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Sinistra Ecologia e Libert

Coordinamento regionale Veneto.

SALVIAMO IL VENETO
Per un PTRC che tuteli il patrimonio storico, culturale e paesaggistico

Il catalogo delle forme sterminato: nch ogni forma non avr trovato la sua citt, nuove citt continueranno a nascere. Dove le forme esauriscono le loro variazioni e si disfano, comincia la ne delle citt. Nelle ultime carte dellatlante si diluivano reticoli senza principio ne ne, citt a forma di Los Angeles, a forma di Kyoto-Osaka, senza forma Io parlo parlo dice Marco ma chi mi ascolta ritiene solo le parole che aspetta [...]. Chi comanda al racconto non la voce: lorecchio Italo Calvino, Le citt invisibili

Il mio convincimento che oggi in Italia larea della rendita si sia estesa in modo patologico. E poich il salario non comprimibile in una societ democratica, quello che ne fa tutte le spese il protto dimpresa. Questo il male del quale soffriamo e contro il quale dobbiamo assolutamente reagire [...] Oggi pertanto necessaria una svolta netta. Non abbiamo che due sole prospettive: o uno scontro frontale per abbassare i salari o una serie di iniziative coraggiose e di rottura per eliminare i fenomeni pi intollerabili di spreco e di inefcienza Gianni Agnelli, Espresso, novembre 1972

Relazione e comunicazioni allassemblea regionale di Sinistra Ecologia e Libert del Veneto, Padova 19 luglio 2013, presso ANPI

INDICE

Dino Facchini Premessa Oscar Mancini Unire il Rosso e il Verde

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Carlo Costantini Il Veneto di Galan-Zaia

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Luisa Calimani pag. 63 Contributo per una proposta di Legge Consumo di suolo e riconversione ecologica delle citt

Premessa
di Dino Facchini
Coordinatore Veneto di Sinistra Ecologia Libert

Questa la seconda volta che SEL presenta le proprie proposte in materia di ambiente e di territorio nella regione Veneto. In occasione della presentazione del PTRC da parte della Giunta regionale, Sinistra Ecologia Libert ha partecipato con una propria piattaforma alternativa alla discussione avviata nelle sette province e, con lassemblea svoltasi a Padova e conclusa dal responsabile nazionale dellambiente Paolo Cento, ha approvato le linee di fondo presentate nella relazione di Oscar Mancini e nelle comunicazioni di Carlo Costantini e di Luisa Calimani. I materiali che qui presentiamo sono anche loccasione di un confronto con tutte le associazioni e i movimenti che si sono costituiti e che lavorano attivamente nella nostra regione. In occasione della festa provinciale di SEL, svoltasi a Padova nellultima settimana di agosto, una nostra delegazione regionale si recata ad incontrare Don Albino Bizzotto, impegnato con lo sciopero della fame ad evitare il saccheggio del territorio veneto, che la giunta Zaia si appresta a favorire con lapprovazione del PTRC.

In quella sede abbiamo introdotto tra gli argomenti da discutere e approfondire quello del rapporto tra partiti e movimenti. Noi siamo convinti che gli uni abbiano bisogno degli altri, anche mantenendo loro caratteristiche peculiari e autonome. Nessuna operazione di rinnovamento, anche in materia di difesa del territorio, sar possibile senza il contributo originale dei movimenti di lotta, ma anche senza limpegno generale delle organizzazioni politiche progressiste sul territorio e dentro le istituzioni democratiche. Venezia Mestre, settembre 2013 Relazione di Oscar Mancini In questi giorni, pi di un giornale sottolineava, fra i punti a favore del cos detto decreto del fare, le norme per la semplicazione in materia edilizia1. Di fronte alla pi grave crisi economica dellultimo mezzo secolo e ai guasti evidenti e sempre pi irrecuperabili della cementicazione del territorio, la risposta di questa transgenica compagine governativa sembra essere ancora, almeno in parte, quella del rilancio delleconomia del mattone.
1 Il Decreto del fare contiene anche importanti misure di semplicazione in materia edilizia, riconducibili sia sotto il prolo procedurale (si pensi alla soppressione del comma 10 dellart. 20 TUE, qualora limmobile oggetto dellintervento sia sottoposto ad un vincolo la cui tutela non compete allamministrazione comunale o allintroduzione del nuovo art. 23-bis in materia di autorizzazioni preliminari alla SCIA), ma anche sostanziale, dato il mantenimento, in sede di conversione, delloriginaria rimozione dellobbligo generale di rispetto della sagoma per tutti gli interventi di ristrutturazione edilizia con demolizione e ricostruzione (contenuto nel previgente art. 3, comma 1, lett. d) e art. 10, lett. c) del TUE).Viene altres prevista, in favore degli ordinamenti locali, la possibilit di introdurre deroghe ai limiti (no ad oggi inderogabili) di densit edilizia, di altezza, di distanza fra i fabbricati e rapporti massimi tra spazi destinati agli insediamenti residenziali e produttivi e spazi pubblici o riservati alle attivit collettive, al verde pubblico o a parcheggi da osservare ai ni della formazione dei nuovi strumenti urbanistici o della revisione di quelli esistenti, previsti dal decreto ministeriale 2 aprile 1968 n. 1444. (Il Sole 24 Ore, 8 Agosto 2013)

Unire il Rosso e il Verde

Ma c del metodo in questa follia, in fondo. Ci che accade oggi, cio gli ennesimi provvedimenti a favore di una speculazione edilizia senza regole - perch questo che si nasconde sotto il velo ipocrita delle semplicazioni - sono solo lultimo atto di un processo storico lungo, consapevole e coerente. Quello che ha portato il nostro paese da giardino dEuropa, a primo fra i cementicatori, con un consumo annuale di circa 50.000 ettari, di cui 35.000 di suolo fertile. E come se ogni quattro mesi sorgesse una nuova citt delle dimensioni di Milano ed come se in una dozzina danni si cementicasse unintera regione delle dimensioni del Friuli Venezia Giulia. Negli ultimi dieci anni sono state realizzate circa 2.500.000 abitazioni. E come se avessimo costruito dal nulla due citt grandi come Roma. Altrettanto impetuosa stata la cresita del patrimonio edilizio destinato alle attivit produttive: un miliardo di metri cubi: afancati tra di loro signicano una costruzione larga 30 metri, alta 3 piani, lunga 3000 Km, due volte la distanza tra Palermo e Milano .E poi cave, discariche, piazzali, strade, svincoli e via elencando Le semplicazioni di oggi sono glie del progressivo abbandono delle pratiche di pianicazione di area vasta da parte dellamministrazione pubblica, sempre pi disponibile nei confronti della speculazione fondiaria. Cos lurbanistica contrattata, che dagli anni 80 ha scardinato la forma delle nostre citt, rappresenta il momento di resa della pianicazione pubblica agli interessi privati. Non inaspettatamente, man mano che questo processo di sudditanza del pubblico nei confronti degli interessi privati progrediva, aumentava, in modo direttamente proporzionale, sia lo svilimento
2 Mauro Baioni (2012) in Edoardo Salzano- Mauro Baioni- Ilaria Boniburini, La citt non solo un affare, AEmilia University Press
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degli organi democratici- dal ruolo dei consigli regionali e comunali3 a quello dello stesso Parlamento sia la corruzione, lopacit delle procedure e dei controlli e spesso anche linltrazione delle grandi organizzazioni criminali, ormai presenti in tutto il territorio nazionale e in molti dei grandi cantieri aperti in questi ultimi decenni, no agli scandali pi recenti.(M.P.Guermandi 2013) Illuminanti sono i casi Consorzio Venezia Nuova e Sesto San Giovanni anche per la loro trasversalit politica. 1. Il Veneto La vera ricchezza del Veneto, uno dei territori pi belli dItalia gi Belpaese per antonomasia sta, da un lato, nel suo patrimonio artistico e storico, paesaggistico e culturale e, dallaltro, nella sua industria manifatturiera, un tempo locomotiva dItalia. Entrambi questi patrimoni italiani sono a rischio. E in crisi la nostra industria manifatturiera insidiata dai mancati investimenti in innovazione di processo e soprattutto di prodotto e dalle delocalizzazioni, con conseguenze drammatiche sul lavoro e loccupazione. Negli ultimi cinque anni in Veneto abbiamo perso 80.000 posti di lavoro, 7,8 punti di PIL4, il tasso di disoccupazione salito all11,6%, il sostegno al reddito, tra cassa integrazione e disoccupazione, ha coinvolto 250.000 persone nel 2012. Epicentro della crisi il lavoro dipendente e in particolare lindustria manifatturiera.
3 La L.R.11/2004 prevede che, in caso di preventiva sottoscrizione di un accordo di co-pianicazione tra regione, provincia e comune, il PAT non deve nemmeno essere riportato in Consiglio Comunale per il parere (controdeduzioni) sulle Osservazioni/opposizioni: lapprovazione si riduce alla conferenza dei servizi, nella quale, il sindaco (o suo delegato), con i rappresentanti della regione e della Provincia (ora le deleghe dellapprovazione formale sono attribuite alle province), concordano lapprovazione ed il recepimento o meno delle osservazioni. 4 Nel 2013 si prevede una ulteriore perdita dell1,2%.

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E a rischio il nostro territorio, sempre pi abbandonato al degrado e affogato dallabnorme crescita urbana. Un pervasivo consumo di suolo ha generato quel fenomeno denominato sprawl ossia per dirla con Sergio Lironi la citt tentacolare che si sparpagliata nel territorio, cancellando luoghi identitari, beni ambientali e culturali, banalizzando e omologando il paesaggio, degradando la qualit del vivere quotidiano di ciascuno di noi. In nove anni dal 2002 al 2010 si sono realizzati nel Veneto oltre 164 milioni di mc di fabbricati non residenziali, mentre in undici anni dal 2000 al 2010 la produzione di edilizia residenziale stata pari a quasi 150 milioni di metri cubi. Un boom edilizio, quello dellultimo decennio, che non trova certo giusticazione n nello sviluppo delle attivit produttive n nelle dimensioni reali e nelle caratteristiche della nuova domanda abitativa. Lo dimostra anche il fatto che oggi nel Veneto vi sono oltre 97.000 alloggi invenduti e una grande quantit di abitazioni stte. Si dunque costruito troppo e si sono realizzate tipologie non rispondenti (per costi e dimensioni) alla reale domanda abitativa costituita in prevalenza da immigrati e famiglie con bassi redditi: una drammatica contraddizione testimoniata in particolare dalla costante crescita degli sfratti per morosit e dalla lunga lista dei richiedenti un
5 Secondo i dati forniti dallIstat in occasione dei Censimenti della aziende agricole, per effetto della crescita urbana e dellabbandono delle montagne tra il 1970 ed il 2010, in circa quarantanni nel Veneto la supercie agraria totale (la cosiddetta SAT) diminuita di 385.588 ettari (con un decremento del 27%rispetto al 1970), mentre la supercie agraria utilizzata (SAU) diminuita di 107.698 ettari. Un decremento che ha subito una brusca accelerata negli ultimi due decenni. Se negli anni Ottanta si registrava annualmente una diminuzione di 23 milioni di mq allanno di SAT, negli anni Novanta la media salita a 132 milioni di mq/anno, per raggiungere negli anni Duemila la cifra record di 147 milioni di mq/anno. Negli ultimi venti anni, dal 1990 al 2010, la SAT del Veneto diminuita di 279.830 ettari, ovvero del 21,5%, unestensione superiore a quella di tutta la supercie territoriale della provincia di Vicenza: con un ritmo di 38 ettari/giorno, corrispondenti a pi di 53 campi di calcio. (Sergio Lironi, Seminario AltroVe 2012)
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alloggio di edilizia pubblica. (Sergio Lironi) La stessa bulimia si esplica ora nella previsione di infrastrutture stradali e autostradali. Ma poi si allarga alle ferrovie ad alta velocit, ai porti, agli aeroporti, alla realizzazione di grandi poli terziari e residenziali. Per limitarci alle autostrade, i progetti inseriti negli accordi istituzionali di programma tra Regione e Stato lungo. Si va dalla Pedemontana veneta, al prolungamento della A27 no a Perarolo di Cadore, al prolungamento della Valdastico Nord no a Trento, al Passante di Mestre ultimato di recente, alla terza corsia della A4 Venezia-Trieste in corso di realizzazione, alla Nogara-mare, alla Via del mare (A4-Jesolo), alla nuova Romea (Orte-Mestre), al GRA di Padova compresa lautostrada lungo lidrovia PD-VE, alla nuova Valsugana. Sono progetti vecchi, la cui mancata realizzazione dovuta in parte alla opposizione delle popolazioni locali e soprattutto alla mancanza di risorse nanziarie. Intanto il mondo cambiato, sono cambiate le prospettive di crescita e le sue stesse modalit. La sostenibilit divenuta obbligo non solo morale, ma condizione normativa di fattibilit delle trasformazioni. La Regione veneto non ha per registrato il cambiamento e prosegue imperterrita nelle medesime politiche come fossimo negli anni sessanta rinunciando al suo compito di orientare alla sostenibilit il governo del territorio e facendosi portatrice degli interessi dei promotori delle grandi opere. (Vittadini 2013) Limpatto sul territorio devastante. Altrettanto sulle casse pubbliche. Infatti, le decisioni di realizzare le grandi opere proposte si basano sullassunto che le risorse saranno messe a disposizione dai privati attraverso la formula del project nancing e che si ripagheranno attraverso i pedaggi. Per tutte le opere sopra citate questo assunto del tutto falso: i privati realizzeranno le opere solo se lAmministrazione

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pubblica si impegna a coprirne i costi anche qualora gli investimenti fossero maggiori del previsto o il trafco minore del previsto. Dunque per i privati proponenti, rischio zero e guadagno certo; per la collettivit utilit incerta e altissimo rischio di costruzione di un debito differito di ingenti proporzioni, addossato alle spalle delle prossime generazioni. 2. Bolle immobiliari ed economia reale Crisi industriale e speculazione immobiliare sono due fenomeni separati e distinti, senza alcuna connessione? Al contrario noi siamo convinti che tra di essi esista una stretta relazione. La scarsa produttivit del sistema economico italiano stata determinata in misura non trascurabile dalle politiche a favore della rendita parassitaria. Il mondo degli affari immobiliari, anzi, ha costituito lunica certezza disponibile per la ristrutturazione delle aziende industriali. I grandi gruppi italiani hanno scoperto le gioie del Real Estate nella seconda met degli anni novanta. Unoperazione emblematica condotta da Tronchetti Provera a partire da una joint venture del 1997 con Morgan Stanley, per unicare la gestione del patrimonio dellindustria Pirelli no a farne un grande operatore immobiliare, la Pirelli & C. Real Estate. Lesternalizzazione dei patrimoni industriali in appositi fondi immobiliari viene realizzata in pochi anni da tutti i grandi gruppi italiani (da Fiat, Benetton, Falck ecc.), da banche e assicurazioni (Ina, San Paolo-Imi, Generali ecc.) e dai grandi enti pubblici (Eni, Enel, Fs ecc.). Si tratta della pi importante ristrutturazione del capitalismo italiano di fronte alla sda della globalizzazione. I gruppi industriali ottengono da questoperazione un netto miglioramento dei propri bilanci, come non sarebbe stata possibile con nessunaltra ristrutturazione produttiva. Le perdite nella competizione

mondiale vengono dissimulate da una forte ristrutturazione degli asset patrimoniali. Sullaltro lato del processo agiscono le banche che ricevono questi patrimoni e hanno il compito di valorizzarli tramite le societ veicolo. Lobiettivo viene raggiunto promuovendo una forte crescita della domanda di acquisto, spostando decisamente nel settore immobiliare lofferta di credito e stimolando in tutti i modi le famiglie a indebitarsi per la casa. Questa politica ha aiutato la ricollocazione del capitalismo italiano nei confronti della globalizzazione. I grandi gruppi industriali, infatti, hanno capito molto presto che senza impegnativi investimenti in ricerca e innovazione non avrebbero retto la concorrenza con i paesi emergenti; cos, anzich puntare sulla via alta allo sviluppo intraprendono politiche di ripiegamento nei settori protetti dalla decisione pubblica e in quelli tendenzialmente monopolistici. Gi la Fiat di Romiti ridimensiona il core-business dellautomobile per buttarsi nelle avventure mancate nei servizi, prima nellelettricit con Edison e poi nei telefoni con la privatizzazione Telecom. Quel grande patrimonio di tecnologia che era Telecom stato sancato dalle incursioni prima della Fiat, poi della razza padana e inne della Pirelli, divenendo il luogo privilegiato in cui il capitalismo italiano risciacquava i propri debiti e si assicurava una protezione dalla competizione internazionale. Le privatizzazioni delle autostrade e degli aeroporti hanno dato loccasione di ripiegamento a Benetton, considerato no al decennio precedente lemblema del successo internazionale del made in Italy. In questo grande ritiro del capitalismo italiano dalla globalizzazione sono state coinvolte tante altre imprese medie e piccole. Non tutte fortunatamente.

