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Corso di

PROGETTO DI STRUTTURE

Edifici in cemento armato:


Il solaio
Fabrizio Paolacci Ricercatore di Tecnica delle Costruzioni Universit degli Studi Roma Tre, Dipartimento di Strutture

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PREMESSA Questo scritto raccoglie parte del materiale utilizzato nel corso di Progetto di Strutture da me tenuto dal 2005 a oggi presso la Facolt di Ingegneria dellUniversit degli Studi Roma Tre. In esso viene prestata particolare attenzione ad edifici in cemento armato, tipologia assai diffusa nel panorama delle costruzioni recenti, la quale rappresenta un punto di riferimento per lo strutturista moderno. Lapproccio progettuale qui adottato si rif alle attuali norme tecniche per le costruzioni (D.M. 14.01.2008) e quindi a un approccio di tipo prestazionale, basato sul metodo semi-probabilistico agli stati limite. Il progetto di edifici in c.a. qui trattato fin nei minimi dettali, sia con riferimento agli stati limite ultimi sia a quelli di esercizio (fessurazione, deformazione) e vengono fornite le basi per una progettazione ragionata e attenta degli elementi strutturali e dellorganismo strutturale nel suo insieme. Le esercitazioni svolte durante gli anni, sono un utile strumento didattico, che ho adoperato con molta convinzione e che ho utilizzato anche nel presente testo. Gli argomenti sono, infatti, corredati da esercizi svolti che dovrebbero mettere in grado il futuro progettista di utilizzare gli strumenti di calcolo forniti durante le lezioni, in maniera pi proficua. Ogni scritto presuppone uno sforzo notevole che deve coinvolgere in primis il docente, ma anche gli studenti che con il loro apporto e continua interazione hanno contribuito proficuamente alla definizione degli argomenti qui trattati. Per una pi facile comprensione degli argomenti, gli appunti sono stati suddivisi in diverse parti, ognuna delle quali riguardante una specifica parte degli organismi strutturali in cemento armato. Il presente scritto dedicato al solaio in latero cemento, tipologia particolarmente diffusa e utilizzata nella pratica progettuale.

Fabrizio Paolacci Universit degli Studi Roma Tre

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Indice
1. 2. 3. 4. INTRODUZIONE.............................................................................................................. 5 LA MODELLAZIONE STRUTTURALE DEL SOLAIO ............................................ 12 LA SCELTA DEI MATERIALI E IL PREDIMENSIONAMENTO DEL SOLAIO 16 LANALISI DEI CARICHI E LORO COMBINAZIONI............................................. 19 4.1. 4.2. 4.3. 4.4. 4.5. 5. 6. 7. Determinazione del peso proprio ................................................................................. 19 Determinazione del sovraccarico permanente ............................................................... 21 Determinazione dei sovraccarichi accidentali ................................................................ 23 Determinazione del carico della Neve ........................................................................... 23 Combinazioni di carico ................................................................................................. 25

IL PREDIMENSIONAMENTO DELLE ARMATURE .............................................. 30 IL DIAGRAMMA DEI MOMENTI RESISTENTI ...................................................... 31 DISPOSIZIONE DELLE ARMATURE : DETTAGLI COSTRUTTIVI .................... 34 7.1. 7.2. 7.3. Armatura Longitudinale Inferiore ................................................................................. 34 Armatura longitudinale superiore.................................................................................. 36 Sbalzi ............................................................................................................................ 37

8. 9.

CALCOLO DELLA ZONA PIENA ................................................................................ 38 ANCORAGGIO DELLE ARMATURE .......................................................................... 41

10. ULTERIORI INDICAZIONI PROGETTUALI ........................................................... 42 11. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA ............................................................................... 42

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INTRODUZIONE
Il solaio un elemento strutturale fondamentale la cui principale funzione quella di trasferire i carichi e i sovraccarichi verticali alla struttura portante. In zona sismica il solaio pu assumere anche la funzione aggiuntiva di trasferire le forze inerziali di piano alla struttura principale, sotto lipotesi che esso sia sufficientemente rigido nel proprio piano. Secondo le regole di buona progettazione, insite in genere nelle indicazioni normative, un solaio deve essere realizzato in maniera da possedere i seguenti requisiti: Resistenza meccanica necessaria per i carichi cui sottoposto; Sufficiente resistenza al fuoco Limitata deformabilit; Facilit di posa in opera; Possibilit di collegamento monolitico con la restante struttura; Buone caratteristiche di isolamento termico; Buone caratteristiche di isolamento acustico;

I materiali utili alla realizzazione di un solaio sono molteplici e molteplici sono le soluzioni costruttive possibili. I primi solai ad essere realizzati furono solai in legno (Fig.1.1). Una soluzione costruttivamente facile, ma che generalmente prevedeva spessori utili elevati, alta deformabilit meccanica, facilit di usura per effetto di agenti esterni, scarse caratteristiche di isolamento termico ed acustico, facilit di incendio. Altra nota dolente dei solai in legno la scarsa possibilit di collegamento con la restante struttura portante che li rende cos poco adatti per costruzioni in zona sismica; se non ben curati infatti, i collegamenti non sono in grado di trasmettere adeguatamente le forze inerziali di piano con conseguente mal funzionamento dellintero organismo strutturale.

Fig.1.1 Solaio in legno

Fig.1.2 Solaio in ferro con voltina di mattoni

La tipologia dei solai in acciaio (Fig.1.2), che segu quella in legno, oltre a mantenere la facilit di esecuzione aveva la possibilit di superare luci assai maggiori e con minore deformabilit; miglioravano inoltre le caratteristiche termiche ed acustiche. Come quelli in legno, i solai in acciaio erano vulnerabili al fuoco e spesso nascevano problemi di finitura come ad esempio la difficolt di intonacare uniformemente lintradosso per la presenza di materiali differenti (acciaio e laterizio). Grazie alle nuove tecnologie le prestazioni di solai in

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acciaio sono estremamente migliorate ed essi sono oggi spesso utilizzati in edifici interamente in acciaio o in opere di ristrutturazione di vecchi edifici in muratura. Con lavvento del cemento armato si ebbe la possibilit di realizzare solai in grado di rispettare le principali esigenze richieste a questo tipo di struttura. Si trattava di studiare la soluzione tecnologica pi adatta alle esigenze. I solai a soletta piena furono i primi ad essere proposti ma avevano linconveniente principale di essere estremamente pesanti. Venne cos lidea di alleggerire la struttura realizzando graticci di travi in cemento armato collegate da una sottile soletta sovrastante anchessa in c.a., la cosiddetta soletta nervata (Fig.1.3). Questo tipo di struttura ricalca fedelmente lorditura classica dei solai in legno con unorditura principale, una secondaria e un elemento piano di collegamento. Il primo e forse unico grande vantaggio della soletta nervata senza dubbio la monoliticit. Di contro gli svantaggi sono molteplici: gli elevati oneri per la sua realizzazione (carpenteria e mano dopera), la superficie dellintradosso non piana e le scarse propriet di isolamento acustico hanno fatto si che si ricercassero soluzioni alternative pi economiche e di pi rapida esecuzione. Gran parte di questi problemi vennero risolti inserendo, tra i travetti, un materiale leggero quale laterizio o polistirolo, i quali isolano e permettono di avere un intradosso piano e facilmente rifinibile. Nacquero cos i primi solai latero-cementizi gettati in opera (Fig.1.4).

Fig.1.3 Solaio monolitico a soletta nevata

Fig.1.4 Solaio misto in laterocemento

In seguito, grazie allevoluzione tecnologica vennero sviluppate soluzioni in grado di ottenere un elevato livello di prefabbricazione, in modo da realizzare solai in poco tempo e con consistente risparmio di mano dopera. Furono e continuano ad essere realizzati solai con travetti prefabbricati in cemento armato precompresso o addirittura costituiti da lastre pronte alla pavimentazione e alla tinteggiatura dellintradosso. La normativa attuale e pi precisamente il Decreto Ministeriale 09 Gennaio 1996 ha dedicato lintero paragrafo 7 ai solai in cemento armato. Le tipologie previste sono sostanzialmente tre: Solai in getto pieno Solai misti in c.a. e c.a.p. con elementi di alleggerimento Solai con elementi prefabbricati in c.a. e c.a.p.

