04
29 1.26 1.19 1.09 1.02 0.89 0.80 0.72 0.43
0.50 18 -1.36 -1.36 -1.49 -1.66 -1.93 -2.12 -2.29
20 -0.85 -0.85 -1.00 -1.14 -1.37 -1.54 -1.68 -2.15
22 -0.33 -0.33 -0.48 -0.61 -0.80 -0.95 -1.06 -1.46
24 0.19 0.17 0.04 -0.07 -0.22 -0.34 -0.44 -0.76
26 0.71 0.66 0.56 0.48 0.35 0.26 0.18 -0.07
28 1.22 1.16 1.09 1.03 0.94 0.87 0.81 0.63
30 1.72 1.66 1.62 1.58 1.52 1.48 1.44 1.33
32 2.23 2.19 2.17 2.16 2.13 2.11 2.10 2.05
0.75 16 -1.17 -1.17 -1.29 -1.42 -1.62 -1.77 -1.88 -2.26
18 -0.75 -0.75 -0.87 -0.99 -1.16 -1.29 -1.39 -1.72
20 -0.33 -0.33 -0.45 -0.55 -0.70 -0.82 -0.91 -1.19
22 0.11 0.09 -0.02 -0.10 -0.23 -0.32 -0.40 -0.64
24 0.55 0.51 0.42 0.35 0.25 0.17 0.11 -0.09
26 0.98 0.94 0.87 0.81 0.73 0.67 0.62 0.47
28 1.41 1.36 1.31 1.27 1.21 1.17 1.13 1.02
30 1.84 1.79 1.76 1.73 1.70 1.67 1.65 1.58
1.00 14 -1.05 -1.05 -1.16 -1.26 -1.42 -1.53 -1.62 -1.91
16 -0.69 -0.69 -0.80 -0.89 -1.03 -1.13 -1.21 -1.46
18 -0.32 -0.32 -0.43 -0.52 -0.64 -0.73 -0.80 -1.02
20 0.04 0.03 -0.07 -0.14 -0.25 -0.32 -0.38 -0.58
22 0.42 0.39 0.31 0.25 0.16 0.10 0.05 -0.12
24 0.80 0.76 0.70 0.65 0.57 0.52 0.48 0.35
26 1.18 1.13 1.08 1.04 0.99 0.95 0.91 0.81
28 1.55 1.51 1.47 1.44 1.40 1.37 1.35 1.27
1.25 12 -0.97 -0.97 -1.06 -1.15 -1.28 -1.37 -1.45 -1.67
14 -0.65 -0.65 -0.75 -0.82 -0.94 -1.02 -1.09 -1.29
16 -0.33 -0.33 -0.43 -0.50 -0.60 -0.67 -0.73 -0.91
18 -0.01 -0.02 -0.10 -0.17 -0.26 -0.32 -0.37 -0.53
20 0.32 0.29 0.22 0.17 0.09 0.03 -0.01 -0.15
22 0.65 0.62 0.56 0.52 0.45 0.40 0.36 0.25
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 40
24 0.99 0.95 0.90 0.87 0.81 0.77 0.74 0.65
26 1.32 1.28 1.25 1.22 1.18 1.14 1.12 1.05
1.50 10 -0.91 -0.91 -1.00 -1.08 -1.18 -1.26 -1.32 -1.51
12 -0.63 -0.63 -0.71 -0.78 -0.88 -0.95 -1.01 -1.17
14 -0.34 -0.34 -0.43 -0.49 -0.58 -0.64 -0.69 -0.84
16 -0.05 -0.06 -0.14 -0.19 -0.27 -0.33 -0.37 -0.50
18 0.24 0.22 0.15 0.11 0.04 -0.01 -0.05 -0.17
20 0.53 0.50 0.45 0.40 0.34 0.30 0.27 0.17
22 0.83 0.80 0.75 0.72 0.67 0.63 0.60 0.52
24 1.13 1.10 1.06 1.03 0.99 0.96 0.94 0.87
Tabella 23: VMP - Livello di attivit: 81,2 W/m
2
(1,4 Met) U.R.: 50% (Fonte: ISO 7730-1984)
Icl Top Va
[Clo] [C] [m/s]
< 0.10 0.10 0.15 0.20 0.30 0.40 0.50 1.00
0 18 -2.00 -2.02 -2.35
20 -1.35 -1.43 -1.72
22 -0.69 -0.82 -1.06
24 -0.04 -0.21 -0.41
26 0.59 0.41 0.26
28 1.16 1.03 0.93
30 1.73 1.66 1.60
32 2.33 2.32 2.31
0.25 16 -1.41 -1.48 -1.69 -2.02 -2.29 -2.51
18 -0.93 -1.03 -1.21 -1.50 -1.74 -1.93 -2.61
20 -0.45 -0.57 -0.73 -0.98 -1.18 -1.35 -1.93
22 0.04 -0.09 -0.23 -0.44 -0.61 -0.75 -1.24
24 0.52 0.38 0.28 0.10 -0.03 -0.14 -0.54
26 0.97 0.86 0.78 0.65 0.55 0.46 0.16
28 1.42 1.35 1.29 1.20 1.13 1.07 0.86
30 1.88 1.84 1.81 1.76 1.72 1.68 1.57
0.50 14 -1.08 -1.16 -1.31 -1.53 -1.71 -1.85 -2.32
16 -0.69 -0.79 -0.92 -1.12 -1.27 -1.40 -1.82
18 -0.31 -0.41 -0.53 -0.70 -0.84 -0.95 -1.31
20 0.07 -0.04 -0.14 -0.29 -0.40 -0.50 -0.81
22 0.46 0.35 0.27 0.15 0.05 -0.03 -0.29
24 0.83 0.75 0.68 0.58 0.50 0.44 0.23
26 1.21 1.15 1.10 1.02 0.96 0.91 0.75
28 1.59 1.55 1.51 1.46 1.42 1.38 1.27
0.75 10 -1.16 -1.23 -1.35 -1.54 -1.67 -1.78 -2.14
12 -0.84 -0.92 -1.03 -1.20 -1.32 -1.42 -1.74
14 -0.52 -0.60 -0.70 -0.85 -0.97 -1.06 -1.34
16 -0.20 -0.29 -0.38 -0.51 -0.61 -0.69 -0.95
18 0.12 0.03 -0.05 -0.17 -0.26 -0.32 -0.55
20 0.43 0.34 0.28 0.18 0.10 0.04 -0.15
22 0.75 0.68 0.62 0.54 0.48 0.43 0.27
24 1.07 1.01 0.97 0.90 0.85 0.81 0.68
1.00 10 -0.68 -0.75 -0.84 -0.97 -1.07 -1.15 -1.38
12 -0.41 -0.48 -0.56 -0.68 -0.77 -0.84 -1.05
14 -0.13 -0.21 -0.28 -0.39 -0.47 -0.53 -0.72
16 0.14 0.06 0.00 -0.10 -0.16 -0.22 -0.39
18 0.41 0.34 0.28 0.20 0.14 0.09 -0.06
20 0.68 0.61 0.57 0.50 0.44 0.40 0.28
22 0.96 0.91 0.87 0.81 0.76 0.73 0.62
1.25 10 -0.33 -0.40 -0.47 -0.56 -0.64 -0.69 -0.86
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 41
14 0.15 0.08 0.03 -0.05 -0.11 -0.15 -0.29
18 0.63 0.57 0.53 0.47 0.42 0.39 0.28
22 1.11 1.08 1.05 1.00 0.97 0.95 0.87
26 1.62 1.60 1.58 1.55 1.53 1.52 1.47
1.50 12 0.15 0.09 0.05 -0.02 -0.07 -0.11 -0.22
16 0.58 0.53 0.49 0.44 0.40 0.37 0.28
20 1.01 0.97 0.94 0.91 0.88 0.85 0.79
24 1.47 1.44 1.43 1.40 1.38 1.36 1.32
Tabella 24- VMP - Livello di attivit: 116 W/m
2
(2 Met) - Umidit relativa: 50%
Icl Top Va
[Clo] [C] [m/s]
< 0.10 0.10 0.15 0.20 0.30 0.40 0.50 1.00
0 14 -1.92 -2.49
16 -1.36 -1.87
18 -0.80 -1.24
20 -0.24 -0.61
22 0.34 0.04
24 0.93 0.70
26 1.52 1.36
28 2.12 2.02
0.25 12 -1.19 -1.53 -1.80 -2.02
14 -0.77 -1.07 -1.31 -1.51 -2.21
16 -0.35 -0.61 -0.82 -1.00 -1.61
18 0.08 -0.15 -0.33 -0.48 -1.01
20 0.51 0.32 0.17 0.04 -0.41
22 0.96 0.80 0.68 0.57 0.21
24 1.41 1.29 1.19 1.11 0.83
26 1.87 1.78 1.71 1.65 1.45
0.50 10 -0.78 -1.00 -1.18 -1.32 -1.79
12 -0.43 -0.64 -0.79 -0.92 -1.34
14 -0.09 -0.27 -0.41 -0.52 -0.90
16 0.26 0.10 -0.02 -0.12 -0.45
18 0.61 0.47 0.37 0.28 0.00
20 0.96 0.85 0.76 0.68 0.45
22 1.33 1.24 1.16 1.10 0.91
24 1.70 1.63 1.57 1.53 1.38
0.75 10 -0.19 -0.34 -0.45 -0.54 -0.83
12 0.10 -0.03 -0.14 -0.22 -0.48
14 0.39 0.27 0.18 0.11 -0.12
16 0.69 0.58 0.50 0.44 0.24
18 0.98 0.89 0.82 0.77 0.59
20 1.28 1.20 1.14 1.10 0.95
1.00 10 0.22 0.12 0.04 -0.02 -0.22
14 0.73 0.64 0.58 0.53 0.38
18 1.24 1.18 1.13 1.09 0.97
22 1.77 1.73 1.69 1.67 1.59
1.25 12 0.75 0.68 0.63 0.59 0.47
16 1.20 1.15 1.11 1.08 0.98
20 1.66 1.62 1.59 1.57 1.50
1.50 10 0.76 0.70 0.66 0.62 0.52
14 1.17 1.12 1.09 1.06 0.98
18 1.58 1.54 1.52 1.50 1.44
Tabella 25- VMP - Livello di attivit: 174 W/m
2
(3 Met) - Umidit relativa: 50%
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 42
Tabella 26: VMP in funzione della percentuale di insoddisfatti
Figura 13: Zona di confort suggerita al variare di PPD
4.10 BILANCIO DI ENERGIA IN TRANSITORIO A DUE ZONE
Le equazioni di bilancio [34] e quelle relative alle due zone (core e pelle) possono essere
risolte in funzione del tempo una volte note le espressioni di t
sk
e t
cr.
Il modello a due zone usa
anche espressioni empiriche per predire la sensazione termica (TSENS) e il discomfort termico
(DISC).
Questi indici usano scale a 11 valori con valori positivi per rappresentare sensazioni di caldo
e valori negativi per le sensazioni di freddo.
In pratica TSENS usa una scala derivata da quella del VMP con laggiunta di 4 (molto
caldo/freddo) e 5 (intollerabilmente caldo/freddo). DISC definito dalla scala:
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 43
5 Intollerabile
4 Tolleranza limita
3 Non Molto Confortevole
2 Non confortevole e non piacevole
1 Leggermente non confortevole ma accettabile
0 Confortevole
Tabella 27: Scala di giudizio del comfort
Si definiscono i valori di riferimento della temperatura del corpo, t
b
, per le zone limiti
inferiori e superiore della regolazione evaporativa mediante le relazioni:
[52]
[53]
TSENS allora definito dalle relazioni:
[54]
ove q=0.85 lefficienza evaporativa.
Figura 14: Calcolatore PMV
Il discomfort termico praticamente coincidente con TSENS quando t
b
al di sotto del suo
punto t
b,c
ed correlato alla bagnabilit della pelle quando la temperatura corporea regolata
dalla sudorazione:
[55]
ove E
rsw,req
data dalla relazione di Fanger:
[56]
in W/m.
( )( )
,
0.194/ 58.15 36.301
b c
t M L = +
( )( )
,
0.347/ 58.15 36.669
b h
t M L = +
( )
( ) ( )
( )
, ,
ev , , , , ,
, ,
0.4685
4.7 /
4.7 0.4685
b b c b c
b b c b h b c b c b b h
ev b b h b c b
t t t t
TSENS t t t t t t t
t t t t
q
q
<
= s s
+ s
( )
( )
, ,
,
,
max ,
0.4685
4.7
b b c b b c
rsw rsw req
b c b
rsw req diff
t t t t
DISC
E E
t t
E E E
<
=
s
( )
,
0.42 58.15
rsw req
E M L =
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 44
Figura 15: Esempio duso del calcolatore delle condizioni di confort
4.11 CONDIZIONI DI BENESSERE IN AMBIENTI SPECIALI
Lutilizzo di impianti speciali per il riscaldamento e il raffrescamento pongono nuove
esigenze per la valutazione del comfort termico che qui brevemente si vogliono presentare.
Riscaldamento con raggi infrarossi
Il riscaldamento ambientale a raggi infrarossi pone problemi sul controllo della temperatura
della pelle e del flusso sanguigno alla pelle che possono portare a sensazioni particolari con
riferimento al comfort termico.
Nelle equazioni di scambio termico occorre considerare le interazioni della pelle (che
praticamente simile allacqua nel comportamento radiativo) ai raggi visibili ed infrarossi.
Si dimostra sperimentalmente che la pelle pi pigmentata riscaldata di pi rispetto alle
pelli chiare dalle radiazioni che provengono da corpi caldi a 2500 K. Se il corpo riscaldante ha
temperature inferiori a 2500 K allora le differenze di comportamento sono meno evidenti. Inoltre
il vestiario minimizza ulteriormente queste differenze, qualora presenti.
La variazione di temperatura della pelle per effetto di radiazione infrarosse di alta intensit
dipendono dalla conducibilit termica, dalla densit e dal calore specifico della pelle stessa. La
temperatura della pelle un buon indicatore della sensazione di comfort.
Le variazioni maggiori si hanno nei primi 60 s di esposizione alle radiazioni infrarosse e la
sensazione di variazione della temperatura dipende dal colore della radiazione (espressa in forma
di temperatura correlata, K). Oltre i primo 60 s si ha una stabilizzazione della temperatura della
pelle e si ha un bilancio fra calore ricevuto e calore disperso. La risposta fisiologica al
riscaldamento radiativo pu essere studiata mediante le due temperature:
Temperatura media radiante;
Temperatura dellaria.
Assumendo che lumidit sia inferiore al 50% e che la velocit dellaria sia bassa e costante
con coefficiente di convezione termica pari a 2.9 W/(mK) si ha il bilancio:
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 45
[57]
ove M la produzione netta di calore (M-L) meno le perdite respiratorie. Il fattore che
descrive lo scambio termico la temperatura ambiente. I fattori presenti in questa equazione
sono valutate con le relazioni gi viste in precedenza. Si definisce campo radiativo efficace (CRE) il
flusso radiativo netto assorbito dal corpo avente temperatura superficiale uniforme pari a t
a
. Il CFR
pu anche essere espresso in termini conformi alla legge di Stefan Boltzmann nella forma:
[58]
Ricordando la definizione di temperatura media radiante data dalla [1] allora si pu ancora
scrivere:
[59]
con F
m-i
fattore di forma fra la parete i-ma e il soggetto m.
Per le condizioni di comfort in condizioni di riscaldamento radiativo Gagge (1967) propone
che sia valida la seguente condizione:
[60]
Pertanto la temperatura operativa per il comfort in condizioni radiative la temperatura
dellambiente pi un incremento pari a CRE/h che rappresenta anche una misura dellefficacia
della radiazione incidente sugli occupanti.
4.12 CONSEGUENZE DELLA LEGGE 10/91 SULLE CONDIZIONI DI BENESSERE
Losservazione dei diagrammi delle figure indicate nei precedenti paragrafi dimostra come,
per assegnate condizioni di attivit metabolica specifica, resistenza del vestiario e velocit
dellaria, al diminuire della temperatura media radiante occorre aumentare la temperatura
dell'aria.
Ci significa che l'impianto di riscaldamento dovr fornire un maggior carico termico o, se
fissata la temperatura massima (20C 1
0
C, per la Legge 10/91), occorre rinunciare almeno in
parte alle condizioni di benessere ambientale.
La coibentazione delle pareti permette di avere, per date condizioni esterne, una
temperatura pi elevata della faccia interna delle murature, ovvero una pi elevata temperatura
media radiante alla quale corrisponde una temperatura dellaria inferiore per le ottenere
condizioni d benessere.
Ad esempio, con abiti leggeri (I
cl
= 0,5 Clo), una T
mr
= 20
0
C richiede t
a
= 30
0
C, mentre con
abiti pesanti (I
cl
= 1,5 Clo), alla stessa T
mr
corrisponde una t
a
= 20
0
C. Ci significa che occorre
permanere in casa in abiti pesanti per avere, con t
a
=20C, le condizioni di benessere; restare in
maniche di camicia porta ad avere sensazioni di freddo e quindi una maggiore PPD. Se la t
mr
scende a 15
0
C la temperatura dellaria, per due casi, sa le a 35 C e 25
0
C, quindi avere le pareti
esterne ben isolate importante e necessario, nel rispetto della L. 10/91, per raggiungere
condizioni di benessere migliori. Dal punto di vista del benessere ambientale il riscaldamento a
pannelli radianti, elevando la t
mr
consente temperature dellaria pi basse che non con i normali
impianti. Soprattutto nei climi pi rigidi l'innalzamento di temperatura media radiante evita i
pericoli di condensazioni del vapore sulle pareti (o anche allinterno) e quindi di danneggiamento
delle pareti. Il limite d 20 C 1 C imposto dalla L. 10/91 pu ancora consentire condizioni d
benessere ambientale per attivit sedentaria con vestiti non leggeri (I > 1,0 Clo) e velocit del l'aria
<0, 2 m/s.
( ) ( ) '
sk cle r sk r c sk a
M E F h t t h t t ( +
( ) ( )
4 4
273 273
r
r a cle
D
A
CRE t t F
A
o
(
= + +
( )
4 4 r
i m i i a cle
D
A
CRE F T T F
A
o c
(
=
( ) ( )
/
o di comfort a per comfort
t t CRE h = +
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 46
E' compito del progettista dimensionare gli impianti e calcolare gli spessori di coibente in
modo da avere un VMP compreso fra - 0, 35 e 0 35 e al tempo stesso soddisfare i requisiti della
Legge 10/91. Si fa ancora osservare come imporre una temperatura interna maggiore di 20 C non
sia solamente un problema relativo al benessere termico ma si ha anche un forte legame con le
problematiche della protezione delle muratura dalle infiltrazioni umide e quindi dalla formazione
della condensa che, oltre a deturpare e degradare le pareti, costituiscono anche un problema
igienico. Si pu dimostrare, infatti, che una maggior temperatura interna evita il raggiungimento
del punto di rugiada superficiale o la formazione di flussi di condensa interni alle pareti (verifica di
Glaser).
4.13 GRANDEZZE FISICHE E LORO MISURE
Abbiamo visto nei paragrafi precedenti quali sono le grandezze fisiche che interessano il
benessere termico, vediamo adesso come misurale, calcolarle o stimarle.
4.13.1 SUPERFICIE DEL CORPO UMANO
I termini nelle equazioni di bilancio energetico sono tutti riferiti allunit di superficie del
corpo umano. Questultima calcolabile mediante la relazione di Du Bois (1916) data dalla [30]
che qui si ripete per completezza.
[30]
con:
P = massa del corpo, kg
H = altezza del corpo, m
Un individuo normale da una superficie di circa 1.8 m.
4.13.2 FATTORE DI RICOPRIMENTO
Il fattore di ricoprimento f
cl
dato dal rapporto:
[61]
fra la superficie del vestiario e quella del corpo umano. Questo fattore si applica agli scambi
di calore attraverso la pelle (C, R, E
sk
) per tenere conto della reale superficie di scambio del
vestiario. Valori tipici sono riportati in Tabella 13.
4.13.3 METABOLISMO ED EFFICIENZA MECCANICA
Lattivit metabolica una grandezza fondamentale per la determinazione delle condizioni di
comfort termico. Nella Tabella 12 sono indicati i valori in Met del metabolismo per un buon
numero di attivit e con riferimento ad un individuo normale con A
D
=1.8 m. Si osservi che
lattivit di maggior livello energetico che una persona pu mantenere in modo continuo
corrisponde a circa il 50% della massima capacit di utilizzo dellossigeno inspirato. Si ricordi che
lunit usuale per il metabolismo il Met
11
dato da:
Lattivit massima per una persona adulta corrisponde a circa 12 Met a 20 anni e a circa 7
Met a 70 anni.
11
Si pu facilmente intuire il significato di questa unit di misura. Un uomo adulto consuma mediamente una dieta da
2400 kcal/giorno. Se trasformiamo questo valore in Joule (moltiplicando per 4186) e lo dividiamo per il numero di secondi in un
giorno (86400) si ha una potenza media giornaliera di 116,4 W che rapportata ad una superficie di riferimento dell'uomo di circa 2
m porta ad una produzione di potenza specifica di 58,2 W/m che proprio 1 Met.
0.425 0.725
0.203
D
A P H =
cl
cl
D
A
f
A
=
1 58.2 50 / Met W kcal h = =
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 47
Per le donne si hanno valori mediamente inferiori del 30%. Individui allenati alla fatica ed
atleti possono raggiungere valori del 20% pi elevati. Allet di 35 anni il limite di metabolismo si
raggiunge con 10 Met e gi con attivit con pi di 5 Met si ha affaticamento.
Attivit saltuaria e discontinua
Nel caso di attivit discontinue occorre effettuare il calcolo del metabolismo mediante una
media pesata con la percentuale del tempo delle singole attivit. La Tabella 12 fornisce valori
accurati dellattivit metabolica per valori di M 1 1.5 Met.
Per valori pi elevati di 3 Met si hanno incertezze ed errori di valutazione che dipendono sia
dalla definizione del tipo di attivit che dalle caratteristiche del soggetto. Si possono avere errori
fino al 50% del valore nominale.
Misura dellattivit metabolica
La misura corretta dellattivit metabolica di un individuo si ha dalla misura della quantit di
ossigeno consumata e dalla quantit di CO
2
espirata. La relazione empirica che lega queste
grandezze :
[62]
ove:
RQ quoziente respiratorio dato dal rapporto fra la portata molare di CO
2
espirata e la
portata molare di O
2
inspirata.
V
O2
portata molare di O
2
inspirata, in L/m a 101 kPa.
Il quoziente respiratorio, determinato dal rapporto delle portate sopra indicato, pu essere
determinato con sufficiente precisione. Si ha una buona approssimazione ponendo RQ=0.83 per
attivit leggere (< 1.5 Met), RQ =1.0 per attivit pesanti (M=5 Met). E possibile interpolare fra 1.5
e 5 Met fra i valori 0.83 ed 1 di RQ. Un metodo meno accurata per stimare lattivit metabolica
quello derivato dal numero dei battiti cardiaci secondo la seguente Tabella 28.
Attivit esercitata Consumo di Ossigeno (L/m) Attivit Cardiaca (battiti/m)
Lavoro leggero <0.5 <90
Lavoro moderato 0.5 1.0 90 110
Lavoro pesante 1.0 1.5 110 130
Lavoro molto pesante 1.5 2.0 130 150
Lavoro estremamente pesante > 2.0 150 170
Tabella 28: Attivit metabolica - consumo di ossigeno e attivit cardiaca
Si tenga presente che i battiti cardiaci sono anche influenzati da numerosi altri fattori oltre
allattivit metabolica quali ad, esempio, le condizioni fisiche, lo stato emotivo, la muscolatura
utilizzata, . e pertanto questo metodo deve essere considerato solo approssimato.
Efficienza Meccanica
Il lavoro meccanico, L, espresso nelle stesse unit, W/m, del metabolismo M e
rappresenta il lavoro effettuato dai muscoli. E uso corrente utilizzare lefficienza meccanica q =
L/M che varia, per valori normali, dal 5 al 10%. I valori massimi sono dellordine di 2024%. Per
attivit sedentarie lecito assumere, visto lo scarso peso del lavoro meccanico, q=0. Questa
posizione consente di compensare le indeterminazione nel calcolo del metabolismo e produce
risultati pi conservativi nei calcoli per il comfort ambientale e sue applicazioni impiantistiche.
Qualche volta possibile calcolare numericamente il lavoro muscolare. Ad esempio una
persona di 90 kg che sale un pendio con 5% di inclinazione alla velocit di 0.05 m/s compie un
lavoro pari a : 90 x 9.91 x 0.05= 44 W.
( )
2
2
352 0.23 0.77 / /
O D
M RQ V A in W m = +
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 48
4.13.4 COEFFICIENTI DI SCAMBIO TERMICI
In tutte le relazioni di bilancio presentate in precedenza si hanno i coefficienti di scambio
termico. La loro determinazione riveste grande importanza.
Coefficiente di scambio radiativo lineare
Gli scambi radiativi sono calcolati con la relazione linearizzata del coefficiente radiativo:
[63]
ove, come al solito, valgono i simboli:
c emissivit superficiale del vestiario;
o costante di Stefan Boltzmann, 5.67 .10
-8
W/(m.K),
A
r
area di scambio reale del vestiario, m.
Il rapporto A
r
/A
D
vale 0.7 per una persona seduta e 0.73 per una persona in piedi (Fanger,
1967). Il valore dellemissivit per il vestiario molto elevato e prossimo ad 1.
Di solito si assume c=0.95. Si osservi che lequazione [63] implicita in h
r
poich t
cl
(temperatura del vestiario) incognita e dipendente da h
r
.
Occorre risolvere questa equazione iterativamente. Fortunatamente h
r
varia poco per
condizioni interne ambientale tipiche (20 C e 50% u.r.) e si assume pari a h
r
=4.7 W/(m.K).
Qualora per alcune tipologie di vestiario (abiti lucidi o fatti con materiali non convenzionali)
si ha unemissivit non vicino ad 1 allora occorre apportare la correzione:
[64]
con c emissivit media della superficie del vestiario.
Coefficiente di scambio termico convettivo
Lo scambio termico convettivo dipende molto dalla velocit dellaria nellambiente. Le
relazioni [31] consentono di calcolare h
c
in varie condizioni.
I valori di h
c
sono importanti anche per calcolare la temperatura operativa t
o
mediante la
[13] e i parametri del vestiario e la temperatura efficace ET* mediante la [28]. Tutte le relazione
sopra indicate valgono per pressione atmosferica di 101 kPa altrimenti occorre apportare la
correzione data dalla relazione:
[65]
Coefficiente di scambio termico totale
Il coefficiente di scambio termico totale dato dalla somma dei due coefficienti sopra
indicati:
[66]
Esso tiene conto di entrambe le perdite radiative e convettive fra corpo ed ambiente.
Coefficiente di scambio termico evaporativo
Le perdite per evaporazione sono calcolate mediante la [17] ove h
e
il coefficiente di
scambio termico evaporativo. Applicando la formula di Lewis si pu ritenere che sia:
[67]
3
4 273.15
2
r cl r
r
D
A t t
h
A
oc
| | + (
= +
|
(
\ .
2
4.7 /( )
r
h W m K c =
0.55
101.33
t
cc c
p
h h
| |
=
|
\ .
c r
h h h = +
16.5
e c
h h =
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 49
Qualora la pressione esterna vari rispetto al valore nominale si applica la relazione
correttiva:
[68]
ove la pressione espressa in kPa.
4.13.5 PARAMETRI DEL VESTIARIO
La misura dellisolamento termico dovuta al vestiario effettuata utilizzando manichini in
appositi laboratori. Per le applicazioni ingegneristiche ci si pu basare sulla Tabella 13 e sulle
relazioni sin qui incontrate. Mediante i manichini si determinano per perdite convettive e radiative
C + R in date condizioni ambientali mediante lequazione [16]. Il calcolo dellisolamento termico in
un individuo richiede le misure di t
sk
, t
cl
e della temperatura operativa t
o
. Lefficienza termica del
vestiario data dalla relazione:
[69]
La resistenza del vestiario calcolata mediante la relazione:
[70]
ove q, in W/m, sono le perdite di calore dal manichino ed f
cl
ben definito al fine di
determinare correttamente il coefficiente di scambio termico totale h. Lisolamento termico viene
di solito espresso in termini di unit Clo e si indica la grandezza cos espressa con il simbolo I e
pertanto vale la relazione:
[71]
Pertanto vale lequivalenza:
Si osservi che la precisione nella stima di R di 20% rispetto ai valori nominali in Tabella
13. Nel caso di vestiario fuori tabella si pu usare la relazione (Mc Cullough e Jones, 1984):
[72]
Questa relazione funziona per condizioni ambientali tipiche con una precisione di 25%.
Permeabilit al vapore
La permeabilit al vapore data per alcuni vestiti nella tabella seguente:
Tipo di vestiario i
cl
i
m
Pantaloncini corti 0.34 0.42
Pantaloni e giacca 0.32 0.37
Pantaloni sudati 0.41 0.45
Gonna al ginocchio e giacca sudate 0.35 0.40
Gonna al piede e giacca sudate 0.35 0.40
Impermeabile 0.35 039
Tabella 29: Permeabilit al vapore di alcuni capi di vestiario
In condizioni normali i
m
varia fra 0.3 e 0.5 per cui si pu assumere un valore medio pari a
i
m
=0.4. Per vestiario non usuale (ad esempio impermeabili con vernici metallizzate) necessario
procede alla misura sperimentale della permeabilit al vapore. Le metodologie utilizzate vanno
dalluso di manichini alla misura diretta su persone sudate.
0.45
101.33
ec e
t
h h
p
| |
=
|
\ .
0
0
cl
cl
sk
t t
F
t t
0
1
sk
cl
cl
t t
R
q
hf
0.155 R I =
1 0.155 /( ) Clo W m K =
,
0.853 0.161
cl cl i
i
I I = +
2
[ ] 17 [ ]
CO
L
S M met
h
=
G
G
i
S
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 59
Elemento % in Volume % in Peso
Azoto 78.084 75.52
Ossigeno 20.948 23.15
Ar+Ne+H
2
+CH
4
0.936 1.28
CO
2
0.032 0.05
100 % 100 %
Tabella 30: Composizione dellAria Standard (a. St.)
Si pu assumere
14
in condizioni normali per edifici civili:
Per la valutazione di
i
occorre tenere conto delle seguenti grandezze:
Maximum Allowable Concentration (MAC)
Acceptable Indoor Concentration (AIC)
MAC = 5000 ppm (brevi esposizioni)
AIC = 10002500 ppm
AIC
odor
= 8001500 ppm (ai fini olfattivi)
Si assume ai fini pratici che la concentrazione uscente sia pari a:
Allora, per la [79], si ha, supponendo unattivit di 1 Met :
5.4.3 PORTATA DI ARIA ESTERNA PER LA DILUIZIONE DELLA CO2
Al variare della % di CO
2
ammissibile in ambiente la portata di aria esterna varia con lattivit
fisica svolta secondo quanto rappresentato dalla Figura 19. Come si pu ben osservare al crescere
dellattivit fisica cresce molto il valore della portata di ventilazione, a parit della concentrazione
di CO
2
nellaria.
5.4.4 IMPLICAZIONI ENERGETICHE DELLA VENTILAZIONE
Non si pu pensare di far crescere la portata di ventilazione senza avere ripercussioni sul
costo di esercizio e sul dimensionamento degli impianti.
Si ricordi, infatti, che il carico termico associato allaria di ventilazione dato da:
[80]
Il calore per unit di volume ambiente V per una portata di 26 m/h/persona, con aria
esterna a 0 C ed aria interna a 20 C, indicando con X il numero di persone per unit di area di
pavimento (indice di affollamento) allora:
ovvero semplificando:
[81]
14
Il dato 0.032% in Vol. di CO
2
si riferisce alla composizione dellaria standard (siti non inquinati). Per tener conto della reale
situazione delle aree urbane, si assume un valore leggermente superiore e pari a 0.035% in Vol.
2
3
6
3
.
0.035% in Vol. 350 10 350 ppm
CO
o
a St
m
m
= = =
2
3
-6
3
. .
0.1 % inVol. 1000 ppm =1000 10
CO
i
a St
m
m
= =
3 3
. .
6
17 10 / /
26 7.2
(1000 350) 10 . .
a St
i o
S m h L s
G
pers pers
= = = =
( )
p i e
Q G C T T =
3 2
3
3 3 2 3
/ . 1 1
26 1.29 10 (20 0) ( )
. 3
3600
a
V V a
W m h pers m kg J
q X C
s
m pers m m kg C m
h
| | | | | | | | | |
| |
=
| | | | | |
\ .
\ . \ . \ . \ . \ .
3 2
.
62
V
W pers
q X
m m
| |
| |
=
| |
\ .
\ .
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 60
Figura 19: Portata di aria esterna al variare dellattivit fisica e della % di CO
2
Gli indici di affollamento pi usuali sono:
Per cui la [81] fornisce:
[82]
Assumendo un carico termico di riferimento : si ha il seguente rapporto:
Il carico termico di ventilazione particolarmente gravoso nel settore terziario.
5.4.5 STANDARD ASHRAE 62/89
Le portate daria indicate dallo Standard ASHRAE 62/89 sono riportate nella seguente
tabella:
Tipo di ambiente persone/100 m
2
m
3
/h persona L/s persona
Sale conferenza 50 36 10
Bar, cocktail lounges 100 54
(1)
15
(1)
Ristoranti 70 36
(1)
10
(1)
Camere d'albergo 54
(2)
15
(2)
Uffici 7 36 10
0.06
0.2
0.8
Abitazioni
X Uffici
Scuole
3
3
3
4 W/m
12 W/m
50 W/m
Abitazioni
q Uffici
Scuole
* 3
20 / q W m =
*
20 %
60 %
250 %
Abitazioni
q
f Uffici
q
Scuole
= ~
=
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 67
Fanger ha anche classificata la qualit dellaria in funzione della PPD secondo la Tabella 36:
Figura 23: PPD in funzione della qualit dellaria in decipol
5.9.1 INQUINAMENTO CAUSATO DALLE PERSONE E DAI MATERIALI
Linquinamento prodotto dalla persone pu essere dedotto dalla seguente Tabella 37. Gli
indici di affollamento sono dati in Tabella 38 e le emissioni di alcuni materiali in edifici pubblici
sono date in Tabella 39.
Carico inquinante
Olf
CO
2
L/h/persona
CO
L/h/persona
Attivit sedentarie (1,2 Met)
Fumatori 0% 1 19
Fumatori 20% 2 19 11x10
-3
Fumatori 40% 3 19 21x10
-3
Fumatori 100% 6 19 53x10
-3
Attivit non sedentarie
Livello basso (3 Met) 4 50
Livello medio (6 Met) 10 100
Livello alto (10 Met) 20 170
Bambini
3-6 anni (2.7 Met) 1.2 18
14-16 anni (1.2 Met) 1.3 19
Tabella 37: Carico inquinante prodotto dalle persone
Indici di affollamento
Edificio Persone/m2
Uffici 0.07-0.1
Sale Conferenze 0.5
Teatri e auditorium 1.5
Scuole e Asili 0.5
Abitazioni 0.04-0.07
Tabella 38: Indici di affollamento
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 68
Figura 24: Frontespizio del 1 articolo. di Fanger su olf e decipol
Inquinamento causato dai Materiali in edifici pubblici
Edificio Olf/m
2
(media) Intervallo
Uffici 0.3 0.02-0.95
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 69
Scuole 0.3 0.12-0.54
Asili 0.4 0.2-0.74
Teatri 0.5 0.13-1.32
Tabella 39: Inquinamento prodotto da alcuni materiali in edifici pubblici
I dati sono stati desunti dalla seconda pubblicazione di Fanger e suoi collaboratori il cui
frontespizio riportato in Figura 26.
5.9.2 TECNICHE DI DIFFUSIONE DELL'ARIA ED EFFICIENZA DELLA VENTILAZIONE
La distribuzione dellaria negli ambienti assume importanza fondamentale poich determina
le maggiori o minori sensazioni di qualit dellaria. Le tecniche utilizzate, delle quali si parler
estesamente nel 2 Volume, sono essenzialmente due:
Perfect mixing distribution:
Essa finalizzata a ottenere una uniforme diluizione (e quindi concentrazione) degli
inquinanti in ambiente, tipica della maggior parte degli impianti di climatizzazione. L'aria fuoriesce
da bocchette con velocit (da 2 m/s a 12 m/s) notevolmente superiori a quelle ammesse nella
zona occupata dalle persone. Gli svantaggi di tale sistema sono: possibilit di correnti d'aria,
probabile corto circuitazione dell'aria tra immissione ed estrazione, stagnazioni dell'aria in talune
zone dell'ambiente.
Perfect displacement distribution:
Finalizzata alla rimozione totale dei contaminanti dal locale. Un fronte d'aria avanza da un
lato all'altro dell'ambiente con moto a stantuffo (plugflow). La concentrazione dei contaminanti
varia pertanto da un minimo nella zona di immissione ad un massimo nella zona di estrazione.
Tipico luso di tale sistema nelle sale operatorie. Sono richieste notevoli portate daria (dell'ordine
del centinaio di ricambi orari) con una distribuzione uniforme su sezioni estese che possono essere
sia orizzontali che verticali. L'adozione di grandi portate di aria implica da un lato piccole
differenze di temperatura tra aria immessa e aria ambiente, e dall'altro una velocit dell'aria (circa
0,5 m/s) nella zona occupata dalle persone sicuramente superiore a quelle tradizionali.
I due effetti si compensano, per quanto riguarda il livello di comfort interno. I distributori
che realizzano questo tipo di distribuzione sono detti a dislocamento e consentono di mantenere
una zona sotto perfetto controllo della concentrazione. Si richiede che dalla parte opposta
allimmissione mediante dislocatore vi siano le bocchette di ripresa dellaria in modo da garantire
un effetto a pistone .
5.9.3 PORTATA DI VENTILAZIONE COL METODO DI FANGER
Gli studi di Fanger e dei suoi collaboratori hanno portato a definire una metodologia
analitica per il calcolo della portata dellaria necessaria ad ottenere una desiderata qualit
dellaria. Si riprenda, a questo scopo, lespressione della portata di ventilazione stabilita in
precedenza, [79], per la condizione igienica (h = health) si ha:
[87]
Il calcolo della portata secondo il Metodo di Fanger si fa sulla base di una relazione
analoga, ma riscritta in termini di comfort (C = comfort) ossia in funzione di OLF e DECIPOL:
[88]
ove vale il simbolismo:
| |
| |
/ 1
[L/s]
/
h
i o v
g s S
G
g L c
=
| |
| |
olf 1
[L/s] 10
decipol
c
i o v
Q
G
C C c
=
( )
lim 0
10
c
v
G
Q
c , ,
=
2 2
2
2
.
Persone 3 0.07 0.2
.
Materiali 0.3
Totale 0.5
P
M
olf pers olf
Q
pers m m
olf
Q
m
olf
Q
m
= =
=
=
| |
4
112 ln( 5.98) 2.5
i
C PD decipol
= =
0
o
C decipol =
3
3 2 2 2
0.5 1 / / 8 .
10 2.2 8 2.6
2.5 0 0.9 3[ / ]
V
L s m h ric
G
m m h m m
= = = = =
un laterizio il cui impasto cotto risulta alleggerito con alveoli sferici ottenuti
additivando all'argilla cruda, prima della fase di formatura, una ben determinata quantit di
alleggerenti (per esempio: polistirolo, appositamente espanso in forma di piccole sfere di diametro
compreso tra 1 e 2 mm); la porizzazione ottenibile anche impiegando farine fossili, farine di
cellulosa, farine di legno ed altri dimagranti e/o alleggerenti di natura organica e non.
Durante la successiva fase di cottura il polistirolo brucia scindendosi in anidride carbonica e
acqua. L'impasto rimane in questo modo disseminato di alveoli di forma sferica tra loro non
comunicanti, privi di qualsiasi deposito carbonioso e contenenti solo aria.
Normalmente l'argilla cotta presenta un peso variabile (secondo il tipo) tra 1800 e 2000
kg/m
3
. Grazie alla porizzazione questo peso pu essere notevolmente diminuito fino ad arrivare a
valori pari a 1400-1500 kg/m
3
. L'alleggerimento dell'impasto comporta ovviamente il cambiamento
delle caratteristiche termofisiche dell'impasto; noto infatti che, a parit di altre condizioni, un
materiale leggero termicamente pi resistente di un materiale pesante e, viceversa, meno
resistente dal punto di vista meccanico.
Lo standard di produzione del POROTON prevede un peso dell'impasto cotto alleggerito
variabile in relazione alle caratteristiche della materia prima di partenza da circa 1450 a 1600
kg/m
3
. Tale range di valori rappresenta, infatti, "il migliore compromesso" raggiungibile tra le
caratteristiche di resistenza meccanica e termica. Una diminuzione in peso di circa il 25%
comporta infatti una diminuzione della conducibilit del materiale di circa il 40%; ci consente,
unitamente all'impiego di forature opportunamente studiate, di conferire ai blocchi e,
conseguentemente, alle murature POROTON
=
dove:
d lo spessore dello strato di materiale nel componente;
la conduttivit termica utile calcolata secondo ISO/DIS 10456.2 oppure ricavata da
valori tabulati.
Lo spessore d pu essere diverso dallo spessore nominale (per esempio quando un prodotto
comprimibile installato compresso, d minore dello spessore nominale).
Si raccomanda di tenere conto nel valore di d delle tolleranze di spessore (per esempio
quando sono negative). I valori della resistenza termica utilizzati nei calcoli intermedi, devono
essere calcolati con almeno tre decimali.
I valori dei parametri termofisici degli strati dei materiali costituenti le pareti sono reperibili
dalla norma UNI 10351 e UNI 10355 alle quali si rimanda.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 115
Figura 50: Esempio di dati per muratura in mattoni
Resistenza termica superficiale
Utilizzare i valori riportati in Tabella 51 per superci piane in assenza di speciche
informazioni sulle condizioni limite. I valori riportati sotto "orizzontale" si applicano a ussi termici
inclinati no a 30 sul piano orizzontale.