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I plusvalori della rendita nanziaria e immobiliare, sempre pi intrecciati, sono di gran lunga superiori rispetto a quelli normali dei protti industriali, senza neanche la difcolt di organizzare il ciclo produttivo. Cos come lacqua si dirige dove trova la strada pi agevole le risorse disponibili sono attratte dagli usi speculativi a discapito di quelli produttivi. Unarea agricola per il solo fatto di essere resa edicabile dai piani regolatori dei comuni o dai piani strategici della Regione moltiplica per 10-20 volte il proprio valore di mercato. Qual il settore industriale che pu consentire simili guadagni? E se si hanno le informazioni giuste al momento giusto si acquistano per tempo i terreni dove un giorno saranno allocati i caselli autostradali per costruire l le New Cities previste dal PTRC o dove saranno consentite le nuove lottizzazioni volute dai comuni in cerca di oneri di urbanizzazione per i loro bilanci dissestati. Infatti, per sopperire ai decit dinfrastrutture e di bilancio, molti sindaci hanno inventato la zecca immobiliare, cio per dirla con Walter Tocci stampano carta moneta assegnando ulteriori diritti edicatori in cambio di oneri di concessione. Ma lo scambio ineguale perch le infrastrutture necessarie per i nuovi quartieri costano molto di pi degli oneri di concessione e richiedono un nuovo intervento della zecca, in una spirale sempre pi dannosa per linteresse pubblico. Lo prova il fatto che il valore del capitale sico delle citt non mai cresciuto tanto, ma alla ne del ciclo immobiliare le citt si ritrovano povere di infrastrutture e con bilanci disastrati. Dove andata a nire tutta questa ricchezza? Come si spiega questo scarto tra ricchezza immobiliare e povert urbana? I plusvalori sono stati acquisiti in gran parte da proprietari senza merito, non essendo determinati da inve-

stimenti ma da pure rendite di posizione. Questi plusvalori succhiati dal tessuto urbano sono stati ricollocati nel circuito nanziario globalizzato. Nello stesso tempo la bolla immobiliare ha espulso i cittadini con bassi redditi negli hinterland, nei pulviscoli edilizi intorno alle citt, con il risultato di aumentare il pendolarismo casa lavoro e di accrescere la congestione del trafco che angoscia le nostre esistenze. Ora che la bolla immobiliare ha incominciato a sgonarsi, chi ha comprato casa si ritrova con un patrimonio parzialmente svalutato, con laumento della rata del mutuo e dellIMU. E le imprese che, grazie alle agevolazioni della Tremonti bis, hanno investito in capannoni, anzich in ricerca e macchinari, appendono ora inutili cartelli vendesi e afttasi. Quelle che resistono soffrono invece della stretta creditizia. Le banche hanno fatto di tutto per gonare la bolla immobiliare e ora che i valori sono scesi, tengono in corpo gli asset senza certicarne la perdita ma facendo pagare questa sofferenza al sistema economico non erogando credito.6 E questo spiega molto della crisi italiana, certo non tutto, ma molto. Con la transizione postfordista i capitali prima generano la fabbrica a rete dispersa nel territorio, poi in parte delocalizzano7 e inne, in gran parte, si dislocano nella
6 Oggi le principali banche del paese pare che detengano da sole circa 400 miliardi di attivi immobiliari e che una parte di questi, sempre in aumento negli ultimi anni, siano crediti in sofferenza. (Mario De Gaspari 2013, Bolle di mattone, Mimesis) 7 Nasce cos limpresa a rete, il lavoro si disperde nel territorio. Prima le reti erano corte, distrettuali, oggi le reti diventano sempre pi lunghe, tendono a stendersi ed articolarsi su scala planetaria, connettendo segmenti di produzione, saperi tecnologici e reti commerciali, dislocate magari in continenti diversi. Il cambiamento reso possibile dalla rivoluzione dellI.C.T. che velocizza le comunicazioni e dalla ricerca del capitale di luoghi di produzione a minor costo del lavoro. Cos la fabbrica post fordista esternalizza: prima il lavoro si disperde nel territorio e nascono come i funghi i capannoni in mezzo alla campagna e nei nuovi P.I.P. della Tremonti concepiti come siti a minor costo, poi su scala globale. La fabbrica just in time elimina il magazzino perch esso viaggia sulle nostre strade congestionate che a

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nanza e nellimmobiliare. Il territorio diventato cos il cantiere di produzione del valore che deriva dalla rendita fondiaria che un tempo denivamo parassitaria. Ne deriva non solo il saccheggio del territorio ma anche limpoverimento del tessuto produttivo, la compressione dei salari e dei diritti, lerosione del welfare. Dalleconomia delle cose si passa alleconomia della carta. Il Denaro non pi un mezzo per comprare Merci e produrre pi Merci, ma il Denaro in s che diventa il ne: trasformare il Denaro in pi Denaro attraverso la nanza e trasformando Beni comuni in Merci per produrre sempre pi Denaro. una mutazione totale delleconomia capitalistica. Che trascina con s una mutazione profonda della societ. Il capitalismo industriale, che no a quel momento aveva guardato con aristocratica difdenza limprenditoria del mattone, dovette fare i conti con le regole della trasformazione per portare a termine il riuso dei grandi impianti produttivi, dal Lingotto alla Bicocca allarea Falck, no alla trasformazione commerciale degli edici storici com il caso di Benetton a Venezia che nel frattempo si era gi convertito nella rendita autostradale per citare i casi emblematici. La dismissione industriale fece scoprire ai capitalisti i vantaggi immeritati delle plusvalenze immobiliari, un modo pi semplice di arricchirsi, senza dover fare i conti con lorganizzazione del ciclo produttivo. A quel punto terminarono i dibattiti sullimprobabile patto tra i produttori, venne messa in softta qualsiasi ipotesi di separazione tra

rendita e protto e non se ne parl pi. Il suo posto stato preso dallattacco allarticolo 18, causa di tutti i mali. E stata proprio la rendita la vera responsabile della bassa crescita dellItalia, poich ha sottratto risorse importanti agli impieghi produttivi per destinarle a nalit speculative. A forza di creare valore spostando risorse dallindustria al cemento alla ne si ottiene bassa produttivit del sistema. La rendita deprime leconomia mentre si vanta di salvarla. Qui risiede la sua forza ideologica, la sua intrinseca capacit di misticare la realt. Da noi le banche non sono fallite ma portano in corpo zavorra pesante di titoli edicatori inesigibili e di immobili svalutati e proprio per questo contribuiscono alla stretta creditizia che soffoca le imprese. Esauritosi il grande ciclo immobiliare pi lungo dal dopoguerra ora il capitale nanziario punta sulle infrastrutture in projet nancing in salsa veneta di cui noi, coglioni e cretini come ci denisce con garbo Galan8, continuiamo a parlare male. Attraverso la nanza di progetto si nanzia un diluvio di autostrade e di ospedali. La sanit veneta, che pure viene presentata come la migliore dItalia, si scopre improvvisamente piena di ospedali da rottamare e da sostituire con ospedali nuovi di zecca: dopo Mestre e Alto Vicentino tocca alla Bassa Padovana, a Padova e ampliamenti e ristrutturazioni a Treviso e Verona. Mantovani costruzioni, Gemmo impianti, Studio Altieri la fanno da padroni. La rete stradale viene progressivamente privatizzata. Mentre il SFMR al palo da ventanni e nessuna manutenzione e ammodernamento della viabilit ordinaria viene effettuata si progettano autostrade a go go: come abbiamo gi detto, dopo il passante di Mestre la volta della Pedemontana, della Nogara Mare, della nuova Valsugana, della Valdastico Sud e Nord, della Romea commerciale, della
8 Giancarlo Galan, Intervista alla Nuova Venezia, 2013

loro volta attirano attivit commerciali, il tutto genera una mobilit multidirezionale delle merci e delle persone, quasi sempre su mezzi privati che congestiona il trafco e soffoca la nostra esistenza. Una mutazione gigantesca, formata dalla somma di trasformazioni diffuse e capillari, ha investito negli ultimi decenni il Veneto e lintera pianura padana. Un diluvio di cemento che ha deturpato uno dei paesaggi pi belli dEuropa. (Oscar Mancini, Citt e Lavoro, Roma Ediesse 2009)

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camionabile e del Gra di Padova, del Traforo delle Torricelle a Verona, del sistema delle complanari della Serenissima, del prolungamento della A27 no a Longarone, le Vie del mare verso Iesolo e potrei continuare9. Si sviluppa cos una repellente crosta di cemento e asfalto per dirla con Antonio Cederna. Il tutto sotto lattenta regia dellassessore Chisso e del potente segretario alle Infrastrutture Silvano Vernizzi che riunisce nella sua persona un lungo elenco di funzioni in conitto dinteresse tra di loro.10 Emblematica loffensiva ripartita negli ultimi tempi per rimuovere la storica ostilit dei trentini alla Valdastico Nord. Le ragioni vengono ben spiegate da Renzo Mazzaro: La societ proponente la Brescia-Padova, con la concessione in scadenza nel 2013. Alla perdita seguirebbe il disastro per le banche che hanno prestato i soldi, soprattutto Intesa San Paolo. Lunico modo per far sopravvivere la concessione privatizzare la Brescia9 Oggi il tema pi rilevante senza alcun dubbio la Pedemontana: unautostrada a pagamento che dovrebbe collegare Montecchio Maggiore (VI) a Spresiano in provincia di Treviso, un serpentone di cemento e asfalto lungo 95 Km di cui 50 in trincea, unopera da 2 MDL e oltre di euro, pi volte bloccata dai ricorsi dei cittadini e di alcuni Comuni (Villaverla capola) e fortemente voluta da Zaia e dagli imprenditori. Unautostrada, cos come progettata, inutile e dannosa, come ci ha spiegato larch. Massimo Follesa, il portavoce del Co.Ve.Pa, il Coordinamento Veneto Pedemontana Alternativa. 10 Per la loro realizzazione va rimosso ogni ostacolo. Sino a invocare, come fa il commissario Silvano Vernizzi, la cancellazione del diritto dei comitati a ricorrere. Segretario di unanomala e verticistica struttura amministrativa della Regione egli contemporaneamente Commissario per la Pedemontana Veneta (lo stato per il Passante di Mestre) nonch Amministratore Delegato della disastrata Veneto Strade. Ne deriva un assetto gerarchico regionale che pone al vertice il Segretario che riunisce le funzioni di valutazione tecnica e di verica di compatibilit, anche di progetti stradali. Ma non basta, perch la medesima persona pure il Presidente delle commissioni regionali in materia di valutazione ambientale (VAS e VIA) oltre che Autorit competente per la valutazione di incidenza ambientale (la V.Inc.A, per la tutela della biodiversit) e coordinatore del Comitato Tecnico per lattuazione dellintesa tra Regione e Ministero Beni Culturali in materia di paesaggio. Di fronte agli autorevoli pareri espressi dalla stessa persona, come si permettono questi comitati di intralciare la realizzazione delle opere? Bonaparte dixit!

Padova e rinegoziare la soluzione tecnica con i Trentini. I privati hanno gi rilevato le quote: sono Astaldi, Mantovani, F2i e naturalmente Banca Intesa. Laffare vale 2 mdl e 700ml di euro.11 Ecco un esempio concreto dintreccio tra grandi opere, affari e nanza. Cosa c di male mi chiese una volta un vecchio sindaco di Venezia a proposito delle modalit con cui veniva costruito il nuovo ospedale di Mestre. C di male innanzitutto che a differenza di altri tipi di concessione in cui il concessionario privato si accolla tutti i rischi del mercato, con il projet nancing sporco i rischi rimangono pubblici ed eventuali perdite per il privato vengono garantite dai fondi pubblici. Cos se per ipotesi il privato gestisce male il servizio o il mercato cambia e i protti non arrivano sar lente pubblico che, dopo aver pagato il canone per 25/30 anni, ripagher anche il debito. Un sistema questo per cui n da subito si sottraggono risorse ai servizi che paghiamo in termini di minori prestazioni e tickets e inoltre lente pubblico si mette sulle spalle un debito occulto che graver sulle prossime generazioni. Qualche anno fa, la Camera del Lavoro di Vicenza insieme al Sindaco di Schio, grazie ad unautorevole consulenza, riusc a dimostrare che si poteva realizzare lospedale unico Schio-Thiene spendendo meno della met. Ma a nulla valsero i nostri numeri12 di fronte alla protervia del duo Galan Sartori, alla via immobiliare alla sanit che continua a essere ostinatamente perseguita, come ci ha spiegato Fortunato Guarnieri. Un altro esempio di projet nancing ben raccontato da Carlo Costantini nella prefazione al libro Strada Chiusa riguardante la Pede11 I padroni del Veneto, Renzo Mazzaro, Editori Laterza 2012.

12 In quegli anni svolgevo la funzione di segretario generale della CGIL Vicentina.

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montana veneta. Riassumendo possiamo dire con Giovanni Arrighi che le spinte speculative sottraggono capitali ai commerci e alle attivit produttive e prima o poi portano alla svalutazione che, nellattuale sistema di cambi ssi, si ripercuotono sul credito alle imprese, sui mutui, sui salari, sulloccupazione, sui servizi. 3. Il movimento contro il piano di cementicazione del Veneto Nella torrida estate dello scorso anno il Presidente Zaia cos si esprimeva
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zioni, forze sociali e che non riusc nemmeno ad arrivare alla discussione in Consiglio Regionale. Quello che doveva essere il ore allocchiello della giunta Galan appassito prima del tempo. Ma ovviamente gli immobiliaristi non demordono e premono per realizzare quel piano. Nel frattempo per cresce lopposizione coinvolgendo in modo inedito comitati e associazioni imprenditoriali e sindacali che il Presidente Zaia - dopo aver spudoratamente dato via libera a Veneto city, Tessera city, alla torre di Cardin e alla Pedemontana e via elencando - cerca adesso di rabbonire proclamando a parole Ora basta case e cemento mentre, con un escamotage giuridico di dubbia legittimit, lassessore Zorzato ha fatto approvare in Giunta una Variante al PTRC adottato dalla precedente Giunta, ma al contempo n ampia il valore legale (attribuendogli una inesistente valenza paesaggistica) e, per certi aspetti, ne peggiora i contenuti sostanziali rendendo le norme tecniche prive di efcacia e tentando di delegare alla Giunta regionale i concreti progetti attuativi. Il Consiglio Regionale e i Comuni vengono cos sostanzialmente espropriati e gli interessi degli abitanti del Veneto totalmente ignorati. Cambiano le Giunte, si avvicendano in carcere e agli arresti domiciliari i vertici dei consorzi, delle imprese e delle societ che monopolizzano le grandi opere, la Guardia di Finanza documenta linltrazione maosa nel mercato immobiliare del Veneto, il dissesto idrogeologico provoca danni in continuazione, la qualit dellaria la peggiore dEuropa ma la musica che suonano a Palazzo Balbi non cambia: cementicare e asfaltare. Lasciare mano libera ai progetti che le varie lobby nanziarie e del mattone hanno in programma e che concerteranno con i soliti assessori.14
14 Ripreso da un testo redatto da AltroVe, rete di comitati e associazioni per unAltroVeneto.

Nel Veneto si costruito troppo, non possiamo continuare cos. necessario fermarsi. assurdo continuare ad approvare nuove lottizzazioni urbanistiche, quando esistono gi abbastanza case per tutti. Piuttosto, diamo valore al recupero dei volumi esistenti. Basta con le nuove lottizzazioni. Non possiamo continuare a sgurare il paesaggio, consumare territorio, offrire speculazioni che oggi, tra laltro, non hanno pi mercato. E provocano un danno ancora pi grave. Il patrimonio edilizio esistente, a fronte di nuove costruzioni, si svaluta e perde valore. Continua Zaia: S, penso a una moratoria in piena regola. Insomma dichiarazioni che facevano presagire, a quanti in buona fede gli danno ancora credito, a una svolta di chiaro stampo ambientalista da parte del governatore Veneto ed ex Ministro dellAgricoltura. Invece No: contrordine. La Regione ci riprova. Dopo quattro anni da Galan, Zaia ripropone il PTRC (Piano Territoriale Regionale di Coordinamento), il super-piano che a suo tempo fu sommerso da una marea di osservazioni (oltre 15.000) presentate da cittadini, associa13 In una intervista, pubblicata sul Mattino di Padova ed. on line del 19 agosto 2012.