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Alla prima categoria appartengono le gi citate solette piene e solette nervate. Mentre le prime, attualmente, vengono impiegate per realizzare piccole porzioni di solaio quali balconcini, pianerottoli ecc, il ricorso alle seconde pu essere giustificato, in genere, solo da particolari esigenze architettoniche. Si ricordano, a titolo di esempio, i famosi solai nervati che Pier Luigi Nervi realizz allinterno del Palazzo dello Sport di Roma (Fig.1.5). Solai latero-cementizi gettai in opera
Fig.1.5 Solai della Sala Stampa nel Palazzo dello Sport di Roma, Pier Luigi Nervi, 1960

I solai latero-cementizi gettati in opera hanno rappresentato, in passato, lunico tipo di solaio misto in laterizio e cemento armato, mentre, attualmente, data lonerosit della loro messa in opera, vengono utilizzati solo quando la pianta del fabbricato presenta irregolarit tali da impedire limpiego di elementi prefabbricati. I blocchi di laterizio, muniti di alette laterali o accompagnati da fondelli sempre in laterizio (Fig.1.6-1.7), vengono posizionati su un impalcato di sostegno provvisorio che viene smontato non appena il conglomerato ha raggiunto una resistenza meccanica sufficiente (comunque non prima di 28 giorni). Dopo aver sistemato tutti i blocchi e prima di procedere con il getto dei travetti e della soletta in calcestruzzo, si posizionano i ferri di armatura ricorrendo all'uso di distanziatori o di sistemi equivalenti in modo da assicurare che, nella fase di getto, i ferri mantengano una corretta disposizione. In pratica, rispetto ad una soletta nervata, il solaio misto, cos congegnato, presenta il vantaggio di essere composto da elementi di alleggerimento che hanno anche la funzione di isolatori acustici, di cassaforme per il getto di completamento e di uniformare tutta la superficie dintradosso con una notevole riduzione dei tempi di realizzazione e la necessit di mano dopera non specializzata.

Fig.1.6 Solaio latero-cementizio gettato in opera

Fig.1.7 Blocco con alette e fondello

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Solai con travetti prefabbricati in c.a. o c.a.p.

Lonere maggiore, nella realizzazione di un solaio totalmente gettato in opera la carpenteria, cio la costruzione di un impalcato ligneo provvisorio. Per ovviare a questo inconveniente sono nati i solai con travetti prefabbricati in cemento armato o cemento armato precompresso (Fig.1.8-1.9). Questi travetti, a seconda delle loro caratteristiche, hanno capacit portanti pi o meno elevate e sono in grado, quindi, di sostenere da soli il peso dei laterizi e del getto di completamento in calcestruzzo, aiutati solo da elementi rompitratta situati ad intervalli regolari. Inoltre, rispetto al solaio gettato in opera, conservano comunque una discreta flessibilit di adattamento anche a fabbricati di pianta complessa.

Fig.1.8 Solaio con travetti prefabbricati a traliccio

Fig.1.9 Solaio con travetti prefabbricati precompressi

I travetti a traliccio sono quelli pi in uso e sono composti da una piccola struttura reticolare spaziale con discrete capacit autoportanti (Fig.1.10). A seconda dellutilizzazione vengono realizzati tralicci di diverse altezze e armature. Oltre a unarmatura di base, gi inserita nellelemento, possono essere annegati nella suola ulteriori ferri la cui sezione complessiva dipender dalle condizioni statiche del solaio finale. Larmatura destinata ad assorbire i momenti flettenti negativi, invece, deve essere posizionata in opera poco prima del getto finale. Con i travetti a traliccio gli elementi rompitratta devono essere posti a una distanza compresa tra 1 e 1,5 metri (Fig.1.11).

Fig.1.10 Travetto a traliccio prefabbricato

Fig.1.11 Intradosso di un solaio con travetti a traliccio ed elementi rompitratta

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I travetti in c.a.p. (Fig.1.12-1.13) sono una valida alternativa ai travetti a traliccio soprattutto in presenza di luci o carichi elevati o quando difficoltosa la realizzazione di una puntellazione adeguata poich posseggono capacit autoportanti superiori e necessitano di travetti rompitratta posti a distanze comprese tra 1.5 e 2 metri. Le dimensioni e larmatura di precompressione, realizzata con acciai ad alta resistenza, variano a seconda del campo di utilizzazione, mentre larmatura destinata ad assorbire i momenti flettenti negativi, anche in questo caso, deve essere posizionata in opera poco prima del getto di completamento finale. Infine alla terza categoria appartengono i solai realizzati con elementi prefabbricati generalmente in c.a.p.

Fig.1.12 Travetto in cemento armato precompresso

Fig.1.13 Posa in opera di un solaio con travetti in c.a.p.

Solai realizzati con lastre prefabbricate dette anche predalles

Una soluzione ancora annoverabile fra i solai misti quella a lastre prefabbricate con travetti a traliccio o prefabbricati direttamente incorporati ed elementi di alleggerimento in polistirolo o in laterizio (Fig.1.14-1.16). Le lastre, in genere, hanno uno spessore minimo di 4 cm che pu essere aumentato a piacimento rendendo questa soluzione particolarmente adatta quando sussistono problemi di resistenza al fuoco. La loro capacit portante, invece, analoga a quella dei travetti a traliccio o dei travetti prefabbricati usati singolarmente, e quindi necessitano della stessa opera di puntellamento. Una volta che le lastre sono state poste in opera si posizionano le eventuali armature aggiuntive previste in fase di progetto e si completa la struttura con la fase di getto del calcestruzzo. Lintradosso di questi solai, in genere, pensato per non essere intonacato. Quando negli anni 60 cominciarono ad imperversare edifici ad alto grado di prefabbricazione lesigenza di avere solai interamente prefabbricati divenne una priorit. Nacquero cos i solai a pannelli prefabbricati in latero-cemento, costituiti dallassemblaggio in stabilimento di due o tre file di blocchi in laterizio con interposte le nervature portanti di calcestruzzo armato (Fig.1.17). In queste nervature sono anche posizionati i ganci utilizzati per il posizionamento e la movimentazione del pannello che ha notevoli capacit autoportanti tanto che fino a luci di 6 metri sufficiente un solo rompitratta. I pannelli vengono posizionati in cantiere uno accanto allaltro realizzando delle nervature da gettare in opera. Quasi tutta larmatura gi stata disposta in stabilimento secondo i calcoli eseguiti sul solaio in oggetto. In cantiere possibile aggiungere

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dellarmatura di completamento, tra cui quella per i momenti negativi, solo nelle nervature da gettare in opera.

Fig.1.15 Solaio con lastra prefabbricata, sezione

Fig.1.14 Solaio con lastra prefabbricata

Fig.1.16 Posa in opera di un solaio con lastre prefabbricate

Solai a pannelli prefabbricati

Se prevista una soletta di completamento, allora pu essere posizionata unarmatura superiore diffusa su tutto lestradosso.

Fig.1.17 Solaio a pannelli in latero-cemento

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Fig.1.18 Posa in opera di un solaio in pannelli prefabbricati

Fig.1.19 Posa in opera di un solaio in pannelli prefabbricati

Ogni progetto che si rispetti ha come punto di partenza la scelta dei materiali assieme ad una idea alquanto realistica delle dimensioni iniziali del solaio, idea legata in genere allesperienza professionale. Segue poi la delicata fase dellanalisi dei carichi e della ricerca delle combinazioni pi gravose secondo quanto dettato dalla normativa. Noti i carichi, il passo successivo la decisiva scelta del modello strutturale che dipender dal livello di accuratezza ritenuto necessario. Nota allora la domanda di prestazione che i carichi richiedono alla struttura, si passa alla successiva fase del progetto delle armature e al calcolo della capacit di prestazione. Effettuate le dovute verifiche di sicurezza il progettista curer i dettagli costruttivi che poi tradotti in disegni costruttivi verranno utilizzati in cantiere per la fase esecutiva del progetto. Ognuna delle precedenti fasi progettuali verr ampiamente descritta nei prossimi paragrafi.

