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Scopo del corso

Imparare le nozioni base di


elettronica.
Imparare ad usare gli strumenti
di misura delle grandezze
elettriche.
Imparare ad analizzare i risultati
sperimentali, con lo scopo di
ricavare la maggior parte di
informazioni sui fenomeni e/o
le grandezze fisiche che entrano
in gioco nellesperimento
eseguito.

Perch importante

La maggior parte delle


osservabili fisiche si misurano
con strumentazione elettronica.

I display luminosi degli


strumenti digitali sono comandati
da segnali elettrici.

Gli indicatori degli strumenti ad


ago (analogici) sono comandati
da segnali elettrici.

Gli strumenti devono essere


dotati di trasduttori, cio
dispositivi che convertono le
osservabili fisiche in segnali
elettrici, e viceversa.

I-1

Esempi di trasduttori
Trasduttori in ingresso (input)
1. Cellula fotovoltaica (energia
luminosa
energia elettrica)
2. Termocoppia (differenza di
temperatura
differenza di
potenziale elettrico)
3. Materiali piezoelettrici (energia
meccanica
energia elettrica)
4. Celle elettrochimiche (energia
chimica
energia elettrica)

Trasduttori in uscita (output):


trasformano linformazione
elettrica in una qualche forma che
pu essere visualizzata
dallocchio.
Negli strumenti digitali: i display
luminosi trasformano il segnale
elettrico in un numero.
Negli strumenti analogici: lenergia
elettrica comanda il movimento
dellindice, che segna il risultato
su una scala graduata.
Nei televisori e nelle radio i segnali
elettrici sono convertiti in luce
e/o suono.
I-2

L energia elettrica pu essere


immagazzinata, trasferita, pu
produrre calore o movimento. Per
questo importante saperla trasferire
ed utilizzare al meglio.
Un circuito elettrico un insieme di
elementi collegati tra loro allo scopo
di trasferire energia elettrica.

Gli elementi fondamentali ideali


di un circuito elettrico possono
essere
Attivi : quando forniscono
energia agli altri elementi
(generatori di tensione elettrica,
generatori di corrente, batterie
etc.)
Passivi: quando dissipano o
immagazzinano energia:
(resistori, condensatori,
induttori)

Le grandezze elettriche che, di fatto, si misurano sono:


La differenza di potenziale (d.d.p.), detta anche tensione o voltaggio
La corrente elettrica
La potenza elettrica

I-3

Gli atomi sono costituiti da un nucleo (formato da protoni e neutroni) e


dagli elettroni.

Protoni ed elettroni sono cariche elettriche; gli elettroni e i protoni hanno


la stessa carica elettrica ma di segno opposto, gli elettroni hanno carica
negativa e i protoni carica positiva. (qe = -e; qp = e)

Lunit di carica elettrica il coulomb (C), la carica di un elettrone


1.610-19 C.

Cariche dello stesso segno si respingono, cariche di segno opposto si


attraggono.

Gli elettroni sono legati al nucleo proprio a causa della loro attrazione
con i protoni.

Negli atomi neutri, il numero di protoni uguale al numero di elettroni,


cos la carica netta nulla.

Se, in qualche modo, aggiungiamo (o sottraiamo) qualche elettrone,


latomo assume una carica netta negativa (o positiva), e viene detto ione
negativo (o positivo).
I-4

Conduttori e Isolanti

Dal punto di vista delle loro propriet elettriche, la maggior parte delle
sostanze si possono dividere in conduttori ed isolanti.

Esempi di conduttori sono: il rame, loro, largento (i metalli in


genere), lacqua del mare, il corpo umano.

Esempi di isolanti sono: laria, la plastica, il vetro, lacqua


chimicamente pura.

La differenza di comportamento di conduttori ed isolanti dovuta alla


differente mobilit degli elettroni.

Quando atomi metallici si aggregano per formare un corpo solido,


alcuni elettroni (quelli pi esterni) non sono fortemente legati al nucleo,
ma sono liberi di muoversi attraverso il materiale (conduttore). Un
conduttore quindi formato da ioni positivi (nucleo + elettroni interni)
ed elettroni (detti di conduzione) delocalizzati su tutto il materiale.

Al contrario negli isolanti, tutti gli elettroni degli atomi sono


fortemente legati al proprio nucleo e non possono muoversi
liberamente.

I-5

La corrente elettrica
La corrente la velocit di trasferimento di carica che nasce dal moto
ordinato delle cariche elettriche.
Consideriamo un filo metallico lungo cui gli elettroni si muovono, la
corrente il flusso di carica che attraversa la sezione del conduttore
nellunit di tempo.
Intensit di corrente elettrica:

dq
dt

Lunit di misura della corrente elettrica lAmpere (A); 1 A = 1 C s-1


Nella pratica, sono molto usati i sottomultipli: milliampere, microampere
(1 mA = 10-3 A, 1A = 10-6 A).

I-6

Conduttore isolato
Consideriamo un conduttore isolato: a causa dellagitazione termica,
lelettrone urta continuamente contro gli atomi del reticolo cristallino, e viene
deviato in una direzione qualsiasi.
il moto medio casuale (browniano)

I=0

<v 2 > 1/2 ~ 10 4 6 m/s

Se consideriamo una sezione del filo, un ugual numero di elettroni si


muovono nelle due direzioni opposte: non c una corrente netta.

Affinch ci sia una corrente netta, dobbiamo privilegiare il moto in una


direzione: dobbiamo dare energia.

I-7

La Differenza di Potenziale (d.d.p.)


La d.d.p. tra due punti A e B di un conduttore lenergia che bisogna
fornire (il lavoro che bisogna fare) alla carica unitaria positiva per spostarla
da A a B a velocit costante. La d.d.p viene anche detta tensione o
voltaggio.
Lunit di misura della
d.d.p il Volt
1 Volt= 1Joule/1coulomb.

I0
vd ~ 10 4 6 m/s

Poich gli elettroni durante il loro moto perdono energia cinetica, a


causa degli urti con gli ioni del reticolo, bisogna usare un dispositivo
capace di mantenere una differenza di potenziale tra i due punti del
conduttore. Tale dispositivo prende il nome di generatore di tensione o
di forza elettromotrice (f.e.m.), p. e. una batteria. Se la d.d.p. viene
mantenuta costante, anche la corrente non varier con tempo e viene
detta corrente continua (d.c.).

I-8

Potenziale elettrico e Potenziale gravitazionale

Massa
Campo gravitazionale
Energia gravitazionale
Potenziale gravitazionale
Una massa tende ad
andare da un punto a
potenziale pi alto a uno
a potenziale pi basso.
Una massa che si muove
in un mezzo viscoso, a
regime, si muover con
velocit costante.

Carica
Campo elettrico
Energia elettrica
Potenziale elettrico
Una carica positiva tende
ad andare da un punto a
potenziale pi alto a uno a
potenziale pi basso.
Una carica che si muove
in un conduttore, a causa
di una d.d.p. ai suoi
estremi, si muove a
velocit costante.

I-9

Legge di Ohm
In un conduttore metallico, la corrente proporzionale alla differenza di potenziale.
Questa legge, detta legge di Ohm, si pu esprimere in due modi introducendo due
grandezze, la resistenza (R) e la conduttanza (G).

V=IR

I=GV

R = 1/G

Lunit di misura della resistenza lohm () [1 = 1 Volt/1 Ampere],


sono molto utili i suoi multipli k = 103 e M = 106 .

Lunit di misura della conduttanza il mho (-1)

La resistenza dipende dalla forma, la dimensione e il materiale da cui


costituito il conduttore. Se consideriamo un conduttore cilindrico di
sezione S e lunghezza l, si ha R= l/S, dove la cosiddetta resistivit e
dipende dal materiale e dalla temperatura. [unit di misura m]
Uno dei componenti passivi molto usati nei circuiti elettrici, che obbedisce
alla legge di Ohm, il resistore, che si indica con il simbolo

I-10

Oltre ad avere un fissato valore di resistenza, esiste un


massimo livello di potenza a cui pu essere sottoposto
senza essere danneggiato. Se sottoponiamo il resistore
ad una potenza elettrica maggiore di quella massima,
dapprima la sua temperatura tende ad aumentare (con
conseguente aumento della sua resistenza), superando
un certo livello di potenza il resistore si brucia.

I-11

Caratteristiche I - V

Resistore

Lampadina

I-12

Altri materiali
Semiconduttori

Superconduttori (SC)

Materiali molto utili nella


tecnologia elettronica (Ge, Si).
Sono solidi isolanti trattati in
maniera opportuna in modo da
avere conduzione da parte di
portatori di carica sia positivi
sia negativi e, quindi,
mantenere una corrente elettrica
se viene applicata una
differenza di potenziale.

Alcuni metalli o leghe metalliche


hanno la propriet di avere
resistivit elettrica nulla se
raffreddati al di sotto di una certa
temperatura, detta temperatura
critica, Tc.
Valori tipici della Tc sono pochi
Kelvin (tranne per i cosiddetti
superconduttori ad alta Tc che,
comunque, non sono buoni
conduttori a temperatura ambiente).
Esempi: Niobio, Stagno, Piombo.

I-13

Valori tipici di resistivit


Materiale

Resistivit ( m) a T ambiente

oro

2.4 10-8

argento

1.6 10-8

rame

1.7 10-8

ferro

9.7 10-8

Niobio (SC)

12.5 10-8 [ a T < 9 K, < 10-24]

Piombo (SC)

20.7 10-8 [ a T < 7 K, < 10-24]

acqua

2 105

aria

3 1013

I-14

Circuiti elettrici

Un circuito elettrico e un insieme di elementi collegati tra loro allo scopo di


trasferire energia elettrica.
Gli elementi fondamentali ideali di un circuito elettrico possono essere
Attivi : quando forniscono energia agli altri elementi, ad esempio generatori
di tensione elettrica, generatori di corrente, batterie.
Passivi: quando dissipano o immagazzinano energia: resistori, condensatori,
induttori.
Bench in un conduttore le cariche che si
muovono sono gli elettroni, per
convenzione, il verso positivo della
corrente quello in cui andrebbero le
cariche positive (opposto a quello degli
elettroni).
f.e.m. = lavoro che deve
fare il generatore per spostare
conduttore

la carica unitaria dal suo polo


+ e non significano potenziale positivo e
a potenziale pi basso a quello
negativo. Il + indica il polo a potenziale pi
a potenziale pi alto.
II-1
alto e il quello al potenziale pi basso.

Potenza elettrica

Se si chiude linterruttore, comincia a circolare


corrente.
La tensione ai capi di R sar V, si dice che il passaggio
di corrente provoca una caduta di tensione.

Dicendo che la tensione ai capi di R V si sta


supponendo che i fili che collegano R e il generatore
non hanno resistenza.

I = dq/dt
Energia fornita dal generatore dU=dqV = V I dt
Potenza erogata dal generatore P = dU/dt = IV
Unit di misura della potenza: Watt (W)
[1 W = 1Volt * 1 A = (1 J/1 C)(1 C/s) = 1 J/s]

Lenergia fornita dal generatore


viene dissipata ( si trasforma nel
conduttore in energia termica)
Usando la legge di Ohm si
ottiene: P = I2 R = V2/R

(attenzione solo nei conduttori


Ohmici)
II-2

Generatore ideale di tensione


una sorgente di energia capace di mantenere
una differenza di potenziale costante tra due punti
A e B, indipendentemente da ci che viene
connesso tra quei due punti (carico).
Se si connette un circuito elettrico tra quei due
punti, il generatore far scorrere corrente nel
circuito in modo che VAB sia sempre la stessa,
indipendentemente dai componenti del circuito.
RL
IR
RL

V0
Ovviamente ci impossibile perch per RL
0, la potenza erogata tenderebbe a
infinito (P = V2/R). Nella pratica non esiste un generatore di tensione ideale.
.

II-3

Generatore ideale di corrente


una sorgente di energia capace di erogare una
corrente I0, indipendentemente da ci che viene
connesso ai suoi capi.
RL
IR

I0

In questo caso, la potenza


tenderebbe ad infinito per RL
sufficientemente grande (P = I2 R).

