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Marx e Spinoza: paradossi

della servit volontaria


di FRDRIC LORDON

Per gentile concessione della casa editrice (DeriveApprodi)


pubblichiamo un'anticipazione del libro di Frdric Lordon che
lo ha reso conosciuto alle cronache intellettuali francesi, vale a
dire

Capitalismo,

desiderio

servit.

Antropologia

delle

passioni nel lavoro contemporaneo, in libreria dall'8 aprile.

Il capitalismo continua a lasciarci perplessi. Non fosse per lo spettacolo a


volte cos ripugnante, potremmo quasi osservare con ammirazione la sua
audace performance che consiste nellincalzare la massima centrale del
corpus teorico che gli serve da ostentato riferimento ideologico. Si tratta del
liberalismo, nella fattispecie di quello kantiano, che comanda a ciascuno di
agire in modo da trattare lumanit, tanto nella tua persona quanto nella
persona di ogni altro, sempre nello stesso tempo come un fine, e mai
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unicamente come un mezzo . Attraverso uno di quei rivolgimenti dialettici


dei quali solo i grandi progetti di strumentalizzazione detengono il segreto, si
dichiarato conforme all'essenza stessa della libert che gli uni fossero liberi
di utilizzare gli altri, e gli altri liberi di lasciarsi utilizzare dagli uni in quanto
mezzi. Questo magnifico incontro tra due libert porta il nome di lavoro
salariato.
Etienne de La Botie ci ricorda quanto labitudine alla servit faccia perdere
di vista la condizione stessa della servit. Non perch gli uomini
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91.

I. Kant, Fondazione della metafisica dei costumi, trad. it. a cura di F. Gonnella, Laterza, Roma-Bari 2005, p.

dimentichino di essere infelici, ma perch perseverano in questa


infelicit come un fatum, rispetto al quale non avrebbero altra scelta se non
sopportarlo, oppure come un semplice modo di vivere al quale finiscono per
abituarsi. Gli asservimenti di successo sono quelli che riescono a separare
nellimmaginazione degli asserviti le passioni tristi dellasservimento
dallidea stessa di asservimento la quale sempre suscettibile, quando si
presenti chiaramente alla coscienza, di far nascere progetti di rivolta.
Occorre avere bene in testa questo avvertimento di La Botie per darsi il
compito di tornare al nocciolo duro della servit capitalistica e
misurarne la profondit di incrostazione, a un livello talmente sconvolgente
da non sconvolgere pi nessuno: ci sono individui chiamati padroni che
possono portarne molti altri a farsi arruolare dal loro desiderio e a
mobilitarsi

per

loro.

Un potere, piuttosto anomalo se ci si pensa, che gli appartiene davvero?


Dopo Marx sappiamo di no: leffetto di una certa configurazione delle
strutture sociali, quella del rapporto salariale in quanto duplice separazione
dei lavoratori dai mezzi e dai prodotti della produzione. Ma queste strutture
non mettono

la parola

fine

su tutto

ci che

accade

allinterno

dellorganizzazione capitalistica. Si potr obiettare che si tratta in questo


caso di una preoccupazione specifica della psicologia o della sociologia del
lavoro, ed vero. Per questo ci che vedremo nel seguito di questo libro non
ha lambizione di proseguire lungo il registro proposto da tali discipline, ma
di formulare

unargomentazione pi astratta

allinterno della quale

psicologia e sociologia potranno attingere alcuni elementi: combinare lo


strutturalismo dei rapporti con unantropologia delle passioni. Marx
insieme a Spinoza.
Certo, i due gi si conoscono grazie alla mediazione di diversi commentatori.
Le loro affinit sono ormai legione, il che non significa che siano daccordo su
tutto. Le affinit sono comunque sufficientemente forti perch il fatto di
metterle insieme non faccia correre il rischio di sproloquio intellettuale. Il

paradosso temporale che Marx posteriore a Spinoza, ma non per questo


il secondo ci sar meno di aiuto a completamento del primo. Visto che
sviscerare le strutture (della mobilitazione capitalistica dei lavoratori
salariati) ancora non ci dice in virt di cosa funzionino queste strutture.
Ovvero cosa le renda concretamente efficaci, non il fantasma ma il motore
della macchina. La risposta spinozista : gli affetti.
La vita sociale non che laltro nome della vita passionale collettiva.
Evidentemente sotto forme istituzionali che segnano notevoli differenze, ma
allinterno delle quali affetti e forze desideranti permangono il primum
mobile. Riconoscere il loro carattere profondamente strutturato non
impedisce allora semmai il contrario di riprendere il problema
salariale passando per le passioni. Per chiedersi di nuovo come accada
che un numero esiguo di individui del capitale riesca a far funzionare per s il
gran numero

