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' I. Kant, Critica della ragion pura, trad. it. di P. Chiodi, Utet, Torino 2005, p. 225
(B 232). Quest'ultimo riferimento la numerazione cannica e spesso usata delle pagine
della prima e della seconda edizione della Critica, riferimento che sar presente anche
nelle note successive al fine di una maggiore facilita di ricerca.
http://www.fupress.com/adf
ISSN 0394-5073 (print) ISSN 1824-3770 (online)
2011 Firenze University Press
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al tempo e per un motivo che pu sembrare strano: le caratteristiche assegnategli erano comunemente ritenute vaUde, sia daa scienza (almeno
fino alia teoria della reladvit) che neUa vita di tutti i giomi, percio poco
dibattute e impHcitamente accettate. Prendiamo, ad esempio, l'elenco
delle propriet, che viene dato del tempo nella prima Critica, all'interno
dl'Estetica trascendental, neMa parte intitolata Esposizione metafisica
del concetto di tempo^, limitandoci a riportare queUe caratteristiche che
hanno un'importanza maggiore per la discussione che ci appresdamo ad
affrontare': la rappresentazione del tempo a fondamento della simultaneit quando qualcosa rappresentato nello stesso tempo, e a fondamento
della successione, quando qualcosa rappresentato in tempi diversi (ptinto
1); tempo ha una sola dirnensione (punto 3); il tempo tina forma pura
deU'inttiizione sensibe che serve, a sua volta, a dare forma ai fenomeni
(punto 4); tempi diversi sono parti deHo stesso tempo e la successione ha
una natura sinttica (punto 4); la rappresentazione di un unico oggetto si
definisce inttiizione (punto 4); il tempo infinito (ptinto 5). Altri attributi
deU'inttiizione temporale si possono evincere daU'unione di queUi suddetti: per esempio, che il tempo sia successivo e monodimensionale ci fa
supporre che abbia una sola direzione. Molti degH attributi ora elencati,
la monodimensionalit, l'infinit, la successione di tempi diversi come
parti di un unico tempo, sono entrati a far parte delle propriet che erano
comtinemente assegnate a tale nozione, in maniera pi o meno espHcita.
importante, inoltre, un pargrafo aggiunto nella seconda edizione,
VEsposizione trascendental del concetto di tempo, dove viene detto che il
movimento (regolato dalle leggi del moto) e il mutamento sono possibi
solo grazie alia rappresentazione del tempo e che se questo non fosse
un'intuizione non potremmo, per esempio in un cambiamento di stato,
mettere in relazione tra loro due predicati opposti appartenenti ad un
tnico oggetto. Essendo il tempo un'intuizione ed avendo le caratteristiche
sopra elencate, un soggetto conoscente pu riferire alio stesso oggetto
due predicati contraddittori tra loro, come quando dico che la cera prima
era solida e adesso liquida, magari perch si sciolta al sole: *Solo nel
tempo due determinazioni opposte contraddittorie possono aver luogo
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'"Ivi, 79,p.53.
" Kant, Critica della ragionpura, cit., p. 159-160 (B 128).
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soggettivo-oggettivo?
AUa luce di quanto viene detto qtii, giusto dire che le successioni
date dall'intuizione temporale possono essere res oggettive, messe in
discussione o ribaltate dal principio causale? O possiamo addirittura
affermare che la causa ha una funzione oggettivante sui tempo? Se cos
fosse, la funzione temporale apparirebbe ausiliare rispetto aUa causa,
sarebbe soltanto uno strumento capace di fornire del materiale per poi
costruirci sopra un edificio pi solido. Per smontare questa impostazione, per prima cosa, anche se pu sembrare superfluo, bene specificare
che qui non stiamo parlando direttamente di tempo e causa, ma delle
successioni temporali e di quelle causali, quindi non deUe nozioni a priori
stesse, ma degli oggetti di tali funzioni: se la prima opera stii fenomeni
(UveUo sensibe), la seconda opera sui concetti tratti dai fenomeni (liveo
concettuale), quindi su due piani epistemologici differenti. In pi, come
detto in precedenza, tempo una sorta di base lgica per ogni tipo di
successione, si occupa di loro in maniera genrale, invece la successione
causale riguarda esclusivamente un certo tipo di serie concettuali, assicurando che ogni fenmeno effetto di un fenmeno precedente.