IR
I0

Nella pratica non esiste un generatore di corrente ideale.

RL
II-4

Resistenze in serie
In un circuito elettrico, due o pi resistenze sono collegate in serie quando sono
percorse dalla stessa corrente.
Req
R1
R3
R2
VA
VB
VB
V

I
I

VA
V1 = I R1

VA

VB
V2 = I R2

V3 = I R3

VA - VB= V1 + V2 + V3 = I (R1 + R2 + R3)

VB

Req = Ri
i 1

Potenza erogata dal generatore = Potenza dissipata nelle resistenze (conservazione


dellenergia)
P = VAB I = I2 Req = P1 + P2 + P3 = I 2(R1 + R2 + R3)
II-5

Req = 692
I = 12/692 A = 17.3 mA
Vab= 6.9 Volts
Vbc= 5.1 Volts
Se facciamo un grafico della d.d.p. in ogni
punto del circuito, misurandola rispetto al
punto d, si ottiene.

Noi possiamo solo parlare di differenza di potenziale, per questo motivo ci serve
fissare un punto di riferimento.
II-6

Partitore di tensione

Potenziometro
V1

R1
V2
V

R2

V = I (R1 + R2) = V1
V2 = I R2

I = V / (R1 + R2)

C
Tre terminali, uno dei quali collegato
ad un contatto mobile che permette di
regolare in maniera continua la
resistenza tra i punti A e C (C e B). Ci
permette di variare con continuit la
tensione tra il punto C e uno qualunque
dei terminali estremi.

V2 = V R2 / (R1 + R2)
Se R1= R2 , V2 = V/2

Se R1 = 9 R2 , V2= V/10

II-7

Divisore di tensione
R1

V1
V2

R2

V3

R3
V4
R
4

R5

V5

II-8

Resistenze in parallelo

I1= V/R1
I = I1 + I2

I2= V/R2

Due resistenze si dicono in parallelo quando sono


collegate tra loro con entrambi gli estremi in
comune.

La d.d.p. ai loro estremi la stessa.

Se R1 R2, per la legge di Ohm, I1 I2

La corrente che attraversa il generatore si divide


in modo tale che I = I1 + I2 (conservazione della
carica).
Se R1= R2 = R, RT = R/2

V/RT = V/R1 +V/R2

1
1
1

RT R1 R2
R1R2
RT
R1 R2

R2
RT
R
1 2
R1

Circuito equivalente

Se R2 << R1,

RT R2

Denominatore sempre > 1


RT sempre minore della pi
piccola delle resistenze
II-9

Resistenze in parallelo
I1 V / R1 RT
R1R2
;

I V / RT R1 R1 ( R1 R2 )

I 2 RT
;

I R2

I1 I

R2
R1 R2

R1
I2 I
R1 R2

Pu essere visto come un divisore di corrente


Corrente pi intensa nella resistenza pi piccola
Potenza erogata P = V I = V2/RT = I2RT
Potenza dissipata P1 = V2/R1 P2= V2/R2
Si pu estendere ad un numero qualunque di conduttori in parallelo. Sempre
ai capi di ciascuno di essi la stessa d.d.p.
1
1

RT
i Ri
II-10

Esercizio

La potenza erogata dal generatore P = VI

I = 9V/(4.8 + 5 + 0.5) = 0.874 A


P = 7.86 W

II-11

Rete di resistenze

RR
R3 R4 5 6
R5 R6
RT R1 R2
R5 R6
R3 R4
R5 R6

II-12

Rete di resistenze
Una rete qualunque di conduttori pu essere sempre pensata come
costituita da nodi e da maglie.

Un nodo e un punto in cui convergono pi di due conduttori;


linsieme di elementi compresi tra due nodi successivi viene detto
ramo.

Una maglia il percorso che si ottiene partendo da un nodo e


muovendosi lungo i conduttori della rete in modo da tornare al
punto di partenza senza percorrere pi di una volta ogni conduttore
o elemento.
Nota: tutti gli elementi che stanno nello stesso
ramo sono il serie perch sono attraversati dalla
stessa corrente; la corrente si divide ai nodi.

II-13

Rete di resistenze
Una rete qualunque di conduttori pu essere sempre pensata come
costituita da nodi e da maglie.

Un nodo e un punto in cui convergono pi di due conduttori;


linsieme di elementi compresi tra due nodi successivi viene detto
ramo.

Una maglia il percorso che si ottiene partendo da un nodo e


muovendosi lungo i conduttori della rete in modo da tornare al
punto di partenza senza percorrere pi di una volta ogni conduttore
o elemento.

III-1

Primo principio di Kirchhoff


La somma algebrica delle correnti confluenti in un nodo di un circuito
elettrico sempre nulla:

Ik 0
k

Si intendono positive le correnti entranti e negative quelle uscenti.


R4

Nota: solo una schematizzazione, non


detto che il verso delle correnti sia quello
indicato dalle frecce.

Nasce dal fatto che le cariche non si possono accumulare nei nodi: in qualunque
istante di tempo, la carica che entra deve essere uguale a quella che esce.
III-2

Secondo principio di Kirchhoff


Percorrendo interamente una maglia di un qualsiasi circuito elettrico, la somma
algebrica delle d.d.p. ai capi degli elementi (attivi + passivi) deve essere nulla.
Se indichiamo con Vi le d.d.p. ai capi dei generatori (o f.e.m.) e V(Rk) le d.d.p.
(cadute di tensione) ai capi delle resistenze Rk, questo principio si pu scrivere:

Vi V ( Rk ) I k Rk
i

Le Vi vanno prese positive se il generatore tende a fare scorrere la corrente nel senso
di percorrenza della maglia, negative in senso opposto. Le Ik vanno prese positive se
concordi col verso di percorrenza della maglia, negative se discordi.
Discende dalla conservazione dellenergia: lenergia fornita dai generatori deve
essere uguale a quella dissipata nei conduttori.

III-3

Applicazione dei principi di Kirchhoff

Vogliamo trovare le correnti I1, I2, I3


Ci sono tre maglie, percorriamole in senso orario
V1 V2 = I1R1 I2R2

V2 = I2R2 + I3R3
V1 = I1R1 + I3R3

Risolvendo questo
sistema si trova:

I1 + I2 - I3 = 0
Le tre equazioni di maglia non
sono indipendenti: la prima si
ricava sottraendo la seconda
dalla terza; ne scegliamo due e
usiamo lequazione di nodo.

I1= [V1(R2 + R3) - V2R3]/


I2= [V2(R1 + R3) - V1 R3]/
I3= [V1R2 + V2R1]/
dove
= R1R2 + R1R3 + R2R3

In generale, si trova:
Numero di maglie indipendenti = numero di rami - numero di nodi + 1
III-4

I1= [V1(R2 + R3) - V2R3]/


I2= [V2(R1 + R3) - V1 R3]/
I3= [V1R2 + V2R1]/
dove
= R1R2 + R1R3 + R2R3

Si vede che:
I3 sicuramente positiva, cio la corrente scorre effettivamente nel verso
che abbiamo indicato.
Il segno di I1 e I2 pu venire positivo o negativo (cio concordi o opposti al
verso che abbiamo indicato noi), dipendentemente dai valori delle tensioni
ai capi dei generatori e dai valori delle resistenze.

Importante: Per risolvere gli esercizi, qualunque sia la grandezza


fisica da calcolare, dobbiamo segnare i versi delle correnti; non
importa se corrispondono a quelli veri, ce ne accorgeremo dopo
aver risolto lesercizio.

III-5

Metodo di Maxwell (o delle maglie)


IA

IB

V1 = IAR1 + R3(IA + IB)


V2 = IBR2 + R3(IA + IB)
Ma ora I1 = IA ; I2 = IB ; I3 = IA + IB
Ovviamente vale sempre I1 + I2 = I3

Si pu usare un altro metodo:


Scegliere un numero di maglie uguale a
quello delle maglie indipendenti.
Assegnare ad ogni maglia una corrente
fittizia.
Scrivere le equazioni di maglia, tenendo
presente che la corrente che scorre in ogni
ramo la somma algebrica di quelle fittizie
che passano per quel ramo.
Risolvendo il sistema si ottiene:
IA= [V1(R2 + R3) - V2R3]/
IB= [V2(R1 + R3) - V1 R3]/
Prima avevamo ottenuto
I1= [V1(R2 + R3) - V2R3]/
I2= [V2(R1 + R3) - V1 R3]/

III-6

Teorema di Thevenin
Certe volte, ai fini pratici, non necessario conoscere tutti i dettagli di un circuito
elettrico, ma piuttosto il suo comportamento tra due suoi punti particolari. In
questo caso si possono schematizzare i circuiti usando i teoremi di Thevenin o
di Norton.
Teorema di Thevenin: il comportamento di una rete comunque complessa, ai fini
dellutilizzazione al suo esterno tra due punti, equivalente a quello di un
generatore di tensione V0 in serie ad una resistenza R0, dove:
V0 la d.d.p. tra i due punti quando allesterno ce un circuito aperto (RL = )
R0 la resistenza vista tra i due punti quando tutti i generatori di tensione sono
cortocircuitati ( = 0) e tutti i generatori di corrente sono aperti.

RL

rete

V0

R0

RL

Se indichiamo con I0 la corrente di cortocircuito (cio con RL = 0) si ha:


R0 = V0/I0
III-7

Applicazione teorema di Thevenin: il partitore (1)


A
R1

V0

A
V

R2

RL

V
I
R R
R1 2 L
R2 RL

R2 e RL formano un divisore di corrente


IL I

IL

R2
V
R2

RL R2 R R2 RL
RL R2
1
R2 RL

VR2
R1R2 R1RL R2 RL

VL I L RL

R0

VR2 RL
R1R2 R1RL R2 RL

RL
B

V0 tensione per RL =
R0 resistenze tra A e B
con V cortocircuitato
I0 corrente con RL = 0

VR2
V0
R1 R2
R1R2
R0
R1 R2

V
I0
R1

V0
VR2
1
IL

R1R2
R0 RL R1 R2
RL
R1 R2
VL

V0 RL
VR2
RL

R1R2
R0 RL R1 R2
RL
R1 R2
III-8

Applicazione teorema di Thevenin: il partitore (2)

V0

R0

RL

V0

VR2
R1 R2

V
I0
R1

R0

R1R2
R1 R2

Si nota che R0 sarebbe venuta la stessa


se avessimo calcolato V0/I0 (spesso
tuttavia, ai fini pratici, pi facile
calcolare V0 e R0.

