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i superiore alla temperatura di rugiada e in ogni modo non inferiore a 14C, per le
partizioni e chiusure, (compresi i ponti termici), degli spazi per attivit principale (il
valore della temperatura di rugiada in funzione della temperatura dellaria interna e
dellumidit relativa). Per le pareti interne ed esterne consigliato che la temperatura
delle pareti sia compresa in un intervallo di 3 C rispetto alla temperatura dellaria;
opportuno provvedere alla coibentazione delle superfici nelle quali possono formarsi
ponti temici, quali colonne, montanti, velette, punti dangolo ecc.
i 27C (+ 2C di tolleranza) per pavimenti a pannelli radianti in spazi per attivit
principale, secondaria e per spazi di circolazione e collegamento interni allunit
immobiliare.
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Figura 3.3: rapporto uomo-ambiente termico e diagramma bioclimatico di Szokolay, 1984 (da
Cuppini)
Per valutare tecnicamente le condizioni termoigrometriche di un ambiente si usa di norma
il diagramma psicrometrico. Ogni punto del diagramma individua una condizione
termoigrometrica interna: umidit relativa (curve inclinate, con valori da 0 a 100%),
temperatura a bulbo secco (ascissa), umidit specifica, o quantit di vapor acqueo nellaria
(ordinata), entalpia (rette inclinate). Il diagramma psicrometrico ha un uso variegato nella
valutazione delle condizioni termoigrometriche; si utilizza, per esempio, per dimensionare un
impianto meccanico di condizionamento (importanti le trasformazioni ad entalpia costante).
In generale, le trasformazioni negli ambienti avvengono anche a umidit assoluta costante
(riscaldamento, raffrescamento), a temperatura costante (umidificazione, deumidificazione),
ad umidit relativa costante.
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3-6
3.2.2. Ventilazione
Legata al ricambio daria, la ventilazione degli spazi chiusi uno dei requisiti che
concorrono al mantenimento dellequilibrio omeostatico delluomo ed in particolare al
soddisfacimento dellesigenza del benessere termoigrometrico e del benessere respiratorioolfattivo. La ventilazione pu essere di tipo meccanico o naturale.
La ventilazione finalizzata a:
controllare il grado di umidit relativa, per garantire adeguati livelli di benessere
igrotermico invernale, contenere gli effetti della condensa del vapore ed evitare la
formazione di colonie microbiche;contribuire al raggiungimento di un sufficiente
benessere igrotermico estivo;
assicurare le condizioni di benessere respiratorio olfattivo;
assicurare un adeguato ricambio daria, per evitare la presenza di impurit dellaria e
di gas nocivi;assicurare lafflusso dellaria richiesta dalla combustione nei locali in cui
sono installati apparecchi a combustione.
Il livello di prestazione espresso in numero di ricambi daria orario n [m3/hm3]. Il numero
di ricambi d'aria orario n rappresenta il rapporto tra il volume dello spazio e il volume daria
rinnovato in unora allinterno del medesimo spazio.
I ricambi daria si distinguono in: continui, se ottenuti attraverso la permeabilit degli
infissi e attraverso le prese daria esterne; discontinui, se avvengono con il controllo da parte
dellutente, ad esempio, tramite lapertura delle finestre, oppure tramite la ventilazione
meccanica comandata dallutente. Qualora la permeabilit degli infissi e le prese d'aria esterna
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non riescano a garantire il raggiungimento dei ricambi daria continui prescritti, occorre
ricorrere anche alla ventilazione continua meccanica.
Vi sono metodi di calcolo per ricami daria continui, che tengono conto del tipo di
serramento e delle sue propriet di tenuta allaria; per il calcolo dei ricambi discontinui, si ha
una formula proposta dal Reg. Ed. Tipo, valida per infissi schematizzabili come rettangolari:
n=
SL h
10 3
2,5 V
dove
SL = base della superficie libera x altezza della superficie libera h [m2]
V = volume dellambiente considerato [m3]
In base alla normativa, negli edifici di nuova costruzione e nelle ristrutturazioni edilizie si
hanno i seguenti valori:
Spazi per attivit principale:
superficie apribile > 1/8 della superficie di pavimento (ricambio discontinuo),
n > 0,5 m3/hm3,
in particolare per le cucine, comprese quelle in nicchia, o zona cottura:- superficie
apribile > 1/8 della superficie di pavimento (compresa la superficie della zona cottura).n > 0,5 m3/hm3 e, in aggiunta, n > 3 m3/hm3 (ricambio discontinuo) da ubicare in
corrispondenza dei punti di cottura, con collegamento esterno tramite canna di
esalazione.