Ora, riprendiamo brano riportato sopra. Li tutto verte sui significato che diamo ai termini 'soggettivo' e 'arbitrario' e st problema se siano
coestensivi o meno. Se i termini si riferiscono ae sequenze a'interno
deU'inttiizione temporale aUora hanno un significato molto sime, ma se
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si riferiscono aUe nozioni stesse no. Ad esempio, osservando una casa possiamo avere la sequenza tetto-finestra-porta-prato, e, essendo arbitrarie
le condizioni di partenza o di ricezione dei fenometii da ctji dipendono
le sequenze acqtiisite, in altre circostanze si possono avere ordini diversi
(potremmo infatti avere la serie prato-porta-finestra-tetto), ma non pu
essere 'soggettivo' che si sia acquisita una serie di fenomeni e che essi
avessero U carattere deUa successione. II compito principale e oggettivo
del tempo dunque non darci l'ordine rigoroso deUe successioni, bensi
darci le successioni stesse, vale a dire U materiale empirico, informandoci
inoltre che esso sta cambiando o si sta spostando poich lo percepiamo
come successivo. Dire che tutto ci che si trova nel tempo soggettivo o
che la funzione del tempo solo soggettiva rispetto a queUa deUa causa
equivarrebbe a smintiire l'intuizione a priori kantiana. Dove alcuni vedono
una distinzione tra soggettivo e oggettivo noi vediamo una separazione dei
ruoU tra tempo e causa che conduce ad una Hpartizione tra le successioni:
queUe tempora, che possiamo definir 'successioni in genrale', e queUe
causali, che possiamo indicare come 'successioni necessarie'.
II compito diverso che hanno le due nozioni a priori dovuto anche
ai due piani su cui agiscono, distinzione non da poco perch se non si
stesse attenti si correrebbe rischio di un possibile scontro di facolt, utilizzando tin principio inteUettuale (che si occupa di concetti) per mettere
in dubbio ci. che proviene daUa sensibilit ( materiale empirico): non
possibUe che tina categoria si occupi direttamente del materiale sensibe
andando a saltare tutto U lavoro fatto dagli schemi trascendentali e con
buona pace dei testi kantiani da cui emerge la coUaborazione tra le varie
facolt e i vari liveUi.
CoUaborazione che si manifesta puntualmente anche neUa definizione deUa seconda analogia, quando si parla deUa successione temporale
'secondo la legge di causalit': quanto detto in precedenza ci porta a
pensare che U principio di causaHt non agisca suUe successioni temporali
riordinandole e riorganizzandole, ma deve fare in modo che tra i vari
rapporti di successione e tra le innumerevoU successioni che possiamo
percepire, ce ne siano alcuni considerati, per la nostra esperienza e quindi
a HveUo concettuale, causali o necessari (la cera che si sciogHe al sole,
la nave che risale la corrente, ecc...). II tempo ci assicura che possiamo
avere degli stati successivi, la seconda analogia ci assicura che uno stato
di cose, un evento o un fenmeno necessariamente effetto di una causa
antecedente, causa che spesso esemplificata o trova tm corrispettivo
neUe leggi empiriche. quest'ultimo punto che viene ribadito da Kant
n'Esposizione trascendentale del concetto di tempo quando afferma che
U tempo deve 'render ragione' deUa dottrina del moto: 'render ragione'
non nel senso di 'derivare', ma di 'permettere'; non cerca di porre in una
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relazione esclusiva tempo e leggi del moto, assai legate aUe analogie, ma
cerca di assicurarne la possibUit.
Se cos stessero le cose sembrerebbe che U tempo, base lgica di ogni
successione e fornitore di materiale empirico, sia epistemolgicamente
antecedente aUa causa, accentuando ancora di pi la distanza con Leibniz.
Ma, prima ancora di considerazioni del genere, dovremmo chiederci:
sarebbe plausibile una teoria 'aUa Leibniz'? Una teoria in cui sia la causa,
in qualche modo, antecedente al tempo? Ci chiediamo se sia plausibUe
una teoria senza un'entit 'tempo', con a fondamento deUa successione
U passaggio da un fenmeno (causa) ad un altro fenmeno (effetto); tina
situazione, in pratica, in cui non ci sarebbe pi un tempo che passa ma
deUe cose che succedono.
Se volessimo fare un esempio sempUce e immediato che ci aiuti a
capire megUo la diversit che c' tra una concezione in cui sia il tempo
a scorrere e queUa per cui la temporaUt derivabUe daUa causaUt potremmo dire che tale situazione assomiglia, sempHfcando molto le cose,
aUa differenza che c' tra cinema e fumetto. Se pensiamo all'esempio
di Kant in cui tempo viene paragonato ad una Hnea sinttica, le cui
parti siano successive, possibe una similitudine con le vecchie pelUcole
cinematografche: ogni peUicola divisa in fotogrammi uguali tra di loro
che si susseguono aUa stessa velocit circa e su cui, in casi limite, possa
essere stata impressa la stessa idntica immagine qualora sia stata ripresa
una scena senza movimento. In una concezione in ct la successione
sia data da un'entit che scorre abbiamo una situazione sime: i singoH
movimenti si susseguono attraverso le parti temporaH, unit dopo unit,
anche se tutto restasse immobUe, anche se l'universo fosse 'congelato';
come neUa frase di Newton citata in precedenza Tutti i movimenti
possono essere accelerati e ritardati, ma Uflussodel tempo assoluto non
pu essere mutato^^ Prendiamo ora il caso del fumetto. Qui abbiamo
ugualmente deUe unit, le vignette, ma, a differenza del caso precedente,
esse non sono uguali tra di loro e anche U contenuto al loro interno pu
variare parecchio, infuenzando la grandezza della vignetta stessa: possiamo
averne una piccola in ctai rappresentato un solo dettagUo oppure una
che si estende anche su due pagine in cui l'azione o i dialoghi sono molti
e molto complessi. Inoltre, solo dopo che si sia compiuto l'evento o che si
sia completamente svolta l'azione in una vignetta possibUe passare aUa
successiva e, a differenza del cinema, raro che due vignette siano uguali,
ma anzi proprio la diversit tra di esse che ci d il senso deUa successione.
