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R o m a n ia O r ie n t a l is
Ro m a n i a O c c i d e n t a l i s
R o m a n i a O r i e n t a l is
v o l u m o m a g ia l d e d ic a t
Pr o f . u n i v .
dr
/ Fe s t s c h r i f t
f r
Io n T a l o
Ed i t a t d e / H e r a u s g e g e b e n v o n
A l i n a B r a n d a , Io n C u c e u
E d i t u r a F u n d a i e i p e n t r u St u d i i E u r o p e n e
E d itu ra m ega
2009
Cuprins
Tabula gratulatoria
13
Bibliografie/Schriftenverzeichnis:
17
George Achim
U ltim a revolt a avangardei romneti
33
Istvn Almsi
A Strophic Lam ent and a B rides Farewell Song
41
47
Nicolae Bocan
Interesul pentru etnografie i folclor la iluminitii romni din Banat
67
tefan Borbly
Iepuraul de Pati i cteva consideraii despre calendarul cretin
75
Alina Branda
On A nthropology at H om e . Indigenous Perspectives
93
105
121
Ion H. Ciubotaru
Ion Talo - 75 years old
133
Ion Cuceu
Un vechi proiect de cercetare:
Enciclopedia culturii tradiionale romneti
141
Maria Cuceu
W heat and Last Ears Genies or Spirits
151
Marco Cugno
M ircea Eliade: Signorina Christina, un rom anzo fantastico romeno
173
Iordan Datcu
D espre Ion Talo de-a lungul anilor
193
Isabela Denize
The R om a Identitary Question in Paremiology
205
Ion Dumitrel
loan Talo - pelerin prin lum ea nepieritoare a sufletului romnesc
211
Nicolae Edroiu
Candid C. M ulea (1886-1965) i genealogiile braovene
213
Virgiliu Florea
Dr. M. Gaster: I Am a B it o f a Rom anian Scholar
221
Alin-Mihai Gherman
Repere etnografico-folclorice n vechea noastr lexicografie.
I: D icionarele latino-romne
233
Ladislau Gymnt
Evreii n istoriografia rom n i maghiar
243
Gottfried Habenicht
Ziua, ceasul despririi. U n cntec de lume i
com poziia W alachisches Volkslied de A rthur Schott
251
Klaus Heitmann
A drian M arino und sein Europakonzept
269
Corina Iosif
Lidentit culturelle de l oralit l criture.
Les enjeux politiques de l mergence d une culture aroum aine crite
277
Sabina Ispas
Le M atre M anole et le monastre d Argi
293
Marius Jucan
On Cultural Transition in Post-Cold War Rom ania
and the Avatars o f A uthoritarianism
309
Bernhard Knig
Rettung durch Verkleidung und Die m ilungene Verfhrung .
Zwei M otive profaner und geistlicher Erzhlungen in
M ittelalter und Renaissance
337
Cuprins - Inhalt
Claude Lecouteux
Cloches et clochettes : croyances et magie
345
Anamaria Lisovschi
D endrolatria i conservarea unor componente
ale dendroflorei romneti
359
363
Andrei Marga
Em ancipation, assimilation, disimilation
371
Marianne Mesnil
Structuralism e en robe des champs: le liseron et lhirondelle
389
Michael Metzeltin
Le dveloppem ent du vocatif en roumain
395
Ilie Moise
La o aniversare
401
405
Jan Nicolae
Taina Euharistiei, a paharului ritual i a omului euharistie
n colinda tradiional romneasc
429
Viorica Nicov
O colecie inedit de naraiuni populare romneti
455
Valentin Orga
Lost Holiday. Connotations o f the Com m unist Oppression
in the Traditional R om anian Village
461
Cristina Papa
Il paesaggio come farsi delle popolazioni locali
473
Amalia Pavelescu
Gheorghe Pavelescu i Ion Talo
483
10
Ovidiu Pecican
M etafora egiptologic i orizontul ei cultural n
Istoria ieroglific de D im itrie Cantemir
48V
49V
509
Mircea Popa
Un caiet m anuscris cu versuri vechi din 1834
521
Doru Radosav
Rugciunea la romni. Cteva consideraii istorico-etnologice
535
Aurel Rduiu
A rt popular din Rom os (jud. Hunedoara). Creaie i promovare
553
Rodica Raliade
Ion Pop Reteganul - an Archive Fund o f Current Interest
565
Lorenzo Renzi
Stilistica e retorica
57V
Viorel Rogoz
Aspects de la m agie des pousailles dans
la rgion slagienne de Some
58V
59V
Marius Sala
Castor i Pollux
609
Ion euleanu
D ou cri despre m itopoetica i arhaicitatea
culturii populare (tradiionale) romneti
613
Helga Stein
Ludw ig A dolf Staufe-Simiginowicz. ein Volks- und Landeskundler
aus der B ukow ina in der 2. Hlfte des 19. Jahrhunderts.
61 V
Cuprins - Inhalt
11
Petrua Teampu
... i ndat purcese grea . . .Nateri excepionale i destin ero(t)ic
n basmul fantastic rom nesc
635
Emanuela Timotin
Linvocation la lune dans les charmes roumains.
Tradition m anuscrite et tradition orale
651
661
Christian Wentzlaff-Eggebert
mpratul Traian ca m ijlocitor ntre rom anitatea
oriental i occidental
669
Erzsbet Zakaris
An Ethnographic Study o f the Family in the Baraolt Basin (Erdovidk)
w ith Special Regard to the Situation o f W omen
679
Filippo M. Zerilli
R ural-ness and the Global Language o f Rights:
Transylvanian Peasants Entering EU
695
De l l a
Ri t i , m a s c h e r e e c e r i m o n i a l i c o n r a m i v e r t i .
f e s t a d i Sa n g i o r g i o n e l l a Tr a n s i l v a n i a s e t t e n t r i o n a l e .
U n a p p r o c c i o e t n o -a n t r o p o l o g i c o 1
406
(Fochi 1976: 301-305. Cuceu 1973: 447-448); solo dopo questo periodo permesso
il pascolo sui prati di propriet del villaggio, visto che lerba gi cresciuta suffi
cientemente per essere pascolata. Nella parte meridionale della Transilvania (nella
regione di Zarand), il giorno dopo, cio il 24 di Aprile, viene festeggiato il cosiddetto
Sangiorgio del bestiame, mentre nella Romania sud-carpatica due giorni pi tardi un
tempo si festeggiava il Sanmarco dei buoi (Marian 19942: 314). Il giorno caratte
rizzato dal divieto di usare il bestiame allaratro o di mettergli il giogo (Marian 1899:
203, 261, 286-287, 292).
Il lancio di grida sul villaggio/strigatu peste sat una pratica di tipo carne
valesco (charivari), fatta dalla ceata de feciori, gruppo amalgamato di giovani del
villaggio e consiste nel recitare ad alta voce piccoli testi satirici che si riferiscono ai
compaesani, attorno a un grande fuoco, e nel far rotolare ruote incendiate sul pendio
del colle verso il villaggio (Manolescu, 1967: 111-150). Questo cerimoniale non
specifico soltanto del Sangiorgio, ma eseguito anche in altri periodi dellanno: tra
San Nicola e lAnno Nuovo o lEpifania, quando accompagnato da altre pratiche
carnevalesche (lo spostamento dei portoni, la preparazione di pupazzi maschili o
femminili fatti con paglie e pezza, il Vecchione/Moul e la Vecchiona/Baba, che sono
messi davanti alle case dei celibi e delle zitelle ecc.), prima della Quaresima, nel
Giovedi Santo, a Pasqua, a San Giovanni Battista. Il cerimoniale molto diffuso,
essendo attestato ancora in aree estese negli anni 80, in Maramure, Criana e Banat
(Ghinoiu 2002: 279-280), nella Transilvania (2003: 366-369) ed in Oltenia ciscarpatica (Ghinoiu 2001: 340-343).
