Sunteți pe pagina 1din 197

Dispense dei corsi di Idrodinamica e

Meccanica dei Fluidi

Dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica e Ambientale


Universit di Genova
a
a.a. 2013-2014

Chapter 1
INTRODUZIONE
Queste dispense sono nalizzate ad aiutare gli studenti nella preparazione
degli esami di Meccanica dei Fluidi e Idrodinamica per i corsi di laurea
magistrale attivi presso la scuola politecnica ma anche e soprattutto a fornire
allo studente un testo di riferimento, utile nello sviluppare eventualmente i
temi trattati nei diversi corsi.
Anche se, nel dedurre le equazioni che governano il moto dei uidi partendo dai principi della meccanica si cercato di seguire un approccio rige
oroso, le dispense si pongono soprattutto lobiettivo di evidenziare le implicazioni siche delle equazioni.
Come facilmente intuibile, per seguire i corsi di Meccanica dei Fluidi
e
e Idrodinamica necessaria unapprofondita conoscenza di molti strumenti
e
matematici, dovendo arontare lo studio del moto di un continuo altamente
deformabile (gura 1.1) e quasi sempre estremamente irregolare (turbolento)
(vedi la gura 1.2), legandolo alle forze che lo sollecitano.
Per comprendere appieno la complessit dello studio del moto dei uidi,
a
spesso indotta anche da una complessa geometria, suciente osservare le
e
gure 1.3 e 1.4, che mostrano prove in galleria del vento condotte per determinare la resistenza di unauto e di un aereo, rispettivamente. Le immagini
del campo di moto generato da un sommergibile nel momento dellimmersione
(gura 1.5) e di quello attorno a un natante in un mare in tempesta (gura
1.6) mostrano ulteriori esempi di complessi problemi idrodinamici.
Anche lo studio della propulsione degli aerei o dei mezzi navali, che pu
o
avvenire con diversi sistemi, richiede unapprofondita conoscenza della dinamica dei uidi. Accurate indagini teoriche e sperimentali sono necessarie
per progettare i propulsori a elica (vedi gure 1.7 e 1.8), in cui sono presenti fenomeni essenzialmente idrodinamici, e quelli a getto, in cui la termouidodinamica gioca un ruolo fondamentale (vedi gure 1.9). Inoltre, per
speciche applicazioni, si stanno oggi realizzando propulsori a superci os2

Figure 1.1: Frangimento di unonda di mare.

Figure 1.2: Tempesta di sabbia indotta da un vento eccezionalmente forte


e intensa turbolenza. La presenza di sedimenti in sospensione permette di
visualizzare i vortici che caratterizzano il regime di moto turbolento

CHAPTER 1. INTRODUZIONE

Figure 1.3: Test su autovettura in galleria del vento.

Figure 1.4: Test su aeromobile in galleria del vento.

Figure 1.5: Sommergibile in fase di immersione.

Figure 1.6: Natante in un mare in tempesta.

CHAPTER 1. INTRODUZIONE

Figure 1.7: Elica di un sommergibile.


cillanti (sia per piccoli aeromobili sia per robot sottomarini progettati per
lesplorazione del fondo del mare) che richiedono la quanticazione delle
strutture vorticose rilasciate da una supercie che avanza e oscilla in un
uido fermo (gura 1.10). Il getto a valle della supercie, generato da tali
strutture vorticose, produce la spinta propulsiva. La gura 1.11 mostra, inne, unimbarcazione a vela che viene mossa dallazione del vento. Anche se
le vele sono note n dallantichit, la loro ottimizzazione pu avvenire solo
a
o
dopo un loro accurato studio.
Dagli esempi illustrati appare evidente come, per migliorare le prestazioni
dei veivoli, sia aerei che navali, sia necessario studiare la dinamica di oggetti
in movimento in un uido, sia esso aria o acqua. Tale studio non solo
e
teso a migliorare la stabilit dei mezzi e la loro manovrabilit ma anche
a
a
migliorare lecienza propulsiva e a evitare particolari problemi come quelli
legati alla cavitazione di unelica che in grado di danneggiare le pale in
e
modo signicativo, come mostrato nella gura 1.12.
e
Lo studio della meccanica dei uidi fondamentale anche per lingegneria
e
civile come si pu dedurre osservando le gure 1.13 e 1.14 che mostrano gli
o
eetti delle esondazioni del ume Arno a Firenze nel novembre del 1966 e del
torrente Bisagno a Genova nellottobre del 1970, questultima avvenuta per
limpossibilit della portata, stimata in circa 1400 m3 /s, di deuire sotto la
a

Figure 1.8: Elica di un aereo.

CHAPTER 1. INTRODUZIONE

Figure 1.9: Propulsore a reazione.

Figure 1.10: Visualizzazione delle strutture vorticose generate da una supercie oscillante che avanza e oscilla in un uido fermo.

Figure 1.11: Imbarcazione a vela.

Figure 1.12: Elica danneggiata da fenomeni di cavitazione. I danni appaiono


evidenti sui bordi delle pale.

10

CHAPTER 1. INTRODUZIONE

Figure 1.13: Piena del ume Arno (Firenze, novembre 1966).


copertura di Via Brigate Partigiane. La gura 1.15 mostra i problemi causati
dal fenomeno dellacqua alta a Venezia, fenomeno indotto dalla propagazione
di maree particolarmente alte allinterno della laguna di Venezia attraverso
le bocche di Lido, Malamocco e Chioggia (vedi gura 1.16). Inne la gura
1.17 mostra gli eetti disastrosi indotti dallimpatto di uno tsunami sulla
costa del Giappone, tsunami prodotto dal terromoto Tohoku che nel 2011
(11 marzo 2011) ha causato enormi danni, fra cui quelli alla centrale atomica
di Fukushima.

E solo la comprensione del moto dei uidi e la quanticazione delle forze


da essi indotte che possono suggerire appropriati interventi per prevenire
disastri o per sfruttare positivamente lenergia di un uido in moto (vedi
gure 1.18 e 1.19) e dellaria (vedi gura 1.20).
La gura 1.21 mostra la visualizzazione del moto dellaria attorno al modellino di un grattacielo investito da un vento particolarmente intenso mentre
la gura 1.22 mostra i risultati di un simile studio condotto attraverso simulazioni numeriche. Lazione del vento pu condurre infatti a forze signicative
o
specialmente in presenza di fenomeni di risonanza come illustrato dal crollo
del ponte Tacoma (soprannominato Galloping Gertie) nelle acque di Puget
Sound, crollo avvenuto nel novembre del 1940 dopo circa quattro mesi dalla
sua inaugurazione (vedi gura 1.23).
Nellesposizione, si assume che lo studente abbia completato i corsi di
analisi matematica e abbia una buona conoscenza delle funzioni di una o pi
u
variabili e di alcune nozioni elementari sulle equazioni dierenziali, sia alle
derivate ordinarie che alle derivate parziali.

11

Figure 1.14: Esondazione del torrente Bisagno (Genova, ottobre 1970).

Figure 1.15: Acqua alta a Piazza San Marco (Venezia).

12

CHAPTER 1. INTRODUZIONE

Figure 1.16: Laguna di Venezia.

Figure 1.17: Onda di tsunami (prefettura di Fukushima (Giappone), marzo


2011).

13

Figure 1.18: Turbina Pelton.

Figure 1.19: Turbina Francis.

14

CHAPTER 1. INTRODUZIONE

Figure 1.20: Aerogeneratore.

Figure 1.21: Prova in galleria del vento su cilindro investito dal moto in uno
strato limite.

15

Figure 1.22: Risultati di una simulazione numerica del campo di moto attorno
a un grattacielo investito del vento.
Le dispense presentano pi argomenti di quelli che possono essere svolti in
u

un semestre. E il docente del corso che dovr selezionare quelli essenziali e/o
a
quelli che ritiene pi appropriati per la specica classe di laurea magistrale
u
a cui il corso rivolto.
e
Nel ricavare le equazioni che governano il moto dei uidi si cercato di
e
fornire i dettagli, per permettere allo studente di seguire le dimostrazioni
presentate, anche se talvolta la derivazione delle equazioni non essenziale
e

per comprendere la sica dei fenomeni considerati. E chiaramente una scelta


del docente e/o dello studente seguire tali dettagli o focalizzare lattenzione
solo sul risultato nale.
Come si evince dallindice, le dispense sono volte soprattutto a formulare
il problema del moto dei uidi in generale, ottenendo le equazioni che lo
controllano, e a determinare alcune semplici soluzioni particolari, lasciando
ad altri corsi il compito di arontare specici problemi in cui coinvolto il
e
moto di un uido.
Per esempio, lo studio di veicoli allinterno di un uido (aria e/o acqua)
verr arontato nei corsi di Aerodinamica e Architettura Navale che sono
a
nalizzati a determinare la resistenza di un aereo, la portanza di unala, la
scia generata da una nave e, in generale, la dinamica di corpi che si muovono
allinterno di uidi.

16

CHAPTER 1. INTRODUZIONE

Figure 1.23: Crollo del ponte Tacoma

17

Figure 1.24: Spermatozoi in movimento.


Saranno i corsi di Idraulica Fluviale e Idraulica Marittima, rivolti agli
studenti di Ingegneria Civile e Ambientale, a studiare il moto dellacqua nei
corpi idrici naturali (umi e mari). Per un ingegnere civile/ambientale ine
fatti estremamente importante saper determinare il moto del uido allinterno
dei corsi dacqua, predire la propagazione di una piena e/o di una marea,
quanticare i processi di erosione e deposito dei sedimenti, valutare le forze
indotte dalle onde su strutture costiere, stimare le correnti litoranee, e predire
limpatto sul territorio di uno tsunami.
LIngegneria del Vento si occuper di illustrare e determinare le forze
a
esercitate dal vento sugli edici e sulle infrastrutture (ponti, coperture, ...).
La Bioingegneria aronter invece lo studio del moto dei uidi corporei
a
(sangue, umor vitreo,...) o il moto di esseri uni-cellulari o micro-organismi
(vedi gura 1.24) al ne di fornire utili informazioni per la cura di particolari
patologie o per ottimizzare la somministrazione di farmaci. Recentemente si
sviluppata anche la bio-meccanica che indaga la dinamica dei uidi attorno
e
a pesci e a uccelli per poter trarre vantaggio dalle soluzioni che la natura ha
adottato attraverso levoluzione degli esseri viventi nel corso dei secoli per
consentire agli stessi di vivere agevolmente immersi in un uido (gure 1.25,
1.26).

18

CHAPTER 1. INTRODUZIONE

Figure 1.25: Gabbiani in volo.

Figure 1.26: Tonni in movimento.

Chapter 2
FONDAMENTI CINEMATICI
Dove si descrive il moto di un uido (traslazione, rotazione e deformazione)

19

20

CHAPTER 2. FONDAMENTI CINEMATICI


Premessa

La descrizione del moto di un uido viene usualmente eettuata ipotizzando che esso sia un continuo. Si assume cio che sia possibile e ragioneve
ole ipotizzare lesistenza di funzioni continue, cos come denite nellambito

dellanalisi matematica, che permettono di specicare il valore assunto da


una qualunque caratteristica del uido al variare del tempo e dello spazio.
Ad esempio si assume che sia possibile denire la densit (x, t), funzione
a
continua del vettore posizione x e del tempo t, anche se noto che il rapporto
e
fra la massa contenuta in un volume e il volume stesso caratterizzato da
e
un andamento discontinuo al variare del volume, quando la dimensione di
questultimo paragonabile alla distanza intermolecolare. In altre parole, si
e
assume che i problemi studiati siano caratterizzati da una dimensione molto
maggiore della distanza intermolecolare e che tale scala spaziale non sia di
interesse.

2.1

Nozioni cinematiche introduttive

La nozione di moto di un continuo associata a quella di cambiamento della


e
posizione dei suoi punti materiali.
Al ne di procedere alla descrizione matematica del moto opportuno
e
introdurre un sistema di riferimento cartesiano di origine O (vedi gura 2.1).
La posizione di un punto P del continuo verr indicata con il vettore x
a
che risulta individuato dalle tre componenti xT = (x1 , x2 , x3 ), uguali alle
componenti del vettore OP rispetto alla terna di riferimento. Nelle relazioni
ed equazioni seguenti, anche se usualmente le componenti di un generico
vettore x sono considerate come gli elementi di una matrice costituita da tre
righe e una colonna (vettore colonna) e il corrispondente vettore riga xT il
e
suo trasposto, non verr fatta alcuna distinzione fra x e xT . Sar il contesto
a
a
a indicare al lettore quale opzione (vettore colunna/vettore riga) deve essere
considerata.
Consideriamo dunque un punto materiale (particella) P di uido che
allistante iniziale t = 0 occupa la posizione X = (X1 , X2 , X3 ) mentre al
generico istante t si spostata nella posizione x = (x1 , x2 , x3 ). Il moto del
e
sistema uido pu rappresentarsi per mezzo delle equazioni
o
x = (X, t)

(2.1a)

o
xj = j (X1 , X2 , X3 , t)

(j = 1, 2, 3).

(2.1b)

Osserviamo che se, ssato X, si lascia variare t la (2.1a) descrive la


traiettoria della particella P che allistante iniziale occupava la posizione

2.1. NOZIONI CINEMATICHE INTRODUTTIVE

21

t0
t

P
0

x3

P
X

x2

x1

Figure 2.1: Volume uido in movimento e sistema cartesiano di riferimento


(x1 , x2 , x3 ).
X. Inoltre, ssato t, la (2.1a) individua una trasformazione della regione occupata dal uido allistante iniziale nella regione da esso occupata allistante
t.
Levolversi del continuo uido pu` descriversi assumendo quali variabili
o
indipendenti le (X1 , X2 , X3 , t). Tali coordinate sono dette materiali o Lagrangiane poich valori assegnati di esse individuano ogni singola particella
e
durante il moto. Ladozione di tale approccio, originariamente introdotto da
Euler talvolta impropriamente attribuita a Lagrange e il sistema di riferie
mento (X1 , X2 , X3 ) ` detto Lagrangiano.
e
La velocit v di una particella ` la derivata della sua posizione rispetto
a
e
al tempo. Dunque
vi =

i (X, t)
t

(i = 1, 2, 3)

(2.2a)

Lintegrazione della (2.2a) consente di determinare la posizione occupata


dalla particella uida al trascorrere del tempo, cio la sua traiettoria. Laccelerazione
e
denita come la derivata della velocit rispetto al tempo. Risulta quindi:
e
a
ai =

vi (X, t)
2 i (X, t)
=
t
t2

(i = 1, 2, 3).

(2.2b)

Particelle che risultano distinte allistante iniziale si assume restino tali du-

22

CHAPTER 2. FONDAMENTI CINEMATICI

rante il moto. Ci` implica che la (2.1a) sia dotata di inversa1


o
X = (x, t)

(2.3a)

o
Xj = j (x1 , x2 , x3 , t)

(j = 1, 2, 3)

(2.3b)

Le funzioni j e j sono generalmente continue e dotate di derivate generalmente continue nel campo di denizione.
La trasformazione descritta dalla (2.1a) determina completamente il moto.
Questo ` tuttavia rappresentabile anche attraverso la conoscenza delle quane
tit` che lo caratterizzano in ciascun punto al variare del tempo, cio` da
a
e
funzioni del tipo
vk = vk (x1 , x2 , x3 , t) ; ak = ak (x1 , x2 , x3 , t) ; ....

(2.4)

che forniscono rispettivamente velocit` e accelerazione della particella che


a
occupa la posizione x = (x1 , x2 , x3 ) allistante t. Funzioni del tipo (2.4)
possono essere poi assegnate per descrivere altre propriet` del uido che ne
a
caratterizzano lo stato (a esempio la densit` , il peso specico , la tempera
atura T e cos` via). Fu DAlembert che riconobbe per primo limportanza di

descrivere il moto dei uidi in tal modo ed Euler a concepire lidea di studiare il moto direttamente attraverso equazioni dierenziali in termini delle
quantit` (2.4). Le variabili indipendenti (x1 , x2 , x3 , t) sono perci` dette Eua
o
leriane. La denominazione di coordinate spaziali ` tuttavia pi` ecace
e
u
in quanto enfatizza il fatto che valori assegnati di tali coordinate individuano
una singola posizione dello spazio, nella quale vengono a trovarsi particelle
diverse al variare del tempo.
Le trattazioni correnti della Meccanica dei Fluidi utilizzano coordinate
spaziali. Luso di coordinate materiali si presenta tuttavia occasionalmente
di maggiore ecacia.
Le linee di corrente di un uido in moto sono le linee che ad ogni istante
sono tangenti al vettore velocit`. Se dxi indica la componente lungo lasse
a
1

La possibilit` di inversione della (2.1a) ` subordinata alla condizione


a
e
0<J <

dove J indica lo Jacobiano della trasformazione denita dalle (2.1a):


J=

(x1 , x2 , x3 )
(X1 , X2 , X3 )

2.1. NOZIONI CINEMATICHE INTRODUTTIVE

23

xi di un elemento innitesimo lungo una linea di corrente, la condizione di


tangenza richiede che:
v dx = 0

(2.5)

che pu` essere espressa in modo equivalente con tre equazioni:


o
dx1
dx2
dx3
=
=
.
v1
v2
v3

(2.6)

`
E individuata ununica direzione per la linea di corrente in tutti i punti in
cui la velocit` ` diversa da zero.
ae
Se la velocit` si annulla in un punto (o lungo una linea) ` possibile
a
e
lesistenza di due o pi` linee di corrente. Questo ` quello che succede nel
u
e
punto di ristagno, punto in cui si annulla la velocit e la linea di corrente
a
si divide in due linee che seguono il prolo del corpo. Un uido in moto in
cui il campo di velocit, espresso in coordinate Euleriane, indipendente dal
a
e
tempo si dice in moto stazionario (o permanente). Se il uido in moto
e
stazionario le linee di corrente coincidono con le traiettorie. La gura 2.2
mostra le linee di corrente relative al moto attorno a un cilindro con circolazione e a un prolo alare. In questo caso, essendo il moto stazionario, le
linee di corrente coincidono con le traiettorie.

,
Figure 2.2: Visualizzazione sperimentale delle Linee di corrente attorno a a)
un cilindro e b) un prolo alare.

24

CHAPTER 2. FONDAMENTI CINEMATICI

2.2

Derivata materiale (o Lagrangiana) e locale (o Euleriana)

Indichiamo con F una generica propriet` del uido. Come detto precedentea
mente essa pu` essere assegnata in funzione delle variabili spaziali x
o
F = f1 (x, t)

(2.7)

ma attraverso la (2.1a-2.1b) risulta funzione delle variabili materiali (X, t).


Si pu` quindi anche scrivere
o
F = f2 (X, t)

(2.8)

dove le funzioni f1 (x, t) ed f2 (X, t) risultano fra di loro legate attraverso


le (2.1a) e (2.3a). Osserviamo che tali funzioni hanno signicato diverso:
luna (f1 (x, t)) fornisce il valore di F associato alla particella che allistante
t occupa la posizione x mentre laltra (f2 (X, t)) fornisce il valore di F assunto allistante t dalla particella che allistante iniziale occupava la posizione
X. Le particelle sono in generale diverse e diverso ` il valore assunto dalla
e
propriet` F nei due casi.
a
Da ci` consegue in particolare lopportunit` di utilizzare una diversa noo
a
tazione per indicare le derivate temporali delle due funzioni. Precisamente si
scriver`:
a
f1 (x, t)
F

(2.9)
t
t
dF
f2 (X, t)

(2.10)
dt
t
dove si noti:
nella (2.9) la derivazione ` eettuata mantenendo ssa la posizione
e
x; F/t ` dunque interpretabile come derivata temporale rispetto ad
e
un osservatore che occupa la posizione x ssa;
nella (2.10) la derivazione ` eettuata mantenendo ssa X; dF/dt `
e
e
dunque interpretabile come derivata temporale rispetto ad un osservatore solidale con la particella. La dF/dt ` perci` detta derivata
e
o
materiale o sostanziale o ancora totale.
Dalle (2.9), (2.10) si noti come il calcolo della F/t sia agevole qualora
si conosca la f1 (x, t) e analogamente come sia semplice valutare la dF/dt
quando sia nota la f2 (X, t). Ci poniamo ora il problema di valutare la dF/dt
nota la f1 (x, t). Attraverso la (2.1a) abbiamo
f1 (x, t) = f1 ((X, t), t) = f2 (X, t)

(2.11)

2.2. DERIVATA MATERIALE (O LAGRANGIANA) E LOCALE

25

Segue quindi che


f2 (X, t)
f1 f1 1 f1 2 f1 3
dF

=
+
+
+
=
dt
t
t
x1 t
x2 t
x3 t
f1
f1
f1 f1
v1 +
v2 +
v3
(2.12)
+
=
t
x1
x2
x3
f1
=
+ f1 v
(2.13)
t
La derivata materiale di F (x, t), cio la velocit` di variazione di F valutata
e
a
rispetto ad un osservatore in moto con la particella che allistante t occupa
la posizione x, si pu` scrivere dunque nella forma
o
F
dF
=
+ F v
dt
t

(2.14)

La derivata materiale o sostanziale appare cos` frequentemente in mecca


nica dei uidi che Stokes introdusse il simbolo DF/Dt. Il primo termine a
destra della (2.14) ` detto derivata locale mentre il secondo termine `
e
e
detto derivata convettiva.
Limportanza della relazione (2.14) sta nel suo consentire la valutazione
di quantit` materiali, cio associate al moto della particella, a partire da
a
e
funzioni espresse in termini di coordinate spaziali sulle quali si eseguono
operazioni dierenziali che coinvolgono solo coordinate spaziali. Si ottiene
cos` il fondamentale risultato della trasferibilit` allo studio del moto dei uidi

a
in termini di coordinate spaziali, di denizioni e concetti noti dalla Meccanica
Lagrangiana.

2.2.1

Laccelerazione

Laccelerazione di una particella, come visto in precedenza, si denisce quale


derivata seconda (materiale) della posizione della particella rispetto al tempo.
Dunque
2 k (X1 , X2 , X3 , t)
ak
(k = 1, 2, 3)
(2.15)
t2
Supponiamo assegnato il campo di velocit` ed esprimiamo le componenti di
a
a in termini di v(x, t). Utilizzando le (2.1a) e le (2.2a) si pu` scrivere
o
ak =

dvk (x, t)
vk ((X, t), t)
=
dt

o, eettuando la derivazione composta:


ak =

vk vk j
+
t
xj t

(k = 1, 2, 3)

26

CHAPTER 2. FONDAMENTI CINEMATICI

ove viene adottata la convenzione di Einstein: se un indice compare


ripetuto in un solo lato di unuguaglianza, esso deve essere sommato rispetto a tutti i suoi possibili valori.
Ricordando le (2.2a) segue:
vk vk
+
vj
t
xj

(2.16a)

v
dv
=
+ (v ) v
dt
t

(2.16b)

ak =
o vettorialmente
a=
dove
= e1

+ e2
+ e3
x1
x2
x3

ed e1 , e2 , e3 sono i versori degli assi coordinati.


La relazione (2.16b) fornisce laccelerazione in funzione della velocit`
a
espressa in termini di coordinate euleriane e delle sue derivate. Si noti che
lespressione
f
df
=
+ (v ) f
(2.17)
dt
t
non invariante rispetto a una trasformazione di coordinate. Una forma
e
invariante, che possibile facilmente vericare, la seguente
e
e
df
f
1
=
+ [ (v f ) v ( f ) f ( v) (v f )
dt
t
2
(2.18)
+v ( f ) f ( v)]
In particolare se f = v si trova
dv
v
=
+
dt
t

2.3

1
v v v ( v)
2

(2.19)

Analisi locale del moto

Analizziamo il campo di velocit` nellintorno di un punto dato, fornendone


a
cio una descrizione spaziale. Vogliamo mostrare come le quantit` che emere
a
gono da tale analisi forniscono una misura della velocit` con cui un elemento
a
materiale di uido localizzato nella posizione considerata allistante scelto
trasla, ruota e si deforma.

2.3. ANALISI LOCALE DEL MOTO

2.3.1

27

Decomposizione del campo di moto

Sia P un punto del continuo individuato dal vettore posizione x e dx, di


componenti dxk , un vettore elementare uscente da P di lunghezza innitesima
(gura 2.3). Data la derivabilit` delle funzioni vi ` lecito lo sviluppo
a
e
(P )

vi = vi

(P )

+ vi,j dxj

(2.20a)

dove ` indicata con vi la componente i-esima del vettore velocit` in x+dx


e
a
(P )
(P )
a
(punto Q), con vi e vi,j le componenti della velocit` e le loro derivate nel
punto P e si sono trascurati innitesimi di ordine superiore al primo. Con
notazione vettoriale
v = v (P ) + T v (P ) dx
(2.21)
dove v (gradiente di v un tensore doppio, in generale non simmetrico
e
le cui nove componenti sono denite dalla relazione:
(v)ij = vj,i =

vj
xi

i, j = 1, 2, 3

(2.22)

e lapice T indica il tensore trasposto.

v(P)dt

x3

dx

P
dx

x
v(Q)dt

x
x2

x1

Figure 2.3: Analisi locale del moto


Il moto in un intorno innitesimo di P ` dunque perfettamente determie
(P )
nato dalla conoscenza delle derivate vi,j delle tre componenti della velocit`
a
nel punto P .
Ogni tensore pu` essere decomposto in una parte simmetrica e una emisimo
metrica. Tale decomposizione, applicata al tensore T v, risulta illuminante
al ne di evidenziare analiticamente il contributo al campo di velocit` dovuto
a

28

CHAPTER 2. FONDAMENTI CINEMATICI

alla deformabilit` del continuo uido in esame. Infatti vale lidentit`:


a
a
1
1
vi,j = (vi,j + vj,i) + (vi,j vj,i)
2
2

(2.23a)

T v = D +

(2.23b)

o
avendo introdotto le denizioni
D {Dij }
con

{ij }

1
Dij = (vi,j + vj,i )
2
1
ij = (vi,j vj,i)
2

(2.24)

(2.25)
(2.26)

`
E immediato mostrare che Dij ed ij costituiscono le componenti di due
tensori rispettivamente simmetrico ed emisimmetrico. Il tensore D dicesi
tensore velocit` di deformazione, ` invece detto tensore velocit`
a
e
a
di rotazione. Tali denominazioni discendono dai rispettivi signicati di enti
che misurano (in un certo modo che esamineremo nel seguito) la velocit` con
a
cui le particelle nellintorno di P allistante t si deformano e ruotano.
Utilizzando le (2.23a), (2.25), (2.26), le (2.20a), diventano
(P )

vi = vi

(P )

(P )

+ Dij dxj + ij dxj

(2.27a)

o in forma vettoriale
v = v (P ) + D (P ) dx + (P ) dx.

(2.27b)

Consideriamo ora il moto del uido fra gli istanti t e (t + dt) supponendo
assegnato il campo di velocit` v(x, t). Il punto materiale che allistante t
a
occupa la posizione P denita dalle coordiante spaziali xk si porta allistante
(t + dt) nella posizione P denita dalle coordinate xk con
(P )

xk = xk + vk dt
(P )

(k = 1, 2, 3)

(2.28)

dove (vk dt) rappresenta la componente k-esima dello spostamento (innitesimo) del punto materiale considerato (vedi gura 2.3).
Si consideri, ora, lelemento materiale dx uscente dal punto materiale P
nella congurazione relativa allistante t, sia dxk la sua componente. Esso
individua la posizione del punto Q rispetto a P . In seguito al moto, lelemento
dx si trasforma allistante (t + dt) nellelemento dx , di componenti dxk ,

2.3. ANALISI LOCALE DEL MOTO

29

`
uscente dal punto P . E allora possibile esprimere le componenti dxk in
termini delle dxi . Facendo anche uso della (2.20a) si ottiene:
dxk = (Q P )k = xk + dxk + vk (x + dx, t)dt ((xk + vk (x, t)dt)) = (2.29)
vk
= dxk +
dxj dt. (2.30)
xj
`
E possibile quindi calcolare la rapidit` con cui si deforma lelemento dxk
a
dxk dxk
d(dxk )
vk
=
=
dxj
dt
dt
xj

(2.31a)

o, in termini vettoriali
d(dx)
= T v dx.
(2.31b)
dt
La (2.31b) chiarisce come il termine T v dx della (2.21) sia interpretabile
quale velocit` di variazione dellelemento lineare dx uscente dal punto P
a
allistante t. Tale variazione ` associata al ruotare e deformarsi dellelemento
e
uido.
La (2.20a-b) mostra quindi che le particelle uide che si trovano in un
intorno del punto P sono soggette ad un moto di traslazione con velocit
a
(P )
v e a un moto che legato alla velocit di variazione degli elementi lineari
e
a
uscenti dal punto P .

2.3.2

Il tensore velocit di deformazione


a

Le componenti del tensore velocit di deformazione forniscono informazioni


a
sulla rapidit con cui hanno luogo le deformazioni allinterno della massa
a
uida.
In particolare facile mostrare che condizione necessaria e suciente
e
anch il moto risulti localmente e istantaneamente rigido ` che allistante
e
e
dato e nel punto considerato si abbia D = 0.
Infatti se si considera il generico elemento dx di lunghezza pari a ds =
(dxk dxk )1/2 , dalla (2.31a) segue facilmente
d(ds2)
d(dxk )
= 2dxk
dt
dt

(2.32)

vk
d(ds2)
dxj
= 2dxk
dt
xj

(2.33)

Osservando che entrambi gli indici k ed j sono saturati la (2.33) pu` porsi
o
nella forma
d(ds2)
vj
vk
dxj
(2.34a)
= dxk
+
dt
xj
xk

30

CHAPTER 2. FONDAMENTI CINEMATICI

d(|dx|2 )
= 2dx (D dx)
(2.34b)
dt
Fissato dunque dx, la velocit` di variazione del quadrato del suo modulo `
a
e
univocamente determinata dalla conoscenza del tensore D. Nel caso di un
continuo rigido si ha quindi D = 0 in ogni punto e in ogni istante. Il non
annullarsi del tensore D ` dunque espressione della non rigidit` del moto,
e
a
cio` del deformarsi degli elementi materiali nel corso del movimento.
e
Le relazioni (2.31a-2.31b) forniscono la velocit` di dilatazione della coma
ponente k-esima dellelemento materiale dx allistante t. Se lelemento dx ha
(k)
la direzione parallela allasse xk , indicata con dxk la sua componente nella
direzione dellasse xk , segue
(k)

d(dxk )
vk
vk
=
dxj =
dxk = Dkk dxk .
dt
xj
xk

(2.35)

Si noti che lindice k compare in entrambi i termini della (2.35); quindi,


seguendo la convenzione di Einstein, lindice k non sommato e la (2.35)
e
rappresenta tre relazioni ottenute attribuendo allindice k alternativamente i
valori 1, 2 e 3.

Indicando con k la velocit` di dilatazione lineare relativa del


a
generico elemento parallelo ad uno degli assi coordinati la (2.35) porge:

k =

1 d|dx(k) |
= Dkk .
|dx(k) | dt

(2.36)

Le componenti ad indici eguali del tensore velocit` di deformazione sono


a
perci` associate alle velocit` di dilatazione lineare relativa degli elementi
o
a
paralleli agli assi coordinati.
Esaminiamo ora la velocit` con cui cambia durante il moto la direzione
a
relativa tra gli elementi materiali. Siano dxA e dxB due elementi materiali
allistante t e langolo tra le loro direzioni. Allistante (t + dt) gli elementi
trasformati dxA e dxB saranno dotati di direzioni che individuano un angolo
`
(gura 2.4). E immediato denire la velocit` di dilatazione angolare
a
degli elementi materiali considerati nella forma:
=


.
dt

(2.37)

`
E di particolare interesse determinare la velocit` di dilatazione angolare di
a
coppie di elementi materiali aventi inizialmente direzioni e versi coincidenti
con quelli di due assi coordinati.

2.3. ANALISI LOCALE DEL MOTO

31

(a)
t+dt

t
dxB
dx B
P

a
dxA

a
dxA

xj

dx(j)
ij

dx(j)

dxj

/2

dx(i)

dx(i)

xi

dxi
Figure 2.4:
Facendo riferimento alla gura 2.4b sia dunque:
dxA = dx(i) ; dxB = dx(j)
con
|dx(i) | = dxi

|dx(j) | = dxj

Segue = /2. Indichiamo, poi, con dx(i) e dx(j) gli elementi trasformati

allistante (t + dt), con ij langolo individuato dagli stessi e poniamo quindi

in (2.37) = ij .

32

CHAPTER 2. FONDAMENTI CINEMATICI

Per ogni coppia di indici (i, j) distinti ` possibile denire la velocit` di


e
a
dilatazione angolare nella forma

ij /2
ij =

dt

(2.38)

Trascurando innitesimi del secondo ordine in dt, le componenti a indici


distinti del tensore delle velocit di deformazione risultano legate a ij dalla
a
relazione
ij = 2Dij .

(2.39)
(i)

(j)

Infatti, indicate con dxk e dxk


dx(i) e dx(j) sugli assi xk , segue

cos ij =

le proiezioni degli elementi trasformati


(i)

(j)

dxk
dxk
|dx(i) | |dx(j) |

(2.40)

Ma, per la (2.38)

cos ij = cos

+ ij dt = sin(ij dt) ij dt

(2.41)

a meno di innitesimi di ordine superiore al primo in dt.


Sviluppiamo la (2.41) tenendo conto delle (2.38). A meno di innitesimi
del secondordine, si ottiene
(j)

(i)

ij dt =

cos ij

dxi
(ik + vk,idt)
|dx(i) |

dxj
(jk + vk,j dt)
=
|dx(j) |

(j)

(i)
dxj
dxi
= (vi,j + vj,i )dt
(i) | |dx(j) |
|dx

(2.42)

osservando poi che in forza delle (2.30), (2.35) e (2.36) si ottiene


d|dx(k) | = |x(k) | |x(k) |

(2.43)

|dx(k) |
d|dx(k) |

=
1 = k dt
|dx(k) |
|dx(k) |

(2.44)

|dx(k) |

1 + k dt =
|dx(k) |

(2.45)

e dunque

Da cui segue

e quindi
(j)

(i)
dxj
dxi

= (1 + i dt)1 (1 + j dt)1 = 1 + O(dt)


(i) | |dx(j) |
|dx

(2.46)

2.3. ANALISI LOCALE DEL MOTO

33

appare chiaro che la dilatazione lineare degli elementi considerati presenta


uninuenza del secondo ordine sulla loro dilatazione angolare. A meno di
innitesimi segue, dunque:
ij = 2Dij

(2.47)

2.3.3

Il tensore velocit di rotazione


a

Le componenti del tensore delle velocit di rotazione, introdotto nella (2.26),


a
sono legate alla velocit con cui avvengono le rotazioni del uido in moto. Pi
a
u
precisamente si pu mostrare facilmente che le componenti ij sono legate
o
alla media delle velocit` di rotazione proprie delle proiezioni sul piano (xi , xj )
a
degli elementi lineari della stella di centro P .
Consideriamo dunque la circonferenza Cij , intersezione della supercie
sferica di raggio r e centro P (gura 2.5) con un piano passante per P e parallelo al piano coordinato xi , xj . Sia Aij larea del cerchio di circonferenza Cij .
Indichiamo inoltre con n il versore normale alla circonferenza di componenti
`
(ni , nj ) e con il versore tangente. E facile vericare che = (nj , ni ).
I punti materiali Q appartenenti a Cij , subiscono fra gli istanti t e (t + dt)
una rotazione di velocit` angolare v /r, con v componente tangenziale della
a
velocit` in Q. Assunto positivo il verso anti-orario si ha
a

xj

n
v
Q

xi

A ij
Cij

Figure 2.5:

v = v = vj ni vi nj

(2.48)

La velocit` angolare di rotazione media di tutti i punti Q si ottiene, dunque,


a

34

CHAPTER 2. FONDAMENTI CINEMATICI

attraverso la relazione:
(ij)

media =

1 1
2r r

Cij

v dC

(2.49)

Trasformando lintegrale di linea in un integrale di supercie attraverso la


formula di Green

Cij

v dC =

Aij

dove Aij indica larea delimitata da Cij


`
uscente dal foglio). E facile vericare
diviene:
1
(ij)
media =
2Aij Aij

( v) ndA

(2.50)

e n la sua normale (in questo caso

che utilizzando la (2.50) la (2.49)


vj
vi

xi xj

dA

(2.51)

Applicando inne il teorema del valor medio e passando al limite per r 0


segue
1 vj
vi
(ij)
media =
= ij
(2.52)

2 xi xj
La (2.52) dimostra la proposizione enunciata pi` sopra.
u
Esempio La gura 2.6 mostra un particolare campo di moto in un intorno
di un punto che pu essere scomposto nella sua parte costante (vedi primo
o
termine a destra della (2.27a)) sua parte lineare (vedi secondo e terzo termine a destra della (2.27a) e la gura 2.9b). La gura 2.9 mostra i termini
non lineari, trascurati nella (2.27a), che diventano signicativi solo lontano
dal punto considerato. Le gure 2.10 e 2.11 mostrano inne la parte lineare
decomposta, rispettivamente, nel contributo simmetrico e in quello emisimmetrico. Il primo, a sua volta, pu essere decomposto in una parte isotropa
o
gura 2.12 e nel residuo (gura 2.13).

2.4

Teorema del trasporto

Forniamo, inne, la dimostrazione di un teorema cinematico la cui importanza si riveler` nel seguito.
a
Sia V = V (t) un volume materiale di uido, cio un volume di uido
e
che contenga sempre le stesse particelle uide. Si noti che un volume materiale di uido in generale si muove e si deforma con il tempo e i suoi contorni
sono impermeabili alla massa.

2.4. TEOREMA DEL TRASPORTO

35

Figure 2.6: Particolare campo di


moto nellintorno di un punto

Figure 2.7: Parte costante del


campo di moto ragurato in
gura 2.6

Figure 2.8: b) Parte lineare,


nellintorno del punto evidenziato, del campo di moto in gura
2.6.