L'utUizzazione del concetto di tempo, non solo neUa vita di tutti i
giorni ma anche in mbito scientifco, pone in svantaggio le teorie di tipo
" Cfr. p. 3.
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'* Entrambi gli articoli si possono trovare in Kant and Contemporary Epistemology,
a cura di P. Parrini, Kluwer academic publishers, Dordrecht 1994.
" G . Buchdahl, Kant and the Dynamics of Reason: Essays on the Structure of Kant's
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fatto che Kant defnisce cos tutti i principi sintetici a priori del soggetto
conoscente^"; che siano metodologici sembra quasi una scelta dovuta, dato
che, non potendo essere costitutivi, essi si limitano ad indicare un modo
per organizzare il materiale empirico; la propriet su cui si focalizza l'attenzione quella di non avere forza costitutiva. Stando alie proposte dei
regolaristi, l'intelletto avrebbe solo la funzione di organizzare il materiale
proveniente dalla sensibilit in una struttura empirica, ma tale struttura
non considerata fssa o immutabile, essendo sempre possibile una sua
revisione da parte della facolt deUa ragione. I principi come quello di
causa-effetto perci non sarebbero costitutivi a Mvello empirico, bens
avrebbero solo la funzione trascendentale minima di assicurare un ordine temporale oggettivo aUe occorrenze contingenti, mentre il progetto
effettivo di un ordine empiricamente legiferato deUa natura visto come il
lavoro della ragione o del giudizio riflettente^^ Una serie di eventi ha un
ordine oggettivo datle dallo schema deUa causaUta: se la cera si scioglie
possiamo utilizzare il principio di causalit come un mezzo per cercare
qualcosa che sia causa del suo sciogliersi, ma questo schema, non avendo
forza costitutiva, non solo non garantisce la conclusione della ricerca, ma
neanche che la ricerca abbia una conclusione. Sar poi la facolt della
ragione a confermare che l'ordine della sequenza sia corretto inserendola
in apposite gerarchie eidetiche (aU'interno deUe quali possibile inserir
i concetti provenienti dall'intelletto), e sar poi sempre la ragione a modifcare taU gerarchie in base a nuovi ed eventuali dati empirici. Se, per
esempio, si scoprisse che alcune leggi scientifche son coroUari di altre o
che determinati fenomeni in realt non sottostanno a determinate leggi,
i principi metodologici deUa ragione, operanti ad un livello pi alto di
quelli dell'intelletto, possono riorganizzare le gerarchie in modo tale che
quelle leggi sottostiano a regle ancor pi generali o diverse.
Agli autori regolaristi si oppongono interpreti che possiamo chiamare 'costitutivisti', come il succitato Friedman, i quali sostengono che i
principi dell'intelletto vadano considerati costitutivi dell'esperienza, ma
non universalmente validi e necessari, seguendo la famosa distinzione
che traccia Reichenbach sul termine 'a priori': in primo luogo esso
Philosophy, Blackwell, Oxford 1992, p. 93. Durante l'analisi terro conto principalmente
dell'interpretazione che danno Buchdahl e Allison; ci non toglie che altri autori dello
stesso gruppo possano dare interpretazioni differenti.
^ Chiamo trascendentale ogni conoscenza che si occupi, in genrale, non tanto
di oggetti quanto del nostro modo di conoscere gli oggetti nella misura in cui questo
deve essere possibile a priori. Un sistema di tali concetti potrebbe essere detto filosofia
trascendentale: Kant, Critica della ragion pura, cit., p. 90 (A 11/B 25).
^' H.E. Allison, Causality and Casual Laws in Kant: a Critique of Michael Friedman,
in Kant and Contemporary Epistemology, cit., p. 291.
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^* Friedman cita soprattutto dei passi di altre opere, uno dei Prolegomeni: ma
soprattutto la meccanica pura pu formare i suoi concetti di movimento solo per mezzo
deUe rappresentazioni del tempo. I. Kant, Prolegomeni ad ogni futura metafisica che
potra presentarsi come scienza, trad. it. di P. CarabeUese, Editori Laterza, 1996, 4,283,
p. 67. Per, da un lato Friedman omette la frase precedente che coUega il tempo aUa
matemtica (L'aritmetica anche riesce a costruire i suoi concetti di numero mediante
una successiva aggiunta deUe unit nel tempo, ibidem) daU'altro il periodo citato in
precedenza non pone un rapporto esclusivo, come gi detto, tra tempo e leggi del moto,
infatti non viene detto che le leggi si basano stiU'intuizione temporale, ma che grazie ad
essa siamo in grado di formare dei concetti, come accade per tutti i fenomeni.
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