Nella maggioranza dei villaggi transilvani, attestata la pratica della Bagnatura
(Udatul) di Sangiorgio, accompagnata o non dallorticazione (a volte per innaffiare
ci si aiuta con un mazzo di ortiche5), che consiste nel lanciarsi acqua reciprocamente
tra gli abitanti del villaggio (particolarmente i giovani e le ragazze) durante il giorno
della festa (Fochi 1976: 305. Ghinoiu 2002: 220 e 2003: 283). Precisiamo che il lan
cio generalizzato dellacqua tra compaesani in occasione di Sangiorgio e laspersio
ne cerimoniale praticata nei riti per linvocazione della pioggia (parte del complesso
delle paparude meridionale) sono due cose distinte, che presentano alcuni isomor
fismi a causa delle loro radici culturale comuni, cio unideologia magico-religiosa
arcaica di tipo agrario (Cuceu 1973: 449 e 1988: 131).
Infine, un cerimoniale meno diffuso nei nostri giorni, ormai vicino alla scom
parsa, la processione per le vie del villaggio di un giovanotto chiamato Gheorghe/
Sngeorzul/Burduhoasa/Gooiul/Bloaja/Bbluda ecc., vestito con la vegetazione
del bosco, accompagnato da un corteggio di giovani e bagnato con aqua dai suoi
compaesani. Lusanza, ampiamente attestata nelle culture popolari europee6, in
della festa del Misurazione del latte, si vedano la descrizione del cerimoniale negli anni 70 in due
villaggi di Bistria-Nsud, agu e gor (Badea 1975: 367-369) e le nostre ricerche sui Pprugi
nel contesto del Impreunatu oilor nei quattro villagi, due dalla regione di Cluj (Geaca e Cmrau)
e due dal Slaj (Dragu e Voivodeni).
5 Informazione presa a Vrtop, Roia Montan (Alba), nei Monti Apuseni (Carpazi Occidentali).
6 Per quanto riguarda le possibili aperture comparatistiche europee, rimandiamo alla bibliografia
classica: la processione del Verde Giorgio in Slovenia, Carinzia, Craina e Russia (Frazer 1992:
157-159. Mannhardt 19042, I: 311-333), fra gli Zingari della Transilvania (Frazer 1992: 157-159),
in alcuni villaggi nei dintorni di Trieste ed isolatamente nella Slovenia, fino al quinto decennio (ap.
Gherman 1987: 90). Nella fase attuale della ricerca sul complesso cerimoniale del Pplugra,
possiamo soltanto rimarcare i parallelismi ed alcuni isomorfismi possibili negli usi cerimoniali delle
407
stretto legame con i riti dinvocazione delle piogge e con le pratiche magiche per
favorire il potere germinativo a tutti i livelli (vegetale, animale, umano).
*
La nostra ricerca si sta svolgendo intorno a questultimo cerimoniale, che stia
mo seguendo di pari passo nei documenti degli archivi, nei materiali pubblicati (per
le attestazioni dellusanza nel periodo tra le due guerre mondiali e nellimmediato
dopoguerra) ed anche nella realt del villaggio romeno di oggi. Nelle regioni dove il
costume gia fuori pratica cerchiamo una sua ricostruzione tramite le interviste con
interlocutori appartenenti a diverse et, per osservare le trasformazioni e la scompar
sa del costume stesso nel contesto dei cambiamenti socio-economici e politici pi
grandi, che hanno sconvolto decisamente il sistema culturale rurale tradizionale7.
Dal punto di vista metodologico, sosteniamo unapproccio che prenda in con
siderazione sia il cerimoniale come testo morfodinamico, in collegamento interte
stuale con altri testi cerimoniali dinverno e di primavera8, che come parte integrante
di un contesto storico (sociale, economico, ideologico, politico)9. In questo quadro,
maschere vegetale nel calendario festivo agricolo, nelle culture popolari dellEuropa meridionale,
centrale ed orientale, per poter identificare in seguito le determinazioni specifiche di questo com
plesso cerimoniale. Certo, il problema pu essere abbordato tanto con parametri diffusionisti e di
circolazione culturale storicamente analizzabile, quanto in termini metastorici (la trasmissione co
gnitiva delle invarianti cerimoniali, in un contesto prevalentemente orale ricorrendo ai meccanismi
della memoria e dellintertestualit).
7 Si tratta di fenomeni che hanno trasformato radicalmente, dopo 1945, la societ contadina dalla
Romania: la seconda guerra mondiale e loccupazione sovietica, il terrore ideologico del quinto de
cennio dello scorso secolo, la cooperativizzazione dellagricoltura sulla scia del modello sovietico,
il continuo pendolarismo e lo spostamento socio-economico verso la citt negli anni 70-80, il con
tributo addiritura a-culturante della politica culturale di Ceauescu, limpatto duro dei mass-media
visuali dopo la caduta del regime comunista ed alla fine la migrazione economica generalizzata dei
giovani romeni verso lEuropa Occidentale (pi intensa dopo il 2001).
8 Tutti questi cerimoniali e pratiche magico-religiose, calendaristici e familiari, della tradizione cul
turale del villaggio preso in considerazione, sono legati intertestualmente in una solidariet cogniti
va, strutturale, archetipica ecc., in virt del carattere sistemico dellethos folclorico (Creu 1980:
114): i testi folclorici sono costruiti secondo alcune regole cognitive che strutturano il macro
sistema culturale folclorico romeno oppure i microsistemi folclorici regionali e locali (Neagota
2005: 44-46). La prospettiva morfodinamica sulla vita cerimoniale rurale ci apre anche livelli di
comprensione etnologica: le trasformazioni subite da un costume locale al livello dei protagonisti,
dellabbigliamento cerimoniale, delle sequenze cerimoniali e degli atti compiuti, cos come si suc
cedono da una generazione allaltra (rintracciabile attraverso interviste con rappresentanti di ogni
generazione), in collegamento con lo stesso costume oppure con altre usanze a carattere stagionale
dei villaggi limitrofi o di quelli con cui si hanno rapporti commerciali; le trasformazioni del cerimo
niale.
9 Ad un altro livello cognitivo, il problema delle trasformazioni morfodinamiche del costume
meso in riferimento alla dinamica sociale dei gruppi umani che sostengono il cerimoniale: allora
ci interessa la relazione tra i cerimoniali stagionali e la loro base sociale costante, cio il gruppo
cerimoniale dei giovani (la schiera dei giovani), che amministrava o amministra ancora questi
costumi (le confraternit di canti natalizi, le societ paramilitari di tipo tradizionale, i sodalizi arcaici
del tipo dei Cluari) ed riti di passaggio (riti pubertari, riti prenuziali). La schiera tradizionale di
giovani si trasformata progressivamente nel Novecento, fino alloccultamento o la scomparsa dei
cerimoniali stagionali. Nello stesso tempo, in seguito allattenuarsi del legame di solidariet tra
generazioni, i meccanismi tradizionali di trasmissione dei costumi hanno cominciato a presentare
alcune disfunzioni, fino alla rottura attuale (il disinteresse dei giovani per la tradizione culturale
locale). Il nouvo contesto storico del dopoguerra (la sovietizzazione della Romania negli anni 50, il
408
precisiamo che la ricerca sul campo relativamente alle maschere vegetale, comincia
ta da noi proprio nel 2004 in Muncel e continuata sistematicamente in una ricerca di
tipo rete, con i membri della nostra associazione etnologica, ancora in corso, tanto
che il nostro discorso si limiter a quegli aspetti trattati da noi fino ad oggi ed qualche
zone unitarie. Nonostante la nostra intenzione sia quella di superare la dicotomia tra
la ricerca testuale (morfologica, strutturalista) e quella contestuale (la sociologia dei
costumi calendarisitici), allo stadio attuale delle ricerche (vista la natura del mate
riale etnologico a nostra disposizione) dobbiamo limitarci ad unanalisi prevalente
mente morfologica. La diacronia non viene messa tra parentesi, ma assunta in una
prospettiva metastorica, tramite una morfodinamica integrante (Culianu 1998: 8-9,
22-28), insufficiente per se non viene contestualizzata.
