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Indice

Cinematica

Principi della dinamica

Moto circolare

Moto armonico

Energia e lavoro

Calore e dilatazione

Onde

Ottica geometrica

Problemi

Tavole utili

LA CINEMATICA
La cinematica studia il moto dei corpi senza indagarne la causa.Il concetto pi semplice del moto quello di un oggetto che segue una traettoria rettilinea.Per studiare il moto necessario l'utilizzo di un sistema di riferimento cartesiano non necessariamente a due dimensioni ( pu averne una ,due o tre). necessario avere anche un cronometro per misurare il tempo.Se costruiamo un diagramma spazio-tempo, sull'asste delle x troviamo il tempo,mentre sull'asse delle y troviamo le posizioni dell'oggetto .Ogni punto sul diagramma rappresenta quindi una coppia di informazioni: quando(tempo,t) e dove(spazio,s).La linea sul diagramma non la traettoria(questa si vede solo in un diagramma spazio-spazio) ma il movimento.

Moto Rettilineo Uniforme


Nel moto rettilineo uniforme in intervalli di tempo uguali si percorrono distanze uguali.Il grafico che ne risulta una linea retta passante per l'origine perci spazio e tempo sono direttamente propozionali.La retta ha coefficiente angolare costante,esso dato dal rapporto tra la variazione verticale (s) e la variazione orizzontale(t). La sua pendenza legata alla velocit, se cambia la pendenza cambia anche la velocit. Essa coincide con il coefficiente angolare. Quindi s/t =coefficiente angolare retta=pendenza retta= velocit. Le distanze sono direttamente proporzionali al tempo impiegato a percorrerle e la velocit costante. Velocit moto uniforme=distanza percorsa/intervallo di tempo corrispondente rapporto costante Dove la distanza lo spazio tra due istanti successivi.Inoltre,se il grafico una linea retta, esso rappresenta un moto uniforme anche se non passa per l'origine.In questo caso la posizione non direttamente proporzionale al tempo ma correlata linearmente velocit media : v=s/t Legge del moto:relazioni tra posizioni e istanti di tempo s=v t s=s-s0 t=t-t0 v=velocit t0=istante iniziale s0=posizione iniziale(cio posizione occupate nell'istante di tempo t0) s=posizione finale al tempo s=s0 + v t s=s0 + v (t t0) legge moto uniforme dove:

Se t0= 0s e s0= 0m ,allora : s = v t (c' t0 se cronometro non a zero nell'istante che voglio considerare) Nel moto rettilineo uniforme s l'area della superficie compresa tra il grafico e l'asse dei tempi.Nel moto vario la velocit cambia da istante a istante . La velocit non pi costante e la velocit non pi una retta. La velocit non la velocit reale dell'oggetto ma un'approssimazionede di quest'ultima, la media delle velocit avute nell'istante di tempo considerato. Un oggetto che cade non si muove di moto uniforme ma accelera durante la caduta a causa della forza di gravit.La velocit istantanea dell'oggetto cambia continuamente durante la caduta: essa aumenta al passare del tempo a causa dell'accelerazione di gravit.Se si considerano intervalli di tempo pi brevi,quanto pi si riduce l'istante di tempo tanto pi la velocit si avvicina sempre di pi a quella reale. La velocit istantenea in un punto P il valore limite a cui tende la velocit media,quando la si calcola su un intervallo di tempo sempre pi piccolo rispetto a P. La velocit istantanea nel punto P data dalla pendenza della retta in quel punto tangente al grafico spazio-tempo. MOTO UNIFORMEMENTE ACCELERATO Nel moto uniformemente accelerato l'accelerazione costante. Esso il moto in cui le variazioni di velocit sono direttamente proporzionali agli istanti di tempo. v/t = costante =v/t accelerazione costante L'accelerazione la variazione di velocit rispetto al tempo. Questo tipo di moto si pu rappresentare in un grafico velocit-tempo dove l'accelerazione il coefficiente angolare della retta e quindi anche la costante di proporzionalit tra v e t. La retta ottenuta passa per l'origine se la velocit iniziale pari a zero(v0=0) e l'equazione v=at. Se invece v00 v=v0 + at In questo caso la retta non passa per l'origine. Se la velocit diminuisce il moto sempre uniformemente accelerato ma anche l'accelerazione diventa negativa (a < 0) perci si parla di moto decelerato. Nel moto uniformemente accelerato con v0=0 v=at s= 1/2at s= v t (rettangolo) s=1/2 att=1/2at (triangolo) Nel diagramma spazio-tempo il moto uniformemente accelerato sempre rappresentato da un tratto di parabola. L'accelerazione istantanea data dalla pendenza del grafico nell'istante di tempo t. Essa il limite dell'accelerazione media calcolata su intervalli di tempo sempre pi piccoli intorno a t. ai=lim(t0)v/t formula accelerazione istantanea L'accelerazione istantanea uguale al limite per t che tende a 0 di v/t CADUTA DEI GRAVI

Un esempio di moto uniformemente accelerato quello dei corpi che cadono nel vuoto.Considerando l a resistenza dell'aria trascurabile in uno stesso luogo tutti i corpi cadono con accelerazione costante. Questa accelerazione l'accelerazione di gravit(g),essa sulla superficie terrestre varia leggermente a seconda della latitudine( minore all'equatore e massima ai poli).A 45 di latitudine essa : g=9,81 m/s Se un oggetto fatto cadere dall'alto con velocit iniziale nulla,velocit scalare v,distanza s e tempo t avremo v=gt e s=1/2gt Se invece lanciamo un oggetto verso l'alto avremo v=v0 gt e s=v0t 1/2gt

PRINCIPI DELLA DINAMICA


La dinamica la parte della fisica che descrive le relazioni fra il moto dei corpi e le forze che agiscono su di essi. Per mantenere un oggetto in movimento necessaria una forza. Non vero per che il moto causato da una forza. Ad esempio un'auto non si ferma perch smettiamo di applicarle una fo forza,al contrario si ferma proprio per effetto di una forza:l'attrito. Quindi la somma delle forze a velocit costante zero .La tendenza dei corpi a mantenere il loro stato di moto detta inerzia: Questo effetto viene generato dalla massa,pi la massa grande pi l'inerzia grande.Il primo a scoprirla fu Galileo Galilei.Egli afferm che se abbiamo una palla su di un piano inclinato e diminuiamo l'angolo la pallina percorrer una distanza infinita ma l'altezza rimarr sempre la stessa. La dinamica ha tre principi fondamentali: PRIMO PRINCIPIO DELLA DINAMICA (o principio d'inerzia di Galileo)se la somma delle forze agenti su un corpo nulla esso fermo o si muove con velocit costante.I sistemi in cui valido il principio d'inerzia sono definiti sistemi di riferimento inerziali.Se il principio d'inerzia valido in un sistema di riferimento, esso valido in qualsiasi altro sistema di moto rettilineo uniforme rispetto al primo.I sistemi di riferimento accelerati non sono inerziali. In un sistema di riferimento non inerziale sembra che una forza spinga il corpo in avanti,essa detta forza apparente.Questa forza in realt non esiste e la vedono solo coloro che sono al di fuori del sistema.Per creare un sistema di riferimento inerziale devo far muovere un corpo di moto rettilineo uniforme,per crearne uno non inerziale,invece,devo prendere un sistema inerziale e considerarne un corpo che accelera e frena.La terra nonostante sia un sistema accelerato pu essere considerata un sistema di riferimento inerziale poich la sua accelerazione abbastanza piccola da non compromettere la validit del principio d'inerzia.