Una cosa che importante notare dalla


V R
VL 0 L
che VL sempre minore di V0, circa
R0 RL
uguali quando R0 molto pi piccola di RL

Luso dellequivalente di Thevenin ci permette solo di studiare gli effetti sul carico e
non di studiare in dettaglio il circuito. Per esempio, se calcoliamo la potenza totale
erogata dal circuito e dal suo equivalente di Thevenin vengono diverse; infatti:
2
2
V2
V
V
0
0
W VI
W0

R2 RL
R2 R1
R0 RL
R1
RL
R2 RL
R R
2

III-9

Applicazione teorema di Thevenin: il ponte di Wheastone (1)


Trovare la condizione per cui I5 = 0
Ci interessa solo la corrente tra A e B

R1

R2

R5
R3

V0

R0

R4

R5

B
V

V0 la tensione quando R5 infinita

R1 e R2 sono in serie e anche R3 e R4

VA = V - I1 R1, VB = V I3 R3
R1

A
V

R2

R3

B
R4

I1 = V/(R1 + R2), I3 = V/(R3 + R4)


R3
R1

V0 VA VB V
R3 R4 R1 R2
III-10

Applicazione teorema di Thevenin: il ponte di Wheastone (2)


R0 la resistenza tra A e B quando V cortocircuitato; in questo caso, R1 e R2 sono
in parallelo e anche R3 e R4 (Req = serie di due paralleli)
A

R1

R2

R0

RR
R1R2
3 4
R1 R2 R3 R4

V0

R0

R5

R3

R4

R3
R1

V0 VA VB V
R3 R4 R1 R2

R3
R1

V
R3 R4 R1 R2

0
I5
R3 R4
R1R2

R5
R1 R2 R3 R4

I5

V0
R0 R5

R3 ( R1 R2 ) R1 ( R3 R4 )
R3 R2 R1R4
III-11

Teorema di Norton
Teorema di Norton: il comportamento di una rete comunque complessa, ai fini
dellutilizzazione al suo esterno tra due punti, equivalente a quello di un
generatore di corrente I0 in parallelo ad una resistenza R0, dove:
R0 la resistenza vista tra i due punti quando tutti i generatori di tensione sono
cortocircuitati ( = 0) e tutti i generatori di corrente sono aperti.
I0R0 = V0 , con V0 introdotta dal teorema di Thevenin, cio a carico infinito
I0 la corrente di cortocircuito (RL = 0), introdotta dal teorema di Thevenin
A

rete

RL

RL

Il circuito equivalente di Norton con la resistenza di carico formano un partitore


di corrente, pertanto:
V0 RL
I 0 R0
V0
V

I
R

L
L L
IL

R0 RL
R R
R R
0

III-12

Equivalenza tra il teorema di Thevenin e il teorema di Norton


Consideriamo le due schematizzazioni di Thevenin e di Norton di una rete
qualsiasi.
A

R0

V0

RL
B

RL

VR
Dallequivalente di Thevenin troviamo che VL 0 L
R0 RL

IL

V0
R0 RL

Dallequivalente di Norton abbiamo appena trovato che


V0 RL
I 0 R0
V0
V

I
R

L
L L
IL

R0 RL
R R
R R
0

I risultati che otteniamo, per quanto riguarda leffetto della rete su RL, sono
identici: quindi possiamo utilizzare a scelta una qualunque delle due
schematizzazioni (dipende dalle informazioni che abbiamo a disposizione)
III-13

Generatore ideale di tensione


una sorgente di energia capace di mantenere
una differenza di potenziale costante tra due punti
A e B, indipendentemente da ci che viene
connesso tra quei due punti (che chiameremo
carico da ora in poi).
Se si connette un circuito elettrico tra quei due
punti, il generatore far scorrere corrente nel
circuito in modo che VAB sia sempre la stessa,
indipendentemente dai componenti del circuito.
RL
IR

V0
Ovviamente ci impossibile perch per RL
infinito (P = V2/R)
.

RL

0, la potenza erogata tenderebbe a


IV-1

Generatore di tensione reale


Un generatore reale di tensione, comunque sia
fatto, contiene al suo interno qualche elemento
che offre una resistenza al passaggio della
corrente, la cosiddetta resistenza interna, .

Per RL=, VL=V/2

Un generatore reale di tensione pu essere


schematizzato come: un generatore ideale di
tensione con una resistenza in serie
(equivalente di Thevenin del generatore reale).
V

RL

VL

VL V

RL
1
V
RL
1 ( / RL )

V V L I

dVL

dI

Il comportamento reale si avvicina a quello ideale quando <<RL

V/

I
IV-2

Generatore ideale di corrente


una sorgente di energia capace di erogare una
corrente I0, indipendentemente da ci che viene
connesso ai suoi capi.
RL
IR

I0

In questo caso, la potenza


tenderebbe ad infinito per RL
sufficientemente grande (P = I2 R).

IR
I0

RL
IV-3

Generatore di corrente reale


Un generatore reale di corrente pu essere
schematizzato come: un generatore ideale
di corrente con una resistenza in parallelo IL/I
(equivalente di Norton del generatore
reale):

IL I

RL

RL

IL I I I

Per RL=, IL=I/2

1
1 ( RL / )

VL

IL

1
dI L

dVL

Il comportamento reale si avvicina a quello ideale quando >>RL

VL
IV-4

Precisazioni sulle schematizzazioni


Per discutere le propriet dei generatori reali abbiamo fatto delle
schematizzazioni: per il generatore di tensione abbiamo usato lequivalente di
Thevenin e per il generatore di corrente lequivalente di Norton. Noi tuttavia
abbiamo dimostrato lequivalenza tra il teorema di Thevenin e di Norton. Le
differenti schematizzazioni le abbiamo fatte per comodit.
Considerando lequivalente di Norton del generatore di corrente, abbiamo trovato
che la corrente sul carico dipende poco dal carico se questultimo molto minore
della resistenza interna.
Se avessimo usato lequivalente di Thevenin cosa sarebbe venuto? Vediamo.
V

RL

Se calcoliamo IL otteniamo:

IL

V
RL

Ma se >> RL, RL a denominatore si pu trascurare rispetto a e, quindi IL diventa


comunque indipendente dal carico, come si addice a un buon generatore di corrente.
Se prendiamo una pila di tensione V, ci mettiamo in serie una resistenza non troppo
piccola (R) e a seguire una resistenza di carico, RL<< R, questo sistema diventa un
generatore di corrente che eroga una corrente I=V/R indipendente da RL.
IV-5

Generatori reali: considerazioni (1)


A causa del fatto che i generatori reali hanno una resistenza interna, la potenza
erogata dal generatore non viene tutta trasferita al carico; una parte di essa viene
dissipata dalla resistenza interna.
Consideriamo il generatore di tensione
RL
VL V
RL

V
IL I
RL

PL RL
RL

La potenza totale erogata dal generatore (P=IV)

V2
P
RL

La differenza tra le due dissipata dalla resistenza interna


Se si deriva PL rispetto a RL si trova che essa massima per RL = , in questo
caso si ha
V2
PL
4

V2
P
2

la potenza in RL met di quella totale


laltra met dissipata dalla resistenza interna.

IV-6

Generatori reali: considerazioni (2)


Considerazioni simili possono essere fatte anche per i generatori di corrente
Si trova sempre che la potenza sul carico massima quando R=.
Riepilogando
Un generatore ideale di tensione dovrebbe avere resistenza interna nulla

Un generatore ideale di corrente dovrebbe avere resistenza interna infinita

Il comportamento allesterno di un generatore reale dipende dal carico:

Per RL >> si ha un buon generatore di tensione

Per RL << si ha un buon generatore di corrente

Per RL = si ha un buon generatore di potenza.


IV-7

Alimentatori di tensione stabilizzati

I generatori di tensione DC sono abbastanza complicati, noi abbiamo usato le loro


schematizzazioni.

La pila ha una resistenza interna che varia nel tempo: quando la pila si scarica la sua
resistenza interna aumenta ed essa non fornisce pi la tensione voluta proprio per questo
motivo.

Gli alimentatori che si usano nella pratica sono costituiti da circuiti complicati che
garantiscono una alta stabilit di tensione: sono detti alimentatori stabilizzati

Devono garantire una stabilit rispetto a variazioni del carico, ma anche rispetto a
variazioni di tensione della rete elettrica da cui essi stessi sono alimentati.

Esistono quelli a tensione fissa e quelli a tensione variabile (che si pu regolare).

Sono caratterizzati da un valore massimo della tensione, da un valore massimo della


corrente (la cosiddeta corrente di corto circuito, cio con RL= 0) e, quindi, da un valore
massimo della potenza erogabile.

IV-8

Un esempio di regolazione della tensione


Consideriamo un generatore reale e aggiungiamo in serie una resistenza variabile;
v
0
come se avessimo un generatore con
resistenza interna = 0 + v . La
V0
RL
tensione ai capi di RL sar:

1
RL
V0
VL V0

RL
1
RL

Se al variare di RL si varia v in maniera tale da


mantenere costante il valore di /RL avremo un
generatore di tensione stabilizzato il cui valore
massimo V0.

Negli alimentatori stabilizzati questo tipo di regolazione viene effettuata da un comparatore,


che confronta la tensione di uscita con un segnale di riferimento Vr e cambia
automaticamente la resistenza di un elemento posto in serie al generatore.

generatore
non stabilizzato

Vr

comparatore

RL
IV-9

Caratteristiche degli strumenti di misura


Intervallo di funzionamento intervallo tra il valore massimo, detto portata, ed il valore
minimo, detto soglia, che lo strumento in grado di misurare.
Prontezza rapidit con cui lo strumento in grado di misurare la grandezza in esame o
di seguirne le variazioni. Lo strumento ha un tempo caratteristico (tempo di risposta) che
dipende dalle caratteristiche costruttive. Variazioni che avvengono in un tempo pi breve
del tempo di risposta dello strumento non possono essere misurate.
Sensibilit pi piccola variazione della grandezza che lo strumento pu misurare. Negli
strumenti analogici, dipende dal valore corrispondente alla pi piccola divisione delle
scala graduata. Negli strumenti digitali dal numero di cifre significative con cui il risultato
di una misura viene espresso.
Grado di precisione legato allerrore relativo che il suo uso comporta; quanto pi
piccolo questo errore tanto pi preciso lo strumento. Dipende dalle caratteristiche
costruttive e dal grado di efficienza dello strumento. Comporta un errore che non pu
essere eliminato. La precisione con cui una misura pu essere ottenuta viene
comunemente riportata nel libretto distruzione dello strumento (in genere lerrore di
precisione individuato come una certa percentuale del valore misurato).
V-1

Amperometro
Lamperometro uno strumento che misura corrente. Deve essere inserito in serie al
ramo del circuito in cui si vuole misurare la corrente, in questo modo la corrente che lo
attraversa la stessa di quella che scorre nel ramo di interesse. Come tutti i dispositivi, ha
una sua resistenza interna (RA).
Corrente se non ci fosse lamperometro:
R0
V
V0

RA

R0 R

Corrente quando c lamperometro:

I mis

V0
I
R0 R RA

Linserimento dellamperometro comporta un errore sistematico legato al valore della sua


resistenza interna; affinch il suo inserimento non perturbi molto il sistema dovrebbe
essere RA<< R+R0.
Attenzione! Certe volte non importante tenere conto di questo errore sistematico perch
se noi lamperometro lo lasciamo inserito nel circuito siamo sicuri che in quel ramo
scorre la corrente che si sta leggendo. Invece, se lo dobbiamo levare per qualche motivo,
dobbiamo tenere conto che la corrente pu essere cambiata.
V-2

Voltmetro
Il voltmetro uno strumento che misura la d.d.p.. Deve essere inserito in parallelo al
dispositivo ai capi del quale si vuole misurare la d.d.p., in questo modo la d.d.p. ai suoi
capi la stessa di quella ai capi del dispositivo di interesse. Come tutti i dispositivi, ha
una sua resistenza interna (RV).
Tensione se non ci fosse il voltmetro:
R0
V0

VR

V0 R

R R0

RV

V0
R
1 0
R

tensione quando c il voltmetro:

Vm

V0
R0
1
R||

con

R||

RV R
RV R

Linserimento del voltmetro comporta un errore sistematico legato al valore della sua
resistenza interna; affinch il suo inserimento non perturbi molto il sistema dovrebbe essere
R|| R, cio RV >> R.
V-3

Principio di funzionamento del galvanometro o


amperometro a bobina mobile
d
i

c
i

i
a

i
b

Consideriamo una spira rettangolare, di superficie S,


immersa in un campo magnetico B uniforme perpendicolare
a due suoi lati (in figura a e c); supponiamo che la spira
possa ruotare attorno al suo asse parallelo a questi suoi lati.
Su ogni lato, l, agir una forza (Forza di Lorentz):

F il B

Sui lati b e d si ha:

Fb i b B Fd

Le due forze hanno la stessa retta di azione (parallela allasse


di rotazione); se la spira rigida queste due forze non
avranno nessun effetto
Sui lati a e c le due forze sono sempre uguali ed opposte, |Fa| = |Fc|= i a B perch la
corrente scorre in direzione opposta, ma non hanno la stessa retta di azione: formano una
coppia che far ruotare la spira attorno al suo asse.
Il galvanometro (o amperometro a bobina mobile) si basa su questo effetto.
V-4

Amperometro a bobina mobile


Una bobina formata da un certo numero di spire arrotolata attorno ad un cilindro di ferro,
immerso in un campo magnetico. Il campo magnetico generato da un magnete permanente
in maniera tale da essere radiale (perpendicolare alla superficie laterale del cilindro) e,
quindi, perpendicolare ai lati verticali della bobina.
La bobina sostenuta lungo lasse verticale da due molle a spirale, che si oppongono al
movimento di torsione della spira.
Sullasse del cilindro, che anche lasse verticale della bobina, attaccato un ago che pu
muoversi su una scala graduata.
La corrente che si deve misurare passa dalla
bobina.
Quando nella bobina non passa corrente: le molle
non sono deformate, lago sulla scala graduata
segner lo zero.
Quando passa corrente: la bobina ruota sotto
lazione della coppia formata dalle forze di
Lorentz, le molle si deformano, lago si ferma in
una posizione stabile quando i momenti delle
forze (dovute al campo magnetico e alla molla) si
equilibrano.
V-5

Sui lati, di ciascuna spira, paralleli al campo magnetico (sul


piano del foglio), la forza di Lorentz nulla.
Il campo magnetico perpendicolare ai due lati verticali, di
lunghezza l, il modulo delle due forze di Lorentz f = l I B.
Il braccio della coppia formata dalle due forze di Lorentz
segnate in figura uguale alla lunghezza dei lati della spira
paralleli al campo magnetico, che indichiamo con a.