Figure 2.9: Parte non lineare


del campo di moto ragurato in
gura 2.8

Sia F (x, t) una funzione scalare (o la generica componente di una funzione


vettoriale) della posizione e del tempo. Lintegrale
F dV

(2.53)

dunque una funzione del tempo ottenuta eettuando lintegrazione della


e
F (x, t) estesa alla regione dello spazio occupata allistante t da V (t). Vogliamo

36

CHAPTER 2. FONDAMENTI CINEMATICI

Figure 2.10:
Contributo,
nellintorno del punto evidenziato, della parte simmetrica
del gradiente della velocit al
a
campo di moto rappresentato in
gura 2.6

Figure 2.11:
Contributo,
nellintorno del punto evidenziato, della parte antisimmetrica
del gradiente della velocit al
a
campo di moto rappresentato in
gura 2.6

Figure 2.12:
Contributo,
nellintorno del punto evidenziato, della parte isotropa del
tensore velocit di deformazione
a
al campo di moto rappresentato
in gura 2.6

Figure 2.13:
Contributo,
nellintorno del punto evidenziato, della parte non isotropa del
tensore velocit di deformazione
a
al campo di moto rappresentato
in gura 2.6

ora ottenere una espressione per la derivata materiale di tale integrale.


d
dt

F dV =
V

dF
dV +
dt

F
V

d(dV )
.
dt

(2.54)

2.4. TEOREMA DEL TRASPORTO

37

La relazione precedente deriva dalla semplice constatazione che un integrale


pu` essere pensato come la somma di tanti contributi innitesimi F dV . Utio
lizzando le regole per la derivazione della somma e del prodotto di funzioni,
si ottiene la (2.54). Osservando che dV pari al prodotto dx1 dx2 dx3 (dxi
e
elemento parallelo allasse i) ` possibile, utilizzando la
e
d(dxi )
vi
dxi
=
dt
xi

(2.55)

che deriva dalla (2.31a), ottenere la relazione


d(dx1 dx2 dx3 )
d(dV )
=
dt
dt
=

(2.56)

v1
v2
v3
dx1 dx2 dx2 +
dx1 dx2 dx2 +
dx1 dx2 dx2 = v dV.
x1
x2
x3

La (2.56) sostituita nella (2.54) porge


d
dt

F dV =
V

dF
+ F v dV
dt

(2.57)

La relazione espressa dalla (2.57) esprime il cosiddetto teorema del trasporto.


Il suo signicato cinematico emerge ove se ne fornisca una formulazione
alternativa ottenuta osservando che, per la (2.13), si ha:
dF
F
F
+ F v =
+ v F + F v =
+ (vF )
dt
t
t
da cui

d
dt

F dV =
V

F
+ (F v) dV
t

(2.58)

(2.59)

Donde, considerando il volume (sso) V0 che coincide con V allistante t0


considerato e utilizzando il teorema della divergenza, segue:
d
dt

F dV |t=t0 =

V0

F
dV0 +
t

S0

F v ndS0

(2.60)

dove S0 indica la frontiera di V0 , n ` il versore normale con direzione positiva


e
verso lesterno, e /t ha il signicato espresso dalla (2.9). La (2.60) mostra
che la derivata materiale dellintegrale di F esteso al volume materiale V
uguaglia la somma della velocit` di variazione dellintegrale della F esteso al
a
volume sso istantaneamente coincidente con V e del usso di F attraverso
la frontiera S0 di contorno di tale volume sso.

38

2.5

CHAPTER 2. FONDAMENTI CINEMATICI

Velocit di espansione
a

La (2.59) consente di attribuire un signicato sico alla divergenza della


v
v
v
velocit ( v = x1 + x2 + x3 ). Infatti considerando F = 1 la (2.59) porge:
a
1
2
3
d
dV
=
dt
dt

dV =
V

vdV

(2.61)

Utilizzando il teorema del valor medio, si ottiene:


dV
=Vv
dt

(2.62)

dove v deve essere calcolato in unopportuno punto interno a V . Considerando volumi V innitesimi si ottiene:
v =

1 d(dV )
dV dt

(2.63)

che consente di interpretare v come la velocit di dilatazione volumetrica


a
relativa, nel punto in esame. Si osservi inoltre che v coincide con la traccia,
cio con la somma degli elementi sulla diagonale, del tensore delle velocit
e
a
di deformazione. Considerando il signicato sico che stato attribuito alle
e
componenti a indici uguali del tensore D, linterpretazione sica di v, qui
illustrata, non inaspettata. Questultima aermazione sar chiara quando
e
a
sar analilzzato il principio di conservazione della massa.
a

Chapter 3
PRINCIPIO DI
CONSERVAZIONE DELLA
MASSA
Dove si studia il principio di conservazione della massa e le sue conseguenze

39

40

CHAPTER 3. PRINCIPIO DI CONSERVAZIONE DELLA MASSA

3.1

Lequazione di continuit
a

A un uido ` sempre associata una funzione densit` = (x, t), denita in


e
a
modo che la quantit`
a
M=

dV

(3.1)

determina la massa M associata alla porzione del uido che allistante t


occupa la regione V . La funzione ` naturalmente assunta a valori positivi
e
( > 0).
Postuliamo che valga il seguente principio di conservazione della
massa: la massa associata alla porzione di uido che occupa V
non cambia col moto di V , tale volume essendo un volume materiale. Prima di trarre le conseguenze analitiche di tale enunciato osserviamo che le condizioni restrittive da esso imposte sulla struttura del campo di
`
moto non presentano sempre una natura strettamente cinematica. E tuttavia
opportuno considerarle a questo stadio della trattazione poich possono cone
siderarsi come un sorta di condizioni di compatibilit` cui il campo di moto
a
deve soddisfare per risultare sicamente signicativo.
In termini analitici il principio enunciato si esprime:
d
dM
=
dt
dt

dV = 0

(3.2)

Ricordando la (2.57) la (3.2) si riscrive:

d
+ v dV = 0
dt

(3.3)

donde, data larbitrariet` di V , segue:


a
d
+ v = 0
dt

(3.4)

La (3.4) ` detta forma spaziale (o Euleriana) dellequazione che esprime il


e
principio di conservazione della massa, detta anche equazione di continuit`.
a
Essa costituisce una condizione necessaria e suciente anch il moto sia
e
tale che venga conservata la massa di ciascun volume materiale. Ricordando
la (2.13), la (3.4) pu` riscriversi nella forma
o

+ (v) = 0.
t
Sono importanti alcuni casi particolari di tali relazioni.

(3.5)

3.2. MOTI BIDIMENSIONALI DI FLUIDI INCOMPRIMIBILI

41

Se il moto del uido avviene in modo tale da non indurre apprezzabili


variazioni di densit` n nello spazio n nel tempo, esso si denisce incoma e
e
primibile e indilatabile e la (3.5) si traduce nella pi` semplice
u
vi
=v = 0
xi

(3.6)

che impone la solenoidalit` del campo di velocit`. Tale locuzione esprime


a
a
la costanza del usso volumetrico (portata volumentrica) Q che attraversa la
generica sezione di un tubo di usso, cio` di un tubo costruito con linee di
e
corrente (dette anche di usso)
Q=
S

v n dS.

(3.7)

Se il moto del uido ` stazionario la (3.5) porge


e
(vi )
= (v) = 0
xi

(3.8)

In questo caso ` costante il usso di massa (portata massica) associato alla


e
generica sezione di un tubo di usso
Qm =
S

v n dS

(3.9)

Le due conclusioni precedenti discendono quali semplici conseguenze del


teorema della divergenza.
La (3.6) esprime la costanza della densit del uido che viene anche detto
a
uido a densit costante anche se pi spesso viene utilizzata limpropria
a
u
denominazione di uido incomprimibile.

3.2

Moti bidimensionali di uidi incomprimibili

Il principio di conservazione della massa per un moto bidimensionale di un


uido a densit costante nel piano (x, y) impone:
a
u v
+
=0
x y

(3.10)

dove u e v sono le componenti della velocit nelle direzioni x e y rispettia


vamente. Una conseguenza della (3.10) che udy vdx un dierenziale
e
e

42

CHAPTER 3. PRINCIPIO DI CONSERVAZIONE DELLA MASSA

y
Q

ds

P
x
Figure 3.1:
esatto, cio il dierenziale di una funzione di due variabili (x, y). Infatti
ee
anch vdx + udy sia il dierenziale esatto di una funzione necessario
e
e
che

v= ,
u=
x
y
. Poich deve essere vericato che:
e

deve essere:

v
u
=
y
x

che corrisponde proprio allequazione di continuit (3.10).


a
Segue dunque:

v= .
u=
y
x
La relazione sopra mostra che possibile conoscere il campo di velocit nota
e
a
la sola funzione (scalare) .
La funzione consente poi di calcolare facilmente la portata volumetrica
(per unit di larghezza) q che attraversa una curva assegnata. Si considerino
a
due punti P e Q e la curva C che li congiunge (si veda la gura 3.1). La
denizione della portata volumetrica, per unit di largezza, che attraversa la
a
sezione delimitata dall curva C:
Q

q=
P

v n ds.

3.3. ULTERIORE FORMA DEL TEOREMA DEL TRASPORTO

43

osservando che n = (nx , ny ) = ( dy , dx ), consente di pervenire a:


ds
ds
Q

q=
P

(udy vdx) =

d = Q P

La portata che attraversa la curva in esame pari dunque alla dierenza tra
e
il valore assunto dalla funzione nel punto Q e nel punto P .
Osservando che la portata volumetrica che attraversa una linea di corrente
nulla, essendo il vettore velocit tangente alla linea in ogni sui punto, la
e
a
funzione deve essere costante lungo una linea di corrente.
La funzione detta funzione di corrente.
e

3.3

Ulteriore forma del teorema del trasporto

Utilizzando il teorema del trasporto e lequazione di continuit` ` facile mostrare


ae
che
dF
d
F dV =
dV
(3.11)
dt V
dt
V
con F (x, t) funzione arbitraria. Infatti
d
dt

F dV

=
V

d
dF
F +
+ F v dV =
dt
dt
d
dF
F
dV =
+ v +
dt
dt

dF
dV
dt

(3.12)

Chapter 4
FONDAMENTI DINAMICI
Dove si determinano le forze generate dal moto di un uido e il moto di un
uido in funzione delle forze che lo sollecitano

44

4.1. ASSIOMA DI CAUCHY

4.1

45

Assioma di Cauchy

Si consideri un sistema continuo in moto che allistante generico t occupa


il volume V (t) dello spazio. Lassioma di Cauchy essenzialmente formula
unipotesi sulla natura del continuo (uido nel nostro caso) che consente
di introdurre, nellambito dellapproccio continuo, le azioni che le diverse
porzioni di un materiale reale si trasmettono reciprocamente. Enunciamolo:
Su ogni supercie chiusa immaginaria S , di versore normale n, contenuta in V esiste una distribuzione di vettori tensione t il cui risultante e
momento risultano equivalenti al risultante e momento delleettivo sistema
di forze in cui si traduce lazione della materia posta esternamente ad S su
quella contenuta internamente.
Si osservi che lassioma enunciato, postulando lesistenza del vettore tensione t, ammette che esista, nito il limite
R
S 0 S

t = lim

(4.1)

dove R ` il risultante delle forze agenti sulla porzione S di S da parte del


e
uido a essa esterno. Inoltre, postulando che la distribuzione di t esaurisca
linterazione fra le porzioni di uido esterna e interna a S , implicitamente
ammette che sia
M
=0
(4.2)
lim
S 0 S
dove M ` una coppia, di asse dato, che con R costituisce un sistema
e
equivalente al sistema di forze agenti sulla porzione S di S da parte del
uido a essa esterno. Inne appare evidente come il vettore t dipenda, oltre
che dalla posizione x e dal tempo t anche dal valore di n.
La validit` dellassioma di Cauchy va appunto intesa in senso assiomatico,
a
cio` come unipotesi che si rileva metodologicamente ecace in quanto cone
sente la costruzione di teorie in grado di interpretare vaste classi di fenomeni
che interessano alcuni materiali reali. Di essa non ` possibile fornire giustie
cazione sperimentale diretta, cio` in termini operativi.
e

4.2

Principio della quantit` di moto


a

Consideriamo un sistema continuo in moto che, allistante t, occupa il volume V (t) di frontiera S(t) (gura 4.1). Supponiamo che sul continuo siano
applicate forze di natura puramente meccanica che supporremo note quali
funzioni della posizione x e del tempo t e distingueremo in:
forze di massa, f (x, t), denite per unit` di massa e applicate agli
a
elementi materiali di V (t);

46

CHAPTER 4. FONDAMENTI DINAMICI

x3

S(t)
n
R
d V

f
S

x2

V(t)
x1
Figure 4.1:
forze di supercie, t(x, t), denite per unit` di area, e applicate agli
a
elementi superciali della frontiera S(t).
Postuliamo ora che il moto del uido, originato dallazione di tali forze, soddis in ogni istante al seguente principio:
La derivata materiale della quantit` di moto associata al volume materiale
a
V uguaglia in ogni istante il risultante delle forze applicate sui suoi elementi
materiali. Dunque:
d
dt

vk dV =
V

fk dV +
V

tk dS

(4.3a)

tdS

(4.3b)

o in forma vettoriale
d
dt

vdV =
V

f dV +
V

4.3. TENSIONE IN UN PUNTO

47

4.3

Tensione in un punto

4.3.1

Il tensore delle tensioni

Utilizzando il teorema del trasporto, cio la (3.11), e indicata con V una


e

porzione di V di cui sia S la frontiera, la (4.3b) applicata al moto di V , si


scrive:
dv
f dV +
tdS
(4.4)
dV =
V
S
V dt
La (4.4) esprime un bilancio che deve risultare soddisfatto in ogni istante per
una scelta arbitraria di V .
Esaminiamo ora una fondamentale conseguenza della (4.4) quando si consideri il limite per V 0. Sia 3 il volume istantaneamente occupato da V .
Osservando che le funzioni integrande sono funzioni limitate e applicando
quindi il teorema della media, si ottiene che per 0 gli integrali di volume
risultano innitesimi dordine superiore rispetto allintegrale di supercie.
Segue
1
tdS = 0
(4.5)
lim 2
0
S
cio`:
e
Il principio della quantit` di moto si riduce, a livello locale, ad una cona
dizione di equilibrio delle tensioni distribuite su una supercie chiusa innitesima circostante il punto considerato.

t (3)
n(3)
t (1)
n(2)

Sl

n(1)
t

(2)

S
l

Figure 4.2:
Si consideri ora il volume innitesimo di forma cilindrica V , mostrato
in gura 4.2. La ( 4.4) porge:
t(1) dS +
S

t(2) dS +
S

t(3) dS +
S

gdV =
V

dv
dV
dt

48

CHAPTER 4. FONDAMENTI DINAMICI

dove S la supercie laterale del volume V . Applicando il teorema


e
del valor medio per calcolare gli integrali e considerando il limite per
tendentente a zero, si ottiene:
t(1) S + t(2) S = 0.
Considerando lequazione precedente, si ottiene:
t(1) = t(2) .
Si deduce quindi che la tensione esercitata sulle due facce di una supercie
e
uguale e contraria. In particolare il uido interno a un volume V esercita su
quello esterno una tensione che uguale e contraria a quella esercitata dal
e
uido esterno al volume su quello interno.

xk

t (i)
n
t (j)
t
ij
xj
t (k)

xi
Figure 4.3:
Esplicitiamo ora la (4.5) con riferimento al tetraedro mostrato nella gura
4.3 con vertice nel generico punto individuato dal vettore x e tre facce parallele ai piani coordinati. Sia n il versore normale alla quarta faccia (obliqua)
di area A(n) . Indichiamo inoltre, con t(n) il vettore tensione agente su un
elemento materiale di normale n, dunque t(n) = t(x, t; n). Sia inoltre t(j)

4.3. TENSIONE IN UN PUNTO

49

il vettore tensione agente su un elemento materiale di normale (ij ), con ij


versore dellasse xj .
Essendo A(n) 2 e t funzione continua della posizione, la (4.5) si riduce,
in questo caso, alla:
t(n) + nj t(j) = 0
(4.6)
con nj coseno direttore di n rispetto allasse xj e j indice sommato. La
(4.6) discende immediatamente dalla (4.5) applicando il teorema della media
e osservando che
A(j) = A(n) nj
(4.7)

dove si ` indicata con A(j) larea della faccia del tetraedro di normale ij e
e
considerando 0.
Ricordando che in precedenza si mostrato che t(j) = t(j) . La (4.6)
e
diventa allora
t(n) = nj t(j)
(4.8)

La (4.8) mostra che ` nota la tensione su qualsiasi elemento superciale


e
della stella di centro x, non appena siano note le tensioni su tre elementi
superciali passanti per x, paralleli ai piani coordinati. Se si denomina stato
di tensione in x linsieme delle tensioni agenti su tutti gli elementi superciali
della stella di centro x, segue che la conoscenza di tale stato di tensione
richiede che siano assegnate nove funzioni della posizione e del tempo Tij (x, t)
cio` le 9 componenti rispetto allasse xi (i = 1, 2, 3) dei vettori tensione
e
t(j) (j = 1, 2, 3). Con tale signicato di Tij e detta ti la componente di t(n)
rispetto allasse xi segue:
ti = Tij nj
(4.9)
ove Tij indica la componente lungo lasse xi di t(j) . Non ` dicile mostrare
e
che le Tij costituiscono le componenti del un tensore doppio:

(1)
(2)
(3)
t1
t1
t1

T = t(1) t(2) t(3)


2
2
2
(1)
(2)
(3)
t3
t3
t3
Posto T {Tij } segue, in forma tensoriale
t=T n

(4.10)

Ribadiamo che le (4.10) consentono di determinare il vettore tensione in


x su qualsiasi piano pasante per x, se sono note le nove componenti Tij del
tensore T in x allistante considerato.
Osserviamo inne che le componenti di T ad indici uguali sono dirette
secondo le normali alle facce su cui agiscono, sono cio` tensioni normali.
e
Le componenti a indici distinti, essendo dirette tangenzialmente alle facce su
cui agiscono, sono tensioni tangenziali.

50

4.4

CHAPTER 4. FONDAMENTI DINAMICI

Forma dierenziale delle equazioni


del moto dei continui

La relazione (4.4) deve risultare soddisfatta per V arbitrario. Inoltre le (4.10)


suggeriscono la trasformazione
ti dS =
S

nj Tij dS

(4.11)

da cui, considerando il volume sso V0 che istantaneamente coincide con V


e la cui supercie S0 , utilizzando la trasformazione di Gauss, segue
e
Tij
dV
xj

(4.12a)

T dV

(4.12b)

ti dS =
V0

S0

o
tdS =
V0

S0

Sostituendo la (4.12b) nella (4.4) segue, data larbitrariet` di V0 la relazione


a
dv
= f + T
dt

(4.13a)

Tkj
dvk
= fk +
dt
xj

(4.13b)

Le (4.13a-4.13b) sono le equazioni del moto di Cauchy. Esse risultano valide


per qualsiasi continuo per il quale gli assiomi (4.1), (4.2) si rivelino appropriati.

4.5

Principio del momento della quantit` di


a
moto

Il principio del momento della quantit` di moto per un continuo uido pu


a
o
essere enunciato come:
Dato un continuo, di volume V (t) e frontiera S(t), in moto e soggetto
alla distribuzione f (x, t) di forze di volume e t(x, t) di forze di supercie,
vale la relazione seguente:
d
dt

(x v)dV =

(x f )dV +

x tdS

(4.14)

con x raggio vettore dellelemento di volume dV (o di supercie dS) rispetto


allorigine del riferimento O.

`
4.5. PRINCIPIO DEL MOMENTO DELLA QUANTITA DI MOTO

51

In altre parole la derivata materiale del momento della quantit` di moto


a
associata al volume materiale allistante t uguaglia il momento risultante delle
forze applicate agli elementi materiali (di volume e supercie) del continuo
in moto. La (4.14) pu` scriversi in forma scalare come segue:
o
ijk

d
dt

xj vk dV

xj fk dV

xj tk dS = 0

i = 1, 2, 3

(4.15)

ove si ` indicato con ijk il tensore di Ricci1 e si utilizzata la convenzione


e
e
della somma sugli indici ripetuti.
Le (4.14), (4.15) devono risultare soddisfatte in ciascun istante e devono
valere se applicate a una qualsiasi porzione V del volume materiale V . Con
riferimento a tale volume V di frontiera S , le (4.15) si scrivono:
ijk

xj
V

dvk
dV
dt

xj fk dV

xj tk dS = 0

i = 1, 2, 3

(4.16)

dove si utilizzata la trasformazione (3.11) e la ovvia


e
ijk

vj vk dV = 0

(4.17)

Trasformando lintegrale di supercie presente nella (4.16) in un integrale di


volume attraverso la formula di Gauss segue, utilizzando anche la (4.9):
ijk

xj
V

dvk
Tk
j Tk dV
fk
dt
x

=0

(4.18)

Ricordando le equazioni del moto di Cauchy e data larbitrariet` di V , la


a
(4.18) impone:
ijk j Tk = imn Tmn = 0
(4.19)
La (4.19) equivale a tre relazioni (una per ciascuna determinazione di i) di
uguaglianza delle componenti a indici distinti del tensore T , cio`
e
Tk = Tk .
1

ijk = 0 se almeno 2 indici sono uguali


ijk = 1 se ijk=123,231 o 312
ijk = 1 se ijk=321,213 o 132

(4.20)

52

CHAPTER 4. FONDAMENTI DINAMICI

4.6

Teorema della potenza meccanica

Consideriamo la (4.13b) e moltiplichiamone ambo i membri per vk . Si ottiene


vk

dvk
Tkj
=0
fk vk vk
dt
xj

Una semplice trasformazione fornisce


2
(vk Tkj ) vk
1 d(vk )

fk vk
+
Tkj = 0
2 dt
xj
xj

Data la simmetria del tensore T segue inoltre


2
1 d(vk )
(vk Tkj ) 1

fk vk
+
2 dt
xj
2

vk
vj
+
xj
xk

Tkj = 0.

Integrando su V e applicando la trasformazione di Gauss si ottiene:

1 d(v v )

dV =
2
dt

fk vk dV +
V

vk nj Tkj dS

Dkj Tkj dV

(4.21)

Si denisca ora:
Ec =

1
v v dV =
2

1
2
2
2
v1 + v2 + v3 dV
2

(4.22)

lenergia cinetica associata al volume materiale V . La (4.21) assume la forma:


dEc
=
dt

f vdV +

t vdS

(T : D)dV

(4.23)

dove si ` indicato con il simbolo : il prodotto fra due tensori eseguito operando
e
la somma dei prodotti fra componenti corrispondenti dei due tensori. La
(4.23) mostra che:
La derivata materiale dellenergia cinetica associata ad un volume materiale uguaglia la somma della potenza associata allazione delle forze esterne
(di volume e di supercie) applicate agli elementi materiali (di volume e di
frontiera) e della potenza spesa dalle forze interne per deformare gli elementi
materiali.
Questultimo contributo, cio` il termine energetico espressione della potenza
e
spesa perch abbiano luogo le variazioni di volume e di forma degli elementi
e
richiede uninterpretazione termodinamica. Parte di tale potenza ` legata ad
e
una variazione dellenergia interna (termodinamica) del uido, parte ` assoe
ciata ad uno scambio termico fra uido ed esterno. Lesplicitazione di tale
termine richiede che sia formulata unipotesi sulla natura sica del continuo
che consenta di istituire un legame fra stato di tensione e stato cinematico:
ci sar oggetto del capitolo seguente
o
a

Chapter 5
FONDAMENTI
TERMODINAMICI
Dove si determina come gli scambi termici inuenzano il moto dei uidi e
viceversa

53

54

5.1
5.1.1

CHAPTER 5. FONDAMENTI TERMODINAMICI

Stato termodinamico di un sistema uido


Variabili di stato

Presentiamo alcuni richiami di Termodinamica che hanno lo scopo di inquadrare lanalisi dellevoluzione del sistema uido nel contesto delle sue
interazioni con lesterno di natura anche termodinamica. Fenomeni di altra
natura (elettromagnetica, chimica, chimico sica, etc...) saranno considerati
assenti.
Un sistema continuo in moto subisce una trasformazione nel senso che
ne evolve lo stato, questultimo essendo caratterizzato da quantit` siche
a
dette quantit` di stato. Precedentemente si ` esaminato laspetto cinea
e
matico che risulta descrivibile, per esempio, attraverso la conoscenza delle
funzioni vk (x, t), (k = 1, 2, 3). La componente dinamica dello stato del
sistema si ` rivelata caratterizzabile attraverso le funzioni Tij (x, t), (i, j =
e
1, 2, 3), componenti del tensore delle tensioni.
Nella supposta assenza di fenomeni di natura elettromagnetica, chimica, sico-chimica, etc.., la conoscenza dello stato del sistema si completa
assegnandone le variabili termodinamiche. La denizione classica di queste
fa riferimento a condizioni di equilibrio meccanico e termico del sistema.
Si vedr` in seguito come, in condizioni di quiete, lo stato di tensione risulta
a
caratterizzabile nota la sola pressione, che una variabile termodinamica che
e
consente di determinare lo stato termodinamico del sistema uido (a meno
che questo non sia incomprimibile, nel qual caso p costituisce una variabile
di natura puramente meccanica). A un sistema uido in equilibrio termico e
meccanico ` poi possibile associare, come insegna la Termodinamica classica,
e
un ben denito valore di una ulteriore variabile, di fondamentale importanza,
la temperatura (assoluta) T . Rimandiamo ai testi di Termodinamica per una
discussione sulla sua denizione. Ci limitiamo qui a ribadire che essa fa riferimento a congurazioni di equilibrio termico e meccanico del sistema. Altre
quantit` di stato, energia interna, entropia, entalpia, etc. si rivelano neca
essarie e verranno richiamate nel seguito. Esse risultano legate fra loro, in
generale, da relazioni che deniscono la struttura termodinamica del sistema
in esame e diconsi equazioni di stato.
Saranno oggetto del nostro studio i cosiddetti uidi termodinamici,
sistemi cio` per la denizione del cui stato termodinamico ` suciente la
e
e
conoscenza dei valori attuali assunti da due variabili di stato. Ne sono
esempi i liquidi e gli aeriformi con stato chimico ben denito.

5.1. STATO TERMODINAMICO DI UN SISTEMA FLUIDO

5.1.2

55

Coecienti di dilatazione (isobaro) e di comprimibilit` (isotermo)


a

Lequazione che densce la densit di un uido in funzione del suo stato


a
termodinamico pu` essere espressa nella forma
o
f (p, , T ) = 0
donde
d =

oppure

dT +
p

= (p, T )

dp

(5.1)

(5.2)

dove i pedici p e T a secondo membro individuano, come duso, la variabile


mantenuta ssa nelloperazione di derivazione parziale.
Deniamo il coeciente di dilatazione isobaro , avente le dimensioni
dellinverso di una temperatura, nella forma:
=

(5.3)
p

e il coeciente di comprimibilit` isotermo (denito come inverso del moda


ulo di comprimibilit` isotermo , di dimensioni uguali a quelle della presa
sione) nella forma:
1
1 =
(5.4)
p T
donde
d = dT + 1 dp

(5.5)

La (5.5) non fornisce informazioni maggiori della (5.2). Vedremo tuttavia


che essa risulta pi` conveniente nel caso dei liquidi poich i coecienti ed
u
e
, funzioni in generale dello stato termodinamico (dunque, ad es., di T e p)
presentano nel caso dei liquidi un comportamento particolarmente semplice.
Il caso del gas perfetto
Molti gas reali (fra questi laria) si trovano soddisfare in modo pi` o meno
u
approssimato alla equazione di stato, detta del gas perfetto:
pV = nRT

(5.6)

essendo V il volume del gas e n il numero di moli. La costante R (detta


universale poich il suo valore dipende solo dalle unit` di misura adottate
e
a
per p, V e T ) vale 8.314 J/(mole K).

56

CHAPTER 5. FONDAMENTI TERMODINAMICI

Indicata con M la massa del gas e con m la massa molare (detta anche
peso molecolare relativo) che la massa di una singola molecola espressa in
e
unit di massa atomica (es: mH2 O = 18, mH2 = 2) risulta
a
n=
Dunque
pV =
e
p

M
m

M
RT
m

p
1
V
= = RT
M

(5.7)

(5.8)
(5.9)

Dalla (5.9) segue, per un gas perfetto,

1
T

(5.10)

1
(5.11)
p
Dunque un gas perfetto risulta sempre meno dilatabile isobaricamente al
crescere della temperatura e sempre meno comprimibile al crescere della
pressione. Nessun materiale reale obbedisce esattamente alla (5.9). Essa
`, come noto, giusticabile sulla base di semplici considerazioni di teoria cie
netica fondate su un modello di comportamento limite del gas, da cui i gas
reali si discostano sempre in misura pi` o meno accentuata. Molti fenomeni
u
che riguardano gas reali sono tuttavia interpretabili soddisfacentemente sulla
base del modello rappresentato dalla (5.9). Ci` vale in particolare per la gran
o
parte dei fenomeni studiati dalla branca della Meccanica detta Gasdinamica.
1 =

Equazione di stato dei liquidi


Descriviamo ora lo stato termodinamico di un liquido, considerato qui
quale caso particolare di uido termodinamico. A pressioni vicine a quella
ordinaria si ha:
= 0 [1 + (T T0 )]
(5.12)
con T0 temperatura di riferimento e 0 il coeciente di dilatiazione isobaro
alla temperatura di riferimento. I coecienti (0 , ) sono sensibilmente
costanti entro un ampio intervallo di valori della pressione.
Analogamente il coeciente presenta variazioni non trascurabili con la
pressione che possono spesso valutate, entro un ampio intervallo di temperature, con la
= 0 [1 + (p p0 )]
(5.13)

5.1. STATO TERMODINAMICO DI UN SISTEMA FLUIDO

57

dove p0 e 0 indicano rispettivamente la pressione di riferimento e il modulo di comprimibilit isotermo nelle condizioni di riferimento.
a
Si noti inoltre che risulta in generale positivo, i liquidi risultano cio`
e
sempre meno comprimibili (in modo isotermo) al crescere della pressione. I
valori di 0 ed sono sensibilmente indipendenti dalla temperatura entro un
intervallo relativamente ampio.
In numerose applicazioni ` poi suciente trascurare nelle (5.12), (5.13) i
e
contributi associati ad ed . In tal caso la (5.5) risulta immediatamente
integrabile nella forma:
ln

= 0 (T T0 ) + 1 (p p0 )
0
0

(5.14)

da cui
= 0 exp 0 (T T0 ) + 1 (p p0 )
o

(5.15)

e se
1 (p p0 ) 1
0

(5.16)

= 0 [1 0 (T T0 ) + 1 (p p0 )]
0

(5.17)

0 (T T0 ) 1 ,
si ottiene

La (5.17) costituisce una relazione che assolve in modo egregio al ruolo di


equazione di stato dei liquidi. Poich il valore di 0 , per la maggior parte
e
4
dei liquidi, ` assai piccolo ( 10 [ K]1 per T0 = 273 K) e il valore di 0
e
assai grande ( 109 [N/m2 ] per po = 105 N/m2 ), la (5.17) rivela che i liquidi
possono in talune circostanze (condizioni sensibilmente isoterme e dierenze
di pressione relativamente modeste) considerarsi come incomprimibili e
indilatabili. Va tuttavia osservato che tanto la comprimibilit` quanto la
a
dilatabilit` dei liquidi si rivelano propriet` di imprescindibile importanza per
a
a
la comprensione di talune classi di fenomeni, quali la propagazione di onde
acustiche o la formazione di moti termoconvettivi.
Concludiamo notando che, nellaccezione comune, alla denominazione
incomprimibile si associa la costanza (nel tempo e nello spazio) della dene
sit` del uido (dunque 0 = 1 = 0) si ingloba cio` la condizione di ina
0
dilatabilit` in quella di incomprimibilit`. Essendo tale prassi estremamente
a
a
generalizzata (in particolare nella letteratura anglosassone) per evitare confusioni intepretative essa verr` adottata nel seguito.
a
Stati barotropici
In particolari stati, detti barotropici, ` possibile associare allequazione
e
di stato (di un gas o di un liquido) ulteriori condizioni che consentono di

58

CHAPTER 5. FONDAMENTI TERMODINAMICI

pervenire a una relazione biunivoca fra le sole variabili densit` e pressione,


a
del tipo:
= (p)
(5.18)
Limportanza di tali stati ` legata alla possibilit` di disaccoppiare (sotto
e
a
ulteriori condizioni che verranno precisate) il problema termodinamico da
quello meccanico.
Un esempio (ma non lunico) di stato barotropico, si ottiene imponendo
la condizione di costanza della temperatura (T = T0 ) per un gas perfetto. In
tal caso lequazione di stato diventa
p
= cost

(5.19)

Qualora invece si consideri una trasformazione adiabatica isoentropica si ha


p
= cost
k

(5.20)

con k rapporto fra i colori specici a pressione e volume costante.


Lacqua in condizioni isoentropiche soddisfa alla relazione
p+B
=
p0 + B

(5.21)

con B = 3 108 N/m2 , n = 7 e p0 , 0 pressione e densit` di riferimento. La


a
(5.21) ` signicativa no a valori di pressione dellordine di 105 bar.
e
Naturalmente il pi` semplice degli stati barotropici ` quello caratterizzato
u
e
dalla costanza della densit`, stato usualmente denominato incomprimibile.
a
Tale stato, che ` in particolare caratteristico dei liquidi soggetti a variazioni
e
di pressione non molto grandi, ` semplicemente descritto dallequazione di
e
stato
= costante
(5.22)

5.2
5.2.1

Primo principio della termodinamica


Formulazione classica

`
E noto che linterazione di un sistema evolvente (in particolare in moto) con
lesterno pu` essere interpretata in termini di scambi energetici.
o
Nei capitoli precedenti si ` introdotto lo scambio di lavoro L fra sise
tema (uido) ed esterno. Esso risulta associato allazione delle forze esterne
(di volume e di supercie) applicate agli elementi materiali (di volume e di supercie) del sistema. Il segno di L si assume positivo se lo scambio ` attuato
e

5.2. PRIMO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA

59

`
nel senso dal sistema verso lesterno. E emerso inoltre come alla rapidit` con
a
cui avviene tale scambio dinamico sia associata levoluzione dellenergia meccanica del sistema. La deformabilit` di questo inuenza tale evoluzione ina
troducendo un termine energetico interpretabile appunto come potenza spesa
dal sistema per dar luogo alle variazioni di forma e di volume conseguenti al
moto.
Ci si propone ora di dare signicato termodinamico a questultimo termine. A questo scopo ` necessario operare un bilancio energetico nel quale
e
interviene la seconda componente fondamentale di scambio: lo scambio di
`
calore (o scambio termico) Q. E noto dallesperienza che uno scambio di
calore fra le diverse parti di un sistema reale ` sempre associato a una disunie
forme distribuzione della temperatura e si attua nel senso di una attenuazione
di tale disuniformit`. Assumiamo nota dalla Termodinamica la nozione di
a
scambio termico che, ricordiamo, ` assunto positivo se attuato nel senso
e
dallesterno al sistema e viceversa.
Il primo principio della Termodinamica, con riferimento a un sistema materiale che subisce una trasformazione elementare caratterizzata dagli scambi
energetici dQ e dL si enuncia nella forma:
dQ dL = dEt

(5.23)

dove si ` indicata con Et una funzione di stato intepretabile quale misura


e
del contenuto energetico del sistema. Diremo Et energia totale del sistema
(uido in particolare).
La (5.23) suggerisce, in particolare, la costanza di Et per un sistema completamente isolato, per il quale cio` dQ = dL = 0.
e

5.2.2

Formulazione integrale Lagrangiana

Riformuliamo il I principio della Termodinamica con riferimento al volume


materiale V (t). Sia dt lintervallo di tempo elementare cui si riferiscono gli
scambi energetici elementari di cui nella (5.23). Il volume materiale essendo
in moto, cio` in condizioni di non-equilibrio termico e meccanico, risulter`
e
a
necessario tener conto della non uniforme distribuzione delle quantit` di stato
a
e degli scambi energetici.
Dalla (5.23) dunque possibile ottenere:
e
dEt
=
dt

f vdV +

t vdS

q ndS

(5.24)

avendo indicato con n il versore normale alla supercie diretto positivamente


verso lesterno e con q il vettore usso termico specico. Questo ` denito
e

60

CHAPTER 5. FONDAMENTI TERMODINAMICI

come vettore tale che la sua proiezione lungo la direzione normale allareola
dS moltiplicata per dS rappresenta la potenza termica scambiata attraverso
tale areola. La sua direzione e verso coincidono con direzione e verso relativi
al processo di propagazione del calore. I segni dei termini a secondo membro
della (5.24) sono conseguenza delle convenzioni adottate per i segni degli
scambi dinamico e termico.
Sottraendo alla (5.24) la relazione che esprime il teorema della potenza
meccanica segue:
dEi
=
dt

(T : D)dV

q ndS

(5.25)

dove si ` indicata con Ei la porzione di Et distinta dallenergia cinetica Ec


e
(Et = Ec + Ei ). La quantit` Ei ` detta energia interna e, data la supposta
a
e
assenza di fenomeni di natura elettromagnetica, chimica, sico-chimica, etc...,
Ei ` totalmente di natura termodinamica.
e
La (5.25) suggerisce che la potenza spesa dal volume materiale V (t) perch
e
avvengano variazioni di forma e di volume si ritrova in parte come variazione
dellenergia interna termodinamica associata a V in parte come scambio termico del sistema uido con lesterno.