Tabella 51: Resistenze termiche superficiali
Per superci che non sono piane o per casi particolari la resistenza superciale data da:
1
s
c r
R
h h
=
+
dove:
h
c
il coefficiente di convezione;
h
r
il coefficiente di irraggiamento;
ed :
0 r r
h h c =
dove:
l'emissivit della superce;
h
r0
il coefficiente di irraggiamento di un corpo nero:
3
0
4
r m
h T o = ;
la costante di Stefan-Boltzmann [5,67 10
-8
] W/(mK
4
);
T
m
la temperatura termodinamica media della superce e delle superci limitrofe.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 116
Tabella 52: Valori del coefficiente h
r0
per il corpo nero
Sulle superci interne h
c
= h
ci
, dove
- per usso di calore ascendente: h
ci
= 5,0 W/(m K)
- per usso di calore orizzontale: h
ci
= 2,5 W/(m K)
- per usso di calore discendente: h
ci
= 0,7 W/(m K)
Sulle superci esterne h
c
= h
ce
, dove
4 4
ce
h v = +
dove v la velocit del vento in prossimit della superci, in metri al secondo.
I valori della resistenza superciale esterna, R
se
, per diverse velocit del vento, sono dati
nella Tabella 53. Nel caso di elementi con superfici non piane le parti sporgenti rispetto al piano
delle pareti, come per esempio i pilastri, non devono essere considerate nel calcolo della
resistenza termica totale, se sono costituite da materiali aventi conduttivit termica non maggiore
di 2 W/(mK).
Tabella 53: Valori di R
s
al variare della velocit del vento
Se la parte sporgente costituita da materiale avente conduttivit termica maggiore di 2
W/(mK) e non coibentata, la resistenza superciale deve essere modicata secondo il rapporto
tra l'area della proiezione sulla parete della sporgenza e l'area reale della parte:
p
sp s
A
R R
A
=
dove:
R
s
la resistenza di superce del componente piano;
A
p
l'area della proiezione della parte sporgente, vedi Figura 51;
A l'area effettiva della parte sporgente.
La precedente relazione si applica alla resistenza superciale interna come a quella esterna.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 117
Figura 51: Area reale e area proiettata
6.6.2 RESISTENZA TERMICA DI INTERCAPEDINI D'ARIA
I valori forniti in questo punto si applicano a unintercapedine d'aria quando:
- essa limitata da due facce effettivamente parallele e perpendicolari alla direzione del
usso termico e con un'emissivit non minore di 0,8;
- il suo spessore (nella direzione del usso termico) sia minore del 10% delle altre due
dimensioni e comunque minore di 0,3 m;
- non scambino aria con l'ambiente interno.
Se non sono rispettate le condizioni sopramenzionate, la norma consiglia di utilizzare altri
procedimenti.
Intercapedini d'aria non ventilata
Unintercapedine d'aria non ventilata quella in cui non vi una specica congurazione
affinch l'aria possa attraversarla. Le resistenze termiche da utilizzare nei calcoli sono fornite in
Tabella 54. I valori della colonna "orizzontale" si applicano a ussi termici inclinati no a 30 in
rapporto al piano orizzontale.
Unintercapedine d'aria non separata dall'ambiente esterno da uno strato isolante ma con
delle piccole aperture verso l'ambiente esterno, deve essere considerata come intercapedine non
ventilata, se queste aperture non sono disposte in modo da permettere un usso d'aria attraverso
l'intercapedine e se non sono maggiori di:
- 500 mm per metro di lunghezza per le intercapedini daria verticali;
- 500 mm per metro quadrato di superce per intercapedini daria orizzontali
Tabella 54: Resistenza termica di intercapedine d'aria non ventilate
Intercapedini d'aria debolmente ventilate
Unintercapedine d'aria debolmente ventilata quella nella quale vi un passaggio d'aria
limitato, proveniente dall'ambiente esterno attraverso aperture aventi le caratteristiche seguenti:
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 118
- > 500 mm ma 1 500 mm per metro di lunghezza per intercapedini d'aria verticali;
- > 500 mm ma 1 500 mm per metro quadrato di superce per intercapedini d'aria
orizzontali
La resistenza termica utile di unintercapedine d'aria debolmente ventilata uguale alla
met del valore corrispondente della Tabella 54. Tuttavia, se la resistenza termica tra
lintercapedine d'aria e l'ambiente esterno maggiore di 0,15 m K/W, essa deve essere riportata
al valore 0,15 m K/W.
Intercapedini d'aria fortemente ventilate
Unintercapedine d'aria molto ventilata se le aperture tra lintercapedine d'aria e
l'ambiente esterno sono maggiori di:
- 1500 mm per metro di lunghezza per le intercapedini daria verticali;
- 1500 mm per metro quadrato di superce per le intercapedini orizzontali.
La resistenza termica totale di un componente per edilizia, contenente unintercapedine
d'aria molto ventilata, si ottiene trascurando la resistenza termica dellintercapedine d'aria e di
tutti gli altri strati che separano detta intercapedine d'aria dall'ambiente esterno e includendo una
resistenza termica superciale esterna corrispondente all'aria immobile (vale a dire uguale alla
resistenza termica superciale interna del medesimo componente).
Resistenza termica di ambienti non riscaldati
Quando il perimetro esterno di un ambiente non riscaldato non isolato, si possono
applicare i seguenti metodi semplicati, considerando l'ambiente non riscaldato come una
resistenza termica.
6.6.3 SOTTOTETTO
Nel caso di una struttura composta di un soffitto piatto e isolato, sormontato da una tettoia
inclinata, il sottotetto pu essere considerato come uno strato termicamente omogeneo di cui la
resistenza termica data in tabella seguente.
Tabella 55: Resistenza termica dei sottotetti
6.6.4 ALTRI SPAZI
Quando all'edicio addossato un piccolo ambiente non riscaldato la trasmittanza termica
tra l'ambiente interno ed esterno pu essere ottenuto considerando l'insieme costituito
dall'ambiente non riscaldato e i componenti esterni dell'edicio, come uno strato addizionale
omogeneo avente una resistenza termica Ru pari a:
0, 09 0, 4
i
u
u
A
R
A
= +
con la condizione R
u
0,5 mK/W, dove:
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 119
A
i
la superce totale di tutti i componenti tra l'ambiente interno e l'ambiente non
riscaldato;
A
e
la superce totale di tutti i componenti tra l'ambiente non riscaldato e l'ambiente
esterno.
6.6.5 RESISTENZA TERMICA TOTALE
Se la resistenza termica totale presentata come un risultato nale, essa deve essere
arrotondata a due cifre decimali.
Resistenza termica totale di un componente per edilizia costituito da strati omogenei
La resistenza termica totale RT di un componente piano per edilizia, costituito da strati
termicamente omogenei perpendicolari al usso termico, dato da:
1 2
....
T si se
R R R R R = + + + + [92]
dove:
R
si
la resistenza superciale interna;
R1, R2, ..., Rn sono le resistenze termiche utili di ciascuno strato;
R
se
la resistenza superciale esterna.
Nel caso di calcolo della resistenza di componenti interni per edilizia (divisori, ecc.), o di
componenti situati tra l'ambiente interno e un ambiente non riscaldato, R
si
si applica su entrambi i
lati. Le resistenze termiche superciali dovrebbero essere trascurate nella formula precedente,
quando si deve determinare la resistenza di un componente da superce a superce.
Resistenza termica totale di un componente dell'edicio, costituito da strati omogenei ed
eterogenei
Questo punto fornisce un metodo semplicato per calcolare la resistenza termica di
componenti per edilizia comprendenti strati termicamente omogenei ed eterogenei, eccetto il
caso in cui lo strato isolante attraversato da un elemento metallico.
Resistenza termica totale di un componente
La resistenza termica totale R
T
, di un componente costituito da strati termicamente
omogenei ed eterogenei, paralleli alla superce, calcolata come la media aritmetica dei limiti
superiore ed inferiore della resistenza:
' "
2
T T
T
R R
R
+
=
dove:
R'
T
il limite superiore della resistenza termica totale;
R"
T
il limite inferiore della resistenza termica totale.
Il calcolo dei limiti superiore e inferiore deve essere effettuato considerando il componente
sezionato e in strati, come descritto nella Figura 52, in modo che il componente stesso sia
suddiviso in parti mj, termicamente omogenee. Il componente [Figura 52 a)] considerato
sezionato [Figura 52 b)] e scomposto in strati [Figura 52 c)]. La sezione m (m = a, b, c, . q)
perpendicolare alle facce del componente, ha un'area relativa f
m
. Lo strato j ( j = 1, 2, ... n)
parallelo alle superci, ha uno spessore d
j
. La parte mj ha una conduttivit termica
mj
, uno
spessore d
j
, unarea relativa fm ed una resistenza termica R
mj
. L'area relativa di una sezione il suo
rapporto con l'area totale. Perci fa + fb + .... + fq = 1.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 120
Figura 52: Sezione e strati di un componente termicamente omogeneo
Limite superiore della resistenza termica totale ()
Il limite superiore della resistenza termica totale determinato supponendo il usso termico
come unidirezionale e perpendicolare alle superci. Esso dato da:
1
....
q
a b
T Ta Tb Tq
f
f f
R R R R
= + + +
dove:
R
Ta
, R
Tb
..., R
Tq
sono le resistenze termiche totali da ambiente ad ambiente per ciascuna
sezione, calcolate utilizzando la [92];
f
a
, f
b
, ...., f
q
sono le aree relative di ciascuna sezione.
Limite inferiore della resistenza termica totale (R
T
)
Il limite inferiore determinato supponendo che tutti i piani paralleli alle superci del
componente siano piani isotermi
Calcolare una resistenza termica equivalente Rj per ogni strato termicamente eterogeneo,
con la formula:
1
....
q
a b
j aj bj qj
f
f f
R R R R
= + + +
Il limite inferiore allora determinato utilizzando la [92], vale a dire
1 2
....
T si n se
R R R R R R = + + + + +
Stima dell'errore
Questo metodo di stima dell'errore relativo massimo, pu essere utilizzato quando la
trasmittanza termica calcolata deve rispondere a criteri specici di accuratezza.
L'errore relativo massimo, e, in per cento, dovuto a queste approssimazioni, uguale a:
' "
2
T T
T
R R
e
R
=
6.6.6 TRASMITTANZA TERMICA
La trasmittanza termica data da:
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 121
1
T
U
R
=
Alla trasmittanza termica devono, se necessario, essere applicate correzioni, in accordo con
l'appendice D. Tuttavia, se la correzione minore del 3% di U, non necessario applicare tale
correzione. Quando la trasmittanza termica presentata come un risultato nale, deve essere
arrotondata a due cifre signicative e devono essere fornite informazioni sui dati di calcolo
utilizzati.
6.6.7 TRASMITTANZA TERMICA DI COMPONENTI CON STRATI DI SPESSORE VARIABILE
Quando un componente ha uno strato di spessore variabile (per esempio in un tetto isolato
dall'esterno, lo strato delle pendenze) la resistenza termica totale variabile sulla superce del
componente.
La trasmittanza termica denita da un integrale esteso all'area del componente
considerato. Il calcolo deve essere effettuato separatamente per ciascuna parte (per esempio di
un tetto) con differente pendenza e/o forma, come illustrato nella Figura 54.
La trasmittanza termica di elementi di forma comune deve essere calcolata attraverso le
equazioni seguenti, per pendenze non maggiori del 5%.
Figura 53: Componente con strati di spessore variabili
Figura 54: Possibili suddivisioni dei tetti in parti elementari
Superfici rettangolari
1
1 0
1
ln 1
R
U
R R
| |
= +
|
\ .
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 122
Figura 55: Componente con strati di spessore variabili - Superfici rettangolari
Superfici triangolari aventi spessore massimo al vertice
0 1
1 1 0
2
1 ln 1 1
R R
U
R R R
( | | | |
= + +
( | |
\ . \ .
Figura 56: Componente con strati di spessore variabili - Superfici triangolari con spessore massimo al vertice
Superfici triangolari aventi spessore minimo al vertice
0 1
1 1 0
2
1 ln 1
R R
U
R R R
( | |
= +
( |
\ .
Figura 57: Componente con strati di spessore variabili - Superfici triangolari con spessore minimo al vertice
Procedimento di calcolo
Il calcolo deve essere effettuato come segue:
1) Calcolare R0 come resistenza termica totale del componente, escludendo la parte a
spessore variabile, utilizzando la [92] se tutti gli strati sono termicamente omogenei,
oppure il procedimento relativo a strati eterogenei.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 123
2) Suddividere l'area con parti a spessore variabile in parti elementari, ove necessario
(vedere Figura 54).
3) Calcolare R1 per ciascuna parte a spessore variabile utilizzando:
1
1
1
d
R
=
4) Calcolare la trasmittanza termica di ciascuna parte elementare (U
i
) con l'equazione
corrispondente indicata in precedenza.
5) Calcolare la trasmittanza termica globale per l'intera area A come segue:
i i
i
U A
U
A
=
Se necessaria la resistenza termica totale di un componente avente strati a spessore
variabile:
1
T
R
U
=
6.7 UNI EN ISO 13370 - TRASFERIMENTI DI CALORE ATTRAVERSO IL TERRENO
La norma illustra una procedura per il calcolo di tali dispersioni. I processi di scambio termico
che intervengono tra il pavimento di un ambiente e lo spazio circostante sono normalmente
considerati in misura minore rispetto a quelli cui sono soggetti i componenti dell'involucro edilizio
in pratica si sempre data poca importanza allinfluenza che tali scambi hanno sulle prestazioni
complessive. Questo pu essere inteso come conseguenza del fatto che l'entit dei flussi in gioco
generalmente meno rilevante di altri, che il calcolo del loro valore presenta una certa difficolt
legata sia alle caratteristiche del campo termico che si stabilisce nella regione soggetta agli scambi
termici, sia alla scarsa disponibilit di dati relativi alle propriet termofisiche dei terreni.
La norma stabilisce il metodo di calcolo per gli scambi di energia termica tra terreno e
edificio. Al suo interno descritto il procedimento per la determinazione dellenergia trasmessa,
su base mensile attraverso i componenti di un involucro edilizio a contatto termico con il terreno,
da utilizzarsi nel calcolo dell'energia complessivamente scambiata per trasmissione attraverso
linvolucro di un edificio con lambiente circostante durante il periodo di riscaldamento.
Le tipologie costruttive considerate sono le seguenti:
edifici con pavimento al livello del terreno esterno.
edifici con pavimento su spazio aerato;
edifici con pavimento interrato.
fatto obbligo di utilizzare tale metodo nel calcolo dell'energia termica stagionale dispersa
dalledificio ai fini del calcolo del fabbisogno energetico normalizzato (FEN).
Il calcolo della potenza di punta necessaria per la valutazione del C
d
(coefficiente di
dispersione volumico di progetto) va fatto in modo dissimile da quello del fabbisogno energetico;
la norma di riferimento in questo caso l'UNI-7357/74.
In particolare il metodo proposto dalla norma UNI-10346 per la valutazione del coefficiente
di dispersione termica tra ambiente e terreno (Hg) non deve essere utilizzato per la valutazione
della potenza di progetto (fa eccezione il caso di pavimento su spazio aerato non previsto dall'UNI-
7357/74). E necessario rilevare che la norma UNI 7357/74 prevede modi di calcolo delle
dispersioni per:
muri addossati al terreno;
pavimenti posati sul terreno;
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 124
Come si pu immediatamente osservare, se si esclude il caso di pavimento a livello del
terreno, per le altre casistiche progettuali le due normative prevedono soluzioni diverse, almeno
per quanto riguarda il metodo. L'UNI-13370 rimane comunque la norma pi completa e, in ogni
caso, obbligatoria per il calcolo del fabbisogno energetico .
Volendo allineare il metodo per il calcolo della potenza di punta con quello per il calcolo
delle dispersioni energetiche mensili nasce il problema di eliminare la dualit della metodologia di
calcolo. Una medesima modalit operativa, oltre a semplificare il lavoro del progettista, consente
di ridurre eventuali errori di valutazione dovuti a un approccio con metodologie operative diverse.
Cerchiamo di ricavare algoritmi validi per il calcolo delle dispersioni di punta nei tre casi
previsti (pavimento su terreno, su spazio aerato, piano interrato). Il simbolo U adottato per
rappresentare il coefficiente di trasmissione termica globale equivalente al simbolo K adottato
nella UNI-7357/74.
6.7.1 PAVIMENTI APPOGGIATI SUL TERRENO
Sono considerati tali i pavimenti appoggiati direttamente sul terreno e situati allo stesso
livello o in prossimit del livello della superficie del terreno esterno. Il flusso termico (dispersioni)
scambiato si compone di due termini: attraverso il sottosuolo e verso lambiente esterno.
La somma dei due termini da origine alle dispersioni totali:
Le dispersioni di calore del pavimento verso il sottosuolo sono proporzionali alla differenza
fra la temperatura interna del locale, t
i
, e la temperatura dell'acqua delle falde superficiali, t
f
(1015 C).
Figura 58: Pavimento appoggiato sul terreno
La superficie interessata lintera superficie del pavimento. Tali dispersioni, Q
p
, si calcolano
mediante la relazione:
ove:
Up la trasmittanza termica equivalente del terreno;
A l'area del pavimento.
Per il calcolo del coefficiente U
p
, si utilizza la seguente formula:
dove:
U la trasmittanza unitaria normale del pavimento;
t p b
Q Q Q = +
( )
p p i f
Q U A t t =
1
1 1
p
U
U C
=
+
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 125
C la conduttanza del terreno: in regime stazionario un valore accettabile di tale
variabile di circa 1.744 W/mK.
Le dispersioni di calore dei pavimenti verso lambiente esterno restano proporzionali alla
differenza di temperatura (t
i
- t
e
) ma la superficie interessata una striscia di pavimento (per una
larghezza di 2 metri) adiacente ai muri esterni.
Le dispersioni basilari, Q
b
, si calcolano mediante lespressione:
dove:
U
b
la trasmittanza equivalente;
P il perimetro interno del pavimento relativamente alle pareti esterne.
La trasmittanza equivalente U
b
data dalla relazione:
essendo:
U la trasmittanza unitaria normale del pavimento;
' la conduttivit del terreno umido che vale 2.5 kcal/(hm
C) o 2.90 W/(mK).
Tabella 56: Propriet termiche del terreno
6.7.2 PAVIMENTI SU SPAZIO AERATO
Sono considerati tali i pavimenti costruiti sollevati dal suolo in modo da formare una camera
daria col terreno. Tale camera d'aria, chiamata anche spazio sottopavimento, pu essere ventilata
oppure no, comunque non fa parte dello spazio abitabile.
La procedura consente il calcolo dei coefficienti di dispersione per pavimenti in cui lo spazio
ventilato in modo naturale. Nella norma UNI 7357/74 non previsto accenno a tale situazione.
Si ricorre quindi all'equivalente procedura di calcolo delle dispersioni energetiche indicata
nell'UNI-10346 alla quale si rimanda per eventuali approfondimenti.
Il flusso termico (dispersioni) scambiato si compone di tre termini:
- attraverso il sottosuolo;
- attraverso le pareti dello spazio sotto il pavimento;
- per ventilazione dello spazio sotto il pavimento.
In Figura 59 si ha una schematizzazione dello scambio con spazio aerato.
La potenza termica totale dispersa data da un'equazione del tipo:
dove:
U la trasmittanza termica globale tra l'ambiente interno e l'ambiente esterno;
A l'area del pavimento.
( ) ( ) 2
b b i e
Q U P t t =
1
1 2
'
b
U
U
=
+
( )
p i f
Q U A t t =
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 126
Figura 59: Trasmissione del calore con spazio aerato nel terreno
La trasmittanza termica globale data da:
dove:
U
p
la trasmittanza termica del pavimento al di sopra dello spazio aerato;
U
x
la trasmittanza termica equivalente tra lo spazio aerato e l'ambiente esterno e
comprende i tre meccanismi di trasmissione menzionati sopra. Il coefficiente U
x
dato da:
dove:
U
g
e sul livello del terreno esterno (se varia lungo il perimetro del pavimento si deve
assumere un valore medio;
U
v
la trasmittanza termica delle pareti dello spazio aerato;
B la dimensione caratteristica del pavimento;
c l'area delle aperture di ventilazione per unit di perimetro dello spazio aerato;
v la velocit del vento;
f
v
il coefficiente di protezione dal vento.
Il valore di U
g
dato da:
dove:
d
t
lo spessore equivalente totale, di seguito definito.
La dimensione caratteristica del pavimento, B', definita da:
dove:
P il perimetro disperdente del pavimento.
Lo spessore equivalente totale d
t
dato da:
dove:
w lo spessore delle pareti perimetrali esterne dell'edificio;
1
1 1
p x
U
U U
=
+
2 1450
' '
w v
x g
U f
U U Z v
B B
c = + +
2
ln ' 1
'
g
t t
U B
B d d
t
t
| |
= +
|
+
\ .
'
2
A
B
P
=
( )
t si p se
d W R R R = + + +
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 127
R
si
la resistenza termica superficiale interna;
R
p
la resistenza termica del pavimento;
R
se
la resistenza termica superficiale esterna.
Il coefficiente f
v
mette in relazione la velocit del vento a 10 m di altezza (assunto in moto
indisturbato) con quella a livello del terreno, tenendo conto della protezione offerta dagli edifici
adiacenti ecc. Valori rappresentativi di f
v
sono i seguenti:
Posizione f
v
Protetta (centro citt) 0.02
Media (periferie) 0.05
Esposta (zone rurali) 0.10
Tabella 57: Fattori correttivi f
i
6.7.3 PIANO INTERRATO
E' considerato tale un vano accessibile costruito in parte o interamente di sotto al livello
della superficie del terreno esterno. Questo spazio pu essere riscaldato o non riscaldato.
Le procedure per il calcolo dei flussi termici verso il terreno nei piani interrati si applicano
agli edifici in cui parte dello spazio abitabile si trova a livello inferiore a quello del terreno esterno.
Il flusso termico (dispersioni) scambiato si compone di tre termini:
- attraverso il sottosuolo;
- verso l'ambiente esterno;
- attraverso il muro addossato al terreno.
In figura si ha una schematizzazione dello scambio nellipotesi considerata. La somma dei tre
termini da origine alle dispersioni totali:
Le dispersioni di calore del pavimento verso il sottosuolo sono proporzionali alla differenza
fra la temperatura interna del locale, t
i
, e la temperatura dell'acqua delle falde superficiali, t
f ,
(10
15
0
C).
La superficie interessata quella intera del pavimento. Tali dispersioni, Q
p
, si calcolano con:
dove:
U
p
la trasmittanza termica equivalente del terreno;
A l'area del pavimento.
Figura 60: Scambi termici con piano interrato.
Per Il calcolo del coefficiente U
p
si utilizza la seguente formula:
t p b w
Q Q Q Q = + +
( )
p p i f
Q U A t t =
1
1 1
p
U
U C
=
+
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 128
dove:
U la trasmittanza unitaria normale del pavimento;
C la conduttanza del terreno; in regime stazionario. Un valore accettabile di tale
variabile di 1.5 kcal/(h.m.
0
C) o 1.740 W/(mK).
Le dispersioni di calore dei pavimenti verso l'ambiente esterno restano proporzionali alla
differenza di temperatura (t
i
-t
e
), ma la superficie interessata una striscia di pavimento adiacente
ai muri interrati (se trattasi del pavimento di un locale parzialmente o totalmente interrato).
Le dispersioni basilari, Q
b
, si calcolano mediante l'espressione:
dove:
U
b
la trasmittanza equivalente;
P il perimetro interno del pavimento relativamente alle pareti esterne;
z la profondit, in metri, della parete interrata (se varia lungo il perimetro del
pavimento si deve assumere un valore medio).
La trasmittanza equivalente U
b
data da:
essendo:
U la trasmittanza unitaria normale del pavimento;
' la conduttivit del terreno umido che vale 2.5 kcal/(h.m.
0
C) o 2.90 W/(m.K).
Le dispersioni di calore attraverso i muri addossati al terreno restano proporzionali alla
differenza di temperatura (t
i
-t
e
) e si calcolano con l'equazione:
ove:
U
w
la trasmittanza equivalente, data da :
Quanto sopra detto rappresenta un'elaborazione unitaria dei disperdimenti attraverso il
terreno ed evidenziano una discreta complessit di calcolo superabile con lutilizzo di programmi
elettronici che rendono automatico il calcolo.
6.7.4 PONTI TERMICI IN CORRISPONEDENZA DEL PERIMETRO DEL PAVIMENTO
Le formule in questa norma sono valide per un pavimento isolato, considerato
indipendentemente da ogni interazione tra pavimento e parete. Esse inoltre assumono come
uniformi le propriet termiche del suolo (eccetto che per i soli effetti dovuti allisolamento
perimetrale). Nella pratica, i giunti parete/pavimento per pavimenti contro terra non
corrispondono a questa situazione ideale, dando atto alla formazione di ponti termici. Questi
devono essere presi in considerazione nei calcoli delle dispersioni termiche totali di un edicio
utilizzando la trasmittanza termica lineica (). Valori tipici di per pavimenti contro terra sono
riportati IN . Questo prospetto pu essere esteso su base nazionale per includere specici dettagli
costruttivi parete/pavimento, e per un particolare sistema di denizione delle dimensioni, purch
questi valori siano stati ottenuti in accordo con l'appendice A. La trasmittanza termica lineica
associata ai piani interrati piccola e pu essere trascurata.
( ) ( ) 2
b b i e
Q U P z t t = (
1
1 2
'
b
U
U
=
+
( ) ( )
w w i e
Q U P z t t =
1
1
'
w
U
z
U
=
+
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 129
Tabella 58: Valori della trasmittanza lineica per giunto pavimento/parete
6.8 UNI EN ISO 10077/1 - PRESTAZIONE TERMICA DI FINESTRE PORTE E CHIUSURE
Ai ni della presente norma si applicano le denizioni riportate dall'EN 673 e dall'EN ISO
7345. Sono riportate le descrizioni delle caratteristiche geometriche di diversi tipi di vetrate e telai.
La norma si riferisce a una situazione come rappresentata in Figura 61.
Figura 61: Sviluppo dell'area interna ed esterna
Le caratteristiche geometriche sono:
Area della vetrata, area del pannello opaco
Larea della vetrata, A
g
o larea del pannello opaco, A
p
, di una nestra o porta la pi piccola
delle aree visibili, viste da entrambi i lati, vedere la Figura 62.
Qualsiasi sovrapposizione delle guarnizioni ignorata.
Perimetro totale visibile della vetrata
Il perimetro totale della vetrata, l
g
, (o del pannello opaco l
p
) la somma del perimetro
visibile delle lastre di vetro (o dei pannelli opachi) della nestra o della porta.
Se i perimetri su entrambi i lati della lastra o del pannello sono diversi, allora deve essere
utilizzato il maggiore dei due (vedere la Figura 62).
Aree del telaio
Per la denizione delle aree vedere anche la Figura 63.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 130
A
f
,
i
Area interna proiettata del telaio. L'area interna proiettata del telaio larea della
proiezione del telaio interno su un piano parallelo alla vetrata.
A
f
,
e
Area esterna proiettata del telaio. L'area esterna proiettata del telaio larea della
proiezione del telaio esterno su un piano parallelo alla vetrata.
A
f
Area del telaio. Larea del telaio la maggiore tra le due aree proiettate viste da
entrambi i lati.
A
d
,
i
Area interna sviluppata del telaio. L'area interna sviluppata del telaio larea del
telaio a contatto con laria interna(vedere la Figura 61).
A
d
,
e
Area esterna sviluppata del telaio. L'area esterna sviluppata del telaio larea del
telaio a contatto con laria esterna (vedere la Figura 61).
Figura 62: Area e perimetro della vetrata
Figura 63: Schematizzazione delle varie aree
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 131
Area della nestra
Larea della nestra, A
W
, la somma dellarea del telaio A
f
e dellarea della vetrata A
g
(o
larea del pannello Ap).
6.8.1 CALCOLO DELLA TRASMITTANZA TERMICA
Finestre singole
Figura 64: Schematizzazione di una nestra singola
Legenda
1 Telaio sso
2 Telaio mobile
3 Vetrata (singola o multipla)
La trasmittanza termica di una nestra singola U
w
deve essere calcolata utilizzando
l'equazione:
g g f f g g
W
g f
A U A U l
U
A A
+ +
=
+
[93]
dove:
U
g
la trasmittanza termica della vetrata;
U
f
la trasmittanza termica del telaio;
g
la trasmittanza termica lineare dovuta agli effetti termici combinati della vetrata,
del distanziatore e del telaio.
Nel caso di vetrata singola lultimo termine del numeratore nell'equazione [93] deve essere
posto pari a zero (nessun effetto del distanziatore) poich ogni correzione trascurabile.
Quando sono utilizzati dei pannelli opachi al posto di alcune delle vetrate U
W
calcolato
come segue:
g g p p f f g g p p
W
g p f
A U A U A U l l
U
A A A
+ + + +
=
+ +
[94]
dove:
U
p
la trasmittanza termica del/dei pannello/i opaco/opachi;
p
la trasmittanza termica lineare del/dei pannello/i opaco/opachi.
Se il pannello opaco presenta dei ponti termici di bordo a causa di un distanziatore meno
isolante, tale effetto di interruzione deve essere tenuto in considerazione nello stesso modo
utilizzato per le vetrate; altrimenti
p
= 0.
Nota Valori caratteristici della trasmittanza termica lineare sono riportati nellappendice E
della stessa norma.
Il prEN ISO 10077-2 fornisce un metodo di calcolo della trasmittanza termica lineare.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 132
Doppie nestre
Figura 65 :Schematizzazione di una doppia nestra
Legenda
1 Telaio sso
2 Telaio mobile
3 Vetrata (singola o multipla)
4 Interno
5 Esterno, Dimensioni in mm
La trasmittanza termica U
W
di un sistema composto da due distinte nestre deve essere
calcolata con la seguente equazione:
1 2
1
1/ 1/
W
W si s W
U
U R R U
=
+ +
[95]
dove:
U
W1
, U
W2
sono le trasmittanze termiche della nestra interna ed esterna; rispettivamente
calcolate secondo l'equazione [93];
R
si
la resistenza termica superciale interna della nestra esterna quando applicata
da sola;
R
se
la resistenza termica superciale esterna della nestra interna quando applicata
da sola;
R
s
la resistenza termica dell'intercapedine racchiusa tra le vetrate delle due nestre.
I valori caratteristici di R
si
e R
se
sono riportati nell'appendice normativa A e quelli di R
s
nell'appendice informativa C. Se lo spazio maggiore di 3 mm e se non sono state prese misure
per prevenire l'eccessivo ricambio d'aria con l'aria esterna, il metodo non applicabile.
Tabella 59: Resistenze termiche superficiali
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 133
Tabella 60: Resistenza termica R
s
di intercapedini d'aria non ventilate
Finestre accoppiate
Figura 66 : Schematizzazione di nestre accoppiate
Legenda
1 Interno
2 Vetrata (singola o multipla)
3 Esterno
La trasmittanza termica U
w
di un sistema composto da un telaio sso e due distinti telai
mobili deve essere calcolata con l'equazione precedente.
Per determinare la trasmittanza termica Ug della vetrata combinata deve essere utilizzata
l'equazione:
1 2
1
1/ 1/
g
g si s se g
U
U R R R U
=
+ +
[96]
dove:
U
g1
, U
g2
sono le trasmittanze termiche della vetrata esterna ed interna;
R
si
la resistenza termica superciale interna della vetrata esterna quando utilizzata da
sola;
R
se
la resistenza termica superciale esterna della vetrata interna quando utilizzata
da sola;
R
s
la resistenza termica dellintercapedine tra la vetrata interna e quella esterna.
Se lo spazio maggiore di 3 mm e se non sono state prese misure per prevenire l'eccessivo
ricambio d'aria con l'aria esterna, il metodo non applicabile.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 134
Tabella 61: Trasmittanza termica U
g
di vetrate doppie e triple riempite con differenti gas
Vetrate singole
La trasmittanza termica della vetrata singola e straticata, Ug, deve essere calcolata con la
seguente equazione:
1
g
j
se si
j
j
U
d
R R
=
+ +
[97]
dove:
R
se
la resistenza termica superciale esterna;
j
la conduttivit termica del vetro o del materiale dello strato j;
d
j
lo spessore della lastra di vetro o del materiale dello strato j;
R
si
la resistenza termica superciale interna.
Vetrate multiple
La trasmittanza termica di vetrate multiple U
g
pu essere calcolata in conformit con l'EN
673 oppure tramite la seguente equazione:
1
g
j
se sj si
j j
j
U
d
R R R
=
+ + +
[98]
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 135
dove:
R
se
la resistenza termica superciale esterna;
j
la conduttivit termica del vetro o del materiale dello strato j;
d
j
lo spessore della lastra di vetro o del materiale dello strato j;
R
si
la resistenza termica superciale interna;
Rs
,j
la resistenza termica dellintercapedine j.
Tabella 62: Trasmittanza termica U di vetrate doppie e triple riempite con differenti gas
Finestre con chiusure chiuse
Una chiusura sulla parte esterna della nestra introduce una resistenza termica addizionale,
dovuta sia allo strato d'aria racchiusa tra la chiusura e la nestra, sia alla chiusura stessa (vedere la
Figura 67). La trasmittanza termica di una nestra con chiusura chiusa, U
ws
, data da:
1
1
WS
W
U
R
U
=
+A
[99]
dove:
U
W
la trasmittanza termica della nestra;
R la resistenza termica addizionale, dovuta sia allintercapedine daria tra la
chiusura e la nestra, sia alla chiusura chiusa stessa (vedere la Figura 67).
La trasmittanza termica addizionale per cinque categorie di chiusure di differente
permeabilit all'aria data dalle seguenti espressioni:
- chiusure con permeabilit molto elevata:
R = 0,08 mK/W
- chiusure con elevata permeabilit:
R = 0,25 R
sh
+ 0,09 mK/W
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 136
- chiusure con permeabilit media (per esempio chiusure ad ante piene, chiusure a
veneziana di legno con stecche piene sovrapposte, avvolgibili in legno, plastica o metallo
con stecche di connessione):
R = 0,55 R
sh
+ 0,11 mK/W
- chiusure con bassa permeabilit:
R = 0,80 R
sh
+ 0,14 mK/W
- chiusure a tenuta:
R = 0,95 R
sh
+ 0,17 mK/W
dove:
R
sh
la resistenza termica della chiusura stessa.
Figura 67: Finestra con chiusura esterna
Le equazioni di cui sopra sono valide per R
sh
< 0,3 mK/W.
Per tende esterne o interne utilizzare le equazioni precedenti ponendo R
sh
= 0.
L'espressione di R per le chiusure a tenuta quella attualmente ritenuta migliore, ma non
si esclude che in futuro possano essere deniti altri valori.
La trasmittanza termica di una porta U
D
, che ha progettazione simile a una nestra, si
ottiene utilizzando l'equazione:
g g f f g g
D
g f
A U A U l
U
A A
+ +
=
+
[100]
dove:
A
f
, A
g
e l
g
sono deniti in precedenza;
U
g
la trasmittanza termica della vetrata;
U
f
la trasmittanza termica del telaio;
g
la trasmittanza termica lineare dovuta agli effetti termici combinati della vetrata,
del distanziatore e del telaio.
Porte
In caso di vetrata singola l'ultimo termine al numeratore nell'equazione [100] deve essere
posto pari a zero (nessun effetto del distanziatore) perch qualsiasi correzione trascurabile.
Se la porta costituita da telaio, vetrate e pannelli opachi, deve essere utilizzata l'equazione
seguente:
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 137
g g p p f f g g p p
D
g p f
A U A U A U l l
U
A A A
+ + + +
=
+ +
[101]
dove:
A
p
e l
p
sono deniti in precedenza;
U
p
la trasmittanza termica del/dei pannello/i opaco/opachi;
p
la trasmittanza termica lineare per i pannelli opachi.
Figura 68: Schematizzazione di una porta con vetrata
Se il pannello opaco presenta dei ponti termici di bordo a causa di un distanziatore meno
isolante, tale effetto di interruzione deve essere tenuto in considerazione nello stesso modo
utilizzato per le vetrate.
Il prEN ISO 10077-2 fornisce un metodo di calcolo della trasmittanza termica lineare.
La trasmittanza termica delle ante di porte senza un telaio o senza disomogeneit (aventi i
differenti strati unicamente ortogonali alla direzione del usso termico) pu essere misurata in un
apparato di prova con piastra calda e anello di guardia in conformit alla ISO 8302.
Figura 69: Schematizzazione di una porta con pannello opaco
Se la porta non ha progettazione simile a quella di una nestra, allora la trasmittanza termica
delle ante della porta pu essere calcolata in conformit con la EN ISO 6946 assicurandosi che il
rapporto della conduttivit termica tra qualsiasi coppia dei materiali presenti nella porta non
ecceda 1:5 (viti, chiodi ed elementi simili sono esclusi); questo metodo include il calcolo del
massimo errore relativo che dovrebbe risultare minore del 10%.
Se il massimo errore relativo maggiore del 10% o il rapporto delle conduttivit termiche
dei differenti materiali maggiore di 1:5, il calcolo numerico dovrebbe essere eseguito in
conformit con il prEN ISO 10077-2 e/o con la EN ISO 10211-2.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 138
Valori numerici di ingresso
Nella misurazione attraverso la camera calda o nel calcolo numerico in conformit con il
prEN ISO 10077-2 la trasmittanza termica del telaio U
f
deve essere determinata sostituendo la
vetrata con un materiale con una conduttivit termica che non ecceda 0,04 W/(mK).
La trasmittanza termica della vetrata, Ug, deve essere determinata in conformit con l'EN
673, l'EN 674 o l'EN 675. Sia U
f
sia Ug escludono l'interazione termica tra il telaio e la vetrata (o
pannello opaco), che preso in considerazione dalla trasmittanza termica lineare, , i cui valori
sono sia tabellati nella presente norma sia ottenibili tramite i calcoli numerici in conformit con il
prEN ISO 10077-2 o tramite la misurazione in conformit con il prEN 12412-2.
Altri valori da utilizzare nelle formule di base possono essere ricavati dall'EN 12524 o tramite
il prEN 1098, l'EN ISO 6946 e l'ISO 8302.
Se i risultati devono essere utilizzati per il confronto delle prestazioni di nestre diverse, le
fonti dei valori numerici di ogni parametro devono essere le stesse per ogni nestra o porta
inclusa nel confronto.
6.9 UNI EN ISO 10077/2 - PRESTAZIONE TERMICA DI FINESTRE PORTE E CHIUSURE- METODO NUMERICO
PER I TELAI
Questa norma, tuttora in inglese, fornisce i metodi di calcolo per i telai delle finestre. Ad
esempio con riferimento alla Figura 70 si ha il seguente simbolismo:
A contorno adiabatico;
B resistenza superficiale esterna;
C resistenza superficiale interna;
D resistenza superficiale incrementata;
E Vetratura;
F cavit non ventilata;
G cavit leggermente ventilata;
H cavit ben ventilata.
La conducibilit equivalente della cavit data da:
eq
s
d
R
=
con:
d la dimensione della cavit;
R
s
la resistenza termica della cavit data dalla relazione:
1
s
a r
R
h h
=
+
Il coefficiente di convezione termica, h
s
, dato da, nel caso sia b>5 mm:
1
s
c
h
d
=
con c
1
= 0,025 W/(m.K). Per gli altri casi si ha:
1/3
1
2
max ,
s
c
h c T
d
(
= A
(
con c
2
=0,73 W/(mK). La norma prende in considerazione numerosi altri casi per cavit
debolmente ventilate e fortemente ventilate.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 139
Figura 70: Schematizzazione di un telaio
Figura 71: Cavit rettangolare e direzione del flusso
Infissi a taglio termico e a giunto aperto
Sono esaminati anche i casi di infissi a taglio termico e infissi di legno e in ferro.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 140
Figura 72: Infisso in alluminio a taglio termico
Gli infissi "a taglio termico" e a "giunto aperto" sono particolari infissi, generalmente in
alluminio, atti a garantire una migliore tenuta nei confronti delle dispersioni termiche e a risolvere
il problema del ponte termico in corrispondenza dei serramenti.
Infatti la guarnizione esterna utilizzata nei serramenti normali non sufficiente a evitare
infiltrazioni di aria ed acqua all'interno del serramento quando, ad esempio, in presenza di elevata
pressione esterna il profilo dell'anta tende ad inflettersi determinando il distacco della guarnizione
dal controtelaio.
Nel caso di infissi a "giunto aperto" l'acqua eventualmente penetrata all'interno drenata
attraverso fori di scarico grazie ad un fenomeno di equilibrio della pressione interna al profilato
con quella esterna, che rende noto questo tipo di infisso anche con il nome di "giunto a
compensazione di pressione".
I profilati a "taglio termico" si basano sul principio dell'interruzione della continuit del
metallo attraverso l'inserimento di un opportuno materiale a bassa conducibilit termica in
corrispondenza di una camera interna al profilato.
Il sistema pi diffuso consiste nell'iniettare una schiuma poliuretanica all'interno del
profilato estruso e provvedere alla successiva asportazione meccanica di strisce dell'estruso.
Ai fini termici pu avere importanza anche la finitura superficiale dei profilati, infatti lo
scambio di calore per irraggiamento diverso in relazione alle caratteristiche dello strato
superficiale (lucidato, satinato) e del colore (naturale, bronzo).
Considerati i limiti per le trasmittanze delle superfici vetrate e degli infissi
19
che il D.lgs.
192/05 e s.m.i. fissa, si ritiene opportuno prestare molta attenzione a questo tipo di infissi al fine
di avere anche un minor consumo energetico. In particolare pu essere utile sostituire vecchi
infissi molto disperdenti con nuovi infissi molto pi conservativi.
