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Quaderni del Gruppo di Ur
II
BARRIERE

Barriere
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Ogni quaderno del Gruppo di Ur raccoglie, in forma organica e sintetica, quanto emerso
nell'omonimo forum, in relazione ad un determinato argomento. In esso si trovano, perci, sia
citazioni degli autori studiati, sia commenti. I quaderni si devono considerare in continuo
aggiornamento, dal momento che l'emergere di nuovo materiale sull' argomento trattato pu
rendere opportuna una nuova edizione.

Leo
BARRIERE
Il primo movimento dell'uomo che cerca la via deve essere quello di spezzare l'immagine
abituale che ha di se stesso. Soltanto allora egli potr cominciare a dire Io, quando alla parola
magica corrisponda l'immaginazione interiore di un sentirsi senza limiti di spazio, di et e di
potenza.Gli uomini devono raggiungere il senso della realt di se stessi. Per ora essi non fanno
che limitarsi e stroncarsi, sentendosi diversi e pi piccoli di quel che sono; ogni loro pensiero,
ogni loro atto una sbarra di pi alla loro prigione, un velo di pi alla loro visione, una
negazione della loro potenza. Si chiudono nei limiti del loro corpo, si attaccano alla terra che li
porta: come se un'aquila si immaginasse serpente e strisciasse al suolo ignorando le sue ali.
E non solo l'uomo ignora, deforma, rinnega se stesso, ma ripete il mito di Medusa e impietra
tutto quello che lo circonda; osserva e calcola la natura in peso e misura; limita la vita attorno a
lui in piccole leggi, supera i misteri con le piccole ipotesi; fissa l'universo in una unit statica, e
si pone alla periferia del mondo timidamente, umilmente, come una secrezione accidentale,
senza potenza e senza speranza.
L'uomo il centro dell'universo. Tutte le masse materiali fredde o incandescenti delle miriadi di
mondi non pesano nella bilancia dei valori quanto il pi semplice mutamento nella sua
coscienza. I limiti del suo corpo non sono che illusione; non solo alla terra che si appoggia,
ma egli si continua attraverso la terra e negli spazi cosmici. Sia che muova il suo pensiero o
muova le sue braccia, tutto un mondo che si muove con lui; sono mille forze misteriose che si
lanciano verso di lui con un gesto creativo, e tutti i suoi atti quotidiani non sono che la caricatura
di quello che fluisce a lui divinamente.
Cos pure deve volgersi intorno e liberare dall' impietramento ci che lo circonda. Prima di
saperlo, dovr immaginare che nella terra, nelle acque, nell'aria e nel fuoco vi sono forze che
sanno di essere, e che le cos dette forze naturali non sono che modalit della nostra sostanza
proiettate al di fuori. Non la terra che fa vivere la pianta, ma le forze nella pianta che
strappano alla terra elementi per la propria vita. Nel senso della bellezza delle cose deve
innestarsi il senso del mistero delle cose come una realt ancora oscura ma presentita. Poich
non soltanto quel che possiamo vedere e conoscere deve agire in noi; ma anche l'ignoto
coraggiosamente affermato e sentito nella sua forza.
opportuno far notare la necessit di una speciale attitudine di fronte a questo punto di vista
come a qualsiasi altro dell'esoterismo. Si tratta di inaugurare ci che poi servir tanto spesso
nella via dello sviluppo spirituale, un modo di possedere un concetto che non soltanto
comprendere o ricordare. Bisogna RITMIZZARE; vale a dire, presentare alla propria coscienza,
che afferra con un'attitudine volitiva, lo stesso concetto periodicamente e ritmicamente (1); e
non solo come pensiero ma anche come sentimento. La contemplazione del proprio essere e
del mondo nel modo che stato sopra enunciato suscita un senso di grandezza e di potenza:
bisogna trattenere in noi questo senso in modo da farci compenetrare da esso intensamente.
Cos potremo stabilire un rapporto realizzativo con questa nuova visione, la quale dapprima si
verser nel subcosciente, finch dopo un certo tempo verr ad inquadrarsi in modo sempre pi
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definito nel sentimento di cui abbiamo parlato; si presenter allora una nuova condizione, in cui
ci che prima era concetto potr divenire presenza di una forza e si raggiunger cos uno stato
di liberazione su cui sar possibile edificare la nuova vita.
Tutti gli esercizi di sviluppo interiore saranno paralizzati se non si rompe il guscio-limite che la
vita quotidiana forma intorno all'uomo e che, anche a visione mutata, persiste nel subcosciente
umano.
(1) Questo punto fondamentale di far scendere, mediante il ritmo, nel proprio ente corporeo una conoscenza fino a
trasfondervela, pu chiarire il perch di tante ripetizioni, concettualmente inutili, dei discorsi del Buddha, come anche
di quelle che sincontrano in preghiere ed invocazioni magiche e cos via , sino allimpiego concomitante di pratiche
respiratorie dellhatha-yoga.

