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Raffaele Macina

La Puglia
dallUnit dItalia al fascismo

Edizioni Nuovi Orientamenti

CAP. III

LEMIGRAZIONE PUGLIESE
FRA OTTOCENTO E NOVECENTO
Il nuovo stato unitario italiano fu fortemente colpito dal fenomeno
dellemigrazione, che determin un vero e proprio esodo in un primo
momento (1876-1900) dalle regioni settentrionali, ed in seguito (inizi
del 900) da quelle meridionali. Le cifre del fenomeno sono imponenti:
nei suoi primi cinquantacinque anni di storia, il nuovo stato perde pi
di 14 milioni di cittadini, un numero, cio, pari al 64% della sua popolazione al momento del conseguimento dellUnit.
Fra le grandi regioni meridionali, la Puglia lultima ad essere interessata dallemigrazione che, per, a partire dagli anni Dieci del Novecento, assume quasi un carattere fisiologico che convive, purtroppo
ancora oggi, con i processi demografici regionali.
Prima dellemigrazione, intesa come partenza durevole o definitiva,
la Puglia percorsa, per, da grandi migrazioni stagionali interne che,
per alcuni mesi dellanno, determinano da un lato lo svuotamento dei
paesi della provincia di Bari e della Terra dOtranto e dallaltro il raddoppio della popolazione dei grandi centri cerealicoli della Capitanata.
Allinterno di questo grande fenomeno migratorio, assai dolorosa
poi quella pagina di storia che riguarda alcuni emigrati pugliesi, spesso
andati via dalla Puglia e dallItalia per le loro idee, che finiscono collessere processati e condannati nei nuovi Paesi proprio per motivi politici.
Emblematico, al riguardo, il caso di Giuseppe Sgovio, un modugnese
emigrato agli inizi del Novecento in U.S.A., che sperimenter sulla sua
pelle il naufragio dei suoi ideali di libert e di giustizia sociale: sar,
infatti, prima processato ed espulso dallAmerica ed in seguito, giunto
in Unione Sovietica, confinato nei gulag.
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1. DALLE MIGRAZIONI STAGIONALI ALLEMIGRAZIONE


Lemigrazione pugliese nella seconda met dellOttocento
Il problema dellemigrazione pugliese fra 800 e 900 richiede due
premesse: per tutto lOttocento, la Puglia, in misura ancor meno significativa rispetto alle altre regioni dellItalia meridionale, che pure non
alimentano grandi flussi migratori, partecipa in modo del tutto marginale al fenomeno dellemigrazione, che, invece, tocca prevalentemente
le regioni dellItalia settentrionale, in particolare il Veneto, il Friuli, il
Piemonte e la Lombardia; necessario distinguere, allinterno dei flussi
migratori pugliesi, una prima fase, che va dagli anni Sessanta alla fine
dellOttocento, durante la quale il fenomeno assai modesto, ed una
seconda fase, che interessa il primo ventennio del Novecento, fatta eccezione per gli anni della prima guerra mondiale, durante la quale si ha
una impennata delle partenze.
I motivi per i quali la Puglia giunge relativamente tardi allemigrazione, e inizialmente viene interessata dal fenomeno con cifre assai modeste, sono da ricercarsi nella vivacit delleconomia pugliese per buona parte dellOttocento.
Infatti, come si gi visto nei capitoli precedenti, subito dopo lUnit dItalia e sino agli anni Ottanta, si registra nella regione un aumento
della produzione agricola e delle attivit industriali di trasformazione e
di lavorazione ad essa collegate, collocate per lo pi nei grandi centri
portuali. Questo sviluppo sembrava essere caratterizzzato soprattutto
da un forte rapporto fra citt e campagna, che determinava un legame
funzionale fra la produzione agricola e le attivit di trasformazione e di
lavorazione dei prodotti della terra e della loro commercializzazione.
Allinterno di questa vivacit pugliese, va segnalato lavvio della messa a coltura del Tavoliere delle Puglie che, nella sua gran parte, sino al
1865 era utilizzato come pascolo ed era governato, come si gi visto
nel primo capitolo, secondo lantico regime feudale della Dogana della mena delle pecore. Grandi furono le speranze e le aspettative suscitate dalla messa a coltura del Tavoliere, che ben presto fu chiamato
significativamente la California dei Pugliesi.
159

Si aggiunga che dopo lUnit dItalia vengono realizzati anche in


Puglia importanti e consistenti lavori pubblici, come la costruzione di
ferrovie e di strade, e che si assiste ad una generalizzata espansione edilizia delle citt.
Va da s che, in un quadro socio-economico in movimento, era poco
avvertita sia dalle popolazioni urbane sia da quelle rurali la spinta ad
emigrare dalla Puglia. Ma a frenare lemigrazione verso terre lontane
concorreva anche il fenomeno delle migrazioni allinterno della regione, di cui si parler pi avanti.
Dal 1876 al 1900 partono dalla Puglia complessivamente 50.282
emigranti, che rappresentano una cifra esigua rispetto, ad esempio, ai
520.791 emigranti della Campania, che la prima regione del Sud a
dar vita al fenomeno migratorio verso le terre doltreoceano. Peraltro,

Linterpretazione dello storico

Emigrazione e vivacit delleconomia pugliese


In questo brano Ornella Bianchi mette in evidenza come il modesto
flusso emigratorio pugliese fra la fine dellOttocento e linizio del Novecento
sia da rapportarsi al quadro complessivo delleconomia pugliese, caratterizzato da positivi processi di sviluppo.
La storia dellemigrazione pugliese tra Otto e Novecento deve essere
letta alla luce dei dinamismi positivi registrati dalla regione nel contesto
meridionale, nei decenni seguenti lUnit, allinterno di una linea di tendenza che si interromper, si pu dire, solo con gli anni 30.
Tutti gli indicatori concordano nel segnalare la vivacit dello sviluppo
pugliese, in quel periodo, anche se entro lineamenti specifici, ricollegabili
ad esempio da un lato alla particolare tenuta del comparto agricolo e alle
sue punte di significativa innovazione, e dallaltro alla particolare forza
del rapporto tra citt e campagna, non solo nellarea urbana per eccellenza
della regione la pianura costiera di Terra di Bari ma anche in ampie
parti della Capitanata e del Salento.
160

la Campania diventa ben presto emblema dellemigrazione, poich non


solo i Pugliesi, ma tutti i meridionali, sino agli anni Cinquanta del Novecento, potranno disporre soltanto del porto di Napoli per prendere
il piroscafo e partire per i Paesi doltreoceano.
In questo periodo si emigra soprattutto dai grandi centri urbani, in
particolare da quelli portuali. Si parte in primo luogo dalla provincia di
Bari, che, superata da quella di Foggia solo negli anni che vanno dal
1886 al 1990, sar sempre il serbatoio pi consistente dellemigrazione
regionale, mentre la provincia di Lecce non viene quasi toccata dallemigrazione sino al 1901.
Le destinazioni di questi pionieri dellemigrazione pugliese sono diverse: sino al 1883 si emigra soprattutto nei Paesi balcanici (Serbia,
Romania, Grecia) e in Turchia, mentre minore il flusso verso i Paesi

