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I
FRANCESCO MONGELLI
ELEMENTI DI PROSPEZIONE
.PERL'ENERGIA GEOTERMICA
\( .

ADRIATICA EDITRICE - BARI 1981
/1
J'
INDICE
Prefazione ..... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pago 9
Introduzione .........................................." 11
Cap. 1. Misure geotermiche .
1.1. Misure di temperature e gradiente .
1.1.1. Profondit minima di misura . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1.1.2. Prospczione superficiale " .
1.1.3. Strumenti di misura .
1.1.4. Cause di errore " .
1.1.5. Misure di gradiente .
1.2. Misure dei parametri termici delle rocce
1.2.1. Metodo assoluto di Birch e Clark .
1.2.2. Metodo della sbarra spezzata di Lees-Beck .
1.2.3. Metodo dell'ago di Von Herzen e Maxwell ' .
1.2.4. Metodo della sonda cilindrica di jaeger .
1.2.5. Metodo della carota tagliata di Mongelli .
1:.2.6. Valori e variazioni dei parametri termici .
Cap. 2. Correzioni al gradiente osservato .
2.1. Influenza della topografia .
2.1.1. Trattazione matematica generale* .
2.1.2. Caso stazionario .
2.2. Influenza delle variazioni climatiche .
2.3. Effetti della sedimentazione .
2.3.1. Sedimentazione improvvisa '.' .
2.3.2. Sedimentazione continua* ' "
2.3.3. Effetto di copertura .
Cap. 3. Flusso di calore '"
3.1. Perturbazione del flusso per rifrazione .
3.2. Flusso normale. Campo regionale .
3.3. Anomalie .del flusso di calore e loro separazione
13
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58
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62
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69
-6-
Cap. 4. Interpretazione delle anomalie del flusso pag 72
4.1. Caso delle rocce secche. Anomalie di corpi intrusiui " 72
4.1.1. Metodo della soluzione di Laplace . . . . . . . . . . . . . . . . . .. " 73
4.1.1.1. Dicco orizzontale; strato infinito . . . . . . . . . . . . . . . . . .. " 73
4.1.1.2. Condotto; cilindro orizzontale infinito . . . . . . . . . .. " 77
4.1.1.3. Batolite: parallelepipedo rettangolo " 78
4.1.1.4. Laccolito, sfera \ " " 79
4.1.2. Metodo delle sorgenti " 81
4.1.2.1. Regime variabile. . .. .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. " .81
4.1.2.2. Regime stazionario : . . . . . . . . . . . . .. " 83
4.1.3. Metodo alle differenze finite " 85
4.1.3.1. Regime variabile: esempio " 85
4.1.3.2. Regime stazionario. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. " 89
4.1.4. Influenza di altri fenomeni connessi * . . . . . . . . . . . . . . . .. " 90
- 7
Appendice II: Richiami di Matematica * pago
II.1: La funzione degli errori .
11.2: La trasformata di Laplace .
B.3: La soluzione di Fourier e la trasformata di Fourier "
145
145
145
148
4.2. Fluidi ad alta Entalpia .
4.2.1. Campo termico generato dall'acquifero regionale * .
4.2.2. Campo termico di particolari serbatoi .
4.2.2.1. Superficie inclinata .
4.2.2.2. Gradino .
4.2.2.3. Doppio gradino .
4.2.2.4. Esempio: i. campi geotermici Tosco-Laziali . .
4.3. Fluidi a bassa Entalpia .
4.3.1. Campo termico generale dell'acquifero regionale .
4.3.2. Esempio: la situazione italiana .
Appendice I: Lo stato termico della Litosfera* ',' .
I .1: Condizioni termiche della Litosfera ai margini di piastre .
I .1.1: Margini di accrescimento .
1.1.2: Margini di consumazione .
1.1.3: Margini di trascorrenza .
1.2: Perturbazioni termiche della Litosfera all'interno. delle piastre.
1.2.1: Margini continentali .
I .2.2: Bacini di sedimentazione ........................
1.2.3; Aree di stiramenro litosferico .
I .2.4: Aree di variazione di spessore litosferico .
I. 3: Lo stato termico della Litosfera nella regione italiana'
92
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" 105
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" 116
" 116
" 121
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" 123
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" 133
" 133!\
" 136
". 138
" 140
" 143

..'l'
PREFAZIONE
Ho raccolto in questo volumetto il contenuto di un ciclo di cir-
ca quindici lezioni che da alcuni anni svolgo al "Post-Graduate Inter-
national Course on Geotbermlcs", che si tiene a Pisa sotto l'egida del-
l'UNESCO e del CNR.
Per permettere la lettura 'ad una vasta gamma di studenti, il li-
vello della trattazione matematica mantenuto pari a quello del bien-
nio di Fisica o Ingegneria; problemi che richiedono una maggiore pre-
parazione sono trattati in paragrafi segnati con asterisco.
Il contenuto segue la linea classica di un libro di prospezione geQ
fisica: Metodi di misura, Elaborazione dei dati, Interpretazione dei ri-
, sultati.
Alla fine, sono state aggiunte due Appendici, dedicate soprattutto
ai .lettori dotati di una maggiore preparazione. L'Appendice I riguarda
i teirli della Geotermia Generale, che non si possono ignorare del tut-
to nella prospezione. qui i problemi sono impostati e ne data solo
la soluzione, l'Appendice II contiene alcuni richiami di Matematica u-
tili per la lettura e l'approfondimento dei paragrafi segnati con asteri-
sco e dell'Appendice I, che lasciato al lettore interessato.
- 11 -
INTRODUZIONE
Lo scopo della prospezione geotermica, applicata alla ricerca della
energia, quello di individuare serbatoi di calore: questi possono esse-
re rappresentati da fluidi contenuti nelle rocce o dalle rocce stesse. Nel
primo caso si parla di fluidi ad alta (temperatura.> lS0C), media (da
lS0C a 80C) o bassa (da 80C a SOC) Entalpia ed 'il calore viene
ottenuto estraendo i fluidi naturali; nel secondo, di rocce calde e sec-
che (> lS0C) ed il calore viene estratto facendovi circolare artificial-
mente acqua immessa dalla superficie.
Per la piena validit del metodo geotermico, necessario che il
calore si propaghi per conduzione in tutto il dominio interessato o al-
meno nella formazione geologica di copertura superficiale, che abbia u-
no spessore di almeno 100 m. Esso infatti basato sulla applicabilit
dell'equazione di Fourier:
?:
a
2
T
aX
2
a
2
T a
2
T
+--- + ---
a
y2
aZ
2
1 ar
----
k at
(1)
dove T .. la temperatura (in C)
x.y,z sono le coordinate riferite ad un opportuno sistema
k la diffusivit termica del mezzo (in cm? /sec); k = K/p ., c
K la conducibilit (in mcal/cm sec CC), p la densit (in g/crn")
e c il calore specifico del mezzo (in.callgOC)
t il tempo (in sec ).
Poich il metodo geotermico si attua generalmente mediante la
prospezione a piccola profondit ( ,...., 100 m), il suo ruolo quello a)
di produrre delle mappe di gradiente o flusso termico superficiale, che
servono a delimitare le anomalie e quindi individuare le aree calde;
di prevedere le temperature profonde.
Nel metodo quindi si individuano tre fasi:
- 12 -
r,
1. esecuzione delle .mrsure
2. elaborazione dei dati osservati per l'eliminazione di effetti perturban-
ti
3. estrapolazione e/o interpretazione dei dati .corretti.
Capitolo 1
MISURE GEOTERMICHE
Per flusso geotermico' si intende la componente del vettore flusso
perpendicolare alla superficie terrestre. Se indichiamo con z la profon-
dit rivolta verso l'interno della Terra, nell'ipotesi di regime stazionario
vale il postulato di Fourier.
q=-K
3T
3z
K-G (2)
,1
dove q il flusso di calore (in Jl cal/cm? sec o in mW/m
2
)
G = 3T/3z il gradiente geotermico (in mCC/cm o in C/km).
Lo scostamento dal regime stazionario viene considerato come una
perturbazione sul gradiente.
La misura di flusso comporta quindi le misure' separate di K e di
G.
1.1 - Misure di temperatura e gradiente geotermico
1.1.1. .J Profondit minima di misura
La temperatura della superficie terrestre regolata essenzialmente
dalla intensit della Radiazione Solare, dato che questa circa 25.000
volte quella del flusso geotermico. Di conseguenza, la temperatura del-
la superficie terrestre segue le oscillazioni fondamentali della Radiazio-
ne Solare, secondo i due periodi: diurno ed annuo. Queste osciliazioni
si propagano all'interno della Terra ma, data la loro periodicit! non
hanno una grande penetrazione.
Se consideriamo la 'superficie terrestre come piana e rappresentia-
mo, per esempio, l'oscillazione annua della temperatura superficiale To
come un'onda sinusoidale del tipo
To = Tm + A sen w t (3)
- 14 - 15 -
1.1.2 - Prospezione superficiale
La profondit di estinzione dell'onda diurna dj circa 1 m; per-
dove Tm la temperatura media annua
A l' ampiezza -dell'oscillazione
w = 2rr/P; p"'it::,pertodo (365 giorni)
t il tempo contato partire dall'equinozio di primavera,
:,' I,
per determinare la estinzione bisogna integrare l'equazio-
: . '\ -
ne di Fourier ' -
con la condizione ai limiti (3).
Si trova .che alla profondit z la temperatura data da
Tz="T
m
+ Gz + A e-
a z
sen (w t - a z) (5)
dove a .,/rrikP
Si ha quindi che l'ampiezza diminuisce secondo il fattore.expr-oz)
e che per
Pertanto, per una diffusivit tipica k = 0:Olcin
2
/sec e per l'on-
da annua, si trova z 20 m. "
Dalla (5) si deduce che oscillazioni a periodo inferiore' (come quel
la "diurna) si estinguono prima. I 20 m quindi la profon-
dit' minima alla quale vanno eseguite le misure geotermiche.
Oscillazioni a periodo pi grande, come ad esempio le variazioni
climatiche, sono considerate come perturbazioni.
Se alla superficie si trova un sottile strato di rocce perrneabili,
20 m vanno contati" a partire dalla base di questo strato.
(6) RT = R
o
(1 + Ci T + f3 T
2
+ . . . )
I sensori generalmente usati per la misura della temperatura sono
termometri a resistenza.
.
Il termo-elemento viene collegato ad un Ponte di Wheatstone me-
diante tre fili, in modo da eliminare la resistenza dei lunghi cavi che
vanno nel" sottosuolo. Infatti, come si vede dalla Fig. 2, con un col-
legamento a due fili la resistenza. 2r dei cavi grava tutta su un braccio
del Ponte e interviene nella relazione di equilibrio; con un collegamen-
to a tre fili. ed il nodo K spostato ad un capo del termoelemento, le
resistenze' r .gravano su due bracci diversi e si elidono.
Cometermo-elementi, si usano resistenze di Pt o Termistori.iche
vengono .racchiusi in contenitori metallici resistenti alla pressione.
Le termoresistenze di Pt per misure geotermiche sono sul merca-
to' sotto forma di spiraline annegate in vetro duro o ceramica, ,av.enti
una resistenza R
o
' di circa 100 Ohm a Oc. La loro resistenza varia
in funzione della temperatura secondo la relazione
tanto, misure- simultanee, eseguite a profondit di pochi metri, differi-
scono dal valor medio annuo tutte della stessa quantit. Il confronto
di queste temperature pu servire, in casi di forte flusso di' calore, a
delim'ltare' anomalie termiche; esse sono dell' ordine di qualche c. "
, Nel caso di misure fatte in giorni diversi, per" ridurle tutte allo
stesso giorno, per esempio quello iniziale, basta misurare le variazioni
temporali di temperatura in alcune stazioni base, distribuite opportuna-
mente sull'area' da investigare, durante tutto il periodo della prospezio-
ne, e detrarle dalle temperature osservate.
La Fig. 1 rappresenta un esempio di applicazione di questo me-
todo sui Colli Euganei.
'1.1.3' - Strumenti di misura
(4)
2
---
1000
. 1 01' .
=---'
k ot
2rr

2
T '
OZ2
z =
vi rr/kP si ha e-
2rr
.1
c)
r t
R
1(RT
+ r) :::::'03-+ r) R
z
.;~ LJ-. ' ~ .:: r
:R
1
R
4
= n, R
3
E
- 17 -
a)
Fig. 2 - Ponte di Wheatstone da .campagn .(c)
R
1
(R
T
+ 2r) = R R
z
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- 18. -
- 19
.J: :.
/
(7)
1.1.4 - Cause di errore
re a qualche' O.OOlC. Al contrario, a causa dell'elevata resistenza dei
fili, che abbassa l'intensit del segnale di uscita, praticamente impos-
sibile il loro uso in pozzi geotermici.
dove T la temperatura osservata al tempo t contato a partire dall'in
terruzione
T00 la temperatura di equilibrio o temperatura di vergine
C una costante.
Da un punto di vista pratico, se il pozzo eseguito espressamen-
te per misure geotermiche, si pu aspettare che esso torni all'equilibrio.
Se per altre ragioni non possibile attendere, facendo misure ripetute
si possono determinare T00 e gli altri parametri della (8).
Per la ricerca di fluidi a bassa Entalpia' hannovgrande utilit le
temperature osservate a fondo pozzo (BHT) totale durante
(8)
t1
T - T = C In (1 + - )
00 t
a) Disturbo causato dalla perforazione. La perforazione genera un
disturbo di temperatura, a causa del calore sviluppato dal trapano; ma
se la circolazione del fango efficace, questo calore. viene portato al-
la superficie e l'effetto. globale generalmente quello di raffreddare le
pareti del pozzo nella parte inferiore e di riscaldarle in quella superio-
re. Pertanto, se si fanno misure di temperatura immediatamente dopo
, I'interruzione della perforazione, si osservano delle temperature quasi
. costanti lungo il pozzo.
Il tempo necessario per riottenere la temperatura di equilibrio in
punto del pozzo di circa 20 volte il tempo t1 che quel punto
stato interessato dalla circolazione del fango, ed regolato dalla re-
lazione
La determinazione accurata di R
o
, Cl e {:J viene fatta mediante ta-
ratura per confronto con un. termometro campione in bagno. termosta-
tico. In media, n' -coefficiente Cl dell'ordine di 0.4% e (:J molto pi
.colo, le temperature possono essere determinate con la sensibilit di al-
meno O.OloC e la precisione di O.lC. - ..
. \ .
La caratteristica fondamentale delle resistenze di Pt la stabilit,
per cui richiedono solo una taratura saltuaria,
I termistori per misure geotermiche hariu? resistenza tra
alcune migliaia a qualche decina di migliaia di Ohm a OC. La loro re-
sistenza varia' in funzione della temperatura assoluta secondo la relazio-
.ne
R
T
= n, lITo)
. ffici ., 1 dR
Il coe iciente terrmco e Cl = -R ._-
dT
La determinazione dei parametri R
o
ed Cl anche in questo caso
viene fatta 'per confronto. Il coefficiente Cl dell'ordine del -4%; le
temperature possono essere determinate con la sensibilit di O.OOlCe
la precisione di O.OlC.
Purtroppo i termistori non hanno stabilit: la curva di taratura
a 'spostarsi in genere parallelamente a se -stessa, per cui richie-
sto un controllo sistematico all'inizio ed .alla 'fine di ogni campagna di
misure.
Per misure a grandi profondit vengono usati termometri ad Hg
o ad espansione metallica differenziale.
. l primi vengono racchiusi in contenitori metallici' in numero pa-
ri, di cui la met capovolti, in modo da mediare gli effetti di eventua
li urti sulle colonnine di Hg. La precisione raggiunta di O.lC.
Nei secondi si sfrutta l'effetto della dilatazione termica dei metal-'
li; la sensibilit dell'ordine di 1C e vanno opportunamente tarati.
In laboratorio vengono preferite le termocoppie a causa della lo-
ro prontezza, linearit di risposta ed elevata sensibilit che pu arriva-
r
t
l
20 -
:.J:.,.:
le perforazioni petrolifere. Si tratta .di misure singole eseguite general-
mente dopo aver: fatto circol.are il fango per un certo tempo te ed
aver estratto le aste "di .perforazione. Se te noto, nell'ipotesi che il
disturbo sia dovuto alia 'pifferenza fra la temperatura del fango alla
superficie e quella di roccia vergine, possibile apportare una correzio
ne al singolo valore osservato per ottenere T00' data da
8T = m [(1 - a) T
o
+ G 'z -:- {:3 A sen ti T] In (1 + te/t) (9)
- 21 -
To ed A sono forniti dalla Rete Meteorologica Nazionale..
b) Disturbo causato dalla tubazione.
E' stato osservato che il metallo della tubazione produce un. di-
sturbo di qualche O.lC in corrispondenza degli estremi e delle riduzio
ni di diametro; per evitarlo sufficiente eseguire la misura ad una di-
stanza dai punti suddetti di almeno 50 volte il raggio del
c) Correnti convettive nel pozzo..
Poich in un po,?;zo stabilizzato la temperatura aumenta . con la
profondit, il fluido che generalmente riempie il pozzo pu essere sog-
getto a regime convettivo. La possibilit che si instauri tale regime di-
pende, oltre' che dai parametri termici e dinamici del. fluido, anche dal
raggio del pozzo, nel senso che i pozzi a raggio pi piccolo sono .pi
stabili.
La convezione ha l'effetto di uniformare le temperature; in par-
nel pozzo -essa si esplica sviluppando celle convettive aventi la
dimensione verticale alcune volte il diametro del. pozzo. La temperatu-
ra all'incirca costant in ogni cella e subisce un salto da una cella al
l'altra; ne risulta un andamento -termico a gradini (Fig. 4) n cui gra-
diente medio totale non si scosta molto da quello. vero.
'[
.t
dove m = in media;
a e {:3 per l'Italia valgono rispettivarnente vz e 1,5
To la temperatura media annua superficiale
G il gradiente geotermico che. pu essere assunto col 20% di pre-
cisione
A l'ampiezza dell'oscillazione termica annua superficiale
w T la fase della variazione termica annua superficiale, contata a
partire dall'equinozio di primavera.
Il tempo te in generale varia con la profondit; per l'Italia esso
. rappresentato in Fig. 3.
te (h)
)
5
1
1000 5000 z(m)
Fig. 3 - Tempo di circolazione in funzione d:lla profondit
C'
o
O
O
O
O
z
Fig. 4 - Correnti convettive nei pozzi
". f ;) :: : :. I
r
./
- 22 - - 23 -
dove c e p sono rispettivamente il calore specifico e la densit del-
l'acqua
K la conducibilit termica del complesso solido-fluido.
La: validit dell'equazione (10) comporya che la temperatura abbia
un andamento esponenziale con la profondit. Infatti essa del tipo
. .J:
Purtroppo, generalmente le celle non sono stabili in dimensione,
:per cui neanche' le:. osservate sono stabili.
Per .ovviare aftti'<quesri inconvenienti conviene:
1. appesantire il fango
2. ripetere le misure nel tempo ed a diverse profondit parziali.
\
d) Misure in mezzi porosi c,
Il movimento dell'acqua presente in porosi influenza forte-
mente il flusso di calore che arriva alla superficie, per esempio, uii
-locit di filtrazione verticale v di 0.3 m/anno attraverso uno strato con
una differenza di temperatura di 10C, produce una perturbazione alla
superficie di circ 10 )lcallcm
2
sec.
Nell'ipotesi di flusso verticale stazionario, l'equazione di Fourier va
scritta sotto la forma:
dove p = cp v L (Fig. 5), ed L lo spessore dello strato in cm
K
:avviene la convezione.

