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Lobiettivo di questo capitolo quello di gettare le basi conoscitive per comprendere al meglio il sistema integrato atleta, cio spiegare

e per quel che mi possibile i concetti di auto-organizzazione, di entropia, di sistema aperto e di informazione. Procedendo lentamente verso la costruzione di un quadro complesso dovremmo risolvere lenigma del sistema vivente, o meglio delessere umano implicato nelle attivit estremamente complessa come la pratica sportiva e quindi del suo movimento. Per comprendere questo percorso necessaria una chiave di lettura aperta alla globalit, prendendo in considerazione non solo lo studio segmentario dei processi fisiologici, ma aprendoci ad una visione completa che abbraccia: ambiente, struttura, funzione, ed informazione. Concetto di auto-organizzazione, Il concetto di auto-organizzazione nacque nei primi anni della cibernetica, quando alcuni scienziati cominciarono a costruire modelli matematici per rappresentare la logica insita nelle reti neurali. Nel 1943 lo studioso di neuroscienzeWarren MCCulloch e il matematico Walter Pitts pubblicarono un articolo pionieristico intitolato A logical calculus of the ideas immanent in nervous activity, in cui dimostravano che la logica di ogni processo psicologico, di ogni comportamento pu essere trasformata in regole per costruire una rete. Nellarticolo gli autori introdussero lidea di neuroni idealizzati, rappresentati da elementi a commutazione binaria cio elementi che possono essere accesi o spenti e crearono un modello del sistema nervoso come reti complesse di questi elementi a commutazione binaria. Nella rete di Mc Culloch Pitt i nodi acceso-spento sono accoppiati fra loro in modo tale che lattivit di ciascun nodo regolata dallattivit precedente di altri nodi secondo una qualche regola di commutazione.Per esempio, un nodo pu essere acceso a un dato istante solo se un certo numero di nodi adiacenti sono stati accesi nellistante precedente. Mc Culloch e Pitts riuscirono a dimostare che, bench reti binarie di questo tipo siano modelli semplificati, rappresentano una buona approssimazione delle reti che sono insite nel sistema nervoso. Negli anni cinquanta alcuni scienziati iniziarono a costruire veri e propri modelli di reti binarie, compresi alcuni con le lampadine che si accendevano ai nodi. Essi scoprirono con grande meraviglia che dopo un breve periodo di lampeggi casuali, nella maggior parte delle reti apparivano degli schemi ordinati resi visibili dal lampeggiare delle lampadine. Gli scienziati vedevano delle onde di luce che attraversavano la rete, oppure osservavano dei cicli ripetuti. Anche se lo stato iniziale della rete era scelto a caso, dopo qualche tempo emergevano spontaneamente degli schemi ordinati, ed era questa manifestazione spontanea di ordine che prese il nome di autoorganizzazione . Non appena nella letteratura specialistica comparve questo termine evocativo, i teorici sistemici cominciarono a usarlo estesamente in differenti contesti. Ross Ashby, nella fase iniziale del suo lavoro, fu probabilmente il primo a descrivere il sistema nervoso come auto-organizzantesi (Capra1997). Capra cita ancora nella sua opera la rete della vita .Caratteristica comune a questi modelli di auto organizzazione il fatto che tutti hanno a che fare con sistemi aperti che agiscono lontano dallequilibrio. Perch abbia luogo lauto-organizzazione necessario che il flusso costante di energia e materia attraversi il sistema. La comparsa sorprendente di nuove strutture e di nuove forme di comportamento, che il marchio distintivo dellauto-organizzazione avviene solo quando il sistema lontano dallequilibrio. Sistemi Chiusi ed Aperti Prima di introdurre il pensiero di Von Bertalanffy vorrei dare una semplice definizione di entropia: in fisica l'entropia una grandezza che viene interpretata come una misura del disordine di un sistema fisico o pi in generale dell'universo. Viene generalmente rappresentata dalla lettera S.

