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La Puglia
dallUnit dItalia al fascismo
CAP. III
LEMIGRAZIONE PUGLIESE
FRA OTTOCENTO E NOVECENTO
Il nuovo stato unitario italiano fu fortemente colpito dal fenomeno
dellemigrazione, che determin un vero e proprio esodo in un primo
momento (1876-1900) dalle regioni settentrionali, ed in seguito (inizi
del 900) da quelle meridionali. Le cifre del fenomeno sono imponenti:
nei suoi primi cinquantacinque anni di storia, il nuovo stato perde pi
di 14 milioni di cittadini, un numero, cio, pari al 64% della sua popolazione al momento del conseguimento dellUnit.
Fra le grandi regioni meridionali, la Puglia lultima ad essere interessata dallemigrazione che, per, a partire dagli anni Dieci del Novecento, assume quasi un carattere fisiologico che convive, purtroppo
ancora oggi, con i processi demografici regionali.
Prima dellemigrazione, intesa come partenza durevole o definitiva,
la Puglia percorsa, per, da grandi migrazioni stagionali interne che,
per alcuni mesi dellanno, determinano da un lato lo svuotamento dei
paesi della provincia di Bari e della Terra dOtranto e dallaltro il raddoppio della popolazione dei grandi centri cerealicoli della Capitanata.
Allinterno di questo grande fenomeno migratorio, assai dolorosa
poi quella pagina di storia che riguarda alcuni emigrati pugliesi, spesso
andati via dalla Puglia e dallItalia per le loro idee, che finiscono collessere processati e condannati nei nuovi Paesi proprio per motivi politici.
Emblematico, al riguardo, il caso di Giuseppe Sgovio, un modugnese
emigrato agli inizi del Novecento in U.S.A., che sperimenter sulla sua
pelle il naufragio dei suoi ideali di libert e di giustizia sociale: sar,
infatti, prima processato ed espulso dallAmerica ed in seguito, giunto
in Unione Sovietica, confinato nei gulag.
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(Il grafico in O. Bianchi, Emigrazione e migrazioni interne tra Otto e Novecento. in AA.
VV., Storia dItalia, La Puglia, Einaudi, Torino 1989, p. 557)
lOttocento, assai diverso , invece, il quadro degli spostamenti stagionali della popolazione allinterno del territorio regionale.
La Puglia da molti secoli era attraversata da migrazioni interne che
raggiungevano percentuali molto alte in concomitanza con diversi lavori stagionali, quali vendemmia, semina, raccolta delle olive, e soprattutto mietitura; anche per queste migrazioni interne il circondario di
Bari forniva le percentuali pi alte, poich da essa partiva pi del 60%
dei lavoratori stagionali.
Il fenomeno delle migrazioni interne alla regione, che nella nostra
Approfondimenti
Andare foretrre
Lemigrazione interna, meglio nota nella cultura popolare con lespressione andare foretrre, fenomeno antico, a cui erano associate specifiche
tradizioni ed usanze che proprio negli ultimi anni sono oggetto di attenzione da parte dei giovani e di numerosi gruppi folclorici della Puglia.
Andare foretrre, andare, cio, fuori della propria citt e recarsi in
altre terre, in concomitanza soprattutto con i lavori della mietitura, era
fenomeno assai diffuso che in alcuni luoghi della Puglia si protratto
sino alla vigilia della seconda guerra mondiale.
Si partiva in piccoli gruppi, di solito formati da cinque lavoratori, gi
in maggio prima della mietitura verso le montagne della Basilicata, le
masserie della Murgia, limmenso Tavoliere delle Puglie o lalto Salento.
Si partiva un po tutti: non solo braccianti, ma anche operai comuni,
muratori, calzolai, lavoranti sarti e barbieri che, del resto, in paesi svuotati non avrebbero saputo che fare.