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Sui tavoli degli ufci regionali sono gi pronte decine di progetti strategici, che impegnano il suolo veneto con svariati milioni di metri cubi di volumetrie e centinaia di chilometri di nastri dasfalto. Progetti che vanno approvati con le norme semplicate della Legge Obiettivo, degli Accordi di Programma, dei famigerati Project Financing e spesso gestite dai super-dirigenti e commissari. Ma per riuscirci la Regione ha bisogno di derogare dalle norme vigenti sulla salvaguardia e sulla tutela del territorio stabilite dalle Convenzioni europee sul paesaggio e sulle aree protette, dal Codice sui Beni Culturali , dai Piani di assetto Idrogeologici e dalle stesse leggi regionali ancora vigenti. Questo lo scopo vero del nuovo PTRC: un Piano che non un piano. Centinaia di pagine, di relazioni di esperti ben pagati, di indagini conoscitive disattese servono solo a incartare con belle parole le peggiori intenzioni che stanno dietro al nuovo Piano. Una bella confezione per incartare un uovo vuoto per dirla con Eddy Salzano. Di fronte a tanta sfacciataggine, le associazioni, i comitati, i gruppi che da anni operano nel Veneto a difesa del territorio e della qualit della vita degli abitanti e che gi allepoca delladozione del nuovo PTRC (2009) si erano mobilitati, hanno ricostituito un tavolo di lavoro che si riunisce presso lUniversit di Architettura di Venezia. Incoraggiati da alcuni successi parziali Stop a Elettrodotto Dolo Camin, Barcon, Ikea Casale, lottizzazione Asolo, a interporto a Dogaletto di Mira etc, ridimensionamento di Quadrante Tessera e da un inedito ascolto da parte delle forze di opposizione in Consiglio Regionale,
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ora il loro e il nostro obiettivo costringere la Regione a desistere dal suo tentativo di distruggere denitivamente il Veneto. Le principali obiezioni che formuliamo, sono le seguenti: 1. Il nuovo PTRC non pu avere valenza paesaggistica poich non rispetta le disposizioni del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio e perch rinvia a data da destinarsi lapprovazione dei Piani dambito. Quindi non possono essere abrogate le norme di salvaguardia vigenti del PTRC del 1992, salvo dare il via libera allulteriore devastazione del territorio: viene da chiedersi se il Soprintendente regionale ne sia consapevole e perch avvalli tale Piano. 2. Il nuovo PTRC non rispetta i Piani di assetto idrogeologico, n adotta una qualsiasi misura efcace per la tutela e il risanamento dellatmosfera, dando il via libera generalizzato a centrali elettriche di ogni tipo, numero e dimensione - a partire da Porto Tolle16 per nire con limbrigliamento dei umi del Bellunese - e continuando ad incentivare il trafco su gomma con il diluvio di progetti autostradali promossi dalle solite societ 3. Il nuovo PTRC d carta bianca alla Giunta regionale, delegando a essa ogni decisione sullindividuazione e lapprovazione dei grandi e meno grandi Progetti strategici che, con le nuove autostrade e strade a pagamento in projet nancing, sono di fatto
16 Come indicato nel 2012 dal Convegno Interregionale SEL di Adria, sono maturi i tempi,anche in considerazione della crescita di consapevolezza dei cittadini, perch le giunte regionali di Veneto ed Emilia Romagna diano attuazione agli impegni da loro assunti con la rma del protocollo del 27 dicembre 96.Lobiettivo quello distituire il Parco interregionale del Delta per superare articiose separatezze, potenziare lefcienza e lefcacia gestionale al ne di tutelare la pi vasta zona umida presente in Italia che, per le sue caratteristiche morfologiche e naturalistiche, riveste una importanza internazionale. In questa prospettiva rimane centrale lobiettivo, gi indicato dal Consiglio Regionale dellEmilia Romagna, di fermare lo sciagurato progetto di riconvertire a carbone la centrale termoelettrica di Porto Tolle per il momento in stand by.

15 Il paesaggio tutelato dal Codice (art.131 c.2) relativamente a quegli aspetti e caratteri che costituiscono la rappresentazione materiale e visibile dellidentit nazionale, in quanto espressione di valori culturali. Il paesaggio quindi come identit nazionale non pu essere evidentemente tutelato in autonomia dalle Regioni, e perci il Codice dispone (art. 135 c.1) che i piani paesaggistici siano elaborati congiuntamente tra Ministero dei Beni culturali e Regioni.

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lunico vero obiettivo di Zaia: il potere decisionale sul governo di gran parte del territorio regionale di fatto espropriato ai Comuni ed allo stesso Consiglio regionale che, con queste norme, darebbe totale delega alla Giunta regionale. Infatti, il nuovo PTRC crea attorno a tutti i caselli autostradali e alle stazioni ferroviarie una zona franca di due chilometri di raggio dove ogni decisione, favorevole o contraria, su nuovi insediamenti, sar frutto di accordi tra i proprietari delle aree e la Giunta regionale la Giunta, non il Consiglio - con la massima discrezionalit concessa dalla totale assenza di regole certe17. Per dare unidea: ciascuna area corrisponde a 1256 ettari, 20.000 ettari (200.000.000 mq.) nei soli caselli della Pedemontana Veneta. un sistema centrato sullutilizzazione intensiva delle aree circostanti i caselli. L devono addensarsi le attivit direzionali nuove da promuovere, la ricettivit alberghiera, i centri commerciali, tutti i centri dinteresse. Poco importa se non esiste alcuna seria dimostrazione dellesigenza di aumentare le sedi per tali attivit senza vericare la possibilit di ospitarle nelle strutture edilizie esistenti. Poco importa che con questa operazione si svuotino le citt e si condannino al deperimento i centri storici. Ci che conta che le decisioni relative a questi nodi li assuma tutti la Giunta regionale. Nascono cos le varie new Cities, da Veneto City a Tessera city a Motor city, alla cui realizzazione si piegano le infrastrutture con la previsione di spostare caselli autostradali, le sta17 Le norme infatti stabiliscono (articolo 38) che le aree afferenti ai caselli autostradali, agli accessi alla rete primaria ed al SFMR per un raggio di 2 Km dalla barriera stradale sono da ritenersi aree strategiche di rilevante interesse pubblico ai ni della mobilit regionale. Dette aree sono da pianicare sulla base di appositi progetti strategici regionali. Le aree dove si prevede di concentrare lo sviluppo immobiliare e nanziario, e insieme con esse i cuori delle aree urbane (poich tali sono spesso le stazioni ferroviarie) sono sottratte al potere dei poteri locali: sono afdati alla Giunta regionale.

zioni del SFMR e persino della TAV, questultimo il caso di Tessera. 4. Non vi alcuna norma minimamente cogente ed efcace per contenere il consumo di suolo che, nel Veneto, ai massimi livelli in Italia e in Europa. Lo stresso assessore Zorzato da noi incalzato nel recente incontro di Treviso ha ammesso che questo non un piano di prescrizioni. Non si era mai visto prima un piano fatto di auspici di buoni proponimenti, al massimo di qualche esortazione. Di fatto siamo quindi in presenza di un non piano. Questa analisi largamente ripresa dalle elaborazione di AltroVe, la rete dei comitati e delle associazioni per un altro Veneto, al cui lavoro contribuiscono in modo signicativo numerose/i compagne/i iscritti a SEL, stata fatta propria e rilanciata da SEL Veneto con un apprezzato volantino diffuso in migliaia di copie. Essa evidenzia innanzitutto che le norme contraddicono i buoni proponimenti. Vi sono i titoli e le enunciazioni ma il Piano vuoto di indicazioni prescrittive, di vincoli e di norme cogenti proprio sui temi che sono quelli per cui il PTRC dovrebbe poter assumere la valenza paesaggistica. La contraddizione non solo in termini. Essa evidenzia invece il carattere strumentale e le nalit effettive di questa Variante parziale al PTRC: dotare la Regione di uno strumento che solo nominalmente un Piano in quanto improntato alla losoa di Galan, fatta propria anche da Zaia, riassumibile in tre punti: 1 - nessuna norma, decider il mercato!, 2 - il potere decisionale e la gestione vanno delegati al governo regionale che tratter volta per volta col mercato stesso ossia con gli immobiliaristi. 3 - assolvere nominalmente allobbligo della attribuzione della Valenza Paesaggistica e strappare al Ministero per i BB.CC. il ne-

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cessario nulla-osta per avere poi, una volta delimitate le aree vincolate, mano libera sul restante 90 % del territorio. Quali gli sono gli interessi in campo? La strategia pro rendita della Giunta del Veneto ben descritta in un documento preliminare al piano: quello scritto da Paolo Feltrin, esperto bypartisan di politiche amministrative, dedicato a La seconda modernit veneta e il territorio. Ben consapevole che lespansione della citt favorisce la rendita marginale, si affretta a rassicurare i percettori di rendita differenziale, termine che allude al tema ricardiano dei terreni a diversa fertilit e che, in questo caso, indica la valorizzazione degli immobili interni alla citt, dotati di vantaggi posizionali. Si raccoglie in anticipo lobiezione e si corre subito ai ripari raddoppiando. Non solo nuovi insediamenti omnibus in corrispondenza dei caselli autostradali ma si suggerisce anche d incentivare uno sviluppo edilizio verticalizzato, in modo da trasferire allinterno del centro urbano il centro commerciale tout-court (p. 41). E le Norme raccolgono il suggerimento: si invitano i comuni a individuare anche nei centri urbani e in quelli storici aree ed edici che consentano linsediamento di grandi strutture di vendita (articolo 47). E perch no anche grattacieli tout court, suggerimento subito accolto prima a Iesolo e poi in modo bypartisan da Zaia e Orsoni, con il Palais, per il momento sCARDINato grazie anche alla mobilitazione nazionale e internazionale .
18 Lultimo assalto a Venezia quello ordito da Pierre Cardin. Un palazzoscultura, battezzato Palais Lumiere, il manufatto pi alto e voluminoso di tutta la pianura padana, nelle giornate terse visibile anche dalle Dolomiti. Un progetto entusiasticamente sostenuto dalla Regione e dal Comune di Venezia. Contro il progetto si sono schierati cinquanta esponenti dellintellettualit italiana, da Salvatore Settis a Carlo Ginzburg, da Stefano Rodot a Vittorio Emiliani, da Vezio De Lucia a Edoardo Salzano, da Tomaso Montanari a Pierluigi Cervellati. Lo scempio
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Nella stessa direzione spingono le scelte che la Giunta regionale compie per quanto riguardala residenza. Si afferma categoricamente che lincremento demograco registrato negli ultimi anni, che si prevede possa continuare, rende inevitabile un ulteriore aumento delledicato. Inevitabile, non c scelta (Relazione dei proto, p. 94). Si trascura del tutto la presenza di una enorme quantit di volumi inutilizzati, e una quantit ancora maggiore di volumi previsti dagli strumenti urbanistici vigenti. Tiziano Tempesta, valuta che si sia costruiti edici per un milione di nuovi abitanti. In questo modo le citt verranno saturate e devastate irrimediabilmente. Si trascura, come ci ha ricordato Vincenzo Genovese, che limpronta ecologica del Veneto registra un decit di 4,81 ettari per abitante, come dire che se tutti gli abitanti del mondo si comportassero come noi avremmo bisogno di pi di 4 pianeti. Si trascura, come scrive efcacemente Luisa Calimani, che: Salvare i territori agricoli necessario, ma non lo si pu fare consumando le poche aree libere e permeabili rimaste allinterno dei tessuti edicati, preziose per il benessere sico e sociale dei cittadini, per un miglioramento del microclima urbano, per un adeguato soleggiamento dei fabbricati e necessarie per evitare i sempre pi frequenti allagamenti. Luisa, nel suo importante contributo nazionale di cui ci parler ci ricorda anche che: Un ettaro di terreno urbano tenuto a prato con 150 alberature: asper ora accantonato ma il Comune non demorde: chiede addirittura di cancellare la fascia di rispetto paesaggistica di 300 metri che delimita lecosistema lagunare. Gi dalla Torre. il titolo del saggio che lurbanista veneziano Stefano Boato, docente dellIuav, ha dedicato proprio alla vicenda del progetto del Palais Lumire, uscito in questi giorni per la collana Occhi aperti su Venezia di Corte del Fontego Editore. Il testo ricostruisce in dettaglio tutti i passaggi amministrativi e burocratici della vicenda, compreso anche il carteggio intercorso tra il Comune e i Beni Culturali sullesistenza del vincolo e le molte contraddizioni che lhanno accompagnata.

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sorbe quasi 30 tonnellate annue di Anidride Carbonica; produce oltre 5 tonnellate annue di Ossigeno; traspira/evapora quasi 33 tonnellate annue di acqua; la temperatura media di una citt di 0,5-1,5 gradi superiore a quella delle campagne circostanti. Destate laria soprastante un prato alberato pu avere una temperatura inferiore anche di 15 gradi rispetto ad una supercie asfaltata. A questi aspetti ecologici si aggiungono i beneci sociali che gli spazi pubblici offrono come luoghi di aggregazione e di relazione. Sono gli spazi, che fanno di un luogo costruito, una citt e non un ammasso di cemento come diventerebbe saturando tutte le aree ancora inedicate. Si trascura del tutto di domandarsi per quali ceti, in quali luoghi, in relazione a quali redditi esiste un problema di accesso allalloggio. E, nel concreto, non si fornisce alcuna indicazione, alcun programma, alcuna ipotesi di nanziamento, se non la sollecitazione a costruire, intensicare, proseguire e governare lespansione delle villettopoli. Questa spinta allespansione dellurbanizzazione si sposa, da un lato, al disegno delle grandi infrastrutture, dallaltro, al proliferare delle iniziative di bricolage immobiliare. Sul primo versante la citata Relazione dei proto suggerisce immagini signicative: Il passante di Mestre e il GRA di Padova lasciano pregurare diversi possibili scenari di sviluppo per le due citt. Se guardiamo a Mestre, il Passante potrebbe essere interpretato come una nuova, pi ampia cinta muraria, il nuovo conne di una diversa citt con ambizioni di capitale regionale. Immagine ripresa purtroppo anche dal rettore dello IUAV. Non necessario lanciare una sda ai politici, come fa il proto Paolo Feltrin. Lhanno gi raccolta in anticipo: si tratta dei progetti Veneto City e Marco Polo City, questultima ridimensionata dal PAT,

componenti della Citt del Passante e poi siccome Verona non pu essere da meno ecco Motor City tra Verona e Mantova e via elencando, che hanno gi i suoi robusti sponsor, i suoi politici di supporto, e le sue propriet immobiliari. Dunque verticalizzare e densicare a partire degli spazi compresi tra il nuovo passante e la vecchia tangenziale di Mestre e dentro il GRA di Padova per dare forma alla progettata PATREVE, la vagheggiata citt metropolitana dai conni inniti e indeniti facendo leva sul sullintreccio di tti interessi che unirebbero i colli euganei con le spiagge iesolane e il Montello. Daltra parte se Venezia solo un brand perch proporsi il governo democratico di una comunit? Io penso al contrario che la citt metropolitana debba essere rappresentativa di una comunit territoriale e non avere un puro carattere di integrazione funzionale bens strutturale cio istituzionale. Ne deriva che necessariamente una comunit pretende lelezione diretta degli organi del nuovo ente.19 Sul secondo versante ci pensano i comuni con le nuove lottizzazioni oppure svendendo il loro patrimonio, consentendo cambi di destinazione duso, come nei casi esemplari della Benettown veneziana descritta da Paola Somma20, dal Ridotto al Fontego dei Tedeschi, allassalto alla Stazione Santa Lucia sostenuto anche dal dono che ci ha fatto larchistar Santiago Calatrava, e dello scandalo del Lido dettagliatamente raccontato da Edoardo Salzano in un aureo libretto21.

19 Ragionamenti sulla citt metropolitana di Venezia, Oscar Mancini, Eddyburg.it, 05 Gennaio 2013 20 Benettown, Paola Somma, Occhi aperti su Venezia, Corte del Fondaco 2011.

21 Edoardo Salzano. Lo scandalo del Lido di Venezia. Cultura e affari, turismo e cemento nell isola di Aschenbach, Corte del Fontego, Venezia 2011

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Al resto ci pensa la nanza per immettere i patrimoni immobiliari nel circuito globale della nanza per elevare nellOlimpo la rendita pura , che riassume in se rendita marginale, rendita differenziale e rendita nanziaria. 4. Che fare Lo slogan stop al consumo di suolo, che costituisce il vessillo di un sempre pi ampio arco di forze sociali e culturali, deve essere accompagnato da un altro: riqualicare le nostre citt per tutti i loro abitanti. Non vero che non ci siano esigenze di nuovi interventi di trasformazione delle citt. Insieme a un serio programma di difesa del suolo -che abbiamo lanciato con la campagna Terra Nostra - e di ricostruzione di ambienti compromessi serve un piano di messa in sicurezza e di riqualicazione energetica degli edici a partire da quelli scolastici, di attivazione di attivit produttive innovative, di recupero e restauro architettonico degli edici, dedicando attenzione alle esigenze abitative delle persone con bassi redditi, agli spazi pubblici. Un grande piano di piccole opere come abbiamo detto e poi un grande piano per la mobilit sostenibile sottoponendo il Veneto alla cura del ferro come cura alla malattia dellasfalto.
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Come scrive al mia amica Anna Marson, oggi assessore allurbanistica in Toscana, nel Veneto si scontrano, schematizzando, due scenari. Il primo vede larea centrale solo come un corridoio, un luogo di transito di merci tra Est e Ovest. Nuove infrastrutture stradali e ulteriore urbanizzazione di suoli agricoli e investimenti scaricati sugli enti pubblici. Il secondo, il nostro, punta sul restauro del territorio come patrimonio, luogo di vita e di produzioni di qualit e cura delle eccellenze produttive e sociali. Per queste esigenze esistono in ogni comune vaste aree urbanizzate e non utilizzate: dalle caserme agli edici dismessi, alle zone industriali semivuote insieme a tanti alloggi tenuti stti. Ci che pi indigna veder sottratto al ciclo biologico risorse insostituibili per lequilibrio tra luomo e la natura quando abbiamo a disposizione, per fare lesempio pi signicativo, una parte rilevantissima dei 2000 ettari di Porto Marghera, larea pi attrezzata e infrastrutturata di tutto il Nord Est, sito dinteresse nazionale, che attende di essere bonicata e riqualicata24. Gli ineludibili processi di riconversione industriale, come sottolinea giustamente la CGIL25, sono messi a rischio da progetti come quello di Veneto City, di fatto alternativi alla riqualicazione di quelle prezio-

22 Il fondo immobiliare consente di raggruppare in un portafoglio unico le propriet di una vasta gamma di immobili e di coinvolgere anche i piccoli risparmiatori su operazioni altrimenti fuori dalla loro portata, godendo altres di agevolazioni scali negate ai comuni cittadini. Con il fondo la valorizzazione approda a una rendita immobiliare pura, distante dalle concrete condizioni siche della trasformazione edilizia e connessa alle tendenze macroeconomiche determinate dalla nanziarizzazione. Allo stesso tempo, per, il fondo immobiliare consente una maggiore opacit delle operazioni rispetto alla normale gestione nanziaria, la quale non ha certo brillato per trasparenza. (Walter Tocci 2010) 23 Contrastare il grande saccheggio del territorio veneto, seminario SEL Veneto, Rovigo 22 ottobre 2011. Relazioni e interventi di Dino Facchini, Valerio Calzolaio, Oscar Mancini, Sergio Lironi, Luca De Marco.