Anche la popolazione cresce con ritmi superiori a quelli di altre realt


meridionali, evidentemente tanto per il decollo produttivo agricolo e
industriale, nonch del terziario urbano, quanto per la diminuita mortalit, in una regione un tempo da questa falcidiata assai pi della media
nazionale.
Gli attivi in agricoltura passarono dal 31 per cento del 1871 al 27 per
cento del 1911, al 20 per cento del 1936 [...].
Lindustria [...] si trasformer e svilupper pur essa a ritmi intensi,
soprattutto nel periodo a cavallo tra Otto e Novecento.
Si spiega cos, alla luce delle profonde trasformazioni economiche e
sociali tra Otto e Novecento, la dimensione a lungo modesta del fenomeno emigratorio in Puglia. Con il primissimo Novecento, tuttavia,
pur nel contesto del ciclo espansivo, lemigrazione si accinger ad assumere livelli non pi trascurabili, in rapporto a un complesso di fattori
[...[, tra i quali gli effetti della crisi agricola di fine secolo, la maggiore
mobilit del lavoro nelle citt investite dai processi di modernizzazione,
e, non ultime, ragioni politiche connesse allemergere dello scontro di
classe.
(O. Bianchi, Emigrazione e migrazioni interne tra Otto e Novecento. in AA. VV., Storia
dItalia, La Puglia, Einaudi, Torino 1989, p. 521-22)

161

PERCENTUALI DESPATRIO PER COMUNI SULLA


POPOLAZIONE DELLA PUGLIA DAL 1889 AL 1900

(Il grafico in O. Bianchi, Emigrazione e migrazioni interne tra Otto e Novecento. in AA.
VV., Storia dItalia, La Puglia, Einaudi, Torino 1989, p. 557)

doltreoceano (USA e Argentina in particolare), che proprio a partire


dal 1883 registrano il primato degli arrivi degli emigranti pugliesi; dal
1890 in poi a queste mete si aggiungono Russia, Francia, Austria, Algeria, Brasile e America meridionale.
A partire sono soprattutto da un lato operai, artigiani e commercianti dei centri costieri della provincia di Bari e del Salento, che vanno
soprattutto nei Paesi balcanici e in quelli europei gi citati; dallaltro,
piccoli contadini e braccianti della provincia di Foggia, del subapennino dauno in particolare, che emigrano nelle terre doltreoceano. A par162

tire dal 1898, lemigrazione in provincia di Bari interesser anche la


popolazione dei centri pi interni (Bitritto, Triggiano, Ceglie, Capurso,
Casamassima, Rutigliano, Sammichele e Locorotondo), che, per, si rivolger quasi esclusivamente verso le terre doltreoceano.
Le migrazioni stagionali
Se lemigrazione pugliese, intesa come partenza definitiva o per un
prolungato numero di anni, piuttosto modesta sino alla fine delDocumenti

Si emigra in massa per la mietitura


Il fenomeno della migrazione interna della forza-lavoro colpiva anche
Bari e i Comuni limitrofi. Ne una testimonianza questo stralcio della
relazione dell8 gennaio del 1904 del sindaco di Modugno, un centro che
da secoli aveva una economia fortemente intrecciata con quella del capoluogo barese. Colpisce il numero di lavoratori che emigrano per la mietitura,
rappresentando essi il 20% del totale della popolazione che Modugno aveva in quellanno. Il fenomeno dellemigrazione interna cesser del tutto solo
nel secondo dopoguerra.
a) Si nota in questo comune una corrente emigratoria che periodicamente e temporaneamente si dirige verso altri paesi del Regno.
b) Tale fenomeno di emigrazione si manifesta in tutti i mesi dellanno, raggiungendo la massima intensit nei mesi di Maggio, Giugno,
Ottobre. La durata ordinariamente di un mese, talvolta anche di pi.
c) I lavori di campagna che danno vita al movimento emigratorio
sono zappatura, potatura della vite e degli altri alberi, come olivi e mandorli; mietitura su vasta scala.
d) Il movimento si dirige verso i paesi della provincia ed in quelli delle
province limitrofe.
e) Il numero di coloro che emigrano di varie centinaia per i diversi
lavori e di un paio di migliaio per la mietitura.
f ) Non emigrano famiglie intere, ma solamente lavoratori isolati.
(Archivio di Stato di Bari, Atti Comune di Modugno, Movimento della popolazione, f. 426)
163

lOttocento, assai diverso , invece, il quadro degli spostamenti stagionali della popolazione allinterno del territorio regionale.
La Puglia da molti secoli era attraversata da migrazioni interne che
raggiungevano percentuali molto alte in concomitanza con diversi lavori stagionali, quali vendemmia, semina, raccolta delle olive, e soprattutto mietitura; anche per queste migrazioni interne il circondario di
Bari forniva le percentuali pi alte, poich da essa partiva pi del 60%
dei lavoratori stagionali.
Il fenomeno delle migrazioni interne alla regione, che nella nostra

Approfondimenti

Andare foretrre
Lemigrazione interna, meglio nota nella cultura popolare con lespressione andare foretrre, fenomeno antico, a cui erano associate specifiche
tradizioni ed usanze che proprio negli ultimi anni sono oggetto di attenzione da parte dei giovani e di numerosi gruppi folclorici della Puglia.
Andare foretrre, andare, cio, fuori della propria citt e recarsi in
altre terre, in concomitanza soprattutto con i lavori della mietitura, era
fenomeno assai diffuso che in alcuni luoghi della Puglia si protratto
sino alla vigilia della seconda guerra mondiale.
Si partiva in piccoli gruppi, di solito formati da cinque lavoratori, gi
in maggio prima della mietitura verso le montagne della Basilicata, le
masserie della Murgia, limmenso Tavoliere delle Puglie o lalto Salento.
Si partiva un po tutti: non solo braccianti, ma anche operai comuni,
muratori, calzolai, lavoranti sarti e barbieri che, del resto, in paesi svuotati non avrebbero saputo che fare.
Il momento della partenza era sempre preceduto da precisi riti. A Bari,
ad esempio, come racconta labate Giacinto Gimma, alcuni Villani Poeti, privi affatto di lettere prima di partire girano per le strade, fermandosi soprattutto davanti alle abitazioni delle innamorate, cantano con suoni valendosi della propria lingua volgare, e con un ramo di olivo tutto
adornato con nastri di seta, con spiche di grano e con sonagli dargento,
augurano buona fertilit della Raccolta.
164

cultura popolare ancora viene denominato con diverse espressioni, quali


andare foretrre o andare a mietere o a sc metnne, non registrava in altre regioni del Sud e dellItalia la stessa intensit con cui si svolgeva in Puglia e provocava il raddoppio e persino il triplicarsi della popolazione del centro ospitante dopo larrivo dei lavoratori stagionali.
Si tenga presente, ad esempio, che nel 1901 nella citt di Foggia,
che aveva una popolazione di soli 53.000 abitanti, si recarono ben
68.000 lavoratori stagionali nei tre mesi pi cruciali (maggio-luglio)
della mietitura e dei lavori ad essa collegati.