5.2.3

Formulazione dierenziale: lequazione dellenergia

La (5.25) rappresenta la formulazione integrale di una relazione (dierenziale)


che deve risultare soddisfatta in ciascun punto del volume uido e a ciascun
istante.
Infatti, introdotta lenergia interna specica e(x, t) denita dalla relazione:
Ei =

edV

(5.26)

e ricordando il teorema del trasporto (3.11) segue:


dEi
=
dt

de
dV
dt

(5.27)

Inne se si applica la trasformazione di Gauss allintegrale di supercie a


secondo membro della (5.25), segue

de
(T : D) + q dV = 0
dt

(5.28)

Osservando che la validit` della precedente equazione sussiste quando a V si


a
sostituisca una qualsiasi sua porzione V , segue che lannullarsi dellintegrale

5.3. SECONDO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA

61

a primo membro implica che sia soddisfatta per ogni x e t la relazione:

de
=T :D q
dt

(5.29)

La relazione (5.29) ` attribuita (vedi C.Truesdell1 ) a C.Neumann e costitue


isce, insieme allequazione di continuit` e allequazione del moto una delle
a
equazioni fondamentali della meccanica dei continui. Attraverso la (5.29)
il problema meccanico risulta accoppiato con quello termodinamico, cio` la
e
determinazione dello stato meccanico del sistema non pu` prescindere dalla
o
conoscienza dello stato termodinamico e viceversa. Vedremo nel seguito come
sia possibile in talune circostanze disaccoppiare il problema.
Allo scopo di proseguire lanalisi sar` tuttavia necessario introdurre opa
portune ipotesi sulla natura termodinamica del sistema uido in esame, istituendo un legame fra usso di calore e distribuzione di temperatura. Tale
legame, insieme allequazione di stato ed al legame fra T , tensore delle tensioni, e lo stato cinematico locale, determina completamente la natura sica
del sistema uido.

5.3
5.3.1

Secondo principio della termodinamica


Conservazione ed evoluzione

Come noto, il secondo principio della Termodinamica dichiara limpossibilit`


a
del realizzarsi di una certa classe di processi, pur tali da vericare i gi` disa
cussi principi di conservazione della massa, della quantit` di moto, e di cona
servazione dellenergia. Lequivalenza fra scambi termici e dinamici espressa
dal I principio con riferimento a trasformazioni cicliche ` infatti solo da ine
tendere in termini di conservazione. La profonda dierenza che sussiste fra
i due tipi di scambi e che viene caratterizzata facendo appello a un carattere
di disordine (o evolutivo) proprio degli scambi termici in contrapposizione
allordine caratteristico degli scambi dinamici, si concretizza in ultima analisi nella irrealizzabilit` di certi processi. Questa si rivela interpretabile poa
nendo che lesterno al sistema subisca una evoluzione conseguente alla
trasformazione in atto nel sistema. Tale evoluzione ` associata alla compoe
nente disordinata di scambio; in particolare nel corso di una trasformazione
ciclica tale evoluzione pu` sempre ridursi a un acquisto di calore, da parte
o
dellesterno.
1

C.Truesdell, J. Rational Mech. Anal., 1, 160, 1952.

62

CHAPTER 5. FONDAMENTI TERMODINAMICI

5.3.2

Entropia

Nello studio dei fenomeni termici si rivela di particolare importanza lesame di


una classe di trasformazioni, dette reversibili, che costituiscono un modello
limite da cui le trasformazioni reali si discostano sempre in misura pi` o meno
u
accentuata.
Una trasformazione si dice reversibile se realizzabile indierentemente
nei due sensi. Tale nozione ` compatibile solo con sistemi caratterizzati da
e
quantit` di stato uniformemente distribuite, in assenza di moto e che passino
a
nel corso della trasformazione attraverso una successione di stati di equilibrio
termico e meccanico con lesterno.
Nelle condizioni esposte lo scambio dinamico si limita a quello associato
allazione delle forze di pressione agenti in corrispondenza della frontiera del
sistema. In una trasformazione elementare in cui un sistema di massa M
subisce una dilatazione volumetrica d(1/) il lavoro elementare scambiato `
e
Mpd(1/). Infatti ` facile intuire che dL = pdV e data la costanza della
e
massa M(= V ), dV = V (d/) = V d(1/) = Md(1/). Osservando
che si ha qui Et = Ei , la (5.23) si scrive per una trasformazione reversibile
1
dq = de + pd( )

(5.30)

con Mdq = dQ e Mde = dEi . La considerazione dei cicli reversibili consente,


come noto dalla Termodinamica, lintroduzione di una nuova funzione di
stato, lentropia S del sistema2 denita dalla relazione:
dQ
= dS
T

(5.31)

S = sM

(5.32)

Posto
con s entropia specica (qui, notiamo, uniformemente distribuita data la
supposta reversibilit` della trasformazione) la (5.31) diventa
a
dq
= ds
(5.33)
T
Dunque: la temperatura ` il fattore integrante che rende esatto il dierenziale
e
dq.
2`

E noto che un ciclo reversibile pu` considerarsi quale sovrapposizione di inniti cicli
o
di Carnot adiacenti e che ci` implica
o
dQ
=0
T
dove, data la reversibilit`, T ` la temperatura attuale del sistema o dellesterno indiera
e
entemente.

`
5.4. RIFLESSIONE SULLA DEFINIZIONE DI QUANTITA DI STATO IN CONDIZIONI DI NON EQ

5.3.3

Secondo principio: formulazione integrale

Estendiamo la denizione di entropia al caso del volume materiale V (t) in


moto. Si ha:
S=
s(x, t)dV
(5.34)
V

Il secondo principio della Termodinamica pu` essere formulato con riferio


mento al moto del volume materiale V (t) nella forma:
d
dt

sdV

qn
dS
T

(5.35)

Lequazione precedente evidenzia che lentropia del sistema uido in moto,


soggetto cio` a una trasformazione reale varia non solo per eetto degli scambi
e
termici con lesterno (rappresentati dal secondo membro della (5.35), ma anche a causa di una produzione di entropia associata alle cause di irreversibilit`
a
presenti durante il moto. Questultima componente risulta sempre positiva
per il II principio.
Le cause principali di irreversiblit` sono da ricondursi a scostamenti dello
a
stato del sistema uido delle condizioni di equilibrio e, quindi, alla presenza
di fenomeni di trasporto (di massa, di energia, di quantit` di moto) tendenti
a
al ripristino di tali condizioni.

5.4

Riessione sulla denizione di quantit` di


a
stato in condizioni di non equilibrio

`
E qui il caso, prima di concludere questo paragrafo, di riprendere e precisare
brevemente una osservazione gi` proposta. Nelle considerazioni svolte si `
a
e
fatto uso di quantit` di stato (quali entropia e temperatura) che la Termoda
inamica classica introduce associandole a stati di equilibrio della materia,
caratterizzati da propriet` meccaniche e termiche uniformemente distribuite
a
nel tempo e nello spazio. Lestensione di tali nozioni allo studio di sistemi
materiali in condizioni di non equilibrio, in particolare sistemi uidi in moto,
richiede alcune precisazioni.
La denizione della densit` , funzione della posizione x e del tempo t
a
non ` ristretta al caso di sistemi in equilibrio. Analogamente la denizione
e
della energia interna specica e(x, t) quale emerge dal I principio della Termodinamica risulta indipendente dallipotesi di equilibrio del sistema, essendo ricondotta alla valutazione degli scambi dinamico e termico del sistema con lesterno fra due diversi istanti, quantit` queste del tutto indipena
denti dallesistenza di una condizione di equilibrio. La conoscenza della distribuzione spazio-temporale di due variabili di stato, ed e, ci consente allora

64

CHAPTER 5. FONDAMENTI TERMODINAMICI

di denire le altre quantit` di stato (T, s, etc.) imponendo che esse soddisa
no localmente e ad ogni istante alle relazioni termodinamiche di stato valide
per gli stati di equilibrio. Si assume in altre parole che tali relazioni siano
trascurabilmente inuenzate dal non annullarsi dei valori locali dei gradienti
spaziali e temporali di velocit`, densit` ed energia interna.
a
a

Chapter 6
LE EQUAZIONI DEL MOTO
E LE CONDIZIONI AL
CONTORNO
Dove si studiano le equazioni che governano il moto dei uidi

65

66

6.1

CHAPTER 6. LE EQUAZIONI DEL MOTO

Introduzione

Nei capitoli 2, 3 e 4 si sono esaminate le propriet` cinematiche e dinamiche del


a
moto dei materiali continui introducendo alcuni costrutti mentali, in particolare i tensori della velocit` di deformazione e della tensione che si rivelano
a
idonei a descrivere tali propriet`. Lanalisi esposta non ha richiesto la prea
cisazione della natura sica del corpo esaminato. Se ne ` solo ipotizzata la
e
continuit`, cio` la validit` del modello continuo quale schema metodologicaa
e
a
mente appropriato alla interpretazione del comportamento macroscopico del
corpo.
Se si interpreta lo stato di tensione del corpo come la sua risposta dinamica allo stato di moto applicato, la particolare natura meccanica del
materiale ` individuata dal tipo di risposta meccanica.
e
Il legame analitico attraverso cui si descrive la struttura della risposta
meccanica ` detto legame costitutivo. Tale nozione ` evidentemente suscettibile
e
e
di generalizzazione ai casi in cui si esaminino altri aspetti (di natura termodinamica, chimica, elettromagnetica, etc...) del comportamento sico del
materiale continuo considerato.
`
E oggetto della prima parte di questo capitolo lo studio dei legami costitutivi relativi a uidi che sono in grado di esercitare tensioni tangenziali apprezzabili. La seconda parte del capitolo sar invece dedicata alla derivazione
a
delle equazioni del moto dei uidi viscosi. Tale risultato richiede lutilizzo di
tutte le nozioni acquisite in precedenza. Occorrer` in particolare introdurre
a
il legame costitutivo che denisce i uidi viscosi nelle equazioni del moto
valide per qualsiasi continuo alla Cauchy: si otterranno cos` le equazioni

di Navier-Stokes, cio` le equazioni fondamentali della Meccanica dei Fluidi.


e
Tuttavia per completare la posizione del problema ` necessario determinare le
e
condizioni al contorno da associare a dette equazioni. Esse sono di natura cinematica e dinamica e in generale sono ottenute imponendo la continuit` (cos
a

come denita nellanalisi matematica) attraverso il contorno dellintensit` e


a
del usso della quantit` trasportata. Esamineremo inne le forme semplia
cate che il problema assume nel caso in cui la densit del uido sia costante.
a
Tali uidi sono spesso deniti incomprimibili anche se tale denizione non
del tutto appropriata.
e

6.2

Stato di tensione nei uidi in quiete

Una prima fondamentale propriet` che ci consente di caratterizzare dal punto


a
di vista meccanico i materiali continui nello stato uido ` il loro comportae
mento dinamico in condizioni di quiete.

6.3. FLUIDI VISCOSI

67

Postuliamo dunque: Il vettore tensione in un uido in quiete ` normale


e
allelemento superciale sul quale agisce, cio`
e
t(n) = pn

(6.1)

con p quantit` non negativa detta pressione.


a
Lo scalare p risulta indipendente da n, cio` dallorientamento dellelemento
e
superciale. Ci` segue se si osserva che la (6.1) equivale allannullarsi delle
o
componenti a indici distinti del tensore delle tensioni, cio` delle tensioni tane
genziali. Infatti proiettando la (6.1) lungo la direzione i e ricordando la (4.9),
si ottiene
pni = nj Tij
(6.2)
cio`
e

T11 = T22 = T33 = p


T12 = T23 = T31 = 0

(6.3)

o
Tij = pij

(6.4)

La (6.4) viene spesso enunciata nella forma: il tensore delle tensioni in un


uido in quiete ` isotropo. Le sue componenti cartesiane ortogonali non
e
cambiano infatti al ruotare del riferimento, cio` lo stato di tensione rivela
e
eguali caratteristiche in tutte le direzioni dello spazio uscenti dal punto considerato.
Si noti poi che lo scalare p ` in generale funzione di x, cio` varia con la
e
e
posizione. Ci` ` conseguenza del bilancio dinamico espresso dalle (4.13a) dove
oe
v ` ora identicamente nullo; da questo discende che la distribuzione spaziale
e
della pressione in condizioni di quiete dipende solo dalla distribuzione delle
forze di massa e della densit`.
a

6.3
6.3.1

Fluidi viscosi
Caratteristiche generali dei uidi viscosi

`
E patrimonio dellesperienza losservazione che gli stati di non equilibrio della
materia, caratterizzati cio` da una non uniforme distribuzione di qualche
e
propriet` sica (in particolare termica o meccanica), danno luogo al mania
festarsi di fenomeni di trasporto e in particolare di scambi dinamici e termici fra elementi materiali prossimi. Tali fenomeni presentano una caratteristica fondamentale che li accomuna: qualsiasi sia la particolare propriet`
a
sica che risulta disuniformemente distribuita, essi agiscono nel senso di una

68

CHAPTER 6. LE EQUAZIONI DEL MOTO

attenuazione di tale disuniformit`. Tale tendenza verso lequilibrio ` una


a
e
caratteristica dei sistemi materiali indipendente dal loro particolare stato di
aggregazione.
La risposta dinamica con cui un uido viscoso reagisce a una distribuzione
disuniforme del suo stato cinematico si presenta come un esempio di questa
tendenza della materia verso lequilibrio. Esaminiamo sul piano intuitivo le
caratteristiche che ` ragionevole attendersi siano proprie di tale risposta.
e
Essa deve anzitutto annullarsi quando lelemento di disuniformit` scoma
pare. Dunque lo stato di tensione deve ridursi allo stato isotropo descritto
dallespressione (6.1) quando il uido si trova in condizione di quiete.
Lipotesi pi` semplice sullo scostamento dello stato di tensione in un
u
punto dal comportamento espresso dalla (6.1) in presenza di una disuniforme
distribuzione dello stato cinematico, ` che esso dipenda da quantit` che fore
a
niscono una misura locale di tale disuniformit`; in altre parole che sia assente
a
una dipendenza dalla storia del moto. La misura locale pi` ovvia sembra esu
sere data dal valore del (v) valutato nel punto considerato. Tuttavia la
(2.23b) suggerisce la presenza nel gradiente della velocit` di una componente
a
associata ad una rotazione rigida degli elementi materiali uscenti dal punto
considerato. A tale componente, presente anche nei sistemi continui rigidi, `
e
ragionevole ritenere non sia associato alcuno stato di tensione.
Da tale quadro emerge dunque che un uido reagisce con uno stato di
tensione a un suo stato di velocit` di deformazione, questultimo essendo
a
sempre associato a una disuniforme distribuzione di velocit`. La citata tena
denza della materia verso lequilibrio si tradurr` allora nella tendenza dello
a
stato di tensione a eliminare lo stato di velocit` di deformazione.
a
Se poi il materiale uido presenta propriet` siche indipendenti dalla
a
posizione, ` cio` omogeneo, ` lecito ipotizzare che la struttura della risposta
e
e
e
dinamica non cambi da punto a punto.
Se, inne, il materiale uido presenta propriet` siche indipendenti dalla
a
direzione dello spazio, ` cio` isotropo, la struttura della risposta dinamica
e
e
sar` presumibilmente dotata di analoga propriet`.
a
a
Il concetto di uidit` che emerge dalle considerazioni esposte precedena
temente pu essere espresso in forma assiomatica. Assumeremo gli enunciati
o
che seguono, quali assiomi costitutivi dei uidi viscosi.
I - T ` una funzione continua di D ed ` indipendente da ogni altra quantit`
e
e
a
cinematica: T = f (D)
II - T non dipende esplicitamente da x (Omogeneit`)
a
III - Non v` alcuna direzione preferita nello spazio (Isotropia)
e
IV - Se D = 0, T si riduce a pI

6.3. FLUIDI VISCOSI

69

Si osservi che il legame costitutivo T = f (D) soddisfa automaticamente,


essendo espresso in forma tensoriale, al requisito di essere invariante rispetto
ad una variazione del sistema di coordinate. In altre parole, tale variazione
induce in generale variazioni nei valori delle componenti di T e D ma non
del legame che fra esse sussiste attraverso la funzione f .
Una questione pi` sottile riguarda linvarianza del legame costitutivo
u
rispetto a variazioni del sistema di riferimento. Truesdell & Noll (1965)
denominano Principio di obiettivit` materiale il postulato, che ritengono sia
a
da accettarsi come intuitivo, secondo cui un legame costitutivo deve risultare
invariante rispetto a qualsiasi variazione del sistema di riferimento, anche
non inerziale. In altre parole il comportamento del materiale non deve cambiare anche se osservato da un sistema di riferimento che accelera. Da questo
punto di vista i legami costitutivi si comportano diversamente dalle equazioni
del moto che non presentano aatto tale invarianza.
Gli assiomi I-IV sono detti assiomi di Stokes e i uidi per cui essi sono
validi sono detti uidi di Stokes o Stokesiani.
Si noti che si assume tacitamente che T dipenda dallo stato termodinamico del uido.

6.3.2

Legame costitutivo dei uidi viscosi

Se ai postulati I-IV si aggiunge lipotesi di linearit` del legame costitutivo si


a
ottiene la forma fondamentale
Tij = (p +

vk
)ij + 2Dij
xk

(6.5)

Per la dimostrazione della (6.5) si rimanda a testi specializzati.


Notiamo esplicitamente che lassioma di omogeneit` implica che le quana
tit` a non dipendono dalla posizione. Esse dipendono tuttavia dallo
a
stato termodinamico del sistema uido. I coecienti e , sono detti rispettivamente secondo e primo coeciente di viscosit`. Le loro dimensioni
a
sono ML1 T 1 . Nel Sistema Internazionale lunit di misura Nsm2 . La
a
e
dipendenza di e dallo stato termodinamico ` approfondita in trattati
e
specializzati.
La (6.5), pu` scriversi in forma vettoriale
o
T = (p + v)I + 2D.

(6.6)

La viscosit` dinamica ` la propriet` del uido che controlla lintensit`


a
e
a
a
della sua risposta dinamica alla velocit` di deformazione. Una seconda proa
priet`, detta viscosit` cinematica, controlla invece la rapidit` con cui gli
a
a
a

70

CHAPTER 6. LE EQUAZIONI DEL MOTO

eetti viscosi si propagano nel uido. La viscosit` cinematica ` denita


a
e
dalla relazione

La sua denominazione nasce dalle dimensioni di che sono puramente cinematiche [] = L2 T 1 . Lunit` del sistema internazionale ` m2 s1 .
a
e
Le (6.6) sono talvolta denominate legge di Newton-Cauchy-Poisson.
In un uido incomprimibile e indilatabile (spesso denominato solo incomprimibile), lequazione di stato ( =cost) assicura che il valore della densit
a
indipendente dallo stato termodinamico del sistema. Dal punto di vista
e
matematico si osserva che il problema termodinamico e quello meccanico
risultano disaccoppiati, cio il valore della pressione e della temperatura non
e
inuenzano il moto del uido. Considerando un uido incomprimibile si introduce la pressione meccanica pm denita come la media delle tensioni
normali che agiscono sulle superci parallele ai piani coordinati:
1
pm = (T 11 + T 22 + T 33 )
(6.7)
3
Si osservi che il legame costitutivo assume per un uido incomprimibile la
forma semplicata:
T = pI + 2D.

Se il uido ` comprimibile si ritiene che la dierenza tra la pressione mece


canica e quella termodinamica dipenda linearmente dalla divergenza della
velocit, cio dalla velocit di espansione, attraverso il coeciente di visa
e
a
cosit` di volume :
a
pm p = v
(6.8)

Per la maggior parte dei uidi assume valori molto piccoli per cui rae
gionevole approssimare la pressione meccanica con la pressione termodinamica. Questa ipotesi ` detta ipotesi di Stokes.
e
` facile mostrare, usando la (6.5) e (6.7) che
E
p pm =

2
+ v
3

(6.9)

e quindi che lipotesi di Stokes implica = 2/3. Questultimo risultato `


e
confermato dalla teoria cinetica se il uido ` un gas monoatomico. Mentre,
e
quale conseguenza del II principio della termodinamica si trova:
0 (3 + 2) 0

(6.10)

Lipotesi di Stokes ` ragionevolmente accurata per gas e liquidi in molte


e
situazioni di interesse ingegneristico, almeno per i uidi Newtoniani e pu
o
essere considerata unulteriore caratteristica dei uidi Newtoniani.

6.4. FORMULAZIONE DEL PROBLEMA DEL MOTO

6.4
6.4.1

71

Formulazione del problema del moto


Le equazioni di Navier-Stokes

Consideriamo un uido viscoso che occupa la regione V (t) dello spazio e di


cui ` S(t) la frontiera. Procediamo alla deduzione delle equazioni che ne
e
governano il moto.
Introducendo il legame (6.5) nelle equazioni di Cauchy (4.13b) si ottiene:

dvk

vi

= fk + jk
(p +
)+
(2Djk ) = 0
dt
xj
xi
xj

(6.11)

o, in forma vettoriale:

dv
= f (p v) + (2D)
dt

(6.12)

Nel caso in cui e possano ritenersi sensibilmente indipendenti dalla posizione (dunque che le distribuzioni di pressione e temperatura risultino sensibilmente uniformi) le (6.11) assumono una forma semplicata. Il termine
Djk /xj pu` infatti riscriversi nella forma
o
1 2 vk
1 2 vj
+
2 xk xj
2 xj xj

(6.13)

Ma per la condizione di uguaglianza delle derivate seconde miste la (6.13)


diventa:
vj
1 2 vk
1
+
(6.14)
2 xk xj
2 xj xj
donde la (5.1.16.11)a assume la forma

dvk

p
+ ( + )
= fk
dt
xk
xk

vj
xj

2 vk
xj xj

(6.15)

o, in forma vettoriale:

dv
= f p + ( + )( v) + 2 v.
dt

(6.16)

Nel caso di uido incomprimibile le (6.15) e (6.16) si riducono alle equazioni


seguenti
dvk
p
2 vk

= fk
+
(6.17)
dt
xk
xj xj

dv
= f p + 2 v
dt

(6.18)

72

CHAPTER 6. LE EQUAZIONI DEL MOTO

Le (6.17) ((6.18)) costituiscono le equazioni fondamentali della Meccanica


dei uidi viscosi, e sono dette equazioni di Navier-Stokes.
E poi interessante notare che
2 v = ( v) ( v)

(6.19)

e dunque, ritenendo il uido incomprimibile

dv
= f p ( v).
dt

(6.20)

La quantit` vettoriale v che verr introdotta nel capitolo 8, ` detta


a
a
e
vorticit` ed denotata con . Segue che lequazione di Navier-Stokes pu`
a
e
o
essere scritta anche nella forma

dv
= f p .
dt

(6.21)

Si vedr nei capitoli seguenti che esiste una vasta classe di moti per cui si
a
pu ritenere = 0. Lequazione del moto in tali casi si riduce allequazione
o
di Eulero:
dv
= f p
(6.22)

dt
in cui non appaiono termini legati agli eetti della viscosit`, cio` gli eetti
a
e
viscosi non inuenzano il moto del uido.

6.4.2

Le condizioni al contorno

Condizioni al contorno cinematiche


In corrispondenza di un contorno materiale che separa un uido da un altro
mezzo, si richiede che risulti continua la componente della velocit` tangente
a
al contorno. Infatti una discontinuit` della componente tangenziale della
a
velocit` attraverso linterfaccia causerebbe la presenza di una tensione tana
genziale elevata (a rigori innita) in grado di contrastare la dierenza della
velocit` relativa tra il uido e laltro continuo.
a
Il caso di un contorno che separa un uido da un solido ` particolare
mente rilevante in pratica. In questo caso la continuit` della componente
a
tangenziale della velocit` ` detta condizione di aderenza (no-slip condiae
tion in inglese) e richiede che la componente della velocit` del uido tangente
a
allinterfaccia risulti uguale alla corrispondente componente di velocit` del
a
solido. In particolare se la supercie solida ` ferma, la velocit` del uido
e
a
tangente alla supercie deve annullarsi.

6.4. FORMULAZIONE DEL PROBLEMA DEL MOTO

73

Unulteriore relazione coinvolge le componenti della velocit` normali allinterfaccia


a
fra due continui. Nella situazione in cui linterfaccia sia mobile nel tempo,
come ad esempio nel caso di interfaccia tra aria e acqua nello studio del
moto ondoso, supponendo che la posizione dellinterfaccia sia descritta dalla
relazione
F (x, t) = 0
(6.23)
si impone che

dF
= 0.
(6.24)
dt
La (6.24) equivale a imporre che linterfaccia sia una supercie materiale,
cio` una supercie composta sempre delle stesse particelle. La dimostrazione
e
che la (6.24) implica che la supercie (6.23) sia costituita sempre dalle stesse
particelle e viceversa viene fornita di seguito per il lettore interessato e presuppone una comprensione approfondita del contenuto del capitolo 2.
Sia F (x, t) = 0 lequazione della supercie di frontiera del uido in moto (supposto
soddisfacente alle condizioni di continuit`). In tal caso:
a
1. F deve soddisfare alla condizione
dF
F
=
+ v F = 0
dt
t

(6.25)

2. tale condizione implica che la supercie F (x, t) = 0 ` sempre costituita dalle stesse
e
particelle (cio una supercie materiale).
ee
Laermazione (1) si dimostra agevolmente osservando che la velocit` normale della sua
percie mobile F (x, t) = 0 ` data dalla relazione
e
vn =

F /t
|F |

(6.26)

La (6.26) discende imponendo lannullarsi del dierenziale della funzione F per una variazione innitesima di posizione lungo la normale alla supercie nellintervallo innitesimo
dt. Si ha
F
F
dF =
dn +
dt = 0
(6.27)
n
t
donde, osservando che dn/dt = vn , la (6.26).
Imponendo che non vi sia distacco o compenetrazione cio` che velocit` normali del
e
a
uido e della frontiera coincidano, si ha
vn = v n = v (F /|F |)

(6.28)

essendo v il versore normale alla supercie.


Dal confronto delle (6.26) e (6.28) segue:
F
+ v F = 0
t
cio la (6.25).
e

(6.29)

74

CHAPTER 6. LE EQUAZIONI DEL MOTO


Supponiamo, reciprocamente, che valga la (6.25) e poniamo, ricordando la (2.1a):
G(X, t) = F ((X, t), t) = 0

(6.30)

Ricordiamo che X ` la coordinata materiale. Cio X rappresenta la posizione iniziale delle


e
e
particelle uide che si trovano sulla supercie allistante t e quindi lequazione G(X, t) = 0
descrive la posizione iniziale dellinterfaccia.
La (6.30) implica:
G
dF
=
(6.31)
t
dt
o, per la (6.25):
G
=0
(6.32)
t
Imponendo lannullarsi del dierenziale della funzione G per variazioni innitesime di
posizione lungo la normale alla supercie nellintervallo temporale dt si ottiene
vn =

G/t
=0
G/n

(6.33)

La (6.33) mostra che la velocit` normale di propagazione della supercie G = 0 attraverso


a
lo spazio delle X risulta nulla e quindi la supercie G(X, t) = 0 costituita sempre dalle
e
stesse particelle. Poich la supercie mobile F = 0 ` la trasformata, ad istanti diversi,
e
e
della stessa supercie G = 0 relativa alla congurazione iniziale ne discende che anche la
supercie mobile F = 0 ` costituita sempre dalle stesse particelle.
e

Si noti che, qualora la fronteria F sia ssa nello spazio, come nel caso del
contorno di un solido fermo, la condizione (6.24) porge
v F = 0
che, osservando che il versore normale alla frontiera F/|F | mostra che
e
la componente di velocit` normale alla frontiera deve annullarsi. Questa
a
costituisce la condizione di non-compenetrazione che asserisce che non
possibile n la compenetrazione n il distacco del uido dal contorno solido.
e
e
e
Se il contorno solido in moto con velocit v s , le condizioni di aderenza e
e
a
non-compenetrazione richiedono che le componenti della velocit del uido
a
normali e tangenti al contorno siano uguali alle corrispondenti componenti
di v s .
Le condizioni al contorno dinamiche
In corrispondenza dellinterfaccia S fra due continui (uidi) (in particolare
nel caso di superci libere) il vettore tensione deve risultare continuo a meno
del possibile contributo dovuto alla presenza di un eetto non trascurabile
della tensione interfacciale o superciale. Utilizzando il legame costitutivo
(6.5) e indicando con uno e due apici rispettivamente le quantit` relative
a

6.4. FORMULAZIONE DEL PROBLEMA DEL MOTO

75

al primo e secondo uido e trascurando leetto del secondo coeciente di


viscosit` , la condizione pu` scriversi nella forma:
a
o

p + 2 Dij ni nj + p 2 Dij ni nj =

1
1
+
R1 R2

(su S) (6.34a)

per la componente normale allinterfaccia, e

Dij i nj Dij i nj = 0

(6.34b)

per la componente tangenziale. Nella (6.34b) i rappresenta il coseno direttore della tangente allinterfaccia nel punto considerato rispetto allasse xi .
La presenza di un salto nella componente normale della tensione, pari a

1
1
+
R1 R2

(6.35)

dovuta alleetto della tensione superciale. Nella (6.34a) la tensione


e
e
superciale associata allinterfaccia fra i due continui e R1 , R2 sono i raggi di
curvatura principali; si deve scegliere il segno + se linterfaccia tra il uido
superiore, indicato con un apice, e quello inferiore, indicato con due apici,
e
concava.
Considerando linterfaccia che separa un liquido da un aeriforme, posto
che velocit` e suoi gradienti siano dello stesso ordine di grandezza nei due
a
uidi, ` lecito ritenere che le variazioni di pressione e le tensioni viscose siano
e
assai pi` piccole nel gas che nel liquido. Assumeremo dunque che lo stato
u
di tensione nel gas si riduca allesistenza di una pressione uniformemente
distribuita (Tij = p0 ij ).
La condizione dinamica sulla supercie libera conduce quindi a:
p + 2Dij ni nj = p0

1
1
+
R1 R2

Dij i nj = 0

(su S)

(6.36a)
(6.36b)

mentre la condizione di continuit` della velocit` tangenziale non ` necessaria


a
a
e
poich il moto del gas non ` in genere tenuto in conto. Resta tuttavia valida
e
e
la condizione cinematica che coinvolge le componenti della velocit` normale
a
allinterfaccia.

Chapter 7
MOTI UNIDIREZIONALI
Dove si determinano le caratteristiche di alcuni semplici moti

76

7.1. MOTI UNIDIREZIONALI RETTILINEI

77

Le maggiori dicolt` incontrate nella soluzione del problema del moto


a
incomprimibile di uidi viscosi termoconduttori, sono legate alla presenza,
nelle equazioni che lo governano, di termini non lineari, i termini convettivi.
Esistono, tuttavia, circostanze non banali nelle quali il contributo relativo a tali termini risulta identicamente nullo e le equazioni di Navier-Stokes
assumono forma lineare. Ci` avviene in particolare nel caso di moti unio
direzionali, in cui il vettore velocit` risulta indipendente dalla coordinata
a
associata alla direzione del moto a causa dellequazione di continuit.
a

7.1

Moti unidirezionali rettilinei

Siano dunque (x, y, z) coordinate cartesiane con x direzione del moto e z asse
normale al piano in cui avviene il moto ed (u, v, w) il corrispondente vettore
velocit`. Si ipotizza che il moto sia unidirezionale e rettilineo cio` che:
a
e
v=w=0

(7.1)

u
=0
x

(7.2)

Lequazione di continuit` porge:


a

ci` implica che u dipende solo dalle variabili y e z. Non ` dicile mostrare
o
e
allora che
v
dv
=
(7.3)
dt
t
Nel campo della gravit`, detto langolo che la direzione x forma con il
a
vettore g, le equazioni di Navier-Stokes si scrivono:

u
p
=
+ g cos +
t
x
p
g sin
0 =
y
p
0 =
z

2u 2u
+ 2
y 2
z

(7.4a)
(7.4b)
(7.4c)

Le (7.4) mostrano un risultato di notevole importanza: nel caso di moti


incomprimibili unidirezionali, la pressione ` distribuita idrostaticamente sui
e
piani ortogonali alla direzione del moto. In altre parole il carico piezometrico
risulta indipendente dalle coordinate y e z.
Inoltre, osservando che (si veda la g. 7.1)

h
p
+ g cos = g
x
x

(7.5)

78

CHAPTER 7. MOTI UNIDIREZIONALI

x
Figure 7.1:

con h carico piezometrico la (7.4a) si scrive

u
h
= g
+
t
x

2u 2u
+ 2
y 2
z

(7.6)

Inoltre essendo u indipendente da x, h/x risulta funzione solo del tempo.


Sia
h
= i(t)
(7.7)
g
x
con i(t) funzione detta pendenza motrice che fornisce una misura del gradiente
di pressione necessario per bilanciare le azioni viscose e leventuale azione
dellinerziale locale. Nel caso stazionario la (7.6) diventa:

2u 2u
+ 2 = i
2
y
z

(7.8)

Moti per i quali la teoria risulta valida sono moti unidirezionali il cui contorno
una superce cilindrica le cui generatrici hanno direzione x. Tale supercie
e
pu essere mobile nella direzione x o ssa e il moto pu` essere indotto dal
o
o
suo movimento, dalla presenza di un gradiente di pressione nella direzione x
o dallazione della gravit`.
a

7.2

Alcuni esempi

Esaminiamo alcuni esempi di moti stazionari unidirezionali.

7.2. ALCUNI ESEMPI

79

(i) Moto piano alla Couette-Poiseuille


Nel caso in cui il moto si realizza nel piano xy (g. 7.2), la (7.8) diventa
d2 u

= i
2
dy

(7.9)

con i costante data lipotesi di stazionariet`.


a
y

1111111111111111111111111111111
0000000000000000000000000000000
1111111111111111111111111111111
0000000000000000000000000000000
U2
1111111111111111111111111111111
0000000000000000000000000000000
1111111111111111111111111111111
0000000000000000000000000000000
1111111111111111111111111111111
0000000000000000000000000000000
1111111111111111111111111111111
d 0000000000000000000000000000000
1111111111111111111111111111111
0000000000000000000000000000000
1111111111111111111111111111111
0000000000000000000000000000000
1111111111111111111111111111111
0000000000000000000000000000000
1111111111111111111111111111111
0000000000000000000000000000000
1111111111111111111111111111111
0000000000000000000000000000000
1111111111111111111111111111111
0000000000000000000000000000000
1111111111111111111111111111111
0000000000000000000000000000000
1111111111111111111111111111111
0000000000000000000000000000000
1111111111111111111111111111111
0000000000000000000000000000000
1111111111111111111111111111111
0000000000000000000000000000000
1111111111111111111111111111111
0000000000000000000000000000000
1111111111111111111111111111111
0000000000000000000000000000000
1111111111111111111111111111111
0000000000000000000000000000000
U1
1111111111111111111111111111111
0000000000000000000000000000000
1111111111111111111111111111111
0000000000000000000000000000000
1111111111111111111111111111111
0000000000000000000000000000000
1111111111111111111111111111111
0000000000000000000000000000000

Figure 7.2:
Senza perdita di generalit` si pu` assumere che il moto avvenga fra i
a
o
piani y = 0 ed y = d. Alla (7.9) occorre associare opportune condizioni al
contorno. Sia:
u = U1
(y = 0)
(7.10a)
u = U2

(y = d)

(7.10b)

Il sistema dierenziale (7.9-7.10) ` immediatamente integrabile nella forma:


e
u=

U2 U1
i(d y)y +
y + U1
2
d

(7.11)

Esaminiamo alcuni casi particolari:


i = 0, U1 = 0, U2 = 0 (g. 7.3). In tal caso il uido ` messo in moto
e
solo dallo scorrimento delle pareti che lo contengono, il diagramma di
velocit` ` lineare (moto piano alla Couette)
ae
i = 0, U1 = U2 = 0 (g.7.4). In tal caso il moto ` originato da un
e
gradiente di pressione imposto dallesterno e/o dalla forza di gravit`, il
a
diagramma di velocit` ` parabolico (moto piano alla Poiseuille) con il
ae
massimo sullasse.

