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Marzo 1999
Presentazione
Queste dispense di Teoria delle Linee di Trasmissione coprono ampiamente il programma,
relativo a questo argomento, del corso di Campi Elettromagnetici tenuto al Politecnico di
Torino dall'autore. Alla redazione hanno collaborato Vito Lancellotti, Angelo Mauriello
e Fabio Piccione.
III
Indice
1 Linee di trasmissione senza perdite 1
1.1 Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1
1.2 Richiami di elettromagnetismo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2
1.3 Modello circuitale di linea di trasmissione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4
1.4 Equazioni d'onda e loro soluzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8
1.5 Equazioni delle linee nel dominio della frequenza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12
1.6 Propagazione dello stato elettrico e interpretazioni geometriche . . . . . . . 18
1.7 Soluzione delle equazioni delle linee con la tecnica matriciale . . . . . . . . . 20
2 Esempi di linee di trasmissione 23
2.1 Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23
2.2 Cavo coassiale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23
2.3 Linea bilare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25
2.4 Filo su piano metallico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26
2.5 Linea bilare schermata . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27
2.6 Linea a striscia (stripline) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28
2.7 Microstriscia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29
3 Circuiti contenenti linee di trasmissione 35
3.1 Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35
3.2 Denizione di impedenza locale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35
3.3 Coecienti di ri
essione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 42
3.4 Considerazioni energetiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 45
3.5 Diagrammi di tensione, corrente e impedenza sulla linea . . . . . . . . . . . . . 46
3.6 Componenti reattivi a parametri distribuiti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 50
3.6.1 Induttori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 51
3.6.2 Condensatori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 52
3.6.3 Risonatori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 53
3.7 La Carta di Smith . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 56
3.8 Analisi di semplici circuiti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 60
V
VI Indice
n3
n2
n1
b
a c
d e
illustrate in Fig. 1.1 sono denite piu propriamente guide d'onda metalliche o dielettriche
e verranno discusse nel corso di Campi Elettromagnetici II. (In termini piu precisi, tutte
le strutture di Fig. 1.1 sono guide d'onda, ma quelle della prima classe si dierenziano in
quanto il loro modo di propagazione fondamentale e TEM - o quasi TEM nel caso della
microstriscia - essendo esse costituite da due conduttori).
. il regime delle risonanze, con L=0 1, tipico dei circuiti a parametri distribuiti,
oggetto di questo corso
. il regime ottico, con L=0 1, tipico degli usuali componenti studiati dall'ottica
classica (lenti, specchi, ecc...)
La tecnica di soluzione dei problemi elettromagnetici o addirittura la loro modellizza-
zione e diversa a seconda del regime in cui si opera.
La teoria dei circuiti a parametri concentrati studia la dinamica di sistemi costituiti da
elementi di dimensioni trascurabili rispetto alla lunghezza d'onda. Il modello impiegato
adotta come variabili di stato la dierenza di potenziale vrs(t) tra i due nodi Pr e Ps di una
rete e la corrente elettrica irs(t) che
uisce nel conduttore compreso tra gli stessi nodi. A
rigore, queste grandezze sono denite in maniera univoca solo nel caso stazionario (stato
indipendente dal tempo) ma sono comunemente impiegate anche nel campo di frequenze
per cui la rete e molto piccola rispetto alla lunghezza d'onda. A questo criterio puo essere
data veste diversa; infatti
L = L =L1 =
0 c=f c T T
dove T e il periodo di un'oscillazione di frequenza f = 1=T e e il tempo impiegato
da un'onda elettromagnetica ad attraversare la rete da un'estremita all'altra. Quindi un
sistema elettromagnetico puo essere descritto in termini di tensioni e correnti nche il
ritardo di propagazione e trascurabile rispetto al periodo delle oscillazioni. Questo e il
motivo per cui si parla di regime quasi-stazionario.
Consideriamo ora una delle linee di trasmissione illustrate in Fig. 1.1. Tipicamente
si tratta di strutture con dimensioni trasversali piccole rispetto alla lunghezza d'onda,
ma con lunghezza che puo essere molto grande. Allora, mentre una rete a parametri
concentrati viene modellizzata come puntiforme, una linea di trasmissione e un sistema
unidimensionale in cui tensione e corrente dipendono, oltre che dal tempo, da una coor-
dinata spaziale che descrive la posizione sulla linea, usualmente z. Le variabili di stato
di tale sistema sono quindi v(z;t) e i(z;t).
Un circuito che contiene linee di trasmissione si dice spesso \circuito a parametri
distribuiti" per sottolineare il fatto che l'energia elettromagnetica e immagazzinata non
solo in componenti specici (induttori, condensatori) ma anche nello spazio che circonda
i conduttori di una linea, che risulta quindi possedere una induttanza e una capacita per
unita di lunghezza.
Le equazioni che regolano la dinamica di una linea di trasmissione si potrebbero ri-
cavare direttamente dalle equazioni di Maxwell, ma da un punto di vista didattico ri-
sulta preferibile generalizzare i concetti appresi nel corso di elettrotecnica e procedere
esclusivamente in termini circuitali.
(a) (b)
Figura 1.2 (a) Tratto di cavo coassiale e (b)
rappresentazione simbolica del precedente.
che tutte le linee a due conduttori hanno lo stesso simbolo circuitale di Fig. 1.2b. Come
si e detto, una linea di trasmissione puo avere lunghezza anche grande rispetto alla lun-
ghezza d'onda, quindi il suo funzionamento non puo essere analizzato con le equazioni di
Kirchho, che presuppongono che il circuito sia di dimensioni insignicanti rispetto a .
Consideriamo allora un tratto di linea di lunghezza z (Fig. 1.3a) al quale quindi
possiamo applicare le equazioni di Kirchho. Facendo poi tendere a zero la lunghezza z,
le equazioni del sistema assumono la forma di equazioni dierenziali a derivate parziali.
Per ricavare il circuito equivalente del tratto elementare di linea, osserviamo che nei
i(z,t) /∆z 5∆z i(z+∆z,t)
∆z
(a) (b)
Inne, il dielettrico che separa i conduttori ha una conducibilita non nulla, responsabile
della potenza qui dissipata per eetto Joule. Da un punto di vista circuitale questo
fenomeno e tenuto in conto tramite la conduttanza totale G z, dove G e una conduttanza
per unita di lunghezza, misurata in S/m.
Applichiamo le leggi di Kirchho al circuito di Fig. 1.3b e troviamo
8 @
>
< v(z;t) ; v(z + z;t) = R z i(z;t) + L z @t i(z;t)
>
> (1.11)
>
: i(z;t) ; i(z + z;t) = G z v(z + z;t) + C z v(z + z;t)@
@t
Dividiamo ambo i membri per z e prendiamo il limite di ambo i membri per z ! 0.
I rapporti incrementali al primo membro diventano delle derivate parziali rispetto a z e,
tenendo in conto la continuita di v(z;t), otteniamo le equazioni delle linee di trasmissione
(o dei telegrasti): 8 @
>
> ; v (z;t ) = R i ( z;t) + L @ i(z;t)
< @z @t
> (1.12)
> @
: ; i(z;t) = G v(z;t) + C v(z;t) @
@z @t
E da osservare che qualunque altra disposizione circuitale degli elementi, come ad esem-
pio quelle di Fig. 1.4, porta esattamente alle stesse equazioni dierenziali. Le eq. (1.12)
Rg
+
e(t) RL
0 L
i(L,t)
R
v(L,t)
L
C vC(L,t)
o
i ] &∆z *∆z
Da questo sistema di equazioni dierenziali del primo ordine si puo ricavare un'equazione
del secondo ordine per la sola tensione v(z;t). Deriviamo la prima equazione rispetto a
z e la seconda rispetto al tempo:
8 2
>
> @ v + L @2i = 0
>
< @z2 @z @t
> (1.20)
>
: @ i + C @ v2 = 0
2 2
>
@t @z @t
Le due derivate seconde miste sono uguali se i(z;t) e una funzione abbastanza regolare e
dalle precedenti ricaviamo
@ 2 v ; LC @ 2 v = 0 (1.21)
@z2 @t2
Questa equazione e conosciuta come equazione delle onde (in unapdimensione) perche
le sue soluzioni sono onde che si propagano con velocita vf = 1= LC . Naturalmente
alla (1.21) deve essere associata una delle due eq. (1.19 ), per ricavare la corrente i(z;t).