SECONDO PRINCIPIO DELLA DINAMICA la somma delle forze agenti su un corpo uguale al prodotto fra la massa(m) del corpo e l'accelerazione(a) da esso acquistata F = ma Si pu dire che l'accelerazione acquistata da un corpo direttamente proporzionale alla forza risultante a esso applicata e inversamente proporzionale alla sua massa F/a=m Dove F si misura in newton,a in m/s e m in kg,quest'ultima la massa inerziale,ossia la misura d'inerzia di un corpo,la resistenza che esso oppone quando si cerca di accelerarlo. Inoltre si pu considerare il primo principio come un caso particolare del secondo,infatti se F=0 a=0 v = costante Considerando i corpi che cadono nel vuoto, a diventa uguale a g(accelerazione di gravit) perci la formula diventa

P=mg Dove con P indichiamo il peso del corpo.Con questa relazione capiamo anche che il peso e la massa sono direttamente proporzionali fra loro.Il fattore di conversione tra massa e peso quindi pari a g=9,81 N/kg Massa e peso sono due concetti distinti,la massa uno scalare e,essendo una propriet intrinseca al corpo ,ha ovunque lo stesso lo stesso valore;il peso invece un vettore e varia da luogo a luogo a seconda dell'accelerazione di gravit.

TERZO PRINCIPIO DELLA DINAMICA(o principio di azione e reazione) ad ogni azione corrisponde una reazione di uguale intensit ma contraria.Considerando due oggetti A e B,quando A esercita un effetto su B anche B esercita una forza su A. Le due forze hanno la stessa intensit e la stessa direzione ma verso opposto. Ad esempio, ogni massa attrae la Terra come la Terra attrae ogni massa,ma la Terra non viene attratta poich,tenendo conto del secondo principio(F = ma), essa ha una massa maggiore.

MOTO CIRCOLARE UNIFORME


Considerazioni Generali Sul Moto Nel Piano

Velocit media e istantanea nel moto curvilineo Consideriamo un corpo che percorre una traiettoria curvilinea su un piano. Se P1 la sua posizione in un certo istante t1 e P2 la posizione in un istante successivo t2, la velocit media del corpo tra t1 e t2 si calcola:

In cui si chiama spostamento tra i punti P1 e P2 ( quello che comunemente viene chiamato spostamento in linea daria che in genere sar diverso dalla lunghezza del tratto effettivamente percorso,a meno che la traiettoria da P1 a P2 non sia rettilinea), rappresentato dalla freccia con origine in P1 e punta in P2. Osservando la formula, si capisce innanzitutto che la velocit media una grandezza vettoriale perch il risultato di un rapporto fra una grandezza vettoriale e una grandezza scalare (t); inoltre, poich t sempre un numero positivo, la velocit media avr stessa direzione e verso di S. Se invece vogliamo la velocit istantanea in un generico punto P, dovremo calcolare la velocit media in un tratto molto piccolo che contenga il punto P. Dimostreremo successivamente, nellapprofondimento, che la velocit istantanea in ogni punto un vettore che ha origine da tale punto e che tangente alla traiettoria. Nella figura seguente schematizzato il moto curvilineo di unautomobile su una strada visto dallalto. In ogni punto della sua traiettoria lauto avr una velocit avente come direzione quella della tangente alla traiettoria in quel punto. Nella figura sono rappresentati come esempio i vettori velocit in tre punti P1, P2 e P3. Consideriamo la situazione nel punto P1: per convincersi del fatto che il vettore velocit in P1 tangente alla traiettoria basta supporre le ruote da quel punto in poi non facciano pi presa sulla strada; lauto partir diritta proprio lungo la direzione indicata da , cio lungo la tangente alla strada. Il modulo della velocit in ogni punto corrisponder invece al valore letto sul tachimetro dellauto. Per esempio, se quando la macchina si trova nel punto P1 il tachimetro segna 40 km/h, quello sar il modulo del vettore e sta a significare che, se lauto continuasse a viaggiare sempre in quel modo per unora intera, percorrerebbe 40 km. Ovviamente il modulo della velocit pu variare da istante a istante perch lautista pu frenare o premere sullacceleratore. Nella figura seguente sono mostrate una serie di fotografie successive che ci fanno vedere un disco che viene fatto girare senza attrito lungo una circonferenza tramite una fune. Ad un certo punto si vede che la fune si spezza (nel punto in alto della figura) e il disco si allontana immediatamente lungo la direzione tangente alla circonferenza nel punto di rottura.

Approfondimento: perch la velocit istantanea tangente alla traiettoria Dimostriamo graficamente che la velocit istantanea in un punto un vettore tangente alla traiettoria in quel punto. Riprendiamo la traiettoria della figura precedente e supponiamo di voler calcolare la velocit istantanea nel punto P1. A questo scopo, dovremmo prendere un tratto di traiettoria molto piccolo che contenga il punto P1, calcolare il corrispondente a tale tratto (esso semplicemente quel vettore che unisce i punti iniziale e

finale del tratto considerato) e infine eseguire il rapporto, dove t lintervallo di tempo del tratto (e quindi anchesso sar molto piccolo perch il tratto molto piccolo). Se consideriamo punti sulla traiettoria sempre pi vicini a P1 e costruiamo ogni volta il vettore che unisce P1 a questi punti, tale vettore assumer una direzione sempre pi vicina alla tangente al punto P1. Quindi, poich per t piccolo il vettore praticamente tangente alla traiettoria, anche il vettore velocit istantanea lo sar, perch dobbiamo dividere il vettore per un numero (t) positivo e perci verr fuori un vettore avente stessa direzione e verso di . Il RADIANTE

Forse siete cos abituati a misurare gli angoli in gradi che non ci rendete pi conto di quanto questo metodo sia complesso e poco conveniente. Langolo giro suddiviso in 360 gradi e ognuno di essi diviso in sessanta primi darco, a loro volta suddivisi in sessanta secondi darco. Basta dover fare unoperazione qualunque per capire quanto questa scelta sia scomoda e per sentire la necessit di ununit di misura che ci permetta di usare il solito sistema decimale. Esiste un metodo naturale e non convenzionale per misurare lampiezza di un angolo. Consideriamo un angolo di vertice O che chiameremo angolo . Possiamo costruire, con centro in O, infinite circonferenze; in figura ne sono state disegnate tre, i cui raggi li abbiamo chiamati r, r, e r. Le due semirette individuano sulle tre circonferenze gli archi di lunghezza l, l, l. Come ci assicura un teorema della geometria, i rapporti l/r, l/r e l/r sono tutti uguali tra loro. In altre parole, tale rapporto non dipende da quanto grande la circonferenza, ossia dal suo raggio, ma soltanto dallampiezza dellangolo . Proprio perch tale rapporto dipende solo dallampiezza dellangolo, esso stato scelto nel S.I. per esprimere la misura dellangolo . Quindi, dato un certo angolo, per avere la sua misura in radianti basta che costruiamo una circonferenza con il centro coincidente al vertice dellangolo, poi dobbiamo eseguire il rapporto tra la lunghezza dellarco che langolo intercetta sulla circonferenza e il raggio della circonferenza. Non ci dobbiamo preoccupare di quanto deve essere grande la circonferenza, perch tale rapporto sar lo stesso per qualunque circonferenza disegniamo. Per esigenze di rigore verbale, possiamo dire allora che la misura di un angolo in radianti definito come il rapporto tra larco che sottende langolo e il raggio di una circonferenza avente il centro coincidente con il vertice dellangolo:

Da tale definizione si ricava: cio la misura di un arco che su una circonferenza di raggio r sottende un angolo , uguale al prodotto della misura del raggio per la misura dellangolo espressa in radianti.