80

CHAPTER 7. MOTI UNIDIREZIONALI

U2

x
U1
Figure 7.3:

x
Figure 7.4:
i = 0, U1 = 0, U2 = 0 (g. 7.5).
Il diagramma di velocit` ` parabolico (moto piano alla Couette-Poiseuille).
ae
Il massimo (o minimo) si trova in
ym =

+
(U2 U1 )
2 id

(7.12)

Valutiamo inne la portata volumetrica per unit` di larghezza q, cio` il


a
e
volume che attraversa la sezione trasversale di larghezza unitaria nellunit`
a
di tempo. Si ottiene
i
d
id 3
U2 U1
q=
y + y(d y) dy = (U2 + U1 ) +
udy =
U1 +
d
2
2
12
0
0
(7.13)
Sulla base di quanto esposto nei primi cinque capitoli ` possibile calcolare
e
le componenti del tensore delle tensioni e della velocit` di deformazione.
a
d

7.2. ALCUNI ESEMPI

81

x
Figure 7.5:
Lunico elemento non nullo del tensore D `:
e
Dxy =

1 du
1 i
U2 U1 i
=
d+
y
2 dy
2 2
d

(7.14)

Di conseguenza gli elementi sulla diagonale principale del tensore delle tensioni T sono tutti uguali a p mentre gli unici termini a indici distinti e non
nulli sono
U2 U1
i
iy
(7.15)
T xy = T yx = 2Dxy = d +
2
d
`
E quindi possibile calcolare la tensione tangenziale , ossia la tensione esercitata dal uido nella direzione del moto su un elemento di supercie di
normale (0,1,0) e tangente (1,0,0)

T 21
(7.16)
= t (n T ) = (1, 0, 0) T 22 = T 21
T 23

`
E quindi facile vedere che la tensione tangenziale dipende linearmente da y
e varia tra il valore (i/2)d + (U2 U1 /d), assunto per y = 0, e il valore
(i/2)d + (U2 U1 )/d assunto per y = d.
(ii) Moto alla Poiseuille entro condotti circolari
Consideriamo il moto pienamente sviluppato entro condotti circolari.
Lo studio di tale moto ` originariamente dovuto a Hagen (1839) & Poiesuille
e
(1840)
In coordinate cilindriche (r, , z), la (7.8) diviene:
2
1
1 2
+
+ 2 2
r 2 r r r

u=

(7.17)

82

CHAPTER 7. MOTI UNIDIREZIONALI

Assumendo la simmetria (/ 0) del moto, essa si riduce alla:


1 d
d2
+
dr 2 r dr

u=

(7.18)

cui va associata la condizione al contorno


u=0

(r = R)

(7.19)

dove R ` il raggio del condotto. La (7.18) si integra immediatamente con la


e
condizione al contorno (7.19) e fornisce
u=

i
(r 2 + c1 ln r + c2 )
4

(7.20)

con c1 e c2 costanti determinate dalla imposizione della (7.19) e della condizione di simmetria in corrispondenza dellasse
du
=0
dr

(r = 0)

(7.21)

Si ottiene

i 2
(R r 2 )
4
cio` il diagramma di velocit` ` dato da un parabolide di rotazione.
e
ae
La portata volumetrica si ottiene facilmente
u=

Q=

u2rdr =
0

iR4
R4
=
h
8
8

(7.22)

(7.23)

dove (h) ` la caduta di carico piezometrico lungo un tronco di condotto


e
lungo . La linearit` della relazione fra Q e h fu appunto ottenuta speria
mentalmente da Hagen e Poiseuille. La precisione con cui la dipendenza di Q
dalla prima potenza di h e dalla IV potenza di R ` vericata sperimentale
mente, rappresentata una conferma indiretta della validit` della condizione
a
di aderenza alla parete e del legame costitutivo adottato per i uidi viscosi.
La tensione tangenziale rz sul contorno si indica sinteticamente con ed
` data dalla relazione:
e
=

du
dr

r=R

1
= iR
2

(7.24)

La resistenza totale lungo un tronco lungo si scrive


(2R) = (2R)

1
iR
2

= (R2 )h

(7.25)

7.2. ALCUNI ESEMPI

83

La (7.25) pu essere ricavata alternativamente attraverso il principio della


o
quantit` di moto in forma integrale, applicato a un tronco di corrente lungo
a
.
La potenza dissipata per unit` di volume per eetto viscoso, tenendo
a
presente i risultati esposti nel paragrafo 4.6, si ottiene valutando il termine
T : D nel caso in esame. Si ottiene:
du
T :D=
dr

(ir)2
4

(7.26)

La potenza dissipata in un tronco di lunghezza ` dunque


e

dx
0

(iR2 )2
T : D 2rdr =
= (i)Q
8

(7.27)

La soluzione precedentemente descritta valida no a quando il regime


e
di moto si mantiene laminare e la turbolenza assente. La transizione da
e
regime di moto laminare a quello turbolento avviene quando disturbi del
campo di moto, sempre presenti per cause diverse, tendono ad amplicarsi
invece che ad attenuarsi. Il fenomeno della transizione fu studiato per la
prima volta da Reynolds nel suo famoso esperimento (gura 7.6) e ha luogo quando quando il numero di Reynolds Re = U0 2R/ supera un valore
critico che si aggira attorno a 2000 (U0 la velocit mediata sulla sezione)
e
a
Reynolds visualizz il progressivo passaggio da un moto ordinato a uno disoro
dinato tramite un sottile lamento di colorante rilasciato nellacqua. Finch
e
la corrente si mantiene laminare il lamento di colorante risulta ben denito
e si mantiene sottile (gura ??a). Allaumentare del numero di Reynolds,
si osserva linsorgere di ondulazioni del lamento colorato (gura ??c) che
diventano sempre pi complicate al crescere di Re (gura ??b). Il regime
u
di moto turbolento, molto pi frequente in natura, sar studiato nei capitoli
u
a
successivi.
(iii) Strato di Rayleigh
Si consideri ora una piastra piana indenita che, allistante t = 0, viene
messa in movimento con velocit` U costante e in direzione parallela alla
a
piastra. Il piano della piastra coincide col piano y = 0. Un uido che occupa
il semispazio y > 0 viene messo in moto per eetto delle tensioni tangenziali
viscose agenti in corrispondenza della piastra.
La (7.4a) diventa
2u
u
= 2
(7.28)
t
y
che deve essere risolta con le condizioni al contorno
u(t) = U

(y = 0, t 0)

(7.29)

84

CHAPTER 7. MOTI UNIDIREZIONALI

e iniziale

u0
u(y) = 0

(y , t 0)

(7.30)

(t < 0, y 0)

(7.31)

Si noti che lequazione (7.28) ` lequazione del calore. Lindipendenza da


e
x e z della condizione iniziale (7.31) suggerisce che analoga propriet` sia
a
soddisfatta dalla soluzione.
y
Dopo aver introdotto la variabile ausiliaria = 2t , che consente di
trasformare la (7.28) in unequazione alle derivate ordinarie, si ottiene la
soluzione della (7.28):
2
u=U 1

2 t

exp( 2 )d = U 1 erf

2 t

(7.32)

E facile mostrare che la (7.32) soddisfa la (7.28), le condizioni al contorno


(7.29-7.30) e la condizione iniziale (7.31). Nella (7.32) compare la funzione
errore erf, il cui andamento ` rappresentato in gura 7.7.
e
La (7.32) fornisce la legge con cui la velocit` imposta in y = 0 tende,
a
per diusione viscosa, a propagarsi in tutti i punti della regione occupata dal
uido. Il prolo di velocit`, per valori diversi di t ` mostrato in gura 7.8.
a
e
Che il parametro adimensionale da cui il fenomeno dipende debba coin
volgere solo le grandezze y, e t nella forma (y/ t) discende facilmente
anche da considerazioni di natura dimensionale.
Si noti infatti che la lunghezza caratteristica del fenomeno, che misura
la distanza alla quale si ` propagata la variazione di velocit` `, allistante t,
e
ae
ancora

t.
(7.33)
In modo equivalente si pu` aermare che la velocit` di diusione degli eetti
o
a
viscosi risulta proporzionale a /t.

(iv) Strato di Stokes


Esaminiamo ora il moto dovuto alloscillazione periodica di una piastra
piana indenita (gura 7.9). Anche questo campo di moto, come il precedente, rivela lazione smorzante esercitata dagli eetti viscosi. Si consideri
una piastra piana indenita che oscilla nel suo piano (y = 0) secondo la legge:
u=

U it
e + c.c.
2

(y = 0)

(7.34)

dove c.c. indica per complesso coniugato. Se il semispazio y > 0 ` occupato


e
da un uido viscoso incomprimibile, dopo un transitorio iniziale determinato

7.2. ALCUNI ESEMPI

85

appunto dalle condizioni iniziali, il campo di velocit` tende ad assumere


a
una struttura periodica in t caratterizzata dalla stessa pulsazione (frequenza
angolare) imposta dalla oscillazione della parete.
Inoltre poich la velocit` oscilla in y = 0, il senso di propagazione delle
e
a
variazioni di velocit` si inverte ad ogni semiperiodo. Ci` implica che il
a
o
fenomeno diusivo non proceder` oltre una certa distanza dalla parete. La
a
(7.33) ci consente di valutarne lordine di grandezza. Essendo t T ()1
con T periodo delloscillazione, segue /.
Tale risultato ` immediatamente vericabile determinando la soluzione
e
del problema. Posto, come suggerisce la (7.34)
1
u = F (y)eit + c.c.
2

(7.35)

e sostituendo nella (7.4a) segue:


d2 F

dy 2

F =0

(7.36)

La (7.36) ` immediatamente risolubile. Segue:


e
u = c1 exp

y
2/

(1 + i)

+ c2 exp

2/

(1 + i)

eit + c.c.

(7.37)
con c1 e c2 costanti.
La condizione al contorno per y impone che c2 risulti nulla. La
(7.34) fornisce c1 = U . La soluzione `, dunque:
e
2

U y +i
u = e 2/
2

y
2/

+ c.c.

(7.38)

La (7.38) pu` porsi nella forma


o

y/

u = Ue

2/

cos t

y
2/

(7.39)

Anche qui loscillazione di velocit` si propaga nel mezzo viscoso in forma di


a
onda viscosa la cui ampiezza si smorza esponenzialmente mentre ne varia la
fase. Lo spessore caratteristico dello strato uido interessato dal fenomeno
`, non inaspettatamente, 2/.
e

86

CHAPTER 7. MOTI UNIDIREZIONALI

Figure 7.6: Esperimento di Reynolds che ha consentito di determinare le


condizioni di transizione da regime di moto laminare a turbolento. (a) moto
laminare; (b) moto turbolento; (c) regime di transizione.

7.2. ALCUNI ESEMPI

87

1.2
1
0.8
erf(z) 0.6
0.4
0.2
0

10

Figure 7.7:

0.1
t=0
t=103 s
t=105 s
t=106 s
t=107 s

0.08
0.06
u (m/s)
0.04
0.02
0
0

10

y (m)

Figure 7.8: proli di velocit per diversi tempi. La velocit della piastra
a
a
e
pari a 0.1 m/s e il uido acqua.
e

88

CHAPTER 7. MOTI UNIDIREZIONALI

0.1
t=0
t=2.5
t=5
t=7

0.05

-0.05

-0.1
0

0.005

0.01

Figure 7.9:

0.015

0.02

Chapter 8
`
LA VORTICITA E LA SUA
DINAMICA
Dove si studia come si muovono i vortici e la loro inuenza sul campo di
moto

89

90

`
CHAPTER 8. LA VORTICITA E LA SUA DINAMICA

Dopo aver formulato il problema che consente di calcolare il campo di


velocit e quello di pressione in un uido in moto, opportuno notare che
a
e
in alcuni casi, non rari nelle applicazioni, si realizzano campi di moto irrotazionali, tali cio che la velocit di rotazione degli elementi uidi e quindi
e
a
la vorticit si annullano. In tali casi, come si visto nel paragrafo 6.4.1,
a
e
lequazione del moto si riduce allequazione di Eulero e il campo di moto
pu essere studiato utilizzando tecniche che verranno illustrate nei capitoli
o
seguenti.

E quindi necessario introdurre il vettore vorticit, legato alla velocit di


a
a
rotazione degli elementi uidi e studiarne la dinamica per prevedere in quali
casi essa assente in estese regioni del campo di moto.
e

8.1

Vorticit` e circolazione
a

La vorticit ` un vettore denito in ogni punto del campo di moto e a


a
e
ogni istante come rotore del vettore velocit. Dunque
a
=v

(8.1a)

vk
xj

(8.1b)

o equivalentemente:
i = ijk

Il suo signicato sico legato a quello del tensore velocit di rotazione


e
a
esaminato nel cap. 2. Si ha infatti:
1
ij = ijk k
2

(8.2)

Ricordando poi il signicato sico degli elementi del tensore , mostrato nel
1
a
cap.2, emerge come 2 k possa essere interpretato come la media delle velocit
di rotazione propria delle proiezioni sul piano (xi , xj ) degli elementi lineari
della stella di centro P . Si osservi inoltre che il momento della quantit di
a
moto di un elemento sferico di uido di volume V rispetto al baricentro G si
scrive:
Q=
V

(r v)dV

(8.3)

con r vettore che descrive la distanza radiale del generico punto della sfera
dal baricentro G. Segue
Qi = ijk
V

vk |G +

vk
x

r rj dV
G

(8.4)

`
8.1. VORTICITA E CIRCOLAZIONE

91

Essendo vk |G una costante, il primo termine non d contributo a Q (ad ogni


a
rj corrisponde un rj ) donde
Qi = ijk

vk
x

rj r dV = ijk
G

vk
x

1
Ij
2

(8.5)

essendo nulli i momenti dinerzia centrifughi (j = ) ed essendo I il momento


dinerzia rispetto ad unasse parallelo alla direzione i. La (8.5) si ottiene
osservando che V rj r dV = (1/2)j I. Utilizzando la (8.1b) la (8.5) conduce
a:
1
(8.6)
Qi = Ii
2
e
a
Dunque 1 ` la velocit` angolare di rotazione che avrebbe un elemento
2
sferico rigido caratterizzato dal valore del momento della quantit` di moto
a
delleettivo elemento sferico di uido. Naturalmente tale interpretazione
vale solo se V ` un elemento sferico innitesimo.
e
La vorticit` soddisfa unequazione del tutto analoga a quella soddisfatta
a
dal campo di velocit` in un moto incomprimibile. Infatti
a
( v) = = ik

2 vk
0
x xi

(8.7)

Una linea immersa nel uido e dotata di tangente ovunque parallela al


vettore vorticit` locale dicesi linea di vorticit`. Linsieme di linee che si
a
a
appoggiano a una curva chiusa riducibile C (tale cio` da costituire la frontiera
e
di almeno una supercie S interamente contenuta nella regione occupata dal
uido) dicesi tubo vorticoso (gura 8.1). Poich il campo della vorticit
e
a

S
C

Figure 8.1: Tubo vorticoso


solenoidale, cio tale che la sua divergenza si annulla, facile mostrare
e
e
e
che il usso della vorticit`, detto intensit del tubo vorticoso, risulta
a
a
indipendente dalla scelta della supercie S utilizzata per misurarlo.

92

`
CHAPTER 8. LA VORTICITA E LA SUA DINAMICA

Utilizzando il teorema del rotore applicato ad una qualsiasi linea chiusa


C che giace sul tubo vorticoso, segue (g. 8.2)

ndS =

v dx =

(8.8)

dove (dS) ` un elemento di supercie aperta di cui C ` frontiera.


e
e

dx

dS
S
C

Figure 8.2:
Lintegrale a secondo membro della (8.8) detto circolazione. Dunque
e
la circolazione lungo una qualsiasi curva chiusa riducibile che si appoggia sul
tubo vorticoso eguaglia il usso di vorticit` attraverso una qualsiasi supercie
a
aperta da essa delimitata, cio` lintensit` del tubo vorticoso formato da tutte
e
a
le linee di vorticit` che alla curva C si appoggiano.
a

8.2

Equazione della vorticit` nei moti incoma


primibili

Nel caso di moti di uidi a propriet` costanti, lequazione di Navier-Stokes


a
si scrive
dv

f + p 2 v = 0
(8.9)
dt
Per ricavare lequazione della vorticit` ` necessario operare il rotore della
a e
(8.9).
Posto il campo di forze f conservativo (f = ) e osservando che
() = 0, segue che nellequazione nale non comparir` un termine legato
a

`
8.2. EQUAZIONE DELLA VORTICITA NEI MOTI INCOMPRIMIBILI93
alle forze di massa. Per lo stesso motivo risulter` assente il termine legato
a
alla pressione. Utilizzando inne la relazione
(v )v = (v )( v) (( v) )v
= (v ) ( )v

(8.10)

Si ottiene, dopo aver operato il rotore della (8.9)

+ (v ) ( ) v 2 = 0
dt

(8.11)

che pu` essere scritta in modo equivalente come:


o
d
= ( ) v + 2
dt

(8.12)

Uno dei vantaggi legati alla descrizione del moto in termini di vorticit` `
a e
lassenza nella (8.12) dei termini di pressione e delle forze di massa. Sulla
base di quanto esposto nel paragrafo 8.1, la (8.12) descrive la variazione della
velocit` di rotazione di un elemento uido istantaneamente sferico. Il secondo
a
termine a secondo membro della (8.12) eguaglia il momento esercitato dalle
tensioni viscose mentre il primo termine esprime la variazione del momento
della quantit` di moto associata a variazioni di forma dellelemento materiale
a
considerato. In particolare ` possibile osservare che ( )v si annulla se il
e
moto ` bidimensionale. Infatti utilizzando la (2.23b) ` possibile scrivere
e
e
( )v = D +

(8.13)

`
E facile vericare, utilizzando la (8.2), che ` nullo. Appare dunque
e
evidente, ricordando il signicato sico degli elementi di D, esposto in precedenza, che ( )v ` legato alle deformazioni che hanno luogo allinterno
e
del uido. In particolare, se il uido si muove come un corpo rigido ( )v
risulta identicamente nullo.
In termini di dinamica della vorticit` la (8.12) si interpreta osservando
a
che:
il termine (v ) rappresenta convezione di vorticit` da parte del
a
uido per eetto di disuniforme distribuzione della vorticit` stessa;
a
il termine 2 rappresenta la variazione di associata al processo di
diusione molecolare (viscosa);
il termine ( )v, che non ha un corrispondente nelle equazioni di
Navier-Stokes, ` quello che attribuisce alla dinamica della vorticit`
e
a
caratteristiche peculiari.

`
CHAPTER 8. LA VORTICITA E LA SUA DINAMICA

94

Per comprendere il ruolo di tale termine necessario notare che esso


e
e
in grado di produrre una variazione della vorticit, che ricordiamo legata
a
e
alla velocit di rotazione degli elementi uidi, anche in assenza di momenti
a
indotti di forze esterne. La variazione della vorticit causata da una dea e
formazione degli elementi uidi (indotta dalla presenza di un gradiante di
velocit non nullo) che produce una variazione del loro momento di inerzia.
a
Quindi, anche se non sono presenti momenti dovuti a forze esterne agenti sul
uido, la variazione del momento di inerzia degli elementi uidi pu produrre
o
una variazione della loro velocit di rotazione (vorticit). Chiaramente, tale
a
a
meccanismo operante se e solo se gli elementi uidi sono gi in rotazione,
e
a
cio quando la vorticit inizialmente non nulla. Per comprendere appieno
e
ae
tale meccanismo, suciente considerare che una pattinatrice su ghiaccio
e
e
in grado di far variare la sua velocit di rotazione, quando sulla punta di un
a
e
pattino, semplicemente allontanando o avvicinando le braccia al corpo, anche in assenza di momenti esercitati da forze esterne (la forza di gravit non
a
induce alcun momento sul corpo della pattinatrice perch passante per lasse
e
di rotazione n tantomento in grado di generare un momento il ghiaccio su
e
e
cui la pattinatrice si appoggia con la punta di un pattino.

8.3

La generazione di vorticit nei uidi a


a
densit` costante
a

Si consideri un uido in condizioni di quiete, evidentemente la vorticit


a e
nulla in tutti i suoi punti. Si supponga ora che il uido sia messo in moto.
In generale il moto risultante sar caratterizzato da valori della vorticit
a
a
non nulli, almeno in parte della massa uida. Risulta quindi che, mettendo
in moto il uido, stata generata vorticit. Nel seguito viene illustrato
e
a
il processo che consente la generazione di vorticit in un uido a densit
a
a
costante soggetto a un campo di forze conservativo.
Consideriamo quindi la (8.12), moltiplichiamo entrambi i membri per i e
sommiamo le equazioni ottenute considerando i tre possibili valori dellindice
i.
Si ottiene

1
i i
2

+ vj

xj

1
i i
2

i j

2 i
vi
i
=0
xj
xj xj

(8.14)

Lultimo termine a destra della (8.14) pu` essere anche espresso nella seguente
o
forma
1
i i

(8.15)
i i

xj xj 2
xj xj


`
8.3. LA GENERAZIONE DI VORTICITA NEI FLUIDI A DENSITA COSTANTE95

Figure 8.3: La pattinatrice Valentina Marchei


Denendo come il modulo del vettore e integrando su un volume sso
dello spazio, segue
d
dt

d
dt

1 2
dV0 =
2

vi
dV0 +
xj

xj xj

1 2
i i
dV0

2
xj xj
V0
V0
V0
(8.16)
Applicando quindi il teorema del trasporto (=costante), e dopo aver diviso
per la relazione risultante, si ottiene che la derivata materiale del quadrato
del modulo della vorticit` integrato su un volume di uido mobile ` eguagliata
a
e
dalla somma di tre termini di facile interpretazione sica.

1 2
dV0 =
2

i j

vi
dV0 +
xj

1 2
dV0
2

i i
dV0
V0
V0
V0 xj xj
V0
(8.17)
Il terzo termine, di forma quadratica, fornisce sempre un contributo negativo e rappresenta le dissipazioni di vorticit` per eetto viscoso. Il secondo
a
termine V0 2 2dV0 = V0 ( 2 )dV0 = S0 n 2 dS0 produce una
2
2
2
i j

xj xj

96

`
CHAPTER 8. LA VORTICITA E LA SUA DINAMICA

variazione del contenuto di vorticit` per eetto di un usso del gradiente


a
del modulo della vorticit` attraverso la supercie S che delimita V . Cona
seguentemente il secondo termine n produce n dissipa vorticit` allinterno
e
e
a
del volume V . Il primo termine pu` far variare il contenuto di vorticit` ato
a
opportuno per osservare
traverso la deformazione di elementi materiali. E
o
che tale termine pu` far aumentare o diminuire il contenuto di vorticit` solo
o
a
`
se essa ` gi` presente allinterno di V , altrimenti il suo contributo ` nullo. E
e a
e
possibile concludere che la vorticit` non pu` essere generata allinterno del
a
o
volume V se si considera un uido incomprimibile soggetto ad un campo di
forze di massa conservativo.
Qual` dunque lorigine della vorticit` in moti che partono dallo stato di
e
a
`
quiete in uidi incomprimibili soggetti a campi di forza conservativi? E una
ovvia constatazione sica infatti che vorticit` presente almeno su porzioni
ae
del campo di moto nei moti reali: ` dunque lecito attendersi che esista qualche
e
meccanismo che d` luogo alla generazione di vorticit` in corrispondenza della
a
a
frontiera del uido.
Quando il uido risulta delimitato totalmente o in parte da pareti solide
mentre il resto della frontiera ` linnito dove il uido si trova in uno stato di
e
quiete, tale meccanismo ` costituito dalla condizione di aderenza alla parete
e
(meccanismi analoghi sussistono nel caso di frontiere libere). Considerando
il campo di moto generato dal moto impulsivo di una piastra piana (strato
di Rayleigh) descritto nel paragrafo 7.2, ` facile, dopo avere calcolato la vore
ticit`, concludere che la vorticit` viene generata sulla supercie della piastra
a
a
e dionde in direzione normale alla stessa per eetto della viscosit`.
a
Per comprendere il ruolo della condizione di aderenza alla parete si far`
a
riferimento al caso di un uido che, in quiete inizialmente, viene messo in
moto da un corpo solido la cui velocit` raggiunge impulsivamente un valore
a
nito allistante t = 0. Lo sviluppo del moto si pu` ritenere avvenga in tre
o
stadi.
i) Allistante iniziale il uido viene messo in moto istantaneamente (se
si trascurano gli eetti di comprimibilit`) e non pu` che muoversi di
a
o
moto irrotazionale. Se, come avviene di regola, la velocit` tangenziale
a
alla parete corrispondente a tale moto non risulta nulla, ` presente,
e
in corrispondenza della parete, uno strato vorticoso di spessore teoricamente nullo e vorticit` teoricamente innita in cui la velocit` passa
a
a
dal valore nullo imposto dalladerenza al valore nito imposto dal moto
irrotazionale iniziale.
ii) In una seconda fase la vorticit`, concentrata alla parete per t = 0, difa
fonde nel uido per eetto dellazione della viscosit`. Se questultima
a
fosse lunica causa delle variazioni della vorticit` in ogni punto del
a


`
8.3. LA GENERAZIONE DI VORTICITA NEI FLUIDI A DENSITA COSTANTE97
campo di moto ciascuna componente di soddisferebbe allequazione
del calore e lordine di grandezza della distanza no alla
quale la vorticit` ha sensibilmente diuso allistante t risulterebbe t. La vora
ticit` ` per` anche trasportata dagli elementi materiali e modicata
a e
o
per eetto di deformazioni degli elementi materiali stessi. Leetto del
trasporto di vorticit` pu` sensibilmente modicarne la distribuzione.
a
o
Tuttavia per tempi piccoli la velocit` relativa del uido rispetto alla
a
parete non pu` che avere, nelle immediate vicinanze della parete, una
o
componente normale molto piccola. In altre parole quando la distanza
di diusione (t)1/2 ` piccola, la vorticit` ` essenzialmente trasportata
e
ae
per eetto convettivo tangenzialmente alla parete e risulta non nulla
solo entro uno strato di spessore (t)1/2 circostante il corpo. Quivi la
vorticit` assume valori ora niti essendo stato diuso il salto nito di
a
velocit` ora distribuito in uno strato di spessore non nullo.
a
iii) Per tempi pi` grandi possono realizzarsi due diverse tipologie di comu
portamento della vorticit` nei moti ad alti numeri di Reynolds.
a
Se il corpo ` sucientemente sottile e orientato in modo da fore
mare angoli piccoli con la direzione del moto relativo del uido
che lo investe, si osserva che la componente normale della velocit`
a
relativa del uido in prossimit` della parete si mantiene molto
a
piccola. In tal caso risulta modesto il trasporto convettivo di vorticit` normale alla parete e si raggiunge nel tempo una condizione
a
di moto stazionaria in cui diusione viscosa e convezione longitudinale di vorticit` si fanno equilibrio. Se L ed U sono rispettivaa
mente una dimensione longitudinale caratteristica del corpo e la
velocit` del moto uniforme che lo investe, il tempo caratteristico
a
di percorrenza della regione adiacente il corpo da parte delle particelle uide ` L/U sicch lo spessore caratteristico dello strato
e
e
(detto strato limite) in cui la vorticit` resta connata ` L/U .
a
e
Segue:
1
1

L
Re
UL/
cio` ` molto piccolo rispetto a L per valori elevati del numero di
e e
`
Reynolds Re. E questo il caso in cui lo strato limite non si separa.
Se il corpo ` tozzo o, pur essendo sottile, ` orientato in modo
e
e
obliquo rispetto al uido che lo investe, si osserva la presenza di
signicativi eetti convettivi in direzione ortogonale al corpo che
estendono considerevolmente la regione in cui ` presente vorticit`.
e
a
` questo il caso in cui lo strato limite si separa.
E

98

`
CHAPTER 8. LA VORTICITA E LA SUA DINAMICA

Lo studio dei moti ideali irrotazionali ` di diretto rilievo nel primo caso.
e
Quando lo spessore dello strato limite ` molto piccolo ` lecito infatti in prima
e
e
approssimazione ignorarne la presenza e trattare il campo di moto esterno
ad esso, appunto come ideale e irrotazionale. Tale studio fornisce le premesse
per la successiva analisi del campo di moto nello strato limite in cui non si
potr` invece ignorare il ruolo degli eetti viscosi.
a

8.4

Sul meccanismo di generazione dei tornado

Quando un elemento uido allineato con il vettore vorticit allungato per


ae
eetto del campo di moto locale, per il principio del momento della quantit
a
di moto osservabile un aumento dellintensit della vorticit.
e
a
a

E possibile trovare diversi esempi di campo di moto in cui osservabile


e
un aumento dellintensit della vorticit generato da questo eetto no a che
a
a
la stessa vorticit diviene cos intensa che la sua dissipazione indotta dagli
a

eetti viscosi bilancia il suo aumento dovuto allallungamento degli elementi


uidi.
Consideriamo in dettaglio il seguente semplice esempio che pu essere
o
considerato come una schematizzazione del meccanismo che conduce alla
generazione di tornado e trombe daria (gura 8.4) che annualmente causano notevoli danni (si veda la gura 8.5). In questo esempio la vorticit
ae

Figure 8.4: Fotograa di tornado

8.4. SUL MECCANISMO DI GENERAZIONE DEI TORNADO

99

Figure 8.5: Danni provocati a College Park (Prince Georges County) dal
tornado del 24 Settembre 2001.
unidirezionale e supposta allineata con lasse x di un sistema di riferimento
cilindrico (x, r, ):

1 (rv ) 1 vr 1 vx v vr vx

r r
r r
x x
r

= (, 0, 0),

(8.18)

Il campo di moto supposto assial-simmetrico e le componenti del vettore


e
velocit vengono denotate con (vx , vr , v ). Lannullarsi di ( =
a
1 (rr )
+ 1 + x ), implica che x = 0, dunque deve essere una funzione
r r
r
x
x
solo di r e del tempo t.
Anch il campo di vorticit rimanga unidirezionale necessario, sulla
e
a
e
base dellequazione della vorticit che v sia un vettore parallelo allasse
a
x e quindi essendo:
( v)r = r

vr
+
r

1 vr v

r
r

+ z

vr
z

( v) = r

v
+ r
r

1 v vr
+
r
r

+ z

v
z

vz vz
vz
+
+ z
r
r
z
ne segue che vr e v devono essere indipendenti da x.
Inoltre la 8.18 mostra che vx pu dipendere solo da x mentre dallequazione
o
di continuit:
a
( v)z = r

100

`
CHAPTER 8. LA VORTICITA E LA SUA DINAMICA

1 (rvr ) 1 v vx
+
+
= 0,
r r
r
x
a causa della simmetria assiale del moto, discende:
1 (rvr ) vx
+
= 0,
r r
x
ricordando che vr (r) e vx (x), si ottiene:
1 (rvr )
vx
=
= costante,
r r
x
da cui discende che il moto nel piano (x, r) deve assumere la forma:

vx = x,

1
vr = r.
2

(8.19)

(dove una costante positiva). Tale campo di moto rappresenta dunque


e
un moto assial-simmetrico, incomprimibile e irrotazionale nellintorno di un
punto di ristagno al quale possibile poi sovrapporre un campo di velocit
e
a
v (r) azimutale a cui associata la vorticit distribuita radialmente in
e
a
modo arbitrario.
Levoluzione temporale della distribuzione della vorticit controllata
a e
dallequazione della vorticit in coordinate cilidriche:
a

vx
1
+ vr
+ v
+ vx
=
+
t
r
r
x
x
r r

1 2 2
+ 2
r 2 2
x

che, nel caso in esame si riduce a:

vx
+ vr
=
+
t
r
x
r r
da cui, utilizzando le 8.19, si ottiene:
(r 2 )

=
+
t
2r r

2 1
+
r 2
r r

(8.20)

Considerato che la distribuzione iniziale di arbitraria, non possibile


e
e
fornire la soluzione della (8.20) in forma chiusa ma necessario integrarla,
e
ad esempio, numericamente.
Tuttavia possibile determinare la distribuzione nale stazionaria della
e
vorticit, a cui quella iniziale tende, risolvendo
a
d(r 2)
+
2r dr

d2 1 d
+
dr 2
r dr

=0

(8.21)

8.4. SUL MECCANISMO DI GENERAZIONE DEI TORNADO

101

che pu essere scritta nella forma


o
d(r 2) d
+
2r dr
r dr
e quindi

d
d(r 2 )
+
2 dr
dr

d
dr

=0

(8.22)

d
dr

=0

(8.23)

Si ottiene

2
d
r + r
=C
(8.24)
2
dr
con C costante che deve essere posta pari a zero per evitare una singolarit
a
per r = 0. La (8.24), con C = 0, pu essere facilmente integrata fornendo
o
f (r) = 1 exp

r 2
4

(8.25)

Lintegrazione della (8.20), mostra che la (8.25) la distribuzione della vore


ticit a cui tende la al tendere di t a innito, ipotizzando solo che la disa

tribuzione iniziale di i tenda a 0 pi velocemente di r 2 e che 0 i 2rdr


u
sia nito e diverso da zero. La soluzione (8.25) rappresenta un campo di
moto stazionario in cui la vorticit concentrata in una regione attorno
a e
allorigine di raggio di ordine /. Lintesicarsi della vorticit dovuto
ae
allallungamento degli elementi uidi che bilanciato dagli eetti diusivi.
e
Laspetto interessante dellevoluzione del fenomeno quello che porta
e
la vorticit alla (8.25) indipendentemente dalla sua distribuzione iniziale.
a
Quindi c la tendenza della vorticit a concentrarsi attorno ad un punto
e
a
dove essa assume valori elevati producendo una forte rotazione del uido. In
gura 8.6 riportata la distribuzione radiale della vorticit al tempo t = 0
e
a
(linea continua sottile) che oscilla attorno allo zero assumendo valori modesti,
a diversi istanti temporali successivi (linee tratteggiate) e per t tendente a
innito (linea continua spessa). Levoluzione temporale di stata ottenuta
e
integrando numericamente la (8.20) utilizzando un approccio alle dierenze
nite del secondo ordine per discretizzare le derivate spaziali e un approccio
di Runge-Kutta sempre del secondo ordine per integrare nel tempo la (8.20).
Analizzando i risultati mostrati nella gura 8.6, possibile osservare come in
e
corrispondenza dellorigine il valore di per t tendente a innito sia maggiore
di 500 e che essa sia signicativa solo per [(r 2 )/(4)]1/2 inferiore a 1 mentre
inizialmente il valore di non supera 14 ed signicativo no a valori di
e
[(r 2 )/(4)]1/2 pari a circa 30.
Il meccanismo illustrato chiaramente analogo a quello che genera il
e
vortice che appare in corrispondenza dello scarico di un lavandino durante il
suo svuotamento (gura 8.7)

`
CHAPTER 8. LA VORTICITA E LA SUA DINAMICA

102

500

500

400

400

300

300

600

600

200

200

100

100

-100

-100
0

8
2

[( r )/(4)]

10

12

14

1/2

0.2

0.4
2

0.6

[( r )/(4)]

1/2

,
Figure 8.6: Distribuzione radiale della vorticit al tempo t = 0 (linea cona
tinua sottile), a diversi istanti temporali successivi (linee tratteggiate) e per
t tendente a innito (linea continua spessa).

Figure 8.7: Vortice in corrispondenza di un particolare tubo di scarico

8.5

Lequazione della circolazione e il teorema


di Kelvin

La relazione (8.8) denisce la circolazione che, oltre a essere legata al


usso di vorticit sulla sezione di un tubo vorticoso, vedremo essere legata
a

0.8

8.5. LEQUAZIONE DELLA CIRCOLAZIONE E IL TEOREMA DI KELVIN103

alla forza che un uido esercita su un corpo in movimento. E interessante


quindi determinare come varia nel tempo la circolazione associata a una curva
materiale C. Dalla denizione stessa di vorticit segue che
a
d
d
=
dt
dt

v dx =

d
dt

vk dxk =
C

dvk
dxk +
dt

vk
C

d(dxk )
dt

(8.26)

Utilizzando lequazione di Navier-Stokes sotto lipotesi di uido incomprim


ibile e il campo di forze conservativo (fk = xk ) e utilizzando la (2.31a),
segue
d
=
dt

fk

1 p
2 vk
+
xk
xj xj

dxk +

vk
C

vk
dxj
xj

(8.27)

Essendo gli indici j e k entrambi sommanti, possibile scambiarli e scrivere


e
d
=
dt

xk xk

2 vk

+
+
xj xj
xk

vj vj
2

dxk

(8.28)

Il primo, il secondo e il quarto termine costituiscono lespressione di un differenziale esatto che integrato lungo una linea chiusa porge un valore nullo.
Rimane dunque
d
=
dt

2 vk
dxk =
xj xj

2 v dx

(8.29)

Se si aggiunge lipotesi di uido ideale ( = 0), si ottiene il teorema di


Kelvin: La circolazione attorno ad una curva materiale chiusa si conserva
(rimane costante) nel tempo in un uido ideale, incomprimibile e soggetto ad
un campo di forze conservativo.

Chapter 9
MOTI AD ALTI NUMERI DI
REYNOLDS: FLUIDO
IDEALE E MOTI
IRROTAZIONALI
Dove, fra laltro, si studiano i meccanismi del volo

104

9.1. LO SCHEMA DI FLUIDO IDEALE

105

Il ruolo dello studio dei moti irrotazionali, cio` privi di vorticit, nellambito
e
a
della Meccanica dei Fluidi si coglie analizzando lorigine della vorticit` nei
a
moti che partono dallo stato di quiete. Come illustrato nel cap.8, la vorticit
a
o la circolazione non possono essere originati allinterno di un uido a densit
a
costante soggetto a un campo di forze conservativo. Nella parte conclusiva
del cap.8 si ` visto come la generazione della vorticit` in un uido indenito
e
a
sia legata al moto in prossimit` dei contorni dove gli eetti della viscosit`
a
a
non possono essere trascurati. In particolare, considerando contorni solidi
quali la supercie di un corpo in moto ad alti numeri di Reynolds, in un
uido indenito, se il corpo ha una forma ausolata e forma angoli piccoli
con la direzione del moto, la vorticit` resta connata in strati limite adiaa
centi al corpo. Quando lo spessore dello strato limite molto piccolo lecito
e
e
in prima approssimazione ignorarne la presenza e trattare il campo di moto
esterno a esso, appunto come irrotazionale. Lo studio dei moti irrotazionali
di uidi ideali, caratterizzati da densit costante, fornisce le premesse per la
a
successiva analisi del campo di moto nello strato limite in cui non si potr`
a
invece ignorare il ruolo degli eetti viscosi e della vorticit`.
a

9.1

Lo schema di uido ideale

Lo schema di uido ideale ` utilizzato quando si possono ritenere trascurabili


e
gli eetti della viscosit` e schematizzare il moto del uido supponendo il
a
coeciente di viscosit` nullo.
a
Si osservi come sotto tale ipotesi il legame costitutivo si riduca a:
T = pI

(9.1)

e dunque le tensioni esercitate da un uido ideale in moto possono essere solo


normali alla supercie a contatto con il uido.
Utilizzando il teorema dellenergia meccanica, espresso dalla (4.23), ` pose
sibile aermare che in un uido ideale e incomprimibile la potenza spesa per
deformare gli elementi materiali ` nulla.
e
Lequazione del moto dei uidi ideali e incomprimibili ` lequazione di
e
Eulero:
dv

= f p
(9.2)
dt
il cui integrale ` fornito dal teorema di Bernoulli illustrato nel seguito. Esso `
e
e
basato sulle seguenti quattro ipotesi: i) uido ideale; ii) uido barotropico; iii)
campo di forze conservativo; iv) moto stazionario. Lipotesi di uido ideale
porta a considerare lequazione di Eulero, mentre quella di moto stazionario

106

CHAPTER 9. MOTI AD ALTI NUMERI DI REYNOLDS

fa s` che si annulli il termine v/t. Inne, osservando che vale lidentit`

a
(v ) v =

vv
v
2

(9.3)

grazie allipotesi di uido barotropico e a quella di campo di forze conservativo, segue


vv
dp
(
)+
= v
(9.4)
2

essendo f = , con la funzione potenziale del campo di forze. Segue


dunque
dp
vv
+
) = v
(9.5)
(
2

Proiettando la (9.5) lungo una linea di corrente o di vorticit`, entrambe


a
ortogonali al prodotto v , si ottiene

vv
+
2

dp

=0

(9.6)

ove s ` lascissa curvilinea lungo la curva scelta. Dalla (9.6) segue la costanza
e
del carico totale H
vv
dp
H=
+

(9.7)
2g

g
lungo le linee di corrente e di vorticit`.
a

9.2

Lo schema di moto irrotazionale

Se la vorticit` ` nulla, il termine viscoso nellequazione del moto si azzera se


ae
si assume la densit` costante. Si ha infatti
a
2 v = ( v) ( v).