Bagni, servizi igienici:
n > 0,5 m3/hm3 se dotati di apertura allesterno,
n > 5 m3/hm3 se non dotati di apertura allesterno, assicurata da di impianto di
estrazione forzata (ricambi discontinui).
Spazi di circolazione e collegamento ad uso comune:
n > 0,5 m3/hm3,
nelle scale i ricambi discontinui devono essere garantiti dalla presenza di finestre
apribili ovvero devono essere garantite adeguate condizioni di sicurezza e di igiene
Nei locali in cui sono installati apparecchi a gas di tipo A o B o apparecchi di cottura deve
affluire tanta aria quanta ne viene richiesta dalla combustione (punto 3.1 della UNI 7129).
Tipo A sono gli apparecchi previsti per non essere collegati a un condotto o a un dispositivo di evacuazione
dei prodotti della combustione verso lesterno del locale.
Tipo B sono gli apparecchi previsti per essere collegati a un condotto o a un dispositivo di evacuazione dei
prodotti della combustione verso lesterno del locale; laria comburente prelevata direttamente nellambiente
dove gli apparecchi sono installati.
Nella UNI 7129 (norme per la sicurezza per gli apparecchi a gas per uso domestico aventi
portata termica non superiore a 35 kW) si dice che lafflusso dellaria di combustione deve
preferibilmente avvenire per via diretta tramite aperture permanenti praticate sulle pareti
esterne dei locali da ventilare o condotti di ventilazione singoli oppure ramificati.
In base al punto 3.2 della Uni le aperture su pareti esterne del locale da ventilare devono:
avere sezione libera netta di almeno 6 cm2 per ogni kW con un minimo di 100 cm2;
essere situate ad una quota prossima a quella del pavimento e, ove questo non sia
possibile, la sezione dovr essere aumentata di almeno il 50%.
Per gli apparecchi a gas privi del dispositivo di sicurezza per assenza di fiamma, le
aperture di ventilazione devono essere maggiorate del 100% con un minimo di 200 cm2.
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Figura 3.8: criteri progettuali e uso della vegetazione per il controllo del vento e della
temperatura (da Cuppini).
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Figura 3.9: flusso daria nella ventilazione naturale interna degli edifici (ventilazione
trasversale) in rapporto a posizione e dimensione delle aperture (da Cuppini).
Gli edifici rurali della pianura emiliana sono sempre stati sensibili alle condizioni
ambientali orientando i lati lunghi sullasse Est-Ovest. Per riparare dalleccessivo
soleggiamento i portici erano orientati a Sud; la ventilazione naturale dellabitazione e della
parte rustica erano controllate attraverso opportune aperture.
Figure 3.10, 3.11: orientazione sullasse Est-Ovest degli edifici rurali, disposti in tal modo
anche per favorire la ventilazione trasversale in direzione Nord-Sud; a sinistra posizione delle
ombre durante il pomeriggio. Anche oggi una progettazione sensibile allambiente dovrebbe
tenere in considerazione i movimenti naturali dellaria specifici del luogo, in modo tale che le
brezze estive agiscano in modo efficace ed i venti invernali freddi siano ostacolati.
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Figure 3.12, 3.13: ventilazione trasversale negli edifici rurali; i fori nella muratura dei fienili
(gelosie) permettono la ventilazione degli ambienti e la riduzione del tasso di umidit.
Figura 3.14: le torri del vento nellarchitettura del deserto sfruttano il differenziale di
pressione dellaria, dovuto alla velocit del vento e al calore delle torri; i canali sotterranei
permettono di aumentare il tasso di umidit relativa, contribuendo al comfort degli ambienti
interni.
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(t t )
Q
= (ti te ) K = i e =
1
A
R
i
(ti te )
+
+
j =1
sj
ove
ti e te = temperature interna ed esterna,
R = resistenza termica della parete,
K (chiamata anche U)= trasmittanza termica della parete (inverso della resistenza),
j = conducibilit termica del materiale dello strato j (W/m K), sj spessore dello strato j di
parete.