(13)
D'altra parte, in questa
situazione il postulato di
Fourier, tenendo conto del-
l'''energia termica interna"
del fluido, diventa:
. dT: . .
qt =-K- + cpv(T-T')
dz (12)
'1(;
. Fig. 5 - Temperatura in un mezzo poroso
dove T' la temperatura al-
la quale l'energia interna
zero. Si pu assumere T' =
= OC.
La (12) tenendo conto
della (11), d:
_ sx [ (T2 - Tl)exp (pz/L). ]
q - --- T
" t L exp P-l
Questa, quando v -? O, tende a - K(T2 -Tl )/L, cio il flusso
tutto conduttivo; ma quando .v *" O, il flusso conduttivo
o T1 T
2
z
L
)
(10)
cp dT
----v--' =0
K dz
d
2T
d
Z
2
e per valutarIo necessario conoscere p, L, T2 --' TI e inisurare.K.
Secondo .la (12), se si riporta liT/liz in funzione di T, si 'ottiene
una retta avente pendenza p/Le intercetta ..,..' q/K. Inoltre, ponendo
nella (13) z = O e T = TI 'si ha: .' ,
y" - a y' = O
che ha come integrale generale
T = Cl e
az
+ C2
e integrata con le condizioni ai Iimiti
. qc =
pK
---
L
T
2
- T
l
expp-l
p z )
. exp ( -L
(14)
T = TI per z = O e T = T2 per' z = L, d
I
T
2
- T
1 qt
L
e
f3z
/
L
- 1
- - +,T
1
T =(T2 - T1 ) (p ) + Tl (11)
exp $-1 s.x
e - l'
- 24 - 2,5 -
!.J" ,
dove T1 la temperatu!a al tetto dello strato. Questa analisi valida o
solo se il flusso dell'acqua
C/Km
G
20 25 30 35
Purtroppo, non facile trovare suoli omogenei e/o indisturbati per
cui, compatibilmente con .la convenienza economica, le distanze d ven-
gono ridotte.
Solitamente, i risultati delle misure di temperatura e di gradiente
vengono presentati in due grafici affiancati (Fig. 6) da cui si possa ve-
dere, oltre all'aumento della temperatura con la' profondit, 'la costan-
za o le variazioni del gradiente. Se queste variazioni superano la preci-
sione delle misure, ne vanno ricercate le cause.
T
14 16 18 20 22 C
(15)
quindi la (14) diventa.
. {3I( (O-qt L ) {3 z
q _0"""'_- --- + T
1
exp-
c ". "-Lo {3 K L
o ,Y {3z {3z
=(q -T
1
- - ) exp - -
t L L
\
1.1.5 - Misure di gradiente.
Il gradiente geotermico G fra due punti a distanza d in un poz-
zo verticale si ottiene dividendo la differenza di temperatura .1T, os-
servata fra i due punti, per la loro distanza, cio
In aree geotermiche, la prospezione viene, eseguita solitamente in
pozzi da 100 m in cui vengono immerse 3-4 termoresistenze alla di-
stanza di circa 25 m l'una dall'altra. In pozzi di studio questa distan-
za si pu ridurre a 5 m.
La precisione della misura di gradienti' dipende, oltre che da quel .
la della misura di temperatura, anche dalla distanza. Pi precisamente,
la precisione della differenza di temperatura corrisponde alla sensibilit
strumentale; quindi ha una precisione superiore a quella della singola
misura.
E' owioche in un suolo omogeneo indisturbato, aumentando d
e conservando la precisione delle misure, aumenta la precisione di G;
infatti, facendo la derivata logaritmica della (16) e prendendo i valori
assoluti si ha:
G = .1T/d
\

\
-,
\
\
''\
\-J.
\'
100
200

I parametri necessari ad una prospezione geotermica sono la con-
ducibilit K, la diffusivit k ed il calore specifico c, La conducibilit
1.2 - Misure dei parametri termici.
z(m)
Fig. 6 ::- Rappresentazione della temperatura e del gradiente in un pozzo.
I 'valori di G osservati in regioni non interessate da fenomeni en-
dogeni vanno da 20 a 40 C/km; in aree geotermiche sono stati esser
vati valori anche, 10 volte pi grandi. In quest'ultimo, caso, eventuali
perturbazioni .del campo termico si possono considerare trascurabili 'e"
in un suolo omogeneo, una mappa delle curve di isogradienti piena-
mente soddisfacente alla necessit' di delimitare in superficie un'atea eal-
da (Fig. 7).
',o
(17)
(16)
l or,.]
l +
o(.1T)
.1T
j_oGG I=
..

- 26 -
- 27 -
:.

1.2.1 - Metodo assoluto di Birch e Clark.
Questo il metodo per eccellenza che utilizza, in regime stazio-
nario, il postulato di Fourier, esso' infatti consiste nel misurare il flus-
so di calore attraverso una piastra del campione di rocda. .
. L'apparecchio consiste in un blocco riscaldante A, mantenuto po-
chi gradi pi caldo di un blocco raffreddante B; tra questi inserito
il campione di spessore s (Fig. 8). Un anello di guardia ' riduce' mi
nimo le 'perdite laterali.
In condizioni stazionarie, la conducibilit data da:
(18)
s

K=q/---,-
necessaria per il calcolo del flusso geotermico q, la diffusivit per la
valutazione dei' fenomeni termici perturbanti in regime variabile, il calo
re 'specifico per la stima del calore accumulabile nelle rocce, specie nel
caso di rocce calde e secche.
Esistono metodi di misura che utilizzano la propagazione del calo-
re in regime stazionario e metodi in regime variabile; i primi danno so-
lo K, i secondi K,k e c.
La misura ideale dovrebbe' essere quella eseguita in situ, ma essa
risulta tanto laboriosa, si preferisce operare in laboratorio sucam-
'pion nei quali si cerca di ripristinare le condizioni originarie di umidi-
t 'e temperatura.
Tuttavia esistono rocce, come le argille, per le quali questa opera-
zione veramente difficile.
Vari metodi sono stati proposti per la misura dei parametri ter-
mici; qui esporremo solo i pi significativi .
0,5 339.

/ .
J21) S.Casc/ono
Linee di iso-gradiente
termico (0C110m)
D.
l
Fig. 7 - Esempio di prospezione del gradiente (da Burgassi et al.)
dove q il flusso di calore fornito da A " ':.: .,'
T la differenza di temperatura misurata agli estremi 'del cam-'
pione.
- 28 -
- 29 -
:- .'.
. ": X S
= + + =.qe (. K
e
+K); (19)
Assumendo che xl2 resti costante, per l'esperienza-. con l'Azoto si.
ha similmente:
(22)
(20)
(21)

D x
-+-
x, x,
__s_
.. K

qa K
dT .

x s)
(- + - .
= qa K
a
. K
Eliminando x fra la (19) e la (20) si ha:
che permette il calcolo di K.
La precisione di questo metodo di 1-2% .
1.2.2 - Metodo della sbarra spezzata di Lees-Beck.
Trattasi di un metodo relativo in regime stazionario. Il dispositivo
consiste in due sbarrette cilindriche di ottone, lunghe alcuni centimetri
un diametro pari a quello del campione da esaminare: Poich
generalmente i campioni provengono da carotaggi che hanno misure
"standard", o si dispone di una serie di coppie di sbarrette di diverso
diametro, .o si riducono tutti i campioni da esaminare ad un'unica di-
mensione.
Ricavato da una carota un disco sottile, lo si pone tra le due sbar
re; la superficie superiore di una sbarra viene riscaldata e quella inferio
re dell'altra viene raffreddata, mentre la temperatura viene osservata ad
intervalli regolari in ciascuna sbarra con la precisione di O.OlC (Fig.
10).
Quando viene raggiunto lo stato stazionario, l'equazione che rego-
la la trasmissione del calore in questo sistema
da cui, nota la differenza di temperatu-
ra Te fra le due superficie che strin-
. gonoil campione, si. ottiene:
T
\
. Kh
C .. "o:: .....
s
A
B
B
A
x/2
1
S'
+
-
x/2
Il
X
qe __
= 2
qe S Kh .
:; x
qe _._
K Ll.T
3
= 2
Fig. 9 - Triplo strato
La (18) rappresenta l'esperienza solo in
prima approssimazione, perch la tra-
. smissione del calore anche influenzata
dalla resistenza di contatto esistente al-
le superficie del Infatti, .. per
quanto queste siano levigate, non si pu
mai ipotizzare una loro completa aderen
za al contatto' i corpi A e B.,
Per tener conto di questo, Birch e
Clark racchiudono tutto lo strumento in
F
8 M cl B h ci 1 una campana riempita (dopo aver fatto
19. - eto o Ire e ark
il vuoto) una volta di Eli? ed una volta
di Azoto (gas a conducibilit nota K
e
e Ka) ed eseguono due volte la
stessa esperienza. Si tratta quindi, ogni volta, di un sistema a tre 'stra-
ti (Fig. 9) per il quale, indicando con Ti la differenza di temperatura
attraverso ciascuno strato, si ha per l'esperienza con l'Elio:
.\
'\
- 30 -
- 31
(24)
r
2
_._-
e 4kt
Q
8(7T kt)3/2
T= -
lit di 14.7' mcal/sec alla stessa temperatura.
Di questo metodo sono state proposte varie modifiche che assicu-
.rano precisione del 3-4%. Esso per molto laborioso, sia perch
impone una serie di misure in regime stazionario, il che implica un
tempo piuttosto lungo, sia per l'accurata preparazione dei dischi. Al
momento, esso il metodo pi usato quando si vogliono misure mol-
to accurate, e sostituisce il metodo di Birch e Clark come metodo di
riferimento. Per nella prospezione geotermica, si preferiscono metodi
.pi rapidi, cio in regime transitorio, anche se meno precisi.
Questa si pu interpretare come la temperatura in un punto P(x,
: : .' '. -
y,z) di un solido infinito dovuta alla quantit di calore Qp c generata
. "
1.2.3 - Metodo dell'ago di Von Herzen, e Maxwell.
Questo metodo, assoluto, in regime transitorio, viene usato per roe
ce morbide come le argille.
. L'apparecchiatura. consiste in un ago' (simile ad un ago per flebo-
clisi(.\; .avente diametro da 1 a 2 mm e' lunghezza da 6 a '10 cm, nel
cui interno disposto un' filo elettrico riscaldante ne! senso della lun-
ghezza, e? al centro un piccolo termistore. Una volta' inserito a pres-
.sione nel campione (generalmente una carota), l'ago viene riscaldato e
viene registrato l'aumento di temperatura; tale aumento dipende dalla
conducibilit del mezzo circostante.
Un ago siffatto si pu considerare come una sorgente' lineare di
. calore in un mezzo infinito.
Per ottenere l'espressione del campo termico prodotto da una sor-
gente lineare, partiamo dalla constatazione che l'equazione' (1);i sod-.
disfatta da
(23)
K
o
x,
-+x--
x, x,
dati in un grafico (Fig. 11), essi dan-
no una retta la cui pendenza d
il rapporto Ko/K
s.
La conducibilit dell'ottone
viene determinata con la stessa
apparecchiatura, usando come
campioni due serie di dischi, una
di quarzo fuso, che ha una con-
ducibilit di 3.28 mcal/cm secoC
a 30C, ed una di quarzo cristal-
lino con le, facce parallele all'as-
se ottico, che ha una conducibi-
=D.
R = dT/dx
dove K
o
la conducibilit dell'ottone
dT/dx il gradiente nelle sbarre di
ottone
la differenza di temperatura
tra le due superficie di ottone
'che stringono il campione
D e K, sono rispettivamente lo spes-
sore . .la conducibilit delcam
pione
x e K
c
lo spessore e la conducibilit
del fluido di contatto.
. La (22), anche se nota la con-
ducibilit dell'ottone K
o
, .contiene anco-
ra tre incognite: K
s
, x e K
c
; essa si pu
riscrivere sotto la forma
e D. Riportando questi
D
Fig. 11 - Rappresentazione dei risultati
nel metodo della sbarra spezzata
Fig. 10 - La sbarra spezzata
Ripetuta l'esperienza con una serie di almeno tre dischi della stes-
sa roccia aventi differenti spessori, varieranno nella (23) i valori di

dT/dx
R'
[T
1 t t dTJdx
T
2

(
\
r
T3
'
.1 !
l D
LT
4
W$///101x/2
.---
- 33 -
- 32 -
J
z
Il campo termico generato da una sorgente lineare istantanea, si
ottiene integrando la (24). Se si assume che la sorgente infinita e pa-
, ralle1a all'asse z si ha:
istantaneamente al tempo t = O in un punto (x', y', z') posto alla di-
I
stanza r = [(X-X')2 + (y - y'? + (z- Z')2]2 da P.
Q prende il della sorgente.
La temperatura generata da una sorgente puntiforme istantanea che
emette invece al tempo t'. , per t > t':
\
x
P(x,y,z)
I
I
I
I
I
I
f
/ J
/ I
R I
<, J
'J
V
l-I
t::
v
Ef
s
P'( ,
dz'k x ,y',z')
r
I I l
(26)
(25)
dz'
r
2
4k(t-t')
e
1:e -r
2
/4 k t
Q
8 (7T kt)3/2
Q
8 [7T k(t - t')]3/2
T=-
T= --
definitiva la (27) diventa:
Fig. 12 - Sistema di riferimento per una sorgente lineare
,I
dove r la distanza tra P e la sorgente puntiforme di intensit
Q.dz' situata a z' lungo la linea (Fig. 12). Qpc la quantit di calo-
re liberata istantaneamente per unit di lunghezza della linea.
Dalla (26) si ottiene:
Q
T = 4-7T kt
- [(x-x')2 + (y_y')2] /4kt
e (28)
Con la sostituzione = f3 , l'integrale diventa
2 kt
Gauss della distribuzione degli errori di osservazione, cio
Appendice n.n
1:
Se supponiamo che la sorgente emetta con continuit il calore
q p c per unit di tempo e unit di lunghezza partendo al tempo t =O,
la temperatura al tempo t data da:
Qe
T = 47T3/2kt
(x-x'? + (y_y,)2
4kt
e - f32 df3
1
00 - (z-z')2
e 4kt
-00
y'w
z'-z
d( 2y'kt )
(27)
quello di
del tipo (v.
[ e-
R2
q 4k(t-t')
dt'
; O t' t T=
47Tk t - t'
dove R
2
= (x - X')2 + (y _ y')2.
R
2
Col cambiamento di variabile = u la (29) diventa
4k(t-t')
(29)
Nell'Appendice II.l. sono riportate alcune propriet di questo m-
tegrale e di altri da esso derivati.
-'-34 -
- 35 -
1.2.4 ..:. Metodo della sonda cilindrica di [aeger.
Questo un metodo assoluto in regime transitorio, che viene usa-
to per misure in situo L'apparecchiatura consiste di un cilindro (pieno)
.di ottone, avente un diametro di 1 cm inferiore a quello del pozzo,
ed una lunghezza di 20-30 volte il diametro per poterlo considerare in-
finito. Esso riscaldato mediante un avvolgimento elettrico e porta al
centro un termo-elemento per la misura della temperatura.
La teoria di questo metodo quella di un mezzo infinito, limita-
to internamente da un cilindro circolare di un perfetto conduttore, che
emette un flusso Qc per unit di tempo per unit di
za, attraverso la resistenza di contatto tra la sonda ed il mezzo. L'au-
. mento di temperatura della sonda espresso da una formula piuttosto
,complessa ma, anche in questo caso, per valori del tempo sufficiente-
mente grandi, essa pu essere sviluppata in serie ed espressa mediante
la relazione
Qc [4kt . a
2
a
4
]
T = -- In -- + A + B - + C -.- +. . . (32)
41TK a
2
kt k
2
t
2
dove a. il raggio del pozzo
A,B e C costanti che dipendono dai parametri termofisici del si-
stema.
Anche in questo caso, rappresentando le temperature osservate in
funzione del In t su una carta semilogaritmica, si ottiene una retta la
cui pendenza d Q/41TKe quindi K.
Il tempo necessario per raggiungere il tratto logaritmico dipende SQ
prattutto dal raggio a, per cui, mentre dell' ordine- di 1 min per
l'ago, per. una sonda di 4-5 cm di raggio di circa un'ora (Fig. 14).
Molte precauzioni vanno prese per impedire perdite. di calore; lon-
gitudinali, moti convettivi nel fluido che riempie l'intereapedine, l'eva-
. porazione del fluido stesso, perdite di isolamento elettrico per l'alta
pressione, ed altro. Tutto ci rende il metodo di non facile uso in
campagna.
(0)
O a
t(m) 1 2 .3 4
o '.....,... , l !. ','J
T = Qc In t + C + . . . . (31)
:J".
Fig. 13 - Rappresentazione dei risultati nel metodo dell'ago
'q' jOO e-u q R
2
T=-.-- -- du=--- Ei(--)
41T k u 41Tk 4kt
4kt
dove Ei il simbolo
. e
- (- a) = _ -- duo
. u
. . a c,
Per piccoli valori di a, cio per valori. di t sufficientemente gran-
di, la (30) sviluppata in serie d:
dove Qc =. q p ce C una costante.
Se si riportano alcuni dei valori di temperatura registrati su una
carta sernilogarirmica con lnt sulle ascisse, si ottiene una retta la cui
pendenza d Qc/41TK da cui ri ricava K (Fig. 13). L'esperienza dura
3-4 minuti e la precisione di questo metodo del 2-3%.
l
\
I
I
l
\
il
!

