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Universit di L'Aquila

Facolt di Ingegneria
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P
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e

I
I
:

C
o
n
v
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z
i
o
n
e
Appunti dalle Lezioni di
Fisica Tecnica
Fisica Tecnica Ambientale
Fondamenti di
Trasmissione del Calore
Parte II - Convezione
Prof. F. Marcotullio
A.A. 2011-2012
Indice
Avvertenze iii
Testi Consigliati iv
1 La Convezione termica 1
1.1 Richiami di uidodinamica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1
1.1.1 La viscosit dinamica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1
1.1.2 Moto laminare e moto turbolento . . . . . . . . . . . . . . 4
1.2 Il problema termico convettivo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6
1.2.1 Il coeciente di convezione . . . . . . . . . . . . . . . . . 6
1.2.2 Il numero di Nusselt . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
1.2.3 Metodi di determinazione di h e di Nu . . . . . . . . . . . 9
1.3 Concetto di strato limite . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11
1.3.1 Strato limite di velocit . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11
1.3.2 Strato limite di temperatura . . . . . . . . . . . . . . . . 12
1.4 Equazioni dello strato limite laminare . . . . . . . . . . . . . . . 13
1.4.1 Equazione di continuit . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14
1.4.2 Seconda legge del moto di Newton . . . . . . . . . . . . . 15
1.4.3 Equazione di conservazione dellenergia . . . . . . . . . . 16
1.5 Equazioni in convezione forzata e moto laminare su lastra piana 20
1.6 Equazioni in convezione naturale e moto laminare su lastra piana 21
1.7 Parametri adimensionali nella convezione forzata . . . . . . . . . 23
1.8 Parametri adimensionali nella convezione naturale . . . . . . . . 25
1.9 Convezione mista . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26
1.10 Signicato sico dei parametri adimensionali . . . . . . . . . . . 28
2 Equazioni di pratico utilizzo 32
2.1 Equazioni in convezione forzata . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32
2.1.1 Lastra piana e usso laminare . . . . . . . . . . . . . . . . 33
2.1.2 Lastra piana e usso turbolento . . . . . . . . . . . . . . . 35
2.1.3 Lastra piana e usso combinato laminare e turbolento . . 35
2.1.4 Flusso normale a tubi circolari . . . . . . . . . . . . . . . 36
2.1.5 Flusso normale a tubi non circolari . . . . . . . . . . . . . 38
2.1.6 Flusso normale a banchi di tubi circolari . . . . . . . . . . 38
2.1.7 Flusso interno a tubi circolari . . . . . . . . . . . . . . . . 38
2.2 Equazioni in convezione naturale . . . . . . . . . . . . . . . . . . 42
2.2.1 Lastra piana verticale isoterma . . . . . . . . . . . . . . . 42
2.2.2 Lastra piana verticale con usso imposto . . . . . . . . . 43
i
INDICE ii
2.2.3 Intercapedini chiuse verticali . . . . . . . . . . . . . . . . 44
2.2.4 Superci alettate . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 45
A Formule di analisi vettoriale 47
A.1 Prodotto scalare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47
A.2 Gradiente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47
A.3 Divergenza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47
A.4 Laplaciano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47
A.5 Derivata materiale o sostanziale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 48
B Propriet dellacqua satura 50
C Propriet dellaria secca 51
Avvertenze
La presente dispensa didattica rivolta agli allievi dei Corsi di Fisica Tecnica
(Corsi di Laurea in Ingegneria Elettrica, Civile ed Ambiente e Territorio) e
costituisce la raccolta completa degli argomenti svolti in aula.
Disporre della dispensa tuttavia non esime n dai doverosi approfondimenti
sui testi consigliati, n soprattutto dalla frequenza delle lezioni e delle esercita-
zioni.
Saranno graditi suggerimenti nonch la segnalazione di errori ed inesattezze.
iii
Testi Consigliati
Testi consigliati in lingua italiana:
1. Kreith F., Principi di Trasmissione del calore, Liguori, Napoli 1975
2. Guglielmini G., Pisoni C., Elementi di Trasmissione del Calore, Masson,
Milano 1996
3. Bonacina C., Cavallini A., Mattarolo L., Trasmissione del Calore, Cleup,
Padova 1989
4. Cammarata G., Fisica Tecnica Ambientale, McGraw-Hill, Milano 2007
Testi consigliati in lingua inglese:
1. ziik M.N., Heat Transfer - A Basic Approach, McGraw-Hill, New York
1985
2. Chapman A.J., Heat Transfer - Fourth Edition, Mcmillan, New York 1987
3. Lienhard J.H. IV, Lienhard J.H. V, A Heat Transfer Textbook, 3rd edition,
2001
1
1
Il testo pu essere scaricato gratuitamente in formato PDF dal sito
http://web.mit.edu/lienhard/www/ahtt.html
iv
Capitolo 1
La Convezione termica
1.1 Richiami di uidodinamica
Si gi denito convezione quel meccanismo di trasmissione del calore che nasce
allinterno di una massa uida in conseguenza della combinazione della condu-
zione potenziata dal moto del uido, questultimo originato da mezzi articiali
(agitatori, pompe, ...) o dai gradienti di densit sempre presenti in un mezzo
uido sede di fenomeni di scambio termico e quindi di gradienti di temperatura.
Se, tuttavia, il moto imposto da mezzi articiali dominante rispetto a quello
determinato dai gradienti di densit si usa parlare di convezione forzata. Si par-
la, al contrario, di convezione naturale se i moti imposti da mezzi esterni non
presente o trascurabile. Si parla, poi, di convezione mista se i moti imposti
dallesterno sono paragonabili a quelli causati dai gradienti di densit.
Poich il moto del uido una caratteristica peculiare della convezione
termica, sono doverosi alcuni richiami di uidodinamica.
1.1.1 La viscosit dinamica
L
R
R
r
i
e
w=w(r)
e
i
w = w(R )
w = w(R ) = 0
Figura 1.1: Gradiente di velocit in una intercapedine
1
CAPITOLO 1. LA CONVEZIONE TERMICA 2
La Figura 1.1 mostra una intercapedine cilindrica di raggi R
i
e R
e
e spessore
L = R
e
R
i
realizzata tra due cilindri coassiali. Un uido posto nellinterca-
pedine e i due cilindri sono posti in moto relativo. Supponiamo, per semplicit,
che il cilindro esterno ruoti intorno al suo asse con velocit angolare
e
costante
mentre quello interno sia mantenuto fermo. Lesperienza mostra che:
a. il uido aderisce alle superci solide per cui le particelle a ridosso della su-
percie del cilindro interno (r = R
i
) sono ferme mentre quelle aderenti
al cilindro esterno (r = R
e
) sono in moto con velocit w
e
=
e
R
e
(m/s).
Ne consegue linstaurarsi, nel uido presente nellintercapedine, di un gra-
diente di velocit
w
r
_
1
s

in direzione radiale e, quindi, di un trasferimento


di quantit di moto tra strati contigui di uido in direzione radiale e nel
verso crescente di r.
b. per mantenere fermo il cilindro interno necessaria lapplicazione di una
forza tangenziale esterna la quale si oppone a quella di trascinamento
indotta dal uido in moto. Questultima, se riferita allunita di area,
detta sforzo di attrito viscoso e indicata con . Lesperienza evidenzia
che proporzionale al gradiente di velocit locale per il tramite di una
grandezza caratteristica del uido che detta viscosit dinamica ()
1
:

r=Ri
=
w
r

r=Ri
(1.1)
O
A
A'
x
w
x
w
L
w
x
dy
y
w
+
x
dy
dy
L
dx
(a) (b)
d
y
y
w
x
Figura 1.2: Distribuzione della velocit in un uido viscoso tra due piastre.
Un analogo eetto di trascinamento presente allinterno del uido in moto
da parte delle particelle pi veloci verso quelle pi lente per cui si pu scrivere,
in generale, che:
=
w
r
(1.2)
che nota come legge della viscosit di Newton.
1
Ci allo scopo di distinguerla dalla viscosit cinematica . La viscosit cinematica legata
alla viscosit dinamica per il tramite della densit :
=

CAPITOLO 1. LA CONVEZIONE TERMICA 3


Se la viscosit dinamica presente nella (1.2) indipendente dal gradiente
di velocit
w
r
, allora lineare il legame tra lo stato di tensione e quello del-
la deformazione. I uidi che seguono questo comportamento sono detti uidi
newtoniani.
Al contrario, se la viscosit dipende in una qualche misura dal gradiente di
velocit, allora il legame tra lo sforzo tangenziale e
w
r
non pi lineare ed i
uidi che seguono questo comportamento sono genericamente detti uidi non
newtoniani
2
. Nel seguito si far costante riferimento ai soli uidi newtoniani.
50.00 150.00 250.00 350.00
0.00 100.00 200.00 300.00 400.00
Temperatura (C)
50.00
150.00
250.00
350.00
0.00
100.00
200.00
300.00
400.00
V
i
s
c
o
s
i
t

(
P
a
s
)
1.00
3.00
5.00
0.00
2.00
4.00
6.00
50.00 150.00 250.00 350.00
0.00 100.00 200.00 300.00 400.00
Acqua
Alcol butilico
Aria
Vapor d'acqua
Figura 1.3: Dipendenza della viscosit dalla temperatura
Liquidi 10
5
Gas 10
5
(Pas) (Pas)
Acqua (21C) 97.8 Aria (38C) 1.910
Freon 12 (0C) 29.8 Vapor dacqua (100C) 1.290
Olio leggero (27C) 4140 Os. di Carbonio (93C) 2.067
Glicerina (21C) 148 Anid. Carbonica (38C) 1.562
Tabella 1.1: Viscosit dinamica di alcuni uidi newtoniani.
La viscosit dinamica ha le dimensioni:
[] =
_
Forza Lunghezza
Area Velocit
_
=
_
Forza
Area
Tempo
_
e si misura, nelle unit del sistema internazionale, in Pas (ovvero
Kg
ms
)
3
. Essa
dipende fortemente dalla temperatura, molto meno dalla pressione. In partico-
lare, la viscosit diminuisce con la temperatura nei liquidi mentre, al contrario,
aumenta con la temperatura nei gas (vedi Fig.1.3). Nella Tab.1.1 sono riportati
i valori della viscosit dinamica di alcuni uidi newtoniani.
Per concludere riconsideriamo la (1.2). Dalla Fig.1.2.b si vede che in un
intervallo di tempo dt lelemento uido dxdy subisce una deformazione angolare
2
Allinterno di questa classe una ulteriore distinzione viene fatta in relazione alla legge che
lega la viscosit al gradiente di velocit.
3
Lunit di misura della viscosit cinematica nel S.I. m
2
/s.
CAPITOLO 1. LA CONVEZIONE TERMICA 4
la cui entit misurata dalla rotazione d del segmento verticale OA che vale:
d =
AA

O A
=
_
wx
y
dy
_
dt
dy
=
w
x
y
dt
La velocit con cui tale deformazione avviene data dalla:
d
dt
= =
w
x
y
Sostituendo nella (1.2) si ha:
= (1.3)
Lequazione pone in evidenza la dierenza di comportamento, nei riguardi della
deformazione, tra i solidi elastici ed i uidi. Infatti i primi orono una re-
sistenza alla deformazione che proporzionale alla deformazione stessa (legge
di Hooke). I secondi (equazione 1.3) orono una resistenza alla deformazione
che proporzionale alla velocit di deformazione per il tramite della viscosit
dinamica.
1.1.2 Moto laminare e moto turbolento
Lapparato sperimentale mostrato in Figura 1.4, dovuto a Reynolds, consente
di realizzare un usso di acqua attraverso un piccolo tubo trasparente a sezione
circolare di diametro D. La portata di eusso del uido regolabile attraver-
so una valvola posta allestremit del tubo stesso. Dellinchiostro colorato, di
densit pari a quella dellacqua, viene iniettato in corrispondenza dellasse della
sezione di ingresso del condotto.
Valvola
Valvola
Valvola
Acqua
Acqua
Acqua
Inchiostro
Inchiostro
Inchiostro
D
D
D
w = w (r)
Moto laminare
Moto turbolento
Transizione
w = w (r)
Figura 1.4: Esperienza di Reynold. Moto laminare, transizione e moto
turbolento
Lesperienza mostra che, se la velocit della corrente mantenuta entro certi
limiti, le particelle di inchiostro si muovono attraverso il condotto lasciando
una traccia ben denita in forma di un lo sottile disposto secondo lasse del
CAPITOLO 1. LA CONVEZIONE TERMICA 5
tubo. Ci indicativo di un moto che si sviluppa secondo traiettorie rettilinee
e parallele con velocit uguali in corrispondenza di superci cilindriche coassiali
(moto laminare).
Lesperienza di Reynolds mostra che, aprendo gradualmente la valvola, si
raggiunge un regime di moto che evidenzia la comparsa di instabilit delle tra-
iettorie. Il lo di inchiostro colorato, infatti, inizia a mescolarsi con lacqua
cosicch la sua traccia, in origine ben denit, comincia a slacciarsi. Ci de-
nuncia linizio di un processo di transizione da uno stato di moto laminare
verso uno stato di moto instabile che, in genere, persiste per un certo intervallo
di velocit.
Lapertura ulteriore della valvola determina la completa dispersione della
traccia dellinchiostro che tende a colorare uniformemente lacqua. Ci indice
di un moto (moto turbolento) caratterizzato da traiettorie del tutto casuali che,
a dierenza di quanto accadeva nel moto laminare, si intersecano. Ne consegue
che le particelle uide si trasferiscono rapidamente da un punto allaltro della
corrente incrementando nettamente il trasferimento di quantit di moto. La
conseguenza una maggiore uniformit della velocit in seno alla corrente.
Se lesperienza di Reynolds viene ripetuta cambiando le caratteristiche della
supercie o il diametro del tubo o il uido, cambiano i campi di esistenza, in
termini di velocit di deusso, del regime laminare, della zona di transizione e del
regime turbolento. Reynolds ha determinato, attraverso numerosi ed accurati
esperimenti, che il regime di moto pu essere legato al valore assunto dal Numero
di Reynolds, un raggruppamento adimensionale, espresso come:
Re =
wl