1 1
e
= coefficienti di scambio liminare termico interno ed esterno, con i, e coefficienti
i e
di adduzione interno ed esterno, che misurano lo scambio termico dallaria alla superficie
della parete e dalla superficie della parete allaria per il fenomeno di adduzione, che una
combinazione tra irraggiamento e convezione.
La trasmittanza misura quindi la quantit di calore che attraversa un elemento strutturale
della superficie di 1 mq in presenza di una differenza di temperatura di 1 grado tra l'interno e
l'esterno. Pi il valore basso, migliore l'isolamento della struttura in esame.
La predisposizione di opportuni strati di isolamento termico permette di innalzare la tsi fino
a quasi il valore della temperatura interna, giocando sulla resistenza termica della parete.
La temperatura nello strato r data da:
r s
r s
1
(t t ) 1
tr = ti k (ti te ) + + j = ti i e + + j
R
j =1 j
j =1 j
i
i
t si = ti
(ti te ) = ti
(ti te )
i R
Le condensazioni allinterno degli elementi edilizi dipendono dal fatto che il vapor dacqua
si diffonde attraverso i materiali edilizi, spesso porosi, o migra per effetto di moti convettivi
dellaria interna calda e umida attraverso discontinuit e fessure. Questo avviene per diversit
di concentrazione e per differenza di pressione.
Negli ambienti abitati e riscaldati, in clima invernale, si hanno pressioni parziali del vapor
dacqua maggiori di quelle esterne; nei vari strati della parete o della copertura si creano
pressioni di vapore che dipendono dalla resistenza che gli stessi presentano alla diffusione del
vapore. Quando si raggiunge il valore di saturazione si hanno condensazioni. Il fenomeno
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della diffusione del vapore attraverso una parete pu essere studiato, analogamente allo
scambio termico, accettando ipotesi semplificative analoghe a quelle relative allo scambio
termico.
La densit di flusso del vapore G vale:
G ( pi pe )
=
=
A
Z tot
( pi pe )
kg
2
mh
s
N
j j
n
j =1
1,81
R T
T
e D = 0,083
N= D
D
273
hPa
kg
dove
pi e pe = pressioni parziali del vapor dacqua dellambiente interno ed esterno (Pa),
Ztot = resistenza alla diffusione della parete (h m2 Pa/kg),
sj = spessore dello strato j di parete
j = fattore di resistenza alla diffusione del vapore (espresso in rapporto alla resistenza
dellaria: aria = 1)
R = costante caratteristica del vapor dacqua: 462 J/(kg K),
T = temperatura assoluta (K),
D = coefficiente di diffusione del vapor dacqua nellaria statica (m2/h),
In prima approssimazione, per calcoli semplificativi e procedimenti grafici si pu assumere
N= 1,5x106.
La pressione del vapore nello strato r vale:
pr = pi
( pi pe )
Z tot
s
j =1
j N
3-15
Figure 3.15, 3.16: a sinistra, diagramma di Glaser. A destra, fenomeni igrometrici allinterno
di una parete.
Dal punto di vista igrometrico una parete esterna (chiusura verticale) sottoposta agli
agenti atmosferici esterni (pioggia, neve), alle infiltrazioni di acqua dal sottosuolo, alle
condensazioni del vapor dacqua prodotto internamente. Tali fenomeni possono provocare il
deposito di sali allinterno della parete.
Il comfort visivo riguarda due aspetti: la qualit della luce e la qualit di veduta. Il
progettista pu intervenire sulla qualit della luce ottimizzando lo sfruttamento della luce
naturale.
I parametri esterni che intervengono nella progettazione dellilluminazione naturale sono
larea visibile del cielo e larea visibile di superficie riflettente lorientamento delle aperture.
I parametri interni di progetto sono larea vetrata in rapporto alle superfici interne
(dimensioni e distanze) e la riflettivit delle pareti (materiali, colori, ostacoli). Inoltre vi sono
fattori di correzione come il tipo di vetro (qualit e trasparenza), la presenza di schermature,
ecc.