Dalla definizione della misura di un angolo in radianti segue inoltre che 1 radiante lampiezza di quellangolo per il quale l = r, cio lampiezza dellangolo al centro di circonferenza che intercetta un arco uguale al raggio, come rappresentato in figura. Possiamo ora domandarci a quanti radianti corrisponda lintero angolo giro di 360. Questo semplice, basta fare il rapporto tra larco che sottende un angolo giro (che naturalmente la lunghezza dellintera circonferenza) e il raggio: Quindi in un angolo giro ci stanno 2 radianti cio 6,28. radianti. Da questo risultato segue per esempio che un angolo di 180 corrisponde a radianti, un angolo di 90 a /2 radianti, ecc. In generale, se vogliamo passare dalla misura di un angolo in gradi alla misura dello stesso angolo in radianti e viceversa baster impostare la seguente proporzione: angolo in gradi: angolo in radianti = 360 : 2 Unultima considerazione: si tenga presente che il radiante ununit di misura detta ausiliaria, perch langolo una grandezza adimensionale, un numero puro e non dovrebbe avere unit di misura; importante saperlo, per non incorrere in contraddizioni quando si deve operare sulle unit di misura.

MOTO CIRCOLARE UNIFORME


Definizione di moto circolare uniforme Un corpo si muove di moto circolare uniforme quando si muove lungo una circonferenza con una velocit (che chiameremo perch la sua direzione sempre tangente alla circonferenza) sempre costante in modulo: Periodo (indicato con T): Il periodo, che generalmente si indica con la lettera T, il tempo che impiega il corpo per fare un giro completo. Se un corpo che si muove di moto circolare uniforme si trova in una certa posizione in un determinato istante, allora, dopo un periodo, si ripresenter nella medesima posizione. Unit di misura nel Sistema Internazionale: secondo [s] Altre unit di misura potrebbero essere: minuto, ora, anno, ecc. Frequenza (indicata con f o anche con ): La frequenza il numero di giri completi che compie il corpo nellunit di tempo.

Unit di misura nel Sistema Internazionale: giri/s o Hertz simbolo: [Hz] Per esempio dire che un corpo si muove con una frequenza di 50 Hz significa che compie 50 giri in un secondo. Altre unit di misura potrebbero essere giri/min (come si usa per i motori delle automobili), ecc Legame tra periodo e frequenza: Per capire quale legame c tra il periodo e la frequenza, prendiamo in considerazione per il periodo dei valori semplici: se il periodo di 0,25 s facile capire che in 1 s compie 4 giri (quindi f = 4 Hz), se il periodo di 0,5 s il corpo compier 2 giri (quindi f = 2 Hz), se il periodo 1 s ovviamente f = 1 Hz, se il periodo 2 s si capisce che il corpo far mezzo giro in 1s (quindi f = 0,5 Hz). Se costruiamo una tabella con i valori considerati: Periodo [s] 0,25 0,5 1 2 Frequenza [Hz] 4 2 1 0,5 Notiamo che la frequenza sempre linverso del periodo, cio f = 1/T. Per dimostrare che tale relazione tra frequenza e periodo del tutto generale, baster impostare la seguente proporzione: (1 giro) : (T) = (n giri in 1 s) : (1 s) ma poich il n di giri in 1 s proprio la frequenza

(1 giro) : (T) = (f) : (1 s) Da cui: f = 1/T Modulo della velocit tangenziale Supponiamo che un corpo si muova di moto circolare uniforme lungo una circonferenza la cui lunghezza sia, per semplicit, pari esattamente a 90 m. Il raggio della circonferenza sar di conseguenza pari a 36/(2 ) = 5,73 m circa, ma ci non ha molta importanza per il proseguo. La figura mostra le posizioni occupate dal corpo lungo il suo moto ad istanti di tempo separati luno dallaltro di 5 s. Poich il moto uniforme, il corpo percorrer spazi uguali in intervalli di tempo uguali. Nel nostro caso per ogni intervallo di tempo di 5 s il corpo percorre sempre 15 m. In modo equivalente si pu dire che lo spazio percorso dal corpo da quando partito direttamente proporzionale al tempo impiegato a percorrerlo (se lintervallo di tempo trascorso dallinizio diventa il doppio, il triplo, ecc. anche lo spazio totale percorso diventa doppio, triplo, ecc.). Perci il rapporto tra la lunghezza di un qualsiasi tratto di circonferenza percorso e il tempo impiegato a percorrerlo costante e il valore di tale rapporto rappresenta proprio il modulo della velocit tangenziale. Il modulo della velocit tangenziale ci dice quanto spazio percorre il corpo nellunit di tempo.Nel nostro caso il corpo percorre 3 metri in un secondo. Per calcolare quindi la velocit tangenziale, basta fare il rapporto tra la lunghezza di un tratto qualsiasi e il tempo impiegato a percorrerlo. Se in particolare vogliamo prendere come tratto percorso lintera circonferenza (la cui lunghezza 2 r), sappiamo che essa viene percorsa in un tempo pari al periodo T, quindi: indica quanti metri percorre il corpo sulla traiettoria nellunit di tempo