La lettura della monografia di Leo, "Barriere", e del simbolismo dell'aquila che, immaginandosi
serpente, striscia al suolo, ignorando le sue ali, fa venire in mente il simbolo di Quetzalcatl, il
Serpente Piumato, che di nuovo consapevole delle sue ali. [Occhi di If]

Quetzalcatl
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Leo
Il Sepente Piumato
D.H. Lawrence era un uomo libero. Chi ha seguito la sua opera ha la sensazione netta di un
uomo che sorge e che sta da s. Era libero soprattutto di fronte ai suoi lettori, non aveva
preoccupazioni di piacere n ai molti n ai pochi e nemmeno quella di farsi comprendere...Il
"Serpente Piumato" (1) forse la pi poderosa e completa fra le opere di Lawrence. In essa
non ci sono dissertazioni o argomentazioni, c' invece una atmosfera psichica che ci fa vivere
nell'anima di un paese...Si tratta del Messico moderno - cos poco conosciuto dai pi. Il
Messico un paese dove le forze occulte aborigene hanno resistito alla penetrazione della
razza dominatrice e le sono restate accanto senza venire sopraffatte... Rimandando al libro
coloro che possono interessarsi alla vicenda cos come stata drammatizzata dall'arte del
Lawrence, qui ci limitiamo a riportare un episodio culminante, non privo di elementi che hanno
un valore effettivamente esoterico. Il vecchio sangue indiano che pervade la razza messicana si
risveglia e diviene cosciente dapprima in un gruppo che, avendo ricevuto educazione europea,
si trovava a vivere in modo ancor pi forte il contrasto. Gli altri lo seguono. Si entra in un ordine
di vera e propria evocazione. Dapprima nascostamente e nella notte suona il tamburo che
chiama i fedeli...Intorno ai capi si raccoglie silenziosamente la folla e la "saturazione" cresce
presso il ritmo martellante, fino a che viene pronunciato un inno con il valore, soprattutto, di
formula magica, di mantra... allora che l'antico dio Quetzalcatl viene a manifestarsi, a entrar
di nuovo in rapporto col sangue della sua gente. Nel libro, egli cos dichiara la propria natura:
" Io sono il vivente Quetzalcatl,
nudo io vengo fuori dal profondo,
dal luogo che chiamo mio Padre.
Nudo ho percorso tutta la via del cielo,
accanto ai dormenti figli di Dio.
Fuor dalle profondit del cielo, io vengo come un' Aquila;
fuor dalle viscere della terra come un Serpente.
Tutto ci che si innalza, nell'innalzarsi della vita
fra cielo e terra, mi conosce.
Ma io sono la stella interiore invisibile,
e la stella una lampada nella mano
dello Sconosciuto Monitore.
E dietro di me il Signore, che terribile e meraviglioso
e sconosciuto a me per sempre.
E pure ho giaciuto nei fianchi ed egli mi ha generato
nello spazio madre.
Ora io sono solo sulla terra e queste cose sono mie;
le radici sono mie fin gi nell'oscuro
sentiero del Serpente;
ed i rami sono i miei nel sentiero del cielo e degli uccelli,
ma la scintilla di me, che me stesso,
pi che la mia propria.
Ed i piedi dell'uomo e le mani delle donne mi conoscono,
e le ginocchia e le cosce ed i fianchi
e le viscere della forza ed il seme sono accesi con me.
Il serpente della mia mano sinistra fuori dalle tenebre
sibila ai nostri piedi con la sua bocca di fuoco,
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che accarezza
e pone la sua forza nelle calcagne e le caviglie, le gambe
e i fianchi nostri, ed il suo cerchio di riposo
nel vostro ventre.
Perch io sono Quetzalcatl, il serpente piumato,
e non sar tra voi finch il mio serpente non avr
avvolto il suo cerchio di riposo nel vostro ventre.
Ed io Quetzalcatl, l'Aquila dell'Aria, lambisco
le vostre facce con la visione.
Io fo vento al vostro petto col mio soffio
e fabbrico il mio nido di riposo nelle vostre ossa.
Io sono Quetzalcatl, il Signore delle Due Vie."
...
(1) Ci sono scrittori i cui meriti rischiano di passare in second'ordine a causa di un pregiudizio legato, spesso, a una
sola opera. il caso di David Herbert Lawrence (Eastwood 1885- Vence 1930), autore di romanzi assolutamente
straordinari, ma nonostante tutto segnato, pi in negativo che in positivo, dal successo di un libro-scandalo quale
"L'amante di Lady Chatterley". Nella maturit, prima ancora di "Lady Chatterley", Lawrence aveva scritto quello che
forse rimane il manifesto pi eloquente delle sue idee ricorrenti, legate al sesso come forza vitale e fuori dalle
convenzioni. "Il Serpente piumato" (1926) ambientato in Messico, e segue il viaggio quasi iniziatico di una donna
americana nel mistero delle antiche religioni precristiane. In altro ambito, quello dei libri di viaggio, va infine citato un
testo estremamente godibile come "Luoghi Etruschi" (uscito postumo nel 1932), frutto di un pellegrinaggio dello
scrittore nelle antiche terre della Tuscia.
LEO
ATTEGGIAMENTI
Nel precedente saggio "Barriere" abbiamo delineato alcuni mutamenti di visione che debbono
diventare organici in noi. Certamente, occorre un lungo periodo di tempo per abbattere certe
radicate condizioni, che paralizzano ogni possibilit di realizzazione interiore. Noi ci sentiamo
liberi nel pensiero e ci sembra di aver ottenuto un grande risultato, quando esso mutato
rispetto a qualche pregiudizio tradizionale. Invece con ci siamo solo al principio. Vi sono idee
divenute parte organica di noi stessi e, al momento di tradurre in realt il compito, l'ostacolo,
superato con la mente, esiste ancora in noi e inibisce l'esperienza. Ci meravigliamo di non
ottenere risultati, perch ignoriamo che, in noi stessi, qualche cosa si opposto. Se sappiamo
tutto ci, allora ci sar possibile di prender coscienza di questo dualismo fra semplice pensiero
e costituzione interiore, fra pensieri legati al cervello e pensieri che vivono in essenza dentro di
noi, radicati in altri organi. Abbiamo accennato al ritmo. Ebbene: allorch il cervello perde
interesse al concetto conosciuto e ripetuto e lo lascia libero, allora comincia la possibilit della
discesa in noi del concetto stesso. Esso diverr in noi una forza reale.