=
wl

dove =

, che prende il nome di viscosit cinematica, ha le dimensioni di


_
Lunghezza
2
Tempo
_
e si misura in
m
2
s
. La velocit w rappresenta quella caratteristica
della corrente e l una lunghezza scelta allo scopo di caratterizzare il sistema.
Lesperienza mostra che bassi valori del numero di Reynolds caratterizzano
stati di moto laminare. Al contrario, elevati valori del numero di Reynolds
caratterizzano stati di moto turbolento. Nel caso di usso interno ad un tubo,
come accade per lesperienza di Reynolds, la lunghezza caratteristica assunta
pari al diametro della sezione retta per cui:
Re =
wD

=
wD

Lesperienza mostra che nelle medesime condizioni si ha:


Re < 2300 moto laminare
2300 < Re < 4000 transizione
Re > 4000 moto turbolento
Per deusso su lastra piana rettangolare (LH) posta orizzontalmente pras-
si assumere come lunghezza caratteristica la distanza x dal bordo di attacco
misurata nella direzione della corrente. Il numero di Reynolds assume la forma:
Re =
wx

=
wx

CAPITOLO 1. LA CONVEZIONE TERMICA 6


ed i campi di esistenza per moto laminare e turbolento sono:
Re < 2 10
5
moto laminare
2 10
5
< Re < 5 10
5
transizione
Re > 5 10
5
moto turbolento
1.2 Il problema termico convettivo
Nella soluzione di problemi di trasmissione del calore per conduzione ci si
trovati pi volte nella condizione di dover trattare casi in cui il corpo solido
in esame scambia calore con un uido in moto. In questa circostanza il calore
scambiato per convezione tra il solido ed il uido stato espresso per il tramite
della legge di Newton per la convezione ed il coeciente di convezione in essa
presente stato assunto noto. Nella realt il coeciente di convezione non noto
e lo scopo della trattazione che segue quello di ricercare e sviluppare i metodi
per il calcolo del coeciente di convezione nei casi di interesse dellingegneria.
1.2.1 Il coeciente di convezione
Consideriamo il caso illustrato in Fig.1.5 in cui la supercie di un corpo solido
a contatto con un uido in moto relativo rispetto alla prima.
Solido
w
w
T (P,t)
q(P,t)
T(P,t)
F
l
u
i
d
o
S
n
Figura 1.5: Schema tipico dello scambio termico per convezione
Se la temperatura T
s
della supercie del solido, che in generale funzione
del punto e del tempo, risulta diversa da quella T

del uido, del calore uisce


dal solido al uido o viceversa e la modalit secondo cui avviene lo scambio
detta convezione.
In tali circostanze il usso termico q
_
W
m
2

viene legato alla dierenza di


temperatura che lo ha causato per il tramite della legge di Newton:
q = h(T
s
T

) (1.4)
nella quale h
_
W
m
2
K

rappresenta il coeciente di convezione e T

una tempe-
ratura caratteristica del uido.
CAPITOLO 1. LA CONVEZIONE TERMICA 7
Sebbene gi ricordato a suo tempo, si ribadisce qui che il legame espresso
dalla (1.4) convenzionale e come tale costituisce solo una equazione di de-
nizione del coeciente di convezione h; questo dipende, infatti, da numerosi
fattori e la sua individuazione costituisce il problema dello scambio termico per
convezione il quale si presenta, in generale, matematicamente molto complesso.
Per meglio chiarire si riconsideri la situazione di Fig.1.5. Se, come usual-
mente ipotizzabile, la rugosit della supercie fa s che un sottile stato di uido
a diretto contatto della supercie solida sia in quiete, possibile esprimere il
modulo del usso termico convettivo q(P, t) presente nella (1.4) attraverso la
legge di Fourier:
q =
T
n

S
(1.5)
dove n rappresenta la normale esterna ad S nel punto considerato e rispetto
alla quale misurato il gradiente termico; con si indicata la conducibilit
termica interna del uido. Uguagliando le (1.4; 1.5), si ricava che:
h =
T
n

S
(T
s
T

)
(1.6)
da cui si vede che la valutazione di h possibile a patto che sia nota la distri-
buzione della temperatura nel uido in moto.
T
(a) (b)
T
1 1
w
w = 0
w
2
c
k
2
T
q
l l
q
T
Figura 1.6: Flusso termico per convezione pura (a) e conduzione pura (b)
1.2.2 Il numero di Nusselt
La forma adimensionale della (1.6) si ottiene modicandola prima come:
h

=
T
n

S
(T
s
T

)
ed osservando poi che il primo membro dellequazione cos ottenuta ha le di-
mensioni dellinverso di una lunghezza.
CAPITOLO 1. LA CONVEZIONE TERMICA 8
Figura 1.7: Wilhelm Nusselt, Germania (1882 - 1957)
Indicando con l una lunghezza caratteristica del sistema, si pu scrivere:
hl

=
T
n

S
(T
s
T

) /l
(1.7)
nella quale ambo i membri sono adimensionali. Il raggruppamento
hl

che com-
pare nella (1.7) ricorda nella forma il numero di Biot visto nello studio della
conduzione. Da questo si dierenzia per il solo fatto che la conducibilit termica
che vi compare si riferisce al uido per cui, anche allo scopo di evitare confu-
sioni, il suddetto raggruppamento adimensionale viene denominato numero di
Nusselt e indicato con Nu:
Nu =
hl

(1.8)
Moltiplicando e dividendo per una dierenza di temperatura di riferimento T
si ha:
Nu =
hT
T/l
Il numero di Nusselt pu essere visto, pertanto, come una misura quantitativa
del rapporto tra due ussi termici (Fig.1.6) :
il primo, pari a hT, quello che attraversa lo strato uido di spessore l
per convezione (Fig.1.6,a);
il secondo, pari a T/l, quello che attraversa lo stesso strato uido per
conduzione (Fig.1.6,b).
Ora, se come aermato a suo tempo, la convezione rappresenta uno scambio
termico conduttivo potenziato dal moto del uido, il numero di Nusselt costi-
tuisce la misura quantitativa di questo potenziamento. Bassi valori del numero
di Nusselt (quelli dellordine di grandezza dellunit) sono perci tipici di situa-
zioni in cui i moti convettivi sono praticamente inesistenti e lo scambio termico
avviene, in eetti, per conduzione. Elevati valori del numero di Nusselt (10
2
o
anche 10
3
) sono, al contrario, indicativi di uno scambio convettivo ecace.
CAPITOLO 1. LA CONVEZIONE TERMICA 9
1.2.3 Metodi di determinazione di h e di Nu
Allo scopo di determinare la distribuzione di temperatura allinterno del uido
in moto come richiesto dalle (1.6, 1.7), necessario risolvere un problema di
meccanica dei uidi nella regione a ridosso della supercie solida. Nel caso pi
generale la descrizione dei moti convettivi richiede la conoscenza di sei funzioni,
del punto e del tempo, costituite dalle tre componenti della velocit (w
x
, w
y
,
w
z
), dalla pressione p, dalla densit e della temperatura T. Cinque delle sei
equazioni necessarie sono derivate da leggi siche fondamentali la cui validit
prescinde dalla natura del uido considerato. Tali leggi sono rappresentate:
1. dal principio di conservazione della massa;
2. dalla seconda legge del moto di Newton;
3. dal principio di conservazione dellenergia ovvero dal primo principio della
termodinamica.
Esse possono venire applicate indierentemente:
al uido presente allinterno del cosiddetto volume di controllo ossia ad una
entit geometrica scelta arbitrariamente e ssa nello spazio. Attraverso la
frontiera del volume di controllo, detta supercie di controllo, pu uire
massa, quantit di moto ed energia (punto di vista Euleriano);
ad una porzione di materia di identit ssa e denita (sistema) in moto
nel uido. Essa presenta massa costante e pu interagire con ci che la
circonda (punto di vista Lagrangiano).
Lequazione mancante in genere costituita dallequazione di stato del uido
ovvero dallequazione della trasformazione che il uido subisce nel corso del
fenomeno
4
.
Nel caso generale, quindi, necessario risolvere simultaneamente queste sei
equazioni associate con le opportune condizioni al contorno ed iniziale che iden-
ticano il particolare problema trattato. Una volta che la temperatura T(P, t)
stata determinata, la valutazione di h si ottiene applicado la (1.6) ovvero la
(1.7) se il problema viene posto in forma adimensionale.
Si comprende sin da ora che la soluzione analitica del problema termico
convettivo posto nella sua generalit presenta dicolt non superabili anche
per sistemi relativamente semplici e di limitato interesse applicativo.
Una semplicazione pu essere introdotta ricorrendo allausilio della teoria
dello strato limite di Prandtl. Se il moto laminare tale approccio porta alla
scrittura delle cosiddette equazioni dello strato limite laminare le quali posso-
no essere risolte, sia pure con una certa dicolt, per sistemi geometricamente
semplici (deusso su lastra piana o allinterno di tubi circolari) e uido in-
comprimibile
5
. Se il moto turbolento il problema si complica sensibilmente.
Infatti, in questo caso le traiettorie delle particelle sono del tutto casuali e le
grandezze cinematiche assumono i caratteri delle variabili aleatorie. Ci no-
nostante, se lattenzione viene rivolta ai valori medi temporali delle grandezze
4
Si parla in questo caso di equazione ausiliaria in quanto, a dierenza delle altre,
caratteristica del uido considerato.
5
Si veda allo scopo, tra i testi consigliati, ad esempio Guglielmini G., Pisoni C. oppure
ziik M.N.
CAPITOLO 1. LA CONVEZIONE TERMICA 10
Figura 1.8: Ludwig Prandtl, Germania (1875 - 1953)
cercate e non a quelli istantanei, possibile sviluppare le cosiddette equazioni
dello strato limite turbolento la cui soluzione stata tentata, ancora, per casi
geometricamente semplici.
Per casi geometricamente complessi e moto turbolento (quelli che ricorrono
nelle applicazioni dellingegneria) lapproccio generale resta quello sperimentale.
In questa ipotesi corre lobbligo di razionalizzare lattivit di laboratorio limi-
tando la misura ai soli parametri che inuenzano in modo signicativo il feno-
meno studiato. E questo un passo molto delicato che pu inuenzare non poco
la mole di dati sperimentali da determinare, ordinare e interpretare. Stabilire
quali siano e, soprattutto, quanti siano questi parametri richiede una profonda
conoscenza del fenomeno che pu essere guadagnata dalla formulazione di mo-
delli matematici adeguati. E questultima la strada seguita in queste pagine.
Dopo aver illustrato il concetto di strato limite e le relative peculiarit (1.3), si
determineranno le equazioni dello strato limite laminare per geometrie bidimen-
sionali e uido incomprimibile (1.4). Successivamente dette equazioni vengono
specializzate per lo studio della convezione forzata e naturale (1.5 e 1.6).
Ladimensionalizzazione di tali ultime equazioni evidenzia, come mostrato
pi volte nello studio della conduzione, che lo scambio termico convettivo pu
essere formulato attraverso parametri adimensionali il cui numero risulta net-
tamente inferiore
6
a quello delle variabili indipendenti dimensionali con note-
vole vantaggio sulla interpretazione, rappresentazione e lutilizzo delle misure
sperimentali.
Questo approccio allo studio della convezione, che prevede la combinazione di
metodi analitici ed indagine sperimentale, si concretizza in equazioni semplici a
struttura monomia le quali sono idonee a rispondere alle esigenze dellingegneria.
Alcuni esempi di tali equazioni sono riportate nel Capitolo 2 al solo scopo di
mostrarne la struttura e le modalit di utilizzo.
6
Il numero n eettivo dei parametri adimensionali dato dal numero N delle variabili
indipendenti che inuenzano il fenomeno diminuito dal numero m delle grandezze fondamentali
necessarie a descrivere le prime (Teorema di Buckingham).
CAPITOLO 1. LA CONVEZIONE TERMICA 11
u
u
s
s
x
T
T - T
w
T
(x)
(x)
y
H
T
x
Figura 1.9: Lastra piana investita da una corrente in moto laminare
1.3 Concetto di strato limite
1.3.1 Strato limite di velocit
A solo titolo di esempio si faccia riferimento al caso semplice illustrato in Fig.1.9
dove una lastra molto sottile investita da una corrente uida isoterma (T =
T

) in moto laminare con velocit uniforme w


x
= u

.
Allorch la corrente incontra la lastra lassetto delle velocit allinterno della
massa uida si modica (vedi Fig.1.9). In particolare si osserva che:
w
x
= w
y
= 0 per y = 0
w
x
= u

; w
y
= 0 per y
(1.9)
con w
x
e w
y
le componenti della velocit w nella direzione x e y rispettivamente.
Ne deriva la nascita di gradienti di velocit (in precedenza assenti) che sono
massimi per y = 0 (dove le particelle sono ferme) e si attenuano rapidamente
al crescere di y sebbene in misura diversa con x. Alla nascita dei gradienti di
velocit consegue quella degli sforzi viscosi proporzionali ai primi per il tramite
della viscosit dinamica.
Sono pertanto riconoscibili nel dominio uido due regioni:
la prima, quella pi lontana dalla supercie solida, nella quale la corrente
uida conserva, a tutti gli eetti pratici, le caratteristiche cimematiche e
dinamiche originarie;
la seconda, quella pi prossima alla supercie, nella quale i gradienti di ve-
locit sono intensi e gli sforzi viscosi non possono, perci, essere trascurati.
Tale regione denominata strato limite idrodinamico
7
.
Lo strato limite idrodinamico ha uno spessore. Lo spessore dello strato limite
idrodinamico
H
(x) denito convenzionalmente come il luogo dei punti in
cui la velocit raggiunge il 99% della velocit della corrente indisturbata u