(9.8)

Essendo costante, la divergenza del campo di velocit` si annulla per il


a
principio di conservazione della massa, mentre il secondo termine a destra
dellespressione ` uguale a zero essendo = 0. Quindi lequazione che ree
gola il moto irrotazionale di un uido incomprimibile ancora lequazione di
e
Eulero (9.2). Si noti che il carattere irrotazionale del moto non implica necessariamente lassenza di dissipazioni viscose, cio` il concomitante carattere
e
ideale del moto. Infatti, ad esempio, le onde di gravit` irrotazionali presena
tano deboli eetti dissipativi legati anche alla potenza dissipata dalle tensioni
viscose che fanno lavoro in ciascun punto interno alla regione del moto. Il
lettore osservi a questo proposito che non vi ` contraddizione fra la scome
parsa del termine viscoso dalle equazioni di Navier-Stokes e la menzionata

9.2. LO SCHEMA DI MOTO IRROTAZIONALE

107

`
possibile presenza di tensioni viscose nei moti irrotazionali. E la divergenza
della componente viscosa del tensore delle tensioni che si annulla se il moto `
e
irrotazionale, non gi` le tensioni viscose. Queste dunque possono in generale
a
essere non nulle e dar luogo a dissipazione di energia che pu essere calcoo
lata applicando il teorema della potenza meccanica illustrato nel paragrafo
4.6 del capitolo 4. Inoltre se si considera un corpo di volume V e supercie
S immerso in un uido incomprimibile in moto irrotazionale, la forza che il
uido esercita sul corpo :
e
F =

tdS =
S

n T dS.

(9.9)

Utilizzando il legame costitutivo, il teorema della divergenza e la (9.8) facile


e
mostrare che:
F =
pndS
(9.10)
S

dunque la forza esercitata sul corpo legata solo allazione della pressione e
e
ha la stessa espressione che si otterrebbe ipotizzando il uido ideale.
Ci proponiamo ora di esaminare le propriet dei campi di velocit` che
a
a
soddisfano alle condizioni
v 0
v 0

(incomprimibilit`)
a

(9.11)

(irrotazionalit`)
a

(9.12)

La relativa semplicit` delle (9.11), (9.12) ha reso possibile un notevole approa


fondimento di tale classe di campi di moto anche attraverso luso di potenti
tecniche analitiche.
La condizione di irrotazionalit` (9.12) implica, attraverso il teorema di
a
Stokes, che
=

v dx = 0

(9.13)

dove lintegrale ` esteso ad una qualsiasi curva chiusa riducibile che giaccia
e
interamente entro il campo di moto. La riducibilit` della curva implica ina
fatti, lesistenza di una supercie aperta S, di cui la curva ` frontiera, che
e
giace interamente entro il uido e tale che
v dx =

( v) ndS =

ndS

(9.14)

Il secondo membro della (9.14) risulta nullo per la condizione di irrotazionalit` del moto. La quantit detta circolazione. Assegnati due punti
a
a e
O e P in una regione semplicemente connessa di uido e due curve C1 e C2

108

CHAPTER 9. MOTI AD ALTI NUMERI DI REYNOLDS

distinte che uniscono O e P in modo da costituire nel loro insieme una curva
chiusa riducibile (si veda la gura 9.1), segue quindi

C1

v dx =

C2

v dx

(9.15)

In altre parole, lintegrale di linea di v esteso a una curva C congiungente O

x3

P
C2
x

C1

O
x0

x2

x1
Figure 9.1:
e P assume lo stesso valore qualsiasi sia la curva; esso dipende dunque solo
`
dai vettori posizione x0 e x caratterizzanti O e P rispettivamente. E dunque
possibile denire la funzione (x) potenziale del campo della velocit` tale
a
che
P

(x) = (x0 ) +
O

v dx

(9.16)

lintegrale essendo esteso a una qualsiasi delle curve suddette. Dalla (9.16)
si ottiene
v =
(9.17)
dove si ` indicato con (x) il potenziale di velocit` relativo al campo v.
e
a
Osserviamo che vale linverso del risultato appena ottenuto. In altre parole: se la circolazione associata a un campo di velocit` v, relativa ad una
a
qualsiasi curva riducibile giacente per intero nel campo di moto, risulta nulla,
allora = v ` identicamente nullo entro la regione del moto.
e

9.2. LO SCHEMA DI MOTO IRROTAZIONALE

109

Lintroduzione della funzione attraverso la (9.16) assicura che la condizione di irrotazionalit risulti soddisfatta; le tre componenti scalari di v
a
sono in questo caso determinate dalla conoscenza di una sola funzione scalare
. La condizione di incomprimibilit` pone allora:
a
= 2 = 0

(9.18)

la (9.18) dovendo risultare soddisfatta in ciascun punto del campo di moto.


La funzione ` armonica deve cio` soddisfare allequazione di Laplace
e
e
(9.18), ben nota equazione della Fisica-Matematica, di cui ` importante evie
denziare alcune rilevanti propriet`.
a
Anzitutto la linearit` della (9.18) ha importanti conseguenze sulla sema
plicit` relativa dellanalisi dei moti incomprimibili irrotazionali. Il vincolo
a
dellirrotazionalit` ` cos` stringente da annullare gli eetti di forte non linae

earit` caratteristici del moto dei uidi. Si osservi a questo proposito che una
a
conseguenza della linearit` ` la validit` del principio di sovrapposizione degli
ae
a
eetti: dunque soluzioni distinte della (9.18) possono essere sovrapposte s`

da formare una nuova soluzione. Le corrispondenti soluzioni per v possono


essere sovrapposte, ma analoga propriet non vericata, come vedremo,
a
e
dalla pressione p, data la sua dipendenza non lineare da v.
La (9.18) ` unequazione lineare alle derivate parziali di tipo ellittico.
e
` noto che le soluzioni di equazioni di questo tipo e tutte le loro derivate
E
rispetto a componenti di x sono nite e continue in tutti i punti del campo
di denizione; tale propriet` ` dunque al pi` non soddisfatta in corrispona e
u
denza di punti della frontiera del campo. La distribuzione di velocit` nei moti
a
irrotazionali ha dunque una distribuzione regolare eccetto al pi` in corrisponu
denza delle frontiere dove possono essere assegnate singolarit` per esempio
a
di natura geometrica (angoli, spigoli. etc.).
Per determinare utilizzando la (9.18), ` suciente assegnare sulla frone
tiera del uido la componente normale di velocit` (assegnare la ` invece
a
e
sicamente meno rilevante) anch la funzione potenziale sia determinata in
e
modo univoco. Limposizione di una condizione di aderenza alla parete ` in
e
genere incompatibile con lirrotazionalit` del moto.
a
I risultati precedenti possono essere estesi al caso in cui il uido occupi
una regione indenitamente estesa, utile modello matematico per esempio di
situazioni in cui un corpo solido ` in moto entro un uido le cui dimensioni
e
lineari eccedono notevolmente le dimensioni lineari del corpo e che si trova
in condizioni di quiete abbastanza lontano dal corpo.
Ribadiamo la crucialit` di tali risultati: quando un corpo rigido si muove
a
in un uido altrimenti in quiete, il campo di moto irrotazionale ` determinato
e
unicamente dai valori istantanei della velocit` del corpo (insieme con la sua
a

110

CHAPTER 9. MOTI AD ALTI NUMERI DI REYNOLDS

geometria); n` laccelerazione n` la storia passata dal moto del corpo risule


e
tano rilevanti. In particolare quando le pareti del corpo sono ferme, il uido
si trova necessariamente in condizioni di quiete ovunque. I moti istantanei
del corpo e del uido sono cio` strettamente legati.
e
Lipotesi di irrotazionalit` del moto associata allincomprimibilit` del ua
a
ido consente di integrare le equazioni del moto anche nel caso non stazionario
e di ottenere un importante risultato noto con la denominazione Teorema di
Bernoulli.
Osservando che vale lidentit`
a
vv
(v ) v =
v
(9.19)
2
lequazione di Eulero si riduce a
v
1
vv
v = p + f
+
t
2

(9.20)

Utilizzando la funzione potenziale di velocit`, assunto conservativo il campo


a
di forze e ricordando che = 0, la (9.20) diventa

v 2 p
+
+
t
2

=0

(9.21)

La (9.21) pone
v 2 p
+
+ = F (t)
t
2

(9.22)

con F (t) funzione arbitraria. La forma della F non ` di particolare impore


tanza, infatti ` suciente denire
e

=
e notare che

F dt.

= .

La (9.22) diventa allora

v2 p
+
+ = costante
t
2

(9.23)

relazione che valida ovunque nella massa uida con unopportuna scelta
e
della funzione potenziale.
La (9.23) ` di grande importanza perch` fornisce una relazione esplicita
e
e
per la pressione, una volta noto il campo di velocit`.
a

9.3. MOTI IRROTAZIONALI PIANI

111

Ricordando che il carico totale, che rappresenta lenergia meccanica del


uido per unit di peso, denito come:
a
e
p v2
+ z,
H= +
2g
la (9.23) mostra che nel campo della gravit:
a

+ gH = 0.
t
Non meravigli il fatto che, come visto in precedenza, un uido possa muoversi
dissipando energia e mantenendo H costante. Ricordiamo infatti che lenergia
specica totale del uido non comprende solo la componente meccanica gH
bens` anche la componente termodinamica.

9.3

Moti irrotazionali piani

Nel caso particolare di moto bidimensionale, v soddisfa a condizioni che


rendono utile luso della teoria delle variabili complesse.
Posto v (vx , vy , 0), la condizione di irrotazionalit` impone
a
vx =

, vy =
x
y

(9.24)

La condizione di incomprimibilit`, come si visto nel capitolo 3, consente


a
e
poi di denire una funzione di corrente che soddisfa alle relazioni
vx =

, vy = .
y
x

(9.25)

E immediato vericare che, se sono valide le (9.25), lequazione di continuit


a
identicamente soddisfatta. Le due funzioni scalari (x, y) e (x, y) sono
e
evidentemente legate dalle condizioni
,x = ,y

,y = ,x

(9.26)

Le (9.26) sono ben note nella teoria delle funzioni di variabile complessa
quali condizioni di Cauchy-Riemann. Esse assicurano lunicit` della derivata
a
della funzione ( + i) della variabile complessa (z = x + iy) rispetto alla
variabile stessa. Le (9.26) sono condizioni necessarie e sucienti, posto che
le quattro derivate nella (9.26) siano nite e continue in V , per la analiticit`
a

112

CHAPTER 9. MOTI AD ALTI NUMERI DI REYNOLDS

(o regolarit`) di ( + i) in V . Le funzioni di variabile reale e diconsi


a
coniugate. Denomineremo la funzione
W = + i

(9.27)

potenziale complesso, relativo al moto irrotazionale descritto dalle funzioni


e .
`
E immediata conseguenza del legame della teoria dei moti irrotazionali
piani con la teoria delle funzioni di variabile complessa che qualsiasi funzione
analitica di z = x + iy, pu` interpretarsi quale potenziale complesso di un
o
moto irrotazionale piano. Inoltre, poich` lanaliticit` di W implica che la
e
a
derivata
dW
W
= lim
(9.28)
|z|0 z
dz
risulti indipendente dalla scelta dellincremento z nel piano (x, y), segue:
dW
= ,x +i,x = vx ivy
dz

(9.29)

Dunque la derivata del potenziale complesso ha modulo pari al modulo della


velocit` e si rappresenta nel piano complesso con un vettore simmetrico
a
(rispetto allasse reale) al vettore velocit`.
a
Le (9.26) hanno diverse conseguenze. Anzitutto sia che sono funzioni
armoniche. In altre parole
2 = 2 = 0

(9.30)

dovendo risultare soddisfatta sia lequazione di continuit che la condizione di


a
irrotazionalit. Inoltre le linee equipotenziali di velocit` risultano ortogonali
a
a
alle linee di corrente. Infatti
() () =


+
=0
x x
y y

(9.31)

Tale risultato cessa di essere valido in corrispondenza di punti di ristagno


cio` dei punti nei quali si annulla il vettore velocit`.
e
a
Di conseguenza, ricordando che v = , sulle linee di corrente rimane
costante.

9.3.1

Il moto irrotazionale indotto in un uido dalla


traslazione di un cilindro a sezione circolare

Il moto irrotazionale nella regione, non semplicemente connessa, esterna ad


un cilindro a sezione circolare di raggio r0 ` determinato non appena sia
e

9.3. MOTI IRROTAZIONALI PIANI

113

y
P

U0

r0

Figure 9.2:
ssata la velocit` di traslazione del baricentro del cilindro e il valore della
a
circolazione intorno al cilindro. Si noti che uneventuale rotazione del
cilindro intorno al suo asse non esercita alcuna inuenza sul moto del liquido
in assenza di eetti viscosi. Se la circolazione attorno al cilindro nulla
e
il campo di moto generato dal cilindro che avanza con velocit costante U
a
nella direzione contraria allasse x facilmente ottenibile dal campo di moto
e
attorno ad un cilindro investito da un moto uniforme. Esso pu essere oto
tenuto risolvendo lequazione di Laplace per calcolare la funzione di corrente
. Questo loggetto del prossimo paragrafo. Il paragrafo successivo invece
e
descrive il campo di moto generato dal cilindro in moto se attorno al cilindro
stesso il valore della circolazione non nullo.
e

Cilindro in moto stazionario con assenza di circolazione


Esaminiamo anzitutto il caso in cui il moto risulta caratterizzato dallassenza
di circolazione. In tal caso ` opportuno riferire il moto ad assi solidali con il
e
cilindro. Rispetto a tale riferimento il cilindro stesso costituisce una supercie
di corrente. Poich la funzione di corrente denta a meno di una costante
e
e
si pu scegliere la costante in modo che la supercie del cilindro coincida con
o
la linea di corrente caratterizzata da = 0. Con riferimento alla gura 9.2 e
utilizzando un sistema di coordinate cilindriche centrato nellasse del cilindro,
il campo di moto irrotazionale attorno al cilindro pu quindi essere calcolato
o
risolvendo lequazione di Laplace (9.30) con le condizioni al contorno:
vr =

1
= 0 per r = r0
r

114

CHAPTER 9. MOTI AD ALTI NUMERI DI REYNOLDS

che, ricordando che = 0 lequazione di una linea di corrente, pu essere


e
o
sostituita dalla:
=0
per r = r0
(9.32)
1
,
r
r

U0 (cos , sin )

per r

(9.33)

Lequazione di Laplace, scritta in coordinate cilindriche (ricordando che il


problema piano) diviene:
e
2 1
1 2
+
+ 2 2 = 0.
r 2
r r
r

(9.34)

Considerando la particolare geometria del problema che richiede che


sia una funzione periodica rispetto a di periodo 2, ragionevole cercare
e
una soluzione della forma:
N
(c)
(s)
n (r) cos(n) + n (r) sin(n) .

(r, ) =

(9.35)

n=0
(c)

(s)

Le condizioni al contorno allinnito suggeriscono che tutte le n (r), n (r)


(s)
a eccezione di 1 (r) si annullano e si ha dunque:
(s)

(r, ) = 1 (r) sin


Sostituendo quindi la (9.35) nella (9.34) si ottiene unequazione dierenziale
(s)
per 1 :
(s)

(s)

1 d1
1 (s)
d2 1
+
2 1 = 0.
dr 2
r dr
r
Considerando ancora la forma delle condizioni al contorno:

(9.36)

(s)

1 (r0 ) = 0
(s)

d1
U0 per r
dr
1 (s)
U0 per r
r 1
si pu concludere che la soluzione pu essere scritta come:
o
o
(r, ) = U0 f (r) sin
con
f (r0 ) = 0

(9.37)

9.3. MOTI IRROTAZIONALI PIANI

115

df
1 per r
dr
che, sostituita nella (9.36) conduce allequazione:
d2 f
1 df
1
+
2f = 0
2
dr
r dr r
la cui soluzione :
e

(9.38)

c2
r

f (r) = c1 r +
da cui

c2
sin
r
dove c1 e c2 sono due costanti che si calcolano imponendo le condizioni al
contorno. Limposizione delle condizioni al contorno conduce a.
(r, ) = U0 c1 r +

c1 = 1;

2
c2 = r0

Si ottiene quindi la funzione di corrente che descrive il moto irrotazionale


attorno al cilindro:
(r, ) = U0 r 1

2
r0
r2

sin .

(9.39)

Utilizzando le (9.67) si pu calcolare il potenziale di velocit


o
a
(r, ) = U0 r 1 +

2
r0
r2

cos

(9.40)

e quindi ottenere il potenziale complesso:


W (z) = U0 z +

2
r0
z

(9.41)

La (9.39) mostra in particolare che lasse x e la circonferenza intersezione del


cilindro con il piano z sono particolari linee di corrente.
Si pu quindi calcolare la velocit del uido:
o
a
2
r0
cos
r2
r2
1 + 0 sin
r2

vr = ,r = U0 1
1
v = , = U0
r
Le (9.42) mostrano che:

la velocit` normale vr si annulla sulla supercie del cilindro;


a

(9.42a)
(9.42b)

116

CHAPTER 9. MOTI AD ALTI NUMERI DI REYNOLDS

la velocit` tangenziale sulla supercie del cilindro `:


a
e
v |r=r0 = 2U0 sin

(9.43)

Dunque sulla supercie del cilindro esistono due punti di ristagno in = 0,


e due punti in cui il modulo della velocit assume il valore massimo 2U0
a
3
, 2 ).
( = 2
`
E poi immediato ricavare la distribuzione della pressione associata al
campo di moto in esame. Infatti, applicando il teorema di Bernoulli fra
due punti, di cui uno caratterizato da r e laltro sulla supercie del
cilindro, risulta
U2
p|r=r0 = p + 0 (1 4 sin2 )
(9.44)
2
donde leccesso di pressione rispetto alla pressione allinnito risulta massimo
2
2
e pari a U0 /2 in = 0, (punti di ristagno) e minimo pari a (3U0 /2)
in = , 3 . Inoltre si hanno 4 punti in cui la pressione si annulla
2
2
7
e
( = , 5 , 6 , 11 ). Questo risultato anche immediatamente evidente
6 6
6
considerando il coeciente di pressione denito come:
p p
= 1 4 sin2
(9.45)
cp () =
2
U0 /2
e mostrato in gura 9.3 per il caso in esame. La pressione decresce per
compreso tra 0 e /2 e cresce per compreso tra /2 e . Nellambito dello
schema irrotazionale dunque la pressione risulta crescente sulla porzione del
cilindro di valle rispetto al moto che lo investe. Vedremo che tale circostanza
risulta di notevole importanza per levoluzione dello strato viscoso che si
sviluppa in corrispondenza del cilindro nel moto reale. Sulla base della distribuzione della pressione sulla supercie del cilindro e tenendo presente la
(9.10) possibile osservare che la forza esercitata del uido sul cilindro
e
e
nulla. Tale risultato, in contrasto con lesperienza, sar discusso ed interprea
tato nel seguito.

Cilindro in moto stazionario con circolazione


Il caso in cui il moto attorno al cilindro caratterizzato da un valore non
e
nullo della circolazione si ottiene semplicemente sovrapponendo al potenziale complesso (9.41) quello relativo a un vortice che ruota in senso orario
caratterizzato da circolazione . Riferendoci ancora al caso V = 0 si trova
r2

= U0 r + 0 cos

(9.46)
r
2

r
r2
ln( )
(9.47)
= U0 r 0 sin +
r
2
r0

9.3. MOTI IRROTAZIONALI PIANI

117

Figure 9.3:

Figure 9.4:

(dove, si noti, la costante 2 ln ro introdotta nella (9.47) ` inessenziale).


e
Segue

1
(9.48)
v |r=r0 = , |r=r0 = 2U0 sin
r
2r0
Dunque i punti di ristagno S1 e S2 si spostano verso il basso se ` positivo
e
e verso lalto se ` negativo. Pi` precisamente S1 ed S2 sono caratterizzati
e
u
da valori di s deniti dalla relazione

s = arcsin

4r0 U0

(9.49)

Se || > 4ro U il punto di ristagno si sposta fuori dalla supercie del cilindro

118

CHAPTER 9. MOTI AD ALTI NUMERI DI REYNOLDS

(vedi gura 9.5). Si determina in tal caso una regione del moto adiacente
il cilindro in cui il uido resta connato limitandosi a ruotare intorno al
cilindro.

Figure 9.5: Linee di corrente attorno ad un cilindro di raggio r = a al variare


di . a) = 0; 0 < < 4r0 U; c) = 4r0 U; d) > 4r0 U.
La pressione assume ora la forma

p|r=ro p

1 2

= U0 1 2 sin +
2
2r0 U0

(9.50)

9.3. MOTI IRROTAZIONALI PIANI

119

e il coeciente di pressione
cp = 1 2 sin +

2r0 U0

(9.51)

Per valori positivi di la pressione si riduce nella porzione superiore del cilindro mentre aumenta nella porzione inferiore. Ci`, come vedremo nel seguito,
o
implica unazione di sostentamento che il uido esercita sul cilindro.

9.3.2

Le forze agenti sui corpi bidimensionali in moto

Valutiamo dunque lazione risultante esercitata dal uido sul cilindro. Utilizzando la (9.10) e osservando che n = (cos , sin ), si ha
2

Fx =

p|=r0 cos r0 d = 0

(9.52a)

p|=r0 sin r0 d = U0

(9.52b)

0
2

Fy =

Le (9.52) costituiscono un caso particolare, per corpi bidimensionali, di un


importante risultato noto come Paradosso di DAlembert: un corpo in moto
stazionario di traslazione in un uido supposto in moto ideale irrotazionale
non subisce alcuna azione da parte del uido se la circolazione ` nulla.
e
Se risulta non nulla la (9.52b) conseguenza di un risultato altrete
tanto importante, valido solo per moti bidimensionali, noto come teorema di
Kutta-Joukowskij (Kutta, 1910): Un corpo cilindrico (a sezione non necessariamente circolare) in moto di traslazione, con velocit` U0 costante, in un
a
uido dotato di moto ideale irrotazionale con circolazione subisce da parte
del uido unazione di sostentamento pari a (|U0 |||) in direzione ortogonale a quella di avanzamento e in verso ruotato di 90 nel senso della circolazione, rispetto alla direzione del moto relativo del corpo rispetto al uido.
Si dimostra inoltre che tali risultati risultano indipendenti dalle dimensioni,
forma e orientamento del corpo, purch esso sia bidimensionale.
e
Per comprendere lorigine della circolazione che presente attorno ai corpi
e
immersi in uidi reali in moto, si consideri la curva mostrata in gura 9.6, che
racchiude il cilindro di raggio R e si calcoli la circolazione attorno ad essa.
Detta A larea delimitata dalla curva C e applicato il teorema di Stokes si
ottiene:
=
v ds =
ndS
(9.53)
C

avendo indicato con n la normale alla supercie A. La (9.53) mette in relazione la vorticit contenuta entro larea A con la circolazione attorno a C.
a

120

CHAPTER 9. MOTI AD ALTI NUMERI DI REYNOLDS


t

v
Re

v=0

Figure 9.6:
Ricordando che un uido reale deve rispettare la condizione di aderenza,
e
evidente che lintegrale lungo la parte di C che si appoggia alla supercie del
cilindro fornir un contributo nullo alla cicolazione , cos come lintegrale
a

quindi possibile
esteso ai due tratti orizzontali, percorsi in senso opposto. E
concludere che la circolazione attorno alla circonferenza di raggio Re che racchiude il cilindro pari allintegrale esteso allarea A della componente della
e
vorticit nella direzione ortogonale al piano del moto e dunque diversa da
a
e
zero se presente vorticit allinterno di A. Tale vorticit legata, come si
e
a
ae
vedr nel seguito, alla formazione, sulla supercie del cilindro, dello strato
a
limite.

9.4
9.4.1

Moti irrotazionali non stazionari


Energia cinetica

Si consideri un corpo in moto in un uido innito (vedi gura 9.7) e un


volume di controllo V (t) tale che parte del contorno si appoggi alla supercie
del corpo mentre la parte restante sia a grandi distanze dal corpo dove la
velocit del uido nulla (si veda la gura 9.7). Il corpo si muove con
a
e
velocit v = (U0 (t), 0, 0). Utilizzando il teorema della potenza meccanica,
a
ipotizzando il uido ideale e la gravit diretta lungo lasse z, possibile
a
e
ottenere:
dEc
=
pn vdS.
(9.54)
dt
S
Osservando che a grandi distanze dal corpo la pressione pari a quella ine
disturbata, considerando la pressione relativa e ricordando che la condizione
di non-compenetrazione impone che n v = ni vi = nx U0 sulla supercie del

9.4. MOTI IRROTAZIONALI NON STAZIONARI

121

Figure 9.7:
corpo, si ottiene:
S

pn vdS = U0

e quindi:

pnx dS
Sc

dEc
= U0 FD
dt

(9.55)

dove si utilizzata la relazione


e
p(nx )dS

FD =

(9.56)

Sc

che fornisce la forza che deve essere esercitata per muovere il corpo di supercie Sc . La (9.55) mostra che se il corpo si muove in moto non stazionario e
quindi lenergia cinetica risulta funzione di t ed x, il corpo subisce un forza
di resistenza.

9.4.2

La forza di massa aggiunta

Si consideri un corpo in moto con velocit U0 (t) in un uido fermo. La


a
(9.55) mostra che la potenza necessaria per muovere il corpo uguale alla
e
variazione nel tempo dellenergia cinetica del uido. Appare quindi evidente
che se lenergia cinetica del uido aumenta in conseguenza allaccelerazione
del uido, sar stato necessario applicare una forza per accelerare il corpo.
a

122

CHAPTER 9. MOTI AD ALTI NUMERI DI REYNOLDS

A titolo di esempio si consideri un cilindro in moto non stazionario con


velocit` U0 (t). Proponiamoci di valutare gli eetti di non stazionariet` del
a
a
` qui il caso di riferirsi ad assi ssi rispetto al uido indisturbato.
moto. E
Segue che il potenziale che descrive il moto ` identico al valore fornito dalla
e
(9.41) salvo per lassenza del contributo dovuto al moto uniforme del uido
indisturbato e per il fatto che ora r = r(t) e = (t).
Dunque
r2
= U0 0 cos (t)
(9.57)
r(t)
Segue
vr |r=r0 = U0 cos

v |r=r0 = U0 sin

(9.58)

Inoltre applicando il teorema di Bernoulli ricordando che il moto ora non


e
stazionario, si ottiene
2
2
p
p|r=r0 vr + v

=
+
|r=r0 +
|r=r0

2
t

(9.59)

donde:

2
U0

|r=r0
(9.60)
2
t
Lazione risultante dalle forze di pressione agenti sul cilindro dierisce dunque
e
dal risultato relativo al caso stazionario per il contributo associato a , cio`:
t

p|r=r0 p =

Fx =

Si ha

|r=r0 cos r0 d;
t

Fy =

|r=r0 sin r0 d
t

|r=r0 = U0 r0 cos +
|r=r0 r +

|r=r0
t
r

o, essendo
vr = r ,

(9.61)

(9.62)

v = r

segue, con le (9.58)

2
2

|r=a = U0 r0 cos + U0 cos2 + U0 sin2


t
donde

2
Fx = r0 U0

Fy = 0

(9.63)

Si ottiene dunque una resistenza non nulla indotta dallaccelerazione del


corpo che pu` in generale porsi nella forma
o

Fx = V U0

(9.64)

9.4. MOTI IRROTAZIONALI NON STAZIONARI

123

essendo V il volume del corpo per unit` di lunghezza e un coeciente di


a
massa aggiunta che, per il cilindro a sezione circolare in moto in un uido
fermo, assume il valore unitario. In un moto a potenziale la forza richiesta
per accelerare un corpo al suo interno pu sempre essere espressa come la
o
forza necessara per accelerare la massa di un opportuno volume di uido,
che dipende dalla forma del corpo e dalla direzione del moto. La forma della
(9.64) consente poi di interpretare la forza di massa aggiunta come la forza
che sarebbe necessaria per accelerare il corpo se questo avesse una massa
virtuale aumentata di V rispetto alla sua massa reale.
Il calcolo della forza esercitata sul cilindro se ora il cilindro fermo mentre
e
il uido per grandi distanze animato da una velocit pari a (U0 (t), 0), che
e
a
pu essere agevolmente svolto come sopra, conduce a un valore della forza di
o
massa aggiunta pari a:
2
Fx = 2r0 U0 .
(9.65)
In questo caso quindi il coeciente di massa aggiunta pari a 2. In generale
e
il coeciente di massa aggiunta assume valori dierenti se il corpo si muove
in un uido in quiete oppure se il uido si muove mentre il corpo resta fermo.

9.4.3

Lequazione di Morison

E noto dallesperienza che nei uidi reali presente una forza nella direzione
e
del moto anche se il moto stazionario. Utilizzando il teorema , possibile
e
e
mostrare che tale forza esprimibile nella forma
e
Fx = cD (Re)

2
U0
A
2

ove A larea maestra del corpo, cio larea vista dal uido che investe il
e
e
corpo, e cD un coeciente, detto di resistenza, che dipende dal numero di
e
0
Reynolds Re = UL , essendo L una dimensione caratteristica del corpo.
Se il moto oscilla nel tempo, la valutazione della forza nella direzione del
moto pu essere eseguita utilizzando lespressione di Morison
o
Fx = cD (Re, Kc)

U0 |U0 |

A + cM (Re, Kc)U0 V
2

ove sia il coeciente di resistenza cD sia quello di massa aggiunta cM dipendono dal numero di Reynolds e dal numero di Keulegan-Carpenter Kc denito
da

U0 T
Kc =
L

essendo U0 lampiezza delle oscillazioni di velocit e T il loro periodo (anche il


a
numero di Reynolds, nel caso di un moto oscillante, viene denito utilizzando

124

CHAPTER 9. MOTI AD ALTI NUMERI DI REYNOLDS

U0 ). Come visto precedentemente, la forza esercitata dal uido sul corpo pu


o
poi avere una componente ortogonale alla direzione del moto il cui modulo
viene usualmente espresso nella forma
Fy = cL (Re, Kc)

2
U0
A
2

ove cL un coeciente di portanza che dipende da Re e Kc. In gura 9.8


e
e
mostrata la dipendenza, ottenuta per via sperimentale, dei coecienti cD e
cL dai parmetri Re e Kc.

Figure 9.8: Dipendenza di Cd (coeciente di drag) e CM (coeciente di


massa aggiunta) dal numero di Keulegan-Carpenter per un cilindro circolare.
Re
Il parametro D pari a Kc
e

9.4. MOTI IRROTAZIONALI NON STAZIONARI

125

v
P

vr

Figure 9.9:

9.4.4

Moti irrotazionali piani elementari e loro sovrapposizione

Moto uniforme
`
E immediato vericare che il moto uniforme v = (U, V ) ` irrotazionale ed `
e
e
caratterizzato dal potenziale complesso
W = (U iV )z

(9.66)

Si ha infatti
= Ux + V y
= Uy V x
Sorgente
Per sorgente si intende un picco isolato della velocit` di dilatazione cubica
a
= v. Esso simula un apporto esterno (o una sottrazione) di massa
localizzata in un punto.
Per studiare questo moto opportuno fare riferimento al sistema di coe
ordinate cilindriche (r, ) illustrate in gura (9.9). Rispetto a tale sistema di
coordinate:

1
vr =
, v =
r
r
oppure

1
, v =
vr =
r
r
e quindi risulta:
1

1
=
=
(9.67)
r
r
r
r

126

CHAPTER 9. MOTI AD ALTI NUMERI DI REYNOLDS

Se la posizione della sorgente coincide con lorigine degli assi, il potenziale


e la funzione di corrente, rispetto ad un sistema di coordinate cilindriche r e
sono:
q
(x) =
ln r
(9.68)
2
q

(9.69)
(x) =
2
La quantit` q lintensit` della sorgente e uguaglia la portata volumetrica
a e
a
per unit` di profondit (nella direzione z) attraverso una qualsiasi supercie
a
a
chiusa che racchiude lorigine. Se q risulta negativo tale moto elementare
e
denominata pozzo.
Le superci equipotenziali sono cilindri i cui assi coincidono con la sorgente; le superci di corrente sono piani appartenenti al fascio con asse coincidente con la sorgente. Nel piano (r, ) si ha landamento delle linee di
`
corrente ed equipotenziali mostrato in gura 9.10. E evidente che il verso di
y
= cost
(linea di corrente)

x
= cost
(linea equipotenziale)

Figure 9.10: Linee equipotenziali e di corrente generate da una sorgente posta


nellorigine degli assi.
percorrenza delle linee di corrente dipende dal segno di q.
Dalle (9.68, 9.69), essendo
ln(z) = ln(rei ) = ln r + ln(ei ) = ln r + i
segue

q
q
ln(x + iy) =
ln z
(9.70)
2
2
Il concetto di sorgente puntuale ha anche importanza per la rappresentazione
diretta di qualche moto di uidi reali.
W =

9.4. MOTI IRROTAZIONALI NON STAZIONARI

127

La rilevanza della nozione di sorgente puntuale ` tuttavia maggiormente


e
legata al suo uso quale moto elementare che, utilizzando il principio di sovrapposizione degli eetti, consente di costruire moti irrotazionali complessi.
Vortice puntuale
y
= cost
(linea equipotenziale)

= cost
(linea di corrente)

Figure 9.11: Linee equipotenziali e di corrente generate da un vortice posto


nellorigine degli assi.
Consideriamo, ora, un vortice rettilineo, cio` un moto incomprimibile
e
caratterizzato da una distribuzione di vorticit` nulla ovunque eccetto che
a
lungo una retta, ortogonale al piano del moto, dove si ha un picco di vorticit`.
a
A tale nozione si pu` pervenire considerando un tubo vorticoso che si
o
contrae no a ridursi a una linea mantenendo costante lintensit` del tubo
a
vorticoso.
Il potenziale e la funzione di corrente del moto, supponendo che la posizione del vortice coincida con lorigine degli assi, sono
=
=
donde
W = i

(9.71)

ln r
2

(9.72)

ln(x + iy) = i ln z
2
2

(9.73)

128

CHAPTER 9. MOTI AD ALTI NUMERI DI REYNOLDS

y
,

v1

velocita
autoindotta

P1
v2

y1
1=
y2
P2

x1

2=-

x2

Figure 9.12: Coppia di vortici di circolazione nel piano (x, y).


dove ` una costante che coincide con la circolazione attorno a ogni linea
e
chiusa che racchiude lorigine. Le superci equipotenziali sono piani appartenenti al fascio con asse coincidente con lasse del vortice mentre le superci
di corrente sono cilindri i cui assi coicidono con il vortice (si veda la gura
9.11). Il verso di percorrenza delle linee di corrente dipende dal segno di .
Coppia di vortici

E possibile poi considerare il campo di moto generato dalla presenza di


due vortici puntuali di circolazione opposta 1 = e 2 = posti in
P1 = (x1 , y1 ) e P2 = (x2 , y2 ), rispettivamente (vedi gura 9.12). La funzione
potenziale e la funzione di corrente sono facilmente valutabili sovrapponendo
i campi di moto generati dai singoli vortici e il lettore pu facilmente ottenere
o
il risultato. Si vuole qui mostrare come la coppia di vortici si muova a causa
della velocit autoindotta. Cio il vortice denotato dal pedice 1 si muove
a
e
a causa della velocit indotta dal vortice denotato dal pedice 2 e viceversa.
a
Infatti il vortice in 2 induce nella posizione P1 una velocit pari a
a
v1 =

,
(x2 x1 )2 + (y2 y1 )2

mentre 1 induce nella posizione P1 una velocit:


a

9.4. MOTI IRROTAZIONALI NON STAZIONARI

v2 =

129

.
(x2 x1 )2 + (y2 y1 )2

Dunque la coppia di vortici si muove nella direzione ortogonale al segmento che unisce x2 e x1 con una velocit pari a ||/(2 (x2 x1 )2 + (y2 y1 )2 .
a
La gura 9.13 mostra due coppie di vortici che si muovono luna contro
laltra proprio a causa della loro velocit autoindotta, interagiscono e danno
a
origine a due nuove coppie che si muovono in direzione ortogonale a quella
in cui si muovevano precedentemente.
Se i due vortici che formano la coppia hanno valori diversi di || accanto
al moto di traslazione della coppia possibile osservare la rotazione di un
e
vortice attorno allaltro.
Analogamente, considerando un problema a simmetria assiale, possibile
e
comprendere la velocit autoindotta di un anello vorticoso (vedi la gura
a
9.14 che mostra un anello vorticoso generato dallemissione pulsante di gas dal
cratere del vulcano Etna e visualizzato dal fumo emesso durante lemissione).

Dipolo idrodinamico e doppietta


Consideriamo una sorgente e un pozzo di uguale intensit` q localizzati nei
a
punti z1 e z2 , rispettivamente. Segue
W =

q
ln
2

z z1
z z2

(9.74)

Lasciamo al lettore di vericare che il potenziale complesso (9.74) corrisponde


a un moto caratterizzato da linee di corrente costituite da circonferenze passanti per il pozzo e la sorgente e percorse nel senso sorgente-pozzo.
Risulta di particolare utilit` esaminare il caso in cui sorgente e pozzo siano
a
posizionati rispettivamente in a e a con a tendente a 0. Precisamente si
denisce doppietta il caso limite di un dipolo idrodinamico in cui |z1 z2 | = 2a
tende a zero con q indenitamente crescente in modo tuttavia che si mantenga
costante il prodotto = 2qa.
Osservando che in un intorno di a = 0
ln(

za
1
a
2a
2a
) ln[(z a)( 2 )] ln[1 ]
z+a
z z
z
z

facile ottenere il potenziale complesso della doppietta localizzata nellorigine


e
degli assi:

(9.75)
W =
2z

130

CHAPTER 9. MOTI AD ALTI NUMERI DI REYNOLDS

Figure 9.13: Visualizzazione della traiettoria di due coppie di vortici che


inizialmente si muovono luna contro laltra (Foto dellUniversit Tecnica di
a
Eindhoven, NL)

9.4. MOTI IRROTAZIONALI NON STAZIONARI

131

,
Figure 9.14: In alto, al centro della foto a sinistra visibile un anello vorticoso
e
generato da un getto di gas dal cratere sud-est dellEtna durante leruzione
dell11 novembre 2013. Lanello visualizzato dal fumo emesso dal cretere.
e
Nella foto a destra possibile osservare i dettagli dellanello vorticoso visue
alizzato dal fumo. (Foto del vulcanologo Tom Pfeier)
y
= cost
(linee di corrente)

x
= cost
(linee equipotenziali)

Figure 9.15: Linee equipotenziali e di corrente generate da una doppietta


posta nellorigine degli assi.
mentre il potenziale e la funzione di corrente nel sistema di coordinate cilindriche sono:
cos
sin
=
; =
(9.76)
2 r
2 r
Landamento di linee di corrente ed equipotenziali ` rappresentato in gura
e
9.15. Si noti che tutte le circonferenze passano per 0.