Quello che abbiamo detto a proposito dei mutamenti di visione e del nuovo concetto infinito di
s e del mondo che, ritmizzati, divengono un nuovo senso di noi stessi e del mondo stesso,
dobbiamo ripeterlo a proposito di alcune attitudini da evocare e coltivare, che sono condizione
indispensabile dello sviluppo: esse non debbono restare alla superficie della nostra coscienza,
non basta pensarle e neanche praticarle: debbono invece penetrare fino alla radice del nostro
essere integralmente inteso.
Una di queste attitudini si pu chiamare il "SENSO DELL'ARIA". Noi possiamo vivere
nell'immaginazione l' elemento "aria", che tutto penetra e vivifica, ed anche la sua mutevolezza,
la sua silenziosa presenza, tutte le gradazioni del moto, dallo sfioramento sottile, insensibile,
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alla forza, all'impeto, alla violenza. Noi lo sentiamo infinitamente libero, senza radici, senza
origini, senza causa, pronto alle variazioni pi estreme in un batter d'occhio. Dopo che la nostra
immaginazione, impadronitasi di questo senso, l'avr sentito e vissuto, occorre trasfonderlo in
noi, farne uno stato della nostra stessa coscienza, da mantenere di fronte alle esperienze col
mondo esterno. Questa, come le altre forme d' immaginazione di cui si faccia un uso iniziatico,
deve essere trasportata dal centro della testa verso il "cuore": qui che l' immagine pu
trasformarsi in uno stato interno, divenire una qualit affine, un potere analogo. Ci che ho
chiamato il "senso dell'aria" diviene allora un senso profondo di libert di fronte a quanto vi in
noi di ereditario e di automaticamente acquisito. un liberarsi dalle catene delle reazioni
istintive, delle reazioni sproporzionate o deformi - una elasticit, che permette di far sorgere,
accanto al massimo riposo o raccoglimento, il massimo dispiegamento di forza attiva. il
sentirsi spregiudicati e pronti a ricevere conoscenze ed esperienze nella vera luce che loro
propria - senza le deformazioni istintive e affettive. Possedere tutte le forze del passato, ma
poter anche rinascere ad ogni momento con un senso di esser nuovo.

Il Senso dell'Aria
Un'altra attitudine immaginativa quella che si pu chiamare il "SENSO DEL FUOCO" o senso
del calore. Essa consiste nell' avere l'imagine del godimento benefico del calore, sentendosi
penetrati e vivificati da esso - come di vita feconda in noi e fuori di noi - presente e perenne
come la luce solare. Sentire in noi questo calore come cosa nostra, come se il sole fosse in noi,
radiante.
Questa immagine si porter spontaneamente nel "cuore" essa trover direttamente la via ai
centri sottili del cuore, poich non possibile sentirla intensamente e pur mantenerla nel
cervello. Questo centro-calore, che si desta in noi, dovr essere sempre presente nella nostra
esperienza interiore, come emozione attiva contrapposta alle emozioni riflesse e passive,
provocate da cause esteriori. Non possibile un risveglio gelido e puramente cerebrale. Tutte
le regole e gli indirizzi di educazione iniziatica non daranno frutti senza questo senso del fuoco,
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risvegliato nel cuore. per questo che gli uomini, nel passato, hanno tentata la via della
devozione - ma questa era troppo spesso inquinata da pregiudizi e da emozioni passive e non
poteva dare la conoscenza. Scendendo nel cuore, gli uomini perdevano il senso dell' io, per
disperdersi nel sensitivo-sentimentale.

Il Sole nel Cuore
facile sottovalutare le pratiche che fanno uso di immagini, sembrando esse povere cose di
fronte alle grandi promesse delle scienze esoteriche. Ma l'esperienza di chi ha tentato e
percorso vie diverse, perdendo tempo ed energie, mi spinge a far risparmiare ai nuovi venuti
errori, che lasciano lungamente la loro impronta e deformano l'armonia del nostro essere. Gli
accenni di pratiche ora esposti ci abitueranno a vivere intensamente nei movimenti interiori,
astraendo dalle impressioni sensorie e pur con tutta la vivezza e la realt proprie a queste
ultime. Avremo cos uno spontaneo sviluppo di quei poteri sottili, che agiranno nella visione
superiore.Sar pure necessario prepararsi a ci che dovremo vedere e conoscere, anticipando
la conoscenza con una visione mentale chiara di quello che ci attende. Supponiamo una
impossibilit: un uomo vissuto per tutta la sua vita in una cella buia, senza contatti umani,
senza luce e senza suoni, che d'un tratto fosse gettato fuori, in mezzo al mondo. Quel che
avverrebbe di lui sarebbe terribile. Eppure tale la condizione di colui che, avendo vissuto nella
stretta prigione dei semi, d'un tratto sentisse schiudersi la visione spirituale.
Dato anche che potesse superare il senso di smarrimento e di terrore, egli saprebbe di vedere,
ma non saprebbe dire che cosa vede e tanto meno sapere come vede. E ci che gli uomini
cercano non tanto qualche potente condizione estatica, quanto invece la coscienza e la
conoscenza del mondo spirituale in s e fuori di s.
Leo, nel saggio "Barriere", ha parlato di "un sentirsi senza limiti di spazio, di et e di potenza".
Pu allora essere utile riflettere su cosa debba intendersi per potenza magica. Proponiamo,
come spunto di riflessione, un brano tratto da "Sul Concetto di Potenza", uno dei "Saggi
sull'Idealismo Magico" di J.Evola, preceduto da una breve introduzione di tale forma di
idealismo.
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L'Idealismo Magico
[Arthos]
L'idealismo ha avuto il merito di porsi il problema della conoscenza assoluta, della certezza
gnoseologica.
Ci nonostante, dopo aver individuato le condizioni per individuare questa "certezza", si ferma.