,
7
Detto anche strato limite di velocit.
CAPITOLO 1. LA CONVEZIONE TERMICA 12
Regione laminare
Sottostrato laminare
Transizione Regione turbolenta
Figura 1.10: Transizione tra regime laminare e turbolento. Sottostrato laminare.
ossia
wx
u
= 0.99. Sebbene lo spessore dello strato limite idrodinamico dipenda
dalle caratteristiche del uido, dalla forma della supercie e dallo stato di moto
nella corrente, esso si presenta usualmente molto piccolo se confrontato con le
dimensioni del corpo immerso nel uido.
Al crescere di x cresce il numero di Reynold locale Re
x
=
xu

per cui se la
dimensione della lastra l (quella nella direzione del moto della corrente uida)
tale che l > x
c
con:
x
c
=
Re
c
u

2 10
5

u

ha inizio una fase di transizione al termine della quale il moto turbolento


(vedi Fig.1.10). Lo strato limite turbolento caratterizzato da un prolo di
velocit che assume un andamento approssimativamente lineare a ridosso della
lastra. Ci giusticato dalla permanenza, a causa degli elevati sforzi viscosi,
di un sottile strato di uido in moto laminare (substrato laminare) che avvolge
la supercie solida. Al di fuori del substrato laminare il prolo della velocit
presenta un andamento relativamente piatto se confrontato con quello tipico
(approssimativamente parabolico) della regione laminare.
1.3.2 Strato limite di temperatura
Se la temperatura T
s
della supercie solida esposta al uido, che possiamo
supporre per semplicit uniforme, diversa da T

, allora la distribuzione della


temperatura nel uido, inizialmente uniforme per ipotesi, si modicher nel
rispetto delle seguenti condizioni al contorno (vedi Fig.1.9):
T = T
s
per y = 0
T = T

per y
(1.10)
Ne consegue la comparsa di gradienti di temperatura che si presentano pi
marcati in corrispondenza della supercie solida e si attenuano con la distanza
y sebbene in misura diversa con x (vedi Fig.1.9). In analogia a quanto visto per
il campo delle velocit, ragionevole pensare di dividere il dominio del uido in
due regioni:
la prima, quella pi lontana dalla parete, nella quale i gradienti di tem-
peratura sono, a tutti gli eetti pratici, inesistenti e la temperatura pu
essere ritenuta uniforme e pari a quella della corrente indisturbata T

;
CAPITOLO 1. LA CONVEZIONE TERMICA 13
la seconda, quella pi prossima alla parete solida, nella quale sono presenti
gradienti di temperatura signicativi; tale regione viene denominata strato
limite termico.
Anche lo strato limite termico ha uno spessore. Lo spessore dello strato limite
termico
T
(x) denito convenzionalmente come il luogo dei punti in cui la
dierenza di temperatura T T
s
ha raggiunto il 99% della dierenza T

T
s
(
TTs
TTs
= 0.99). Esso dipende dalle propriet del uido e dal regime di moto.
Nonostante le forti analogie tra il concetto di strato limite idrodinamico e
termico, vale la pena di osservare che mentre il primo sempre presente, il
secondo nasce solo se T

= T
s
. Inoltre, sebbene siano in generale diversi, lo
spessore dello strato limite termico ed idrodinamico presentano lo stesso ordine
di grandezza:
O(
H
) = O(
T
)
1.4 Equazioni dello strato limite laminare
Nel seguito vengono ricavate le equazioni dierenziali dello strato limite lami-
nare. Si assumeranno lecite le seguenti ipotesi:
a. processo stazionario;
b. moto bidimensionale (w
z
= 0);
c. uido incomprimibile ( = cost);
d. propriet termosiche del fuido costanti
8
.
Si vedr che in tali condizioni le equazioni cercate si ottengono applicando in
modo opportuno il principio di conservazione della massa, la seconda legge del
moto di Newton e il principio di conservazione dellenergia.
x
y
x
y
x
y
x+dx
y+dy
( w ) r
( w ) r
dx 1
dy 1
( w ) r
( w ) r
y
x
Superficie di
controllo
Figura 1.11: Volume di controllo allinterno dello strato limite di velocit
8
Il uido perci newtoniano.
CAPITOLO 1. LA CONVEZIONE TERMICA 14
1.4.1 Equazione di continuit
Lequazione di continuit esprime il principio di conservazione della massa. Essa
viene qui ottenuta operando un bilancio di massa su un volume di controllo
innitesimo dV = dx dy 1 sso nello spazio costruito nellintorno di un punto
P qualunque allinterno dello strato limite idrodinamico (vedi Fig.1.11). Per la
stazionariet (ipotesi a.) il principio di conservazione della massa del volume di
controllo dV richiede che:
_
_
la massa entrante
nellunit di tempo
in dV
_
_
=
_
_
alla massa uscente
nellunit di tempo
da dV
_
_
(1.11)
Lo schema di Fig.1.11 mostra che per usso bi-dimensionale (ipotesi b.) si ha
che:
_
_
la massa entrante
nellunit di tempo
in dV
_
_
= (w
x
)
x
dy 1 + (w
y
)
y
dx 1
e:
_
_
la massa uscente
nellunit di tempo
da dV
_
_
=
_
(w
x
)
x
+
w
x
x
dx
_
dy1+
_
(w
y
)
y
+
w
y
y
dy
_
dx1
Sostituendo le equazioni precedenti nella (1.11) e semplicando si ottiene che:
(w
x
)
x
+
(w
y
)
y
= 0
Tenuto conto dellipotesi c. (uido incomprimibile) si ha inne:
w
x
x
+
w
y
y
= 0 (1.12)
la quale pu essere impiegata senza errori apprezzabili anche nel caso di correnti
gassose purch la pressione subisca modeste variazioni
9
.
La (1.12) consente di ricavare che:
O(w
y
) = O(w
x
)
O(y)
O(x)
Ora, allinterno dello strato limite di velocit vale la:
O(y) =
H
O(x)
per cui:
O(w
y
) O(w
x
) (1.13)
9
Si pensi, ad esempio, a tutte quelle applicazioni in cui il il moto del uido avviene con
basse perdite di carico.
CAPITOLO 1. LA CONVEZIONE TERMICA 15
1.4.2 Seconda legge del moto di Newton
Si consideri un sistema di volume dV e massa costante dm = dV in moto con il
uido allinterno dello strato limite idrodinamico. La legge del moto di Newton
applicata al sistema suddetto si scrive:
[Massa accelerazione] = [Risultante delle forze applicate]
ossia:
dV
D w
Dt
= d

F (1.14)
dove con
D w
Dt
si indicata la derivata materiale di w
10
.
La d

F rappresenta la risultante di due distinti sistemi di forze:


le forze di volume (quelle che nascono allorch lelemento di volume viene
a trovarsi in un campo di forze come quello gravitazionale, magnetico,
elettrico, . . .) di risultante d

F
v
;
le forze di contatto o di supercie (quelle che agiscono direttamente sulla
supercie del sistema) di risultante d

F
s
.
p(x)
w
=
=
w
y
y
x
x
y
y
y+dy
y+dy
p(x+dx)
t
t
y
x
Sistema
infinitesimo
Figura 1.12: Forze di supercie agenti nella direzione x ed y su un sistema
innitesimo di volume dV = dx dy 1 in moto allinterno dello strato limite
Ricordando la (1.13) appare lecito assumere che, allinterno dello strato li-
mite, la velocit w coincida a tutti gli eetti pratici con la w
x
. Ne consegue
immediatamente che una semplicazione importante si pu ottenere sotituendo
allequazione vettoriale (1.14) la sola scalare:
dV
Dw
x
Dt
= dF
x
= dF
x,v
+dF
x,s
(1.15)
con ovvio signicato dei simboli.
10
Data un funzione f(x, y, z, t) si denisce derivata sostanziale o materiale di f la
Df
Dt
=
f
t
+ wx
f
x
+ wy
f
y
+ wz
f
z
. Sul signicato della derivata materiale si veda lappendice A.7.
CAPITOLO 1. LA CONVEZIONE TERMICA 16
Lasciando da parte le forze di volume su cui si ritorner pi avanti, la Fig.1.12
mostra che la risultante dF
x,s
delle forze di supercie agenti sul sistema nella
direzione x vale:
dF
x,s
= (p)
x
dy 1 ()
y
dx 1+

_
(p)
x
+
p
x
dx
_
dy 1 +
_
()
y
+

y
dy
_
dx 1
Semplicando si ha:
dF
x,s
=
_

p
x
+

y
_
dV
Ricordando che =
wx
y
si ottiene:
dF
x,s
=
_

p
x
+

2
w
x
y
2
_
dV
nella quale si tenuto conto dellipotesi d. (propriet termosiche del fuido
costanti).
Sostituendo nella (1.15) si ha:

Dw
x
Dt
= F
x,v

p
x
+

2
w
x
y
2
(1.16)
con F
x,v
=
dFx,v
dV
. Considerando le ipotesi a. e b.
11
e riordinando, si ha inne:

_
w
x
w
x
x
+w
y
w
x
y
_
= F
x,v

p
x
+

2
w
x
y
2
(1.17)
I termini che compaiono nella (1.17) rappresentano forze per unit di volume
_
N
m
3
_
agenti nella direzione x. Pi esattamente:
i termini presenti a primo membro sono forze dinerzia;
i termini a secondo membro costituiscono, nellordine, forze di volume,
forze di pressione e forze viscose.
Concludiamo osservando che discende immediatamente dalla (1.13) la:
O(F
y
) O(F
x
)
dalla quale deriva, in particolare, che:
O
_
p
y
_
O
_
p
x
_
(1.18)
1.4.3 Equazione di conservazione dellenergia
Consideriamo ancora il sistema innitesimo di massa costante in moto con
il uido allinterno dello strato limite termico. Per il primo principio della
termodinamica si pu scrivere il bilancio energetico seguente:
_

_
lenergia termica
netta entrante
in dV nel
tempo unitario
_

_
+
_

_
il lavoro netto
fatto su dV dalle
forze esterne
nel tempo unitario
_

_
=
_

_
Aumento
dellenergia
totale di dV nel
tempo unitario
_

_
11
Fenomeno stazionario e bidimensionale.
CAPITOLO 1. LA CONVEZIONE TERMICA 17
y
y
x
x
y
y
y+dy
x
x
x+dx
(q )
(q )
(q )
(q )
dx 1
dy 1
Sistema
infinitesimo
Figura 1.13: Potenza termica scambiato da un sistema innitesimo di volume
dV = dx dy 1 in moto allinterno dello strato limite
In simboli:
Q+ L = dV
De
Dt
nella quale con e si indicata lenergia totale riferita allunit di massa del siste-
ma
_
J
kg
_
. Poich lenergia termica viene scambiata localmente per conduzione,
lo schema di Fig.1.13 mostra che:
Q =
q
x
dy 1 +q
y
dx 1+

_
q
x
+
qx
x
dx
_
dy 1
_
q
y
+
qy
y
dy
_
dx 1
Semplicando si ottiene che:
Q =
_
q
x
x
+
q
y
y
_
dV
Ricordando lequazione di Fourier e supponendo la conducibilit termica del
uido indipendente da T (ipotesi d.), si ha:
Q =
_

2
T
x
2
+

2
T
y
2
_
dV
Poich anche per lo strato limite termico si pu ipotizzare che:
O(y) O(x)
si pu aermare che:

2
T
x
2


2
T
y
2
per cui:
Q =

2
T
y
2
dV (1.19)
CAPITOLO 1. LA CONVEZIONE TERMICA 18
w
w
w
w
w
( )
( )
w
y
y
x
x
x
x
x
x
y
x
x+dx
y
x
x
y
y+dy
(pw )
(pw )
-(pw )
y+dy
y -(pw )
Sistema
infinitesimo
y
y+dy
t
t
y
x
=
=
Figura 1.14: Lavoro delle forze di supercie sullelemento di volume dV in moto
allinterno dello strato limite.
Per il calcolo del lavoro fatto sul sistema nellunit di tempo dalle forze di
volume suciente considerare che:
L
V
=
_

F
v
w
_
dV F
x,v
w
x
dV
in virt della (1.13).
Il lavoro fatto sul sistema dalle forze di supercie nellunit di tempo dato
dalla somma di quello dovuto alla pressione (L
p
) e quello dovuto agli sforzi
viscosi (L

). La Fig.1.14 evidenzia che il primo dato dalla:


L
p
=
_
(p w
x
)
x
+
(p w
y
)
y
_
dV
Se si sviluppano le derivate si ricava facilmente che
12
:
L
p
w
x
p
x
dV
Il secondo conseguente al solo sforzo viscoso agente nella direzione x. Infatti
semplice vericare che:
O(w)
x
= O
_
w
2
x

H
_
; O(w)
y
= O
_
w
2
y
x
_
da cui consegue che (w)
x
(w)
y
. Ci premesso, dallosservazione della
Fig.1.14 si ricava che:
L

=
_
(w
x
)
y
+ (w
x
)
y+dy
_
dx 1
12
Infatti si ottiene p(
wx
x
+
wy
y
) wx
p
x
wy
p
y
. Ma
wx
x
+
wy
y
= 0 per la (1.12)
e wx
p
x
wy
p
y
per le (1.13, 1.18).
CAPITOLO 1. LA CONVEZIONE TERMICA 19
Sviluppando in serie di Taylor, riordinando e ipotizzando costante la viscosit
dinamica si ottiene inne:
L

