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SINOSSI GRAMMATICALE SINTETICA DI ARABO IN ALFABETO DI TIPO LATINO

INTRODUZIONE Per ALFABETO DI TIPO LATINO, si intende semplicemente il riferirsi al tipo di alfabeto oggi pi diffuso e cio a quello latino, anche se poi qui, in pratica, lo si considera nell'attuale sua versione pi nota, ossia quella applicata all'inglese, che, rispetto all'alfabeto latino, annovera, in pi, le lettere "j" (presa dall'alfabeto francese) e "w" piu' tipica dell'inglese: tuttavia, essendo le altre 24 lettere dell'alfabeto inglese, gi proprie dell'alfabeto latino, penso che sia, in una dizione di tipo generico, in un certo senso, pi esatto parlare di "alfabeto latino", tenendo conto che anche l'inglese, di fatto, per scrivere, usa di fatto 24 lettere dell'alfabeto latino e solo due "extra". E' chiaro che, in un diverso contesto, un alfabeto che usi, accanto alle 24 lettere latine, le due lettere supplementari "j" e "w", dovr giustamente dirsi "alfabeto di tipo inglese" o, pi semplicemente, "alfabeto inglese". Precisato questo, per ARABO IN ALFABETO DI TIPO LATINO, non si vuole qui intendere solamente una forma di trascrizione dell'arabo in lettere latine, ma, in un certo senso, un vero e proprio nuovo modo di codificare la lingua araba, come si potrebbe fare se si codificasse oggi una lingua mai scritta. Qual il vantaggio? Direi che sia non da poco, in quanto ci si ritroverebbe di fronte ad una lingua scritta, appunto, in alfabeto latino (che, come ho gi detto, poi, in pratica, quello inglese, derivato dall'alfabeto latino), che il modo entro cui sono ormai codificate la maggior parte delle lingue pi parlate nel mondo. Tuttavia, nel proporre un sistema alfabetico, diciamo, in breve, "latino", anche per l'arabo, ho cercato di fare in modo che, dalla parola scritta in alfabeto latino, si possa facilmente passare alla parola scritta in caratteri alfabetici tipicamente arabi: infatti questa riproposizione della lingua araba scritta in alfabeto di tipo latino non mira certo a sostituire la pi che millenaria codificazione di questa lingua, ma solo a facilitarne l'accesso per i lettori di cultura occidentale (che io finisco per chiamare in breve "lettori europei"): un tale "lettore europeo", molto facilemente, sar stato educato, fin da piccolo, all'uso di un alfabeto di tipo latino: mi chiedo perch la semplice difficolt di decodificazione delle parole dall'alfabeto arabo debba creare molta difficolt ad accedere a testi della lingua araba medesima, facendo, probabilmente, dell'arabo -lingua, in s per s, n pi facile, n pi difficile di altre- un idioma proverbialmente (assieme al sanscrito, al cinese etc.) definito, per fama, come molto difficile da apprendere per un individuo di media cultura europea. L'alfabeto di tipo latino, da me dunque qui proposto per l'arabo, potrebbe forse assumere anche una forma pi semplice, ma, questo alfabeto che io qui, appunto, propongo, ha un'altra importante propriet e cio quella di far parte di un alfabeto pi ampio in grado di codificare, con caratteri sempre dell'alfabeto latino, in pratica, le pi importanti lingue semitiche (nonch anche camitiche, come l'antico egizio), facilitando, penso, non poco le comparazioni, anche se, tuttavia, questo alfabeto adeguato alle lingue semitiche che chiamo "ALFABETO PANSEMITCO(c)" non direttamente un alfabeto di tipo storico-comparativo. In origine, questo che io ho chiamato "ALFABETO PANSEMITICO(c)", comprendeva dei CARATTERI SPECIALI atti a trascrivere ogni suono semitico con una sola lettera di tipo latino: in seguito, tuttavia, in sede di una produzione per una "stampa pi agile", ho abbandonato questo criterio e taluni suoni sono stati riprodotti con digrammi e trigrammi, in modo da usare esclusivamente solo le lettere comunemente usate nell'alfabeto inglese (ossia, come ho sopra precisato, che poi da considerarsi di "tipo latino").

Potrebbe rimanere, come unico carattere "speciale", l'accento tonico, ma, per non complicare la grafia, lo si pu ritenere utile (ma non strettamente necessario) solo in dizionari.

In ogni caso, volendo, l'uso dell' "ALFABETO PANSEMITCO(c)" con caratteri speciali, ove lo si voglia, pure possibile: sarebbe pi chiaro per descrivere la struttura delle parole semitiche: tuttavia la versione dell'ALFABETO PANSEMITICO SENZA CARATTERI SPECIALI , come ho gi detto, pi comoda e pratica per la stampa. Nel caso dell'ARABO, ma questo vale anche per la maggior parte delle lingue semitiche, la presente versione dell'ARABO IN ALFABETO DI TIPO LATINO risolve anche il problema del fatto che molti testi arabi, specie di uso corrente, mancano di vocalizzazione e, quindi, ne diventa pi difficoltosa la lettura. Non del tutto impensabile che, se la versione ALFABETICO-LATINA dell'ARABO, risulter di utilit pratica, possa esistere un'editoria che usi un tale criterio pi pratico per la diffusione di testi in lingua araba, specie in campo letterario e naturalmente ad uso prevalente di quello che ho sopra definito "lettore europeo". Esistono, comunque, anche altri possibili vantaggi inerenti l'uso di un alfabeto di tipo latino per codificare la lingua araba su cui ora non sto qui a insistere, per non entrare in dettagli troppo tecnici. Scusandomi con il lettore per il carattere un po' ripetitivo di questa introduzione, che spero, tuttavia, sia stata breve e chiara, passo ora a fornire una visione schematica e sintetica della grammatica araba, che dia comunque i principali elementi al lettore per poter cominciare a leggere e a capire l'ARABO. Preciso, infine, che questa sinossi grammaticale si presenta in versione molto ridotta e presenta solo le linee pi essenziali della grammatica araba, lasciando spiegazioni relative a fatti pi complessi ai lessici morfologici che vengano ad accompagnare i testi seguiti da traduzione. l'autore della presente sinossi che anche autore della traduzione e commento Dott. Renato Turra

*************************** **** F O N E T I C A **** *************************** ALFABETO Anche nel caso dell'arabo, per trascrivere, ricorro all'"alfabeto pansemitico(c)". L'arabo, anzi, per un suo particolare sistema vocalico e consonantico, si prenseta come uno degli idiomi semitici meglio trascrivibile in lettere latine e questo spero si rifletta anche in questa "trascrizione pansemitica(c)". Ecco qui di seguito l'alfabeto arabo con le trascrizioni pansemitiche(c), cui seguono osservazioni varie su casi particolari. TR. PS.(c) N. ITAL. N. ARABO PRONUCIA APPROS. ch(j) alif chalif.un deb. asp. laringea b ba bachchj.un b t ta tachchj.un t th tha thachchj.un t aspirato g gim giym.un g kh ha khachchj.un k aspirato khv kha khvachchj.un k aspirato forte d dal dachl.un d dh dhal dhachl.un d aspirato r ra rachchj.un r z za zachy.un z dolce s sin siyn.un s aspro sh (scj) shin shiyn.un s palatale tj sad tjachd.un ts palatale enf. dj dad djachd.un ds palatale enf. tv ta tvachchj.un t enfatico dv za dvachchj.un d enfatico gh hain ghayn.un asp. forte lar. ghv ghain ghvayn.un asp. molto forte lar. f fa fachchj.un f q qaf qachf.un k enfatico k kaf kachf.un k l lam lachm.un l

m mim miym.un m n nun nuwn.un n h(j) ha hachchj.un debole aspirazione w waw wachw.un w inglese o v it. y ya yachchj.un i cons. (i-eri) N.B. "scj" per "sh" da usarsi in trascrizioni prive di vocali, per evitare equivoci nella codifica: infatti uno dei criteri dell'alfabeto pansemitico quello di evitare il pi possibile ambiguit di codifica, pur non usando caratteri speciali. a, i, u indicano le tre vocali "brevi" usate in arabo ach, iy, uw indicano le tre vocali "lunghe" usate in arabo an, in, un indicano, in finale, le vacali "nunnate" anch = an la ch finale serve semplicemente ad indicare la presenza dell'alif di appoggio ht "ta marbuta" si trascrive h(j)t e si pronuncia come h deb. asp. Altre particolarit circa problemi di trascrizione verranno trattate in seguito (come ad es. l'uso di "ch" e "chj"). Per ora, vorrei fare qui alcune precisazioni circa la pronuncia: non facile per i "lettori o dicitori europei" adattare le proprie abitudini fonatorie alla pronucia delle lettere arabe: direi che non valga la pena di insistere e di accontentarsi, in un primo momento, di una buona pronuncia scolastica che chiamerei, appunto, di tipo "europeo": l'essenziale che si differenzino, in qualche modo, i suoni. Anche circa i nomi delle lettere, sono pi favorevole all'uso dei nomi di "tradizione europea" tralasciando i, per noi, pi difficili nomi arabi delle lettere. REDUPLICAZIONE E RADDOPPIAMENTO Occorre, per chiarezza, in arabo, come nelle lingue semitiche in genere, distinguere tra reduplicazione e raddoppiamento. Nel grafia araba dell'arabo, ci, facilmente distinguibile, perch la reduplicazione comporta la scrittura di due consonanti uguali, mentre il raddoppiamento (o rafforzamento) viene indicato da un segno posto sopra la consonante. In questa grafia alfabetico-latina della lingua araba, i due fenomeni saranno, in genere, facilmente distinguibili solo tuttavia a livello della struttura della parola, in quanto la REDUPLICAZIONE, in genere, mostra due consonanti uguali separate da vocali, mentre il RADDOPPIAMENTO mostra sempre consonanti scritte in stretta vicinanza. E' importante notare, inoltre, che il raddoppiamento nasconde spesso forme di assimilazione, ad esempio: nt > tt etc. Ora, in questo caso, spesso, per vari motivi, in questo tipo di trascrizione alfabetico-latina dell'arabo, ho optato (ma - bene precisare- questa opzione facoltativa) per il ripristino delle "forme etimologiche", rispetto alle "forme assimilate" e si lascia al lettore, nel caso di "scrittura etimologica", la facolt di pronunciare le forme come preferisce, cio in "pronuncia con assimilazione" o in "pronuncia senza assimilazione", segnalando, volendo, la possibile assimilazione con un apostrofo: esempi: chillach = se non