Ricordiamo infatti che tensione e corrente sulla linea sono inscindibilmente legate.
Si osservi che anche la corrente i(z;t) soddisfa un'equazione d'onda identica alla (1.21).
Per ottenerla basta derivare la prima delle (1.19) rispetto al tempo e la seconda rispetta
allo spazio.
L'equazione delle onde per una linea innitamente lunga, con le condizioni iniziali
v(z;0) = v0 (z); i(z;0) = i0(z) (1.22)
si puo risolvere con un cambiamento di variabile (D'Alembert). Deniamo le due nuove
variabili indipendenti
= z ; vf t; = z + vf t (1.23)
in termini delle quali le variabili originarie si esprimono
z = 21 ( + ); t = 21v ( ; ): (1.24)
f
Esprimiamo ora l'equazione d'onda nelle nuove variabili usando la regola di derivazione
delle funzioni composte
@v = @v @ + @v @ = @v + @v (1.25)
@z @ @z @ @z @ @
!
@v = @v @ + @v @ = ;v @v ; @v (1.26)
f
@t @ @t @ @t @ @
e ancora
! !
@ 2 v = @ @v + @v + @ @v + @v = @ 2 v + 2 @ 2 v + @ 2 v (1.27)
@z2 @ @ @ @ @ @ @ 2 @@ @2
" ! ! # !
@ 2 v = v @ @v ; @v v ; @ @v ; @v v = v2 @ 2 v ; 2 @ 2 v + @ 2 v (1.28)
@t2 f @ @ @ f @ @ @ f f @ 2 @@ @ 2
10 1 { Linee di trasmissione senza perdite
i(z;t) = Y21 [v0 (z ; vf t) + Z1i0 (z ; vf t)] + Y21 [v0(z + vf t) ; Z1i0 (z + vf t)] : (1.44)
Alternativamente queste equazioni si possono riscrivere
v(z;t) = 12 [v0 (z ; vf t) + v0 (z + vf t)] + Z21 [i0(z ; vf t) ; i0 (z + vf t)] ; (1.45)
F(ω)
-ω0 ω0 ω
Figura 1.8 Spettro di un segnale sinusoidale.
n o
= F0 ej ej! t + e;j ej! t =
0 0
2
n o
= Re F0 ej ej! t 0
(1.54)
La grandezza F = F0 exp(j) si usa chiamare fasore del segnale armonico f (t) e coincide,
a meno del fattore , con il coeciente della funzione di Dirac che ha supporto in
! = !0. Inoltre la (1.54) si puo denire come la formula di antitrasformazione per i
fasori.
Osserviamo ancora che, detta P h la corrispondenza biunivoca che associa un segnale
armonico al suo fasore,
F = P hff (t)g (1.55)
vale la proprieta ( )
P h dfdt = j!0F (1.56)
Questa equazione e formalmente identica alla 1.50; si noti per altro che ! indica una
frequenza generica, mentre !0 e la frequenza del segnale armonico che si sta considerando.
A causa del legame strettissimo tra fasori e trasformate di Fourier possiamo dire che
ogni equazione nel dominio ! si puo interpretare sia come un'equazione tra trasformate,
sia come un'equazione tra fasori e questo giustica anche l'uso dello stesso simbolo F per
indicare i due concetti.
E bene tuttavia ricordare che fasore e trasformata di Fourier hanno dimensioni siche
diverse:
. il fasore ha le dimensioni della corrispondente grandezza istantanea
. la trasformata e una densita spettrale.
Ad esempio il fasore di una tensione si misura in [V], mentre la sua trasformata si misura
in [V/Hz]. Questo e ovvio se si considera la 1.53 e si nota che la ben nota proprieta
Z1
(!) d! = 1 (1.57)
;1
implica che (!) abbia dimensioni [Hz;1 ].
14 1 { Linee di trasmissione senza perdite
Riprendiamo le equazioni delle linee nel caso ideale, cioe senza perdite, che qui riscri-
viamo per comodita:
8 @v @i = 0
>
> + L
< @z @t
> (1.58)
> @i
: +C = 0 @v
@z @t
ed eettuiamo la trasformata di Fourier di ambo i membri delle due equazioni, osservando
che z e da considerarsi un parametro in tale operazione:
8 d
>
< ; dz V (z;!) = j! L I (z;!)
>
> d (1.59)
>
: ; I (z;!) = j! C V (z;!)
dz
dove V (z;!) = Ffv(z;t)g e I (z;!) = Ffi(z;t)g sono le trasformate di Fourier di tensione
e corrente. Notiamo che le equazioni delle linee nel dominio spettrale sono diventate
equazioni dierenziali ordinarie. Inoltre le componenti spettrali di tensione e corrente a
frequenze diverse sono disaccoppiate, come e ovvio che sia dato che il sistema e lineare e
invariante per traslazioni temporali (LTI). Procedendo in modo analogo con l'equazione
d'onda (1.21), si ottiene
d2 V (z;!) + k2 V (z;!) = 0 (1.60)
dz2
e
d2 I (z;!) + k2 I (z;!) = 0 (1.61)
dz2
p
dove si e posto k = ! LC con dimensioni dell'inverso di una lunghezza. Questa quantita
e detta costante di propagazione per motivi che saranno evidenti tra poco. Queste due
equazioni sono equazioni dierenziali ordinarie a coecienti costanti (a causa dell'uni-
formita della linea di trasmissione) e la loro soluzione generale, come noto dalla Mate-
matica, si esprime come combinazione lineare di due soluzioni linearmente indipendenti,
per esempio exp(+jkz) e exp(;jkz). Ossia si puo scrivere
V (z;!) = V0+(!) e;jkz + V0; (!) e+jkz
(1.62)
I (z;!) = I0+(!) e;jkz + I0;(!) e+jkz
dove V0(!) e I0(!) sono costanti arbitrarie rispetto a z (ma dipendenti da !, natural-
mente, che e un parametro). In realta le equazioni delle linee sono un sistema 2 2 del
primo ordine (vedi eq. (1.19)) e quindi la sua soluzione generale contiene solo due co-
stanti arbitrarie. Allora tra V0 (!) e I0(!) devono sussistere due relazioni, che possiamo
x1.5 { Equazioni delle linee nel dominio della frequenza 15
ottenere ricavando I (z;!) dalla prima delle (1.59) sostituendovi la prima delle (1.62):
!
1 d
I (z) = j!L ; dz =V
(1.63)
= 1 jkV0+ e;jkz ; jkV0;(!) e+jkz
j!L
Notiamo che p s
k = ! LC = C = Y = 1 (1.64)
!L !L L 1 Z 1
dove si sono introdotte le grandezze ammettenza e impedenza caratteristica della linea.
L'impedenza caratteristica e indicata col simbolo Z1 poiche, come si vedra nella sezione
5.1, essa coincide con l'impedenza di ingresso di una linea semiinnita. La (1.63) si
riscrive quindi
I (z;!) = Y1V0+(!) e;jkz ; Y1V0;(!) e+jkz (1.65)
Dal confronto di questa equazione con la seconda delle (1.62), segue
I0+(!) = Y1V0+(!) e I0;(!) = ;Y1V0;(!) (1.66)
che sono le relazioni cercate. La soluzione generale delle equazioni delle linee nel dominio
spettrale e dunque
V (z;!) = V0+(!) e;jkz + V0;(!) e+jkz
(1.67)
I (z;!) = Y1V0+(!) e;jkz ; Y1V0;(!) e+jkz
Per comprendere a fondo il signicato di queste espressioni occorre antitrasformarle per
ricavare l'andamento di tensione e corrente nel dominio del tempo. Consideriamo in-
nanzitutto il caso piu semplice, in cui sia presente una sola componente spettrale al-
la pulsazione !0, e quindi i segnali siano monocromatici. Possiamo usare la legge di
antitrasformazione per i fasori
f (t) = RefF ej! t g
0
(1.68)
per cui si ottiene dalle precedenti:
v(z;t) = v+(z;t) + v;(z;t) =
= j V0+ j cos(!0t ; k0z + arg(V0+)) +
+ j V0; j cos(!0t + k0 z + arg(V0;)) (1.69)
i(z;t) = Y1v+(z;t) ; Y1v;(z;t) =
= Y1 j V0+ j cos(!0 t ; k0z + arg(V0+)) +
; Y1 j V0; j cos(!0 t + k0z + arg(V0;)) (1.70)
p
dove k0 = !0 LC . Consideriamo il primo termine dell'espressione di v(z;t). Essa e una
funzione di z e di t, diagrammata in Fig. 1.9 detta onda.