Di gran lunga pi festoso era il ritorno che, dopo la mietitura e trebbiatura, incominciava verso la fine di luglio e proseguiva sino alla notte
di San Lorenzo. Di solito, non appena si profilava limmagine del campanile del proprio paese, i braccianti scendevano dal traino e, impugnando festosamente la falce in una mano e un mazzo di spighe di grano
nellaltra, entravano nellabitato e giravano per le strade gridando a squarciagola con canti e versi improvvisati la gioia di essere ritornati finalmente nella loro terra.
Quanto era dura la vita di questi emigranti stagionali nei mesi in cui
erano foretrre! Uneco della fatica, dei tempi brutali di lavoro e delle
condizioni impossibili di vita rimasta in un antico canto popolare che
dice: Gente, io ci sono stato nei campi di grano/ a mietere sotto lo
sguardo vigile del sorvegliante,/ curvo dallalba al tramonto sotto il sole
cocente./ Quando mietemmo il grano alla campagna/ avevamo una sete
che ci faceva morire;/ dicemmo al sovrastante: Vogliamo bere, manda a
prendere la fiasca./ Ci rispose: Voi non dovete bere, non dovete parlare,/ dovete solo lavorare, se no siete licenziati.
Oggi, della emigrazione stagionale dellandare foretrre rimasta
ancora qualche traccia: diverse famiglie del basso Salento si trasferiscono
dallinizio della primavera alla fine dellestate nellalta Murgia barese per
seguire tutte le fasi della coltivazione del tabacco che ha finito col sostituire quella del grano in diverse zone.
E, daltra parte, i numerosi emigranti pugliesi che ora scendono in
agosto nei loro paesi non rivivono quella gioia, qui da noi eternamente
mista ad amarezza, del bracciante che ritornava da foretrre?
165

Sia dalle citt sia dai piccoli centri partivano per recarsi nel foggiano
e nella Basilicata un po tutti: non solo braccianti e contadini poveri,
ma anche barbieri, sarti ed altri artigiani, che saranno poi agli inizi del
Novecento le categorie lavorative che alimenteranno lemigrazione soprattutto verso le terre doltreoceano.
Erano numerosi i centri della provicnia di Bari, e in particolare quelli
della cosiddetta olivicoltura e cerealicoltura povera (Binetto, Cassano, Grumo, Toritto, Casamassima, Turi) che arrivavano a svuotarsi sino
al 50%; pi contenuta, ma pur sempre consistente, era la migrazione
dai paesi confinanti con Bari, dove si arrivava comunque al 20%.
, questa, una pagina molto triste della nostra storia. Non sono immaginabili oggi le condizioni igienico-sanitarie e gi stessi orari di lavoro
a cui venivano sottoposti questi lavoratori stagionali, che spesso ritornavano a casa affetti da malaria o da tifo.
Partivano con un fagotto in cui mettevano poche cose, e per tutti i
mesi di permanenza al di fuori del proprio paese indossavano sempre
gli stessi pantaloni e la stessa camicia. Quando non dormivano fuori
nelle grandi aie delle masserie di Capitanata, dormivano in locali malsani che risutavano assai affollati.
In una relazione del 1910 di un capitano medico che descriveva le
condizioni di vita degli immigrati brindisini in occasione della vendemmia, cos si affermava: Dormono in dieci e pi nello stesso ambiente, senza svestirsi mai, sdraiati sulla semplice paglia, confusi insieme, senza distinzione di et e sesso.
E, daltra parte, nella stessa cultura popolare ancora oggi sono presenti gli echi di questa triste pagina della storia pugliese.
Lemigrazione pugliese nel primo Novecento
Come si gi avuto modo di dire, lemigrazione pugliese conobbe
una forte impennata sin dai primi anni del Novecento.
A fronte delle 1.000 unit che mediamente partivano dalla Puglia
negli anni della seconda met dellOttocento, nel primo decennio
del Novecento la media annuale balza alle 10.000 unit, attestandosi
poi nel 1913 a 41.837 unit; dopo il blocco allemigrazione imposto
166

PERCENTUALI DESPATRIO PER COMUNI SULLA


POPOLAZIONE DELLA PUGLIA DAL 1900 AL 1914

(Il grafico in O. Bianchi, Emigrazione e migrazioni interne tra Otto e Novecento. in AA.
VV., Storia dItalia, La Puglia, Einaudi, Torino 1989, p. 557)

negli anni della prima guerra mondiale, gi nel 1920 gli emigrati
pugliesi sono 40.361.
Si calcola che nel primo ventennio del Novecento sia partito dalla
provincia di Bari il 30,7% della popolazione residente, da quella di
Foggia il 25,4% e dalla Terra dOtanto il 6,6%.
In molti paesi della provincia di Bari, colpiti intensamente dallemigrazione, venne a mancare persino la manodopera necessaria per la
realizzazione di alcuni lavori pubblici. In una delibera del consiglio comunale di Bitritto del febbraio del 1910 si afferma che la continua
emigrazione rende difficile che il servizio (di manutenzione delle strade, ndr) possa darsi in appalto per mancanza assoluta di personale.
Sono diverse le prese di posizione delle istituzioni pubbliche che
167

LEMIGRAZIONE ITALIANA PER REGIONE


DAL 1876 AL 1900 E DAL 1901 AL 1915

Regione
Piemonte
Lombardia
Veneto
Friuli V.G
Liguria
Emilia
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
Totale espatri

1876-1900
Emigrati
%
709.076
13,49
519.100
9,87
940.711
17,89
847.072
16,11
117.941
2,24
220.745
4,20
290.111
5,52
8.866
0,17
70.050
1,33
15.830
0,30
109.038
2,07
136.355
2,59
520.791
9,90
50.282
0,96
191.433
3,64
275.926
5,25
226.449
4,31
8.135
0,16
5.527.911
100,00

1901-1915
Emigrati
%
831.088
9,48
823.695
9,39
882.082
10,06
560.721
6,39
105.215
1,20
469.430
5,35
473.045
5,39
155.674
1,77
320.107
3,65
189.225
2,16
486.518
5,55
171.680
1,96
955.188
10,89
332.615
3,79
194.260
2,22
603.105
6,88
1.126.513
12,85
89.588
1,02
8.749.749 100,00