=

y
_

w
x
y
w
x
_
dV =
_
w
x

2
w
x
y
2
+
_
w
x
y
_
2
_
dV
La
De
Dt
si pu ricavare facilmente se si tiene conto che lenergia pu essere ac-
cumulata nel sistema sotto forma di energia interna ed energia cinetica
13
. Si
ha:
De
Dt
=
D
Dt
_
u +
1
2
w
2
_
=
D
Dt
_
u +
1
2
_
w
2
x
+w
2
y
_
_

D
Dt
_
u +
1
2
w
2
x
_
Ricordando lipotesi d. (propriet del uido costanti) e tenuto conto che il uido
considerato incomprimibile (c
p
= c
v
= c)
14
si ha che:
Du
Dt
= c
DT
Dt
Inoltre, poich
D
Dt
_
1
2
w
2
x
_
= w
x
Dwx
Dt
si ottiene:
De
Dt
=
_
c
DT
Dt
+w
x
Dw
x
Dt
_
Lequazione di conservazione dellenergia diventa pertanto:

_
c
DT
Dt
+w
x
Dw
x
Dt
_
=

2
T
y
2
+F
x,v
w
x
w
x
p
x
+
+
_
w
x
y
_
2
+w
x

2
w
x
y
2
(1.20)
nella quale i singoli elementi hanno le dimensioni di una potenza per unit di
volume.
Lequazione appena ottenuta, per, poco si presta allo studio dei problemi
termici per la presenza di alcuni termini che si riferiscono ad energia meccanica.
Allo scopo di eliminare tali termini, si riconsideri la (1.16) e si moltiplichino
entrambi i membri per w
x
. Si ottiene:
w
x
Dw
x
Dt
=
_
F
x,v

p
x
+

2
w
x
y
2
_
w
x
nella quale tutti gli elementi hanno le dimensioni di una potenza per unit di
volume (W/m
3
). Sottraendo la precedente dalla (1.20) si ha:
c
DT
Dt
=

2
T
y
2
+
_
w
x
y
_
2
13
Lenergia potenziale inclusa nel lavoro compiuto dalle forze di massa.
14
Si dimostra che cp cv = T

2
B

con =
1

p
e B =

T
. Se = Cost,
= B = 0 e cp = cv = c.
CAPITOLO 1. LA CONVEZIONE TERMICA 20
Sviluppando, considerando le ipotesi a. e b.
15
e riordinando, si ha inne:
w
x
T
x
+w
y
T
y
=

2
T
y
2
+

c
_
w
x
y
_
2
(1.21)
in cui e =

rappresentano la diusivit termica e la viscosit cinematica


rispettivamente.
Vale la pena di notare che la (1.21) pu essere applicata anche nel caso di
correnti gassose in tutti quei casi in cui la pressione subisca piccole variazioni.
1.5 Equazioni in convezione forzata e moto lami-
nare su lastra piana
In generale, la soluzione di un problema di convezione forzata bi-dimensionale
stazionaria e moto laminare richiede la determinazione di quattro funzioni in-
cognite: w
x
(x, y), w
y
(x, y), p(x) e T(x, y).
Allo scopo possono essere impiegate le equazioni dello strato limite laminare
ricavate nel precedente paragrafo. In particolare , la (1.12), la (1.17) nella quale
sono state trascurate le forze di volume
16
e la (1.21):
w
x
x
+
w
y
y
= 0 (1.22a)

_
w
x
w
x
x
+w
y
w
x
y
_
=

2
w
x
y
2

p
x
(1.22b)
w
x
T
x
+w
y
T
y
=

2
T
y
2
+

c
_
w
x
y
_
2
(1.22c)
Il gradiente di pressione si pu ricavare considerando che la (1.22b) per y
H
fornisce
17
:

p
x
= u

x
(1.23)
la quale mostra che il gradiente di pressione presente nella (1.17) pu essere
ricavato dalla funzione, nota, u

(x) che esprime la velocit della corrente indi-


sturbata. Se si assume, per semplicit, che la u

sia costante, il gradiente di


pressione si annulla allinterno dello strato limite e la (1.22b) si modica nella:
w
x
w
x
x
+w
y
w
x
y
=

2
w
x
y
2
(1.24)
con =

. Alle (1.22a, 1.24, 1.22c) vanno aggiunte le condizioni al contorno


proprie del particolare problema trattato. Nel caso di deusso laminare su lastra
piana le condizioni al contorno cinematiche e termiche sono espresse dalle:
w
x
= w
y
= 0 per y = 0
w
x
= u

; w
y
= 0 per y
T = T
s
per y = 0
T = T

per y
(1.25)
15
Fenomeno stazionario e bidimensionale.
16
Questa una ipotesi generalmente lecita in convezione forzata.
17
Quando y
H
wx u(x) e wy 0.
CAPITOLO 1. LA CONVEZIONE TERMICA 21
Come si vede, se le propriet del uido possono essere assunte costanti (ipotesi
d.) la temperatura non compare n nellequazione di continuit n in quella
del moto per cui il problema della determinazione della velocit si presenta
disaccoppiato da quello della determinazione della temperatura.
Inoltre, se si tiene conto che O(w
x
) = u

e O(y) =
H
la (1.24) permette di
ricavare che:
O
_
u
2

x
_
= O
_

2
H
_
da cui:
O(
H
) = O
__
x
u

_
Si pu aermare, pertanto, che lo spessore dello strato limite laminare cresce con
la distanza dal bordo di attacco (x) e diminuisce con la velocit della corrente. A
parit di queste, lo spessore dello strato limite idrodinamico tanto pi grande
quanto pi grande la viscosit cinematica del uido.
In termini adimensionali, si ricava altres che:
O
_

H
x
_
= O
__

u

x
_
= O
_
1

Re
x
_
in cui si indicato con Re
x
il numero di Reynold locale.
1.6 Equazioni in convezione naturale e moto la-
minare su lastra piana
Variando opportunamente il sistema di riferimento (vedi Fig.1.15), lo studio
della convezione naturale bidimensionale stazionaria e moto laminare pu essere
eettuato mediante la (1.12), la (1.17) nella quale si posto F
x,v
= g e la
(1.21) nella quale, a causa delle basse velocit, si trascurato il termine che
tiene conto degli eetti di dissipazione viscosa:
w
x
x
+
w
y
y
= 0 (1.26)

_
w
x
w
x
x
+w
y
w
x
y
_
= g
p
x
+

2
w
x
y
2
(1.27)
w
x
T
x
+w
y
T
y
=

2
T
y
2
(1.28)
Il gradiente di pressione si pu ricavare considerando che quando y
H
le
velocit tendono a zero (w
x
= w
y
= 0) e

. In tali condizioni lequazione


del moto si riduce alla sola:

g
p
x
= 0 ovvero
p
x
=

g
Lequazione (1.27) si modica, pertanto, nella:
w
x
w
x
x
+w
y
w
x
y
= g
_

_
+

2
w
x
y
2
(1.29)
CAPITOLO 1. LA CONVEZIONE TERMICA 22
con =

. La densit non una variabile indipendente, ma una funzione


dalla temperatura. Tale legame pu essere espresso facilmente attraverso la
conoscenza del cosiddetto coeciente di dilatazione cubica denito come:
=
1

T
_
p
da cui si ricava che
18
:

= dT
y
H
x
(x)
x
T
T
u = 0
w
Figura 1.15: Forze di volume e prolo della velocit allinterno dello strato limite
in convezione naturale
Integrando:
ln
_

_
= (T T)
Siccome le variazioni di densit conseguenti dalle variazioni di temperatura sono
molto piccole
_

1
_
, si pu porre che ln (x) 1
1
x
da cui:

_
1

_
= (T T)
ed in denitiva si ottiene
19
:
g
_

_
= g (T T

)
18
Essendo per ipotesi il uido incomprimibile non inuente il vincolo che il processo sia
isobaro. Inoltre semplice vericare che per un gas perfetto vale la = 1/T (con T la
temperatura assoluta).
19
Si ricordi lipotesi e. secondo la quale le caratteristiche del uido sono assunte costanti.
CAPITOLO 1. LA CONVEZIONE TERMICA 23
Le equazioni dello strato limite in convezione naturale sono in denitiva:
w
x
x
+
w
y
y
= 0 (1.30a)
w
x
w
x
x
+w
y
w
x
y
= g (T T

) +

2
w
x
y
2
(1.30b)
w
x
T
x
+w
y
T
y
=

2
T
y
2
(1.30c)
Ancora nellipotesi di deusso laminare su lastra piana le condizioni al contorno
sono espresse dalle:
w
x
= w
y
= 0 per y = 0
w
x
= w
y
= 0 per y
T = T
s
per y = 0
T = T

per y
(1.31)
Come si vede, la soluzione di un problema termico in convezione naturale si pre-
senta, a parit di ogni altra condizione, sensibilmente pi complesso di quello in
convezione forzata non potendosi disaccoppiare la determinazione della velocit
da quella della temperatura.
1.7 Parametri adimensionali nella convezione for-
zata
Gi nello studio della conduzione si accennato ai vantaggi che derivano dal
formulare i problemi termici in forma adimensionale. Ci risulta ancora pi
valido nello studio della convezione dove, essendo la soluzione delle equazioni
dierenziali che governano il fenomeno estremamente dicoltosa se non impos-
sibile, obbligatorio il ricorso allapproccio sperimentale la cui ecacia si giova
fortemente della riduzione del numero delle variabili indipendenti conseguente
alla formulazione adimensionale del problema.
Il primo passo della procedura di adimensionalizzazione delle equazioni ri-
cavate in precedenza consiste nella scelta di certe grandezze caratteristiche del
sistema in studio. Poich le variabili da adimensionalizzare sono rappresenta-
te da lunghezze (x, y), velocit (w
x
, w
y
) e da una dierenza di temperatura
(T T

), si sceglier:
una lunghezza caratteristica l
una velocit caratteristica u
una dierenza di temperatura caratteristica T
Con tali grandezze caratteristiche si costruiscono le grandezze adimensionali
seguenti:
=
x
l
w
+

=
wx
u
T
+
=
TT
T
=
y
l
w
+

=
wy
u
(1.32)
Si riconsiderino le (1.22). Se le (1.32) vengono sostituire nellequazione di
continuit (1.22a) si ha:
w
+

+
w
+

= 0 (1.33)
CAPITOLO 1. LA CONVEZIONE TERMICA 24
Allo stesso modo lequazione del moto (1.24) diventa:
u
2
l
_
w
+

w
+

+w
+
y
w
+

_
=
u
l
2

2
w
+

2
(1.34)
Assumendo u = u

le condizioni al contorno cinematiche (1.25) si adimensio-


nalizzano nelle:
w
+

= w
+

= 0 per = 0
w
+

= 1; w
+

= 0 per
(1.35)
E utile ricordare a questo punto che i termini della (1.34) rappresentano forze
per unit di volume. In particolare, quelle presenti al primo membro identicano
forze dinerzia
_
u
2
l
_
, mentre a secondo membro troviamo le forze viscose
_
u
l
2

.
Ci premesso, dividendo per
u
2
l
(forze dinerzia) entrambi i membri e rior-
dinando, si ottiene:
w
+

w
+

+w
+

w
+

=
1

2
w
+

2
(1.36)
dove si posto:

1
=
forze viscose
forze dinerzia
=

ul
=

ul
=
1
Re
(1.37)
con Re il numero di Reynolds.
Tenuto conto delle equazioni (1.33, 1.36) e delle condizioni al contorno adi-
mensionali (1.35) si pu concludere che nel deusso su lastra piana in convezione
forzata e moto laminare le espressioni funzionali di w
+

, w
+

sono:
w
+

= w
+

(, ,
1
) = w
+

(, , Re) (1.38a)
w
+

= w
+

(, ,
1
) = w
+

(, , Re) (1.38b)
Adimensionalizzando allo stesso modo lequazione di conservazione dellenergia
(1.22c) si ottiene:
uT
l
_
w
+

T
+

+w
+

T
+

_
=
T
l
2

2
T
+

2
+
u
2
l
2
c
_
w
+

_
2
Dividendo per il primo membro (
uT
l
) i termini del secondo si ha:
_
w
+

T
+

+w
+

T
+

_
=
2

2
T
+

2
+
3
_
w
+

_
2
(1.39)
dove si posto:

2
=

ul
=
1

=
1
Re Pr
(1.40)
e:

3
=
u
2
l
ul
2
cT
=
1
u
2
cT
=
Ec
Re
(1.41)
con Pr =

e Ec =
u
2
cT
il numero di Prandtl e di Eckert rispettivamente.
CAPITOLO 1. LA CONVEZIONE TERMICA 25
Assumendo T = T
S
T

, le condizioni al contorno termiche (1.25) si


adimensionalizzano come:
T
+
=
TT
TST
= 1 per = 0
T
+
=
TT
TST
= 0 per
(1.42)
Lespressione funzionale della temperatura diventa perci:
T
+
= T
+
_
, , w
+

, w
+

,
2
,
3
_
= T
+
_
, , w
+

, w
+

, Re, Pr, Ec
_
Tenendo conto delle (1.38) la precedente pu essere riscritta come:
T
+
= T
+
(, ,
1
,
2
,
3
) = T
+
(, , Re, Pr, Ec) (1.43)
Ricordiamo qui che la soluzione di un problema termico convettivo consiste nella
determinazione del coeciente di convezione locale h(x, y) ovvero del numero di
Nusselt locale Nu(, ) che la contiene. Pertanto, adimensionalizzando la (1.7)
si ottiene:
Nu(, ) =
T
n