La velocita di propagazione dell'onda (velocita di fase) puo essere denita come la
velocita che deve possedere un osservatore per vedere costante la fase dell'onda stessa. E
16 1 { Linee di trasmissione senza perdite
λ
2 2
+
T +
v ( z0 , t ) v ( z, t 0 )
V0+
1 1
V0+
0 0
-1 -1
0 5 10 15 0 5 10 15
t z
(a) (b)
Figura 1.10 (a) Evoluzione temporale della tensione pro-
gressiva in una sezione della linea e (b) distribuzione del-
la tensione progressiva su una linea ad un istante di tempo
ssato.
. il periodo temporale T = 2=!0 e l'intervallo di tempo durante il quale la fase
dell'onda varia di 2 radianti
. il periodo spaziale o lunghezza d'onda = 2=k0 e la distanza nella quale la fase
dell'onda subisce una variazione di 2 radianti
Da questa denizione e da quella di k0 troviamo subito
f = 2!0 2k = !k 0 = p1 = vf (1.73)
0 0 LC
e anche T vf = : in altri termini, un'onda percorre una distanza pari alla sua lunghezza
d'onda in un intervallo di tempo pari a un periodo (temporale). Nel graco spaziotem-
porale di Fig. 1.9 le rette z = vft sono chiaramente riconoscibili nella direzione delle
\creste".
Consideriamo ora il secondo termine dell'espressione della tensione (1.69), disegnato
in Fig. 1.9b. Troviamo subito, con ragionamenti analoghi ai precedenti, che esso descrive
un'onda regressiva che si muove con velocita di fase negativa
vf = ; !k 0 = ; p1 (1.74)
0 LC
Inoltre la corrente e proporzionale alla tensione attraverso il fattore ;Y1. Anche qui le
\creste" sono allineate alle rette z = ;vft.
In conclusione, ritroviamo il risultato della sezione 1.4: la soluzione generale delle
equazioni delle linee di trasmissione si esprime come combinazione lineare di due onde,
una progressiva che si propaga nel verso delle z crescenti e una regressiva che si propaga
in verso opposto. Ciascuna onda e costituita di tensione e corrente che sono in un certo
senso le due facce di una stessa medaglia. E importante osservare che le due onde sono
assolutamente identiche dato che la linea di trasmissione e uniforme e quindi gode di
simmetria di ri
essione. Il legame di proporzionalita tra tensione e corrente di una stessa
onda (detto relazione di impedenza)
I0+(!) = Y1V0+(!) e I0;(!) = ;Y1V0;(!) (1.75)
18 1 { Linee di trasmissione senza perdite
e solo apparententemente diverso nei due casi. Le due relazioni sarebbero identiche se
per l'onda regressiva si usasse ;z^ come verso positivo per la corrente.
Le onde progressiva e regressiva sulla linea costituiscono i due modi propri del siste-
ma. Essi sono indipendenti (disaccoppiati) se la linea e illimitata mentre sono in genere
accoppiati dalle condizioni al contorno (generatore e carico) se la linea e di lunghezza
nita.
Quando sulla linea di trasmissione sono presenti, con la stessa ampiezza tanto l'onda
progressiva quanto quella regressiva, si dice che e presente un'onda stazionaria. Questa
denizione, anche se consacrata dall'uso, e impropria in quanto un'onda e sempre in
moto con velocita pari alla velocita di fase. In realta cio che si indica con il termine di
onda stazionaria e il risultato dell'interferenza di due onde. In ogni caso, il nome dato
al fenomeno nasce dal fatto che la (1.69), con j V ; j=j V + j si puo riscrivere in forma
fattorizzata:
v(z;t) = 2 j V0+ j cos[!0t + 21 (arg(V0+ ) + arg(V0;))]
cos[k0z + 21 (arg(V0+) ; arg(V0;))] (1.76)
e
i(z;t) = 2Y1 j V0+ j sin[!0 t + 12 (arg(V0+) + arg(V0;))]
sin[k0z + 1 (arg(V0+) ; arg(V0;))] (1.77)
2
cioe in forma di prodotto di una funzione della sola z e di una funzione del solo t.
La Fig. 1.9c riporta un graco spaziotemporale di v(z;t). Mentre le Figg. 1.9a e b
sugeriscono, anche a livello intuitivo, un'idea di movimento, questo graco e chiaramente
caratteristico di un fenomeno stazionario. Ulteriori considerazioni saranno fatte in 3.5.
ψ1
ψ2
I
Figura 1.11 Rappresentazione geometrica dello stato elettrico di una linea.
dove si e introdotta la matrice [T (z;0)] che lega lo stato in una sezione z generica a
quello nella sezione iniziale in z = 0. Tale matrice e nota come matrice di transizione
nel contesto dei sistemi dinamici (in cui le variabili di stato sono reali e la variabile
indipendente e il tempo) ma coincide con la matrice catena (ABCD) del tratto di linea
visto come doppio bipolo.
La base costituita dai vettori 1 e 2 ha delle proprieta particolari rispetto a tutte le
altre che si potrebbero denire. Essa gode infatti di una proprieta di invarianza: se in
una sezione una delle due onde non e eccitata, essa non lo e in nessuna altra sezione.
Supponiamo infatti che nella sezione z = 0 l'onda regressiva non sia presente, per cui
V 1
0 =V (1.86)
I0 0 Y1
d D
Figura 2.2 Parametri del cavo coassiale in funzione delle dimensioni geometriche.
di propagazione TEM, che e il fondamentale di questa struttura, vista come guida d'onda.
Dato che questo modo si propaga per frequenze basse a piacere, possiamo constatare che
il campo elettrico e identico a quello relativo ad un condensatore cilindrico in condizioni
statiche. Se la frequenza di lavoro cresce, si giunge a un punto in cui cominciano a
propagarsi anche altri modi, detti modi superiori. Si puo dimostrare che la massima
frequenza a cui il cavo e monomodale e approssimativamente
Esempio
Si calcolino i parametri del cavo RG58/U caratterizzato da d = 16 mm, D = 58 mm, r = 2.3.
Applicandop le formule precedenti si trova L = 0.2576 H/m, C = 99.2 pF/m, Z1 = 50.95
,
vf =c = 1= r = 65.9%, fmax = 34.2 GHz.
vf = pc : (2.8)
r
La Fig. 2.4 riporta questi parametri in funzione delle dimensioni. Si noti che
p
cosh;1 x = log(1 + x2 ; 1) log(2x); se x 1: (2.9)
Questo spiega il fatto che il graco di Z1 tenda ad essere lineare in un graco semiloga-
ritmico, quando la separazione dei conduttori e grande.
Esempio
Si calcolino i parametri di una linea bilare i cui li hanno una diametro di 15 mm e una
separazione di 50 mm e sono immersi in aria.
Si trova che C = 14.82 pF/m, L = 750 nH/m, Z1 = 224.96, vf = c.
Mentre un cavo coassiale e una struttura sbilanciata, in quanto il conduttore esterno
e molto spesso connesso a massa, la linea bilare e una struttura bilanciata. Inoltre,
dato che il campo del modo TEM si estende, a rigore, in tutto lo spazio, questa linea
non e mai isolata dagli altri conduttori eventualmente presenti e questo causa problemi
di compatibilita elettromagnetica.