ormai cosiderato, in pratica, quasi come una nuova parola, ma, in realt, deriva dall'incontro di chin = se + la negazione lach = non: ebbene volendo questa particella si pu trascrivere anche come segue: chin-lach o chin'-lach o chin' lach e, in pratica, la trascrizione pi semplice sembra essere chin' lach, la quale ha il pregio di segnalare (rispetto ad una possibile "chin lach" ancora pi semplice), oltre la possibilit di assimilare "n" ad "l" anche un'unione pi stretta delle due particelle. In genere, nella trascrizione pansemitica si opta per la separazione delle particelle: tuttavia, per dare un'idea pi chiara di questi fenomeni in arabo, basta predere, come esempio, la parola italiana affinch: si tratta, nel suo attuale uso, di una vera e propria congiunzione finale che, nell'uso moderno, cos si scrive: in realt, non difficile riconoscere, al suo interno, tre "parolette" (gli arabi parlano di "particelle") a fin che e, volendo, la congiunzione potrebbe essere anche scritta cos: stesso discorso potrebbe valere, ad esempio, per senonch che in pratica scrittura "unita" per se non che. A volte, anche in italiano, le grafie oscillano potendosi scrivere finora come fin ora, ma, invece, sar difficile trovare un all'ora per allora. Pertanto, anche in arabo si potrebbe lasciare, in genere, molta libert nel trascrivere queste situazioni, solo che nell'edizione di tipo "europeo" in caratteri latini si mirerebbe a fornire piuttosto al lettore trascrizioni etimologicamente chiare per maggior comodit e chiarezza. Caso particolare, in questo senso, quello dell'articolo cui, nella trascrizione, si d, senz'altro, autonomia di parola, appunto, autonoma, omettendo, per maggior semplicit, di segnare l'apostrofo ove avvengano assimilazioni: il "lettore europeo" (come proponiamo di chiamare d'ora in poi, convenzionalmente, chi legga l'arabo trascritto in lettere latine) potr, volendo, addirittura omettere in assoluto di operare assimilazioni: tuttavia, se vuole, potr applicare la classica regola delle lettere "solari" e "lunari": le "solari" assimilano le "lunari" non assimilano esempio: chal Shams.u "il Sole", volendo, si potr leggere chash Shams.u

mentre chal Qamar.u "la Luna" si legger sempre chal Qamar.u: ora le lettere "solari" sono: t, th, d, dh, r, z, s, sh, tj, dj, tv, dv, l, m, mentre "lunari" sono le rimanenti. Volendo formulare una regola semplice, si potr dire che "solari" sono le lettere "vicino ai denti" + r, l, m. Il lettore "europeo", volendo, potrebbe avere "vita ancora pi semplice" optando, appunto, di non operare mai le assimilazioni, anche se chiaro che sarebbe molto pi elegante formularle secondo le sopra dette regole. Notare, come ad esempio, l'italiano moderno preferisca ormai scrivere e leggere con la gente piuttosto che colla gente, come forse sarebbe pi corretto (oltre che pi tradizionale) scrivere e leggere.

VOCALI A rigore, le vocali, nelle scrittura araba, non sono segnate, tuttavia, spesso, in edizioni di opere letterarie, ove si voglia, esiste un ricco sistema di "puntazioni" che segnala le vocali che vanno lette vicino alle consonanti. Esiste, nella pratica dell'arabo moderno, anche l'uso di segnalare solo la presenza di alcune vocali in caso di ambiguit, omettendo le altre, ma, penso che sia, pi che altro, uso scolastico e pratico. Tralasciando, cumunque, quivi, la trattazione di questo argomento che sarebbe piuttosto complicato, dico subito che, nel presente sistema alfabetico proposto, le vocali sono sempre segnalate (e questo pu essere uno degli indubbi vantaggi di questo sistema alfabetico, specie per il lettore "europeo": non di fatto fuori dal normale che uno studioso, anche abbastanza preparato -ovviamente non nato e istruito in paesi dove la lingua araba sia comunemente insegnata-, che sappia di fatto leggere e facilmente tradurre i pi facili -o magari anche i pi difficili...- passi di opere letterarie arabe, si trovi, poi, di fatto, in difficolt a leggere un moderno quotidiano arabo, dove, a rigore, la lingua dovrebbe essere pi facile, e, questo, proprio per la mancanza di punti vocalici nei testi di uso corrente). Secondo uno dei pi usuali schemi usati dai grammatici si potr distinguere le vocali in BREVI, LUNGHE E NASALIZZATE da cui il seguente specchietto

BREVI a i u LUNGHE ach iy uw NASALIZZATE (solo finali) an in un

ALCUNI PROBLEMI ORTOGRAFICI Gi la "an" con cui si trascrive la "vocale nasale (finale)" offre qualche problema: lo si trover di solito trascritto con anch o, sarebbe meglio, anche se grafia sconsigliata perch troppo "complicata" (e da riservarsi prevalentemente in "commenti grammaticali"), an(ch), in quanto nell'ortografia araba la vocale nasalizzata "an" viene scritta vicino (sopra) ad un "chalif" di appoggio. Esiste inoltre un potenziale problema di ambiguit insito alla trascrizione latina quando in sede finale esista un vero e proprio "nuwn": ad esempio un chin va interpretato come ch + i + n o ch + in in pratica c' una teorica ambiguit, che tuttavia risolta facilmente dalla funzione morfologica di tali vocali: tuttavia volendo curare un testo privo di ambiguit sar bene trascrivere le tre vocali nasali con anj inj unj. Altro caso di ambiguit ortografica, si verifica quando "chalif" assume valore di "hamzaht" (hamzah) cio il suo vero e proprio valore autonomo, non valendo come lettera di prolungamento della vocale: in tal caso, la presenza di "hamzaht" sar segnalato trascrivendo chj e non ch. Tuttavia, per semplit, in tutti quei casi dove non sussista ambiguit "hamzaht" pu essere benissimo trascritto con ch, anche se si pu mantenere la scrittura "chj" per "facilitare" il lettore.

Bisogna inoltre tener conto che "chamzaht" in arabo non sempre si appoggia a "chalif" ma anche a "yachchj" e a "wachw": in tal caso si potr trascrivere chj[(ch)] chj[(y)] chj[(w)] oppure ch[(ch)] ch[(y)] ch[(w)] oppure chjch chjy chjw oppure, volendo chj chj chj oppure anche chch chy chw o ch ch ch ove non sussistano ambiguit: ad es. ich non occorre che sia trascritto necessariamente come ichj in quanto facile riconoscere che, in questa posizione, ch non prolunga la "i" ("prolungabile" solo da "y") e quindi valga come "hamzaht".

Altro problema ortografico inerente la trascrizione pu essere inerente le doppie: tuttavia occorre fare una premessa: in genere una consonante raddoppiata viene resa con il raddoppiamento: bb, kk, nn: tuttavia, nel caso dei digrammi e trigrammi, per semplicit, si raddoppier solo il primo elemento del digramma, pertanto, operando un'elencazione teorica in quanto possibile che taluni casi di raddoppiamento di fatto non si verifichino, si ha il seguente specchietto cch(j) raddoppia ch(j) tth raddoppia th kkh raddoppia kh kkhv raddoppia khv ddh raddoppia dh ssh raddoppia sh ttj raddoppia tj ddj raddoppia dj

ttv raddoppia tv ddv raddoppia dv ggh raddoppia gh gghv raddoppia ghv hh(j) raddoppia h(j)

tutto bene, tuttavia potrebbe darsi, ad esempio, che un gruppo consonantico del tipo kkh possa non essere non un raddoppiamento di kh ma rappresenti di fatto due lettere ossia k + kh cio "kachf" + "khachchj". In questo caso, ove si ritenga opportuno "eliminare" l'ambiguit, si scriver questo secondo gruppo come kjkh. Ci si comporter similmente in altri casi simili. N.B.: cos pure, nel caso si propongano forme divise in sillabe con trattino o linietta, laddove si presenti ambiguit, sar meglio usare la divisione in sillabe pi conforme alla struttura grafica della parola araba esempi: sabbakha si divider meglio sab-ba-kha sattara " " " sat-ta-ra sakkhafa " " " sa-kkha-fa sakkvana " " " sa-kkva-na etc. Problemi di questo tipo comporta anche la trascrizione di h: esempio: una possibile teorica successione del tipo akha potrebbe essere intesa come ak + ha o diversamente a + kha: ebbene, per evitare ambiguit, sar bene in questa posizione, trascrivere akhja; inoltre sar sempre opportuno trascrivere "h" sempre con il digramma "hj" (e non con il monogramma "h") in trascrizioni che omettano di riportare le vocali, sempre per evitare ambiguit.

Altra particolarit ortografica inerente la trascrizione latina l'uso delle MAIUSCOLE: le maiuscole sono assenti nella grafia araba: nella grafia latina le si fa presenti secondo le regole prevalenti nelle lingue europee. Ugualmente dicasi della punteggiatura, che tuttavia presente nei testi arabi moderni. Altri problemi ortografici si possono venire a porre man mano nella pratica della trascrizione: insomma l'uso, e gli accordi d'uso, dopo opportune discussioni, dovrebbero contribuire alla fine a dettare le norme per una "migliore" ortografia della lingua araba, anche in trascrizione alfabetica latina (qui consigliata in alfabeto "pansemitico(c)"). Penso sia, tuttavia, qui inutile pretendere di esaurire (ove lo siano) tutti i problemi ortografici: saranno meglio discussi, di volta in volta, nei commenti. Spero che il lettore non si sia gi qui stancato per queste precisazioni, che tuttavia penso non siano affatto inutili.

PROPOSTA DI UNO SCHEMA DI SISTEMA FONOLOGICO PER LE CONSONANTI Il presente schema non pretende di avere valore scientifico: esso tenta una classificazione dei FONEMI, cio di suoni ideali considerati a livello FONOLOGICO (o, anche, "FONEMATICO"), a prescindere dalle loro possibili realizzazioni fonetiche (livello "FONETICO"). Si pu distinguere in questo sistema fonologico: a) il luogo di articolazione (L.A.): (laringale, faringale, velare, palatale, dentale, interdentale, bilabiale) b) il modo di articolazione (M.A.): (esplosivo, fricativo, continuo, laterale, vibrante, nasale) c) la qualit dell'articolazione (Q.A.): (muto, sonoro, enfatico-muto, enfatico-sonoro) specchietto (M.A.) espl. fric. con. lat. vib. nas. (Q.A.) m. s. em. es. m. s. em. es. (L.A.) lar. ch h far. kh gh vel. k g q khv ghv pal. sh y dent. t d tv dv s z l r n interd. th dh tj dj bilab. b f w m

NOTA: per maggior semplicit, si tralasciato di classificare i suoni vocalici. Notare come in pu passare da scambi possono detto questo questo "sistema fonologico" siano facili degli "scambi fonologici" nel senso che "h" laringale a faringale e kh e gh possono passare da faringali a laringali: altri esserci: ma non qui il caso di insistere su una materia molto complicata: come si solo un "tentativo pratico".