132

CHAPTER 9. MOTI AD ALTI NUMERI DI REYNOLDS

Sovrapposizione di moti elementari piani


5
4
3
2

1
0
-1
-2
-3
-4
-5
-5

-4

-3

-2

-1

0
x

Figure 9.16:
In precedenza si mostrato che le funzioni potenziale e di corrente sono
e
entrambe armoniche e soddisfano il principio di sovrapposizione degli ef
fetti. E evidente che anche il potenziale complesso W (z) soddisfa a tale
propriet. E quindi possibile costruire potenziali complessi di nuovi campi
a
di moto sovrapponendo potenziali complessi di campi di moto pi semplici.
u
Si consideri a esempio il potenziale complesso ottenuto sovrapponendo
quello di un moto uniforme parallelo allasse x e di intensit U a quello di
a
2
una doppietta posta nellorigine degli assi e di intensit pari a 2r0 U0 .
a
Si ottiene:
r2
W (z) = U0 z + 0 .
(9.77)
z

E immediato vericare che la velocit


a
vx + ivy =

dW
r2
= U0 1 0
dz
z2

(9.78)

ove il soprassegno indica la complessa coniugata della quantit sottostante,


a
si annulla per z = r0 e tende a quella del moto uniforme per valori di |z|
molto pi grandi di r0 . Inoltre facile calcolare le funzioni potenziale e di
u
e
corrente:
= U0 1 +

2
r0
r2

r cos ;

= U0 1

2
r0
r2

r sin .

(9.79)

9.4. MOTI IRROTAZIONALI NON STAZIONARI

133

Le linee di corrente che corrispondono al campo di moto sono mostrate in


gura 9.16. Appare evidente, sulla base di quanto esposto precedentemente,
che il campo di moto ottenuto rappresenta quello che si realizza attorno a un
cilindro bidimensionale.

9.4.5

Il metodo della trasformazione conforme

Si ` evidenziato in precedenza che potenziale di velocit` e funzione di core


a
rente relativi a moti incomprimibili irrotazionali piani sono caratterizzati
da alcune propriet` coniugate di rilevante importanza. Tali propriet` sono
a
a
sintetizzabili nellaermazione che il potenziale complesso W (= + i) `
e
una funzione analitica di z nella regione del piano complesso in cui il moto `
e
denito. Reciprocamente ogni funzione analitica di z pu` riguardarsi quale
o
potenziale complesso relativo a un qualche campo di moto irrotazionale piano. Questultima aermazione costituisce lindicazione di un procedimento
idoneo alla determinazione di campi di moto irrotazionali piani.
Un procedimento diretto alla determinazione di campi di moto irrotazionali piani ` costituito dal metodo delle trasformazioni conformi di funzioni di
e
variabile complessa.
Trasformazioni conformi

d
P

dz

Figure 9.17:
Sia data la funzione di variabile complessa
z = f ()

(9.80)

134

CHAPTER 9. MOTI AD ALTI NUMERI DI REYNOLDS

dove z = x + iy e = + i. Essa istituisce una corrispondenza geometrica


fra i due piani (x, y) e (, ) tale che allelemento lineare innitesimo d nel
piano corrisponde lelemento innitesimo dz nel piano z (vedi la gura
9.17). Siano dunque
d = |d|ei;

dz = |dz|ei

si ottiene quindi
|dz| i()
dz
= f () =
e
.
d
|d|

Si osservi che essendo f () indipendente dalla direzione di d, tutti gli elementi lineari innitesimi del fascio di centro P sono allungati, per eetto
della trasformazione, della stessa quantit e ruotati dello stesso angolo. Di
a
conseguenza, langolo formato da due qualsiasi curve P Q1 e P Q2 uscenti da
un generico punto P del piano (x, y) (cio` langolo delle relative tangenti
e
in P ) ` uguale allangolo formato dalle corrispondenti curve P Q1 , P Q2 del
e
piano (, ) nel punto P corrispondente di P , purch la derivata df /d non
e
si annulli in P . Inoltre ciascuno degli elementi lineari innitesimi del fascio
di centro P corrisponde ad un elemento lineare innitesimo per P tale che
le relative lunghezze stanno in rapporto costante.
Le due aermazioni precedenti si enunciano usualmente osservando che
si ha similitudine fra gure innitesime corrispondenti dei due piani (si veda
la g. 9.18).
y

piano z

piano

= F(z)
Q2
dz

dz

P
d

dz

Q1

Q
2
d
Q
1

Figure 9.18:
`
E il caso di sottolineare che la propriet` di similitudine non ` estendibile
a
e
a gure corrispondenti di dimensioni nite. Queste possono solo immaginarsi
costituite da innite gure innitesime corrispondenti fra loro simili.
Le considerazioni precedenti presentano importanti conseguenze sulla teoria dei moti irrotazionali piani.

9.4. MOTI IRROTAZIONALI NON STAZIONARI

135

Sia infatti W (z) il potenziale complesso di un moto irrotazionale in una


certa regione del piano z e sia z = f () una funzione analitica della nuova
variabile complessa . La funzione composta W [f ()] pu` riguardarsi quale
o
funzione analitica di , cio` W [f ()] ` il potenziale complesso di un moto
e
e
irrotazionale in una certa regione del piano . Si dice anche che il moto nel
piano z ` stato trasformato nel moto nel piano .
e
Le famiglie di linee equipotenziali e linee di corrente del piano z si trasformano nelle famiglie di linee equipotenziali e di corrente del piano , mantenendosi fra loro ortogonali in ciascun punto eccetto che nei punti singolari
della trasformazione.
La velocit` complessa nel piano si ottiene immediatamente nota la vea
locit` nel piano z:
a
dW
dW df
v iv =
=
(9.81)
d
dz d
o
|v|(,) = |v|(x,y) |

df
|
d

(9.82)

In particolare si pu osservare che i punti critici della trasformazione, in


o
cui cio si annulla la df /d, sono i punti di ristagno nel piano . Tuttavia i
e
punti di ristagno nel piano non necessariamente corrispondono a punti di
ristagno nel piano z.
Inoltre singolarit` (sorgenti o vortici) presenti nel piano z si trasformano
a
in corrispondenti singolarit` del piano , caratterizzate da uguali intensit`.
a
a
Lutilit` del metodo delle trasformazioni conformi nello studio dei moti
a
irrotazionali, consiste nella possibilit` di trasformare un campo di moto non
a
noto in uno di pi` agevole determinazione semplicemente trasformando la
u
frontiera del campo di moto in una pi` semplice.
u
Tale tecnica rende signicative e utili soluzioni relative a moti irrotazionali sicamente non rappresentative di moti reali, quale il moto dovuto ad una
distribuzione uniforme di velocit` che investe un cilindro circolare che verr
a
a
presentato nel seguito. La presenza del fenomeno della separazione dello
strato limite implica infatti la non signicativit` della soluzione di moto irroa
tazionale. Questultima pu` tuttavia essere utilizzata quale passo intermedio
o
di una sequenza di trasformazioni che conducono al moto intorno a corpi
ausolati in cui il fenomeno della separazione risulta assente.
La trasformazione = z n
Esaminiamo un semplice ma importante esempio di trasformazione, che conduce dalla regione del piano z delimitata da due pareti piane intersecantisi

136

CHAPTER 9. MOTI AD ALTI NUMERI DI REYNOLDS

piano z

piano

/n
x

Figure 9.19:
con un angolo /n al semipiano > 0 del piano (gura 9.19). Essa si scrive
= zn

(9.83)

Lunico possibile moto irrotazionale, nel semipiano superiore del piano ,


privo di singolarit` (se non dovute al punto singolare della trasformazione
a
= 0) ` quello uniforme e parallelo alla parete = 0. Questo ` descritto dal
e
e
potenziale complesso
W = A
(9.84)
con A costante reale. Il moto nel piano z ` dunque caratterizzato dal potene
ziale complesso
W = Az n
(9.85)

9.4. MOTI IRROTAZIONALI NON STAZIONARI

137

o, riferendosi a coordinate cilindriche


= Ar n cos n

= Ar n sin n

(9.86)

Per n > 1 le pareti delimitano un angolo inferiore a (si veda gura 9.19).
In particolare, per n = 2 si ha il moto nella regione compresa fra i lati
di un angolo retto e le linee di corrente sono rappresentate da iperboli equilatere. Inoltre tale moto rappresenta, se associato al suo simmetrico rispetto
allasse y, il moto irrotazionale intorno ad un punto di ristagno, qui costituito
dallorigine.
Per n = 1/2 si ha il moto intorno ad una piastra piana molto sottile. Per
n = 2/3 si ha inne il moto esterno ad uno spigolo retto.
`
E di interesse osservare che:
i) il moto nelle vicinanze del punto singolare della trasformazione muta
distintamente carattere quando n passa attraverso il valore unitario. Si
ha infatti:
dW
= |nA|r n1
|v| =
dz
donde, per r 0

|v| 0

n>1

|v| |A|

n=1

|v|

n<1

Quindi se n > 1 il moto soggetto ad una decelerazione spaziale a


e
monte del punto singolare mentre se n < 1 la decelerazione spaziale ha
luogo immediatamente a valle della singolarit. Nel caso di un uido
a
reale in cui il numero di Reynolds abbia valori elevati si osserver quindi
a
la separazione dello strato limite dalle pareti a monte della singolarit
a
se n > 1 e a valle se n < 1.
ii) la generale validit` dei campi di moto discussi ` accresciuta dal fatto che
a
e
essi si presentano in un intorno del punto di intersezione fra due pareti
rigide impermeabili indipendentemente dalla struttura del campo di
moto nella restante regione. Dunque, la velocit` in corrispondenza del
a
punto di discontinuit` della tangente a una parete rigida risulta nulla
a
se langolo nella regione occupata dal uido risulta inferiore a , ed `
e
innita se langolo ` superiore a .
e

138

CHAPTER 9. MOTI AD ALTI NUMERI DI REYNOLDS


y

piano z

piano

B
C

r
0

r0

C
x

2 r0

A
2r0

D
F=U
Figure 9.20:
La trasformazione di Joukowsky
Si consideri ora la trasformazione
=z+

2
r0
z

(9.87)

dove r0 una variabile reale. La gura 9.20 mostra che la regione del piano z
e
esterna alla circonferenza di equazione z = r0 trasformata nellintero piano
e
dalla (9.87). Infatti sostituendo z = r0 exp(i) nella (9.87) si ottengono i
punti nel piano :
= r0 exp(i) + r0 exp(i) = 2r0 cos .
che corrispondono a quelli sulla circonferenza nel piano z. Punti esterni alla
circonferenza vengono trasformati nel piano in modo da coprire lintero
piano. Si noti che anche i punti interni alla circonferenza vengono trasformati
in punti esterni alla gura nel piano . Ad esempio il punto z = 0 viene
trasformato nel punto allinnito ( = ). Interpretando ora la circonferenza
nel piano z come la sezione di un cilindro di asse ortogonale al piano z, la
supercie di questo viene trasformata dalla (9.87) in una piastra di spessore
nullo compresa tra i punti A e C nel piano . Si consideri ora il potenziale
complesso del moto uniforme in direzione nel piano (si veda gura 9.20):
W () = U
La trasformazione conforme (9.87) consente di ottenere il corrispondente
potenziale complesso nel piano z:
W (f (z)) = U

z+

2
r0
z

9.4. MOTI IRROTAZIONALI NON STAZIONARI

139

Si osservi che la tecnica della trasformazione conforme ha quindi consentito il


calcolo del potenziale complesso e dunque del campo di velocita irrotazionale
attorno ad un cilindro nel piano z sulla base della sola conoscenza del campo
di moto irrotazionale e uniforme nel piano trasformato .

9.4.6

I proli alari portanti - proli di Joukowski

I proli alari sono utilizzati per il sostentamento di corpi in moto nei uidi.
Le loro caratteristiche principali debbono dunque essere:
i) capacit` di dar luogo a un moto del uido cui corrisponde una signia
cativa portanza;
ii) capacit` di ridurre al minimo la resistenza
a
Ci` ` possibile se il moto ` ovunque irrotazionale salvo che in sottili strati
oe
e
(strato limite e scia a valle del corpo) e se si sviluppa una circolazione nel
moto intorno al corpo.
Vedremo nel cap.10 che al ne di ridurre le resistenze occorre evitare che
lo strato limite si separi, fenomeno che si realizza quando il moto irrotazionale
in prossimit` del corpo decelera apprezzabilmente. Per evitare il fenomeno
a
della separazione ` opportuno utilizzare proli alari sottili che terminino con
e
una cuspide, posti parallelamente alla direzione del moto.
Il teorema di Kutta-Joukowsky, introdotto in precedenza, asserisce che
anch vi sia unazione di sostentamento da parte del uido sul prolo alare,
e
` necessario che attorno al prolo si generi una circolazione di segno ope
portuno.
Unipotesi aggiuntiva, lipotesi di Kutta, richiede che lintensit` della cira
colazione sia tale da fare coincidere il punto di ristagno, posizionato nella
parte posteriore del prolo, con la cuspide presente nel bordo duscita. Ci`
o
consente di calcolare la circolazione che si genera attorno a un prolo alare
e, utilizzando il teorema di Kutta-Joukowsky, la portanza del prolo alare
stesso.
Lipotesi di Kutta agli inizi dello sviluppo della teoria dei proli alari
era suggerita come regola empirica. Tuttavia, come vedremo, la conoscenza
attuale degli strati limite ne consente una giusticazione sica di tipo qualitativo.
Lo studio dei proli alari bidimensionali era in auge nelle prime fasi di
sviluppo dellaeronautica. I metodi numerici oggi disponibili per determinare
il moto intorno a proli qualsiasi ha ridotto la rilevanza pratica del proced`
imento. E tuttavia utile descrivere i principali risultati raggiunti per comprendere lazione di sostentamento che un uido in moto esercita sia su un
prolo alare sia su un corpo qualsiasi.

140

CHAPTER 9. MOTI AD ALTI NUMERI DI REYNOLDS

Consideriamo la trasformazione di Joukowski introdotta in precedenza


(9.87)
2
z=+
(9.88)

con parametro reale che ha le dimensioni di una lunghezza. Tale trasformazione presenta due punti singolari deniti dalle relazioni
=

z = 2

(9.89)

La trasformazione, che pu` riscriversi nella forma


o
( )2
z 2 =
,

(9.90)

nellintorno dei punti singolari ` del tipo ( 0 ) (zz0 )1/2 . Ciascuno di tali
e
punti, se fatto appartenere al prolo nel piano , si trasforma in una cuspide
nel piano z. In altre parole la (9.88) pu` essere utilizzata per costruire proli
o
dotati di bordo duscita a forma di cuspide a partire da una circonferenza
passante per uno dei due punti singolari, per es. 1 = , mentre il bordo
dingresso pu` mantenersi arrotondato se la circonferenza non passa anche
o
per il secondo punto singolare 2 = .
Esaminiamo dunque leetto della trasformazione (9.88) su una regione
`
del piano delimitata da una circonferenza. E opportuno considerare diversi
casi
i) Circonferenza di raggio con centro nellorigine
Lequazione della circonferenza ` = ei che, nel piano trasformato,
e
diventa z = 2 cos cio` il segmento AB dellasse reale del piano z di gura
e
9.21.

piano

piano z

2
A

2
B x

Figure 9.21:
ii) Circonferenza di raggio a > con centro sullasse reale (g. 9.22)

9.4. MOTI IRROTAZIONALI NON STAZIONARI

141

Figure 9.22:

Il prolo che si ottiene in questo caso ` un prolo dotato di spessore


e
crescente al crescere di (a ).

E possibile, ipotizzando a 1, ricavare lo spessore massimo del prolo:

s 3 3(a )

(9.91)

che si realizza allincirca ad una distanza di circa 1/4 della corda dal bordo
dingresso.
iii) Circonferenza di raggio a > con centro sullasse immaginario
Sia ( tan ) lordinata del centro della circonferenza. Osservando che
= a cos e tan = a sin ` possibile calcolare la posizione dei punti
e
trasformati di A, B, C e D di gura 9.23.

piano

piano z

a
B

C=D
A
B

Figure 9.23:

2a sin

142

CHAPTER 9. MOTI AD ALTI NUMERI DI REYNOLDS

Figure 9.24:
|C
|D
|A
|B

=
=
=
=

i(a + tan )
z|C = i(2a sin )
i(a tan )
z|D = i(2a sin )
a cos =
z|A = 2

z|B = 2

(9.92)

La circonferenza del piano si trasforma quindi in un arco di circonferenza.


iv) Circonferenza di raggio a > con centro nel primo quadrante
Si ottiene in tal caso un prolo dotato di spessore e curvatura (gura
9.24) la cui forma ` determinata dai parametri (a )/ (che ne controlla lo
e
spessore) e (che ne controlla la curvatura).
La portanza del prolo risultato della trasformazione si calcola utilizzando
la condizione di Kutta. Infatti al variare di possibile ottenere diversi
e
campi di moto irrotazionali attorno al prolo le cui linee di corrente sono
visualizzate in gura (9.25). La condizione di Kutta, che aerma che il uido
deve abbandonare il prolo in modo che non vi siano discontinuit nel campo
a
di moto, consente di escudere i casi (a) e (c) e di concludere che lunico valore
accettabile per quello che corrisponde alla situazione (b), cio quello per
e
e
cui il punto di ristagno posteriore coincide con la cuspide.
Nella presente trattazione, il problema stato semplicato trascurando
e
gli eetti della viscosit. Tuttavia la (9.14) consente di mettere in relazione
a
la circolazione attorno al prolo con lintegrale della vorticit presente
a
negli strati limite attorno al prolo (una scia bidimensionale non ha vorticit
a
evidente quindi che la circolazione attorno al prolo legata alla
netta). E
e
presenza di eetti viscosi dentro lo strato limite. Per alti valori del numero
di Reynolds, quando sulla supercie del prolo si genera uno strato limite,
leetto della viscosit sul moto irrotazionale esterno viene quindi espresso
a
dalla condizione di Kutta. Per questo motivo si pu dire che la condizione di
o
Kutta rappresenta leetto della viscosit. Indicando con langolo formato
a
dallasse delle ascisse e dalla direzione del moto uniforme Uo che investe il
prolo alare (gura 9.24), sulla base della (9.49) si pu concludere che anch
o
e

9.4. MOTI IRROTAZIONALI NON STAZIONARI

143

Figure 9.25:
il punto (, 0) coincida con il punto di ristagno sulla supercie del cilindro
` necessario che attorno al cilindro sia presente una circolazione
e
= 4Uo a sin( + )

(9.93)

La portanza per unit` di profondit` ` dunque


a
ae
2
P = 4Uo a sin( + ).

(9.94)

Per comprendere il meccanismo di generazione della circolazione attorno


al prolo e quindi della portanza si consideri un prolo alare con bordo di
attacco arrotondato e bordo di uscita che possa essere approssimato con una
cuspide. Si immagini che il prolo si metta in moto raggiungendo istantaneamente la condizione di moto stazionario. Immediatamente dopo linizio del
moto, il moto del uido ovunque irrotazionale poich il trasporto della vore
e
ticit in direzione ortogonale alla supercie del prolo, che avviene dapprima
a
a causa degli eetti viscosi e quindi per opera degli eetti convettivi, avviene
su scale temporali nite. Il campo di moto iniziale oltre che essere irrotazionale anche caratterizzato da un valore nullo della circolazione attorno
e
al prolo. Infatti il teorema di Kelvin, che asserisce che in un uido incomprimibile, ideale e soggetto ad un campo di forze conservativo la circolazione
attorno ad una qualsiasi curva materiale si mantiene costante, consente di
stabilire che la circolazione si mantiene nulla. Infatti prima dellinizio del
moto, la circolazione attorno al prolo era nulla. Il punto di ristagno posteriore in questa prima fase sar quindi collocato sulla supercie del prolo in
a
una posizione che dipende dallorientamento del prolo rispetto alla direzione
di avanzamento. In generale quindi, nella prima fase, la posizione del punto
di ristagno posteriore non coincide con il bordo di uscita. Di conseguenza,
localmente, il moto attorno al bordo di uscita posteriore, assimilabile con
una cuspide, pu essere calcolato come mostrato nel paragrafo (9.4.5) cono
siderando n = 1/2. Poich in corrispondenza della cuspide la velocit irroe
a

144

CHAPTER 9. MOTI AD ALTI NUMERI DI REYNOLDS

Figure 9.26: Linee di corrente attorno al bordo di uscita di una piastra


piana in diverse fasi dopo linizio del moto. (a) moto irrotazionale, (b),(c)
e (d) moto irrotazionale modicato dalla presenza di uno strato vorticoso
a forma di spirale (linea tratteggiata) costituito dalla vorticit emessa dalle
a
due superci della piastra.

9.4. MOTI IRROTAZIONALI NON STAZIONARI

145

Figure 9.27:

tazionale assume valori inniti, la decelerazione che si realizza immediatamente a valle causa la separazione dello strato limite in corrispondenza dello
spigolo. Nella seconda fase, la vorticit emessa dal bordo di uscita inuenza
a
il moto irrotazionale nelle immediate vicinanze (gura 9.26). Nella terza fase
la vorticit emessa dal bordo di uscita viene trascinata a valle, lontano dal
a
prolo. Il segno della vorticit trascinata lontano corrisponde al senso di
a
rotazione del moto attorno al bordo di uscita nei primi istanti di moto irrotazionale (oraria in gura 9.26), ed evidente che una circolazione con la
e
stessa intensit e segno opposto deve essere presente attorno al prolo. Ina
fatti, si consideri la curva materiale ABCD in gura 9.27 che racchiude sia la
posizione iniziale del prolo (che corrisponde grosso modo alla posizione del
vortice emesso dalla cuspide) sia la sua posizione attuale. La circolazione attorno ad ABDC era zero allistante iniziale e quindi si mantiene nulla. Segue
che la circolazione attorno alla curva ABF E deve essere uguale e contraria a
quella attraverso la curva EF CD cio al usso di vorticit attraverso larea
e
a
delimitata dalla curva EF CD, che racchiude praticamente tutta la vorticit
a
emessa dal prolo no allistante considerato. Il uido contenuto in ABF E
in moto irrotazionale (tranne per il sottile strato limite e per la scia che in
e
moto stazionario contiene un usso di vorticit netto nullo) e quindi la circoa
lazione attorno a ABFE coincide con quella attorno al prolo. Il meccanismo
illustrato spiega la generazione della circolazione attorno al prolo che risulta
avere segno opposto a quella che si genera nel campo di moto irrotazionale
attorno al bordo di uscita nei primi istanti del moto. La gura 9.28 mostra
una visualizzazione sperimentale delle linee di corrente attorno a un prolo
alare nei primi istanti del suo moto.

146

CHAPTER 9. MOTI AD ALTI NUMERI DI REYNOLDS

Figure 9.28: Linee di corrente del campo di moto attorno a un prolo alare,
rispetto al uido in quiete: (a) in un istante immediatamente successivo
allinizio del moto del prolo (da sinistra verso destra), (b) dopo che il prolo
si spostato a una distanza pari alla sua lunghezza. La vortcit emessa
e
a
e
concentrata in un vortice. (Foto di Prandtl e Tietjens, 1934)

9.4. MOTI IRROTAZIONALI NON STAZIONARI

9.4.7

147

Moto irrotazionale attorno ad un corpo bidimensionale di forma arbitraria

Si consideri una piastra piana di lunghezza investita da un moto uniforme


con direzione individuata dallangolo (si veda g. 9.29). Sulla base di
y

r
P
U0

Figure 9.29:
quanto esposto in precedenza, il campo di moto irrotazionale pu` essere calo
colato utilizzando la trasformazione di Joukowsky e la condizione di Kutta
che consentono di stabilire che, detta || la circolazione attorno alla piastra,
deve risultare
|| = Uo sin
(9.95)
con circolazione oraria. Si immagini di sostituire la piastra con un vortice,
posizionato nellorigine, di intensit` || (rotazione oraria). La componente
a
verticale della velocit` indotta dal vortice nel punto P di coordinate (r, 0) `
a
e
||/ 2(r). Sovrapponendo un moto uniforme come in gura 9.29 ` pose
sibile determinare la posizione r di un punto sulla supercie della piastra,
detto punto di collocazione, in cui la componente verticale della velocit` si
a
annulla
||
U0 sin
= 0.
(9.96)
2r
La relazione (9.96), insieme alla (9.95), ssa r = /2. Inoltre, sapendo che
la distribuzione della pressione su una piastra ` tale che il centro di spinta `
e
e
posizionato a /4 dal bordo di attacco della piastra, ` possibile rappresentare
e
la piastra piana con un vortice posizionato a /4 dal bordo di attacco e un
punto di collocazione a 3/4.
Volendo calcolare il moto irrotazione attorno ad un corpo bidimensionale
di forma arbitraria sar` suciente approssimare la supercie del corpo come
a
una successione di piastre piane le quali saranno rappresentate da un vortice,

148

CHAPTER 9. MOTI AD ALTI NUMERI DI REYNOLDS

di intensit opportuna e da un punto di collocazione dove la velocit normale


a
a
si annulla.
Per chiarezza riportiamo un esempio che pu` essere sviluppato senza
o
laiuto di un computer. Si consideri la piastra di gura 9.30 e si immagini

2
X

O1 C 1

3
X

O2

C2

O3

C3 l

Figure 9.30:
di scomporla in tre piastre pi` piccole ciascuna delle quali ` schematizzata
u
e
con un vortice e un punto di collocazione. Si denoti la posizione dei vortici,
rispetto ad un sistema di assi con lorigine coincidente con il bordo dattacco
1
5
3
della piastra, con x01 , x02 , x03 pari a 12 , 12 , 4 rispettivamente e quella dei
7
1
punti di collocamento con xc1 , xc2 , xc3 pari a 4 , 12 , 11 rispettivamente con
12
y = 0 per tutti i punti. Si ricordi che un vortice di intensit posto in x0 , y0
a
induce nella posizione x, y la velocit`:
a
u=

y yo
x xo
; v=
2 + (y y )2
2 (x xo )
2 (x xo )2 + (y yo )2
o

(9.97)

E quindi possibile calcolare la componente verticale v della velocit nel punto


a
xC1 , dovuta al moto uniforme e alla presenza dei tre vortici. Lannullarsi della
componente v della velocit` nel primo punto di collocazione fornisce dunque
a
la relazione:
2U sin

2
3
1

=0
xc1 x01 xc1 x02 xc1 x03

(9.98)

imponendo lannullarsi della v in tutti i punti di collocazione conduce al


seguente sistema algebrico
61 62 23 = 2U sin
21 + 62 63 = 2U sin
6
1 + 22 + 63 = 2U sin
5

(9.99)
(9.100)
(9.101)

9.5. MOTI IRROTAZIONALI TRIDIMENSIONALI

149
g

U
L

y
scia
x
z

Figure 9.31:
la cui soluzione
1
1
5
1 = U sin 2 = U sin 3 = U sin
8
4
8

(9.102)

`
fornisce i valori della circolazione dei tre vortici. E interessante osservare
che 1 + 2 + 3 coincide con il valore (9.95) della circolazione gi calcolata
a
attorno ad ununica piastra.

9.5

Moti irrotazionali tridimensionali

Lo studio dei moti irrotazionali tridimensionali non pu essere arontato con


o
le tecniche mostrate nel paragrafo 9.3, che si applicano solo ai campi di moto
bidimensionali. Per lo studio dei moti irrotazionali tridimensionali si deve
fare riferimento alla formulazione generale dello studio dei moti irrotazionali,
esposta nel paragrafo 9.2.
Tuttavia anche se lo studio dei moti irrotazionali trimensionali risulta
matematicamente pi complesso rispetto a quello dei moti bidimensionali,
u
molti risultati esposti e derivati per moti bidimensionali restano validi anche
per moti tridimensionali. Ad esempio il paradosso di DAlembert esposto nel
paragrafo 9.3.2 valido anche per i moti tridimensionali e consente quindi
e
di stabilire che un corpo tridimensionale in moto stazionario e irrotazionale
in un uido incomprimibile e ideale non soggetto ad alcuna forza da parte
e
del uido. Tuttavia esistono alcune dierenze signicative tra i moti bidimensionali e quelli tridimensionali. In particolare un corpo tridimensionale
soggetto a portanza risulta anche soggetto ad una forza di resistenza detta
resistenza indotta

150

CHAPTER 9. MOTI AD ALTI NUMERI DI REYNOLDS

9.5.1

La resistenza indotta

La resitenza indotta verr illustrata con riferimento al campo di moto in


a
prossimit di unala di larghezza L che avanza con velocit costante U in
a
a
un uido in quiete. In prima approssimazione il campo di moto attorno a
ciascuna sezione dellala pu essere considerato bidimensionale e quindi sono
o
applicabili i risultati ottenuti in precedenza. In particolare, utilizzando il
teorema di Kutta-Joukowsky e indicata con (z) la circolazione attorno alla
sezione del corpo individuata dalla coordinata z, la portanza totale sul corpo
risulta:
L

P = U

(z)dz.

(9.103)

La (9.93) ha mostrato che la circolazione che si sviluppa attorno ad un prolo


portante proporzionale alla lunghezza della corda del prolo stesso. Ape
pare quindi evidente che se la lunghezza della corda del prolo diminuisce,
diminuisce anche la circolazione che si genera attorno al prolo. Procedendo
verso la punta dellala diminuisce dunque il valore dellintegrale della componente lungo z della vorticit.
a
Inoltre le (9.13-9.14) hanno consentito di stabilire una relazione tra la
circolazione attorno al prolo alare e la vorticit presente sulla supercie del
a
corpo.
Si consideri ora un volume di controllo (vedi gura 9.31) che contiene
unala tridimensionale ed delimitato dalle due sezioni 1 e 2 tali che il
e
prolo alare individuato sulla sezione 1 abbia lunghezza (l1 ) maggiore di
quella (l2 ) del prolo contenuto nella sezione 2 .
Si osserva che, essendo la vorticit un campo solenoidale deve essere:
a

dV = 0 =

nd +

nd +

nd

(9.104)

dove indica la supercie laterale del volume V .


Osservando che

nd = 1 ;

nd = 2

(si deve tener conto del segno della normale n rispetto al versore dellasse z)
dove 2 indica la circolazione attorno al prolo alare di lunghezza l2 e 1 la
circolazione attorno al prolo di lunghezza l1 , risulta:
1 + 2 =

nd

(9.105)

9.5. MOTI IRROTAZIONALI TRIDIMENSIONALI

151

Poich, come visto in precedenza, |1 | maggiore di |2 | (la corda dellala in


e
e
corrispondenza della sezione 1 maggiore della corda dellala in corrispone
denza della sezione 2 ). Inoltre poich sia la circolazione attorno al prolo
e
nel piano 1 che quella attorno al prolo nel piano 2 risultano negative, il
valore a destra nella (9.105) risulta positivo.
La vorticit presente sulla supercie laterale non nulla solo in cora
e
rispondenza della sottile scia a valle del prolo, dunque nella scia deve essere

x > 0. E superuo notare che, se la corda dellala invece di diminuire


aumentasse considerando valori di z sempre pi negativi, il valore di x
u
risultarebbe negativo (vedi gura 9.32). Sulla base della (8.2), che lega le
componenti della vorticit a quelle del tensore delle velocit di rotazione, si
a
a
ottiene:
1
32 = .
2
Linterpretazione sica delle componenti del tensore delle velocit di roa
tazione, espressa in termini matematici dalla 2.52, consente poi di stabilire
che allestremit dellala esiste sempre un moto del uido dalla parte inferiore
a
dellala (dove la pressione maggiore) verso la parte superiore dellala (dove
e
sono presenti pressioni minori). Tale usso particolarmente intenso perch
e
e
le variazioni della corda dellala in corrispondenza della sua estremit sono
a
molto intense (vedi gura 9.32). Poich in corrispondenza del centro di un
e

U
1

z
x
Figure 9.32:
vortice la pressione assume valori minimi, risulta evidente che la presenza di
detto vortice genera una forza che si oppone allavanzamento dellala. Tale
forza, intrinsecamente legata agli eetti di tridimensionit detta resistenza
ae
indotta.
Allesterno delle due estremit delle ali i citati vortici generano una vea
locit ascensionale che pu essere utilizzata per creare una forza di portanza
a
o
su un oggetto che segue. Per questo motivo gli uccelli migratori tendono a

152

CHAPTER 9. MOTI AD ALTI NUMERI DI REYNOLDS

Figure 9.33:

Figure 9.34:
disporsi secondo una formazione triangolare in cui quelli che seguono sfruttano il lavoro di quelli che procedono per diminuire lo sforzo necessario a
mantenersi in volo (gure 9.34).

Chapter 10
MOTI AD ALTI NUMERI DI
REYNOLDS: GLI EFFETTI
`
DELLA VISCOSITA
Dove si studia lo strato limite

153

154

10.1

CHAPTER 10. MOTI AD ALTI NUMERI DI REYNOLDS

Lo strato limite

La nozione generale di strato limite ` quella di strato entro il quale gli


e
eetti viscosi sono importanti quanto gli eetti inerziali, comunque elevato
sia il numero di Reynolds caratteristico del moto.
Nella descrizione del moto intorno a un corpo che parte dallo stato di
quiete nel capitolo 8, si ` osservato che il corpo stesso agisce quale sorgente
e
di vorticit` che ` poi diusa per eetto viscoso e trasportata verso valle per
a
e
eetto convettivo (trascurando gli eetti della rotazione e deformazione delle
linee di vorticit` non rilevanti per gli scopi presenti). Al crescere del numero
a
di Reynolds leetto convettivo prevale su quello diusivo e la vorticit` tende
a
a restare connata in vicinanza della supercie del corpo.
Tali considerazioni suggeriscono lipotesi, avanzata per la prima volta
da Prandtl (1905), che gli eetti viscosi (tensioni viscose, diusione della
vorticit`, etc.) risultino signicativi in strati adiacenti le pareti solide (o
a
prossimi alle interfacce in generale), i cui spessori tendono a zero quando il
numero di Reynolds del moto tende a innito, mentre risultano trascurabili
al di fuori di essi. Tale ipotesi, applicata a un gran numero di moti, non `
e
mai stata dimostrata in modo rigoroso, ma ha trovato il conforto di ripetute
osservazioni sperimentali e di numerose soluzioni particolari delle equazioni
generali del moto. Essa non ` tuttavia generalmente valida n ` agevole
e
e e
formulare criteri generali per la sua validit`. Si danno solo criteri pratici che
a
verranno discussi nel prosieguo di questo capitolo.
Il ruolo dello strato limite ` anche quello di conciliare il fatto intuitivo
e
che gli eetti viscosi risultano trascurabili nella gran parte del campo di
moto quando 0 col fatto che la condizione di aderenza alla parete deve
risultare soddisfatta per quanto piccolo sia . Lo strato limite ` dunque
e
anche lo strato in cui la velocit` tangenziale passa dal valore imposto dalla
a
condizione di aderenza alla parete al valore corrispondente (nel senso che
verr` precisato nel seguito) al valore di moto ideale irrotazionale. Inoltre il
a
paradosso di dAlembert, illustrato nel cap. 8, mette in luce come un uido
in moto stazionario ideale e irrotazionale non sia in grado di esercitare una
resistenza su un corpo, in palese contraddizione con lesperienza. Lo schema
di strato limite consente di superare tale paradosso e di calcolare la resistenza
esercitata da un uido su un corpo in moto.
Le denizioni precedenti pongono lesigenza di denire in modo quantitativo lo spessore dello strato limite. Poich il modo con cui la distribuzione
e
della velocit` nello strato tende a quella del moto a potenziale esterno ` asa
e
intotico, la denizione dello spessore 0 dello strato ` necessariamente cone
venzionale. Usualmente si pone 0 pari alla distanza dalla parete alla quale
la velocit` tangenziale ha raggiunto un valore pari a (0.99 U) con U velocit`
a
a

10.2. EQUAZIONI DELLO STRATO LIMITE PIANO

155

del moto a potenziale esterno. Lo studio dei moti ad alti numeri di Reynolds
` dunque arontato calcolando dapprima il moto ideale irrotazionale che fore
nisce la velocit` tangenziale e la distribuzione di pressione sulla supercie del
a
corpo o delle pareti che delimitano il uido. Successivamente si aronta lo
studio dello strato limite utilizzando come condizioni sul bordo dello strato i
valori della velocit` e della pressione calcolati in precedenza.
a
Volendo arontare un calcolo pi` accurato che tenga in conto che il conu
torno della regione di moto irrotazionale e ideale non ` la supercie del corpo
e
bens` il bordo dello strato limite si procede con un calcolo del moto irro
tazionale di seconda approssimazione attorno a un corpo ttizio la cui supercie ` spostata rispetto a quella reale del corpo di un quantit` 1 detta
e
a
spessore di spostamento dello strato limite. Lo spessore di spostamento
1 ` denito come:
e

u
1 =
(1 )dy
(10.1)
U
0
e pu` interpretarsi quale misura dello spostamento subito dal moto a poteno
ziale esterno per eetto della presenza dello strato limite. Il signicato sico
di 1 ` evidente se si nota che
e

U1 =
0

(U u)dy

(10.2)

La presenza dello strato limite fa s che il uido rallenti in prossimit del

corpo e quindi una portata pari a 0 (U u)dy non riesca pi a deuire


u
rispetto al caso irrotazionale. Tale decit di usso pu essere schematizzato
o
assumendo che parte dello spazio sia occupato dal corpo e in particolare
che il corpo aumenti di volume nella direzione ortogonale alla sua supercie

spostandosi di una quantit pari a 1 tale che U1 = 0 (U u)dy. In modo


a
analogo si denisce uno spessore di quantit` di moto nella forma
a

2 =
0

10.2

u
u
(1 )dy
U
U

(10.3)

Equazioni dello strato limite piano

Il fatto che lo strato limite sia sottile rende possibili talune approssimazioni
introdotte d a Prandtl (1905).
Si considera un sistema di coordinate in cui la supercie y = 0 coincide con il corpo, lasse y ` normale al corpo e lasse x segue il prolo del
e
corpo (vedi gura 10.2). Nel seguito, per semplicit`, si considera una parete
a

156

CHAPTER 10. MOTI AD ALTI NUMERI DI REYNOLDS

u(y)
y

Figure 10.1:
rigida bidimensionale e liscia caratterizzata da un raggio di curvatura grande
rispetto allo spessore dello strato. Il moto viene quindi assunto bidimensionale e nelle equazioni del moto si trascurano i termini legati alla curvatura del
sistema di coordinate. Una derivazione pi` rigorosa porterebbe comunque
u
alla conclusione che tali termini sono trascurabili.
Si assume inoltre lo spessore dello strato piccolo rispetto alla distanza
L parallela alla parete lungo la quale la velocit` varia apprezzabilmente.
a
Attraverso lo strato, la velocit` passa dal valore zero di aderenza alla parete
a
al valore caratteristico del moto di un uido ideale.
Sia U0 un valore rappresentativo della componente u di velocit` del moto
a
ideale. Sia inoltre 0 una lunghezza rappresentativa dello spessore caratteristico dello strato con 0 << L. Si ipotizzi inne che la scala temporale
caratteristica del fenomeno sia L/U0 .
y

0(x)

U0

x
L

Figure 10.2:

10.2. EQUAZIONI DELLO STRATO LIMITE PIANO

157

Lequazione di continuit`
a
u v
+
=0
x y

(10.4)

impone allora che

0
U0 )
(10.5)
L
cio` la componente di velocit` ortogonale alla parete risulta assai pi` piccola
e
a
u
della componente tangenziale.
Nella componente secondo x dellequazione di Navier-Stokes ` immediato
e
inoltre vericare che
2u
2u
<<
.
(10.6)
x2
y 2
v 0(

Inoltre la condizione che il generico termine inerziale (ad es. u u/x) sia
dello stesso ordine di grandezza del termine viscoso signicativo ( 2 u/y 2 )
conduce al risultato
0
1

L
Re

per Re .