Figura 2.4 Parametri della linea bilare in funzione delle dimensioni geometriche.
D= 2h
(a) (b)
Figura 2.5 (a) Filo su piano metallico e (b) linea bilare equivalente.
Esempio
Si consideri un lo di diamentro d = 32 mm in aria posto ad una altezza h = 1 cm su un piano
conduttore.
Si trova che C = 14.26 pF/m, L = 0.78 H/m e Z1 = 233.73
.
Campo elettrico
D Campo magnetico
d
Figura 2.6 Linea bilare schermata e congurazione di campo del modo bilanciato.
massa) e quindi si puo dimostrare che vi sono due modi TEM, uno bilanciato e uno
sbilanciato, con parametri leggermente diversi. La congurazione di campo riportata in
Fig. 2.6 e quella del modo bilanciato, in cui i due conduttori centrali hanno potenziali
simmetrici rispetto a massa. I parametri relativi sono calcolabili tramite le seguenti
equazioni:
0 r 2 h ( D 2 ; h2 ) !
2 ; h2 ) ! ;
0
C= 2 h (D L = log d(D2 + h2 ) ; (2.13)
log
d(D2 + h2 )
28 2 { Esempi di linee di trasmissione
s !
Z1 = 1 0 log 2dh((DD2 +;hh2)) ;
2 2
(2.14)
0 r
vf = c : (2.15)
r
Esempio
Si consideri una linea bilare schermata di diametro D = 100 mm con conduttori interni di
diametro d = 15 mm e spaziati di 2h = 50 mm.
Applicando le formule precedenti, i parametri caratteristici della linea risultano: C = 25.77 pF,
L = 0.43 H, Z1 = 129.39
.
w
b
dove
x = p30 ; 0: 441 (2.20)
r Z1
Esempio
Dimensionare una stripline con Z1 = 50
, b = 0.32 cm, r = 2.2. Trovare poi la costante di
propagazione e la lunghezza d'onda alla frequenza f = 10 GHz e il ritardo = l=vf introdotto
da un tratto di linea di 5 cm.
Dato che Z1 pr = 74.2
(< 120
) si calcola x = 0.830 tramite la (2.20) e questo e gia il
valore di w=b. Quindi w = 0.266 cm. Poi la costante di propagazione si trova da
p
k = ! = ! = 2f r = 3: 1065 cm;1
vf c=pr c
e p
= 2k = 2: 0212 cm; l l
= v = c r = 0: 247 ns:
f
In Fig. 2.8 sono riportate le curve dell'impedenza caratteristica di una linea a striscia
di spessore f non trascurabile.
2.7 Microstriscia
Una linea a microstriscia e costituita da una striscia conduttrice depositata su un sub-
strato dielettrico metallizzato sulla faccia posteriore, come illustrato in Fig. 2.9. Dato che
la sezione trasversale della linea non e omogenea, il modo di propagazione fondamentale
non e rigorosamente TEM. In realta nelle condizioni pratiche di impiego le componen-
ti longitudinali dei campi elettrico e magnetico sono molto piccole rispetto alle altre e
si usa la cosiddetta \approssimazione quasi-TEM". Anche in questo ambito non si puo
esprimere in forma analitica l'impedenza caratteristica, ma si possono usare delle for-
mule approssimate. Nel caso di un problema di analisi, in cui le dimensioni della linea
sono note, si calcola innanzitutto una costante dielettrica equivalente e che dipende
non soltanto dal dielettrico che costituisce il substrato, ma anche dalle dimensioni della
striscia: 0 1
+ 1
e = r 2 @1 + q 1 A: (2.21)
1 + 12h=w
La velocita di fase si calcola come al solito in termini di questa costante equivalente
vf = pc (2.22)
e
30 2 { Esempi di linee di trasmissione
Figura 2.8 Impedenza caratteristica di una stripline in funzione delle sue dimensioni.
ε Conduttore di massa
B = 2Z377p (2.25)
1 r
C = log(B ; 1) + 0: 39 ; 0:61 (2.26)
r
Poi si ha 8 8eA
>
> se w < 2;
<
w = e ;2
2A h
> (2.27)
h >2
: B ; 1 ; log(2B ; 1) + r ; 1 C se w > 2
2r h
Esempio
Calcolare la larghezza w e la lunghezza l di un tratto di microstriscia con impedenza carat-
teristica Z1 = 50
, che introduca una00 rotazione di fase di 90 alla frequenza f = 2.5 GHz.
Inoltre lo spessore del substrato e 1=20 e r = 2.2.
Calcoliamo A = 1.159, B = 7.985 e C = 2.056. Inoltre dalla prima delle (2.27) risulta w=h =
3.125, che essendo maggiore di 2 non e accettabile. Dalla seconda, invece, risulta w=h = 3.081,
che, essendo nel dominio di validita dell'equazione, e accettabile. Si trova allora w = 0.391 cm.
Poi dalla (2.21) si calcola la costante dielettrica equivalente, e = 1.87. Quindi la costante di
propagazione e data da
2f pe
k = c = 77: 622 rad/m = 44: 497 =cm:
Dovendo poi essere lo sfasamento kl = =2, risulta l = 2.0226 cm.
Le Fig. 2.10 e Fig. 2.11 riportano i graci di e in funzione di w=h nei due casi di
striscia larga e stretta, per diversi valori di r del substrato. Le Fig. 2.12 e Fig. 2.13
riportano i graci analoghi di impedenza caratteristica Z1.
Si noti che la costante dielettrica e data dalla (2.21) non dipende dalla frequenza,
come e giusto che sia per un modo TEM. Se invece si vuole usare un modello piu accurato
che tenga conto della dispersione legata al fatto che il modo di propagazione non e
rigorosamente TEM, si puo usare la formula approssimata (Getzinger, 1973)
e = r ; r ; 2e (0)
(2.28)
1 + f =fp2 G
dove e (0) e il valore a frequenza nulla dato dalla (2.21) e gli altri parametri sono
fp = Z10=(20h) (2.29)
oppure
fp(GHz) = 0: 398Z10=h(mm) (2.30)
e
G = 0: 6 + 0: 009Z10: (2.31)
essendo Z10 l'impedenza caratteristica (in
) della microstriscia valutata in condizioni
statiche. L'impedenza caratteristica alla frequenza di lavoro si calcola poi dalla (2.23)
con questo valore di e (f ).
32 2 { Esempi di linee di trasmissione
VL V ( z)
V ZL = Z (z) = V(z) Z0
IL I ( z)
(a) (b) 0 z
35
36 3 { Circuiti contenenti linee di trasmissione
locale Z (z) il cui valore dipende dalla coordinata z della sezione. Poniamo dunque
Z (z) = VI ((zz)) (3.1)
Sostituiamo in questa equazione le espressioni (1.82) della tensione e corrente sulla linea
che fanno riferimento ai valori di queste quantita' nella sezione del carico z = 0:
cos kz ; jZ1I0 sin kz
Z (z) = VI 0 cos
0 kz ; jY1V0 sin kz
(3.2)
V 0 ; jZ1 I0 tan kz
= I ; jY V tan kz
0 1 0
Introduciamo Z0 = V0=I0 = Z (0), impedenza locale nella sezione di riferimento z = 0 e
la precedente diventa
Z (z) = 1Z;0 ;jYjZZ1 tan kz (3.3)
1 0 tan kz
E conveniente introdurre l'impedenza normalizzata (o ridotta) (z) = Z (z)=Z1. La sua
legge di trasformazione si deduce subito dalla precedente equazione:
(z) = 10;;jj tan kz (3.4)
0 tan kz
Questa equazione permette ovviamente di calcolare l'impedenza di ingresso di un tratto
di linea chiuso su un carico di valore (normalizzato) 0. L'equazione precedente denisce
al variare di z una curva nel piano complesso , che dipende da 0. Si tratta ovviamente di
una curva chiusa a causa della periodicita della funzione tangente, che viene interamente
descritta quando la variabile z varia di =2. Questa curva e ragurata in Fig. 3.2 e
si puo dimostrare che e una circonferenza. Le intersezioni con l'asse reale, rmax e rmin
godono della proprieta
rmax rmin = 1 (3.5)
Consideriamo ora qualche esempio particolarmente signicativo.
x ζ0
rmin 1 rmax r
Esempio 1
Tratto di linea di trasmissione senza perdite, di lunghezza l, chiusa in corto circuito, vedi
x3.2 { Denizione di impedenza locale 37
Fig. 3.3a.