Velocit angolare Prendiamo in considerazione sempre il moto descritto nel paragrafo precedente ma ora concentriamoci sul vettore che parte dal centro della circonferenza e finisce nella posizione in cui si trova il corpo nei vari istanti di tempo. Tale vettore, che si chiama raggio vettore, ovviamente ruoter attorno al centro. La figura seguente mostra le posizioni occupate dal corpo lungo il suo moto ad istanti di tempo separati luno dallaltro di 5 s, con la differenza rispetto alla figura del paragrafo precedente che ora evidenziato langolo descritto dal raggio vettore. Poich il moto uniforme, il raggio vettore ruoter di angoli uguali in intervalli di tempo uguali. Nel nostro caso per ogni intervallo di tempo di 5 s il raggio vettore ruota sempre di 60. In modo equivalente si pu dire che langolo totale di cui ruota il raggio vettore da quando partito il corpo direttamente proporzionale al tempo impiegato (se lintervallo di tempo trascorso dallinizio diventa il doppio, il triplo, ecc. anche langolo diventa doppio, triplo, ecc.). Perci il rapporto tra langolo di cui ruota i l raggio vettore (si dice anche angolo descritto dal raggio vettore) e il tempo impiegato per ruotare di tale angolo costante e il suo valore rappresenta proprio la velocit angolare. Il valore della velocit angolare ci dice di quanto ruota il raggio vettore nellunit di tempo. Nel nostro caso il corpo percorre 12 gradi in un secondo. Per calcolare quindi la velocit angolare (che si indica con ), basta fare il rapporto tra langolo di cui ruotato il raggio vettore e il tempo impiegato a ruotare di quellangolo. Se in particolare vogliamo prendere come angolo lintero angolo giro, il corpo per fare lintero angolo giro ci impiega un tempo pari al periodo T, quindi: indica di quanto angolo ruota il raggio vettore nellunit di tempo. Se vogliamo esprimere la velocit angolare in gradi/s, dobbiamo mettere al numeratore il valore 360, mentre se vogliamo esprimerla in rad/s (come si usa di solito), poich lintero angolo giro misura 2 radianti: Legame tra velocit tangenziale e velocit angolare Confrontando le formule per la velocit tangenziale e la velocit angolare in rad/s si vede facilmente che: Vtangenziale = R Accelerazione centripeta In un moto circolare uniforme presente unaccelerazione perch il vettore velocit varia continuamente in direzione. Qualunque sia il moto di un corpo, la sua accelerazione media in un certo intervallo di tempo t infatti definita come:

Come si vede dalla formula, il numeratore un vettore perch la differenza tra due vettori e poich poi esso viene diviso per uno scalare il risultato finale sar un vettore. Se vogliamo laccelerazione istantanea dobbiamo prendere un intervallo di tempo t molto piccolo ma la formula sar la stessa. Consideriamo allora un corpo che si muove di moto circolare uniforme e andiamo a vedere che caratteristiche ha il vettore accelerazione istantanea. Prendiamo in considerazione le posizioni iniziale e finale del corpo in un intervallo di tempo t molto piccolo lungo la traiettoria e le rispettive velocit tangenziali: Come si vede dalla figura, il vettore diretto verso il centro della circonferenza e perci lo sar anche il vettore, visto che la divisione per t, che una quantit scalare positiva, non fa cambiare n la direzione n il verso del vettore. Abbiamo perci dimostrato che il vettore accelerazione istantanea in un moto circolare uniforme un vettore diretto sempre lungo il centro della circonferenza, ed per questo che viene chiamata

accelerazione centripeta. Che dire dellintensit di questo vettore? Si pu dimostrare (verr dimostrato nellapprofondiemnto) che lintensit data da: Nella figura mostrata la velocit tangenziale e laccelerazione centripeta in corrispondenza di alcune posizioni occupate dal corpo nel suo moto lungo la circonferenza. Dimostrazione qualitativa della formula per ac La formula di ac pu essere ricavata per via grafica, confrontando i moti circolari delle due figure sottostanti. Nella prima figura, i veicoli si muovono con la stessa velocit su due circonferenze di raggio diverso Ra = 2 Rb affinch la loro variazione di velocit sia la stessa, A deve percorrere un arco di circonferenza doppio di B, e impiega cos un tempo t doppio: di conseguenza la sua accelerazione, che data da v/ t, si dimezza; ci indica chel'accelerazione inversamente proporzionale al raggio di curvatura Nella seconda, i due veicoli percorrono la stessa circonferenza, B a velocit doppia rispetto ad A; se consideriamo lo stesso arco di moto, quindi, B presenta anche una variazione di velocit doppia, che inoltre avviene in un tempo che la met di quello impiegato da A; questi due fattori - doppia variazione di velocit in met tempo - fanno s che l'accelerazione raddoppi due volte; ci significa che l'accelerazione centripeta dipende dal quadrato della velocit.

Figura: Moto del punto Q sul diametro in conseguenza del moto di P sulla circonferenza. Nella figura il punto P disegnato a intervalli di tempo uguali, duranti i quali esso percorre archi uguali. Invece si nota che, negli stessi intervalli di tempo, il punto Q che segue il moto armonico non percorre distanze uguali; per la precisione: nelle zone centrali il moto armonico pi rapido e percorre distanze maggiori in tempi uguali; agli estremi il moto armonico pi lento e percorre distanze minori negli stessi tempi. Nei punti di inversione del moto la velocit istantanea del punto nulla. Dimostrazione della formula per ac Consideriamo due punti A e B della traiettoria molto vicini fra loro e le rispettive velocit istantanee . Tracciamo poi i raggi AO e BO. Consideriamo poi separatamente i vettori V1 e V2 con la base in comune: il vettore che parte dalla punta di V1 e V2 finisce nella punta di sar il vettore differenza V=V2-V1 . Il tutto rappresentato in figura. Si pu facilmente dimostrare che i triangoli ABO e ABO sono simili, quindi si pu impostare la seguente proporzione: V : V = AB : R AB il segmento rettilineo che unisce i punti A e B della traiettoria. Poich il tratto AB molto piccolo, possiamo approssimare tale tratto con la lunghezza del piccolo arco di circonferenza, come rappresentato in figura. Il moto di un pendolo e quello di unaltalena sono moti oscillatori, in cui la traiettoria del moto ripetuta diverse volte in versi opposti. Il modello pi semplice di moto oscillatorio, in cui si trascurano gli effetti degli attriti che smorzano loscillazione, quello del moto armonico. Si chiama moto armonico il movimento che si ottiene proiettando su un diametro le posizioni di un punto materiale che si muove di moto circolare uniforme. Di conseguenza, la traiettoria del moto armonico un diametro del moto circolare uniforme che lo genera. Questo diametro divide la traiettoria del moto circolare uniforme in due semicirconferenze.

Come mostrato nella il punto Q che si muove di moto armonico oscilla Ma la lunghezza dellarco AB non altro che lo in un verso (per esempio quello negativo) mentre il punto P si muove su una delle spazio percorso tra i punti A e B che, con buona approssimazione, si pu calcolare con il prodotto semicirconferenze (per esempio quella superiore) e nel verso opposto V t, quindi: quando P percorre laltra semicirconferenza. V : V = Vt : R da cui, ricavando V: V = V2 t / R il modulo dellaccelerazione centripeta sar a=V / t, quindi: a= V2 / R

IL MOTO ARMONICO
Il moto armonico si pu studiare in laboratorio grazie a una molla di buona qualit a cui attaccato un pesetto. Con un sensore di movimento posto sotto la molla si rileva il grafico spazio-tempo della figura. Dal grafico si possono dedurre due grandezze fondamentali del moto armonico: Grafico spazio-tempo del moto di un pesetto attaccato a una molla. (fig. 1) Il grafico spazio-tempo del moto armonicoil periodo T, che la durata di unoscillazione completa avanti e indietro. (fig. 2)

Figura (3,4,5):Velocit e accelerazione nel moto armonico Velocit: figura 3 figura 4 figura5 Aumenta partendo da zero Massima Diminuisce Accelerazione: Massima, verso il basso Nulla Verso lalto

Con altri sensori possibile studiare anche il grafico velocittempo del moto armonico e quello accelerazionetempo; nelle figure seguenti questi grafici sono sovrapposti a quello spaziotempo per avere un confronto. Il grafico v t conferma che la velocit Il grafico a t rivela che a nulla si annulla nei punti di inversione del quando il moto oscillatorio passa per moto (linee tratteggiate arancioni), il centro (punti di intersezione tra le mentre assume il valore massimo due curve); inoltre a massima (positivo o negativo) al centro delloscillazione (linee tratteggiate quando lo spostamento s minimo e azzurre). viceversa (linee tratteggiate). Q u i n d i , il grafico spaziotempo e quello accelerazionetempo sono direttamente proporzionali, ma i segni delle due grandezze sono sempre opposti.