Poi, le interviste audio e video sono supportate da un approccio antropologicovisuale, cio dalla riproduzione su scanner delle fotografie provenienti dagli archivi
personali degli interlocutori, accompagnate dai commenti esplicativi. Nei pochi pa
esi dove il cerimoniale ancora celebrato, linvestigazione si concentra sulla realiz
zazione di fimati in situ del cerimoniale nelle sue diverse fasi.
Un altro aspetto costituito dalla relazione intertestuale assai intensa fra le ceri
monie stagionali di primavera e destate. In questo senso, una ricerca concentrata sul
cerimoniale del Pplugra non pu essere fatta isolatamente, ma solo in relazione
alle altre usanze contadine (il Bue incoronato, l Aratore, il Sangiorgio, le Snziene,
la Corona della messe) e ai fattori contestuali menzionati sopra. Cos, cartografare
una regione assai vasta non cerca una descrizione di tipo morfologico, attendibile
in una monografia statica, ma solo una radiografia morfodinamica di questi costumi
negli ultimi 70-80 anni. La ricerca archivistica (includiamo qui anche gli archivi
particolari, fotografici o videoregistrati, le fotografie con i Pplugre dagli archivi
dei contadini dei villaggi esaminati) rafforzata da una ricerca svolta dai gruppi di
ricercatori del Centro Orma di Studi Etnologici e Storico-Religiosi, per cogliere le
tradizioni stagionali nelle loro varie articolazioni intertestuali e contestuali.
Non possiamo dare una spiegazione generale n sulle circonstanze che hanno
portato alla scomparsa del costume nella maggior parte dei villaggi, perch la moti
vazione varia da un posto ad altro, n sulla sua sopravvivenza in alcune localit,
che si presenta in una sorta di sistema insulare o di arcipelago. Il fatto che ci ha col
pito innanzitutto il carattere profondamente locale del cerimoniale del Pplugra:
gli attanti cerimoniali e gli abitanti di ciascun villaggio vivono con la coscienza della
quasi-unicit e specificit esclusiva di questo costume, come se fosse realizzato sol
tanto in quel luogo e nonostante sappiano dellesistenza di un cerimoniale simile in
altri villaggi, considerano la propria variante come la pi bella (cea mai fain).
Infatti, una delle possibili spiegazioni della freschezza straordinaria del costume
la sua non-inclusione, nel periodo della rivoluzione culturale nazionalista-comunista
promossa da Ceauescu, nella sindrome dei movimenti culturali ed ideologici di
massa (il fenomeno del Cantare la Romania), una cosa che gli ha permesso di
mantenersi in una forma relativamente tradizionale. Questa sfida del regime nei
confronti del cerimoniale lo ha protetto da una morte subita per via della spettaco
nazional-comunismo di Ceau^escu negli anni 70-80, la migrazione economica interna ed esterna,
la turisticizzazione di alcuni cerimoniali agricoli, le manipolazioni politiche dei cerimoniali dopo
1990, limpatto dei mass media ecc.) ha avuto un impatto decisivo sulla vita cerimoniale rurale della
Romania.
409
10 Si tratta di due manoscritti del Museo Etnografico della Transilvania, del materiale raccolto nellam
bito delle ricerche dellAtlante Linguistico Romeno (la questione no 4251), dei documenti dallAr
chivio del Folklore dellAccademia Romena di Cluj - la descrizione del cerimoniale in 18 localit
(alcune delle aree del Some e di Cluj) e dei documenti dellArchivio personale di Traian Gherman,
che riguardano il cerimoniale in 90 localit. Tutto questo materiale stato raccolto nel quarto de
cennio (1932-1939) tramite questionari postali (Cuceu 1981: 205-206). Per gli anni 2000, abbiamo
raccolto un materiale etnografico-visivo assai ricco in alcune regioni (la Valle di Some, la regione
di Cluj, la Valle di Arie, la regione di Alba, Slaj), che si trova nellArchivio del Centro Orma di
Studi Etnologici e Storico-Religiosi (COSEIR) di Cluj-Napoca.
11 Frncu e Candrea 1888: 129. Densuianu 1896, ap. Fochi 1976: 305-306. Hasdeu Tglas 1910:
1910, 243-246. Gherman 1924: 25, 57-59 e 1986: 89-118. Viciu 1926: 53-55. Cosma 1933: 40.
Lazr 1977: 57-60 ecc.) e alcuni saggi etnologici sistematici (Rdulescu 1938: 148-155. Retegan
1957: 38-49. Cuceu 1973: 449-450 e 1981: 201-214. Badea 1975: 367-369. Gherman 1987: 89
118.
12 Il cerimoniale del Sangiorgio svolto in Muncel monitorizzatto da noi con mezzi etnografico-visivi
cominciando dal 2004: 2004 (Bogdan Neagota, Ileana Benga); 2005 (Bogdan Neagota, Cosmina
Timoce, Anamaria Iuga, Levente Arany); 2006 (Ileana Benga, Mdlin Amzolini); 2007 (Bogdan
Neagota, Cosmina Timoce, Mihai Leaha, Anamaria Iuga); 2008 (Mihai Leaha, Adina Tulai), 2009
(Ileana Benga, Bogdan Neagota, Olimpiu Drgan).
13 II cerimoniale dei Gooi di Pentecoste di Codor stato monitorizzatto da noi con mezzi etnograficovisivi nel periodo 2005-2007: 2005 (Bogdan Neagota, Ileana Benga); 2006 (Bogdan Neagota); 2007
(Ioana Murean).
14 Il cerimoniale dei Pprugi di Ispas monitorizzatto da noi con mezzi etnografico-visivi comin
ciando dal 2008 (Bogdan Neagota, Mihai Leaha, Adela Ambruan, Vasile Mathe).
15 Per lelenco delle nostre ricerche sui Buoi cerimoniali di Pentecoste si veda il sito internet del Cen
tro Orma di Studi Etnologici e Storico-Religiosi: www.orma.ro (Archivio - Le feste di primavera).
16 La Bbluda di Sangiorgio monitorizzatta da noi etnologicamente cominciando dal 2005: 2005
(Bogdan Neagota, Ileana Benga); 2006 (Bogdan Neagota, Mihai Leaha); 2007 (Bogdan Neagota,
Mihai Leaha, Anamaria Iuga); 2008 (Mihai Leaha, Adina Tulai, Mihaela Giurgiu); 2009 (Ileana
Benga, Bogdan Neagota. Mihai Leaha, Mihaela Giurgiu).