Si ha
0 = 0
(z) = ;j tan kz (3.6)
Zing = jXing = jZ1 tan kl
10
X ing
Z∞ 5
-5
Zing
-10
0 0.25 0.5 0.75 1 1.25
kl
(a) (b) 2π
Figura 3.3 (a) Linea di trasmissione chiusa in corto
circuito e (b) corrispondente reattanza di ingresso.
Si noti che questa impedenza di ingresso e puramente immaginaria, come e logico che
sia, trattandosi di un circuito privo di perdite di dimensione nita. Si noti che se la
linea fosse illimitata, la sua impedenza d'ingresso sarebbe reale (vedremo che coincide
con Z1), in quanto in queste condizioni l'energia ceduta dal generatore non ritorna al
generatore stesso, ossia non c'e energia reattiva.
Scegliendo opportunamente la lunghezza della linea si puo ottenere qualunque reat-
tanza di ingresso, capacitiva o induttiva. Se la linea e lunga =4, l'impedenza di ingresso
e addirittura quella di un circuito aperto. Osserviamo che l'impedenza di ingresso e una
funzione periodica di kl con periodo pari a .
Supponiamo ora di ssare a un certo valore l0 la lunghezza della linea di trasmissione.
Ricordando che k = !=vf , notiamo che la reattanza di ingresso e una funzione della
frequenza:
Xing = Z1 tan !l vf
0
(3.7)
e naturalmente il graco di questa funzione e ancora dato dalla Fig. 3.3b.
Si puo constatare che Xing (!) e una funzione sempre crescente della frequenza, come
accade per tutti i circuiti senza perdite sia a parametri concentrati che distribuiti (Teo-
rema di Foster). Tipico invece dei soli circuiti a parametri distribuiti e che la Xing(!)
sia una funzione periodica e quindi non polinomiale, come avviene nel caso dei circuiti a
parametri concentrati, bens meromorfa.
Si puo notare che nell'intorno di f0 = vf =(2l0), cioe di quella frequenza per cui la linea
e lunga mezza lunghezza d'onda, la reattanza d'ingresso Xing(!) ha un comportamento
38 3 { Circuiti contenenti linee di trasmissione
-5
10
0 0.25 0.5 0.75 1 1.25
l0
2π
vf
Figura 3.4 Reattanza d'ingresso di un tratto di linea
chiuso in corto circuito e del risonatore serie \equivalente".
Esempio 2
Tratto di linea di trasmissione senza perdite, chiuso in circuito aperto.
Si ha
0 ! 1
(z) = j cot kz (3.10)
Zing = jXing = ;jZ1 cot kl
Il comportamento e analogo a quello della linea chiusa su un corto circuito, salvo una
traslazione del graco di kl = =2.
Esempio 3
Tratto di linea di trasmissione senza perdite chiuso su un carico reattivo.
x3.2 { Denizione di impedenza locale 39
10
X ing
Z∞ 5
-5
Zing
-10
0 0.25 0.5 0.75 1 1.25
kl
(a) (b) 2π
Figura 3.5 (a) Linea di trasmissione chiusa in
circuito aperto e (b) corrispondente reattanza di
ingresso.
Si trova
0 = jxL = ZZL
1 (3.11)
x ;
(z) = j 1 +L x tan kz
L tan kz
E utile porre xL = tan L perche la precedente equazione diventa
Questo e l'unico caso in cui l'impedenza di ingresso non dipende dalla lunghezza del
tratto di linea. In questo caso la linea si dice adattata. Ovviamente l'impedenza di
ingresso continua ad essere Z1 anche quando la lunghezza tende all'innito. Se la linea
e ideale (senza perdite) questo risultato vale solo se la linea e chiusa sulla sua impedenza
40 3 { Circuiti contenenti linee di trasmissione
X ing 10
Z∞ 5
XL xL 0
Zing -5
-10
0 0.375 0.875 1.25
kl
(a) (b) 2π
Figura 3.6 (a) Linea di trasmissione chiusa su un
carico reattivo e (b) e relativa reattanza di ingresso.
caratteristica. In realta ammettendo l'esistenza di perdite (anche arbitrariamente pic-
cole), l'aermazione e vera per qualunque terminazione. Questo giustica la scelta del
simbolo per l'impedenza caratteristica.
2
Ring
Z∞ .5
1
Z∞
Zing .5
0
0 0.25 0.5 0.75 1 1.25
kl
(a) (b) 2π
Figura 3.7 (a) Linea di trasmissione chiusa sull'impeden-
za caratteristica e (b) corrispondente resistenza di ingresso
(Xing = 0).
Esempio 5
Tratto di linea di trasmissione senza perdite di lunghezza l = =4 chiuso su un'impedenza
generica ZL .
Se l = =4, l'argomento della tangente nella equazione (3.4) e =2 e si e in presenza di una
forma indeterminata. Valutando il limite di (z ) per z ! ;=4 con la regola di de l'Hospital
x3.2 { Denizione di impedenza locale 41
si ottiene 2
ing = 1 ; Zing = ZZ1 (3.15)
0 L
ZL
Zing
λ 4
Figura 3.8 Linea di trasmissione di lunghezza
l = =4 chiuso su un'impedenza generica ZL .
+ Zg
Vg ZL
ZA A B
Figura 3.9 Circuito costituito da un generatore
e un carico connessi da una linea di trasmissione.
Esempio 6
Analisi di un circuito completo.
Siamo ora in grado di svolgere l'analisi completa del piu semplice circuito che comprende
un tratto di linea di trasmissione, alimentato a un estremo e caricato all'altro. Calcoliamo
l'impedenza di carico vista dal generatore, ZA . Essa e anche l'impedenza di ingresso del tratto
di linea di trasmissione chiuso su ZL , quindi vale
ZA = 1Z+L +jYjZZ1 tan
tan
kl
kl (3.16)
1 L
Si tratta ora di analizzare il circuito a parametri concentrati di Fig. 3.10. Si trova subito
VA = Z Z+A Z Vg
A g
(3.17)
IA = Z V+g Z
A g
42 3 { Circuiti contenenti linee di trasmissione
Tensione e corrente in una sezione generica, e quindi anche sul carico, si possono calcolare con
la matrice catena (ABCD), calcolata in sezione 1.6
V (z ) V
= [ T (z;z )] A (3.18)
I (z ) A IA
dove k(z ; zA) ;jZ1 sin k(z ; zA)
[T (z;zA )] = ;jYcos1 sin k(z ; zA ) cos k(z ; zA ) (3.19)
+ Zg
Vg ZA
Esempio 7
Misura dei parametri Z1 e k di uno spezzone di linea di trasmissione.
I risultati degli esempi 1 e 2 possono essere usati come base per una tecnica di misura dei
parametri Z1 e k di uno spezzone di linea di lughezza l. Ricordiamo che l'impedenza d'ingresso
Zcc di tale spezzone, quando e chiuso in corto circuito vale, vale
Zcc = jZ1 tan kl (3.20)
mentre Zca dato da
Zca = ;jZ1 cot kl (3.21)
e la corrispondente impedenza d'ingresso quando lo spezzone e lasciato aperto. Queste equazioni
si possono facilmente risolvere rispetto a Z1 e k nella forma
p
Z1 = Zcc Zca
" s # (3.22)
1
k = arctg ; + n Z cc
l Zca
La presenza dell'intero n e legata al fatto che la funzione tangente e periodica con periodo . Il
suo valore si puo determinare solo se si conosce a priori il valore approssimato della lunghezza
d'onda sulla linea. Il caso piu semplice e quello in cui lo spezzone di linea ha lunghezza minore
di =4, perche in tal caso n = 0.
variabili di stato sono tensione e corrente. Queste variabili, come si e visto in sezione
1.6, non sono le piu appropriate per descrivere lo stato elettrico su una linea di trasmis-
sione. Le variabili naturali sono invece le ampiezze delle onde progressiva e regressiva, in
quanto esse sono gli stati di base (modi propri) del sistema. Vediamo allora come si puo
denire un carico generico con riferimento alla base delle onde progressiva e regressiva.