Figura: Grafico spazio-tempo del moto armonico.

La legge del moto armonico La curva che compare nel grafico spazio-tempo del moto armonico disegnata dal sensore di posizione si chiama cosinusoide. Labbiamo ottenuta scegliendo un sistema di riferimento in cui lorigine s = 0 m posta al centro delloscillazione e scegliendo listante t = 0 s nel momento in cui loscillazione nel suo punto massimo. La formula che fornisce la posizione s in funzione dellistante di tempo t : s= r cos t= r cos2 tT Ricordando la costruzione presentata allinizio del paragrafo, la velocit angolare del moto circolare uniforme che genera il moto armonico e r il raggio della traiettoria circolare; e T sono legati dalle equazioni . Nel moto armonico r lampiezza delloscillazione e la grandezza viene chiamata pulsazione . Per la velocit istantanea nel moto armonico, il grafico velocit-tempo visto in velocit del corpo che oscilla ed anche il precedenza e la teoria stabiliscono che vale la relazione modulo della velocit del moto circolare: v= r sent=v0sent.

La formula che fornisce a : Ricordando la formula il valore dellaccelerazione pu essere espresso come a= 2 s= 2 r cost=a0cost, dove a 0 = 2 r il massimo modulo dellaccelerazione del corpo che oscilla ed anche valore dellaccelerazione centripeta del moto circolare uniforme ideale che genera il moto armonico.

Dimostrazione della legge per laccelerazione nel moto armonico Per dimostrare la formula, disegniamo il raggio vettore r , il vettore posizione s di Q, laccelerazione centripeta a c del moto circolare e laccelerazione a del moto armonico . Si vede che i vettori a e s hanno la stessa direzione e versi opposti, quindi

possiamo introdurre un fattore di proporzionalit k fra il modulo di a e il modulo di s , cio scrivere a = ks . Per calcolare k notiamo che i due triangoli OQP e PML sono simili perch sono entrambi rettangoli e hanno uguali gli angoli QO P e LP M (alterni interni tra s e a , con la trasversale r ). Allora si pu scrivere la proporzione MP OQ= PL OP,cio as= acr. Il valore di a (modulo del vettore a ) si ricava moltiplicando per s i due membri della seconda equazione e sostituendo al posto di ac lespressione w 2 r: Quindi il valore di k w 2, per cui otteniamo infine la formula: a = - 2 s .

ENERGIA E LAVORO
Una forza applicata ad un oggetto si dice che compie un lavoro quando determina uno spostamento dell'oggetto della direzione in cui applicata.Per vedere dove si sposta dobbiamo osservare il punto di applicazione della forza.Il lavoro (W) il prodotto scalare tra la forza e lo spostamento. W = Fs Se la forza e lo spostamento non hanno la stessa direzione allora bisogna scomporre la forza. La forza verticale non compie alcun lavoro poich il suo punto di applicazione non si muove.In questo caso la formula diventa W = F s cos dove l'angolo compreso tra la forza e lo spostamento. Se F e s hanno lo stesso verso lavoro motore Wmot=F s > 0 se 0 90 Se F e s hanno verso opposto lavoro resistente Wres = Fattrito s < 0 90 180 Se forza perpendicolare lavoro nullo =90 Il lavoro si misura in joule (J), 1J = 1 joule = 1 newton 1 metro = 1 N m

La potenza
Conoscendo il tempo e il lavoro compiuto possiamo calcolare la potenza. Essa il rapporto tra il lavoro e l'intervallo di tempo. Tanto minore il tempo tanto maggiore la potenza.L'unit di misura della potenza il watt 1 watt = 1 w = 1J/1s 1 kilowatt = 1000 watt Un'altra unit di misura il cavallo vapore, 1 cv (hp) = 750 watt L'ENERGIA CINETICA L'energia cinetica l'energia che acquista un corpo quando sottoposto ad una forza. Se noi tiriamo un oggetto esso all'inizio si muove di moto uniformemente accelerato, lavoro=F s = m a a t L'energia cinetica,quindi,si misura in joule e si indica con K ed pari ad un mezzo della massa per la velocit alla seconda.

K = m v All'aumentare della velocit l'energia cinetica quadruplica. Se un oggetto in un sistema di riferimento fermo la sua energia cinetica pari a zero,se c' attrito essa diminuisce. Il lavoro pari alla variazione di energia cinetica La risultante delle forze che agiscono su un corpo uguale alla variazione dell'energia cinetica del corpo su cui sono applicate. W= K = Kfinale Kiniziale FORZE CONSERVATIVE E DISSIPATIVE Una forza si dice conservativa se il lavoro da essa compiuto non dipende dal cammino ma solo dai punti iniziale e finale. In caso contrario esse sono dette dissipative. Esempi di forze conservative sono la forza di gravit e la forza elastica. Un esempio di forza dissipativa la forza di attrito. ENERGIA POTENZIALE L'energia potenziale gravitazionale U di un corpo di massa m ad altezza h da un livello di riferimento U= m g h Il principio di conservazione dell'energia meccanica dice che ,in assenza di forze dissipative ,l'energia meccanica totale di un sistema si conserva in quanto, la somma delle variazioni nulla U + K = 0 U= U2 U1 e K=K2 K1 Se queste ultime sono le due equazioni di un sistema,avremo U2 U1 + K2 K1 = 0 U1 + K1 = U2 + K2 Da questa deduciamo che la somma delle energie cinetica e potenziale iniziale uguale alla somma dell'energia cinetica e potenziale finale.

IL CALORE
Dilatazione termica La temperatura la propriet fisica intensiva, definibile per mezzo di una grandezza fisica, che indica lo stato termico di un sistema. La temperatura determina il verso del flusso di calore che si instaura fra due sistemi che interagiscono. La temperatura puo' essere misurata in varie scale: Celsius, Kelvin e Fahreneheit. Nella scala Celsius lo 0 corrisponde al punto di solidificazione dell'acqua e 100 il punto di ebollizione(in condizioni standard cio a pressione di 1 atm) La scala Kelvin spostata di 273,15 gradi centigradi rispetto alla scala Celsius(ovvero il punto di solidificazione dell'acqua 273,15 K, mentre quello di ebollizione di 373,15 K). Nella scala Kelvin lo 0 corrisponde allo 0 assoluto(-273,15 C). La scala Fahreneheit legata alla scala Celsius dalla seguente relazione: Temperatura Fahreneheit= 2 (temperatura Celsius)+32 Quando un solido sottoposto ad un aumento di temperatura T, subisce un allungamento L approssimativamente proporzionale al prodotto del a sua lunghezza iniziale L0 per T , ossia L= L0 T dove la costante di propozionalit viene chiamate coefficiente di dilatazione lineare.Il valore di dipende dalla naturadella sostanza considerata e, per i fini che ci proponiamo, pu essere ritenuta una costante indipendente T, sebbene ci sia raramente, o quasi mai, del tutto vero. Dall'equazione precedente, risulta essere la variazione di lughezza per unit di lunghezza iniziale per una variazione di temperatura di un grado.