17 La Bbluda di Sangiorgio monitorizzatta da noi dal 2008: 2008 (Bogdan Neagota, Anamaria
Iuga, Adela Ambruan); 2009 (Emil Chitian).
18 La Borbolatia di Sangiorgio monitorizzatta da noi dal 2007: 2007 (Ileana Benga, Mdlin Am
zolini); 2008 (Vasile Mathe); 2009 (Mihai Leaha).
19 Il Pplugra di oimeni, monitorizzatta da noi dal 2008: 2008 (Mihai Leaha), 2009 (Anamaria
Iuga).
410
Misurazione del latte20. Finora, ci abbiamo concentrato sulla met settentrionale del
la Transilvania, dove il costume si mantenuto relativamente attivo fino agli anni
80, per entrare nella sua fase terminale negli ultimi 10 anni. I villaggi menzionati
comprendono aree pi estese, che devono essere investigate sistematicamente, per
circoscrivere la morfodinamica regionale del costume, assieme alle sue particolarit
locali.
Nella fase attuale della ricerca non possiamo avanzare considerazioni di ordine
tipologico sulle aree nelle quali se estende il costume, sulla base di alcune sequenze
cerimoniali ricorrenti e del periodo della celebrazione compreso fra lequinozio di
primavera ed il solstizio destate. Osserviamo, per, sulle tracce delle considerazioni
di Gherman, la differenza primaria fra le varianti pi semplici del costume (attesta
te nei villaggi dove il cerimoniale viene praticato independentemente) e le varianti
mescolate agli altri costumi ovvero prodotte tramite la stratificazione di due usanze
(Gherman 1987: 98). Questi ultimi tipi cerimoniali sono espressioni dellisomorfismo morfologico tra il cerimoniale del Sangiorgio e gli altri costumi agrari di pri
mavera, L aratore (Plugarul) ed Il bue incoronato (Boul mpnat/nstruat), destate
(Le Pprude - un cerimoniale dinvocazione magica della pioggia) o dinverno
(le danze con maschere a Capodanno), con i quali si intreccia. In tutti questi casi si
osserva la migrazione di alcuni invarianti cerimoniali e gesti rituali cos come del
giorno di celebrazione, da un costume allaltro, nellambito del periodo circoscritto
del solstizio dinverno, dellequinozio di primavera ed del solstizio destate. Questi
movimenti hanno, come si vedr, un carattere profondamente sistemico, che si basa
sui meccanismi interni dellethos folklorico, sotteso da unintenzionalit cosciente
e lucida (Creu 1980: 111). Essendo strutturalmente un microsistema del macrosi
stema della cultura tradizionale, il costume si manifesta come una realt culturale
dinamica e aperta a tutti gli influssi allinterno e fuori dallethos (Creu 1980: 98).
Per lillustrazione di questi processi culturali presenteremo alcuni tipi proces
sionali del Sangiorgio, visti in un approccio unitario (sintagmatico), che permetta
di rintracciare i paradigmi e comprendere i significati di ogni pratica cerimoniale
nella sua dinamica morfologica e storica (Pop 1976: 5).
*
Cominciamo quindi con la descrizione di un cerimoniale autonomo di Sngeorz,
come si fa ogni anno nel villaggio di Muncel (comune di Ccu, regione del Some).
Le varie tappe sono inquadrate nel contesto festivo dei due giorni (la vigilia e la
festa)21.
I.
Nella vigilia della festa di Sangiorgio, alcuni paesani escono dal villaggio e
portano rami di rosa canina e di salice, i quali vengono fissati sugli ingressi dei cortili
20 Le ricerche sul campo sono state svolte dal 2007: Geaca - 2007 (Bogdan Neagota, Ileana Benga,
Mdlin Amzolini) e 2009 (Bogdan Neagota, Adela Ambruan, Emil Chitian); Cmrau - 2006
(Cosmina Timoce, Mdlin Amzolini, Anamaria Iuga), 2007 (Ileana Benga, Bogdan Neagota,
Mihai Leaha) e 2009 (Ileana Benga, Bogdan Neagota, Anamaria Iuga); Voivodeni - 2008 (Ioan
Augustin Goia, Adela Ambruan, Vlad Gheorghieanu) i Dragu - 2008 (Bogdan Neagota, Adela
Ambruan).
21 Le osservazioni risalgono dalle nostre ricerche sul campo a Muncel (allincrocio delle aree etnogra
fiche di Cluj e Slaj), svolte nel periodo 2004-2009.
411
e sulle porte delle stalle per proteggere il bestiame (le mucche, le pecore ecc.) contro
le aggressioni magiche (il furto del latte oppure della manna da parte delle stre
ghe). In 2004, uno dei protagonisti di questo rituale in Muncel, una donna 58 anni,
Lucia Birta, precisava brevemente la funzione della rosa canina: per pungere con
le spine le streghe quando vengono a rubare il latte!. Oggi, la maggioranza di coloro
che rispettano il costume, lo fanno in virt della tradizione, senza conoscere davvero
il significato magico della pratica. Ma le pratiche apotropaiche vegetali della festa di
Sangiorgio sono generali ed ancora praticate in Transilvania.
II. Nello stesso pomeriggio, i fanciulli portano in cima al colle pneumatici
consumati di automobili, raccolti nellultimo periodo di tempo. Alla sera, dopo il
tramonto, si radunano i giovani su uno o due colli diversi e accendono un fuoco
gigantesco, si siedono intorno al fuoco e poi incomincia il vero grido, che consiste
nella chiamata satirica delle zitelle e degli uomini non sposati ai quali vengono
attribuiti dei possibili ovvero ridicoli compagni di vita con i quali non hanno niente
in comune22. Lintenzione satirica palese, simile a quella delle battute grottesche
durante le nozze (le strigturi), per qui ha una struttura dialogica: si tratta di un
dialogo ritmato fra due gruppi di giovani, posti su due colli vicini.
Negli ultimi anni, quando la maggior parte dei giovani del paese sono partiti
per lavorare allestero, i giovani rimasti si sono raggruppati sullo stesso colle, per
sostenere insieme lintero dialogo: Voi, di l! (Bi!) Che cosa? (Ce-i?) Pi
selli alla parete/ Si adattano proprio bene! (Mazre-n prete,/ Bine li s ede!) A
chi? (La cine?). Poi viene la battuta vera e propria: A questa (N*) con questo
(N*)!. E aggiungono nello stesso stile scherzoso: Maiale e porcile, / Zappa e van
ga (Porcu i coteu, / Sapa i hrleu!) (cio coloro che vengono chiamati a voce alta
vanno insieme come i termini di paragone citati). Sotto, nel villaggio, la gente ascol
ta le gridate dei giovanotti e si diverte. Le gridate vengono prolungate oltre la
mezzanotte, dopo di che i giovani danno fuoco agli pneumatici e li lanciano gi per
il pendio del colle. Una volta venivano usate le ruote di legno dei carri ai quali erano
attaccate torce di paglia. Anni fa, il grido dal pendio (strigatul din coast) era rivolto
anche alle streghe che rubavano il latte delle mucche e la manna dal campo (di
grano), visto il carattere profondamente magico della notte di Sangiorgio. Oggi, la
funzione dello smascherare le streghe stata assunta in alcune regioni (per esem
pio, nel sud dei Carpazi Occidentali23), dal prete, che menziona nellomelia natalizia
0 pasquale la presenza nel villaggio di tante streghe (indica il loro numero, non certo
1nomi), esortandole a non rubare pi la manna, perch peccato mortale.