19
Si parler di quest'argomento nei prossimi capitoli.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 141
6.10 NUONE NORME PER LE FACCIATE STRUTTURALI
L'UNI ha di recente pubblicato due norme che riguardano le facciate strutturali e in
particolare le vetrate strutturali sigillate. Si tratta delle norme UNI EN 13022-1:2010 e UNI EN
13022-2:2010, quindi rispettivamente Parte 1 e 2 della norma europea EN 13022 che sono
importanti, assieme alla EN 1279, norma sulle vetrate isolanti, perch definiscono il quadro
normativo per le vetrate strutturali. Il quadro normativo per le detrazioni permette al costruttore
di facciate di poter procedere alla marcatura CE sulle facciate continue secondo l'EN 13830, norma
obbligatoria fin dal dicembre 2005.
L'UNI EN 13022-1:2010 ha per titolo Vetro per edilizia - Vetrate strutturali sigillate - Parte 1:
Prodotti vetrari per sistemi di vetrate strutturali sigillate per vetrate monolitiche supportate e non,
e vetrate multiple. E la versione in lingua inglese della norma europea EN 13022-1:2006+A1
(edizione aprile 2010 e specifica i requisiti per la posa in opera di lastre di vetro supportate e non
in facciate strutturali.
L'UNI EN 13022-2:2010 porta il titolo Vetro per edilizia - Vetrate strutturali sigillate - Parte
2: Regole di posa". E' la versione ufficiale in lingua inglese della norma europea EN 13022-
2:2006+A1 (edizione aprile 2010) che specifica i requisiti per la posa in opera di lastre di vetro
supportate e non in facciate strutturali.
Sempre per le sigillature strutturali l'UNI ha pubblicato la norma UNI EN 15434:2010 Vetro
per edilizia - Norma di prodotto per sigillante strutturale e/o resistente ai raggi UV (per impiego in
vetrate strutturali sigillate e/o in vetrate isolanti con sigillante esposto). La nuova norma, che
costituisce la versione del 2006, tratta della valutazione di conformit e del controllo di
produzione in fabbrica di sigillature quando il bordo sigillato della vetrata esposto ai raggi UV.
E la versione ufficiale in lingua inglese della norma europea EN 15434:2006+A1 (edizione
marzo 2010).
La trasmittanza termica per le facciate continue trasparenti si calcola con riferimento alla
norma UNI EN 13947.
6.11 UNI EN 673
20
- DETERMINAZIONE DELLA TRASMITTANZA TERMICA PER I VETRI
La norma riguarda il vetro non trattato (compreso il vetro con superci impresse, per
esempio il vetro stampato), il vetro con depositi superciali e materiali non trasparenti
all'infrarosso estremo, come nel caso dei prodotti di vetro di silicato sodo-calcico (chiamati nel
seguito vetro sodo-calcico), vetro borosilicato e vetroceramica. Essa riguarda inoltre vetrate
multiple comprendenti tali vetri e/o materiali. Non riguarda invece vetrate multiple che
comprendono nelle intercapedini lastre o lm trasparenti all'infrarosso estremo. La procedura
specicata nella presente norma europea determina il valore U (trasmittanza termica) dell'area
centrale della vetrata. Gli effetti bordo dovuti al ponte termico attraverso l'intercapedine di una
vetrata isolante sigillata, o attraverso il telaio della nestra, non sono considerati. Inoltre non
viene preso in considerazione il trasferimento di energia dovuto all'irraggiamento solare.
6.11.1 FORMULE BASE
Il metodo di cui alla presente norma basato su un calcolo conforme ai seguenti principi.
Valore U
Il valore di U dato da:
20
Per la comprensione di questa norma si invita il lettore a leggere il capitolo sull'irraggiamento termico.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 142
1 1 1 1
e t i
U h h h
= + + [102]
dove:
h
e
e h
i
sono i coefficienti di scambio termico interno ed esterno;
h
t
la conduttanza termica totale della vetrata.
1 1
j j
j j
T s
d r
h h
= +
dove:
h
s
la conduttanza termica di ciascuna intercapedine;
N il numero delle intercapedini;
d
j
lo spessore di ogni strato di materiale;
r
j
la resistivit termica di ogni materiale (resistivit termica del vetro sodo-calcico =
1,0 m K/W);
M il numero di strati di materiale.
s r g
h h h = +
dove:
h
r
la conduttanza radiativa;
h
g
la conduttanza del gas.
Per vetrate con pi di un'intercapedine, il valore U deve essere ricavato mediante iterazione.
Conduttanza radiativa
La conduttanza radiativa data da:
1
3
1 2
1 1
4 1
r m
h T o
c c
| |
= +
|
\ .
[103]
dove:
la costante di Stefan-Boltzmann;
T
m
la temperatura media assoluta dell'intercapedine;
1
e
2
sono il fattore di emissione corretto a T
m
.
Conduttanza del gas hg
La conduttanza nel gas data da:
g
h Nu
s
= [104]
dove:
s lo spessore dell'intercapedine;
la conduttivit termica del gas;
Nu il numero di Nusselt.
( ) Pr
n
Nu A Gr = [105]
dove:
A una costante;
Gr il numero di Grashoff;
Pr il numero di Prandtl;
n un esponente.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 143
3 2
2
9,81
m
s T
Gr
T
A
= [106]
Pr
p
c
= [107]
dove:
T la differenza di temperatura tra le superci che delimitano l'intercapedine;
la massa volumica;
la viscosit dinamica;
c
p
la capacit termica specica;
T
m
la temperatura media.
Il numero di Nusselt viene calcolato con lequazione [105].
Se Nu < 1, allora il valore unitario viene usato al posto di Nu nell'equazione [104].
Vetrate verticali
Per vetrate verticali:
A 0,035
n 0,38
Vetrate orizzontali e angolate
Nel caso di vetrate orizzontali o angolate e con ussi di calore ascendenti, la trasmissione di
calore per convezione aumenta.
Questo effetto deve essere preso in considerazione, inserendo i seguenti valori di A ed n
nellequazione [105].
Intercapedini orizzontali A = 0,16, n = 0,28
Intercapedini a 45 A = 0,10, n = 0,31
Per inclinazioni intermedie, uninterpolazione lineare soddisfacente.
Quando la direzione del usso di calore discendente, la convezione deve essere
considerata soppressa nei casi pratici e Nu =1 viene sostituito nellequazione [104].
6.11.2 PROPRIET DI BASE DEL MATERIALE
Emissivit
Le emissivit corrette delle superci che delimitano le intercapedini sono necessarie per
calcolare la conduttanza radiativa h
r
nellequazione [103].
L'emissivit corretta da utilizzare per superci di vetro sodo-calcico senza depositi
superciali o per superci di vetro sodo-calcico con depositi superciali che non abbiano effetto
sull'emissivit, 0,837. Lo stesso valore pu essere utilizzato con ragionevole affidabilit per il
vetro borosilicato e il vetro ceramica senza depositi superciali.
Per superci con altri tipi di depositi superciali, l'emissivit normale n deve essere
determinata per mezzo di uno spettrometro infrarosso e l'emissivit corretta determinata a
partire dall'emissivit normale.
Teoricamente si dovrebbero usare due differenti denizioni di emissivit per descrivere gli
scambi radiativi tra:
a) superci di vetro opposte una all'altra in una vetrata;
b) una superce di vetro e la stanza da essa delimitata.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 144
In ogni caso, in pratica, le differenze numeriche riscontrate si sono dimostrate
assolutamente trascurabili. Per questo motivo, l'emissivit corretta descrive entrambi i tipi di
scambio di calore con unapprossimazione sufficiente.
Propriet del gas
Sono richieste le propriet del gas contenuto nell'intercapedine.
Tabella 63: Propriet dei gas
Esse sono:
conduttivit termica
massa volumica
viscosit dinamica
capacit termica specica c
I valori relativi vengono sostituiti nelle equazioni sopra riportate per ottenere i numeri di
Grashoff e di Prandtl, mentre il numero di Nusselt viene determinato per mezzo
dellequazione [105] di cui sopra.
Se il numero di Nusselt maggiore di 1, questo indica che si verica convezione,
maggiorando l'intensit del usso di calore.
Se il valore del numero di Nusselt calcolato minore di 1, questo indica che il usso di calore
nel gas causato solo dalla conducibilit termica di quest'ultimo e al numero di Nusselt viene
assegnato il valore limitato di 1.
La sostituzione nellequazione [104] fornisce la conduttanza termica del gas h
g
.
Valori delle propriet dei gas, per una serie di gas impiegati nelle vetrate isolanti, sono forniti
nella Tabella 63. Per tutte le miscele di gas usate in pratica, le propriet si calcolano con sufficiente
approssimazione in base alla frazione in volume di ciascun gas, F1, F2 ....:
Gas 1: F1; Gas 2: F2 etc.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 145
Cos
P = P1 F1 + P2 F2
dove:
P rappresenta la propriet in esame: conduttivit termica, massa volumica, viscosit o
capacit termica specica.
Assorbimento infrarosso del gas
Alcuni gas assorbono le radiazioni infrarosse nell'intervallo spettrale da 5 m a 50 m. Nei
casi in cui il gas in esame utilizzato in combinazione con un deposito superciale con
un'emissivit corretta minore di 0,2, questo effetto ignorato a causa della bassa intensit del
usso di calore per irraggiamento nel lontano infrarosso.
Negli altri casi, il valore U deve essere misurato in conformit con l'EN 674, EN 675 o prEN
1098, se si desidera prendere in considerazione un possibile miglioramento.
6.11.3 COEFFICIENTI DI SCAMBIO TERMICO INTERNO ED ESTERNO
Coefficiente di scambio termico esterno h
e
Il coefficiente di scambio termico esterno h
e
, una funzione della velocit delle correnti
d'aria nelle vicinanze della vetrata, della sua emissivit e di altri fattori climatici.
Per comuni superci di vetro verticali, il valore di h
e
normalizzato a 23 W/(m K), allo scopo
di confrontare i valori U delle vetrate. (Il reciproco di 1/h
e
espresso con due cifre decimali, 0,04
m K/W).
Questo procedimento non prende in considerazione il miglioramento del valore U dovuto
alla presenza di depositi superciali rivolti verso l'esterno con un'emissivit minore di 0,837.
Coefficiente di scambio termico interno h
i
Il coefficiente di scambio termico interno h
i
dato dalla formula seguente:
i r c
h h h = +
dove:
h
r
la conduttanza radiativa;
h
c
la conduttanza convettiva.
La conduttanza radiativa per superci di vetro sodo-calcico senza depositi superciali
uguale a 4,4 W/(m K). Se la superce interna della vetrata ha un'emissivit minore, la conduttanza
radiativa data da:
4, 4
0,837
r
h
c
=
dove:
l'emissivit corretta della superce con deposito superciale;
0,837 l'emissivit corretta del vetro sodo-calcico senza depositi superciali data dal
prodotto dell'emissivit normale per il rapporto indicato nella seguente Tabella 64.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 146
Tabella 64: Fattori per emissivit corretta
Valori di progetto
Applicando il valore U di vetrate nel progetto di un edicio, l'utilizzo del valore dichiarato
pu non sempre risultare sufficientemente accurato. In circostanze particolari si deve determinare
il valore di progetto in base alla presente norma. I valori U di progetto, che tengono conto della
posizione della vetrata e delle condizioni ambientali, devono essere determinati utilizzando come
condizioni al contorno i valori corretti di h
s
, h
e
, e h
i
, che devono essere dichiarati.
L'applicazione di un valore dichiarato di un elemento costruttivo esterno per il calcolo della
dispersione termica, non corrisponde rigorosamente alla temperatura secca risultante in ambienti
interni riscaldati. Nella maggior parte dei casi pratici, detto valore si dimostra adeguato, ma per
elementi vetrati con superci relativamente ampie e, particolarmente, con superce interna a
bassa emissivit, si pu incorrere in errori.
6.12 CALCOLO DELLA TRAMITTANZA DELLE VETRATE ISOLANTI
Possiamo fare un confronto delle trasmittanza per varie tipologie di pareti vetrate isolanti
con gas interposto. Nel seguito viene proposto il calcolo della trasmittanza al variare dello
spessore dellintercapedine e per i seguenti tipi di gas interposto:
Aria;
Argon;
SF
6
;
Kripton.
Si abbiano i seguenti dati:
c
2
= 0,9, o= 5.67 x 10
-8
W/(mK
4
), T
m
=283 K, h
i
= 8 W/mK),
v
= 1 W/(mK),
c
3
=0.2, AT=10 C, g=9.81 m/s, h
e
=20 W/(mK).
Si hanno I seguenti passaggi:
2 3
0.38
2
3
2 3
Pr ; ; Pr; 0.035
4 1 1
; ; ;
1 1 1 0.006 1
1 2
p
m
m
c r g
c r g
i v e
c
s T
Gr Ra Gr Nu Ra
T
T
Nh R K
s
R
s h h
o
o o
o o
c c
A
= = = =
= = = =
+ + + + + +
Si hanno i seguenti risultati in forma grafica.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 147
Figura 73: Trasmittanza termica dei vetrate isolanti
6.13 UNI EN 410- DETERMINAZIONE DELLE CARATTERISTICHE LUMINOSE E SOLARI DELLE VETRATE
Si tratta di una norma molto specifica per la determinazione delle caratteristiche luminose
(fattore di trasmissione luminosa, fattore di riflessione luminosa, fattore solare, fattore di
trasmissione UV, resa del colore, ...). E' fatto ampio uso delle notazioni viste per l'irraggiamento
termico per la definizione di ciscun fattore. Ad essa si rinvia per una trattazione completa.
Fra i fattori qui presentati assume particolare importanza, anche alla luce di quanto previsto
dal DPR 59/09 sulle finestre con filtri solari, il fattore solare. Il fattore di trasmissione dellenergia
solare totale g calcolato come la somma del fattore di trasmissione solare diretta e e del fattore
di scambio termico secondario della vetrata verso l'interno q
i
, quest'ultimo risultante dalla
trasmissione di calore per convezione e per irraggiamento nel lontano IR della frazione della
radiazione solare incidente che stata assorbita dalla vetrata:
e i
g q t = + [108]
Ripartizione del flusso solare incidente
Il usso solare radiante incidente
e
diviso nelle seguenti tre parti (vedere la Figura 74):
a) la parte trasmessa,
e
e
;
b) la parte riessa,
e
e
;
c) la parte assorbita,
e
e
.
dove:
e
il fattore di trasmissione solare diretta (definito dalla norma);
e
il fattore di riessione solare diretta (definito dalla norma);
e
il fattore di assorbimento solare diretto (definito dalla norma).
La relazione fra le tre caratteristiche :
1
e e e
t o + + = [109]
La parte assorbita
e
e
poi separata in due parti q
i
e
e q
e
e
che esprimono
rispettivamente lenergia trasferita all'interno e all'esterno:
e i e
q q o = + [110]
dove:
q
i
il fattore di scambio termico secondario della vetrata verso l'interno;
q
e
il fattore di scambio termico secondario della vetrata verso l'esterno.
Nelle figure seguenti si ha l'andamento dei vari fattori per alcuni tipi di vetro di uso comune.
0 0.05 0.1 0.15
1
2
3
K s ( )
1
K s ( )
2
K s ( )
3
K s ( )
4
s
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 148
Figura 74: Ripartizione del flusso solare incidente
Nelle figure seguenti, oltre alla trasmittanza spettrale compaiono altre curve, le riflettanze
spettrali (
') delle due facce del vetro, necessarie per determinare con il calcolo, condotto in
base alla norma EN 410, la trasmissione e, come vedremo, il fattore solare, di vetri composti
(doppi vetri e tripli vetri).
Figura 75: Vetro tipo Float chiaro da 6 mm
Figura 76: Vetro basso emissivo magnetronico da 4 mm
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 149
Figura 77: Vetro basso emissivo pirolitico da 6 mm
Figura 78: Vetro a controllo solare da 6 mm
Per le diverse composizioni vetrarie bisogna dunque disporre dei dati spettrali dei vetri
componenti. Essi sono:
Per un vetro chiaro
Trasmittanza spettrale (
)
Riflettanza spettrale (
)
Per un vetro basso emissivo
Trasmittanza spettrale (
)
Riflettanza spettrale (
) lato trattato
Riflettanza spettrale (
dove
1
e
2
sono le trasmittanze spettrali dei due vetri componenti, e
1b
e
2
le riflettanze
spettrali sul lato opposto a quello incidente del vetro esterno e della parte incidente del vetro
interno. Il fattore solare il rapporto tra lenergia termica proveniente dal sole ed entrante
nellambiente, e lenergia che arriva sulla superficie esterna della lastra.
Per il calcolo del fattore solare si considerano le lunghezze d'onda comprese tra i 0,3 ed i 2,5
m, quindi, oltre alle radiazioni visibili, una parte dell'ultravioletto (< 0,380m) ed una parte di
infrarosso (> 0,780m). La Figura 79 mostra come si ripartisce il flusso radiante incidente
e
:
Una parte riflessa:
e e
c u :
e
coefficiente o fattore di riflessione;
una parte direttamente trasmessa:
e e
t u
e
fattore di trasmissione;
una parte assorbita:
e e
o u
e
fattore di assorbimento.
Questa parte di energia assorbita poi riemessa verso l'interno e verso l'esterno
e e
q u la parte riemessa all'esterno
q
e
il fattore di scambio termico secondario verso l'esterno
i i
q u la parte riemessa all'interno
q
i
il fattore di scambio termico secondario verso l'interno.
Valgono le relazioni di figura per i vari coefficienti.
Figura 79: Distribuzione del flusso radiante incidente
Per la definizione del fattore solare vale la [108].
Calcolo di e
Il procedimento di calcolo , per quanto riguarda te simile a quello della trasmissione
luminosa. La sorgente luminosa in questo caso la radiazione solare globalizzata.
Calcolo di qi
Il fattore di trasmissione secondaria verso l'interno che, sommato alla trasmissione solare
diretta, fornisce il fattore solare, si calcola con la relazione:
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 151
i
i e
i e
h
q
h h
o =
+
[111]
dove:
h
i
ed h
e
sono i coefficienti di scambio termico verso l'interno e verso l'esterno, che
dipendono dalle condizioni al contorno della vetrata;
a
e
il coefficiente di assorbimento solare.
Assumendo condizioni convenzionali (vetrata verticale; vento: velocit=4 m/s; convezione
naturale all'interno) si ha:
23
e
W
h
m K
=
3, 6 4, 4
0,837
i
W
h
m K
c
= +
con
c emissivit corretta della superficie interna;
Sono disponibili fogli di calcolo e programmi specifici (ad esempio WINDOW dei LBNL) per il
calcolo delle grandezze caratteristici delle vetrate. Si ha anche un data base internazionale (IGD
International Glazing Database). Il DPR 59/09 all'art. 19 cos recita: "Qualora se ne dimostri la non
convenienza in termini tecnico-economici, detti sistemi
21
possono essere omessi in presenza di
superfici vetrate con fattore solare (UNI EN 410) minore o uguale a 0,5"
6.14 ESEMPI APPLICATIVI
Seguono alcuni esercizi applicativi di quanti visto nel presente capitolo. Si osserva che il
calcolo delle trasmittanze dei componenti di involucro edilizio sono effettuati quasi sempre
mediante programmi elettronici che, oltre a seguire pedissequamente la normativa sopra indicata,
dispongono di un opportuno data base dei materiali pi utilizzati.
Si osservi che conveniente utilizzare vetri a basso fattore solare quando si in fase di
costruzione di un nuovo edificio. Per edifici esistenti occorre valutare la possibilit di cambiare i
vetri con nuovi tipi a norma o aggiungere ai vetri esistenti una pellicola (interna o esterna, vedi
Figura 80) che funge da filtro per la radiazione solare.
Figura 80: Finestre con filtri solari applicati all'esterno delle vetrate
21
Si riferisce ai sistemi schermanti esterni.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 152
In Tabella 65 si ha un esempio delle caratteristiche di questo tipo di film.
Tabella 65: Caratteristi di un film protettivo a base di poliestere tereftalato
Osservazioni sui filtri solari
L'utilizzo dei film solari alle vetrate esistenti una buona tecnica anche per ridurre il carico
termico (invernale ed estivo) di edifici esistenti. I film per applicazione interna consentono di
ridurre le radiazioni solari fino al 70% mentre i film per applicazioni esterne arrivano fino al 50% o
poco pi. I film per esterno hanno una vita media di 4-6 anni mentre i film per interno possono
arrivare a 20 anni.
Una valutazione tecnico economica pu far luce sull'opportunit di ridurre i fabbisogni
energetici (e conseguentemente migliorare l'indice di performance nell'attestato di certificazione
energetica) di un edificio con questa tecnologia.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 153
7. TERMOFISICA DEGLI EDIFICI
Un argomento fra i pi importanti del corso di Impianti Termotecnici la climatizzazione
degli edifici
22
, cio linserimento di impianti (attivi, in contrapposizione alledilizia passiva) capaci
di mantenere allinterno condizioni ambientali di benessere per gli occupanti.
Per potere correttamente dimensionare gli impianti occorre prima conoscere il
comportamento termico degli edifici, ossia come variano le condizioni interne di temperatura e
umidit (la velocit dellaria di solito controllata dagli stessi impianti di distribuzione) al variare
delle condizioni climatologiche esterne.
Queste dipendono dal sito e cio dalla latitudine, dallorografia, dalla presenza di masse
dacqua come il mare o i laghi o anche i fiumi, dalla presenza di masse edificate (isola di calore),.
In generale si pu dire che le condizioni climatiche esterne non sono mai stabili durante il
giorno ma continuamente variabili anche e soprattutto per la periodicit dellalternarsi del d e
della notte e quindi per la presenza della radiazione solare nel periodo diurno dallalba al
tramonto.
Lo studio del comportamento termico degli edifici (oggetto della Termofisica delledificio)
parte proprio da queste considerazioni e pertanto valuta le condizioni transitorie determinate in
risposta alle variazioni climatologiche esterne.
Si accenner brevemente nel prosieguo alle condizioni transitorie degli edifici, anche a scopo
euristico, e si passer poi allo studio dellimpiantistica distinguendo, com prassi ormai, il
comportamento estivo da quello invernale.
Si fa osservare agli allievi ingegneri meccanici che largomento, pur con riferimenti agli edifici
e quindi apparentemente di interesse per gli ingegneri edili e/o per gli architetti, di
fondamentale interesse per tutti gli ingegneri poich con il termine edificio intendiamo riferirci sia
a quelli ad uso civile (abitazioni, uffici, scuole, ) che industriali. Questi ultimi sono oggi divenuti
edifici complessi poich rivolti spesso a lavorazioni ad alto impatto tecnologico. Si pensi, ad
esempio, agli edifici per la costruzione di componenti elettronici nei quali troviamo le camere
bianche con il minimo inquinamento microbiologico ed ambientale.
Oggi gli edifici industriali sono del tutto equivalenti agli edifici intelligenti di applicazione
civile (ad esempio gli alberghi, gli ospedali, i grattacieli, ) avendosi nel loro interno un alto
contenuto tecnologico (fabbriche automatizzate e robotizzate, camere bianche, controllo di fumi,
.). Pertanto lAllievo immagini di associare alla parola edificio un generico contenitore
caratterizzato da un inviluppo esterno di tipo murario e/o metallico allinterno del quale si
desiderano installare impianti termotecnici di varia natura (di ventilazione, riscaldamento,
condizionamento, .)
Non si pu pensare di progettare un impianto di climatizzazione senza prima conoscere la
problematica dellinterazione edificio-impianto.
22
Sarebbe pi opportuno, come pi volte indicato, parlare di climatizzazione in generale non solamente riferita agli
edifici. Si pensi alla climatizzazione degli aerei, delle capsule spaziali, delle stazioni orbitanti, delle capsule sottomarine,
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 154
7.1 COMPORTAMENTO IN REGIME STAZIONARIO DEGLI EDIFICI
Molto spesso ci si riferisce ad un comportamento termico degli edifici molto semplificato e
facile da studiare, supponiamo cio che ledificio sia in regime stazionario. Si tratta di unipotesi
molto semplificativa, come meglio si chiarir nel prosieguo, ma che tuttavia risulta molto utile e
indispensabile nelle normali applicazioni impiantistiche.
Va subito detto che le condizioni di stazionariet sono rare e limitate a pochi casi pratici,
nella realt levoluzione termica degli edifici sempre non stazionaria e ci comporta notevoli
difficolt di calcolo.
Per edifici termostatizzati
23
la temperatura interna viene artificialmente mantenuta al valore
desiderato, ad esempio 20 C in inverno e 26 C in estate, secondo quanto gi visto per le
condizioni di comfort termico. Le condizioni esterne, per, non sono mai costanti poich sia la
temperatura esterna (e lumidit relativa nel caso di climatizzazione completa) che lintensit di
radiazione solare variano continuamente durante la giornata.
Pertanto immaginare che i carichi termici (disperdimenti o rientrate termiche, a seconda
della stagione) siano costanti una pura illusione. Vedremo, tuttavia, come spesso, anche secondo
indicazioni di decreti e leggi varie, spesso ci si riferisca allipotesi che i carichi termici si
mantengano costanti e che ledificio sia in condizioni stazionarie. Vedremo pi avanti come
affidarsi pedissequamente allipotesi di regime stazionario possa portare ad errori notevoli nella
valutazione della reale evoluzione termica degli edifici con conseguenze gravi per i progettisti.
Ad esempio, il carico termico invernale indicato dalla L. 10/91 come carico di picco un
carico fittizio che dovrebbe fornire il carico termico massimo nelle peggiori condizioni. E quali
possono essere le peggiori condizioni? Lassenza di contributi gratuiti (cio di energia solare e di
sorgenti interne) e la stazionariet della temperatura esterna al valore minimo di progetto.
In definitiva nel calcolo del carico di picco non si tiene conto della radiazione solare (si
suppone che nelle brutte giornate invernali ci sia cielo coperto e quindi assenza di radiazioni solari
dirette) degli apporti gratuiti interni (lampade, sorgenti interne, persone,.) e che allesterno la
temperatura sia poco variabile (anche per lassenza della radiazione solare) e pari al valore
minimo di progetto. Tutte queste ipotesi sono certamente irrealistiche poich abbiamo sempre la
radiazione solare diffusa, una variazione (seppur minima) della temperatura esterna e la presenza
di sorgenti interne (affollamento, lampade, ).
Trascurare gli apporti gratuiti significa per porsi nelle condizioni peggiori ed ecco perch
questo calcolo fittizio viene definito come carico di picco.
Unosservazione importante va fatta sulle modalit di calcolo dei carichi termici in regime
stazionario.
Si ricorda, infatti, dalla Trasmissione del Calore che il flusso termico trasmesso fra due fluidi
separati da una parete composita in regime stazionario data dalla nota relazione:
Q U S T = A [112]
ove U la trasmittanza termica definita dalla relazione:
1
1 1
i
i i e
U
s
h h
=
+ +
23
Cio in edifici nei quali un impianto contribuisce a mantenere la temperatura interna degli ambiente costante mediante
opportuni scambi di calore con i terminali (ad esempio radiatori o fan coil).
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 155
con h
i
ed h
e
coefficienti di convezione interna ed esterna e con
i
i
s
resistenza termica
degli strati di materiale compresi fra i due fluidi.
Questa relazione ([112]) fondamentale per la limpiantistica termotecnica vale, si ricordi,
solo in regime stazionario. In regimi tempo variabili occorre tenere conto degli accumuli termici
nei vari strati (vedi nel prosieguo) e il flusso termico trasmesso fra i due fluidi sarebbe ben pi
complesso da calcolare.
Tuttavia la comodit di utilizzare la [112] importante ai fini delleconomia dei calcoli da
effettuare per il calcolo dei carichi termici tanto che molto spesso si preferisce commettere errori
(sia pur sotto controllo) che utilizzare equazioni differenziali complesse e codici di calcolo
altrettanto complessi ed ostici. E questo uno dei motivi pratici per cui si ipotizza il regime
stazionario.
Nei prossimi paragrafi si analizzeranno i transitori termici in regime non stazionario e si potr
immediatamente osservare come i calcoli da effettuare per analizzarli siano effettivamente lunghi,
complessi e, in molte occasioni, privi di informazioni se non opportunamente interpretati da
professionisti esperti e preparati.
Per decenni le nostre leggi hanno sempre fatto riferimento a calcoli fittizi in regime
stazionario ma con lintroduzione del D.Lgs 192/05 qualcosa sta cambiando. Per la prima volta,
infatti, si parla di surriscaldamento estivo e di valutazione della sua entit con opportuni codici di
calcolo. Pertanto, alla luce di quanto si vedr nella presentazione del D.Lgs 192/05 e del DPR
59/09, opportuno che lAllievo legga (e studi) con attenzione i prossimi paragrafi che
approfondiscono lanalisi delle condizioni in transitorio termico degli edifici. Naturalmente
lingegnere (o pi in generale limpiantista meccanico) non un farmacista e pertanto le precisioni
a sei cifre decimali non interessano. Sono, per, importanti le conclusioni che si possono e si
debbono dedurre dallanalisi in transitorio termico degli edifici, anche per evitare grossolani errori
nel dimensionamento impiantistico. Ad esempio, un edificio molto vetrato (una vera mania dei
progettisti moderni) non va solo riscaldato in previsione delle ipotesi di grande freddo (cio con
riferimento al solo carico di picco) ma anche raffrescato per evitare il surriscaldamento delle zone
esposte ad est e ad ovest.
In pratica pu facilmente accedere che un edificio molto vetrato debba
contemporaneamente essere riscaldato e raffrescato anche a gennaio. In questi casi occorre
prevedere una tipologia di impianto certamente pi complessa del solito, ad esempio con aria
primaria e fan coil a quattro tubi (vedasi nel proseguo).
Molto si dir del carico in condizioni stazionario sugli impianti di riscaldamento e ad esso si
rimanda lapprofondimento di questo studio.
7.2 TRANSITORIO TERMICO DEGLI EDIFICI
In questo capitolo si far un breve cenno sul transitorio termico cercando di evidenziare i
parametri pi significativi del comportamento termico degli edifici. Lapplicazione della L. 10/91 e
successivi aggiornamenti (che sar descritta in dettaglio nei prossimi capitoli) ormai routine
progettuale mentre lo studio pi approfondito dellevoluzione temporale delle condizioni
microclimatiche di un edificio richiede nozioni pi avanzate e conoscenza di modellistica raffinate,
essendo ledificio un sistema certamente complesso.
Il Progettista che intende controllare le conseguenze di una scelta progettuale dal punto di
vista energetico dispone oggi di innumerevoli strumenti, dai pi sofisticati che richiedono l'uso di
grandi computer, capaci anche di un grande rigore e dettaglio, ai pi semplici che consentono
previsioni veloci e pi approssimate.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 156
Da qui il primo problema che si deve affrontare. Ciascuno di tali strumenti, infatti, sebbene
versatile, risente comunque della impostazione originaria nel senso che, in genere, stato
sviluppato per valutare le prestazioni di specifiche tipologie edilizie o di particolari soluzioni
progettuali; si tratta allora di individuare quale tra gli strumenti disponibili il pi adatto e a che
livello di dettaglio opportuno giungere nella raccolta delle informazioni sulla "performance" del
sistema.
Esiste tuttavia un secondo problema e forse pi oneroso del primo in quanto presenta
spesso aspetti paradossali: riguarda la fase della progettazione nella quale eseguire il controllo.
Accade infatti che il controllo risulta tanto pi efficace quanto pi ci si sposta verso la fase iniziale
del progetto, quando cio le decisioni non sono state consolidate e molte possibilit sono ancora
aperte. La progettazione bioclimatica postula, ad esempio, uno spostamento dei controlli dalle fasi
finali del progetto alle fasi intermedie, nelle quali ancora possibile modificare e correggere
l'impostazione edilizia: orientazione, volume, involucro, finestratura etc.
In ogni caso, una volta assegnati alcuni parametri (che spesso sono vincolanti quali l'area
climatica, la posizione rispetto al sole, la destinazione dell'edificio), ci che qualifica la prestazione
termica dell'edificio in massima parte il comportamento dell'involucro murario.
Questo rappresenta l'elemento di separazione e di interazione tra il macroclima esterno e il
microclima interno e come tale va progettato in modo che la sua risposta sia congruente con i
requisiti di benessere termico e richieda il minimo ricorso possibile a sistemi ausiliari di
climatizzazione (Energy Conscious Design).
7.3 PROPAGAZIONE DEL CALORE IN REGIME PERIODICO STABILIZZATO
Un caso molto importante per le applicazioni pratiche (sia in campo industriale che civile) si
ha quando si applica una forzante (cio una temperatura) variabile in modo periodico ad uno
strato piano seminfinito. E questo il caso, ad esempio, della variazione della temperatura
ambientale esterna negli edifici, della variazione periodica di temperatura allinterno di un cilindro
di un motore a combustione interna.
Per studiare questo caso supporremo inizialmente che la variazione di temperatura sia di
tipo sinusoidale e quindi ci si riferisca alla pi semplice variazione periodica. Limportanza di
questo caso si deduce immediatamente se si pensa che una qualunque forzante periodica pu
essere scomposta in una serie di Fourier in termini di seni e/o coseni e quindi in termini di funzioni
periodiche elementari e pertanto la soluzione generale data dalla somma (se rimangono valide le
ipotesi di linearit del problema) delle soluzioni parziali.
Con riferimento alla Figura 81 si supponga di applicare alla superficie esterna dello strato
seminfinito una variazione di temperatura periodica sinusoidale della forma:
0
(0, ) sin
m
T T T t et = +A
con:
e=2tf pulsazione ed f la frequenza;
T
m
la temperatura media, [C];
AT
0
la variazione di temperatura massima ; [C]
Per comodit di calcolo poniamo
m
T T u = e pertanto la precedente si pu scrivere:
( )
0
0, sin T u t et = A
Risulta comodo definire la nuova variabile u= T - T
m
per cui la forzante pu essere scritta
nella forma:
( )
0
0, sin T u t et = A
Lequazione della conduzione diviene, in regime variabile monodimensionale:
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 157
2
2
1
x a
u u
t
c c
=
c c
Se ora definiamo la temperatura coniugata:
( )
0
0, cos T u t et = A
possiamo riferirci allequazione della conduzione per la soluzione coniugata:
2
2
1
x a
u u
t
c c
=
c c
Deviamo ora la temperatura complessa data dalla combinazione lineare:
( ) ( ) ( ) , , ,
c
x x j x u t u t u t = +
soluzione dellequazione complessa:
Figura 81: Variazione periodica di temperatura in uno strato seminfinito
2
2
1
c c
x a
u u
t
c c
=
c c
con la condizione al contorno:
( ) 0,
j
c o
T e
et
u t = A
In forma euleriana la temperatura complessa si scrive nella forma:
( ) ( ) ,
j
c
x X x e
et
u t =
Sostituendo questa espressione nellequazione differenziale complessa e tenendo conto
della propriet dellesponenziale si ottiene:
( )
2
2
0
d X
j X x
dx a
e
=
con lovvia condizione al contorno:
( )
0
0 X T = A
Poich al tendere ad infinito del tempo la temperatura reale e quella complessa debbono
sempre essere finite allora si deve avere ( ) X = .
La precedente equazione differenziale notevolmente pi semplice di quella originaria
perch una equazione differenziale ordinaria nella sola X(x) le cui soluzioni dellequazione
caratteristica sono date, per il teorema di De Moivre sulle potenze dei numeri complessi, da:
( ) 1
f
j j
a a
e t
= +
Pertanto lintegrale generale dellequazione differenziale diviene:
( )
( ) ( ) 1 1
1 2
f f
j x j x
a a
X x Ae A e
t t
+ +
= +
T
t
DT
x
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 158
La condizione della non divergenza della temperatura porta ad avere A
2
=0 e quindi la
soluzione finale diviene:
( )
( ) 1
1
f
j x
a
X x Ae
t
+
=
La soluzione complessa completa diviene quindi:
( )
( )
1
,
f
j x f
j x
a
a
c
x Ae e
t
et t
u t
(
(
=
Ritornando alla forma trigonometrica si ha:
( )
1
, cos sin
f
x
a
c
f f
x Ae x j x
a a
t
t t
u t et et
( | | | |
= +
( | |
| |
(
\ . \ .
Se vogliamo la soluzione alla forzante reale (coefficiente dellimmaginaria nella forma
complessa) allora dobbiamo interessarci al coefficiente dellimmaginario anche della soluzione e
pertanto si ha:
( )
1
, sin
f
x
a
f
x Ae x
a
t
t
u t et
| |
=
|
|
\ .
che, per la condizione limite ad ascissa x =0, fornisce:
( )
0
, sin
f
x
a
f
x T e x
a
t
t
u t et
| |
= A
|
|
\ .
Si osservi che si ha anche
2
f
a a
t e
= e quindi la soluzione cercata si pu anche scrivere
nella forma seguente:
( )
2
0
, sin
2
x
a
x T e x
a
e
e
u t et
| |
= A
|
|
\ .
Landamento della funzione ( , ) x u t riportato nella Figura 82.
La precedente ci dice che la variazione della temperatura ad una distanza x dalla superficie
ha sempre lo stesso periodo della variazione di temperatura imposta alla superficie ma di
ampiezza decrescente esponenzialmente con la distanza, essendo tale ampiezza data dalla:
2
0
x
a
x
T T e
e
A = A
Lo sfasamento dellonda di temperatura cambia con x secondo la relazione:
2
2
x
a
t
e
A =
Londa termica viaggia ad una velocit che possibile calcolare imponendo che sia:
0
0
2a
e
et =
dalla quale si ricava:
0
2 v a
e
t
= =
Pertanto la velocit di propagazione dellonda termica nello strato dipende sia dalla
frequenza (tramite e) che dalla diffusivit termica del mezzo stesso (a).
Il flusso termico specifico che attraversa la superficie esterna vale:
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 159
0 x
q
x
u
=
c | |
=
|
c
\ .
E tenendo conto della soluzione sopra trovata si ottiene:
0
( ) sin
4
q T
a
e t
t et
| |
= A +
|
\ .
Pertanto anche il flusso termico periodico ed sfasato di t/4 rispetto alla temperatura.
Se integriamo la precedente su un semiperiodo nel quale il flusso termico positivo (da t=-
t/4e a t=3t/3e) si ottiene lenergia immagazzinata dal corpo:
3
4
4
0 0
2
sin
4
gw
Q T d T
a a
t
t
e
e t
et t
e
| |
= A + = A
|
\ .
}
Ne segue che sebbene lampiezza del flusso termico sia maggiore per elevate pulsazioni
lenergia termica immagazzinata nel semiperiodo tanto maggiore quanto pi piccola la
frequenza delloscillazione di temperatura della forzante esterna.
Le applicazioni delle relazioni qui esposte sono numerose nella Termofisica degli edifici. Le
pareti esterne, infatti, si possono considerare strati di spessore tale da considerare valide le ipotesi
di spessore seminfinito.
Unonda termica che possiamo assimilare alla variazione periodica sinusoidale (che si ha tutti
i giorni fra il d e la notte) porta alla trasmissione allinterno degli edifici con velocit data dalla
0
2 v a
e
t
= = e con sfasamento dato dalla
2
2
x
a
t
e
A = .
Anche lampiezza dellonda subisce lattenuazione e pertanto si conclude che pareti di
grande spessore e con materiali non conduttori attenuano e sfasano molto (come avviene nelle
antiche abitazioni con mura spesse o nelle chiese con mura spesso oltre gli 80 cm).
Viceversa una parete avente poca massa e buon conduttrice (come sono le pareti in
calcestruzzo o le pareti di materiale leggero oggi molto utilizzate nelledilizia corrente) porta ad
attenuazioni e sfasamenti modesti: la variazioni termiche esterne si trasmettono in breve tempo
(entro 0,52 ore) allinterno degli ambienti, diversamente dalle pareti spesse e pesanti che
ritardano di alcune ore la trasmissione dellonda termica.
t e
0
2 a
AT e
a
x
0
2
e
AT
0
AT
0
x
u
t=t1
t=t2
Figura 82: Andamento delle oscillazioni allinterno dello strato
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 160
Le difficolt analitiche sopraggiungono quando si considera il caso reale di un mezzo non
omogeneo e di spessore finito quale pu essere una parete reale multistrato.
La risposta del mezzo alla sollecitazione esterna dipende infatti, oltre che dai comuni
parametri termofisici e geometrici (conducibilit, spessori, coefficienti liminari di convezione sulle
facce estreme) anche dalla particolare stratigrafia della parete, cio dall'ordine con cui i vari strati
di materiale si susseguono rispetto alla direzione del flusso termico.
Risulta infatti che una parete con materiali di uguale spessore ma disposti in ordine diverso
d luogo a un diverso comportamento in transitorio.
Un caso di un certo interesse pratico, che esemplifica tali effetti, quello della parete
costituita da tre tipi di materiale dei quali uno un isolante termico (vedi anche nel prosieguo).
Qui la diversa collocazione di quest'ultimo, se cio punto all'interno o all'esterno o al centro
tra i due rispetto alla direzione del flusso termico, influenza sensibilmente la propagazione
dell'onda termica all'interno dell'ambiente. Ci ha in particolare un riflesso immediato ai fini del
benessere termico, nel senso che sebbene nell'arco di un ciclo giornaliero completo (per esempio
24 ore) il valor medio della temperatura interna si mantenga ad un livello di comfort (per es. 20 C
in inverno e 2526 C in estate) le oscillazioni attorno a tale valore producono tanto pi acuto
disagio termico quanto maggiore la loro ampiezza. Risulta quindi di grande interesse per il
progettista la previsione teorica del comportamento in transitorio non solo degli elementi murari
ma anche, pi in generale, dell'intero ambiente. Per meglio concretizzare quanto sopra indicato si
consideri unonda di temperatura avente T
m
=5 C e AT=10 C, come indicato in Figura 83.