24 Riqualicare Marghera signica, a mio parere, puntare su attivit innovative e non a un porto croceristico per grandi navi, incompatibili con quella laguna, fra le pi belle al mondo, dove passano i mostri giganti, templi del consumismo che somigliano pi a uno dei colossali alberghi di Las Vegas che non a semplici navi( Salvatore Settis) 25 Il documento di osservazioni al PTCP e al PTRC della Camera del Lavoro di Venezia rileva che questi progetti oggettivamente possono compromettere la principale priorit produttiva del territorio, cio la bonica e la riqualicazione di Porto Marghera e di fatto alternativi alla riqualicazione di quelle aree e alluso delle amplissime aree gi previste dal Piano Regolatore vigente. Una corretta politica urbanistica e industriale dovrebbe invece fondarsi sul recupero e la riqualicazione degli insediamenti esistenti minimizzando il consumo di suolo.

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se aree. Se la giunta Regionale fosse animata da buoni propositi qui che si dovrebbe applicare un piano strategico per una riconversione ecologica di quelle aree. Questo il progetto strategico che SEL rivendica. Pi in generale compito del Ptrc dovrebbe essere quello della costruzione di uno specico progetto (strategico) di riorganizzazione degli insediamenti basato sullinnovazione tecnologica e lecoefcienza con lobiettivo di realizzare un consistente numero di aree ecologicamente attrezzate. Un simile progetto ha ovviamente bisogno del contributo degli enti locali (Provincia e Comuni) e di tavoli di concertazione che coinvolgano le associazioni imprenditoriali e i sindacati, per individuare insieme i problemi emergenti. Lobiettivo dovrebbe essere quello di vericare la qualit degli insediamenti, i diversi gradi di saturazione nelle diverse zone produttive e le esigenze delle imprese e del mondo del lavoro, denibili in base a criteri di carattere tipologico, normativo, ambientale, viabilistico, infrastrutturale, di qualit della vita, da cui far discendere iniziative e progetti di riordino e riqualicazione, con le modalit sopracitate . Tante possibilit di trasformazione a ni sociali su cui impegnare intelligenze e capacit professionali e risorse oggi follemente impiegate nelle Grandi Opere, inutili a tutti fuorch alla crescita dellEgo degli
26 In alcuni contesti provinciali signicativi la Regione dovrebbe avviare progetti pilota di aree ecologicamente attrezzate che sappiano proiettare allesterno una diversa immagine delle zone industriali, intese come elementi qualicanti, non solo dal punto di vista dellattrattivit economica, ma anche sotto il prolo dellecoefcienza, ottimizzando le risorse aziendali ed umane a disposizione. Il layout degli interventi dovrebbe ispirarsi al Regolamento (CE) n.761/2001 per ladesione volontaria a un sistema di ecogestione e audit ambientale (EMAS) che prenda in considerazione le questioni fondamentali delledilizia sostenibile, dei consumi energetici e delle risorse idriche, nonch della mobilit e della qualit ambientale allinterno dellarea presa in considerazione per renderla ecologicamente attrezzata (certicazione EMAS ) nonch rispettosa delle norme sulla sicurezza nel lavoro.
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Archistar, dei promotori alla Cardin e a quelle del conto in banca di quanti approttano del banchetto. (Salzano 2012) Il Piano del lavoro della CGIL una buona base di partenza, le dettagliate sette proposte della FILLEA (40 Mdl in 20 anni) indicano il salto di qualit che in atto allinterno del movimento operaio proprio nella parte pi colpita dalla crisi. Anche noi vogliamo contribuire a denire una nostra proposta per il Veneto attraverso la costituzione di un dipartimento regionale. Un gruppo di lavoro aperto a quanti vogliono dare il proprio contributo didee e di proposte. A questo ne torno a sollecitare lindicazione di referenti provinciali per questi temi. Non partiamo da zero. Con le iniziative regionali di Padova e Rovigo, quelle provinciali di Vicenza e Treviso, con il documento sui riuti27, con le iniziative di diversi circoli, come quelle recentemente svoltesi a Mogliano e Dolo, stiamo ponendo le basi per costruire in modo partecipato la nostra idea del Veneto. Fin dora chiediamo che si proceda con la massima urgenza alla redazione ed approvazione di un vero Piano Paesaggistico e di un nuovo PTRC ispirato ai principi della effettiva tutela del patrimonio storico, culturale e paesaggistico della nostra Regione, della sostenibilit ecologica ed ambientale
27 Lobiettivo da cogliere con il nuovo piano dei riuti regionale quello di modicare completamente lattuale gestione del ciclo per un percorso verso riuti zero. Si tratta di sviluppare il concetto di riuto come una risorsa affermando una maggiore partecipazione responsabile e consapevole dei cittadini, con lobiettivo di realizzare le condizioni per soddisfare i bisogni umani e sociali impiegando meno risorse, consumando meno energia, riducendo le emissioni in atmosfera, producendo meno riuti, facendo risparmiare i cittadini con la diminuzione delle tariffe e creando lavoro sul territorio. Ne consegue lannullamento dei progettati nuovi impianti per lincenerimento, come quello previsto per Verona a Ca del Bue e una graduale dismissione di quelli esistenti a Schio, a Fusina (VE) e a Padova. Lo scenario alternativo, rispetto alla proposta di piano della Regione, prevede il raggiungimento della percentuale dell80% di raccolta differenziata attraverso lestensione del sistema porta a porta: Il risultato di oltre il 70% un traguardo gi raggiunto da molti comuni del Veneto.

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e della drastica riduzione del consumo di suolo. Chiediamo inoltre che, in attesa dellapprovazione di detto piano e delle relative norme tecniche cogenti, venga stabilita con apposito provvedimento regionale una moratoria edilizia28, ovvero la sospensione da parte degli enti locali di ogni determinazione sulle domande relative ad interventi di trasformazione edilizia ed urbanistica che interessino aree di espansione urbana (in particolare se utilizzate o utilizzabili a ni agricoli) ed aree poste ad una distanza inferiore al chilometro e mezzo dagli immobili individuati come beni paesaggistici. Fin dora facciamo nostre cinque richieste importanti - in parte gi presentate al Consiglio Regionale da Don Albino Bizzotto - tutte centrate sulla necessit di rilanciare la pianicazione, quale strumento di rinnovamento e democrazia: 1. Elaborare nalmente un vero nuovo Piano Regionale dei Trasporti (quello vigente risale al 1992, e le proposte intermedie di aggiornamento non sono mai state approvate dal Consiglio regionale). Un Piano che parta dai servizi necessari a garantire laccessibilit e assuma la migliore utilizzazione delle infrastrutture esistenti come principio prioritario rispetto alla costruzione di nuove infrastrutture. Un Piano fondato sulla domanda di mobilit espressa dai territori, riconosciuta attraverso un vero processo di partecipazione, in cui le scelte rispondano ad obiettivi di qualit della mobilit per tutte le componenti sociali e territoriali. Un Piano nel quale gli inevitabi28 La proposta di una decennale moratoria, eccezionale sospensione del corso dei termini per ladempimento delle obbligazioni di piano era stata avanzata ancora nel 2008 da Domenico Patassini, allora preside della facolt di urbanistica dello IUAV. Essa era motivata dalla considerazione che la distruzione del territorio assimilabile a pubblica calamit e dalla valutazione che consumo zero non produce effetti depressivi sul ciclo edilizio, ma lo qualica. Domenico Patassini in Edoardo Salzano, Oscar Mancini, Sergio Chiloiro, Citt e Lavoro, Ediesse 2009.

li conitti trovino soluzioni coerenti con gli obiettivi di sostenibilit ambientale e paesaggistica. Un Piano che parta da una conoscenza approfondita dei comportamenti, attento alla dimensione delle brevi e medie distanze, capace di raccordarsi alla dimensione locale recependone le ambizioni di coesione sociale, di qualit e di sostenibilit . Un Piano inne nel quale riesaminare tutti i progetti infrastrutturali n qui assentiti al ne di valutarne la fattibilit alla luce dei nuovi indirizzi comunitari (al 2050 riduzione dei consumi energetici del 70% del consumo di energia nei trasporti rispetto al 2009; al 2030 riduzione delle emissioni di gas climalteranti del 30% rispetto al 2008 e riduzione del 60% al 2050) e di ricomporre un disegno di prospettiva orientato alla sostenibilit sociale, nanziarie ed ambientale. 2. Introdurre e sperimentare metodi di reale coinvolgimento della popolazione locale nei processi di decisione che riguardano la costruzione di nuove infrastrutture. Sul modello, opportunamente rivisto per adattarlo alla situazione italiana, del Dbat Public previsto dalle norme francesi sulla protezione dellambiente. Questa prospettiva particolarmente importante per il progetto di potenziamento ferroviario Mestre-Trieste da ripensare completamente rispetto ai progetti di linea ad alta velocit (stupidamente sovradimensionati, territorialmente devastanti e funzionalmente inutili) nora presentati, disconosciuti addirittura dal Commissario di governo (Bortolo Mainardi) incaricato di portarli avanti. 3. Riformare composizione, struttura e funzionamento della Commissione Regionale VAS, responsabile della Valutazione di impatto ambientale dei progetti e della Valutazione ambientale dei Piani e dei programmi. La riforma deve rimuovere gli evidenti conitti di interesse (come possibile che il presidente di tale Commissione sia contemporaneamente presidente di Veneto Strade? Sar

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per questo che nessun progetto di grande opera stato valutato dalla Regione Veneto ambientalmente incompatibile?) e per migliorare lefcacia, nora assai modesta, delle valutazioni ai ni della sostenibilit degli interventi. Riformare le strutture di valutazione economico-nanziaria dei progetti stabilendo regole severe di esclusione dei progetti che richiedano salvataggi a posteriori nel caso di valutazioni sbagliate, delle quali devono farsi carico i proponenti. 4. Prendere nalmente sul serio, prima della costruzione di qualsiasi nuova strada, la realizzazione del Servizio Metropolitano Ferroviario Regionale, nanziando opportunamente treni e servizi come richiesto dai sindacati29, favorendo la concentrazione di attivit e di insediamenti intorno alle stazioni in un progetto di riorganizzazione territoriale improntata al riordino degli insediamenti e alla riduzione della dispersione e del consumo di suolo. Le stazioni del SFMR devono divenire poli urbani di massima accessibilit, pienamente integrate dal punto di vista sico e funzionale con il trasporto pubblico su gomma, con le piste e gli itinerari ciclabili e anche con la dimensione pedonale della mobilit urbana. 5. Affrontare con decisione il rapporto con lo Stato a proposito di Venezia, della citt metropolitana e della nuova legge speciale. A partire dalla questione delle Grandi navi. Qui occorre affrontare il problema nel quadro di due Piani ad oggi mancanti: il Piano morfologico e ambientale della laguna e il nuovo Piano regolatore portuale. Il Piano Morfologico e ambientale in corso di redazione da parte del Consorzio Venezia Nuova concessionario del Magistrato alle ac29 Riferimento a contributi di Ilario Simonaggio, segretario generale FILT CGIL Veneto.

que. Ma dalle informazioni n qui disponibili non risulta che il Piano si occupi delle proposte di riorganizzazione del trafco crocieristico, ciascuna delle quali suscettibile di avere impatti diversi, ma in ogni caso molto gravi sulla morfologia lagunare. Il Piano regolatore portuale atteso da anni, ma da anni evitato dallautorit portuale che procede per interventi basati sul Piano del 1963. Mentre lelaborazione del Piano morfologico langue vanno avanti i progetti di nuovi percorsi lagunari per le grandi navi e di nuovi terminal, senza alcun quadro di riferimento. I pi aggressivi appaiono quelli promossi dallAutorit portuale interessata a mantenere quanto pi possibile il passaggio attraverso il bacino di S. Marco oppure lo scavo di nuovi canali di impatto non minore di quello tristemente noto del Canale dei petroli. Il confronto tra le varie proposte di riorganizzazione non pu essere ragionevolmente condotto che allinterno dei due piani sopra ricordati, che riguardano la morfologia lagunare e le attrezzature portuali e che richiedono con evidenza una stretta integrazione. Le alternative a confronto, che nascono ad oggi da interessi e soggetti diversi, devono trovare il loro limite nella sostenibilit dellambiente lagunare: non la laguna che deve adattarsi alle grandi navi, ma le navi devono essere compatibili per dimensione e percorso con gli equilibri ecologici della laguna30. Inne, occorre trovare gli strumenti perch i comuni possano recuperare quellattitudine virtuosa che negli anni settanta aveva connotato alcune amministrazioni comunali di sinistra: il recupero dei centri storici da destinare ai residenti e non alle seduzioni della gentrication bancaria, direzionale e delle rme globali della moda. (Vallerani 2013).
30 Per la stesura di questa parte ci siamo ampiamente avvalsi di una nota inedita della Prof. Maria Rosa Vittadini, docente IUAV.

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Con questa relazione abbiamo voluto esaminare il PTRC e mettere in luce come oggi la rendita sia diventata il motore del sistema economico e sociale, un tempo considerata una componente parassitaria da ridurre e oggi invece diventata la componente dominante a danno delleconomia reale e del lavoro. C un nesso storico tra ambiente lavoro ed economia. Finch questo nesso non sar ricostruito noi non riusciremo a parlare a tante persone che invece potrebbero ascoltarci se saremo in grado di non tenerli separati. Se saremo in grado di unire il Rosso e il Verde. Unire non giustapporre. Noi siamo nati per questo: non un caso che ci chiamiamo SEL, dove la e, come sappiamo, non una congiunzione tra Sinistra e Libert ma connotata il carattere ecologista del nostro Partito. Certo di scarsa utilit discutere di sostenibilit, indicarla come chiave di lettura per ridenire politiche economiche, del lavoro, della salute pubblica, della sicurezza dei cittadini, della pace, dellistruzione e della cultura, con quanti contrapponendo la crescita lineare come condizione preliminare per affrontare la sostenibilit, pensano che ci che deve crescere, per fare ricco un paese, sono il cemento e lasfalto, i consumi irrazionali ed indotti, le merci e i riuti. Serve invece un piano di manutenzione del territorio, di rinaturalizzazione dei corsi dacqua, di riqualicazione energetica degli edici, di investimenti sulle energie rinnovabili e distribuite, sulle reti intelligenti (smart gride); sullagricoltura biologica riscoprendo variet antiche e preziose. Altro che gli OGM delle multinazionali di cui parla lex Ministro Clini. E poi una pi generale riconversione ecologica dellapparato industriale che punti sullefcienza energetica dei processi produttivi e dei prodotti orientati ai bisogni collettivi. Non si pu tornare alleconomia del passato ma occorre mettere al centro lambiente, dire basta alla precariet e chiudere con la stagione degli accordi separati anche approvando una legge sulla

rappresentanza e rappresentativit che garantisca democrazia nei luoghi di lavoro. Lalternativa alla demagogia populistica non certo il governo delle larghe intese. Non vero che di fronte al ricatto esercitato dai mercati nanziari si pu solo gravare sui diritti del lavoro estendendo disoccupazione e precariato per guadagnare produttivit. Questa la strada del degrado e della rovina economica. Lavvenire sta nella ricerca e nellinnovazione, nella valorizzazione dellingegno e dello studio, nella difesa e nella messa in valore dellinestimabile patrimonio di cultura e di natura che lItalia possiede oggi ignobilmente negletto e trascurato - nello sforzo solidale rispettoso dei diritti del lavoro. La strada maestra per lavvenire quella tracciata dal programma della Costituzione repubblicana, apertamente minacciato e attaccato da destra e n troppo disatteso o abbandonato. Come diceva Pietro Calamandrei la Costituzione non una macchina che una volta messa in moto va avanti da se, essa va alimentata continuamente mantenendola attuale. La sda che si ripropone sul cosa, come, dove e per chi produrre.31 E il tema della riconversione/conversione ecologica delleconomia e della societ. Abbiamo bisogno di nuova crescita economica ma questa non pu che essere una crescita nuova, anche in direzione di uneconomia della conoscenza e di uneconomia sostenibile in

31 La relazione al PTRC propone giustamente un terzo Veneto -dopo quello della pellagra e del miracolo economico- capace di archiviare la crescita quantitativa, orientato alla ricerca della qualit e alla tutela dei valori territoriali compromessi o messi a rischio dallattuale modello di sviluppo. La grave crisi economica in atto da un lato e quella ecologica dallaltro spingono verso una riconversione ecologica del sistema produttivo capace di sostenere unoccupazione qualicata partecipando alla divisione internazionale del lavoro con produzioni a maggior valore aggiunto. Il Ptrc deve contribuire al conseguimento di tali obiettivi.