-:
T(OC)
li 1
,i l
.5 -f
.I!
. .5
;l
il}
il
, ,
36 -
..,
,,I
- 37 -
Fig. 15 La call;pta tagliata
si pu calcolare c.
Questo metodo " stato utilizzato in laboratorio, usando sonde aven
ti raggio di 4-5 rnm e lunghezza 15-20 cm, per ricavare tutti e tre i
parametri termici di grossi campioni di argille nei quali, come nel ca-
so dell'ago, possibile introdurre la sonda solo a pressione e assicurar;
do cosi un ottimo contatto termico (h = O).
Esistono anche altri metodi per elaborare le temperature 'osservate
in questo tipo di esperienze, ma essi sono meno accurati e pi laboriq
si.
1.2.5 - Metodo della carota tagliata di Mongelli.
Si tratta di un metodo assoluto in regime transitorio. La carota
,vie?e tagliata in due parti perpendicolarmente alla generatrice del cilin-
dro, e tra di esse viene posto una spirale di filo elettrico molto sotti-
. le, avente lo stesso diametro del carnpiq
ne. Alla distanza di 1-2 cm dal
il pi internamente possibile, posto un
terme-elemento molto sensibile. Per ri-
durre al minimo la resistenza di contat-:
to fra l'elemento riscaldante e le facce
del campione e le perdite di calore la-
terali, il campione cosi preparato com-
presso con un fino a 2-3
Kg/cm? ed immerso in materiale isolan-
te 15).
Ad un certo istante si inserisce l'a-
limentazione della spiralina e la registra-
zione della temperatura; l'esperienza du-
ra circa 1 min, con aumenti di tempera
tura dell' ordine di 10C.
(33)
t(sec)
K
p c
+ In t + 2h .J
10
2
k=
4k
a
2
Fig. 14 - Rappresentazione dei dati nel metodo della sonda cilindrica
T = o, r
41f K ....ln
Per questo metodo offre la possibilit di ricavare gli altri para-
metri della roccia k e c. Infatti la (32) si pu anche scrivere:
dove h = 2 1f RK
R la resistenza termica di contatto per unit di lunghezza.
Mediante la,(33), nel caso che sia h '= O, dal valore dell'intercetta
sull'asse In t si pu ottenere la diffusivit k del mezzo.
Infine, 'dalla relazione
c
,j
:i
! l
,l
1
; t
'I!
I
Il
I
l

il \

li
Il
:11
,j
!
l
d
- 38 - - 39 -
(35)
(36)
r-(x-x'),
dt' q
4k(t-t')
T=
2 Y rr k
e
(t-t')1/2
O
Questa, integrata per parti, diventa
(x-x,)2
q (x-x') x-x'
t -
4kt T=q ( __ )112 e
- erfc
1fk 2k 2y kt
Ponendo nella (36) q p c = Qc ; k p c = Ke x' = O si ottiene
{
'x2
Q 1 kt 1/2 - -- 1 1 x
2
1/2
T= _c l x] --=-(-) e 4kt --erfc-[(-) Jl
K Y1f x
2
2 2 kt ;
)
(37)
partire da t = O, si ha:
che del tipo
(34)
- (x-x,)2/4 kt
e
q
2 Y1TKt
Poich il 'flusso -di calore unidirezionale, questa esperienza si pu
rappresentare mediante la, trasmissione del calore in un solido infinito
in cui dal piano x =. x' si libera la quantit di calore Qc = q p c per u,.
nit di tempo e unit di area.
Il campo termico prodotto da un piano si pu ottenere da quello
prodotto da una linea. infatti, se consideriamo la sorgente piana istan-
tanea di intensit q parallela al piano x = O e passante per il punto x'
(Fig. 16), essa si pu considerare come descritta dalla sorgente li-
neare istantanea di intensit qdy' parallela all'asse z e che va lungo la
la direzione y. Quindi, integrando la (28) si ottiene
T - q 1
00
- [(x-x')2 + (y_y')2] /4kt d'
- 41f kt e y
-00 . il
l
Il
Iii
1,1
!
Iii
il
Trattandosi invece di una sorgente continua che emette calore a
y:
Q kt
T(t) = _c I x I f (-2)
K x
(38)
z
Per attenere i valori dei parametri termici si calcolano, una volta
per tutte, i valori teorici delle funzioni
T (2t) = R
T (t)
e si riportano in grafico o in tabelle in funzione di kt/x
2
(Fig. 17).
Se si prende dalle temperature registrate una coppia di valori cor-
rispondenti a tempi doppi t
o
e 2t
o
e si considera il loro rapporto, te
nendo conto di (38) e (39) si ha che
y
kt
f(-)
x
2
ed R=
f (2 kt/x
2)
f(kt/x
2
)
(39)
Fig. 16 - Sistema di riferimento per una sorgente piana
Con questo valore del rapporto, dal grafico di R si ottiene kt
o
/x
2
:1
I
-'- 40 - - 41 -
AT(OC)
4.00
3 2
Fig. 18 - Esempio di registrazione nel metodo della carota tagliata
o
2.00

1;00
aDo
calcare; la Tab. 1 un esempio di elaborazione dei dati osservati.
Questo metodo ha ima precisione del '4-5%.
f
3.0
2.0
0.5
2.5
1.5
-110
R
6,0
1.0
5.0
2.0
I
Fig. 17 - Curve teoriche R ed f
e quindi la diffusivit k; con questo valore di, kt
o
/x
2
dal grafico di
f(kt/x") si ottiene il corrispondente valore di f, che sostituito nella (38)
d la conducibilit K.
Questa operazione si pu ripetere per un set di coppie di valori
presi dalla registrazione della temperatura.
La Fig. 18 riporta una registrazione ottenuta su un campione di
0.5 1.0 kt
X2
1.2.6 -' Valori e variazioni dei parametri termici.
La Tab. 2 riporta, i valori di .K, ,k e c alla ambiente
per alcune rocce rappresentative, non porose. '., . "
Il in acqua, anche se' la .. .. sosi bassa da
non permettere moti convettivi, gioca ruolo importante nella condu
cibilit delle rocce. Fortunatamente, le rocce poco permeabili si deu-
midificano lentamente, per cui piccole precauzioni possono essere suf-
43 -
Kb
K
z
K
b
K
z
. .
Per quanto riguarda le rocce sedimentarie, esse hanno due condu-
.cibilit principali, una parallela al piano di sedimentazione Kl ed una
perpendicolare al piano suddetto Nell'ipotesi che sia K, = K
z,
la
.misura con l'ago disposto longitudinalmente nella carota fornisce Kb,
quella con l'ago trasversale d K=(Kb K
z
) 1/ 2 (fig. 19); la cornbinazio
ne delle due misure fornisce K
z

n T (nto ) T(2nd- T (2nto) k to k to n k t; T/t K
n-- - f-
T (nt
o
) Xl Xl Xl
(1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8) (8)
,
- -.0
3 0.23 0.76 3.36 0.244
,.
0.081 0,0239 9.43 7.15
4 0.39 "1.13 2.90 0.317 0.Q79 0.0398 0.80 6.88
5 0.56 0.49 0.64 0.389 0.078 ' 0.0568 0.96 6.77
6 0.76 0.84 0.43 0.480 0.080 0.0787 0.65 6.99
7 0.95 2.18 0,28 0.579 0.082 0.1024 0.33 7.23
8 1.13 0.49 0.19 0.657 0.082 0.1211 0.37 7.20
9 0.32 0.80 0.13 0.740 0.082 0.1407 0.39 7.18
10 0.49 3.09 0.D7 -0.820 0.082 0.1592 0.38 7.19
11 0.67
12 0.84
..
14 2.18
K=7.1 X 10-
3
c.g.s.
16 .0.49
18 0.80
o = = J0.2079 = J"O.OO37125 = 0.06
20 3.09
n(n-l) 56
TAB. :1'. - CALCOLO'DI K PER UN CAMPIONE DI CALCARE
-- .. Q =0,045 cal/cm'sec: x =1,5 cm; t, =15 sec
-:" 42 -
! I
Fig. 19 - Esempio di conducibilit anisotropa
l
ficienti ad assicurare misure significative.
Molta attenzione va posta al caso che una roccia sia termicamen-
.te anisotropa; infatti, nelle misure di flusso geotermico interessa cono-
scere 'la conducibilit in direzione verticale K
z.
Fra i metodi esposti,
questo assicurato da quelli di Birch e Clark, di Lees - Beck e di
Mongelli che utilizzano' la propagazione del calore unidirezionale paral-
lela alla generatrice della carota, che si suppone prelevata mediante un
sondaggio verticale; al contrario, le sonde lineare o cilindrica emettono
un flusso radiale e quindi forniscono una conducibilit mediata su due
direzioni.
Per le argille appenniniche si trovato che Kb > K
z
di circa
il 20% .
Importante per molti problemi geotermici conoscere la vanazio-
dei parametri termici con la profondit, cio per effetto dell'aumen
to della temperatura e della pressione. Riferendoci sempre a rocce non
porose, stato accertato che l'influenza della pressione, specie per pro-
fondit di interesse geotermico,cio fino a 3 km circa, trascurabile
rispetto a quella della temperatura.
Generalmente, l'aumento di temperatura produce una diminuzione
r I
- 44 - - 45 -
3,0
T I
I
T
-..-
do 1110 l&i :J!o 50 IO 150 200 250 200
C C
k-
lO"
Micascisto
plagioclasio

3.0
".0
K'
Scisti
grafiti ci
K'
10.0

K;.1O-3(callcm secoC) K.1O-
3(cm2/sec)
C(cal/gOC)
.Argille .v 2,5 + 3 7 + lO 0,30 + 0,35
Argille sabbiose 3,5 + 4 7+11 0,40 + 0,45 tu

Calcare \ 3,5 + 4,5 9+11 0,15 + 0,17

Calcare Dolomitico
5 +6 11 + 13 0,15 + 0,20 5.0
Calcare Marnoso 5 +6 10 + 11 0,15 + 0,20
Anidrite 5 +6 11, + 13 0,15 +0,17
Quarzite 7 +9 12 + 14 0,20 + 0,25
Filladi 4 +6 6 + 8 0,20 + 0,22
I
Micascisti 4 +6 6+ 8 0,20 + 0,25
Scisti grafitici 7 +9 15 + 18 0,12 + 0,15
I 20.0
Granito 4,5 + 6 7 + 8 0,20 + 0,25
Tab. 2. - .PARAMETRI TERMICI DI ALCUNE ROCCE, A 20
0
e
di K e k ed un aumento del calore specifico, ma la forma e l'entit
di queste variazioni variano da una roccia all'altra per cui una legge ge-
nerale valida solo in prima approssimazione.
La Fig. 20 fornisce un esempio di variazione dei parametri terrni-
CI fino alla temperatura di 250C.
2.0
aD
T T
50 100 150 2O 250
C
50 100 150 200 250
C
c
D.2 0.40
le
.. .
Qj
"
T
200 250
C
150 100 50 200 250
C
T
150 100 50


6
Fig. 20 - Esempio di variazione dei parametri termici di rocce
- 47 -
'J
Capitolo 2
CORREZIQNI AL GRADIENTE OSSERVATO
2.1 - Influenza della topografia.
',1
;.
zione (40).
Il valore di a di 4-6 C/km, ma in regioni dove non noto,
si pu assumere il gradiente adiabatico dell'aria, cio 10C/km.
Come conseguenza. di ci, le isoterme sotto le montagne sono pi
distanziate (e nelle valli sono pi ravvicinate) rispetto alla pianura. Ta-
le effetto, per, si riduce con la profondit; pertanto, un gradiente os-
servato vicino alla superficie, non semplicemente estrapolabile in pro
fondit senza la dovuta correzione. Questa raggiunge in casi eccezionali,
come le Alpi, il 40% di un gradiente medio, per cui importante so-
prattutto per la ricerca di fluidi a media e bassa Entalpia.
Il calcolo della correzione topografica si riduce quindi a quello del
l'effetto della distribuzione della temperatura dell'aria sulla superficie del
., ,suolo. Il metodo di calcolo basato sul principio di Birch che "gli ef-
ferri delle variazioni di temperatura sulla superficie vera del suolo so-
no equivalenti a quelli prodotti dalle stesse variazioni su un piano oriz-
vicino alla superficie".
Iri; realt, le variazioni non sono solo spazial ma anche temporali,
per il fatto che un rilievo montuoso sempre soggetto ai fenomeni di
sollevamento- ed erosione.
Per 'ben comprendere l'influenza di questi, consideriamo un gran-
de blocco di terra di spessore h che improvvisamente si sollevi
(Fig. 21); la sua temperatura superficiale passer da T
o
a T
o
- a h. Ta-
le diminuzione si risentir nel tempo anche alle maggiori profondit e,
dopo un tempo abbastanza lungo, si raggiunger una nuova distribuzio-
ne di equilibrio, con un gradiente uguale a quello iniziale G. Nella fa-
se intermedia il gradiente risulta invece maggiorato.
Se invece un blocco in equilibrio, sopraelevare di h, viene improv-
visamente eroso (Fig. 22), la temperatura sulla nuova superficie passa
da To + Gh - ah a T
o
, e le conseguenze sono simili a quelle del sol-
levamento.
J
In realt i fenomeni sono sempre entrambi presenti per cui alla su-
(40) T
h
= T
o
-ah =F(h)
, -,
e avendo ammesso tra la temperatura della sUQ
lo e quella dell'aria a contatto, varr anche per la prima larela-
Le isoterme sotterranee tendono a seguire la topografia della su-
perficie, sollevandosi sotto le montagne e abbassandosi .sotto le valli. Si
pu dire che se la temperatura superficiale non variasse con la quota,
si troverebbe sotto le montagne lo stesso gradiente osservato in pianu-
ra. Al contrario, la temperatura superficiale regolata dalla temperatu-
ra dell'aria, ed essendo questa variabile con la quota h secondo la rela-
zione
. Qualunque fenomeno\ geologico, geografico o meteorologico che fa
variare la temperatura superficiale nel tempo e/o nello spazio, genera
un disturbo sulla distribuzione della temperatura nella Terra fino ad l!-
na certa profondit. .,-.
Si ritiene che i disturbi pi importanti siano causati dalla topogra
fia, intesa sia in senso statico che dinamico (sollevamento ed erosione),
dalle variazioni climatiche e dalla sedimentazione. Molta attenzione bi-
sogna porre al fatto che questi possono agire contemporaneamente.
In presenza di elevato gradiente osservato, che faccia presumere la
esistenza di fluidi ad alta Entalpia, generalmente questi fenomeni non
,vengono presi in considerazione; viceversa diventano importanti negli al-
tri casi.

f
l
I
)
- 48 -
T O a h ~ T O
T
o
\
Fig. 21 - Perturbazione termica dovuta al sollevamento
- 49 -
perficie la temperatura funzione del tempo: F(x, y, t). In definitiva,
si tratta di calcolare la distribuzione di temperatura in un solido semi-
infinito la cui superficie, a partire da t = 0, soggetta alla variazione
F(x, y, t).
2.1.1 - Trattazione matematica generale. *
E' noto dalla Teoria del Potenziale che per Problema di Dirichlet
si intende quello di "determinare una funzione V(P) armonica e rego-
lare in uno spazio finito S, quando siano noti i valori che V assume
sul suo contorno a".
La soluzione di questo problema si riconduce a quello di deterrni-
.nare una funzione G (funzione di Green) che goda delle seguenti pro-
priet:
1. sia armonica in tutto lo spazio S
2." sia regolare in tutto lo spazio S eccettuato il punto P
~ .
3. si annulli sul contorno a di S.
Se tale funzione esiste, V(P) espresso da:
dove ala n indica la derivata lungo la normale diretta verso l'esterno
di S.
Il teorema pu essere generalizzato' ed esteso alla Teoria della con
duzione del calore; si pu dimostrare, infatti, che se la distribuzione i-
niziale della temperatura nel corpo f(x, y, z) e quella a l ~ a superficie
F(x, y, z, t), la temperatura in un P del corpo data da
T = l (G),=o f(x, v. z). dx. dy . dz +
TO-ah
T
O
~ To-ah+Gh
Fig. 22 - Perturbazione termica dovuta all'erosione
V(P) =
1
---
4-rr
i V ~ ~ do
(41)
, j
-, 50
- 51 -
[
'Z2 + (X-X')2 +(y_y')2 ] dx' dy' dt' (43)
exp - 4 k (t - t')
L'integrazione della (43) dipende ovviamente dall'espressione di F.
Solitamente si suppone che sia F(x', y', t') = t'. Ftx', y'), -il che sernpli-
, , Z2 + (x-x')?+ (y_y')2 R2
fica il calcolo. Infatti, ponendo 2-V kt = 2-V kt = {:J e
integrando rispetto a t si ottiene
Nel caso di un semi-infinito z = O, la funzione di Green
rappresentata da una coppia di sorgenti puntiforrni istantanee, simmetrj
l
che rispetto al piano z =: 9. Supponendo" infine, che la distribuzione i-
niziale sia f(x, y, z) =O; la" (42) diventa
l
t J001' 00 ' ,,-.
z" . , F(x',y',t')
T - 8 (1Tk)3/2 O _00 _00' (t-t')312
2 2{:J 2"
dove E ({:J) = u-z {:J ) erfc {:J + -==- exp (- {:J )
-V
1T
Importante , soprattutto, poter conoscere la storia evolutiva del
rilievo cio la funzione h(t), dato che, secondo il principio di Birch,
F(x', y') = F [h(x', y')].
Un'ulteriore complicazione si ha nel caso in cui si consideri il ca-
lore prodotto dalla radioattivit dello strato granitico e che sia proprio
I _
questo lo strato sottoposto ad erosione.
(48)
(47)
(46)
(45) dx' dy'.
f
21T
O F(r', O) as
z F (r', O) r' dr' dO
R3
1
21T
f
oo
= _ z r' ,1 21T
O dr --z;- Lah(r',O) dO
T = -& ff21T
O O
= }oo z r'
I{3dr'
O
T = *1,00 (00
_00)-00
Per t -+ 00 la '(44) diventa
Ftx', y') = T
h
(x', y') - T
o
= - a h(x'y')
,
Pertanto la (45), in coordinate polari, si pu scrivere:
Questo .integrale si pu calcolare numericamente con un reticolo
in coordinate polari, come per la correzione topografica in Gravime-
tria (Fig. 23).
La correzione topografica apprezzabile per un tempo di 1 Ma
ed molto vicina allo stato stazionario per il post-Miocene. La diffe-
renza tra il caso stazionario, che porta ad un limite superiore per il
gradiente termico, e quello di un sollevamento di 2 km in 1 Ma, che
si pu considerare il caso estremo opposto e che porta al limite infe-
riore il gradiente, circa il 20% del gradiente massimo.
Per tutti questi motivi, specie nella prospezione geotermica, si pre-
ferisce applicare la formula dello stato stazionario. In questo caso, te-
nendo presente "la (40), si ha:
2.1.2 - Caso stazionario.
(42)
(44)
E ({:J)dx' dy'
F(x', y')
R3
T = 1
00
1'00
-00 -00
''''.
!J"
l
,t':,[, (( aG ]
+ k . .... F(x,y, z, t') a;;- . da dt'.
'1
t
I
I
Fig. 23 - Schema di calcolo della correzione topografica
T
\
\
Fig. 25 - Effetto delle variazioni climatiche
v:
o
z
- 53 -
Solitamente il calcolo dell'influenza delle variazioni climatiche vie-
ne fatto approssimando le curve simili a quelle della Fig. 24 mediante
una funzione a gradini e studiando l'effetto globale. Un altro metodo
quello di rappresentare mediante una serie di Fourier le curve sud-
dette e studiarne gli effetti con gli stessi principi esposti in (1.1.1.).
Per applicare il primo metodo, bisogna integrare l'equazione di
Fourier per il caso di un solido semi-infinito avente la superficie z=O
L'effetto, ad esempio, di un periodo freddo come un'era glaciale,
simile a quello descritto per il sollevamento; solo che, data la cicli-
cit del fenomeno, prima che si stabilisca un nuovo equilibrio termico,
la temperatura superficiale cambia nuovamente (Fig. 25).
0011'10
3
anni
M.a.
0.11 o
- 52 -
Fig. 24 - Variazioni climatiche
P r'

i

o ,,'=J _1
17
:,
2.2 - Influenza delle variazioni climatiche.
E' noto che la superficie terrestre soggetta a variazioni della
temperatura aventi carattere ciclico con periodi diversi e molto grandi
(Fig. 24).
:I
l
- 54 -
55 -

un suo integrale particolare.
Ed essendo la (1) lineare, essa soddisfatta dalla somma di un
qualunque riumero di soluzioni particolari, cio da
a temperatura costante e temperatura iniziale zero. Per fare ci, consi-
.deriamo un solido infinito con la condizione iniziale T =f(z) a t = O.

soddisfa"l'equazione di Fourier, anche
(52')
(52)
(Z+Z')2 ]
- 4kt dz'
-e
Z
fVkt e- (f dfJ

z' = -z + 2fJykt
2V
V-n
e
(Z-Z')2
4kt
, 00).
[ f(z'} [e-
z' = z + 2fJykt
1
2y nkt
. " V 'J
2Y kt
T=.-- - 2
Y1t e fJ dfJ
.r>: __Z
2ykt
2V
kt
-z z
(_ ,. , 00), e ( 2y-kt
" . Pertanto la (52) diventa
Z
rispettivamente nella prima e nella seconda parte, si ottiene che dfJ =
= dz' e che i limiti di integrazione diventano rispettivamente
Nel caso particolare, ma molto interessante, che la temperatura i-
niziale sia costante, f(z) =V, con le sostituzioni
(49)
(50)
(51)
(Z-Z')2
4kt dz' f(z'} e
-00
(Z-Z')2
4kt
(Z-Z')2
4kt e
f(z')
I
1 \
2 (n kt)1I2' \ e
2 (n kt)1I2
1
T = 2ynkt
I
(55)
(53),
;"(54)
z
Z2
e- 4kt
z '
+ V=V(l-erf ..)
V
z
T=Verf
y1rk t
oT
oz
T = - V erf 2y kt
Il gradiente di temperatura della (53)
Il caso in cui la superficie z = O presa a temperatura costante V
e la temperatura iniziale zero, si pu considerare come la sovrapposi-
zione del caso in cui la temperatura zero alla superficie e - V nel
solido, a quello in cui la temperatura V dappertutto; si ha allora:
cio
(Z-Z')2 }
4kt
dz'
(Z-Z')2 10
4kt dz' + -f(-z') e
che la soluzione di Laplace,
Il significato fisico della (51) il seguente: la temperatura nel
punto generico z al tempo t la somma dell'influenza di tutti i pun-
ti del mezzo, considerati come sorgenti istantanee che emettono a t= O
l'intensit di calore, espressa dalla (50).
Nel caso di un solido semi-infinito z > O con temperatura inizia-
(t =O) data da T f(z)" sia il piano z = O alla temperatura zero.
Supponiamo che il solido continui idealmente dal lato negativo e che
la temperatura iniziale a -z' sia -:-f(z'); con questa distribuzione il pia-
no z O resta a zero. Questo equivale a dire che il solido ha dall'al-
tra parte una immagine negativa.
Dalla (51) si ha
T= 1 f(z'} e
\.. /
- 56 - - 57 -
,' .._,

Per esempio,' periuna singola era glaciale che abbia provocato un.
abbassamento di temperatura -V dal tempo t
2
al tempo t1 (Fig. 26), .
il disturbo ad oggi' da
00
".
m
500
400
300
200
2 3
, !
a
b
o annl
d AT 'C/km
dz 2. -1 o
5,.000
I
\

1':-...........
r-.
<,

-.