(Rielaborazione dei dati ISTAT presenti in Gianfausto Rosoli, Un secolo di emigrazione


italiana 1876-1976, Roma, Cser, 1978)

denunziano la pericolosit del fenomeno non solo per lo svuotamento


dei centri urbani e di quelli agricoli di manodopera, talvolta assai qualificata, ma per la genesi di nuovi fenomeni sociali poich i figli abbandonati a loro stessi sono fatti proclivi allozio dalla insperata abbondanza determinata dalle rimesse dei loro congiunti emigrati; non solo,
ch le madri non paventano il rallentamento degli affetti, cos tenaci e
sacri un tempo, sedotte dal pensiero di godimenti immediati.
Assai preoccupata lanalisi che la Camera di Commercio di Bari fa
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Pannello della mostra itinerante sullemigrazione (Bari 5-11 marzo 2010) che riporta una
dichiarazione sugli emigrati di F. D. Roosevelt, presidente degli U.S.A. dal 1932 al 1945

del fenomeno emigratorio nella provincia in una sua delibera del 1907:
Lemigrazione in Terra di Bari [...] ha in questi ultimi anni assunto tali
proporzioni da suscitare serie apprensioni per le conseguenze, certo non
lievi, che ha gi cominciato ad apportare ed apporter ancora nel nostro
paese; significativa lannotazione che viene fatta subito dopo, secondo la
quale lemigrante non si perita di lasciare tutto e tutti e di assoggettarsi
ad una smodata usura per raccogliere i mezzi necessari per pagarsi il viaggio, pur di raggiungere i propri compatrioti nelle lontane Americhe.
Le cause dellimpennata dei flussi migratori nei paesi doltreoceano
sono da ricercarsi nella grave e prolungata crisi agraria che, gi manifestatasi in alcuni settori agli inizi degli anni Ottanta, esplode nel 1887 in
seguito alla guerra doganale con la Francia, determinata dalla politica
del governo Crispi. Non solo la viticoltura pugliese viene messa in crisi
per la totale chiusura del mercato francese, ma lintera produzione agricola, il commercio e le industrie, che allora erano ad essa strettamente
collegate, subiscono un tracollo.
169

Bambini al lavoro nelle miniere (U.S.A., 1911 ca.)

Tutti i centri pugliesi, e particolarmente quelli portuali, completamente


inattivi per la totale caduta delle esportazioni, appaiono, secondo la siginificativa espressione di Franca Assante, citt morte abitate da vivi.
Le condizioni di vita, soprattutto in Terra di Bari, non solo dei contadini poveri, ma anche di piccoli e medi proprietari, di commercianti
e di artigiani, precipitano a livelli non conosciuti in precedenza. Non
un caso che, come si gi analizzato nel primo capitolo, proprio la
Puglia avvii nel 1898 la grande protesta popolare contro laumento del
prezzo della farina e del pane.
In un quadro sociale ed economico di questo genere lemigrazione
diviene per molti Pugliesi lunica via duscita da una situazione disperata.
La specificit dellemigrazione pugliese del primo Novecento
Lemigrazione del primo Novecento, a differenza di quella della seconda met dellOttocento, si indirizza prevalentemente verso le terre
doltreoceano, con gli Stati Uniti che rappresentano la destinazione
170

New York - Little Italy, 1910 ca.

pi desiderata, seguiti poi dal Brasile e dallArgentina, mentre ridimensionati risultano i flussi migratori verso la Francia, lAustria e i paesi
balcanici.
Se lemigrazione della seconda met dellOttocento aveva interessato
soprattutto le citt, particolarmente quelle costiere, quella del primo
Novecento interessa tutti i centri pugliesi, anche i pi piccoli, a causa
sia della riconversione dellagricoltura, sia della crisi del commercio e
del debole apparato industriale che non riesce a svilupparsi.
A partire sono in percentuali altissime i lavoratori dei campi, seguiti
poi dai manovali generici, dai giornalieri, dai lavoratori delledilizia, dagli
operai e dagli artigiani, a cui dagli anni Dieci incominceranno ad unirisi
anche gli addetti al commercio, i professionisti e persino numerosi artisti.
Limpatto e il rapporto degli emigrati pugliesi con la societ americana si presenta con alcune specificit non riscontrabili fra gli emigrati
provenienti da altri paesi europei e persino dallItalia settentrionale.
In primo luogo, i Pugliesi formano negli USA vere e proprie colo171

nie, le ben note Littles Italies: le colonie


pi famose sono quelle di Cincinnati (nellOhio), formata da
ben 3.000 Baresi, provenienti particolarmente da Bari, Conversano, Cassano, Modugno, Sammichele, e
quella di Dayton con
circa 1.000 Baresi.
Anche in Canada sorgono poi colonie di
Pugliesi intorno a Toronto, Montreal e Parry Saund.
Solitamente agli
inizi del Novecento Milwaukee - Wisconsin, anni Trenta: un gruppo di
queste colonie sono
emigrati modugnesi, organizzati nella San Rocco
dei veri e propri ghetti
Society, ripropone la festa patronale di San Rocco
urbani assai degradati e affollati da braccianti, manovali, sarti, barbieri, molti dei quali vivono
in America da soli senza la loro famiglia che, invece, rimasta in Italia.
A differenza degli emigrati di altri paesi dEuropa, e spesso della
stessa Italia settentrionale, che si recavano in America con le loro famiglie per radicarsi nel nuovo continente, gli emigrati pugliesi si consideravano di passaggio, risparmiavano sino allosso contando di mettere da parte in pochi anni quella somma necessaria per poter poi
comprare in Italia lagognato pezzo di terra o per poter costruirsi una
casetta o ancora per poter mettere o rimettere in piedi unattivit commerciale o artigianale.
Molti centri pugliesi, particolarmente quelli della Terra di Bari,
ebbero in effetti un forte impulso al loro sviluppo edilizio proprio
172

nei primi due decenni del Novecento per


effetto delle rimesse e
dei risparmi di questi emigrati.
Solitamente le
comunit pugliesi,
allinterno delle quali vi una maggioranza di analfabeti o
di soggetti di scarsa
cultura, spesso priva
di una qualificazione
professionale, non si
integrano n con le
altre comunit di
emigrati n con la
popolazione indigena, per cui esse reToronto, giugno 1992: emigrati modugnesi impegnati
nei festeggiamenti della Madonna Addolorata, organiz- stano chiuse al loro
interno e difficilzati da La Motta Social club Modugnese - Toronto
mente avviano quel
processo di americanizzazione dei propri membri che costituisce il
fondamento vitale della societ del nuovo continente.
I Pugliesi pionieri del sindacalismo americano
E per proprio i Pugliesi danno agli inizi del Novecento un importante contributo allavvio negli USA di alcune prime forme di protesta
e di organizzazione sindacale. Famosa, al riguardo, quella messa in
atto da ben 30.000 operai italiani, fra i quali vi era una nutrita presenza di Pugliesi, impegnati nel 1902 nella costruzione della metropolitana di New York, i quali rivendicarono con prolungati scioperi il loro
diritto di essere pagati direttamente dalle banche che si erano aggiudicate lappalto e non dagli appaltatori della manodopera, i cosiddetti
173