Va solo notato che circa la "g" si preferisce il suono duro come d'uso nella pronuncia egiziana dell'arabo (e perci si classificata la "g" come gutturale sonora), mentre tj e dj, che -a livello "grafemico"- rappresenterebbero un suono del tipo "c" di cielo e "g" di gelo -e quindi delle espl. pal. m./s.-, in arabo vanno pronunciati in modo molto affricato (e perci nello specchietto sono state poste -sempre in un ambito di scelta comunque piuttosto ipotetico- tra le "interdentali fricative enfatiche"): a guida pratica del lettore italiano, si consiglia di pronunciare ci e gi come si usa in alcuni dialetti meridionali, appunto in modo molto affricato. NOTA: LETTERE QUIESCENTI Anche in questo sistema alfabetico di scrittura delle lettere, risultano essere "lettere quiescenti". Ossia, ht finale di parola e ch, w, y finali di sillaba possono perdere il loro suono lasciando sentire soltanto il suono allungato della vocale. Caso particolare quello di -ay- e -aw- che si possono considerare, quando non segua vocale, equivalenti a dei "dittonghi" del tipo "i" e "u", tenendo conto comunque che "ay" in posizione finale (ove non segua comunque pronome-suffisso) si legge come un "a" lungo e in questa posizione la "y" ha lo stesso valore di "ch" dopo "a", quando "ch" lettera di "prolungamento".

USO DELLE PARENTESI NELLA TRASCRIZIONE E INOLTRE TRASCRIZIONI "PER USO TESTO DI LETTURA" E TRASCRIZIONI "PER USO TESTO DI COMMENTO" NONCHE' CRITERI D'USO DELLE LINIETTE PUNTI E APOSTROFI ALL'INTERNO E TRA LE PAROLE. Accenno quivi ad argomenti che, in parte, saranno ripetutamente trattati nel corso di questa esposizione di grammatica araba (trascritta). Nel parte di questo libro dove si riporta il testo trascritto, la traduzione e il commento, pi volte si accenner ad una differenza tra "grafia di trascrizione per il testo di lettura" e "grafia di trascrizione per il testo di commento". Per favorire maggior chiarezza, su questo argomento, desisererei riportare qui alcune precisazioni. Ora "per grafia di trascrizione per il testo di lettura" deve intendersi una grafia atta a fornire precise e, in genere, il pi possibili semplici elementi per pronunciare la parola araba nell'ambito di un contesto di lettura: questo criterio seguito per redere pi uniforme il testo all'occhio e facilitare la lettura. Nel testo di lettura, in genere, gli unici caratteri che possono intercalarsi al "flusso" dei segni alfabetici sono, la linietta, alcuni apostrofi e, infine, i punti per separare (parzialmente) dalla parola i pronomi personali suffisso (a rigore, tuttavia, volendo, anche questi ultimi segni sono facoltativi). Voledo, anche la maggior parte degli apostrofi potrebbero essere omessi, ma ne , tuttavia, consigliabile l'uso. Diverso invece il criterio con cui redatta la "grafia di trascrizione per il testo di commento": essa mira, da un lato, (prevalentemente) a chiarire anche quale sia l'esatta grafia della parola, anche in alfabeto arabo, e, dall'altro, a chiarire, per quanto possibile, in genere, quale sia l'esatta grafia della parola araba in alfabeto arabo. Per tale scopo, oltre all'uso del punto e dell'apostrofo, si far in genere diffuso uso della linietta, del punto e delle parentesi (tonde, quadre e, talora, anche "graffe").

La linietta, in breve, nella "grafia di commento" molto usata anche per dividere le parole in sillabe: tuttavia, spesso, nella parte finale delle parole, laddove la linietta per dividere in sillaba, potrebbe venire a trovarsi vicino ai punti che chiariscono possibili presenze di desinenze nei nomi, in genere, per chiarezza, verranno omesse. I punti, nella grafia di commento, servono a separare, oltre che i pronomi personali "suffisso", anche le desinenze, tenendo conto tuttavia, che, per i verbi, si optato per il criterio (per altro pratico) di non produrre, in genere, forme con punti, che volendo, comunque, sarebbero sempre "producibili". In ogni caso, vedendo come si , in pratica, operato, nella parte dove il testo commentato, nel distinguere (nella trascrizione) le "grafie di lettura", dalle "grafie di commento", non dovrebbero esserci grandi difficolt a comprendere i crititeri generali secondo cui si cercato di regolarsi, di volta in volta. Qui mi limiter a fornire, per dare al lettore una prima idea, qualche esempio di "grafie di lettura" ("g.l.") e "grafie di commento" ("g.c.") di alcune parole che si possono trovare anche nel testo considerato in questo libro: g.l.: qachla g.c.: qach-la la linietta denota la divisione in sillabe g.l.: qachluwch g.c.: qach-luw(ch) la linietta denota la divisione in sillabe la parentesi tonda qui segnala un particolare fenomeno fonetico (per cui in questa desinenza verbale la "ch" non ha valore fonetico) qach-l.uw(ch) altra "grafia di commento" possibile che evidenzia come .uw(ch) sia una desinenza verbale: tuttavia in questo commento si optato in genere per non separare con punti le desinenza verbali. g.l. : muchjminin g.c. : much[j][(w)]-mi-n.in[j] : grafia di commento, diciamo, "integrale" in quanto, in genere, anche in commento se ne producono di pi "pratiche e semplificate": in genere, vale il criterio che la parentesi tonda

indichi fatti fonetici presenti nella grafia araba che non hanno poi molta rilevanza nella trascrizione, mentre la parentesi quadra indica fatti fonetici aggiugibili nella trascizione, ma non strettamente necessari, mentre la parentesi "graffa" indica proposte di integrazione al testo. Pertanto, la prima parentesi quadra indica la possibilit, qui non obbligatoria, di precisare con "j" la natura consonantica di "ch" in questa posizione; la "w" dentro "tonda" e poi "quadra" indica che la consonante presente nella grafia araba, ma che poi ha presenza facoltativa in trascrizione, in quanto si tratta di "consonante di sostegno" e quindi ha solo di fatto valore "grafemico": in pratica nella trascrizione fonetica pu essere omessa. Il punto indica che .in[j] una desinenza, mentre la parentesi quadra su [j] indica che la presenza di [j] in questa posizione facoltativa, in quanto facile qui capire che la "n" finale non lettera radicale ma

facente parte di un "tanwiyn". Le liniette separano qui le sillabe (a volte invece le liniette possono denotare parole "composte"). Non insisto qui ulteriormente con altri esempi su un argomento che solo apparentemente pu apparire complicato e che sar ampiamente trattato all'interno del commento del testo e anche in altri punti di questa medesima sinossi: in ogni caso, penso che sia di per s chiaro il perch in sede di "grafia di lettura" si sia cercato di semplificare per quanto possibile la grafia, nell'ambito comunque di un testo di lettura il pi possibile non o poco ambiguo. Concludo con questa nota il discorso sulla fonetica che ho cercato di limitare all'essenziale, non mancando di accennare anche a "problemi ortografici" di una certa complessit.

******************** *** MORFOLOGIA *** ********************

=== ARTICOLO === ================ Non esiste in arabo articolo indeterminativo: l'indeterminazione indicata con altri mezzi o semplicemente omettendo l'articolo. Esiste un articolo determinativo in forma invariabile ossia chal. Di fatto, cumunque, la l, nella pronuncia, preferibile che, nel caso di presenza di consonanti "solari", sia assimilata: tuttavia, in questa trascrizione, ci non segnalato, inoltre l'articolo, contrarialemte all'uso della grafia araba, viene scritto sempre come parola autonoma: es.: malik.un un re chal malik.u il re piuttosto che chalmalik.u suwq.un un mercato chal suwq.u il mercato piuttosto che chassuwq.u o chas suwq.u L'articolo in arabo pu perdere la propria vocale in favore della vocale che lo precede: in tal caso parleremo, con un termine italiano molto "pratico", di forma "svuotata" (laddove la grammatica araba parla della presenza di un "chalif waslaht') che per l'articolo chl esempio: chab.u' chl waziyr.i il padre del wizir, notare che la presenza di "chalif waslaht" segnalata, in questo metodo di trascrizione, anche dall'apostrofo che segue la vocale che precede: tale apostrofo, nei casi di chiarezza del fenomeno, come in questo dell'articolo, volendo, potrebbe essere omesso scrivendo pi semplicemente chabu chl waziyri anche se meglio mantenere, in questa posizione, questo apostrofo comunque facoltativo.

NOTA: DI ALTRI SEGNI A VOLTE "FACOLTATIVI" PROPRI DELLA PAROLA Sono essenzialmente quattro: a) l'accento tonico --> sempre facoltativo (a, i, u, --> , , ) b) la linietta (-) c) il punto (.) d) le parentesi (), [] e {} L'accento tonico servirebbe in arabo (trascritto) ad indicare dove cade l'accento nella parola: tuttavia, dato che le regole dell'accento in arabo (classico) sono molto chiare, di fatto l'uso di tale accento superfluo: regola: l'accento in arabo va sulla terzultima sillaba se la penultima breve; se la penultima lunga l'accento va su di essa. N.B.: da considerarsi lunga "per posizione" la vocale breve seguita da due consonanti o da consonante raddoppiata.