V
j)
Il
Il
t''
--
, ..
,.
I '
". ./'. "
: .. ' .;.,.. ., ,.. ','
: -' . "
Fig. 28 - Effetto delle variazioni climatiche recenti
I \ 1\ I 1300
l' I III 1500
I I. I \ \ I \400
I \1\ I
z ]
2y' kt
2
'
aloe
"'-4 ' -3 -2 -1
I " f I I I I 1000
I I I / / I I I 500
I \ 1\1 I I I 11500
I I I I I 2000
f--I- \ n I I I 25,00
I I ! I Il .) I I , ! i 3000
-5
I i l j I J I i i J 7i
erf
z
T = - V [ erf ---..=-


) . J
I l
- I J
Fig. 26 .
Fig. 27 - k
1
0.010 cm
2/sec
k
2
= .015
Effetto delle variazioni
paleoclimatiche
t2 t1 t=O
Ovviamente, le variazioni che pro-
ducono maggiore effetto sono le pi
recenti. La Fig. 27 rappresenta la per-
turbazione provocata dalle variazioni cli
matiche di Fig. 24; mentre la Fig. 28
mostra le variazioni climatiche recenti
ed i loro effetti.
Molta cautela va usata nell'applica
re questa correzione dato che, mentre
si tratta di un fenomeno di natura pla-
netaria, una zona ,pu anche esserne e-
sente a causa, per esempio, della circo-
lazione generale dell'atmosfera.
L

- 58
- 59 -
.r
Fig. 29 - Perturbazione termica prodotta dalla sedimentazione
2.3.1 - Sedimentazione improvvisa.
di
(56)
(57)
] dz'
(Z+Z')2
4kt
-e

y' e =
'H z .' .
2y'kt
1 [H+z J1
+--=- exp _ ( - )2
-y!rr 2-y!kt


.
.J. - (H z) e +
H z
2y/kt
G
La soluzione generale, secondo la (52),
T = 1 JOO . [- (z-z,)2
2y' "kt H G(z'-H) e 4kt
= G-y!kt {_ Hz H.z.
_ r:;-- erfc--=
-y!rr
che si pu scrivere come la differenza di due integrali, che si integra-
no in maniera analoga. Ponendo rispettivamente z' = -z + 2 -y!kt si
ottiene
(
z -H . z+ H ]
T(z, t) G -y!kt ierfc 2-y!kt - ierfc 2-y! kt
.In definitiva, per, O<z' < H si ha
.. .; .
Sviluppando in serie (v. Appendice 11.1) per piccoli valori
H z "
_ I ,SI ottiene
2
v
kt
_ Ikt ( . f1( H:' Hz (H2 + Z2) .. ]
-- + k2 2 + ....
rr kt kt 12 t
e
T o
T T
o
= O
Se la subsidenza abbastanza lenta, la distribuzione di temperatu-
ra si adegua continuamente e non ne risulta alcuna perturbazione; se
al contrario improooisa; le isoterme si spostano rigidamente, cio al-
l'inizio G nel basamento resta inalterato. Quest'ultimo caso pu rap-
presentare bene episodi di sedirnentazione piuttosto lontani nel tempo,
la cui sequenza della distribuzione di T rappresentata in Fig. 29.
2.3 - Effetti della sedimentazione.
Il fenomeno-della sedimentazione sempre accompagnato da quel-
lo della subsidenza, le isoterrne vengono spostate
verso il basso. Quando' subsidenza cessa, le isoterrne muovono verso
I'alto e raggiungono nuovamente la loro posizione stazionaria.
\.
Se supponiamo che la diffusivit k sia uniforme in tutto il semi-
spazio, compreso lo strato H di sedimenti, il problema quello di un
solido semi-infinito avente:
Si ottiene, ad esempio, che per H= 1 km,k=.O.Olcm
2jsec,
t=lMa
relazione di facile impiego.
at=O
a' t > O
T=O
T = G(z -H)
T=O
per O <
per
per
z< H.
z>H
z = O
aT
az [
(1-
=.G 1 - -y!1fkt
H
2
+ 3z
2
'12 kt
+ ](58)
:i. ,
- 60 -
- 61 -
!.i"
il gradiente osservato a 100 m di profondit circa 9/10 di quello in-
disturbato. .. '.
Applicando a questa l'antitrasformata di Laplace, si ottiene:
1
T = To + G(z - vr) + - G. 4J (z.v.t) (60)
2
, 't
2.3.2 - Sedimentazione continua. *
-. Gli effetti della sedimentazione sono' importanti soprattutto . nelle
regioni dovequesta tuttora agente o di recente, dopo un
periodo pi o meno lungo di attivit. In questo. caso, come se ..-il
materiale sotto la superficie si allontanasse da questa con velocit v.
L'equazione della conduzione in una dimensione verticale z, per mate-
riale in moto con velocit parallela all'asse z,
:- . 1 1 1 Cl
dove 1/J(a) = -a
2
-(1 + - (
2
) erf (- a)--=-exp(-a
2
/4)
2 2 2 y1f
(61) = G[1 + 1/J (Cl)]
az z=O
vt
Il gradiente termico alla superficie :
.in cui </J (z.v.t) = (z + vt) e
vz/ k
erfc z + vt
. z - vt
,- (z - vt) erfc ----
2ykt
(59)
a
2
T ar ar
k --o =--+V--
aZ2 ataz
Se si suppone che al tempo t = O in cui il fenomeno ha inizio, la
temperatura iniziale sia To + Gz e che in seguito la temperatura super-
ficiale sia mantenuta alla temperatura To, . si tratta di integrare la (59)
con le condizioni ai Iimiti
dove Ol. = ----==-
v' kt
La'. dipende sendibilmente da ved molto impor-
tante specie nei' mari.
Ii
T = To + Gz per t = O
T = To . per z = O e t > O
Per fare ci,applichiamo -la trasformata di Laplace (Appendice
II.2); si ottiene. l'equazione sussidiaria:
2.3.3 - Effetto di copertura.
Uno strato piano che si possa considerare infinito, se ha raggiun-.
to l'equilibrio termico, ha un gradiente G
s
che legato a quello. del ;
basamento G
b
dalla relazione
d
2'T
d
Z
2
v d'T
--
k dz
L T = _ To + Gz
k k
q = Ks Gs =Kb Gb
"
dove Ks e Kb sono le rispettive conducibilit termiche.
Pi realisticamente, se lo strato ha mita:-
te, la superficie' di contatto col basamento n<?n .s:i, pu conside-
rare piana, per cui bisogna aspettarsi 'fenomeni 'di" rifrazione del vetto-
re flusso di calore (v. Cap. 3). ".... , ,,"
p
Gv V
o
+ Gz
- + ---=------
p2
- .T
o
con la condizione T = --o per z =O, la cui soluzione
p
- Gv [ VZ v
2
P .1/2]
T=-exp - -z(-.-+-)
fi k .
-[
,/
- 63 -
Capitolo 3
Fig. 30 ..;.. Rappresentazione delle misure geotermiche
mcal
5 cmoC sec
K
4 3
J.Lcal
1.4 cm
2
sec
!
z
1
z
G
30 35 C/km 25
.
z
FLUSSO DI CALORE
""-.

I.
I.
n flusso di calore si ottiene combinando il gradiente di tempera-
I
tura con la conducibilit termica, secondo la' (2). Secondo che questo
si faccia prima o dopo aver apportato le necessarie correzioni al gra-
diente, si ottiene il flusso osservato o corretto.. Da ora in poi per q
-intendiamo il flusso corretto. ./'-
Vi sono vari modi di fare questa operazione.
n metodo pi semplice quello di dividere il pozzo in sezioni li-
tologiche e fare per ciascuna di esse il prodotto della conducibilit me-
dia per il gradiente medio; si ottiene cosi il flusso per ciascuna sezio-
ne e se ne calcola il valore medio e la deviazione standard.
Se questa non compatibile con la precisione delle misure, con-
viene completare .la Fig. 6, ..'riportando anche i valori della conducibilit
K e del flusso q. Se nell'area investigata q costante, i grafici di G e
di K devono essere speculari (Fig. 30); se q varia con la profondit, se
ne rilever dal suo grafico l'effettivo andamento.
La non costanza di q pu essere provocata da un fatto interno da
considerarsi come un disturbo; o pu essere un fatto normale o, infine,
pu derivare da fattori interni spaziali e/o temporali che costituiscono
proprio l'oggetto delle misure.
)1
3.1 - Perturbazione del flusso per rifrazione.
superficie di separazione, vale la legge della rifrazione in un mezzo in-
finito, analoga .a quella del campo elettrico:
Se un. pozzo attraversa I'interfaccia facendo un angolo t) con. la
normale n (Fig. 31), noi misuriamo nei due mezzi due diverse compo-
Non sempre. la. superficie di contatto fra due strati aventi differen
ti conducibilit, K
l
e K
2
, orizzontale e quindi parallela alle
me. E' noto che, se indichiamo con q1 e C!2 i vettori flusso di calore
nei due mezzi e con al e a2 i rispettivi angoli con la normale n alla
.x.,
K
2

tga
2
(62)
- 64 -
- 65 -
'.I::.

T: :-,:'. ::: .
T3 -' - - - -
T
o p T
O
':.L
1 .
T
n
--
Il. _ . 11
"'.
Fig. 31 - Effetto 'della rifrazione lungo una superficie piana
Poich la Terra si pu considerare un solido semi-infinito con tem
peratura superficiale costante, le isoterme risultano orizzontali a distan-
za dalla superficie di e si incurvano nelle sue vicinanze
per soddisfare alla In conclusione, l:mgo un pozzo verticale si os-
serverebbero in successione i seguenti valori: q, q1,e e G2,e .
In generale, disturbi possono provenire anche da corpi inglobati; i11
fatti, un corpo avente 'conducibilit K
c
' immerso in un mezzo
a conducibilit K, produce una distorsione delle isoterme che si restrin-
gono o si allargano nel corpo a seconda che sia K
c
minore o maggio-
re 'di K. A questo fenomeno si possono riferire due casi di un certo iIi
teresse: una fossa di sedimentazione ed un duomo del basamento (Fig.
32).
neriti del flusso q1,e e Q2,e. tali che
., .
,,::- <. l t; : t
3.2 - Flusso normale. Campo regionale.
Fig. 32 - Effetto dell'anisotropia in caso di corpi limitati.
i
!
__o ._ -,---l
Misure di flusso di calore eseguite iii "molte regioni (purtroppo non \
tutte) della Terra, hanno accertato che.il suo valore
le aree- vulcaniche attive, 1.47 0.1 J!ca1Jcih
2s'ec,ienza:'
diffei-enzi
1
si-
gnificativa tra continenti ed oceani. Al contrario, iI" diverso nel
le diverse principali regioni tettoniche (Tab. i) td"l'altro,
una chiara dipendenza dall'et della. provincia'lorogenica 33);
Nelhpotesi che il flusso sia stazionario. e che i corpi si possano
similare a corpi geometrici semplici (sfera, ellissoide; cilindro e Ioro me-
t) possibile calcolarne gli effetti, almeno in prima approssimazione,
con una metodologia simile a quella che studia la deformazione
campo elettrico in casi analoghi. . -
. . :: ti ..
(63)
q2 cos (e -(2)
ql . cos (e -al)
=
q2 e
q1,e
.[
66 -
- 67 -
Tabella 2 - Flusso di calore nelle diverse province tettoniche
Regione tettonica
Scudi Precambriani
Aree non orogeniche post-Precarnbriane
Aree orogeniche Paleozoiche
Aree orogeniche Mesozoico-Cenozoiche
Bacini oceanici
Creste oceaniche
Fosse .oceaniche
Bacini marginali
ca 2-3 p.cal/cm
2
sec.
In altre aree presente il Vulcanismo attivo o recente, che fa au-
mentare localmente in maniera notevole il flusso di calore fino a 15
p.callcm
2
sec.
In generale, quasi tutte le province tettoniche della Terra sono in
evoluzione termica (v. Appendice 1) per cui il valore di 1.47 jJ.cal/cm
2sec
rappresenta il valore medio ma non di. equilibrio.
Se una provincia tettonica ha raggiunto l'equilibrio termico (come
avviene per le aree pi antiche), i valori di q prossimi alla super-
ficie, se osservati in pozzi perforati in uno strato omogeneo . di: rocce
non variano con la profondit; se osservati in rocce che
producono calore, sono variabili.
Infatti, 1'equazione del calore in una dimensione in regime stazio-
narro si riduce a
(66)
(65)
(64) o
= qo = cost
dT
dz
K
d
2T
d
z
2
V:.
il cui integrale T = z + T
o
K
dove To e' qo sono la temperatura ed il flusso alla superficie.
La (64) comporta
CM = Cenozoico
M =Mesozoico
N = Ercinico
C =Caledoniano
PcP =Precambriano (piattaforme)
PcS =Precambriano (scudi)
q(jJ. cal/cmf sec) d. s.
0.98 0.24
1.49 0.41
1.43 0.40
1.76 0.58
1.27 0.53
1.90 1.48
1.16 0.70
1.80 0.93
PcS
CM
lO
1.5
u
1i\
<'lE

::t 0.5
Fig. 33 - Variazione del flusso geotermico in funzione dell'et (da Polyak
e Smirnov)
500
1000 1500
x 10
6
anni
2000
cio un flusso costante in tutto lo strato sedimentario.
Se le misure sono eseguite in rocce radioattive,' ed indichiamo con
A il calore prodotto dall'unit di volume nell'unit di tempo.xvale la
equazione
In alcune di queste province il valore di q pu essere superiore al
la media per l'elevato tenore radioattivo delle rocce granitoidi della cro-
sta, o per un fenomeno di assottigliamento litosferico, arrivando a cir-
d
2T
dz?
A
K
(67)
- 68 -
69 -
Essendo stato accertato che in queste. aree il flusso funzione del
la produttivit delle rocce superficiali A
o
secondo la relazione
q = qm + D A
o
(68)
non stazionari, vengono presi come valori del Flusso regionale principa-
le delle diverse province: ~ l r c g
.:v
A(z) = A
o
e-
z/ D.
Quindi la (67) del tipo
y" + a e-bz = O
che ha come integrale generale
y = Cl + C
2
z + C
3
a e-bz
dove qm il calore di 'origine non radioattiva e che proviene dal Man-
telloe D lo strato utile di rocce radioattive, ne deriva che la varia-
zione di A con la profondit espressa da
3.3 - Anomalie del flusso geotermico e loro separazione.
I risultati di una prospezione geotermica vengono presentati in u-
na mappa delle curve di isoflusso in p cal/crrr' sec o in mWm-
2(lpcall
/cmvsec uguale a 41.8mWm-
2
) delimitanti aree con valori alti o bas
si (Fig. 34).
Per anomalia del flusso geotermico si intende la differenza tra il
flusso corretto e il flusso regionale. Poich all'anomalia contribuiscono
:',cpmponenti di diversa origine e localizzazione, opportuno procedere
alla loro separazione.
Questa pu essere fatta mediante gli stessi procedimenti usati In
Gravimetria: lisciamento grafico delle curve o metodi analitici.
La Fig. 34 a, b mostra i risultati ottenuti applicando il metodo
~ :
"Punto' centrale ed un cerchio" alla mappa della Fig. 34.
(69)
D
2
T = qm Z + -- A (l - e-
z/ D
)
K K o
Tenendo conto delle condizioni ai limiti si ottiene
e quindi
dT = ~ + ~ o e-z/D
dz K K
(70)
cio un flusso esponenziale decrescente in tutto lo strato.
E' importante sottolineare che in uno Scudo in equilibrio termi-
co il flusso dell'ordine di 1 pcal/cm
2
sec ed il gradiente di circa
15C/km; inoltre qm mediamente 0.6 pcallcm
2sec.
Come gi detto, molte province tettoniche sono lontane dall'equi-
librio termico per cui i loro gradienti si scostano dalle relazioni (66) e
(70), che per restano come riferimento.
In definitiva, i valori della Tab. 2, e della Appendice I, anche se
';
Fig. 34 - Esempio di mappa di Flusso di calore (in mWm- 2)
l
':
i
-.i
Residue ~
(mWm-
2
)
b)
a)
Campo
Itgl'bnaIc(mWm-
2
)
~
A,\\
- 71 -
uD
,
~ : \ ;
Fig. 34 a) e b) - Risultati' dell'elaborazione della mappa di Fig: 34
~ - ........
.......
<,
''\
\
I
, I
t' l'
'r .,
( I -,
- 70 -
~ ; f
l,
I,
=J'
f
!
I
f
[
!
r
I
I
!
!
l
\
[
[
:.
, . Capitolo 4
-,
DELLE ANOMALIE DEL FLUSSO
; \.
'I ....
La fase quella in cui concorrono tutte le in-
formazioni di geologico, vulcanologico, idrogeologico e geofisi
co raccolte nell'area. in cui si svolge ,la prospezione. Pertanto si pu sup-
porre (a) che sia chiaro l'obiettivo 'della ricerca, cio se -si tratta di
fluidi ad alta o bassa' En!alpia, o rocce calde secche; (b) che sia nota
la struttura geologica del sotto.su.olo.
Il compito della interpretazione geotermica quello di prevedere
le temperature' al tetto della falda acquifera che rappresenta il serbato-
io geotermico; .nel caso dirocce secche, prevedere a quale profondit
le temperature. assumono walori di interesse geotermico.
4.1 - Caso delle rocce secche - Anomalie di corpi intrusioi.
73 -
Lo studio degli effetti termici delle intrusioni pu essere schema-
tizzato nel modo seguente: in un certo istante, una massa magmatica
a temperatura' nota e 'di forma nota in,t!usa istantaneamente nella ro
eia madre a temperatura nota. Assumendo che. 1<1 diffusivit sia uguale
nei due tipi di roccia, il problema si riduce a' quello della conduzione
del calore in un mezzo semi-infinito.
Questa idealizzazione trascura alcune importanti complicazioni, che
verranno discusse in seguito.
Due metodi vengono generalmente usati per l'integrazione dell'equa
zione di Fourier per forme semplici: la soluzione di Laplace e il meto-
do delle sorgenti; per forme complicate si preferiscono i metodi nume-
rici.
''!;
Il pi usato' il metodo della soluzione di Laplace, che risolve
problemi in termini di temperatura.
7,':'.>
4.1.1 - 'Metodo della soluzione di Laplace. -
4.1.1.1 - Dicco - Strato infinito.
Lo sfrutramento delle rocce calde e secche richiede una tempera-
tura di almeno 200
0
C a 3 km di profondit; cui corrisponde un gra-
diente medio di circa 10C/km; in corrispondenza, il flusso medio su-
perficiale di, almeno 3' sec. Generalmente si tratta di aree
vulcaniche, per cui esiste 'un contributo ga al flusso .superficiale, dovu-
to aIia presenza di .una massa magrnatica intrusiva, cio
Supponiamo che una piastra infinita di dimensione 2a, inizialmen-
te a temperatura Ti, si piazzi in un mezzo infinito inizialmente a tem-
peratura costante Td (Fig. 35). Poich le isoterme sono allo
strato, vale l'equazione del calore in una dimensione. Se assumiamo il
piano centrale dello strato come piano z =O, il problema diventa quel-
lo di uno strato -a < z < a inizialmente a temperatura To = Ti - Td
in un mezzo a temperatura zro.. Si tratta quindi di integrare I'equazio
'- q + q
q - reg a
(71)
ne
fU .. .. i
l .
In questo caso richiesta solo l'estrapolazione delle temperature
superficiali in profondit; questa si pu ottenere calcolando separata-
mente le temperature profonde dovute al gradiente regionale e quelle
dovute all'.intrusione, e sommando. i risultati.
a
2
T 1. ar

con le condizioni ai limiti
(72)
- 74 - - 75 -
dalla qualevponendo
z'-z
si ha
2ykt
= {3
a-z
T
o
fVkt 2
T =--=-
e- {3 d{3
y1f
a+z
---
2ykt
da cui.
'r, [rf a z a + z ]
(75) T = -'- e + erf
2 ykt 2 2ykt
Assumendo la superficie terrestre come piano z=O, il dicco infini-
to sar ovviamente orizzontale e limitato dai piani' z = a e z =b, men-
tre la sua immagine si trover tra z = - a e z = - b. Pertanto la (75)
Fig. 36 - Campo termico di un dicco
zia