Calorimetria
L'energia termica l'energia cinetica posseduta in modo disordinato dalle particelle (solitamente elettroni, ioni, atomi e molecole) che compongono un sistema. Il calore l'energia termica che un sistema (o aggregato di elettroni, ioni e atomi) ad una certa temperatura trasmette spontaneamente ad un altro sistema, posto a contatto con il primo,avente una temperatura inferiore. Nel SI, la sua unit di misura il Joule; un altra unit di misura usata la caloria. 1cal = 4.184 J La ''caloria'' utilizzata dai nutrizionisti equivale a 1 kcal. Il calore specifico di una sostanza la quantit di calore necessaria per far variare di 1C la temperatura. C= Q / m

oppure Q=cm T Il calore latente di fusione di un solido cristallino la quantit di calore necessario per fondere una massa unitaria del solido a temperatura costante;esso uguale alla quantit di calore ceduta da una massa unitaria del solido fuso, mentre cristallizza alla stessa temperatura. Il calore latente di fusione dell'acqua a 0 C circa 335 Kj/Kg, o 80 Cal/G. Il calore latente di vaporizzazione di un liquido la quantit di calore necessaria per portare allo stato aeriforme una massa unitaria del liquido a temperatura costante.Per l'acqua a 100 C, circa 2,26 Mj/Kg , o 540 Cal/g I problemi relativi alla calorimetria riguardano situazioni in cui si verifica uno scambio di calore tra oggetti.Poich l'energia si conserva, possibile stabilire la seguente relazione: sommatoria delle variazioni di calore di ogni oggetto=0

La propagazione dell'energia termica


la propagazione dell'energia termica pu avvenire per conduzione, convenzione e irraggiamento. CONDUZIONE:la quantit di calore Q in transito dalla faccia1 alla faccia2 in un tempo t data da Q / t = A kt T / L

IRRAGGIAMENTO : consiste nella propagazione di energia elettromagnetica radiante nel vuoto e negli spazi vuoti tra gli atomi. L'energia radiante si distingue dal calore e, sebbene entrambe siamo forme di energia scambiata, si deve fare attenzione a non confonderle. Per calcolare l'irraggiamento necessario conoscere la legge di Stefan-Boltzmann: P= A T 4

PASSAGGI DI STATO
Gli stati della materia sono: STATO SOLIDO : i solidi hanno forma e volume propri ,sono resistenti alle deformazioni e difficilmente comprimibili. Allo stato solido U>K STATO LIQUIDO : i liquidi hanno un volume definito e una forma dipendente dal recipiente che li contiene. Allo stato liquido UK VAPORE : Allo stato di vapore U < K STATO GASSOSO : se la materia si trova allo stato di gas significa che la sua temperatura

superiore alla temperatura critica.La temperatura critica la temperatura al di sopra della quale non possibile liquefare una sostanza per compressione. I gas occupano completamente il volume disponible e sono facilmente comprimibili. Allo stato gassoso U<<K PLASMA : lo stato in cui gli elettroni, avendo grandissima energia cinetica dovuta alla temperatura molto elevata, non riescono ad essere catturati culombianamente dai nuclei. Passando dallo stato solido a quello del plasma vediamo quindi un rilevante aumento di temperatura. Il passaggio dallo stato liquido allo stato solido detto fusione,la trasformazione inversa invece detta solidificazione . La vaporizzazione il passaggio dallo stato liquido allo stato di vapore.Questa transizione pu avvenire in due modi: per evaporazione:processo che interessa solamente la superficie de liquido; per ebollizione:processo turbolento che interessa tutto il volume del liquido. Il processo inverso alla vaporizzazione detto condensazione.Alcuni solidi inoltre possono passare direttamente dallo stato solido allo stato di vapore. Questa trasformazione detta sublimazione. Il passaggio inverso detto brinamento.

Onde
Generalit Un sasso cade in uno stagno, delle onde si formano sulla sua superficie partendo dal punto di impatto. Si propagano in tutte le direzioni con una simmetria circolare. Quello che successo che il sasso ha ceduto energia cinetica allacqua, questa energia tende a propagarsi e disperdersi in tutte le direzioni. Il meccanismo pi efficiente con cui lo fa quello di un onda. Un onda una perturbazione che si propaga trasportando energia, ma non materia. Si definisce onda la propagazione di una perturbazione. Alla base di un fenomeno ondoso, vi un moto oscillatorio che si genera quando una particella si muove periodicamente intorno ad una posizione di equilibrio. Nelle onde non si ha alcun trasporto di materia ma soltanto di energia. Una fondamentale classificazione delle onde le suddivide in: onde meccaniche (come le onde del mare, il suono) generate da un fenomeno meccanico e necessitano di un mezzo di propagazione. onde elettromagnetiche (come la luce e le onde radio) che hanno alla base una variazione del campo elettromagnetico e si propagano nel vuoto. onde di probabilit ,ossia la probabilit che un oggetto a cui londa associata si trovi in una determinata posizione Le onde possono propagarsi lungo una sola direzione (es. onda su una corda tesa), nel piano (es. onde provocate da un sasso lasciato cadere in uno stagno) o in tutto lo spazio (es. onde sonore generate da sorgenti puntiformi). Un'onda viene sempre generata da una sorgente che produce una perturbazione nello spazio che la circonda. Alcuni semplici oggetti, oscillando possono diventare sorgenti di onde meccaniche. Per ciascuno di essi esiste una posizione di equilibrio stabile. Se uno di essi viene spostato dalla posizione di equilibrio, comincia ad oscillare fra due punti, con un proprio periodo di oscillazione. Responsabile del moto una forza di richiamo elastica, che, per piccole oscillazioni, proporzionale allo spostamento dalla posizione di equilibrio. Durante l'oscillazione l'oggetto perturba il mezzo circostante cedendogli energia: in tal modo genera un'onda. Caratteristiche di un onda Fronte donda Si definisce fronte donda, il luogo dei punti caratterizzati dallavere in ogni istante lo stesso valore dello spostamento dalla posizione di equilibrio. La forma che assume la superficie del fronte donda anche detta superficie donda. A seconda della forma che pu assumere la superficie donda, possiamo avere: Onda piana, cio un onda in cui il fronte una superficie piana perpendicolare alla direzione di propagazione dellonda.