S
(T
S
T

) /l
=
T
+
n

S
in cui n = n/l rappresenta la normale alla supercie nel sistema di riferimento
adimensionalizzato (, ). Ne consegue immediatamente, in virt della (1.43),
che:
Nu = Nu (, , Re, Pr, Ec) (1.44)
In numerose applicazioni, pi utile riferirsi al valore medio del coeciente di
convezione

h o del numero di Nusselt Nu ottenibili integrando opportunamente
la (1.44) sullintera supercie di scambio. In tale circostanza si ottiene:
Nu = Nu(Re, Pr, Ec) (1.45)
1.8 Parametri adimensionali nella convezione na-
turale
Con analoga tecnica si ricava la forma adimensionalizzata delle equazioni (1.30)
che governano la convezione naturale. Si ottiene:
w
+

+
w
+

= 0 (1.46a)
w
+

w
+

+w
+
y
w
+

=
gT l
u
2
T
+
+
1
Re

2
w
+

2
(1.46b)
w
+

T
+

+w
+

T
+

=
1
Re Pr

2
T
+

2
(1.46c)
con le condizioni al contorno:
w
+

= w
+

= 0 per = 0
w
+

= w
+

= 0 per
T
+
=
TT
TST
= 1 per = 0
T
+
=
TT
TST
= 0 per
(1.47)
CAPITOLO 1. LA CONVEZIONE TERMICA 26
Figura 1.16: Franz Grashof, Germania (1826 - 1893)
Per un corretto impiego delle equazioni adimensionalizzate nello studio della
convezione naturale necessario stabilire il criterio di scelta della velocit ca-
ratteristica u. Ci perch nel fenomeno convettivo naturale non si ha nozione
a priori della scala della velocit. Un criterio usualmente seguito consiste nel
porre
1
=
1
Re
= 1; ne consegue che in questa scala le forze dinerzia (
u
2
l
) assu-
mono lo stesso valore delle forze viscose (
u
l
2
) ovvero u =

l
. Con tale posizione
il nuovo parametro adimensionale
gTl
u
2
che compare nella (1.46b) diventa:
Gr =
gTl
3

2
(1.48)
ed denominato numero di Grashof. Ci premesso, le (1.46, 1.47) evidenziano
che, contrariamente alla convezione forzata, ciascuna delle variabili dipendenti
w
+

, w
+

e T
+
funzione di , , Gr, Pr.
Come pi volte richiamato, la soluzione di un problema termico convettivo
consiste nella determinazione di h ovvero di Nu. Dai risultati precedenti si pu
scrivere pertanto che:
Nu = Nu (, , Gr, Pr) (1.49)
e
Nu = Nu(Gr, Pr) (1.50)
1.9 Convezione mista
Nel caso in cui i moti convettivi naturali e forzati giocano ruoli paragonabili
necessario considerere contemporaneamente sia il numero di Reynolds che il
numero di Grashof. In questi casi il rapporto adimensionale
gTl
u
2
che compare
a secondo membro della (1.46b) viene assunto pari a
Gr
Re
2
20
. In questa forma
20
E semplice vericare che:
gT l
u
2
=
gT l
u
2
l
2

2
l
2

2
CAPITOLO 1. LA CONVEZIONE TERMICA 27
esso costituisce una misura dellimportanza relativa della convezione naturale
rispetto a quella forzata. Lesperienza mostra che uno scambio termico dovuto
certamente alla sola convezione naturale si presenta per
Gr
Re
2
> 10 nel qual caso
valgono le (1.44, 1.45). Al contrario, valori del medesimo parametro tali che
Gr
Re
2
< 0.1 caratterizzano situazioni in cui la convezione forzata a prevalere
e quindi valgono le (1.49, 1.50). Valori tali che 0.1 <
Gr
Re
2
< 10 vedono la
convezione naturale e forzata giocare un medesimo ruolo sul fenomeno convettivo
globale.
a b
c
Figura 1.17: Combinazione di convezione naturale e di convezione forzata.
La convezione naturale pu favorire o ostacolare la convezione forzata a
seconda della direzione relativa del moto indotto dallesterno rispetto a quello
indotto dalle forze di galleggiamento (vedi Figura 1.17).
Si ha moto convettivo agevolato quanto il moto indotto dalle forze di gal-
leggiamento e quello indotto dallesterno presentano la stessa direzione e verso
(Figura 1.17.a). In questo caso i due campi di velocit si compongono in modo
costruttivo e lo scambio termico convettivo viene incrementato.
Si ha moto convettivo contrastato quando il moto indotto dalle forze di gal-
leggiamento e quello indotto dallesterno presentano la stessa direzioni ma verso
contrario (Figura 1.17.b). In questo caso i due campi di velocit si compongono
in modo distruttivo e lo scambio termico convettivo risulta penalizzato.
Esistono casi in cui il moto convettivo naturale e quello forzato presentano
direzioni ortogonali. In questi lo scambio termico viene favorito comunque dal
rimescolamento del uido (Figura 1.17.c).
Per una valutazione quantitativa dello scambio termico in condizioni di con-
vezione forzata e naturale si procede combinando in modo opportuno i contributi
della convezione naturale e forzata calcolati separatamente.
e riordinando si ha:
gT l
3

2
u
2
l
2
=
Gr
Re
2
CAPITOLO 1. LA CONVEZIONE TERMICA 28
Lesperienza mostra che i dati sperimentali sono ben riprodotti dalla rela-
zione seguente:
Nu
n+f
=
_
Nu
m
n
Nu
m
f
_
1/m
dove si indicato con Nu
n
e Nu
f
i numeri di Nusselt calcolati con le relazioni
valide rispettivamente per sola convezione naturale e sola convezione forzata. Il
segno positivo si impiega per moto convettivo agevolato mentre quello negativo
per moto convettivo contrastato. Lesponente m varia tra 3 e 4 a seconda della
geometria. In genere si pu assumere m = 3 per superci verticali mentre valori
maggiori di 3 sono indicati per superci orizzontali.
1.10 Signicato sico dei parametri adimensiona-
li
I legami funzionali espressi dalle (1.44, 1.45) e gli analoghi (1.49, 1.50), bench
ricavati per deusso laminare su lastra piana, sono generalizzabili e, come ta-
li, costituiscono nel senso che conservano la loro validit anche per validi per
convezione naturale su lastra piana, bench ricavati per un caso particolare co-
stituiscono la base per lanalisi e la correlazione dei dati sperimentali e, bench
ricavati per usso laminare, essi conservano la loro validit anche in usso tur-
bolento sebbene la struttura del legame funzionale sia ovviamente diversa per i
due casi.
Inoltre, i medesimi legami funzionali presentano alcuni vantaggi che riassu-
miamo:
1. Le equazioni (1.44, 1.45) e (1.49, 1.50) hanno una validit che prescinde
dal sistema di unit di misura purch coerente
21
.
2. Se la soluzione del problema termico convettivo viene eettuata per via
sperimentale risulta certamente pi comodo ed economico ricercare il le-
game funzionale tra i quattro raggruppamenti adimensionali presenti nelle
(1.44, 1.45) e (1.49, 1.50) piuttosto che tra la conduttanza convettiva uni-
taria h e u, l, , , g, T, c, , e . Inoltre pi semplice ed economico la
successiva analisi e rappresentazione dei risultati su graci o tabelle in tut-
ti quei casi in cui impossibile esprimere in una forma analitica semplice
ed accurata il legame funzionale cercato.
3. La possibilit di estendere i risultati sperimentali anche a situazioni non di-
rettamente sperimentate. Il risultato di una determinazione sperimentale
consiste nella misurazione dei valori assunti dalle n grandezze che parteci-
pano al fenomeno in quella particolare situazione e, successivamente, alla
costruzione di m raggruppamenti adimensionali. Ora si comprende bene
che il risultato oerto da questo singolo punto sperimentale possa fornire
informazioni su tutti quei casi non direttamente sperimentati i quali, seb-
bene caratterizzati da una npla di valori diversi singolarmente da quelli
sperimentali, sono per tali da ricostruire, di quelli, i medesimi m valori dei
raggruppamenti adimensionali. Ci viene ecacemente evidenziato dalla
Fig.1.18 la quale riporta numerosi risultati sperimentali di usso normale
21
Un sistema di unit di misura si dice coerente quando il prodotto o il quoziente di pi
unit di tale sistema forniscono una nuova unit il cui valore sempre unitario
CAPITOLO 1. LA CONVEZIONE TERMICA 29
a tubi circolari gracati in funzione di parametri adimensionali. Come si
vede esistono situazioni in cui due risultati che si riferiscono a uidi diver-
si e a sperimentatori diversi (e quindi a valori dierenti dei singoli valori
delle variabili dimensionali) forniscono risultati del tutto sovrapponibili se
riferiti a parametri adimensionali.
2
m
w
0
.
4
0
.
2
5
2 3 4 5
10
1
10
10
10
(
N
u
/
P
r
)
/
(
/
)
Re
10 10 10
Water, paraffin
transformer oil
Air
Air
Water
Water
Nitrogen
Water, ethylene glycol
Figura 1.18: Numero di Nusselt medio per usso su tubi circolari (da M. Necati
ziik: Heat Transfer - A Basic Approach)
In analogia a quanto fatto a suo tempo per il numero di Nusselt, opportu-
no a questo punto tentare di assegnare un signicato sico ai raggruppamenti
adimensionali Re, Gr, Ec e Pr.
Numero di Reynolds Il numero di Reynolds esprime il rapporto:
Re =
Forze dinerzia
Forze viscose
=
u
2

l
u
l
2
=
ul

come mostrato chiaramente dalla (1.37). Ci signica che bassi valori di Re


caratterizzano situazioni in cui sono preponderanti le forze viscose mentre, al
contrario, sono preponderanti le forze dinerzia allorch si in presenza di elevati
valori di Re. Proprio per tale signicato il numero di Reynolds viene impiega-
to come parametro per individuare i campi di esistenza del moto laminare e
del moto turbolento. Bassi valori del numero di Reynolds sono associati al mo-
to laminare nel quale piccoli disturbi presenti nel uido vengono prontamente
smorzati dai preponderanti eetti viscosi. Allaumentare del numero di Rey-
nolds le forze dinerzia diventano dominanti e anche piccoli disturbi presenti
nel uido vengono amplicati provocando la transizione dal moto laminare al
moto turbolento. Il valore di Re a cui si presenta la transizione dipende dalle
caratteristiche del sistema. Per i casi che qui pi ci interessano, quali il moto
del uido su piastra piana o allinterno di tubi circolari, il numero di Reynolds
critico assume valori dellordine di 5 10
5
e 2000 4000 rispettivamente.
CAPITOLO 1. LA CONVEZIONE TERMICA 30
Numero di Prandtl Il numero di Prandtl presenta una particolarit rispetto
a tutti gli altri: infatti lunico che composto da sole caratteristiche siche del
uido. Per poter risalire al suo signicato sico conveniente riconsiderare le
equazioni del moto e di conservazione dellenergia che riportiamo per comodit:
w
x
w
x
x
+w
y
w
x
y
=

2
w
x
y
2
w
x
T
x
+w
y
T
y
=

2
T
y
2
Come si vede le due equazioni scritte in questa forma sono analoghe e mostra-
no che la viscosit cinematica gioca, nellequazione che governa il moto del
uido, lo stesso ruolo della diusivit termica nellequazione che esprime la
conservazione dellenergia. Sulla base di quanto detto, il numero di Prandtl pu
essere visto come il rapporto tra la grandezza responsabile della trasmissione
della quantit di moto (la viscosit cinematica detta per tale motivo anche
diusivit della quantit di moto) e che, come tale, determina lassetto del cam-
po di velocit e della diusivit termica che, invece, responsabile dellassetto
del campo termico:
Pr =
diusivit della quantit di moto
diusivit termica
=

E semplice comprendere, pertanto, che al numero di Prandtl legato lo spessore


relativo dello strato limite termico e idrodinamico per cui tali spessori sono simili
se Pr 1 (gas) mentre gli stessi spessori si presentano fortemente dierenziati
nei casi in cui Pr 1 (olii in generale) ovvero Pr 1.
Numero di Eckert Il numero di Eckert pu essere visto come il rapporto tra
due dierenze di temperatura:
Ec =
Di. di temp. dovuta alla dissipazione viscosa
Di. di temperatura di riferimento
=
u
2
/c
T
Infatti, mentre la dierenza di temperatura che compare al denominatore (T =
T
S
T

) quella alla base dello scambio termico convettivo (equazione di New-


ton per la convezione), la dierenza di temperatura al numeratore quella che
subirebbe lunit di massa di uido se la relativa energia cinetica (proporzionale
al quadrato della velocit) venisse interamente dissipata, in modo adiabatico,
per eetto viscoso. Ci vuol dire che bassi valori del numero di Eckert ca-
ratterizzano situazioni in cui la potenza termica generata per eetto viscoso
trascurabile rispetto a quella coinvolta nello scambio termico convettivo. Il nu-
mero di Eckert pu quindi costituire un criterio quantitativo per decidere se nel
bilancio espresso dallequazione dellenergia possano essere trascurati o meno gli
eetti della dissipazione viscosa associati al moto del uido. A conferma di que-
sta interpretazione osserviamo che Ec compare solo nellequazione dellenergia
e moltiplica proprio il termine che tiene conto del lavoro fatto, nel moto, dagli
sforzi viscosi.
Per meglio chiarire si riconsideri la (1.39) che riportiamo per comodit:
_
w
+

T
+

+w
+

T
+

_
=
1
RePr

2
T
+

2
+
Ec
Re
_
w
+

_
2
CAPITOLO 1. LA CONVEZIONE TERMICA 31
Poich O(T
+
) = O(w
+

) = 1, i termini a secondo membro sono confrontabili se


O
_
1
RePr
_
= O
_
Ec
Re
_
ovvero se O
_
1
Pr
_
= O(Ec).
Possono darsi diverse circostanze:
il uido in moto un gas. In questa ipotesi Pr 1 e gli eetti viscosi
non possono essere trascurati se O
_
u
2
cT
_
= 1. Essendo 10
3
lordine di
grandezza di c la condizione precedente si presenta solo se il moto del gas
supersonico e la dierenza di temperatura T molto piccola (10