Il momento della partenza era sempre preceduto da precisi riti. A Bari,
ad esempio, come racconta labate Giacinto Gimma, alcuni Villani Poeti, privi affatto di lettere prima di partire girano per le strade, fermandosi soprattutto davanti alle abitazioni delle innamorate, cantano con suoni valendosi della propria lingua volgare, e con un ramo di olivo tutto
adornato con nastri di seta, con spiche di grano e con sonagli dargento,
augurano buona fertilit della Raccolta.
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Di gran lunga pi festoso era il ritorno che, dopo la mietitura e trebbiatura, incominciava verso la fine di luglio e proseguiva sino alla notte
di San Lorenzo. Di solito, non appena si profilava limmagine del campanile del proprio paese, i braccianti scendevano dal traino e, impugnando festosamente la falce in una mano e un mazzo di spighe di grano
nellaltra, entravano nellabitato e giravano per le strade gridando a squarciagola con canti e versi improvvisati la gioia di essere ritornati finalmente nella loro terra.
Quanto era dura la vita di questi emigranti stagionali nei mesi in cui
erano foretrre! Uneco della fatica, dei tempi brutali di lavoro e delle
condizioni impossibili di vita rimasta in un antico canto popolare che
dice: Gente, io ci sono stato nei campi di grano/ a mietere sotto lo
sguardo vigile del sorvegliante,/ curvo dallalba al tramonto sotto il sole
cocente./ Quando mietemmo il grano alla campagna/ avevamo una sete
che ci faceva morire;/ dicemmo al sovrastante: Vogliamo bere, manda a
prendere la fiasca./ Ci rispose: Voi non dovete bere, non dovete parlare,/ dovete solo lavorare, se no siete licenziati.
Oggi, della emigrazione stagionale dellandare foretrre rimasta
ancora qualche traccia: diverse famiglie del basso Salento si trasferiscono
dallinizio della primavera alla fine dellestate nellalta Murgia barese per
seguire tutte le fasi della coltivazione del tabacco che ha finito col sostituire quella del grano in diverse zone.
E, daltra parte, i numerosi emigranti pugliesi che ora scendono in
agosto nei loro paesi non rivivono quella gioia, qui da noi eternamente
mista ad amarezza, del bracciante che ritornava da foretrre?
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Sia dalle citt sia dai piccoli centri partivano per recarsi nel foggiano
e nella Basilicata un po tutti: non solo braccianti e contadini poveri,
ma anche barbieri, sarti ed altri artigiani, che saranno poi agli inizi del
Novecento le categorie lavorative che alimenteranno lemigrazione soprattutto verso le terre doltreoceano.
Erano numerosi i centri della provicnia di Bari, e in particolare quelli
della cosiddetta olivicoltura e cerealicoltura povera (Binetto, Cassano, Grumo, Toritto, Casamassima, Turi) che arrivavano a svuotarsi sino
al 50%; pi contenuta, ma pur sempre consistente, era la migrazione
dai paesi confinanti con Bari, dove si arrivava comunque al 20%.
, questa, una pagina molto triste della nostra storia. Non sono immaginabili oggi le condizioni igienico-sanitarie e gi stessi orari di lavoro
a cui venivano sottoposti questi lavoratori stagionali, che spesso ritornavano a casa affetti da malaria o da tifo.
Partivano con un fagotto in cui mettevano poche cose, e per tutti i
mesi di permanenza al di fuori del proprio paese indossavano sempre
gli stessi pantaloni e la stessa camicia. Quando non dormivano fuori
nelle grandi aie delle masserie di Capitanata, dormivano in locali malsani che risutavano assai affollati.
In una relazione del 1910 di un capitano medico che descriveva le
condizioni di vita degli immigrati brindisini in occasione della vendemmia, cos si affermava: Dormono in dieci e pi nello stesso ambiente, senza svestirsi mai, sdraiati sulla semplice paglia, confusi insieme, senza distinzione di et e sesso.