In altre parole, la speculazione idealistica non riesce ad andare oltre se stessa, a compiere il
passo successivo, che la renderebbe capace di realizzare ci che si proposta.

Evola, sulla scorta di quanto test affermato, si scaglia contro la sinistra hegeliana tedesca e
contro i suoi epigoni europei.
Costoro (fra i quali rientra pure Gentile) si sarebbero resi colpevoli di tre gravi "peccati":
di non essere stati in grado di realizzare la conoscenza assoluta; 1.
di essersi "arresi" al mondo sensibile, alle "necessit del mondo"; 2.
di aver inoculato, nel corpo dell'Occidente, il "virus" mortale del materialismo. 3.
In definitiva, l'IO idealista rappresenta una dicotomia insanabile, che si esplica
nell'assunto dell'attualismo gentiliano, che ha la pretesa di "...abbracciare e dominare l'insieme
del mondo in un principio immanente...".

Detto questo, non possiamo non cogliere l'abissale distanza fra il filosofo Gentile e il "magico"
Barone. Del resto, lo stesso Evola a rigettare la "fumosa prosopopea" e il "pedagogismo
paternalistico" di Gentile, tanto da preferirgli Croce, al quale attribuisce "una maggiore signorilit
e chiarezza".

Tale contrapposizione, infine, trover la sua conferma anche nel campo metapolitico, dove lo
scontro si rinfocoler nelle due opposte fazioni dei "gentiliani" versus gli "Evoliani".
J. Evola
Sul Concetto di Potenza
... [Sono] da disilludere quei che fantasticano la realizzazione di una qualunque potenza,
mediante lo sfruttamento delle forze della natura, procedente dalle applicazioni delle scienze
fisico-chimiche. Gi Bacone not che, per questa via, la natura non la si comanda, che a patto
di servirla e riconoscerla: l'infinita affermazione dell'uomo, attraverso indeterminate serie di
meccanismi, dispositivi tecnici etc, un "march de dupes" [un mercato per creduloni], essa ha
per sua verit profonda un omaggio di servit e di obbedienza, una profonda negazione del
principio dell'individuale. Non si ha infatti l'affermazione centrale, che un dominare senza
condizioni, senza chiedere a nulla, fuor che alla propria potenza, la riuscita dell'azione, senza
accettare leggi, ma imponendone, dominandole o violentandole: al contrario, da ogni punto di
quella situazione, esala il riconoscimento della propria non-realt e della realt di una potenza
straniera, alla quale si va a mendicare la riuscita dell'azione: p.e. non si parler mai di
"muovere" [sic et simpliciter] una pietra, bens soltanto di "farla muovere", conformandosi a
leggi oggettive, che vengono riconosciute a priori. L'atto non semplice, non ha entro di s,
secondo possesso, ma in altro l'insieme delle condizioni, in virt delle quali riesce; la potenza
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non gli inerisce dunque per essenza, ma per accidente: la sua riuscita riposa su una cambiale e
su una contingenza. E ci perch il presupposto della tecnica la scienza positiva, la quale
essenzialmente "estravertita", non considera cio le cose nella loro profonda interiorit, in
quella loro radice per cui esse andrebbero a riconnettersi all'Io e a dipendere direttamente da
questi, bens dal di fuori, nel loro apparire fenomenico. Null'altro che questo atteggiamento
estravertito e separativo ha dato una realt autonoma alla natura, ha creato, nell'insieme di
leggi meccaniche che la reggono, un bruto fato che dissolve in nulla ogni reale consistere ed
ogni libert dell'individuo. Astraendo, nel fenomeno, dal principio spirituale, le scienze della
natura si sono preclusa a priori ogni possibilit di fornire una qualunque soluzione positiva al
problema della potenza; il quale, in massima, richiede invece che non la conoscenza preceda e
condizioni l'atto, bens che l'atto preceda e condizioni la conoscenza, v. d. che, abolito il
rapporto di esteriorit, si agisca dall'interno, dal livello di quella produttivit metafisica, dalla
quale il fenomeno o il fisico dipende. Senonch tali considerazioni - per quanto spiacevole e
mortificante sar a parecchi il doverlo riconoscere - vanno estese ben pi in l dall'ambito della
mera prasseologia; dovunque non a s , in assoluta affermazione partente dal centro, bens a
qualcosa di "altro" (1) [si] chiede la riuscita della propria azione, secondo situazioni che la
formula "non io, ma il Padre agisce in me" riassume, non si ha a che fare con una potenza,
bens con una impotenza ..
(1) E che ci, al luogo delle leggi della natura, sia l'elementale di una certa magia, le entit
sovrasensibili di un certo occultismo, la grazia del mistico, il subcosciente del moderno metodo di
autosuggestione cosciente del Cou, la divinit etc, la cosa in nulla cambia.

Shakti
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Scienza Ultima
Il Problema della Mente
[Frater Petrus]
Il saggio evoliano "Sul Concetto di Potenza" pone il seguente problema: "I rapporti attuali che
intercorrono tra scienza ed esoterismo, sono in qualche modo cambiati, da quando (1925) egli
scrisse i suoi Saggi sull'Idealismo Magico ?" Da pi parti si sente, infatti, talvolta dire che la
"scienza ultima" ha aperto degli spiragli, che possono indurre taluno a intraprendere gli studi
esoterici. Cerchiamo di accertare se ci corrisponde a verit, prendendo in considerazione un
problema cruciale dei rapporti suddetti e cio il problema di cosa sia la mente e di come
funzioni.