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FLDm =
t A
S (1 rm )
dove
t = coefficiente di trasparenza del vetro, che varia in genere da 0,8 a 0,9 e dipende anche
dallubicazione delledificio, dalla giacitura della finestra e dallattivit svolta;
A = area della superficie trasparente della finestra [m2],
= fattore finestra, inteso come rapporto tra illuminamento della finestra e radianza del cielo,
che varia da 0 a 50% in base alla posizione dellapertura rispetto al cielo visibile;
= coefficiente che tiene conto dellarretramento del piano della finestra rispetto al filo
esterno della facciata e varia pure da 0,2 a 1;
rm = coefficiente medio di riflessione luminosa delle superfici interne, comprese le finestre,
che varia da 0,2 per superfici scura a 0,9 per superfici chiare;
S = Area delle superfici interne che delimitano lo spazio [m2].
I coefficienti sopra menzionati si ottengono da tabelle e grafici appositi.
Il requisito di illuminazione naturale convenzionalmente soddisfatto con il semplice
rapporto di 1/8 tra superficie finestrata e superficie dellambiente interno (pi veloce da
calcolarsi, ma meno preciso).
In realt si potrebbe usare il rapporto 1/8 solose sono rispettate le seguenti condizioni:
nel rapporto di illuminazione Ri > 1/8 esclusa quella posta ad unaltezza compresa tra
il pavimento e 60 cm, ed al netto di velette, elementi architettonici verticali del
medesimo organismo edilizio che riducano l'effettiva superficie illuminante (es. pilastri,
colonne, velette esterne, ecc.);
le superfici vetrate hanno coefficienti di trasparenza t > 0,7;
la profondit dello spazio (ambiente), misurata perpendicolarmente al piano della parete
finestrata, minore od uguale a 2,5 volte l'altezza dal pavimento del punto pi alto della
superficie trasparente dellinfisso;
per finestre che si affacciano sotto porticati, il rapporto di illuminazione Ri va calcolato
con riferimento alla superficie del pavimento dello spazio interessato, aumentata della
quota di superficie del porticato prospiciente lambiente stesso;
per le finestre con superficie trasparente ostruita da balconi o aggetti di profondit
superiore a 1 m, la dimensione della superficie illuminante dovr essere aumentata di
0,05 m2 ogni 5 cm di ulteriore aggetto oltre 1 m.
Queste regole per il calcolo del livello di illuminamento, variano da comune a comune
e si trovano nei regolamenti edilizi.
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Figura 3.17: parametri e criteri progettuali per il controllo del comfort visivo e acustico (da
Cuppini).
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Figura 3.18: carta del sole o diagramma solare per una latitudine di 45. Il diagramma
permette di calcolare inclinazione zenitale ed azimutale del sole nei mesi dellanno e durante
le ora del giorno per ogni latitudine terrestre. Laltezza zenitale si misura spostandosi dal
centro delle circonferenze verso lesterno, da 90 a 0. Sovrapposto alla pianta delledificio, il
diagramma serve a controllare lombreggiamento.
Figure 3.19, 3.20: a sinistra, studi di Le Corbusier per il controllo della radiazione solare
diretta; a destra edificio contemporaneo, con facciata progettata con elementi (brise-soleil)per
tale controllo.
3-19
Figure 3.21, 3.22: elementi tradizionali (persiana) per il controllo dellilluminazione naturale.
Esempi di elementi frangisole moderni regolabili per impedire la radiazione solare diretta in
rapporto allinclinazione del sole nei vari mesi dellanno.
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Figure 3.24, 3.25: barriera antirumore e protezione acustica della parete esterna di un edificio.
Quando unonda sonora viene a contatto con un materiale, per esempio quando investe una
parete, si suddivide in tre componenti:
onda riflessa
onda assorbita
onda trasmessa
Indichiamo ora con Ia, Ir, It le intensit sonore delle tre componenti e con Ii lintensit
incidente cio lintensit che ha londa appena prima di entrare in contatto con il materiale, si
ottiene:
Ii = Ia + Ir + It
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1 n
L 2 = 10 log 10 10
n i =1
Le misure dei livelli Li devono essere eseguite in numero di n per ciascuna banda di terzi di
ottava. Il numero n il numero intero immediatamente superiore ad un decimo del volume
dellambiente; in ogni caso, il valore minimo di n cinque;
T il tempo di riverberazione nellambiente ricevente, in sec;
T0 il tempo di riverberazione di riferimento assunto, pari a 0,5 s;
4. il livello di rumore di calpestio di solai normalizzato (Ln) definito dalla norma EN ISO
140-6:1996:
5. LASmax: livello massimo di pressione sonora, ponderata A con costante di tempo slow;
6. LAeq: livello continuo equivalente di pressione sonora, ponderata A.
Gli indici di valutazione che caratterizzano i requisiti acustici passivi degli edifici sono:
a. indice del potere fonoisolante apparente di partizioni fra ambienti (Rw) da calcolare
secondo la norma UNI 8270:1987, Parte 7^, par. 5.1.