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termini ambientali, distributivi e sociali. Oggi pi che mai cosa produrre importante almeno quanto come produrre. Ci vuole un nuovo modello in cui lo Stato e le istituzioni sovranazionali orientino i risparmi, gli investimenti e lo sviluppo. necessaria dunque una nuova politica economica, ispirata da una nuova idea di sostenibilit di lungo periodo, economica, sociale, ambientale e intergenerazionale. Noi ci proponiamo un modello di sviluppo fondato sullo sviluppo dei servizi collettivi, sul welfare, sullindustria innovativa; su minori consumi di energia e quella necessaria procurata con le fonti rinnovabili; minore sfruttamento delle materie prime; minori pretese di mobilit; minore produzione di riuti ed inne minori Km percorsi dai prodotti che si consumano. Non sono certo questi i criteri cui sottost limperativo della massimizzazione del valore per gli azionisti, a tutti i costi e senza nessuno scrupolo per le esternalit negative che esso in molti casi pu generare. Ma questo tema per unaltra assemblea sulla riconversione ecologica delleconomia e la conversione ecologica della societ. Oggi ci siamo attenuti al tema ricordando a tutti che ad agosto scadono i termini per presentare le osservazioni al PTRC e che sarebbe opportuno fossero presentate anche dai comuni oltre che dai cittadini. Inne consentitemi, capovolgendo la tradizione terzinternazionalista, di ricordare solo alla ne che la scintilla che ha dato avvio alle lotte dei giovani turchi stata la difesa di un parco, di uno spazio pubblico preda della speculazione immobiliare. Gezi Park dimostra la crescita, su scala internazionale, delle lotte in difesa del territorio, dellambiente, degli spazi pubblici. Noi vogliamo essere parte di questo movimento per cambiare lo stato di cose presente. Il Veneto un caso esemplare delle tendenze in atto, ma il problema nazionale. E ormai chiaro da tempo che se il Veneto del tutto privo di strumenti di programmazione e pianicazione ci non dovuto n allincapacit della Giunta e del Consiglio Regionale n alla losoa ultraliberista pi volte enunciata da Galan: ci dipende dal fatto che spesso le scelte non si fanno nelle sedi istituzionali, con i Piani e le relative Valutazioni Ambientali Strategiche pubblicamente discussi e democraticamente approvati, ma in ristretti circoli. Daltronde Galan non ha mai fatto mistero che questi fossero i luoghi ove si prendevano le decisioni: nel libro agiograco-autobiograco Il NordEst sono io ci sono alcune pagine in cui il Governatore appare del tutto sincero, a tratti perno ingenuo, in realt manifestamente arrogante (era ben nota la sua insofferenza per il ruolo stesso del Consiglio Regionale che raramente lo aveva visto presente). Ad esempio, quando parla delling. Piergiorgio Baita (Amministratore delegato dellImpresa Mantovani S.p.A. di Venezia, quella del Mose e di Venezia Nuova SpA), Galan se ne esce con una frase che sembra buttata l: dice Galan di essere molto riconoscente a Piergiorgio

Il Veneto di Galan - Zaia


di Carlo Costantini

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Baita perch questi gli ha spiegato cosa sia effettivamente il project nancing e come possa essere utilizzato! Come ha scritto pi volte la stampa, in particolare lEspresso, Baita spiega a Galan i grandi vantaggi del nanziamento privato delle opere pubbliche, in particolare delle autostrade e altre strade a pagamento. Evidentemente Galan recepisce. In ogni caso, un fatto che viene dato il via ad una serie impressionante di opere, che ogni project nancing proposto dalla Mantovani viene approvato e, salvo incidenti di percorso, come nel caso della Pedemontana, vince sempre o quasi limpresa di Baita. Mentre un altro vecchio amico, lIng. Vittorio Altieri, suggeriva a Galan la realizzazione e gestione delle strutture ospedaliere, sempre attraverso i miracoli della nanza di progetto. Tutto sembra funzionare per il meglio, o forse non affatto cosi, come dimostra ci che sta accadendo proprio con lospedale di Mestre (si veda lesito della Commissione dinchiesta nominata dal Consiglio Regionale nel 2010): contratti e convenzioni ultra favorevoli per i privati e condizioni capestro per gli utenti e la Regione, con aumento vertiginoso di costi e peggioramento dei servizi e conseguente fuga dei migliori dirigenti medici e specialisti. Al punto che perno il vice-presidente di Conndustria con delega alle Autonomie e agli Enti locali, il rodigino Costato, in un intervento sul Corriere del Veneto del settembre 2009, esprimeva una posizione nettamente contraria alla realizzazione di opere pubbliche mediante la nanza di progetto, in quanto nisce per determinare una ulteriore tassazione occulta a carico delle imprese e dei cittadini (nel caso delle strade a pagamento), nonch un indebitamento insopportabile per la Regione e lo Stato (nel caso degli ospedali, ma anche delle autostrade, come nel caso della Pedemontana), destinato a pesare per decenni. Se fra i referenti dellopposizione vi chiaramente quel Lino Bren-

tan, condannato a 4 anni per tangenti connesse ad appalti minori, gi Assessore ai LLPP della Provincia di Venezia e A.D. della Societ autostradale Venezia-Padova nonch presente nei CdA di molteplici altre societ del settore, interessante approfondire quale sia il gruppo di potere politico-imprenditoriale che promuove e gestisce i grandi affari nel Veneto, e che non appare scalto dai nuovi equilibri politici regionali scaturiti dalla Presidenza Zaia. Finite le divisioni ideologiche, lassegnazione degli appalti non avviene pi in maniera verticale (tre appalti/affari a me, due a lui, uno a te, in base al peso politico), come accadeva ai tempi della Prima Repubblica, ma orizzontale (ovvero attraverso la costituzione di societ ad hoc in cui assegnata una quota azionaria secondo proporzioni che appaiono spesso costanti e predenite). E evidente che questo metodo garantisce molto meglio il sistema, riducendo la concorrenza di soggetti esterni e la necessit di bandire gare che non siano pure formalit, e consentendo di afdare molto spesso le opere ai soliti noti, in particolare proprio attraverso il sistema del project nancing e/o del general contractor. Un censimento che abbiamo avviato come AltroVe, conferma la costante e sistematica presenza di alcune societ e studi professionali in tutti i grandi affari autostradali ed immobiliari del Veneto. Viene da chiedersi se nessuno, n a livello politico o nelle associazioni imprenditoriali n nella magistratura o nelle autority di vigilanza sugli appalti, sulla concorrenza e sul mercato, abbia mai rilevato niente di anomalo nel fatto che un gruppo molto ristretto di ditte e studi professionali faccia man bassa, grazie a queste procedure, di tutti i giganteschi appalti ed affari immobiliari e veneti per cifre che superano complessivamente le decine di miliardi. Laltro importante settore, strettamente interconnesso con quello delle infrastrutture, quello delle grandi operazioni immobiliari: so-

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ciet acquistano aree agricole o aree industriali mai attuate, studi professionali che di fatto sono i mediatori tra la politica e gli affari ne promuovono, spesso con il sostegno di campagne mediatiche e adesioni di imprese locali cui vengono promessi subbappalti e lassenso dei Comuni interessati cui vengono prospettati beneci economici ed occupazionali, la valorizzazione mediante la variazione della destinazione urbanistica, il tutto con i nanziamenti di banche nei cui consigli di amministrazione siedono gli stessi promotori o i loro referenti: cose che, pi o meno, avvengono quasi ovunque in maniera sempre pi pervasiva - con i Piani Regolatori comunali (tanto meglio con lurbanistica concertata dei nuovi PAT) ma che, in alcuni casi, assumono unimportanza ed una dimensione eccezionali nel contesto regionale e sub-regionale (oltre alloperazione Autodromo di Verona, ricordiamo qui il mega polo del terziario avanzato, denominato Veneto City, nella Riviera del Brenta e lanaloga operazione Quadrante Tessera, promossa dalla SAVE di Marchi e dalla Societ del Casin di Venezia). Ma pi ampiamente lo stesso meccanismo destinato a riprodursi ed estendersi allintero territorio veneto. E necessario, innanzi tutto, avere ben presente il quadro di assetto politico-istituzionale - frutto di una sostanziale convergenza tra maggioranza [centrodestra] e opposizione [partito democratico] - in cui si colloca questo sistema, che non interessa solo il Veneto anche se qui pi ampiamente diffuso. Gi da tempo nel Veneto si vista unulteriore accentuazione dellaccentramento del potere e delle sedi decisionali che riguardano un po tutti i settori: fra questi, in particolare, il settore delle infrastrutture e dei grandi progetti, della pianicazione territoriale, delle valutazioni di impatto ed incidenza ambientali e della tutela del paesaggio, tutto concentrato caso probabilmente unico in Italia - nella mani del super-dirigente Ing. Silvano Vernizzi, Amministratore

Delegato di Veneto Strade SpA e Commissario straordinario anche per i lavori della Pedemontana veneta, oltre che per il Passante di Mestre, nonch Presidente di tutte le Commissioni regionali in materia ambientale (VIA, VAS, VINCA), VTR, ecc. Nel nome del fare, della riduzione dei tempi di approvazione, perno della riduzione dei costi della politica e dellanti-politica, il sistema politico-affaristico sta minando le fondamenta stesse della nostra Repubblica democratica-parlamentare, riducendo le sedi istituzionali in particolare le assemblee elettive dal parlamento, ai consigli regionali, comunali, ecc. a pura formalit, via via riducendone le competenze e lo stesso numero dei membri e quindi la rappresentativit; un esempio, fra i tanti, per comprendere la strumentalit della riduzione dei consiglieri comunali: il CdA di Veneto Strade SpA costa allincirca quanto duemila consiglieri di piccoli-medi Comuni. E se consideriamo che di queste societ pubbliche e pubblico-private ce ne sono allincirca 10.000, si ha una dimensione del problema e della strumentalit della riduzione dei consiglieri comunali e persino dei parlamentari. Fondamentalmente la riduzione della democrazia (che signica minore trasparenza partecipazione) si concretizza nei seguenti aspetti: a) Forte limitazione dei poteri e della rappresentativit dei Consigli democraticamente eletti [consigli comunali, provinciali, regionali, parlamento, ecc.], le cui competenze sono andate via via esaurendosi. b) Crescente concentrazione di poteri in organi monocratici, eletti plebiscitariamente dai cittadini [sindaci, presidenti delle province, presidenti delle Regioni] con largo uso di strumenti decisionali come le Conferenze dei Servizi (e abuso dei decreti-legge governativi a livello nazionale). c) Creazione di tutta una serie di societ controllate dalla Regione

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cui vengono afdate la gestione di servizi e la realizzazione di opere pubbliche, con erogazione di ingentissimi nanziamenti al di fuori di ogni controllo, come denuncia da tempo la stessa Corte dei Conti ed ha accertato talvolta la Magistratura ordinaria. d) Programmazione, pianicazione territoriale, certezza di regole [diritti e doveri], sostituiti da tutta una serie di accordi pubblicoprivati in deroga, fortemente discrezionali, quali gli accordi di programma, i progetti strategici o i progetti speciali a regia regionale. E da notare come gli esiti negativi, specie in termini di accentuata ripresa dei fenomeni corruttivi, legati in particolare allo spreco o cattivo utilizzo dei fondi pubblici e di malgoverno del territorio, siano stati pi volte documentati e denunciati dalla Corte dei Conti [vedasi le ultime relazioni annuali del Presidente], che - non a caso - il potere politico (specie, ma non solo, il centro-destra) periodicamente propone di ridimensionare e di sottoporre al controllo dellesecutivo. Il nuovo Piano territoriale regionale di coordinamento [PTRC], adottato dalla Giunta Regionale nel 2009 e arenatosi a seguito delle forti contestazioni di comitati ed associazioni ma anche di categorie economiche, compreso la Variante con valenza paesaggistica recentemente adottata, un esempio sintomatico per comprenderne appieno la ratio, i contenuti e le norme, la stessa losoa che, non a caso, sta alla base della Legge urbanistica regionale n.11/2004 e, conseguentemente, dei Piani territoriali di coordinamento provinciali [Ptcp] e dei Piani di Assetto del Territorio [PAT comunali], generalmente concertati con la Regione. In questo quadro, si ha una evidentissima sproporzione e contraddizione tra le analisi, anche approfondite e in larga misura condivisibili,

le critiche allo status quo, al modello veneto come concretizzatosi negli ultimi 30-40 anni, le criticit rilevate, gli indirizzi correttivi proposti, da un lato, e le azioni proposte e lapparato tecnico-normativo del Piano, dallaltro. I Piani che derivano dalla losoa della L.R. 11/2004 sono fondamentalmente Piani senza regole, ovvero non sono altro che una serie di operazioni immobiliari e/o infrastrutturali, di volta in volta concertati tra gli operatori privati (talvolta associati a operatori pubblici per aver copertura politico-istituzionale e legale vedasi, ad es. loperazione Autodromo del Veneto a Verona sud promossa formalmente dalla Regione, o il Polo di Tessera in cui, assieme a SAVE, coinvolta la Societ comunale del Casin di Venezia): la mancanza di regole certe e denite e lassenza di una pianicazione/programmazione generale, lasciano le decisioni ai poteri forti privati e alla pi ampia discrezionalit politica. Una critica efcace da parte dei Comitati di cittadini pertanto fondata, in primo luogo, su una verica - e in larga parte, sulla condivisione - delle stesse analisi, spesso molto approfondite, del PTRC (vedasi la Relazione Illustrativa, le tavole di analisi, lAtlante ricognitivo degli Ambiti di Paesaggio del Veneto); in secondo luogo, sullevidenza delle lacune e delle contraddizioni delle analisi rispetto alla parte progettuale (Tavole, Norme di Attuazione): contraddizioni e lacune volute, perch parti fondamentali proprio delle losoa del Piano, ovvero del NonPiano. Il patto scellerato che viene posto alla base del PTRC sostanzialmente dato dalla concentrazione del potere decisionale regionale sulle grandi opere e sulle grandi operazioni immobiliari (progetti speciali), addirittura prevedendo in norma che determinate aree siano gestite dalla Giunta regionale scavalcando di fatto i consigli comunali [vedasi, signicativamente, la riserva regionale sulle aree

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nel raggio di 2 km dagli assi e dai nodi: fermate delle ferrovie e caselli delle autostrade, oppure i poli commerciali/direzionali/residenziali gi individuati, come Veneto City a Dolo-Pianiga, a Tessera o a Verona sud]. Alle province viene lasciato solo il compito di recepire tali progetti e di integrarne loro parti, ma con un ruolo del tutto marginale se non addirittura nullo. Ai Comuni, o meglio ai sindaci che con gli accordi di co-pianicazione hanno di fatto carta bianca evitando perno la doppia delibera di adozione del Consiglio Comunale, in cambio dellaccettazione o imposizione dei grandi affari regionali, viene lasciato sostanziale campo libero nella approvazione e gestione dei Piani Regolatori comunali [PAT, PI] ove non coniggenti con i progetti regionali. Il Terzo Veneto dei Traguardi e della Sostenibilit, della qualit del vivere e del lavorare, della tutela del paesaggio e della salvaguardia dellambiente, obiettivi dichiarati del secondo PTRC rischia di tradursi in una immensa nuova colata di cemento e di asfalto: cemento che richiede nuovo asfalto che a sua volta genera ancora cemento. Alcune considerazioni sul quadro normativo. Deregulation, discrezionalit e accentramento delle decisioni, che sono alla base del PTRC e in generale dellazione del governo nazionale e, in particolare, della Giunta regionale guidata da Galan e Zaia, trovano ampio spazio in alcuni strumenti introdotti via via nella legislazione nazionale e veneta. Fra questi: laccordo di programma, i progetti strategici, le forme dellurbanistica contrattata, le societ miste pubblico-private, il project nancing.