Supponiamo di avere i seguenti dati per la parete (tutti nel S.I.):
1800 := c0 900 :=
e
2 t
86400
:= 1.2 :=
u
0
5 := T
0
10 :=
a
c0
:= 0
e
2 a
:=
0 =
a =
Tabella 66: Dati di calcolo per il regime periodico T1
i
t x , ( ) u
0
T
0
e
1 x
sin e t 1 x ( ) + := t 0 1800 , 2 86400 .. :=
0 2 10
4
4 10
4
6 10
4
8 10
4
5
0
5
10
15
T
e
t ( )
t
Figura 83: Onda di temperatura con T
m
=5 C e AT=10 C
Inoltre immaginiamo di avere una seconda parete con densit bassa pari a 900 kg/m. I
risultati del calcolo dellonda di temperatura allinterno della parete per ascisse di 0,1 e 0,3 m sono
dati nella Figura 84 ove, per comodit, in ascissa si riportato il tempo in giorni. Il calcolo
effettuato per due giorni consecutivi.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 161
0 0.5 1 1.5 2
5
0
5
10
15
T
i
t 0.0 , ( )
T
i
t 0.1 , ( )
T1
i
t 0.1 , ( )
T
i
t 0.3 , ( )
T1
i
t 0.3 , ( )
5
t
86400
x 0.1 :=
Figura 84: Onde di temperatura allinterno della parete per i due casi
Le curve partono tutte dallascissa 0 s e non risultano spostate in corrispondenza delle
ascisse corrispondenti. Sono comunque ben osservabili gli sfasamenti delle onde ti temperatura al
variare dellascissa x.
Inoltre anche lampiezza delle onde di temperature diminuisce secondo la curva di Figura 85.
Si osservi come pi pesante la parete maggiore lo sfasamento rispetto allonda termica esterna
e questo lo si pu osservare sia variando la densit che lo spessore.
0 0.2 0.4 0.6 0.8
0
0.2
0.4
0.6
0.8
1
e
0 x
x
Figura 85: Attenuazione dellampiezza dellonda di temperatura in funzione dellascissa
Questultimo comportamento ci consente di fare unimportante osservazione. Infatti, se la
temperatura esterna si abbassa londa di temperatura viene trasmessa allinterno con lo
sfasamento di alcune ore (da 3 a 6 e anche pi nei casi precedenti). Di conseguenza se la
temperatura esterna torna a salire entro le 3- 4 ore successive allinterno degli ambienti non ci
accorge di nulla.
E ci che avviene dinverno quando di notte la temperatura esterna raggiunge i -5C a
Catania senza che le abitazioni se ne accorgano. Proprio per questo la temperatura minima di
progetto non la minima assoluta rilevata in un sito ma quella che si mantenuta per almeno
cinque giorni consecutivi in modo da interessare anche gli ambienti interni degli edifici.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 162
La muratura esterna, quindi, ci aiuta anche a ripararci dai transitori nei quali si hanno forti
abbassamenti o forti innalzamenti delle temperature esterne.
Largomento trattato attualmente oggetto di una letteratura vastissima, anche se pochi
sono gli approcci realmente fondamentali e innovativi. Nel prossimo capitolo si cercher di
enuclearli e di discuterli brevemente mostrandone i vantaggi, i limiti e i loro successivi
superamenti.
7.4 TRANSITORIO DI RISCALDAMENTO E RAFFREDDAMENTO DI UN CORPO
Supponiamo per il momento di avere il corpo a resistenza termica interna trascurabile
24
a
temperatura iniziale T
i
e che questo sia immerso in un fluido avente temperatura costante
(ambiente di grande capacit termica) T
a
. Se un corpo ha resistenza termica interna trascurabile
(quindi un ottimo conduttore di calore, ossia ha elevato, come, ad esempio nei metalli) allora
la temperatura interna del corpo varia molto poco e si pu assumere che essa si mantenga
uniforme (la medesima T in qualunque punto) in tutto il corpo stesso.
Questipotesi facilita molto i calcoli perch nell'equazione di bilancio energeticonon vi pi il
contributo della variazione spaziale ma resta solo quello temporale che pu essere determinato
facilmente con il seguente ragionamento. Il corpo si raffredda se T
0
>T
a
e possiamo scrivere la
semplice equazione di bilancio energetico:
i u
Q Q Accumulo =
che in forma analitica diviene:
0 ( )
a
dT
hA T T mc
dt
=
Indicando con
a
T T u = la precedente equazione diviene:
d
hA mc
d
u
u
t
= [113]
che una semplice equazione differenziale a variabili separabili e a coefficienti che possiamo
ritenere costanti. Integrando si ha:
0
i
d hA
d
mc
u t
u
u
t
u
=
} }
da cui si ottiene:
( )
hA
mc
i
e
t
u u
=
Ricordando la posizione per la differenza di temperatura si ha:
( )
( )
hA
mc
a i a
T T T T e
t
= + [114]
In Figura 86 si ha landamento del transitorio di raffreddamento (T
i
>T
a
) e di riscaldamento
(T
i
< T
a
). La velocit di variazione della temperatura T del corpo nel tempo data da:
( ) ( )
( )
hA
a mc
i a
d T T dT hA
T T e
d d mc
t
t t
= = [115]
e allistante t =0 si ha:
( )
( )
a
i a
d T T dT hA
T T
d d mc t t
= = [116]
24
Se la resistenza interna di un corpo fosse nulla allora la temperatura sarebbe uniforme. Lipotesi di resistenza
trascurabile necessaria per potere assegnare un solo valore di temperatura, con poco errore, a tutto il corpo. Ci vero se la
conducibilit termica elevata e se lo spessore piccolo (R = s/).
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 163
La tangente allorigine delle curva di raffreddamento, avente pendenza
dT
dt
, interseca
lordinata (T - T
a
) = 0 in corrispondenza al tempo
c
mc
hA
t = detto costante di tempo.
Ricordando che mc una capacit termica e 1/hA una resistenza termica si pu dire che la
costante di tempo t
c
= RC, prodotto della resistenza termica per la capacit termica. In pratica si
pu studiare il raffreddamento di un corpo in analogia alla carica/scarica di un condensatore in un
circuito RC.
Osservando il diagramma di Figura 86 si pu ancora dire che dopo un tempo pari a t
c
si ha
una diminuzione del 63.2% del salto iniziale e che dopo 45 costanti di tempo il transitorio si
esaurito. Pertanto il tempo di raffreddamento e/o di riscaldamento del corpo dipende dal
prodotto RC: una maggiore massa e quindi una maggiore capacit termica comporta un maggior
tempo di raffreddamento o di riscaldamento, a parit di resistenza termica.
0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8
0
2
4
6
8
10
10
0
t t ( )
T t ( )
0.8 0 t
Figura 86: Andamento del transitorio di riscaldamento e/o di raffreddamento
Per meglio comprendere gli effetti della climatologia esterna per il transitorio termico di un
edificio si riporta il caso del raffreddamento di un corpo a resistenza interna trascurabile avente
temperatura iniziale T
i
per il quale (vedi il corso di Trasmissione del Calore) si ha il seguente
andamento della temperatura interna del corpo immerso in un fluido con temperatura T
a
:
( )
hA
mc
a i a
T T T T e
t
= + [117]
In Figura 87 si ha landamento del transitorio di raffreddamento (T
i
> T
a
) e di riscaldamento
(T
i
< T
a
). Il tempo di raffreddamento e/o di riscaldamento del corpo dipende dalla costante di
tempo:
[118]
Una maggiore massa e quindi una maggiore capacit termica comporta un maggior tempo di
raffreddamento o di riscaldamento, a parit di resistenza termica. Questo proprio quel che
avviene anche negli edifici, qui considerati in prima approssimazione come un corpo omogeneo di
massa di massa totale equivalente m avente calore specifico medio c e quindi con capacit termica
C = . Maggiore la sua capacit termica minore maggiore sar il tempo di
riscaldamento e/o di raffreddamento e quindi minore saranno le oscillazioni termiche.
La costante di tempo pu ancora scriversi in forma pi usuale utilizzando lanalogia con i
transitori dei circuiti elettrici resistenza capacit nella forma:
[119]
0
mc cV
hA hA
t = =
i i
mc mc =
( )
0
1 mc
mc RC
hA hA
t
| |
= = =
|
\ .
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 164
ove R la resistenza termica e C la capacit termica del corpo. Per fare un esempio, se la
costante di tempo pari a RC=5 h dopo 5 x 5
25
=25 ore (poco pi di un giorno) ledificio si
raffredder del tutto o si riscalder del tutto. Se la sua costante di tempo RC =24 h allora il
transitorio ha bisogno di 5 x 24= 120 ore, cio 5 giorni, e pertanto se andiamo a vedere le
oscillazioni di temperatura nellarco di una giornata (di giorno si ha riscaldamento e al tramonto si
ha raffreddamento) si vede bene come in questultimo caso le oscillazioni di temperatura siano di
gran lunga inferiori rispetto al caso precedente. Pu scriversi t anche sotto altra forma pi
interessante:
[120]
Lultimo membro ci dice che la costante di tempo tanto maggiore (per cui si hanno periodi
di raffreddamento e di riscaldamento lunghi) quanto maggiore , a parit del rapporto c/h, il
rapporto V/A cio il rapporto di forma delloggetto. Si osservi, infatti, che ligl esquimese ha la
forma emisferica e per questo solido il rapporto V/A il massimo possibile. La sfera, infatti, ha il
maggior volume a parit di superficie disperdente o, se si vuole, la minor superficie disperdente a
parit di volume. Pertanto la forma di questabitazione geometricamente ottimizzata per il
minimo disperdimento energetico e quindi per un maggior transitorio di raffreddamento.
Figura 87: Andamento del transitorio di riscaldamento e/o di raffreddamento
Analoga osservazione si pu fare per la forma dei forni di cottura a legna: anchessi hanno
forma emisferica che consente loro di immagazzinare meglio il calore nella massa muraria e di
disperderla il pi lentamente possibile, a parit di condizioni esterne, rispetto ad altre forme
geometriche.
Questosservazione giustifica lattenzione che le leggi vigenti sui consumi energetici negli
edifici danno sul rapporto A/V ai fini della verifica dei disperdimenti massimi (vedi nel prosieguo il
capitolo verifica energetica degli edifici). Un edificio che, a pari volume V, ha grande superficie A
certamente pi disperdente di un edificio con superficie esterna minore.
25
Si ricorda che dopo 5 costanti di tempo il valore finale del transitorio
0
0
e
t
t
u
u
= pari allo 0,763% di quello
iniziale. Ci significa che il transitorio si praticamente esaurito.
c
mc Vc V c
hA hA A h
t
| || |
= = =
| |
\ .\ .
t
t
Riscaldamento
Raffreddamento
T-Ta
-----
Ti-Ta
hA
---
mc
t
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 165
Figura 88: Schema di un igl esquimese
Figura 89: Influenza della forma architettonica (A/V) sui disperdimenti
Architettonicamente sono quindi da preferire forme pi chiuse, compatte (edifici di tipo
condominiale) rispetto a quelle aperte, movimentate (edifici a villette separate) che comportano
maggiori superficie esterna e quindi maggiori disperdimenti termici.
Vedremo che proprio sul rapporto di forma, V/S, lattuale legislazione basa il suo controllo
sulla corretta progettazione energetica.
7.5 COSTANTE DI TEMPO DELLEDIFICIO
Si pi volte detto che laccumulo termico gioca un ruolo fondamentale nei tempi di
avviamento o di spegnimento degli impianti termici di riscaldamento che costituiscono i momenti
di transitorio termico delledificio. In Figura 90 si ha un esempio di risposta ad una sollecitazione a
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 166
gradino per tre diverse costanti di tempo. Si osservi come la risposta caratterizzata da una bassa
costante di tempo si esaurisce prima che londa di temperatura discenda a zero. La sequenza di tre
onde quadre mostra che la risposta si porta a regime (cio raggiunge il valore finale) in ogni
periodo. Nel caso di costante di tempo intermedia prima che londa quadra discenda si ha circa
l80% del valore finale e pertanto londa di discesa parte da questo valore. Analoga osservazione
per costante di tempo ancora maggiore. Questo semplice diagramma dimostra anche che le
oscillazioni in risposta allonda quadra sono di ampiezza sempre pi decrescente quanto
maggiore la costante RC.
Quindi se londa quadra rappresenta lalternanza della temperatura esterna allora la
temperatura interna (risposta al transitorio) riduce le oscillazioni quanto pi elevata la
costante di tempo RC.
DT3
DT2
DT1
Figura 90: Transitorio termico con diverse costanti di tempo
Un edificio con poca massa (tipici edifici moderni), quindi, ha oscillazioni termiche maggiori
degli edifici con maggiore massa (come gli edifici antichi) e pertanto in inverno si avranno
temperature minime pi elevate e destate temperature massime pi alte e tali da rendere la vita
allinterno insopportabile per leccessivo surriscaldamento.
Un modo per correlare il carico termico delledificio con le sue caratteristiche di isolamento
e di accumulo termico quello di calcolare la costante di tempo equivalente delledificio definita
dalla relazione (per alcuni simboli si veda nel prosieguo la L. 10/91):
[121]
ove si posto:
ove si ha il seguente simbolismo (per il quale si rimanda anche allapplicazione della L.
10/91):
E
i
Energia interna delli.mo componente, valutata rispetto alla temperatura esterna t
e
,
m
i
massa delli.mo componente,
( )
Energia interna
Disperdimenti +Ventilazione
( )
( ) ( )
i i i e
i
edifico
g i g i e
mc T
mc t t
E
RC
KA T nVc T C V T C V t t
t
=
A
= = =
A + A A
Disperdimenti totali
g d v
C C C
V T
= + =
A
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 167
c
i
calore specifico delli.mo componente,
C
g
Coefficiente volumico globale (C
d
+ C
v
) delledificio (vedi L. 10/91),
V Volume delledificio,
temperatura media delli.mo componente.
Le masse interne concorrono interamente alla formazione di R, quelle perimetrali esterne
vi concorrono solo nella misura in cui partecipano alla dinamica dellambiente
26
, cio in
proporzione dellenergia interna accumulata, sempre valutata rispetto alla temperatura esterna
t
e
,.
La costante di tempo delledificio dipende, quindi, dalla costituzione delle masse di accumulo
termico, m
i
c
i
, e dalle caratteristiche dispersive date dal denominatore, G
g
VAT, funzioni anche del
sito attraverso la differenza di temperatura A.T di progetto.
7.6 PARAMETRI CHE INFLUENZANO IL CARICO TERMICO DEGLI EDIFICI
Si gi detto in precedenza che gli impianti di climatizzazione debbono fornire alledificio
una quantit di energia termica (con il proprio segno) tale da compensare le variazioni delle altre
componenti del bilancio energetico globale.
Lo studio in transitorio termico, pi complesso e preciso, di solito preferibile rispetto ad
altri metodi semplificati ma la complessit delle equazioni differenziali di bilancio (vedi i Sistemi
Aperti nel Corso di Fisica Tecnica) rende questo tipo di analisi difficile da applicare nelle normali
applicazioni di progettazione impiantistica.
Nel corso di Impianti Termotecnici si assumer, come gi detto in precedenza, che le
condizioni esterne varino durante il giorno e nelle varie stagioni ma le condizioni interne siano
costanti (edificio termostatizzato) e quindi, anche per effetto dellequazione di bilancio energetico
delledificio, non sono considerati gli accumuli termici.
Naturalmente si tratta di una semplificazione calcolistica che, si vedr, costringe ad
introdurre una serie di fattori correttivi, di non agevole formulazione analitica, che rendono
coerente e corretto (per quanto possibile!) il bilancio termico semplificato.
Lenergia totale che gli impianti debbono fornire o sottrarre alledificio prende il nome di
carico termico. Esso sempre riferito a condizioni progettuali ben precise (ad esempio invernali o
estive) e a condizioni climatiche esterne convenzionali date da Norme Tecniche pubblicate dal CTI-
UNI o dal CNR.
Suddividiamo, per semplicit operativa e per meglio potere applicare le disposizioni
legislative vigenti quasi esclusivamente per il riscaldamento invernale, lo studio dei carichi termici
in due momenti distinti il carico termico invernale e il carico termico estivo.
7.6.1 LA TEMPERATURA ARIA-SOLE
Uno dei concetti pi importanti per lo studio della Termofisica delledificio quella della
Temperatura Aria-sole cio di una temperatura fittizia che tiene conto contemporaneamente sia
26
Le pareti esterne sono di solito di tipo multistrato e quasi sempre con isolamento termico. Ora gli studi sui transitori
termici delle pareti hanno mostrato che la posizione dellisolante termico fondamentale per il comportamento della parete sia nei
confronti del transitorio che dellenergia accumulata. Se lisolante posto allesterno la massa della parete esterna partecipa
allaccumulo termico, in base a quanto osservato in precedenza, ed anzi si trova nelle condizioni ideali di inibizione del flusso
termico verso lesterno con flusso solo verso linterno. Se la posizione dellisolante intermedia allora partecipa allaccumulo
termico solo la parte di parete fra laria interna e lisolante. Infine se la posizione dellisolante allinterno della parete allora la
massa capacitiva quasi nulla e la parete non partecipa allaccumulo termico. Si osservi ancora che la posizione esterna
dellisolante porta a minori oscillazioni termiche rispetto alla posizione intermedia e, pi ancora, rispetto alla posizione interna. Per
le attenuazione le cose vanno in modo inverso.
i
t
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 168
degli scambi termici (conduttivi e convettivi) con laria esterna che dellirraggiamento solare
ricevuto.
E sensazione comune che la temperatura esterna sia pi elevata nelle zone soleggiate
rispetto a quelle in ombra. La valutazione della temperatura aria-sole fornisce indicazioni utili alla
comprensione di questo fenomeno. Si supponga di avere la parete esterna di Figura 91 soggetta ai
flussi termici indicati e allirraggiamento solare I. Il bilancio energetico complessivo sulla parete,
tenendo conto dei flussi di calore per convezione e per radiazione, dato dalla relazione:
[122]
Si definisca ora la Temperatura aria-sole quella temperatura fittizia dellaria esterna che
produrrebbe, attraverso una parete in ombra , lo stesso flusso termico che si ha nelle condizioni
reali, ossia sotto lazione simultanea della temperatura esterna e della radiazione solare.
Per trovare T
as
basta allora imporre che il flusso reale q sia uguale al flusso termico che si
avrebbe per una parete in ombra a contatto con lambiente esterno a temperatura T
as
:
Ossia :
da cui :
[123]
Nei calcoli tecnici, considerato il valore trascurabile di o
r
, lecito adottare lespressione
approssimata:
[124]
Pertanto la temperatura aria-sole dipende dal fattore di assorbimento dei materiali, dalle
capacit di scambio convettivo e dallirraggiamento solare. Nella Figura 92 e Figura 93 seguenti si
ha modo di osservare come T
as
vari al variare di questi parametri.
Figura 91: Scambi termici di una parete esterna soleggiata.
Si osservi, in Figura 92, come la temperatura aria-sole sia legata allesposizione della parete e
quindi al suo irraggiamento solare. In particolare, osservando i fattori di assorbimento per
lunghezze donda corte
27
(o
c
) nella tabella di Figura 92, si intuisce il perch, nellArchitettura
27
Si ricordi che radiazioni solari di lunghezza donda corta sono quelle con < 3 m mentre al di l di questo limite si
hanno le lunghezze donda lunghe. La radiazione solare per il 98% compresa entro i 3 m e quindi considerata come lunghezza
( ) ( )
( ) ( ) ( )
re s c ce s e re e re e
ce re e s re c e
oe
h
q a I T T T T T T
aI T T T T
o o o o
o o o
= + =
= + +
* ( )
oe as se
q h T T =
( ) ( ) ( )
oe e s r c e oe as e
aI h T T T T h T T o + =
( )
r
as e c e
oe oe
a I
T T T T
h h
o
= + +
as e
oe
a I
T T
h
= +
q
I
q
ce
q
re
Cielo
c
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 169
Mediterranea le pareti esterne degli edifici siano bianche e che questa sia caratterizzata dal
bianco, cio che sia unArchitettura solare.
Figura 92: Andamento della temperatura aria-sole per a=0.2 e a=0.9 per un dato irraggiamento.
Se si assume h= 25 W/(mK) e si prendono in considerazione due valori di irraggiamento
tipici per le condizioni invernali ed estive e due fattori di assorbimento o=0.1 (latte di calce) e
o=0.5 (parete marrone) si ha la seguente tabella per la differenza di temperatura T
as
- T
a
:
400 W/m 800 W/m
0.1 1.6 C 3.2 C
0.5 8 C 16 C
Tabella 67: Calcolo della differenza di temperatura aria sole meno ambiente
Si osserva che la parete chiara surriscalda meno in estate ( 3.2 C contro 16 C della parete
scura) come avviene nelle zone mediterranee. Daltra parte se prevalgono le condizioni climatiche
invernali la parete scura presenta un surriscaldamento maggiore ( 8 C contro 1.6 C).
donda corta. Non cos avviene per le radiazioni emesse dai corpi allinterno di un ambiente. Infatti per la legge di Wien ad una
temperatura di 30 si hanno dellordine di 10 m.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 170
Figura 93: Temperatura aria-sole per a=0.2 e a=0.9 ed esposizione Sud, Est ed Ovest.
7.6.2 QUALIT TEMOFISICHE DELLE FINITURE SUPERFICIALI
Sia la scelta del materiale che il colore dello stesso giocano ruoli fondamentali sul
comportamento termofisico della parete. In genere si pu considerare che il fattore di
assorbimento nel campo solare sia a
s
=0.15 0.7. Vediamo meglio gli effetti per i vari colori.
Colori chiari
Il fattore di assorbimento solare a
s
piccolo (0.150.3), parete opaca e la radiazione solare
assorbita, in regime stazionario, viene riemessa per radiazione (radiosit J = o
0
T
4
+(1-c)G),
soprattutto nellinfrarosso con emissivit pari a circa c=0.9 e quindi la temperatura superficiale
esterna sale di poco.
Parete ricoperta di materiale riflettente: alluminio o vernice di alluminio
In questo caso il fattore di assorbimento molto basso per lenergia solare, a
s
= 0.10.25, e
per linfrarosso, a
ir
= 0.40.6. Ne consegue che la superficie assorbe poca energia solare e ne
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 171
riemette altrettanto poca con conseguente leggero aumento di temperatura superficiale. Occorre,
pertanto, evitare il contatto diretto con la parete per non avere la conduzione termica che
porterebbe al leggero aumento di temperatura.
Parete ricoperta da metalli generici
I metalli hanno un fattore di assorbimento solare maggiore di quello dellalluminio ma nel
campo dellinfrarosso hanno emissivit bassa, pertanto la radiazione solare porta ad un
incremento di temperatura della parete maggiore che con lalluminio. Ne segue che occorre
evitare il contatto diretto per inibire la conduzione termica.
7.6.3 PARETI CON INTERCAPEDINE DARIA
Sono spesso utilizzate pareti esterne aventi una o pi intercapedini daria interna
allinterno, cio la successione degli strati componenti viene interrotta dal spazi lasciati con aria
interna. Il comportamento delle intercapedini daria termodinamicamente importante ed
opportuno che sia ben conosciuto dagli Allievi. Elemento fondamentale dellintercapedine lo
spessore poich da esso dipende la possibilit di avere convezione dellaria interna o non.
Vediamo questi due casi con maggior dettaglio.
Intercapedine daria con convezione interna
Quando lintercapedine supera i 2 cm di spessore si pu avere convezione termica dellaria
interna. Il calore viene quindi trasmesso sia per convezione dellaria allinterno dellintercapedine
che per irraggiamento fra le facce contrapposte degli strati che la determinano ed essendo un
collegamento in parallelo (sono eguali le temperature della facce esterne dellintercapedine, T
11
e
T
12
) si ha:
ove si hanno i seguenti simboli:
R
I
resistenza termica dellintercapedine, (mK/W),
h
r
coefficiente di irraggiamento fra le facce esterne dellintercapedine, (W/mK),
h
c
coefficiente di convezione dellaria fra le facce esterne dellintercapedine, (W/mK).
La difficolt di conoscere h
c
a causa della complessit del fenomeno convettivo (verso lalto,
verso il basso, pareti verticali, pareti orizzontali, parete inclinate, ) consigliano di calcolare R
I
sperimentalmente per le varie situazioni possibili. I manuali specializzati riportano i valori
ricorrenti nelle applicazioni.
Intercapedine daria senza convezione termica
In questo caso, con spessori limitati entro i 2 cm, si ha solo conduzione termica attraverso
laria nellintercapedine e pertanto, sempre con riferimento ad un collegamento in parallelo, si ha:
ove si ha il simbolismo:
R
I
resistenza termica dellintercapedine, (mK/W),
h
r
coefficiente di irraggiamento fra le facce esterne dellintercapedine, (W/mK),
s
I
spessore dellintercapedine daria, (m),
aI
conducibilit termica dellaria nellintercapedine, (W/mK).
1 1 1
I r c
R h h
= +
1 1
I
I r aI
s
R h
= +
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 172
Si osserva che il coefficiente di conducibilit dellaria molto basso essendo =0.024
(W/mK) e pertanto il termine conduttivo molto piccolo.
Luso delle intercapedini daria non convettive (cio con spessori piccoli) deriva proprio dal
fatto che esse introducono una elevata resistenza termica e quindi rendono pi isolante la parete
esterna. Nella seguente Tabella 68 si hanno alcuni valori di R
I
calcolati per varie situazioni pratiche
di intercapedini daria. In essa si considera valida la formula di Christiansen per il fattore di forma
fra le due facce esterne dellintercapedine: c
1
ed c
2
sono le emissivit termiche dei materiali
esterni e il fattore di forma dato dalla relazione:
Come si pu osservare il fattore di forma influenza notevolmente i valori della resistenza
termica dellintercapedine, R
I
, comera da aspettarsi.
Figura 94: Schematizzazione di una parete con intercapedine
Direzione
del Flusso
termico
PARAMETRI DELLINTERCAPEDINE Resistenza termica Totale R
TI
(mK/W)
Orientamento Spessore
(cm)
Temp.
Media
(C)
Diff. Temp.
(C)
1
2
1= 1/F
12
0.05 0.2 0.5 0.82
Verso
Lalto
Orizzontale
210
10 5 0.429 0.322 0.215 0.158
10 15 0.326 0.275 0.185 0.142
30 5 0.429 0.303 0.191 0.136
Verso lalto Inclinata a 45
210
10 5 0.503 0.358 0.232 0.167
10 15 0.365 0.282 0.197 0.149
30 5 0.501 0.339 0.204 0.142
Verso
destra
Verticale
210
10 5 0.627 0.417 0.253 0.178
10 15 0.464 0.339 0.223 0.162
30 5 0.604 0.382 0.219 0.152
Verso
sinistra
Inclinata a 45
210
10 5 0.733 0.464 0.271 0.186
10 15 0.597 0.408 0.249 0.176
30 5 0.705 0.417 0.239 0.157
Verso il
basso
Orizzontale 2 10
10
0.627 0.417 0.253 0.179
4 10 0.963 0.567 0.303 0.202
10 10 1.616 0.705 0.339 0.217
2 30 0.567 0.365 0.215 0.149
4 30 0.877 0.475 0.249 0.164
10 30 1.341 0.589 0.275 0.173
Tabella 68: Valori della resistenza termica per vari valori di intercapedine
7.6.4 PARETI OPACHE INTERNE
Per le pareti opache interne possiamo qui definire i seguenti parametri, oltre a quanto gi
visto nei capitoli precedenti. Ladduzione termica la somma di due fenomeni di trasmissione
12
1 2
1
1 1
1
F
c c
=
+
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 173
termica: la convezione e lirraggiamento. Possiamo, pertanto, definire coefficiente di adduzione
quel coefficiente (omogeneo alla convezione termica) tale che si possa scrivere la relazione:
[125]
Il coefficiente h
oi
dato dalla relazione:
[126]
7.6.5 EFFETTI DI MASSA DELLE PARETI INTERNE
Le pareti interne in edifici riscaldati hanno poca influenza sui disperdimenti energetici poich
spesso separano ambienti riscaldati alla stessa temperatura.
Esse, per, hanno effetti notevoli sullinerzia termica degli edifici poich, sottoposte ad
irraggiamento solare, accumulano calore che viene poi restituito allaria quando questa tende a
raffreddarsi. Nei calcoli di simulazione dei transitori termici questo effetto viene automaticamente
tenuto in conto dalle equazioni di bilancio termico relative a tutti gli elementi costruttivi
delledificio. Tuttavia, anche ai fini dellapplicazione della L. 10/91, necessario conoscere la
massa totale delle pareti interne e quindi la capacit termica delledificio data dalla somma dei
prodotti fra la massa di ogni parete (interna ed esterna) ed il loro calore specifico. I flussi che
entrano in gioco nel sistema sono flussi termici radiativi a bassa lunghezza donda dovuti alla
radiazione solare penetrante attraverso le superfici trasparenti e flussi radiativi ad alta lunghezza
donda dovuti alla radiazione mutua fra le pareti.
7.6.6 PARETI TRASPARENTI
Le pareti trasparenti sono costituite dalle pareti vetrate che, per effetto della loro natura,
producono non solamente effetti visivi gradevoli ma anche (e forse soprattutto) effetti notevoli sul
comportamento termico generale di un edificio. Questi componenti dovrebbero essere utilizzati
sempre con attenzione da parte dei progettisti perch un loro uso smodato provoca veri e propri
disastri energetici. Luso di grandi pareti finestrate (finestre e nastro) porta ad avere forti
dispersioni termiche in inverno ed altrettanto forti rientrate di calore in estate.
Inoltre linserimento di grandi superfici finestrate pu avere conseguenze negative anche
sulla verifica dei disperdimenti termici delledificio ai sensi del D.Lgs 192/05 e successive variazioni
ed integrazioni. Le superfici vetrate, infine, modificano sensibilmente la temperatura media
radiante dellambiente e pertanto hanno influenza negativa sulle condizioni di benessere
ambientale interna agli edifici.
Figura 95: Esempio di pareti vetrate
( )
i oi si a
q h T T =
2
4 4
4 2
2
8 / Pareti vertic.
( )
8 / Pavimenti
6 / Soffitti.
si mr
oi si si a
si a
W m K
T T
h T T T W m K
T T
W m K
oc
oc
= + ~ + ~
c c
=
c c
ove u la temperatura, x la direzione di propagazione del flusso e t il tempo.
Supponendo per semplicit di avere una forzante di temperatura esterna di tipo sinusoidale
si pu indicare in forma complessa nella forma, per il generico strato n:
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 186
( ) ( )
1
cos
2
j t j t
n n n n n n
t t e e
e e
u u u e u u u
+
(
= + + = + +
Analogamente per il flusso termico si ha:
( ) ( )
1
cos
2
j t j t
n n n n n n
t t e e
e e
| | | e | | |
+
(
= + + = + +
Ove
n
u e
n
| sono i valori medi della temperature e del flusso termico,
n
u e
n
|
rappresentano lampiezza delle variazioni di temperatura e flusso termico, e la frequenza
angolare delle variazioni ed infine si posto:
j
n n
j
n n
e
e
|
u u
| |
+
=
=
Viene definita profondit di penetrazione periodica la profondit alla quale lampiezza delle
variazioni di temperatura ridotta di un fattore e (numero di Nepero) in un materiale omogeneo
di spessore infinito soggetto a variazioni sinusoidali di temperatura sulla sua superficie, cio si ha:
T
c
o
t
= [127]
Con e c densit e calore specifico del mezzo. Nellambito della notazione complessa sin qui
utilizzata si definisce matrice di trasferimento termico una matrice che mette in relazione le
ampiezze complesse della temperatura e del flusso termico su un lato di uno strato con le
ampiezze complesse della temperatura e del flusso termico sullaltro lato, cio:
11 12
2 1
21 22
2 1
Z Z
Z Z
q q
u u
| | | |
| |
=
| |
|
| |
\ .
\ . \ .
[128]
Gli elementi della matrice sono numeri complessi. Posto:
d
o
=
con o dato dalla [127] e d lo spessore dello strato si hanno le seguenti espressioni:
( )
| | { }
| | { }
11 22
12
21
cosh cos( ) sinh( )sin( )
sinh( ) cos( ) cosh( )sin( ) cosh( )sin( ) sinh( ) cos( )
2
sinh( ) cos( ) cosh( )sin( ) sinh( ) cos( ) cosh( )sin( )
Z Z j
d
Z j
Z j
d
= = +
= + +
= + +
[129]
Applicando le regole matriciali possibile calcolare qualunque grandezza della [128].
Se la parete costruita da pi strati allora la matrice di trasferimento complessiva data dal
prodotto delle matrici di trasferimento dei singoli strati. Se lo strato j-mo uno strato liminare o
uno strato daria la sua matrice di trasferimento data da:
1
0 1
j
R | |
|
\ .
Si definiscono ammettenze termiche le seguenti espressioni, per lo strato interno:
11
11
12
1 Z
Y
Z
=
e per lo strato esterno:
22
22
12
1 Z
Y
Z
=
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 187
Il fattore di decremento dato dalla relazione:
12
1
f
Z U
=
essendo U la trasmittanza a regime stazionario della parete. Il ritardo del fattore di
decremento dato dalla relazione:
( )
12
arg
2
f
T
t Z
t
A =
Le capacit termiche areiche dello strato interno e dello strato esterno sono date da:
1
1
11
2
2
22
1
2 Im
1
2 Im
C T
A
Y
C T
A
Y
_
t
_
t
= =
| |
|
\ .
= =
| |
|
\ .
Si riporta un esempio di caratteristiche termiche dinamiche per una parete multistrato:
CARATTERISTICHE DINAMICHE DI UNA PARETE COMPOSTA
Strato c a d R o
(W/mk) kg/m3 j/(kg.K) mm2/s m m2.K/W m
Superificie interna 0,13
Calcestruzzo 1,800 2400 1000 0,750 0,200 0,111 0,144 1,392
Isolamento termico 0,040 30 1400 0,950 0,100 2,500 0,162 0,618
Rivestimento 1,000 1200 1500 0,560 0,005 0,005 0,124 0,040
Superficie esterna 0,040
U= 0,359 W/m2K
a11 a12 a21 a22
1,000 -0,130 0,000 1,000
0,379444350751614+1,85760285096785i -0,0972657648677946-0,070505989611623i 22,1388807380496-30,5414501684875i 0,379444350751614+1,85760285096785i
0,975739007263791+0,380979884362314i -2,48786763390455-0,317777198111766i 0,0388041267472034-0,303796281073455i 0,975739007263791+0,380979884362314i
0,999999554235391+0,00163541661806594i -0,00499999955423539-2,72569440973263E-06i 0,000356611685273352-0,654166608345797i 0,999999554235391+0,00163541661806594i
1,000 -0,040 0,000 1,000
Matrici di Trasferimento Modulo Variazione Tempo (ore)
Z11 13,97 11,87
Z12 16,50 3,89
Z21 96,47 8,85
Z22 98,06 8,96
Fattore di decremento Ritardo del fattore di decremento (ore)
0,169 3,89
Figura 113: Caratteristiche termiche dinamiche per una parete multistrato
Analogamente segue un esempio per una parete monostrato:
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 188
CARATTERISTICHE DINAMICHE DI UNA PARETE MONOSTRATO
Strato c a d R o
(W/mk) kg/m3 j/(kg.K) mm2/s m m2.K/W m
Superificie interna 0,13
Calcestruzzo 1,800 2400 1000 0,750 0,200 0,111 0,144 1,392
Superficie esterna 0,040
U= 3,557 W/m2K
a11 a12 a21 a22
1,000 -0,130 0,000 1,000
0,379444350751614+1,85760285096785i -9,72657648677946E-002-7,0505989611623E-002i 22,1388807380496-30,5414501684875i 0,379444350751614+1,85760285096785i
1,000 -0,040 0,000 1,000
Matrici di Trasferimento Modulo Variazione Tempo (ore)
Z11 6,34 7,55
Z12 0,55 6,33
Z21 1,90 5,23
Z22 3,12 6,63
Fattore di decremento Ritardo del fattore di decremento (ore)
0,514 6,33
Figura 114: Caratteristiche termiche dinamiche per una parete monostrato
Le analisi riportate nel precedente paragrafo sono anchesse relative a caratteristiche
dinamiche di pareti multistrato. In esse possibile vedere il fattore di smorzamento e lo
sfasamento fra londa esterna e quella sulla superficie interna per ciascun caso.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 189
8. ENERGETICA DEGLI EDIFICI
8.1 IL SISTEMA EDIFICIO
Se consideriamo un edificio come un sistema termodinamico composto da pi ambienti fra
di loro termicamente e fluidodinamicamente interagenti, possiamo scrivere in generale la
seguente equazione di bilancio energetico fra il sistema-edificio e lambiente esterno, per il
periodo di riscaldamento:
[130]
ove lespressione dei singoli flussi termici dipende dalla costituzione delledificio: possiamo
scrivere, in forma semplificata, le seguenti equazioni:
per pareti e finestre confinanti con temperatura
diversa da quella dellambiente considerato;
per tutte le pareti disperdenti;
ove vale il simbolismo:
K
i
trasmittanza termica della parete, W/(mK);
S
i
superficie della parete, m;
AT
i
differenza di temperatura per la generica parete, K;
I
i
irraggiamento solare sulla generica superficie vetrata, W/m;
f
i
fattore dombra per la generica superficie vetrata;
n numero di ricambi orari,
V volume ambiente, (m);
differenza di temperatura di progetto fra interno ed esterno, (K).
Il flusso entrante, con riferimento al riscaldamento invernale
28
, relativo agli scambi con
zone termiche a temperatura maggiore di quella dellambiente (o delledificio) da riscaldare e
quindi sono da considerare, come meglio si dir nel prosieguo, apporti gratuiti esterni e
contribuiscono a ridurre il calore da fornire con limpianto di riscaldamento.
Ai fini del calcolo del carico termico convenzionale di un edificio questi apporti energetici
vengono trascurati per semplicit.
28
Analogo discorso pu essere fatto per le condizioni estive. Si osservi che si trascurato il bilancio igrometrico per
semplicit espositiva.
_
entrante sorgenti uscente
q q q Accumulo Termico + =
M
j
1 j=1
+ I
N
entrante i i i j j
i
q K S T S f
=
= A
uscente p
1
q + n V T
N
i i i
i
K S T
=
= A A
= + I
( )
i
k i k
pareti
A
o
o
I =
E
i i
i
mc
=
2a
e
=
2a
o
T a
e t
=
a
c
=
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 192
Se la parete ha spessore finito quanto detto non sufficiente a caratterizzare il fenomeno
della trasmissione dellonda termica anche se spesso per semplificare si continua ad utilizzare la
stessa trattazione nellipotesi di superfici isoterme parallele alle facce della parete.
Per pareti di spessore finito e multistrato, molto utilizzate nelledilizia, oltre al fattore di
attenuazione di ciascuno strato ha grande importanza leffusivit termica data dal prodotto
. Pertanto questo nuovo parametro caratterizza le propriet dei materiali di trasmettere
calore in regime stabilizzato. Ci porta a considerare non solo la capacit termica ma anche il
prodotto con la conducibilit termica . I materiali che hanno elevata capacit termica e
contemporaneamente sono buoni conduttori di calore hanno pi elevata effusivit termica e
rispondono meglio allesigenza di attenuare le oscillazioni termiche interne poich sono in grado
di immagazzinare e di cedere energia con maggiore velocit e quindi pi prontamente rispetto
alle sollecitazioni esterne.
Tutte le masse delledificio contribuiscono allaccumulo termico me le masse delle pareti
interne, come gi visto in precedenza, sono di particolare importanza ai fini sia dellaccumulo
termico che dellandamento della temperatura interna.
Sono queste ultime che accumulano lenergia solare che penetra allinterno degli ambienti
attraverso le superfici trasparenti (porte vetrate, finestre, lucernari,) e la restituiscono allaria
ambiente (vedi relazione [133] relativa al bilancio termico dellaria) contribuendo al crescere e/o al
decrescere della sua temperatura.
Laccumulo termico delle pareti interne contribuisce allevoluzione termica delledificio in
modo notevole. Questo concetto va sottolineato poich si ritiene spesso, erroneamente, che le
pareti interne non apportano alcun contributo allevoluzione termica delledificio essendo, di
norma, elementi di separazione fra ambienti alla stessa temperatura e quindi non attraversati da
flusso di calore. Ci vero solo in regime stazionario che solo un riferimento fittizio nei calcoli
termici usuali.
Si ricordi che il carico termico utilizzato per la progettazione degli impianti termici di
riscaldamento (ma considerazione analoga, con opportune variazioni, pu essere fatta per il
raffrescamento estivo) riferito fittiziamente alle condizioni stazionarie.
In realt levoluzione termica di un edificio sempre in regime variabile e pertanto le
condizioni transitorie riportano in gioco anche le strutture apparentemente non attraversate da
flusso termico, come le pareti interne fra ambienti ad eguale temperatura, tramite la loro capacit
termica (vedi equazione [132] valida sempre, contrariamente alle ipotesi di calcolo in regime
stazionario). Proprio nei transitori termici, specialmente nelle fasi di avviamento dellimpianto o di
spegnimento dello stesso, gli effetti delle masse interne si fanno sentire. Cos pure non si pu
trascurare leffetto delle masse interne (per effetto della ([132]) sullirraggiamento solare e quindi
sugli apporti gratuiti solari che condizionano anche la regolazione termica degli impianti di
climatizzazione.
La L. 10/91 attribuisce particolare attenzione alle pareti interne anche se ne sovrastima, in
alcuni casi, gli effetti. Il controllo dellaccumulo termico reso difficoltoso dalla natura stessa del
fenomeno poich esso avviene in tutti gli elementi costitutivi delledificio.
Si possono fare, anche in conseguenza di quanto fin qui osservato, le seguenti considerazioni
progettuali:
Poich tutti i materiali di costruzione hanno calore specifico confrontabile (circa 1 kJ/kgK)
per accrescere laccumulo termico occorre ricorrere a materiali aventi massa elevata
oppure aumentare la temperatura media dei materiali o entrambe le cose.
In generale le funzioni di accumulo termico e di resistenza termica debbono essere svolti da
materiali diversi (ad esempio accumulo termico in calcestruzzo e isolamento termico con
B c =
c
1,
0 per pareti interne,
1 per pareti esterne
i
g
2,
0 per tutte le pareti eccetto il soffitto,
1 per il soffitto
i
g
= +
}
( )
[ ] [ ] [ ]
0
[ ] [ ] [ ][ ]
A A A t
o
X e X e e dt B U
t
t t
t
= +
}
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 196
[140]
dove si indicato con [ I ] la matrice identit.