In Fig. 36 sono riportati alcuni valori numerici di J
o
per diver-
SI valori del parametro kt/a? in funzione di zia. Preso k = 0.01 cm
2/sec
e fissato a, essa rappresenta la distribuzione di temperatura, riferita a
quella iniziale del dicco, in funzione della distanza, riferita al suo se-
mi-spessore. Si vede, per esempio, che prendendo a = 1 km e V = 1000C,
e usando i valori della Tab. 3, la temperatura dopo 32.000 anni (cur-
va '1) va da circa 500C all'interno a circa 100C a 2 km all'esterno
del corpo; ma dopo circa 160.000 anni (curva 5) la temperatura si sco-
sta poco dai 200 C su tutta la distanza considerata. Generalmente si as-
sumono 250-300.000 anni come tempo necessario perch si raggiunga
il regime stazionario.
In realt, il dicco si pu trovare ad una certa profondit sotto la
superficie del suolo, cio in un solido semi-infinito. Teniamo conto di
questo col metodo delle immagini, cio ipotizzando la presenza nel se-
mispazio negativo di uno strato simmetrico, alla temperatura -To.
(74)
z=-a
7 / / I /
/ /
-j--r-f--r-
/ / / /
/
z= + a
z
T
d
7
/ /:' Ti/ /
-
/ /./ / /
/ / I / /
Fig. 35 - Sistema di riferimento di un dicco-strato
T(z) = O per -oo<z<-a
== To
- a a
=0 a <z<
0.0
Usando la (51) si ottiene
fe-
(z - z')2
T=
T
o 4kt
dz'
2y1fkt
- 76
- 77 -
con questo nuovo sistema di riferimento diventa
T
o
[
z-a z-b
l
T = 2" erf
-erf
2yk'i-
2ykt
...J
dove F(z,a,b) = erf
z- a
- erf
z-b
blema
2ykt 2y kt
kt
= O
a
2
.01
.1
1.0
5.
Tab. 3
k := 0.01 crrr /sec ; a
..v

t = O sec
10
10
- 10
1 1
10
12
5 X 10
12
1 km
O anni
320
3.200
, '
32.000
160.000
T
o
- F (z.a.b) (76)
2
la soluzione del pro-
":
TiTo
05 . 1
o
z=O
'l7'ro
0.5
---------r
(7'9) dx'dz'
1 1
00100
T = 41l'iu- -00 -00 f(x', z') e
Fig. 37 ,---, Campo termico di un dicco in un mezzo infinito e semi-infinito
4.1.1.2 - Condotto. Cilindro orizzontale infinito.
Un condotto si pu, rappresentare mediante un cilindro orizzonta-
le infinito, ovviamente parallelo al piano z = O, con sezione ' rettangola-
re a < z < b, c < x < d; la sua immagine avr sezione' - a <:
c < x < d.
La soluzione (51), generalizzata a due dimensioni, diventa:
(x-x,)2 + (z-z,)2
4kt
(77)
b
2
4kt l. (78)
[
a2
e- 4kt-
-e
T
o
y1l'kt
( ar

T :0 [F(z.a,b) + F(z,-a. -b)]
La Fig. 37 mostra come in un solido semi-infinito il raffredda-
mento sia pi rapido che non in Fig. 36.
Un dicco orizzontale, se infinito, innalza uniformemente il flusso
di calore regionale; il gradiente termico da esso generato alla superfi-
cie (z =O) dato da (Appendice II.1):
-;
78 -
- 79 -
Pertanto, procedendo come per il semplice strato, la soluzione in
un mezzo infinito data da:
T = :0 [F(Z,a,b)' F(x.c.d) + F (z, -a, -b) F (x.c.d)J
ed in un solido semi-infinito
T
o
[ " ].
T = -4- F(z,a,b) F(x,c,d)
(82)
-:
[F(Z,a,b) F(x,c,dl
T
o
8
T=
Il campo termico risulta ulteriormente ridotto.
Se nella (82) si pone b =00 (e quindi anche -b =-00), si ottiene
un dicco verticale.
Pertanto, procedendo analogamente, si trova che la soluzione in un
mezzo infinito data da
e per un solido semi-infinito
T = :0 [F(Z,a,bl + F(z, -a, -bl] Ftx.c.d)> F(y,h,l)
dx'
J
d - (x-x,)2
dz' e 4kt
c
(Z-Z,)2
4kt
T = T
o
l
b
-
41Tkt ':e
a,
e quindi
cio
(80)
4.1.1.4'- Laccolito, sfera.
L'equazione di Fourier (1) in coordinate polari, e nell'ipotesi che
le temperature abbiano simmetria sferica, diventa
T = :0 [F(Z,a,b) + F(z,-a, -b)] F(x,c,d)
Quindi la soluzione (77) ridotta del fattore E(x.c.d).
Per ilca1colo del gradiente superficiale, per ogni funzione F vale
una relazione del tipo della (78).
ar a
2
T 2 ar
- = k (-- + - --)
at ar
2
r ar
(83)
Ponendo inoltre T = u/r si ottiene
Se consideriamo una sfera di raggio a con temperatura To che al
tempo t = O viene posta in un mezzo infinito alla temperatura zero,
dobbiamo integrare la (84) per r > O e con le condizioni ai limiti
au a
2
u
-=k--
at ar
2
4.1.1.3 - Batolito, parallelepipedo rettangolo.
Un batolito si pu rappresentare mediante un parallelepipedo ret-
tangolo a < z < b, c < x < d, h < Y < l; la sua immagine sar
-a < z < -b, c < x < cl, h < Y < l .
La soluzione (51) generalizzata a tre dimensioni, diventa:
f
oo foofoo (x-x')2+(y_y')-2+(z_z')2
T= 1 _,_ f(x',y',z')e- 4kt dx'dy'dz'
-00 -00 -00 (81)
u = T
o
r
u = O
u = O
per t = O
t = O
O<r<a
r > a
r = O
(84)
80 - - 81 -
; r .
ed integrando si ottiene
[
- (r-a)2 (r+a)2 ]
1 r + a r-a 2y'kt - -
T = - Toerf - erf --=- - ---==- (e -e )
2 2y' kt 2y'kt ry'1T
J}

4T"
Per una sfera in un mezzo semi-infinito, si pu porre la (85) sot-
to la forma simbolica
T=T
o

L'effetto complessivo del corpo e della immagine dato da:
T = To - S (86)
dove = r/a, 7= kt/a".
1
= - erf - erf--=
2, 2y'7 '2y'7
____ [
2 ---
-- j-!- e 47 -e
1T
dr'
rr'
2kt ) dr'
(r + r,)2
4kt
rr'
- e
essendo r la distanza di un punto dal centro della sfera.
Il problema analogo a quello di un solido semi-infinito, e la so-
Iuzione, analoga alla (52-), in questo caso
T fa -
T = o O r; (e 4kt - e
-r
2/4kt
fa r'2
Toe -
r' e
2r y' rrkt
O
(85)
In. Fig. 38. sono riportati alcuni valori numerici di TITo per diver-
SI valori di :i ;il confronto con le curve di Fig. 36 mostra come u-
na sfera, a causa della sua limitatezza, si raffreddi pi rapidamente di
uno strato infinito.
dove '= rl la, essendo rl la distanza del punto dal centro dell'immagi-
ne.

4.1.2 - Metodo' delle sorgenti.
4.1.2.1 - Regime variabile.
TITo l' " I I
1-"""':" lO \1
o J 2 3
r/a
Fig. 38 - Campo termico di una sfera

8(1T kt)3/2
e
,'-z')Z re-
Y2
dy' (87)
- 82 -
83 - .
To, non lo altrettanto farle su quello di Q, per cui le formule
del tipo della (89) possono essere usate piuttosto per calcolare il rap-
'porto T/Q.

Q
,.(X-:-x')2 + (z-z')2
[ Y-Yl y-y, ]
T= ..4kt
e
erf 2 V
kt
- erf 2V kt 81f kt

d
. l' . - . y'-Y p..
a CUI, con a sostrtuzione _/ = 1J SI ottiene
2
v
kt
e, ponendo anche in questo _caso
(90)
(91)
(92)
',"' ....' ....
X
2
+ (Z_d)2
.n----
x
2
+ (z +
1
ln---,-
r

2
T
2
T
+-'-+--=0
y
2
z
2
Qc
21fK

2
T
x
2
T=
Qc 1
T.= 4.1f K -
'I
Il metodo delle sorgenti si presta particolarmente per lo studio di
problemi in regime stazionario.
L'equazione di Fourier in regime stazionario assume la forma
4.1.2.2 - Regime stazionario.
Essa soddisfatta da Qc/41f r K, dove Qc rappresenta il calore e-
messo nell'unit di tempo da una sorgente puntiforme costante, ed r
la di un punto generico dalla sorgente.
Analogamente, il campo termico prodotto in un punto da una
.. .
sorgente lineare costante che emette Qc per unit di tempo e unit di
lunghezza dato da
dove r' _ la distanza del punto dalla linea.
Integrando la (91) si possono ottenere le soluzioni per solidi fini-
ti o infiniti.
Nel caso di un dicco verticale semi-infinito avente il tetto paral-
lelo alla superficie terrestre, alla profondit d, partiamo da una sorgen-
te lineare in un mezzo semi-infinito parallelo alla superficie e posta al-
la profondit d (Fig. 39). La temperatura in un punto (x.z) data da:
(X-X,)2 + (z+ z')2 ]
4kt F(Y,Yl,y2)
(88)
(x - x')2 + (z-z,)2
4kt F(Y,YbY2)
e
Q
f
Y-YI 'Y-Y
er -erf 2 - F'(
2y'kt 2v kt - y, YI, Y2)
81f kt
si ha T
Trovandosi la sorgente in un mezzo semi-infinito, bisogna tener con-
to della sua immagine; pertanto si ha:
Q [_ --=....( x_-_x_'..:..)....,.2_+....:.(z_-_z_'):.-2
T=--- e 4kt - e
"8-1f kt .
Integrando la (88) tra limiti finiti o infiniti lungo gli assi x e z, si
ottengono gli effetti di corpi solidi limitati o illimitati (e della loro im-
magine).
Per esempio, per il parallelepipedo rettangolo che si estende tra Xl
e X2; Yl e Y2 e zl e Z2 si trova
F(X,Xl1
X2)
F(Y,Yl,Y2) fF(z,Zl,Z2) + F(Z,-Zl,-Z2)] (89)
8 L
che analoga alla (82).
Ovviamente, anche .in questo caso per i gradienti superficiali valgo-
no relazioni del tipo della (78).
Rispetto al metodo della soluzione di Laplace, questo metodo ha
lo svantaggio che, mentre abbastanza facile fare ipotesi sul valore di'
l i
I
- 84 -
- 85 -
Fig. 39 - Sistema di riferimento di un dicco verticale
e integrando ancora rispetto ad x per -L/2 < x < L/2 si ottiene il gra-
diente superficiale dovuto al dicco
Per ottenere il gradiente alla superficie, prodotto da un dicco ver-
ticale infinitamente sottile, basta prima fare la derivata della (92) ri-
spetto a z, integrare per d < z < 00 e porre z = O; si ottiene
(96)
(97)
: :o ...... :
R + 5 + ... / (R +5)2 + 1
ITI
- 5 + V(R - 5)2 + 1
1 ar

k t

2
T
z
2

z \=0 = C 1 T
Consideriamo l'equazione
dove R =x/d ed 5 = L/2d e C una costante.
4.1.3 - Metodi alle differenze finite.
4.1.3.1 - Regime variabile: esempio.
o'!
I metodi alle differenze finite consistono nel discretizzare l'equa-
zione differenziale del calore sostituendo alle derivate i corrispondenti
rapporti incrementali e trasformandola cosi in una equazione o un si-
stema di equazioni algebriche. Risolvendo queste, tenendo conto delle
pondizioni iniziali .e al contorno, si ottiene una soluzione approssimata
del 'problema considerato; Il vantaggio del metodo consiste nel fatto
che' esso, in principio, si pu applicare allo studio del campo termico
prodotto da corpi aventi forma qualsiasi.
Le maniere di fare queste operazioni sono diverse, ma tutte com-
portano iln gran numero di calcoli che oggi possibile eseguire facil-
mente con l'aiuto di un calcolatore.
Per rendere agevole la comprensione di questi metodi, consideria-
mo l'equazione di Fourier in due variabili, in regime transitorio e in
regime stazionario.
definita in una regione R del piano (z.t), . " ,
I I -". \ t; ; : 1 1 ...
Sovrapponiamo ad R un' reticolo ideale mediante linee parallele a-
gli assi z e t con spaziatura (regolare) 'i 'cui
(94)
(95)
dx' dz'
x
1/d
(1 + x
2
/d
2
) 1/ 2
o
(T ,
z )z=o = C
, L/2l
oo
[ ."
Qc (x - X')2 + (z - z'J,
T=-- In
, ,4 7T K 1 (x-x'? +(z-z')Z ]
-L/2 d ,

Integrando rispetto a z per d <z < 00, cio
," '1
00
[ 2 j
.";' ,Qc " x + (Z-Z')2
T =' ,,::' .," In dz' (93)
47T.K, x
2
+ (Z-Z')2
: { d '
si ottiene 1'effetto di un dicco verticale infinitamente sottile, e inte-
grando ancora rispetto 'ad ,*.,' per - L/2 <x' < L/2 si ottiene la tem-
peratura prodotta da un dic'co, di spessore
(I
l
i I
- 86 - - 87 -
!".J::.
di intersezione si' nodi (Fig. 40).
tano o diminuiscono di 1 e la T varia di quantit finite. Allora l'equa
zione (97) diventa
Questa equazione lineare permette di ricavare la temperatura Ti,j+l
al tempo j+ note le temperature Ti-l,j' T
i+
l,j al tempo j. Ognuna
di queste equazioni va risolta singolarmente in ordine successivo, par-
tendo dai valori noti della temperatura ad un certo tempo (che una-
condizione ai limiti).
Supponiamo di considerare il caso di una piastra infinita O z
con le seguenti condizioni ai limiti
(99)
Ti,j +1 - Ti,j
h
2
1 1
--2 (Ti+l J' - 2 T + T 1') =-
hl ' l,J 1- ,J k
z
R
l,
-,
'\
.
, i, j+l
c,
:
, '-l . i
j i 1,-
,.'
o
t
\
I
Consideriamo la funzione 'I'(z), sviluppando in serie di Taylor si
Riferendoci alla regione R coperta dal reticolo, i.ndichiamo . con
Ti,j il valore di T(z.t) nel generico punto PLj; nel .passa!e .da un nodo
al successivo o al precedente, distante. h1 o h
2
, gli 'indici i o j aumen
V:'" .
In 'questo caso, in tutti i nodi sugli assi si ha T = O; nei nodi su
z = H si ha T = V (Fig. 41).
Fig. 41 - Reticolo per il problema
di una piastra superficia-
le.
z = H
z = O
Applicando la (99) a partire
dai valori sull'asse z e proseguendo
riga per riga, si ottiene la distribuzio-
ne di temperatura per qualsiasi tem-
po t.
Il metodo si pu ovviamente e-
stendere a casi a pi dimensioni. . La
Fig. 42 a e b mostra un esempio
applicazione al caso di un corpo di
forma complessa.
T = O per O z H
T=V
T=O
z H
per t = O
t>O

O ! ! ! !v
O V
O V
O V
O
"
O o O O O
O
t
.
(98)
Fig. 40 -Reticolo di 'calcolo su un campo R
Considerando la funzione T(t), si pu usare )'esp!ssione:.
T'(t) = T(t + - T(t)

ha:
{
T(z + h) = T(z) + h T'(z) + :h
2
T" (. z) +
, T(z -h) = T(z) - h T'(z) + -h
2
T "(z) +
. 2
. ".1'1., . , .
da cui T(z +h) + T(z - h) = 2 T(z) + h
2
T"(z) +
cio T"(z) = :2 [T(Z + h) - 2 T(z) + T(z - hl
i I
- 88 -
- 89 -
definita in una regione R del piano (x,z),
Sovrapponiamo ad R un reticolo quadrato di spaziatura h.
Ripetendo per la variabile x quanto fatto prima per la z si ha:
4.1.3.2 - Regime stazionaria.
a
2
T 1
ax
2
= -h
2
(Ti + 1]' - 2 T-. + T- .)
, 1,J 1-1,J
(100)
::.
+ a
2
T

a
2
T
ax
2
1
h2 (T
i
,j +l' - 2 Ti,j + T
i,j-l)
a
2
T

Consideriamo l'equazione
,
:!" ;,;
o
. :J:.:.
.1
Fig. 42 a - Temperatura dopo 100.000 anni di raffreddamento (V = 1000
0
C) , di
un corpo a sezione irregolare (da Mundry).
e la; '(lO) diventa
Scrivendo una simile relazione per ogni punto. della griglia e tenen-
do conto cille condizioni al contorno, si ottiene un sistema di equa-
zioni da risolvere simultaneamente. In questo caso necessario cono-
scere i valori di T in tutti i nodi del contorno di R (che deve essere
chiuso).
La soluzione' del sistema (l01) viene cercata con una tecnica ire-
'. \ t
rativa, Rilassamento; con l'aiuto del calcolatore. Essa consiste
nel dare dei valori arbitrari alle incognite e calcolare J'err0.re (o, il re-
siduo), cio il valore numerico, delIato sinistro della (101); in-
crementando i. 'valori arbitrari si riducono
i residui. . . '; .' o'.
o , i :'. ,
Vari esempi di applicazione di questo metodo sarann?da.ti nel se-
O'
'{<1 .: + T 1 . + T-. 1 + T . 1 - 4 T- . ,= O
l T,J 1- ,J l,] + 1,J-' 1,J .
.,(101)
Fig. 42 b - Temperatura dopo 1 Ma di raffreddamento, (da Mundry)
guto.
fHn il> v;
li
\ '
- 90
..:'.
- 91 -
-:-.1;\
{ d
2
u
d,2 =0
u=T
-
(102)
1-
per z = O
..... U =,T
2
Z = h
corpo magmatico. Nel caso un dicco orizzontale, si pu studiare la
distribuzione di temperatura all'esterno, cio fra la sua superficie supe-
riore e la superficie del suolo, rappresentando il, fenomeno convettivo
mediante un livellamento delle temperature in tutto il magma. Si trat-
ta quindi di studiare il caso di uno strato infinito O< z < h con tern
peratura iniziale f(z), con la superficie z = O mantenuta alla temperatu
ra T
1
e z = h mantenuta a T
2per
il tempo t > O.
In questo caso abbiamo l'equazione
per t = O .
l .. ""1,, 1;1 :',;
ed u e v soddisfino alle seguenti condizioni
(103)
_ z = h
O<z<h
,. )
z = O p
. \! t : \ "l J : \ t.-". .' {