Onda circolare, cio un onda la cui superficie donda una circonferenza che va allargandosi al propagarsi dellonda. Onda sferica, cio quando la superficie donda sono delle sfere, questo il caso di onde che si propagano nello spazio. La direzione lungo la quale un onda si propaga detta raggio dellonda ed definita come la semiretta uscente dalla sorgente e perpendicolare alla superficie del fronte donda. A seconda del modo in cui le onde possono propagarsi possiamo avere: onde trasversali, quando la direzione della vibrazione (o perturbazione) perpendicolare a quella di propagazione del fronte; onde longitudinali, quando la direzione della vibrazione (o perturbazione) parallela a quella di propagazione del fronte. Esistono anche onde nelle quali le particelle del mezzo subiscono spostamenti sia longitudinali che trasversali (come ad es. le onde marine). Onde periodiche, una perturbazione ondosa si dice periodica, quando un elemento della perturbazione si ripete ad intervalli regolari di tempo. Le onde periodiche sono formate da creste e da gole . La distanza tra due creste successive (o due gole) si chiama lunghezza d'onda e si indica con il simbolo . Quando l'onda si propaga, i punti investiti dall'onda si muovono oscillando. Lo spostamento massimo di un punto dalla sua posizione di equilibrio si chiama ampiezza dell'onda e si indica con il simbolo A. Un'onda pertanto caratterizzata dalle seguenti grandezze: = lunghezza d'onda (m) A = ampiezza dellonda (m) T = periodo (s) f = frequenza (Hz) v = velocit dell'onda (m/s) Esse sono tra di loro cos correlate: f = 1/T v= / T v= f La frequenza dell'onda indica quante volte in un punto del mezzo elastico passa una cresta (o una gola) in un secondo. Essa si indica con il simbolo f. Il periodo T dell'onda l'intervallo di tempo che intercorre tra il passaggio di due creste successive (o di due gole) per lo stesso punto. Appare evidente che la frequenza il reciproco del periodo.

In un periodo l'onda percorre una distanza pari alla lunghezza d'onda. Quindi la velocit il rapporto tra la lunghezza d'onda e il periodo, se l'onda si sta propagando in un mezzo omogeneo a velocit costante. Il periodo e la frequenza dell'onda sono determinati dalle caratteristiche della sorgente che l'ha generata. La velocit determinata dalle caratteristiche del mezzo in cui l'onda si propaga. La relazione v = f chiamata relazione fondamentale delle onde o legge di propagazione di unonda.

Onde armoniche semplici


Onde sinusoidali L'ampiezza dell'onda dipende sia dalla sorgente, sia dal tipo di onda generato, sia dalle caratteristiche di elasticit del mezzo di propagazione. Consideriamo una sorgente che, muovendosi di moto armonico di ampiezza A, generi onde meccaniche in un mezzo perfettamente elastico ed esaminiamo vari casi: a) se le onde sono lineari come in una corda l'ampiezza dell'onda quella del moto armonico della sorgente. b) se le onde sono circolari come quelle prodotte da una punta vibrante sull'acqua, o sferiche, come quelle del suono, l'ampiezza dell'onda diminuisce con la distanza dalla sorgente. Se la sorgente oscilla di moto armonico, l'onda generata sinusoidale e pu essere descritta matematicamente da una sinusoide. Nelle onde sinusoidali l'ampiezza dell'onda varia in modo sinusoidale nel tempo e nello spazio. Questo tipo di onde riveste un'importanza particolare perch ogni altra forma d'onda periodica pu essere ottenuta come sovrapposizione di onde sinusoidali. FENOMENI ONDULATORI La riflessione La riflessione un fenomeno che avviene quando le onde incontrano un ostacolo che interrompe la loro propagazione. Bench londa sia stata definita come un profilo che si muove senza trasporto di materia, la riflessione da considerarsi come lanalogo dellurto meccanico tra particelle dotate di massa: quando le particelle urtano elasticamente un ostacolo, esso reagisce secondo il terzo principio della dinamica. Si conserva quindi la quantit di moto totale e lostacolo restituisce tutta lenergia cinetica allonda. Essa si propaga quindi a ritroso con la stessa velocit che aveva prima dellurto. Esistono due leggi che regolano la riflessione delle onde, dovute a Cartesio che le elabor sulla luce. Per enunciarle faremo riferimento alla seguente figura: La prima legge della riflessione afferma che il raggio incidente, il raggio riflesso e la normale alla superficie riflettente giacciono sullo stesso piano, detto anche piano di incidenza.

La seconda legge della riflessione afferma invece che l'angolo di incidenza i e l'angolo di riflessione r' sono uguali tra loro: i = r', dove l'angolo di incidenza i l'angolo che il raggio incidente forma con la normale alla superficie, mentre r' l'angolo che la normale alla superficie forma con il raggio riflesso. Da notare che nella riflessione si conservano tutte le propriet fisiche dellonda, quindi la frequenza, la velocit e la lunghezza donda. Da ricordare che il raggio di un onda rappresenta quella retta sempre ortogonale alle superfici dei fronti donda. La rifrazione Nel fenomeno della riflessione onde incidenti e onde riflesse viaggiano sempre nello stesso mezzo di propagazione. Esistono per casi in cui le onde attraversano diversi mezzi di propagazione. Lenergia iniziale dellonda si trasmette in tutti i mezzi che incontra e leffetto macroscopico un cambiamento della velocit di propagazione nel passaggio da un mezzo a un altro: il fenomeno della rifrazione. Consideriamo due mezzi trasparenti di diversa densit, quali possono essere l'aria e l'acqua, e un raggio incidente che, provenendo dall'aria, incide sulla superficie di separazione tra l'aria e l'acqua. In corrispondenza della superficie di separazione dei due mezzi, il raggio incidente verr parzialmente riflesso e parzialmente trasmesso nel secondo mezzo. Questo fenomeno prende il nome di rifrazione e il raggio che entra nell'acqua prende il nome di raggio rifratto. Lenergia totale dellonda incidente si suddivider, contribuendo in parte allenergia dellonda riflessa e in parte allenergia dellonda trasmessa ne secondo mezzo. RELAZIONE FRA ANGOLO DI INCIDENZA ED ANGOLO DI RIFRAZIONE