Tabella 73: Equazioni differenziali per un ambiente tipo
Avremo allora:
[141]
e infine :
[142]
Definite ora le matrici :
[143]
[144]
la (23) assume la forma:
[145]
Una migliore precisione di calcolo e una maggiore aderenza alla realt si ottiene
immaginando ancora che le superfici isoterme siano parallele alle facce ma che le pareti siano
2 3
[ ] 2 3
2 3
[ ] 2 3
[ ] [ ] [ ] [ ] ...
2! 3!
[ ] [ ] [ ] [ ] ...
2! 3!
A
A
e I A A A
e I A A A
t
t
t t
t
t t
t
= + + + +
= + +
( ) ( )
( )
1 1 1 1 1 1 1 1
1 1 1,1 1 1 1 1 1,1 1 1 1 2,1 1 1 1 1 6
1 1 1
1
2 2 2 2 2 2 2 2
2 2 1,2 2 2 2 2 1,2 2 2 2 2,2 2 2 2 2 6
2 2 2
1
i
e e e v t a
e i
i i
i
i i i
e i e e v t
e i
i i
i
h K S dT c I a S
m c g h S T a T g I f S g K S T T T T
d h h K
a S
c I h K S dT a S
m c g h S T a T g I f S g K S T T T
d h h K
a S
t
t
=
=
= + +
+
= + +
+
| |
|
\ .
| |
|
\ .
( )
( ) ( )
( )
3 3 3 3 3 3 3 3
3 3 1,3 3 3 3 3 1,3 3 3 3 2,3 3 3 3 3 6
3 3 3
1
4 4 4 4 4 4 4 4
4 4 1,4 4 4 4 4 1,4 4 4 4 2,4 4 4 4 4 6
4 4 4
1
a
i
e e e v t a
e i
i i
i
i
e e e v t
e i
i i
i
T
dT c I a S h K S
m c g h S T a T g I f S g K S T T T T
d h h K
a S
h K S dT c I a S
m c g h S T a T g I f S g K S T T T
d h h K
a S
t
t
=
=
= + +
+
= + +
+
| |
|
\ .
| |
|
\ .
( )
( ) ( )
( )
5 5 5 5 5 5 5 5
5 5 1,5 5 5 5 5 1,5 5 5 5 2,5 5 5 5 5 6
5 5 5
1
6 6 6 6 6 6 6 6
6 6 1,6 6 6 6 6 1,6 6 6 6 2,6 6 6 6 6 6
6 6 6
1
a
i
e e e v t a
e i
i i
i
i
e e e v t
e i
i i
i
T
dT c I a S h K S
m c g h S T a T g I f S g K S T T T T
d h h K
a S
dT c I a S h K S
m c g h S T a T g I f S g K S T T T
d h h K
a S
t
t
=
=
= + +
+
= + +
+
| |
|
\ .
| |
|
\ .
( )
( ) ( ) ( )
6
*
1,
1
a
a ii i i
a a i i i a a a e a aux i vi a e
i
ii i
T
dT h K S
m c K T K T nV c T T S Q g K T T
d h K
t
=
= + + + +
+
2 3 4
[ ] 2 3
0
[ ] [ ] [ ] [ ] ...
2! 3! 4!
A t
e dt I A A A
t
t t t
t
= + +
}
2 3 4
[ ] [ ] 2 3
0
[ ] [ ] [ ] [ ] [ ] ... [ ]
2! 3! 4!
A A t
e e dt B I A A A B
t
t
t t t
t
(
= + + + +
(
}
2 3
[ ] 2 3
[ ] [ ] [ ] [ ] [ ] ...
2! 3!
A
F e I A A A
t
t t
t = = + + + +
2 3 4
[ ] [ ] 2 3
0
[ ] [ ] [ ] [ ] [ ] [ ] ... [ ]
2! 3! 4!
A A t
D e e dt B I A A A B
t
t
t t t
t
(
= = + + +
(
}
[ ] [ ][ ] [ ][ ]
o
X F X D U
t t
= +
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 197
descritte dalle stratigrafie che le compongono mediante equazioni di bilancio energetico per
ciascuno strato di materiale.
( )
( )
1 1
11 1 21 1
1 1 1 1 1
0 .....
1
1 1 1 1 1 1
2 2
12 2 22 2
2 2 2 2 2
0 ..... .....
2
1 1 2 2 2 2
6 6
16 6 26 6
6 6 6 6 6
..... ..... .....
6 6
h K
i
g h g K
e t
h K h K S
i i
S
c m h K c m
i
h K
i
g h g K
e t
h K h K S
i i
S
c m h K c m
i
h K
i
g h g K
e t
h K h K S
i i
S
c m h
+ +
+
+
+ +
+
+
+ +
+
( )
( ) ( ) ( )
1
6 6 6 6
1 1 1 2 2 2 6 6 6
.....
1 1 2 2 6 6
ii i i
vi vi i
ii i
a a
K c m
i
h S K h S K h S K
i i i
h K c m h K c m h K c m
i a a i a a i a a
h K S
n cV K S g
h K
c m
+
+ + +
+ +
+
(
(
(
(
(
(
(
(
(
(
(
(
(
(
(
(
(
(
(
(
Tabella 74: Matrici di stato A
( ) ( )
( ) ( )
1 1
1 1 1 1 1 1
1 1
2 2
2 2 12 2 2 2
2
1 1 1 2 2 1 1 1 6 6 1 1 1 1 1 1
1 1 1 1 1 1 1 1
2 2 1 1 1 2 2 1 6 6 2 2 2 2
2 2 2 2 2 2 2
...... 0
......
....
i
e v
i i
i
i e v
i i
i v i v i e i e
i i i i
i v i v i e i
i i i i
a g
s g a c f S
a S
c M
a g
s g a c f S
a S
c M
a S g f S a S g f S g h S g K S
c m a S c m a S c m c m
a S g f S a S g f S g h S g
c m a S c m a S c m
+
+
( ) ( )
6 61
6 6 6 6 6 61
6 6
2 2
2 2
6 6 1 1 1 6 6 1 1 1 6 6 6 6 6 6
6 6 6 6 6 6 6 6
0
..... ..... ..... .... .... .... 0
.... .... ..... ...... .... .... 0
.... .... ..... .... .... .... 0
..... 0
0 0 ...
i
e v
i i
e
i v i v i e i e
i i i i
a g
s g a c f S
a S
c M
K S
c m
a S g f S a S g f S g h S g K S
c m a S c m a S c m c m
+
1
.
...... 0 0
1
vi vi i
a a a a
cnV K S g
c m c m
+
Tabella 75: Matrice B
| | | |
1
1 2
2 3
3 4
4 5
5 6
6
*
,
e
a t
aux
I
T I
T I
T I
X T U I
T I
T T
T T
Q Q
(
(
(
(
(
(
(
(
(
(
(
(
= =
(
(
(
(
(
(
(
(
(
(
(
+ (
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 198
Tabella 76: Vettori di stato e di ingresso
Un tale modello, qui non riportato per semplicit, viene detto a parametri distribuiti
(distributed parameters) e il codice di calcolo predisposto presso lex Istituto di Fisica Tecnica
39
dellUniversit di Catania il DPM (acronimo di Distributed Parameters Method).
Ancora non siamo alla variabilit completa tridimensionale della temperatura (ottenibile
solo con codici agli elementi finiti e a prezzo di notevoli risorse e tempi di calcolo!) sulle facce delle
pareti e degli strati ma si pu affermare che lapprossimazione raggiunta stata eccellente e
confermata dalle verifiche sperimentali effettuate.
Altre metodologie di calcolo partono dalle funzioni di trasferimento delle pareti (Metodo
TFM transfer Function Method) o dalle funzioni di ammettenza (Metodo delle Ammettenze del
codice di calcolo NBLSD). Si tratta in ogni caso di metodo metodi matematici complessi che
richiedono notevole lavoro preparatorio per i dati e grandi risorse di calcolo.
8.2.2 BILANCIO ENERGETICO PER LARIA AMBIENTE
Formuliamo con maggiore dettaglio lequazione di bilancio energetico globale dellaria
interna.
Con riferimento alla Figura 116, il bilancio energetico globale porge:
[146]
dove : la capacit termica dellaria ambiente, esplicitata a secondo
membro in funzione del volume ambiente V. Inoltre si pu scrivere il seguente bilancio:
[147]
Il termine differenziale pu approssimarsi ad una quantit finita attraverso la
scrittura del rapporto incrementale e sotto lipotesi che il passo temporale di calcolo sia piccolo.
Per cui :
[148]
Sotto questa stessa ipotesi altres lecito approssimare tutti i termini T
a
(t ), che figurano a
secondo membro, con T
a
(t At).
Si ottiene cos lequazione della temperatura interna in regime dinamico :
[149]
Se lambiente termostatizzato alla temperatura T
r
= costante, allora, essendo :
[150]
si ottiene lequazione del carico termico Q
imp
(t ) in regime dinamico:
[151]
39
Oggi Dipartimento di Ingegneria Industriale e Meccanica Sezione di Energetica Industriale ed Ambientale.
( )
a
a a j
j
dT
m c Q
d
t
t
=
a a a a
m c c V =
| | | |
sorg. imp. pareti vent.
int .
sorg. Imp. .
int .
( ) ( ) ( ) ( ) ( )
( ) ( ) ( ( ) ( )) ( ) ( )
j
j
k oi si a ventil e e a
k
parete
k
Q Q Q Q Q
Q Q A h T T m c T T
t t t t t
t t t t t t
= + + +
= + + +
/
a
dT dt
( ) ( )
a a a
se
piccolo
dT T T
d
t
t t t
t t
A
A
A
| | | |
sorg. imp. .
int.
( ) ( ) ( ) ( ) ( ( ) ( )) ( ) ( )
n
a a oi si a vent e e a
k
parete a a
k
T T Q Q Ah T T m c T T
c V
t
t t t t t t t t t t t
A
= A + + + A + A
`
)
( ) ( )
a a r
T T T t t t = A =
| | | |
imp sorg. .
int.
( ) ( ) ( ( ) ( )) ( ) ( )
oi si a ventil e e a
k
parete
k
Q Q Ah T T m c T T t t t t t t t t = + A + A
= =
la costante di tempo RC pu essere in pratica interpretata come il rapporto tra l'energia
accumulata Q (proporzionale alla capacita termica del mezzo) e l'energia trasmessa U
(proporzionale alla conducibilit termica) ovvero:
Q
RC
U
= .
41
Mackey e Wright definirono i seguenti parametri: R
L
j
j
=
con L
j
spessore dello strato j.mo e
j
la sua conducibilit
termica. La resistenza termica della parete data da: A R
j
j
N
=
=
1
con j=1 per lo strato pi esterno e j=N per lo strato pi interno.
LAmmettenza equivalente definita da: B
A
R c
c
A
R A
j
j
j
N
i
= +
=
1
01
2
b g
b g
b g . e per lo sfasamento si ha la
lespressione:
t
n
o
T
A B =
L
N
M
O
Q
P
1
2
2
1 2 /
con n= armonica n.ma e To=24/n il periodo, per lattenuazione si ha: o
t
=
L
N
M
O
Q
P
e
T
A B
o
2
.
42
Le due equazioni differenziali sono, infatti, formalmente simili. Per i transitori termici monodimensionali si ha
lequazione differenziale:
c
c
=
c
c
2
2
1 T
x a
T
t
mentre per i transitori elettrici vale lequazione:
c
c
=
c
c
2
2
V
x
RC
V
t
ove si indicata con
V la tensione elettrica lungo il circuito composto dalla resistenza R e dalla capacit C.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 202
D'altra parte il prodotto RC ha le dimensioni di un tempo e si misura in secondi. Esso
fisicamente esprime il tempo necessario perch una certa quantit di calore accumulata nella
parete fluisca tra le due superfici estreme. Tale grandezza prende allora il nome di "costante di
tempo". Il prodotto RC descrive tuttavia in maniera imperfetta le propriet di una parete
soprattutto perch nel calcolarlo si suppone che la resistenza e la capacit siano concentrate.
Indicando, infatti, con s
j
lo spessore dello strato i-mo della parete, in base alla definizione
precedente si pu scrivere:
j
j j j
j j
j
s
RC c s
(
(
=
(
(
(
In questo modo non si pu per tener conto dell'ordine con cui si susseguono gli strati.
Per ovviare a questi inconvenienti, ma nel contempo per continuare a descrivere e
quantificare il fenomeno con una sola grandezza, sono state suggerite molte soluzioni. E' qui solo il
caso di citare la "costante di tempo termica" (TTC: Thermal Time Constant) proposta da vari
studiosi e perfezionata da Givoni
43
(1964).
8.3.3 IL METODO DEI QUADRUPLI (O DELLE MATRICI)
Un altro approccio consiste nell'integrare le equazioni di Fourier nel caso di regime periodico
stabilizzato sotto l'ipotesi di forzante esterna di tipo sinusoidale e trasmissione del calore per
conduzione su ogni strato. Se T e indicano rispettivamente la temperatura e il flusso, si ha il
seguente sviluppo (si osservi che questo capitolo stato gi visto nel 7.11 CARATTERISTICHE
TERMICHE DINAMICHE DELLE STRUTTURE.
In uno strato di materiale omogeneo, raggiunta in ogni punto la condizione oscillatoria
stabilizzata, se ne pu rappresentare la temperatura con una funzione del tipo ( , ) ( )
j
T x x e
et
t u =
dove j e lunit immaginaria e u, di valore medio nullo, la perturbazione prodotta dalla
oscillazione della temperatura esterna.
L'equazione di Fourier per strati piani monodimensionali diventa pertanto:
2
2
( )
( ) 0
d x j
x
dx a
u e
u =
equazione del secondo ordine omogenea che ammette come soluzione una funzione del
tipo:
x x
Ae Be
u
= +
con (1 ) / 2 j a e = + . Si consideri adesso il flusso termico trasmesso a una data ascissa x
dello strato e a un dato istante t e supponiamo che sia descrivibile da una funzione del tipo:
( , ) ( )
j
x x e
et
t =
43
La TTC definita dalla relazione TTC
Q
U
j
j j
N
=
=
1
ove si indica con N il numero degli strati e con
Q c s
j j j j
= e con U
h
s s
j
i e
i e
j
j
j
j k
j
,
,
= +
L
N
M
M
O
Q
P
P =
1 1
2
1
1
1
. A seconda della direzione del flusso termico, si assumer come
coefficiente di adduzione quello esterno (he) se il flusso termico diretto verso l'interno oppure quello interno (hi) se
il flusso termico diretto verso l'esterno. Corrispondentemente si avranno due diversi valori della trasmittanza Ue ed
Ui e cos pure della costante di tempo. A seconda dei casi si parler allora di costante di tempo esterna (TTCE) o
interna (TTCI). Tale approccio in conclusione permette di tener conto sia della successione degli strati sia della
direzione del flusso termico risultando sufficientemente rigoroso e affidabile. Alcuni valori della TTC sono riportati
nella stessa Tabella 77.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 203
Osserviamo adesso che attraverso li mezzo la trasmissione del calore avviene per
conduzione: deve essere pertanto rispettato il postulato di Fourier:
( , )
( , )
dT x
x
dx
t
t =
ovvero, per le posizioni fatte per T(x,t) e (x,t), si ha:
( , )
( )
dT x
x
dx
t
=
Definiamo adesso "impedenza" il rapporto tra la temperatura a una data ascissa x e il flusso
termico ivi trasmesso:
( )
( )
2
2
1
1
1
x
x
B
e
A
Z
B
e
A
u
+
= =
+
Se il mezzo infinito deve essere B = 0 (diversamente si avrebbero soluzioni divergenti,
fisicamente inammissibili) e pertanto:
1
Z
=
che viene chiamata impedenza caratteristica in quanto dipende soltanto dalle caratteristiche
termofisiche del mezzo. Considerata ora una parete composta, scriviamo le equazioni che
definiscono u e per le superfici di confine del primo strato (rispettivamente di ascissa x = 0 ed x =
L
1
). Per x = 0 si ha:
1 1 1 1
o
o
A B
A B
u
= +
per x = L
1
si ha:
1 1 1 1
1 1 1 1
1
1 1 1 1
L L
L L
Ae Be
A e B e
u
= +
Reintroducendo il termine immaginario e
jet
, facendo uso delle relazioni di Eulero per i
numeri complessi ed eliminando A e B, otteniamo la temperatura e ll flusso termico in uscita dal
primo strato:
1 1 1 1 1 1
1 1 1 1 1 1
cosh( ) sinh( )
( sinh( ) / cosh( )
o o
o o
T T L Z L
T L Z L
= +
ovvero in forma matriciale:
1 1 1 1 1 1
1 1 1 1 1 1
cosh( ) sinh( )
sinh( ) / cosh( )
o
o
T T L Z L
L Z L
Se la parete composta possibile scrivere una analoga relazione matriciale per ogni
strato. In generale si ha una relazione matriciale che possiamo generalizzare nella forma:
1
1
n n n n
n n n n
T T A B
C D
=
per cui, considerando la serie successiva degli strati, si ha la relazione:
1 1
1 1
n o n n
n n n o
T T A B A B
C D C D
=
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 204
Tabella 77: Parametri del transitorio termico delle pareti multistrato
Con un'opportuna espressione del flusso scambiato attraverso lo strato limite laminare, si
possono prendere in conto anche i coefficienti di adduzione sulle due facce della parete, nonch la
"temperatura aria-sole" se la parete soggetta all'irraggiamento solare. Il tutto mantenendo lo
stesso formalismo matriciale. Nellultima relazione si sono indicate con A,B,C,D delle costanti che
dipendono dalle caratteristiche termofisiche e geometriche del materiale e con T
0
e
o
le
condizioni al contorno. Al variare di queste ultime, secondo funzioni note, tale metodo consente di
descrivere dinamicamente l'andamento della temperatura e del flusso trasmesso all'interno
dell'ambiente. Questo modello ha avuto vasta diffusione in letteratura in quanto sintetico ed
elegante e, grazie all'impiego dei calcolatori elettronici, ormai non pi oneroso dal punto di vista
del calcolo. Come prima conclusione possiamo affermare che i metodi finora descritti risultano
semplici ed affidabili per la previsione del transitorio termico delle pareti multistrato.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 205
Tuttavia, nella loro attuale formulazione, essi risultano insufficienti per la descrizione della
prestazione globale di un ambiente. Questa risulta infatti ancora affetta da altri fattori che non
sono stati finora presi in considerazione. Si pensi, ad esempio, agli effetti dovuti ai flussi termici di
ventilazione (indotti dalle infiltrazioni d'aria attraverso gli infissi o da appositi dispositivi) gli
scambi radiativi delle pareti tra loro o tra queste e l'aria (verso l'interno o l'esterno del locale
abitato), la presenza di eventuali sorgenti interne di calore (luci, elettrodomestici, persone etc.) o
gli stessi guadagni di energia solare attraverso le superfici vetrate.
Al fine dunque di valutare pi accuratamente la prestazione complessiva del sistema, i
metodi visti precedentemente sono stati in parte generalizzati (metodo dei quadripoli
generalizzati e metodo della Costante di tempo termica totale ("Total Thermal Time Constant":
TTTC) e in parte sostituiti da approcci completamente nuovi, pi mirati e sintetici (Metodo delle z-
trasformate e metodo delle traiettorie di stato o degli spazi di stato), e che verranno brevemente
descritti nei successivi paragrafi.
8.3.4 METODO DEI QUADRUPOLI GENERALIZZATO
Volendo dunque estendere la descrizione delle prestazioni termiche dall'elemento "parete"
all'intero modulo abitativo occorre individuare ed esprimere tutti quei contributi che concorrono
al suo bilancio energetico. Essi sono in particolare:
Il flusso termico di riscaldamento o raffrescamento erogato da sorgenti ausiliarie o
impianti per la climatizzazione (
R
).
Il flusso di ventilazione dovuto alla infiltrazione d'aria attraverso serramenti, infissi, etc.
oppure appositamente immesso per il ricambio (forzato) dell'aria ambiente, (
V
)
Il calore scambiato col terreno se l'elemento in considerazione il pavimento a contatto col
suolo, (
T
)
L'energia solare entrante attraverso le superfici vetrate, (
I
)
Il calore emesso da luci, lampade, elettrodomestici etc. e quello dovuto alla presenza delle
persone che dissipano in ambiente una quantit di calore proporzionale alla attivit fisica
svolta, (
P
). Per convincersi che quest'ultimo non costituisce un contributo sempre
trascurabile, si consideri che una persona emette circa 100 Watt se a riposto, fino a 800
Watt se soggetta ad attivit fisica intensa.
Di ciascuno di questi termini si pu ovviamente dare una formulazione esplicita. Il flusso
termico di riscaldamento o raffrescamento risulta dall'espressione:
( )
R R R i
G c T T =
con G
R
e T
R
rispettivamente portata massica e temperatura del fluido riscaldante o
raffrescante. Il flusso termico di ventilazione dato da:
( )
V e i
n cV T T =
con n= numero di ricambi orari, ovvero volume orario d'aria immessa per ventilazione
attraverso infissi, aperture etc., per unit di volume (V) riscaldato. Per calcolare il calore scambiato
con il terreno a temperatura T
t
si pu pensare al pavimento come a una parete attraversata dal
flusso termico
T
sotto l'azione della differenza di temperatura (T
i
T
t
) e pertanto:
1
( )
1 1
t i t
i t
T T
h K
=
+
con K
t
trasmittanza della soletta. Il flusso dovuto alla radiazione solare entrante attraverso le
superfici vetrate (S
v
) dato da:
I v v
S I =
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 206
L'energia termica accumulata dall'aria ambiente pu essere espressa come:
a
dT
cV
d
t
=
Il calore dissipato dalle persone si valuta come: qN essendo q il calore emesso da una
persona in funzione del tipo di attivit fisica svolta (i cui valori sono tabellati) ed N il numero di
persone presenti in ambiente.
Per il principio di conservazione dell'energia, la somma (in segno) di tutti questi contributi
deve eguagliare la quantit di calore accumulata dall'aria ambiente (
a
) Si pu pertanto scrivere
una relazione del tipo:
R V T I P a
i i
+ + + + + =
in cui il primo addendo esprime ovviamente il contributo energetico delle pareti. Questa
espressione pu essere risolta rispetto alla temperatura interna (della quale ogni termine
funzione esplicita), oppure fissata questa ad un valore costante (per es. 20 C) se ne pu ricavare la
potenza di riscaldamento o di raffrescamento corrispondente. Il metodo della costante di tempo
termica totale (TTTC) una estensione del metodo TTC. E' stato sviluppato da Givoni e convalidato
per talune situazione sperimentali. Ambedue questi modelli tuttavia, elaborati intorno agli anni
cinquanta-sessanta, non hanno avuto grandi sviluppi in tempi recenti in quanto superati da metodi
di pi grande generalit e rigore nonch pi appropriati all'uso del calcolatore.
8.3.5 IL METODO DELLE Z-TRASFORMATE
Un metodo che ha goduto di grande favore presso gli ambienti scientifici internazionali
quello delle Z-Trasformate. Proposto agli inizi degli anni Settanta da Mitalas e Stephenson stato
accolto dall'ASHRAE (American Society of Heating and Refrigeration and Air Conditioning
Engineers) e utilizzato nel codice NBSLD oggi in uso presso il DOE (Department Of Energy) degli
Stati Uniti. Esso penetrato anche in Italia dove, per conto del CNR nell'ambito del Progetto
Finalizzato Energetica, stato sviluppato il codice MORE sulla base dello stesso algoritmo.
La particolarit di questo approccio consiste nella integrazione delle equazioni differenziali
per la trasmissione del calore nel discreto anzich nel continuo. In altri termini se le condizioni al
contorno (temperatura e flussi in ingresso) sono note non come funzioni continue ma ad intervalli
temporali discreti (per es. di un'ora), l'equazione differenziale pu essere integrata con una
particolare procedura (quella appunto delle Z-Trasformate) che equivale al metodo delle
trasformate di Laplace nel continuo.
Dato pertanto un qualunque componente edilizio (opaco o trasparente) e definitene le
condizioni al contorno, i flussi termici che attraversano lo strato limite (esterno ed interno) sono
dati da espressioni del tipo:
( ) 1
( ) ( )
( ) ( )
1 ( )
( ) ( )
( ) ( )
e e i
i e i
D z
T z T z
B z B z
A z
T z T z
B z B z
=
=
I flussi termici risultano, dunque, funzione della temperatura T sulle rispettive facce del
componente e di opportune funzioni dell'operatore z [A (z), B (z), D (z)] dette funzioni di
trasferimento del componente. Si pu dimostrare che antitrasformando rispetto a z (per riportare
le funzioni nel dominio "tempo"), si ottengono funzioni del tipo:
, , ( 1)
0 0 1
b c d
N N N
t j e t t r j j i t j t
j j j
b T T c d
A A
= = =
=
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 207
dove il flusso in ogni istante risulta funzione del valore assunto in 1,2,3... n istanti
precedenti; della temperatura sulla faccia interna, considerata anch'essa in 1,2,3, ... n istanti
precedenti; della temperatura interna di riferimento T
r
(supposta costante) e di opportuni
coefficienti (b
1
, b
2
, b
3
..., c
1
, c
2
, c
3
..., d
1
, d
2
, d
3
...) dei quali si possono evidentemente dare formule
esplicite. Qui basti ricordare che essi sono indipendenti dalle sollecitazioni esterne agenti sul
componente e dipendono solamente dalle sue caratteristiche termofisiche e geometriche.
Calcolare questi dunque possibile una volta definito il tipo di manufatto, i suoi materiali e
la geometria. E ci preliminarmente a ogni valutazione di transitorio termico. Il che stato fatto
con un programma di calcolo su un vastissimo repertorio di componenti edilizi di uso corrente e
che ha dato luogo a una grande banca dati, oggi pubblicata anche in Italia
44
.
Tali coefficienti esprimono dunque la risposta termica del mezzo ad una sollecitazione
esterna unitaria (sono denominati infatti "Thermal Response Factors") e rappresentano, pertanto,
la "funzione di trasferimento
45
" del sistema che traduce in carico termico ambiente il guadagno
energetico del componente.
La simulazione del transitorio termico di una parete viene in pratica eseguita utilizzando
tali coefficienti in semplici formule che consistono essenzialmente di sviluppi in serie temporali,
dove ciascuno di essi, secondo il proprio numero d'ordine, (1,2,3,... n), va a premoltiplicare il
valore istantaneo della temperatura o del flusso termico di 1,2,3,...n istanti precedenti. Essi
vengono allora ad assumere la funzione di "fattori di importanza" (weighting Factor) in quanto
attribuiscono un diverso "peso" a ciascuno degli stati antecedenti, portando cos, nella valutazione
dello stato attuale del sistema, gli effetti della sua "storia" precedente
41
Alla rigorosit dell'approccio e alla semplicit dell'algoritmo, tuttavia, fa contrasto
l'esigenza di una (relativamente) vasta dotazione di memoria del calcolatore per l'allocazione e la
gestione della grande banca dati. E' questo uno dei motivi per cui i codici di calcolo fondati su
questo metodo, vengono di norma implementati su grandi computer, anche se oggi i personal
computer hanno potenze di elaborazione paragonabili o anche superiore dei mini computer
utilizzati trentanni fa, quando il metodo delle Z-Trasformate venne proposto.
Esistono gi diversi programmi commerciali che, ad esempio, utilizzano il metodo delle
Funzioni di Trasferimento per il calcolo dei carichi termici estivi negli edifici.
A titolo di esempio accenniamo alla procedura di calcolo per valutare li flusso termico
trasmesso da una parete che separa l'ambiente interno a T
r
= 24 C dall'esterno dove le
temperature evolvono secondo quanto indicato in Tabella 78:
Temperature aria-sole per la parete in esame
Ora 1 2 3 4
Temp.(C) 24.4 24.4 23.8 23.3....
ora 22 23 24
Temp. (
0
C) 27.2 26.1 25
Tabella 78: Evoluzione della temperatura
Coefficienti di risposta termica
b
0
=0.00312 d
o
=1
44
Vedi Repertorio delle caratteristiche termofisiche dei componenti edilizi opachi e trasparenti, Ed. PEG, Sottoprogetto
RERE-PFE, CNR Roma 1982
45
La Funzione di Trasferimento di un sistema, sollecitato da una funzione di eccitazione in ingresso, data dal rapporto,
per ogni frequenza, fra luscita e lo stesso ingresso: H
U
I
( )
( )
( )
e
e
e
= . Analoga definizione si pu fare nel piano della variabile
complessa z ottenendo: H z
U z
I z
( )
( )
( )
= .
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 208
b
1
= 0.04173 d
1
= - 0.9442
b
2
= 0.02736 d
2
= 0.05025
b
3
= 0.00119 d
3
= 0.00008
E c
n
=0.0734
Tabella 79: Coefficienti di risposta termica
Si pu avviare il calcolo assumendo che il calore inizialmente trasmesso sia nullo, certi che
l'effetto ditale ipotesi si estinguer nell'arco di 24 ore.
Sviluppando la formula riportata in precedenza, il calcolo del flusso termico trasmesso in
ogni istante t e' immediato:
( )
, 1 , 2 , 2 3 , 3 1 , 2 , 3 , 2 t o e t e t t e t t e t t r n e t e t t e t t
q b T bT b T b T T c d q d q d q
A A A A A
= + + + + +
Pertanto, sostituendo i valori della Tabella 79, otteniamo:
q
1
= 0.00312(24.4) + 0.04173(25) + 0.0273(26.1) + 0.00l19 (27.2) - 23.88(0.0734) (-
0.9442(0)+
+ 0.0502(0)- 0.00008(0) = 0.1131W/m.
q
2
= 0.00312(24.4) + 0.04173(24.4) + 0.02736(25)+ 0.00119 (26.1) - 23.88(0.0734) +
- (- 0.9442 (0.1131) + 0.01(0) - 0.00008(0)= 0.1628 W/m
etc. .......
8.3.6 ANALISI DI SENSITIVIT E PROBLEMI DI OTTIMIZZAZIONE ENERGETICA
Attraverso i codici di calcolo computerizzati possibile sviluppare dunque l'analisi delle
prestazioni termiche degli edifici simulandone il comportamento in regime dinamico.
Tali codici, nati inizialmente come mezzi di previsione, vengono poi spesso utilizzati in sede
di ottimizzazione energetica. Questa, che forse la fase pi laboriosa del progetto, non pu che
svolgersi per successive iterazioni dato il gran numero di parametri in gioco e, soprattutto, data la
difficolt di prevedere le conseguenze che la modifica di un dato parametro ha sugli altri e sulla
prestazione generale del sistema. Sarebbe pertanto desiderabile a questo scopo conoscere "a
priori" l'influenza reciproca tra due o pi variabili, ovvero, in generale, la "sensitivit" di un
parametro rispetto ad un altro. A questo comunemente si provvede eseguendo una serie di
simulazioni al calcolatore per diversi valori del parametro in esame al fine di studiarne le variazioni
rispetto agli altri e dedurne le reciproche correlazioni.
Alcuni risultati di questo tipo d'analisi si possono ad es. vedere in Figura 117. Cosi
operando, tuttavia, ne discende un'analisi parziale, valida all'interno della casistica esaminata e
spesso limitata a pochi casi da tempi e costi di calcolo spesso onerosi.
Volendo operare con un pi alto grado di generalit e di rigore concettuale opportuno
allora ricorrere a tecniche pi mirate e sintetiche. Un approccio particolarmente appropriato
sembra ancora essere quello della teoria degli spazi di stato.
Definito allora come "coefficiente di sensitivit" di una variabile di stato rispetto a un
parametro la derivata (parziale) della prima rispetto al secondo, si pu dimostrare che l'evoluzione
temporale di tali coefficienti di sensitivit descritta da un sistema di equazioni differenziali
formalmente analogo a quello del transitorio termico (secondo il metodo delle traiettorie di stato)
e che comprende quest'ultimo come caso particolare.
Al fine, poi, di avere informazioni pi sintetiche, si possono definire i valori medi del primo
e del secondo ordine dei coefficienti di sensitivit, in un intervallo di tempo considerato (per es. un
giorno), che rappresentano dei formidabili ausili nella ottimizzazione globale del sistema.
Formalmente il problema dellanalisi di sensitivit si imposta come segue. Il vettore di stato
risulta in generale funzione dell'insieme r-dimensionale dei parametri q
i
(i=1. 2 ... r) di sistema e
del tempo t: [X] = [X(q ,t)]. Il generico coefficiente di sensitivit si definisce, pertanto, come segue:
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 209
| | | | ( ) ( , ) ( 1, 2,....., )
i
p
i
s t X q t i n
q
c
= =
c
Figura 117: Consumi energetici di un edificio per riscaldamento e raffreddamento in funzione del rapporto Superficie
disperdenti e volume (S/V) e del rapporto Sup. vetrata - Sup. muraria (Sv/Sm). Energia annualmente trasmessa da una
parete in funz
Esso esprime la variazione dello stato del sistema per una variazione infinitesima dell'i-
esino parametro attorno al valore nominale p. Si definiscano ora i vettori:
| |
| |
| |
| |
| |
| |
| |
1
2
;
r
s
s
s
s s
t
s
X
(
(
(
(
c
(
= =
( c
(
(
(
e le matrici:
| |
| | | |
| | | |
| |
| |
1
2
0 ...
0 ...
... ... ...
0 0 ...
R
A A
A A
L
A
A
(
(
(
=
(
(
(
| |
| |
| |
| |
| |
1
2
...
R
B
B
M
B
B
(
(
(
(
=
(
(
(
con:
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 210
| |
| |
| |
| |
;
i i
i i
p p
A B
A B
q q
c c
= =
c c
Si dimostra che vale la seguente relazione:
| | | || | | || | s L S M W = + [152]
che pu essere integrata con la stessa procedura gi vista per la (3) a condizione di
sostituire, negli sviluppi in serie delle matrici [L] ed [M] rispettivamente alle matrici [A] E [B]. Le
simulazioni cos ottenute forniscono i valori istantanei dei coefficienti di sensitivit.
Una informazione sintetica sui valori assunti da tali coefficienti pu essere ottenuta
mediante la definizione delle seguenti quantit:
0
2
0
T
j
i
ij
i
p
T
j
i
ij
i
p
X
q
s dt
T q
X
q
s dt
T q
c | |
' =
|
c
\ .
| |
c | |
| '' =
|
|
c
\ .
\ .
}
}
che forniscono rispettivamente la media e la devianza del generico coefficiente di
sensitivit (o coefficienti medi di sensitivit del primo e secondo ordine). Si osservi infine che la
relazione di sensitivit [152] contiene come caso particolare la relazione di stato. Pertanto,
risolvendo la [152] possibile ricavare, con un unico procedimento di calcolo, sia levoluzione
temporale libera del sistema che qualsivoglia coefficiente di sensitivit.
8.3.7 GRANDI CODICI DI CALCOLO. STRUTTURE LIMITI E PROBLEMATICHE
L'avvento e la diffusione del calcolo automatico, sostenuto da tecnologie che producono
macchine sempre pi potenti nella elaborazione, capaci nella memoria e accessibili nel prezzo, non
poteva non coinvolgere il campo delle applicazioni termotecniche, i cui metodi di calcolo ne sono
anzi rimasti profondamente condizionati.
Dal breve excursus storico appena tracciato emerge infatti la tendenza all'affermarsi di
criteri e algoritmi sempre pi fortemente orientati al calcolo automatico. Una serie innumerevole
di codici d calcolo computerizzati stata infatti sviluppata negli ultimi venti anni e ne prova la
vastissima bibliografia sull'argomento.
Tra i migliori codici oggi in uso figurano il BLAST, il PASOLE, l'ESP-I, l' NBSLD, il MORE, il
BIOCLI etc., che, a seconda dei casi, si fondano o sul modello dei quadrupoli generalizzati o su
quello delle z-trasformate o sul metodo delle traiettorie di stato (BIOCLI). Nella versione originaria
tali codici sono stati sviluppati per lo pi in FORTRAN e per grandi computer ("mainfrane"), almeno
per tre motivi.
Perch sebbene l'occupazione di memoria per l'esecuzione del programma non sia
particolarmente estesa, a seconda del grado di dettaglio richiesto nella simulazione, la
memoria di massa necessaria per la descrizione topologica dell'edificio pu raggiungere
diverse Mbytes.
Perch, tra la gran mole di dati da elaborare e i processi altamente iterativi spesso
richiesti, sono irrinunciabili i computer digitali ad alta velocit.
Perch solo a partire dagli anni '80 tali caratteristiche si sono rese disponibili su calcolatori
di fascia pi bassa (supermini, mini e microcomputer).
La struttura di un codice di calcolo, in generale, si compone di 3 parti: 1) fase di input dei
dati, 2) di elaborazione e 3) fase di output.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 211
Molta cura viene dedicata alla fase di assegnazione dei dati, per renderla agevole, spedita e il
pi possibile esente da errori di digitazione. Spesso questa parte del programma viene assunta
come indice importante della qualit del software. All'operatore viene richiesto non solo
l'immissione dei dati di struttura e di configurazione (caratteristiche geometriche e termofisiche
dei singoli elementi, propriet dei materiali, volumetria, esposizione etc.) ma anche tutta una serie
di informazioni volte alla "ricostruzione delle condizioni al contorno" (presenza di schermature o
zone d'ombra, ricambi d'aria, ventilazione tra ambienti, presenza di persone, luci, impianti, etc.).
La totalit di queste informazioni viene ordinata in una grande banca dati la cui struttura e
gestione costituisce uno dei momenti pi delicati e importanti del progetto del software,
dipendendo da questa la facilit di implementazione delle parti successive del codice.
La parte centrale di questo comprende poi la vera e propria elaborazione dei dati. Questa fase
normalmente consiste di un programma principale ("main") che richiama e coordina una serie di
"subroutines" secondarie, ciascuna preposta a una funzione specifica. La elaborazione
propriamente detta si sviluppa in tre stadi successivi:
calcolo degli apporti termici per componente: questo pu essere una parete, una finestra,
una porta, una copertura, una fondazione etc., considerato separato dal contesto abitativo
che contribuisce a formare;
calcolo dei carichi termici ambiente: attraverso la somma dei contributi energetici degli
elementi costituenti l'ambiente stesso e degli apporti accidentali (luci, persone, impianti,
sorgenti ausiliarie);
calcolo delle temperature dell'aria, delle pareti etc., e dei consumi effettivi.
Ad arricchire questa struttura di elaborazione concorrono una serie di programmi atti a
valutare gli effetti della fluidodinamica dell'aria, i livelli di comfort termico, la rotazione delle
ombre, il comportamento dell'utente (che pu per es. aprire e chiudere porte e finestre
modificando la convezione e i flussi d'aria oppure alzare e abbassare tapparelle, schermature etc.,
alterando cos, ex abrupto, la resistenza alla trasmissione del calore), allo scopo di rendere
aderente la simulazione alle effettive condizioni di funzionamento.
La fase di output, infine, prevede una serie di programmi per la presentazione dei risultati in
forma grafica e/o tabellare.
Anche in questa possibile all'operatore selezionare il grado di dettaglio desiderato. Si hanno
allora output analitici (andamenti orari) o sintetici (andamenti giornalieri, o mensili) di
temperature, carichi termici, consumi etc.
In conclusione il grado di accuratezza nella definizione e il rigore scientifico cui possono
attendere i migliori codici di calcolo veramente elevato. Tuttavia a una eccessiva "risoluzione" si
oppongono tempi di calcolo e quindi costi a volte onerosi.
Si tratta allora di impostare preventivamente - anche in questa sede - un'analisi costi-benefici
finalizzata agli scopi che ci si prefigge e, in base ad essa, definire la scala di dettaglio appropriata
Spesso tuttavia, ci a cui l'Utente interessato, non tanto il valore assoluto di alcune grandezze,
quanto la loro incidenza percentuale in relazione alle diverse ipotesi di progetto da esaminare.
Se questo l'obiettivo pu allora essere utile restringere il settore d'indagine ad alcune parti
dell'edificio, studiando nel dettaglio solo gli aspetti che hanno attinenza con le variabili cui si
maggiormente interessati.
Nell'ambito del PFE (Progetto Finalizzato Energetica del CNR) si sono effettuati studi per
definire una logica che consenta di scegliere "a priori" la scala e il tipo di approccio pi consoni ai
diversi possibili obiettivi della simulazione e quindi al controllo energetico della progettazione. Un
altro limite dei grandi codici quello che si potrebbe definire come una "tendenza alla elefantiasi".
A seguito, infatti, di successivi sviluppi e potenziamenti, essi hanno raggiunto una tale vastit e
complessit da rendere quasi impossibile da un lato l'intervento di operatori che non siano gli
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 212
addetti ai lavori e dall'altro la reale trasportabilit su macchine pi piccole. Rari sono infatti i casi di
grandi codici dai quali sono state ricavate versioni semplificate
E' per consentire una maggiore accessibilit e diffusione di questi strumenti di calcolo che si
sono parallelamente sviluppati i "metodi semplificati". Questi, a fronte di un minor grado di
dettaglio e di rigore concettuale, consentono tuttavia valutazioni affidabili e provate che, sebbene
valide sul medio e breve termine (non pi sul transitorio) risultano di pratica utilit per i tecnici
progettisti.
Tali metodi, comunque, sorti in origine per un uso spiccatamente manuale, tendono oggi ad
essere anch'essi computerizzati.
8.3.8 I METODI SEMPLIFICATI
I metodi semplificati nascono ora da riduzioni ed approssimazioni dei metodi rigorosi ora
da approcci specifici ed originali appositamente formulati. Alla prima categoria appartengono quei
metodi che si fondano sull'uso di semplici correlazioni tra variabili (spesso adimensionali) ricavate
attraverso innumerevoli simulazioni al calcolatore con i modelli rigorosi.
In altri termini si costruiscono preventivamente una coppia o una terna di variabili e che
spesso rivestono un particolare significato fisico.