Il momento meccanico di questa coppia sar M = a l I B = S I B, dove S la superficie della


spira.
Se la bobina formata da n spire, il momento totale dovuto a B MB = n S I B.
Non appena la bobina ruota di un certo angolo , le molle si deformano e agiscono con un
momento torcente di richiamo Mm = - k (k dipende dalle caratteristiche costruttive delle molle).
Lago si fermer in una certa posizione stabile quando MB + Mm = 0 cio n S I B = k

I
nBS

Langolo di deflessione proporzionale alla corrente.


V-6

Caratteristiche dellamperometro
Sensibilit:
S = d/dI = n S B / k poich S non dipenda da I, la sensibilit costante in tutto il
range di I misurabile. Pi grande il numero di spire e maggiore la sensibilit.
Portata:
corrisponde alla massima deviazione visualizzabile nella scala graduata. Tuttavia
vedremo che pu essere variata.
Tempo di risposta:
legato allinerzia del sistema mobile; pu essere dellordine di 1-2 secondi.
Errore di lettura:
dipende dalle tacche della scale graduata e, siccome la scale lineare, costante in
tutto il range di valori misurabili; conviene leggere in corrispondenza dei valori
pi alti della scala per ridurre lerrore relativo.
Resistenza interna:
la resistenza del filo da cui costituita la bobina; per aumentare la sensibilit
necessario aumentare il numero di spire e, conseguentemente, usare filo sottile;
tutti e due questi accorgimenti fanno si che la resistenza interna non molto
piccola (~1k).

V-7

Variazione della portata


Per potere misurare correnti pi grandi di quelle corrispondenti alla massima deviazione
dellago sulla scala graduata si pu usare un divisore di corrente. Si pone in parallelo
allamperometro una resistenza, detta resistenza di shunt, in maniera tale che la corrente da
misurare si divide, una parte passa attraverso la bobina e una parte sulla resistenza di shunt.
It
R
R
I
1
R
Is

Im

RA
Rs

I m It

RA Rs

se

; I m t ; Rs A
RA Rs n
n
n 1
s

Si pu usare la stessa scala e moltiplicare il valore misurato per n

Negli amperometri commerciali si ha la possibilit di cambiare la portata (il fondo scala) di


differenti fattori, basta premere un tasto che sposta il contatto da una resistenza di shunt ad
unaltra.
Linserimento di una resistenza di shunt fa
diminuire la resistenza interna dellamperometro.
RA
It
R
Se aumentiamo il fondo scala di un fattore n, la
Rs A
resistenza interna diminuisce dello stesso fattore:
n 1
k

1
1 n 1 n

Ri RA RA RA
V-8

Amperometro a bobina mobile usato come Voltmetro


Poich lamperometro ha una sua resistenza interna costante, se lo poniamo tra due punti in
cui c una d.d.p. la corrente che lo attraverser sar V/RA; se si conosce RA, si pu avere una
misura di V, basta tarare una scala opportuna.
La tensione massima misurabile sar Vmax = ImaxRA, dove Imax fissata dalla portata
dellamperometro che determina anche la portata del volmetro.
Si pu aumentare la portata del voltmetro inserendo una resistenza in serie, Rn, scelta
opportunamente: ora la tensione si ripartisce tra RA e Rn e Vmax cambier
Rn = (n-1)RA

Vmax = Imax (Rn + RA) = n RAImax.

V
RA

In genere, con un semplice tasto si sceglie la Rn opportuna.


La resistenza interna del voltmetro sar RV = n RA
Allaumentare delle portata aumenta RV

V-9

Amperometro a bobina mobile usato come Ohmmetro


Usando un amperometro, una batteria e una serie di resistenze si pu ottenere uno
strumento che misura resistenze. In questo caso, lamperometro va alimentato.

Rx

RA

Rv

Quando inseriamo Rx, si avr

Rx

Cortocircuitiamo Rx , circoler una certa corrente


che si pu leggere sulla scala graduata.
Variamo Rv finch lago non arriva al fondo scala
che, in questo caso, corrisponde a Rx = 0.
Ci avverr quando V=Imax (RA + RV)

I max ( RA RV ) I max R
V
I

RA Rv Rx
RA Rv Rx
R Rx

I max R IR
I

R max 1
I
I

La lancetta si sposter verso correnti pi basse che


corrispondono a resistenze pi alte. La scala questa
volta non lineare perch varia come 1/I.

La lettura della resistenza va da a 0 quando la corrente va da 0 a Imax ; come conseguenza,


valori molto pi grandi di R risultano molto vicini tra loro nella scala (vicino a ) e non
facili da leggere e valori molto pi bassi di R risultano vicino allo 0 e indistinguibili. Di
fatto, il circuito un poco pi complicato per potere effettuare cambiamenti di scala anche
per le resistenze, sfruttando differenti fondo scala della corrente, tuttavia il principio di
funzionamento questo.

V-10

Misure di resistenza col metodo volt-amperometrico


Un metodo molto semplice, in linea di principio, per misurare una resistenza quello di
misurare contemporaneamente la corrente che la attraversa e la d.d.p. ai suoi capi. Questo
metodo, se eseguito in modo opportuno, permette di avere una misura molto accurata
della resistenza. Inoltre, se si vuole verificare che un conduttore obbedisce alla legge di
Ohm, basta determinare la caratteristica I-V e vedere se si ottiene una legge lineare.
RV
Rx

RV
RA

La d.d.p. misurata quella ai capi della


resistenza, ma la corrente misurata
dallamperometro non quella che
passa dalla resistenza, ma la somma di
quella che va al voltmetro e quella che
passa dalla resistenza. Lerrore che si
commette piccolo se RV>>Rx.

Rx

RA

La corrente misurata quella che


attraversa la resistenza, ma la d.d.p.
misurata la somma di quella ai capi
dellamperometro e di quella ai capi
della resistenza. Lerrore che si
commette piccolo se RA<<Rx.

Per scegliere il metodo pi opportuno, bisogna sapere almeno lordine di grandezza di Rx.
RA e RV dovrebbero essere riportate sui libretti distruzione degli strumenti.

V-11

Il multimetro digitale
Caratteristiche generali
Il risultato viene visualizzato in forma numerica.
Tutte le operazioni vengono effettuate automaticamente, loperatore tuttal
pi deve impostare la portata mediante un tasto.
Ha una elevata resistenza interna (tipicamente 10-20 M).
Misura la tensione incognita a intervalli regolari (campionamento), che
possono andare dal ms. al s.. Dopo avere eseguito una misura (un
campionamento), si riporta rapidamente nelle condizioni per eseguirne
unaltra. Variazioni che avvengono in un tempo minore del tempo di
campionamento non possono essere visualizzate.
Al fine di poter visualizzare il risultato, la tensione analogica deve essere
trasformata in un cosiddetto segnale digitale (serie di bit nella numerazione
binaria).
necessario interpretare (decodificare) il segnale al fine di visualizzare il
numero.
Luscita numerica pu essere inviata ad una stampante, o ad una scheda che
pu essere letta da un computer.

VI_1

Esempi di segnali digitali


Il numero non altro che il numero
degli impulsi.

10110101

La presenza (o lassenza) di un
impulso indica 1 (o 0) in ciascuna
posizione (bit), che corrisponde a
potenze di 2.

0110 1001 0111

La lampadina accesa o spenta indica


il livello 1 o 0.

In elettronica, i livelli 1- 0 (alto-basso; on-off), detti livelli logici, sono livelli di


tensione. Nella famiglia logica pi comunemente usata, lo 0 corrisponde a tensioni
comprese tra 0 e +0.4 V, l1 corrisponde a tensioni comprese tra +2.4 a +4.5.
VI_2

Esempio di codifica binario-decimale

Display numerico: ogni cifra viene


visualizzata in un display a 7 segmenti.
Il decodificatore, legge in numero binario,
composto da 4 bit, e manda un segnale che fa
accendere i segmenti necessari a visualizzare
il numero decimale corrispondente.
Il numero di cifre significative che sono
visualizzate dipende da quanti display a 7
segmenti possono essere comandati.

VI_3

Schema di principio del multimetro digitale


Vx
Ingresso
analogico

Attenuatore o
amplificatore

Circuito di controllo
Campionamento

Rettificatore e
controllo del segno

Convertitore
A/D

Display
numerico

Lattenuatore o amplificatore regola il livello del segnale dingresso, cambia la


portata e posiziona la virgola sul display luminoso.

Il sistema di rettificazione necessario per misurare tensioni alternate; in


questo caso, il rettificatore fornisce una tensione DC positiva uguale al valore
quadratico medio della tensione alternata. Per segnali DC, questo sistema
controlla il segno della d.d.p. rispetto a un punto di riferimento e se negativa
la inverte e comanda laccensione del segno meno sul display.

Il circuito di controllo indispensabile per il funzionamento del convertitore.


VI_4

Come avviene il campionamento


Il circuito di controllo e campionamento la parte fondamentale del multimetro digitale;
esso formato da vari dispositivi, che servono a far iniziare la misura, a farla completare
e a dare il comando per far ripartire il successivo campionamento .
In pratica i multimetri digitali effettuano, di fatto, la misura di un tempo che
proporzionale alla tensione da misurare. Loperazione fondamentale di un tipo
particolare di multimetro (detto a rampa semplice) schematizzata nella seguente figura.
Vx/T = tg

Vi

Vi una tensione generata allinterno dello


strumento, che dipende linearmente dal
tempo con una pendenza nota. Questo tipo di
segnale viene detto rampa.

Vx

t1

Vx la tensione da misurare

t2

Quando il segnale Vi assume lo stesso valore di Vx, un dispositivo fa partire il campionamento


mettendo in funzione un contatore, che in pratica funziona come un orologio. Quando Vi
attraversa lo zero, un altro dispositivo spegne il contatore e manda un segnale per far ripartire
unaltra rampa e, quindi, unaltra misura. Conoscendo la pendenza della rampa e il tempo T,
si ricava Vx. Tutto viene fatto automaticamente dai circuiti interni.
VI_5

Multimetro che si basa sulla misura digitale del tempo


V/T = tg

Il sample rate fa partire la rampa di tensione allinizio del campionamento e azzera il


contatore quando la misura stata completata, per poi farne partire unaltra.
Lintervallo di tempo T proporzionale al numero di impulsi al secondo e, una volta nota la
pendenza della rampa, alla tensione da misurare.
VI_6

VI_7

Come si ottiene un elevata resistenza interna


9 M
900 k

V
x

Blocco di conversione
e campionamento

Display

90 k

9 k
1 k

Lattenuatore in ingresso regola la portata per mezzo di un divisore di tensione.


La resistenza vista tra i due terminali di ingresso comunque la resistenza
equivalente della serie (10 M).