DZ
2
T=u+v
DT
Dt
J
,DV 9
2V

, Dt DZ
2
V = O per
t v = f(z)-u
T = T
1
per z = O
= T
2
Z = h
= f(z) t = O

Per risolvere questo problema, poniamo
con le condizioni ai limiti
4.1.4 - Influenza altri fenomeni connessi. *
Questo metodoxii i.?terpretazione trascura alcuni aspetti importan-
ti come: le variazioni" delle, propriet termiche delle rocce; il calore la-
tente e il range di il meccansmo di intrusione e il pre-
riscaldamento del magma; il. metamorfismo delle rocce di contatto; il
\
trasporto di calore ad opera-dei fluidi prodotti dal rnagma, le corren-
ti convettive nel magma.
Alcuni di questi si possono trattare matematicamente, sia pure .con
una certa approssimazione, Per quanto riguarda il calore latente, in tut-
te le formule si pu sostituire a T
o
. la quantit To + LIc dove L il
calore latente del magma e c il suo calore specifico.
Per quanto si riferisce al meccanismo di intrusione, il caso di due
(o pi) intrusioni contemporanee (a profondit diverse), o successive (al
la stessa profondit o a profondit diverse) si pu ottenere consideran-
do la somma di effetti separati. Per esempio, nel caso di dicchi oriz-
zontali, basta considerare la somma di espressioni del tipo della (77)
facendo variare i valori di a e b e l'origine dei tempi.
Gli altri aspetti sono molto complicati da trattare sia per le diffi-
colt matematiche che' sorgono, sia per l'insufficienza delle informazio-
ni vulcanologiche necessarie per definire le condizioni ai limiti. Tuttavia,
qualche utile semplificazione comunque possibile, come quella riguar-
dante i moti convettivi.
La possibilit che insorgano tali moti nel magma importante nel
processo di raffreddamento, che ne viene ovviamente accelerato. Si ri-
tiene che la convezione . awenga pi facilmente in corpi di grandi di-
mensioni. Schematicamente, si possono distinguere due fasi temporali
nel processo di raffreddamento: la prima, in regime convettivo all'inter-
no del e conduttivo all'esterno; la seconda, quando il magma
solidificato, in regime conduttivo ovunque. ,
Un modo, ovviamente semplificato, di studiare gli effetti della pri-
ma fase quello di considerare solo che accade all'esterno 'del
1
- 92 -
.,\
- 93
h { " l ./-
2 z' n 1Tz'
"n = h L f(z') - [TI + (T2 - TI) h J} sen -h- dz'.
La Fig. 4:3 a e b mostra qualitativamente .1' effetto della fase di COI!
vezione interna al magma e quello di totale conduzione.
R
!a .. Wrr----,!i_
.1 '
. 1
Fig. 44 - Schema di circolazione' idrica";:
lore molto elevato, per cui deve esserci una massa magmatica profon
da. La sede dei fluidi una' falda acquifera (artesiana, nel nostro caso)
che si trova tra l'intrusione e la superficie del suolo e che avr una zo-
na. di ricarica ed una zona di scarica non sempre evidente j in molti ca-
si, l'acquifero alimentato anche dal basso 'da fluidi caldi che risalgo-
no dal magma attraverso faglie profonde (Fig. 44).
L'acqua si muove in questo sistema ed il suo moto regolato dal-
la pressione idraulica; il tutto pi o meno fortemente riscaldato sia
dal flusso di calore regionale, sia e soprattutto dal calore emesso dalla
intrusione, per cui molto probabile che in alcune parti della falda si
verifichino sia cambiamenti di stato che moti convettivi.
Se le dimensioni della superficie della falda sono molto grandi al
confronto della superficie superiore dell'intrusione magmatica, si pu di-
re 'che tutto il calore emesso da, questa viene catturato e trasmesso ver-
so l'alto. dalla falda; essa agisce come una sorgente secondaria, rispetto
al magma che la sorgente primaria. Pertanto, la temperatura nella co-
pertura' del sistema fluido regolata soltanto dalla'. tempe-
ratura della superficie superiore del sistema; per l'interpretazione geoter-
mica, .noi dobbiamo dedurre questa, partendo da misure superficiali.
La temperatura della superficie superiore della falda regionale varia
(104)
(105)
a
z
- kn
2
1T
2/h2
e
h
n1Tz
00
u = T l' + (T2 - T1) z/h
.. ........
v = 1: a
n
seri ---
l
b) Conduzione
Fig. 43 - Effetto di un' dicco alla profondit a.
Fluidi ad alta Entalpia.
Se 'in una regione si' trovano fluidi ad alta Entalpia, il flusso di Cf!
per il sistema (103) si ha -v Appendice II.3)
(
Per il sistema (102.) si' ha
dove
4.2
I
.1
I
a
I \ lO
\
\
\
\
\
\
\
\
z'
\ \
I!
a) Convezione
- 94 - 95 -
(110)
I
.
nel tempo e nello- spazio in relazione ai fenomeni termodinamici che a
cadono nel suo interno .e .al raffreddamento della sorgente primaria.
E' stato mostrato 'che uno dicco infinito -orizzontale di 2 km di
spessore immerso in un, r{::zzo infinito, raggiunge lo stato stazionario in
'l'
circa 250-?00.000 anni; questo tempo, che gi si riduce in un mezzo
semi-infinito, viene ulteriormente ridotto dal fatto che la convezione al
l'interno della falda trasferisce il calore pi rapidamente della c0T!
duzione. Poich, inoltre, si pu-ragionevolmnte supporre che i moti
fluidi nelle falde regionali profonde siano stazionari, si pu in definiti-
va assumere che il regime conduttivo nello strato superficiale di coper-
tura sia stazionario, a meno di intrusioni molto .recenti.
per uno strato 0< z < d, O< Y < 00 con le condizioni ai limiti
T = f(y) per z = O y>O (107)
=0 z = d y>O (108)
=0 O<z<d y = O (109)
Per risolvere il problema partiamo dal fatto che, qualunque sia
l'espressione sen y.senh (d-z) soddisfa la (106) e le condizioni (108)
e (109). Pertanto, se F una funzione arbitraria (indipendente da
z e y) anche l'espressione
rsen y.senh (d-z) F d
4.2.1 - Campo termico generato dall'acquifero regionale.
Per un modello di carattere generale, assumiamo che l'acquifero
sia orizzontale e semi-infinito e la copertura uno strato piano, con la
superficie superiore e quella verticale (zona di ricarica) a temperatura
zero e la superficie inferiore a temperatura variabile (Fig. 45). Consi-
derando il problema in due dimensioni, si" tratta di integrare l'equazio-
ne di Fourier
le, soddisfa. Perch la (110) soddisfi la condizione (107) necessario
che sia (per z = O)
senh d. F = Joof(y') sen y'. dy'
1l' .
O
f(y) [sen y. senh d. F(

cio f(y) la" trasformata di Fourier di senh d. (v. Appendice
II. 3). '.
Facendo I'antitrasformata si ha:
(106)
a
2
T
+ -
a
y
2 = O
a
2
T
az
2
z
La soluzione del nostro problema quindi
[
00 )00
2 senh (d-z) .
. T = - sen y d d f(y.') sen y'. dy'
1l' senh ' .
IO o
Sotto la condizione che sia If(y) I <a .e
clyl
dove a e c sono co-
stanti positive, si pu invertire il segno di integrazione ed eseguire la
y
T=f(y)
1'=0
d
o
Il
t-<
O' r
Fig. 45 - Sistema di riferimento per una piastra semi-infinita
- 96 - - 97 -
T = f(y) per z = d
L'integrazione della (111) o (112). presenta delle difficolt quan-
do. f(y) ha una espressione complicata, come appunto probabile che
sia, per cui opportuno eseguirla con metodi approssimati. Una volta
fissata la profondit z,un'a operazione di best-fit tra i dati sperimen-.
tali ed un set di curve ottenute per diversi andamenti di f(y). pu ser-
vire a definire quest'ultima. Questa pu rappresentare una importante
informazione riguardo ai fenomeni termici regionali all'interno della fal-
dae al' disotto di essa.
'!",i'
prima integrazione', rispetto a Si ottiene
T = sen :1.:
f
\t ) 1
f
["(d-z) ] 1 [ 1T (y - y') ]
o, "r cos --- + cosh
t'. d d
i\ }
-.1T(d-Z)] "':',. . dy'. (111)
+ cosh --- c,
d " d, .
,"; - ' ..
In punti lontani dalla zona di ricarica, la falda si .pu assumere
come uno strato infinito O< z < d e - 00 < Y < 00, con le condizio-
ni .ii, limiti
. :.
Consideriamo il caso che il tetto del serbatoio sia una superficie
inclinata che parte dalla zona .di ricarica, la regione di interssl-rap-
presentata (Fig. 46) da un triangolo ABC. Assumiamo alla superficie '"
del suolo (AB) una temperatura costante; sulla.. inclinata...<AC)
una temperatura che cresce esponenzialmente fino alla, te,ll1pratura Tg;
'. : . .' 'l' ..... o.
sulla' verticale a grande .dlstanza dalla zona di. c?-
4.2.2.1 - Superficie inclinate.
In pratica, altre cause possono 'far variare la distribuzione del flus-
so di calore; in particolare, un ruolo importante riveste la tettonica del
mezzo acquifero, che si ripercuote sulla geometria del tetto della falda
principale. Si possono trovare, cio, tratti rialzati o sprofondati, gradini,
superficie inclinate che, in alcuni casi, possono favorire la, risalita di ac-
que:l?i o l'accumulo di vapore, costituendo cos i serbatoi di'
diversi campi geotermici.
Dal .punto di vista termico queste strutture generano delle anoma-
lie locali .che si sovrappongono all'anomalia regionale; esse vanno inter-
pretate dopb opportuno filtraggio.
Consideriamo ora' alcune strutture' geometriche particolari, per le
quali l'equazione di Fourier viene espressa sotto la forma (101);' inol-
tre per ogni struttura bisogna stabilire le condizioni ai limiti. Trattan-
do con metodi numerici, facciamo solo esempi numerici. .
4.2.2 - Campo termico di particolari serbatoi.
L'espressione (111) rappresenta il campo termico regionale e com-
prende il campo regionale principale, proprio della provincia tettonica.
Ovviamente, un campo geotermico sfruttabile si trova con maggiore .prQ.
babilit nel luogo dove la (111) raggiunge il valore massimo; questo, in
linea di principio, dovrebbe trovarsi sulla verticale della sorgente prima-
ria.
z> O
f(y')
L
7f(d-Z)] h [1T(Y"::Y) l
cos -- + cos
d d
=0
00
1 1TZ (
T=--sen--
,2d d J r
-00
La (111) diventa
!
/'
- 98 - - 99 -
4.2.2.2 - Gradino.

ioo"
50
200
150
su AC
Fig. 47 - Campo termico di un cuneo
50
c
200
100
250
150

. 224m

O 0.5 1.0 1.5- 2.0 2.5 km


. C/
104
m
:, l
70'
60
50
40
30
20
1 2 3 4 5 6 7 8 . 9 10 X
BOC
T=To+G.z;G= Ts-T
o
T = T, _ b H
T = T
o
AB
BC=H
AC
stante.
Si hanno cosi le condizioni ai limiti:
'su
B
c
T
o A
T
o
= 15C, T, = 250C; b = 235 ; c = 0.00121 .
Supponiamo che il tetto del serbatoio presenti un gradino e con-
sideriamo due 'casi distinti.
La Fig. 48 mostra i risultati ottenuti facendo variare c; il gradien-
te superficiale stato ottenuto come rapporto tra la differenza di tem-
peratura relativa al primo passo del reticolo (rispetto alla superficie) e
il passo stesso.
E' importante notare che in questo caso il punto di massima ano-
malia del gradiente non corrisponde mai a quello di massima tempera-
tura in profondit.
A. Temperatura costante sul gradino = T
s
Assumendo che la temperatura abbia gradiente costante a grande
distanza dal gradino, e indicando con H
s
e Hi le pro-
. Se -Ia geometria nota, facendo variare i pa-
rametri Ts, b e c si..ottengono diversi arida-
Fig. 46 - Schema geometrico menti per il gradiente' superficiale che vanno
di un cuneo. frontati Il d' l
con rontan con que o ottenuto me tante a
prospezione.
La Fig. 47 mostra i risultati ottenuti per il triangolo avente le di-
geometriche descritte in figura e .assumendo:
- 100 -
101 -
J.,
fondit della sezione superiore e inferiore del gradino (Fig. 49), le con-
dizioni ai limiti sono:
0:-. ,:.i:.
o < z < Hi
T -T
o
s z,
Hi
Tg - T
o
T = T
o
+ z, 0< z < Hg
H
s
T = T
o
T = T
s
T = T
o
+
T
o
B
& E ) T } ~
1 s IF
Tg
Tg
---'
D
AC
A
c
CDEF
su .. BF
su AB
, '. Fig. 49 - Schema geometrico di un gradino a temperatura costante
9:
B. Temperatura variabile sul gradino
Supponiamo che sia (Fig. 51)
La Fig. 50 mostra i risultati ottenuti per T
o
= 15C; T, = 220C
e le dimensioni descritte in figura. Come si vede, in questo caso il gra-
dino produce una' anomalia positiva, che sarebbe ancora pi accentua-
ta se sul tratto rialzato la temperatura fosse piy alta.:
10 9 8 7
3 Km
T ~
6
2
5 4 3
1
20
101
1 2
250
c
200
150
100
50
O
O
C/104m
z sul tratto verticale. T = T
ss
+
T = Tss sulla parte rialzata
T = Tsi sulla parte ribassata
Tsi - T
ss
Hi-H
s
Fig. 48 - Variazione del gradiente superficiale di un cuneo, al variare di T ~
- 102 -
- 103 -
C/lOO m
23
A T
o B
Fig. 51 - Schema geometrico di un gradino a temperatura variabile
l 'F
H
s
(
T
ss E
Tsi
H'
l
\
c
20
17
19
16
18
21
22
15
15 15C
Fig. 50 - Campo termico generato da un gradino a temperatura costante
o < z < Hi
n, < z < Hi
0< z < H
s
Le condizioni ai limiti sono
su AB T = T
o
r ~ :
T = T
o
+
Tsi - 'r,
AC Z
H
l
CD
T = Tsi
T
si
- T
ss
ED
T = T
ss
+ Z
Hi-Hs
EF T = T
ss
T
ss
- 'r,
BF
T = T
o
+ Z
H
s
La Fig. 52 mostra i risultati ottenuti. per r, = 15C; T
ss
= 1500C
e Tsi = 300C e la geometria mostrata in figura. In questo caso il gra-
dino produce una anomalia negativa, compatibilmente con il salto ter-
mico Tsi - Tss e con il salto geometrico Hi":"" Br"
x
----
50
~
150
----- 200'
220
200m
L
200m
14 11- - - - - - ....--
- 104 -
;,.
- 105
=-.J"
.-----
50
100
Questo caso la' naturale estensione del caso precedente ma, poi-
esso favorisce particolarmente l'accumulo di fluidi pi caldi, convie
ne ,ugualmente trattarlo. Anche in questo caso consideriamo due si-
distinte; assumiamo che la temperatura abbia gradiente costan- .
te a grande distanza dalla struttura, ed usiamo lo stesso simbolismo del
caso .precedente,
.
A. Temperatura costante sul doppio gradino = T
s
,
Le condizioni ai limiti sono (Fig. 53)
su AB T = T
o
'
CDEFGH T = 'r,
4.2.2.3 - Doppio gradino.
Questo un caso par:icolare, sia perch. generalmente . sui tratti
rialzati che si aspettano temperature, pi elevate, sia per il. salto di tern
peratura supposto. Solo nei casi a) di una sorgente magmatica molto vi
cina alla falda acquifera e posta proprio in corrispondenza del tratto
.ribassato, b) di correnti convettive nella' ,falda, con i lembi ascendenti
anche in questo caso proprio sotto il tratto ribassato ci si pu. aspetta-
re situazioni simili.( Fig. ,51).

..
."- <,
--------:----------------15C
21
16
20
17
18
19
C/l00 m
15

Fig. 52 - Campo termico generato, da un gradino a temperatura variabile
.300
L
_--------250
B'
H
0< z <.Hi
z
G
Ts-T
o
Hi
T
o
T = T
o
+
D
A
AC e BH
f
H
s
H E T
s
F
Bi
l
T
s T
s
T
s T
s
C
Fig. 53 - Schema geometrico di un gradino
150
200
200nJL .
' 200m- .
150 l'
[l'
II
- 106
- 107
La Fig. 54 mostra i risultati ottenuti assumendo To
Ts = 250?C e le dimensioni descritte in figura.
15C e
B. Temperatura variabile sul doppio gradino.
Supponiamo che sia (Fig. 55)
40
1
/OC/lOO m .
35J
B
H G
T
o
D
T = Tss sulla parte rialzata
T = Tsi sulle parti riabassate,
T = T
ss
+
Tsi - T
ss
z sui tratti verticali
Hi -H
s
A
-
!
H' E T
ss
~ s
F
I-li
l
Tsi
Tsi
C
Le condizioni ai limiti sono:
su AB
T = T
o
CD e GH
T = Tsi
EF
T = T
ss
ED e FG
T = Tss +
Tsi-T
ss
n, < z < Hi
z
Hi-H
s
AC e BH
T = T
o
+
Tss - T
o
O <z<Hi
z
H'
l
: ~ .
==-----50
--- ~ 1
4 250
0
1\ " 150
0
/r200 ""L I ~ 2
200m
-----------------:----------15C
25
20
30
15
250
,
250 Fig. 55
Schema geometrico di un doppio gradino a temperatura variabile
La Fig. 56 mostra i risultati ottenuti assumendo T
o
= 15C,
Tss = 150C e Tsi = 125C e le dimensioni desdritteinf'iguifi..<
Fig. 54 - Campo termico generato da un doppio gradino a temperatura costante.
- 108 -
l
1
!
- 109 -
:"J",
4.2.2.4 - Esempio: i campi geotermici Tosco-Laziali.
La Fig. 57 mostra la mappa del flusso geotermico (in mWm-
2
) in
Italia; in. essa si riconoscono varie province tettoniche che corrispondo-
no ad altrettante province di flusso di calore. .
Proseguendo da Nord abbiamo le seguenti province:
- la fascia orogenica delle Alpi, con flusso medio q = 80 mWm-
2
- la fascia' delle fosse di sedimentazione dalla Pianra Padana, alla
costa Adriatica, la Fossa Bradanica e la fossa della Sicilia, con flus
. so medio q = 40 mWm- 2
- la zona .di distensione Tosco-Laziale, con flusso medio maggiore
di 80 mWm-
2
- la zona vulcanica Campana con flusso maggiore di 80 TI:1Wm-
2
- la zona di piattaforma carbonatica Adriatica-Appula-Sicula, con
flusso medio di circa 60 mWm-
2
- la zona di distensione Tirrenica con flusso maggiore di 80rrWm-
2

In conclusione, abbiamo. considerato casi in cui nel rialzo tettoni-


co i fluidi sono alla stessa temperatura del tratto ribassato, e casi in
cui sono a temperatura diversa.
In generale, in corrispondenza del rialzo si osserva un aumento del
gradiente (e quindi del flusso di calore); solo nel caso che la tempera-
tura nel tratto ribassato sia molto pi alta di quella nel tratto rialzato,
si pu ottenere sul rialzo una diminuzione del gradiente. Ovviamente, la
possibilit di rilevare in superficie queste anomalie locali subordinata
alle dimensioni geometriche del serbatoio ed al salto termico che lo Cl!
ratterizza.
J 120
125
cv'
~ - :::
I 200 m 1 I \ 90"
~
400 m
15C
~ = = = = = = = = = = = = = = = = = =
2 5 ~
---
I
lO
15
20
C/100m
25
Fig. 56 - Campo termico gener3:t? da un doppio gradino a temperatura variabile
La Fig. 58 mostra la mappa dettagliata del flusso di calore osser-
vato sulla fascia pre-Appenninica Tosco-Laziale, che sede di impor-
tanti campi geotermici; questi quindi si trovano in una provincia tetto-
f ;
f '
I:
Ii
1
. [
.1
l !
,[
I\.
II
ITALIA
Mappa de' flusso calore
in mW.m-
2
'l,.,
- 110 -
Fig. 57 /"
l
I
l
I
f
j
1
1.
Fig. 58 -
- 111 -
Mappa dettagliata del flusso di calore (in mWm-2)
Appenninica Tosco-Laziale (da Haenel et al.),
nella fascia pre-
l '