Una prima ipotesi, la cosiddetta "ipotesi biologica" del funzionamento della mente, ha, come
maggiori sostenitori, i premi Nobel, Crick e Edelman. Tale ipotesi sostiene che, per capire come
funziona la mente, occorre riferirsi alle caratteristiche chimico-fisiche delle cellule cerebrali (i
neuroni), e che il pensiero deve essere inteso come una propriet emergente dall'interazione
dei neuroni. La posizione di Crick sfocia in un materialismo, che respinge ogni visione
spiritualistica e nega la possibilit del libero arbitrio. Secondo questo autore, ogni decisione che
noi prendiamo non affatto libera, perch strettamente determinata dall'interazione dei
neuroni ed avrebbe potuto, almeno in linea di principio, essere prevista da un modello
matematico abbastanza accurato della nostra mente. La posizione di Edelman pi sfumata,
perch sembra ammettere la necessit di introdurre concetti e modelli non riconducibili
completamente al riduzionismo esasperato delle sole interazioni neuronali.
Non tutti i biologi e neurofisiologi la pensano come Crick e Edelman. Un importante oppositore
John Eccles, recentemente scomparso, premio Nobel per i suoi contributi alla scoperta dei
sistemi di comunicazione fra neuroni. La teoria di Eccles rifiuta decisamente il materialismo e
sostiene la presenza dell'anima, riallacciandosi quindi a tutte quelle filosofie che vedono l'uomo
come il risultato dell'interazione fra un'entit spirituale ed una materiale. Insieme al filosofo Karl
Popper, anche lui recentemente scomparso, Eccles ha sviluppato una teoria che considera il
libero arbitrio la caratteristica fondamentale dell'essere umano e che quindi rifiuta tutte le
dottrine materialistiche, sia biologiche, sia basate sull'intelligenza artificiale. Un'obiezione molto
comune che viene avanzata nei confronti del dualismo (essere umano = anima + corpo) la
violazione del principio della conservazione dell'energia, che si avrebbe nel momento in cui
l'anima agisce sul corpo, ordinandogli di eseguire una certa azione. Eccles e Popper
sostengono che questa critica, valida nell'ambito della fisica classica, non regge nell'ambito
della meccanica quantistica, dove sono possibili violazioni della conservazione dell'energia di
quantit arbitrarie, purch effettuate in un tempo molto breve.
Pi il tempo breve, maggiore la quantit di energia che possiamo produrre, mentre per
tempi molto lunghi l'energia producibile talmente piccola, che, in pratica, si pu ritenere valido
il principio di conservazione dell'energia. Secondo Eccles, l'interazione tra anima e corpo
avverrebbe a livello delle sinapsi.
Oltre ad influenzare il pensiero di Eccles e Popper e perci ad aprire la strada ad una
neurofisiologia che ammetta l'esistenza dell'anima, la meccanica quantistica ha indotto il fisico
H. A. C. Dobbs a formulare una interessante teoria, che riguarda la precognizione. Come
noto, se si intende con la parola precognizione la preveggenza di un futuro che gi esiste (che
gi " stato scritto"), allora, qualora si dimostri l'effettiva esistenza di un tale tipo di
precognizione, automaticamente viene meno la possibilit del libero arbitrio. Dobbs elabora
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invece una teoria, nella quale il termine precognizione assume un altro significato e in cui perci
tale fenomeno pu coesistere con il libero arbitrio. Il principio di indeterminazione di
Heisemberg pu essere formulato in due maniere. La prima esprime l'incertezza che si ha in
relazione alla determinazione della posizione e/o della quantit di moto di una particella. La
seconda esprime invece l'incertezza relativa all'energia della particella e all'intervallo di tempo
in cui viene determinata. Ad una conseguenza di questa seconda formulazione, valida, secondo
i calcoli di Eccles, anche per sistemi di dimensioni ridotte come le sinapsi, abbiamo gi
accennato. Dobbs mette in evidenza una ulteriore conseguenza. L'accettazione di quantit
matematicamente immaginarie di energia, abituale nella fisica quantistica per le particelle
virtuali, implica, per il legame tra le due grandezze sancito dal suddetto principio, l'accettazione
di valori immaginari anche per il tempo. Esso, perci, anzich essere graficamente
rappresentabile da un unico asse su cui porre valori numericamente reali, deve essere
rapresentato da un piano di Gauss di numeri complessi, dove esistono due assi, uno dei
numeri reali ed uno dei numeri immaginari. L'asse reale corrisponde ovviamente al tempo
dinamico ed irreversibile degli eventi della comune percezione. L'asse immaginario invece un
tempo statico, nel quale sono simultaneamente presenti, come nella memoria di un computer,
le probabilit oggettive delle diverse realizzazioni possibili degli eventi. La teoria di Dobbs
utilizza il concetto della meccanica quantistica di probabilit oggettive come tendenze che
influenzano il risultato in modo statistico, secondo il suggerimento di Karl Popper. Dice
testualmente Dobbs (in "Science and ESP" 1967): - Queste probabilit oggettive (fisiche)
"sollecitano senza determinare" (Leibniz) il manifestarsi di eventi...- Ed aggiunge:- Si immagina
che alcune di queste eventualit (quelle che hanno maggiori probabilit di avvenire a causa di
condizioni fisiche) possano produrre un tipo di informazione che io chiamo "previsione" di un
evento. Nel caso di presunta precognizione, una persona direttamente e non deduttivamente
a conoscenza di queste informazioni -. Dunque, secondo Dobbs, la precognizione la
conoscenza diretta di eventi, che probabile ma non certo che si avverino in futuro. Anche se
Dobbs non lo dice, forse a causa del suo atteggiamento filosofico, che egli stesso definisce
"fisicalista", evidente che il verificarsi di un tale tipo di precognizione nella mente di alcuni
uomini non incompatibile con l'esercizio del libero arbitrio.