VI_8

Multimetro digitale come amperometro e ohmetro


Il multimetro digitale pu essere utilizzato anche come amperometro e ohmetro;
tuttavia, poich legge sempre tensioni, deve utilizzare un qualche circuito interno
che gli permette di convertire la corrente (o la resistenza) in tensione.
Ix

MD

I
Rx

MD

Come Amperometro:
La corrente passa attraverso una resistenza
nota con unalta precisione, causando una
caduta di potenziale che viene letta dal
multimetro. Differenti resistenze vengono
connesse per cambiare il fondo scala.
Come Ohmetro:
La corrente viene generata da una sorgente di
corrente stabile rispetto a variazioni di carico
(interna al multimetro) e passa attraverso la
resistenza incognita; la caduta di potenziale
V=I Rx viene letta dal multimetro.
VI_9

Il condensatore
Il condensatore un elemento passivo costituito da due conduttori separati da un
isolante. caratterizzato dalla capacit elettrica (C). Se i due conduttori sono
carichi con carica +q e q vale la relazione C=q/V
simbolo

La capacit di un condensatore direttamente


proporzionale allarea dei due conduttori,
inversamente proporzionale alla distanza che li separa
e dipende dalla natura dellisolante interposto.

Consideriamo due lastre piane conduttrici separate da un isolante; supponiamo che


inizialmente siano scariche. Se trasferiamo una certo numero di elettroni da uno dei
due conduttori allaltro, il primo si caricher positivamente il secondo negativamente,
tra i due conduttori ci sar una d.d.p. che corrisponde al lavoro fatto per caricare i due
conduttori (creare la separazione di carica). La tensione tra i due conduttori
proporzionale alla carica trasferita, V=k q; C1/k.
Unit di misura: Farad (F)

1F = 1C/1V

Si usano i sottomultipli 1F = 10-6F, 1nF = 10-9F, 1pF = 10-12F.

VII-1

Dalla V = q/C si ottiene


dV 1 dq
;

dt C dt
A

I C

dV
;
dt

V (t )

1 t
I (t ' )dt ' V0

0
C

Un condensatore pu essere caricato connettendolo ai morsetti


di un generatore di tensione. Non appena linterruttore viene
chiuso, gli elettroni del piatto A tendono ad andare verso il polo
positivo del generatore; il piatto A si carica positivamente.
Viceversa, dal polo negativo del generatore elettroni si spostano
verso il piatto B, che si carica negativamente. Questo moto di
elettroni equivalente ad una corrente che circola in senso orario.
Man mano che i piatti si caricano la d.d.p. ai capi del
condensatore aumenta; il processo di carica si arresta quando la
d.d.p. ai capi del condensatore uguale a V.
Lenergia erogata dal generatore durante il tempo di carica
immagazzinata nel condensatore, come energia elettrostatica.

In condizioni stazionarie (dopo il transitorio) Vc= V, I = 0.


Quindi, se applichiamo una d.d.p. DC, dopo un certo tempo, non
circoler pi corrente, come se a posto del condensatore ci fosse un
circuito aperto.

VII-2

Regime transitorio in un circuito RC (1)


1

Supponiamo che inizialmente il condensatore sia scarico, q(0)=0.


Connettiamo il generatore, chiudendo linterruttore sul punto 1.

V0

Percorrendo la maglia in senso orario:


Sostituendo I

dq
e moltiplicando per C
dt

Poniamo x= V0C q.

ln

V0C q(t )
t
;

V0C q(0)
RC

q(t ) V0C 1 e t / RC

dx
t

x
RC

RC

dq
V0C q
dt
t
ln x
;
RC
t
0

q
V0 IR
C
dq
dt

V0C q RC
t
ln x(t ) ln x(0)
RC

V0C q(t )
e t / RC
V0C

La carica del condensatore aumenta col tempo seguendo


una legge esponenziale, con un tempo caratteristico, detto
costante di tempo, = RC.
VII-3

Regime transitorio in un circuito RC (2)


V0C

q(t ) V C 1 e

t / RC

0.63 V0C

Questa espressione ci permette di trovare la corrente e le d.d.p. ai capi


del condensatore e della resistenza
dq(t ) V0 t / RC
e
i (t )
dt
R

V0
0.63 V0

q(t )
VC (t )
V0 1 e t / RC
C

0.37 V0

VR (t ) i(t ) R V0e t / RC

Per t >>

V0C,

0,

VC

V0, V R

0
VII-4

Bilancio energetico durante il processo di carica


La potenza erogata dal generatore, durante il processo di carica, in parte viene
dissipata per effetto Joule dalla resistenza, in parte viene accumulata nel
condensatore.

V
0 0

Pgen

V02 t / RC
V02
2

i (t ) dt
e
dt
RC
V

0C
R 0
R

2
R
i
(t )
0

PR

V02 2t / RC
V02 RC 1 2
dt 2 R 0 e
dt
V0 C
R 2
2
R

1 2
PC V0 C
2

Esattamente la met della potenza erogata dal generatore, serve per aumentare
lenergia elettrostatica del condensatore.

VII-5

Transitorio nel processo di scarica


1
V0

Supponiamo che il condensatore sia stato caricato e la sua


carica a t = t0 sia q0=V0C.
Commutiamo linterruttore sul punto 2.
iR VC 0;

ln

t t0
q(t )

q0

ora a t = t0 , q0 =V0C

i (t )

V0 (t t
e
R

q(t ) q0e (t t

dq
q
R ;
dt
C

0)/

VC (t ) V0e (t t

dq
dt

VC
0)/

V0

0)/

VR (t ) V0e (t t

dq
q

;
dt
RC

0)/

Lenergia inizialmente accumulata nel


condensatore, viene utilizzata per far circolare
corrente e si dissipa sulla resistenza. Quando
tutta lenergia a disposizione si esaurisce, non
scorre pi corrente (il condensatore agisce da
circuito aperto).

t0 > 4
VR
V0

-V0
VII-6

Carica e scarica periodica di un condensatore


1
V0

Supponiamo di commutare periodicamente dal punto 1


al punto 2 aspettando ogni volta un periodo di tempo
molto maggiore di .

equivalente ad alimentare il circuito con una tensione variabile nel tempo come:
V0
Se invece non aspettiamo un tempo
sufficiente (il periodo caratteristico
della tensione dingresso troppo
piccolo), il condensatore non riesce
a caricarsi completamente e
otteniamo:

V0

VR

t
In questo caso il periodo pi
piccolo di

-V0

VII-7

Linduttore
Linduttore ideale un componente passivo caratterizzato dal cosiddetto coefficiente
di autoinduzione o induttanza, indicato con L.
simbolo

Si basa sul fenomeno legato alla variazione del flusso del campo
magnetico attraverso una spira o una bobina conduttrice.
Un campo magnetico che varia nel tempo induce una f.e.m. che si
oppone al cambiamento del flusso concatenato con la spira.
(f.e.m.i.= - d/dt)

Supponiamo che nellinduttore circoli una corrente I. La corrente che circola in


ciascuna spira genera un campo magnetico che passa attraverso le spire vicine. Se la
corrente varia nel tempo, il flusso del campo magnetico, generato dalla stessa
corrente, cambia e induce una f.e.m che viene detta autoindotta. Per una spira
indeformabile, la costante di proporzionalit tra la variazione della corrente e la
f.e.m. viene detta induttanza (L).
VIII_1

L dipende linearmente dal numero di spire e dalla loro superficie.


Unit di misura: henry (H) 1H = 1V/(1A/s)
Si usa spesso il sottomultiplo 1mH = 10-3 H

In un induttore di 1 H si induce una f.e.m di 1 V quando la corrente varia alla


velocit di 1A/s
Caduta di potenziale ai capi dellinduttanza
a

Se i aumenta, L si oppone allaumento (agisce come una pila


che tende a far scorrere la corrente al contrario): VL=Va-Vb > 0;
Se i diminuisce si ha il contrario.
Tutto ci si esprime scrivendo

di
VL L
dt

In condizioni stazionarie linduttanza agisce come un corto circuito.


Se induciamo una corrente, dal momento in cui si chiude linterruttore avr
inizio un transitorio in cui VL 0; dopo il transitorio di/dt = 0, VL = 0.
VIII_2

Transitorio in un circuito RL (1)


Chiudendo il circuito, se non ci fosse linduttanza si istaurerebbe
in un tempo brevissimo una corrente i = V0/R; ma linduttanza si
oppone alla crescita della corrente.

V0

di
V0 iR L 0
dt
L di V0
i

R dt R

Dividiamo per R

analoga allequazione differenziale che abbiamo scritto per la


carica nel circuito RC, con le seguenti sostituzioni: q i; RC
L/R; V0C V0/R.

V0
L
t /

i (t )
1 e
, con
R
R
VR i(t ) R V0 1 e t /

VL L

V 1
di
L 0 e t / V0 e t /
R
dt

al passare del tempo aumenta tendendo a V0.


al passare del tempo diminuisce tendendo a 0.

Dopo il transitorio, i = V0/R, linduttanza in condizioni stazionarie un cortocircuito.


VIII_3

Transitorio in un circuito RL (2)


i (t )

V0
1 e Rt / L
R

V0/R
0.63 V0/R

Allinizio la corrente non pu cambiare


bruscamente perch linduttanza si
oppone alla sua crescita.

i(t)

Maggiore linduttanza pi tempo necessario affinch si stabilisca la condizione


stazionaria per la corrente. In realt, poich linduttanza ha una sua resistenza propria, la
corrente tende al valore V0/(R+Rind)

VR V0 1 e t /

VR

VL V0 e t /

VL
= L/R
VIII_4

Bilancio energetico durante il processo


Consideriamo lequazione della maglia

di
V0 iR L
dt
V0 i i 2 R L i

La potenza erogata dal generatore quando la corrente i data da


Il lavoro fatto nel tempo dt sar

di
dt

V0 i dt i 2 R dt L i di

Il generatore, oltre a fornire lenergia per far circolare corrente nella resistenza, deve
fornire energia per controbilanciare la f.e.m. di autoinduzione che ostacola laumento
della corrente. Questa energia data dal termine L i di, che corrisponde al lavoro
necessario per fare aumentare la corrente da i a i + di.
In generale, lenergia per far andare la corrente da zero ad i,

i
Li
0

UL

1 2
di L i
2

unenergia magnetica: la corrente che scorre nellinduttore genera un campo magnetico.


Alla fine del processo, quando la corrente assume il suo valore stazionario V0/R,
nellinduttanza si immagazzinata unenergia
2

1 V0
L
2 R

VIII_5

Se apriamo il circuito, in serie allinduttanza c ora


una resistenza R molto grande, non c pi il
generatore che fornisce lenergia necessaria per far
circolare la corrente, lunica fonte di energia la
forza elettromotrice dellinduttanza; la corrente va a
zero esponenzialmente, ma con una costante di tempo
molto piccola (L/R).
Durante questo processo, lenergia immagazzinata nellinduttanza viene dissipata sotto
forma di calore nella resistenza in un tempo brevissimo.
Dopo che si istaurato il regime stazionario e la correte i0 = V0/R (perch dopo il
transitorio linduttanza agisce come un cortocircuito), portiamo a zero la tensione di
alimentazione
1
V0

La soluzione :

di
iR L 0
dt

di
R
dt
dt

i
L

Ancora una volta, lequazione differenziale la stessa di quella


che abbiamo scritto per descrivere la scarica del condensatore nel
circuito RC, con i al posto di q e L/R al posto di RC.

i (t ) i0 e

R
t
L

VIII_6

Risposta di un circuito RL in regime impulsivo


1
V0

Tutte le equazioni differenziali che servono a descrivere il


processo transitorio durante il tempo in cui la corrente
passa da zero a suo valore massimo, e viceversa (dal valore
stazionario a zero), sono analoghe a quelle che abbiamo
scritto per il circuito RC, con le dovute sostituzioni.