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1. LA MODELLAZIONE STRUTTURALE DEL SOLAIO


Per modellazione strutturale sintende la fase progettuale in cui le azioni e la struttura reali, vengono sostituiti con un modello, immediatamente traducibile in termini matematici, da utilizzare per la valutazione delle sollecitazioni. Luso dei calcolatori ha permesso, e permetter, di adottare modelli matematici sempre pi complessi, vista la rapidit con cui pu essere calcolata la loro risposta alle azioni esterne. Tuttavia, in alcuni casi pu essere utile ladozione di modelli semplificati che permettano rapidamente (ma approssimativamente) di determinare le sollecitazioni massime nel rispetto dello stato limite imposto. E il caso ad esempio di un solaio che per sua natura presenta caratteristiche di complessit che, se messe in conto, condurrebbero ad un modello sofisticato ma del tutto inadatto alle esigenze progettuali. La pratica suggerisce di adottare modelli semplici che permettano nel rispetto della sicurezza, cos come dettato dal D.M. 16/01/96, di individuare con buona approssimazione le sollecitazioni massime. Riassumendo, quindi, quanto illustrato nel capitolo precedente, un solaio comunemente composto da unalternanza di travetti in cemento armato (precompresso o non) con elementi di alleggerimento in laterizio o polistirolo e da una soletta di collegamento in cemento armato che copre tutta la superficie solidarizzando i vari elementi tra loro. La presenza della soletta fa s che il solaio sia assimilabile ad una piastra, cio ad un elemento strutturale bidimensionale, soggetto ad uno stato tensionale piano e caricato in direzione perpendicolare al piano stesso (Fig.2.1). In altre parole, una piastra in grado di trasferire i carichi alle strutture portanti perimetrali diffondendoli lungo la propria superficie.

Fig.2.1 Stato tensionale piano di una piastra

Fig.2.2 Solaio

Sipotizzi di caricare in maniera uniforme una piastra quadrata ugualmente vincolata lungo tutti e quattro i lati. Il materiale di cui composta perfettamente omogeneo ed isotropo, di conseguenza la piastra possiede le stesse caratteristiche meccaniche e geometriche lungo tutte le direzioni. E facilmente intuibile che, in questo caso, il carico viene ripartito in parti uguali tra i vincoli sui quattro lati. Se, al contrario, il materiale non fosse perfettamente isotropo o la piastra fosse caratterizzata da sezioni diverse al variare della direzione (ex. quantitativi diversi di armatura, geometria diversa ecc.), il carico si diffonderebbe privilegiando la direzione di maggiore rigidezza. Il solaio cade in questa seconda categoria avendo una composizione eterogenea (cemento armato e laterizio) ed una geometria tale da rendere la rigidezza in direzione X, parallela alla

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tessitura dei travetti, di gran lunga superiore a quella riscontrabile in direzione Y a loro perpendicolare (Fig. 2.2). Questa notevole differenza consente di trascurare, nel calcolo, le sollecitazioni che si sviluppano secondo lasse Y e approssimare il comportamento del solaio con quello di una trave, quindi con una struttura monoassiale. Grazie a questassunzione, un solaio su una o pi campate pu essere modellato, in linea generale, come una trave continua su appoggi fissi (Fig.2.3). Tuttavia, necessario fare alcune precisazioni sulla scelta dei vincoli e su ci che questa scelta comporta: Gli appoggi del solaio, nella realt, sono costituiti dalle travi in cemento armato che lo portano e che, sotto il suo carico e quello dei carichi accidentali, sinflettono abbassandosi. Pi che ad un appoggio fisso, quindi, il vincolo trave assomiglierebbe ad una molla estensionale. Tuttavia, lapprossimazione del risultato tale da rendere accettabile questa semplificazione del modello strutturale. Le cerniere (o carrelli) inserite come A A' B B' vincoli alle estremit del solaio, vale a dire l dove questultimo sinterrompe poggiando sulle travi di bordo, presuppongono che il solaio sia completamente libero di ruotare in quel punto. Questo comportamento non corrisponde alla realt poich la trave dotata di una propria rigidezza torsionale che D A B C impedisce, in parte, la rotazione del solaio con D conseguente sviluppo di un momento A B C torcente nella trave stessa e di un momento D A B C flettente negativo nel solaio (Fig.2.4). Il vincolo esistente tra trave e solaio Fig.2.3 Modellazione del solaio trave Continua corrisponderebbe, quindi, ad un semincastro gli effetti del quale variano a seconda se il solaio poggia sulla trave in corrispondenza della mezzeria, dove la rigidezza torsionale della trave minore (semincastro pi prossimo ad una cerniera), o in corrispondenza del pilastro dove la rigidezza maggiore (semincastro pi prossimo ad un incastro).
y x

L1

L2

L3

SEZIONE A - A'

SEZIONE B- B'

Trave di collegamento

1.50 m

4.00 m

5.00 m

6.00 m

M + C + D

A +

T + C D

Trave portante
+ A B +

Alleggerimento in laterizio

Travetto

MT
A B C D

Fig.2.4 Trave continua: diagrammi delle sollecitazioni, deformata elastica, approssimazione del vincolo di semincastro con le cerniere di estremit

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La scelta di una cerniera, piuttosto che di un incastro, per modellare il vincolo allestremo di un solaio, essenzialmente dettata da ragioni di sicurezza strutturale. Potendo scegliere, infatti, buona norma, in casi come questi, prendere come riferimento lo schema con minor grado di iperstaticit. Per poterne comprendere le ragioni, si supponga di dover progettare un solaio di una sola campata. I vincoli alle due estremit, essendo entrambi semincastri, possono essere modellati sia come incastri sia come cerniere.

pl /12 A pl /24
2

pl /12 B
A B

pl /8

B
A
a) Fig.2.5 Influenza della scelta dei vincoli per modellare un semi-incastro

B
b)

Se viene scelto lincastro si ottiene una trave 3 volte iperstatica (Fig.2.5a): il momento in mezzeria sar sicuramente pi basso di quello reale, mentre quello in corrispondenza degli appoggi sar sicuramente pi elevato. Di conseguenza larmatura dei travetti in mezzeria verr sottodimensionata mentre verr sovradimensionata quella alle estremit. Se in seguito, durante la vita della struttura, il comportamento reale del semincastro si avviciner maggiormente a quello di una cerniera piuttosto che a quello di un incastro, la sezione di mezzeria, poco armata, non sar pi in grado di portare un momento molto pi alto rispetto a quello per cui stata progettata e si deformer al punto di trasformarsi in una cosiddetta cerniera plastica. In questo caso, la trave si trasformer in una struttura labile prossima al collasso. Se, al contrario, per modellare i vincoli di estremit viene scelta la cerniera, la trave diventa isostatica (Fig.2.5b): i momenti agli appoggi saranno nulli mentre il momento in mezzeria sar sicuramente pi elevato di quello reale. La situazione, praticamente, si inverte rispetto al caso precedente, con armature sottodimensionate alle estremit e sovradimensionate in mezzeria. Quindi, se durante la vita della struttura, il comportamento reale del semincastro si avviciner maggiormente a quello di un incastro piuttosto che a quello di una cerniera, con conseguente sviluppo di momenti flettenti di entit imprevista alle estremit della trave, le sezioni in appoggio, poco armate, si trasformeranno in cerniere plastiche. In questo caso, per, il solaio non collasser comportandosi come una trave semplicemente appoggiata.