Si esegue con un codice sofisticato una serie di simulazioni estesa ad un vasto campo di
tipologie edilizie, destinazione d'uso dell'edificio, localit climatiche, categorie di materiali etc., e si
ricavano le correlazioni che legano tra loro tali variabili.
Il risultato di questa operazione viene di solito presentato in forma di diagrammi e/o
tabelle che, a meno di qualche calcolo parziale o preliminare sono di rapido e facile impiego.
Presso l'Universit di Padova stato, per esempio, sviluppato un metodo di questo tipo le
cui correlazioni sono state ricavate tramite il codice americano NBSL.
Questo metodo, in particolare, sebbene utilizzi nei calcoli formule tipiche dello stato
stazionario, consente, proprio tramite le suddette correlazioni, la presa in conto degli effetti della
massa sulle prestazioni globali dell'edificio. Il metodo si poi esteso anche in altri domini.
Grande diffusione hanno avuto per es. il metodo F-chart (riduzione del programma
TRNSYS) per i sistemi solari attivi a collettori piani ed il metodo LANL (Los Alamos National
Laboratories) ricavato dal codice PASOLE per i sistemi solari passivi.
In ogni caso questi metodi fanno uso di dati meteorologici sintetici (per es. valori medi
mensili di temperatura, radiazione solare, contributi di sorgenti interne etc.) e non possono tener
conto di fattori contingenti od accidentali (ombre portate, effetti del vento, interazioni tra
ambienti adiacenti) se non in forma approssimata ed arbitraria, affidata al giudizio dell'operatore.
Un metodo che consente una maggiore precisione nella valutazione dei fabbisogni termici
il cosiddetto "Bin-method" che utilizza i dati meteorologici disaggregati secondo le ricorrenze (o
frequenze) orarie (medie mensili od annuali) della temperatura esterna e dell'umidit relativa. Pi
precisamente l'intero campo nel quale varia la temperatura esterna di una data localit viene
suddiviso in intervalli di 5C (detti bin). Apposite tabelle ottenute dalla elaborazione dei dati
climatici, forniscono poi il numero di ore in cui ogni dato intervallo di temperatura ricorre e la
umidit relativa associata.
Utilizzando a questo punto le semplici formule della trasmissione del calore (in regime
stazionario) possibile valutare l'aliquota di energia dispersa ed estendendo la procedura a tutti
gli intervalli, risalire al fabbisogno energetico medio mensile od annuale del modulo abitativo o
dell'intero edificio. Sul 'Bin-method', tuttavia, pesa in misura anche maggiore che sugli altri, la
natura ripetitiva della procedura di calcolo. Inoltre, a differenza del metodo precedente (il metodo
di Padova), non consente valutazione alcuna degli effetti della massa.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 213
Per contro fa un uso pi appropriato dei dati climatici, e come tale ha trovato vasto
impiego nell'analisi dei sistemi ad energia solare ed a pompa di calore, data l'elevata sensitivit di
questi alle condizioni esterne (30).
Merita infine di essere citato, se non altro per l'importante concetto che sottende, il
"metodo dei gradi giorno", usato per valutazioni sommarie e di prima approssimazione del carico
termico invernale. La somma del prodotto tra la differenza di temperatura interna-esterna per il
numero di giorni in cui tale differenza si verifica fornisce i Gradi - Giorno di quella localit. La
sommatoria si estende a tutto quel periodo in cui la temperatura esterna media mensile si
mantiene inferiore ai 12 C.
Tali estremi definiscono pertanto la stagione di riscaldamento. La temperatura interna di
riferimento assunta (a seconda degli stati nazionali) pari a 19C o 18C, comunque minore di 20
C, per tenere conto di eventuali sorgenti gratuite di calore (luci, persone, etc.)e del guadagno
solare.
A questo proposito si ricorda che l'Italia suddivisa in cinque regioni climatiche (zone A, B,
C, D ed E) in funzione dei gradi-giorno delle rispettive localit (vedi allegati alla legge 10/91 e del
DPR 412/94). I gradi giorno esprimono quindi quanto una localit sia fredda o temperata e sono
per ci stesso un indice dei disperdimenti termici di un edificio ivi ubicato, e quindi dei suoi
consumi energetici.
Infatti, il fabbisogno termico per trasmissione attraverso le pareti, dell'intera stagione
invernale e' per esempio calcolabile dalla formula:
d
Q GG K S H =
ove si ha:
GG = Gradi-Giorno della localit
K =Trasmittanza media dell'edificio (W/(mK);
S = Superficie disperdente (m);
H = Ore al giorno di riscaldamento.
ed il consumo di combustibile dalla formula:
d v
c c
Q Q
C
Eq
+
=
essendo:
Q
v
= Fabbisogno termico per infiltrazione (W);
Q
c
= Potere calorifico inferiore del combustibile (kJ/kg);
q
c
= Rendimento energetico della caldaia.
8.3.9 OSSERVAZIONI SUI GRANDI CODICI DI CALCOLO
Quello che stato appena tracciato solo un quadro essenziale dei temi e delle
problematiche connesse con il problema del controllo energetico della progettazione. Un quadro
che si dilaterebbe parecchio se ai metodi fondamentali, ciascuno con la propria connotazione di
originalit e per ci stesso, nella loro sostanza piuttosto ben distinti l'uno dall'altro, si
aggiungessero tutte le soluzioni intermedie e gli intelligenti compromessi tra rigore e semplicit di
calcolo che l'ingegno umano e la recente ricerca hanno prodotto a tutt'oggi.
A titolo di ragionevole conclusione si potrebbe dunque affermare che mentre i metodi
semplificati andrebbero usati per un primo veloce controllo delle scelte iniziali, i metodi rigorosi
dovrebbero servire per illuminare angoli di dubbio, punti di concorrenza tra effetti contrastanti,
nelle fasi pi avanzate della progettazione. L'analisi di sensitivit infine dovrebbe essere invocata
nelle fasi della limatura finale del progetto, al momento della ottimizzazione, sebbene la misura,
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 214
almeno per ordini di grandezza, della sensitivit di un parametro rispetto ad un altro dovrebbe
essere sempre viva nella mente del tecnico, guidandolo quasi istintivamente alle scelte pi
opportune in qualunque fase del progetto.
In ogni caso il "grado di risoluzione" conseguito nella descrizione del fenomeno ed il rigore
concettuale apprestato dal modello matematico a nulla valgono se alcune grandezze fondamentali
quali i parametri termofisici (conducibilit, trasmittanza, calori specifici etc.) e climatici (radiazione
solare, temperature esterne etc.), sono affetti, come di fatto accade, da grande incertezza. D'altra
parte recenti studi hanno accertato che la simulazione di un determinato edificio eseguita con
codici diversi pu dar luogo a risultati sensibilmente diversi tra loro. Il grado di affidabilit dei
metodi sopra descritti e dei relativi codici dovrebbe essere allora controllato attraverso il riscontro
sperimentale. Accade per che rispetto alla molteplicit ed alla complessit delle situazioni e dei
casi che si possono indagare, la validazione sperimentale di un grande codice presenta il seguente
dilemma: condurre l'osservazione su apparati di prova che tendano ad isolare un fenomeno, a
circoscriverne un aspetto particolare sul quale verificare la sensibilit del codice, perdendo cosi di
vista la prestazione generale del sistema. Oppure nel tentativo di valutarne quest'ultima, sul
medio e breve termine (per es. un mese od una sequenza di giorni, rinunziare a controllarne la
capacit di analisi sul dettaglio.
Dal momento allora che non di solito fattibile esaurire le molteplici possibilit di un
codice, una validazione sperimentale completa risulta cosa difficile in misura pari alla versatilit
del codice stesso. Ma del resto, se anche si disponesse di programmi perfettamente convalidati e
grandezze fondamentali di calcolo esattamente note, almeno due altri aspetti introducono ancora
un sostanziale elemento aleatorio nella descrizione del sistema: si pensi a taluni fattori accidentali
(condizioni climatiche, comportamento dellutente etc.) e, soprattutto, alla categoria della
sensazione fisica del benessere termico o comfort ambientale, alla quale va in ultima analisi
commisurato l'esito della progettazione energetica dell'edificio e che, nonostante gli sforzi fatti
per quantificarla e oggettivarla, rientra pur sempre nella sfera del soggettivo.
Nonostante tuttavia questa dimensione di incertezza, del resto insita in ogni umana
descrizione della natura, e nonostante la sfuggente definizione del benessere termico come
categoria mentale, i metodi che abbiamo descritto - sofisticati o no - restano pur sempre un
potente mezzo di conoscenza e di previsione che ci mettono al riparo da ci che il
"comportamento controintuitivo dei sistemi complessi" (e per quanto visto finora si ribadisce che
un edificio nei suoi aspetti termodinamici un sistema complesso).
Non ultimo con l'ausilio di questi strumenti si potranno ancora migliorare le condizioni
ambientali dell'Uomo. Ci vero in senso stretto, in quanto con un pi efficace controllo del
microclima locale miglioreranno il benessere e (si spera!) l'efficienza degli occupanti; e in senso
largo, poich ogni migliore controllo del microclima locale contribuisce a ridurre gli sprechi e i
guasti ambientali.
8.4 CODICI DI SIMULAZIONE DISPONIBILI
La valutazione della risposta in transitorio termico degli edifici risulta piuttosto complessa a
causa del gran numero di variabili e di equazioni differenziali che ne derivano. Oggi abbiamo la
possibilit di utilizzare i computer e pertanto si sono resi disponibili diversi programmi commerciali
che permettono di ottenere la simulazione completa dellevoluzione dinamica degli edifici. Si
tratta quasi sempre di software proprietario e costoso ma esistono alcune eccezioni, per fortuna,
anche di buon livello.
Ad esempio il DOE (Department Of Energy) degli USA produce una notevole quantit di
software utilizzato, in special modo, per la simulazione dinamica degli edifici, per la progettazione
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 215
avanzata degli impianti e per ricerca scientifica. Il programma forse pi noto il DOE-2 che utilizza
il metodo delle impedenze per calcolare la risposta dinamica di edifici comunque complessi.
Questo software (venduto con licenze variabili da 500 a 4000 $) ha anche la possibilit di simulare
linterazione edificio impianto, cio consente di ottenere la risposta in transitorio non solo per
levoluzione propria delledificio ma anche con linserimenti di impianti di vario tipo (ventilazione,
riscaldamento, condizionamento, .).
Lo stesso DOE pubblica anche numerosi pacchetti software con licenza gratuita. Si tratta di
software di ottimo livello che richiede una registrazione per ottenere la licenza gratuita. Uno di
questi pacchetti ENERGY PLUS che fra laltro utilizza il core di calcolo di DOE-2. Questo software
anche disponibile in formato sorgente (prevalentemente FORTRAN) con un costo aggiuntivo di
500 $.
ENERGY PLUS essenzialmente costituito, sulla falsariga dei grandi codici di calcolo, da tre
blocchi fondamentali denominati:
Pre processor: si tratta del software che consente di inserire i dati di input;
Processor: il cuore del pacchetto ed preposto ad effettuare i calcoli veri e propri;
Post processor: il software che consente di stampare i risultati di calcolo.
Purtroppo il pre e il post processor forniti con ENERGY PLUS sono piuttosto limitati e
richiedono un notevole sforzo sia per linput dei dati che per linterpretazione dei dati finali.
Questa scelta non casuale poich il DOE si prefisso di fornire solamente il processor, cio
la parte di calcolo vera e propria, lasciando agli utenti o a Terze Parti (cio ad altri produttori di
software) il compito di gestire linput e loutput dei dati.
Tuttavia il package corredato da un buon numero di manuali tecnici che descrivono
minuziosamente sia le routine di calcolo che la forme tabellare dellinput e delloutput. Ad
esempio, in figura seguente si ha la finestra di avvio del programma ENERGY PLUS con la selezione
del progetto e del clima. Si osservi come linput dei dati affidato a due tipi di Editor semplici uno
di tipo TEXT e il secondo specializzato (IDF Editor).
Il primo, editor in formato txt, un normale editor testuale, ad esempio il Blocco Note di
Windows, che richiama il file di input (BaseBoardElectric.idf nellesempio considerato) e consente
allUtente di scrivere e/o modificare i campi del file come si desidera.
Naturalmente ci richiede una perfetta conoscenza del formato dei campi del file di input
(ed disponibile un buon manuale per questo!) e dei nomi da utilizzare per referenziarli.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 216
Si tratta di un lavoro piuttosto complesso e decisamente esposto allerrore da parte di chi
deve inserire i dati. LA cosa si complica molto quanto pi grande ed articolato ledificio da
simulare.
Figura 118: Editor Txt di Energy Plus- Parte iniziale
Purtroppo questa impostazione dellinput deriva dallutilizzo del Fortran come linguaggio di
programmazione.
Questo linguaggio usava, nei vecchi calcolatori, le schede elettroniche nelle quali, mediante
una apposita macchina punzonatrice, si digitavano i dati in righe di 80 caratteri utilizzando la
codifica ASCII o EDCB (dellIBM) per ciascun carattere.
Le routine di input di questo linguaggio ancora oggi usa i comandi READ o WRITE
specificando un FORMAT orientato alle righe da 80 colonne.
Oggi non utilizziamo pi le schede magnetiche ma possiamo scrivere direttamente i dati con
un normale editor di testi. Pur tuttavia il formato dei dati ancora obbligato dalle regole di lettura
del Fortran e questo spiega (almeno parzialmente) il perch si usa il pre processor.
In Figura 118 si ha la visualizzazione, con Blocco Note di Windows ma si pu usare qualunque
editor di testi si desideri, del file di input BaseBoardElectric.idf dellesempio considerato.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 217
Si osservi come si utilizzino le convenzioni del Fortran per delimitare i commenti e le parole
chiave (TIMESTEP, BUILDING, SOLUTION ALGORITHM, INSIDE CONVECTION ALGORITHM, .) i
campi numerici di input. Il secondo Editor (denominato IDF Editor) ancora un editor testuale ma
ha una logica interna che lo porta a conoscere gi i formati necessari, le parole chiavi e tutto
quantaltro necessario per la preparazione del file di input.
In Figura 120 si ha la finestra di avvio di questo editor ed possibile osservare diverse
finestre che vengono attivate non appena si seleziona un campo da editare, come indicato dalla
Figura 120 alla Figura 123.
Figura 119: File di input come visto dal pre-processor
Il pre processor legge questo file opportunamente scritto, ne verifica la congruit
(geometrica e di calcolo) cio controlla la presenza dei campi necessari al calcolo, il loro formato e
la reciproca congruenza (vedi Figura 119) e alla fine, dopo avere scritto un file di LOG degli errori
(vedi Figura 124), lancia il Processor vero e proprio.
Il processor visualizza una finestra nella quale, in rapida successione, stampa alcune righe in
formato testo per indicare quanto sta facendo. Dopo qualche secondo (lintervallo di tempo
dipende dalla complessit del calcolo) si ritorna alla finestra di controllo nella quale si ha la
possibilit di vedere uno sketch delledificio (Energy Plus genera un file dxf che viene
automaticamente passato ad AutoCad), come indicato in Figura 128.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 218
Si ha poi la possibilit di visualizzare i dati di calcolo sia in formato testo, vedi Figura 130, che
in formato EXCEL, vedi Figura 129.
Figura 120: Finestra con editor IDF di Energy Plus
Come si pu vedere la visualizzazione dei dati e la loro interpretazione non agevole. Essa
risulta completa dal punto di vista calcolistica ma estremamente dispersiva soprattutto se si
considera lenorme quantit di dati ottenuti dal programma.
Questo spiega perch si rende opportuno utilizzare un software pi user friendly sia per le
fasi di input che per quelle di output.
Stanno per essere posti in commercio alcuni package (non pi gratuiti, per) che forniscono
un notevole ausilio sia per linput che per linterpretazione delloutput. Uno di questi software
DESIGNBUILDER e che fornisce una interfaccia molto intuitiva e visuale di tutte le fasi sia di input
che di output. Se ne presentano qui alcuni esempio di uso giusto per chiarire quanto sopra detto.
Si pu osservare dalla Figura 131 in poi come linput venga guidato da finestre grafiche per il
disegno (si osservi la Figura 130 per unidea della bont dellinput), per la selezione dei
componenti e dei materiali. Il programma fa largo uso di data base interni per cui la selezione dei
materiali totalmente grafica.
Costruita la struttura si passa a selezionare le ipotesi di carico e la situazione degli impianti,
come illustrato in Figura 134 fino alla Figura 141.
In fine, lanciata la simulazione (che utilizza sempre il processor di Energy Plus) si ottengono i
dati di output che vengono rappresentati in forma grafica per una perfetta lettura, come illustrato
dalla Figura 142 alla Figura 153 sia per le condizioni invernali che per quelle estive.
Si osservi come sia possibile cambiare la scala dei tempi (rappresentazione oraria,
settimanale, mensile), il tipo di grafico che si desidera avere (cio la variabile o le variabili di
rappresentare). E infine possibile avere informazioni per la singola parete o la singola apertura,
rappresentazione questa non riportata in figura.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 219
In definitiva lunione di un programma di questo genere rende pi confortevole, preciso e
proficuo lutilizzo di Energy Plus.
Figura 121: Editor IDF con visualizzazione della finestra BUILDING
Figura 122: Editor IDF con la finestra di selezione dellalgoritmo di risoluzione
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 220
Figura 123: Editor IDF con visualizzazione dei dati PEOPLE
Figura 124: File di LOG degli errori
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 221
Figura 125: Esempio di file di verifica dellinput di Energy Plus
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 222
Figura 126: Esempio di LOG di calcolo di Energy Plus
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 223
Figura 127: Esempio di controllo delle variabili di Energy Plus
Figura 128. Esempio di output grafico di Energy Plus
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 224
Figura 129: Esempio di output parziale in formato EXCEL di Energy Plus
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 225
Figura 130: Visualizzazione dei dati di output di Energy Plus
Figura 131: Esempio di input grafico con Design Builder
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 226
Figura 132: Men di costruzione della struttura (sinistra) e delle pareti (destra)
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 227
Figura 133: Selezione del tipo di finestre e dei materiali
Figura 134: Selezione della capacit termica e del gradi di isolamento
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 228
Figura 135: Selezione del tipo di aperture e delle schermature
Figura 136: Selezione del guadagno solare e dellintervallo di guadagno
Figura 137: Selezione del tipo di ventilazione
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 229
Figura 138: Selezione delle condizioni operative invernali
Figura 139: Selezione delle condizioni operative estive
Figura 140: Ipotesi di calcolo per le condizioni estive
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 230
Figura 141: Ipotesi di calcolo per le condizioni invernali
Figura 142: Esempio di output estivo di Design Builder
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 231
Figura 143: Altri dati estivi di output
Figura 144: Altri esempi di output estivo
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 232
Figura 145: Altri dati di output estivi
Figura 146: Altri dati di output estivi
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 233
Figura 147: Esempio di output di dati per simulazione invernale
Figura 148: Esempio di selezione di calcolo annuale
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 234
Figura 149: Risultati della simulazione di una settimana
Figura 150: Simulazione con risultati distribuiti mensilmente
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 235
Figura 151: Risultati della simulazione con distribuzione oraria
Figura 152: Visualizzazione delle perdite per ventilazione
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 236
Figura 153: Visualizzazione dei guadagni energetici
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 237
9. PSICROMETRIA
La Psicrometria
46
, come gi noto dalla Fisica Tecnica, si occupa delle trasformazioni
termodinamiche dellAria Umida, cio della miscela ideale composta da aria secca e da vapore
dacqua. Laria secca composta dalla miscela di gas naturali non condensabili
47
presenti nellaria
(O
2
, O
3
, N
2
, CO
2
, He, Ne, Ar,) in percentuali varie: la composizione volumetrica assegna il 78% alla
N
2
, il 21% allo O
2
, l1% allArgon e percentuali sensibilmente minori agli altri componenti.
Ai fini delle trasformazioni termodinamiche che ci interessano possiamo dire che laria secca
si comporta come un gas omogeneo avente peso molecolare pari a 28.9 mentre il vapore acqueo
ha peso molecolare pari a 18.
Nelle trasformazioni dellaria umida si avr sempre una componente che resta immutata,
laria secca, ed una che varia (il vapore dacqua) in funzione delle condizioni di temperatura e
pressione. Inoltre si suppone che i gas incondensabili dellaria secca non si disciolgano nellacqua
quando condensata. Per laria umida, miscela ideale
48
di due gas ideali, valgono le seguenti leggi
della Termodinamica:
Legge di Gibbs-Dalton:
la pressione parziale di ciascun componente quella che si ottiene supponendo che il
componente occupi da solo, a pari temperatura, lintero volume. Inoltre la pressione totale della
miscela la somma delle pressioni parziali dei componenti:
[153]
ove p
a
la pressione parziale dellaria secca e p
v
la pressione parziale del vapore acqueo.
Legge di Amagat Leduc
il volume parziale di un componente quello che occupa supponendo che esso sia, alla
stessa temperatura, alla pressione totale della miscela.
Caratteristica di una miscela gassosa
Le caratteristiche di una miscela ideale di gas ideali, quale si suppone essere l'aria umida,
possono essere determinate conoscendo le caratteristiche termofisiche dei singoli componenti. In
particolare se indichiamo con f
i
le frazioni molari definite dalla relazione:
46
Si riportano qui le nozioni fondamentali di Psicrometria gi viste in Fisica Tecnica per comodit degli Allievi.
47
Nel campo di applicazione della Climatizzazione i gas presenti nellaria secca (O
2
, O
3
, N
2
, CO
2
, He, Ne, Ar,) non sono
condensabili e si comportano da gas ideali. Al contrario il vapore acqueo (H
2
O) si comporta come vapore saturo secondo il noto
diagramma di Andrews.
48
Una ricerca di Hyland e Wexler (1978) per conto dell'ASHRAE ha dimostrato che l'ipotesi di miscela ideale di gas ideali
induce errori dell'ordine dello 1% rispetto all'ipotesi di gas reali. Quest'ultima ipotesi utilizza espressioni per le equazioni di stato
pi complesse (equazioni del viriale) di quelle per i gas ideali con notevoli aggravi di calcolo. Considerato il modesto errore si ritiene
di utilizzare proficuamente nel prosieguo la sola ipotesi di miscela ideale di gas ideali.
p p p
t a v
= +
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 238
i
i
i
n
f
n
=
con n
i
numero di moli del componente i.esimo. Ovviamente dovr essere che la somma delle
frazioni molari pari ad 1. La massa totale della miscela data da:
1 1
N N
i i i
i i
m m f M
= =
= =
con M
ii
massa molecolare del componente i.esimo.
Per la miscela di gas ideali vale la legge:
m
pv R T =
con R
m
costante della miscela data dal rapporto:
*
m
m
R
R
M
=
con R
*
costante universale dei gas (8314,3 J/kmol.K)) ed M
m
massa molecolare della miscela.
Risulta essere:
* *
1 1
N N
i i
m i
i i
i
m m R R
R n R
m m M m
= =
= = =
con R
i
costante di ciascun gas componete della miscela. Allo stesso modo si pu calcolare il
calore specifico a pressione costante della miscela:
1
N
pm i pi
i
c f c
=
=
con c
pi
calore specifico a pressione costante del singolo componente. Analogamente si ha,
per il calore specifico a volume costante della miscela:
1
N
vm i vi
i
c f c
=
=
con c
vi
calore specifico a volume costante del singolo componente.
La costante di adiabaticit della miscela ancora data da:
1
1
N
i pi
pm
i
m N
vm
i vi
i
f c
c
k
c
f c
=
=
= =
9.1 GRANDEZZE PSICROMETRICHE FONDAMENTALI
Si definisce Umidit specifica associata, e si indica con x (da non confondere con il titolo di
vapore) il rapporto fra la massa di vapore dacqua, m
v
, presente nella miscela e la massa di aria
secca, m
a
,cio si ha:
[154]
Si definisce Umidit relativa il rapporto fra la massa di vapore acqueo, m
v
, presente in un
dato volume di miscela e la massa di vapore che si avrebbe nello stesso volume in condizioni di
saturazione:
[155]
Avendo supposto il comportamento ideale dei singoli componenti si ha anche:
x
m
m
v
a
=
=
m
m
v
vs
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 239
[156]
per cui lumidit relativa anche data dal rapporto fra la pressione di vapore reale e quella
di saturazione. Si usa indicare in % lumidit relativa anzich con valori compresi fra 0 e 1.
La pressione di saturazione si pu facilmente calcolare, ad esempio, con la relazione:
4042,9
23,5771
37,58 T
vs
p e
= [157]
o con altre relazioni simili reperibili in Letteratura. Si dimostra che esiste una precisa
relazione fra umidit assoluta e umidit relativa; risulta, infatti:
[158]
In condizione di saturazione si ha:
[159]
Dalla [158] si pu ricavare la pressione di saturazione del vapore alla temperatura di rugiada:
[160]
Poich la pressione di saturazione e la temperatura di rugiada sono fra loro correlate la
precedente relazione consente di ricavare la temperatura di rugiada, note x e p.
Viene chiamato Grado psicrometrico il rapporto:
[161]
E possibile correlare tramite la [158] e la [159] ottenendo:
[162]
Per pressioni parziali basse (e quindi per temperature dellaria basse, al di sotto dei 50 C) la
seconda frazione circa pari ad 1 e quindi, nel campo dellimpiantistica per climatizzazione civile
ed industriale, si pu scrivere:
[163]
e quindi il grado igrometrico pressoch coincidente con lumidit relativa.
Volume totale dellAria Umida
Nellipotesi di comportamento ideale si pu scrivere, per la Legge di Amagat-Leduc, che il
volume della miscela di 1 kg di aria secca e x kg di vapore acqueo :
( ) ( ) 1 1.608
a
a v
R T T
V R xR x
p p
= + = +
Se si vuole riportare il precedente volume totale a grandezza specifica, cio riferita ad 1 kg di
miscela) allora si ha:
1 1
a v
R xR V T
v
x x p
+
= =
+ +
9.2 MISURA DELLA TEMPERATURA DELLARIA
La temperatura dellaria viene effettuata in due modi utili nelle applicazioni di psicrometria.
= =
m
m
p
p
v
vs
v
vs
0.622
vs
t vs
p
x
p p
( )
0.622
( )
vs
s
t vs
p t
x
p p t
=
( )
0.622
vs r
p x
p t
x
=
+
( ) ,
( )
s
x p t
x t
=
t s
s t
p p p
p p p
~
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 240
9.2.1 TEMPERATURA A BULBO SECCO
Si tratta della misura pi ricorrente e viene effettuata mediante normali termometri, come
quello qui di seguito rappresentato.
Figura 154: Termometro a bulbo secco
Si tratta di una misura nella quale non sono apportati accorgimenti particolari come, invece,
si vedr per quella a bulbo umido.
Figura 155: termometro a bulbo umido
9.2.2 TEMPERATURA A BULBO UMIDO
La misura viene effettuata mediante un termometro il cui bulbo mantenuto a contatto con
una garza imbevuta dacqua che evaporando produce un raffreddamento del bulbo. La misura cos
effettuata viene detta temperatura a bulbo umido. Pi avanti si vedr unapplicazione tipicamente
psicrometrica con lo psicrometro a ventolina.
9.3 DIAGRAMMA PSICROMETRICO
Per le applicazioni termotecniche risulta di fondamentale importanza conoscere lentalpia
dellaria umida. Avendo supposto il comportamento ideale dei componenti vale anche ladditivit
delle entalpie dei singoli componenti e pertanto lentalpia di una miscela composta di 1 kg di aria
secca e di x g/kg di vapore data dalla relazione:
[164]
Si preferisce considerare una quantit 1+x di miscela per comodit di calcolo (come si vedr
nel prosieguo). Valgono le seguenti relazioni (assumendo entalpia nulla a 0 C):
a
v
a p
v p
h c t
h r c t
=
= +
[165]
e pertanto risulta, dalla (121):
[166]
che lespressione dellentalpia dellaria umida cercata. Con riferimento al S.I. si ha,
numericamente:
[167]
e si esprime in kJ/kg
as
cio in kJ per kg di aria secca, intendendo che x , (g/kg), di vapore
sono associati nelle condizioni di temperatura e pressione totale della miscela. Risulta utile nelle
applicazioni impiantistiche riportare la precedente equazione in forma grafica.
A questo scopo il primo diagramma per laria umida, detto anche psicrometrico, stato
quello di Mollier riportato in Figura 160. Esso riporta su assi obliqui lumidit specifica, x, e
lentalpia, h, secondo le equazioni sopra riportate. Nel diagramma sono anche segnate le curve ad
h h x h
x a v 1
1
+
= +
h h xh c t x r c t
x a v p p
a v
1+
= + = + +
d i
h h t x t
x 1
1003 2501 193
+
= = + + . ( . ) kJ / kg
as
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 241
umidit relativa, , costanti, le curve a volume costante, v, e le isoterme, T. Negli ultimi decenni
sta avendo grande successo anche in Europa il diagramma psicrometrico dellASHRAE riportato in
Figura 161. Si tratta sostanzialmente dello stesso diagramma di Mollier ruotato attorno alla retta a
45 e ribaltato. In questo diagramma (sempre ad assi obliqui) si hanno come assi delle ascisse e
delle ordinate apparenti
49
la temperatura e lumidit specifica.
La curva =100% la curva di saturazione che delimita la zona di esistenza dellaria umida
(allinterno del diagramma) da quella detta delle nebbie
50
che non ha interesse impiantistico.
Il diagramma psicrometrico un vero e proprio diagramma di stato dellaria umida: bastano
due qualsiasi valori delle variabili (T, x, v, ) per individuare un punto di esistenza dellaria umida e
da questo si possono conoscere le altre variabili.
Ad esempio se si individua il punto avente t=30C e =50% si trovano in corrispondenza
anche le altre variabili: v = 0.817 m/kg, h=15 kcal/kg=63 kJ/kg e x=15 g/kg
as
.
Le trasformazioni che si possono eseguire sullaria umida trovano facile rappresentazione nei
due diagrammi psicrometrici e se ne danno qui una breve descrizione.
9.3.1 COSTRUZIONE DEL DIAGRAMMA PSICROMETRICO
Il diagramma psicrometrico costruito in modo tale da avere lisoterma t=0 orizzontale,
come schematicamente illustrato in Figura 160. Dall'espressione del'entalpia dell'aria umida:
deriva direttamente la costruzione della generica isoterma come somma di tre segmenti
aventi come dimensioni, a partire da una data ascissa x, rispettivamente:
r x
c
pa
t
c
pv
t x
In Figura 157 si ha la schematizzazione per la costruzione di un punto giacente sulla generica
isoterma t.
Si osserva, inoltre, che le isoterme generiche incontrano lisoterma t=0 in un punto avente
coordinate date dalla soluzione del sistema di equazioni:
( )
0
pa pv
h c t x r c t
t
= + +
ovvero nel punto avente coordinate:
' ; '
pa pa
pv pv
c c
x h r
c c
= =
Questo punto non ha significato per laria umida poich non ha senso una umidit specifica
negativa. Esso rappresenta il centro di un fascio di rette (le isoterme), come indicato in Figura 158.
Lessere il centro di proiezione molto lontano dallorigine degli assi porta ad avere le
isoterme sensibilmente orizzontali nellintervallo di temperature da -10 C a 50 C.
Ci porta a quotare lasse delle ordinate (asse delle entalpie totali) come asse fittizio delle
temperature. Allo stesso modo si proietta lasse delle x sulla retta che rappresenta lisoterma t=0
ottenendo un asse fittizio dellumidit specifica.
49
La disposizione del diagramma e la scelta opportuna dellangolo fra gli assi obliqui porta ad avere le isoterme
apparentemente verticali e quindi ad immaginare lasse delle ascisse come quello delle temperature. Lasse delle ordinate quello
dellumidit specifica, x. Le isoentalpiche (asse delle ascisse vero) sono rette oblique riportate nel diagramma come dipartentesi da
un asse obliquo quotato con i valori dellentalpia dellaria umida.
50
La nebbia uno stato metastabile nel quale dellacqua in sospensione risulta miscelata ad aria umida satura. Linteresse
pratico di questo stato (come pure laria nevosa) tipico della Meteorologia pi che dellimpiantistica.
h h xh c t x r c t
x a v p p
a v
1+
= + = + +
d i
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 242
Ne consegue che spesso il diagramma psicrometrici di Mollier appare (ma non lo ) come un
diagramma ad assi rettangolari (t,x) anzich ad assi obliqui (h,x)., come si pu osservare dalla
stessa Figura 160. Nel piano qui considerato si tracciano anche le curve ad umidit relativa
costante e quelle a volume costante, mediante la relazione che lega il volume specifico ad x:
( )
a v
pv R xR T = +
da cui si trae:
a
v v
R pv
x
R T R
=
Da questa relazione si ricava la seguente:
( )
273,15
1 1, 608
t a
a
p v
t
R x
=
+
[168]
Per tracciare le isocore basta inserire il volume specifico desiderato dell'aria, v
a
, e far variare
x in modo da tracciare la retta desiderata. La curva di saturazione, |=100, si calcola calcolando la
pressione di saturazione in corrispondenza di ciascuna isoterma mediante la relazione:
4042,9
23,5771
37,58 T
vs
p e
=
e calcolando la x
s
mediante la:
Allo stesso modo si traccia la generica curva ad umidit relativa costante, |, mediante la
relazione:
0, 622
vs
s
t vs
p
x
p p
e calcolando la temperatura corrispondente per ciascuna x, ad esempio con la [168].
h
x
t=0
rx
Figura 156: Tracciamento dellisoterma t=0 nel piano di Mollier
( )
0.622
( )
vs
s
t vs
p t
x
p p t
=
c
o
s
t
a
n
t
e
Figura 159: Diagramma psicrometrici di Mollier - Schematizzazione
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 245
Figura 160: Diagramma psicrometrico di Mollier
Figura 161: Diagramma psicrometrico ASHRAE
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 246
9.4 MISCELA DI DUE CORRENTI DARIA
Se supponiamo di avere due canali coibentati che trasportano ciascuno due flussi daria avente
condizioni termoigrometriche indicate dai punti 1 e 2, rispettivamente.
Allora la miscelazione (supposta per semplicit adiabatica, cio in assenza di scambio di
calore con lesterno) porta a scrivere tre equazioni di bilancio: una per la massa di aria secca, una
per lentalpia e una per la massa specifica di vapore acqueo.
Tabella 80: Valori dellentalpia dellaria umida
Si hanno, quindi, le equazioni:
Da queste immediato ricavare:
[169]
Corrente 1:
Corrente 2:
m t x
m t x
1 1 1 1
2 2 2 2
, , ,
, , ,
b g
b g
m m m
mx m x m x
mh m h m h
1 2 0
1 1 2 2 0 0
1 1 2 2 0 0
+ =
+ =
+ =
x
mx m x
m m
0
1 1 2 2
1 2
=
+
+
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 247
[170]
E ancora, in analogia:
[171]
Figura 162: Rappresentazione della miscelazione adiabatica di due correnti daria umida
Quindi le condizione di miscelazione si calcolano facendo la media baricentrica delle
grandezze desiderate pesate secondo le portate di aria secca. La rappresentazione di questa
trasformazione data in Figura 162 nei due tipi di diagrammi psicrometrici.
9.5 RISCALDAMENTO DI UN FLUSSO DI ARIA UMIDA
Se si riscalda una quantit di aria umida lumidit associata x rimane costante e la
trasformazione una retta ad x = costante a temperatura crescente passante per il punto
rappresentativo delle condizioni iniziali, come raffigurato in Figura 163. In termini di bilancio
energetico si pu scrivere:
[172]
dalla quale si ricava:
[173]
Figura 163: Rappresentazione del riscaldamento dellaria umida.
h
mh m h
m m
0
1 1 2 2
1 2
=
+
+
t
mt m t
m m
0
1 1 2 2
1 2
=
+
+
1
3
2
1
3
2
mh Q m h
1 1 2 2
+ =
Q m h h m c t t c t t m c c t t
p p p p
a v a v
= = + = + ( )
2 1 2 1 2 1 2 1
b g b g d ib g
1
2
1 2
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 248
9.6 RAFFREDDAMENTO DI UN FLUSSO DARIA
Loperazione di raffreddamento di una corrente daria un po pi complessa poich
inizialmente si ha una retta ad x = costante e temperatura decrescente ma questa non pu
decrescere oltre la curva di saturazione =100% e pertanto, raggiunto questo limite (detto punto
di rugiada) si ha contemporaneamente una diminuzione della temperatura e dellumidit
specifica. In pratica, al di l del punto di rugiada laria libera sotto forma di condensa parte
dellumidit presente inizialmente. E quello che avviene, ad esempio, nella batterie delle UTA che
richiedono sempre uno scarico della condensa prodotta dal vapore acqueo dellaria.
Nella Figura 164 si ha la rappresentazione schematica, per entrambi i due tipi di diagrammi
psicrometrici, della trasformazione qui esaminata.
La temperatura di rugiada si calcola tenendo presente che dalla [159] si ricava:
0, 622
t
v
x p
p
x
=
+
e sostituendo il valore di p
i
nella relazione (derivata dalla [157]):
4042, 9
37, 58
ln 23, 5771
v
T
p
=
con grandezze tutte riferite al S.I.
Figura 164: Rappresentazione del raffreddamento di un flusso di aria umida
La quantit di condensa si pu facilmente calcolare dalla relazione di bilancio:
[174]
Il bilancio energetico vale, supposto di essere in regime stazionario:
ovvero anche:
[175]
Se nella precedente equazione trascuriamo lentalpia dellacqua di condensa, h
acqua
,, allora si
pu semplificare la relazione nella forma:
[176]
Il raffreddamento dellaria umida importante sia per le applicazioni impiantistiche
climatologiche sia per la piena comprensione del diagramma di Glaser, di cui si parler
ampiamente nel prosieguo, per la formazione della condensa nelle pareti.
Infatti se raffreddiamo le pareti per effetto degli scambi termici fra interno ed esterno il
vapore acqueo che si trova allinterno dei materiali (isolanti, materiali porosi, superfici a contatto
con laria) si mantiene sotto forma di vapore fin quando si trova al di sopra del punto di rugiada.
1
2
3
1
2
3
m m x x
acqua
=
2 3
b g
mh Q m h mh
acqua acqua 1 1 13 3
=
Q m h h x x h
acqua 13 1 3 3 1
= b g b g
Q m h h
13 1 3
= b g
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 249
In forma analitica la temperatura di rugiada pu essere calcolata (vedi ASHRAE 1989) con la
relazione:
2 3 0.1984
6.54 14.25 0.7389 0, 09486 0.4569
vapore
rugiada
T p o o o = + + + +
[177]
ove :
ln
vapore
p o =
e la p
vapore
espressa in kPa. Se la temperatura scende al di sotto si libera condensa che si
deposita sulla superficie esterna della parete o allinterno dellisolante o del materiale poroso. La
condensa rievapora non appena lumidit relativa sale al di sopra della =100% ma i materiali che
sono stati bagnati possono deteriorarsi facilmente.
9.7 SATURAZIONE ADIABATICA CON ACQUA FREDDA
Una trasformazione di grande importanza nella climatizzazione (soprattutto estiva) degli
ambienti quella di saturazione adiabatica dell'aria umida.
Essa consiste nello spruzzare sullaria umida (in controcorrente per migliorare lo scambio)
dellacqua fredda finemente suddivisa (ad esempio con un diffusore a doccia) in modo da far
raggiungere allaria le condizioni di saturazione ( =100%).
Avviene, infatti, che lacqua finemente suddivisa (e quindi con grande superficie di scambio
termico) evapora passando nella fase di vapore acqueo.
Laria umida di partenza pu assorbire una quantit di vapore sufficiente a farle raggiungere
le condizioni di saturazione oltre le quali non accetta pi vapore. In queste condizioni (aria
saturata) lacqua spruzzata non ha pi alcun effetto e viene totalmente rigettata.
In Figura 165 si ha la rappresentazione schematica per i due tipi di diagrammi psicrometrici
della saturazione adiabatica.
Analiticamente la saturazione adiabatica (si trascurano gli scambi con lesterno) si studia
impostando le equazioni di bilancio dellentalpia e dellumidit specifica della corrente daria
umida prima e dopo loperazione di lavaggio con acqua fredda ottenendo le seguenti relazioni:
[178]
ove si tenuto presente, come si pu osservare dai diagrammi psicrometrici di Figura 160 e
Figura 161, che le quantit di umidit specifica associata ad 1 kg di aria secca sono molto piccole
(pochi g/kg
as
o qualche decina di g/kg
as
) e pertanto per riportare le x in kg occorre dividerle per
1000. Si ha il simbolismo della Figura 166 e si indicata con h
w
lentalpia dellacqua introdotta con
portata m
w
(kg/s). Si osservi che nelle [178] la portata di aria secca non varia ma varia solo
lumidit specifica per effetto dellacqua spruzzata. E questo il motivo fondamentale per cui le
grandezze psicrometriche sono sempre riferite al kg di aria secca. Con semplici passaggi si ottiene:
2 1
2 1
1000 1000
w
w p
w
m c
h h h
x x
|
= = =
[179]
Questa relazione ci dice che il rapporto direttivo | (si ricordi che i diagrammi psicrometri
sono in assi obliqui h, x) della retta luogo dei punti della trasformazione considerata pari
allentalpia dellacqua che spruzziamo.
Ora lultimo membro esprime un rapporto molto piccolo tanto che si considera praticamente
pari a zero e pertanto il rapporto direttivo della retta nullo.
m m
m
x
m m
x
mh m h m h
w
w w
1 2
1
1
2
2
1 1 2 2
1000 1000
=
+ =
+ =
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 250
Ci significa che essa parallela allasse delle x ovvero che la trasformazione qui considerata
, con buona approssimazione (tanto pi vera quanto minore la temperatura dellacqua
spruzzata) una isoentalpica, come visibile in Figura 165.
Se si osserva bene landamento delle linee di trasformazione che passano dal punto 1
(iniziale) al punto 2 (finale, saturo) si deduce che la saturazione adiabatica oltre a far aumentare
lumidit
52
specifica (sino alla condizione di saturazione) fa anche scendere la temperatura
dellaria in entrata nel saturatore.