E, daltra parte, nella stessa cultura popolare ancora oggi sono presenti gli echi di questa triste pagina della storia pugliese.
Lemigrazione pugliese nel primo Novecento
Come si gi avuto modo di dire, lemigrazione pugliese conobbe
una forte impennata sin dai primi anni del Novecento.
A fronte delle 1.000 unit che mediamente partivano dalla Puglia
negli anni della seconda met dellOttocento, nel primo decennio
del Novecento la media annuale balza alle 10.000 unit, attestandosi
poi nel 1913 a 41.837 unit; dopo il blocco allemigrazione imposto
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(Il grafico in O. Bianchi, Emigrazione e migrazioni interne tra Otto e Novecento. in AA.
VV., Storia dItalia, La Puglia, Einaudi, Torino 1989, p. 557)
negli anni della prima guerra mondiale, gi nel 1920 gli emigrati
pugliesi sono 40.361.
Si calcola che nel primo ventennio del Novecento sia partito dalla
provincia di Bari il 30,7% della popolazione residente, da quella di
Foggia il 25,4% e dalla Terra dOtanto il 6,6%.
In molti paesi della provincia di Bari, colpiti intensamente dallemigrazione, venne a mancare persino la manodopera necessaria per la
realizzazione di alcuni lavori pubblici. In una delibera del consiglio comunale di Bitritto del febbraio del 1910 si afferma che la continua
emigrazione rende difficile che il servizio (di manutenzione delle strade, ndr) possa darsi in appalto per mancanza assoluta di personale.
Sono diverse le prese di posizione delle istituzioni pubbliche che
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Regione
Piemonte
Lombardia
Veneto
Friuli V.G
Liguria
Emilia
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
Totale espatri
1876-1900
Emigrati
%
709.076
13,49
519.100
9,87
940.711
17,89
847.072
16,11
117.941
2,24
220.745
4,20
290.111
5,52
8.866
0,17
70.050
1,33
15.830
0,30
109.038
2,07
136.355
2,59
520.791
9,90
50.282
0,96
191.433
3,64
275.926
5,25
226.449
4,31
8.135
0,16
5.527.911
100,00
1901-1915
Emigrati
%
831.088
9,48
823.695
9,39
882.082
10,06
560.721
6,39
105.215
1,20
469.430
5,35
473.045
5,39
155.674
1,77
320.107
3,65
189.225
2,16
486.518
5,55
171.680
1,96
955.188
10,89
332.615
3,79
194.260
2,22
603.105
6,88
1.126.513
12,85
89.588
1,02
8.749.749 100,00
Pannello della mostra itinerante sullemigrazione (Bari 5-11 marzo 2010) che riporta una
dichiarazione sugli emigrati di F. D. Roosevelt, presidente degli U.S.A. dal 1932 al 1945
del fenomeno emigratorio nella provincia in una sua delibera del 1907:
Lemigrazione in Terra di Bari [...] ha in questi ultimi anni assunto tali
proporzioni da suscitare serie apprensioni per le conseguenze, certo non
lievi, che ha gi cominciato ad apportare ed apporter ancora nel nostro
paese; significativa lannotazione che viene fatta subito dopo, secondo la
quale lemigrante non si perita di lasciare tutto e tutti e di assoggettarsi
ad una smodata usura per raccogliere i mezzi necessari per pagarsi il viaggio, pur di raggiungere i propri compatrioti nelle lontane Americhe.
Le cause dellimpennata dei flussi migratori nei paesi doltreoceano
sono da ricercarsi nella grave e prolungata crisi agraria che, gi manifestatasi in alcuni settori agli inizi degli anni Ottanta, esplode nel 1887 in
seguito alla guerra doganale con la Francia, determinata dalla politica
del governo Crispi. Non solo la viticoltura pugliese viene messa in crisi
per la totale chiusura del mercato francese, ma lintera produzione agricola, il commercio e le industrie, che allora erano ad essa strettamente
collegate, subiscono un tracollo.