dei

lavoratori,

attraverso

quali

diversi

regimi della

mobilitazione e forse con la possibilit di tenere insieme cose del tutto


disparate quali: i lavoratori salariati vanno a lavorare per non deperire (=
mangiare); i loro piaceri di consumatori li riscattano un po (o molto) dalle
loro pene laboriose; alcuni mischiano la loro vita al lavoro e sembrano
trovarvi un certo interesse; altri aderiscono in tutto e per tutto
allandamento della loro impresa e l esprimono il loro entusiasmo; quegli
stessi un giorno finiscono per rivoltarsi (o per buttarsi dalla finestra).
Ed vero: il capitalismo contemporaneo ci mostra un paesaggio passionale
molto ricco e ben pi contrastato di quello del tempo di Marx. Per restare
fedele allurto frontale dei monoliti capitale e lavoro, il marxismo ha a
lungo tardato a prenderne atto e per poco non ci ha lasciato le penne. Lo
schema binario delle classi non ha forse risentito dellemergenza storica dei
quadri, quegli strani lavoratori salariati collocati materialmente sul fronte del
lavoro e simbolicamente su quello del capitale, nello stesso momento2? I
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La teoria marxista ha considerevolmente recuperato il suo ritardo in materia, in particolare per iniziativa di
Gerard Dumenil e Dominique Levy, che hanno esplicitamente formulato lipotesi dei quadri. Si veda: conomie

quadri sono il prototipo stesso di quel lavoro salariato felice che il


capitalismo vorrebbe realizzare senza darsi tanta pena per la manifesta
contraddizione che per altri versi lo conduce, nella propria configurazione
neoliberista, anche a regredire verso le forme pi brutali della coercizione.
Lidea di dominio non pu non finire intaccata e dunque mantenuta in
forme troppo semplici , spiazzata com dallo spettacolo dei dominati felici.
Tuttavia, molti sono i lavori che hanno fatto loro questo paradosso, in
particolare quelli di una sociologia erede del pensiero di Pierre Bourdieu, per
il quale il concetto di violenza simbolica ha appunto per vocazione quella di
pensare gli incroci tra dominio e consenso. Ma non per questo pu dirsi
chiuso il cantiere (concettuale) del dominio capitalistico. Quale senso
restituirgli, oltre a quello di luoghi in cui vi sono lavoratori salariati
apertamente (e attivamente) terrorizzati, mentre altri sembrano fare ben di
pi dellaccontentarsi della situazione, trovandovi ben poco da ridire e
finanche ricavandone vere soddisfazioni? Rendere i dominati contenti, in
quanto sicuro strumento per fargli scordare la loro dominazione, resta una
delle pi vecchie corde dellarte del regnare. Il capitalismo ci sta pian piano
arrivando, per effetto delle necessit delle sue nuove forme produttive
insieme

un

processo

di

sofisticazione

delle

sue

procedure

di

governamentalit, e il dominio ha smesso di offrire lo sguardo familiare del


semplice bastone.
Certo la sociologia del lavoro si data lincombenza di scovare i vizi o i
retropensieri meno patinati del consenso, ma senza mai porre la domanda
pregiudiziale di sapere esattamente cosa significhi tale consenso. Varrebbe
la pena di formularla, poich nel lasciarla mal risolta grande sarebbe il rischio
di vedere nei consensi (laddove esistono) destabilizzare i concetti di
sfruttamento, alienazione e di dominio che la critica, nella fattispecie
marxista, considerava come elementi certi del proprio viatico intellettuale.
marxiste du capitalisme, La Decouverte, Paris 2003; e J. Bidet e G. Dumenil, Altermarxisme. Un autre marxisme pour
un autre monde, PUF, Paris 2007.

Tutti questi termini sono oggi messi in crisi dalle nuove tendenze
manageriali che spingono alla motivazione, promettono soddisfazione
sul lavoro e realizzazione di s alle quali i lavoratori salariati sembrano
a volte dare ragione. Ne testimone la relativa miseria concettuale che porta,
in mancanza di meglio, a spolverare lespressione di servit volontaria,
ossimoro probabilmente suggestivo ma che, in s (e indipendentemente
dallopera eponima), a stento nasconde i propri difetti di fabbrica, che sono
quelli di un ossimoro, appunto, quando si tratta di passare dal poetico al
teorico.
Essere pronti alla mobilitazione o vagamente reticenti o in aperta rivolta,
impegnare la propria forza-lavoro con entusiasmo o di malavoglia sono le
molte diverse affezioni della messa al lavoro nel regime del lavoro salariato,
cio le forme in cui si determinati a entrare nella realizzazione di un
progetto (di un desiderio) che anzitutto non il proprio. Ed ecco forse il
triangolo elementare grazie al quale dovremmo tradurre il mistero di
qualcuno che si investe per qualcun altro (nella sua forma capitalistica): il
desiderio di uno, la potenza di agire degli altri, gli affetti, prodotti dalle
strutture del rapporto salariale, che determinano i loro incontri. In quel
luogo in cui lantropologia spinozista delle passioni interseca la teoria
marxista del lavoro salariato si offre loccasione di pensare daccapo cosa
siano lo sfruttamento e lalienazione, ovvero di mettere di nuovo in
discussione il capitalismo, nel duplice senso della sua critica e della sua
analisi. Insieme alla speranza, a breve termine, che il capitalismo finisca per
passare dallambito della nostra perplessit a quello della sua superabilit.

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