padroni, allora imperanti in tutte le citt americane, che ovviamente


realizzavano grandi profitti trattenendo per s una parte dei salari degli
operai da essi ingaggiati per conto delle stesse banche.
Cos, molto importante il contributo e limpegno di alcuni Pugliesi
nella costituzione dellAmalganated Clothing Workers, un sindacato fondato nel 1914 negli USA dai soli immigrati, che divenne addirittura
un punto di riferimento del sindacalismo industriale e fu negli anni
Trenta uno dei pi convinti sostenitori del New Deal di Roosevelt.
Agli inizi del Novecento, infine, alcuni Pugliesi, di formazione socialista e soprattutto anarchica, certamente motivati dalle loro specifiche
condizioni di vita, costituirono o rafforzarono negli USA sindacati ed
organizzazioni radicali, alcune delle quali, dopo la rivoluzione russa del
1917, assunsero persino un orientamento comunista.
Il modugnese Giuseppe Sgovio, seguito poi dal figlio Thomas, di cui si
parla in seguito, rientra appunto nel novero di questi emigrati radicali.
Una pagina dolorosa di storia
Lemigrazione del primo Novecento una pagina assai dolorosa della storia della Puglia: numerosi sono gli emigranti che, spesso indifesi,
vengono travolti dalle avversit e con amarezza assistono al fallimento
del loro sogno americano, ma tragica diventa anche la vita di quelle
famiglie che, rimaste in Italia, vengono dimenticate e abbandonate dal
loro congiunto emigrato.
La consultazione degli archivi ci pone di fronte alla sofferenza di
tanti emigrati pugliesi che, o presi dalla nostalgia o, soprattutto, ridotti alla miseria, chiedevano ai consolati di essere rimpatriati in Italia a spese dello stato. il caso, ad esempio, di un emigrato in U.S.A.
di San Severo, di cui il consolato scrive: Si trova in tristissime condizioni finanziarie e non pu rimpatriare, pur essendo vivamente atteso
dalla sua famiglia, anchessa in miseria; oppure di un altro di cui si
dice: ammalato e non pu rimpatriare dovendo lavorare per pagare i debiti.
Cos come numerose sono le lettere delle mogli rimaste in Italia con
i loro bambini, precipitate nella disperazione e nella povert assoluta
174

per essere state abbandonate dai loro mariti emigrati, che si erano rifatti una seconda famiglia.
Del resto, le difficolt e i tragici problemi che i nostri emigranti erano costretti ad affrontare sono ben espressi in una lettera di un emigrato bitrittese, Joseph Zuccaro, conservata nel Museo degli emigranti di
Ellis Island di New York. Dice Joseph Zuccaro: Quando ero in Italia
credevo che le strade in America fossero pavimentate doro, ma quando finalmente arrivai qui, ebbi un grande disappunto nel vedere non
solo che le strade non erano pavimentate doro, ma che non cerano
affatto, e quel ch peggio aspettavano me che le pavimentassi.
Approfondimenti

La memoria delle tragedie dellemigrazione


nella cultura popolare
Gli echi delle tragedie degli emigrati e delle loro famiglie, lasciate e
abbandonate in Italia, sono ancora presenti nella cultura popolare pugliese.
Il canto popolare Mare che cinghe figghje abbandonate (Maria con cinque
figli abbandonata), ad esempio, racconta la tragedia di una moglie, madre
di cinque figli, abbandonata dal marito emigrato. La donna, dopo aver
perduto ogni speranza, raggranella con grandi sacrifici i soldi del biglietto
per il piroscafo e, travestita da prete, va in America. Giunta nella citt
nella quale il marito si rifatta una nuova vita, bussa alla porta della sua
abitazione, chiede ospitalit per una notte, e allora di mezzanotte lo
ammazza con un pugnale e poi lo abbraccia e lo bacia teneramente.
La conclusione del canto assai drammatica. Ritornata in Italia, incontra per strada i suoi figli, e la sua primogenita le chiede dove fosse stata. La
donna risponde con struggente sofferenza: Sono stata allAmerica bella/
ad ammazzare il tuo pap. E la figlia di rimando: O mamma, mamma,/
ce tu ua ffatte f./ Tu ada sc in prigine/ e a nu la farine/ ce nge lav combr
(O mamma, mamma,/ chi te lo ha fatto fare./ Tu devi andare in prigione/
e a noi la farina/ chi ce la deve comprare). La risposta della mamma
straziante: O figghja figghja,/ nan de ne ngarec:/ pase pe pase,/ candanne
chssa strie,/ ceccanne la carit (O figlia, figlia,/ non ti preoccupare:/ paese
per paese,/ cantando questa storia,/ chiedendo la carit).
175

2. LA TRAGEDIA DELLA FAMIGLIA SGOVIO


Giuseppe Sgovio dalla partenza da Modugno alla militanza
politico-sindacale
La triste vicenda della famiglia Sgovio, che inizia nel 1906 con la
partenza da Modugno per gli Stati Uniti di Giuseppe Sgovio (Modugno 1890 - Mosca 1947), si inserisce nella dolorosa e lunga pagina di
storia della emigrazione pugliese.
Giuseppe Sgovio parte da Modugno il 1906 insieme ad un suo amico,
Nicola Di Ceglie, anchegli modugnese, alla volta di New York, per
fuggire dalla povert che in quegli anni attanagliava i ceti pi deboli
della Puglia.
Qualche anno dopo ritorna a Modugno per sposare Anna Di Ceglie, sorella del suo amico, e subito dopo i due giovani coniugi partono
per lAmerica, stabilendosi a Buffalo, nello stato di New York. Lavorando lui come idraulico e lei come sarta in una industria di confezione di
abiti maschili, la famiglia Sgovio, che si arricchisce ben presto di tre
figli (Angela, Tommaso e Graziella), sembra essere nei primi anni una
famiglia di emigrati come tutte le altre, impegnata solo nel lavoro e
nella costruzione di una condizione economica di sicurezza.
Giuseppe Sgovio, per, aderisce ben presto alle idee socialiste, incomincia ad avvicinarsi agli ambienti sindacali e finisce poi colliscriversi
al combattivo Partito Comunista americano, nato nel 1919 da una scissione del Partito Socialista degli USA.
In quegli anni, per un emigrato meridionale che aveva sia pure una
generica formazione politica era quasi dobbligo avvicinarsi ai gruppi
sindacali pi radicali orientati in senso socialista, comunista o anarchico. Infatti, il pi grande sindacato statunitense (lAFL) sino alla met
degli anni Trenta continuava a tenere fuori dalle proprie organizzazioni i lavoratori non qualificati, considerati come rifiuti della societ;
non solo, ch lo stesso sindacato si affidava al capitalismo illuminato
degli imprenditori, tanto che i suoi dirigenti erano sempre pronti alla
pi completa collaborazione col padronato.
Daltra parte, noto che nei primi decenni del Novecento trion176