1) Laccordo di Programma. Listituto dellAccordo di Programma stato introdotto nellordinamento statale dalla L.267/2000 (T.U. degli Enti Locali), allart.34. Esso era chiaramente nalizzato a semplicare e velocizzare liter di approvazione di Programmi e progetti di opere pubbliche e di pubblico interesse che necessitano dei pareri e/o dellintervento di pi Enti pubblici diversi. Nel recepimento di tale normativa nella propria Legge regionale n.35/2001, la Regione Veneto ha introdotto alcune signicative modiche, tali da poterne forse congurare lincostituzionalit. Una prima, sostanziale, differenza sta nellaver introdotto, nella Legge regionale, la possibilit di partecipazione di soggetti privati: quindi, mentre la legge nazionale prevedeva solo la partecipazione di soggetti pubblici (i quali sono in quanto tali interessati a realizzare opere pubbliche), la legge regionale ammette la partecipazione di soggetti privati (e quindi apre lambito applicativo verso opere anche dinteresse privato). Listituto dellaccordo di programma pubblico-privato stato introdotto con larticolo 16 della legge 17 febbraio 1992, n. 179, tradotto nella L.R. n.23/1999 (Programmi integrati di riqualicazione urbanistica edilizia e ambientale - PIRUEA) che, sia nella formulazione nazionale sia in quella regionale, ne consentono lapprovazione anche in Variante al PRG, qualora sia dimostrato un indenito interesse pubblico (e qui, in mancanza di criteri certi, si assistito ad ogni genere di abusi ed eccessi), ma con procedura che in ogni caso passa due volte al vaglio del consiglio comunale: la prima, preventiva per vericare linteresse pubblico della proposta; la seconda, per la ratica delladesione del Sindaco; inoltre, il Programma deve essere pubblicato e possono essere presentate le osservazioni in maniera analoga ai PUA tradizionali, prima della convocazione della conferenza

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dei servizi decisoria). Ora la Legge Regionale n.23 stata abrogata, essendo stati compresi i PIREUA nelle normali procedure dei PUA (non possono pi essere in variante al PRG, se non nei limiti ordinariamente ammessi per i PUA, mentre altri programmi o progetti complessi pubblico-privati in variante ai PRG sono possibili, come si visto, ai sensi degli art. 6-7 della L.R. 11/2004). La legge urbanistica regionale quindi ribadisce, seppur in forme pi limitate, lobbligatoriet del coinvolgimento dei cittadini nella pianicazione urbanistica ed il ruolo inespropriabile del Consiglio Comunale. Ma la modica, con legge nazionale, passata nel silenzio generale durante lultimo Governo Berlusconi - forse non per caso dopo alcuni scandali nanziari-immobiliari dei c.d. furbetti del quartierino o le inchieste sulla riconversione dellArea Falk - delle competenze in materia di approvazione dei PUA, strappate ai consigli comunali (pubblici e in cui sono presenti le opposizioni) a favore delle giunte (riservate ed esclusivamente espressione della maggioranza), ha ulteriormente ridotto la trasparenza nelle decisioni sul governo del territorio. 2) I progetti strategici. Tale apertura ai promotori privati trova infatti spazio negli artt. 6 e 7 della L.R. 11/2004, che prevede la possibilit che siano soggetti privati a proporre progetti di rilevante interesse pubblico anche in variante ai PAT e/o da recepire in essi. Cosi come lart.26 della stessa L.R. n.11/2004 anticipa lo strumento cardine alla base delle politiche territoriali e economiche regionali: i Progetti strategici. Il PTRC afda a questo nuovo strumento, non codicato in precedenza dalla legislazione urbanistica, il governo di importanti aree anzi delle pi importanti parti del territorio regionale - potenzialmente estensibili a

qualsiasi luogo e funzione decisi dalla Giunta regionale. E il caso in particolare delle seguenti aree, puramente indicate nel Piano e nelle Norme, senza alcun limite geograco, senza alcun limite dimensionale, senza alcuna norma concernente le destinazioni duso, di fatto lasciando assoluta discrezionalit alla Giunta Regionale. E quanto prevede lart.5: Per lattuazione del PTRC possono essere deniti appositi progetti strategici nalizzati alla realizzazione di opere, interventi o programmi di intervento di particolare rilevanza che interessino parti signicative del territorio regionale. In sede di prima attuazione del PTRC sono individuati come progetti strategici () In mancanza di una pi precisa formulazione, non difcile che, col pretesto del rilevante interesse pubblico, si giustichino e si agevolino grandi affari privati (vedasi Veneto City e, soprattutto, il Quadrante Tessera o lAutodromo del Veneto a Verona); Il PTRC adottato nel 2009 elencava un primo, ampio, gruppo di progetti strategici. La Variante al PTRC del 2013 ha, viceversa, eliminato specici riferimenti, rinviando a successive decisioni della Giunta Regionale, ci in contrasto con la stessa L.R. n.11/2004 secondo la quale i progetti strategici devono essere individuati dal PTRC, essendone uno strumento di attuazione, e, pertanto, approvati con esso dal Consiglio Regionale. La Giunta regionale per altro gi da tempo approva e nanzia frequentemente progetti deniti a regia regionale, proposti da enti pubblici ma anche da societ miste o private, per giusticare lassenza o il contrasto con procedure concorsuali di evidenza pubblica e relative graduatorie, previste dalla normativa europea per lerogazione dei fondi strutturali. Di norma, i fondi strutturali sono suddivisi in Misure ed in Aree Obiettivo e sono elargiti agli aventi diritto

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(Enti pubblici, consorzi, Societ pubbliche, miste, private) sulla base di bandi pubblici e relative graduatorie: i progetti deniti a regia regionale, che molto spesso non hanno alcun interesse generale oltre a quello del soggetto richiedente, scavalcano tali graduatorie ( prestandosi alla pi ampia discrezionalit, se non al pi ignobile clientelismo, talvolta per realizzare opere praticamente inutili). Nelle Norme, cosi come formulate, manca un qualsiasi riferimento giuridico dei progetti strategici , da cui dipende la loro stessa efcacia normativa/prescrittiva, oltre che tecnica ( cio dei contenuti e della forma ). Per come sono scritti gli articoli delle NTA del PTRC che vi fanno riferimento, par di capire che la Regione vincoli parti, le pi rilevanti per importanza e indenite nella dimensione, del territorio regionale, riservandosi di darvi una successiva pianicazione, di cui il PTRC non denisce che una generica denominazione. In alcuni casi, come quelli di cui agli articoli 5 punto h), art.38, comma 1, art.43 punto d), si ha addirittura una riserva della Giunta regionale a decidere successivamente su una vastissima parte del territorio regionale, generalizzata, di cui non data alcuna indicazione relativa alle speciche destinazioni n alla perimetrazione. Mentre in altri casi si fa riferimento a progetti o programmi complessi da redigere di concerto con i Comuni e le Province interessate, nei casi suddetti a tale concertazione non si fa nemmeno accenno. Viene da chiedersi se, secondo uno strano tipo di federalismo che diviene un inusitato neo-centralismo regionale, tali progetti possano essere approvati in assenza o contro i pareri dei Comuni (e delle Province) e se questi, nelle aree cosi individuate dalle NTA del PTRC, non risultino di fatto espropriati della propria potest pianicatoria. In altre parole, i Comuni possono decidere diversamente, possono, ad es. prevedere nelle aree di cui sopra di non edicare alcunch?

Possono decidere cosa eventualmente prevedervi, quali destinazioni urbanistiche, con quali dimensioni, ecc.? E ancora: data lassoluta mancanza di normativa del PTRC (manca qualsiasi parametro quali-quantitativo ) e atteso che risulta impensabile riempire di edici, di imprecisata destinazione e dimensione, tutte le aree cosi genericamente identicate (di complessivi decine di migliaia di ettari), chi decider in quali si possa edicare, quanto e cosa edicare? Lo decider, di volta in volta, la Giunta regionale in accordo con operatori privati e pubblici, proprietari o acquirenti di questa o quella area, posta in prossimit di questo o quel casello autostradale o stazione del SMFR ? E in base a quali criteri (inesistenti nelle NTA) verr accolta una proposta piuttosto che unaltra? Ci sono anche altri aspetti relativi alla natura giuridica: atteso che i progetti strategici non sono strumenti codicati dalla legislazione, quale valore cogente possono avere in termini di attuabilit, per es. di acquisizione dei terreni per opere pubbliche, di regolamentazione della realizzazione delle infrastrutture, delle opere di urbanizzazione, di edici pubblici e privati? Quali sono le forme di coinvolgimento democratico e di trasparenza delle decisioni, a chi spetta lapprovazione, come possono i cittadini, le associazioni, i soggetti portatori di interessi diffusi, oltre che ovviamente gli stessi enti locali, partecipare allelaborazione di tali progetti strategici? Hanno valore di Varianti ai PAT/PATI, con effetto cogente (espropriante) sulle decisioni comunali (i Comuni possono opporvisi?), hanno effetto quando siano conformi ai Piani Regolatori - di Piani Urbanistici Attuativi ? Con quali procedure vengono approvati? Si pensi al paradosso: nel caso di una modesta Variante al PAT di un comune di 1000 abitanti si deve seguire la normale procedura di adozione-pubblicazione-osservazioni-approvazione da parte della

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Provincia/Regione; cosi come nel caso di un irrilevante Piano attuativo di pochi edici e una minima area edicabile, si deve giustamente seguire la procedura prevista dalla legge. Nel caso dei progetti strategici , in grado di decidere le sorti di una vastissima parte del territorio, non dato sapere quali procedure saranno seguite: n vale certamente la risposta che, al pi - per ciascuna sub-area singolarmente coinvolta una volta che la regione avr redatto e approvato il Progetto strategico complessivo (con lo strumento della conferenza dei servizi?), ciascun Comune potr (o dovr?) seguire le procedure specicatamente previste a seconda dei casi (Variante ai PAT o ai PI, Piano Attuativo, ecc.): questo nel caso che il Comune sia compreso nel Progetto Strategico; e quando, pur rientrando nelle aree e negli obiettivi di un progetto strategico indicato dal PTRC, ne fosse escluso? Tutto ci non dato conoscere, tanto che per come sono formulati gli articoli sopra evidenziati si congurano probabili vizi di legittimit, e di incostituzionalit, con inevitabili ricorsi nelle varie sedi. Il problema non riguarda tanto la necessit/opportunit di governare le trasformazioni darea vasta, in particolare nelle aree che possono pi facilmente oggetto di grandi interessi immobiliari, quanto le forme della partecipazione, della condivisione, della trasparenza, in ultima analisi della democrazia.

Alcune ipotesi da approfondire 1) Eliminazione delle procedure dei c.d. Accordi di co-pianicazione, restituendo ai Consigli Comunali ladozione denitiva dei PAT, con le controdeduzioni alle Osservazioni presentate dai cittadini al Piano adottato. Reintrodurre forme di verica e controllo sui Piani degli Interventi, circa il rispetto delle norme di legge, del PTRC e del PAT, dell dimensionamento ed i criteri generali. Deve essere rivisto il criterio del dimensionamento dei PAT in relazione alla supercie agricola che, in Comuni particolarmente estesi e scarsamente popolati (vedasi i Comuni del Polesine, Bassa veneziana e Bassa padovana) consente un enorme sovradimensionamento delle nuove aree di espansione, rispetto alle reali esigenze. 2) I Progetti strategici possono aver un senso ed utilit se hanno lo scopo precipuo di pianicare parti rilevanti del territorio al ne di garantire un quadro generale di compatibilit e di sostenibilit degli interventi, nellesclusivo interesse pubblico, evitando iniziative scoordinate e generalizzate in aree particolarmente sensibili; solo marginalmente, e subordinatamente agli scopi pubblici, potranno prevedere interventi privati. I Progetti strategici regionali devono riguardare parti ben denite del territorio, delimitate nella perimetrazione e regolamentate nelle destinazioni e nelle dimensioni degli interventi: potranno essere avviati e approvati solo a seguito di unesatta identicazione e delimitazione, inseriti nel nuovo PTRC o in successive Varianti. Progetti strategici potranno essere proposti alla Regione anche da Province e Comuni; la Regione in ogni caso dovr dare esplicita motivazione dellinserimento o dellesclusione dai Progetti strategici delle diverse aree comprese negli ambiti di cui agli artt. 38,40,43 delle Norme Tecniche del PTRC. Come previsto dalla L. 267/2000 per gli Accordi

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di Programma, tali Progetti dovranno essere concertati e trovare lunanime assenso delle Province e dei Comuni interessati ma, proponiamo, anche degli eventuali Comuni limitro che ne abbiano una ricaduta, positiva o negativa, in termini ambientali e socioeconomici: sono da sottoporsi a VAS, in quanto aventi effetti programmatori, e a VIA nei casi previsti ( attivando quindi le forme di partecipazione pubblica prevista dalla legge e dalla normativa italiana e europea in materia, n dalla fase preliminare). In assenza dei Progetti strategici, nelle aree identicate dalle NTA del PTRC, i PAT ed i PI non possono prevedere alcuna nuova area edicabile n alcuna infrastruttura che non sia a diretto servizio delle reti stradali e ferroviarie. Fatte salve le procedure di legge relative a Varianti ai Piani Regolatori (PAT/PATI, PI) e a Piani Urbanistici Attuativi che dovessero essere connessi al Progetto Strategico, la Regione, di concerto con i Comuni e le Province interessate, dovr promuovere obbligatoriamente forme di partecipazione dei cittadini e delle associazioni portatrici di interessi diffusi, al ne di garantire la massima trasparenza e condivisione nelle scelte pianicatorie e progettuali. 3) Perequazione urbanistica. In questo contesto si inseriscono anche i nuovi istituti della perequazione urbanistica, compensazione, credito edilizio, ecc., introdotti dalla L.R. 11/2004 che, privi di regolamentazione, si prestano ad abusi e discrezionalit, cui corrispondono in genere corruzione e disastri urbano-ambientali, come spesso accaduto nel caso di molti dei PIRUEA approvati in fretta e furia qualche anno fa su aree a vincoli scaduti e non solo su queste. Essa pu indurre a prevedere nei PAT un forte sovradimensionamento delle nuove aree edicabili, con lalibi di ottenere gratuitamente aree da destinare a verde e servizi pubblici oppure oneri di urbanizzazione da destinare a far quadrare i

bilanci. E, viceversa, spesso conducono alla riduzione delle aree per Servizi previste dai PRG vigenti e su costi di manutenzione e per i servzi molto maggiori dei beneci una tantum. Spesso basata sullerroneo presupposto che non si possano cancellare previsioni di edicazione di previgenti piani urbanistici, ancora inattuate, senza indennizzarne i proprietari. Talvolta pu fornire un alibi ai Sindaci per non dare pienamente attuazione alle previsioni di aree per Servizi, lasciandone decadere i vincoli senza nemmeno reiterarli e trasformandole in tutto o in parte spesso senza alcun parametro oggettivo e a seconda dei proprietari in aree edicabili perequate. La perequazione urbanistica dunque uno strumento estremamente rischioso:occorre pertanto limitarne e condizionarne fortemente limpiego. Se, ad esempio, non si ssano su scala regionale o almeno provinciale dei criteri obiettivi e validi per tutti i Comuni, o almeno per fasce di Comuni, per lapplicazione della Perequazione urbanistica, sia in termini di quantit minime di area da cedere gratuitamente al Comune (per Servizi pubblici e per aree per ledilizia sociale) sia in termini di monetizzazione (quota minima da versare al Comune del plusvalore delle aree dovuto alla variazione urbanistica), oltre a fenomeni sicuramente clientelari, frequentemente corruttivi (vedi inchieste sui PIRUEA di alcuni Comuni litoranei), si generer una rincorsa a spostare gli investimenti specie dei grandi e medi operatori immobiliari verso i Comuni che chiedono meno, con una inevitabile concorrenza al ribasso fra gli Enti Locali e risultati per la qualit della citt pubblica del tutto opposti o comunque molto inferiori a quelli che la L.R.11/2004 ed il PTRC si propongono. Sarebbe interessante monitorare i risultati, in termini di rapporto tra vantaggi pubblici e privati (quantit delle aree per servizi, valore delle opere pubbliche realizzate / incremen-

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to di valore delle aree private trasformate), nora ottenuti con gli strumenti perequativi applicati ai PIRUEA e ai PAT approvati o in via di approvazione: probabilmente si vericherebbe che i vantaggi pubblici sono risultati minimi o comunque molto ridotti rispetto a quelli privati e, in ogni caso, si potrebbero constatare forti divaricazioni tra uno e laltro Comune, tra uno o laltro Piano Regolatore e allinterno di ciascuno di essi. Occorre, pertanto, quanto meno stabilire parametri minimi per lapplicazione degli strumenti perequativi, se si vuole almeno avvicinarsi agli obiettivi di riqualicazione urbana e ambientale posti alla base dei Fondamenti del buongoverno. Si propone quindi che, al ne di perseguire con la maggiore efcacia e omogeneit gli obiettivi dichiarati, si stabiliscano - mediante unintegrazione alla Norme Tecniche del PTRC e/o apposite Direttive regionali - linee-guida per lapplicazione nei PAT e nei PI degli strumenti della perequazione urbanistica, perequazione ambientale, del credito edilizio previsti e degli altri strumenti introdotti dalla L.R. 11/2004: a) La perequazione urbanistica va applicata stabilendo obbligatoriamente nei PAT/PATI, secondo le Linee guida che saranno deliberate dalla Giunta regionale, criteri oggettivi per il calcolo dei costi/beneci (rapporto tra incremento di valore delle aree e vantaggi per la comunit), utilizzando le aree di espansione e le aree perequate in primo luogo per compensare con maggiori standard (aree da cedere al Comune, in percentuali uguali per zone o fasce urbane e periurbane analoghe), le carenze delle aree limitrofe edicate, in particolare per il raggiungimento della dotazione di aree a parchi urbani e giardini secondo i parametri minimi di legge per abitante, nonch per la realizzazione della Rete ecologica. b) La monetizzazione o la realizzazione di opere pubbliche,

come forma compensativa dei vantaggi privati delle trasformazioni urbanistiche delle aree, deve costituire uneccezione, subordinata in ogni caso alla dotazione delle quantit minime di aree destinate a servizi, globalmente intese, previste dalla Legge e dai PAT, che rappresenta lobiettivo primario degli strumenti perequativi. Le zone di espansione in generale e le aree perequate in particolare devono quanto meno prevedere, al loro interno, le aree a standard primari e secondari per abitante previsti dalla legge. Solo nel caso dimostrato di adeguate aree a standard secondari gi realizzate o previste nelle aree urbane residenziali esistenti, i nuovi PRG (PAT+PI) possono non stabilire maggiori standards nelle aree di espansione e nelle aree perequate: in tal caso le relative convenzioni dovranno obbligatoriamente prevedere la realizzazione da parte dei privati delle aree e/o delle opere di urbanizzazione individuate dal Piano Regolatore in aree limitrofe; di norma nelle aree di espansione e nelle aree perequate non ammessa la monetizzazione delle aree a standards (per opere di urbanizzazione secondaria) e, qualora ne sia dimostrata la impossibilit di realizzazione, la loro monetizzazione (pari al costo di acquisizione delle aree e di realizzazione delle opere) deve essere deliberata con la contestuale localizzazione e previsione di realizzarle, da parte del Comune, nel Piano triennale / quinquennale delle OO.UU. contemporaneo al PI. c) Le aree destinate dai PRG a Servizi, i cui vincoli siano decaduti e non possano essere riconfermati e/o non possano essere acquisite mediante gli strumenti della compensazione urbanistica e del credito edilizio, saranno riclassicate nei PAT/ PATI come aree perequate stabilendo che almeno il 50%

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della supercie netta sia ceduta gratuitamente al Comune per Servizi, in aggiunta ai normali standards minimi di legge calcolati sugli abitanti insediabili, secondo le Linee guida di cui al punto a. Eventuali eccezioni dovranno essere adeguatamente motivate e compensate con la contestuale acquisizione di aree a servizi limitrofe previste dal Piano regolatore. Tutto ci per limitare gli abusi, senza illudersi di garantire un uso corretto ed utile di strumenti intrinsecamente perversi, da eliminare con una seria riforma urbanistica, di difcile realizzazione oggi, stanti gli attuali equilibri e le culture politiche.