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pi desiderata, seguiti poi dal Brasile e dallArgentina, mentre ridimensionati risultano i flussi migratori verso la Francia, lAustria e i paesi
balcanici.
Se lemigrazione della seconda met dellOttocento aveva interessato
soprattutto le citt, particolarmente quelle costiere, quella del primo
Novecento interessa tutti i centri pugliesi, anche i pi piccoli, a causa
sia della riconversione dellagricoltura, sia della crisi del commercio e
del debole apparato industriale che non riesce a svilupparsi.
A partire sono in percentuali altissime i lavoratori dei campi, seguiti
poi dai manovali generici, dai giornalieri, dai lavoratori delledilizia, dagli
operai e dagli artigiani, a cui dagli anni Dieci incominceranno ad unirisi
anche gli addetti al commercio, i professionisti e persino numerosi artisti.
Limpatto e il rapporto degli emigrati pugliesi con la societ americana si presenta con alcune specificit non riscontrabili fra gli emigrati
provenienti da altri paesi europei e persino dallItalia settentrionale.
In primo luogo, i Pugliesi formano negli USA vere e proprie colo171
per essere state abbandonate dai loro mariti emigrati, che si erano rifatti una seconda famiglia.
Del resto, le difficolt e i tragici problemi che i nostri emigranti erano costretti ad affrontare sono ben espressi in una lettera di un emigrato bitrittese, Joseph Zuccaro, conservata nel Museo degli emigranti di
Ellis Island di New York. Dice Joseph Zuccaro: Quando ero in Italia
credevo che le strade in America fossero pavimentate doro, ma quando finalmente arrivai qui, ebbi un grande disappunto nel vedere non
solo che le strade non erano pavimentate doro, ma che non cerano
affatto, e quel ch peggio aspettavano me che le pavimentassi.
Approfondimenti
decisione di Sgovio di stabilirsi in Unione Sovietica, dove fu subito raggiunto dalla sua famiglia, dovette essere legata, come peraltro accadeva
in quegli anni per diversi antifascisti italiani, anche alle sue idee politiche e alla sicura convinzione di poter trovare nellunica patria del socialismo la societ giusta, se vero che in una sua lettera del 14 febbraio
del 1936, indirizzata alla madre, residente a Modugno, ma mai recapitata per lintervento della censura fascista, egli scrive: La vittoria degli
operai e dei contadini russi dellottobre del 1917 deve servire al popolo
italiano. La vittoria della rivoluzione proletaria russa indica la strada
della piena liberazione della nostra classe.
Purtroppo, per Giuseppe Sgovio e per migliaia di rifugiati politici,
Approfondimenti
Piuttosto noto il caso del kolchoz modello Sacco e Vanzetti, costituito subito
dopo lesecuzione della condanna a morte dei due Pugliesi e interamente gestito dai
rifugiati italiani nel territorio di Mosca subito dopo la condanna negli USA dei due
anarchici, al quale furono assegnati ben mille ettari di terra.
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In verit, lintera famiglia Sgovio che sembra essere unita e cementata non solo dagli affetti, ma anche dal credo comunista, come accadeva allora, quando sia per gli attacchi che provenivano dallesterno sia
per ladesione fideistica e ideologica al comunismo, listituzione famigliare era una delle poche realt, se non lunica, in cui poter trovare
pace, comprensione e vera solidariet.
E, al proposito, scoprendo di volta in volta le avversit di questa sfortunata famiglia, sulla quale si sono abbattuti i luttuosi processi del Novecento, si pu immaginare quanta forza dovesse avere Anna Di Ceglie,
moglie di Giuseppe Sgovio, che condivise col marito e col figlio tutti i
tragici eventi, stando al loro fianco e sostenendoli sempre.
Thomas Sgovio, giunto in Unione Sovietica, vive anche lui a Mosca
e, forte degli studi artistici e di design gi fatti negli USA, lavora come
grafico in una casa editrice moscovita. Chiede ed ottiene la cittadinanza sovietica e si sposa con una giovane americana, anche lei probabilmente emigrata dagli USA in URSS.