Mentre Eccles e Popper si sono limitati a proporre una ipotesi di lavoro che descrive, in base
alla meccanica quantistica, l'interazione anima-corpo, alcuni dei fisici creatori di questa branca
della scienza si sono spinti fino a posizioni idealistiche. La determinazione di un limite inferiore
nella precisione di una conoscenza, concernente lo stato fisico di un sistema (cio il principio di
indeterminazione), costituisce solo uno degli aspetti legati all'influenza del processo osservativo
sui sistemi quantistici. In meccanica quantistica, ogni oggetto, sia esso un elettrone o un gatto,
pu essere, almeno in teoria, descritto da una funzione d'onda, cio una equazione che
contiene tutta l'informazione possibile su di esso. La funzione d'onda si presta a pi soluzioni :
non descrive l'accadere di un unico e determinato evento, ma "un complesso di eventi
possibili". Il passaggio dal possibile al reale ha luogo durante l'atto di osservazione o
misurazione e si manifesta attraverso il cosiddetto 'collasso della funzione d'onda', ovvero i
valori possibili per la grandezza misurata si riducono drasticamente ed istantaneamente ad
uno solo, quello che descrive lo stato del sistema cos come lo osserviamo. L'atto di
misurazione perturba lo stato del sistema il quale, da questo momento, sar descritto da una
funzione d'onda diversa dalla precedente, che ci permette di conoscere le probabilit
riguardanti la futura evoluzione del sistema, fintanto che non verr eseguita una nuova
misurazione. I fisici si sono allora chiesti: " l'osservatore che influenza il fenomeno fisico o
l'osservabile sarebbe esistito cos com', anche se l'osservatore non fosse esistito?". Secondo
la cosiddetta "interpretazione di Copenaghen" (quella di N. Bohr e seguaci) vero che la realt
quantistica esiste in uno stato indefinito e "non-oggettivo", ma non per questo necessario un
osservatore cosciente: sufficiente che avvenga una "reazione termodinamica irreversibile"
affinch lo stato non oggettivo diventi uno stato oggettivo (la misura sarebbe appunto una
interazione irreversibile). Recentemente il gruppo di R. Chiao, dell'Universit di Berkeley, ha
dimostrato che il "collasso della funzione d'onda" non necessariamente un processo
irreversibile, mandando cos a gambe all'aria l'interpretazione dei fisici di Copenaghen. Si
ripropone allora l'ipotesi che sia la coscienza dell'osservatore a determinare il collasso della
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funzione d'onda. Ci potrebbe equivalere ad affermare che tale collasso non esiste affatto al di
fuori di tale coscienza. Questa posizione quella assunta da Eugene Wigner, premio Nobel per
la fisica nel 1963, in una serie di saggi raccolti in "Simmetrie e riflessioni", Wigner ritiene che il
grado di realt della coscienza sia maggiore di quello del mondo esterno . Mentre infatti si pu
teoricamente negare l'esistenza di quest'ultimo (bench la cosa sia poco pratica) negare
l'esistenza della prima impossibile, perch ogni conoscenza (compresa quella del mondo
esterno) risiede nella coscienza.
Le teorie citate possono essere di qualche utilit a chi, provenendo dal mondo scientifico, si
imbatte nell'esoterismo; ma l'influenza negativa, sottolineata da Evola, che pu avere una
esagerata importanza data alla tecnologia e ai rimedi scientifici, da parte di chi intraprende la
via magica, da ritenersi pienamente attuale.
Arma Artis
[Frater Petrus]
Cosa rende un rito efficace? Utilizzando il simbolismo dei cinque elementi tradizionali, diremo
che, partendo dall'indifferenziazione di tutte le possibilit (etere o quinta essenza), se ne sceglie
una (fuoco); essa viene espressa mediante una formula verbale (aria) e immaginata
plasticamente (acqua), affinch partorisca l'effetto concreto (terra). Per favorire quest'ultimo
passaggio, dall'acqua alla terra, l'immagine dell'effetto voluto viene accompagnata sovente da
un gesto fisico esterno, che simboleggia e preannuncia il risultato. Chi vuole occuparsi
seriamente dei riti esoterici, deve imparare a distinguere tra "imaginatio phantastica" e
"imaginatio vera". La prima una attivit che ha come risultato l'immaginario, cio ci che viene
visualizzato interiormente e nel contempo ritenuto irreale. La seconda una attivit che ha
come risultato l'immaginale, cio ci che viene visualizzato interiormente, affinch diventi reale.

Il Gesto Magico
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L'Imaginatio Vera nella Scienza
[Frater Petrus]
Precedentemente, abbiamo indicato nell' "imaginatio vera" (da distinguersi dall' "imaginatio
phantastica") uno degli "ingredienti" dell'atto magico. Vi tuttavia il pericolo che qualcuno
consideri l'imaginatio vera come una qualit del tutto speciale , appannaggio di pochi individui e
presente nel solo atto magico. Non affatto cos: in magia viene fatto un uso consapevole e
sistematico di una facolt (l'imaginatio vera appunto) della quale gli esseri umani fanno un uso
continuo, anche in campi nei quali, di primo acchito, non si sospetterebbe la sua presenza.
Uno di essi il campo delle scienze sperimentali. Queste, secondo molti scienziati ed
epistemologi, sono costituite dal reiterarsi delle seguenti fasi:
1) l'osservazione ci fa imbattere in qualche problema;
2) si tenta di risolverlo, ad es. proponendo qualche nuova ipotesi;
3) si sottopone l'ipotesi al vaglio di controlli sperimentali.