b. indice dellisolamento acustico standardizzato di facciata (D2m,nT,w) da calcolare secondo le
stesse procedure di cui al precedente punto a.;
c. indice del livello di rumore di calpestio di solai, normalizzato (Ln,w) da calcolare secondo
la procedura descritta dalla norma UNI 8270:1987, Parte 7^, par. 5.2.
La rumorosit prodotta dagli impianti tecnologici non deve superare i seguenti limiti:
a) 35 dB(A) LAmax con costante di tempo slow per i servizi a funzionamento discontinuo;
b) 25 dB(A) LAeq per i servizi a funzionamento continuo.
Le misure di livello sonoro devono essere eseguite nellambiente nel quale il livello di
rumore pi elevato. Tale ambiente deve essere diverso da quello in cui il rumore si origina.
Al fine di ridurre lesposizione umana al rumore, i valori limite previsti dal DPCM sono
riportati in tabella. Questi livelli sonori vengono misurati strumentalmente alla fine dei lavori
di costruzione.
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Tabella 3.2: requisiti acustici passivi degli edifici, dei loro componenti e degli impianti
tecnologici.
Categorie di cui alla
Parametri
Tab. A
Rw (*)
D2m,nT,w
Ln,w
LAsmax
LAeq
1. D
55
45
58
35
25
2. A, C
50
40
63
35
35
3. E
50
48
58
35
25
4. B, F, G
50
42
55
35
35
(*) Valori di Rw riferiti a elementi di separazione tra due distinte unit immobiliari.
Nota: con riferimento alledilizia scolastica, i limiti per il tempo di riverberazione sono quelli riportati
nella circolare del Ministero dei lavori pubblici n. 3150 del 22 maggio 1967, recante i criteri di
valutazione e collaudo dei requisiti acustici negli edifici scolastici.
In Italia vigente un Decreto Ministeriale del 05-07-75, che pone alcune regole generali a
livello nazionale ma molto vincolanti per gli alloggi, riguardo:
In particolare:
Altezze (DM 05-07-75)
Laltezza minima interna utile dei locali adibiti ad abitazione fissata in m 2,70 riducibili a
m 2,40 per i corridoi, i disimpegni in genere, i bagni, i gabinetti ed i ripostigli.
Nei comuni montani al di sopra dei m 1000 sul livello del mare pu essere consentita,
tenuto conto delle condizioni climatiche locali e della locale tipologia edilizia, una riduzione
dell'altezza minima dei locali abitabili a m 2,55.
Superfici (DM 05-07-75)
Per ogni abitante deve essere assicurata una superficie abitabile non inferiore a mq 14, per i
primi 4 abitanti, ed a mq 10, per ciascuno dei successivi.
Le stanze da letto debbono avere una superficie minima di mq 9, se per una persona, e di
mq 14, se per due persone.
Ogni alloggio deve essere dotato di una stanza di soggiorno di almeno mq 14.
Le stanze da letto, il soggiorno e la cucina debbono essere provvisti di finestra apribile.
Ferma restando l'altezza minima interna di m 2,70, l'alloggio monostanza, per una persona,
deve avere una superficie minima, comprensiva dei servizi, non inferiore a mq 28, e non
inferiore a mq 38, se per due persone.
Temperatura interna (DM 05-07-75)
Gli alloggi debbono essere dotati di impianti di riscaldamento ove le condizioni climatiche
lo richiedano.
La temperatura di progetto dell'aria interna deve essere compresa tra i 18C ed i 20C e
deve essere uguale in tutti gli ambienti abitati e nei servizi, esclusi i ripostigli. Nelle
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condizioni di occupazione e di uso degli alloggi, le superfici interne delle parti opache delle
pareti non debbono presentare tracce di condensazione permanente.