Consideriamo una linea di trasmissione di impedenza caratteristica Z1 e costante di
propagazione k chiusa su una impedenza di carico generica ZL, eccitata da un generatore
che produce un'onda progressiva che incide sul carico, Fig. 3.11:
V+
V- ZL
z
0
Abbiamo visto nel paragrafo 1.7 che le tensioni progressive e regressive deniscono lo
stato elettrico di una linea con riferimento a due \stati" di base, specici della linea
stessa. In quest'ottica la caratteristica ingresso uscita (funzione di trasferimento) di un
bipolo lineare, che si specica in termini di una impedenza, con riferimento alle variabili
V e I , risulta denita dal coeciente di ri
essione di tensione nella base delle onde
progressiva e regressiva. Naturalmente, per specicare l'ampiezza delle onde progressiva
e regressiva sulla linea, si potrebbero usare le correnti I0+ e I0; invece della tensione.
Questa scelta porterebbe a denire un coeciente di ri
essione di corrente:
= I0+ = ;Y1V+0 = ; V;0
; ;
I
;L = I;0 def (3.29)
I0 Y1V0
Quindi uno stesso bipolo puo essere caratterizzato:
. tramite l'impedenza ZL o l'ammettenza YL (con ZL = 1=YL)
. tramite il coeciente di ri
essione di tensione V; o di corrente I; (con V; = ; I;)
Osserviamo che mentre l'impedenza di un bipolo costituisce una caraterizzazione assolu-
ta, il coeciente di ri
essione e sempre relativo all'impedenza caratteristica della linea
connessa al bipolo. Da questo punto di vista tale impedenza caratteristica gioca il ruolo
di impedenza di riferimento.
Le relazioni che legano i coecienti di ri
essione alle impedenze/ammettenze norma-
lizzate sono
V
; = +; 1 = ;y ; 1; = 1 + V; = 1 ; I; (3.30)
1 y+1 1 ; V; 1 + I;
I ; 1 = y ; 1;
; = ; + y = 1 ; V; = 1 + I ; (3.31)
1 y+1 1 + V ; 1 ; I;
con y = 1= . Tutte queste relazioni appartengono alla classe delle trasformazioni bilineari
fratte di una variabile complessa che in generale si scrivono
w = az +b
cz + d (3.32)
Questa classe di trasformazioni gode di una serie di proprieta che saranno discusse piu
oltre.
Abbiamo visto che la legge di trasformazione dell'impedenza locale su una linea di
trasmissione e piuttosto complicata (per inciso, e anch'essa una trasformazione bilineare
fratta). Dato che i coecienti di ri
essione fanno riferimento alle onde progressiva e
regressiva, che sono gli stati di base della linea, c'e da attendersi che la loro legge di
trasformazione sia semplice. Questo e esattamente cio che accade. Il coeciente di
ri
essione di tensione in una generica sezione z e denito come il rapporto tra le tensioni
regressiva e progressiva in quella sezione:
; ; +jkz
V
;(z) = VV +((zz)) = VV0+ ee;jkz = V;0 e+j2kz (3.33)
0
p
Nel caso di una linea di trasmissione ideale, in cui k = ! LC e reale, il modulo del
coeciente di ri
essione resta costante, mentre la sua fase varia proporzionalmente a z.
In altre parole V;(z) descrive un cerchio di centro l'origine nel suo piano complesso.
x3.4 { Considerazioni energetiche 45
ZL
z
z’ 0
Figura 3.12 Linea di trasmissione chiusa su un'impedenza di carico generica.
E utile esprimere la potenza in termini delle ampiezze delle onde progressive e regres-
sive, in quanto queste variabili, come gia detto piu volte, forniscono la descrizione piu
naturale del sistema. Ricordando le (1.67) abbiamo
P (z) = 12 Ref[V + (z) + V ;(z)] Y1 [V +(z) ; V ;(z)]g =
= 12 RefY1 [jV + (z)j2 ; jV ;(z)j2 ] + Y1 (V ;(z)V + (z) ; V +(z)V ;(z))g =
= 21 RefY1 [jV + (z)j2 ; jV ;(z)j2 ] ; j 2Y1 I mfV +(z)V ; (z)gg
(3.35)
Nel caso di linea ideale (senza perdite), Y1 e reale e quindi
P (z) = 21 Y1jV +j2 ; 21 Y1jV ;j2 = j2VZ j (1 ; j V;j2)
+2
(3.36)
1
Possiamo fare le seguenti considerazioni:
. Essendo j V;j = costante su una linea ideale, la potenza netta transitante non di-
pende dalla sezione considerata: cio e ovviamente coerente col fatto che una linea
ideale e senza perdite. Quindi la potenza assorbita dall'impedenza di carico ZL e
P (z0).
. In una linea senza perdite la potenza attiva netta transitante in una sezione e pari
alla dierenza tra le potenze attive associate all'onda progressiva e a quella regres-
46 3 { Circuiti contenenti linee di trasmissione
siva. Ossia la potenza netta e la dierenza tra la potenza incidente e quella ri
essa.
I due modi sono disaccoppiati in potenza.
. Se V; = 0, tutta la potenza incidente e assorbita dal carico che si dice \adattato"
alla linea (matched in inglese). La potenza netta coincide con quella incidente per
l'assenza dell'onda ri
essa. Questa condizione si verica quando ZL = Z1.
. Se j V;j = 1, la potenza ri
essa e uguale a quella incidente e quindi la potenza
netta transitante e nulla. Questa condizione si verica quando il carico e puramente
reattivo, infatti in tal caso
V
; = jXL ; Z1 (3.37)
jXL + Z1
ed il numeratore ed il denominatore hanno lo stesso modulo.
. Per un carico passivo, la potenza ri
essa e minore o uguale a quella incidente, per
cui j V;j 1. Questa condizione equivale a RefZL g 0, come dimostreremo in 3.7.
Una quantita frequentemente usata in pratica per caratterizzare un carico e il return loss
RL denito come
RL = ;10 log10 j;j2 (3.38)
Essa esprime, in dB, il rapporto tra la potenza ri
essa (che e \persa" dal punto di vista
del carico) e quella incidente. Quindi RL = 0 dB per un carico reattivo e RL ! 1 dB
per un carico adattato. Return loss e Rapporto d'Onda Stazionaria (ROS), introdotto
nella prossima sezione, esprimono il disadattamento del carico rispetto alla linea in modo
diverso ma equivalente. Entrambi sono molto usati in pratica (vedi Tabella 3.1).
La quantita 1 ; j V;j2 e detto coeciente di trasmissione di potenza perche e pari al
rapporto tra la potenza assorbita dal carico e la potenza incidente. Lo stesso coeciente,
espresso in dB, e detto re
ection loss (o perdita di ri
essione).
Visto che i coecienti di ri
essione per tensione e corrente sono opposti l'uno dell'altro,
useremo sempre quello di tensione anche per esprimere la corrente. Se, per semplicita si
scrivera ;(z) senza apici, e da intendere che si tratti di un coeciente di ri
essione per
la tensione.
Il nostro obiettivo ora e quello di disegnare i diagrammi della tensione, della corrente
e dell'impedenza su una linea di trasmissione. Iniziamo dal modulo di queste grandezze,
che sono rappresentate in Fig. 3.14. Cerchiamo di capire perche quella e la loro forma.
x3.5 { Diagrammi di tensione, corrente e impedenza sulla linea 47
ZL
v z
L
Figura 3.13 Linea di trasmissione ideale chiusa su una impedenza di carico generica.