C o
meno);
il uido un liquido. Per i liquidi il numero di Prandtl fortemente
variabile in relazione alla struttura molecolare. Per liquidi a struttura
molecolare semplice (lacqua ad esempio) O(Pr) = 10 mentre per liquidi a
struttura molecolare complessa (oli lubricanti) O(Pr) = 10
5
. Nel caso di
liquidi a struttura molecolare semplice lipotesi di trascurare il termine di
dissipazione viscosa deve essere attentamente vericata. Nel caso di liquidi
a struttura molecolare complessa trascuarare il termine di dissipazione
viscosa non mai possibile.
Numero di Grashof Il numero di Grashof pu essere interpretato partendo
dal signicato sico del raggruppamento adimensionale
gTl
u
2
che compare nella
(1.46b):
gT l
u
2
=
Forze di galleggiamento
Forze dinerzia
e ricordando la scelta fatta nel denire la velocit di riferimento u. In quella
occasione si scelse di porre Re = 1 con la conseguenza che u =

l
e, in questa
scala, le forze dinerzia uguagliano le forze viscose. Con tali posizioni lequazione
precedente fornisce:
gT l
3

2
= Gr =
Forze di galleggiamento
Forze viscose
E evidente lanalogia tra il numero di Reynolds ed il numero di Grashof il
quale gioca, nella convezione naturale lo stesso ruolo del primo nella convezione
forzata. Cos nella convezione naturale il valore del numero di Grashof il
criterio quantitativo che consente di individuare i limiti di esistenza del regime
laminare e di quello turbolento.
Capitolo 2
Equazioni di pratico utilizzo
Se si dispone di un congruo numero di determinazioni sperimentali per un certo
sistema di interesse, possibile sfruttare la dipendenza funzionale espressa dalle
relazioni precedenti per tentare di individuarne la struttura mediante tecniche
note di analisi (metodo dei minimi quadrati ad esempio) e/o di interpolarli
gracamente. Sia nelluno che nellaltro caso, comunque, possibile risalire al
valore del numero di Nusselt (e quindi alla conduttanza convettiva unitaria) nel
particolare caso che interessa analizzare.
Nel seguito sono riportati alcuni esempi di relazioni di natura empirica nelle
quali il legame funzionale di tipo monomio. Sebbene ciascuna di esse sia
sempre accompagnata da una descrizione dettagliata del signicato dei simboli
e dei limiti di utilizzo, bene premettere qui alcune avvertenze di carattere
generale. E necessario tenere presente, infatti, che le predette equazioni di
lavoro sono ottenute attraverso tecniche di regressione di dati sperimentali; ne
deriva che i risultati che la formula fornisce sono inevitabilmente aetti da tutta
una serie di incertezze per cui un errore nella predizione del numero di Nusselt
dellordine del 10% piuttosto comune sebbene errori ben pi elevati possono
presentarsi in casi complessi.
2.1 Equazioni in convezione forzata
Per evidenti ragioni di brevit si riportano nel seguito solo alcuni esempi di
correlazioni di natura empirica o semempirica che consentono la valutazione
del numero di Nusselt locale o mediato per alcuni sistemi di pratico interesse
applicativo. In tutti i casi considerati viene assunto che le propriet termosiche
del uido siano costanti anche se la forte dipendenza di talune di queste dalla
temperatura (meno spesso dalla pressione) si ripercuote signicativamente sui
risultati se non si ssa in maniera inequivocabile quale sia la temperatura a cui
le predette grandezze debbano riferirsi.
Nel caso di usso esterno tale temperatura detta temperatura del lm ed
pari a:
T
m
=
T
s
+T

2
ossia la media tra la temperatura caratteristica del uido T

e quella della
supercie solida T
s
.
32
CAPITOLO 2. EQUAZIONI DI PRATICO UTILIZZO 33
Diverso il caso di usso interno per il quale detta temperatura data dalla:
T
m
=
T
s
+T
b
2
in cui T
b
la cosiddetta temperatura di massa del uido o, anche, temperatura
di completo mescolamento. Essa rappresenta la temperatura a cui si porterebbe
la massa di uido che nellunit di tempo attraversa una data sezione se venisse
mescolata adiabaticamente. Nel caso di una sezione circolare di raggio r
e
la
massa 2
_
re
0
wrdr la cui entalpia pari a 2
_
re
0
c
p
Twrdr. Se la stessa massa
venisse mescolata adiabaticamente (conservando cio il suo contenuto entalpico)
essa si porterebbe ad una temperatura T
b
che si ricava dalluguaglianza:
2T
b
_
re
0
c
p
wrdr = 2
_
re
0
c
p
Twrdr
da cui:
T
b
=
_
re
0
c
p
wTrdr
_
re
0
c
p
wrdr
2.1.1 Lastra piana e usso laminare
Nel caso di deusso laminare su lastra piana e per il quale possono essere tra-
scurati gli eetti viscosi (Ec = 0), Il numero di Nusselt locale Nu
x
pu essere
determinato per il tramite delle:
Nu
x
= 0.564 (Re
x
Pr)
1/2
(2.1)
Pr 0
Nu
x
= 0.332Re
1/2
x
Pr
1/3
(2.2)
0.6 Pr 10
Nu
x
= 0.339Re
1/2
x
Pr
1/3
(2.3)
Pr
purch il numero di Reynolds locale Re
x
=
ux

sia inferiore a 2 10
5
e quindi
in una regione della lastra per la quale x < x
c
con:
x
c
= 2 10
5

u
(2.4)
Nelle applicazioni si usa spesso fare riferimento al valore mediato del numero di
Nusselt sullintera lastra. Allo scopo utile considerare il caso in cui sia:
h(x) = kx
m
In tale ipotesi il valore mediato tra x = 0 e x = L di h(x) :

h =
1
L
_
L
0
kx
m
dx =
1
m+ 1
k
L
_
x
m+1

L
0
=
kL
m
m+ 1
CAPITOLO 2. EQUAZIONI DI PRATICO UTILIZZO 34
e in denitiva:

h =
1
m+ 1
[h(x)]
x=L
(2.5)
Consegue anche che:
Nu =
1
m+ 1
[Nu
x
]
x=L
(2.6)
Ci premesso, si osserva che dalle (2.1,2.2,2.3) si ha h(x) x
1/2
per cui
1
:
Nu =
1
1
1
2
[Nu
x
]
x=L
= 2 [Nu
x
]
x=L
e quindi dalle medesime equazioni si ricavano le seguenti:
Nu = 1.128 (Re
L
Pr)
1/2
(2.7)
Pr 0
Nu = 0.664Re
1/2
L
Pr
1/3
(2.8)
0.6 Pr 10
Nu = 0.678Re
1/2
L
Pr
1/3
(2.9)
Pr
dove Re
L
=
uL

.
Esempio Calcolare il usso termico sottratto ad una sottile lastra quadrata
isoterma (T = 93.0

C) di 0.91 m di lato immersa in una corrente daria in moto
laminare (T = 65.0

C; u

= 6.1
m
s
) e disposta parallelamente alla corrente
stessa.
Soluzione La temperatura media pari a

T = (65 +93)/2 = 79

C. A questa
temperatura valgono per laria i seguenti dati:
Pr = 0.71; = 21 10
6
m
2
s
; = 0.03
W
mK
La distanza critica dal bordo dattacco a cui avviene la transizione da moto
laminare a moto turbolento vale:
x
c
=
Re
c

u

=
5 10
5
21 10
6
6.1
= 1.72 m
per cui il moto laminare su tutta la lastra. Applicando la (2.8) si ha:
Nu = 0.664
_
u

_
1/2
Pr
1/3
=
= 0.664
_
6.1 0.91
21 10
6
_
1/2
0.71
1/3
305
Il usso termico scambiato vale:
Q = 2 0.91
2

0.03 305
0.91
(93 65) 466 W
1
infatti la x compare sia in Nux =
hx

che in Rex =
ux

CAPITOLO 2. EQUAZIONI DI PRATICO UTILIZZO 35


2.1.2 Lastra piana e usso turbolento
Se il numero di Reynolds supera il limite di esistenza del usso laminare (per
una lastra piana la transizione avviene per 2 10
5
< Re
x
< 5 10
5
) allora si
avr una regione tale che 0 x x
c
in cui il usso laminare ed una regione
caratterizzata da x
c
x L in cui il usso turbolento. In questultima il
numero di Nusselt locale pu essere calcolato mediante le:
Nu
x
= 0.0296Re
0.8
x
Pr
1/3
(2.10)
2 10
5
< Re
x
10
7
Nu
x
= 0.185Re
x
(log
10
Re
x
)
2.584
Pr
1/3
(2.11)
Re
x
> 10
7
valide entrambe per 0.6 Pr 60 e per grandezze siche del uido riferite alla
temperatura T
m
.
2.1.3 Lastra piana e usso combinato laminare e turbo-
lento
Pi complessa la valutazione del numero di Nusselt medio Nu il quale, a
rigore, deve essere calcolato tenendo in conto la regione laminare e quella tur-
bolenta. Calcoli in tal senso hanno portato a concludere che la valutazione di
Nu sullintera lastra si pu ottenere con buona approssimazione mediante la:
Nu = 0.036Pr
0.43
_
Re
0.8
L
17400
_
+ 297Pr
1/3
(2.12)
Re
L
> 2 10
5
; 0.7 < Pr < 380
Qualora non fosse possibile trascurare leetto della viscosit, pu impiegarsi la:
Nu = 0.036Pr
0.43
_
Re
0.8
L
9200
_
_

T=T

T=Ts
_
0.25
(2.13)
con i medesimi limiti di utilizzazione gi visti. Nella precedente il termine
moltiplicativo introdotto tiene conto della variabilit della viscosit con la tem-
peratura.
Esempio Una corrente daria lambisce una lastra piana di forma rettangolare
1m 1.5 m mantenuta alla temperatura costante e uniforme di 255

C. Se la
temperatura dellaria 35

C e si muove alla velocit di 40m/s, determinare (a) il


coeciente medio di scambio nella regione a regime laminare (Re < 210
5
); (b)
il coeciente medio di scambio sullintera lunghezza della lastra; (c) la potenza
scambiata tra laria e lintera lastra.
CAPITOLO 2. EQUAZIONI DI PRATICO UTILIZZO 36
Soluzione La temperatura media : (255 + 35) /2 = 145

C. A questa tem-
peratura le propriet dellaria sono:
= 0.844 kg/m
3
= 23.64 10
6
Pa s
c
p
= 1017
J
kg K
= 34.27 10
3
W
mK
(a) Dai dati precedenti si ricava che:
Pr =

c
p

=
1017 23.64 10
6
34.27 10
3
0.7
x
c
= 2 10
5
23.64 10
6
40 0.844
0.14 m
Il valore medio Nu pu essere determinato per mezzo della (2.8):
Nu
L
= 0.664
_
2 10
5
_
1/2
0.7
1/3
263.7
da cui:

h
L
= Nu
L

x
c
= 263.7
34.27 10
3
0.14
64.5
W
m
2
K
che vale per 0 x x
c
.
(b) Per il calcolo di

h sullintera lastra necessario calcolare il relativo Nu.
Allo scopo pu essere impiegata la (2.12).
Si calcola prima
Re
L
=
uL

=
40 0.844 1.5
23.64 10
6
21.4 10
5
Quindi:
Nu = 0.036 0.7
0.43
_
_
21.4 10
5
_
0.8
17400
_
+ 297 0.7
1/3
= 3310
da cui:

h = Nu

L
= 3310
34.27 10
3
1.5
75.6
W
m
2
K
La conduttanza convettiva media cos ricavata consente di valutare la potenza
totale scambiata tra la lastra e laria:
Q = A

h(T
s
T
aria
) = 1.5 1.0 75.6 220 24950 W
2.1.4 Flusso normale a tubi circolari
In numerose applicazioni dellingegneria necessario valutare la potenza scam-
biata per convezione tra un tubo (circolare o non circolare) ed un uido che lo
investe in direzione normale al suo asse.
CAPITOLO 2. EQUAZIONI DI PRATICO UTILIZZO 37
Il valore di Nu nel caso generale in cui non sia trascurabile leetto della
viscosit pu essere calcolato mediante la correlazione empirica:
Nu =

hD

=
_
0.4Re
1/2
+ 0.06Re
2/3
_
Pr
0.4
_

T=T

T=Ts
_
0.25
(2.14)
valida per:
40 Re 10
5
0.67 < Pr < 300
0.25 <

T=T

T=Ts
< 5.2
e nella quale le propriet siche sono calcolate, al solito, alla temperatura media
gi denita. Il rapporto tra le viscosit tiene conto, come accade per la lastra
piana, dellinuenza della temperatura su e pu essere trascurato per i gas ed
i liquidi a bassa viscosit.
Per numeri di Reynolds pi elevati (100 Re 10
7
) e per Re Pr = Pe >
0.2 (con Pe si indicato il numero di Pclet) si pu impiegare la relazione
seguente:
Nu = 0.3
0.62Re
1/2
Pr
1/3
_
1 + (0.4/Pr)
2/3
_
1/4
_
1 +
_
Re
282000
_
5/8
_
4/5
(2.15)
Per Pe < 0.2 stata proposta la:
Nu =
_
0.8237 ln Pe
1/2
_
1
(2.16)
Le correlazioni (2.14-2.16) consentono una stima di Nu con un errore, rispetto
al valore sperimentale, inferiore al 25%.
Esempio Aria atmosferica alla temperatura di 250 K e una velocit u