Figura 165: Rappresentazione della saturazione adiabatica dellaria umida
Figura 166: Schematizzazione del saturatore adiabatico ad acqua fredda
Pertanto si pu anche pensare di utilizzare questo sistema (invero semplice ed economico)
per far diminuire la temperatura dellaria.
E proprio quello che gli arabi hanno fatto per secoli: mediante un uso sapiente e raffinato
dellacqua delle fontane essi saturavano laria che veniva mandata allinterno degli edifici medianti
canali in muratura e ci contribuiva (e contribuisce tuttora) a mantenerli accettabilmente freschi.
Unantica usanza meridionale per difendersi dal vento caldo di scirocco quella di porre nei
battenti delle porte e delle finestre pezze di lana bagnate: laria di infiltrazione (originariamente
calda) che attraversa i battenti si arricchisce di vapore proveniente dai panni bagnati e,
inumidendosi, si porta a temperatura inferiore a quella esterna.
Allo stesso modo lantico uso di serbatoi in argilla per custodire lacqua si giustifica con una
saturazione adiabatica dellaria circostante ottenuta avvolgendo il serbatoio con un panno di lana
(pi poroso del normale panno di cotone) imbevuto con acqua: questa evaporando nellaria
52
Nella pratica non tutta laria riesce a saturarsi poich le goccioline non hanno un contatto esteso con tutta la massa
dellaria che attraversa gli ugelli. Ne consegue che il punto finale, 2, sempre leggermente al di sopra del punto rappresentato nella
Figura 165. In ogni caso si ha sempre un incremento sensibile dellumidit specifica e un decremento della temperatura dellaria.
1
2
1
2
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 251
circostante (se lumidit relativa inferiore al 100%) assorbe calore latente di vaporizzazione dal
contenuto del serbatoio e quindi raffresca, seppur moderatamente, lacqua contenuta allinterno.
Quanto detto spiega anche la sensazione di fresco che si ha in campagna o vicino ai giardini:
la traspirazione di vapore dalle foglie assorbe calore latente dallambiente contribuendo a
renderlo pi fresco delle zone circostanti e lontane dagli alberi.
La temperatura di saturazione adiabatica, t
b
, , per quanto sopra detto, la temperatura
raggiunta da una quantit di aria umida quando, con un processo adiabatico verso lesterno, viene
portata a saturazione mediante evaporazione di una certa quantit di acqua che si trovi alla
temperatura t
b
. Nellipotesi di processo adiabatico si pu scrivere:
[180]
ove h e x sono lentalpia e lumidit specifica della miscela prima del trattamento e h
b
e x
b
sono le analoghe grandezze dopo la saturazione adiabatica, h
l
lentalpia dellacqua evaporata a
temperatura t
b
.
Poich laria nelle condizioni finali si hanno le condizioni di saturazione allora queste sono
solo funzioni della temperatura t
b
e lo stesso si pu dire per lentalpia del liquido h
l
. Ne segue che
t
b
solo funzione di h e x e quindi una funzione di stato.
Tenendo presente le espressioni delle grandezze interessate, la [180] fornisce:
[181]
9.8 MISURA DELLUMIDIT RELATIVA
Si pu dimostrare, utilizzando le equazioni della diffusione e la legge di Fick, che la
temperatura di saturazione adiabatica coincide (con grande approssimazione) con la temperatura
dellaria in moto turbolento attorno ad un bulbo bagnato di un termometro sul quale si faccia
evaporare lacqua.
Questa temperatura viene detta a bulbo umido. Per contro la temperatura misurata
mediante un termometro con bulbo senza garza bagnata viene detta temperatura a bulbo secco.
Se si considera nella [180] (x
b
-x) trascurabile rispetto ad h allora si pu dire che h
b
~ h e quindi t
b
la temperatura dellaria satura alla stessa entalpia dello stato in esame.
La procedura di calcolo schematizzata in Figura 167 mentre lo schema dello psicrometro a
ventolina in Figura 168. Per la misura dellumidit specifica si utilizza un particolare strumento
detto psicrometro costituito da due termometri al mercurio posti allinterno di due canne cromate.
Uno dei termometri viene ricoperto da una garza di cotone mentre laltro resta con bulbo
libero.
Bagnata la garza di cotone con dellacqua, si procede a farla evaporare mediante una
ventolina che posta in rotazione da una molla precaricata.
Dopo alcuni minuti di rotazione della ventola e quindi di evaporazione dellacqua, il
termometro con bulbo bagnato si porta in equilibrio con laria satura (adiabaticamente, poich
non vi sono scambi con lesterno per via della protezione delle canne cromate) segnando la
temperatura a bulbo umido mentre laltro termometro segna la temperatura a bulbo asciutto.
( )
b b ls
h h x x h = +
( ) ( ) 1.006 2501 2.364
2501 1.83 4.194
b a b b
a b
t t x t
x
t t
+
=
+
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 252
Figura 167: Determinazione del punto ambiente mediante uno psicrometro
Nelle ipotesi sopra dette di (x
b
-x) trascurabile si pu allora pensare di utilizzare il diagramma
psicrometrico e di individuare il punto ambiente dallintersezione della retta di saturazione
adiabatica (circa isoentalpica passante per il punto di rugiada) e la isoterma a bulbo secco.
Figura 168: Psicrometro a ventolina
tbs
tbu
Punto di
rugiada
i
s
o
e
n
t
a
l
p
i
c
a
Punto Ambiente
Bulbo
Secco
Bulbo
Umido
t
bu
t
bs
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 253
10. CONTROLLO DELLUMIDIT NEGLI EDIFICI
Uno degli effetti pi dannosi per l'edificio quello della formazione di condensa sia
superficiale sia interstiziale. La condensa, infatti, produce formazioni di infiorescenze di calcio in
superficie con grave deterioramento delle pareti. La condensa interstiziale, inoltre, anche
pericolosa perch responsabile della fessurazione delle murature e, nel tempo, del loro
infragilimento con conseguente crollo. Si vedr in questo capitolo come controllare la formazione
di condensa e come fare una semplice verifica (detta di Glaser) per evitare questa formazione.
Inoltre si potr osservare come la formazione di condensa sia spesso correlata ai ponti termici
poich questi inducono temperature inferiori nelle zone di confine.
Lumidit dellaria rappresenta un grosso problema per gli edifici perch pu dar luogo alla
formazione della condensa che danneggia sia le murature che le apparecchiature. Inoltre la
condensa facilita la formazione delle muffe e rende poco gradevoli le condizioni di benessere
interno degli ambienti. La maggior parte dei materiali da costruzioni presenta una grande affinit
con le molecole dellacqua. Questa di norma si deposita sulla superficie delle pareti formando film
di liquido. Per capillarit questo liquido pu penetrare allinterno oppure pu esservi penetrazione
di vapore che, per differenza di pressione parziale fra fluidi separati dalla parete, attraverso i pori
del materiale. Oltre agli effetti dannosi che lumidit pu avere sulle pareti (produzione di muffe,
deterioramento qualitativo ed estetico, ) la penetrazione del vapore dacqua produce notevoli
effetti sulla conducibilit termica delle pareti e sulla trasmittanza totale. Oltre alla conduzione si
hanno anche fenomeni di convezione del vapore attraverso i pori e quindi la trasmittanza totale
aumenta. Il fenomeno pi visibile e pericoloso della penetrazione di vapore e di film liquido nei
materiali da costruzione la condensazione che si verifica quando (vedi nel prosieguo) la
temperatura superficiale della parete scende al di sotto del punto di rugiada dellaria nelle
condizioni di temperatura e pressione in cui si essa si trova. Ci consiglia di aumentare la
temperatura superficiale ad esempio utilizzando un adeguato isolamento termico o mediante il
riscaldamento con un flusso di aria calda o deumidificando lambiente (ad esempio nei musei).
Quanto detto spiega la tolleranza di 2 C data dallattuale L. 10/91 sul limite di 20 C della
temperatura interna degli ambienti. Pi che consentire un maggior confort ambientale questa
tolleranza serve a ridurre la pericolosit della formazione della condensa nelle zone termiche dove
la temperatura esterna scendo sotto 0 C. In qualche caso si pu avere una leggere produzione di
condensa che si lascia evaporare nei mesi pi caldi.
Si osservi che la condensazione esterna alle pareti visibile e quindi indicatrice di una
situazione di pericolo che pu essere sanata come sopra indicato. La condensazione interna alle
pareti, che porta alla migrazione di vapore da zone calde a zone fredde ove la temperatura scende
al di sotto del corrispondente punto di rugiada, spesso non visibile e quindi pu agire
indisturbata nella produzione del danno.
La condensazione nascosta si pu ridurre ed eliminare evitando la formazione di condensa
superficiale che alimenta la migrazione interna del vapore. Pertanto i metodi consigliati sono:
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 254
Sistemazione di una barriera a vapore nella zona a temperatura maggiore della parete. La
barriera a vapore costituita da uno strato di materiale impermeabile che oppone uno
sbarramento alla migrazione del vapore verso gli strati interni.
Ventilazione dei locali con aria esterna avente minore umidit specifica dellaria interna.
Ci conveniente per particolari locali quali cucine, bagni, piscine, , cio l dove si
produce allinterno molto vapore sia attraverso macchinari che per affollamento (si ricordi
che luomo in condizioni di riposo produce circa 30 g/h di vapore).
Formazioni di intercapedine interne aerate nella pareti pi soggette alla condensa. Questo
metodo si utilizza spesso nelle cantine, nei pavimenti aerati, nelle pareti addossate ai muri
(bocca da lupo),.
10.1 PERMEABILIT AL VAPORE
La relazione [182] lega lumidit specifica con la pressione di vapore acqueo:
[182]
Da essa si ricava:
[183]
da cui si osserva, in modo esplicito, che un aumento dellumidit specifica x comporta anche
un incremento della pressione parziale p
v
del vapore. Daltra parte si ha anche:
e quindi lumidit specifica ( ) risulta circa eguale (per i campi di applicazione della
climatizzazione nelledilizia) alla frazione di massa del vapore. Se varia
v
varia anche x e quindi si
hanno tensioni diffusive fra zone a diversa concentrazione che, per la legge di Fick, in ipotesi ideali,
genera un flusso di vapore dacqua lungo la direzione z dato da:
ove si indicata con R
v
=R
0
/M la costante del vapore dacqua ed inoltre :
j
v
flusso di vapore nella direzione z, (kg/ms);
il gradiente di pressione parziale del vapore nella direzione z, (Pa/m);
D
v
la diffusivit molecolare del vapor dacqua, (m/s); calcolabile con la relazione:
con p
t
pressione barometrica totale.
g
v
la portata di vapore che attraversa la superficie S, (kg/s);
S larea di passaggio, (m);
M
v
la massa molecolare dellacqua;
T la temperatura dellaria, (K);
R
v
la costante di gas perfetto del vapore, (Nm(kgK);
R
0
la costante universale dei gas perfetti, (Nm(kgK);
p
v
la pressione parziale del vapore, (Pa).
x
p
p p
v
t v
=
0622 .
p
p
x
v
t
=
+ 1
0622 .
x
m
m
m
m m
v
a
v
v
v
v
v
= =
x
v
=
j
g
S
D
M
R T
p
z
D
R T
p
z
vz
v
v
v
o
v v
v
v
= =
c
c
=
c
c
c
c
p
z
v
1.61
2.306
273
v
t
T
D
p
| |
=
|
\ .
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 255
Fra due punti 1 e 2 distanti s in aria e con p
v1
>p
v2
si ha un flusso di vapore:
La grandezza o
a
prende il nome di permeabilit dellaria al vapore (kg/m.s.Pa) .
Verifica della portata minima di rinnovo dellaria
LASHRAE ha predisposto procedure di calcolo pi sofisticate e tuttora in fase di valutazione
in sede internazionale.
Le norme tecniche nazionali forniscono gli algoritmi di calcolo per la portata di ventilazione
che, oltre ad essere necessaria per il ricambio fisiologico, rende meno probabile la formazione
della condensa. In assenza del valore n consigliato dalle Norme UNI ed ASHRAE si pu porre n pari
al maggiore fra a e b dati dalle relazioni:
[184]
ove:
n
p
il numero di persone presenti nellambiente;
n* numero di ricambi orari per persona, in funzione del tipo di utenza, variabile fra
1575 (m/h) a persona;
V volume dellambiente, (m).
La portata di ventilazione per infiltrazione data dalla norma UNI-10344 ed pari a:
[185]
ove si ha:
G
inf
portata di infiltrazione, (m/s);
V Volume dellambiente, (m);
P
0
permeabilit allaria dellinvolucro edilizio dato dalla relazione:
[186]
con :
Ap differenza di pressione tra interno ed esterno dellambiente, (Pa);
q numero dei serramenti;
r numero dei cassonetti;
m coefficiente di permeabilit dei serramenti, (m/h.m) e risulta m=2.5 per serramenti
singoli di classe A1 (vedi norma UNI 7979), m =1.7 per serramenti doppi di classe A1 (UNI-
7979), m=5 per porte;
v coefficiente di permeabilit dei cassonetti, (m/h.m) e risulta m =1.5 (UNI-7979);
A area delle finestre e delle porte, (m);
L larghezza dei cassonetti, (m).
La differenza di pressione tra linterno e lesterno risulta pari a:
[187]
con h altezza delledificio (m). La differenza di pressione funzione dellubicazione
delledificio (centro, periferia, campagna) e della temperatura media esterna. Il coefficiente a
1
dipende dalla velocit del vento e dallubicazione delledificio, a
2
dipende dalla temperatura
media esterna e dalla permeabilit della facciata, il coefficiente b
1
dipende dallubicazione e b
2
j
p p
r
con r
s D
R T
v
v v
da
da
a
a
v
v
=
= =
1 2
o
o ,
a Log
V
b n n
p
=
=
05 008
25
. .
( *)
G
P V V
inf
.
=
+
0
025
3600
P
p
V
mA vL
i
i
q
j
j
r
0
1 1
= +
L
N
M
O
Q
P
= =
A
b g b g
Ap a h a h
b b
= +
1
2
2
2
1 2
c h c h
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 256
dalla permeabilit della facciata. Per velocit del vento normali, comprese fra 25 m/s si hanno i
valori indicati nella seguente tabella
Zona a
1
b
1
Centro 0.05 0.91
Periferia 0.09 0.69
Campagna 0.21 0.42
Tabella 81: Coefficienti correttivi per zona
E ancora si possono assegnare i seguenti valori: a
2
=0.02 e b
2
=0.69 per una permeabilit
media della facciata delledificio e temperatura media esterna compresa fra 710 C.
Se la portata di infiltrazione G
inf
non risulta superiore a quella convenzionale allora occorre
installare un impianto di ventilazione forzata per laria mancante in modo tale da fornire
allambiente la portata necessaria.
Norma UNI EN 13788 per evitare la condensa superficiale
Nel caso di strutture leggere, che rispondono a variazioni di temperatura in tempi molto
inferiori a un giorno, deve essere utilizzata la seguente procedura:
a) denire la temperatura dellaria esterna come la media delle temperature minime
annuali;
b) denire lumidit relativa esterna pari a 0,95 e calcolare la pressione del vapore o
lumidit volumica;
c) denire la temperatura interna in accordo con le indicazioni nazionali;
d) calcolare lumidit relativa interna da o p;
e) con un valore massimo accettabile di umidit relativa in corrispondenza della superce
pari
s
= 1,0, calcolare il valore minimo accettabile della umidit volumica a saturazione
sat
o della pressione di saturazione p
sa
t:
( )
sat ai i
v v u =
oppure
( )
sat ai i
p p u =
f) determinare la temperatura superciale minima accettabile si,min a partire
dallumidit volumica a saturazione minima accettabile. La temperatura pu essere
valutata in funzione dellumidit volumica a saturazione. Unaltra possibilit quella di
preparare un prospetto o un graco che indica la relazione tra psat e , per trovare da
psat.
g) il fattore di temperatura richiesto dellinvolucro edilizio, f
Rsi, min
si calcola, secondo
lequazione:
,min
,min
si e
Rsi
i e
f
u u
u u
( )
d vi ve
v vi
dm
r p p
p p
r
ra
dm
da
r
r
=
r
s s
D
R T
da cui si ha
D
R T
dm
m
ra
v
v
m
v
v ra
= = =
o
o
1.61
2.306
273
v
t
T
D
p
| |
=
|
\ .
R r
s
tv dm i
i
n
i
m i i
n
= =
= =
,
, 1 1
o
t
o
= =
=
1 1
1
R s
tv i
m i i
n
,
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 258
La temperatura superficiale della parete interna, t
si
.
In regime stazionario il flusso termico fra laria esterna e laria interna, attraverso una
parete, deve eguagliare quello fra la superficie interna della parete e la stessa aria interna
dellambiente, cio:
da cui si ricava:
[192]
ove vale il seguente simbolismo:
t
i
temperatura media dellaria interna, posta pari a 18 C per tener conto
dellintermittenza dellimpianto, (C);
t
e
temperatura media mensile dellaria esterna, desunta dalle tabelle sui dati climatici
della norma UNI-10349, (C);
U trasmittanza della parete opaca, (W/mK);
h
i
coefficiente di adduzione interno, (W/mK).
Qualora non si disponga di dati medi mensili allora si pu utilizzare la temperatura esterna di
progetto. Si osservi come al crescere di U diminuisce t
si
e quindi sempre opportuno isolare le
pareti. Inoltre anche opportuno aumentare la temperatura interna t
i
e questo spiega perch la L.
10/91 e il DPR 412/93 consentono una tolleranza di 2 C rispetto al valore imposto di 20 C.
Per evitare la condensa, come pi volte detto, occorre che la temperatura t
si
risulti sempre
superiore a quella di rugiada nelle condizioni di temperatura media e pressione allinterno
dellambiente. Le norme CEN prescrivono anzi che sulle pareti interne non si debba avere pi
dell80% di umidit relativa per maggior sicurezza.
La pressione di saturazione in corrispondenza alla temperatura t
si
.
In condizioni di saturazione la variabilit termodinamica del vapore pari ad uno e pertanto
la pressione di saturazione funzione solamente della temperatura (legge di Clapeyron):
Ad esempio si pu utilizzare, a quella gi vista in precedenza, la relazione, suggerita
dallASHRAE:
[193]
Pu essere utilizzata anche una relazione pi semplice ma egualmente precisa:
( )
17.502
240.9
611.85
t
t
s
p t e
| |
|
+
\ .
=
Pressione di vapore massima interna
Questo parametro viene fissato pari a:
e ci al fine di avere unumidit relativa pari al 70% sulle superfici interne dellinvolucro
edilizio nelle condizioni medie mensili.
Questo valore dovrebbe consentire un certo margine di sicurezza per evitare la formazione
di condensa.
U t t h t t
i e i i si
( ) ( ) =
t t
U
h
t t
si i
i
i e
= ( )
p f t
si si
= ( )
p e
si
t
t
si
si
=
+
+
L
N
M
M
O
Q
P
P
65 81
7066 27
27315
5 976 27315 .
.
.
. ln .
b g
b g
p p
vi si
= 07 .
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 259
Numero di ricambi orari dellaria di ventilazione
Il numero di ricambi orari daria per controllare la formazione della condensa funzione
della produzione di vapore allinterno degli ambienti (persone, macchinari, ) e, per un bilancio di
massa dellambiente considerato, pu essere calcolato tramite la relazione:
[194]
ove vale il simbolismo:
R
v
costante del gas per il vapore acqueo, (R=462 J/kgK);
n numero di ricambi orari, (1/h);
V Volume ambiente, (m);
G
i
produzione media di vapore allinterno dellambiente, (kg/h);
p
ve
pressione di vapore media mensile dellaria esterna (vedi UNI-10349 relativa ai dati
climatici), (Pa);
Se non si dispone di dati climatici si pu utilizzare la temperatura esterna di progetto e
porre:
La portata G
i
si determina mediante la seguente Tabella 82 in funzione del numero di
persone presenti, n
p
. Per affollamento superiore alle sei persone si aggiungono 0.05 kg/h di
produzione di vapore.
Dalla [194] si ricava il numero di ricambi daria di ventilazione che bilanciano la produzione di
vapore interna (e quindi il valore minimo di ricambi orari per evitare il rischio di condensazione
superficiale):
[195]
n
p
G
i
(kg/h)
2 0.25
4 0.38
6 0.42
8 0.50
10 0.57
12 0.63
Tabella 82: Portata di ventilazione
10.2 CALCOLO DELLA CONDENSAZIONE INTERSTIZIALE - NORMA UNI EN ISO 13788
Questo punto fornisce un metodo per calcolare il bilancio di vapore annuale e la massima
quantit di umidit accumulata dovuta alla condensazione interstiziale. Il metodo assume che
lumidit di costruzione si sia asciugata.
Il metodo dovrebbe essere considerato come uno strumento di valutazione piuttosto che di
previsione accurata. Esso permette di confrontare soluzioni costruttive diverse e di vericare gli
effetti delle modiche apportate alla struttura. Esso non fornisce una previsione accurata delle
condizioni igrometriche allinterno della struttura in opera e non adatto per il calcolo
dellevaporazione dellumidit di costruzione.
A partire dal primo mese in cui prevista condensazione, vengono considerate le condizioni
medie mensili esterne per calcolare la quantit di acqua condensata o evaporata in ciascuno dei
dodici mesi dellanno. La quantit di acqua condensata accumulata alla ne di quei mesi in cui
avvenuta condensazione confrontata con quella evaporata complessivamente durante il resto
dellanno.
p p nV GR t
vi ve i v i
= + b g b g 27315 .
p p t
ve se e
= 09 . ( )
( )
( )
462 273.15
i i
vi ve
t G
n
p p V
+
=
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 260
Si assumono condizioni stazionarie e geometria monodimensionale. Non si considerano moti
dellaria attraverso o allinterno degli elementi edilizi. Il trasporto dellumidit assunto come sola
diffusione del vapore acqueo, descritta dalla seguente equazione:
0
0
d
p p
g
x s
o
o
A A
= =
A
dove o
0
= 2x 10
-10
kg/(msPa). 0 dipende dalla temperatura e dalla pressione atmosferica,
ma queste inuenze sono trascurate.
Il usso termico specico dato da:
q
d R
u u
A A
= =
La conduttivit termica e la resistenza termica R sono assunte costanti e la capacit termica
specica dei materiali non rilevante. Per materiali omogenei a facce piane parallele R = d/ . Si
trascurano lapporto o la sottrazione di calore dovuti a passaggio di fase.
I metodi di calcolo che seguono questo principio sono deniti spesso "metodi di tipo Glaser".
Limitazioni e fonti di errore
Diverse sono le fonti di errore causate dalle semplicazioni descritte in precedenza.
a) La conduttivit termica dipende dal contenuto di umidit nei materiali, e nel processo di
condensazione/evaporazione viene ceduta/assorbita una certa quantit di calore. Questo
modica la distribuzione delle temperature e i valori a saturazione, condizionando quindi la
quantit di acqua condensata o evaporata.
b) Limpiego di propriet costanti dei materiali costituisce unapprossimazione.
c) In molti materiali si pu vericare assorbimento capillare e trasporto di acqua liquida,
che possono cambiare la distribuzione dellumidit.
d) I movimenti dellaria attraverso fessure o intercapedini daria possono cambiare la
distribuzione dellumidit per trasporto convettivo del vapore. Anche la pioggia o lacqua
prodotta dalla fusione della neve possono inuenzare le condizioni igrometriche.
e) Le reali condizioni al contorno non sono costanti nel periodo mensile.
f) La maggior parte dei materiali almeno in parte igroscopica e pu assorbire vapore
dacqua.
g) Si assume che il trasporto di vapore sia monodimensionale.
h) Sono trascurati gli effetti delle radiazioni termiche e con lunghezza donda elevata.
A causa delle molteplici fonti di errore, questo metodo di calcolo meno adatto per alcuni
componenti edilizi e per alcuni climi. Trascurare il moto dellumidit in fase liquida in genere d
origine a una sovrastima del rischio di condensazione interstiziale.
In componenti edilizi con aria che uisce attraverso o allinterno del componente, i risultati
del calcolo possono essere estremamente inaffidabili e si deve usare grande cautela
nellinterpretazione dei risultati.
10.2.1 LA VERIFICA DI GLASER
Mese di partenza
A partire da un qualsiasi mese dellanno (mese di tentativo), calcolare la distribuzione della
temperatura, della pressione di saturazione e della distribuzione di vapore attraverso il
componente.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 261
Determinare se prevista condensazione. Se non prevista alcuna condensazione nel mese
di tentativo, ripetere il calcolo con i mesi seguenti in successione, no a che:
a) non si trova condensazione in nessuno dei dodici mesi, ed allora si assume che il
componente sia esente da fenomeni di condensazione interstiziale; oppure:
b) si individua un mese con condensazione, che viene considerato il mese di partenza.
Se si prevede condensazione nel mese di tentativo, ripetere il calcolo con i successivi mesi
precedenti a ritroso, no a che:
a) si prevede condensazione in tutti i dodici mesi, ed allora, a partire da un mese
qualunque, calcolare la condensa accumulata complessivamente nellanno oppure:
b) si individua un mese senza condensazione e si considera quindi il mese seguente come
mese di partenza.
Metodologia di calcolo
Per la verifica della diffusione del vapore attraverso le pareti si utilizza il metodo di Glaser.
Esso si basa su alcune ipotesi semplificative, e in particolare:
Il regime si suppone stazionario;
Il modello monodimensionale.
Si suppone che il vapore sia trasportato solamente per diffusione.
La quantit di vapore acqueo attraverso la parete, g
v
(kg./(m.s), in assenza di
condensazione, data dalla relazione:
[196]
con il simbolismo:
z
T
resistenza alla diffusione dello strato di materiale j-mo, (m/s), data da:
;
s
i
spessore dello strato j-mo, (m);
o
i
permeabilit al vapore dello strato j-mo, (kg/(m.Pa.s);
p
vi
pressione parziale del vapore, (Pa), sulla superficie interna della struttura;
p
ve
pressione parziale del vapore, (Pa), sulla superficie esterna della struttura.
Di solito si trascurano le resistenze al trasporto convettivo del vapore in corrispondenza delle
interfacce pareti interne e/o esterne e laria e pertanto si pongono p
vi
e p
ve
pari alle pressioni
parziali del vapore allinterno e allesterno dellambiente.
Se non si ha formazione di condensa risulta g
v
= costante e allora landamento della
pressione di vapore in corrispondenza dei vari strati funzione lineare della resistenza z
T
.
In Figura 169 si ha landamento della pressione parziale di vapore in funzione della resistenza
z
T
della struttura.
Se la pressione parziale del vapore, p
v
, supera la pressione di saturazione, p
s
, alla
temperatura corrispondente allora si ha la formazione della condensa e quindi si dovr ridurre la
portata di vapore g
v
della quantit di condensa formatasi.
Il calcolo della pressione di saturazione allinterno della parete dipende dalla temperatura
dellinterfaccia fra gli strati:
[197]
ove si ha:
R
j
resistenza termica dello strato j-mo, (mK/W);
g
p
z
p p
z
v
v vi ve
T
=
=
A
A
' '
z
s
T
j
i
j
=
o
At R
t t
R
j j
i e
T
=
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 262
R
T
resistenza termica totale della parete, (mK/W);
AT
j
differenza di temperatura per lo strato j-mo, (K).
Nota AT
j
si calcola p
s
(t) (sia da tabelle o mediante relazioni analitiche tipo la (140) e quindi si
traccia landamento della pressione di saturazione in funzione delle resistenze alla diffusione del
vapore dacqua:
[198]
I casi possibili sono:
La retta congiungente p
vi
e p
ve
non interseca la curva p
s
(t) e pertanto non si ha condensa
allinterno della struttura, W
c
=0.
La retta congiungente p
vi
e p
ve
interseca la curva p
s
(t) e pertanto si ha condensa allinterno
della parete in quantit data dalla relazione:
[199]
ove p*
v
e z* indicano i valori di intersezione fra la retta delle pressioni di saturazione delle
pressioni parziali di vapore raccordata tangenzialmente.
Figura 169: Diagrammi di Glaser per le pressioni parziali di vapore
Nel caso di formazione di condensa occorre verificare che le condizioni termo igrometriche
favorevoli siano verificate e cio che la quantit di condensa sia inferiore a quella ammissibile per
il materiale dello strato ove avviene lintersezione delle rette o che questa eguagli la quantit
evaporabile durante il periodo estivo. Se queste non sono verificate occorre intervenire sulla
stratigrafia della parete fino a quando si trova una configurazione con verifica positiva. Si pu, ad
esempio, se possibile, porre verso lesterno i materiali con maggiore resistenza termica (in modo
da innalzare la temperatura superficiale) e sul lato interno i materiali con maggiore resistenza alla
trasmissione del vapore, cercando anche di evitare lutilizzo della barriera al vapore
54
.
La normativa richiede che la verifica di Glaser sia effettuata mese per mese ma la verifica per
il mese pi freddo o nelle condizioni di progetto pu essere sufficiente.
Data la complessit dei calcoli, opportuno utilizzare codici di calcolo automatizzati che, fra
laltro, consentono di avere anche una rappresentazione grafica dellandamento delle pressioni di
vapore. I dati per i vari materiali utilizzati nelle costruzioni sono reperibili nei manuali specializzati.
54
Si tratta di una guaina di materiale plastico impermeabile allacqua che viene utilizzato per evitare che leventuale
condensa penetri al di l della stessa guaina. Di solito viene utilizzata nelle coperture, nei solai e nelle strutture soggette ad attacchi
da parte dellumidit e non solamente delle condense.
z
s
j
j
j
=
o
W d
p p
z
p p
z z
c
vi v v ve
T
=
F
H
G
I
K
J
864 10
4
.
*
*
*
*
, (kg / m)
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 263
Algoritmo risolutivo per la verifica Glaser
La verifica Glaser articolata sulla sequenza di operazioni seguenti.
Calcolo della trasmittanza e del flusso termico attraverso la parete usando le relazioni per
la trasmittanza termica del componente e per il calcolo del flusso totale fra esterno ed
interno:
1
1
1 1
N
n
n e n i
s
U
h h
=
| |
= + +
|
\ .
( )
i e
Q US T US t t = A =
e supponendo una superficie S= 1 m:
( )
i e
Q U T U t t = A =
Calcolo della temperatura superficiale di ogni strato (con N strati si hanno N+1 superfici)
mediante le relazioni:
1
1
1
N
i
n e
n e i
s
t t U t
h
=
(
= A +
(
da cui derivano le temperature superficiali degli strati:
1
n
n n
n
s
t t U t
+
| |
= A
|
\ .
Calcolo della pressione di vapore di saturazione in ogni superficie di separazione alle
temperature superficiali prima calcolate:
Calcolo delle temperature medie assolute di ogni strato:
1
273
2
n n
n
t t
T
+
+
= +
Calcolo del coefficiente di diffusione del vapore dacqua nellaria e della resistenza alla
diffusione per ogni strato:
v
n
r
D
RT
o
=
n
n
n
s
r
o
=
1.81
2.306
273
t
T
D
p
| |
=
|
\ .
Calcolo della permeanza totale della parete con la relazione:
1
1
N
n
n
r
t
=
=
Calcolo delle pressioni parziali del vapore acque nei due fluidi e ed i separati dalla parete:
( )
( )
e e s e
i i s
p p t
p p ti
|
|
=
=
Calcolo delle pressioni parziali di ogni superficie di separazione utilizzando la relazione:
1
N
n
n
p
g
r
=
A
=
Per la superficie n.ma ed n+1.ma si hanno le relazioni:
( )
17.502
240.9
611.85
t
t
s
p t e
| |
|
+
\ .
=
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 264
( )
( )
1
1
1
i n
i
n e e i
i
i
n
n n e i
n
s
p p p p
s
p p p p
t
o
t
o
=
+
=
=
Controllo grafico per verificare che le pressioni parziali calcolate siano inferiori alla pressione
di saturazione corrispondenti prima calcolate.
Figura 170: Controllo grafico delle spezzate p
s
e p.
Classi di umidit all'interno degli ambienti
Lapporto specico di umidit allinterno degli ambienti pu essere suddiviso in cinque classi.
La Figura 171 riporta i valori limite di e p, relativi a ogni classe. Per i calcoli si raccomanda di
utilizzare i valori limite superiori per ogni classe, se non il progettista non dimostri che le
condizioni sono meno gravose. I dati riportati in Figura 171 sono ricavati per edici dellEuropa
Occidentale. Per ottenere valori applicabili ad altri climi, possono essere utilizzati dati misurati.
Il prospetto di Tabella 83 fornisce alcune indicazioni sulla scelta delle classi di umidit.
Tabella 83: Prospetto delle classi di umidit interna
Figura 171: Curva dei valori limite per ogni classe
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 265
10.2.2 PROGRAMMI ELETTRONICI PER LA VERIFICA GLASER
Quasi tutti i programmi di calcolo per le verifiche del D.lgs. 192/05 e per il calcolo dei carichi
termici invernali hanno un modulo per la verifica Glaser, come sopra indicato.
Ad esempio per la parete indicata in Figura 172 con stratigrafia indicata in Tabella 84 si ha
landamento di Figura 173 per la verifica Glaser.
Tabella 84: Esempio di stratigrafia
Figura 172: Stratigrafia di una parete composita
Figura 173: Verifica Glaser della parete in esame
La verifica mensile per gennaio e per aprile indicata nella Figura 174 e Figura 175.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 266
Figura 174: Verifica igrometrica a gennaio
In genere possibile variare le ipotesi di calcolo (temperatura minima estiva e invernale) per
adeguarsi al clima di progetto. I programmi indicano anche la quantit di acqua di condensa che si
pu formare e il tempo necessario per la completa evaporazione.
In Figura 176 si ha un esempio di solaio con data stratigrafia indicata anche in Tabella 85.
In Figura 177 si ha la corrispondente verifica Glaser.
In Figura 178 si ha un esempio di pavimento la cui stratigrafia riportata in Tabella 85 e la
verifica Glaser in Figura 179.
Figura 175: verifica igrometrica ad aprile
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 267
Figura 176: Esempio di stratigrafia di un solaio
Tabella 85: Stratigrafia del solaio
Figura 177: Verifica Glaser per il solaio
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 268
Figura 178: Esempio di pavimento
Tabella 86: Stratigrafia del pavimento
Figura 179: Verifica Glaser di un pavimento
Altri esempi potrebbero farsi per i serramenti esterni o altre tipologie di componenti edilizi.
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 269
11. BIBLIOGRAFIA
11.1 TESTI FONDAMENTALI
11.1.1 LIBRI
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2. G. CAMMARATA et Alii: Certificazione Energetica in Sicilia, Edizioni GRAFILL SpA, 2011
11.1.2 DISPENSE E TESTI INTEGRATIVI
3. G. CAMMARATA: Complementi di Fisica Tecnica Industriale, Dispense AA. 2007-2008,
Facolt di Ingegneria di Catania
4. G. CAMMARATA: Climatologia dellambiente costruito, Vol. I, II, Dispense A.A. 2000-01,
Facolt di Architettura di Siracusa.
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Architettura di Siracusa
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1977
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10/91, Giacomini, 1995
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11. F. M. BUTERA: Architettura e Ambiente, Etas libri, 1995
12. J.A. DUFFIE W.A. BECKMAN :Solar Engineering of thermal processes, J. Wiley, 1991
13. G. CHIESA G. DALLO: Risparmio energetico in edilizia, Masson, 1996
14. G. CHIESA G. DALLO: Gestione delle risorse energetiche nel territorio, Masson 1996
15. F. BIANCHI, E. LABIANCA: Gli impianti termici nelledilizia civile, La Nuova Italia Scientifica,
1997
16. H. Martin: Heat Exchangers, Hemisphere Publishing Corporation, 1992
17. C.A. Roulet: Energtique du batiment, Vol. 1 e 2, Presse Polytecniques Romandes, 1987
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21. AA.VV.: Manuale di Progettazione Edilizia, HOEPLI 1994, Vol. II
22. R. LAZZARIN Il condizionamento dellaria, Ed D. Flaccovio, 2003
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26. B. GIVONI: "Man Climate and Architecture". Elsevier. 1977.
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29. B. GIVONI, M. HOFFMAN, "Prediction of the thermal behaviour of full scale buildings",
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estivo: la massa efficace delle strutture.", Condizionamento dell'aria, riscaldamento e
refrigerazione, Novembre 1984.
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Lavoro eseguito nell'ambito del contratto di ricerca n 360077159 del Progetto Finalizzato
Energetica (CNR), Sottoprogetto " Usi civili, industriali, energia e territorio".