Il modulo di tensione e corrente e dato da
jV (z)j = jV +(z)j j1 + V;(z)j
(3.40)
jI (z)j = jY1 V +(z)j j1 ; V
;(z)j
Il primo fattore jV +(z)j e costante su una linea ideale. Per quanto riguarda il secondo, si
ricordi che V;(z) = V;0 expf+j 2kzg (vedi Fig. 3.15). L'espressione analitica di jV (z)j
e quindi
jV (z)j = jV +j 1 + j V;0 j exp(j (arg( V;0 ) + 2kz)) =
h V 2 V i1=2 (3.41)
= jV j 1 + j ;0j + 2j ;0 j cos(arg( ;0) + 2kz)
+ V
pertanto la curva e solo apparentemente sinusoidale. E evidente dalla gura che jV (z)j
e jI (z)j raggiungono i valori massimo e minimo quando V;(z) e reale, e inoltre:
j1 + V;(z)jmax = 1 + j V;j
(3.42)
j1 + V;(z)jmin = 1 ; j V;j
In Fig. 3.15 sono disegnati i vettori 1 + V; e 1 ; V;. Il rapporto tra i valori massimo
e minimo del modulo della tensione (e della corrente) si denisce Rapporto di Onda
Stazionaria (ROS) o VSWR in inglese (Voltage Standing Wave Ratio)
S = VVmax = 11 ;+ j ;j
V
(3.43)
min j ;j
V
Dato che (vedi paragrafo 3.4) il modulo di ;0 (z) di un carico passivo e sempre compreso
V
tra 0 (carico adattato) e 1 (carico reattivo) il ROS S e compreso tra 1 e innito. Il ROS e
normalmente impiegato in pratica per specicare il disadattamento di un carico rispetto
a una resistenza di riferimento (Z1). Dunque ROS, return loss RL, re
ection loss e
modulo del coeciente di ri
essione esprimono in modo equivalente il disadattamento.
La Tabella 3.1 fornisce le corrispondenze per alcuni valori.
Si e visto in Fig. 3.2 che l'impedenza locale normalizzata (z) descrive un cerchio
nel piano complesso della variabile . Allora il modulo dell'impedenza e una funzione
oscillante della coordinata longitudinale e i valori estremi del modulo sono assunti quando
48 3 { Circuiti contenenti linee di trasmissione
2 V ( z)
V+
0
kz (2π )
-1.5 -1 -0.5 0
2 I ( z)
I+
0
-1.5 -1 -0.5 kz (2π ) 0
3 Z (z)
Z∞
0
-1.5 -1 -0.5 0
kz (2π )
min 1 V
(3.44)
Rmin = IVmin = jYjV V j+(1j(1;+j j ;j;)j) = ZS1
+ V
max 1 V
Sulla base di questi risultati si trova che la circonferenza di Fig. 3.2 ha centro in c e
raggio R dati da
1 1 1 + j;j2
c = 2 S + S = 1 ; j;j2 (3.45)
e
R = 21 S ; S1 = 1 ;2j;j;j j2 (3.46)
x3.5 { Diagrammi di tensione, corrente e impedenza sulla linea 49
1+ V
(z)
-1 V
(z )
1− V
( z)
−V
0 j cos(2kz + arg V ;0 )
+ arctan 1 ;j j;V0;j sin(2 kz + arg V;0)
V
(3.49)
0 j cos(2kz + arg V ;0 )
Le fasi di tensione e corrente sono funzioni sempre decrescenti per valori di z crescenti
(Fig. 3.16), mentre si riducono ad una costante quando il carico e reattivo; in tal caso
arg V (z) = arg V0+ + 12 arg V;0 (3.50)
50 3 { Circuiti contenenti linee di trasmissione
10
+
arg(I(z)/I0 )
+ 5
arg(V(z)/V0)
0
-1.5 -1 -0.5 kz (2π ) 0
1
Z (z)
arg
Z∞
-1
kz (2π )
-1.5 -1 -0.5 0
Figura 3.16 Andamento della fase di tensione, corrente e impedenza lungo una
linea di trasmissione ideale terminata sull'impedenza di carico Z0 = (1 + j )Z1 .
3.6.1 Induttori
Riprendiamo l'equazione (3.6) che fornisce l'impedenza d'ingresso di un tratto di linea
chiuso in corto circuito:
Zl = jZ1 tan kl (3.53)
dove il pedice l sta a ricordare che questo componente e costituito da una linea. Ricor-
diamo ancora che l'argomento della tangente si puo scrivere
kl = !l
vf = ! (3.54)
dove si e introdotto il tempo di transito sulla linea. Se ora ! 1, cioe il componente
e quasi concentrato per le frequenze di lavoro, si puo sviluppare la tangente in serie di
Taylor e scrivere
1
Zl jZ1 ! + 3 (! ) 3 (3.55)
Troncando lo sviluppo al primo termine notiamo che la reattanza ha una dipendenza
lineare dalla frequenza e che l'induttanza equivalente realizzata vale
s
p
Leq = Z1 = LC l LC = lL (3.56)
Possiamo chiederci qual e la massima frequenza a cui questo componente funziona in
modo accettabile. Deniamo un errore relativo della reattanza realizzata rispetto a
quella del componente ideale concentrato:
X ; X Z tan ! ; Z ! 1
l c = 1 1 (! )2
3 (3.57)
Xc Z1!
Questa stima dell'errore e accurata al 10% se ! 0: 45 rad. Supponendo che l'errore
sulla reattanza debba essere inferiore a " su tutta la banda di lavoro, troviamo che la
massima frequenza di lavoro e p
3"
fmax = 2 (3.58)
Esempio
Si progetti un induttore da 3 nH che produca al massimo un errore dell'1% sulla reattanza sulla
banda da 0 a 500 MHz. La linea ha velocita di fase vf = 2 108 m/s.
Si calcola p
= 2f3" = 5: 51 10;11 s
max
e poi
Z1 = Leq = 54: 41
/∆ z /∆ z /∆ z
&∆ z &∆ z
/∆ z /∆ z
&∆ z &∆ z
Figura 3.18 Rete a scala equivalente alla linea di trasmissione in circuito aperto.
producono una piccola reattanza e le capacita una piccola suscettanza, cioe una grande
reattanza. Eettuando la serie il contributo dell'induttanza e quindi trascurabile e i due
condensatori sono sostanzialmente in parallelo. Procedendo lungo la linea, considerando
cioe un tratto di linea via via piu lungo, ad un certo punto la reattanza del carico e
confrontabile con quella dell'induttanza serie. In questa maniera si giustica l'esistenza
di un limite superiore alla lunghezza elettrica della linea. Per lunghezze superiori la linea
non si comporta piu come un condensatore.
3.6.3 Risonatori
Abbiamo visto che una linea di trasmissione chiusa in corto circuito si comporta come
un induttore se la sua lunghezza elettrica e piccola. Quando la lunghezza elettrica e 1/4,
l'impedenza d'ingresso e quella di un circuito aperto e per lunghezze elettriche prossime
a questo valore la struttura si comporta come un risonatore parallelo concentrato. Infatti
la suscettanza d'ingresso della linea e
Bl = ;Y1 cot ! (3.64)
mentre quella di un risonatore concentrato LC e
Bc = !C ; !L 1 (3.65)
Scegliendo opportunamente L e C la curva Bc approssima Bl nell'intorno di ! = !0 =
=(2 ). Imponiamo allora le due condizioni
Bl(!0) = Bc (!0)
dBl = dBc (3.66)
d! ! 0
d! ! 0
ossia
Y1 = C + !12L = 2C (3.69)
0
54 3 { Circuiti contenenti linee di trasmissione
0.5
Imag( Z )
Imag( Γ )
0 0
−0.5
−5 −1
0 2 4 −1 0 1
Real( Z ) Real( Γ )
PIANO Z PIANO Γ
5
1
Imag( Z )
Imag( Γ )
0.5
0 0
−0.5
−1
−5
0 2 4 −1 0 1
Real( Z ) Real( Γ)
Figura 3.20 Rette orizzontali nel piano complesso (reattanza costante) e loro
immagine nel piano complesso V ;, limitatamente all'interno del cerchio unitario.