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Adottando il modello a trave continua, le luci Carico distribuito delle singole campate vengono in genere (kN/m) assunte pari alla distanza tra gli interassi delle travi. I carichi distribuiti linearmente sulla trave (espressi ad esempio in kN/m2) provengono dai carichi per unit di superficie determinati al paragrafo 3, moltiplicando questultimi per Direzione linterasse (i) considerato (vedi fig. 2.6). tessitura solaio Interasse (i) In genere questo linterasse pu corrispondere a quello tra i travetti, in maniera da calcolare le sollecitazioni di taglio e momento che Fig.2.6 Carico lineare ripartito sul singolo travetto interessano il singolo travetto. Tuttavia, anche possibile fare riferimento ad un interasse generico di 1m salvo poi riportare le informazioni di progetto al singolo travetto: ad esempio se scegliendo un interasse di In=1 m stata calcolata unarmatura longitudinale pari a A=3 cm2 e linterasse dei travetti i=0.5m, larmatura necessaria in ogni travetto pari a A i/In=1.5 cm2.

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2. LA SCELTA DEI MATERIALI E IL PREDIMENSIONAMENTO DEL SOLAIO


Uno dei primi passi del progettista di un opera in cemento armato quello del progetto dei materiali ossia la scelta delle caratteristiche meccaniche dei materiali componenti la struttura. Parti differenti di essa possono avere ad esempio resistenze meccaniche diverse perch diversa la loro funzione. Occorre tenere ben presente che la scelta che verr effettuata influenzer contemporaneamente aspetti differenti quali la deformabilit e la resistenza degli elementi strutturali cos come la loro duttilit. Dunque non , come a prima vista potrebbe sembrare, una scelta dettata dalla sola resistenza o dalla sola componente economica (calcestruzzi meno resistenti costano meno di calcestruzzi pi resistenti), ma soprattutto dal livello di sicurezza e dalla durabilit che si vogliono raggiungere. Ad esempio nel caso di un solaio usuale trovare condizioni di sezioni debolmente armate perch la loro altezza in genere assai limitata ed essendo lasse neutro sempre piuttosto alto ne risulta un armatura spesso snervata (il livello massimo di deformazione dellacciaio per sezioni debolmente armate l1%). Se poi aggiungiamo che in condizioni ambientali aggressive lacciaio soggetto a corrosione degrada molto pi rapidamente di un acciaio non snervato, sarebbe opportuno aumentare la sezione dellacciaio oltre quella necessaria per la sola sicurezza in termini di resistenza. In definitiva, sarebbe opportuno scegliere acciai con una soglia di snervamento pi elevata in modo da mantenere i diametri delle armature a valori minimi ragionevoli e aumentare la durabilit del manufatto. Un aspetto parallelo a quello gi esaminato ma ad esso intimamente legato il predimensionamento strutturale. Frutto spesso dellesperienza professionale, rappresenta un atto di sintesi che racchiude in s la maggior parte degli aspetti salienti di un progetto. Proprio per la sua importanza nel processo progettuale le normative spesso si sostituiscono al progettista dettando specifiche indicazioni su come dimensionare gli elementi strutturali.
pavimento 4 4 2 r.e.s. 8/20 2 12 massetto

24

soletta col laborante 20 1,5

12 pignatta

38

12

2 12

Fig.2.1 Generica sezione di un solaio latero-cementizio

In figura 2.1 indicata la generica sezione di un solaio latero-cementizio. Le grandezze geometriche oggetto del predimensionamento sono le seguenti: Laltezza del solaio (H) Lo spessore della soletta (s) Laltezza della pignatta (h) tale che h + s = H La larghezza del singolo travetto (b0)

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La larghezza della pignatta (bp) Linterasse fra i travetti (i) La normativa (D.M. 09/01/96 punto 7.1.4) imponeva le seguenti prescrizioni:
Prescrizione s 4 cm b0 1/8 i i 15 s H 1/25 L H 1/30 L Note e comunque 8 cm e comunque 52 cm e comunque 12 cm per travetti precompressi Rif. normativo (Punto 7.1.4.4) (Punto 7.1.4.5) (Punto 7.1.4.5) (Punto 7.1.4.2)

Il D.M. 14.01.2008, successivo al D.M. 09.01.1996, ha introdotto al punto 4.1.9 criteri simili con la sola esclusione dellaltezza del solaio per il quale viene suggerito solamente un valore minimo. I criteri sono illustrati nella tabella seguente: Altezza solaio Altezza Soletta Interasse travetto H > 15 cm s 4 cm i 15 s b0 1/8 i b0 8 cm L la luce della campata pi lunga. Considerato che una pignatta non alta meno di 12 cm, laltezza minima di 16 cm In genere non si usano solette di spessore maggiore di 5 cm, ma 4 cm lo spessore pi usuale Un interasse usuale i=5052 cm a seconda di b0 , considerando che una pignatta di solito larga 40 cm. Dimensioni usuali sono b0=1012 cm, possibilmente non pi di 14 cm. La larghezza del travetto pu essere condizionata anche dalle sollecitazioni di taglio a cui esso soggetto In genere laltezza delle pignatte un numero pari 12-14-16, con un minimo di 12 cm.

Larghezza Travetto

Dimensioni Pignatte

bp 52 cm

Tale scelta legata al fatto che la semplice regola H > L/25 anche se legata a tutta una serie di fattori, compresa la pratica professionale, mal si sposa ai criteri di progetto previsti dalle normative pi recenti. Occorrerebbe ad esempio dimensionare il solaio nel rispetto sia dello stato limite ultimo che nei confronti dello stato limite di esercizio. Nellapplicare le prescrizioni di normativa, per, non bisogna trascurare alcuni aspetti pratici che condizionano ulteriormente le scelte dimensionali del progettista: Il solaio, in genere, ha altezza costante nellambito di uno stesso impalcato, a meno di motivi particolari quali zone ribassate destinate al passaggio degli impianti o che devono garantire il deflusso esterno delle acque (balconi, terrazze, ecc). Di conseguenza, il dimensionamento dellaltezza H deve essere fatto sulla luce pi grande tra quelle che caratterizzano lintero impalcato.

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La soletta di un solaio ha, coerentemente con quanto imposto dalla normativa, spessori che variano tra i 4 e i 5 cm. In genere, in zona non sismica, lo spessore comunemente adottato proprio quello minimo di 4 cm, in grado di garantirne la funzionalit e di limitare lincidenza del suo peso sul carico complessivo che agisce sul solaio. In zona sismica, invece, sono pi frequenti solette da 5 cm che consentono lalloggiamento di un quantitativo pi consistente di armature di ripartizione. Laltezza delle pignatte, comunemente in commercio, parte da un minimo di 12 cm per crescere a passi costanti di due centimetri (14 cm16 cmecc). Appare evidente, quindi, che lo spessore minimo di un solaio latero-cementizio con soletta collaborante non potr mai essere inferiore a 12 cm + 4 cm = 16 cm. Dimensioni usuali per i travetti di un solaio, in cemento armato non precompresso, sono larghezze b0 non inferiori ai 10 cm, ma in genere neanche superiori ai 14 cm. Si vedr in seguito come, dalla dimensione di base del travetto, dipenda lampiezza delle cosiddette fasce piene di calcestruzzo che vengono realizzate a coronamento del solaio alleggerito, a ridosso delle travi portanti. Utilizzando una soletta con spessore 4 cm, linterasse tra i travetti potrebbe essere portato fino a 154 cm=60 cm. In realt, interassi usuali si aggirano attorno ai 50 cm con dimensioni di base delle pignatte variabili tra i 38 e i 40 cm. In questo modo si evita di sovraccaricare in maniera eccessiva il travetto in cemento armato. Le prescrizioni di normativa e queste poche regole pratiche di progettazione legate allindustrializzazione dei materiali e allesperienza accumulata in anni di sperimentazione sul campo, consentono di predimensionare in maniera veloce e sicura un solaio tradizionale in latero-cemento.