40. P. BRUNELLO, S. DEL GIUDICE: "Analisi del comportamento termico degli edifici in regime
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numerica, ATI 99, Genova
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156. G. CAMMARATA et alii: Analisi di biforcazione della dinamica di un circuito a circolazione
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IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 278
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IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 279
INDICE GENERALE
1. INTRODUZIONE AL CORSO I
2. SISTEMI DI UNIT DI MISURA 1
2.1 CONVERSIONE DELLE UNIT DI MISURA PI RICORRENTI 3
2.2 COSTANTI FISICHE NOTEVOLI ED UNIVERSALI 4
2.3 VALORI COMUNI DI ALCUNE PROPRIET TERMOFISICHE DEI CORPI 4
3. ASPETTI ENERGETICI DEGLI EDIFICI 6
3.1 LA PROBLEMATICA DELLENERGETICA DEGLI EDIFICI 6
3.2 INTERAZIONE EDIFICIO IMPIANTO 8
3.3 CALCOLO DELLENERGIA SCAMBIATA CON LESTERNO 8
3.3.1 CALCOLO DEI CARICHI TERMICI 8
Carico Termico invernale di picco 9
Carico Termico Estivo 9
3.4 ENERGIA CEDUTA DALLIMPIANTO 9
Scelta della tipologia impiantistica 10
Dimensionamento dei componenti di impianto 11
Schematizzazione della soluzione impiantistica 11
Dimensionamento delle reti di distribuzione 11
Disegno esecutivo degli impianti 12
4. CONDIZIONI AMBIENTALI DI BENESSERE 13
4.1 RICHIAMI STORICI 13
4.2 BILANCIO ENERGETICO FRA UOMO ED AMBIENTE 16
4.2.1 PERDITE DI CALORE SENSIBILE ATTRAVERSO LA PELLE 17
4.2.2 PERDITE EVAPORATIVE ATTRAVERSO LA PELLE 18
4.2.3 PERDITE DI CALORE PER RESPIRAZIONE 19
4.2.4 PERDITE TOTALI DI CALORE ATTRAVERSO LA PELLE 19
4.3 EQUAZIONE DEL BENESSERE DI FANGER 20
4.4 CONDIZIONI PER IL BENESSERE TERMICO 22
4.5 CONSIDERAZIONI SULLE CONDIZIONI DI BENESSERE AMBIENTALI 23
4.6 EQUAZIONE DI BILANCIO ENERGETICO IN REGIME TRANSITORIO 24
4.7 LA REGOLAZIONE DELLA TEMPERATURA CORPOREA 25
4.8 ABACHI E CURVE DEL BENESSERE DI FANGER 27
4.8.1 IL NUOVO DIAGRAMMA ASHRAE DEL BENESSERE. 33
4.9 PREVISIONE DELLE CONDIZIONI DI BENESSERE 33
Variazioni individuali 36
4.9.1 INFLUENZA DELLA DISTRIBUZIONE DELLARIA 36
4.10 BILANCIO DI ENERGIA IN TRANSITORIO A DUE ZONE 42
4.11 CONDIZIONI DI BENESSERE IN AMBIENTI SPECIALI 44
Riscaldamento con raggi infrarossi 44
4.12 CONSEGUENZE DELLA LEGGE 10/91 SULLE CONDIZIONI DI BENESSERE 45
4.13 GRANDEZZE FISICHE E LORO MISURE 46
4.13.1 SUPERFICIE DEL CORPO UMANO 46
4.13.2 FATTORE DI RICOPRIMENTO 46
4.13.3 METABOLISMO ED EFFICIENZA MECCANICA 46
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 280
Efficienza Meccanica 47
4.13.4 COEFFICIENTI DI SCAMBIO TERMICI 48
Coefficiente di scambio radiativo lineare 48
Coefficiente di scambio termico convettivo 48
Coefficiente di scambio termico totale 48
Coefficiente di scambio termico evaporativo 48
4.13.5 PARAMETRI DEL VESTIARIO 49
Permeabilit al vapore 49
Superficie del vestiario 50
4.13.6 PERDITE EVAPORATIVE TOTALI 50
4.13.7 PARAMETRI AMBIENTALI 50
Misure derivate 51
Misura del CRE 52
4.14 LEGISLAZIONE SUL BENESSERE AMBIENTALE 52
5. QUALIT DELLARIA IN AMBIENTI CONFINATI (IAQ) 54
5.1 LE SOSTANZE INQUINANTI 54
5.2 INDICATORI DELLA QUALIT DELLARIA 55
5.2.1 CO2 E BIOEFFLUENTI 55
5.2.2 PRODOTTI DI COMBUSTIONE: SOX, NOX, CO 55
5.2.3 COMPOSTI ORGANICI VOLATILI, VOC 56
5.2.4 IL RADON 56
5.2.5 CONTAMINATI BIOLOGICI 56
5.3 IL CONTROLLO DELLINQUINAMENTO INDOOR 57
5.4 IL METODO DECIPOL 58
5.4.1 CALCOLO DELLA PORTATA DI VENTILAZIONE 58
5.4.2 CALCOLO DELLA PORTATA IN CONDIZIONI TIPICHE 58
5.4.3 PORTATA DI ARIA ESTERNA PER LA DILUIZIONE DELLA CO2 59
5.4.4 IMPLICAZIONI ENERGETICHE DELLA VENTILAZIONE 59
5.4.5 STANDARD ASHRAE 62/89 60
5.4.6 NORMA UNI 10399 61
5.4.7 VENTILAZIONE E PERCENTUALE DI INSODDISFATTI 62
5.5 SICK BUILDING SYNDROME 62
5.5.1 BUILDING RELATED ILLNESS 62
5.6 NUOVO STANDARD ASHRAE 62/89 R 63
5.7 PRESCRIZIONI NORMATIVE VIGENTI IN ITALIA 63
5.8 LA STORIA DEL DECIPOL 63
5.9 LE CORRELAZIONI SPERIMENTALI PPD - DECIPOL 65
5.9.1 INQUINAMENTO CAUSATO DALLE PERSONE E DAI MATERIALI 67
Inquinamento causato dai Materiali in edifici pubblici 68
5.9.2 TECNICHE DI DIFFUSIONE DELL'ARIA ED EFFICIENZA DELLA VENTILAZIONE 69
Perfect mixing distribution: 69
Perfect displacement distribution: 69
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 281
5.9.3 PORTATA DI VENTILAZIONE COL METODO DI FANGER 69
Esempio di calcolo secondo il metodo di Fanger 71
5.10 NOTE CRITICHE AL METODO DI FANGER 72
5.11 DETERMINAZIONE DEL TASSO DI VENTILAZIONE NECESSARIO PER IL COMFORT
72
5.11.1 DETERMINAZIONE DEL TASSO DI VENTILAZIONE DI COMFORT 73
Esempio 1: Stabile per uffici nuovo: 73
Procedura per la determinazione del tasso di ventilazione necessario per evitare danni alla salute 74
Esempio 2: Abitazione gi esistente 74
Procedura per la determinazione del tasso di ventilazione necessario per evitare danni alla salute 74
5.12 PROGETTO DI NORMA CEN 75
5.12.1 CONSIDERAZIONI SULLAPPLICABILIT DELLA PROCEDURA 77
5.13 CONTROLLO DEI PARAMETRI E INDAGINI SOCIOLOGICHE 79
5.13.1 ISPEZIONE VISIVA PRELIMINARE DEGLI IMPIANTI 79
5.14 LEGIONELLOSI 81
5.14.1 LA PROBLEMATICA DELLA LEGIONELLOSI 81
5.14.2 EPIDEMIOLOGIA 81
5.14.3 SITI EPIDEMICI E CONDIZIONI NATURALI FAVORENTI 82
5.14.4 RISCHIO DI INFEZIONE 82
5.14.5 MODALIT DI TRASMISSIONE 82
5.14.6 FREQUENZA DELLA MALATTIA 83
5.14.7 CLINICA MEDICA 83
5.14.8 DIAGNOSI DI LABORATORIO 84
5.14.9 TERAPIA 85
Sorveglianza 86
Definizione di caso 86
Caso accertato 86
Caso presunto 86
Focolaio epidemico 86
5.14.10 MISURE DI PREVENZIONE E CONTROLLO NEI SISTEMI IMPIANTISTICI 87
5.14.11 STRATEGIE DI PREVENZIONE NEI SISTEMI IMPIANTISTICI 87
Strategie per prevenire la colonizzazione degli impianti 87
Strategie per prevenire la moltiplicazione batterica 87
5.14.12 MISURE DI PREVENZIONE A LUNGO TERMINE 88
Silenziatori 88
Prese daria esterna 88
Filtri 89
Batterie di scambio termico 89
Umidificatori dellaria ambiente 89
Umidificatori adiabatici 89
Torri evaporative 89
Impianti di Condizionamento 89
Canalizzazioni 90
Istituzione del registro degli interventi di manutenzione 90
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 282
6. LINVOLUCRO EDILIZIO 91
6.1 LEDIFICIO 91
6.2 LE PARETI ESTERNE 92
6.2.1 ISOLANTI TERMICI 99
6.2.2 LATERIZI IN POROTON 101
6.3 SOLAI 102
6.3.1 SOLAI A FALDE INCLINATE 106
6.4 PAVIMENTI 106
6.5 SERRAMENTI VETRATI 107
6.5.1 COMPORTAMENTO IGROMETRICO DEGLI INFISSI 109
6.5.2 ISOLAMENTO TERMICO DEGLI INFISSI 109
6.5.3 ISOLAMENTO ACUSTICO DEGLI INFISSI 110
6.5.4 PERMEABILIT ALLARIA DEGLI INFISSI 111
6.5.5 TENUTA ALLACQUA DEGLI INFISSI 112
6.5.6 TIPOLOGIA DEI VETRI 112
6.6 CALCOLO DELLA TRASMITTANZA TERMICA 113
6.6.1 NORMA UNI EN ISO 6946 - TRASMITTANZA TERMICA DELLE PARETI 113
Resistenza termica di strati omogenei 114
Resistenza termica superficiale 115
6.6.2 RESISTENZA TERMICA DI INTERCAPEDINI D'ARIA 117
Intercapedini d'aria non ventilata 117
Intercapedini d'aria debolmente ventilate 117
Intercapedini d'aria fortemente ventilate 118
Resistenza termica di ambienti non riscaldati 118
6.6.3 SOTTOTETTO 118
6.6.4 ALTRI SPAZI 118
6.6.5 RESISTENZA TERMICA TOTALE 119
Resistenza termica totale di un componente per edilizia costituito da strati omogenei 119
Resistenza termica totale di un componente dell'edicio, costituito da strati omogenei ed eterogenei 119
Resistenza termica totale di un componente 119
Limite superiore della resistenza termica totale () 120
Limite inferiore della resistenza termica totale (RT) 120
Stima dell'errore 120
6.6.6 TRASMITTANZA TERMICA 120
6.6.7 TRASMITTANZA TERMICA DI COMPONENTI CON STRATI DI SPESSORE VARIABILE 121
Superfici rettangolari 121
Superfici triangolari aventi spessore massimo al vertice 122
Superfici triangolari aventi spessore minimo al vertice 122
Procedimento di calcolo 122
6.7 UNI EN ISO 13370 - TRASFERIMENTI DI CALORE ATTRAVERSO IL TERRENO 123
6.7.1 PAVIMENTI APPOGGIATI SUL TERRENO 124
6.7.2 PAVIMENTI SU SPAZIO AERATO 125
6.7.3 PIANO INTERRATO 127
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 283
6.7.4 PONTI TERMICI IN CORRISPONEDENZA DEL PERIMETRO DEL PAVIMENTO 128
6.8 UNI EN ISO 10077/1 - PRESTAZIONE TERMICA DI FINESTRE PORTE E CHIUSURE 129
Area della vetrata, area del pannello opaco 129
Perimetro totale visibile della vetrata 129
Aree del telaio 129
Area della nestra 131
6.8.1 CALCOLO DELLA TRASMITTANZA TERMICA 131
Finestre singole 131
Doppie nestre 132
Finestre accoppiate 133
Vetrate singole 134
Vetrate multiple 134
Finestre con chiusure chiuse 135
Porte 136
Valori numerici di ingresso 138
6.9 UNI EN ISO 10077/2 - PRESTAZIONE TERMICA DI FINESTRE PORTE E CHIUSURE-
METODO NUMERICO PER I TELAI 138
Infissi a taglio termico e a giunto aperto 139
6.10 NUONE NORME PER LE FACCIATE STRUTTURALI 141
6.11 UNI EN 673 - DETERMINAZIONE DELLA TRASMITTANZA TERMICA PER I VETRI 141
6.11.1 FORMULE BASE 141
Valore U 141
Conduttanza radiativa 142
Conduttanza del gas hg 142
Vetrate verticali 143
Vetrate orizzontali e angolate 143
6.11.2 PROPRIET DI BASE DEL MATERIALE 143
Emissivit 143
Propriet del gas 144
Assorbimento infrarosso del gas 145
6.11.3 COEFFICIENTI DI SCAMBIO TERMICO INTERNO ED ESTERNO 145
Coefficiente di scambio termico esterno he 145
Coefficiente di scambio termico interno hi 145
Valori di progetto 146
6.12 CALCOLO DELLA TRAMITTANZA DELLE VETRATE ISOLANTI 146
6.13 UNI EN 410- DETERMINAZIONE DELLE CARATTERISTICHE LUMINOSE E SOLARI
DELLE VETRATE 147
Ripartizione del flusso solare incidente 147
Per un vetro chiaro 149
Per un vetro basso emissivo 149
Calcolo di e 150
Calcolo di qi 150
6.14 ESEMPI APPLICATIVI 151
Osservazioni sui filtri solari 152
7. TERMOFISICA DEGLI EDIFICI 153
7.1 COMPORTAMENTO IN REGIME STAZIONARIO DEGLI EDIFICI 154
7.2 TRANSITORIO TERMICO DEGLI EDIFICI 155
7.3 PROPAGAZIONE DEL CALORE IN REGIME PERIODICO STABILIZZATO 156
7.4 TRANSITORIO DI RISCALDAMENTO E RAFFREDDAMENTO DI UN CORPO 162
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 284
7.5 COSTANTE DI TEMPO DELLEDIFICIO 165
7.6 PARAMETRI CHE INFLUENZANO IL CARICO TERMICO DEGLI EDIFICI 167
7.6.1 LA TEMPERATURA ARIA-SOLE 167
7.6.2 QUALIT TEMOFISICHE DELLE FINITURE SUPERFICIALI 170
Colori chiari 170
Parete ricoperta di materiale riflettente: alluminio o vernice di alluminio 170
Parete ricoperta da metalli generici 171
7.6.3 PARETI CON INTERCAPEDINE DARIA 171
Intercapedine daria con convezione interna 171
Intercapedine daria senza convezione termica 171
7.6.4 PARETI OPACHE INTERNE 172
7.6.5 EFFETTI DI MASSA DELLE PARETI INTERNE 173
7.6.6 PARETI TRASPARENTI 173
7.6.7 CARATTERISTICHE OTTICHE DEI VETRI 174
7.7 EFFETTO SERRA NEGLI EDIFICI 175
7.8 I SERRAMENTI ED INFISSI 176
7.9 EFFETTO SERRA NELLATMOSFERA TERRESTRE 176
7.10 EFFETTI DELLA MASSA SUPERFICIALE 177
7.11 CARATTERISTICHE TERMICHE DINAMICHE DELLE STRUTTURE 185
8. ENERGETICA DEGLI EDIFICI 189
8.1 IL SISTEMA EDIFICIO 189
8.2 ACCUMULO TERMICO ED EFFETTI SUL TRANSITORIO TERMICO 190
8.2.1 CONDIZIONI DI TRANSITORIO TERMICO PER GLI AMBIENTI 194
8.2.2 BILANCIO ENERGETICO PER LARIA AMBIENTE 198
8.2.3 EFFETTO DELLA VARIABILIT DEL CARICO TERMICO CON LE CONDIZIONI ESTERNE 199
8.2.4 STUDIO DEL TRANSITORIO TERMICO 199
8.2.5 STRUMENTI PER LA SIMULAZIONE ENERGETICA NEGLI EDIFICI 199
8.2.6 STRUMENTI PER L'ANALISI DELLE PRESTAZIONI TERMICHE DEGLI EDIFICI 200
8.3 REGIME STAZIONARIO E TRANSITORI TERMICI: PROBLEMATICHE GENERALI 200
8.3.1 IL METODO DELL'ANALISI ARMONICA 201
8.3.2 IL METODO TTC 201
8.3.3 IL METODO DEI QUADRUPLI (O DELLE MATRICI) 202
8.3.4 METODO DEI QUADRUPOLI GENERALIZZATO 205
8.3.5 IL METODO DELLE Z-TRASFORMATE 206
8.3.6 ANALISI DI SENSITIVIT E PROBLEMI DI OTTIMIZZAZIONE ENERGETICA 208
8.3.7 GRANDI CODICI DI CALCOLO. STRUTTURE LIMITI E PROBLEMATICHE 210
8.3.8 I METODI SEMPLIFICATI 212
8.3.9 OSSERVAZIONI SUI GRANDI CODICI DI CALCOLO 213
8.4 CODICI DI SIMULAZIONE DISPONIBILI 214
9. PSICROMETRIA 237
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 285
Legge di Gibbs-Dalton: 237
Legge di Amagat Leduc 237
Caratteristica di una miscela gassosa 237
9.1 GRANDEZZE PSICROMETRICHE FONDAMENTALI 238
Volume totale dellAria Umida 239
9.2 MISURA DELLA TEMPERATURA DELLARIA 239
9.2.1 TEMPERATURA A BULBO SECCO 240
9.2.2 TEMPERATURA A BULBO UMIDO 240
9.3 DIAGRAMMA PSICROMETRICO 240
9.3.1 COSTRUZIONE DEL DIAGRAMMA PSICROMETRICO 241
9.4 MISCELA DI DUE CORRENTI DARIA 246
9.5 RISCALDAMENTO DI UN FLUSSO DI ARIA UMIDA 247
9.6 RAFFREDDAMENTO DI UN FLUSSO DARIA 248
9.7 SATURAZIONE ADIABATICA CON ACQUA FREDDA 249
9.8 MISURA DELLUMIDIT RELATIVA 251
10. CONTROLLO DELLUMIDIT NEGLI EDIFICI 253
10.1 PERMEABILIT AL VAPORE 254
Norma UNI EN 13788 per evitare la condensa superficiale 256
10.1.1 VERIFICA DELLA FORMAZIONE DELLA CONDENSA SUPERFICIALE 256
La temperatura superficiale della parete interna, tsi. 258
La pressione di saturazione in corrispondenza alla temperatura tsi. 258
Pressione di vapore massima interna 258
Numero di ricambi orari dellaria di ventilazione 259
10.2 CALCOLO DELLA CONDENSAZIONE INTERSTIZIALE - NORMA UNI EN ISO 13788 259
Limitazioni e fonti di errore 260
10.2.1 LA VERIFICA DI GLASER 260
Mese di partenza 260
Metodologia di calcolo 261
Algoritmo risolutivo per la verifica Glaser 263
Classi di umidit all'interno degli ambienti 264
10.2.2 PROGRAMMI ELETTRONICI PER LA VERIFICA GLASER 265
11. BIBLIOGRAFIA 269
11.1 TESTI FONDAMENTALI 269
11.1.1 LIBRI 269
11.1.2 DISPENSE E TESTI INTEGRATIVI 269
11.1.3 PUBBLICAZIONI 270
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 286
ELENCO DELLE FIGURE
FIGURA 1: SISTEMA EDIFICIO-IMPIANTO 7
FIGURA 2: ESEMPIO DI POSSIBILI SCAMBI ENERGETICI 8
FIGURA 3: DIAGRAMMA DEL BENESSERE ASHRAE DEL 1923 14
FIGURA 4: TEMPERATURA EFFETTIVA PER PERSONE NUDE 15
FIGURA 5: TEMPERATURA EFFETTIVA PER PERSONE VESTITE 15
FIGURA 6: SCHEMA DEL GLOBOTERMOMETRO DI BEDFORD 16
FIGURA 7: BILANCIO DEL CORPO UMANO 17
FIGURA 8: NUOVO DIAGRAMMA DEL BENESSERE DI FANGER, KSU E GIVONI 34
FIGURA 9: ANDAMENTO DELLA PERCENTUALE DI INSODDISFATTI AL VARIARE DEL VOTO MEDIO PREVEDIBILE 35
FIGURA 10: CONDIZIONI DI BENESSERE (M/AD, ICL) E DELLA PPD AL VARIARE DELLA VELOCIT MEDIA DELLARIA. 36
FIGURA 11: PERCENTUALE DI INSODDISFATTI IN FUNZIONE DELLA VELOCIT DELLARIA 37
FIGURA 12: VARIAZIONE DELLA TEMPERATURA E DELLA VELOCIT DELLARIA CON PI=15% 37
FIGURA 13: ZONA DI CONFORT SUGGERITA AL VARIARE DI PPD 42
FIGURA 14: CALCOLATORE PMV 43
FIGURA 15: ESEMPIO DUSO DEL CALCOLATORE DELLE CONDIZIONI DI CONFORT 44
FIGURA 16: FATTORI DI VISTA FRA CORPO UMANO E PARETI VERTICALI ED ORIZZONTALI (FANGER 1982) 51
FIGURA 17: FORMULE ANALITICHE DEL FATTORE DI VISTA PER PICCOLI PIANI 52
FIGURA 18: BILANCIO DELLE PORTATE DI MASSA 58
FIGURA 19: PORTATA DI ARIA ESTERNA AL VARIARE DELLATTIVIT FISICA E DELLA % DI CO2 60
FIGURA 20: RELAZIONE FRA PPD E PORTATA DI ARIA DI VENTILAZIONE 62
FIGURA 21: IL DECIPOLMETRO 66
FIGURA 22: CORRELAZIONE SPERIMENTALE FRA PPD E PORTATA DARIA DI VENTILAZIONE 66
FIGURA 23: PPD IN FUNZIONE DELLA QUALIT DELLARIA IN DECIPOL 67
FIGURA 24: FRONTESPIZIO DEL 1 ARTICOLO. DI FANGER SU OLF E DECIPOL 68
FIGURA 25: TIPOLOGIE IMPIANTISTICHE PER LA DISTRIBUZIONE DELLARIA 70
FIGURA 26: FRONTESPIZIO DEL 2 ARTICOLO DI FANGER 71
FIGURA 27: SCALA DI RIFERIMENTO DEL BUTANOLO 78
FIGURA 28: SENSAZIONE OLFATTIVA IN FUNZIONE DELLA CONCENTRAZIONE 79
FIGURA 29: ESEMPIO DI STRATIGRAFIA DI UNA PARETE ESTERNA A DOPPIO STRATO 92
FIGURA 30: ESEMPI DI PARETI PER ESTERNI 93
FIGURA 31: ESEMPIO DI MATTON1 FORAT1 94
FIGURA 32: TIPOLOGIA DI FORATI DALLA UNI 10355 95
FIGURA 33: TIPOLOGIA DI FORATI DALLA NORMA UNI 10355 96
FIGURA 34: TIPOLOGIA DI FORATI DALLA NORMA UNI 10355 97
FIGURA 35: TIPOLOGIA DI FORATI DALLA NORMA UNI 10355 98
FIGURA 36: PANNELLO DI LEGNO MINERALIZZATO 99
FIGURA 37: LATERIZIO IN POROTON 101
FIGURA 38: ESEMPI DI TIPOLOGIE DI SOLAI 102
FIGURA 39: SOLAI - NORMA UNI 10355 103
FIGURA 40: SOLAI - NORMA UNI 10355 104
FIGURA 41: : SOLAI - NORMA UNI 10355 105
FIGURA 42: COPERTURA A FALDA VENTILATA 106
FIGURA 43: PARTICOLARE COSTRUTTIVO DEL TETTO A FALDA 106
FIGURA 44: PAVIMENTO INTERRATO ED APPOGGIATO SU TERRENO 107
FIGURA 45: ESEMPI DI PAVIMENTI 107
FIGURA 46: INSERIMENTO DI UN SERRAMENTO: SEZIONE VERTICALE 108
FIGURA 47: INSERIMENTO DI UN SERRAMENTO: SEZIONE ORIZZONTALE 108
FIGURA 48: VISTA FRONTALE DI UN SERRAMENTO VETRATO 108
FIGURA 49: CLASSIFICAZIONE ACUSTICA DEGLI INFISSI 111
FIGURA 50: ESEMPIO DI DATI PER MURATURA IN MATTONI 115
FIGURA 51: AREA REALE E AREA PROIETTATA 117
FIGURA 52: SEZIONE E STRATI DI UN COMPONENTE TERMICAMENTE OMOGENEO 120
FIGURA 53: COMPONENTE CON STRATI DI SPESSORE VARIABILI 121
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 287
FIGURA 54: POSSIBILI SUDDIVISIONI DEI TETTI IN PARTI ELEMENTARI 121
FIGURA 55: COMPONENTE CON STRATI DI SPESSORE VARIABILI - SUPERFICI RETTANGOLARI 122
FIGURA 56: COMPONENTE CON STRATI DI SPESSORE VARIABILI - SUPERFICI TRIANGOLARI CON SPESSORE MASSIMO AL
VERTICE 122
FIGURA 57: COMPONENTE CON STRATI DI SPESSORE VARIABILI - SUPERFICI TRIANGOLARI CON SPESSORE MINIMO AL
VERTICE 122
FIGURA 58: PAVIMENTO APPOGGIATO SUL TERRENO 124
FIGURA 59: TRASMISSIONE DEL CALORE CON SPAZIO AERATO NEL TERRENO 126
FIGURA 60: SCAMBI TERMICI CON PIANO INTERRATO. 127
FIGURA 61: SVILUPPO DELL'AREA INTERNA ED ESTERNA 129
FIGURA 62: AREA E PERIMETRO DELLA VETRATA 130
FIGURA 63: SCHEMATIZZAZIONE DELLE VARIE AREE 130
FIGURA 64: SCHEMATIZZAZIONE DI UNA NESTRA SINGOLA 131
FIGURA 65 :SCHEMATIZZAZIONE DI UNA DOPPIA NESTRA 132
FIGURA 66 : SCHEMATIZZAZIONE DI NESTRE ACCOPPIATE 133
FIGURA 67: FINESTRA CON CHIUSURA ESTERNA 136
FIGURA 68: SCHEMATIZZAZIONE DI UNA PORTA CON VETRATA 137
FIGURA 69: SCHEMATIZZAZIONE DI UNA PORTA CON PANNELLO OPACO 137
FIGURA 70: SCHEMATIZZAZIONE DI UN TELAIO 139
FIGURA 71: CAVIT RETTANGOLARE E DIREZIONE DEL FLUSSO 139
FIGURA 72: INFISSO IN ALLUMINIO A TAGLIO TERMICO 140
FIGURA 73: TRASMITTANZA TERMICA DEI VETRATE ISOLANTI 147
FIGURA 74: RIPARTIZIONE DEL FLUSSO SOLARE INCIDENTE 148
FIGURA 75: VETRO TIPO FLOAT CHIARO DA 6 MM 148
FIGURA 76: VETRO BASSO EMISSIVO MAGNETRONICO DA 4 MM 148
FIGURA 77: VETRO BASSO EMISSIVO PIROLITICO DA 6 MM 149
FIGURA 78: VETRO A CONTROLLO SOLARE DA 6 MM 149
FIGURA 79: DISTRIBUZIONE DEL FLUSSO RADIANTE INCIDENTE 150
FIGURA 80: FINESTRE CON FILTRI SOLARI APPLICATI ALL'ESTERNO DELLE VETRATE 151
FIGURA 81: VARIAZIONE PERIODICA DI TEMPERATURA IN UNO STRATO SEMINFINITO 157
FIGURA 82: ANDAMENTO DELLE OSCILLAZIONI ALLINTERNO DELLO STRATO 159
FIGURA 83: ONDA DI TEMPERATURA CON TM=5 C E AT=10 C 160
FIGURA 84: ONDE DI TEMPERATURA ALLINTERNO DELLA PARETE PER I DUE CASI 161
FIGURA 85: ATTENUAZIONE DELLAMPIEZZA DELLONDA DI TEMPERATURA IN FUNZIONE DELLASCISSA 161
FIGURA 86: ANDAMENTO DEL TRANSITORIO DI RISCALDAMENTO E/O DI RAFFREDDAMENTO 163
FIGURA 87: ANDAMENTO DEL TRANSITORIO DI RISCALDAMENTO E/O DI RAFFREDDAMENTO 164
FIGURA 88: SCHEMA DI UN IGL ESQUIMESE 165
FIGURA 89: INFLUENZA DELLA FORMA ARCHITETTONICA (A/V) SUI DISPERDIMENTI 165
FIGURA 90: TRANSITORIO TERMICO CON DIVERSE COSTANTI DI TEMPO 166
FIGURA 91: SCAMBI TERMICI DI UNA PARETE ESTERNA SOLEGGIATA. 168
FIGURA 92: ANDAMENTO DELLA TEMPERATURA ARIA-SOLE PER A=0.2 E A=0.9 PER UN DATO IRRAGGIAMENTO. 169
FIGURA 93: TEMPERATURA ARIA-SOLE PER A=0.2 E A=0.9 ED ESPOSIZIONE SUD, EST ED OVEST. 170
FIGURA 94: SCHEMATIZZAZIONE DI UNA PARETE CON INTERCAPEDINE 172
FIGURA 95: ESEMPIO DI PARETI VETRATE 173
FIGURA 96: LA PIRAMIDE DEL LOUVRE A PARIGI 174
FIGURA 97: TRASMISSIONE DELLE RADIAZIONI IN UN VETRO CAMERA 174
FIGURA 98: FATTORE DI TRASPARENZA DEI VETRI 175
FIGURA 99: SPETTRO SOLARE IDEALE 176
FIGURA 100: RADIAZIONE SOLARE FUORI DELLATMOSFERA E AL SUOLO 177
FIGURA 101: PARETE A DOPPIO STRATO CON ISOLANTE INTERCAPEDINE 178
FIGURA 102: DATI CARATTERISTICI PER PARETI SEMPLICI 178
FIGURA 103: ANDAMENTO DELLE TEMPERATURE SUPERFICIALI PER LA PARETE DI FIGURA 101 ESPOSTA AD EST 181
FIGURA 104: PARETE DI FIGURA 101 MA ESPOSTA A SUD 181
FIGURA 105: PARETE A DOPPIO STRATO CON INTERCAPEDINE MA SENZA ISOLANTE 182
FIGURA 106: RISULTATI PER PARETE DI FIGURA 105 ESPOSTA A SUD 182
FIGURA 107: PARETE CON INTERCAPEDINE ED UNO STRATO IN CALCARE 182
FIGURA 108: RISULTATI DELLA SIMULAZIONE STIVA CON PARETE DI FIGURA 107 ESPOSTA A SUD. 183
FIGURA 109: PARETE CON SINGOLO STRATO DI LATERIZIO DA 25 CM E INTONACO D 2,5 CM AI DUE LATI 183
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 288
FIGURA 110: RISULTATI DEL TRANSITORIO DELLA PARETE DI FIGURA 109 ESPOSTA A SUD 184
FIGURA 111: PARETE DON CALCARE DA 25 CM ED INTONACI AI LATI DA 2,5 CM 184
FIGURA 112: RISULTATI DELLA SIMULAZIONE PER PARETE DI FIGURA 111 ESPOSTA A SUD 185
FIGURA 113: CARATTERISTICHE TERMICHE DINAMICHE PER UNA PARETE MULTISTRATO 187
FIGURA 114: CARATTERISTICHE TERMICHE DINAMICHE PER UNA PARETE MONOSTRATO 188
FIGURA 115: RAPPRESENTAZIONE DI UN EDIFICIO COME SISTEMA TERMODINAMICO 190
FIGURA 116: BILANCIO ENERGETICO PER LARIA INTERNA ALLAMBIENTE 199
FIGURA 117: CONSUMI ENERGETICI DI UN EDIFICIO PER RISCALDAMENTO E RAFFREDDAMENTO IN FUNZIONE DEL
RAPPORTO SUPERFICIE DISPERDENTI E VOLUME (S/V) E DEL RAPPORTO SUP. VETRATA - SUP. MURARIA (SV/SM).
ENERGIA ANNUALMENTE TRASMESSA DA UNA PARETE IN FUNZIONE DELLA TRASMITTANZA E DELL'INERZIA
TERMICA (FATTORE 209
FIGURA 118: EDITOR TXT DI ENERGY PLUS- PARTE INIZIALE 216
FIGURA 119: FILE DI INPUT COME VISTO DAL PRE-PROCESSOR 217
FIGURA 120: FINESTRA CON EDITOR IDF DI ENERGY PLUS 218
FIGURA 121: EDITOR IDF CON VISUALIZZAZIONE DELLA FINESTRA BUILDING 219
FIGURA 122: EDITOR IDF CON LA FINESTRA DI SELEZIONE DELLALGORITMO DI RISOLUZIONE 219
FIGURA 123: EDITOR IDF CON VISUALIZZAZIONE DEI DATI PEOPLE 220
FIGURA 124: FILE DI LOG DEGLI ERRORI 220
FIGURA 125: ESEMPIO DI FILE DI VERIFICA DELLINPUT DI ENERGY PLUS 221
FIGURA 126: ESEMPIO DI LOG DI CALCOLO DI ENERGY PLUS 222
FIGURA 127: ESEMPIO DI CONTROLLO DELLE VARIABILI DI ENERGY PLUS 223
FIGURA 128. ESEMPIO DI OUTPUT GRAFICO DI ENERGY PLUS 223
FIGURA 129: ESEMPIO DI OUTPUT PARZIALE IN FORMATO EXCEL DI ENERGY PLUS 224
FIGURA 130: VISUALIZZAZIONE DEI DATI DI OUTPUT DI ENERGY PLUS 225
FIGURA 131: ESEMPIO DI INPUT GRAFICO CON DESIGN BUILDER 225
FIGURA 132: MEN DI COSTRUZIONE DELLA STRUTTURA (SINISTRA) E DELLE PARETI (DESTRA) 226
FIGURA 133: SELEZIONE DEL TIPO DI FINESTRE E DEI MATERIALI 227
FIGURA 134: SELEZIONE DELLA CAPACIT TERMICA E DEL GRADI DI ISOLAMENTO 227
FIGURA 135: SELEZIONE DEL TIPO DI APERTURE E DELLE SCHERMATURE 228
FIGURA 136: SELEZIONE DEL GUADAGNO SOLARE E DELLINTERVALLO DI GUADAGNO 228
FIGURA 137: SELEZIONE DEL TIPO DI VENTILAZIONE 228
FIGURA 138: SELEZIONE DELLE CONDIZIONI OPERATIVE INVERNALI 229
FIGURA 139: SELEZIONE DELLE CONDIZIONI OPERATIVE ESTIVE 229
FIGURA 140: IPOTESI DI CALCOLO PER LE CONDIZIONI ESTIVE 229
FIGURA 141: IPOTESI DI CALCOLO PER LE CONDIZIONI INVERNALI 230
FIGURA 142: ESEMPIO DI OUTPUT ESTIVO DI DESIGN BUILDER 230
FIGURA 143: ALTRI DATI ESTIVI DI OUTPUT 231
FIGURA 144: ALTRI ESEMPI DI OUTPUT ESTIVO 231
FIGURA 145: ALTRI DATI DI OUTPUT ESTIVI 232
FIGURA 146: ALTRI DATI DI OUTPUT ESTIVI 232
FIGURA 147: ESEMPIO DI OUTPUT DI DATI PER SIMULAZIONE INVERNALE 233
FIGURA 148: ESEMPIO DI SELEZIONE DI CALCOLO ANNUALE 233
FIGURA 149: RISULTATI DELLA SIMULAZIONE DI UNA SETTIMANA 234
FIGURA 150: SIMULAZIONE CON RISULTATI DISTRIBUITI MENSILMENTE 234
FIGURA 151: RISULTATI DELLA SIMULAZIONE CON DISTRIBUZIONE ORARIA 235
FIGURA 152: VISUALIZZAZIONE DELLE PERDITE PER VENTILAZIONE 235
FIGURA 153: VISUALIZZAZIONE DEI GUADAGNI ENERGETICI 236
FIGURA 154: TERMOMETRO A BULBO SECCO 240
FIGURA 155: TERMOMETRO A BULBO UMIDO 240
FIGURA 156: TRACCIAMENTO DELLISOTERMA T=0 NEL PIANO DI MOLLIER 242
FIGURA 157: COSTRUZIONE DELLA GENERICA ISOTERMA 243
FIGURA 158: COSTRUZIONE DELLE ISOTERME NEL PIANO DI MOLLIER 244
FIGURA 159: DIAGRAMMA PSICROMETRICI DI MOLLIER - SCHEMATIZZAZIONE 244
FIGURA 160: DIAGRAMMA PSICROMETRICO DI MOLLIER 245
FIGURA 161: DIAGRAMMA PSICROMETRICO ASHRAE 245
FIGURA 162: RAPPRESENTAZIONE DELLA MISCELAZIONE ADIABATICA DI DUE CORRENTI DARIA UMIDA 247
FIGURA 163: RAPPRESENTAZIONE DEL RISCALDAMENTO DELLARIA UMIDA. 247
FIGURA 164: RAPPRESENTAZIONE DEL RAFFREDDAMENTO DI UN FLUSSO DI ARIA UMIDA 248
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 289
FIGURA 165: RAPPRESENTAZIONE DELLA SATURAZIONE ADIABATICA DELLARIA UMIDA 250
FIGURA 166: SCHEMATIZZAZIONE DEL SATURATORE ADIABATICO AD ACQUA FREDDA 250
FIGURA 167: DETERMINAZIONE DEL PUNTO AMBIENTE MEDIANTE UNO PSICROMETRO 252
FIGURA 168: PSICROMETRO A VENTOLINA 252
FIGURA 169: DIAGRAMMI DI GLASER PER LE PRESSIONI PARZIALI DI VAPORE 262
FIGURA 170: CONTROLLO GRAFICO DELLE SPEZZATE PS E P. 264
FIGURA 171: CURVA DEI VALORI LIMITE PER OGNI CLASSE 264
FIGURA 172: STRATIGRAFIA DI UNA PARETE COMPOSITA 265
FIGURA 173: VERIFICA GLASER DELLA PARETE IN ESAME 265
FIGURA 174: VERIFICA IGROMETRICA A GENNAIO 266
FIGURA 175: VERIFICA IGROMETRICA AD APRILE 266
FIGURA 176: ESEMPIO DI STRATIGRAFIA DI UN SOLAIO 267
FIGURA 177: VERIFICA GLASER PER IL SOLAIO 267
FIGURA 178: ESEMPIO DI PAVIMENTO 268
FIGURA 179: VERIFICA GLASER DI UN PAVIMENTO 268
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 290
ELENCO DELLE TABELLE
TABELLA 1: SISTEMA INTERNAZIONALE 2
TABELLA 2: SISTEMA TECNICO 2
TABELLA 3: SISTEMA ANGLOSASSONE 3
TABELLA 4: CONVERSIONE DI ALCUNE GRANDEZZE DEI SISTEMI METRICI - ANGLOSASSONE 3
TABELLA 5: UNIT DI MISURA PER LA FORZA 4
TABELLA 6: UNIT DI MISURA PER LA PRESSIONE 4
TABELLA 7: UNIT DI MISURA PER LENERGIA 4
TABELLA 8: UNIT DI MISURA PER LA POTENZA 4
TABELLA 9: ALCUNE COSTANTI UNIVERSALI 4
TABELLA 10: ALCUNI DATI CARATTERISTICI DELLACQUA 5
TABELLA 11: ALCUNI DATI CARATTERISTICI DELLARIA 5
TABELLA 12: VALORI DELLATTIVIT METABOLICA 22
TABELLA 13: RESISTENZA DEL VESTIARIO 22
TABELLA 14: OSSIGENO CONSUMATO IN FUNZIONE DELLATTIVIT 27
TABELLA 15: CURVE DEL BENESSERE DI FANGER PER VARIE ATTIVIT E VESTIARIO 0 E 0,5 CLO 27
TABELLA 16: CORREZIONI PER TA DIVERSA DALLA TMR 1 PARTE 28
TABELLA 17: CORREZIONI PER TA DIVERSA DALLA TMR 2PARTE 29
TABELLA 18: CURVE DEL BENESSERE DI FANGER PER VARIE ATTIVIT E VESTIARIO 1 E 15 CLO 30
TABELLA 19: INFLUENZA DELLA VELOCIT DELLARIA E DEL VESTIARIO 31
TABELLA 20: INFLUENZA DELLABBIGLIAMENTO E DELLA VELOCIT DELLARIA SU ET* 32
TABELLA 21: SCALA DEI GIUDIZI DEL COMFORT TERMICO 34
TABELLA 22: VMP - LIVELLO DI ATTIVIT: 58 W/M
2
(1 MET) - UMIDIT RELATIVA: 50% 39
TABELLA 23: VMP - LIVELLO DI ATTIVIT: 81,2 W/M
2
(1,4 MET) U.R.: 50% (FONTE: ISO 7730-1984) 40
TABELLA 24- VMP - LIVELLO DI ATTIVIT: 116 W/M
2
(2 MET) - UMIDIT RELATIVA: 50% 41
TABELLA 25- VMP - LIVELLO DI ATTIVIT: 174 W/M
2
(3 MET) - UMIDIT RELATIVA: 50% 41
TABELLA 26: VMP IN FUNZIONE DELLA PERCENTUALE DI INSODDISFATTI 42
TABELLA 27: SCALA DI GIUDIZIO DEL COMFORT 43
TABELLA 28: ATTIVIT METABOLICA - CONSUMO DI OSSIGENO E ATTIVIT CARDIACA 47
TABELLA 29: PERMEABILIT AL VAPORE DI ALCUNI CAPI DI VESTIARIO 49
TABELLA 30: COMPOSIZIONE DELLARIA STANDARD (A. ST.) 59
TABELLA 31: PORTATE STANDARD ASHARE 62/89 61
TABELLA 32: VALORI RACCOMANDATI DALLA UNI-CTI 10399 62
TABELLA 33: VALORI DI PORTATA DARIA NEL NUOVO ASHARE 62/89 63
TABELLA 34: QUADRO DELLA NORMATIVA ITALIANA PER LA VENTILAZIONE 64
TABELLA 35: VALORI DELLE PORTATE SECONDO VARI STANDARD 65
TABELLA 36: QUALIT DELLARIA IN FUNZIONE DELLA PPD E DEI DECIPOL 66
TABELLA 37: CARICO INQUINANTE PRODOTTO DALLE PERSONE 67
TABELLA 38: INDICI DI AFFOLLAMENTO 67
TABELLA 39: INQUINAMENTO PRODOTTO DA ALCUNI MATERIALI IN EDIFICI PUBBLICI 69
TABELLA 40: VALORI DELLA QUALIT DELLARIA ESTERNA 70
TABELLA 41: CRITERI DI PROGETTO PER AMBIENTI INTERNI 76
TABELLA 42: PORTATA DARIA DI RICAMBIO (L/S PER PERSONA) IN FUNZIONE DELLA PERCENTUALE DI FUMATORI 77
TABELLA 43- RACCOLTA INFORMAZIONI SULL'IMPIANTO DI CONDIZIONAMENTO 80
TABELLA 44: RACCOLTA DATI SULL'EDIFICIO 80
TABELLA 45: REQUISITI TERMOFISICI DEGLI ISOLANTI GRANULATI 100
TABELLA 46: ZONE ACUSTICHE 110
TABELLA 47: CLASSE DI PRESTAZIONE ACUSTICA DEGLI INFISSI 110
TABELLA 48: CLASSI DI PERMEABILIT ALLARIA DEGLI INFISSI 111
TABELLA 49: SCELTA DEL TIPO DI INFISSO IN FUNZIONE DELLA ZONA DI VENTO 111
TABELLA 50: CLASSIFICAZIONE DELLA TENUTA ALLACQUA DEGLI INFISSI 112
TABELLA 51: RESISTENZE TERMICHE SUPERFICIALI 115
TABELLA 52: VALORI DEL COEFFICIENTE HR0 PER IL CORPO NERO 116
TABELLA 53: VALORI DI RS AL VARIARE DELLA VELOCIT DEL VENTO 116
IMPIANTI TERMOTECNICI - VOL. 1A - NO - ENERGETICA DEGLI EDIFICI 291
TABELLA 54: RESISTENZA TERMICA DI INTERCAPEDINE D'ARIA NON VENTILATE 117
TABELLA 55: RESISTENZA TERMICA DEI SOTTOTETTI 118
TABELLA 56: PROPRIET TERMICHE DEL TERRENO 125
TABELLA 57: FATTORI CORRETTIVI FI 127
TABELLA 58: VALORI DELLA TRASMITTANZA LINEICA PER GIUNTO PAVIMENTO/PARETE 129
TABELLA 59: RESISTENZE TERMICHE SUPERFICIALI 132
TABELLA 60: RESISTENZA TERMICA RS DI INTERCAPEDINI D'ARIA NON VENTILATE 133
TABELLA 61: TRASMITTANZA TERMICA UG DI VETRATE DOPPIE E TRIPLE RIEMPITE CON DIFFERENTI GAS 134
TABELLA 62: TRASMITTANZA TERMICA U DI VETRATE DOPPIE E TRIPLE RIEMPITE CON DIFFERENTI GAS 135
TABELLA 63: PROPRIET DEI GAS 144
TABELLA 64: FATTORI PER EMISSIVIT CORRETTA 146
TABELLA 65: CARATTERISTI DI UN FILM PROTETTIVO A BASE DI POLIESTERE TEREFTALATO 152
TABELLA 66: DATI DI CALCOLO PER IL REGIME PERIODICO 160
TABELLA 67: CALCOLO DELLA DIFFERENZA DI TEMPERATURA ARIA SOLE MENO AMBIENTE 169
TABELLA 68: VALORI DELLA RESISTENZA TERMICA PER VARI VALORI DI INTERCAPEDINE 172
TABELLA 69: DATI CARATTERISTICI PER PARETI SEMPLICI 179
TABELLA 70: DATI CARATTERISTICI PER PARETI DOPPIE 180
TABELLA 71: DATI CARATTERISTICI PER SOLAI 180
TABELLA 72: RISULTATI DEL TRANSITORIO ESTIVO DELLA PARETE DI FIGURA 101 180
TABELLA 73: EQUAZIONI DIFFERENZIALI PER UN AMBIENTE TIPO 196
TABELLA 74: MATRICI DI STATO A 197
TABELLA 75: MATRICE B 197
TABELLA 76: VETTORI DI STATO E DI INGRESSO 198
TABELLA 77: PARAMETRI DEL TRANSITORIO TERMICO DELLE PARETI MULTISTRATO 204
TABELLA 78: EVOLUZIONE DELLA TEMPERATURA 207
TABELLA 79: COEFFICIENTI DI RISPOSTA TERMICA 208
TABELLA 80: VALORI DELLENTALPIA DELLARIA UMIDA 246
TABELLA 81: COEFFICIENTI CORRETTIVI PER ZONA 256
TABELLA 82: PORTATA DI VENTILAZIONE 259
TABELLA 83: PROSPETTO DELLE CLASSI DI UMIDIT INTERNA 264
TABELLA 84: ESEMPIO DI STRATIGRAFIA 265
TABELLA 85: STRATIGRAFIA DEL SOLAIO 267
TABELLA 86: STRATIGRAFIA DEL PAVIMENTO 268