Illuminazione naturale (DM 05-07-75)
Tutti i locali degli alloggi, eccettuati quelli destinati a servizi igienici, disimpegni, corridoi,
vani-scala e ripostigli debbono fruire di illuminazione naturale diretta, adeguata alla
destinazione d'uso.
Per ciascun locale d'abitazione, l'ampiezza della finestra deve essere proporzionata in
modo da assicurare un valore di fattore luce diurna medio non inferiore al 2%, e
comunque la superficie finestrata apribile non dovr essere inferiore a 1/8 della superficie del
pavimento.
Per gli edifici compresi nell'edilizia pubblica residenziale occorre assicurare, sulla base di
quanto sopra disposto e dei risultati e sperimentazioni razionali, l'adozione di dimensioni
unificate di finestre e, quindi, dei relativi infissi.
Ventilazione (DM 05-07-75)
Quando le caratteristiche tipologiche degli alloggi diano luogo a condizioni che non
consentano di fruire di ventilazione naturale, si dovr ricorrere alla ventilazione meccanica
centralizzata immettendo aria opportunamente captata e con requisiti igienici confacenti.
comunque da assicurare, in ogni caso, l'aspirazione di fumi, vapori ed esalazioni nei
punti di produzione (cucine, gabinetti, ecc.) prima che si diffondano.
Il posto di cottura, eventualmente annesso al locale di soggiorno, deve comunicare
ampiamente con quest'ultimo e deve essere adeguatamente munito di impianto di aspirazione
forzata sui fornelli.
La stanza da bagno deve essere fornita di apertura all'esterno per il ricambio dell'aria o
dotata di impianto di aspirazione meccanica.
Nelle stanze da bagno sprovviste di apertura all'esterno proibita l'installazione di
apparecchi a fiamma libera.
Per ciascun alloggio, almeno una stanza da bagno deve essere dotata dei seguenti impianti
igienici: vaso, bidet, vasca da bagno o doccia, lavabo.
Materiali (DM 05-07-75)
I materiali utilizzati per le costruzioni di alloggi e la loro messa in opera debbono garantire
unadeguata protezione acustica agli ambienti per quanto concerne i rumori da calpestio,
rumori da traffico, rumori da impianti o apparecchi comunque installati nel fabbricato, rumori
o suoni aerei provenienti da alloggi contigui e da locali o spazi destinati a servizi comuni.
Alluopo, per una completa osservanza di quanto sopra disposto occorre far riferimento ai
lavori ed agli standards consigliati dal Ministero dei lavori pubblici o da altri qualificati
organi pubblici.
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3-26
Dal punto di vista termico un fattore importante ai fini del riscaldamento invernale
caratterizzato dal rapporto tra superficie esterna disperdente delledificio e volume riscaldato.
A parit di volume negli edifici laumento delle superfici a contatto con lambiente esterno
provoca un aumento delle dispersioni di calore.
Le dispersioni di calore di un ambiente verso lesterno (in inverno) avvengono per:
conduzione, convenzione e irraggiamento dei materiali di involucro
ventilazione
Gli apporti di calore provengono dallinterno (apparecchiature, calore umano,
illuminazione, ecc.) e dagli apporti solari.
Nel bilancio termico di un edificio il fabbisogno termico dello spazio riscaldato Qh, per
ciascun periodo di calcolo, dato dalla relazione:
Qh = QI Qg
dove la dispersione termica QI data dalla somma di QT e QV, con:
QT = energia dispersa per trasmissione
QV = energia dispersa per ventilazione
= fattore di riduzione degli apporti termici che tiene conto del comportamento dinamico
delledificio.
Gli apporti termici Qg sono dati dalla somma di Qs e Qi, con:
Qs = contributo dovuto alla radiazione solare
Qi = apporto di energia dovuto alle sorgenti interne
3-27
Nei calcoli di normativa (Dlgs 192/2005 e sue integrazioni) della dispersione per
trasmissione si trascurano le caratteristiche di radiazione e di inerzia termica dei materiali e
per semplicit ci si basa sulle dispersioni che dipendono dalle caratteristiche di trasmittanza
delle pareti, cio dalla quantit di calore trasmessa per conduzione attraverso la superficie
delle pareti per ogni grado di differenza di temperatura. Alle pareti viene comunque richiesta
uninerzia termica minima.
Figure 3.29, 3.30, 3.31: isolamenti termici di facciata a cappotto, nellintercapedine, e con
parete ventilata (da catalogo Styrodur).