fa negli Stati Uniti il cosiddetto capitalismo selvaggio,


per cui gli imprenditori intendono avere le mani del
tutto libere nella gestione e
nella organizzazione della
produzione.
Davanti alle agitazioni
operaie, soprattutto se capeggiate da leader legati a minoranze etniche, scatta pertanto una dura repressione concertata fra lo stato, gli industriali, che potevano disporre di una loro polizia privata, e le forze patriottiche
americane che esaltavano i
valori della tradizione.
In questi anni sono contiGiuseppe Sgovio in una foto del 1911
nue le azioni del Ku Klux
Klan, ricostituitosi nel 1915,
che protagonista di feroci linciaggi non solo contro i neri, come era
nella sua tradizione, ma anche contro le minoranze straniere, comprese
quelle italiane.
Daltra parte, noto che in un clima di accentuato nazionalismo
viene costruito il caso dei due anarchici pugliesi, Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, che vengono condannati alla sedia elettrica nel 1927.
La situazione precipita ulteriormente in seguito al crollo di Wall Street
del 1929, che provoca la paralisi delleconomia statunitense, determinando ben 13 milioni di disoccupati e grandi lotte operaie che nei
grandi centri industriali di San Francisco, Chicago, Minneapolis, Detroit, Pittsburg assunsero i connotati di una guerra civile.
Negli anni successivi al 29, e sino allavvio del New Deal di Roosevelt, diventato presidente nel 1933, aumentano le agitazioni operaie,
177

che spesso sono promosse spontaneamente contro la volont dei vertici


sindacali, vengono sperimentate nuove forme di lotta come lo sciopero
bianco e si affermano dal basso nuovi dirigenti sindacali.
In questi anni assai attivo Giuseppe Sgovio, che d il suo contributo perch il sindacato americano abbandoni la sua vocazione moderata
e collaborativa col padronato. Egli addirittura lascia il lavoro e si d a
tempo pieno alla causa sindacale, impegnandosi sia nellorganizzazione sia nel proselitismo, sia anche nella lettura dei classici del marxismo.
Per il suo intenso impegno politico-sindacale, Giuseppe Sgovio, che
peraltro collaborava anche con alcuni esponenti anarchici particolarmente attivi fra gli emigrati italiani e soprattutto pugliesi, non poteva
non finire nelle maglie della repressione poliziesca: nel 1931, dopo una
manifestazione popolare a Buffalo che venne brutalmente soffocata,
egli, dopo essere stato ferito alla testa, viene arrestato una prima volta;
nel 1933 viene arrestato una seconda volta perch accusato di aver
compiuto un atto terroristico; infine, dopo essere stato processato, viene dichiarato dalle autorit statunitensi persona indesiderata ed espulso
dagli USA.
Dallespulsione dagli USA ai gulag sovietici
La scelta che in quel momento si presenta a Giuseppe Sgovio assai
difficile: certamente egli non avrebbe potuto ritornare in Italia, poich
proprio agli inizi degli anni Trenta il fascismo ottiene il massimo consenso allinterno della nazione e, per giunta, gode di molte simpatie
presso alcuni settori industriali degli Stati Uniti e dello stesso Partito
Repubblicano americano, che controlla sino al 1933 la Casa Bianca.
Lunica possibilit, dunque, non poteva essere offerta che dal movimento
comunista del Soccorso Rosso Internazionale, che aveva messo su una
rete internazionale di solidariet per assistere economicamente ed eventualmente far arrivare e poi sistemare in Unione Sovietica quanti erano
stati costretti ad abbandonare i loro paesi per le le loro idee socialiste,
comuniste e in alcuni casi persino anarchiche.
Nel 1935 Giuseppe Sgovio lascia gli Stati Uniti, parte con una nave
alla volta della Germania e di l poi raggiunge in ferrovia Mosca. La
178

decisione di Sgovio di stabilirsi in Unione Sovietica, dove fu subito raggiunto dalla sua famiglia, dovette essere legata, come peraltro accadeva
in quegli anni per diversi antifascisti italiani, anche alle sue idee politiche e alla sicura convinzione di poter trovare nellunica patria del socialismo la societ giusta, se vero che in una sua lettera del 14 febbraio
del 1936, indirizzata alla madre, residente a Modugno, ma mai recapitata per lintervento della censura fascista, egli scrive: La vittoria degli
operai e dei contadini russi dellottobre del 1917 deve servire al popolo
italiano. La vittoria della rivoluzione proletaria russa indica la strada
della piena liberazione della nostra classe.
Purtroppo, per Giuseppe Sgovio e per migliaia di rifugiati politici,
Approfondimenti

La fondazione del Soccorso Rosso


Nel 1922 fu fondato a Mosca il MOPR, ossia lOrganizzazione Internazionale di Soccorso ai Combattenti della Rivoluzione, noto allestero come Soccorso Rosso Internazionale, per offrire aiuti materiali, giuridici e morali ai detenuti politici, agli emigrati politici e alle loro famiglie,
nonch alle famiglie dei rivoluzionari caduti, indipendentemente dal partito di appartenenza. Nel 1932 il Soccorso Rosso Internazionale, diffusosi in tutti i paesi occidentali dove era presente un partito comunista,
contava 70 sezioni nazionali, alle quali erano iscritte 14 milioni di persone. Nel 1937 la sede centrale del Soccorso Rosso Internazionale fu spostata da Mosca a Parigi.
Il Soccorso Rosso, soprattutto fra gli anni Venti e Trenta, quando in
diversi paesi europei si affermarono regimi fascisti, venne mitizzata dalle
masse popolari come una organizzazione che testimoniava realmente i
principi di fratellanza, poich si prendeva cura non solo dei detenuti politici e di quanti fuggivano dai loro paesi per motivi politici, ma anche
delle loro famiglie.
Giuseppe Sgovio ottenne laiuto e la collaborazione del Soccorso Rosso
Internazionale sia per partire dagli U.S.A. sia poi per essere sistemato in
Unione Sovietica.
179

fra i quali da annoverarsi anche suo figlio Thomas, lUnione Sovietica


doveva rivelarsi una realt ben pi amara di quella degli USA.
Se negli anni Venti i rifugiati politici avevano goduto di libert di
movimento e persino di iniziativa socio-economica, costituendo club e
kolchoz 1, negli anni Trenta, invece, essi sono oggetto di una politica di
rigido controllo, di repressione e persino di arresti, di condanne a morte e ai gulag, come peraltro avviene per milioni di cittadini dellUnione
Sovietica.
Dopo il 1929, infatti, con la conquista totale del partito comunista
da parte di Stalin e ladozione della linea del socialismo in un solo
paese, la politica dellUnione Sovietica cambia radicalmente anche rispetto ai rifugiati politici stranieri, verso i quali si sviluppano diffusi
sentimenti di xenofobia; sentimenti che, pur avendo sempre caratterizzato in maniera pi o meno sottile il regime, esplosero dopo il 1933 per
la paura di accerchiamento determinata sia dalloccupazione della
Manciuria da parte del Giappone, sia ancor pi dalla vittoria di Hitler,
che si proponeva esplicitamente lespansione della Germania verso est.
A partire dal 1933 le nazionalit in diaspora e tutti gli stranieri, inclusi
gli italiani, divennero nemici. A riprova di ci, a partire da quellanno
gruppi di rifugiati polacchi, tedeschi, finlandesi, coreani e italiani furono accusati di far parte di organizzazioni controrivoluzionarie.
Naturalmente, bastava poco per finire sotto processo; le accuse in
base alle quali si veniva arrestati, quasi sempre in massa, erano tutte
riconducibili allart. 58 del codice penale dellURSS: attivit controrivoluzionaria e trozkista, sabotaggio, spionaggio, tradimento della patria; per i rifugiati italiani vi era anche laccusa di essere bordighiani (di
fatto equivalente allora a quella di essere trozkisti), che veniva formulata con la collaborazione dei dirigenti del Partito Comunista dItalia che
lavoravano a Mosca negli organismi del Komintern e del Soccorso Rosso Internazionale.
1