Il primo esempio di cui intendo servirmi quello dei sistemi chiusi e aperti. La fisica convenzionale prende soltanto in considerazione i sistemi chiusi, e cio quei sistemi che trattati come se fossero isolati rispetto a ci che ci circonda. In tal modo la fisico-chimica ci parla delle reazioni, delle loro velocit e degli equilibri chimici che alla fine si stabiliscono in un recipiente chiuso nel cui interno siano stati posti a contatto certi reagenti. La termodinamica dichiara esplicitamente che le proprie leggi sono unicamente applicabili a sistemi chiusi. In particolare, il secondo principio della termodinamica stabilisce che, in un sistema chiuso, una certa quantit detta entropia, deve crescere tendendo a un massimo, e che, alla fine, il processo termina in uno stato finale di equilibrio. Il secondo principio pu essere formulato in modi diversi, uno dei quali consiste nellaffermare che la entropia una misura della probabilit, per cui un sistema chiuso tende a uno stato di distribuzione pi probabile. Tuttavia, la distribuzione pi probabile di una miscela di perline di vetro rosse e azzurre, oppure di molecole aventi velocit diverse, uno stato di completo disordine; e cio, uno stato di cose estremamente improbabile quello che si ottiene avendo separato le perline in modo da avere tutte quelle rosse da un lato e tutte quelle azzurre dallaltro, oppure, in uno spazio chiuso, avendo separato le molecole in modo tale da avere tutte quelle che sono veloci a destra (il che equivale ad avere unaltra temperatura a destra), e tutte quelle che sono lente a sinistra (ottenendosi cos, a sinistra, una bassa temperatura). Pertanto la tendenza a un massimo dellentropia o alla distribuzione pi probabile la tendenza verso il massimo disordine. Troviamo per sistemi che, per la loro stessa natura o definizione, non sono affatto sistemi chiusi. Ogni organismo vivente in sostanza un sistema aperto. Esso si mantiene in uno stato continuo di flusso verso linterno e verso lesterno, di costruzione mediante componenti e di disgregazione di tale costruzione, senza mai trovarsi, per tutto il tempo in cui vive in uno stato di equilibrio chimico e termodinamico, ma conservandosi in un cosiddetto stato stazionario ben distinto da uno stato di equilibrio. E questa la vera essenza di quel fondamentale fenomeno della vita che viene definito metabolismo, comprendendo i processi chimici interni alle cellule viventi. Ed Allora? Ovviamente, le formulazioni convenzionali della fisica sono, in via di principio, non applicabili agli organismi viventi in quanto questi ultimi implicano dei sistemi aperti e degli stati stazionari, e possiamo a buon diritto avere il sospetto che molte caratteristiche dei sistemi viventi, le quali sono dei veri e propri paradossi dal punto di vista delle leggi della fisica, siano una conseguenza di questo fatto. Solo negli ultimi anni si avuta unestensione della fisica tendente a includere i sistemi aperti. Questa nuova teoria ha illuminato molti fenomeni oscuri in fisica e in biologia,e ha inoltre condotto a importanti conclusioni dordine generale di cui vogliamo dare due soli esempi. La prima consiste nel principio di equifinalit. In ogni sistema chiuso lo stato finale inequivocabilmente determinato dalle condizioni iniziali: si veda ad esempio il moto in sistema planetario, dove le posizioni dei pianeti a un certo tempo t sono inequivocabilmente determinate dalle loro posizioni al tempo t0. Oppure si pu citare il caso dellequilibrio chimico, dove le concentrazioni finali dei reagenti dipendono naturalmente dalle concentrazioni iniziali. Se le condizioni iniziali, oppure il processo stesso, vengono alterati, allora anche lo stato finale subir delle modificazioni. Questo vale per i sistemi aperti. Qui un medesimo stato finale pu essere raggiunto in diversi modi e a partire da diverse condizioni iniziali. E appunto questo a cui si dato il nome di equifinalit, ed questo che ha un significato peculiare nei confronti del fenomeno della regolazione biologica.(Von Bertalanffy1983)

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