La linietta pu avere nella trascrizione due essenziali funzioni: a) separare le sillabe b) separare gli elementi di una parola composta Il punto (di uso facoltativo) serve a separare nella parola elementi di natura morfologica: si consiglia un uso quasi obbligatorio del punto nel caso della presenza di pronomi suffissi: in altri casi, l'uso del punto pu essere utile nei commenti per chiarire la natura, soprattutto morfologica, delle forme, anche se, a giudizio personale, tuttavia, lo troverei superfluo nel caso delle forme verbali: in ogni caso, l'uso del punto (come anche della linietta che, in genere, serve a individuare le sillabe), nei commenti, lasciato alle esigenze di chiarezza che appunto il commentatore venga a sentire di volta in volta: esempi maliku = re si pu scrivere malik.u malikun(j) = un re si pu scrivere malik.un malikiy = mio re preferibile scriverlo sempre malik.iy Le parentesi tonde indicano in genere lettere che nella grafia araba hanno funzione di sostegno e di fatto non servono alla pronuncia: malik.an(ch) o malik.anch = un re (accusativo s.) Anche molte di queste parentesi tonde sono di uso pi opportuno nei commenti, sempre per non complicare la "grafia di lettura". Nella grafia, diciamo, "testuale", potrebbero anche venire omesse, per maggior semplicit, talune lettere che nella grafia araba hanno solo funzione di sostegno: mentre, tali lettere, opportuno che siano segnalate nelle forme presenti in commento o in testi che vogliano segnalare l'ortografia orIginaria delle parole scritte in arabo in maniera pi rigorosa. Le parentesi quadre possono servire per vari usi particolari che possono presentarsi di volta in volta e in genere per segnalare che la presenza di una certa lettera , in trascrizione, facoltativa.

La parentesi graffa {} pu servire ad indicare, per lo pi, integrazione al testo.

ALTRA NOTA: TERMINOLOGIA GRAMMATICALE ARABA Non affatto inutile sapere un po' di questa terminologia, in quanto molti termini ricorrono nelle spiegazioni, ma anche perch si possono trovare abbreviati sui dizionari. Ecco quindi un elenco di termini qui, per quelli arabi, in trascrizione "rigorosa", mentre, nei commenti, ci si pu benissimo accontentare delle trascrizioni, diciamo, "di tradizione", come nel gi visto caso delle lettere alfabetiche. fathaht vocale a kasraht vocale i dammaht vocale u sukuwn quiete segno di vocale "zero" gazm troncamento segno di vocale "zero" tashdiyd rafforzamento segno di doppia tashdiyd necessario tashdiyd eufonico shaddah " segno di doppia lam-alif monogramma di l + ch hamzaht compressione segno di ch(j) maddaht prolungamento segno agg. ad ch alif maddaht watjlaht congiunzione segno agg ad ch alif watjlaht alif con waslah alif maqtjuwrah tanwiyn segno di nunnazione ta marbutvat ht lettere forti lettere deboli lettere servili quelle in "chanta Muwsay" lettere radicali le altre tranne le 7 servili stato costrutto in arabo chal chidjachfatu

fachtjilaht virgola chal gamgh.u' chl sachlim.u il plurale sano gamgh.u' chl taksiyri plurale fratto

=== PRONOMI === =============== PRONOMI PERSONALI "ISOLATI" sing. plur. I cha-nach io nakh-nu noi II chan-ta tu m. chan-tum voi m. chanti tu f. chan-tunna voi f. III hu-wa esso, egli hum essi hi-ya essa, ella hunna esse duale II chan-tumach voi due m./f. III hu-mach essi/e due m./f.

PRONOMI PERSONALI SUFFISSI sing. pl. du. .iy/.niy io .na noi .ka tu m. .kum voi m. .kumach voi due m./f. .ki tu f. .kunna voi f. .hu egli .hum essi .humach essi/esse due .hach essa .hunna esse Questi pronomi possono avere vari valori come possessivi, pronomi personali oggetto. La forma .niy per la I s. tipica dopo verbo

N.B.: la presenza dei suffissi pu indurre mutazioni vocaliche sulle parole che li precedono. Queste, come altre osservazioni si riportano in commento.

PRONOMI DIMOSTRATIVI n.b.: rivelano una natura composita, in cui i linguisti ravvisano la presenza di elementi dimostrativi del tipo "hach", "dhach", "li", "ka", di cui quello che ha pi chiaro e indiscutibile significato l'elemento "dhach" che in molte lingue semitiche appare come pronome dimostrativo autonomo (vedi ebraico zaeh m., zocht f., con z- equivalente ad arabo dh.): tuttavia non c' facilit interpretativa: in ogni caso, giova molto, a capirne la struttura, mostrare la loro divisione in sillabe (che qui, come gi detto, si opera con il trattino (-), il quale, per altro, pu servire anche per evidenziare eventuali parole composte: in genere il diverso uso di questo segno dovrebbe essere da s evidente. Si riportano per facilitare ulteriomente la pronuncia gli accenti che, per altro, come si detto, sono segni facoltativi. Le forme qui riportate sono in "grafia per lettura" (seguiranno tuttavia le "grafie di commento" di alcune forme piuttosto "complesse"): a) per oggetti vicini -sing. m. f. N./O./A. hch-dhach hch-dhi-hi -plur. m./f. N./O./A. hach-chju-lch-chji -du. m. f. N. hach-dhch-ni hach-tch-ni O./A. hach-dhy-ni hach-ty-ni

b) per oggetti intermedi e lontani -sing. m. f. N./O./A. dhch-ka o tl-ka dhch-li-ka -plur. m./f. N./O./A. chuw-lch-chji-ka -du. m. f. N. dhch-ni-ka tch-ni-ka O./A. dhy-ni-ka ty-ni-ka

N.B.: g. c. di hach-chju-lch-chji: hach-chj[(w)]u-lach-chji g. c. di chuw-lch-chji-ka: chuw-lach-chj[(y)]i-ka

N.B.: nella grafia araba questi pronomi presentano a volte delle "ortografie" semplificate con l'uso dell'"alif maddah verticale" che un piccolo segno di alif che lo sostituisce; a volte, tuttavia, tale segno pu anche scomparire: di solito le grammatiche considerano tale fenomeno come puramente ortografico e, in pratica, le forme, comunque siano scritte, sono trascritte come sopra. Tuttavia volendo rispecchiare, nella trascrizione, in qualche modo l'andamento dell'ortografia araba, si pu

usare per designare l'"alif maddah verticale" l'apostrofo: pertanto si possono, in pratica produrre ad esempio della forma hach-dhah tre scritture: a) hach-dhach b) cha'-dhach c) cha-dhach che tralasciando il trattino diventano: a) hachdhach b) cha'dhach c) chadhach. Ma comunque, in teoria, si tratta (la "b" e la "c") di forme solo ortagraficamente abbreviate per la scrittura piena che hachdach. Forme dunque "abbreviate" sono dunque: ha'dhach, hadhach per hachdhach ha'dhihi, hadhihi per hachdhihi ha'chjulachchji, hachjulachchji per hachchjulachchji ha'dhachni, hatachni per hachtachni ha'dhayni, hadhayni per hachdhayni ha'tayni, hatayni per hachtayni dachka non avrebbe forma abbreviata dha'lika, dhalika per dhachlika chuwla'chjika, chuwlachjika per chuwlachchjika dhachnika non avrebbe forma abbreviata Ora le grafie ortograficamente abbreviate potrebbero "nascondere" qualche fatto anche fonetico la cui spiegazione sarebbe la seguente: a) l'originaria forma del pronome dhach o della particella dimostrativa hach era rispettivamente dh.a e h.a con probabile desienza .a di acc. "apodittico" (mia ipotesi). b) tuttavia quando questo pronome era isolato "godeva" di una forma "pausale", cio terminante per consonante: perci: dh.a > dh.ach e h.a > h.ach c) quando tuttavia il pronome ritornava in posizione non pausale in interno di frase, si aveva il movimento inverso, ossia la forma "non-pausale" dh.ach > dh.a e h.ach > h.a d) ci ha creato qualche difficolt ai grammatici arabi nella codificazione del fenomeno, in quanto tale movimento poteva non essere ben percepito. Tuttavia vedi osservazione "c". c) tale incertezza ortografica potrebbe riflettere anche, in qualche modo, un'incertezza fonetica, in quanto probabilmente la pronuncia dhach o da hach o ha

del monosillabo poteva dipendere anche dalla soggettivit del parlante, un po' come in italiano pu essere differente dire vedo questo uomo e questo uomo vedo: cambia il modo di accentare.

d) col tempo si sono avute delle forme "stereotipate" di tipo breve -cio non pausali- che hanno favorito l'affermarsi delle forme ortograficamente abbreviate.

PRONOME RELATIVO La lingua araba ha quattro pronomi relativi: challadhiy, man, mach e chayy.un a) pronome realtivo challadhiy -sing. m. f. N./O./A. chl-la-dhiy chal-la-tiy -plur. m. f. N./O./A. chal-la-dhy-na chal-lach-tiy chal-la-wach-tiy -du. m. f. N. chal-la-dhch-ni chal-la-tch-ni O./A. chal-la-dhy-ni chal-la-ty-ni b) man = colui che, chi c) mach = ci che d) chayy.un = chiunque

PRONOME INTERROGATIVO man? chi? mach? che cosa? chayy.un quale? kam quanto (kam < ka + mach) notare: ayyu.kum? = chi di voi?

ALTRI PRONOMI O AGGETTIVI PRONOMINALI kull.un = totalit ex. : kull.u madinaht.in = ogni citt (lett. la totalit di una citt) chakhad.un = qualcuno shaychj.un = cosa, qualcosa baghd.u' chl mughallim.iy.na = parte dei maestri = alcuni m. ghvayr.un = la diversit (di) ex. ghvayr.u.hu altro che lui

chach-kha-r.u = altro (diptoto) chukhray = altra (indeclinabile)

=== NOME === ============= Nell'arabo classico si hanno declinazioni: distinguiamo a) declinazione triptota forma indeterminata forma determinata N. ragul.un un uomo chal ragul.u l'uomo O. ragul.in di un uomo chal ragul.i dell'uomo A. ragul.an(ch) un uomo chal ragul.a l'uomo notare all'accusativo l'alif ortografica: al limite, nella trascrizione si pu omettere. Vale qui la pena di ricordare che, .in, .an, come .unj, .inj, .anj: per un certo senso "di tradizione" anjch, in quanto "sovrabbondante", ove sussistano ambiguit, si possono scrivere i "tanwiyn" .un, ovvio che se si trascrive .an con .anch (come, in pratica, forse consigliabile) sar inutile una possibile scrittura del tipo allo scopo di risolvere l'"ambiguit ortografica".

b) declianzione diptota (forma indet./det.) N. chakhmar.u un rosso O./A. chakhmar.a di un rosso, un rosso

NOMI FEMMINILI non sepre hanno la tipica desinenza del femminile: tipica desinenza del femminile .aht.un malik.un = re malik.aht.un = regina quando non si usano i casi finali .aht finale viene letto omettendo la t: tuttavia consiglierei il "lettore europeo" di far sentire in modo sfumato sia la "h" che la "t" del gruppo finale "ht" per una specie di "ripristino etimologico": il tutto cominque, ovviamente, facoltativo.