- 112 -
- 113 -
- #
'.

f f
Sistema.
. di
fratture
1' , 1
f
Sorgente primaria
f r i
Flusso di calore della provincia geologica
Schema ideale del sistema di, riscaldamenm .regionale Teseo-
Laziale. J. ,.
R
nica con flusso regionale di 80 mWm-2 .:
La Fig. 59 una sezione idrogeologica schematica della stessa fa-
scia; come si vede, la sequenza carbonatica rappresenta la sede del-
l'acquifero regionale. che ha la zona di ricarica sui contrafforti dell'Ap-
pennino, e prosegue verso il mare.
La Fig. 60 rappresenta idealmente la modalit di riscaldamento de!
la falda regionale, ad opera di una supposta massa magmatica, posta a
grande profondit. Essa pu riscaldare sia per conduzione sia per appor
to di fluidi caldi attraverso fratture nel mezzo impermeabile, interposto
tra il magma e l'acquifero.
La superficie superiore della falda regionale presenta le forme tipi-
Copertura impermeabile

Strato
impermeabile
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Fig. 60
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- 115 -
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Fig. 63 - Schema del campo di' Torre-Alfina
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1eplorativi
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Fig. 62,':- Campo geotermico intorno ad una faglia del campo di 'Travale (da
. al.).
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900ID
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2.5 im

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113
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I eiplorativi
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Fig. 61 - Schema geotermico del campo di Travale (da Celati et al.)
Temperature in C.
D
50n. " v_
m ""'T ---r-
-lUUO
'.I:,
- 114 -
che della tettonica ;'dei carbonati; faglie, horst, graben e superficie in-
clinate. Alcune -di. ,queste. strutture rappresentano altrettanti campi geo-
termici; peresempi:o::." ...-
'il campo di Traoale (FigJf, "61) corrisponde ad una superficie inclinata
ed stato interpretato mediante il modello della Fig. 46; una impor-
tante faglia nel campo di :"J:ravale (Fig. ,62) stata interpretata rnedian
re ,il modello xlella Fig. 5O; '-
. il campo di- Torre Alftna (Fig. (3) corrisponde, ad un horst ed .sta-
to interpretato "mediante il modello della Fig. 56.
Al disotto, della falda acquifera sono state. accertate temperature
superiori a 400C rocce secche.
I
l
}'
116
J+
4.3 - Fluidi a bassa entalpia.
Come nel. caso a;.lta Entalpia, la sede dei fluidi a bassa Entalpia
. una falda acquifera"artesiana con una zona di ricarica ed una zona
di scarica tra le quali in moto comunque regolato dalla pres-
sione idraulica: In questo caso, il sistema riscaldato essenzialmente o
flusso di calore. regionale e', prescindendo dagli eventuali
fenomeni termodinamic che possono aver luogo all'interno della falda,
la- temperatura nella. copertura impermeabile .dipender, anche questa-ve]
ta, distribuzione di temperatura superficie superiore
4ell' acquifero.
43.1 - Campo termico generato dall'acquifero..
Nella ricerca di fluidi a bassa Entalpia, si pu ammettere che il
regime. termico, .: ad distanza dalla zona di ricarica, sia
stazionario. .
Pertanto, per il campo termico dell'acquifer9 regionale considerato
orizzontale e semi-infinito, vale il tipo di trattazione esposto in 4.2.1,
mentre per le 'diverse strutture geometriche . che possono movimentare
la superficie superiore dell'acquifero, si pu adottare la trattazione e-
sposta in 4.2.2.
L'unica differenza che in questi casi la temperatura al tetto del
serbatoio molto pi bassa di quella nei casi ad alta Entalpia.
4.3.2 - Esempio: la situazione italiana.
La Fig.. 64. una mappa .della distribuzione delle temperature nel
sottosuolo in Italia; essa rispecchia alquanto la distribuzione del flus-
so di calore.
Tralasciando, 1) la fascia circum-Tirrenica dalla Toscana alla Carn-
03"
o..
.a"
" '
117 -
Fig. 64.
ConllllllQl H.'locw. dali. R1C:1l1h.
bUIlUo JlIt.,nulonai. 'U' J. Rlclllch 1.,.
,.-
"'--/
- 118 -
- 119 -
. '-':.
MARE .
ADRJATICO
----b-
....
ARGILLE E MARNE
COMPLESSO CARBONATICO
SCISTI E FILLADI

tillJ



; ...
....;.. ........
PRE- APPIHRJHO
[
" .
APPENNINO
Fig. 66 - Schema idrogeologico della fascia pre--Appenninica Umbro-Molisana
pani a, dove esistono fluidi a,d alta o medio-alta Entalpia e rocce. cal-
de secche, 2) la fascia Alpina, per motivi di praticit, 3) i bordi delle
piattaforme carbonatiche, perch generalmente imbevute di acque mari-
ne che le raffreddano, le zone interessanti per il ritrovamento di flui-
di a bassa Entalpia sono le fosse Plioceniche. .,
La Fig. 65 mostra una sezione schematica idrogeologica della Pia-
nura Padana, la Fig'. 66 l'equivalente per la fascia Adriatica.
si vede, in entrambi i casi l'acquifero, partendo dalla zona
di ricarica, sprofonda sotto le formazioni impermeabili secondo superfi-
1
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I
I
I
- 120 -
ere generalmente inclinate, ma sempre tormentate dalla tettonica del ba-
samento carbonatico. In questi casi molto probabile che le anomalie
locali non siano faciIITi'ente., osservabili in superficie, per cui la previsio-
ne della temperatura in, profondit basata solamente sui modelli eSPQ
sti in 4.2.1 o in 4.2.2.l.
Molto pi promettenti sono le aree di estensione limitata, ma ca-
ratterizzate da flusso di calore' normale, come le parti interne delle piat
taforme carbonatiche, anche se in queste aree lo. spessore di areato pu
essere di qualche centinaio di metri.
l
;.
Appendice
LO STATO TERMICO DELLA LITOSFERA*
Dal punto di vista termico, la Litosfera terrestre si pu definire CQ
me lo strato pi esterno, limitato alla base dall'isoterma del punto di
fusione delle rocce che costituiscono il Mantello superiore. Essa, sui con
tinenti, costituita da uno strato sedimentario non sempre presente, di
circa 10 km di spessore, da uno strato di rocce granitoidi, produttore
di calore, di circa 10 km, di uno strato intermedio di circa 10 km, e
uno strato di rocce basiche (Mantello superiore) di circa 70 krn. Su-
gli oceani lo strato sedimentario non sempre presente, mentre manca
del tutto lo strato di rocce granitoidi, pertanto lo spessore totale di
circa 70-80 km.
La .variabilit spaziale e temporale del flusso geotermico superficia-
le un' .ohiaro segno che la Litosfera attiva; la stessa variabilit del-
le forme della superficie esterna conseguenza delle sue vicende.
E' ormai largamente accettato che la Litosfera non uno strato
intero, ma' che costituita da un numero limitato di tessere adiacenti
(piastre tettoniche) che ricoprono la Terra come il copertone di un pa]
Ione di foot-ball. Da circa 200 M di anni queste piastre sono in movi-
mento (Fig. 1.1) per il fatto che lungo alcune giunture (creste oceani-
che) viene creata nuova Litosfera, lungo altre (fosse oceaniche) viene di
strutta j di conseguenza, lungo altre le piastre scorrono fiancheggiandosi
(faglie trascorrenti).
Le parti pi antiche della Litosfera sono rappresentate dagli scudi
Pre-Cambriani e dalle parti pi profonde degli Oceani. Il flusso di ca-
lore osservato in queste regioni ha un profondo significato; esso 'rap-
presenta (al limite) il flusso che si osserverebbe su tutta la Terra se
questa non fosse stata sconvolta da pi recenti attivit: il flusso geoter
.05
= .35
q =1.1
------M
- 123 -
.......... --- t = .7
=: O
= .45
t= .6
q = 1.05 J,L eallcm
2
sec
M -_>"
. }
Fig. L 2 - Flusso termico di equilibrio sui continenti e sugli oceani
- Condizioni termiche della Litosfera ai margini di piastra.
T
1
l
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j
1
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- 122 -
1
a) ai limiti di piastra, dagli eventi attuali;
b) in alcune zone . alle piastre, per i residui di eventi pi anti-
chi o anche per eventi attuali.
rmco di equilibrio qe 1J,Lcal/cm
2sec.
Nel paragrafo 3.2 abbiamo vi-
sto le equazioni che regolano le condizioni di equilibrio termico; per
completare .il quadro, nella Fig. L, 2 riportato uno schema di distri-
buzione del flusso all'interno della Terra per i continenti e gli oceani
stabili. Come si vede, per spiegare l'eguaglianza: del flusso alla sperfi-
cie, si deve ammettere che mentre il Mantello .continentale' non produ-
ce calore, quello oceani co contribuisce per circa 0.35 J,Lcal/cm
2
sec..
-Prescindendo dalle aree che si possono considerare in quiete, la Li
tosfera .risulta termicamente perturbata:
(L 1)
Fig. L 1 Suddivisione della Terra in Placche L 1. 1. :- Margini di accrescimento: modello di Litosfera oceanica.
I margini di accrescimento sono linee di moto relativo lungo le
quali 'I?:itosfera viene prodotta simmetricamente. La creazione di Li-
tosfera oceani ca dovuta alla risalita di materiale dell'Astenosfera lun-
go l'asse delle .creste .oceaniche ed alla sua espansione laterale con pro-
gressivo raffreddamento e solidificazione. Il flusso di calore osservato
mediamente attraverso le creste rappresentato in Fig. L 3, in cui si
vede un decremento regolare, al quale sono sovrapposte perturbazioni do
vute a moti convettivi dell'acqua marina nelle zone prossime alle creste,
dove i sedimenti marini sono minimi 'o addirittura assenti.
Per spiegare i risultati della Fig. L 3, si pu assumere, secondo
McKenzie, un modello bi-dimensionale (x,z) di una piastra di spessore
D, in moto costante con velocit v, in regime stazionario
(Fig. L4); la legge di conservazione dell'energia diventa
ar a
2
T a
2
T
p C
p
v-
a
- = K (--2- + -a'
2
, )
x ax' z
/
dove C
p
il calore specifico a pressione costante, con le condizioni ai
3.0
2.0
u

<'lE
u
.:::::.
c,j
1.0
- 124 -
.. ,
- 125 -
limiti che alla superficie e alla base la temperatura sia (costante) rispet-
tivamente Tc =OC e T = T
s
, essendo Tg la temperatura di solidifica-
zione.
Introducendo le variabili adimensionali
T x z
T' = -_. x' = -- . z' =-
Tg , D' D
l'equazione (L 1) diventa
a
2T'
aT' a
2
T
----p -- + -- = O (1.2)
ax,2 e ax' az,2
Fig. L 3 - Distribuzione del flusso di calore negli oceani
250
50
500
100
750
150
km
Ma
pC
p
vD \'1 d' \ l
dove P
e
= e l numero l Pc et.
" K
'La (1.2) si pu risolvere col metodo della separazione delle varia-
bili e sommando una soluzione lineare nella sola z' ad una soluzione
di Fourier in x' e z' (v. Appendice II). Si ottiene:
(00 2(-1)n+1 {[p' p
2
1/2] }
T' = 1-z'- 2: exp .x'. sen(n1fz').(1.3)
1 n n 2 4 ..'
Questa soluzione rappresentata nel grafico della Fig. 1.5; essa ca-
de in difetto proprio nelle immediate vicinanze della cresta dove d un
flusso che tende ad infinito.
Un modello alternativo quello proposto da Parker ed Oldenburg
quali suppongono che la Litosfera poggi su una Astenosfera liquida e
che l'interfaccia sia la superficie limite solido-liquido dello stesso ma-
teriale. Pertanto tale superficie delimita I'isoterrna del ipunrocdi fusione
Tm, e la condizione ai limiti su di essa
l,
I,
z
T = 0
D
T=T
s
x
aT aT
v p L = - K (- + -,- )f.
aX aZ"
.. (lA)
Fig. 1. 4 - Sistema di riferimento del modello di crosta oceanica
dove L il calore latente di fusione. ',7.;:-:'':'
T
- 126 -
- 127 -
.1'
ql
3
o

<"le
2
r1
::L
--------- --
5
__.::..: __:..:..: ..::._. TITm-l
Fig. L6 - Campo termico nelle vicinanze di una cresta oceani ca secondo Parker
ed Oldenburg
:- perficie mantenuta a To. Si ottiene la soluzione
km
terma
(1.5)
(1.6)
z
erfc
:::: 0.1
Tm-T
T
m
- T
o
T
m
-T
T
m
-T
o
Essi definiscono la Litosfera oceani ca uno strato limite termico la
cui base si . trova alla temperatura Tm tale che
Pertanto il suo spessore dato da:
zD :::: 2.32 ykt
l.m.
SOOkm
339C
422C
ssoOC
sooOC
239C
107C
oOC
i
km
Fig. L S -- Campo termico intorno ad una cresta oceanica secondo McKenzie
1. 1.2 - Margini di consumazione.
Integrando la (1.2) con la condizione aggiuntiva (lA) si trova che
lo spessore della Litosfera proporzionale alla radice della sua et (Fig.
I. 6), oltre che un valore finito di q sulle creste.
Allo stesso importante risultato arrivano Turcotte ed Oxburg con-
siderando il raffreddamento della Litosfera oceani ca simile a quello di
un solido semi-infinito inizialmente alla temperatura Tm e con la su-
I margini di consumazione sono linee di moto relativo lungp: ..le '
quali la Litosfera viene distrutta asimmetricamente; la distruzione avvie-
ne per sovrapposizione di una all'altra. Se la soccomben-
te oceaniea, essa sprofonda nell'Astenosfera come un corpo rigido re-
lativamente freddo e viene progressivamente consumata, l'evidenza super-
ficiale un sistema arco-fossa. Se la piastra soccombente continenta
.u:,
A
T'=10
01 i i J j i l 7 i i j'
200
100
- 129 -
600 I <', ! ! I ! t" ='
-600 -500 -400 -300 -200 -100 O 100 200
km
Fig. L8 - Campo termico prodotto dalla subduzione secondo McKenzie
B. Il flusso di calore osservato lungo una zona di conti-
nentale riportato in Fig. L 9a.
Quando due' piastre continentali convergono, la crosta continenta-
le, a causa della sua bassa densit, non pu essere subdotta a grandi
profondit. Come conseguenza, si verificano':feilOmeni "di' accotciamento
crostale, piegamento e compenetrazione,' e 'si forrnanoJe montagne. E'
- il cambiamento di fase
- la" convezione indotta nella zona compresa tra le due piastre
- l'ass6ttigliamento della Litosfera sotto i bacini retro-arco
- la risalita di magmi fusi dal piano superiore della piastra subdotta.
Minear e Toksoz hanno affrontato il calcolo con metodi numerici,
tenendo conto delle prime tre ipotesi; i loro 'risultati dimostrano che
queste non sono sufficienti per spiegare compiutamente le osservazioni.
In definitiva, prendendo sempre maggiore consistenza' l'ipotesi che i ba-
cini retro-arco siano aree di 'distensione, la causa pi probabile resta ia
risalita di materiale fuso.
l
I
j
km
fossa
bacino retro-arco
1.0
- 128 -
1.5
2.0
jJ.cal/cm
2sec
q
Fig. L 7 - Distribuzione del flusso di calore intorno ad una fossa oceanica
.. :
le, il galleggiamento .:della sua crosta limita lo sprofondamento ed il prQ
cesso di consumazione non efficiente; l'evidenza superficiale un si-
stema .
A. Il flusso di calore attraverso una zona di consumazione
oceani ca rappresentato iri,\Fig. 1.7, in cui si vede una coppia di ano-
malie che vanno da 1 a 2 ,u:callcm
2sec.Assumendo
ancora un modello
bidimensionale, McKenzie calcola il riscaldam.ento per sola .conduzione
di una piastra che sprofonda in un Mantello isotermo, allo stesso modo
di quanto visto per il raffreddamento di una. piastra di nuova crea-
zione.
La. soluzione proposta spiega. il basso flusso' di calore che si osser-
va in corrispondenza della fossa oceanica, ma non spiega l'alto flusso
di calore 'esistente dietro l'arco (Fig..1. 8). Molte ipotesi sono state fat-
te al riguardo per trovare una sorgente di energia che potesse produrre
questo fenomeno:
- il riscaldamento per .attrito lungo il piano superiore della piastra sub-
dotta
- la compressione adiabatica
l
l
I
I
'.I: :;
- 130 - - 131
a), ..
o

tata con metodi da Toksoz, Bird e altri (v. ad esempio Fig.
I. 9b), i quali hanno dedotto che differenti meccanismi di riscaldamen-
to hanno importanza in fasi diverse: cio, in una prima fase pi im-
:portante il calore sviluppato per attrito e/o il contributo di diapiri dal-
l'Astenosfera; in una seconda fase pi importante il calore sviluppato
dalla radioattivit.
Particolare attenzione stata rivolta allo studio termico della par-
te pi superficiale dove si verifica il raddoppio crostale(esempio, la ca-
tena Alpinc--Hymalaiana) accompagnato diffusamente dal fenomeno del
metamorfismo. Secondo Oxburg e Turcotteesso si pu schematizzare
mediante la sovrapposizione improvvisa di diversi strati, come' nel feno-
meno della sedimentazione improvvisa (2.3.1), a cui si aggiunge l'effet-
to dell'erosione. Secondo gli snidi di Bickle sulle Alpi, per spiegare il
.metamorfismo non necessario invocare un flusso anomalo dal Mantel-
lo 'ma sufficiente il calore prodotto dalla radioattivit.
5'
"d

o
O'
;l
50 e:
.-t
..
150
o
- IIOOg
100
200',
i

300KM
b)
I
(1.7)
.... 200
Fig. 1. 9 - Campo; termico prodotto dalla collisione di piastre continentali secondo
Bird et al.
possibile inoltre riconoscere delle fasi ben distinte di sovrascorrimento
e metamorfismo, che complicano notevolmente la situazione da un PUIl
" .
to di vista termico.
Considerato nel suo insieme, il fenomeno termico regolato dalla
equazione
, aT
'pCp " a< ::;: 'iJ(K. 'iJT) + A
dove A la produttivit "di calore .
La sua soluzione, con adeguate condizioni ai limiti, stata affron-
I. 1.3 - Atlargini di trascorrenza.
I margini di trascorrenza sono linee di moto relativo lungo le qua-
li le piastre li-rosferiche, scorrono fiancheggiandosi. Si suppone che lun-
go le facce di una faglia si sviluppi una grande quantit di calore per
attrito; d'altro canto lungo i margini di trascorrenza sono osservabili di-
scontinue risalite di magmi. ' ::,.
Dal punto di vista termico; alla superficie si osservano solo ano-
malie 'del flusso dovute al raffreddamento dei magmi; dove questi so-
no assenti, il flusso prossimo ai valori medi normali.
Sembra quindi che il fenomeno della trascorrenza non sia rilevabi-
le in superficie.
Un semplice calcolo dell'anomalia termica prodotta da una faglia
trascorrente si pu eseguire idealizzando questa, mediante una sorgente
piana continua (Fig. I. 10a) che produce q calorie per unit di tempo '
,/
- 132 -
133 -
a)
x
qo = u . T
e di area; l'aumento di temperatura prodotto dato da (v. 1.2.5):
, X
2
q t 1/2 - 4kt qx x
T = --(--) e - erfc ------=-
pC
p
1T k 2pC
pk
2y1kt
dove q = U. T , essendo u la velocit di slittamento e T la tensione di
taglio.
Per opportuni valori delle costanti implicate, si vede che gli au-
menti di temperatura devono essere rilevanti (Fig. L 10b); per il fat-
to che alla superficie non si osservano valori anomali, si ritiene che il
calore in gioco venga utilizzato in fenomeni di cambiamento di stato
e/o di fase.
1. 2. - Perturbazioni termiche della Litosfera all'interno delle piastre.
T -cc
b)

x
m
. All'interno delle piastre sono riconoscibili alcune importanti strut-
ture fhe, da alcuni anni, sono oggetto di studio dal punto di vista ter-
mico. Esse sono:
- i margini continentali,
- i bacini di sedimentazione
- le aree di estensione dei rift
- le aree continentali rialzate.
. ,I.:.
; ; I : .' '
L 2.1 - Margini continentali.
.:;:!"'.!:
f ... .i ,
Fig. I. 10 - Campo termico prodotto da una faglia in movimento
I margini continentali ,sono i limiti fossili di 'delle
piastre; essi si -sarebbero formati quando i si.
no e si separarono. , ;",: ., "
Nella prima fase di evoluzione, (Fig.}. Il),)a
to del limite Litosfera-Astenosfera genera ,un sollevamento su una lar-
I . ." - t' ,
134 -
135 -
pu essere espressa dal prodotto delle soluzioni del problema ad una
dimensione. Usando la soluzione di Fourier (v. Appendice II) si ottie-
'T (t = 0).= g(x) .. T(z)
In questo caso, la soluzione dell'equazione
\
Crosta Oceanica a
2
T a
2
T
--+--
ax
2
az
2
ne:
1
k
aT
at
(1.9)
dove a e: C sono le dimensioni, orizzontale e verticale, del rettangolo
.
r
',2 ' dnx
;Ad = -.- g(x) sen. --- dx
a a
o
t:
r
2 n rrz
An = --. . T(z) sen... , dz . " ....
IC C
O . . . '.: . ....
[
00 _ adt d rr x ]
T=. e, Adsen-
a--,
J
[
00 _ a t' n rr z ]
.. fe n Ansen-.
c-'
..(1.10)
k rr
2
n
2
c
2
a
n
=
krr
2d2

ad.
Fig. I. 11 - Evoluzione di un margine continentale
c Ore

E .