III.1. La mattina della festa di Sangiorgio (una volta cominciava prima dellal
ba), prima che finisca la Messa, i giovani (ma non le ragazze, perch la loro presenza
non accettata), senza neanche andare in chiesa, si radunano in uno dei boschi al
confine del villaggio e cominciano a tagliare rami di faggio (o di betulla, sulla valle
del Arie) per vestire il Sangiorgio (Sngeorz)/Giorgio (Gheorghe) (questo il nome
cerimoniale delattante, che viene scelto tra i giovani pi robusti, perch necessaria
la forza fisica per portare gli ornamenti attraverso lintero villaggio). I bambini e i
ragazzi raccolgono i rami, strappano i ramoscelli e si confezionano dei piccoli pif-
22 Nelle varianti tradizionali della gridata al di sopra del villaggio, la partecipazione a questo rituale
era proibito alle donne ed alle fanciulle.
23 Ibid.
412
feri (flicoaie) e delle grosse buccine (buciume) con la corteccia degli alberi (ormai
questa pratica caduta in disuso a causa delle difficolt della lavorazione), mentre
i ragazzi pi grandi abbigliano il Sangiorgio. La tecnica dellabbigliamento si vede
nelle immagini del filmato: essa segue il modello delle squame di pesce, cosi che
lacqua scorra e non appesantisca troppo lattrezzatura. Giorgio viene tutto coperto
da ramoscelli ed dotato di una coda attaccata con un filo di ferro perch rimanga
in posizione eretta e di una clava (oppure una lunga verga con un mazzo di ortiche
sulla punta, nella valle dellArie) con la quale deve difendere il suo abbigliamento
vegetale per non essere derubato da quelli che vogliono strappare rami verdi senza
pagare un pegno. Due ragazzi vanno a scortecciare un albero (di solito un ciliegio
silvestre oppure un carpine) per confezionare una maschera, cio un elmo in cima
al quale si mette un ciuffo di ramoscelli di faggio (un mazzo di ortiche invece, nella
valle dellArie).
111.2. Dopo la vestizione, il Sangiorgio viene appoggiato su due pertiche di
legno ed portato fino in cima al colle sdraiato sul dorso, fingendo la sua morte tem
poranea. L aspettano le ragazze, alle quali viene proibita la partecipazione alla ve
stizione del Sangiorgio e viene tenuta nascosta la sua identit; infatti, vista la scarsit
di giovani, tutti sanno chi il Sangiorgio di quellanno. Li viene rimesso in piedi dai
membri del corteo e fa il suo ingresso nel villaggio sulle proprie gambe, marciando
con una certa gravit cerimoniale scortato dalle grida degli accompagnatori e dal
fischio dei pifferi (flicoaie).
111.3. La processione del Sangiorgio segue la via principale del villaggio ed il
corteo aumenta strada facendo, da una casa allaltra. Gheorghe non ha il permesso
di parlare ( ammutolito) ed i ragazzi attorno a lui gridano periodicamente: Chi non
bagna Sangiorgio/ Che non abbia fortuna coi porci! (Cne nu ud Sngeorzu / S
n-ab noroc la porci!). Da ogni cortile viene fuori qualcuno che cerca di tirar via
un ramoscello dallabbigliamento vegetale del Sangiorgio, visto che possiede delle
facolt magiche: quando si va al mercato con unanimale da vendere, questo viene
toccato con il ramoscello strappato dallabbigliamento del Sangiorgio per avere nu
merosi compratori (Si affollino i compratori a questanimale come si affolla la gen
te al Sangiorgio!). Per questo ramoscello si deve dare in cambio un podacquavite
ovvero una cifra simbolica di denaro (di solito da 10 000 a 20 000 lei, cio da 25 a
50 centesimi di euro) che ricevuta dal cassiere accanto a Gheorghe; nella contea
di Alba (villaggio Limba, comune di Ciugud), Borbolatia (la variante locale del
Sangiorgio) riceve delle uova (Muntean e Sabu 2004). In altri villaggi della contea
di Slaj - Chinzeni, Clacea (Gherman 1987: 100-101), il Giorgio ballava davanti
ad ogni casa. A ogni portone, il corteo viene aspettato dai padroni con un secchio
dacqua che gettato in testa al Giorgio ed allimprovviso anche in testa alle altre
persone intorno, gesto che scatena spesso un lancio di acqua generalizzato (gli an
ziani bagnano le donne della stessa et, i giovanotti di solito le ragazze o viceversa,
i fanciulli bagnano le ragazzine e cosi via).
111.4. La scena si ripete decine di volte fino al confine del villaggio dove, accan
to al ruscello, si esegue la spoliazione del Sangiorgio: Gheorghe si sdraia sul dorso,
il suo vestito vegetale viene strappato assieme allelmo di corteccia, ed entrambi
vengono calpestati ed abbandonati sul posto (perch il potere magico di quel vestito
sia annullato), la sua clava invece viene gettata lontano. In altri paesi, sulla valle
del Someul Mic, il Sangiorgio gettato nellacqua e poi viene spogliato in riva
413
24 Pplugra/Papaluga (nella regione delimitata dalle Valli del Some^u Mare e del Lapu) e Gotoiul
(in alcuni villaggi della Valle del Arie) sono varianti regionali del Sangeorz presentato sopra. Ques
ti cerimoniali sono stati praticati fino agli anni 60 - 70 dello scorso secolo.
414
la faccia sporca di fuliggine, ognuno con un lungo palo in mano sulla cui punta si
trova una palla di panni - in romeno regionale motroac - piena di cenere, con il
quale colpivano tutti quelli che osavano avvicinarsi troppo al Pplugra ) . Il corteo
comprendeva ancora altri personaggi: un ragazzo vestito da pastore (pcurar < lat.
picurarius ), con un bastone in mano ed una sacca fatta con corteccia, legata intor
no al collo e tenuta dietro la testa + le pecore (i bambini); un ragazzo travestito da
prete , mascherato con corteccia dalbero, che porta il Vangelo + un diacono con un
libro di corteccia + un sagrestano (f t ) con un turibolo di corteccia; due tamburini
(romeno regionale dobai) + due o quattro gendarmi con sciabole e fucili di legno di
nocciolo; suonatori di buccine (in romeno buciumai) con strumenti di corteccia ed
un flautista (in romeno regionale flota ); un giovane travestito da serva (ancilla ) con
un canestro in mano. La sceneggiatura sviluppata davanti a ogni portone parodiava
la lettura del Vangelo da parte del prete (popa ) con un ragazzo mascherato da spaz
zacamino (gooi ), nascosto sotto la pianeta, le risposte del diacono ed il movimento
del turibolo verso il gooi da parte del sagrestano . Ogni tentativo di bagnare il prete
veniva punito dal gooi , che colpiva il temerario con la palla piena di cenere. Il prete
riceveva soldi dai padroni di casa, la serva invece raccoglieva delle uova.