NOMI PLURALI -plurale sano maschile mughallim.u = maestro mughallim.uw.na = maestri declinazione del plurale mughallim.uw.na = maestri mughallim.iy.na = maestri mughallim.uw.na = maestri il .na finale cade nel caso di stato costrutto mughallimuw' chl madras.aht.i maestri della scuola -plurale sano femminile mughallim.aht.un = maestra mughallim.acht.un maestre

declinazione: N. mughallim.acht.un O./A. mughallim.acht.in con articolo: chal mughallim.acht.u = le maestre -plurali fratti sono uguali per maschili e femminili e, in pratica, hanno significato collettivo e forma singolare: malik.un = un re muluwk.un = dei re non esistono regole fisse di formazione e vanno studiati volta per volta. Ovviamente il modo usuale di fare il plurale quello del plurale "sano".

"STATO COSTRUTTO" Nelle lingue semitiche basta accostare due nomi per avere una relazione di genitivo: questa situazione viene chiamata "stato costrutto": esempio: bayt.u' chl tachgir.i la casa del mercante notare che il secondo sostantivo va in caso obliquo, mentre il primo sostantito non vuole articolo.

DUALE walad.un un ragazzo walad.ach.ni (N.) walad.ay.ni (O./A.) la .ni finale sparisce in caso di stato costrutto: walad.ach Zayd.i i due figli di Zeid -duale femminile madras.aht.un madras.atach.ni

NOTA DI SINTASSI: TIPI DI PROPOSIZIONE a) proposizione verbale: quella che contiene un verbo. b) proposizione nominale: quella che non contiene verbo: noi vi immettiamo la copula (verbo essere)

=== AGGETTIVO === ================= tralascio regole particolari circa l'accordo col nome lasciandole al commento: ecco l'esempio di un accordo normale: chal bayt.u' chl kabiyr.u la casa grande notare l'articolo ripetuto che in italiano si omette.

-esistono aggettivi di particolare forma morfologica che hanno vari tipi di significato, di cui qui ometto elenco: solo un esempio: chardj.iyy.un = terrestre gli aggettivi con il suff. .iyy(.un) indicano relazione.

-comparativo: a) di maggioranza ottenuto con la forma chaf-gha-l.u diptota: es. kabiyr.un = grande chakbar.u = pi grande === NUMERALI E NUMERAZIONI VARIE === ==================================== cardinali femminili per nomi maschili assol. 1 chakhad.un 2 chithnachni 3 thalachth.aht.un 4 charbagh.aht.un 5 khams.aht.un 6 sitt.aht.un 7 sabgh.aht.un 8 thamachniy.aht.un 9 tisgh.aht.un 10 ghashar.aht.un 11 chakhad.a ghashar.a 12 itnnach ghashar.a 13 thalachth.aht.a ghashar.a etc. maschili per nomi femminili 1 chikhaday 2 chithnachni 3 thalachth.un 4 charbagh.un

5 khams.un 6 sitt.un 7 sabgh.un 8 thamachniy.un 9 tisgh.un 10 ghashar.un 11 chikhday ghashar.aht.a 12 ithnatach ghashar.aht.a 13 thalachth.a ghashar.aht.a etc.

dal 20 in poi 20 ishr.uw.na 30 thalachth.uw.an 40 charbagh.uw.na 50 khams.uw.na 60 sitt.uw.na 70 sabgh.uw.na 80 thamachn.uwna 90 tisgh.uw.na 100 michj.aht.un 200 michjatachni 300 thalath.u migh.aht.in 1000 chalf.un 2000 chalf.ach.ni 3000 thalachthat.a chachlachf.in 4000 charbagh.aht.u chachlachf.in 10.000 ghasharat.u chachlachf.in 20.000 chishr.uw.na chalf.an 100.000 michjat chalf.in

etc. non riporto tutte le forme numeriche in quanto questa sinossi ovviamente "orientata" al testo presentato: le forme riportate servono pi che altro a dare una prima idea della numerazione araba.

=== AVVERBI === =============== consultare dizionari: ometto elenco.

=== PREPOSIZIONI === ==================== consultare dizionari: ometto elenco.

=== CONGIUNZIONI === ==================== consultare dizionari: ometto elenco.

=== INTERIEZIONI === ==================== consultare dizionari: ometto elenco.

=== VERBO === ============= SPECCHIETTO SINOTTICO CONIUGAZIONE ARABA Giova, a questo punto, chiarire (forse sarebbe stato opportuno farlo anche prima) il concetto di RADICE in arabo, concetto che vale anche per le lingue semitiche in genere. Sia per i nomi, che per i verbi, la RADICE che porta significato in genere TRILITTERE. Non da escludersi il fatto che molte radici trilittere possono essere di fatto derivate da radici bilitteri, ma qui badiamo al dato di fatto storico. In arabo, in genere, tranne casi particolari, la radice trilittere ben individuabile. Questa caratteristica, tra l'altro, renderebbe pi conveniente scrivere le parole arabe, anche in trascrizione latina, con caratteri speciali, in modo che, ad ogni suono, corrisponda una sola lettera, perch, in tal caso, il trilitterismo, risulterebbe meglio evidente. Nella trascrizione qui usata, ove, per evitare caratteri speciali, si usano "digrammi" e anche "trigrammi", tale situazione pu non risultare, dal punto di vista grafico, a volte, molto evidente. Per questo motivo, si user riportare la radice (segnalata, in genere, con un asterisco) divisa con liniette, onde il trilitterismo risulti sempre meglio evidente: esempi: *k-b-r radice indicante idea di crescere *f-gh-l radice indicante idea di fare. In genere la radice collegabile con un verbo e, in tal caso, si cita di fatto, come significato fondamentale della radice, il significato della III p. s. m. del perfetto (di I -ossia prima- forma: per il concetto di "forme vebali" vedi qui di seguito). Vediamo un esempio di analisi: sia il verbo che si ritrova sul dizionario citato alla III s. m. del perfetto f-gha-la = fare le cui lettere radicali sono f gh l: la sua radice sar: *f-gh-l. Ora, come si vede, in questo tipo particolare di grafia pansemitica(c) senza uso di caratteri speciali, il verbo potrebbe apparire come quadrilittero: tuttavia, si tratta, diciamo, di "farci l'abitudine".: in ogni caso, usando i trattini, le "ambiguit" dovrebbero risultare facilmente "risolte". In particolare (prendendo sempre come esempio questa radice *f-gh-l), importante notare la seguente nomenclatura grammaticale: f detta "prima radicale", gh detta "seconda radicale", l detta "terza radicale"; notare inoltre che, rispetto alle lettere, un verbo con radice *f-gh-l pu essere detto di

1.ae-f leggendo di "primae fa", 2.ae-gh leggendo di "secundae ghain", 3.ae-l leggendo di "tertiae lam", dove "primae", "secundae", "tertiae" non sono altro che gentivi di parole latine (attenzione a leggere "ae" come "e" e "tertiae" come "terzie"). Volendo, il "lettore europeo", ove volesse semplificare, invece che dire "fa" per "f", pu anche dire "effe" e cos "elle", invece che "lam", mentre, invece, questa semplificazione "molto pratica" meglio non valga per nomi di lettere tipicamente arabe come "ghain", dove, senz'altro, meglio non leggere "gh" come "g" e "acca" (anche se, al limite, non affatto "proibito"); infine altro modo di scrivere 1.ae-f I-f, 2.ae-gh II-gh, 3.ae-l III-l.

"FORME" DEL VERBO In arabo (come in genere nelle lingue semitiche), in pratica, i verbi non presentano forme composte con preposizioni (come di largo uso, ad es., nelle lingue indeuropee): tuttavia, attraverso le "forme", si riescono a moltiplicare di un qualche po' i significati delle radici verbali: inoltre, le "forme" possono avere signicati passivi, riflessivi, causativi etc.: in breve, nell'arabo le "forme" del verbo sono dieci secondo il seguente paradigma, individuabili, innnanzi tutto, dalla III m. s. del perf. att.: FORME SIGNIFICATI APPR. I forma fa-gha-la normale II forma fa-ggha-la intensivo-attivativa III forma fach-gha-la transitivizzante IV forma chaf-gha-la causativa V forma ta-fa-ggha-la riflessiva della II VI forma ta-fach-gha-la riflessiva della III VII forma chin-fa-gha-la passiva VIII forma chif-ta-gha-la riflessiva della I IX forma chif-gha-lla qualificativo X forma chis-taf-gha-la riflessivo della IV

N.B.: i significati assegnati sono per lo pi approssimativi: per gli esatti significati si deve consultare attentamente il dizionario, anche se, con la pratica, ci si verr a capacitare maggiormente circa la funzione di queste forme. N.B.: le liniette apposte nelle sopraccitate forme verbali, come nelle successive, sono inserite per chiarire meglio la struttura sillabica delle forme stesse e non fanno parte ovviamente dell'ortografia usuale delle forme stesse. N.B.: la grammatica tradizionale usa come verbo-paradigma faghala (*f-gh-l) e le dieci forme prendono nome solitamente dalle forma di questo verbo.

CONIUGAZIONE NORMALE DEL VERBO FORTE In arabo e in genere nelle lingue semitiche, si dicono verbi "FORTI" quelli che, per cos dire, godono nella loro radice della presenza di CONSONANTI FORTI, cio di consonanti che durante la coniugazione n scompaiono, n si modificano: sono forti tutte le consonanti tranne "ch", "y" e "w" che sono, appunto, "DEBOLI" (in realt "ch" non sarebbe "debole", ma, sostituendo spesso "y" e "w", risulta tale).

ELENCO DEI MODI, TEMPI E VOCI a) -vi sono 2 "voci o diatesi": attiva e passiva. b) -vi sono 2 modi finiti: indicativo congiuntivo condizionale-iussivo imperativo energico I energico II c) -vi sono 2 modi indefiniti: participio infinito d) -vi sono 2 tempi semplici: perfetto imperfetto (vedi nota) e) -vi soni 3 tempi composti: imperfetto trapassato prossimo futuro anteriore f) -vi sono 13 persone: 5 singolari (I m.;II m./f.;III m./f.) 3 duali (II m.;III m./f.) 5 plurali (I m.;II m./f.;III m./f.)