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3. LANALISI DEI CARICHI E LORO COMBINAZIONI


La fase immediatamente successiva al predimensionamento del solaio lanalisi dei carichi, necessaria per determinare le sollecitazioni massime alle quali sar soggetta la struttura. Loperazione semplice, ma allo stesso tempo richiede molta attenzione da parte del progettista. I carichi che agiscono direttamente sul solaio possono essere suddivisi in tre grandi categorie: Peso proprio del solaio Ppk Sovraccarico permanente Spk Sovraccarico accidentale Sqk

Per quanto riguarda le unit di misura con le quali esprimenre lentit dei carichi e delle conseguenti sollecitazioni, verr utilizzato il sistema misura internazionale SI.

3.1.

Determinazione del peso proprio

Il D.M. 14/01/2008 fornisce al punto 3.1.2 i pesi caratteristici dei pi comuni materiali utilizzati nelle costruzioni (tab.1). Per il calcolo del peso proprio di un solaio occorre determinare il peso del cemento armato e il peso degli elementi di alleggerimento. Dalla tabella si evince che il peso del cls armato pari a 25 kN/m3. Il peso degli elementi di alleggerimento in laterizio dipende, invece, dalla percentuale di foratura presente nelle pignatte. In figura 3.1 sono riportate le percentuali massime di vuoti consentite a seconda delle dimensioni dei blocchi: considerando, ad esempio, una foratura del 70% ed il peso specifico di una muratura in mattoni pieni (18 kN/mc), si ottiene allincirca un peso di 5.5 kN/mc.

Fig.3.1 percentuali massime di foratura in base alle dimensioni dei blocchi

Pi semplicemente, una misura ragionevole del peso medio dellinsieme pignatte-travetti pu essere assunta pari a 10 kN/m3. ln questo caso, il peso proprio di un solaio di altezza totale H pu essere calcolato, in via semplificata, come segue: ppk (kN/m2) = 25 s + 10 (H - s) (1)

dove i due addendi rappresentano rispettivamente il peso della soletta di spessore s e il peso della sottostante parte composta dallinsieme travetti- pignatte.

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Tab.1 Pesi caratteristici dei pi comuni materiali da costruzione

Tuttavia, in maniera quasi altrettanto semplice e con riferimento alla figura 3.1, pu essere calcolato il peso preciso di un metro quadrato di solaio utilizzando la seguente procedura: Peso travetti: pt (KN/m2) = b0 (H-s) 25 nt nt = 1/i = n travetti a metro. Peso Pignatte: pp (KN/m2) = bp (H-s) Pp np np = (1-b0nt)/i = n pignatte a metro Pp= peso specifico delle pignatte

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Peso soletta ps (KN/m2)

= s 25

In definitiva il peso proprio del solaio per unit di superficie dato dalla somma del peso di travetto, pignatte e soletta ppk (kN/m2) = pt + pp + ps (2)

3.2.

Determinazione del sovraccarico permanente

Per sovraccarico permanente sintende linsieme di tutti quei carichi che gravano permanentemente sul solaio, come le finiture, i tramezzi ecc. La circolare Ministeriale del 617/08 indica il peso per unit di volume o superficie di alcuni materiali come riportato nella seguente tabella:
PESI DI ELEMENTI COSTRUTTIVI Materiali
A) Malte Malta bastarda (di calce o cemento) Malta di gesso Intonaco (spessore 1,5 cm) B) Manti di copertura Manto impermeabilizzante di asfalto o simile Manto impermeabilizzante prefabbricato con strati bituminosi di feltro, di vetro o simili Tegole maritate (embrici e coppi) Sottotegole di tavelloni (spessore 3-4 cm) Lamiere di acciaio ondulate o nervate Lamiere di alluminio ondulate o nervate Lastre traslucide di resina artificiale, ondulate o nervate C) Muratura Muratura di mattoni pieni Muratura di mattoni semipieni Muratura di mattoni forati

Peso dell'unit di volume o di superficie


19,00 kN/m 12,00 0,30 kN/m 0,30 kN/m3 0,10 0,60 0,35 0,12 0,05 0,10

18,00 kN/m 16,00 11,00

Tab.2 pesi caratteristici di alcuni elementi di finitura

I pesi comunemente annoverati fra i sovraccarichi permanenti sono i seguenti dove i pesi indicati sono stati calcolati o tratti direttamente dalla tabella 2: Il pavimento Massetto e allettamento Impermeabilizzazione Intonaco Isolamento termico (fra 0.3 e 0.5 kN/m2) (fra 19 e 21 kN/m3) (circa 0.3 kN/m2) (circa 0.3 kN/m2) (circa 0.05 kN/m2)

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Tramezzature La normativa, al punto 5.1 recita:

In fatti, poich in genere ogni solaio in c.a. ha unadeguata capacit di ripartizione trasversale i tramezzi vengono considerati come carico ripartito. Come si evince dalla norma il valore medio di questo peso dipende dal tipo di tramezzature utilizzate e in genere variabile fra gli 0.4 e 2.0 kN/m2. Il peso delle tramezzature da considerarsi in genere come carico di tipo permanente non strutturale i cui coefficienti di sicurezza sono identici a quelli dei carichi variabili (Tabella 2.6.I delle NTC08). Ci anche espressamente dichiarato nella circolare 617/2008 al capitolo C.3.1.3. Peso degli eventuali impianti tecnologici (circa 0.5 kN/m2)

Il sovraccarico permanente totale dato dalla somma di tutti i contributi presenti. A questo deve essere sommato il peso proprio del solaio per ottenere il carico permanente complessivo.

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3.3.

Determinazione dei sovraccarichi accidentali

Il D.M. 16/01/96, al punto 5.2 e nel prospetto 5.1, fornisce i valori dei sovraccarichi variabili facendo distinzione tra le destinazioni duso dei locali in progetto. La seconda colonna della tabella, pubblicata sul Decreto, riporta i valori dei carichi verticali ripartiti (tabella 3), mentre la terza e la quarta colonna riportano, rispettivamente, i carichi concentrati verticali e orizzontali utili al progettista per svolgere solo alcune verifiche locali. I carichi verticali concentrati vanno applicati su di una superficie 50x50 mm mentre i carichi orizzontali vanno applicati (a pareti, a parapetti etc..) ad unaltezza di 1.2 m dal piano di calpestio. In entrambi i casi, i carichi concentrati non devono essere cumulati con quelli ripartiti.
Tab. 3 Sovraccarichi variabili ripartiti per edifici LOCALE Ambienti non suscettibili di affollamento (locali abitazione e relativi servizi, alberghi, uffici non aperti al pubblico) e relativi terrazzi a livello praticabili Ambienti suscettibili di affollamento (ristoranti, caff, banche, ospedali, uffici aperti al pubblico, caserme) e relative terrazze a livello praticabili Ambienti suscettibili di grande affollamento (sale convegni, cinema, teatri, chiese, negozi, tribune con posti fissi) e relativi terrazzi a livello praticabili Sale da ballo, palestre, tribune libere, aree di vendita con esposizione diffusa (mercati, grandi magazzini, librerie, ecc.) e relativi terrazzi a livello praticabili, balconi e scale Balconi, ballatoi e scale comuni (esclusi quelli pertinenti alla Cat. 4) Sottotetti accessibili (per sola manutenzione) Coperture non accessibili Coperture accessibili: speciali (impianti, eliporti, altri): Rimesse e parcheggi: per autovetture di peso a pieno carico fino a 30 kN per transito di automezzi di peso superiore a 30 kN SOVRACCARICO ACCIDENTALE (kN/m2) 2.00 3.00 4.00 5.00 4.00 1.00 0.5 secondo categoria di appartenenza secondo il caso 2.50 da valutarsi caso per caso

3.4.

Determinazione del carico neve

Alla valutazione del carico neve dedicato lintero paragrafo 3.1 del D.M. 14/01/2008 e della circolare n.617/08 a cui si rimanda per maggiori dettagli. Il calcolo impostato in modo estremamente semplice: si valuta dapprima il carico della neve al suolo qsk, il quale, moltiplicato per il fattore di forma della copertura i, il coefficiente di Esposizione CE e il coefficiente di termico Ct, fornisce il carico neve qs qs = i qsk CE Ct (3)

Il carico neve al suolo dipende essenzialmente dalla posizione geografica della costruzione e dallaltitudine a cui essa si trova. La figura seguente riporta le zone e il carico neve caratteristico al suolo per altitudini < 200 m.