OTTICA GEOMETRICA
L' ottica geometrica la pi antica branca dell'ottica, essa studia i fenomeni ottici assumendo che la luce si propaghi mediante raggi rettilinei. Dal punto di vista dell'ottica ondulatoria essa valida quando la luce interagisce solo con oggetti di dimensioni molto maggiori della sua lunghezza d'onda. Con questa condizione, gli unici fenomeni rilevanti sono la propagazione rettilinea, la riflessione e la rifrazione ed possibile dare una spiegazione approssimata, ma sufficiente in molti casi, del funzionamento di specchi, prismi, lenti e dei sistemi ottici costruiti con essi. L'ottica geometrica basata sulle leggi seguenti: Legge del a propagazione rettilinea:La legge afferma che nel vuoto la luce si propaga lungo linee rette. La prima formulazione di questo principio dovuta a Euclide Leggi del a riflessione: La riflessione il fenomeno per cui una congruenza ortogonale di raggi che incide su una superficie di discontinuit genera una nuova congruenza ortogonale di raggi. Le leggi della riflessione affermano che tale nuovo raggio, detto raggio riflesso,si trova nel piano definito dal raggio incidente e dalla perpendicolare al a superficie nel punto di incidenza e forma con tale perpendicolare un angolo con la stessa ampiezza e verso opposto di quello formato dal raggio incidente. Leggi del a rifrazione (legge di Snel): La rifrazione il fenomeno per cui una congruenza ortogonale di raggi che attraversa una superficie di discontinuit (contatto tra due materiali diversi) viene deviata. Le leggi della rifrazione affermano che: Il raggio uscente si trova sul piano definito dal raggio entrante e dalla perpendicolare al a superficie nel punto di contatto. le ampiezze degli angoli formati dai due raggi rispetto al a perpendicolare alla superficie sono collegati dalla relazione: dove i coefficienti n (indice di rifrazione) dipendono dai materiali di cui sono costituiti i mezzi e dal colore della luce. Nei fenomeni di rifrazione oltre al raggio rifratto, c' sempre anche un raggio riflesso. Nel caso in cui il raggio provenga dal mezzo con indice di rifrazione maggiore, con un angolo tale che l'angolo uscente dovrebbe essere maggiore di 90 gradi , il raggio rifratto non presente e tutta la luce viene riflessa ( riflessione totale). GLI SPECCHI Per costruire limmagine di un oggetto occorre che il sistema ottico considerato sia in grado di concentrare gli infiniti raggi luminosi che loggetto emette da tutti i suoi punti in altrettanti punti coniugati il cui insieme formi limmagine cercata. La verifica di tale costruzione pu essere fatta graficamente disegnando fra tutti i raggi luminosi emessi, due raggi di cui conosciamo il modo con cui vengono riflessi o rifratti. Nel caso dello specchio piano riportato in figura 1 consideriamo anzitutto la punta della freccia nera. Di tutti i raggi emessi seguiamo quello che incide perpendicolarmente allo specchio (e che viene riflesso allindietro nella stessa direzione) e quello che incide nel punto in cui lo specchio interseca il piano orizzontale (e che viene riflesso con lo stesso angolo di incidenza). I raggi divergono dopo la riflessione, ma se prolungati allindietro, oltre la superficie dello specchio, le linee sincontrano nel punto corrispondente alla punta della freccia grigia. Si potrebbe verificare

facilmente che in questo punto sincontrano i prolungamenti di tutti i raggi emessi dalla punta della freccia nera. Un qualunque altro punto della freccia nera emetter raggi luminosi i cui prolungamenti andranno ad incontrarsi nel punto equivalente della freccia grigia ricostruendo cos completamente limmagine della freccia. Se loggetto posto a sinistra ad una distanza p dello specchio dove fissata lorigine degli assi, limmagine si former a destra ad una distanza q . Unimmagine ricostruita con i prolungamenti dei raggi, come quella dello specchio piano, si chiama immagine virtuale perch per poterla vedere necessario uno strumento ottico (per esempio locchio) che la osservi. Al contrario, nel punto in cui si forma unimmagine reale possibile mettere un foglio di carta (od una pellicola fotografica) e su questo vedere il formarsi dellimmagine. Infatti solo nel caso d i immagine reale i raggi luminosi passano effettivamente per il punto d'intersezione e quindi l'energia trasportata dai raggi luminosi pu, per esempio, impressionare una pellicola fotografica. Riassumendo, possiamo dire che l'immagine formata da uno specchio piano virtuale, diritta, di dimensioni uguali alle dimensioni dell'oggetto (h = h') e posta alla distanza q = p dallo specchio.

SPECCHIO PIANO Analizziamo ora come si formano le immagini per specchi sferici. Uno specchio sferico caratterizzato da un centro di curvatura C ed un raggio di curvatura R e si chiama convesso o concavo a seconda di come disposta la curvatura. Consideriamo ora uno specchio sferico convesso di raggio R . In analogia al caso precedente, tracciamo due raggi che si dipartono dalla punta della freccia nera, quello diretto verso il centro C di curvatura dello specchio (e che verr quindi riflesso allindietro nella stessa direzione) e quello che incide nel punto in cui lo specchio interseca il piano orizzontale (e che viene riflesso con lo stesso angolo di incidenza). Anche in questo caso i raggi dopo la riflessione divergono, ma se prolungati allindietro, oltre la superficie dello specchio, le linee si incontrano nel punto corrispondente alla punta della freccia grigia. Si pu verificare facilmente che in questo punto s i incontrano i prolungamenti di tutti i raggi emessi dalla punta della freccia nera. Limmagine che si forma virtuale, diritta, rimpicciolita e la sua posizione compresa tra lo specchio ed il centro di curvatura.

SPECCHIO CONVESSO Consideriamo infine uno specchio sferico concavo di raggio R ed una freccia nera posta alla distanza p > R . Tracciamo i due raggi che si dipartono dalla punta della freccia nera, quello diretto verso il centro C di curvatura dello specchio (riflesso allindietro nella stessa direzione) e quello che incide nel punto in cui lo specchio interseca il piano orizzontale (riflesso con lo stesso angolo di incidenza). I raggi dopo la riflessione si incontrano ad una distanza q a sinistra dello specchio. Si pu verificare facilmente che in questo punto si incontrano tutti i raggi emessi dalla punta della freccia nera.

SPECCHI CONCAVO Gli specchi concavi formano immagini reali e rovesiatedegli oggetti collocati ad una distanza maggiore del fuoco; se l'oggetto si trova tra il fuoco e lo specchio, l'immagine virtuale, diritta e ingrandita. FORMULA DEI PUNTI CONIUGATI: ( 1 / So ) + ( 1 / Si ) = ( 2 / R ) = ( 1 / )

Problemi
Moto rotatorio in un piano
1) Si esprimano 40.0 gradi/s in (a) giri/s, (b) giri/min e (c) rad/s. [sol. (a) 0.111 giri/s , (b) 6.67 giri/min, (c) 0.698 rad/s ] 2) Ponendo che il raggio della Terra misuri 6370km, di quanti radianti si sposta un punto sullasuperficie in 6.00h, per il moto rotatorio del pianeta?Qual la velocit di un punto all'equatore? [sol. 1.57 rad, 463 m/s ] 3) Un'auto che si muove a 5.0m/s tenta di girare un angolo su un astrada piana, descrivendo un arco circolare di raggio 8.0m. Quale deve essere il coefficiente di attrito tra ruote e la strada, affinch l'auto non slitti? [sol. 0.32 ]

Propagazione energia termica


1) Quale deve essere il grafiente termico di un'asta di alluminio, affinch lungo l'asta si propaghino 8.0 cal al secondo per cm2 di sezione trasversale? Per l'alluminio, kt corrisponde a 210 W/k*m. [sol. 16C/cm ] 2) Una sfera di raggio 3.0cm, che si comporta come un corpo nero, si trova in equilibrio con l'ambiente circostante, da cui assorbe la potenza irradiata di 30 kW dall'ambiente circostante. Qual la temperatura della sfera? [sol. 2.6x103 K]

Dilatazione termica
1) Si calcoli l'aumento di lunghezza subito da un filo di rame lungo 50m, quando la temperatura varia da 12C a 32C. Per il rame, =1.7x10-5 C-1. [sol. 1.7 cm] 2) Si scopre che un'asta lunga 3.0m ha subito una dilatazione in lunghezza di 0.091cm dopo un aumento di temperatura di 60C. Qual per il materiale di cui composto il filo? [sol. 5.1x10-5 C-1]

Tavola periodica degli elementi

Alfabeto greco

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