=
30
m
s
uisce perpendicolarmente allasse di un cilindro circolare di diametro
D = 2.5 cm. La supercie del cilindro mantenuta alla temperatura costante
T
c
= 350 K. Calcolare: (a) il coeciente medio di scambio

h e (b) la potenza
scambiata dallunit di lunghezza del cilindro.
Soluzione La temperatura media pari a 300 K. Per lapplicazione della
(2.14) necessario disporre dei seguenti dati per laria alla temperatura di 300
K:
(350 K) = 20.9 10
6
Pa s
(250 K) = 16.2 10
6
Pa s
Pr(300 K) = 0.71
(300 K) = 16.1 10
6
m
2
/s
(300 K) = 26.4 10
3
W/mK
CAPITOLO 2. EQUAZIONI DI PRATICO UTILIZZO 38
Si ottiene allora che:
Re(300 K) =
u

=
30 0.025
16.1 10
6
= 46584

T=T

T=TS
=
16.2 10
6
20.9 10
6
= 0.77
ed inne:
Nu =
_
0.4 46584
0.5
+ 0.06 46584
2/3
_
0.71
0.4
0.77
0.25
134
Dal risultato precedente si ricava:

h =
Nu
D
=
134 26.4 10
3
0.025
141
W
m
2
K
ed il usso termico scambiato per unit di lunghezza:
Q = 141 (3.14 0.025 1) 100 = 1110 W = 1.1 kW
Notiamo che trascurare leetto della temperatura sulla viscosit produce un
errore di appena il 6% ( Nu = 143)
2.1.5 Flusso normale a tubi non circolari
Pur se relativamente ad una corrente gassosa, il valore medio del numero di
Nusselt stato ricavato sperimentalmente anche per tubi di sezione non circo-
lare.
I risultati sono compendiati nella:
Nu =

hD
e

= c
_
u

D
e

_
n
(2.17)
valida nei limiti e per le situazioni riassunte nella Fig.2.1.
2.1.6 Flusso normale a banchi di tubi circolari
Un ulteriore problema che presenta numerose applicazioni ingegneristiche (pro-
getto di scambiatori di calore ovvero apparecchiature industriali di scambio ter-
mico o di trattamento dellaria) quello della valutazione della potenza scam-
biata tra una corrente uida e un banco di tubi. Sebbene per la sua importanza
viene qui citata, la relativa trattazione si presenta piuttosto lunga per lampia
casistica ed esula dai nostri scopi.
2.1.7 Flusso interno a tubi circolari
Le considerazioni fatte a suo tempo per una lastra piana possono essere ripe-
tute per la regione di imbocco di una corrente in un condotto come mostrato
in Fig.2.2. Per ssare le idee si consideri una corrente uida isoterma in moto
laminare con velocit uniforme u

la quale, in z = 0, imbocca in un tubo che


supporremo per semplicit circolare di diametro D. Le particelle a contatto con
la parete assumeranno velocit nulla e, in conseguenza degli eetti viscosi, tale
CAPITOLO 2. EQUAZIONI DI PRATICO UTILIZZO 39
Geometria Re
n
c
D
u
u
u
D
D
D
D
D
e
e
e
e
e
e
5.000-100.000
2.500-7.500
0.588
0.624
0.675
0.699
0.638
0.782
0.222
0.261
0.092
0.160
0.144
0.035
5.000-100.000
5.000-100.000
2.500-8.000
5.500-19.500
19.500-100.000
u
u
u
Figura 2.1: Costanti dellEq.2.17
_
Re =
uDe

_
rallentamento si propagher nella corrente a profondit via via crescenti con z.
Anche in questo caso possibile dividere, convenzionalmente, la massa uida
in moto in una regione a ridosso della parete cilindrica in cui si concentrano
i gradienti di velocit (strato limite idrodinamico di spessore
H
) dalla parte
restante pi prossima allasse del condotto in cui il moto si conserva a velocit
uniforme. Poich in questo caso lo spessore dello strato limite in generale
dello stesso ordine di grandezza del diametro del condotto, necessario tene-
re in conto che il prolo delle velocit subisce modicazioni in accordo con il
principio di conservazione della massa per cui nel caso generale w
z
= w
z
(r, z)
come semplice vericare osservando la Fig.2.2. La medesima gura evidenzia
la cosiddetta regione di ingresso idrodinamica che costituisce la porzione di tubo
di lunghezza pari a L
H
(lunghezza dingresso idrodinamica) caratterizzata dal
H
H
z
0
u
L
L
T
T
D
Figura 2.2: Regione di ingresso termica ed idrodinamica
CAPITOLO 2. EQUAZIONI DI PRATICO UTILIZZO 40
fatto che
H
< D/2. La regione per la quale z > L
H
detta regione idrodina-
micamente sviluppata in quanto il prolo delle velocit ha assunto un assetto
indipendente da z:
w
z
= w
z
(r) (2.18)
ed il relativo valore medio:
w =
4 m
D
2
(2.19)
con m la portata massica costante. Per tale motivo w viene impiegata per
adimensionalizzare il campo di velocit nella regione idrodinamicamente svilup-
pata.
Nella medesima regione, lo stato di moto si manterr laminare se il numero
di Raynold:
Re
D
=
D w
z

si mantenuto inferiore a 2300. Se, al contrario, si raggiungono valori di


Re
D
> 4000 allora il regime di moto nella regione idrodinamicamente sviluppata
certamente turbolento
2
.
Ancora a Re
D
viene legata la lunghezza della regione idrodinamica L
H
. Nel
caso di moto laminare si ha:
L
H
D
= 0.0575 Re
D
Pi semplicemente si pu impiegare la:
L
H
D
60
Non esistono relazioni capaci di una valutazione sucientemente precisa di L
H
per regione di ingresso idrodinamica turbolenta; per una stima di massima si
pu ricorrere alla:
L
H
D
25 50
Se la parete solida presenta una temperatura diversa da quella del uido si
osserva la nascita di gradienti termici concentrati in una regione di uido a
ridosso della parete solida (strato limite termico di spessore
T
) che cresce con
z no a raggiungere lasse del tubo. La regione in cui
T
< D/2 detta regione
di ingresso termica e la lunghezza L
T
di tale regione, misurata dalla sezione di
imbocco, detta lunghezza dingresso termica. La regione per la quale z > L
T
viene detta regione termicamente sviluppata.
Nelle applicazioni, fatta eccezione di casi particolari in cui la lunghezza del
tubo sia molto limitata, si ha interesse al calcolo del numero di Nusselt medio
nella regione termicamente sviluppata. Nel seguito sono riportate le equazioni
di pi frequente utilizzo nel caso di moto laminare e turbolento rispettivamente.
2
I valori critici del numero di Reynold per usso allinterno di un tubo circolare sono
compresi tra 2300 e 4000.
CAPITOLO 2. EQUAZIONI DI PRATICO UTILIZZO 41
Moto laminare Nel caso di moto laminare allinterno di un tubo circolare
con temperatura alla parete costante e per lunghezza del tubo molto elevata, il
numero di Nusselt medio pu essere ricavato molto semplicemente dalla:
Nu
D
=
hD

= 3.66
Per tubi di lunghezza tale che leetto della lunghezza di ingresso idrodinamica
non pu essere trascurata il calcolo del numero di Nusselt medio pu essere
valutato mediante lequazione seguente dovuta a Sieder e Tate:
Nu
D
= 1.86
__
D
L
_
Re
D
Pr
_
1/3
_

s
_
0.14
valida per
_
0.48 < Pr < 16700
(D/L) Re
D
Pr > 10
_
con le propriet del uido valutate alla temperatura di miscelazione adiabatica
con leccezione di
s
la quale deve essere valutata alla temperatura della parete
del tubo.
Moto turbolento Il calcolo del numero di Nusselt medio per moto turbolento
allinterno di tubi lisci sucientemente lunghi da poter trascurare gli eetti
della regione di ingresso termica ed idrodinamica pu essere valutato mediante
lequazione seguente dovuta a Colburn:
Nu
D
=
hD

= 0.023Re
0.8
Pr
1/3
nella quale Re = wD/ con w la velocit media calcolata mediante la (2.19).
Lequazione precedente applicabile per:
_
0.7 < Pr < 160 Re > 10000
L
D
> 60 tubi lisci
_
Solo poco diversa dallequazione precedente la:
Nu
D
=
hD

= 0.023Re
0.8
Pr
n
dove n = 0.4 per T
s
> T
b
(riscaldamento del uido) e n = 0.3 per T
s
< T
b
(rareddamento del uido). Il campo di applicazione lo stesso dellequazione
di Colburn.
Per situazioni caratterizzate da variazioni signicative delle propriet ter-
mosiche del uido, raccomandata lequazione di Sieder e Tate seguente:
Nu
D
= 0.027Re
0.8
Pr
1/3
_

s
_
0.14
applicabile per:
_
0.7 < Pr < 16700 Re > 10000
L
D
> 60 tubi lisci
_
con le propriet del uido valutate alla temperatura di miscelazione adiabatica
con leccezione di
s
la quale deve essere valutata alla temperatura della parete
del tubo.
Analoghe correlazioni sono disponibili anche per tubi o condotti non circolari.
CAPITOLO 2. EQUAZIONI DI PRATICO UTILIZZO 42
Tipo di usso Intervallo di Gr
L
Pr c n
Laminare 10
4
10
9
0.59
1
4
Turbolento 10
9
10
13
0.10
1
3
Tabella 2.1: Costanti c e esponente n presenti nellequazione (2.20)
2.2 Equazioni in convezione naturale
Lanalisi di un sistema sede di un scambio termico in convezione naturale
molto complesso ed i dati sperimentali necessari per la costruzione di correlazioni
empiriche adabili per lo studio di situazioni di pratico interesse sono spesso
non disponibili.
Esistono in letteratura, comunque, correlazioni ormai accettate per lastra
piana verticale, orizzontale o inclinata. In questi ultimi due casi viene contem-
plato sia il caso di usso termico convettivo verso lalto o verso il basso. In tutti
i casi sono stati studiati, poi, due condizioni al contorno. La prima prevede
assegnata la temperatura (uniforme) della supercie della lastra nel qual caso
ricercato il valore del numero di Nusselt medio. La seconda, invece, prevede
assegnato il usso termico nel qual caso si ricerca il valore della temperatura
superciale della lastra.
Numerose altre situazione di interesse sono anche state studiate (convezione
naturale su cilindri in posizione verticale o orizzontale, su sfere, in cavit) e
i risultati, in forma di correlazioni empiriche, sono riportate nella letteratura
specializzata.
Nel seguito, per brevit, viene fatto riferimento al solo caso della lastra piana
e dellintercapedine verticale.
2.2.1 Lastra piana verticale isoterma
Consideriamo una lastra piana verticale la quale sia mantenuta alla temperatura
costante T
s
. Il numero di Nusselt medio Nu pu essere determinato per il
tramite della relazione molto semplice seguente:
Nu = c
p
(Gr
L
Pr)
n
= c
p
Ra
n
L
(2.20)
in cui L indica laltezza della lastra e Ra
L
= Gr
L
Pr il numero di Rayleigh.
Il numero di Grashof Gr
L
denito come:
Gr
L
=
g (T
s
T

) L
3

2
I valori di c
p
ed n raccomandati per regime laminare (Gr < 10
9
) e turbolento
(Gr > 10
9
) sono riportati nella tabella (2.1) la quale mostra che per moto in
regime turbolento

h indipendente dalla lunghezza della lastra.
Pi recente della (2.20) la correlazione:
Nu
1/2
= 0.825 +
0.387 Ra
1/6
L
_
1 + (0.492/Pr)
9/16
_
8/27
la quale ha il vantaggio di fornire risultati adabili sia per regime laminare che
turbolento nellintervallo 10
1
< Ra
L
< 10
12
. Le propriet siche sono valutate
alla temperatura media del lm.
CAPITOLO 2. EQUAZIONI DI PRATICO UTILIZZO 43
2.2.2 Lastra piana verticale con usso imposto
La convezione naturale su lastra piana verticale con usso termico superciale
imposto stata sucientemente studiata.
Le correlazioni seguenti che forniscono il numero di Nusselt locale per regime
laminare e turbolento sono empiriche e basate su dati sperimentali riferiti ad
aria ed acqua:
Nu
x
= 0.60 (Gr

x
Pr)
1/5
(2.21)
10
5
< Gr

x
Pr < 10
11
(moto laminare)
Nu
x
= 0.568 (Gr

x
Pr)
0.22
(2.22)
2 10
13
< Gr

x
Pr < 10
16
(moto turbolento)
Nelle precedenti il numero di Grashof modicato Gr

denito come:
Gr

x
= Gr
x
Nu
x
=
g (T
s
T

) x
3

2
h
x
x

=
g q
x
x
4

dove si indicato con q


x
= h
x
(T
s
T

) il usso, noto, scambiato alla parete.