-. , '";
1
: . f
i l;':: ;
data da:
T" dz. " l
u < a f
La variazione della topografia
00 -a t nrrz
T = g(x) 2: e n" ..An sen --.-.-.
1 c
Considerando che in effetti si 'ha' a 2.5c,. 'lecito trascurare le
armoniche superiori della prima serie, in modo' che la (L 10) si:" pu
: .. : ! v i :'. j"f " .
scrivere
ga zona, dovuto anche in parte all'aggiustamento isostatico della Litosfe
ra fratturata. Dopo l'apertura, quando nuova Litosfera viene creata sui
due lati simmetrici, ognuno dei due margini continentali si allontana da!
la sorgente di anomalia termica e quindi comincia il raffreddamento, la
contrazione e la subsidenza, incrementata dalla sedimentazione, Cio dal
carico dei sedimenti "stessi.
Seguendo la trattazione di Sleep, si, pu usare il modello" di una
piastra rettangolare a due dimensioni (x,z) avente temperatura superfi-
ciale zero e temperatura iniziale espressa da
\ I
l
136 - 137 -
dove ex il coefficiente di espansione termica.
In prima approssimazione si ottiene
u ... uo(x) e- at
cio una contrazione esponenziale.
\
e le condizioni iniziali
T = TI
z
T =
a
z 1
0<-<1--
a
1 z
1--<-<1
a
Usando la soluzione di Fourier (v. Appendice II) si trova
-n
2
t nrrz
exp --sen--
T a [
nrr ]
-sen-
n1r
(_1)n+l
n
TOC (1.11)
___
O 1000
t
a
-1-1 Mantello
Astenosfera
t=O J
+-

t
t
H
M
a
-!-
A
-!-
A

T z 2 00

TI a 1r 1
L 2.2 - Bacini di sedimentazione,
Esistono sulla superficie terrestre grandi bacini di sedimentazione
sia oceanici che continentali. Mentre l'origine dei primi spiegabile al-
la luce della ipotesi di espansione dei fondi oceanici, quella dei secon-
di controversa. Una delle ipotesi che sono state avanzate per spiegar
ne l'esistenza di natura termica ed analoga a quella dei fondi ocea-
nici: la contrazione termica della Litosfera produce la subsidenza e la
sedimentazione.
Sleep e SnellTianno studiato il problema con un modello simile
a quello dei margini continentali, cio con una piastra bidimensionale
con i contorni isotermici ed in via di raffreddamento.
Mc Kenzie ha elaborato un modello secondo il quale attribuisce
l'origine del bacino ad uno stiramento della Litosfera , il che provoca
la risalita dell'Astenosfera; il raffreddamento comporta la con-
trazione e la subsidenza di tutto il sistema, il che favorisce la sedimen
tazione.
Nell'ipotesi che lo stiramento della Litosfera sia improvviso, biso-
gna integrare l'equazione
con le condizioni ai limiti (v. Fig. L 12)
T=O z=a
T = TI Z = O
a
2
T
az
2
1
k
aT
at
M
A
Fig. I. 13 - Evoluzione termica di un bacino di sedimentazione, secondo McKenzie
- 138 - - 139
dove. i tre termini rappresentano rispettivamente la conduzione, la con-
vezione e la produzione di calore radioattivo, e w la velocit di mi-
grazione verso l'alto.
Le condizioni ai limiti sono
stiramento avviene in modo plastico e la Litosfera si assottiglia; nel se-
condo, l'estensione dovuta ad intrusioni di materiale astenosferico in
forma diffusa.
Nel primo caso si pu pensare che in condizioni continue ma sta-
zionarie di stiramento, si arrivi ad una costanza dello spessore litosferi-
co; pertanto l'assottigliamento deve essere compensato da accrescimento
alla base della Litosfera.
Questo pu avvenire per aggiunta di basalto, che deve solidificarsi.
L'equazione del trasferimento del calore in questo caso
T=O
(1.12)
z = O
= - A e- z/D
dT
dz
+ w p c
d
2T
d
z
2
K
q l I R=H\\ i
3
--
13
::1.1
u
~ 2
~ 5
a
2
dove T =--
7T
2
k
Il conseguente fitiss6 .. di calore superficiale dato da:
{
," }
TI ,00 f3 n7T '. n
2t
q(t) = K - 1 + ~ - [sen -J exp (---)
a 1 \ n7T f3 T
ed riportato in Fig. I. 13.
oi ' " I , I I I
Fig. 1. 13 - Evoluzione del flusso di calore in un bacino di sedimentazione secon-
do McKenzie.
L 2.3 - Aree di stiramento litosferico (Rift)
L'ipotesi di McKenzie riguardo ai bacini sedimentari ha delle soli-
de basi: esistono infatti aree sulla superficie terrestre nelle quali vi so-
no i segni evidenti di un processo di stiramento della Litosfera, in es-
se viene osservato, tra l'altro, un alto flusso di: calore (........ 2 jlcal/cm2 sec),
Lachenbruch ha studiato due modelli di -stiramento: nel primo, lo
dove qa il flusso di calore proveniente dall'Astenosfera,
R lo spessore litosferico
~ K w
e(z) = -- ; f32 = --; S = --
2f32 S pc Z
S = w/z la velocit di deformazione' orizzontale provocata, dal
z=R
z
D -e(z)
e
A
o
K
dT
dz
d
2T
z
--+--
d
z
2 f32
dT
K -- = q + A D e-RID - e (R) + LR
dz a o --K
cf32
che del tipo
moto.
La (L 12) si pu riscrivere sotto la forma'
100 80 40 60
t (Ma)
20 o
;.1',
Mantello
t q
Crosta
T=O
s

tq'
Astenosfera
. t
. tq2
t q
"'r"
'",
Tl

il T. _
Fig. 1. 15 - Modello di Litosfera surriscaldata dall'Astenosfera
141 -
. t ".;.. . ,:
lore superficiale qs inversamente proporzionale allo spessore della Li-
tosfera continentale 'apparentemente in quiete.
Per spiegare questo fatto, Crough e Thompson hanno proposto un
modello, simile a quello di Parker e Oldenburg per la Litosfera oceani-
ca, secondo il quale la Litosfera si comporta come lo strato limite del-
l'Astenosfera, nel senso che la prima si formerebbe per raffreddamento
superficiale dell'altra. Secondo questa ipotesi, nelle aree dove il
. flusso di calore proveniente dall' Astenosfera della media
(....... 0.6 }J. cal/cm? sec), la superficie limite si solleva, la Litosfera si assot-
tiglia e la superficie terrestre si eleva (Fig. L 15). Il fenomeno sussiste
anche in senso inverso, ed possibile che alcuni scudi pre-Cambriani
non abbiano un canale a bassa velocit (LVZ), come asseriscono Biswas
e Knopoff.
1
l
;1
l
1
t
(1.13)
(1.14)
800 1200 e 1200 c
b
I
800
qa =0.8
---Statico
140 -
" .y" + a x y' + b f(x) = O
La soluzione data: :'{{a::--
R 2/213
2
.[ ; ,(,tR ] 13 1t 1/ 2. Z2 1/ 2
T. = e q + -'- K - (-) erf (--) +
. a .c 13
2
K 2 . 213
2
\ .
AoD
2
[-iJ.D ]
+--K- l-e, ,+ "'0
e il flusso di calore alla superficie (z = O):
. . LR ' R 2 1213
2,
q = qa + (--2- K) e + A
o
D
cf3
.La', Fig. 'li4' riporta l'andamento della temperatura per diversi
valori della' velocit di estensione 'v (in percento per Milioni di anni)
e i valori del flusso 2.5, 2.0, 1.6 e 1.2 . alla
superficie.
l'
.\
Per studiare il fenomeno bisogna integrare il sistema di equazioni
Fig. 1. 14 - Campo termico di una zona di distensione, secondo Lachenbruch
l .
L 2.4 '- Aree' di variazione di spessore litosferico.
In varie province tettoniche stato osservato che il flusso di ;ca-
aT1 = K
c pCpat
aT
2
= K

a
2
T
1
az
2
a
2
i
2
az
2
' t : ./
+.. A
o
e-
z / D
\ .......
/ ..(1.15)
/"
'i I
- 142 -
- 143
T2 (L) = Tm dove L lo spessore litosferico, del tempo v'-
aT
2
, 01 fl f
K -.-.- (L) = q e lUSSO dall'Astenos era.
az '
; Una. conveniente soluzione approssimata si assumendo che o-
gni geoterma sia in ogni istante il profilo della temperatura di equilibrio
per un dato spessore L; si risolve cio il sistema (L 15) in regime sta-
zionario.iche diventa del tIpo:
a y;' + b y; + c f (x) = O
JJ. callcm
2sec
---.-r
3
qs
2 1
o
E

,.J 50

'150
100
T
dove q = q - A
o
D '= K _r_
r sup R
La Fig. 1. 16 mostra il confronto tra dati sperimentali e dati teo-
.rici relativamente alla relazione L . qs riferentesi a varie province tetto-
niche,
C) e nel
TI (C) = T
2
(C)
aT
K __2 (C)
az
, ,y'
TI(O) = Q
aT
I
\.
K --(C) =
c az ..
. !' ../',
dove tI e T2 le- temperature nella crosta (di spessore
Mantello Iitosfericoe K
c
e K le rispettive conducibilit.
Le condizioni i1Jim... sono:
l'
Di conseguenza lo spessore della Litosfera risulta:
La geoterrna- allora:
a' y;' + b'y; = O
2 1- exp (-z/D) z
TI = AoD + K T, --
K
c'
KcR
Fig. 1. 16 - Relazione tra flusso di calore e spessore litosferico, secondo Crough e
.Thompsn (CS =Scudo Canadese; NUS = Stati Uniti settentrionali;
EC = Canada orientale; SC = Canada meridionale; SUS = Stati Uniti
meridionali; CP = Colorado; CC =Cordigliera Canadese; BR = Basin e
Range (Stati Uniti).
Lo studio di questo e dei precedenti fenomeni porta a pensare
che nell'Astenosfera siano in atto non solo processi termodinamici su
grande scala che generano la rottura della Litosfera (tettonica a piastre),
ma anche processi di riscaldamento pi modesti che producono l'assot-
tigliamento litosfericoe che possono svilupparsi sotto forma di rift, o
abortire generando i bacini di sedimentazione.
l
, !
I
I
D
2
K
c
+ A
o
. K
R = L + C (- - 1) .
K
c
T
2
= T, z + C (K/Kc' - 1)
R
dove T = T A
o
D
2
r m - --
K '
c
I:
T
m
K
L = K -- - C (- - 1) -
qr Kt;
A
o
D
2
K
Kcqr
(1.16) L 3 - Lo stato termico della Litosfera nella regione Italiana.
Come gi visto al par. 4.2.2.4, in Italia si riconoscono varie pro-
,
-144 -
l' ..
Il. 1 - La funzione degli errori.
Appendice Il
RICHIAMI DI MATEMATICA*
Per .piccoli valori di a, si ha:
2 00 ..(_l)n
aZn+l
erfa=' - Z;,.. '
V1T o (2n+l)n!
. Joo
2 _ 2
erfc '" = erf zz =-; a e
fJ
dtr ..
erf a
erf (-a) = - erf a
[a .
J
o
e- {f' dfJ =
2
Vii"
erfO=O; erf
oo
= l
Scriviamo
Si ha:
. /.
vince tettoniche che corrispondono ad altrettante province geotermiche;
esse possono essere.riviste alla luce di quanto detto sulla Geotermia de!
la Litosfera (Fig. .. -, i
La fascia orogenica Alpi, con flusso medio di circa 80 mWm-
2
viene considerata come area di consumazione continentale con raddop-

pio crostale. La Pianura Padana, con flusso di calore dell'ordine di 40-


50 mWm-
2
, rappresenterebbe un bacino di sedimentazione in avanzata
fase di raffreddamento.
Il Mar Tirreno e la fascia pre-Appenninica Tosco-rLaziale, con flus
so di calore maggiore di 80 mWm-
2
formano un'area di distensione con .:,
assottigliamento litosferico, ad essa' fa contrasto 'la zona di piattaforma
carbonatica Adriatica-Apula-Sicula, con flusso di calore intorno ai va-
lori normali (60 mWm-
2
) . Fra le due, esiste un'area di corrugamento
(l'Appennino) bordato da una fossa di sedimentazione che va dalla co-
sta Adriatica, alla Fossa Bradanica, alla costa ionica della Calabria, con
flusso di circa 40 mWm-
2
, tipico. di Litosfera in fase di sprofondamen-
to.
l'
,l
Inoltre:
d' 2 _a2 2 00 (_1)
n
a2
n
__ erf a = --=- e = -= Z; ----
da V1T V1T o n!
. fc c .[00 f . 1 - a
2
. f
ier c Cl = F e .-:- a.er c a
(
j
IL 2 - La trasformata di, Laplace.
.. , '. :: I . ., ._ .: =.! " . .: : ;. . l : .,. .
Data la funzione v (x.y,:z:?t), .si. definisce . J"flRla:
ce:

", .r:-
_\";'':'"1 .
Vo = lim v
t-,).O
- 146 -
;'",
la v:
1
00 .
, '-pt
e" dt = L {v} = v
O .
dove }1> un numero la cui parte reale abbastanza grande da rende-
re l'integrale convergente.
Valgono i teoremi
L {VI + V2} = L {VI} + L '{V2} ,
L { } = P L {v} - Vo dove
i
anv } anL
L, -- =-- {v}
ax
n
ax
n
Data allora, ad esempio, l'equazione lineare del flusso di calore
- 147 -
Le condizioni ai l,imiti in T devono; anch'esse, essere sottoposte al-
la trasformazione e l'equazione (1) va integrata con le condizioni tra-
sformate.
La soluzione della (ILI), che del tipo
y" - a y + b = O
data da:
y = Cl e-V7J. x + C -0 x b
2 e +-
a ,
Ottenuta una espressione per 1, si passa alla soluzione in T me-
diante la Trasformazione inversa; questa si fa generalmente mediante I'u
so di Tavole della Trasformazione' di Laplace, di cui diamo alcuni e-
sempi di interesse per queste lezioni
Tavola delle Trasformate di Laplaee
v(p) = i=e-P'v(,). dr ; q = Vp/k
a
2
T 1 ar
-- -- --=0
ax
2
k at
applicando' la trasformata di Laplaee, si ottiene
1
00 -pt a
2
T l 1
00
-pt ar
'e --dt-- e -
ax
2
k at
O , O
da CUI
dt = O
v:
v(p)
1
P
vtt)
1
Quindi la trasformata di Laplaee riduce l'equazione 'alle derivate
parziali ad una equazione 'differenziale ordinaria.
a
2
ax
2
"
'j
\
1
00
- t 1 T
o
e p T dt - T p L {T } - k = O
O
d2'f p-l
---T=--T
dx
2
k k o
or.n
1
p+a
e-
qx
e-
qx
q
e-qx '
p
-at
e
x
2-V1rkt3 -
k '1/ 2 -x
2
/ 4 kt
(-) :;e,. i:'
1r t . . . ,.
x
erfe 2-v
kt
. ".', :
- 148 -
- 149 -
con le condizioni ai limiti
. .,..
II. 3 - La -'di Fourier e la trasformata di Fourier.
, A. Consideriamo, IIn solido rettangolare infinito in condizioni sta-
.zionarie, limitato dai' piani x== o e x, = d entrambi a temperatura ze-
.ro e il piano y =O alla temperatura T =f (x). '
L'equazione del calore sar

02r-. o2T
--'+ -- = o',
ox
2
'oy2
.,,"-
con le condizioni ai iimiti
T = O per x = O e .x = cl-
che
L'equazione del calore
ar
2
T
--=k---
ot x
2
T=O per x=o e x=d
.' = f(x) per, t O
Se per f(x) valgono le relazioni e (11.3), facile verificare
soddisfa il problema.
Questo il. primo caso affrontato da Fourier nel suo tratta-
to, anche se in forma -leggermente diversa.
.. 'd .
2 1 n,11X'
an =cl. _. f(x') sen -d- . dx'
. O
allora facile .. verificare .che _
-kn
2
11
2
t /d
2
e
d
n11X
i: f'(x') dx'
1
00 1'00
<ix'
1
211
00
T = -1; a
n
seri ---
l
1
== "1'-211
.: 100
1 J
.f(x) = 211 Loo d -00 f(x') cos (x-x') dx'
Se poniamo
soddisfa il prob,le:t:na.
C. Il teorema integrale di Fourier stabilisce che, se f(x) definita
per -ogn valore di x e soddisfa alle condizioni di Dirichlet, si ha
si ha
-,
(11.2)
(II.3)
O<x<d y=O
00
n11x
f(x) an -d-
= f(x)
00
T
- " n11X -n11y/d .
- a
n
sen --- e
1 d
Supponiamo che f(x) sia sviluppabile in serie di seni, cio
dove
l '
l
B. Consideriamo il di un solido limitato .da due piani paral-
leli O< x < d entrambi a" temperatura z-ero e con temperatura inizia-
le f(x).
. 1
f(x)'::: 'v' 211
1
co x F (V d
-00 \ l.
l i
/'
l
r'
l
l
l
L,
L
L
l '
l
- 150 -
".'':''
F( ed f(x), denominate trasformata di Fourier l'una dell'al
tra: se nota una .si pu ottenere l'altra.
Se f(x) uni" dispari di x si ha:
F( l,' ffl06f(X') sen x' dx'
'. 1T
O
" 1
00
2 "
f(x) = g x-
1T .
O I
Se f(x) . una funzione 'pari di xsi ha:
f""f(X') cos dx'
o ,
f(x) = ff 1"" cos X cl .
" o " .

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