(10.7)

La componente secondo x dellequazione di Navier-Stokes si riduce allora alla


forma
u
u
u
1 pd
2u
+u
+v
=
+ 2 .
(10.8)
t
x
y
x
y
La (10.8) presenta, rispetto allequazione che governa levoluzione dei moti
irrotazionali, lulteriore contributo del termine associato agli eetti diusivi
2 u/y 2 . Si noti che nella (10.8) stata introdotta la pressione dinamica
e
pd che risulta legata alla pressione p dalla relazione:
pd = p + gz.
avendo assunto che laccelerazione di gravit g sia diretta lungo lasse z e
a
abbia verso opposto.
Lequazione di Navier-Stokes nella direzione y, considerate le scale adottate in precedenza e stimando lordine di grandezza della pressione dentro
2
lo strato limite pari a U0 (ordine di grandezza della pressione del moto
irrotazionale esterno sul bordo dello strato), conduce al risultato:
pd
= 0,
y

(10.9)

in altre parole la pressione (depurata dal contributo idrostatico) non varia


apprezzabilmente entro lo strato nella direzione ortogonale alla parete. Se

158

CHAPTER 10. MOTI AD ALTI NUMERI DI REYNOLDS

dunque la variazione di pd con x ` nota (per es. dallo studio del moto ideale
e
esterno allo strato o da risultati sperimentali) il termine in pd /x nella
(10.8) pu` assumersi come dato.
o
Le (10.4),(10.8), (10.9) costituiscono le equazioni semplicate dello
strato limite. Le condizioni al contorno da associare alle (10.4) e (10.8)
sono
u=v=0
u(x, y, t) U(x, t)

per y = 0
per

(10.10)
(10.11)

dove si ` indicata con U la velocit` del moto a potenziale esterna allo strato
e
a
e il limite y/0 denota il bordo dello strato (per il momento non
precisato esattamente).
Ma per il il moto irrotazionale esterno nelle immediate vicinanze della
parete (dove V ` piccolo per cui risulta trascurabile il termine V U/y) vige
e
la:
U
U
1 pd
+U
=
.
(10.12)
t
x
x
Ulteriore condizione da imporre ` la conoscenza della distribuzione della vee
locit` in una sezione dello strato e, se il moto ` non stazionario, della disa
e
tribuzione spaziale di u allistante iniziale.
Osserviamo inne che strati limite non si formano solo in prossimit`
a
di pareti rigide. Pu` aermarsi in generale che tali strati si formano in
o
prossimit` di qualsiasi supercie lungo la quale debbano essere soddisfatte
a
condizioni siche che non sono vericate dalla soluzione delle equazioni ideali.
Dunque strati limite si formano in prossimit` di interfacce fra due uidi dove
a
deve risultare soddisfatta la condizione di continuit` delle tensioni tangenziali
a
(anzich` quella di aderenza). Strati limite (cosiddetti liberi) possono essere
e
considerati anche getti e scie quando, essendo elevato il numero di Reynolds,
la vorticit` generata a monte ` soggetta a convezione in misura prevalente
a
e
rispetto alla diusione.
La formulazione precedente ` valida solo se il moto si mantiene laminare
e
e lontano dal bordo dingresso dove Rx O(1) cio` x O(/U). Quando
e
il numero di Reynolds (1 U0 /) eccede circa 600, o equivalentemente il numero di Reynolds denito come Ux/ eccede circa 5 105 , il moto laminare
diventa instabile, cio` i disturbi sempre presenti nel moto, si amplicano e
e
danno luogo pi` a valle a una congurazione di moto nuova detta turbou
lenta caratterizzata da forte irregolarit`. Lo studio dei moti turbolenti sar
a
a
oggetto del capitolo 11

10.2. EQUAZIONI DELLO STRATO LIMITE PIANO

10.2.1

159

Formulazione integrale di V. Karman

Le tensioni tangenziali sono connesse alla distribuzione dello spessore dello


strato attraverso una relazione che rappresenta il bilancio della quantit` di
a
moto entro una porzione innitesima dello strato, tale equazione detta ane
che equazione dello strato limite in forma integrale. Lequazione della quantit` di moto in forma integrale si ottiene semplicemente integrando rispetto
a
a y le equazioni dierenziali dello strato limite (10.4) e (10.8) che riscriviamo
nella forma
0 = (U u)

u
v
+ (U u)
.
x
y

(10.13)

U
u
u
2 u
= (U u) + U
u
v
2
y
t
x
x
y

(10.14)

Sommando membro a membro segue:

2u
= (U u) +
[u(U u)] + (U u)
+ [v(U u)] (10.15)
2
y
t
x
x y

essendo U/y = 0 entro lo strato. Integrando la relazione precedente fra 0


ed e osservando che u/y 0 e v(U u) 0 per y segue

u
y

=
y=0

(U u)dy +

u(U u)dy +

U
x

(U u)dy.
(10.16)

Utilizzando le denizioni, introdotte in precedenza, di spessore di spostamento 1 dello strato e quella di spessore di quantit` di moto 2 la (10.16)
a
diventa:
(U1 ) (2 U 2 )
U
0
=
+
+ 1 U
.

t
x
x

(10.17)

La (10.17) ` stata originariamente dedotta da Karman (1921) sulla base di


e
un bilancio di quantit` di moto. La derivazione qui riportata ` dovuta a
a
e
Polhausen (1921). Si sottolinea che una derivazione facile da comprendere
dal punto di vista sico riportata nel seguito per un moto irrotazionale
e
esterno che non varia n nel tempo n nella direzione x.
e
e

160

CHAPTER 10. MOTI AD ALTI NUMERI DI REYNOLDS

10.3

Strato limite stazionario su piastra piana

10.3.1

Soluzione basata sulla formulazione integrale

Se si considera lo strato limite su una piastra piana investita da un moto


irrotazionale stazionario e uniforme (U non cambia con x), la (10.17) diviene:

o
2

= U2
= U2

x
x

u
u
1
dy
U
U

(10.18)

alla (10.18) si pu` anche pervenire applicando il principio della quantit` di


o
a
moto al volume di controllo a forma di parallelelipedo, di larghezza unitaria,
appoggiato alla parete e mostrato in gura 10.3.
Si consideri quindi il volume tratteggiato in gura 10.3 e si applichi il
principio della quatit di moto lungo la direzione x:
a
Mux Mix = x
dove

U 2 dy

Mix =
0

il usso di quantita di moto che entra nel volume di controllo in direzione


e
x,

u2 dy +

Mux =
0

U(U u)dy

il usso di quantita di moto che esce dal volume di controllo in direzione x


e
e
x =
p0 dy +
tx dy
0 dx
AD

BC

AB

la risultante delle forze di supercie che agiscono sul volume di controllo


e
(0 indica la componente nella direzione x della tensione che agisce sulla
piastra). Si pu vericare facilmente che la parte viscosa della componente
o
della tensione che agisce sulla supercie CB in direzione x trascurabile
e
rispetto alla parte dovuta alla pressione. Si ricordi che, per quanto esposto
in precedenza, la pressione sulla supercie CB risulta pari al valore imposto
dal moto irrotazionale esterno sul bordo dello strato. Emerge quindi che
x =

0 dx
AB

Lapplicazione del principio della quantit di moto lungo la direzione x


a
conduce quindi a:

10.3. STRATO LIMITE STAZIONARIO SU PIASTRA PIANA

161

y
moto irrotazionale

D
U

strato limite

C
(x)

B
x

Figure 10.3: volume di controllo per lapplicazione del principio della quantit
a
di moto

u(u U)dy =

0 dx

(10.19)

Utilizzando la denizione dello spessore di quantit di moto dello strato lima


ite, il termine a sinistra della (10.19) risulta pari a U 2 2 . Ci consente di
o
ottenere la relazione (10.18).
Per poter procedere a calcolare 0 (x) necessario conoscere il prolo di
e
velocit allinterno dello strato e 0 in funzione di 0 . Si ipotizzi quindi che
a
il moto allinterno dello strato sia in regime laminare e si assuma allinterno
dello strato il prolo di velocit:
a
y
y
u
= 2( ) ( )2
U
0
0
che costituisce unapprossimazione del prolo di velocit reale. Si ottengono
a
quindi le relazioni:

u
2
u
(1 )dy = 0
(10.20)
U
15
0 U
du
U
0 =
= 2
dy y=0
0
che, sostituite nella (10.18) conducono a:
30
(x)
=
x
Ux
o, equivalentemente:
(x)
5.48
=
.
(10.21)
x
Rex
La (10.21) fornisce lo spessore dello strato limite in funzione della distanza
dal bordo di attacco della piastra, mentre la tensione tangenziale 0 sulla
piastra risulta pari a:
0 (x) =

2U
1

5.48x( U x ) 2

0.365U 2
Rex )

(10.22)

162

CHAPTER 10. MOTI AD ALTI NUMERI DI REYNOLDS

La forza, per unit di larghezza, esercitata dal uido su ciascuna faccia della
a
piastra, lunga L pari a:
e
L

0 (x)dx = 0.73U 2 L(

R=
0

UL 1
) 2

che, introducendo il coeciente di resistenza cR , solitamente espressa come:


e
R = cR (Re)

U 2
L
2

dove

UL
1.46
.
con Re =
cR =

Re
Si noti come laver considerato la presenza dello strato limite abbia consentito di superare il paradosso di dAlembert illustrato nel capitolo 9, in
quanto nella trattazione sviluppata precedentemente il uido esercita una

forza sulla piastra. E lecito a questo punto domandarsi quanto i risultati


sopra dipendano dal prolo di velocit utilizzato per approssimare quello
a
reale allinterno dello strato limite. Nel prossimo paragrafo sar ottenuta la
a
soluzione esatta del moto laminare allinterno dello strato limite su lastra
piana e successivamente saranno presentati i risultati ottenuti utilizzando
diverse approssimazioni per il prolo di velocit.
a

10.3.2

Soluzione similare per lo strato limite stazionario


su lastra piana

Nellipotesi di spessore nullo della piastra, il moto a potenziale (uniforme) e


stazionario non risulta inuenzato dalla presenza della piastra sicch:
e
U = U(x, y) = costante

(10.23)

Inoltre la pressione esterna risulta costante e pari a p0 . Le equazioni dello


strato limite si riducono, nel caso stazionario, alle
u
u
2u
+v
= 2
x
y
y

(10.24)

u v
+
=0
x y

(10.25)

u=v=0
uU

(y = 0 0 x L)
y
( 0 x L)
0

(10.26)
(10.27)

10.3. STRATO LIMITE STAZIONARIO SU PIASTRA PIANA

163

lo spessore caratteristico dello strato limite ` funzione di x e, come visto in


e
precedenza, deve crescere con x.
1/2
La (10.7) suggerisce che lordine di grandezza di 0 (x) ` xRx
e
con Rx
1/2
denito nella forma Ux/. Il fatto che sia 0 O(xRx ) suggerisce di
1/2
rendere adimensionali le equazioni utilizzando (xRx ) quale scala delle ordinate. Deniamo dunque :
=

y
1/2

xRx

U
x

1/2

y.

(10.28)

E ragionevole ritenere che la componenente longitudinale di velocit dipenda


a
solo da e quindi opportuno cercare una soluzione che abbia la forma:
e
u = Uf ()

(10.29)

Si vedr nel seguito che questa ipotesi confermata dalle misure sperimentali.
a
e
Lequazione di continuit` fornisce
a
U

f v
+
=0.
x y

Essendo inoltre

1/2

1
= ;
x
2x

Rx
=
y
x

segue
1/2
v = URx g()

dg
1 df
=
d
2 d

con

(10.30)
(10.31)

1
f
2

f d

(10.32)

u = Uf I
1
1/2
v =
URx (f I f )
2

(10.33)

g=

`
E opportuno denire f I = f . Donde

(10.34)

avendo posto I = d/d.


Non ` dicile mostrare che la funzione di corrente associata a tale campo
e
di velocit` ` del tipo:
ae
= (Ux)1/2 f () .
(10.35)

164

CHAPTER 10. MOTI AD ALTI NUMERI DI REYNOLDS

Lequazione di Navier-Stokes nella direzione x (10.24) fornisce inne unequazione


dierenziale ordinaria non lineare per f (). Si ottiene
1 II
f f + f III = 0
2

(10.36)

con le condizioni al contorno


fI = f = 0
fI 1

( = 0)

(10.37)

( )

(10.38)

La soluzione di tale problema ` stata ottenuta per la prima volta da Blasius


e
(1908) in forma di sviluppo in serie. Essa ` stata poi ottenuta numericamente
e
ed ` riportata in gura 10.4.
e

Figure 10.4:
In gura 10.5 mostrato un confronto tra il prolo di velocit ottenuto
e
a
con la soluzione similare illustrata e i risultati sperimentali di Nikuradse
(1942), ottenuti a diverse distanze dal bordo di attacco della piastra, quindi
caratterizzati da un diverso valore del numero di Reynolds Rx .
`
E immediato il calcolo della tensione tangenziale alla parete:
u
y

[ ]y=0 =

1/2
1/2
= U 2 Rx f II (0) = 0.33U 2 Rx

(10.39)

y=0

e della resistenza al moto oerta dalla piastra:


L

R=

u
y

dx = (0.665)U 2 L
y=o

UL

1/2

(10.40)

10.3. STRATO LIMITE STAZIONARIO SU PIASTRA PIANA

165

u/U

Figure 10.5:
Utilizzando la denizione analitica di 0 come distanza dalla parete alla quale
u = 0.99U i risultati numerici forniscono
0 = 4.9

x
U

1/2

(10.41)

La soluzione numerica nel caso della piastra piana fornisce, analogamente,


per lo spessore di spostamento lespressione:
1 = 1.72

10.3.3

x
U

(10.42)

Ulteriore soluzione approssimata ottenuta attraverso il metodo integrale

`
E di interesse confrontare i risultati ottenuti attraverso lanalisi esatta con
quelli approssimati ottenibili utilizzando le equazioni integrali di V. Karman.
Approssimando la distribuzione della velocit` nello strato attraverso le
a
relazioni
y
u = U sin
0 y (x)
(10.43)
2
u=U

y (x)

(10.44)

che risultano qualitativamente accettabili non solo nel caso di una piastra
piana ma anche di proli per i quali il moto a potenziale esterno non accelera

166

CHAPTER 10. MOTI AD ALTI NUMERI DI REYNOLDS

troppo rapidamente, si ottiene


o

1 =
0

1 sin

2
y
dy = o 1
2

(10.45)

y
y
20

1 sin
dy =
1
.
2
2

4
0
Sostituendo le espressioni precedenti nella (10.18), si ottiene:
2 =

sin

2
=U 1
40
4

d0
dx

(10.46)

(10.47)

donde, integrando, segue:


0 = 4.8

x
U

1/2

1 = 1.74

x
U

1/2

(10.48)

Figure 10.6:
Quanto descritto precedentemente presuppone che il regime di moto entro lo strato limite si mantenga laminare. Tuttavia, quando il numero di
Reynolds Rex = U0 x/ supera un valore critico che si aggira attorno a 5105,
disturbi del campo di moto sempre presenti tendono ad amplicarsi invece
che ad attenuarsi e si osserva la transizione da regime di moto laminare al
regime turbolento, come possibile osservare in gura 10.6. Lo strato limite
e
turbolento sar illustrato nel capitolo successivo.
a

10.4

Eetto della de-(o ac-)celerazione del moto


a potenziale esterno

In primo luogo esaminiamo sul piano qualitativo leetto della decelerazione


o dellaccelerazione spaziale del moto a potenziale esterno. Tale de-(o ac)celerazione si manifesta ovviamente in presenza di un gradiente di pressione
esterno. Lequazione di continuit` integrata fornisce
a
y

v(y) =

u
dy
x

(10.49)

10.4. EFFETTO DELLA DE-(O AC-)CELERAZIONE DEL MOTO

167

Se il moto a potenziale esterno decelera si ha U/x < 0, cio` (u/x) risulta


e
negativo in prossimit` del bordo dello strato (e probabilmente ovunque nello
a
strato). Segue che v risulta verosimilmente positivo. Ci` implica che cono
vezione (normale alla parete) e diusione viscosa collaborano a trasportare
`
la vorticit` lontano dalla parete. E lecito dunque attendersi che lo strato
a
limite tender` a ispessirsi assai di pi` che nel caso della piastra piana. Ci`,
a
u
o
come vedremo, conduce talvolta al fenomeno della separazione dello strato
limite, cio` a una congurazione di moto nella quale il moto esterno non ` pi`
e
e u
sensibilmente parallelo alla parete. Questo aspetto verr` esaminato meglio
a
nel seguito e risulta di enorme importanza per i moti e le forze esercitate in
presenza di corpi tozzi.
Risultati opposti ` lecito attendersi nel caso di moti potenziali esterni
e
accelerati.
Unindicazione sulleetto della decelerazione del moto a potenziale sul
prolo di velocit nello strato limite si ottiene considerando la soluzione,
a
dovuta a Falkner & Skan (1930), del moto attorno intorno ad un diedro,
mostrato in gura 10.7, che forma un angolo = 2m/(m + 1), dove m un
e
numero intero. Il campo di moto ottenuto calcolando dapprima il moto a
e
potenziale esterno allo strato limite utilizzando la trasformazione conforme
= z n (con n = m+1 ), presentata nel paragrafo 9.4.5 e quindi calcolando la
2
soluzione similare indotta allinterno dello strato limite.
U

m>0
moto accelerato

m<0
moto decelerato

Figure 10.7:
In gura 10.8 sono mostrati i proli di velocit ottenuti al variare dellampiezza
a
dellangolo , cio per situazioni in cui il moto esterno accelera o decelera.
e
Alcune importanti caratteristiche dei proli di velocit sono:
a

168

CHAPTER 10. MOTI AD ALTI NUMERI DI REYNOLDS

Figure 10.8:
proli di velocit` corrispondenti a moti esterni decelerati (m < 0) prea
sentano un punto di esso; nel caso m = 0 il punto di esso si presenta
alla parete
per valori negativi di m la curvatura del prolo in y = 0 diventa positiva
e per m = 0.0904 il gradiente di velocit` alla parete diventa nullo,
a
quindi anche il valore della tensione tangenziale sulla parete si annulla.
A questo valore corrisponde la massima decelerazione sopportabile dallo
strato limite senza condurre a inversione del moto.

10.5

Separazione dello strato limite

10.5.1

Nozione

La presenza di vaste zone di ricircolazione a valle di corpi di forma tozza si


manifesta sempre pi` chiaramente al crescere del numero di Reynolds fra 1 e
u
100. In questo intervallo di valori di Re il moto nella zona adiacente la parete
non ha la struttura di un moto del tipo strato limite. Tuttavia osservazioni
sperimentali del moto intorno a corpi tozzi per valori elevati di Re, per i
quali il moto a monte congura la formazione di uno strato limite, rivelano
un analogo distacco laterale delle linee di corrente. Il moto nella scia a valle
del corpo ` non stazionario e risulta via via meno evidente la presenza di
e
zone di ricircolazione stazionarie.
Il distacco delle linee di corrente lateralmente a corpi tozzi investiti da
correnti stazionarie a elevati numeri di Reynolds con formazione di zone di
lenta ricircolazione non stazionaria a valle del corpo ` un classico esempio di
e
separazione dallo strato limite. Tale fenomeno non si verica solo nel caso
di moti esterni, bens` anche in moti interni: si pensi, ad es., al moto a valle

10.5. SEPARAZIONE DELLO STRATO LIMITE

169

di un brusco (o graduale) allargamento di sezione in un condotto.

10.5.2

Origine della separazione

La causa del fenomeno della separazione pu` sempre ricondursi a una deo
celerazione sucientemente rapida del moto a potenziale esterno allo strato
limite. Soluzioni del tipo Falkner-Skan rivelano infatti che gli strati limite
non sopportano decelerazioni esterne.
Il confronto fra le due congurazioni di moto in gura 10.5 conferma che
una forte decelerazione associata alla presenza di una parete lungo la quale
deve essere soddisfatta la condizione di aderenza determina il fenomeno.

Figure 10.9: Moto intorno ad un punto di ristagno senza (a sinistra) e con


(a destra) una parete sottile posta nel piano di simmetria.
In assenza della parete orizzontale la decelerazione non provoca moto di
ricircolazione che si manifesta non appena si introduce una parete che genera
vorticit` (e quindi lo sviluppo di uno strato limite se Re ` sucientemente
a
e
grande).

10.5.3

Punto di separazione

La posizione del punto di separazione (punto presso il quale ha inizio il


distacco dalla parete delle linee di corrente che si mantenevano adiacenti la
parete nella porzione precedente dello strato) non ` dunque prevedibile teorie
camente. Usualmente lo si considera coincidente col punto caratterizzato da
valore nullo della tensione tangenziale [(u/y)y=0 ], essendo y la coordinata
normale alla parete. Tale denizione ` confermata sperimentalmente nei lime
iti della accettabilit` dei risultati sperimentali (assai complessi peraltro).
a
Alcune informazioni sul punto di separazione sono tuttavia disponibili:
i) se la parete presenta uno spigolo vivo lo strato limite si separa in tale
posizione. In corrispondenza dello spigolo infatti la velocit` esterna
a
assume un valore molto grande (teoricamente innito); ne segue una

170

CHAPTER 10. MOTI AD ALTI NUMERI DI REYNOLDS


forte decelerazione nella porzione di parete a valle dello spigolo e quindi
la separazione.
Si noti che in queso caso la velocit` del moto esterno allo strato non dea
cresce in prossimit` dal punto di separazione. Inoltre una integrazione
a
diretta delle equazioni dello strato con la distribuzione di velocit` esa
terna osservata sperimentalmente non fornisce in questo caso alcuna
indicazione dellavvicinarsi del punto di separazione.

ii) Se la separazione si presenta su corpi di forma regolare, le linee di


corrente adiacenti la parete formano con questa un angolo di 180 . Ci`
o
` giusticabile con semplici considerazioni siche.
e
Se infatti tale angolo non fosse di 180 la velocit` di moto irrotazionale
a
in corrispondenza del punto di separazione S dovrebbe risultare nulla
(la parete e le linee di corrente a valle della separazione possono considerarsi infatti quali pareti di contorno di un diedro). Ne conseguirebbe
la presenza di una rilevante decelerazione a monte di S e, quindi,
linsorgere della separazione precedente a S. Lipotesi 180 ` quindi
e
lunica ipotesi accettabile.

10.6

Moto indotto da corpi in moto stazionario

Il moto indotto da un corpo che si muove in moto stazionario in un uido in


quiete allinnito, o, equivalentemente il moto generato attorno a un corpo
da un uido in moto uniforme e stazionario allinnito, un problema che
e
riveste una notevole importanza pratica.
La conoscenza del moto attorno a corpi tozzi basata principalmente
e
su osservazioni sperimentali e consiste nello studio della dipendenza delle
caratteristiche generali del campo di moto dal numero di Reynolds.
Laspetto del campo di moto che riveste la maggior importanza pratica
e
la determinazione della forza esercitata dal uido sul corpo. I contributi alla
forza totale esercitata sul corpo sono dovuti alle tensioni tangenzali e alle
tensioni normali agenti sulla supercie del corpo, integrati sulla supercie.
Il contributo dovuto alle tensioni tangenziali, generalmente ha la direzione
opposta a quella di avanzamento del corpo ed detto resistenza di ate
trito, essendo una diretta conseguenza della viscosit del uido. Il contriba
uto dovuto alle tensioni normali sulla supercie del corpo in moto stazionario
ha unorigine pi complessa ed generalmente scomposto in portanza, disu
e
cussa in precedenza, e resistenza di forma che la risultante della forza
e
dovuta alle pressioni nella direzione di avanzamento del corpo. La resistenza

10.6. MOTO INDOTTO DA CORPI IN MOTO STAZIONARIO

171

di forma dipende dalla forma e dallorientamento del corpo e pu essere rio


dotta sagomando e orientando il corpo opportunamente.
Nel seguito la discussione delle forze esercitate dal uido sar arontata
a
considerando prima il caso in cui lo strato limite non separa e successivamente
il caso in cui sia presente separazione dello strato limite.

10.6.1

Campo di moto senza separazione

Una volta calcolata la distribuzione della velocit nel moto irrotazionale esa
terno allo strato limite, possibile calcolare la tensione tangenziale su ogni
e
punto della supercie del corpo, a esempio integrando numericamente le
equazioni semplicate dello strato limite (10.4) e (10.8). Integrando la componente nella direzione del moto della tensione alla parete, si pu calcolare
o
la forza a cui soggetto il corpo. Per un corpo bidimensionale, tale forza,
e
per unit di larghezza, una resistenza viscosa Fd che pu essere espressa
a
e
o
come:
1
2
Fd = kU0 LRe 2
dove k una costante opportuna che dipende dalla forma del corpo, U0
e
la velocit di avanzamento del corpo, L la lunghezza del corpo mentre
e
a
Re = U0 L/. Se il corpo tridimensionale si ottiene una formula simile
e
dove la lunghezza L sostituita da unarea caratteristica del corpo e la ree
sistenza, oltre alla componente viscosa, potrebbe presentare il contributo
della resistenza indotta.
Nel limite di valori del numero di Reynolds tendenti a innito, quando lo
strato limite tende ad avere spessore nullo, la resistenza di forma sul corpo
nulla come predetto dalla teoria irrotazionale. Per valori niti del numero
e
di Reynolds, lesistenza di uno strato limite sottile e di una scia, ha poca
inuenza sulla forma del moto irrotazionale esterno e di conseguenza ha un
eetto modesto sulla distribuzione della pressione sulla supercie del corpo.
Leetto che nella realt ha la presenza dello strato limite sul moto irroa
tazionale esterno e sulla distribuzione di pressione sulla supercie del corpo
si comprende osservando che le linee di corrente del moto irrotazionale sono
spostate lateralmente sia a causa della presenza del corpo che dello strato
limite, che cresce in spessore a partire dal bordo di attacco del corpo. La presenza dello strato limite induce quindi un aumento della velocit in prossimit
a
a
del corpo e di conseguenza la diminuzione del valore della pressione sulla supercie del corpo. A questo eetto associata una resistenza diversa da
e
zero. La pressione sulla supercie del corpo dierisce dal corrispondente valore caratteristico del moto irrotazionale per una quantit proporzionale allo
a
spessore di spostamento dello strato, che, come discusso in precedenza,
e
1
proporzionale a Re 2 .

172

CHAPTER 10. MOTI AD ALTI NUMERI DI REYNOLDS

Figure 10.10:

10.6.2

Campo di moto con separazione

Le caratteristiche generali del campo di moto dieriscono da quelle descritte


precedentemente se si verica la separazione dello strato limite. Tale fenomeno
avviene in presenza di corpi tozzi oppure non correttamente allineati con la
direzione del moto. In questi casi le decelerazioni spaziali che si hanno nel
moto irrotazionale esterno, a causa della forma del corpo, sono tali da causare
il fenomeno di distacco dello strato limite dalla supercie del corpo.
La conoscenza del campo di moto attorno a un corpo tozzo essenziale
mente empirica. La vorticit nella zona a monte rimane connata in sottili
a
strati limite attaccati alla supercie del corpo, mentre il moto esterno irroe
tazionale. Tuttavia il contorno della regione irrotazionale, formato dalle linee
di corrente che si separano dalla supercie del corpo, ha una forma complessa varibile nel tempo e a priori incognita; di conseguenza non possibile
e

10.6. MOTO INDOTTO DA CORPI IN MOTO STAZIONARIO

173

calcolare il moto irrotazionale.


In gura 10.10 mostrato il campo di moto che si sviluppa attorno ad
e
un cilindro in moto impulsivo. La gura 10.10b mostra un istante prossimo
a quello in cui il corpo ha iniziato a muoversi; evidente linizio della fore
mazione di una zona di ricircolazione a valle del cilindro. In gura 10.10c
e
molto evidente la presenza di una zona di separazione dello strato limite e la
vorticit trasportata verso valle. La zona di ricircolazione a valle del cilinae
dro aumenta di dimensione al passare del tempo no a che nella gura 10.10e
risulta pi grande delle dimensioni del cilindro stesso. Successivamente i due
u
vortici a valle del cilindro sono soggetti ad oscillazioni asimmetriche, infatti
si staccano, alternativamente dalla supercie superiore e inferiore del cilindro
(gura 10.10f). A distanze dal cilindro pari a quattro o cinque diametri, si osservano due scie di vortici dello stesso segno. Quando il numero di Reynolds
del moto raggiunge il valore 4 105 , lo strato limite sulla supercie del cilindro diventa turbolento e le oscillazioni periodiche nel moto in vicinanza del
cilindro scompaiono.
Mentre la resistenza viscosa costituisce il contributo maggiore della resistenza attorno ad un corpo sottile, la resistenza di forma responsabile
e
della maggior parte della resistenza a cui sono soggetti i corpi tozzi.
Quando lo strato limite separa dalla supercie di un corpo tozzo, le linee
di corrente a valle del punto di separazione racchiudono una vasta regione
in cui la pressione non varia apprezzabilmente essendo ivi le velocit molto
a
pi piccole di U0 , ordine di grandezza della velocit del moto irrotazionale.
u
a
Il valore della pressione in questa zona circa lo stesso di quello imposto dal
e
moto irrotazionale in prossimit del punto di separazione sulla supercie del
a
corpo mentre sulla supercie anteriore del corpo, vicino al punto di ristagno,
la pressione elevata. La distribuzione della pressione sulla supercie del
e
corpo mostra quindi una asimmetria tra monte e valle la cui conseguenza
pratica la comparsa di una resistenza di forma.
e
Queste considerazioni sono supportate dalle misure della distribuzione
della pressione sulla supercie di un cilidro a sezione circolare, mostrate in
gura 10.11. Si noti come su una grande parte della supercie posteriore del
cilindro la pressione sia sensibilmente uniforme e dierente dalla distribuzione
di pressione che si avrebbe in presenza di moto irrotazionale.
A monte di detta regione lo strato limite resta aderente alla supecie del
cilindro quindi la velocit U sul bordo dello strato pu essere calcolata nota
a
o
la pressione, utilizzando il teorema di Bernoulli:
p p0
=1
1
2
U0
2

U
U0

Poich le variazioni di pressione sulla supercie del corpo sono legate a


e

174

CHAPTER 10. MOTI AD ALTI NUMERI DI REYNOLDS

Figure 10.11:
variazioni della velocit di ordine U0 , lapplicazione del teorema di Bernoulli
a
1
2
suggerisce che la resistenza di forma sia di ordine 2 U0 volte larea frontale del
corpo. Sulla base di questa considerazione le resistenze su corpi tozzi vengono
espresse in termi del coeciente di resistenza (detto anche coeciente di
drag) denito come:
D
Cd = 1 2
U0 A
2
dove D la forza di resistenza totale sul corpo in un uido con velocit
e
a
U0 allininito, e A larea della proiezione del corpo su un piano normale
e
alla direzione del moto allinnito. Il coeciente Cd dipende dal numero di
Reynolds.
Le misure del coeciente di resistenza per un cilindro circolare (vedi
gura 10.12) mostrano una brusca diminuzione quando il numero di Reynolds
supera una soglia critica compresa tra 105 e 4 105 , il cui valore esatto
dipende dallapparato sperimentale utilizzato. Questo fenomeno dovuto al
e
variare del regime di moto allinterno dello strato limite. Quando il numero
di Reynolds supera il valore critico, il moto laminare e stazionario allinterno
dello strato limite risulta instabile ed rimpiazzato da un moto turbolento.
e
Poich il trasporto di quantit di moto allinterno di un moto turbolento
e
a
maggiore di quello in un moto laminare, lo strato limite turbolento meno
e
e
soggetto dello strato limite laminare a sviluppare tensioni nulle sulla supercie del corpo quando il moto estreno decelera. Come conseguenza lo strato

10.6. MOTO INDOTTO DA CORPI IN MOTO STAZIONARIO

175

Figure 10.12: Coeciente di resistenza su un cilindro; risultati sperimentali.


limite turbolento in grado di sopportare decelerazioni maggiori rispetto
e
allo strato limite laminare prima di separarsi dalla supercie del moto. La
posizione del punto di separazione, se lo strato limite in regime di moto
e
turbolento, si sposta quindi nella parte posteriore del cilindro. Diminuisce
quindi lestensione della zona di ricircolazione a valle del cilindro e la resistenza di forma risulta minore.

Chapter 11
MOTI TURBOLENTI
Dove si studia la dinamica della turbolenza e delle sue struttura vorticose

176

11.1. LE EQUAZIONI DEL MOTO

177

In particolari condizioni (in generale quando il numero di Reynolds caratteristico del moto assume valori elevati), le grandezze che caratterizzano il
campo di moto (velocit`, pressione, ...) assumono valori che sono funzioni
a
casuali, cio` stocastiche, della posizione x e del tempo t. In altre parole, non
e
si ` in grado di predire la velocit` o la pressione o qualunque altra grandezza
e
a
di un moto turbolento a un tempo ssato t0 e in una posizione assegnata x0 ,
sulla base dei dati macroscopici del problema. Si assume invece che siano
predicibili le leggi probabilistiche che controllano il fenomeno e in particolare
i valori medi probabilistici (medie di insieme).
Se denotiamo con f (x, t) una qualunque grandezza atta a denire il moto
e con fj (x, t) il valore che essa assume al tempo t e nella posizione x durante la j-esima realizzazione del fenomeno, ` possibile denire la media della
e
grandezza f come:
N

1
f (x, t) = lim
N N

fj (x, t)

(11.1)

j=1

Lapproccio pi` usato nello studio dei moti turbolenti ` quello di utilizzare
u
e
equazioni che descrivono levoluzione delle quantit` medie. Tali equazioni
a
come vedremo sono ottenute dallequazione di Navier-Stokes e di continuit`.
a

11.1

Le equazioni del moto

Denite, nei moti turbolenti, la velocit` media e la pressione media


a
V = v(x, t)

P = p(x, t)

(11.2)

i valori attuali della velocit` e della pressione possono essere visti come la
a
somma del valor medio e di una parte oscillante che ha media nulla:
v = v + v = V + v

p = p + p = P + p

(11.3)

v = 0

p = 0

(11.4)

V =V

P =P

(11.5)

ove
Tenendo quindi conto che

dallequazione di continuit`, dopo aver eettuato loperazione di media e


a
dopo semplici passaggi si ottiene
Vi
= 0.
xi

(11.6)

178

CHAPTER 11. MOTI TURBOLENTI

Cio` il moto medio soddisfa la stessa equazione che soddisfatta dal campo
e
e
di moto istantaneo:
V =0
(11.7)
Sottraendo la (11.7) dallequazione di continuit per il campo di moto istana
taneo, si verica facilmente che anche il moto di uttuazione solenoidale
e
v = 0

(11.8)

Considerando invece lequazione di Navier-Stokes

vi (vj vi )
p
2 vi
= fi
+
+
t
xj
xi
x x

(11.9)

e sostituendo le (11.3) si ottiene

(P +p )+
(Vi +vi )
xi
x x
(11.10)
Applicando quindi loperazione di media e tenendo conto che loperatore
media denito dalla (11.1) ` lineare, si ottiene:
e

(Vj + vj )(Vi + vi )
(Vi + vi ) +
t
xj

= fi

Vj Vi + vj Vi + Vj vi + vj vi
( Vi + vi ) +
t
xj

fi
( P + p ) +
( Vi + vi )
xi
x x

=
(11.11)

Considerato che la media dinsieme di una grandezza media coincide con se


stessa e che la media di una componente casuale ` nulla, si perviene a
e


Vi
P
2 Vi
( vi v )
Vi
= fi
+
+
+ Vj
t
xj
xi
x x
x

(11.12)

Lequazione precedente, nota come equazione di Reynolds, pu` essere anche


o
scritta nella forma

dVi
2 Vi
T R
P
+
+ i
= fi
dt
xi
x x
x

(11.13)

ove con TR si indica un tensore, noto come tensore delle tensioni di Reynolds,
denito da




v1 v1
v1 v2
v1 v3



v2 v2
v2 v3
TR = v2 v1
(11.14)



v3 v1
v3 v2
v3 v3

che evidenzia la sua simmetria.