Esaminiamo dunque, nell'ordine, queste tre fasi, al fine di individuare l'intervento dell'imaginatio
vera. La ricerca scientifica nasce, abbiamo detto, dai problemi. Un problema una incognita da
trovare, connessa con una conoscenza attuale, una falla nel nostro sapere. Val appena la pena
di rilevare che i problemi scientifici non vanno confusi con gli esercizi di matematica, chiamati
talvolta essi stessi impropriamente problemi. Gli esercizi sono infatti domande, formulate da chi
gi conosce la risposta. I veri problemi scientifici, nell'atto della loro formulazione, non hanno
invece ancora una risposta. gi nella formulazione di un problema che entra in gioco
l'imaginatio vera. essa, infatti, che ci fa suporre quali elementi entrano nel problema e quali
no e soprattutto che ci suggerisce i rapporti tra ci che si conosce e ci che si ignora, tra ci
che gi si sa e ci che si vorrebbe sapere. La semplice ragione non sarebbe sufficiente,
giacch essa in grado di effettuare connessioni logiche solo tra premesse tutte note o che
l'immaginazione ci fa considerare tali. Abbiamo gi detto che il prodotto dell'imaginatio vera,
l'immaginale (da distinguersi dall'immaginario) ha la finalit di tradursi in realt, di modificarla.
E, infatti, la vita di uno scienziato che si posto un problema, dei suoi colleghi che lo
condividono e, a volte, dello stesso popolo che ne venuto a conoscenza non pi la stessa. Il
problema entra a far parte della loro realt, condiziona il loro pensiero, colora la loro
conoscenza, i loro sentimenti, le loro relazioni umane e, in generale, il loro agire.
Posto un problema scientifico, come pu essere risolto? In primo luogo dando via libera
all'immaginazione, produttrice di ipotesi, supposizioni e congetture. Caratteristica specifica
dell'immaginazione infatti proprio l'inventare e il produrre. L'ipotesi nascente presenta
alcunch di nuovo, rispetto a ci che si conosceva; essa perci un prodotto
dell'immaginazione, senza l'opera della quale sarebbe impossibile produrre delle supposizioni,
e ci a prescindere dal fatto che possano in seguito risultare "vere" o meno. la vivacit della
facolt immaginativa a permetterci di fare continuamente supposizioni nuove. Naturalmente
l'immaginazione non opera isolatamente, ma supportata da altre facolt. Saranno
indubbiamente d'ausilio allo scienziato una buona memoria, un uso corretto della ragione, la
serenit di spirito e un amore spassionato per la verit, esente (ma non facile) da qualsivoglia
pregiudizio religioso, scientifico, politico etc. Tutte queste facolt di contorno sono condizioni
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necessarie, perch l'ipotesi sia "ben immaginata" o, come si dice abitualmente, perch sia
"seria", cio plausibile o ammissibile; ma esse, anche prese nel loro complesso, non
potrebbero, senza l'intervento dell'immaginazione, farci presupporre neanche la congettura pi
semplice ed elementare. In particolare, uno degli ausili maggiori forniti dalla ragione
all'immaginazione consiste nel fatto che, tra le condizioni d'ammissibilit, quella forse pi
importante che l'ipotesi non sia contraddittoria in s stessa , n sia in contraddizione con altri
principi considerati certi o con i fatti che si vuole spiegare. La fortuna di una ipotesi spesso poi
subordinata al fatto di trovarsi in armonia con la cultura e la civilt dell'epoca nella quale
appare, altrimenti pu dover aspettare tempi pi adatti, per essere accettata. L'immaginazione
rende perci notevoli servigi a tutte le scienze, probabilmente ad ogni ramo di esse. Non vi
praticamente scienza, infatti, che non racchiuda, nel suo seno, delle ipotesi. Esse sono dunque
in gran parte un prodotto "immaginale", nel senso da noi gi detto e, come tutto ci che
immaginale, tendono a modificare la realt. Esattamente come abbiamo gi visto per i
problemi, anche le ipotesi tendono ad influenzare il pensiero e il comportamento di scienziati e
non scienziati. Anzi sono proprio i non scienziati che spesso ne risentono maggiormente. Infatti,
la scienza, per farsi conoscere dal popolo, tende inevitabilmente a tradursi in divulgazione
scientifica. Mentre il grande scienziato di solito consapevole che le sue supposizioni o quelle
dei suoi colleghi sono solo ipotesi di lavoro, momentaneamente assumibili, fino a quando non
vengano confutate, il divulgatore, per esimersi da complicate e noiose riserve o per motivi di
propaganda, spesso presenta le ipotesi scientifiche come se fossero la realt pura e semplice.
Quale effetto di suggestione possa avere tale comportamento su persone dotate di poco senso
critico o su giovani discenti a tutti evidente.
Formulata una ipotesi risolutiva di un problema scientifico, occorre verificarla sperimentalmente.
L'immaginazione il "primum movens" di tutte le iniziative sperimentali, giacch l'esperimento,
per essere eseguito, va prima ideato ed l'immaginazione la facolt che, in larga parte,
premedita l'esperienza. Non basta: perch l'esperimento possa venir effettivamente eseguito,
debbono molto spesso essere ideati e poi costruiti i mezzi e gli apparecchi necessari. Nel
costruire un nuovo apparecchio, deve intervenire ancora una volta l'immaginazione:
l'apparecchio pi semplice ed elementare cos come il pi complesso non sono che sue
costruzioni. Dunque come l'immaginazione costruisce prodotti immaginali nel porsi problemi e
nel formulare ipotesi, ne costruisce altri quando prepara l'esperienza e allorch si inventano gli
apparecchi necessari. E qual , in tal caso, il rapporto tra immaginazione e ragione? Il
ragionamento vaglia quel che l'immaginazione produce, corregge o scarta quegli errori che
possono annidarsi non solo nell'ipotesi, ma anche nell'osservazione e nell'esperimento. La
ragione riconosce come verit o errore ci che intuito mediante l'immaginazione. In tutte le
fasi del metodo scientifico, l'immaginazione inventa, la ragione seleziona: il ragionamento
infatti un mezzo di controllo e non un metodo d'invenzione. Le verifiche sperimentali hanno
perci, in gran parte, una natura immaginale e il loro conseguente influsso sulla realt perfino
pi evidente di quello dovuto alla posizione di problemi e alla formulazione di ipotesi: le ricadute
tecnologiche delle procedure e delle strumentazioni, usate per le verifiche sperimentali, sono
frequenti, di vasta portata e producono sensibili modificazioni della vita pratica.