Per il calcolo del numero di Nusselt medio, necessario stabilire la dipen-
denza h
x
= h
x
(x). Dalle equazioni precedenti si ricava che:
Nu
x
=
hxx

(Gr

x
)
0.2
laminare
Nu
x
=
hxx

(Gr

x
)
0.22
turbolento
o anche, rispettivamente:
h
x

1
x
_
x
4
_
0.2
x
0.2
laminare
h
x

1
x
_
x
4
_
0.22
x
0.12
turbolento
Ricordando la (2.6) si ricava dalle (2.21-2.22) che:
Nu =
1
1 0.2
[Nu
x
]
x=L
= 1.25 [Nu
x
]
x=L
Nu =
1
1 0.12
[Nu
x
]
x=L
= 1.136 [Nu
x
]
x=L
le quali presentano, ovviamente, gli stessi limiti di validit delle equazioni da
cui derivano.
Notiamo che con condizioni al contorno di usso termico imposto le tem-
perature della lastra sono incognite e quindi incognita la temperatura media
TsT
2
alla quale valutare le caratteristiche siche. E perci necessario ipotiz-
zare un valore medio di tentativo e eettuare i calcoli. Se i risultati ottenuti sono
molto diversi dallipotesi iniziale e tali quindi da rendere poco attendibili i risul-
tati ottenuti necessario ripetere i calcoli con i nuovi valori della temperatura
media.
Concludiamo ricordando che stime attendibili collocano la transizione dal
regime laminare a turbolento per il caso di convezione naturale che stiamo trat-
tando tra 3 10
12
< Gr

x
Pr < 4 10
13
e 2 10
13
< Gr

x
Pr < 10
14
. Da ci
appare evidente che il regime completamente turbolento inizia per certo per
Gr

x
Pr = 10
14
, ma pu anche presentarsi per valori pi bassi no a 2 10
13
.
CAPITOLO 2. EQUAZIONI DI PRATICO UTILIZZO 44
2.2.3 Intercapedini chiuse verticali
Si tratta di uno spazio connato tra due superci contrapposte mantenute a
dierente temperatura. La supercie laterale (tratteggiata in Fig.2.3) supposta
adiabatica. Tale congurazione di sicuro interesse per lo studio dello scambio
termico in numerose situazioni pratiche. Si pensi ad esempio alle intercapedini
presenti allinterno delle pareti perimetrali degli edici o, pi recentemente alle
intercapedini realizzate tra due lastre di vetro a costituire i cosiddetti vetri
doppi. Situazioni di interesse sono rappresentate anche da congurazioni in
cui la struttura di Fig.2.3 non verticale, ma inclinata rispetto allorizzonte
di un certo angolo. Si pensi ad esempio allo spazio racchiuso tra la supercie
assorbente di un pannello solare e la copertura in vetro o in plastica che la
sovrasta. In questa sede si considerer, per brevit, il solo caso verticale.
T
L
B
H T
1 2
Figura 2.3: Schema di una intercapedine verticale.
Allo scopo introduciamo il cosiddetto rapporto di forma denito come:
A
r
=
H
L
Il usso convettivo unitario dato dalla:
q = h(T
1
T
2
)
mentre il numero di Nusselt e di Rayleigh:
Nu =
hL

Ra
L
=
g (T
1
T
2
) L
3

2
Pr
Le propriet del uido sono valutate alla temperatura media:

T =
T
1
+T
2
2
CAPITOLO 2. EQUAZIONI DI PRATICO UTILIZZO 45
S
H
L
t
Figura 2.4: Nomenclatura per una supercie alettata verticale
Per lastre verticali si ha che il numero di Nusselt valido rappresentato dal
maggiore tra i tre seguenti:
Nu
1
= 0.0605Ra
1/3
L
Nu
2
=
_

_
1 +
_

_
0.104Ra
0.293
L
1 +
_
6310
RaL
_
1.36
_

_
3
_

_
1/3
Nu
3
= 0.242
_
Ra
L
A
r
_
0.272
purch:
5 < A
r
< 110
100 < Ra
L
< 2 10
7
2.2.4 Superci alettate
Si visto a suo tempo che lecienza di una supercie alettata inuenzata
fortemente dal valore della conduttanza termica convettiva h che si stabilisce
allinterfaccia solido-uido. Tale valore dipende, a sua volta, dalla natura del
uido (gas o liquido) e dallecacia dei moti convettivi (convezione forzata o
naturale).
Nel caso delle superci alettate lecacia dei moti convettivi dipende forte-
mente dalla spaziatura tra le alette la quale inuenza la resistenza al moto del
uido. Infatti se la tendenza quella di diminuire la spaziatura delle alette nel
tentativo di incrementare la supercie di scambio, ci produce una diminuzione
della dimensione degli spazi in cui avviene il moto del uido e quindi una dimi-
nuzione della velocit a causa delle accresciute perdite di carico. Ne consegue
una diminuzione della conduttanza convettiva la quale si presenta pi marcata
nella convezione naturale che nella convezione forzata per ovvi motivi.
CAPITOLO 2. EQUAZIONI DI PRATICO UTILIZZO 46
In tutti quei casi in cui la convezione naturale la modalit preferita di
scambio termico (assenza di parti in movimento e quindi assenza di rumore,
vibrazioni, consumo e necessit di manutenzione) si pone il problema di de-
terminare quale sia la spaziatura ottimale S
ott
che presenta il massimo della
supercie di scambio ed il massimo valore di h.
Con esplicito riferimento ad alette verticali di Figura 2.4, la spaziatura
ottimale pu essere determinata mediante la:
S
ott
= 2.714
L
Ra
1/4
nella quale L rappresenta la lunghezza dellaletta e costituisce, inoltre, la lun-
ghezza caratteristica per la valutazione del numero di Rayleigh. La precedente
valida se le alette possono essere considerate isoterme e la distanza tra le singole
alette (S) grande rispetto allo spessore (t).
Per supercie alettata che presenta una spaziatura ottimale il valore di h
pu essere assunta pari a:
h = 1.31

f
S
ott
con
f
la conducibilit termica del uido.
Appendice A
Formule di analisi vettoriale
A.1 Prodotto scalare
Dati i due vettori

A(x, y, z, t) =

i A
x
+

j A
y
+

k A
z
e

B(x, y, z, t) =

i B
1
+

j B
2
+

k B
3
si denisce prodotto scalare AB dei due vettori la funzione scalare:
A B = A
x
B
1
+A
y
B
2
+A
z
B
3
(A.1)
A.2 Gradiente
Sia U(x, y, z, t) una funzione scalare. Si denisce gradiente di U il vettore:

U =
_

i

x
+

j

y
+

k

z
_
U =

i
U
x
+

j
U
y
+

k
U
z
(A.2)
A.3 Divergenza
Sia dato il vettore

A(x, y, z, t). Si denisce divergenza di

A la funzione scalare:

A =
_

i

x
+

j

y
+

k

z
_

i A
x
+

j A
y
+

k A
z
_
=
=
A
x
x
+
A
y
y
+
A
z
z
(A.3)
A.4 Laplaciano
Data la funzione scalare U(x, y, z), il laplaciano di U dato dallespressione:

2
U =
_

U
_
=
=
_

i

x
+

j

y
+

k

z
_

i
U
x
+

j
U
y
+

k
U
z
_
=
=

2
U
x
2
+

2
U
y
2
+

2
U
z
2
(A.4)
47
APPENDICE A. FORMULE DI ANALISI VETTORIALE 48
Allo stesso modo il laplaciano di un vettore

A(x, y, z) dato dalla:

A =

2
A
x
2
+

2

A
y
2
+

2
A
z
2
(A.5)
A.5 Derivata materiale o sostanziale
Consideriamo un uido in moto con velocit w = w[x(t), y(t), z(t), t] ed un osser-
vatore solidale con una particella di uido che misura una qualsiasi grandezza o
propriet del uido stesso che indichiamo genericamente con G[x(t), y(t), z(t), t].
Supporremo per il momento che G rappresenti una grandezza scalare. Vogliamo
valutare la velocit di variazione di G cos come viene misurata dallosservatore.
La variazione dG subita da G in un certo intervallo di tempo dt data dalla:
dG =
_
G
t
_
dt +
_
G
x
_
dx +
_
G
y
_
dy +
_
G
z
_
dz
Dividendo per lintervallo di tempo dt in cui tale variazione avvenuta si ha la
quantit cercata:
dG
dt
=
_
G
t
_
+
_
G
x
__
x
t
_
+
_
G
y
__
y
t
_
+
_
G
z
__
z
t
_
ovvero, essendo come noto:
x
t
= w
x
;
y
t
= w
y
;
z
t
= w
z
si ottiene:
dG
dt
=
_
G
t
_
+w
x
_
G
x
_
+w
y
_
G
y
_
+w
z
_
G
z
_
(A.6)
o in notazione vettoriale:
dG
dt
=
_
G
t
_
+ w
_

G
_
(A.7)
Dalla (A.7) osserviamo che la velocit di variazione di G somma di due
contributi:
il primo, espresso dalla derivata parziale
_
G
t
_
, denominato derivata
locale. Esso indipendente dal moto del uido e discende dalla ipotizzata
dipendenza di G dal tempo ovvero dal fatto che il processo studiato non
stazionario. La
_
G
t
_
coincide con la velocit di variazione di G misurata
da un osservatore sso nello spazio.
il secondo, espresso dal prodotto scalare w
_

G
_
, denominato derivata
convettiva. Esso discende dal fatto che una propriet del uido associata
ad una particella pu variare a causa del moto della particella stessa che
si porta, nellintervallo di tempo dt, da un punto ad un altro dello spazio
in cui presente un gradiente di G.
APPENDICE A. FORMULE DI ANALISI VETTORIALE 49
Lespressione a secondo membro delle (A.6,A.7) viene denominata derivata ma-
teriale o sostanziale ed indicata con
D
Dt
. Analogamente, la derivata sostanziale
di una grandezza vettoriale

G vale:
D

G
Dt
=
_

G
t
_
+w
x
_


G
x
_
+w
y
_


G
y
_
+w
z
_

G
z
_
(A.8)
ovvero:
D

G
Dt
=
_

G
t
_
+ ( w )

G (A.9)
Appendice B
Propriet termosiche
dellacqua satura
Temperatura Calore Densit Viscosit Condicibilit Numero
Specico Dinamica Termica di Prandtl

C
kJ
kgK
kg
m
3
kg
ms
W
mK
T c
p
10
3
Pr
0 4.218 999.8 1.791 0.5619 13.45
5 4.203 1000 1.520 0.5723 11.16
10 4.193 999.8 1.308 0.5820 9.42
15 4.187 999.2 1.139 0.5911 8.07
20 4.182 998.3 1.003 0.5996 6.99
25 4.180 997.1 0.8908 0.6076 6.13
30 4.180 995.7 0.7978 0.6150 5.42
35 4.179 994.1 0.7196 0.6221 4.83
40 4.179 992.3 0.6531 0.6286 4.34
45 4.182 990.2 0.5962 0.6347 3.93
50 4.182 998.0 0.5471 0.6405 3.57
55 4.184 985.7 0.5043 0.6458 3.27
60 4.186 983.1 0.4668 0.6507 3.00
65 4.187 980.5 0.4338 0.6553 2.77
70 4.191 977.7 0.4044 0.6594 2.57
75 4.191 974.7 0.3783 0.6633 2.39
80 4.195 971.6 0.3550 0.6668 2.23
85 4.201 968.4 0.3339 0.6699 2.09
90 4.203 965.1 0.3150 0.6727 1.97
95 4.210 961.7 0.2978 0.6753 1.86
100 4.215 958.1 0.2822 0.6775 1.76
50
Appendice C
Propriet termosiche
dellaria secca
Temperatura Calore Densit Viscosit Condicibilit Numero
Specico Dinamica Termica di Prandtl
K
kJ
kgK
kg
m
3
kg
ms
W
mK
T c
p
10
5
Pr
100 1.030 3. 593 0.71 0.0092 0.795
110 1.024 3.251 0.77 0.0102 0.786
120 1.020 2.970 0.84 0.0111 0.778
130 1.016 2.734 0.91 0.0120 0.770
140 1.014 2.534 0.97 0.0129 0.762
150 1.011 2.362 1.03 0.0139 0.755
160 1.010 2.213 1.09 0.0147 0.749
170 1.009 2.081 1.15 0.0156 0.743
180 1.009 1.964 1.21 0.0166 0.739
190 1.008 1.860 1.27 0.0174 0.736
200 1.008 1.765 1.33 0.0183 0.734
210 1.007 1.681 1.39 0.0191 0.732
220 1.006 1.605 1.44 0.0199 0.730
230 1.006 1.535 1.5 0.0207 0.728
240 1.005 1.471 1.55 0.0215 0.726
250 1.005 1.412 1.6 0.0222 0.725
260 1.005 1.358 1.65 0.0230 0.723
270 1.004 1.307 1.70 0.0237 0.722
280 1.004 1.261 1.75 0.0245 0.721
290 1.005 1.217 1.80 0.0252 0.720
300 1.005 1.177 1.85 0.0259 0.719
51
APPENDICE C. PROPRIET DELLARIA SECCA 52
Temperatura Calore Densit Viscosit Condicibilit Numero
Specico Dinamica Termica di Prandtl
K
kJ
kgK
kg
m
3
kg
ms
W
mK
T c
p
10
5
Pr
310 1.005 1.139 1.90 0.0265 0.719
320 1.006 1.103 1.94 0.0272 0.719
330 1.006 1.070 1.99 0.0279 0.719
340 1.007 1.038 2.04 0.0285 0.719
350 1.008 1.008 2.08 0.0292 0.719
360 1.009 0.980 2.12 0.0298 0.719
370 1.010 0.954 2.17 0.0304 0.719
380 1.011 0.929 2.21 0.0311 0.719
390 1.012 0.905 2.25 0.0317 0.719
400 1.013 0.882 2.29 0.0323 0.719
410 1.015 0.861 2.34 0.0330 0.719
420 1.016 0.840 2.38 0.0336 0.719
430 1.018 0.821 2.42 0.0342 0.718
440 1.019 0.802 2.46 0.0348 0.718
450 1.021 0.784 2.50 0.0355 0.718
460 1.022 0.767 2.53 0.0361 0.718
470 1.024 0.751 2.57 0.0367 0.718
480 1.026 0.735 2.61 0.0373 0.718
490 1.028 0.720 2.65 0.0379 0.718
500 1.030 0.706 2.69 0.0385 0.718
520 1.034 0.679 2.76 0.0398 0.718
540 1.038 0.654 2.83 0.0410 0.718
560 1.042 0.631 2.91 0.0422 0.718
580 1.047 0.609 2.98 0.0434 0.718

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