11.2. LA CASCATA DI ENERGIA

179

Dallequazione di Reynolds, emerge come linuenza delle componenti caR


suali di velocit` sul moto medio si manifesta attraverso il termine (Ti /x )
a
cio` attraverso lazione di tensioni apparenti dette appunto tensioni di Reynolds:
e
i gradienti delle tensioni di Reynolds si aggiungono ai gradienti delle tensioni
viscose nel determinare la dinamica dei moti turbolenti. In altre parole si pu`
o
pensare che lequazione di Reynolds sia derivabile dallequazione di Cauchy
ove il tensore delle tensioni ` modicato come segue:
e
Ti = pi + 2Di +
tensioni reali


v vi

(11.15)

tensioni turbolente o tensioni apparenti

Da quanto no a ora esposto, emerge come il problema di determinare V


e P dalle (11.7) e (11.13) sia un problema matematicamente impossibile
da risolvere. Invero sono a disposizione 4 equazioni scalari ma accanto alle
quattro incognite V1 , V2 , V3 e P sono presenti ulteriori incognite rappresentate
dalle 6 componenti distinte del tensore di Reynolds. Tale problema ` noto
e
in letteratura come problema di chiusura dei moti turbolenti e pu` essere
o
risolto solo con approcci in qualche misura empirici.
Alle equazioni (11.7) e (11.12) bisogna associare opportune condizioni al
contorno che si ottengono mediando, in senso probabilistico, le condizioni
al contorno per il moto istantaneo, analogamente a come stato fatto per
e
ottenere le equazioni di Reynolds.

11.2

La cascata di energia

I moti turbolenti possono essere immaginati come la sovrapposizione di un


gran numero di componenti periodiche nel tempo e nello spazio. Tali componenti costituiscono i vortici della turbolenza (eddies in inglese).
I vortici pi` grossi o macrovortici sono caratterizzati da una lunghezza
u
scala 0 e da una velocit` scala u0 paragonabili a quelle del moto medio. Il
a
numero di Reynolds che caratterizza i macrovortici dunque paragonabile
e
` ragionevole quindi ritenere che gli
a quello del moto ed ` perci` elevato. E
e
o
eetti viscosi non inuenzino signicativamente il moto dei macrovortici. A
causa degli eetti di non linearit`, i macrovortici tendono a formare vortici
a
caratterizzati da scale spaziali e temporali sempre pi` piccole. Questa casu
cata di energia, secondo cui lenergia ` trasferita a vortici di scala sempre
e
pi` piccola, continua no a quando il numero di Reynolds dei vortici pi`
u
u
piccoli ` cos` modesto da consentire agli eetti viscosi di dissipare lenergia
e

della turbolenza che viene estratta dal moto medio per opera dei macrovortici. Secondo questo quadro interpretativo della turbolenza, solo i vortici di
piccola scala o microvortici sono responsabili della dissipazione di energia.

180

CHAPTER 11. MOTI TURBOLENTI

E possibile denire gli spettri dellenergia turbolenta F1 (k), F2 (k) ed


F3 (k) attraverso le relazioni:

u1 u1 =

F1 (k)dk

(11.16)

u2 u2 =

F2 (k)dk

u3 u3 =

F3 (k)dk

che, equivalentemente, possono essere scritte come:


d u1 u1
= F1 (k)
dk

(11.17)

d u2 u2
= F2 (k)
dk
d u3 u3
= F3 (k)
dk
La quantit` F1 (k) fornisce quindi una misura del contributo dei numeri
a

Figure 11.1: spettri delle uttuazioni di velocit in un getto turbolento =


a
F1 ; = F2 ; ... = F3
donda compresi tra k e k + dk alla componente 11 del tensore di Reynolds.

11.2. LA CASCATA DI ENERGIA

181

La gura 11.1 mostra gli spettri F1 (k), F2 (k) ed F3 (k) per un getto in moto

turbolento. E possibile osservare che le componenti caratterizzate da bassi


valori di k (i macrovortici), sono anisotropi, inuenzati dalla geometria del
moto e contengono la maggior parte dellenergia del moto. I tre spettri F1 ,
F2 e F3 presentano dierenze in questa parte dello spettro.
Considerando numeri donda pi` elevati, lenergia diminuisce, le utu
tuazioni divengono meno intense e i tre spettri hanno la stessa dipendenza
da k; per questo intervallo dei numeri donda la uttuazioni turbolente presentano caratteristiche di isotropia. Kolmogorov, sulla base di considerazioni
di tipo dimensionale, ha mostrato che, per valori di k sucientemente elevati, esiste un intervallo di valori di k, detto intervallo inerziale (inertial subrange), in cui gli spettri della turbolenza risultano proporzionali a
k 5/3 . Inoltre Kolmogorov ha ipotizzato che le caratteristiche dei microvortici non siano inuenzate dalle caratteristiche macroscopiche del particolare
moto considerato, ma siano determinate solo dalla viscosit` cinematica e
a
dalla velocit di dissipazione dellenergia .
a
Lordine di grandezza di pu essere stimato osservando che lenergia
o
cinetica (per unit di massa) dei macrovortici ha ordine di grandezza u2
a
0
mentre la loro scala temporale 0 /u0 . Segue che lordine di grandezza di
e
u3 /0 (essendo pari a energia/tempo). Seguendo Kolmogorov, si ipotizza
e 0
quindi che nell intervallo inerziale valga la relazione :
F1 = f (k, , )
che pu essere espressa in termini adimensionali come:
o
F1
1/4 5/4

= f (k)

(11.18)

dove la scala spaziale dei microvortici, detta anche lunghezza di Kole


mogorov :
1/4
3
=
.
(11.19)

La quantit rappresenta lordine di grandezza delle dimensioni dei mia


crovortici. In modo analogo possibile ottenere grandezze scala per i tempi
e
e per le velocit. Il rapporto tra la scala spaziale dei macrovortici e `:
a
e

u0

3/4

= Re3/4 .

(11.20)

Se il numero di Reynolds del moto ` elevato, la dierenza tra le due scale


e
spaziali ` notevole. Ci` risulta evidente paragonando i moti in gura 11.2
e
o
che si riferiscono a due getti circolari, caratterizzati da un diverso valore di
Re.

182

CHAPTER 11. MOTI TURBOLENTI

Figure 11.2: getto circolare. Sinistra: Re = 2300, destra: Re = 11000

11.3

La viscosit` turbolenta
a

Istituendo unanalogia tra le tensioni di Reynolds e quelle viscose presenti in


un uido Newtoniano, Boussinesq (1877) ipotizz` che:
o

v vi = T

Vi V
+
x xi

2
i Kt
3

(11.21)

dove T ` una funzione del tempo e della posizione, detta viscosit` turbolenta,
e
a
che dipende dal particolare moto considerato mentre
1

Kt = (v1 )2 + (v2 )2 + (v3 )2


2

(11.22)

rappresenta lenergia cinetica per unit` di volume associata alle oscillazioni di


a
velocit`. Il termine (2/3) i Kt che appare nella (11.21) ` stato introdotto
a
e
anch la somma degli elementi sulla diagonale del tensore T R assuma il
e
valore corretto, cio` 2Kt .
e
Bench siano stati messi in evidenza numerosi limiti della relazione proe
posta da Boussinesq, anche attraverso confronti con risultati sperimentali,
essa costituisce uno degli ingredienti fondamentali di diversi modelli di turbolenza comunemente utilizzati. Per predire il campo di moto medio utilizzando le (11.7), (11.12) e lipotesi di Boussinesq, ` necessario conoscere il
e
valore di T . Osservazioni sperimentali indicano che le uttuazioni turbolente
legate alla presenza di strutture vorticose di grande scala spaziale (macrovortici) sono le pi` rilevanti ai ni del trasporto della quantit` di moto e quelle
u
a
che forniscono il maggior contributo alle tensioni di Reynolds (si veda anche
la gura 11.1). Inoltre la dinamica dei macrovortici, essendo caratterizzati
da alti valori del numero di Reynolds, ` dominata dagli eetti inerziali e gli
e
eetti della viscosit` risultano trascurabili.
a

`
11.3. LA VISCOSITA TURBOLENTA

183

Si consideri quindi un moto mediamente piano e unidirezionale caratterizzato da un gradiente di velocit` medio dU/dy (gura 11.3). Come si vedr
a
a

Figure 11.3:
nella sezione 11.4, ai ni della determinazione del prolo di velocit` la coma
ponente del tensore di Reynolds pi` rilevante ` quella tangenziale u1 u2 .
u
e
Per eetto delle uttuazioni turbolente la particella uida che si trova in A
(gura 11.3) potr` essere trasportata nella posizione B dove la sua quantit
a
a
di moto sar pi elevata di quella iniziale. Tale variazione di quantit di
a u
a
`
moto associata allazione delle tensioni turbolente. E ragionevole quindi
e
ritenere che la componente u1 u2 del tensore di Reynolds sia funzione
della densit`, del gradiente di velocit` del moto medio, della dimensione
a
a
e della velocit` caratteristica dei macrovortici, caratterizzati da una scala
a
spaziale e da una velocit u0 , che la trasportano dalla posizione A alla
a
posizione B:
u1 u2 = f (, , u0, dU/dy)
(11.23)
Lapplicazione del teorema consente quindi di esprimere la (11.23) nella
forma:
u1 u2
dU
=f
(11.24)
2
u0
u0 dy
Ipotizzando che la (11.24) esprima una proporzionalit` lineare fra il termine
a
a
di sinistra e largomento della funzione f (C costante di proporzionalit`) ed
esprimendo u1 u2 anche in termini della viscosit` cinematica T = T /,
a

184

CHAPTER 11. MOTI TURBOLENTI

introdotta dallipotesi di Boussinesq, si perviene a


T = Cu0

(11.25)

Nonostante la (11.25) sia stata ricavata nellipotesi di un moto turbolento


mediamente piano e unidirezionale, il legame (11.25) tra T e la lunghezza
e la velocit` scala caratteristiche dei macrovortici, ` considerato valido in
a
e
qualunque situazione. I valori di e u0 possono essere descritti da relazioni
algebriche, in questo caso si ottengono modelli di turbolenza a 0 equazioni,
non essendo introdotte equazioni dierenziali per valutare e u0 . Un approccio alternativo consiste nellesprimere e/o u0 in termini di grandezze che
caratterizzano il moto turbolento e che sono calcolate risolvendo equazioni di
trasporto derivate da quelle di evoluzione delle quantit` stesse. Ad esempio
a
e u0 possono essere espressi in funzione dellenergia cinetica della turbolenza
Kt la cui equazione di evoluzione ` riportata pi` avanti. Si possono svilupe
u
pare quindi modelli di turbolenza a 1 o 2 equazioni a seconda del numero di
equazioni dierenziali introdotte.
Nella sezione conclusiva verr` descritto un modello di turbolenza a due
a
equazioni, mentre nel paragrafo seguente si utilizzer un modello di tura
bolenza a 0 equazioni per calcolare il moto turbolento allinterno di un meato.

11.4

Moto turbolento allinterno di un meato

Si consideri il moto turbolento bidimensionale originato da un gradiente di


pressione in direzione x1 tra due pareti piane poste a distanza d (gura 11.4).
Considerando una regione sucientemente lontana dalla sezione iniziale, il

Figure 11.4:
campo di moto medio pu` essere ritenuto uniforme e stazionario, cio`:
o
e
V = (V1 (x2 ), 0, 0)

(11.26)

Inoltre ` ragionevole ritenere che, data la bidimensionalit e uniformit` del


e
a
a
moto, le componenti del tensore di Reynolds, che caratterizzano le oscillazioni

11.4. MOTO TURBOLENTO ALLINTERNO DI UN MEATO

185

turbolente, siano indipendenti dalle coordinate x1 e x3 . Le equazioni di


Reynolds per il caso in esame divengono quindi:

v1 v2
1 P
d 2 V1
=
+ 2
x2
x1
dx2

(11.27)


1 P
v2 v2
=
g
x2
x2

(11.28)

introducendo il carico piezometrico del moto medio h = P/+x2 , lintegrazione


della (11.28) porge:
v v
(11.29)
h + 2 2 = f (x1 )
g
con f (x1 ) funzione da determinarsi. Quindi nel moto in esame in ogni sezione
si mantiene costante la somma del carico piezometrico del moto medio e

del termine v2 v2 /g. Ci` ` vero in generale per tutti i moti stazionari e
o e

unidirezionali turbolenti. Poich il termine v2 v2 /g risulta molto pi` piccolo
e
u
di h, la (11.29) mostra che la pressione ` distribuita (quasi) idrostaticamente
e
in ogni sezione del moto.
Si osservi che nella (11.27) il termine (1/)P/x1 risulta pari a gdh/dx1

e inoltre dV1 /dx2 v1 v2 = T12 /. Ricordando che la componente T12 del


tensore delle tensioni totali (tensioni viscose + tensioni di Reynolds) rappresenta la tensione esercitata dal uido in direzione x1 su un elemento di
normale parallela a x2 (tensione tangenziale), e indicato tale termine con
(x2 ), la (11.27) pu` essere scritta nella forma:
o
g

dh
1 d
=
dx1
dx2

(11.30)

Essendo il termine a sinistra della (11.30) indipendente da x2 , la (11.30) pu`


o
essere integrata per ottenere:
(x2 ) =

dh
x2 + costante
dx1

(11.31)

Si ricordi che dh/dx1 = i, dove i ` la pendenza motrice.


e
La costante che compare in (11.31) si determina osservando che il problema ` simmetrico rispetto allasse x2 = d/2:
e
(0) = costante = (d) = id costante

(11.32)

Quindi:
= i

d
x2 .
2

(11.33)

186

CHAPTER 11. MOTI TURBOLENTI

Si consideri ora una zona del campo di moto cos` prossima alla parete da

potere ivi ritenere (x2 ) costante e pari a 0 = id/2:


(x2 ) =

dV1

v1 v2 0
=
dx2

laminare

(11.34)

turbolenta

In gura 11.5 mostrato landamento delle componenti viscosa e turbolenta


e

Figure 11.5: Tensioni tangenziali per Re=5600 (linea tratteggiata) e per


Re=13750 (linea continua) e tensioni totali.
delle tensioni tangenziali per due valori del numero di Reynolds insieme alle
tensioni tangenziali totali. Si nota che le tensioni tangenziali sono massime
in prossimit della parete mentre sono trascurabili nella zona centrale del
a
meato. Inoltre la gura mostra come la zona in cui le tensioni viscose sono
signicative diminuisca al crescere del numero di Reynolds.
Poich la condizione di aderenza sulla parete impone lannullarsi sia della
e
velocit` media che delle componenti oscillanti, ` ragionevole ritenere che a
a
e
contatto della parete esista uno strato in cui le tensioni turbolente siano
trascurabili e la tensione si riduca ad avere la sola componente viscosa. Tale
strato si chiama substrato viscoso. Allinterno del substrato viscoso si pu`
o
facilmente ottenere il prolo di velocit` osservando che:
a
dV1
0
=
dx2

(11.35)

da cui, utilizzando anche le condizioni al contorno si ottiene:


u x2
V1 (x2 )
=
u

(11.36)

11.4. MOTO TURBOLENTO ALLINTERNO DI UN MEATO

187

dove u ` la velocit` di attrito, denita dalla (11.49). Allinterno del substrato


e
a
viscoso la velocit` varia linearmente con la distanza dalla parete e le tensioni
a
tangenziali sono dovute al solo eetto della viscosit` (si vedano le gure 11.5
a
e 11.6).

Figure 11.6: prolo di velocit allinterno del substrato laminare. Linea


a
continua = soluzione esatta, linea tratteggiata= equazione (11.36) u+ = u/u
y + = u y/
Sperimentalmente si osserva che la legge (11.36) ` valida no a una dise
tanza dalla parete pari a circa 5/u perci` lo spessore del substrato viscoso
o
ritenuto pari a 5/u .
e
Allontanandosi dalla parete le tensioni turbolente tendono a diventare
predominanti, si raggiunger` quindi una zona in cui
a
(11.37)
0 v v
=
1 2

Tale zona si chiama strato di equilibrio ed ` caratterizzata da valori di x2


e
tali che 50/u < x2 < 0.1d. Il limite superiore pari a 0.1d ` introdotto
e
perch lontano dalla parete non ` pi` possibile ipotizzare (x2 ) 0 .
e
e u
=
Per poter determinare il prolo di velocit` entro lo strato di equilibrio `
a
e
necessario utilizzare un modello di turbolenza per chiudere il problema. Si
utilizza quindi lipotesi di Boussinesq introdotta precedentemente (11.21):
2
T R = 2T D Kt I
(11.38)
3
che nel caso in esame porge:
dV1

(11.39)
v1 u2 = T
dx2

188

CHAPTER 11. MOTI TURBOLENTI

Si ipotizza che T sia legata ai parametri del moto da una relazione algebrica
(modello a zero equazioni):
T = kx2 u

(11.40)

dove k 0.4 ` una costante ottenuta per via sperimentale nota come costante
e
di von Karman. Si noti che la (11.40) corrisponde alla (11.25) dove = x2 ,
u0 = u e C = k. Il modello a zero equazioni introdotto dalle (11.39)
e
detto modello della lunghezza di mescolamento. Dalle (11.37), (11.38)
e (11.40) ` quindi possibile calcolare il prolo di velocit` medio:
e
a
0
V1
T V1
= kx2 u
= u2 =

x2
x2
da cui

(11.41)

1 x2 V1
V1 (x2 )
= ln
+
u
k x2 u

(11.42)

e
dove V1 ` il valore assunto da V1 per x2 = x2 . Per poter determinare il valore

e
di V1 ` necessario specicare la natura della parete.
i) Parete uidodinamicamente liscia
`
E il caso in cui le rugosit` naturalmente presenti su una parete reale sono
a
interamente contenute nel substrato laminare.
Detto yr lordine di grandezza delle asperit` della parete deve essere:
a
yr <

5
.
u

(11.43)

Se la parete liscia, la costante che compare nella (11.42) si ricava impoe


nendo la simultanea validit` della (11.42) e della legge di velocit` propria del
a
a
substrato viscoso per x2 = 11.6/u.
La (11.42) diviene quindi
1
x2 u
V1 (x2 )
= ln
+ 11.6
u
k 11.6

(11.44)

V1 (x2 )
1
x2
= ln
+ 5.5
u
k /u

(11.45)

o equivalentemente

In gura 11.7 mostrato (linea continua) il prolo della velocit allinterno


e
a
del meato calcolato attraverso un procedimento numerico basato sullintegrazione
delle equazioni di Navier-Stokes, detto Direct Numerical Simulation (DNS),
che non introduce alcuna ipotesi. Nella stessa gura le linee tratteggiate
mostrano i proli di velocit ottenuti applicando le relazioni (11.45) e (11.36)
a
allinterno della regione logaritmica e del substrato laminare rispettivamente.

11.4. MOTO TURBOLENTO ALLINTERNO DI UN MEATO

189

Figure 11.7:
ii) Parete scabra
`
E il caso in cui le rugosit` della parete hanno una dimensione molto
a
maggiore del substrato laminare (yr > 5/u ). In tale situazione non ha pi`
u
senso ipotizzare la presenza del substrato viscoso e la costante che compare
nella (11.42) si ottiene imponendo lannullarsi della velocit` a una distanza
a
convenzionale dalla parete pari a yr /30. Ci` conduce al seguente prolo di
o
velocit`:
a
V1 (x2 )
1 x2 30
= ln
u
k
yr
che equivalentemente pu` essere scritto come:
o
1 x2
V (x2 )
= ln
+ 8.5
u
k yr

(11.46)

A una distanza dalla parete maggiore di 0.1 d, la tensione non pu` pi`
o u
essere ritenuta costante e pari a o . Inoltre ` ragionevole ritenere che in questa
e
zona le oscillazioni turbolente non siano signicativamente inuenzate dalla
presenza della parete. Tale zona ` detta nucleo turbolento. Nel nucleo
e
turbolento le tensioni possono essere quindi modellate utilizzando lipotesi di
Boussinesq e considerando costante la viscosit` turbolenta. Il valore costante
a
di T (T 0) ` scelto pari al valore assunto in corrispondenza del bordo dello
e
strato di equilibrio:
T 0 = ku 0.1d
(11.47)
Ricordando la (11.39) dalla (11.33) si ottiene:
i
T 0

d
x2
2

dV2
dx2

(11.48)

190

CHAPTER 11. MOTI TURBOLENTI

che, integrata imponendo la continuit` di V2 sul bordo dello strato di equia


librio, consente di ottenere il prolo di velocit` che risulta essere di tipo
a
parabolico. Tuttavia poich lerrore commesso, estendendo il prolo di vee
locit` logaritmico al nucleo turbolento risulta modesto, nelle applicazioni
a
pratiche spesso il prolo logaritmico di velocit` ` ritenuto signicativo anche
ae
nel nucleo turbolento.

11.5

Strato limite turbolento su lastra piana

Nel capitolo 10, lo studio dello strato limite su lastra piana stato arontato
e
utilizzando un metodo integrale e assumendo noto l andamento del prolo
della velocit allinterno dello strato sotto lipotesi di moto laminare. Quando
a
il numero di Reynolds Rx supera un valore critico, pari a circa 5 105 , i disturbi presenti allinterno del campo di moto cominciano a crescere e si realizza
la transizione verso il regime di moto turbolento. Adottando lapproccio integrale gi descritto per lo strato limite laminare, possibile determinare come
a
e
cresce lo spessore dello strato limite e la resistenza semplicemente utilizzando
un ragionevole prolo di velocit che approssima con suciente precisione
a
quello reale. Per valori del numero di Reynolds tali che il moto allinterno
dello strato turbolento, una legge che approssima landamento della vee
locit media allinterno dello strato e che approssima abbastanza bene la
a
legge logaritmica di velocit caratteristica delle correnti turbolente, risulta:
a
u y 1
u
= 8.74(
)7
u

con u =

(11.49)

dove 0 la tensione tangenziale sulla piastra e la quantit u detta velocit


e
a
e
a
di attrito.
Detto U il valore della velocit sul bordo dello strato e utilizzando la
a
(11.49), possibile ottenere:
e
u
y 1
= ( )7
U

(11.50)

E quindi possibile calcolare lintegrale che appare nella (10.19):

2 =
0

u
U

ottenendo

u
U

dy =

72

(11.51)

7
d
U 2 .
(11.52)
72
dx
Dalla (11.49) espressa per y = , si pu calcolare la velocit di attrito:
o
a
0 =

11.5. STRATO LIMITE TURBOLENTO SU LASTRA PIANA


0.3

turbolento
laminare

turbolento
laminare

1.8

0.25

191

1.6
1.4

0.2

1.2
0.15

1
0.8

0.1

0.6
0.4

0.05

0.2
0

0
0

10

15

20

10

12

14

16

18

20

Figure 11.8: sinistra: spessore dello strato limite nei casi laminare e turbolento in funzione di x; destra: tensione tangenziale sulla parete in funzione
di x (U = 1 m/s, uido=acqua).

u =

7
8

U
8.74

1
8

e quindi la tensione alla parete:


0 = 0.0225U 2

1
4

che sostituita nella (11.52) consente di ottenere:


d

= 0.231
dx
U
1
4

1
4

Questultima, integrata, porge landamento dello spessore dello strato limite


in funzione di x:
4

(x) = 0.37x 5

1
5

(11.53)

o, equivalentemente,

Ux
= 0.37
x

1
5

= 0.37Rex 5

mentre il calcolo della tensione tangenziale sulla parete fornisce:


0 = 0.0577

U2 1
Rex 5
2

(11.54)

In gura 11.8 mostrato landamento dello spessore dello strato limite


e
al variare di x, ottenuto utilizzando la relazione (10.21), valida nel regime

192

CHAPTER 11. MOTI TURBOLENTI

di moto laminare, e la (11.53), valida nel regime turbolento. E possibile


osservare come lo strato limite turbolento presenti spessori maggiori del corrispondente strato in regime laminare.
Il confronto tra le relazioni (10.22) e (11.54), mostrato in gura 11.8
mette in evidenza come le tensioni tangenziali sulla parete generate dal moto
turbolento risultino maggiori di quelle che in grado di sviluppare un moto
e
laminare.

Figure 11.9:
Analogamente al caso laminare quindi possibile calcolare la resistenza
e
R incontrata da ciascuna faccia della piastra (per unit di larghezza) lunga
a
L:
L
U2 1
5
R=
0 dx = 0.072
L
2 UL
0
e il coeciente di resistenza cR :
cR =

1
2R
= 0.072 (Re) 5
U 2 L

(11.55)

In gura 11.9 mostrato il coeciente di resistenza in funzione del numero


e
di Reynolds, insieme alle curve ricavate in precedenza per il regime laminare
e turbolento.

11.6

Energia cinetica della turbolenza

Al ne di sviluppare modelli di turbolenza pi accurati di quello esposto in


u
precedenza, ` utile considerare lequazione di evoluzione dellenergia cinetica,
e

11.6. ENERGIA CINETICA DELLA TURBOLENZA

193

per unit di volume, associata alle oscillazioni turbolente (Kt ), denita dalla
a
(11.22). Lequazione di evoluzione di Kt si ottiene a partire dalle equazioni
di Navier-Stokes con il procedimento di seguito sinteticamente illustrato.

(i) Moltiplicazione dellequazione di Navier Stokes nella direzione xi per vi

(Vi + vi )
(Vi + vi )
=
+ (Vj + vj )
t
xj
2


(Vi + vi )
vi fi vi
(P + p ) + vi
xi
x x

vi

(11.56)

(ii) Operazione di media

Vi
v
+ vi i +
t
t

Vi
v

Vi
v
+ vi Vj
+ vi Vj i + vi vj
+ vi vj i =
xj
xj
xj
xj

2
2
p
Vi
vi

P
vi
+ vi
+ vi
= vi fi vi
xi
xi
x x
x x

vi

(11.57)

da cui si ottiene con semplici passaggi


1
1
vi vi + Vj
vv =
t 2
xj 2 i i
2

1
Vi

vi
p
vi v
v
+ vi
vi vi vi
x
x 2
xi
x x

(11.58)

(iii) Somma rispetto allindice i tenendo conto dellequazione di continuit`


a

v /x = 0
dKt
Kt
Kt
=
+ Vj
=
t
xj
dt

1
Vi

= vi v

v vi vi + v p
vv
x x
2
x 2 i i

(11.59)

vi vi
x x

Ricordando il teorema dellenergia meccanica, possibile scrivere le dise


sipazioni medie di energia cinetica per unit di volume (D ) come:
a

D = 2 Dij Dij = 2 Dlm Dlm + 2 Dlm Dlm = DM + DT

dove Dlm la componente lm del tensore delle velocit di deformazione


e
a

riferito al moto medio mentre Dlm la componente corrispondente del tensore


e
delle velocit di deformazione riferito al moto di uttuazione.
a
Si pu facilmente mostrare che:
o

194

CHAPTER 11. MOTI TURBOLENTI

Figure 11.10:

DT =

vi vi
vi v
+
x x
x xi

vi vi

+
x x
x

vi

v
xi

e quindi la (11.59) pu essere scritta come:


o
dKt

Vi
== vi v

dt
x x
P roduzione

Kt

v
v vi vi + v p
vi
2
x
xi

DT
Dissipazione

Ridistribuzione

(11.60)
Il primo termine a sinistra del segno uguale nella (11.60) viene detto di
produzione perch, come vedremo, appare con il segno cambiato nellequazione
e
dellenergia cinetica del moto medio. Esso descrive il trasferimento di energia
dal moto medio alla turbolenza, che avviene per opera dei macrovortici che
hanno scale spaziali paragonabili a quelle del moto medio. Il secondo termine
descrive la ridistribuzione dellenergia allinterno di un volume nito per effetti legati al moto di uttuazione, alla pressione e alla diusione viscosa.
Infatti integrando questo termine su un volume V e applicando il torema
della divergenza facile vedere che si ottiene il usso, attraverso la supere
cie di V , della quantit racchiusa tra parentesi quadre. Lultimo termine
a
rappresenta le dissipazioni di energia per unit di volume.
a
In gura 11.10 mostrato landamento dei termini della (11.60) in fune
zione della distanza dalla parete (y + = yu /) in un canale piano. Si osservi
che i termini di ridistribuzione sono signicativi solo in vicinanza della parete
mentre i termini di produzione e dissipazione assumono valori considerevoli

11.7. I MODELLI DI TURBOLENZA

195

anche per valori di y + grandi e raggiungono lo stesso ordine di grandezza


nello strato di equilibrio introdotto nel paragrafo precedente.
Lequazione per Km , energia cinetica del moto medio (per unit di vola
ume), denita come
1
Km = (V12 + V22 + V32 )
(11.61)
2
si ottiene a partire dallequazione di Cauchy

Vi
Ti
Vi
+ Vj
= fi +
(11.62)

t
xj
x
ove

R

Ti = pi + 2Di vi v = Ti + Ti
(11.63)
rappresenta il tensore delle tensioni totali cio fornite dalla somma delle
e
tensioni sia viscose che turbolente. La procedura per ottenere lequazione
di evoluzione di Km descritta nel seguito.
e
(i) Moltiplicazione dellequazione di Cauchy lungo xi

Vi
Vi
Ti
Vi
+ Vi Vj
= fi Vi + Vi
(11.64)
t
xj
x

(ii) Somma rispetto allindice i


1
dKm
Vi Vi =
2
dt

Vk
= f V +
(Vk Tk ) Tk
x
x

1 Vk
V
R Vk

= f V +
Tk
(Vk Tk ) Tk
+
x
2 x
xk
x

Vk

= f V +
(Vk Tk ) Tk Dk v vk
(11.65)
x
x
La (11.65) mostra che la derivata materiale dellenergia cinetica del moto
medio (per unit di volume) uguaglia la somma dei seguenti termini: potenza
a
(per unit di volume) associata alle forze di massa (f V ), potenza associata
a

alle forze di supercie ((Vk Tk )/x ), potenza dissipata per eetto della viscosit` (Tk Dk ) e potenza trasferita dal moto medio a quello di uttuazione
a
turbolenta ( v vk Vk /x ).

11.7

1
Vi Vi
2

+ Vj

xj

I modelli di turbolenza

Il calcolo dei campi di moto turbolenti, a causa del problema della chiusura
illustrato in precedenza, richiede modelli opportuni detti modelli di turbolenza.

196

CHAPTER 11. MOTI TURBOLENTI

I modelli di turbolenza oggi pi` diusi sono i modelli RANS (Reynoldsu


averaged Navier Stokes) che prevedono la soluzione, per via numerica, delle
equazioni di Reynolds, dove le tensioni turbolente di Reynolds sono modellate
sulla base dellipotesi di Boussinesq. La viscosit` turbolenta T , che compare
a
nellipotesi di Boussinesq, ` espressa in termini di grandezze caratteristiche
e
della turbolenza.
Uno dei modelli pi` utilizzati, il modello k , utilizza equazioni dierenu
ziali per calcolare la k (energia cinetica della turbolenza) e la (velocit di
a
dissipazione dellenergia cinetica della turbolenza) e appartiene quindi alla
classe dei modelli a due equazioni.
Le quantit k ed sono denite come:
a
1

k = vi vj
2

vi vi
=
.
x x

Con , k ed possibile formare una lunghezza scala ( = 1/2 k 3/2 /) e una


e
velocit` scala (u0 = 1/2 k 1/2 ). Utilizzando la (11.25) possibile esprimere
a
e
T come:
T = C k 2 /
(11.66)
dove C = 0.09 ` una delle cinque costanti che caratterizzano il modello e il
e
suo valore ssato empiricamente.
e
Lequazione per la k ` derivata dallequazione per lenergia cinetica ture
bolenta che sinteticamente pu` essere scritta come:
o
dk
= T + P
dt

(11.67)

dove
1

Ti = vi vj vj + vi p
2
xj

1
vv
2 i i

e il termine T nella (11.67), che rappresenta il usso di energia cinetica


della turbolenza, modellato come:
e
T =
con k = 1.0 e T = T /.

Il termine P = vi vj
e diviene:
P = T

Vi
xj

T
k
k

(11.68)

` espresso attraverso lipotesi di Boussinesq


e

Vi Vj
+
xj
xi

2
Vi
ij k
3
xj

(11.69)

11.7. I MODELLI DI TURBOLENZA

197

Lequazione per , velocit di dissipazione dellenergia cinetica della tura


bolenza, ` derivata sulla base di considerazioni empiriche:
e
T
P
2
+ C1
C2

k
k

(11.70)

C1 = 1.44 , C2 = 1.92 , = 1.3

(11.71)

d
=
dt
dove

I valori delle costanti del modello riportati sopra sono dovuti a Launder &
Sharma (1974). Modelli k con valori delle costanti dierenti sono stati
proposti recentemente in letteratura.

S-ar putea să vă placă și

  • Felis Silvestris Catus
    Felis Silvestris Catus
    Document22 pagini
    Felis Silvestris Catus
    Giorgio Matta
    Încă nu există evaluări
  • Queneau
    Queneau
    Document28 pagini
    Queneau
    Giorgio Matta
    Încă nu există evaluări
  • Margaret Mazzantini
    Margaret Mazzantini
    Document3 pagini
    Margaret Mazzantini
    Giorgio Matta
    0% (1)
  • Boston
    Boston
    Document9 pagini
    Boston
    Giorgio Matta
    Încă nu există evaluări
  • Propp e La Fiaba Russa
    Propp e La Fiaba Russa
    Document10 pagini
    Propp e La Fiaba Russa
    Giorgio Matta
    Încă nu există evaluări
  • Anthony Giddens
    Anthony Giddens
    Document3 pagini
    Anthony Giddens
    Giorgio Matta
    Încă nu există evaluări
  • Il Gattopardo
    Il Gattopardo
    Document5 pagini
    Il Gattopardo
    Giorgio Matta
    100% (2)
  • Salman Rushdie
    Salman Rushdie
    Document5 pagini
    Salman Rushdie
    Giorgio Matta
    Încă nu există evaluări
  • Elena Ferrante
    Elena Ferrante
    Document3 pagini
    Elena Ferrante
    Giorgio Matta
    Încă nu există evaluări
  • Figli Di Un Dio Minore
    Figli Di Un Dio Minore
    Document2 pagini
    Figli Di Un Dio Minore
    Giorgio Matta
    Încă nu există evaluări
  • René Thom
    René Thom
    Document3 pagini
    René Thom
    Giorgio Matta
    Încă nu există evaluări
  • Il Gattopardo (Film)
    Il Gattopardo (Film)
    Document5 pagini
    Il Gattopardo (Film)
    Giorgio Matta
    Încă nu există evaluări
  • False Flag PDF
    False Flag PDF
    Document4 pagini
    False Flag PDF
    Giorgio Matta
    Încă nu există evaluări
  • Lingua Ebraica
    Lingua Ebraica
    Document9 pagini
    Lingua Ebraica
    Giorgio Matta
    Încă nu există evaluări
  • Konrad Lorenz
    Konrad Lorenz
    Document6 pagini
    Konrad Lorenz
    Giorgio Matta
    100% (1)
  • Lept One
    Lept One
    Document3 pagini
    Lept One
    Giorgio Matta
    Încă nu există evaluări
  • Mestre Irineu
    Mestre Irineu
    Document3 pagini
    Mestre Irineu
    Giorgio Matta
    Încă nu există evaluări
  • Ernst Jünger
    Ernst Jünger
    Document6 pagini
    Ernst Jünger
    Giorgio Matta
    Încă nu există evaluări
  • Alberto Capitta
    Alberto Capitta
    Document3 pagini
    Alberto Capitta
    Giorgio Matta
    Încă nu există evaluări
  • Digiunoterapia
    Digiunoterapia
    Document3 pagini
    Digiunoterapia
    Giorgio Matta
    Încă nu există evaluări
  • Dieta Alcalina
    Dieta Alcalina
    Document3 pagini
    Dieta Alcalina
    Giorgio Matta
    Încă nu există evaluări
  • Cerusico
    Cerusico
    Document2 pagini
    Cerusico
    Giorgio Matta
    Încă nu există evaluări
  • Tiziano Sclavi PDF
    Tiziano Sclavi PDF
    Document9 pagini
    Tiziano Sclavi PDF
    Giorgio Matta
    Încă nu există evaluări
  • Obesità
    Obesità
    Document18 pagini
    Obesità
    Giorgio Matta
    100% (1)
  • Approfondimenti Green Stokes Gauss
    Approfondimenti Green Stokes Gauss
    Document18 pagini
    Approfondimenti Green Stokes Gauss
    Gabriele Colosimo
    Încă nu există evaluări
  • Programma Del Corso e Testi Consigliati
    Programma Del Corso e Testi Consigliati
    Document2 pagini
    Programma Del Corso e Testi Consigliati
    Jacopo Caliandro
    Încă nu există evaluări
  • Analisi 2
    Analisi 2
    Document4 pagini
    Analisi 2
    LorenzoManini
    Încă nu există evaluări
  • Teoremi Analisi 1
    Teoremi Analisi 1
    Document3 pagini
    Teoremi Analisi 1
    Valentino Festa
    Încă nu există evaluări
  • I Massimi, I Minimi e I Flessi
    I Massimi, I Minimi e I Flessi
    Document10 pagini
    I Massimi, I Minimi e I Flessi
    Danilo Boschi
    Încă nu există evaluări
  • Lezioni Matematica
    Lezioni Matematica
    Document4 pagini
    Lezioni Matematica
    Michele Pistillo
    Încă nu există evaluări
  • Formula Eulero
    Formula Eulero
    Document5 pagini
    Formula Eulero
    Epi
    Încă nu există evaluări
  • PrOrale2013 2014
    PrOrale2013 2014
    Document4 pagini
    PrOrale2013 2014
    snakesmithsmith
    Încă nu există evaluări
  • De la Everand
    Încă nu există evaluări
  • De la Everand
    Încă nu există evaluări