Piuttosto noto il caso del kolchoz modello Sacco e Vanzetti, costituito subito
dopo lesecuzione della condanna a morte dei due Pugliesi e interamente gestito dai
rifugiati italiani nel territorio di Mosca subito dopo la condanna negli USA dei due
anarchici, al quale furono assegnati ben mille ettari di terra.
180

Fra il 1933 e il 1938 si concentrano gli arresti, le deportazioni di


massa e le fucilazioni dei rifugiati politici, che sono alimentati dal cosiddetto terrore della sicurezza, noto anche come terrore xenofobo:
chiunque avesse legami con lestero veniva immediatamente sospettato,
ed era sufficiente che un italiano si recasse al consolato o mantenesse
contatti epistolari con i parenti rimasti in Italia, perch venisse considerato un traditore o una spia.
Particolarmente esposti alle accuse di tradimento e di spionaggio
erano quei rifugiati politici italiani che lavoravano in fabbriche impiantate in URSS da aziende italiane e in particolare nella Kaganovich, una fabbrica che, messa su a Mosca dalla RIV di Torino fra il
1931 e il 1932, con la sua produzione di cuscinetti a sfera era ritenuta strategica per i destini delleconomia sovietica. I dipendenti della
Kaganovich, fabbrica che nelle intenzioni delle autorit sovietiche
doveva essere la prima al mondo nel suo genere, furono anche accusati del mancato raggiungimento degli obiettivi previsti dal primo
Piano quinquennale .
Fra luglio del 1937 e novembre del 1938 si ebbe in URSS il periodo del Grande terrore, durante il quale non era difficile lanciare ai
rifugiati che lavoravano in una fabbrica italiana laccusa di trasmettere
allestero informazioni sulla produzione o di sabotare gli impianti e di
avere una condotta controrivoluzionaria e antisovietica.
Giuseppe Sgovio che, sin dallarrivo in Unione Sovietica lavora proprio nella fabbrica Kaganovich, ha, per cos dire, tutti i requisiti per
finire sotto le maglie della polizia sovietica e, a partire dal 1937, incomincia per lui una vita infernale che terminer solo con la sua morte:
Nel 1937 viene cacciato [dalla Kaganovich ndr] per propaganda antisovietica. Lavora poi allente cinematografico sovietico Mezrobpanfilm. Il CC del MOPR (Soccorso Rosso Internazionale ndr) lo invia a
Cheboksary (Ciuvascia), ma il 20 luglio 1937 torna a Mosca. Chiede
al MOPR un appartamento e, non avendolo ricevuto, si consegna alla
polizia per farsi arrestare, confessando di voler uccidere i due rappresentanti del MOPR Verdi e Vallo (scheda su G. Sgovio della Fondazione G. Feltrinelli).
181

Processato in modo assai


sommario, come era normale nella Russia stalinista,
Sgovio viene condannato in
un primo momento a cinque anni di gulag il 19 novembre del 1937 e inviato
al campo Vorkutinskij; in
seguito ad un nuovo processo per gli stessi reati, nel
1942 la pena gli viene raddoppiata. Nel 1945 confinato a Taskent, dove si ammala gravemente. Nel 1947
torna clandestinamente a
Mosca, dove muore nello
stesso anno.

Una foto di Thomas Sgovio

E i gulag sovietici si aprono anche per il figlio Thomas


Sorte non diversa viene riservata a Tommaso Sgovio, che, insieme
alla madre e alla sorella, raggiunge il padre a Mosca nellagosto del
1935.
Tommaso Sgovio nasce a Buffalo (USA) il 7 ottobre 1916 e sin da
piccolo avviato al comunismo: allet di 12 anni, gi iscritto alle organizzazioni giovanili comuniste, il pi giovane Pioniere Comunista
dellAmerica; non solo, ch egli accompagna il padre nellopera di
propaganda negli USA e addirittura tiene comizi nelle citt americane
che suscitano molto entusiasmo e partecipazione: Il padre scriveva i
testi che poi Thomas imparava e declamava. Arrivavano in una piazza o
in un incrocio di una citt, disponevano a terra una cassetta e Thomas
ci saliva sopra parlando con grande sentimento e attirando lattenzione
della gente.
Anche Tommaso Sgovio, quindi, sogna di poter trovare in Unione
Sovietica il socialismo e una societ giusta.
182

Un disegno di Thomas Sgovio che


rappresenta un gruppo di internati in un gulag

In verit, lintera famiglia Sgovio che sembra essere unita e cementata non solo dagli affetti, ma anche dal credo comunista, come accadeva allora, quando sia per gli attacchi che provenivano dallesterno sia
per ladesione fideistica e ideologica al comunismo, listituzione famigliare era una delle poche realt, se non lunica, in cui poter trovare
pace, comprensione e vera solidariet.
E, al proposito, scoprendo di volta in volta le avversit di questa sfortunata famiglia, sulla quale si sono abbattuti i luttuosi processi del Novecento, si pu immaginare quanta forza dovesse avere Anna Di Ceglie,
moglie di Giuseppe Sgovio, che condivise col marito e col figlio tutti i
tragici eventi, stando al loro fianco e sostenendoli sempre.
Thomas Sgovio, giunto in Unione Sovietica, vive anche lui a Mosca
e, forte degli studi artistici e di design gi fatti negli USA, lavora come
grafico in una casa editrice moscovita. Chiede ed ottiene la cittadinanza sovietica e si sposa con una giovane americana, anche lei probabilmente emigrata dagli USA in URSS.
183

Le due edizioni in inglese e in italiano del libro-diario di Thomas Sgovio, pubblicato


nel 2009 su iniziativa della Presidenza del Consiglio Regionale della Puglia

In seguito allarresto e alla condanna del padre, Thomas, dopo


aver stabilito rapporti con lambasciata americana di Mosca, si propone di richiedere la cittadinanza americana e di ritornare negli
USA, cosa che, come si gi detto, era giudicata dalle autorit sovietiche come alto tradimento. Infatti, il 21 marzo del 1938 egli
viene arrestato mentre esce dallambasciata americana con laccusa
di spionaggio; subito processato e dichiarato elemento socialmente
pericoloso, il 14 maggio del 1938 viene condannato a 5 anni di
gulag e inviato al campo Severo-Vostochnyj; la pena, per, gli viene
prolungata sino al 1946.
Liberato il 2 settembre del 1946, viene inviato nella regione di Chabarovsk, dove vive in un villaggio lavorando come cartografo. Le sue
pene, per, non finiscono qui, e il 16 dicembre del 1948 viene nuovamente arrestato per tradimento della Patria e condannato al confino
perpetuo nella regione di Krasnojarsk, dove lavora in un kolchoz.
184