Contributo ad una proposta di Legge su Consumo di suolo e riconversione ecologica delle citt
di Luisa Calimani Premesso che le questioni trattate dovrebbero far parte di un organico disegno di Legge sul Governo del Territorio, consapevoli della difcolt di raggiungere in questa legislatura un accordo onorevole sulla legge che rappresenta la carta costituzionale della pianicazione urbanistica, dalla quale far discendere comportamenti virtuosi per Regioni, Comuni e Aree Metropolitane in rapporto alle competenze ad essi attribuite dal titolo V della Costituzione, opportuno e necessario affrontare con tempestivit temi che presentano caratteri durgenza. Tutti i dati relativi agli attacchi aggressivi che si sono perpetrati ai danni del territorio dicono che non si pu attendere. La supercie impermeabilizzata, dal 1956 al 2000, ha subito in Italia un aumento del 500%, vengono consumati ogni giorno 100 ettari di territorio inedicato. Se per la risposta che verr data, sar solo di indicazioni e principi, non solo la Legge non produrr alcun effetto positivo, ma creer lalibi per comportamenti analoghi a quelli gi praticati.

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Lobiettivo della Legge migliorare le condizioni di vita degli esseri viventi, sia nelle aree antropizzate che in quelle naturali e agricole. Ci avviene attraverso il maggior rispetto della natura, la tutela dei territori non edicati, un modello urbano che sappia creare condizioni di benessere alle persone e che contribuisca allestensione dellesercizio della democrazia di cui la citt stata per secoli la culla. Una citt nella quale la rendita urbana sia restituita agli abitanti in forma di servizi e opere che realizzano la citt pubblica. Il modello insediativo diffuso rende difcile una chiara denizione di ci che rientra nel territorio urbanizzato e non urbanizzato. Quindi sarebbe opportuna una suddivisione in tre categorie alle quali far corrispondere diverse prescrizioni: gli spazi aperti, quelli semiurbanizzati e quelli della citt consolidata. La dispersione insediativa ha provocato non solo consumo di un bene prezioso e nito come il suolo causando danni economici e dissesti idrogeologici dovuti alla riduzione della supercie permeabile dei terreni, urbani ed extra urbani, ma ha anche causato costi infrastrutturali consistenti che sono gravati sui bilanci pubblici del Comuni. Il suolo esterno al perimetro dei centri edicati va quindi tutelato impedendo nuove espansioni, ma questo deve avvenire nel rispetto e nella difesa degli agglomerati urbani, della loro identit, dei diritti urbani dei cittadini di avere un ambiente sano e confortevole in cui vivere. Nelle citt vive l80% della popolazione. Il degrado urbano insieme degrado edilizio, urbanistico, sociale e ambientale. La rendita urbana ne la causa principale. I vuoti urbani sono un bene prezioso che deve essere preservato e difeso dagli attacchi della speculazione edilizia. La rendita si sviluppa dove pi alta la remunerazione del capitale

investito. A parit di costi di costruzione, gli immobili assumono valori molto pi elevati nelle aree urbane centrali rispetto a quelle periferiche, e dove gli indici di edicabilit sono pi alti. Il plusvalore determinato dalla localizzazione dellimmobile e dalla destinazione duso delle aree attribuita dagli strumenti urbanistici pubblici deve essere restituito alla collettivit. Le strane convergenze che si sono manifestate fra ambientalisti, neoliberisti, speculatori e costruttori, sul tema: stop al consumo di suolo extraurbano e incontrollata invasione, occupazione, densicazione di quello urbano, derivano dal fatto che le lottizzazioni periferiche ormai rimangono invendute, che la crisi edilizia impone di concentrare gli interventi e gli investimenti nei pi redditizi territori centrali e che questo deve essere favorito da una cultura o incultura urbana sorretta da leggi che lo consentano. In questo modo le citt verranno saturate e devastate irrimediabilmente. Salvare i territori agricoli necessario, ma non lo si pu fare consumando le poche aree libere e permeabili rimaste allinterno dei tessuti edicati, preziose per il benessere sico e sociale dei cittadini, per un miglioramento del microclima urbano, per un adeguato soleggiamento dei fabbricati e necessarie per evitare i sempre pi frequenti allagamenti. Vanno rafforzati gli interventi per estendere e qualicare gli spazi inedicati nelle aree urbane, mantenendoli permeabili, attrezzandoli prevalentemente con alberature e tappeti erbosi, destinandoli ad usi pubblici e sociali. Poich le Amministrazioni Comunali hanno gravi problemi nanziari, lacquisizione di aree per servizi pubblici (che divengano patrimonio indisponibile del Comune), pu avvenire anche con lo strumento della perequazione urbanistica e la loro gestione con i metodi pro-

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posti dalla legge Clini. Un ettaro di terreno urbano tenuto a prato con 150 alberature: assorbe quasi 30 tonnellate annue di Anidride Carbonica; produce oltre 5 tonnellate annue di Ossigeno; traspira/evapora quasi 33 tonnellate annue di acqua; la temperatura media di una citt di 0,5-1,5 gradi superiore a quella delle campagne circostanti. Destate laria soprastante un prato alberato pu avere una temperatura inferiore anche di 15 gradi rispetto ad una supercie asfaltata. I parametri ecologici sono in grado di trasformare positivamente il microclima urbano inuendo sulla temperatura e sul grado di umidit A questi aspetti ecologici si aggiungono i beneci sociali che gli spazi pubblici offrono come luoghi di aggregazione e di relazione. Sono gli spazi, che fanno di un luogo costruito, una citt e non un ammasso di cemento come diventerebbe saturando tutte le aree ancora inedicate. Anche un campo abbandonato meglio di un nuovo condominio. I ragazzi, soprattutto delle periferie urbane, trovano in esso lunico spazio in cui giocare. Riqualicazione non sinonimo di costruzione. Quindi va abbandonato luso di forme surrettizie di aumento di cubature non controllate che producono un esubero di volumi extra Piano, eccedenti rispetto alle sue previsioni dalle quali derivano la necessit di verde, servizi, trasporti urbani ed extraurbani, impianti, strutture e reti tecnologiche. Il Piano quindi lo strumento nel quale devono essere contenuti tutti gli elementi necessari alla sua denizione senza ricorso a correzioni/implementazioni volumetriche successive e spesso arbitrarie; suo compito prevedere le soluzioni e gli strumenti concreti per procedere alla riconversione ecologica di parti di citt, al trasferimento di volumi dalle aree improprie, alla costruzione di edici con parametri energetici rispettosi dei regolamenti. La contrattazione produce aumenti volumetrici non previsti, non

conteggiati, ai quali non corrispondono quindi, aree per servizi e reti di trasporto adeguate. Luso di strumenti quali permute, compensazioni, perequazione (come nora realizzata), crediti edilizi, premi volumetrici, sono merce di scambio pubblico/privato che nulla ha a che vedere con la buona pianicazione urbanistica e le esigenze dei cittadini. Sono formule inventate da una cultura liberista che tratta la citt, non come un organismo complesso, ma come una merce, e ha prodotto quartieri degradati, mancanza di alloggi a canoni calmierati, territori in permanente condizione di rischio. La perequazione uno strumento gi correntemente usato nei comparti edicatori e di fatto negli strumenti urbanistici attuativi. Si caricato impropriamente, negli ultimi anni, di signicati non corrispondenti alle pratiche attuative usate, che hanno visto uno scambio pubblico/privato, prevalentemente sbilanciato a favore del secondo soggetto. Lo scopo della perequazione, che aveva un forte senso di equit quando i terreni per servizi pubblici venivano espropriati a 1000 lire a metro quadrato mentre oggi hanno valore di mercato, deve essere quello, non solo di equiparare economicamente tutti i cittadini proprietari di aree, in modo da rendere indifferente per i proprietari dei terreni la destinazione duso prevista dal Piano, ma di realizzare contestualmente alla citt privata anche la citt pubblica. Questo obbiettivo si raggiunge, se la citt pianicata e programmata nella sua attuazione, in modo da comprendere progressivamente nella sua realizzazione ogni sua parte e ogni funzione. Alla equit corrispondente alla distribuzione dei beneci economici ottenuti da tutti i proprietari dei terreni in misura delle loro condizioni effettive, corrisponder una equit collettiva nella distribuzione di tali beneci sotto forma di servizi e dotazioni territoriali. Lo strumento del Project Financing, (che va in porto in un caso su quattro) una voragine che risucchia il denaro pubblico privatiz-

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zando parti importanti di citt e di manufatti di rilevanza non solo urbana. Troppo spesso in periodi di scarsa disponibilit della nanza pubblica si ricorre a questo strumento giusticandolo con il vantaggio economico che ne deriverebbe al Comune. Ma questo non avviene praticamente mai e sulla collettivit vanno a gravare gli introiti considerevoli di cui si appropria il privato. La moralit nella gestione della cosa pubblica, le regole su cui si basa la certezza dei diritti individuali e collettivi, il fondamento di una buona gestione del territorio e del benessere urbano. La corruzione si avvale di strumenti che lasciano discrezionalit, elasticit, arbitrio. La decadenza dei vincoli delle aree destinate a servizi pubblici produce della citt mostro. Le citt senza servizi sono solo un ammasso di cemento, legittimato a riprodursi senza che le aree che servono per lo svolgersi della vita urbana, scuole, parcheggi, verde, ospedali e persino le strade, siano garantiti. E unaberrazione prodotta dalla sentenza della Corte Costituzionale alla quale nessuna Legge ha ancora posto rimedio. E quindi urgente intervenire con soluzioni che, da un lato prevedano Piani comunali generali (o Piani di assetto del Territorio) non conformativi, dallaltro che dopo 5 anni dallapprovazione del Piano operativo (o Piano degli interventi) decadano tutte le previsioni in esso contenute sia riguardo alledicabilit dei suoli, che dei servizi pubblici e privati. Da questo consegue che non esistono diritti acquisiti e che il nuovo piano pu legittimamente modicare ogni precedente destinazione duso, a meno che non sussistano atti concessori o autorizzazioni rilasciate o convenzioni stipulate. Saranno cos rispettati tutti i diritti, sia quelli privati che quelli collettivi. E necessario che anche a questi ultimi sia dato il giusto riconoscimento per rendere la citt socialmente pi equa e democratica. Se si indeboliscono o azzerano le possibilit edicatorie nei terreni

esterni alla citt, evidente che le tensioni, le spinte, gli interessi speculativi delle imprese/immobiliari si riverseranno nei centri urbani, saturando e densicando luoghi sui quali si dovrebbero concentrare, non colate di cemento, ma politiche di espansione degli spazi pubblici, di aree verdi, di interventi di edilizia sociale, di luoghi di comunicazione e aggregazione soprattutto nelle aree periferiche e degradate. E necessario monitorare le trasformazioni e soprattutto dare concrete indicazioni sulle regole che i processi di trasformazione delle aree urbane devono rispettare, sia riguardo la permeabilit dei suoli che di vivibilit e igiene urbana. Se non verranno indicati parametri di sostenibilit urbana adeguati alla riqualicazione vera dei territori, se la densicazione non accompagnata dal recupero di una maggior supercie permeabile, se i mc non pi realizzabili nelle aree rurali cementicheranno gli spazi vuoti interstiziali fra gli edici, se i quartieri fatti di case con giardini privati saranno sostituiti da edici plurifamiliari senza un adeguato, almeno equivalente, spazio verde, se nellarea inutilizzata di una fabbrica dismessa verr costruito un ipermercato con conseguente appesantimento del trafco, la qualit urbana non ne trarr alcun vantaggio, ma peggiorer gravemente le condizioni limite in cui si trova. I processi di trasformazione urbana quindi devono essere saldamente guidati dalla mano pubblica anche attraverso latto legislativo che ponga le condizioni e i parametri della sostenibilit ecologica e sociale, altrimenti le citt percorreranno una via senza ritorno verso un degrado, non solo urbanistico, irreversibile. Gli incentivi volumetrici per gli operatori che intervengono nel tessuto urbanizzato e le politiche di descalizzazione sono innanzi tutto incoerenti rispetto alla maggior redditivit degli interventi negli ambiti urbani rispetto a quelli extraurbani, ma non tengono conto che in

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Italia, la propriet immobiliare pi frammentata che altrove e la riconversione del tessuto edilizio anche degradato di cui lurbanistica parla da decenni non si mai realizzata per questa ragione e per la mancanza di politiche di sostegno che in Italia per pigrizia mentale e forse non solo, si propongono sempre in termini di volumi aggiuntivi. Restano cos nella effettivit dei comportamenti solo le pratiche di consumo di suolo libero interno alla citt e di sostituzione edilizia di capannoni dismessi che diventano quasi sempre nuovi supermercati, nellindifferenza assoluta del recupero di qualche traccia del patrimonio storico e architettonico dellattivit industriale a suo tempo svolta. Ai sensi dellart. 117 del Titolo V della Costituzione, il Governo del territorio materia di legislazione concorrente fra Stato e Regioni. Lo Stato ha legislazione esclusiva sulla tutela dellambiente, dellecosistema e dei beni culturali. Il Codice Urbani intervenuto sul tema del paesaggio, tema trattato efcacemente dalla Convenzione Europea raticata dallItalia con Legge n 14/2006. La Repubblica italiana quindi chiamata ad attuare le disposizioni della Convenzione sullintero territorio nazionale e a conformare i propri atti legislativi agli obblighi ed ai principi derivanti da tale trattato internazionale. La Convenzione ai sensi dellart. 2 si applica a tutto il territorio delle Parti e riguarda gli spazi naturali, rurali, urbani e periurbani. Essa comprende sia i paesaggi che possono essere considerati eccezionali, sia i paesaggi della vita quotidiane sia i paesaggi degradati. La Legge ha quindi il dovere di occuparsi non solo della tutela e della valorizzazione degli straordinari paesaggi dei quali ricco il nostro Paese per proteggerli dalle devastazioni che li hanno nora colpiti, anche attraverso un pi severo controllo delle pratiche abusive, ma deve altres, come dice la convenzione Europea sul Paesaggio, intervenire in quei contesti urbani e periurbani anche degradati, con

regole che ne assicurino una qualit aggiunta per chi li abita e non diventi, la legge stessa, pretesto per redditizie operazioni immobiliari. Vanno tutelate da nuove trasformazioni urbanistiche, intese a consentire nuove edicazione o impermeabilizzazioni del suolo, le parti di territorio semiurbanizzato non edicate, le aree agropolitane che separano fra loro piccoli e grandi agglomerati urbani, le aree interstiziali che penetrano nel tessuto urbanizzato istituendo cos un nuovo rapporto fra citt e campagna. Le azioni sul paesaggio e lambiente che costituiscono materia di competenza esclusiva dello Stato debbono essere ordinate secondo criteri che valorizzino gli spazi naturali, agricoli e abbandonati, nella loro funzione produttiva, ma anche di recupero e valorizzazione paesaggistica. Il paesaggio assume un ruolo portante, non solo nelle aree di non comune bellezza di cui allart 136 del Codice Urbani, ma anche in quelle che servono a denire il conne fra le aree edicate, che tendono in alcuni contesti a non avere soluzione di continuit neppure in corrispondenza dei perimetri amministrativi. La conservazione degli spazi aperti che separano fra loro agglomerati urbani, impedendo la loro saldatura e il progressivo espandersi dello sprawl urbano, costituisce un valore intrinseco del paesaggio e favorisce la costruzione di corridoi ecologici individuati nella pianicazione darea vasta e nei piani regionali con valenza paesaggistica previsti allarticolo 134 del Codice Urbani. La costruzione e la conservazione del Paesaggio devono essere paradigmi fecondi nellagire, sia sui riconoscibili elementi di identit delle aree rurali e naturali e sia nelle trasformazioni urbane di aree degradate o abbandonate sulle quali si gioca il destino delle citt. E in queste aree che andranno prevalentemente indirizzati i futuri interventi edilizi, quindi la loro trasformazione deve essere saldamente guidata dalla mano pubblica, che attenta allinserimento nel disegno urbano complessivo, deve denire nuove destinazioni duso

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compatibili con lintorno edicato. Sono aree spesso ubicate in luoghi strategici che possono diventare luoghi di eccellenza attraverso lattribuzione di funzioni di alto livello tecnologico e culturale corrispondenti ad un moderno, avanzato concetto di sviluppo urbano. Gli interventi di trasformazione devono rispondere a criteri di sostenibilit urbana sotto il prolo ambientale e sociale. La rigenerazione urbana non pu quindi prescindere da parametri che sostengono la qualit esterna ed interna allarea di intervento, in termini di trasporto pubblico locale, di risparmio energetico degli edici, di quantit e qualit degli spazi pubblici, di smaltimento dei riuti, di recupero dellacqua piovana, di armonia e bellezza, di permeabilit dei suoli e difesa da ogni forma di inquinamento. La presente Legge deve contenere con priorit quei temi sui quali le Regioni non possono legiferare. 1) Oggetto e nalit. a) lobiettivo della Legge migliorare le condizioni di vita degli esseri viventi, sia nelle aree antropizzate che in quelle naturali e agricole, attraverso il maggior rispetto della natura, la tutela dei territori aperti, un nuovo modello urbano che sappia creare condizioni di benessere alle persone, miglioramento delle condizioni di qualit, sicurezza, e fruibilit collettiva del territorio. Va data priorit alla conservazione della natura, alla gestione prudente degli ecosistemi e delle risorse primarie, alla tutela e alla valorizzazione del paesaggio e del patrimonio storico, artistico e culturale, alla qualit degli spazi urbani, dellarchitettura, delle infrastrutture. A tal ne gli obiettivi di conservazione, tutela e valorizzazione fanno parte irrinunciabile di ogni atto di governo suscettibile di inci-

dere sulle condizioni dellambiente urbano, del paesaggio e del patrimonio naturale e culturale. b) Tutte le scelte relative alla conservazione e alla trasformazione del territorio, debbono pertanto essere informate dai seguenti principi: - prevalenza dellinteresse generale su quello particolare e dellinteresse pubblico su quello privato; - attribuzione alla risorsa ambientale di un valore primario per la collettivit; - promozione di un uso del territorio che favorisca lequit, estenda la partecipazione e la democrazia nella consapevolezza che il territorio un bene comune ed ogni azione compiuta da soggetti pubblici e privati deve essere ispirata e compatibile con questo principio, consapevole che il suolo una risorsa nita e quindi da preservare da consumi impropri e devastanti per lintero ecosistema. c) La legge impegna a: - promuovere la qualit della vita degli abitanti attraverso 1) lofferta di spazi e servizi che soddisno bisogni individuali e favoriscano relazioni sociali 2) la riduzione del tempo destinato agli spostamenti individuali e collettivi 3) la tutela della salute attraverso la riconversione dei fattori che producono agenti inquinanti; - sviluppare il senso e il valore della cura, della cultura, dellidentit dei luoghi generatori dei diritti di cittadinanza; - affermare il valore imprescindibile della unit del territorio nella globalit dei signicati, ecologici, storici, culturali e sociali.