Vin

V0
Circuito RC Circuito RL
q(t)

i(t)

VR

VL

VC

VR

= RC

= L/R

t
VR

V0

VL

t
-V0

VIII_7

Segnale sinusoidale
In figura mostrato un esempio di segnale sinusoidale; esso caratterizzato da:
un periodo
un ciclo

Ampiezza: valore che assume al suo massimo (tensione o


corrente di picco), VP o IP.
Intervallo di ripetizione, o periodo (T), (quanto dura un ciclo).
lintervallo di tempo tra due massimi (o due minimi)
consecutivi, ma anche tra tre zeri sempre consecutivi.
t

Linverso del periodo il numero di cicli per secondo e identifica la frequenza, che si misura in
hertz (1Hz=1ciclo/s) e si indica con f o . Possiamo anche definire lampiezza picco-picco
(App), che la differenza tra il valore massimo e il valore minimo (App = 2Ap)
Lo studio della risposta di un qualunque dispositivo in regime sinusoidale
particolarmente importante. Infatti si pu dimostrare che un qualsiasi segnale periodico
la somma di una serie di segnali sinusoidali di differente frequenza e ampiezza
(espansione in serie di Fourier). In particolare, un segnale periodico costituito da una
combinazione di segnali sinusoidali, di cui uno oscillante alla frequenza del segnale
stesso (frequenza fondamentale) e altri oscillanti a frequenze multiple della
fondamentale (armoniche).
Studiando la risposta di un dispositivo ad un segnale sinusoidale al variare della
frequenza si pu calcolare quella ad un qualunque segnale periodico.

IX-1

Un onda sinusoidale pu essere pensata come generata da un vettore di modulo AP che ruota
in senso antiorario con una velocit angolare costante , come mostrato in figura.
La proiezione del vettore lungo lasse delle x generer una
funzione APcos (t).
La proiezione del vettore lungo lasse delle ordinate generer
una funzione AP sen (t).
Il ciclo dellonda generato ogni volta che il vettore ruota di
360 (2). Poich = 2/T, se indichiamo con f la frequenza
espressa in Hz, si avr = 2 f (radianti al secondo).

AP
t

v1
90

v2
t0

/2

Due segnali oscillanti alla stessa frequenza sono


sfasati luno rispetto allaltro quando attraversano lo
zero a tempi diversi. La differenza di fase viene
espressa tramite un angolo. In figura la differenza di
fase /2; v2 in ritardo rispetto a v1.
Un segnale rappresentato dalla funzione
v =VP sen (t + ) sfasato di un angolo rispetto
ad un segnale sinusoidale di riferimento, che nullo
a t = 0. A questo sfasamento corrisponde un
intervallo di tempo, t0, che una frazione di periodo;
langolo di fase si pu calcolare come = 2 t0 /T.
IX-2

Il valore medio in un periodo di una funzione periodica si pu calcolare come:

1T
F F F (t ) dt
T0

a)
IP

1T 2
1
2
Aeff AP sen2 (t ) dt
2
T0
A
Aeff P 0.707AP
2

-IP

b)

<P> =I2eff R
IP2R

1/2 IP2R

A causa della simmetria di un segnale sinusoidale, il suo valore


medio in un periodo nullo e, quindi, non d informazioni.
Una caratteristica importante per un segnale sinusoidale
invece il cosiddetto valore efficace (Aeff o Arms) definito come
la radice quadrata della media in un periodo del quadrati dei
valori istantanei.
2

2
A
2
2
AP sen (t ) d (t ) 2P
0

Perch si chiama valore efficace:


Supponiamo che il segnale di figura a) sia la corrente che scorre
in una resistenza R; in figura b) riportata la potenza dissipata
da R. La potenza media dissipata in un ciclo IP2 R/2; essa
uguale alla potenza che si dissiperebbe se sulla resistenza
scorresse una corrente DC data da IDC = Ieff . Lo stesso discorso
vale se consideriamo la d.d.p.

I multimetri digitali, e alcuni di quelli analogici, misurano la tensione e/o la corrente efficace,
ma solo in un ristretto range di frequenze.

IX-3

Esempi di segnali periodici


Vi
Vp

Vpp t

Onda quadra: si utilizza per studiare i processi transitori.


Se la tensione in ingresso varia repentinamente, il
dispositivo risponde con un tempo caratteristico;
misurando la tensione e/o la corrente in uscita si pu
determinare il tempo di risposta del sistema.

Dente di sega: viene usato negli oscilloscopi analogici,


che sono strumenti che permettono di visualizzare, e
misurare, segnali variabili ciclicamente col tempo.

Vp

t
I due segnali rappresentati sopra hanno la stessa frequenza, ma differente ampiezza (valore
massimo); anche per essi si pu definire lampiezza picco picco. Per il dente di sega Vp= Vpp .
Londa quadra, come i segnali sinusoidali, ha valore medio in un periodo uguale a zero,
mentre il valore medio in un periodo del dente di sega di figura diverso da zero.
Per segnali che hanno valore medio in un periodo diverso da zero, si dice che hanno una
componente DC.

IX-4

Relazione tra tensione e corrente negli elementi passivi


ideali in regime sinusoidale
Supponiamo di applicare una tensione

V0
i sen(t )
R

V=IR

i
C

v V0 sen(t )
In un resistore la corrente e la
tensione sono in fase

dq
dv
C C C V0 cos (t ) C V0 sen (t / 2)
dt
dt
In un condensatore in regime sinusoidale la corrente e la
tensione sono sfasate di /2; in particolare, la corrente precede
la tensione di /2 ( in anticipo).
Il rapporto tra la tensione di picco e la corrente di picco (I0)
dipende dalla frequenza. Tale rapporto definisce la cosiddetta
reattanza, che si indica con X.
V0
1
La reattanza capacitiva data da:
X

v
i

I0

diminuisce allaumentare della frequenza.


X, essendo un rapporto tra V e I, si misura in Ohm.

IX-5

v V0 sen(t )
i

vL L

di
;
dt

L di v dt

V0
V0
V0
sen
(

t
)
dt

cos
(

t
)

sen (t / 2)

L
L
L

v
i

Potenza in C e L
PC(t) PL(t)
v(t)

In un induttore in regime sinusoidale la corrente segue la


tensione di /2 ( in ritardo).
Il rapporto tra la tensione di picco e la corrente di picco (I0)
dipende dalla frequenza.
V
La reattanza induttiva data da:
X L 0 L
I0
aumenta allaumentare della frequenza.
La potenza istantanea sempre i(t) v(t)

P C (t ) CV cos(t )sen(t )
2
0

CV02
2

sen(2t )

V02
V02
sen(2t )
PL (t ) cos(t )sen(t )
2L
L
Sono tutte normalizzate al valore
massimo, non guardate lampiezza

Per entrambi <P> = 0


IX-6

Notazione esponenziale
Le relazioni tra tensione e corrente che abbiamo trovato per R, C ed L possono essere ricavate
usando la cosiddetta notazione complessa. Se poniamo

v V0e j t ; poich V0e j t V0 (cos t j sen t )


La parte reale d la funzione cos t, la parte immaginaria la funzione sen t. Nel piano
complesso, cos t e sen t sono rispettivamente le componenti sullasse reale e immaginario.

Consideriamo, per esempio, un condensatore e scriviamo le tensione ai suoi capi in notazione


complessa:

i C

infatti

dvC
j C V0 e j t C V0 e j t e j / 2 C V0 e j (
dt
e j / 2 cos

j sen

t / 2 )

Abbiamo trovato la corrente, scritta in notazione complessa, di ampiezza CV0 e sfasata di


/2 rispetto alla tensione, come abbiamo trovato precedentemente.
IX-7

Impedenza complessa (1)


Quando abbiamo ricavato la relazione tra la corrente e la tensione nei vari elementi passivi,
abbiamo visto che:
per un qualsiasi elemento passivo, le ampiezze della tensione e della corrente sono
proporzionali;
v e i hanno la stessa frequenza ma differiscono per la fase.
lo sfasamento, cos come la costante di proporzionalit tra le ampiezze della corrente e della
tensione, dipendono dal particolare componente che abbiamo considerato.
Per tenere conto di questi risultati, si definisce la cosiddetta impedenza complessa Z, tale che
valga la cosiddetta legge di Ohm generalizzata: V = I Z
dove sottointeso che la tensione e la corrente sono espresse utilizzando la notazione
complessa.
Z deve avere lespressione adeguata per i vari componenti, in maniera tale da portare al
giusto rapporto tra la tensione e la corrente di picco e il giusto sfasamento tra i e v.
In generale Z dipende dalla frequenza e, quindi, lespressione pi corretta per esprimere
la legge di Ohm generalizzata :

V () I () Z ()
IX-8

Impedenza complessa (2)


Condensatore:

V e j t
1
1

Z
VC e j ( t / 2) C e j / 2 j C

Per
0, Z
circuito aperto,
allaumentare della frequenza Z diminuisce

Induttore:

V e j t
V j ( t / 2 )
e
L

L
e

j / 2

jL

Per
0, Z
0 cortocircuito,
allaumentare della frequenza Z aumenta

Resistore:
La corrente e la tensione sono in fase Z = R
Un componente (o un insieme di componenti) pu essere caratterizzato da unimpedenza
complessa Z = R + j X, che contiene una parte reale e una parte immaginaria. R tiene conto
della dissipazione di energia, X responsabile dello sfasamento tra V e I. Se consideriamo
il piano complesso, Z pu essere pensato come un vettore, con componenti R, sullasse
reale, e X, sullasse immaginario.
Si pu scrivere Z =Z ei con Z = (R2 + X2) e = arctg X/R
I condensatori e gli induttori ideali sono componenti in cui il modulo dellimpedenza
coincide con la loro reattanza.
IX-9

Estensione delle leggi e/o teoremi da DC ad AC (1)


Le Leggi di Kirchhoff sono ancora valide istante per istante:
In un nodo
In una maglia

n
n
n
vn (t ) 0; Vn e j( t ) Vn () e j
I n e j ( t n )

in (t ) 0;

I n ( ) e jn 0

In un ramo contenente pi di un elemento: considerando la legge di Ohm generalizzata si


pu trovare limpedenza complessa dellintero ramo facendo il rapporto tra lampiezza
complessa della tensione ai capi dellintero ramo e quella della corrente che vi scorre.
Impedenze in serie:

sono percorse dalla stessa corrente V = Vn= I Zn = I ZT


ZT = Zn (somma di numeri complessi)

Impedenze in parallelo:

stessa d.d.p. I = In= V/Zn = V/ ZT


(ZT)-1 = (Zi)-1
IX-10

Estensione delle leggi e/o teoremi da DC ad AC (2)


Teorema di Thevenin
Vale sempre, ma si devono considerare V e I variabili nel tempo (esprimibili in notazione
complessa e Z0 (che dipende dalla frequenza) al posto di R0

Rete AC

Z0

Lo stesso per il teorema di Norton.

Generatori reali di tensione e corrente variabili col tempo:


Sono caratterizzati da una certa impedenza interna che, a differenza del caso DC,
dipendono dalla frequenza. Il confronta tra limpedenza di carico e limpedenza interna
deve essere fatto per ogni frequenza del segnale che si vuole utilizzare.

IX-11

La funzione di trasferimento di un quadrupolo


Circuito visto come quadrupolo in regime sinusoidale

V1() V1cos( t + 1)

V2() V2 cos( t + 2)

I segnali dingresso e di uscita hanno la stessa frequenza.


Lampiezza del segnale di uscita dipende da quella del segnale di ingresso e dal circuito in esame,
dipender dalla frequenza.
I due segnali possono essere sfasati e anche lo sfasamento dipender dalla frequenza ( = 2- 1).
Definiamo la funzione di trasferimento Av, come il rapporto tra la tensione duscita e quella
dingresso; essa caratterizza la risposta in frequenza di un circuito qualunque.
AV = V2()/V1() .
Av caratterizzata da unampiezza e una fase; in notazione esponenziale Av = |Av| e j.
IX-12

Circuito RC serie in regime sinusoidale (1)

Vi
C

Analisi qualitativa:
Limpedenza della resistenza non dipende dalla frequenza, mentre quella
del condensatore diminuisce allaumentare della frequenza. La tensione
dingresso si divide sulle due impedenze.
A basse frequenze, cio quando R << 1/C, la maggior parte della
tensione dingresso cade su C.
Ad alte frequenze, quando R >> 1/C, la maggior parte della tensione
cade su R.