Dopo la morte di Stalin e lavvio della destalinizzazione, Thomas


Sgovio viene definitivamente liberato nel 1954, e nel 1960 ritorna con
la madre a Modugno. Qui si sposa in seconde nozze con una giovane
barese di nome Giovanna, impegnata da alcuni anni nellopera di sensibilizzazione sulla tragedia della famiglia Sgovio.
Thomas Sgovio, insieme alla seconda moglie, nel 1963 ritorna in
America nella citt di Buffalo, dove scrive le sue memorie Dear America (Cara America) e Kolyma, Kolyma, che il nome del campo in cui fu
confinato nella regione di Krasnojarsk in Siberia, in cui trascorse 8 anni
della sua vita; si impegna anche nella pittura e produce 46 dipinti, ora
conservati alla Hoover Institution, che illustrano momenti e situazioni vissuti in Urss nel carcere, nel gulag e al confino.
Thomas Sgovio muore di cancro nel 1997, raccomandando a quanti gli erano vicini di far conoscere le dolorose vicende della sua vita che,
in realt, sono quasi un paradigma della storia del Novecento.
Nel 1906 partiva da Modugno per trovare fortuna in America un
suo povero figlio; ora, a distanza di un secolo, dalla sua famiglia ritorna
a noi una storia complessa e tormentata, che commuove e suscita tante
riflessioni.

185

BIBLIOGRAFIA
Per un inquadramento generale delle migrazioni stagionali e dellemigrazione pugliese:
O. Bianchi, Un profilo delle migrazioni interne nellarea della Puglia fra XIX
e XX secolo, in Istituto per la Storia del Risorgimento, Let giolittiana nel Mezzogiorno e in Puglia, Bari, 1990; O. Bianchi, Emigrazione e migrazioni interne
tra Ottocento e Novecento, in Le regioni dallunit ad oggi, Puglia, Einaudi,
Torino 1989, p. 549; G. Candido, Emigrazioni interne temporanee nellagro
brindisino, Brindisi, 1910; S. Fiorese, Nuovi dissesti e maggiori depressioni, in
Rassegna Pugliese, gennaio-febbraio-marzo 1908; F. De Felice, Lagricoltura in Terra di Bari dal 1880 al 1914, Milano 1971; V. De Bellis - R. Colonna, Historia di Bitritto, Grafica Bigiemme, Bari 1983; G. Rosoli, Un secolo di
emigrazione italiana 1876-1976, Roma, Cser, 1978; J. Zuccaro, Perch lAmerica, in Bitritto nel mondo, 2004.
Sulla tragedia della famiglia Sgovio e degli esuli politici:
E. Dundovich - F. Gori - E. Guercetti, Gli italiani vittime di repressioni
politiche in Unione Sovietica, in Rassegna degli Archivi di Stato, N. 3, 2005; C.
Leonetti Luparini, Roberto Anderson, Un idealista nel paese dei Soviet
(www.gariwo.net); Centro Studi Memorial Mosca - Fondazione Giangiacomo
Feltrinelli, Gli italiani nel gulag, Milano 2005; A. Polcri - M. Giappichelli,
Gli Stati Uniti dellAmerican way of life e dei forti contrasti sociali, in Storia e
analisi storica, Brescia, 2000, p. 367; V. A. Leuzzi, Due Pugliesi nei gulag di
Stalin, in La Gazzetta del Mezzogiorno, Bari, 2-9-2008;
Numerose notizie sulle vicende della famiglia Sgovio sono assunte dalla
relazione svolta da Giovanna Sgovio, moglie di Thomas Sgovio, allincontro di
presentazione del progetto della Regione Puglia Memorie di una vita: Thomas Sgovio, svoltosi, presso la Fiera del Levante, il 13 settembre 2008.

186

INDICE

Premessa

1. Nasce la Puglia contemporanea


1. la Puglia nellet della destra storica
2. La crisi agraria e la politica della sinistra parlamentare
3. Bari capitale
4. Leditoria e il nuovo sistema di informazione

7
9
28
41
67

2. Dal primo Novecento alla seconda guerra mondiale


1. Una societ ed una economia bloccate
2. Agitazioni sociali e lotte agrarie nel primo dopoguerra
3. Dalla reazione agraria al fascismo
4. Il fascismo nelle citt

83
86
106
116
133

3. Lemigrazione pugliese fra Ottocento e Novecento


1. Dalle migrazioni stagionali allemigrazione
2. La tragedia della famiglia Sgovio

157
159
176

VOLUMI PUBBLICATI
Vito Faenza, La vita di un Comune, (a cura di R. Macina), 1982;
Raffaele Macina, Il 1799 in provincia di Bari, 1985;
Anna Longo Massarelli, Costume e societ nei proverbi modugnesi, 1986;
Serafino Corriero, Alla scuola del fascismo, 1987;
Sandro De Feo, Gli inganni, (presentazione di A. Moravia), 1988;
Giuseppe Ceci, Balsignano, 1988;
Ivana Pirrone, Stagioni di Puglia, 1990;
Anna Longo Massarelli, La vita quotidiana nella cultura popolare, 1991;
Vincenzo Romita, Liriche, 1991;
Raffaele Macina, Modugno nellet moderna, 1993;
Anna Longo Massarelli, Dizionario del dialetto modugnese, (presentazione di Serafino Corriero), 1995;
Raffaele Macina, Estro e malizia negli agnomi popolari, 1996;
Anna Longo Massarelli-Ivana Pirrone, I sapori della terra, 1997;
Quinto Tullio Cicerone, Commentariolum petitionis (Vademecum del candidato, a
cura di Cristina Macina), 1997;
Lucio Anneo Seneca, Epistula XVIII ad Lucilium (Intorno ai Saturnali, a cura di
Cristina Macina), 1997;
Raffaele Macina, Viaggio nel Settecento, 1998;
Raffaele Macina, Viaggio nel 1799, 1999;
Dina Lacalamita, Storia segreta di un converso del 1799, 1999;
Vincenzo Romita, Uno stupido fondo di bottiglia, 2000;
Raffaele Macina, Antologia di una citt, 2004;
Vincenzo Romita, Entroterra, 2004.
Anna Longo Massarelli, Larguzia del popolo, 2007.
Serafino Corriero-Raffaele Macina, La magia del racconto nella cultura popolare, 2009.

Finito di stampare
nel mese di maggio del 2010 da
Litopress Industria Grafica s.r.l.

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