3. Litinerario di Pplugra finisce davanti al portone di colui che era uscito
per primo nel campo per arare. Tutta la gente entra nel cortile, dove sono condotti
allaperto tutti gli attrezzi per arare. Sei ragazzi di quelli che avevano abbigliato
il Ppluhra si mettono sulle spalle il giogo dellaratro e tracciano un solco in
mezzo al cortile (Jichiu de Sus). In un altro villaggio, il Ppluga prende la guida
dellaratro mentre alcuni giovani danno in pegno laratro allosteria del villaggio per
due o tre litri dacquavite (Ceiu). In Ciubncua (dove luso sparito molto prima
del 1953), se il primo aratore non voleva ricevere ed ospitare il Pplugra ed il
suo corteo, gli venivano tolti laratro e le rotelle e pignorate allosteria in cambio di
bevande. In Feleac (1953), una volta bagnato il Pplugra nel cortile del primo ara
tore, questi offriva un ricevimento per lintero corteo. Labbigliamento vegetale del
Pplugra era conservato per il giorno dopo, per essere posto sullaratro, sul giogo
e sulle corna dei buoi, quando si usciva in processione fino al limite dellabitato; que
sto abbigliamento veniva gettato poi a forma di croce sopra i campi seminati. Nel vil
laggio di Vale, lultimo padrone di casa visitato era il primo aratore del villaggio, che
aspettava il corteo con laratro gi piazzato nel cortile, con violinisti e bevande: si
dsipongono tutti in un grande circolo ed il padrone balla con il Pplugra seguen
do il ritmo della musica, ma non lo bagna, sparpagliandogli invece grano sulla testa
durante la danza. Finita la danza, il padrone porta il Pplugra e le altre persone
mascherate nel fienile o nella stalla e le spoglia del loro abbigliamento vegetale, che
viene disposto sullaratro (e dopo la festa messo sullerpice e sulla mangiatoia).
4. La rimozione della maschera del Ppluhra nel cortile, sotto gli occhi di
tutti e linvito a tavola per il Ppluhra ed il suo corteo.
*
Nella Valle del Someu Mic, il cerimoniale del Ppruga interferisce con il
complesso cerimoniale del Bue incoronato (Boul mpnat) che si svolge alla Pen
tecoste. Esamineremo quattro cerimoniali, ai quali abbiamo partecipato negli ultimi
anni, due nella Valle del Someu Mic (Mnstirea e Mintiu Gherlii) e due nella Valle
415
416
417
418
e del loro abbigliamento: visto il divieto da parte delle autorit comuniste (1949)
della scortecciatura dei ciliegi silvani, i giovani hanno confezionato i loro vestiti da
Diavoli con pelli di pecora, agnello oppure lepre, cuffie con la pelliccia rivoltata all
interno, cinture dagli avanzi di lamina e maschera antigas senza cartuccia; hanno
portato con loro da casa la cenere, visto lesistenza del divieto ufficiale di bruciare la
legna dal bosco. Sembra che qualche trasgressione era possibile ogni tanto, perch
gi nel 1980, i Dracii avevano maschere confezionate con corteccia dalbero ed
erano travestiti parzialmente (tramite lapplicazione di alcuni rami verdi sopra gli
abiti comuni) oppure totalmente ( con unabito da donna), avendo in mano lunghe
clave, alcune ornate con piante verdi (Retegan 1957: 42). Nel 2004, soltanto due
giovani di Cianu Mic avevano ancora labbigliamento vegetale, che era stato rifatto
da loro seguendo il consiglio degli anziani e guardando le vecchie fotografie. Per il
resto, prevalgono maschere standard di gomma, comprate nei negozi e la vestizione
delle maschere si fa in gruppi, a casa di uno dei giovani.
Fino agli anni 60, il corteo processionale era pi complesso di oggi: la Foresta
veniva per prima, seguita dalla schiera dei Dracii , in mezzo alla quale si trovava la
Puttana ; poi la banda dei suonatori, il ragazzo con la bandiera nazionale, che pre
cedeva di pochi passi il bue incoronato , che veniva trascinato per ogni corno da un
giovane, mentre gli altri due e le ragazze chiudevano il corteo, che si dirigeva verso
il villaggio senza cantare n gridare. Fino in prossimit del villaggio si andava in
ordine sparso, poi il corteo prendeva la forma stabilita dalla tradizione. Se i Dracii,
strada facendo, incontravano persone di altri villaggi, le spaventavano e chiedevano
loro un pegno in denaro. Alla fine della cerimonia, il corteggio entrava nel villaggio,
accolto dagli uomini e dai bambini che correvano davanti ai Dracii e cominciava
una rappresentazione di tipo carnevalesco: i Draci eseguivano una pantomima muta
ballando sulla musica ritmata della banda, un Drac , non importa quale, simulava
latto sessuale con la Curva , la Foresta girava sempre fra i Dracii , dai quali era pro
tetta contro gli sguardi troppo curiosi. Poi la gente rompeva il circolo formatosi nel
frattempo, perch i Dracii potessero continuare il loro cammino accompagnati dal
pubblico. I Dracii ripetavano lo spettacolo in ogni luogo in cui incontravano gruppi
pi numerosi di persone, ma nel centro del villaggio, dove erano aspettati da tutti i
paesani e dalle autorit, la rappresentazione durava pi a lungo. I Dracii cercavano
i giovani non mascherati e li mettevano in fuga, colpendoli con le verge. Entravano
nei cortili della gente e non rifiutavano niente di quello che si offriva loro. Non si
facevano discorsi, soltanto esortazioni oscene. Per tutto il tempo, lidentit dei per
sonaggi mascherati (Dracii , Curva e Pdurea ) rimaneva segreta.
Una volta arrivati allaltra estremit del villaggio, sulla via principale, i Dracii
tornavano e, nella stessa configurazione, conducevano il bue incoronato alla stalla
del padrone. Qui il bue veniva liberato degli ornamenti e la croce del bue veniva
consegnata al padrone di casa31, i Dracii si toglievano le maschere che gettavano nel
cortile del padrone del bue insieme a tutti gli oggetti (la verga, lelmo, la cintura, le
gambiere), dopo di che andavano al fiume per fare il bagno e cambiarsi gli abiti da
diavoli per indossare abiti festivi portati da qualcuno della famiglia. Alla fine aveva
luogo una festa nella casa del padrone del bue con un ballo, che durava fino dopo il
31 La croce assieme alle corone di fiori e di foglie viene fissata sopra la stalla del bestiame, dove resta
fino a quando non marcisce.
419
tramonto.
Nel 2004, il corteo era gi impoverito a causa della scomparsa di alcuni perso
naggi e della riduzione dellitinerario: i Dracii si sono riuniti al margine del villag
gio, dove fermavano tutti passanti e le macchine, chiedendo tasse doganali e facendo
delle pantomime lubriche. Poi cominciata la processione con il bue incoronato ,
con soste in cui si ballava, fino ad una casa scelta prima della festa, dove ha avuto
luogo la spoliazione del bue . La festa popolare continuata poi con manifestazioni
preelettorali e con linaugurazione della statua di una personalit locale dal periodo
rinascimentale, Ioan Cianu, finita con due tipi di feste parallele: una, ufficiale, nella
scuola del villaggio, con le autorit locali e quelle venute dal centro (dalla citt
di Bistria) e altre riservate ai contadini, nella corte dove il bue stato liberato degli
ornamenti e in vari altri luoghi.
Lo scenario di Cianu Mic ci sembra molto simile agli altri tre casi esaminati fi
nora: si tratta di personaggi che somigliano molto a soldati, equipaggiati con colletti/
cinture larghe, gambali ed elmi/maschere fatti con corteccia di ciliegi selvatici, che
hanno in mano lunghe clave o verghe, alcune ornate con piante verdi. Si chiamano
Draci (Cianu Mic), Paparuge (Nire, Mintiu Gherlii) e Cenuorce32 (Mnstirea),
e proteggono un personaggio centrale, vestito tutto di rami e foglie - la Foresta
(Cianu Mic), il Fogliame (Nire, Mintiu Gherlii), Gooi (Nire) - dallintrusione
dei curiosi (Cianu Mic) e dal lancio di acqua (Mnstirea, Nire, Mintiu Gherlii)33.