N.B.: l'"imperfetto" arabo ha anche significato di futuro: alcuni grammatici propongono di chiamare questo tempo "infectum", che sarebbe dizione pi precisa e spiegherebbe lo "strano" fatto per cui, ad es., chaf-gha-lu possa voler dire, nello stesso tempo, "io facevo", come "io far": in ogni caso, anche il concetto di "infectum" non facile da spiegare: si lasciano, in questa sede, per brevit, le spiegazioni sull'uso concreto dei verbi al commento. N.B.: i tre tempi "composti" sono ottenuti con il verbo ausiliare "kachna" che un verbo "debole" in 2.ae-w (*k-w-n): come tale gode di una coniugazione un po' speciale: in ogni caso, lo specchietto relativo il "trapassato prossimo" offre un ottimo esempio che illustra la differenza di coniugazione

tra un verbo di 2.ae-w e un normale verbo forte. Il "futuro anteriore" presenta le forme di "kachna" proprie dell'"imperfetto indicativo semplice".

SCHEMA "PRATICO" DI CONIUGAZIONE Chiamo "pratico" questo schema di coniugazione in quanto tende, nella sua organizzazione, ai nostri "abituali" modi di organizzare i modi e i tempi verbali. Senza altri discorsi ecco lo schema che qui si seguir: MODI (TEMPI)/"SISTEMI" INDICATIVO: perfetto (semplice) imperfetto (semplice) imperfetto (composto) trapassato prossimo (composto) futuro anteriore (composto) CONGIUNTIVO imperfetto COND./IUSS. imperfetto IMPERATIVO imperfetto ENERGICO I imperfetto imperativo ENERGICO II imperfetto imperativo PARTICIPIO

INFINITO N.B.: nella parte di tabella dedicata ai "tempi" si trova usato il termine "sistema" in quanto nella maggiro parte dei casi non si tratta di specificazione di "tempo" ma di "sistema". I "sistemi" di coniugazione in arabo possono essere divisi in due principali categorie: a) a suffissi b) a prefissi al sistema a) appartiene il "perfetto", al sistema b) corrispondono gli "imperfetti" e "in pratica" l'"imperativo" (pur essendo, in teoria, forma a suffissi: nella pratica, quando appare la "vocale prostetica" la forma pi simile ad una forma "a prefissi"). Di qui, in pratica si pu dire che dire "sistema del perfetto" come dire "sist. a suffissi" e dire "sistema dell'imperfetto" come dire "sist. a prefissi". Non insisto qui sui significati di traduzione, in quanto lascio la problematica al commento. Ricordo che questo schema di coniugazione solo teorico in quanto l'uso di molte forme di fatto piuttosto ridotto: la pratica nell'uso del verbo arabo evidenzier subito quale sono le forme pi importanti per capire l'"essenza" della coniugazione del verbo arabo. TEMPI VERBALI "SINTETICI" Non verranno considerati nello schema di coniugazione i "tempi verbali sintetici" cio forme verbali che si ottengono premettendo particolari avverbi a determinati tempi: ecco comunque un'elenco di questi tempi: sawfa + imperfetto = futuro sa + imperfetto = futuro lan + imperf. cong. = futuro negativo lam + imperf. con./iu. = passato negativo lammach + imperf. con./iu. = pass. neg. con "ancora" lach + imperf. con./iu. (II p.) = imperativo negativo

NEGAZIONE DEI TEMPI VERBALI mach nega il perfetto lach " l'imperfetto indicativo challach " l'imperfetto congiuntivo

TEMPI VERBALI CON PARTICELLE In pratica, le particelle possono rivestire varie funzioni tra cui quello di congiunzione: per cui la trattazione riguarda pi la sintassi del periodo: qui solo alcuni esempi: li + impf. ind. = affinch kay + impf. = affinch khatthay + impf. = finch chan + impf. = che in prop. ogg. dopo v. di volont fal + c./i. = ors li + c./i. = ors etc.

MODELLO DI CONIUGAZIONE DI VERBO FORTE ALLA I FORMA CON ORDINAMETO DI TIPO "EUROPEO" E PERSONE ESPRESSE N.B. Nelle grammatiche arabe non si usa riportare le forme unite a i pronomi personali (di fatto, tra l'altro, i pronomi personali autonomi hanno uso molto ristretto e particolare): inoltre le persone vengono enunciate a partire dalla terza verso la prima: qui, per facilitare il "lettore o studente europeo", per sola praticit di studio, si useranno gli schemi pi usuali e tipici nello studio delle lingue europee e inoltre si metteranno le persone e si seguir l'elencazione dalla prima alla terza persona. Si pu dividere la conigazione del verbo "forte" in tre categorie: A) con impf. in "a" B) con impf. in "u" C) con impf. in "i" L'appartenenza del verbo ad una di queste tre categorie in genere segnalata sul dizionario. Per brevit, si dar un modello di coniugazione completa per un verbo forte in "a" (che poi "fagha-la" che serve nella lingua araba da "verbo paradigmatico" con cui si usa anche enunciare le forme verbali). Per l'esempio di coniugazione di verbo in "u" si riporteranno le forme pi significative e si omettar esempio di coniugazione di verbo in "u" in quanto la coniugazione facilmente deducibile da quella dei verbi in "u".

A) esempio di coniugazione di verbo forte con impf. in "a": verbo "fa-gha-la" = fare. -- DIATESI ATTIVA -MODO INDICATIVO a) tempi semplici PERFETTO chanach fa-gha-ltu io feci chanta fa-gha-lta tu m. facesti chanti fa-gha-lti tu f. facesti huwa fa-gha-la egli fece hiya fa-gha-lat ella fece chantumach fa-ghal-tu-mach voi due faceste humach fa-gha-lach essi due fecero humach fa-gha-la-tach esse due fecero nakhnu fa-ghal-nach noi facemmo chantum fa-ghal-tum voi m. faceste chantunna fa-ghal-tun-na voi f. faceste hum fa-gha-luw(ch) essi fecero hunna fa-ghal-na esse fecero

IMPERFETTO chanach chaf-gha-lu io facevo chanta taf-gha-lu tu m. facevi chanti taf-gha-liy-na tu f. facevi huwa yaf-gha-lu egli faceva hiya taf-gha-lu ella faceva chantumach taf-gha-lach-ni voi due facevate humach yaf-gha-lach-ni essi due facevano humach taf-gha-lach-ni esse due facevano nakhnu naf-gha-lu noi facevamo chantum taf-gha-luw-na voi m. facevate chantunna taf-ghal-na voi f. facevate

hum yaf-gha-luw-na essi facevano hunna yaf-ghal-na esse facevano N.B.: tuttavia l'"imperfetto" arabo ha anche significato di futuro: alcuni grammatici propongono di chiamare questo tempo "infectum", che sarebbe dizione pi precisa e spiegherebbe lo "strano" fatto per cui, ad es., chaf-gha-lu possa voler dire, nello stesso tempo, "io facevo", come "io far": in ogni caso, anche il concetto di "infectum" non facile da spiegare: si lasciano, in questa sede, per brevit, le spiegazioni sull'uso concreto dei verbi al commento.

b) tempi composti (con "kach-na" = essere, stare) IMPERFETTO (perf. di kach-na + impf. di fa-gha-la) chanach kun-tu chaf-gha-lu io facevo chanta kun-ta taf-gha-lu tu m. facevi chanti kun-ti taf-gha-liy-na tu f. facevi huwa kach-na yaf-gha-lu egli feceva hiya kach-nat taf-gha-lu ella feceva chantumach kun-tu-mach taf-gha-lach-ni voi due facevate humach kach-nach yaf-gha-lach-ni essi due fecevano humach kach-na-tach taf-gha-lach-ni esse due fecevano nakhnu kun-nach naf-gha-lu noi facevamo chantum kun-tum taf-gha-luw-na voi m. facevate chantunna kun-tun-na taf-ghal-na voi f. facevate hum kach-nuw(ch) yaf-gha-luw-na essi fecevano hunna kun-na yaf-ghal-na esse fecevano TRAPASSATO PROSSIMO (perf. di kach-na + -volendo- "qad" + perf. fa-gha-la) (io avevo fatto etc.) chanach kun-tu qad fa-gha-ltu io avevo f. chanta kun-ta qad fa-gha-lta tu m. avevi f. chanti kun-ti qad fa-gha-lti tu f. avevi f. huwa kach-na qad fa-gha-la egli aveva f. hiya kach-nat qad fa-gha-lat ella aveva f. chantumach kun-tu-mach qad fa-ghal-tu-mach voi d. avev. f.

humach kach-nach qad fa-gha-lach essi d. avev. f. humach kach-na-tach qad fa-gha-la-tach esse d. avev. f. nakhnu kun-nach qad fa-ghal-nach noi avev. f. chantum kun-tum qad fa-ghal-tum voi m. avev. f. chantunna kun-tun-na qad fa-ghal-tun-na voi f. avev. f. hum kach-nuch qad fa-gha-luw(ch) essi avev. f. hunna kun-na qad fa-ghal-na esse avev. f. FUTURO ANTERIORE (imperf. di kach-na + -volendo- "qad" + perf. fa-gha-la) (io avr fatto etc.) chanach cha-kuw-nu qad fa-gha-ltu io avr. f. chanta ta-kuw-nu qad fa-gha-lta tu m. avr. f. chanti ta-kuw-niy-na qad fa-gha-lti tu f. avr. f. huwa ya-kuw-nu qad fa-gha-la egli avr. f. hiya ta-kuw-nu qad fa-gha-lat ella avr. f. chantumach ta-kuw-nach-ni qad fa-ghal-tu-mach voi d. av. f. humach ya-kuw-nach-ni qad fa-gha-lach essi d. av. f. humach ta-kuw-nach-ni qad fa-gha-la-tach esse d. av. f. nakhnu na-kuw-nu qad fa-ghal-nach noi avr. f. chantum ta-kuw-nuw-na qad fa-ghal-tum voi m. avr. f. chantunna ta-kun-na qad fa-ghal-tun-na voi f. avr. f. hum ya-kuw-nuw-na qad fa-gha-luw(ch) essi avr. f. hunna ya-kun-na qad fa-ghal-na esse avr. f. CONGIUNTIVO IMPERFETTO (prima del forma si pu far precedere "chan" = "che") chanach chaf-gha-la che io faccia chanta taf-gha-la che tu m. faccia chanti taf-gha-liy che tu f. faccia huwa yaf-gha-la che egli faccia hiya taf-gha-la che ella faccia

chantumach taf-gha-lach che voi due facciate humach yaf-gha-lach che essi due facciano humach taf-gha-lach che esse due facciano nakhnu naf-gha-la che noi facciamo chantum taf-gha-luw(ch) che voi m. facciate chantunna taf-ghal-na che voi f. facciate hum yaf-gha-luw(ch) che essi facciano hunna yaf-ghal-na che esse facciano

CONDIZIONALE-IUSSIVO (o "IMPERFETTO APOCOPATO) IMPERFETTO (prima del forma si pu far precedere "li" = "che") chanach chaf-ghal faccia io chanta taf-ghal faccia tu m. chanti taf-gha-liy faccia tu f. huwa yaf-ghal faccia egli hiya taf-ghal faccia ella chantumach taf-gha-lach facciate voi due humach yaf-gha-lach facciano essi due humach taf-gha-lach facciano esse due nakhnu naf-ghal facciamo noi chantum taf-gha-luw(ch) facciate voi m. chantunna taf-ghal-na facciate voi f. hum yaf-gha-luw(ch) facciano essi hunna yaf-ghal-na facciano esse

IMPERATIVO chif-ghal fai tu m. chif-gha-liy fai tu f. chif-gha-lach fate voi due

chif-gha-luw(ch) facciate voi m. chif-ghal-na facciate voi f.