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Per altitudini maggiori si applicano i seguenti coefficienti amplificativi:


Tab. 4 Valore del carico neve al suolo per altitudini > 200m

Zona I Alpina Zona I mediterranea Zona II Zona III Per quanto riguarda il coefficiente di forma, al punto 3.4.5 del D.M. riportata una dettagliata casistica sulle possibili tipologie di copertura degli edifici. E bene precisare che la (4) vale nel caso di altitudini inferiori ai 1.500 m e per un periodo di ritorno della neve di 50 anni. Per altitudini superiori a 1500 m sul livello del mare si dovr fare riferimento alle condizioni locali di clima e di esposizione utilizzando comunque valori di carico neve non inferiori a quelli previsti per 1500 m. Il coefficiente CE riportato nella seguente tabella:

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Tab. 5 coefficiente di esposizione CE

Il coefficiente termico pu essere utilizzato per tener conto della riduzione del carico neve a causa dello scioglimento della stessa, causata dalla perdita di calore della costruzione. Tale coefficiente tiene conto delle propriet di isolamento termico del materiale utilizzato in copertura. In assenza di uno specifico e documentato studio, deve essere utilizzato Ct = 1. Al punto C.3.4.5.6, la Circolare 617/08 indica anche la necessit di considerare un peso concentrato dovuto alla neve nel caso di coperture sporgenti. Tale carico dipende dal coefficiente di forma della copertura, dal coefficiente di forma della neve, dalla densit della neve e dal carico della neve al suolo.

3.5.

Stati limite e combinazioni di carico

I singoli carichi determinati sulla base delle indicazioni dei precedenti paragrafi vanno combinati opportunamente in funzione dello stato limite considerato per la struttura (stato limite ultimo o di esercizio o carichi eccezionali). Il punto2.5.3 del D.M. 14.01.2008 prescrive che le azioni elementari determinate nei paragrafi precedenti vengano combinate opportunamente sia nei confronti degli stati limite ultimi e di esercizio previsti al punto 2.2 delle norme. Nel caso di stato limite ultimo la formula generale che la normativa fornisce la seguente:
3 Fd = g Gk + q Qik + 0iQik i =1

(4)

con Pk sono indicati i carichi permanenti caratteristici, con Qk sono indicati i carichi accidentali caratteristici assunti, di volta in volta, come principali, mentre con Qki sono indicati i carichi accidentali cosiddetti secondari che devono essere moltiplicati per i coefficienti riduttivi 0i i cui valori sono indicati in tabella 7. I coefficienti g e q, Invece, sono i coefficienti parziali di sicurezza i cui valori sono riportati nella tabella 6. Se su di un edificio deve essere applicato pi di un carico accidentale, occorre di volta in volta sceglierne uno come principale, gli altri come secondari e combinarli secondo la (4). I diagrammi delle sollecitazioni conseguenti ad ognuna delle condizioni di carico considerate devono essere poi sovrapposti (Diagramma Inviluppo), per valutare le sollecitazioni massime. Per comprendere meglio il concetto di combinazione di carico, si pensi al solaio di un edificio con una destinazione duso qualsiasi come civile abitazione, uffici ecc. E lecito pensare che non tutto il solaio sia sottoposto agli stessi carichi accidentali nello stesso momento: spesso pu anche capitare che alcune aree di solaio non siano proprio utilizzate per periodi pi o meno lunghi.

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Tab. 6 Coefficienti parziali di sicurezza dei carichi allo SLU STATI LIMITE ULTIMI D.M. 14.01.08 Coefficienti di sicurezza Se a favore di sicurezza Se a sfavore di sicurezza 1.3 1.0 g 1.5 1.0 q

Tab. 7 coefficienti aggiuntivi allo SLU per i variabili

Daltra parte, non detto che la condizione di carico che prevede la presenza di tutto il carico variabile contemporaneamente sia quella in grado di produrre le sollecitazioni pi elevate in tutte le sezioni. Per rendersene conto, simmagini di calcolare il diagramma di momento di una trave continua su due campate uguali (Fig. 3.2) soggetta a tre diverse combinazioni carico: nella prima e nella seconda sono caricate alternativamente le due campate, mentre nella terza il carico presente ovunque.

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Appare evidente che alle condizioni 1 e 2 corrispondono valori pi alti dei momenti positivi in campata, mentre la condizione 3 fornisce il massimo momento negativo allappoggio. Ci appare ancora pi naturale se si pensa che la terza combinazione di carico data dalla somma delle prime due: di conseguenza, in regime di sovrapposizione degli effetti, anche il diagramma dei momenti sar dato dalla somma dei diagrammi ottenuti caricando le due campate separatamente. In Figura 4.4, assieme ai diagrammi, sono riportate anche le deformate della trave (linea elastica) sotto le rispettive condizioni di carico. In conclusione, per progettare correttamente la trave riportata nellesempio, necessario prendere in considerazione tutte e tre le eventualit. Si allarghi, adesso, il concetto della combinazione dei carichi, a travi continue con un numero imprecisato di campate. Consideriamo la trave nella figura seguente:

q q q A B C

1 cdc 2 cdc 3 cdc

l
2

1 cdc
A ql /10.4
2

ql /16

2 cdc
A B

ql /16

C ql /10.4
2

3 cdc
A ql /14.2
2

ql /8 C ql /14.2
2

Fig.3.2 Combinazioni di carico

Immaginiamo che su di essa gravino carichi di tipo permanente e carichi di tipo accidentale. Ci si chiede allora quale sia la distribuzione di tali carichi in grado di determinare lo stato di sollecitazione pi gravoso. Un procedimento tipico il seguente: Si determina la posizione dei carichi accidentali in modo che in una determinata sezione si verifichi il valor massimo della sollecitazione cercata (momento, taglio etc..) Si determinano i diagrammi di sollecitazione corrispondenti Si combinano insieme tutti i diagrammi inerenti le sezioni pi significative, ottenendo il cosiddetto diagramma inviluppo. Per determinare la posizione dei carichi accidentali, in grado di provocare lo stato di sollecitazione pi gravosa in una determinata sezione, opportuno ragionare sulla deformata che essi provocherebbero.

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I carichi permanenti si considerano uniformemente ripartiti su tutte le campate, per cui occorre valutare la posizione dei soli carichi accidentali. Prendiamo in considerazione, per esempio, il momento in campata AB della trave:

Il momento MAB positivo se tende le fibre inferiori, sicch il carico deve essere posto necessariamente su tutta la campata AB. Ci si accorge poi che un carico uniformemente ripartito su CD provocherebbe lo stesso tipo di deformata:

Il carico posto in altre campate provocherebbe nella campata AB un momento di segno opposto. Tale condizione va dunque scartata:

In definitiva la condizione di carico accidentale pi gravosa per il momento in campata AB la seguente:

Stessa condizione per il momento nella campata CD con analogo ragionamento si ottengono le condizioni di carico pi gravoso per il momento nella campata BC e negli appoggi B, C e D.

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Per quanto riguarda lappoggio relativo allo sbalzo, questultimo si comporta come una mensola e quindi come una struttura isostatica. Di conseguenza, Il momento che si sviluppa sullappoggio vale quanto il suo momento dincastro perfetto. Infatti, se si fa lequilibrio delle forze sulla mensola considerando un taglio su di essa un infinitesimo prima dellappoggio si ha:
q

M Ip =
MIp L

q L2 2

luce

Una volta determinati i diagrammi delle sollecitazioni (taglio e momento) relativi alle condizioni di carico pi gravose si pu costruire il cos detto diagramma inviluppo come sovrapposizione di tutti i diagrammi.