Anche se litinerario processionale di Muncel diverso, esso presenta alcuni iso
morfismi con lo scenario precedente: il Sangiorgio/Gheorghe dotato di una lunga
mazza, con la quale si difende dai curiosi e da quelli che vogliono prendere i rami del
suo abbigliamento senza pagare. Il suo costume cerimoniale, inoltre, ha tratti comuni
con tutte e due le categorie di personaggi menzionati: un elmo fatto di corteccia (con
un ramo di quercia sulla punta), la sequenza isomorfica Dracii - Pprugile , e un ab
bigliamento vegetale, come nel caso del complesso Pdurea - Frunzarul - Gooiul .
Un secondo tipo di corteo formato da personaggi mascherati in modo simi
le, ma con un comportamento cerimoniale assai ambivalente, suscettibili di inter
pretazioni varie: custodi transumani del Bue Pentecostale oppure incarnazione di
demoni silvestri, opposti simbolicamente - nel contesto del cerimoniale - al Bue,
che unespressione della natura addomesticata. I Dracii di Cianu Mare, muniti
di maschere di gomma (nel 2004) ed i Zuzzurelloni (Bdiduii/Ghiduii) di Ture,
con maschere di corteccia e foglie (negli anni 70) e di caucci (nel 2002), vestiti
di stracci (come le Cenuorce di Mnstirea), muniti di una larga cintura con campanacci (drongi , in romeno dialettale) e pertiche lunghe (rude ), dovevono difendere
il bue processionale dai curiosi, anche durante la notte che precede la Pentecoste34
(Petri 1975: 277-278); negli anni 60 - 70, a Ture c erano ancora due schiere di
32 Le Cenuorce non hanno attualmente elementi vegetali nel loro abbigliamento, per compiono una
funzione simile a quella dei Dracii e delle Ppruge (c un isomorfismo pi funzionale che morfo
logico).
33 In altri villaggi dalla Valle del Some, accanto alla maschera principale del Sangiorgio cerano le
maschere dei Gooi (vestiti e armati in modo simile alle Cenuorce), ed a Vad (Some), il corteggio
era composto dal Vecchietto (Mou), che realizza un scenario simile a quello della Pplugra,
per senza essere bagnato, e gli 6-12 Spettri (Moroi) (Cuceu 1981: 210).
34 Secondo Ovidiu Petri, i Bgidusii avevano un ruolo apotropaico rispetto al Bue Pentecostale, ve
gliando tutta la notte prima della Pentecoste sulle vie del villaggio, per allontanare gli uomini (con
le pertiche) e gli spiriti malefici (con il suono dei campanacci) (Petri 1975: 277).
420
Bdidui, che venivano da due direzioni opposte e, incontrandosi sul ponte al margine
del villaggio, si battevano con pertiche di quercia (ruzi), lunghe 6-10 metri, per for
mare poi una sola schiera e dirigersi verso il bue (Timoce 2003: 132).
Questi attanti mascherati eseguono una danza grotesca, ritmata dal suono dei
campanacci, prima e durante la processione (Petri 1975: 277. Timoce 2003: 131). I
Vecchietti (Mocei/Motei/Moitei) di Cristur-ieu, un gruppo di 40 giovani masche
rati con maschere di corteccia di tiglio, con abbigliamento di rami di pisello selvati
co, e randelli sulle spalle, accompagnavano il Bue, ballando una danza demoniaca
su una melodia specifica dei Cluari, Banul Mrcine (Lpuneanu 1973: 10 e
1978: 61-61).
Altri isomorfismi significativi si osservano tra questi personaggi primaverili e
gli attanti mascherati del periodo carnevalesco tra il Natale e lAnno Nuovo: luso
della cenere per truccarsi35 (come i Dracii e le Cenuorce) e delle calze da donna
(le Cenuorce), le maschere confezionate con pelle di montone (i Dracii/Bgiduii di
Pentecoste ed i Dracii dellAnno Nuovo), con mantelli alla rovescia, cinture larghe e
campanacci (Nistor 1973: 6-7, 29-50), le pantomime eseguite a passo di danza, con
caratteri lubrici (Nistor 1973: 13-17).
*
Infine, la terza interferenza cerimoniale si prodotta fra il corteggio del Sangiorgio - costituito esclusivamente da giovani, e talvolta da giovani sposati, che si
presenta dunque come una variante della schiera tradizionale dei giovani (Cuceu
1988: 84) - ed il corteggio dei Paparude - una confraternita maschile, composta di
adolescenti o di giovani nella Transilvania meridionale, Oltenia e Muntenia Ciscarpatiche, sud della Moldavia, e femminile nel resto del paese36.
Secondo Traian Gherman, Il Pplugra lespressione complessa dellin
contro tra due cerimoniali una volta indipendenti luna dallaltra, il Sngeorz e le
Pprude . Il cerimoniale che ne risultato, innestato sullo scenario processionale
del Sngeorz classico, festeggiato in una data fissa (nel giorno di Sangiorgio), non
mobile come le Pprude , ma chiamato con nomi che sono varianti dei cosidetti
Pplugra, Ppluhra, Pplug, Bblud ecc.) (Gherman 1987: 103-105). Per
la descrizione del costume usiamo la tipologia cerimoniale della Paparuda , realiz
zata secondo criteri morfologici da Lia Stoica-Vasilescu in un saggio classico dagli
anni 70 dello scorso secolo37 e la monografia tipologica realizzata da Ion e Maria
Cuceu in base al materiale raccolto nel periodo interbellico dallArchivio del Folclo
re di Cluj (Cuceu 1988: 77-243).
Il tipo A del cerimoniale (secondo la tassonomia di Stoica-Vasilescu) il pi
35 cf. il mascherare la faccia con la fuliggine, diffusissimo nelle culture arcaiche, ma significati molto
complessi: non soltanto una modalit per nascondersi o proteggersi contro gli spiriti, ma anche una
tecnica elementare che ha come finalit lintegrazione magica nel mondo degli spiriti (Eliade 1997:
164).
36 Nella ricerca condotta da Lia Stoica-Vasilescu, gli agenti cerimoniali sono per ecellenza le donne
(23, 7 %), le ragazze (20, 6 %) ed i bambini (46 %); talvolta viene indicata anche la categoria indetermminata di genere, un uomo (9 %) (Stoica-Vasilescu 1970: 387).
37 Si veda la tipogia morfologica del rituale (Stoica-Vasilescu 1970: 377-379) e la mappa della sua
estensione territoriale, realizzata secondo il metodo storico-geografico (Stoica-Vasilescu 1970: 386
387, 389-393)
421
esteso nella parte meridionale della Romania e senza legame con qualche festa con
data fissa: nel periodo di siccit, una persona, generalmente di genere femminile,
senza abiti o con abiti stracciati viene ornata, dalla vita in s, con varie foglie soste
nute con un filo (salice, cardo, faggio, quercia, arno) oppure con ramoscelli dalbero
e una corona di foglie sulla testa (talvolta erba aromatica del latte di cuculo - in
romeno laptele cucului)38 oppure viene completamente coperta con rami, cosi che
la sua faccia non si veda pi. La Paparuda , accompagnata da un gruppo femminile
della stessa et e dalla sua mamma e/o da donne pi anziane, gira nel villaggio. Si
percorre lintero villaggio, o soltanto lungo le strade, o fermandosi a ogni casa ed
entrando nel cortile. Li, la Paparuda balla, mentre gli accompagnatori applaudono
cantando talvolta con musica di zampogna o del piffero. La Paparuda pu girare
intorno a un blocco di sale posto nel mezzo cortile. Il padrone di casa esce portando
un vaso con acqua / siero / siero e acqua / latte / farina passata con un setaccio e lo
getta sulla Paparuda ; il gesto pu essere ripetuto anche dagli accompagnatori che
portano secchi con acqua. La Paparuda salta e si scuote per far cadere lacqua dai
suoi abiti bagnando coloro che si trovano intorno a lei e gridando: Paparuga ossia
paparuda, o Paparuda, che vengano le piogge! (Paparuda, ploile s vin!). I
padroni di casa offrono regali alla fine del ballo: soldi, alimenti (farina, grano, pani
santi, pane di casa, uova, fagioli etc.) oppure oggetti (covone di canapa), ricevuti da
chi impersona la Paparuda o da qualcuno incaricato della schiera. In unaltra varian
te del cerimoniale, la Paparuda , ornata con foglie, portata a uno o pi pozzi, dove
viene bagnata abbondantemente, mentre gira intorno alla fonte gridando: Piog
gia! Pioggia! (Ploaie! Ploaie!) o cantando il canto suddetto. I regali vengono poi
divisi tra i membri della schiera e la parte pi consistente destinata alla Paparuda .