Vi() = VR() + VC ()
Se prendiamo la tensione ai capi di C: il circuito si comporta come un filtro passa basso.
Se in ingresso presente un segnale composto da varie componenti oscillanti a differente
frequenze, quelle oscillanti a frequenze alte vengono fortemente attenuate (tagliate).
Se prendiamo la tensione ai capi di R: il circuito si comporta come filtro passa alto; taglia
le basse frequenze.
X-1

Effetto di un filtro passa alto e passa basso

Come si trasforma alluscita di un filtro


passa basso (attenua fortemente la
componente ad alta frequenza e poco
quella a bassa frequenza).

Come si trasforma alluscita di un


filtro passa alto.

X-2

Circuito RC serie in regime sinusoidale (2)


La corrente che circola nel circuito

Vi ( )
j CR 1
1
I ( )
; con ZT ( ) R

ZT ( )
j C
j C
j C
I ( ) Vi ( )
1 j CR
Tensione ai capi di C

VC ( ) I ( ) Z C Vi ( )

Vi ( )
j C
1

1 j CR j C 1 j CR

Vi ( )
Vi ( ) e j
VC ( )

; con arc tg C R
2 2 2 1 / 2 j
2 2 2 1/ 2
(1 C R ) e
(1 C R )

AV

Vc ( ) j
e
Vi ( )
X-3

Circuito RC serie in regime sinusoidale (3)


| AVC

1
|| VC / Vi |
(1 2C 2 R 2 )1 / 2

A arc tg C R
VC

Se poniamo 1/RC = 0 otteniamo

| AVC |

1
1 ( / 0 )

Per << 0

|AVC| 1

Av = 0

Per = 0

|AVC| = 1/2

Av = 45

Per >> 0

|AVC| 0/

Av = 90

VC

arc tg
0

Av

|AVC|

/0

/0

X-4

Funzione di trasferimento di un circuito RC con luscita ai capi di C in scala logaritmica

Per << 0

|AVC| 1

log |AVC| 0

Per = 0

|AVC| = 1/2

log |AVC| = log 1/2

Per >> 0

|AVC| 0/

log |AVC| = log 0/ = log 0 log

|AVC|

/0

In un grafico log-log:

Per < 0, landamento lineare con pendenza


nulla.

Anche per > 0, |AVC| varia linearmente con e la


pendenza della retta -1; per esempio a = 10 0 ,
|AVC| = 0.1.

Le due rette si incontrano per = 0..

Solo in prossimit di 0 landamento non rettilineo.

Da notare che la differenza di fase tra i segnali di


ingresso e di uscita comincia a variare una decade
prima di 0.

0 viene detta frequenza di taglio, o di cutoff.


X-5

Circuito RC serie in regime sinusoidale (4)


Tensione ai capi di R

j CR
VR ( ) I ( ) R Vi ( )
1 j CR

VR ( )
j CR
ARV ( )

V1 ( ) 1 j CR

/ 0 e j / 2 j
AVR
e | AVR | e j ( / 2 )
2 2 2 1/ 2
(1 C R )
| AVR |

/ 0
1

;
2
2
1 ( / 0 )
( 0 / ) 1

VR

arc tg

con

La fase di AVR uguale a quella di AVC + /2

Per << 0

|AVC| / 0

Av = 90

Per = 0

|AVC| = 1/2

Av = 45

Per >> 0

|AVC| 1

Av = 0
X-6

Circuito RC serie in regime sinusoidale (5)


Av

|AVR|

/0 =

/0 =

Riepilogando:
1. Un circuito RC pu essere usato come filtro passa basso quando la tensione prelevata
ai capi di C, o come un filtro passa alto quando la tensione prelevata ai capi di R.
2. I segnali ai capi di C e di R sono sfasati di /2.
3. La frequenza di taglio (inferiore o superiore) si pu misurare facilmente usando una
rappresentazione grafica in una scala log-log.
4. 0 linverso del tempo caratteristico del circuito RC.
X-7

Circuito RL serie in regime sinusoidale (1)


A basse frequenze, cio quando R >> L, la maggior parte della tensione
dingresso cade su R.
Ad alte frequenze, quando R << L, la maggior parte della tensione cade
su L.

Al contrario di quanto succede nel circuito RC, il circuito RL si comporta come:


Filtro passa basso quando la tensione si preleva ai capi di R
Filtro passa alto quando la tensione si preleva ai capi di L

I ( )

Vi ( )
; con ZT ( ) R j L
ZT ( )

VR ( ) I ( ) R Vi ( )
VR ( )

Vi ( )

1 ( / )

2 1/ 2

| AVR |

Vi ( )
R

R j L 1 j L / R

1
1 ( / 0 ) 2

e j

Vi ( ) e j
0

A arc tg
VR

; con arc tg
1/ 2

1 ( / )
2

Poniamo R/L = 0

L
R

arctg

X-8

Circuito RL serie in regime sinusoidale (2)


j / 0
jL
Vi ( )
VL ( ) I ( ) jL Vi ( )
1 j / 0
R j L
R
L

VL ( ) Vi ( )

/ 0 e j / 2

1 ( / )

2 1/ 2

| AVL |

/ 0
1

;
2
2
1 ( / 0 )
( 0 / ) 1

Vi ( )

A
VL

/ 0 e j ( / 2 )

1 ( / )

2 1/ 2

arc tg

In un circuito RL :
La funzione di trasferimento che si ottiene prelevando la tensione ai capi di R
analoga a quella che abbiamo ottenuto nel circuito RC ai capi di C.
La funzione di trasferimento che si ottiene prelevando la tensione ai capi di L
analoga a quella che abbiamo ottenuto nel circuito RC ai capi di R.

Ma ora 0 =R/L cio linverso del tempo caratteristico della risposta di un circuito
RL in regime impulsivo.
X-9

Circuito RL serie in regime sinusoidale (3)


AV

| AV|

Ai capi di R

Ai capi di L

/0 =

/0 =

= L/R
X-10

RC parallelo (1)
Consideriamo un circuito formato da una resistenza e una capacit in parallelo
e supponiamo di connetterlo ad un generatore di corrente sinusoidale.
La corrente si divider sui due rami:
A basse frequenze, cio quando R << 1/C, la maggior parte della corrente
passer su R.
Ad alte frequenze, quando R >> 1/C, la maggior parte della corrente
scorrer su C.
Si pu utilizzare come filtro per la corrente.

i(t)

Per calcolare la corrente nei due rami possiamo usare lespressione che conosciamo per il
divisore di corrente sostituendo alle resistenze le impedenze.

I C ( ) I ( )
I C ( ) I ( )

I C ( ) I ( )
Per >> 0

ZR
Z R Z C
R
R

1
j C

Dove con I() abbiamo indicato la corrente erogata


dal generatore, e comprende la variazione temporale.

I ( )

j / 0
j RC
j
I ( )
e
1 j CR
[1 ( / 0 ) 2 ]1 / 2

1
j ( / 2 )
e
[1 ( 0 / ) 2 ]1 / 2

con = arctg /0

IC() I() perch ZC << ZR

X-11

RC parallelo (2)
La stessa cosa possiamo fare per calcolare la corrente che circola
nella resistenza

i(t)

I R ( ) I ( )
I R ( ) I ( )

Per << 0

j C R

I ( )

j C

ZC
Z R Z C

1
1
j
e
I ( )
j CR 1
[1 ( / 0 ) 2 ]1 / 2

IR() I() a basse frequenze la capacit e un circuito aperto

Calcoliamo la tensione: V() = I() Z||

Z ||

Z R ZC
R / jC
R
R
j
e

Z R Z C R 1 / jC 1 jCR [1 ( / 0 ) 2 ]1 / 2

con = arctg /0

Lespressione della tensione formalmente identica a quella che abbiamo trovato per il
circuito RC serie con luscita ai capi di C, cio si comporta come un filtro passa basso di
tensione.
X-12

RL parallelo
i(t)

A basse frequenze, cio quando R >> L, la maggior parte della corrente


passer su L.
Ad alte frequenze, quando R << L, la maggior parte della corrente
scorrer su R.
Al contrario di quanto succede nel circuito RC.

Per le correnti si ottengono espressioni del tutto analoghe a quelle ottenute per il circuito
RC parallelo, con IL al posto di IR e IR al posto di IC e, ovviamente, 0 = R/L.
Calcoliamo la tensione: V() = I() Z||

ZRZL
jLR
R
R
R
Z ||

Z R Z L R jL R / jL 1 1 j 0 / [1 ( 0 / ) 2 ]1 / 2 e j
Con = arctg 0/
Si comporta come un filtro passa alto di tensione.

X-13

Oscilloscopio
Loscilloscopio uno strumento che ha uno schermo in cui viene visualizzato il segnale da
misurare.
Lo schermo ha una griglia graduata, generalmente costituita da 10 x 10 quadratini (divisioni);
a loro volta, ogni divisione ha 5 tacchette sia lungo X (asse dei tempi) sia lungo Y (asse delle
tensioni).
Una serie di manopole permettono di selezionare la scala adatta a visualizzare segnali pi o
meno intensi e di differente frequenza.
Oscilloscopio a raggi catodici (analogico)
Il filamento F si riscalda per effetto Joule e
porta a temperatura elevata il catodo C che
emette elettroni per effetto termoelettrico.
Gli elettroni, emessi in direzione random,
passano attraverso degli elettrodi ad alta
tensione che servono ad accelerare gli
elettroni e a collimare il fascio elettronico
al centro dello schermo.
Lo schermo ricoperto da un materiale fosforescente che, colpito dagli elettroni, si illumina.
XI-1

Oscilloscopio analogico
Se gli elettroni, lungo il loro moto, passano attraverso delle zone in cui c un campo
elettrico la loro traiettoria pu essere deviata in maniera tale che il fascio colpisca lo
schermo in punti differenti.
Per questo motivo ci sono due coppie di condensatori a cui applicata una tensione per
deviare il moto degli elettroni.
Se applichiamo la tensione da misurare alle
placche di deflessione verticale, laltezza
raggiunta dal punto sullo schermo sar
proporzionale al nostro segnale. Il punto
sullo schermo si muover verticalmente con
la stessa velocit con cui il segnale cambia
col tempo.
Se, contemporaneamente, si applica una
tensione che varia linearmente col tempo
Il segnale da misurare passa prima attraverso un alle placche di deflessione orizzontale, si
pu, con qualche accorgimento, visualizzare
amplificatore, una manopola permette di
cambiare lamplificazione e fissa la scala Y sullo correttamente il segnale da misurare sullo
schermo.
schermo.

XI-2

Sincronizzazione (trigger)
Per deflettere orizzontalmente il fascio di elettroni si usa un dente di sega; in un periodo del
dente di sega il fascio si sposta dallestremit sinistra dello schermo a quella destra.

VX

1)
T

VY

II T

2)
III T

IT
VX

3)

Se applichiamo alle placche i due segnali di figura 1 e 2,


durante il primo periodo del dente di sega il fascio
elettronico traccia sullo schermo la prima porzione di
segnale tratteggiata in fig. 2
Ma la traccia sullo schermo persiste per un breve
tempo; pertanto, per visualizzare il segnale necessario
che il fascio passi ripetutamente per gli stessi punti.
Nelle condizioni di figura 1 e 2, ci non succede; la
traccia non sar stabile.
Se invece ritardiamo la partenza delle varie rampe del
dente di sega opportunamente (Fig. 3), sullo schermo si
visualizzer sempre la stessa porzione di segnale e la
traccia sar stabile. Questa operazione viene fatta dal
cosiddetto circuito di trigger.
Si possono visualizzare solo segnali periodici.

Una manopola permette di cambiare la scala dei tempi; essa agisce sul periodo del dente di sega.
Variando questa manopola, si visualizzano porzioni diverse del segnale sinusoidale.
XI-3

Oscilloscopio digitale (1)


Principio di funzionamento

V(t)

A/D

Acquisizione
Formattazione

Schermo

Il segnale viene inviato a un amplificatore, che regola la sua ampiezza.