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BIBLIOGRAFIA
Per un inquadramento generale delle migrazioni stagionali e dellemigrazione pugliese:
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e XX secolo, in Istituto per la Storia del Risorgimento, Let giolittiana nel Mezzogiorno e in Puglia, Bari, 1990; O. Bianchi, Emigrazione e migrazioni interne
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Torino 1989, p. 549; G. Candido, Emigrazioni interne temporanee nellagro
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Rassegna Pugliese, gennaio-febbraio-marzo 1908; F. De Felice, Lagricoltura in Terra di Bari dal 1880 al 1914, Milano 1971; V. De Bellis - R. Colonna, Historia di Bitritto, Grafica Bigiemme, Bari 1983; G. Rosoli, Un secolo di
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Sulla tragedia della famiglia Sgovio e degli esuli politici:
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Leonetti Luparini, Roberto Anderson, Un idealista nel paese dei Soviet
(www.gariwo.net); Centro Studi Memorial Mosca - Fondazione Giangiacomo
Feltrinelli, Gli italiani nel gulag, Milano 2005; A. Polcri - M. Giappichelli,
Gli Stati Uniti dellAmerican way of life e dei forti contrasti sociali, in Storia e
analisi storica, Brescia, 2000, p. 367; V. A. Leuzzi, Due Pugliesi nei gulag di
Stalin, in La Gazzetta del Mezzogiorno, Bari, 2-9-2008;
Numerose notizie sulle vicende della famiglia Sgovio sono assunte dalla
relazione svolta da Giovanna Sgovio, moglie di Thomas Sgovio, allincontro di
presentazione del progetto della Regione Puglia Memorie di una vita: Thomas Sgovio, svoltosi, presso la Fiera del Levante, il 13 settembre 2008.
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INDICE
Premessa
7
9
28
41
67
83
86
106
116
133
157
159
176
VOLUMI PUBBLICATI
Vito Faenza, La vita di un Comune, (a cura di R. Macina), 1982;
Raffaele Macina, Il 1799 in provincia di Bari, 1985;
Anna Longo Massarelli, Costume e societ nei proverbi modugnesi, 1986;
Serafino Corriero, Alla scuola del fascismo, 1987;
Sandro De Feo, Gli inganni, (presentazione di A. Moravia), 1988;
Giuseppe Ceci, Balsignano, 1988;
Ivana Pirrone, Stagioni di Puglia, 1990;
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Vincenzo Romita, Liriche, 1991;
Raffaele Macina, Modugno nellet moderna, 1993;
Anna Longo Massarelli, Dizionario del dialetto modugnese, (presentazione di Serafino Corriero), 1995;
Raffaele Macina, Estro e malizia negli agnomi popolari, 1996;
Anna Longo Massarelli-Ivana Pirrone, I sapori della terra, 1997;
Quinto Tullio Cicerone, Commentariolum petitionis (Vademecum del candidato, a
cura di Cristina Macina), 1997;
Lucio Anneo Seneca, Epistula XVIII ad Lucilium (Intorno ai Saturnali, a cura di
Cristina Macina), 1997;
Raffaele Macina, Viaggio nel Settecento, 1998;
Raffaele Macina, Viaggio nel 1799, 1999;
Dina Lacalamita, Storia segreta di un converso del 1799, 1999;
Vincenzo Romita, Uno stupido fondo di bottiglia, 2000;
Raffaele Macina, Antologia di una citt, 2004;
Vincenzo Romita, Entroterra, 2004.
Anna Longo Massarelli, Larguzia del popolo, 2007.
Serafino Corriero-Raffaele Macina, La magia del racconto nella cultura popolare, 2009.
Finito di stampare
nel mese di maggio del 2010 da
Litopress Industria Grafica s.r.l.