In alcuni casi, soltanto i membri del corteo si riuniscono in un pranzo comune oppure
si organizza una tavola con i regali ricevuti alla quale sono invitati tutti gli abitanti
del villaggio.
Dopo aver osservato gli isomorfismi fra la danza della Paparuda ed alcune dan
ze rituali della stessa regione - il ballo del piccolo Lazzaro (Lzrel)39 ed il ballo del
vecchione di capra (jocul moului de turc) -, compreso il getto dellacqua, comune
a molte pratiche magico-religiose40, lautrice distingue questi atti magico-cerimoniali simili per la loro finalit effettiva41: lo scopo principale del cerimoniale era
considerato lo sviluppo dellenergia riproduttiva, per ottenere un raccolto massimo
tramite la provocazione della pioggia. Nella finalit dellusanza coesiste anche un
altro aspetto, comunque secondario, collegato al culto dei morti ed ad un significato
apotropaico. (Stoica-Vasilescu 1970: 379) Sfortunatamente, lautrice si perde alla
fine in unipotesi geografico-storica sulla contaminazione alto-medioevale del tipo
A della Paparuda , considerato antichissimo, con alcuni influssi magico-religiosi
slavi (il culto del dio Perun42), che hanno conferito al cerimoniale una sfumatura
38 cf. il tedesco Milchkraut
39 Si veda il saggio di Narcisa tiuc, Coutumes du Samedi de Lazare au sud-est de la Roumanie.
40 cf. laspersione della corona del grano, laspersione alla nascita, laspersione magica nei miracoli
ecc.
41 Ci che individualizza questi atti, ci che conferisce loro una certa significazione proprio lo
scopo del costume. Essi sono efficienti, essi fanno solo se guardano allo scopo al quale sono con
sacrati. (Stoica-Vasilescu 1970: 387)
42 Lautrice deriva il romeno paparuda, attestato con varianti simile nella Penisola Balcanica (cf. alb.
422
cultuale, collocandolo in date fisse (tipo B), e generando forme intermedie in Mol
davia e nella Muntenia orientale (Brlea 1981: 399).
Secondo noi, quesipotesi storicista difficile da difendere, basandosi soltan
to su unetimologia incerta e alcune affinit linguistiche con i Balcani. D altronde,
lautrice riprendeva qui, con argomenti simili, una teoria pi vecchia, che attribuiva
al cerimoniale delle Pprude unorigine tracia (Teodorescu 1874: 128-134), di cui
modifica lorigine dellinfluenza. Altri ricercatori hanno proposto anche unipotesi
indoeuropea, sulla base del materiale etnologico citato da Frazer, cio il cerimoniale
del re della pioggia in India (Brlea 1981: 399). I criteri storico-geografici (la sempli
cit della variante pi vecchia e la sua diffusione), in base ai quali il tipo A consi
derato come la forma originaria della Paparuda , e le altre come forme derivate, sono
insufficienti per sostenere tale ipotesi. In particolare, lautrice non si riferisce affatto
al tipo maschile del Sangiorgio , quello presentato da noi allinizio (la processione
di un giovane vestito di rami e foglie e bagnato da tutta la comunit campagnola),
diffusa in tutta larea settentrionale e centrale della Transilvania.
Al contrario di Lia Stoica-Vasilescu, Dumitru Pop avvicina le Paparude e il
Sngeorz non soltanto al livello morfologico (secondo il quale il Sangiorgio pu es
sere considerato un tipo regionale di Paparud 43, nel senso che le pratiche specifiche
delle Paparude si sono innestate sul complesso magico-religioso del Sangiorgio),
ma anche dal punto di vista calendaristico (nella regione transilvana delle Trnave
e in quella abitata dai sekleri, la Paparuda si celebrava nel giorno del Sangiorgio,
secondo il calendario iuliano). Lipotesi di due cerimoniali paralleli che potrebbero
incontrarsi nella stessa festa deve essere graduata con qualche evidenza storico-etno
logiche: lattestazione della Paparuda in tutte le regioni abitate dai romeni (a ecce
zione della parte settentrionale, il Maramure e la Bucovina) e linfluenza balcanica
su alcuni tipi cerimoniali della Paparuda nella pianura del Danubio (Pop 1989: 142).
Lesegeta considera che la Paparuda stata in origine un rito di tappa, come altri
costumi (il Caloian , il Sngeorz e la Drgaica ), che si officiava in una data fissa,
con lo scopo di garantire le condizioni di fertilit - prima di tutto della pioggia - per
il periodo inaugurato dalla festa della Paparuda ; questa festa era celebrata nel pe
riodo postpasquale, a data fissa tempo fa, che coincideva con la festa del Sngeorz,
ambedue fissate secondo criteri religiosi precristiani (il ciclo della vegetazione) (Pop
1989: 144).
Riguardando la struttura di genere dei cerimoniali suddetti, si potrebbe soste
nere la coesistenza nel perimetro culturale abitato dai romeni di una pluralit di
cerimoniali, alcuni eseguiti dalla schiera di giovani (il corteo del Sangiorgio ) oppure
da quella dei ragazzi (Pprugile ), altri invece dalle confraternit femminili (in et
puberale oppure no), in legame reciproco fra di loro tramite relazioni intertestuali
palesi. Non abbiamo studiato in profondit i collegamenti fra i due gruppi di prati
che, ma sembra sicuro, a nostro avviso, il loro radicarsi in un fondo magico-religioso
comune, perch hanno finalit affini, ma con dinamiche sociali e simboliche distinte,
peperona, serbo peperuga, bulg. peperuda, peperuga) dal nome Perun, il dio della vegetazione e
delle piogge degli Slavi orientali e presupposto anche per gli Slavi del sud (s.n.) (Stoica-Vasilescu
1970: 386).
43 Crediamo... che la presenza di un giovane nel ruolo della Paparuda oppure la composizione del
corteo con ragazze e ragazzi in et da matrimonio deve essere collegata al costume di Sngeorz.
(Pop 1989: 139)
423
424
425
visti come espressioni attive dello spirito umano, non scompaiono come modalit
creatrice di cultura, come sistema, ma soltanto si trasformano e si rigenerano (Pop
1976: 6), dobbiamo ammettere un fatto evidente: il sistema socio-culturale detto
tradizionale lontano dallessere cos perenne, alcune cose spariscono e i loro spazi
rimangono vuoti.
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