ENERGICO I IMPERFETTO (cond.-iuss. + .anna, ma con alcuni fenomeni fonetici) chanach chaf-ghal.anna ors faccia io chanta taf-ghal.anna ors faccia tu m. chanti taf-gha-li.nna ors faccia tu f. huwa yaf-ghal.anna ors faccia egli hiya taf-ghal.anna ors faccia ella chantumach taf-gha-lach.nni ors facciate voi due humach yaf-gha-lach.nni ors facciano essi due humach taf-gha-lach.nni ors facciano esse due nakhnu naf-ghal.anna ors facciamo noi chantum taf-gha-lu.nna ors facciate voi m. chantunna taf-ghal-nach.nni ors facciate voi f. hum yaf-gha-lu.nna ors facciano essi hunna yaf-ghal-nach.nni ors facciano esse

IMPERATIVO (imp. + .anna, ma con alcuni fenomeni fonetici) chif-ghal.anna ors fai tu m. chif-gha-li.nna ors fai tu f. chif-gha-lach.nni ors fate voi due chif-gha-lu.nna ors facciate voi m. chif-ghal-nach.nni ors facciate voi f.

ENERGICO II IMPERFETTO (cond.-iuss. + .an, ma con alcuni fenomeni fonetici) chanach chaf-ghal.an ors faccia io chanta taf-ghal.an ors faccia tu m. chanti taf-gha-li.n ors faccia tu f. huwa yaf-ghal.an ors faccia egli hiya taf-ghal.an ors faccia ella chantumach manca humach manca humach manca nakhnu naf-ghal.an ors facciamo noi chantum taf-gha-lu.n ors facciate voi m. chantunna manca hum yaf-gha-lu.n ors facciano essi hunna manca

IMPERATIVO (imp. + .anna, ma con alcuni fenomeni fonetici) chif-ghal.an ors fai tu m. chif-gha-li.n ors fai tu f. manca duale chif-gha-lu.n ors facciate voi m. manca II f. N.B.: davanti ad "alif waslah" la "n" dell'energico II cade.

PARTICIPIO fach-ghi-l.un = facente (agg.)

INFINITO figh-l.un = fare (sost.) N.B.: l'INFINITO del verbo di I f. non ha un'unica forma: i dizionari registrano dopo la voce fondamentale del III m. perf. I f. (se c') e dopo la voce relativa al futuro l'infinito o gli infiniti (di I f.) in uso per una certa radice. L'infinito di fatto un nome e pu avere sia significato attivo che passivo. Si pu usare la radice *f-gh-l (in modo "astratto", "teorico", "schematico" o "paradigmatico", che dir si voglia) per definire alcuni schemi di infinito: fagh-l.un, figh-l.un, fugh-l.un, fa-gha-l.un, fi-ghach-l.aht.un, fu-ghuw-l.un, fu-ghuw-l.aht.un, fa-ghiy-l.un, fu-ghach-l.un, maf-ghi-l.aht.un.

-- DIATESI PASSIVA -N.B.: di uso limitato in arabo e viene usato quando non specificato l'agente dell'azione: se l'agente specificato si trasforma la frase in attiva. Si producono qui in paradigma le forme di uso pi ovvio. Si tralasciano le forme "energiche". MODO INDICATIVO PERFETTO chanach fu-ghi-ltu io fui fatto chanta fu-ghi-lta tu m. fosti f. chanti fu-ghi-lti tu f. fosti f. huwa fu-ghi-la egli fu f. hiya fu-ghi-lat ella fu f. chantumach fu-ghil-tu-mach voi due fostr f. humach fu-ghi-lach essi due furono f. humach fu-ghi-la-tach esse due furono f. nakhnu fu-ghil-nach noi fummo f. chantum fu-ghil-tum voi m. foste f. chantunna fu-ghil-tun-na voi f. foste f. hum fu-ghi-luw(ch) essi furono f. hunna fu-ghil-na esse furono f. IMPERFETTO chanach chuf-gha-lu io ero fat. chanta tuf-gha-lu tu m. eri fat. chanti tuf-gha-liy-na tu f. eri fat. huwa yuf-gha-lu egli era fat. hiya tuf-gha-lu ella era fat. chantumach tuf-gha-lach-ni voi due eravate fat. humach yuf-gha-lach-ni essi due erano fat. humach tuf-gha-lach-ni esse due erano fat. nakhnu nuf-gha-lu noi eravamo fat. chantum tuf-gha-luw-na voi m. eravate fat.

chantunna tuf-ghal-na voi f. eravate fat. hum yuf-gha-luw-na essi eraano fat.

CONGIUNTIVO IMPERFETTO chanach chuf-gha-la che io faccia chanta tuf-gha-la che tu m. faccia chanti tuf-gha-liy che tu f. faccia huwa yuf-gha-la che egli faccia hiya tuf-gha-la che ella faccia chantumach tuf-gha-lach che voi due facciate humach yuf-gha-lach che essi due facciano humach tuf-gha-lach che esse due facciano nakhnu nuf-gha-la che noi facciamo chantum tuf-gha-luw(ch) che voi m. facciate chantunna tuf-ghal-na che voi f. facciate hum yuf-gha-luw(ch) che essi facciano hunna yuf-ghal-na che esse facciano CONDIZIONALE-IUSSIVO IMPERFETTO chanach chuf-ghal faccia io chanta tuf-ghal faccia tu m. chanti tuf-gha-liy faccia tu f. huwa yuf-ghal faccia egli hiya tuf-ghal faccia ella chantumach tuf-gha-lach facciate voi due humach yuf-gha-lach facciano essi due humach tuf-gha-lach facciano esse due nakhnu nuf-ghal facciamo noi chantum tuf-gha-luw(ch) facciate voi m. chantunna tuf-ghal-na facciate voi f. hum yuf-gha-luw(ch) facciano essi hunna yuf-ghal-na facciano esse

IMPERATIVO manca: sostituito dal cond./iuss. PARTICIPIO maf-ghuw-l.un (agg.) INFINITO non si distingue dall'attivo

B) esempio di coniugazione di verbo forte con impf. in "u" (solo voci pi importanti e significative) INDICATIVO PERFETTO chanach ka-ta-btu io scrivei chanta ka-ta-bta tu m. scrivesti chanti ka-ta-bti tu f. scrivesti huwa ka-ta-ba egli scrisse hiya ka-ta-bat ella scrisse chantumach ka-tab-tu-mach voi due scriveste humach ka-ta-bach essi due scrissero humach ka-ta-ba-tach esse due scriveste nakhnu ka-tab-nach noi scrivemmo chantum ka-tab-tum voi m. scriveste chantunna ka-tab-tun-na voi f. scriveste hum ka-ta-buw(ch) essi scrissero hunna ka-tab-na esse scrissero IMPERFETTO chanach chak-tu-bu io scrivevo

chanta tak-tu-bu tu m. scrivevi chanti tak-tu-biy-na tu f. scrivevi huwa yak-tu-bu egli scriveva hiya tak-tu-bu ella scriveva chantumach tak-tu-bach-ni voi due scrivevate humach yak-tu-bach-ni essi due scrivevano humach tak-tu-bach-ni esse due scrivevano nakhnu nak-tu-bu noi scrivevamo chantum tak-tu-buw-na voi m. scrivevate chantunna tak-tub-na voi f. scrivevate hum yak-tu-buw-na essi scrivevano hunna yak-tub-na esse scrivevano CONGIUNTIVO IMPERFETTO chanach chak-tu-ba che io scriva chanta tak-tu-ba che tu m. scriva chanti tak-tu-biy che tu f. scriva huwa yak-tu-ba che egli scriva hiya tak-tu-ba che ella scriva chantumach tak-tu-bach che voi due scriviate humach yak-tu-bach che essi due scrivano humach tak-tu-bach che esse due scrivano nakhnu nak-tu-ba che noi scriviamo chantum tak-tu-buw(ch) che voi m. scriviate chantunna tak-tub-na che voi f. scriviate hum yak-tu-buw(ch) che essi scrivano hunna yak-tub-na che esse scrivano CONDIZIONALE-IUSSIVO IMPERFETTO chanach chak-tub scriva io chanta tak-tub scrivi tu m.

chanti tak-tu-biy scrivi tu f. huwa yak-tub scriva egli hiya tak-tub scriva ella chantumach tak-tu-bach scriviate voi due humach yak-tu-bach scrivano essi due humach tak-tu-bach scrivano esse due nakhnu nak-tub scriviamo noi chantum tak-tu-buw(ch) scriviate voi m. chantunna tak-tub-na scriviate voi f. hum yak-tu-buw(ch) scrivano essi hunna yak-tub-na scrivano esse

IMPERATIVO chuk-tub scrivi tu m. chuk-tu-biy scrivi tu f. chuk-tu-bach scrivete voi due chuk-tu-buw(ch) scrivete voi m. chuk-tub-na scrivete voi f. C) esempio di coniugazione di verbo forte con impf. in "i" ometto esempio di coniugazione di verbo con impf. in "i": basta consultare precedente coniugazione di verbo con impf. in "u" e sostituire opportunamente alla "u" la "i" per avere idea della coniugazione dei verbi ad impf. in "i".