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2)

Denizioni. a) il suolo lo strato superiore della crosta terrestre, costituito da componenti minerali, organici, acqua, aria e organismi viventi. Esso rappresenta linterfaccia tra terra, aria e acqua e ospita gran parte della biosfera. Svolge funzioni fondamentali di ospitalit e di nutrimento per gli ecosistemi e le produzioni agricole, di sequestro del CO2, di raccolta e ltraggio delle acque meteoriche, di supporto sico e morfologico per le attivit antropiche e di componente essenziale per la caratterizzazione del paesaggio. Ai ni della presente legge, per suolo si intende anche la supercie di terreno che, nelle aree urbanizzate, non coperta da manufatti e non fa parte dellarea di pertinenza degli edici. b) limpermeabilizzazione: lazione antropica che ha come conseguenza la copertura permanente del suolo. Limpermeabilizzazione impedisce al suolo di svolgere la funzione di assorbimento e di ltraggio delle acque. 5) 4)

extraurbano. Attorno al perimetro del centro edicato principale sar individuata una cintura verde con funzioni agricole, sportive, ecologico-ambientali. Censimento delle aree libere e consumo di suolo urbano e periurbano: ogni Comune provvede al censimento cartograco di tutti gli spazi pubblici e privati inedicati e/o inutilizzati interni al perimetro del centro edicato cos come denito allarticolo 1 e li sottopone alla disciplina della presente Legge. La catalogazione deve indicare lo stato di diritto, la consistenza, luso del suolo e la destinazione urbanistica cui larea soggetta Un piano del verde e delle aree libere nel centro edicato, preceder qualsiasi altro strumento di pianicazione urbanistica e quelli gi adottati o approvati dovranno adeguarsi alle nuove disposizioni prescritte nel piano del verde. Il piano attribuir a ciascuna area libera una destinazione duso che comunque non comporti nuove edicazioni e impermeabilizzazioni del terreno. I parcheggi saranno realizzati con materiali drenanti e saranno provvisti di alberature adeguate. Il piano denir quali aree saranno pubbliche, quali destinate ad uso pubblico, quali ad uso privato. Il Piano preveder la realizzazione e/o il completamento di piste ciclabili, corridoi ecologici, aree destinate allagricoltura urbana e periurbana e al soddisfacimento degli standard urbanistici comunali e sovra comunali. Provveder a fare il censimento degli elementi vegetali signicativi esistenti. Il Piano dovr prevedere la piantumazione di masse arboree, di lari lungo le strade, di cespugli e siepi, anche attraverso prescrizioni inserite nel Regolamento edilizio obbligatorie anche nelle aree di propriet privata. Il Piano del verde favorir un nuovo

3)

Consumo di suolo extraurbano: I Comuni provvedono a denire il perimetro del centro edicato e delle eventuali frazioni e nuclei sparsi. Il perimetro tracciato con linea continua aderente ai lotti degli edici esistenti posti sul limite dellarea agricola e naturale. Larea esterna a tale perimetro non potr essere soggetta a nuove edicazioni e a impermeabilizzazioni che non siano legate alle attivit agricole o giusticate da interesse pubblico, ntanto che le Regioni non abbiano denito i criteri di riduzione progressiva delledicabilit extraurbana per raggiungere, al massimo entro 3 anni dalla data di approvazione della presente legge, lobiettivo di azzerare il consumo di suolo, riducendo del 50% nel primo anno le ipotesi edicatorie presenti nel territorio

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rapporto fra citt e campagna inserendo ove possibile cunei verdi nelle aree urbanizzate, contribuendo a denire la forma della citt. 6) Impermeabilizzazione dei suoli e aree in trasformazione: nei processi di trasformazione urbana, in particolare quelli che interessano aree con attivit produttive dismesse e aree demaniali edicate (caserme.), la nuova destinazione duso attribuita dal Piano deve essere compatibile con lintorno edicato e non deve aggravare la condizione del trafco urbano. Al 60% della supercie totale dellarea deve essere garantita la completa permeabilit. Il 40% deve essere mantenuto a prato boscato pubblico e il 20% ad altri servizi pubblici di quartiere e urbani. Le trasformazioni urbanistiche dei tessuti gi edicati devono ridurre le superci impermeabili esistenti e assicurare un miglior risparmio energetico degli edici ricostruiti, ristrutturati e quelli di nuova costruzione. 7) perequazione urbanistica: gli strumenti della pianicazione comunale e intercomunale (PRG, PAT, PATI o in altro modo denominati) debbono prevedere gli ambiti di intervento perequati ai quali corrispondano accanto a trasformazioni urbanistico/edilizie consentite, la cessione al Comune di aree destinate a verde e servizi dal Piano stesso. Lattuazione del piano deve essere assicurata sia nella sua realizzazione privata che nelle dotazioni territoriali corrispondenti agli standard urbanistici previsti nel PRG e nelle dotazioni ambientali necessarie alla riconversione ecologica della citt. Le volumetrie previste nelle aree edicabili, verranno realizzate nelle stesse, come previsto dal Piano, ma saranno teoricamente distribuite nelle aree destinate a servizi pub9) 8)

blici che verranno cedute gratuitamente al Comune. I volumi previsti nel Piano rimarranno invariati sia nella localizzazione che nelle quantit. Le aree, che con destinazione diverse sono inserite nellambito denito dal Piano, avranno gli stessi indici teorici di edicabilit. I vantaggi economici derivanti dalledicabilit contenuta nel Piano saranno cos distribuiti equamente in tutte le aree soggette a trasformazione. Nel caso di aree gi edicate soggette a ristrutturazione urbanistica o a piani di recupero si aggiunger, nel calcolo della distribuzione degli indici attribuiti a ciascuna area, a diversi usi destinata, il valore attribuito agli immobili esistenti. Premi volumetrici, compensazioni, crediti edilizi, fanno parte del Piano urbanistico generale e non possono essere attribuiti a posteriori. Gli spostamenti di fabbricati ubicati nelle aree a rischio, debbono trovare collocazione in aree edicabili previste dal Piano. Mentre le nuove costruzioni si devono tutte adeguare ai parametri di contenimento energetico indicati nelle norme del Regolamento Edilizio senza la concessione di aumenti volumetrici. Potranno essere concesse agevolazioni scali, riduzione degli oneri e altre forme che non comportino ulteriore consumo di suolo. decadenza dei vincoli: Alla decadenza dei vincoli (dopo 5 anni dalla loro applicazione) sulle aree destinate a servizi pubblici soggette allesproprio, sancita dalla Corte Costituzionale, corrisponde automaticamente la decadenza delle capacit edicatorie previste dallo strumento urbanistico comunale. A questo concorre la denizione del Piano generale (PAT) come Piano non conformativo e la validit di 5 anni del Piano degli Interventi

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(PI o piano attuativo), scaduti i quali decadono tutte le previsioni in esso contenute. 10) Nuovi piani urbanistici comunali e loro varianti possono modicare in tutto o in parte, dandone adeguata motivazione, le previsioni contenute nei Piani vigenti, comprese quelle relative alle destinazioni che comportano ledicabilit dei suoli, qualora non siano gi state stipulate convenzioni o rilasciati titoli abilitativi. 11) Moratoria: la capacit edicatoria previste nei PRG vigenti sospesa nch non dimostrata, sulla base dellincremento demograco e di altri parametri stabiliti dalle Regioni la necessit di nuovi volumi edilizi che comunque dovranno rispettare, qualora attuati, le prescrizioni contenute nella presente Legge. 12) Gli accordi di Programma e altri strumenti di concertazione e negoziazione fra pubblico e privato comunque denominati non possono applicarsi in deroga agli strumenti urbanistici approvati. 13) Project Financing: il ricorso allo strumento del Project Financing, deve essere accompagnato da una scheda tecnica/ economica che dimostri il prevalere dellinteresse economico pubblico rispetto a quello privato anche attraverso la comparazione di modalit alternative di intervento, compreso quello diretto da parte del soggetto pubblico promotore. 14) La rendita: Il plusvalore derivante dalla trasformazione della destinazione duso e degli indici di edicabilit generata dallapprovazione di uno strumento urbanistico di iniziativa pubblica, va quanticato e ceduto al Comune sotto forma di opere o

aree (standard di PRG) o di contributo straordinario con destinazione vincolata. 15) Gli oneri di urbanizzazione secondaria e i contributi di concessione non possono essere utilizzati per la spesa corrente ma debbono essere destinati esclusivamente agli usi per i quali sono stati destinati dalla Legge che li ha introdotti, ovvero per le opere di urbanizzazione della citt e le operazioni di recupero di edici preesistenti. Le opere di urbanizzazione primaria debbono essere interamente realizzate a cura e spese del lottizzante. 16) Inalienabilit dei beni pubblici: Gli alloggi destinati ad edilizia residenziale pubblica e le aree acquisite attraverso cessione da parte dei privati anche attraverso lo strumento della perequazione urbanistica non possono essere alienati. Nei piani attuativi e nelle aree del PI (Piano degli Interventi) con destinazione prevalentemente residenziale, deve essere riservata alledilizia sociale una quota non inferiore al 20% del volume complessivo previsto nel Piano. 17) Paesaggio urbano e periurbano: Il valore del paesaggio deve essere assunto come paradigma di un modello nuovo di pianicazione urbana e territoriale. I Piani urbanistici generali e attuativi dovranno individuare coni visuali lungo i quali non va preclusa, con nuove edicazioni, la visibilit di tratti di paesaggio signicativo, di masse arboree, di scenograe urbane, di parti di territorio rurale ai margini delledicato. I manufatti rurali tipici presenti nelle aree agricole e anche in quelle che hanno perduto loriginaria funzione, saranno salvaguardati e il loro abbattimento (o crollo accidentale) non potr comportare la ricostruzione del

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volume perduto. Il risanamento, recupero, consolidamento di singoli edici o borghi rurali avr la priorit nella distribuzione dei nanziamenti statali e regionali destinati alledilizia. 18) Invarianza idraulica dei suoli. Le Regioni valorizzano, anche attraverso sostegno economico, le operazioni di stombinamento dei corsi dacqua realizzate dai Comuni nei centri edicati. Nelle norme di attuazione dei Piani saranno vietati in linea di massima gli interramenti di corsi dacqua, fossi e scoline e preclusa ledicabilit di aree soggette ad esondazione e allagamenti. 19) Concorsi di idee: le Amministrazioni pubbliche e private favoriranno la pratica dei concorsi di idee per risanare parti di citt degradate soprattutto nelle aree periferiche, in quelle scarsamente dotate di verde e di servizi e nelle aree oggetto di importanti processi di trasformazione con cambiamenti di destinazione duso (caserme e fabbriche dismesse). Lobiettivo quello di dare unidentit ai luoghi, creare condizioni di benessere per gli abitanti, favorire processi di integrazione sociale, costruire ambienti adatti alla vita dei bambini, inserire ogni area in un disegno urbano coerente, che trovi nella bellezza della forma un gradiente per costruire la citt di tutti, la citt intesa come bene comune. 20) Un Parco di aree pubbliche: i Comuni si dotano di un parco di aree pubbliche anche edicabili da utilizzare per i ni istituzionali connessi con lattuazione del Piano Urbanistico e di un parco alloggi da destinare ai trasferimenti necessari, conseguenti alle trasformazioni di aree edicate.

21) Le Regioni a) non possono imporre ai Comuni ( vedi Piano Casa) lapplicazione di misure in deroga alle NTA e ai Regolamenti edilizi approvati dai Comuni stessi, qualora peggiorative delle regole urbanistiche di igiene urbana, di qualit degli insediamenti e di tutela dei centri storici; b) provvedono a denire le condizioni nelle quali vietato luso del sottosuolo, in base alla presenza di reperti archeologici, di falde freatiche e altri elementi presenti nel contesto in cui si colloca lintervento, ai quali potrebbe essere di pregiudizio; c) individuano la distanza minima dalle strade di maggior trafco alla quale le colture di ortaggi e vitigni devono collocarsi. 22) Verr istituito in ogni Comune un osservatorio sul patrimonio immobiliare pubblico e privato inutilizzato e sul consumo di suolo, che si conformer a criteri di misurazione oggettivi, validi in tutto il territorio nazionale, in modo da assicurare lomogeneit e la confrontabilit dei dati reperiti. I dati saranno accessibili e resi pubblici.

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La Regione ci riprova. Cambiano i Presidenti ma la musica che suonano a Palazzo Balbi non cambia: cementicare e asfaltare. Dopo Galan, Zaia ripropone il PTRC (Piano Territoriale Regionale di Coordinamento), a suo tempo sommerso da una marea di osservazioni (oltre 15.000) presentate da cittadini, associazioni, forze sociali e che non riusc nemmeno ad arrivare alla discussione in Consiglio Regionale. Ma per riuscirci ha bisogno di ricorrere a un escamotage giuridico di dubbia legittimit: attribuire al Piano una inesistente valenza paesaggistica. Centinaia di pagine, di relazioni, di indagini conoscitive disattese, servono solo a incartare con belle parole le peggiori intenzioni: il sostegno alla rendita parassitaria a danno delleconomia reale e del lavoro. Esauritosi il grande ciclo immobiliare pi lungo dal dopoguerra ora il capitale nanziario punta sulle infrastrutture in projet nancing in salsa veneta: un diluvio di autostrade e ospedali da rottamare. La rete stradale viene cos progressivamente privatizzata e si sottraggono risorse alla sanit. Per i privati rischio zero e guadagno certo; per la collettivit meno servizi sanitari e aumento dei pedaggi, utilit incerta e altissimo rischio di costruzione di un debito occulto e differito di ingenti proporzioni, addossato sulle spalle delle prossime generazioni. Nel frattempo per cresce lopposizione coinvolgendo in modo inedito comitati e associazioni imprenditoriali e sindacali. E ormai consapevolezza diffusa che la vera ricchezza del Veneto, uno dei territori pi belli dItalia non a caso la prima regione turistica - sta, da un lato, nel suo patrimonio artistico e storico, paesaggistico e culturale e, dallaltro, nella sua industria manifatturiera, un tempo locomotiva dItalia. Entrambi questi patrimoni italiani sono a rischio. A forza di creare valore spostando risorse dallindustria al cemento e allasfalto alla ne si ottiene bassa produttivit del sistema. La rendita deprime leconomia mentre si vanta di salvarla. Qui risiede la sua forza ideologica, la sua intrinseca capacit di misticare la realt. Non vero che non ci siano esigenze di nuovi interventi di trasformazione delle citt. Le sempre pi frequenti alluvioni indicano la necessit fermare il consumo di suolo e di mettere mano a un serio programma di difesa del territorio, dellassetto idrogeologico. Serve poi un piano ricostruzione di ambienti compromessi, di messa in sicurezza e di riqualicazione energetica degli edici a partire da quelli scolastici, di promozione di attivit produttive innovative, di recupero e restauro architettonico degli edici, dedicando attenzione alle esigenze abitative delle persone con bassi redditi e agli spazi pubblici. Un grande piano di piccole opere e poi un grande piano per la mobilit sostenibile sottoponendo il Veneto alla cura del ferro come cura alla malattia dellasfalto C un nesso storico tra ambiente lavoro ed economia. Noi ci proponiamo di unire il Rosso e il Verde, il lavoro e lambiente. Unire non giustapporre. Noi siamo nati per questo: non un caso che ci chiamiamo SEL, dove la E, connotata il carattere ecologista del nostro Partito.

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