Viene trasformato in segnale digitale e misurato a intervalli regolari di tempo (campionato).
I valori della tensione misurati vengono immagazzinati, analizzati da un microprocessore,
formattati per essere visualizzati nel display, che mostra un grafico della tensione in
funzione del tempo.

XI-4

Oscilloscopio digitale (2)


Banda Passante: frequenza massima del segnale che pu essere visualizzato correttamente.
Questa limitazione legata in parte alla frequenza di campionamento, in parte al fatto che il
segnale, prima di essere campionato, attraversa vari circuiti elettrici che possono alterarne
lampiezza e la fase. Gli oscilloscopi in laboratorio hanno una banda passante di 60 MHz.

La risoluzione dipende dal


numero di bit con cui il segnale
analogico viene convertito dal
convertitore A/D.
Nei nostri oscilloscopi n = 8

XI-5

Il trigger nelloscilloscopio digitale


Anche nelloscilloscopio digitale c il problema della sincronizzazione: questa volta la
sincronizzazione legata al tempo in cui parte il campionamento del segnale.
T refresh un intervallo di tempo
caratteristico dello strumento, dopo
tale tempo pu ricominciare a
campionare; di fatto il tempo di
campionamento.
Display non
triggerato

Bisogna fare in modo che ricominci a campionare


quando il segnale da visualizzare ha le stesse
caratteristiche di livello e pendenza del primo
campionamento.

Loperazione di sincronizzazione viene fatta dal circuito di trigger: un circuito elettrico che fa
partire il campionamento quando il segnale analogico dingresso ha le caratteristiche da noi
richieste. Bisogna, con dei tasti, indicare:

Level : valore della tensione al tempo in cui vogliamo far partire il campionamento.

Slope : la pendenza (positiva o negativa) di V(t).

Source: quale segnale deve confrontare con la tensione di riferimento del trigger.
XI-6

Effetto dellimpostazione del trigger


Slope: salita

Slope: discesa

I simboli con le frecce compaiono sotto


le schermo e indicano come settata la
slope.

Level: 0

V1

Level: V1
Slope: salita

Loscilloscopio che abbiamo in laboratorio ha due


canali: d la possibilit di visualizzare
contemporaneamente due segnali e ci vi permette
di misurare lo sfasamento tra i due segnali.
Il circuito di trigger uno solo: affinch i due
segnali si possano triggerare contemporaneamente,
devono avere esattamente la stessa frequenza.
La source pu essere uno dei due segnali o anche
un segnale esterno della stessa frequenza.
XI-7

Impedenza dingresso scale incertezza modo di funzionamento


Impedenza dingresso: una resistenza di 1 M con in parallelo una capacit di 20 pF.
Scale: agendo su delle manopole si pu cambiare la scala lungo Y (V) e lungo X (t), che
vengono indicate rispettivamente con Volts/DIV e Sec/DIV.
La manopola che regola la scala Y agisce sul guadagno dellamplificatore dingresso.
La manopola che regola lasse dei tempi cambia il tempo di campionamento.
Incertezze:
Di lettura: met della pi piccola tacchetta (1/10 della divisione sia in V sia in t.)
Sistematico: su V praticamente lerrore sul guadagno dellamplificatore, circa 3%;
su t circa 0.01% molto pi piccolo di quello di lettura (si pu trascurare).
Modo di funzionamento:
DC:
visualizza tutto il segnale compresa una eventuale componente DC.

AC:

visualizza solo la componente AC;


inserisce in ingresso un condensatore che in serie con la resistenza dingresso
delloscilloscopio forma un filtro bassa alto;
la frequenza di taglio molto bassa (1-2 Hz) in maniera da tagliare solo la continua.
E fondamentale usare questo modo quando:
1) la componente AC molto pi piccola di quella DC
2) bisogna fare misure di fase (anche una piccola componente DC falsa il
passaggio dallo zero).
XI-8

XI-9

XI-10

RLC - regime transitorio (1)


L
R

dI
q
IR 0
dt
C

d 2I
dI I
L 2 R 0
dt C
dt
L 2 R

1
0;
C

Supponiamo che a t = 0 la carica nella capacit sia q0


A t = 0, I = 0; chiudiamo linterruttore
Poich non c nessun generatore, Vtot = 0
Derivando rispetto a t si ha
Ci aspettiamo che cominci a circolare corrente perch ce energia
immagazzinata nel condensatore, ma che, col passare del tempo,
la I decada perch non c un generatore che continua a fornire
energia. Assumiamo una soluzione del tipo A e t.

2L

R 2 L2 1 LC R , con 2 R 2 L2 1 LC
2L

La soluzione generale dellequazione sar:

I (t ) Ae 1t Be2t e R 2 L t A e t B e t

Dalla condizione iniziale I = 0; A = - B


A si pu trovare integrando I e imponendo che per t = 0 sia q = q0 si ottiene: A

q0
2 LC
XII-1

RLC - regime transitorio (2)


L
R

I e R 2 L t A e t e t
q0
A
2 LC

R 2 L 2 1 LC

1
ponendo 0
LC

q0 02
A
2

Poniamo R/2L = a

I A e ( a ) t e ( a ) t

Landamento temporale di I dipende fortemente dal valore di , che pu essere reale, nullo o
immaginario a seconda che sia:

1) R 2 L 1 LC

reale (caso sovrasmorzato)

2) R 2 L 1 LC

nullo (caso criticamente smorzato)

3) R 2 L 1 LC

immaginario soluzione oscillante con ampiezza


decrescente nel tempo

XII-2

RLC - regime transitorio (3)

I A e ( a ) t e ( a ) t
1) R 2 L 2 1 LC

(*) a=R/2L

R 2 L
2

2
0

q0 02
A
2

2) R 2 L 1 LC
2

1) Somma di due esponenziali decrescenti (a > )


2) La soluzione non si pu ricavare dalla (*) ma
data dalla curva in figura.

(1)
(2)

In ogni caso, il decadimento si ha perch si dissipa


energia per effetto Joule nella resistenza.

3) R 2 L 1 LC
2

( 1)(02 a 2 ) j (02 a 2 ) j1

I Ae a t e j1 t e j1 t Ae a t sen 1t
Se R molto piccola (a <<0) 1 0, per questo f0= 0/2 detta frequenza naturale di
oscillazione del circuito in assenza di damping cio di dissipazione.
Se R fosse zero, loscillazione non sarebbe smorzata, lenergia inizialmente immagazzinata in C
si trasferirebbe periodicamente in L e viceversa (caso ideale impossibile perch c sempre una
XII-3
resistenza per esempio dei fili e/o dellinduttanza)

RLC in regime sinusoidale (1)


Vi ( )

1
I 0 ( ) e j ; con ZT ( ) R j L

ZT ( )
C

1
L
Vi
C
I 0 ( )

arctg

2
R

1
2
R L

I ( )

Per 0

1
;
LC

curva di risonanza

limpedenza reale (ZT = R), da notare che f0=


0/2 la frequenza naturale di oscillazione del
sistema in assenza di dissipazione e viene detta
frequenza di risonanza.
Il circuito detto essere in risonanza e
lampiezza della corrente massima (perch
limpedenza minima).

L
1
tg ( L 1 C )
(1 02 / 2 )
R
R

Per 0, tg , /2
Per , tg - , -/2
XII-4

RLC in regime sinusoidale (2)


Studiamo la tensione ai capi di R che, a meno di una costante, equivalente a studiare
la corrente.

V ( ) R j
VR ( ) i
e
| ZT ( ) |

VR ( )

Alla risonanza VR(0) = Vi(0), AVR= 1; la tensione dingresso


cade tutta sulla resistenza, le d.d.p. ai capi dellinduttanza e del
condensatore sono istante per istante uguali ed opposte.

Vi R e j
1

R2 L

Ponendo Q

0 L
R

si ha

Vi e j

tg

2 2
2 2
L 0
1 2
1
2

| AV |
R

L
R

(1 02 / 2 )

1
2
2
2 0

1 Q
0

2 02

tg Q

Q viene detto fattore di merito o di qualit del circuito e determina la larghezza della curva di
risonanza e lintervallo di frequenze in cui si ha linversione di fase.
Il circuito si comporta come un filtro passa banda (o selettivo), attenua i segnali di frequenza
pi bassa e pi alta di quella di risonanza e lascia invariati quelli oscillanti a frequenze
prossime alla risonanza. Tanto pi alto il Q, tanto pi piccola la banda passante.
XII-5

RLC in regime sinusoidale (3)


| AVR |

Vediamo quando la tensione si riduce di 1/2.


2

2
2

2
0
1;
Q
0

2 02
1

;
Q
0

Q 2 0 Q 02 0;

1,2

2
2
2 0

1 Q
0

Q 2 Q 02 0

0 02 4Q 2 02

2Q

0 02 4Q 202

;
2Q

2 1
Q L

le soluzioni positive sono:

0
f
0
f

Attenzione: la tensione ai capi di R alla risonanza uguale alla tensione dingresso solo
se la resistenza dellinduttanza (o dei fili o dei contatti) nulla, in realt non lo mai. In
generale si ha:

1 alla risonanza Z = R + R .
T
L
Z ( ) R R j L

In questo caso alla risonanza

VR

Vi R
R
; AVR
R RL
R RL

Si pu sempre determinare il Q misurando la


frequenza in cui VR massima e le frequenze in cui
VR si riduce di 1/2 rispetto al valore massimo.
XII-6

RLC in regime sinusoidale (4)


| AVR |

1
f
f
1 Q2 0
f0 f

AvR

f
f0
arctg Q
f0 f

90

1.0

60

Q=2
Q=1
Q=0.5

30

0.6

()

|AVR|

0.8

0.4

-30

0.2

-60

0.0

-90

0.1

f/f0

10

0.1

f/f0

10

XII-7

RLC in regime sinusoidale (5)


Tensione ai capi di C

VC ( )

| AVC

1
|
CR

Vi ( ) j
1
e
C
j C | Z T ( ) |
1

Vi ( )

1
R2 L

0
Q

2
2



1 Q2 0
1 Q2 0
0
0
1

e j ( / 2 )

0 L
R

1
0 RC

Alla risonanza VC = Q Vi, ma questo valore non corrisponde al massimo; il massimo si ha solo
per Q > 1/2 e cade a 0 = [(2Q2-1)/2Q2]1/2. Il fatto che VC > Vi non in contraddizione col
principio di conservazione dellenergia perch su L si ha una tensione di segno opposto
(sfasata di 180) e in totale VR + VC + VL = Vi.
XII-8

RLC in regime sinusoidale (6)


Tensione ai capi di L

VL ( )

| AVL |

L
R

Vi ( ) j L j
e
| Z T ( ) |

Vi ( ) L

1
R2 L

2
2
0

1 Q2 0
1 Q2 0
0
0
1

e j ( / 2 )

0 L
R

Anche qui, alla risonanza VL = Q Vi; il massimo si ha solo per Q > 1/2 e, questa volta, cade a
0 = [2Q2/(2Q2-1)]1/2. Confrontando VL con VC si vede che sono in opposizione di fase.
XII-9

RLC in regime sinusoidale (7)


interessante calcolare la potenza.
La potenza istantanea erogata dal generatore :

V02
V0
[sin2 ( t ) cos sin( t ) cos( t ) sin ]
W V (t ) I (t ) V0 sin t sin ( t )
Z
Z
La potenza media in un ciclo erogata dal generatore :

R = Z cos

1 V02

1
1
1
cos V0 I 0 cos I 02 Z cos I 02 R
2 Z
2
2
2

La potenza dissipata nella resistenza :

W R

I 02

sin ( t );

1
W R I 02
2

La potenza media erogata dal generatore durante


un ciclo viene tutta dissipata dalla resistenza.

Il termine (sin t cos t) rappresenta il lavoro fatto dal generatore per immagazzinare energia
nellinduttanza e nella capacit. La sua media nulla perch durante parte del ciclo tale
energia viene restituita al generatore. Naturalmente, subito dopo laccensione del generatore
(durante il transitorio) stato fatto del lavoro ma a regime, a parte lenergia dissipata dalla
parte resistiva del circuito, il generatore non deve fornire energia aggiuntiva.
XII-10

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