Fig. 3.3 - Tipico andamento del diagramma inviluppo del travetto di un solaio

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4. IL PREDIMENSIONAMENTO DELLE ARMATURE


Per una sezione rettangolare a semplice armatura il predimensionamento dellarmatura pu essere effettuato in via approssimativa utilizzando la relazione che fornisce il momento ultimo di una sezione rettangolare in cemento armato: M= Cz =Tz = 0.90 d Af fyd
Braccio delle forze interne z

dove d=H-d laltezza utile della sezione pari allaltezza H della sezione diminuita del copriferro d, Af larmatura a flessione incognita mentre ffd la resistenza di calcolo del cls. Dalla precedente imponendo che il momento di calcolo sia pari al momento ultimo della sezione si ricava larea Af strettamente necessaria allequilibrio della sezione:

Af =

Md 0.90 d f yd

Tale formula giustificata dal fatto che il braccio delle forze interne non molto variabile e pari a:

1 0.416K = 1 0.416

As f yd yc = 1 0.416 = 1 0.514 s d 0.81bd f cd

Il cui andamento in funzione della percentuale meccanica di armature indicato nella seguente figura:

Figura 4.1 Braccio delle forze interne in funzione di s

Il solaio non presenta per una sezione, ma generalmente a T. Questo complica evidentemente il predimensionamento in quanto lespressione delle risultanti di compressione e trazione e il braccio delle forze interne varia in funzione della geometria della sezione stessa. Tuttavia, poich il calcestruzzo teso considerato non reagente, nellipotesi che lasse neutro cada nella soletta la sezione pu essere considerata ancora rettangolare, come illustrato nella figura seguente.

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a.n Soletta

Se poi lasse neutro dovesse cadere di poco al di sotto della soletta pu essere considerato ancora valido il coefficiente 0.90 e larmatura pu essere ancora predimensionata con la formula precedente. Una volta nota larea Af strettamente necessaria si pu ricavare il diametro dei tondini, prescelto il loro numero totale nf:

D=

4 Af

nf

Per sezioni ad aderenza migliorata il diametro si riferisce ad una sezione circolare equivalente. Si calcola cio il peso dellarmatura effettiva (per metro di lunghezza) e la si uguaglia al peso di unarmatura liscia di diametro D. Una volta nota la quantit darmatura occorre rispettare le indicazioni normative sullarmatura longitudinale:

5. IL DIAGRAMMA DEI MOMENTI RESISTENTI


Una volta aver trasformato le aree di ferro minimo in tondini, necessario stabilire la disposizione dei ferri, dove interromperli, dove aggiungerli etc Questa operazione pu essere svolta graficamente attraverso la costruzione del diagramma dei momenti resistenti. Il momento resistente Mr() relativo ad una sezione armata con un certo quantitativo Aeff di armatura, pu essere calcolato, in via approssimativa, invertendo la formula semplificata con cui vengono calcolati i quantitativi minimi di armatura: Afmin= Md/(0.9d fyd) Mr()= Aeff0.9 d fyd Il diagramma dei momenti resistenti viene costruito scegliendo una scala di misura verticale dei momenti e individuando il numero dei ferri necessari per coprire interamente il diagramma dei momenti (di calcolo). Le figure seguenti mostrano le fasi operative della costruzione del diagramma dei momenti resistenti per un trave continua a due campate ed uno sbalzo.

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Il risultato della costruzione indicato nella figura seguente.

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Fig. 5.1 - Tipico diagramma a scaletta del momento resistente

Una volta determinato il diagramma dei momenti resistenti si determinano le lunghezze delle armature ad esso associato. Nella figura in basso sono indicate le armature superiori ed inferiori del travetto associate al diagramma dei Momenti resistenti.

Fig. 5.2 - Disposizione ideale delle armature

I ferri vanno infine convenientemente ancorati al calcestruzzo. Per la determinazione della lunghezza di ancoraggio si faccia riferimento al capitolo 7. La figura seguente mostra la disposizione delle armature del travetto comprensive della loro lunghezza di ancoraggio.

Fig. 5.3 - Disposizione delle armature con lunghezza di ancoraggio

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6. DISPOSIZIONE DELLE ARMATURE : DETTAGLI COSTRUTTIVI


Per la disposizione delle armature occorre tener presente che in generale: I ferri devono essere disegnati sotto ad una sezione longitudinale, in scala 1:50, del travetto specificando il diametro dei tondini e le lunghezze dei ferri. I ferri non possono avere lunghezza superiore ai 12 metri. Un ferro continuo pu essere spezzato in pi tratti ricorrendo ad unadeguata sovrapposizione (80 = 40 + 40) ferri inferiori possono essere spezzati in corrispondenza degli appoggi (momento positivo nullo). I ferri superiori possono essere spezzati in campata (momento negativo nullo).

In quanto segue, vengono fornite specifiche indicazioni per le singole tipologia darmatura.

6.1.

Armatura Longitudinale Inferiore

Larmatura minima Af da considerare in zona tesa deve rispettare la seguente condizione: A f , min = 0.26 f ctm bt d 0.0013 bt d f yk

dove bt rappresenta la larghezza media della zona tesa; per una trave a T con piattabanda compressa; nel calcolare il valore di bt si considera solo la larghezza dellanima; d laltezza utile della sezione; fctm il valore medio della resistenza a trazione assiale definita nel 11.2.10.2 delle NTC08 fyk il valore caratteristico della resistenza a trazione dellarmatura ordinaria
armatura superiore soletta collaborante pignatta travetto bo bp i bo

s h H

armatura inferiore

Inoltre occorre rispettare le indicazioni seguenti Af,min 4% Ab dove Ab larea della sezione occupata dal calcestruzzo.

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Alle estremit di ogni travata va posta una quantit di armatura in grado di assorbire uno sforzo di trazione pari al taglio. Inoltre larmatura deve essere convenientemente ancorata (vedi paragrafo ancoraggio armatura).
Tmax

Lunghezza di Ancoraggio

Af = Tmax/fyd

Oltre al rispetto delle indicazioni normative occorre rispettare alcune regole derivate dalla pratica professionale. Riguardo larmatura inferiore occorre rispettare le condizioni seguenti: Max 2 ferri per travetto Nei travetti con fondello in laterizio le armature inferiori si dispongono nel traliccio prima della prefabbricazione dello stesso.

armature di calcolo

Si utilizzano solo diametri pari Le disposizioni tipiche dellarmatura inferiore sono le seguenti:

ancoraggio

1 ...

ancoragg
1 ... 1 ...

Lunghezze differenti

Lunghezze uguali

Fig. 6.1 - Possibili disposizioni delle armature inferiori nei travetti di un solaio

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6.2.

Armatura longitudinale superiore

Nei solai in c.a. misti queste armature vanno posizionate nelle sole zone a momento negativo.

zone a momento negativo

Essendo la zona compressa limitata, spesso la sezione a T insufficiente, sicch si adotta spesso la soluzione di eliminare una o pi file di pignatte realizzando la zona piena. La sezione si presenta allora rettangolare di base pari allinterasse dei travetti i.

Anche per larmatura superiore vanno rispettati i stessi limiti dellarmatura inferiore A f , min = 0.26 A f 4% Ab f ctm bt d 0.0013 bt d f yk

Le disposizioni usualmente adottate per larmatura superiore sono indicate nella figura seguente:
d ire zio n e te ssitu ra d e l so la io a rm a tu ra

so la io Zona p ie n a tra ve

1 L 1 L 1 L 1 L

Disp.1 (lunghezze

Disp.2 (lunghezze uguali)

Fig. 6.2 Possibili disposizioni delle armature longitudinali superiori

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Anche in tal caso, come per le armature inferiori, il quantitativo di armatura per le due disposizioni lo stesso.

6.3.

Sbalzi

Si distinguono due tipi di sbalzi: in continuit (con o senza rilassamento). La disposizione dellarmatura cambia in un caso o nellaltro. Sbalzo in continuit senza ribassamento In tal caso la tessitura del solaio sullo sbalzo identica al solaio di campata. Larmatura viene disposta in maniera da ricostituire la continuit statica del comportamento e il piano di calpestio del solaio non subisce variazione di quota.