Tabella 3.3: valori di trasmittanza (Dlgs 311/2006); zona E, vari comuni in Emilia-Romagna.
01-01-10
0,62
0,48
0,40
0,36
0,34
0,33
0,43
0,41
0,43
0,41
zona
climatica
A
B
C
D
01-01-06
0,85
0,64
0,57
0,50
01-01-08
0,72
0,54
0,46
0,40
E
F
0,46
0,44
0,37
0,35
0,32
0,31
0,30
0,29
0,38
0,36
0,33
0,32
3-28
(W/m K)
M Kg/m
150
200
250
300
350
400
fa
fa
fa
fa
fa
fa
<0,4
0,45
6
0,35
8
0,25
10
0,15
12
0,10
14
0,07
16
0,4 0,6
0,48
6
0,40
8
0,30
9
0,20
10
0,15
12
0,12
14
0,6 0,8
0,54
6
0,46
8
0,35
9
0,27
10
0,20
12
0,14
14
>0,8
0,60
6
0,50
8
0,43
8
0,27
10
0,20
12
0,14
14
U la trasmittanza termica della parete (calcolato come da scheda 2.1.1)
M la massa fisica areica della parete [ottenuta come somma dei prodotti della massa volumica (mv) di ciascuno strato per
il relativo spessore(s)].
Tabella 3.5: coefficiente di sfasamento per pareti verticali con isolamento concentrato.
Tipo di parete
Muratura portante:
- con isolamento concentrato
Muratura non portante:
- con isolamento concentrato
Pareti di tamponamento:
- prefabbricate multistrato
- pareti finestrate
Posizione isolamento
Interno
Intermedio
Esterno
Interno
Intermedio
Esterno
Isolante spessore 6 cm
11
11
11
8
8
8
4
0
Come metodo di verifica della capacit di accumulo della parete, nota la trasmittanza
termica della parete (U), il suo spessore (s) e la sua massa volumica (mv), possibile
individuare i rispettivi coefficienti di sfasamento ( ) e di attenuazione (fa) per mezzo delle
tabelle sopra.
La strategia progettuale che si base sullelevata inerzia termica quella dellimpiego di
murature di involucro pesanti. Queste devono avere una elevata capacit termica e una
bassa conduttivit termica. Un buon risultato uno sfasamento maggiore di 9 ore ed un
coefficiente di attenuazione inferiore a 0,35.
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Questo parametro dipende dal rapporto S/V tra superficie del volume riscaldato
delledificio e volume delledificio (la tabella contempla valori da 0,2 a 0,9) e dalla zona
climatica italiana, che fornisce i Gradi Giorno, cio il prodotto tra i giorni di riscaldamento
durante lanno e le differenze giornaliere tra esterno e parte riscaldata delledificio. Per
ottenere lindice, il consumo energetico delledificio viene diviso per la superficie utile
delledificio, espressa in m2.
Tabella 3.6: indice di prestazione energetica perla climatizzazione invernale.
Rapporto di
forma
delledificio
S/V
Zona climatica
A
Fino a
600 GG
a 601
GG
a 900
GG
0.2
0.9
10
45
10
45
15
60
0.2
0.9
9,5
41
9,5
41
14
55
0.2
0.9
8,5
36
8,5
36
12,8
48
C
a 901
GG
E
a 1400
GG
a 1401
GG
Valori vigenti
15
25
25
60
85
85
Dal 1 gennaio 2008
14
23
23
55
78
78
Dal 1 gennaio 2010
12,8
21,3
21,3
48
68
68
a 2100
GG
a 2101
GG
a 3000
GG
F
oltre
3000
GG
40
110
40
110
55
145
55
145
37
100
37
100
52
133
52
133
34
88
34
88
46,8
116
46,8
116
3-30
Figure 3.36, 3.37: edifici a Solar City in Austria. Sono edifici sensibili al clima e a basso
consumo energetico, che in particolare sfruttano lorientamento a Sud per immagazzinare
energia attraverso vetrate e serre solari, proteggono le facciate a Sud dai raggi solari nei
periodi di maggiore irraggiamento, hanno involucri con elevate propriet di isolamento termoacustico, soprattutto nelle pareti a Nord, fanno uso di impiantistica innovativa a basso
consumo energetico.
3-31