CONIUGAZIONE DELLE "FORME DERIVATE" Si gi visto, nelle osservazioni preliminari sul verbo, che il verbo arabo si pu presentare in 10 forme. Ecco qui dei modelli di coniugazione limitati a modi e tempi (sistemi) essenziali. In particolare, si riporter la coniugazione completa di forme in impf. in "i" che possono servire come esempio di un tale tipo di coniugazione prima omesso. II forma "fa-ggha-la" a) attivo IND. PERF. IND. IMPERF. IMPERAT. PARTIC. fagghala yufagghilu fagghil mufagghil.un b) passivo IND. PERF. IND. IMPERF. PARTIC. fugghila yufagghalu mufagghal.un c) att./pass. INF. tafghil.un esempio di coniugazione dell'ind. imperfetto attivo (il significato naturalemente del verbo viene intensificato e, volte, anche muta: un significato intensivo di "fare" potrebbe essere quello di "agire") IMPERFETTO chanach chufa-gghi-lu io agivo chanta tufa-gghi-lu tu m. agivi chanti tufa-gghi-liy-na tu f. agivi huwa yufa-gghi-lu egli agiva hiya tufa-gghi-lu ella agiva chantumach tufa-gghi-lach-ni voi due agivate humach yufa-gghi-lach-ni essi due agivano humach tufa-gghi-lach-ni esse due agivano nakhnu nufa-gghi-lu noi agivamo chantum tufa-gghi-luw-na voi m. agivate chantunna tufa-gghil-na voi f. agivate hum yufa-gghi-luw-na essi agivano hunna yufa-gghil-na esse agivano

IMPERATIVO fagghil agisci tu m. fagghi-liy agisci tu f. fagghi-lach agite voi due fagghi-luw(ch) agite voi m. fagghil-na agite voi f. III forma "fach-gha-la" a) attivo IND. PERF. IND. IMPERF. IMPERAT. PARTIC. fach-ghala yufach-ghilu fach-ghil mufach-ghil.un b) passivo IND. PERF. IND. IMPERF. PARTIC. fuw-ghila yufach-ghalu mufach-ghal.un c) att./pass. INF. mufach-ghal.un IV forma "chaf-gha-la" a) attivo IND. PERF. IND. IMPERF. IMPERAT. PARTIC. chaf-ghala yuf-ghilu chaf-ghil muf-ghil.un b) passivo IND. PERF. IND. IMPERF. PARTIC. chuf-ghila yuf-ghalu muf-ghal.un c) att./pass. INF. chif-ghachl.un V forma "ta-fa-ggha-la" a) attivo IND. PERF. IND. IMPERF. IMPERAT. PARTIC. ta-fagghala yutafagghalu ta-fagghal mutafagghil.un b) passivo

IND. PERF. IND. IMPERF. PARTIC. tufugghila yutafagghalu mutafagghal.un c) att./pass. INF. tafagghul.un VI forma "ta-fach-gha-la" a) attivo IND. PERF. IND. IMPERF. IMPERAT. PARTIC. ta-fach-ghala yutafach-ghalu tafachghal mutafach-ghil.un b) passivo IND. PERF. IND. IMPERF. PARTIC. tufuw-ghila yutafach-ghalu mutafach-ghal.un c) att./pass. INF. tafach-ghul.un VII forma "chin-fa-gha-la" a) attivo IND. PERF. IND. IMPERF. IMPERAT. PARTIC. chinfa-ghala yanfa-ghilu chinfaghil munfa-ghil.un b) passivo IND. PERF. IND. IMPERF. PARTIC. chunfu-ghila yunfa-ghalu munfa-ghal.un c) att./pass. INF. chinfi-ghachl.un VIII forma "chif-ta-gha-la" a) attivo IND. PERF. IND. IMPERF. IMPERAT. PARTIC. chifta-ghala yafta-ghilu chiftaghil mufta-ghil.un b) passivo IND. PERF. IND. IMPERF. PARTIC.

chuftu-ghila yufta-ghalu mufta-ghal.un c) att./pass. INF. chifti-ghachl.un IX forma "chif-ghal-la" a) attivo IND. PERF. IND. IMPERF. IMPERAT. PARTIC. chifghalla yuf-ghal-lu chifghalla mufghall.un b) passivo IND. PERF. IND. IMPERF. PARTIC. - - c) att./pass. INF. chifghilachl.un X forma "chis-taf-gha-la" a) attivo IND. PERF. IND. IMPERF. IMPERAT. PARTIC. chistafghala yustafghilu chistafghil mustafghil.un b) passivo IND. PERF. IND. IMPERF. PARTIC. chustufghila yustafghalu mustafghal.un c) att./pass. INF. chistifghachl.un VERBI "FORTI" E "DEBOLI" (CLASSI VERBALI) Nella pratica il verbo arabo pu essere diviso in cinque classi: a) forti b) contratti o "sordi", a 2.a reduplicata c) forte hamzato o gutturale di 1.a o 2.a o 3.a hamza

d) deboli con "w" o "y" di 1.a o 2.a o 3.a debole c) con due o pi "irregolarit" In particolare, bene prendere confidenza con le sigle che classificano questi verbi: a) i verbi forti in gutturale o hamzati si distinguono in: verbi di 1.a-gutt. o di 1.a hamza verbi di 2.a-gutt. o di 2.a hamza verbi di 3.a-gutt. o di 3.a hamza b) i verbi deboli, si dinguono : verbi di 1.a deb. a 1.ae-w 1.ae-y 1.ae-n verbi di 2.a o media deb. a 2.ae-w (detti anche "concavi") a 2.ae-y

verbi di 3.a o ultima deb. a 3.ae-w (detti anche difettosi) a 3.ae-y

verbi di 2.a reduplicata o contratti o sordi

A parte si possono considerare i verbi "quadrilitteri" cio con radice a quattro consonanti e i verbi "difettosi" che sono verbi carenti di tempi.

ALCUNE FORME DI VERBI "PARTICOLARI" O MENO BENE "IRREGOLARI" a) verbi "hamzati" --> 1.ae "hamza" (verbo cha-ka-la = mangiare:*ch-k-l) a) attivo IND. PERF. IND. IMPERF. IMPERAT. PARTIC. cha-ka-la yachj-ku-lu chu[(w)]kul chach-ki-l.un (1) b) passivo IND. PERF. IND. IMPERF. PARTIC. chu-ki-la yuchj[(w)]-ka-lu machj-kuwl.un c) att./pass. INF. chakl.un (1): notare che in questa forma, nella grafia araba, la consonante di sostegno rimane anche se di fatto "hamza" scomparso: in contesto preceduto da vocale la forma tuttavia si "regolarizza" diventando: chchj[(w)]kul: nel caso di wa e fa la "alif waslah cade" e "hamza" prende come sostegno "alif": wa' chj[(ch)]kul fa' chj[(ch)]kul

Ho voluto dare questo paradigma per dare un'idea dei problemi inerenti queste coniugazioni "irregolari" o meglio "particolari", tuttavia si omette in questa sinossi la coniugazione di tutte queste forme perch amplierebbe di troppo questa esposizione della grammatica che deve rimanere essenziale: l'illustrazione di queste forme particolari, ove si incontrino, vengono perci lasciate al commento man mano verranno incontrate. Voglio solo qui riportare solo la coniugazione del verbo kach-na che, oltre ad essere una specie di verbo ausiliare di fatto un verbo debole di 2.ae-w.

coniugazione attiva di kach-na: PERFETTO chanach kun-tu io sono stato chanta kun-ta tu m. sei stato chanti kun-ti tu f. sei stata huwa kach-na egli stato hiya kach-nat essa stata chantumach kun-tu-mach voi due siete stati humach kach-nach essi due sono stati humach kach-na-tach esse due sono state nakhnu kun-nach noi siamo stati chantum kun-tum voi m. siete stati chantunna kun-tun-na voi f. siete state hum kach-nuw(ch) essi sono stati hunna kun-na esse sono state IMPERFETTO chanach cha-kuw-nu io ero chanta ta-kuw-nu tu m. eri chanti ta-kuw-niy-na tu f. eri huwa ya-kuw-nu egli era hiya ta-kuw-nu ella era chantumach ta-kuw-nach-ni voi due eravate humach ya-kuw-nach-ni essi due erano humach ta-kuw-nach-ni esse due erano nakhnu na-kuw-nu noi eravamo chantum ta-kuw-nuw-na voi m. eravate chantunna ta-kun-na voi f. eravate hum ya-kuw-nuw-na essi erano hunna ya-kun-na esse erano CONGIUNTIVO (IMP.) chanach chan cha-kuw-na che io sia

chanta chan ta-kuw-na che tu m. sia chanti chan ta-kuw-niy che tu f. sia huwa chan ya-kuw-na che egli sia hiya chan ta-kuw-na che ella sia chantumach chan ta-kuw-nach che voi due siate humach chan ya-kuw-nach che essi due siano humach chan ta-kuw-nach che esse due siano nakhnu chan na-kuw-na che noi siamo chantum chan ta-kuw-nuw che voi m. siaate chantunna chan ta-kun-na che voi f. siaate hum chan ya-kuw-nuw che essi siano hunna chan ya-kun-na che esse siano

COND./IUSS. (IMP.) chanach li cha-kuwn io sia chanta li ta-kuwn tu m. sia chanti li ta-kuw-niy tu f. sia huwa li ya-kuwn egli sia hiya li ta-kuwn ella sia chantumach li ta-kuw-nach voi due siate humach li ya-kuw-nach essi due siano humach li ta-kuw-nach esse due siano nakhnu li na-kuwn noi siamo chantum li ta-kuw-nuw voi m. siate chantunna li ta-kun-na voi f. siate hum li ya-kuw-nuw essi siano hunna li ya-kun-na esse siano IMPERATIVO kun sii tu m.

kuwniy sii tu f. kuwnach siate voi due m./f. kuwnuw siate voi m. kuwnna siate voi f. PARTICIPIO kach-chj[(y)]i-n.un INFINITO ki-yachn.un

Si conclude pertanto quivi questa breve sinossi di grammatica araba il cui scopo di fornire soprattutto al lettore un'idea della grammatica araba e nello stesso tempo un prontuario delle forme morfologiche di uso pi comune. Le forme "difficili" sono lasciate all'analisi nel corso del commento. Un quadro sinottico ben articolato di queste forme si ritrova nella Grammatica Araba Essenziale edita da A. Vallardi e gi altrove citata. Nulla vieta, ovviamente, che in successive edizioni, ove i lettori ne intravedano l'esigenza, si producano edizioni pi ampie di questa sinossi, che comunque opportuno segua sempre ogni presentazione di testo arabo, onde non obbligare necessariamente il lettore ad attardarsi a consultare altri libri durante la lettura del testo. A questo medesimo scopo serve la presenza dei vari lessici, oltre naturalmente ad altri possibili scopi (esame stilistico etc. del testo).

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