Sbalzo in continuit
solaio

trave

Questa armatura proviene in genere dalla campata adiacente

ancoraggio

Questa armatura serve per resistere ad uno sforzo di trazione pari al taglio (D.M. 09/01/96 P.5.3.1)

Fig. 6.3 Realizzazione di uno sbalzo in continuit

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Sbalzo in continuit con ribassamento. A differenza del caso precedente il piano di calpestio del solaio subisce un variazione di quota per problemi legati allevacuazione delle acque piovane.

Sbalzo con ribassamento

Ancoraggio L = 40

Quando lo sbalzo non tessuto in continuit con il solaio, bene prevedere delle armature in grado di ancorare la mensola al solaio perpendicolare in modo da ridurre gli effetti della torsione primaria sulla trave portante.

7. CALCOLO DELLA ZONA PIENA


Il solaio, data la sua capacit di ripartire i carichi trasversalmente, fa parte di quegli elementi che non necessitano di armatura a taglio. Ci significa che le sollecitazioni di taglio vengono interamente assorbite dal calcestruzzo. La procedura per il progetto e la verifica a taglio deve essere effettuata in corrispondenza di tutti gli appoggi dove gli sforzi di taglio sono massimi. Per quanto disposto dalle normative se il taglio di calcolo non supera il valore del taglio ultimo in assenza di armature dato dalla formula di seguito indicata, non devono essere utilizzate armature a taglio

Vrd = 0.18 k (100 1 f ck )1/ 3 / c + 0.15 cp bw d v min + 0.15 cp bw d


dove:

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Larmatura Asl definita in accordo con quanto riportato nella figura seguente.

Figura 7.1 Definizione dellarmatura Asl per il calcolo della resistenza a taglio Poich la sezione di un travetto a T, il taglio portato essenzialmente dallanima, Il taglio massimo Tmax si verifica sempre in corrispondenza degli appoggi, mentre il taglio ultimo Tu situato in genere ad una distanza di 20-40 cm dallappoggio.
Zona piena

Tmax

Tu Tu

Tmax

zona resistente al taglio

Fig. 7.2 Individuazione delle zone piene

Ci suggerirebbe lutilizzo di armatura a taglio proprio nella zona scoperta. Poich costruttivamente il posizionamento di armature trasversali come le staffe operazione difficile (La norma al punto 4.2.2.2 permette di non utilizzare armature a taglio nei solai).

Fig. 7.3 Tipologie di fasce piene

Si preferisce incrementare la sezione di cls eliminando nella zona fra Tmax e Tu le pignatte realizzando la cosiddetta zona piena. In figura 7.3 sono indicate le tipologie di zone piene comunemente utilizzate.

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Le zone piene possono dunque essere realizzate eliminando per un tratto limitato (20-40 cm), a partire dalla trave dappoggio, gli elementi di alleggerimento (fascia piena) oppure una parte di essi (fascia semipiena). Nel caso si dovesse verificare un taglio particolarmente elevato, si potrebbe aumentare la base del travetto, oppure in casi estremi utilizzare dei ferri piegati.

Zona Piena Zona Sempiena

Fig. 7.4 Un esempio di calcolo di zona piena

ZONA PIENA

Fig. 7.5 La realizzazione in cantiere della zona piena

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8. ANCORAGGIO DELLE ARMATURE


La normativa impone che le barre tese siano prolungate oltre la sezione dove non sono pi utili in modo da realizzare lancoraggio delle stesse al cls e dunque leguaglianza delle deformazioni dellacciaio e del cls. La normativa permette di considerare le tensioni di contatto acciaio-cls costanti su tutta la lunghezza di ancoraggio Indicata con fbd la tensione tangenziale allo stato limite ultimo del calcestruzzo la lunghezza di ancoraggio si calcola come segue. Per lequilibrio alla traslazione lungo lasse della barra deve risultare che la forza applicata sia pari alla risultante delle tensioni tangenziali che agiscono sulla superficie laterale della barra stessa.

D La fbd = T fctk fbd = 2,25

D La

fctk = 0,7 0.27 3 R 2 (N/mm2) ck


(D.M. 09/01/96 punto 2.1.2) Se immaginiamo larmatura snervata, si ha che:
T = A f f yd = D2 f yd 4

Dunque la lunghezza di ancoraggio La assume la forma: La = f yd 4 f bd D

ESEMPIO cls Rck 30 N/mm2 Acciaio feb44k fyk= 375 N/mm2 Quindi:

f bd = 2,25
f yd =

f ctk

= 2,25

0,7 0,27 3 30 2 = 2,55 N / mm 2 1,6

375 = 326 N / mm 2 1,15

quindi:

L a 32D
In genere si assume la regola La 40 D

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9. ULTERIORI INDICAZIONI PROGETTUALI


Per luci superiori a 5.50 metri necessario inserire un travetto rompitratta, o di ripartizione, perpendicolare alla tessitura dei travetti, con base 15 cm (armato con 2 16 sopra e 2 16 sotto) allo scopo di aumentare la rigidezza della struttura nel suo assieme

La soletta deve essere armata con una rete elettrosaldata in grado di ripartire i carichi trasversali e assorbire gli effetti del ritiro del calcestruzzo. Il quantitativo minimo previsto dalla normativa di 36/m o il 20% dellarmatura longitudinale di intradosso. Una rete di uso frequente composta da una maglia quadrata composta da 6/20 cm. Le prescrizioni sulla rete devono essere indicate sui disegni di carpenteria.

10. VERIFICA DELLE SEZIONI A FLESSIONE


Una volta determinato il quantitativo di armatura necessario, si passa alla verifica delle sezioni nei confronti della sollecitazione di flessione. In genere nei solai il comportamento delle sezioni assai duttile dato che larmatura in genere piccola rispetto alla sezione di calcestruzzo. Per tale motivo luso dellequazione (4) pu essere ritenuta ancora valido. In caso contrario, se lasse neutro cade in soletta, la sezione pu essere trattata ancora come rettangolare e questo semplifica notevolmente i calcoli. Se lasse neutro cade al di sotto della soletta occorre trattare la sezione come a T. In tal caso, facendo uso dello stress-block si pu risolvere il sistema per tentativi variando di volta in volta il diagramma delle tensioni e calcolando le risultanti di trazione e compressione che, se uguali, portano alla soluzione del problema. Le sezioni che solitamente vanno verificate sono quelle indicate nella figura seguente:

Fig. 10.1 Sezioni di verifica di un solaio

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11. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA


La rappresentazione grafica di un solaio in latero cemento particolarmente articolata e presuppone la conoscenza delle tecniche di disegno in grado di rappresentare al meglio loggetto del progetto. In genere un solaio viene rappresentato in pianta, dove sono indicati tutti gli elementi distintivi: travetti, pignatte, pilastri, zone piene, fili fissi, quote generali e particolari, sezioni di dettaglio. Un esempio riportato nella figura seguente.

Figura 11.1 - Pianta della carpenteria di un solaio Si noti la presenza delle armature, che in genere si riferiscono a un solo travetto e a zone diverse di solaio. Sono anche presenti alcune sezioni significative, che permettono di capire

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anche possibili variazioni di quota del solaio stesso. Vanno inoltre indicati i pilastri e i fili fissi. Questi ultimi rappresentano le facce di pilastri e pareti che per tutta laltezza di una struttura non subiscono nessun cambiamento planimetrico.

Figura 11.2 significato geometrico di Fili Figura 11.3 significato geometrico di pianta fissi di carpenteria La pianta della carpenteria di un solaio deve essere interpretata come la proiezione in pianta di una sezione orizzontale fatta appena al di sotto del piano considerato. In fig. xx viene meglio esplicitato il concetto. Anche per schemi pi complessi la rappresentazione cos come appena indicata rimane la migliore garanzia per una corretta interpretazione della volont del progettista.

Figura 11.4 Pianta carpenteria di un solaio latero-cementizio

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