L'imaginatio vera agisce durante tutto l'arco di applicazione del cosiddetto metodo scientifico.
Perci, da un certo punto di vista, si potrebbe arrivare a dire che la scienza una piccola ma
efficace magia. Piccola perch le sue pretese si limitano, di solito, al cosiddetto mondo fisico o
arrivano poco pi in l. Efficace perch ormai da secoli che la cosiddetta scienza moderna
influenza notevolmente la vita di intere generazioni, contribuendo non di rado, assieme ad altri
fattori culturali, alla costruzione e al mantenimento di quelle "barriere", che Leo ha indicato
come pregiudicanti il vero opus magicum. In altri termini, l'imaginatio vera a "coagulare"
barriere attorno all'uomo ed perci sempre l'imaginatio vera, come ha indicato Leo nel saggio
"Atteggiamenti", a poter "solvere", pi o meno gradualmente, le medesime barriere.
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L'Immaginazione Scientifica
Vis Imaginativa
[Antonio d'Alonzo]
Limmaginazione sempre stata mortificata, se non addirittura guardata con sospetto dalla
filosofia classica occidentale. Per lo pi considerata, da Aristotele e Pascal, come una facolt
intermedia tra lintelletto ed i sensi; o da Kant come intermediaria tra lintuizione e lintelletto. La
riduzione dello spessore ontologico dellimmaginazione sembra, tuttavia, caratterizzare ed
appartenere soltanto ad una parte della storia della filosofia occidentale. Nellantichit, ad
esempio, i neoplatonici attribuivano una grande importanza allimmaginazione, ma anche tra i
pensatori moderni, come Nietzsche ed Heidegger, assistiamo ad una rivalutazione di questa
facolt, dilazionata nelle folgorazioni stilistiche dellincedere sillogistico o nelle rocciose
meditazioni del pensiero poetante.
Pi recentemente, autori come H. Corbin e G. Durand hanno non solo rivalutato, ma
attribuito grande importanza al potere dellimmaginazione. Il primo, esimio
islamologo, ha accreditato la nozione di mundus imaginalis, rilevando la sua
centralit specialmente nellesoterismo shiita.
Il secondo ha dato vita ad una nuova disciplina lImmaginario, che riscuote un
certo successo, specialmente in Francia.
Nellambito dellepistemologia novecentesca, da segnalare la centralit del
concetto in G. Bachelard. Nella riflessione dellepistemologo francese,
limmaginazione brandita come unarma per annullare le vecchie costruzioni
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teoriche, ma anche per sconfessare lesagerata importanza attribuita ad alcuni
fattori relazionali come la dialettica tra lintuizione ed il senso comune. In particolare,
Bachelard scrive di veri e propri punti di discontinuit nella storia del sapere,
regressioni o momenti darresto, le c.d. rotture epistemologiche (concetto che poi
sar sviluppato dallo strutturalismo etnologico di Lvi Strauss e dal
poststrutturalismo anti-umanistico di M. Foucault). La teoria bachelardiana,
allinterno della riflessione epistemologica, trover comunque la sua estensione
nellanarchismo metodologico di Kuhn, Lakatos ed, in particolare, di Feyerabend.
Nella storia delle correnti esoteriche occidentali, alla vis imaginativa attribuito il
compito di decifrare i segni del mondo, le ierofanie; ma anche quello di utilizzare
questi intermediari per realizzare la gnosi, per disvelare la Natura o per sublimare il
S. Nel De occulta philosophia, H. C. Agrippa descrive limmaginazione come forza
magica, capace dinfluenzare, mediante il potere degli astri, la salute ed il destino
altrui. Anche per Giordano Bruno limmaginazione il principale strumento del
processo magico. Per Ficino, limmaginazione pu produrre negli altri la paura, il
desiderio, il dolore ed il piacere. Secondo un aneddoto rinascimentale, una giovane
donna spagnola, dopo aver appeso nella sua stanza da letto un quadro che
riproduceva un gruppo detiopi, partor un neonato di colore.
Per Paracelo, la vis imaginativa diventa intermediaria tra il pensiero e lessere,
incarna il pensato nellimmagine. Gemth (lAnima), la Fede e lImmaginazione
rappresentano le tre grandi risorse umane. La Gemth irrompe come potenza
siderale nelluomo e costituisce lapertura allInvisibile. La Fede produce la vis
imaginativa, che struttura nellanima un centro di forza capace di generare e di
formare i corpi astrali e fisici. LImmaginazione un seme che produce immagini
nellanima, capaci- se adeguatamente vivificate e potenziate- di svilupparsi e
dincarnarsi come fossero dei neonati. LImmaginazione, per Paracelso, una
sementa magica. Ma con Boheme che limmaginazione acquista un valore
ontologico: il teosofo tedesco il primo a formulare una vera e propria metafisica del
desiderio. Gichtel completa lopera del suo maestro, dando allimmaginazione un
fondamento teogonico e cosmogonico. O. Croll la paragona alla scintilla, che per
quanto minuscola, pu provocare un incendio. Per Van Helmont, comunque, la vis
imaginativa riservata soltanto alluomo- che in quanto immagine del Creatore
pu creare e vivificare a sua volta le idee.

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