. Il piano complesso ; su cui sono tracciate le famiglie di curve a resistenza costante
V
a suscettanza costante.
Ricordando il legame tra i due tipi di coeciente di ri
essione, ; = ; ;, e chiaro I V
che si puo usare la carta di Smith per calcolare l'ammettenza corrispondente a una data
impedenza e viceversa.
V
(a) (b)
Figura 3.22 Regioni della carta di Smith: (a) carichi con
conduttanza g 1, (b) impedenze dei carichi con g 1.
ζB
+ Zg
Vg ZL l
ZA
λ
A B ζA
-l 0 z
(a) (b)
dove
V + (z) = VA+ e;jk(z+l) = 1 +VA ; e;jk(z+l) (3.97)
V
A
e
V
;(z) = V;B e+j2kz (3.98)
In conclusione ;jkl
V (z) = Vg Z Z+AZ 1 +e ; (e;jkz + ;B e+jkz ) V
(3.99)
g A A V
e ;jkl
I (z) = Y1Vg Z Z+AZ 1 +e ; (e;jkz ; ;B e+jkz ) V
(3.100)
g A A V
Z ∞1 Z∞2
-
A+
Figura 3.24 Connessione di due linee di tra-
smissione con diversa impedenza caratteristica.
suggerisce che tanto la tensione quanto la corrente siano continue nella sezione A:
VA; = VA+ IA; = IA+ (3.103)
e, dividendo membro a membro, ZA; = ZA+. L'impedenza normalizzata e invece
discontinua (A; 6= A+ in quanto Z11 6= Z12).
x3.8 { Analisi di semplici circuiti 61
A
Figura 3.25 Connessione di un carico in parallelo a una linea di trasmissione.
VA; = VA+
IA; = IA+ + Ip (3.107)
YA; = YA+ + Yp
Per la continuita della tensione totale possiamo ricavare, analogamente al caso preceden-
te, la relazione tra le componenti progressive della tensione
VA++ = 1 + ;A;
V
(3.108)
VA+; 1 + ;A+
V
Vs
Zs
A- A+
Figura 3.26 Connessione di un carico concentrato in serie a una linea di trasmissione.
Per trovare il legame tra le componenti progressive di tensione e corrente, conviene
ragionare sulla seconda dalle precedenti, ottenendo per quanto riguarda la corrente:
IA++ = 1 + I;A; = 1 ; V;A; (3.111)
IA+; 1 + I;A+ 1 ; V;A+
e, per la tensione:
VA++ = Z12 1 ; V;A; (3.112)
V + Z 1 ; V;
A; 11 A+
Si noti che in questi casi l'uso delle leggi di Kirchho e del tutto lecito, poiche esse
sono state applicate ad una singola sezione, che per denizione e concentrata (priva di
estensione).
Linea di trasmissione come doppio bipolo Per trattare casi piu complessi puo essere
utile descrivere il tratto di linea di trasmissione come un doppio bipolo, caratterizzato
tramite la sua matrice [Z ], [Y ], [ABCD], ecc. e poi applicare i metodi discussi nel corso
di Elettrotecnica. Ricordiamo che tali matrici per un tratto di linea di trasmissione di
lunghezza l, costante di propagazione k e impedenza caratteristica Z1 sono:
Equazioni di denizione V A ;B V
1 2
I1 = C ;D I2 (3.117)
Risulta cos kl ;jZ sin kl
1
[ABCD] = ;jY1 sin kl cos (3.118)
kl
La corrente alla porta 2 e assunta, come di consueto, entrante nel doppio bipolo.
Sono anche utili i circuiti equivalenti a T e a di un tratto di linea, come indicati in
gura. I valori degli elementi sono
ZT 1 = ZT 2 = jZ1 tan kl2 ; ZT 12 = ;jZ1 csc kl (3.119)
(a) (b)
Jσ
ds
Figura 4.1 Conduttore perfetto e corrente che scorre sulla sua supercie. La
sua densita J e la corrente che scorre attraversando l'elemento di linea ds.
elettrica non e piu connata alla sola supercie ma si distribuisce anche all'interno, con
una densita per unita di supercie che decade in modo circa esponenziale verso l'interno
del conduttore.
Anche il campo magnetico \penetra" all'interno del conduttore, pur essendo caratte-
rizzato dallo stesso decadimento esponenziale. Questo fenomeno ha due conseguenze:
a causa della presenza nel metallo di un campo elettrico e di una densita di corrente
elettrica, in fase tra loro per la (4.1), si ha dissipazione di energia.
il campo magnetico nel conduttore da luogo a un
usso autoconcatenato che si
descrive tramite un'induttanza interna, da sommare a quella esterna che tiene conto
del
usso del campo nel dielettrico.
Un caso che si riesce a studiare semplicemente e quello di una linea di trasmissione
planare, riportata in gura (4.2).
z
x
w
y
d
Figura 4.2 Linea di trasmissione planare.
Supponiamo che w=h >> 1, in modo da poter trascurare le variazioni con y di campi
e corrente, che dunque risultano solo dipendere da z e da x.
Qui ci occupiamo solo della dipendenza da x, in quanto vogliamo ricavare i parametri
per unita di lunghezza della linea, sulla base dei quali poi si ricavera la dipendenza dalla
68 4 { Fenomeni dissipativi nelle linee di trasmissione
4
|Jz|
2
0
0
4 0.5
3
2
h/δ 1
0 1
x/h
Figura 4.3 Dipendenza della densita
di corrente Jz dalla profondita x e dalla
frequenza.
queste condizioni si puo' dimostrare che Jz (x) decade esponenzialmente al crescere di x
verso l'interno del conduttore e il tasso di decadimento e ssato dal parametro , detto
profondita di penetrazione per eetto pelle. Infatti la corrente
uisce sostanzialmente in
una sottile pellicola adiacente all'interfaccia tra conduttore e dielettrico. Si dimostra che
l'espressione di e s
= !
2 (4.7)
x4.2 { Perdite nei conduttori 69
da cui si vede che e inversamente proporzionale alla radice quadrata della frequenza e
della conducibilita. La tabella (4.1) riporta alcuni esempi di conduttori comuni.
Tabella 4.1 Caratteristiche di alcuni buoni conduttori
Profondita di penetrazione
Materiale
[S/m] f [m Hz ] 50 Hz 1 KHz 1 MHz 3 GHz
1
2
1
2
detto resistenza superciale, che in realta coincide con la parte reale di Z solo se h >> .
Questa resistenza superciale dipende dalla frequenza e si misura in
. Vedremo al
termine di questo capitolo che e consuetudine esprimere il valore numerico in \
per
quadro". (
= tu). Inne il fattore 2 nella equazione (4.9) tiene conto dell'esistenza di
due conduttori identici. Se il conduttore ha la larghezza w, l'impedenza per unita di
lunghezza lungo z vale Z =w, poiche gli elementi di conduttore sono in parallelo.
E da notare che questa impedenza per unita di lunghezza coincide con l'impedenza serie
del circuito equivalente di un tratto elementare z di linea di trasmissione (vedi gura
1.3) a meno dell'induttanza esterna, legata al campo magnetico presente nel dielettrico.
La parte immaginaria di Z nell'equazione (4.9) e proporzionale all' induttanza interna,
associata al campo magnetico presente all'interno del metallo.
15
J z (x )
I (wh ) 10
0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1
x/h
Figura 4.4 Andamento di Jz (x) per h= = 10.
L'espressione della densita di corrente indotta (4.6) vale per ogni frequenza di lavoro.
Supponiamo ora di far crescere la frequenza, in modo che la profondita di penetrazione
diventi sempre piu piccola. In questo caso h= >> 1 e il conduttore si comporta come
se fosse di spessore innito. L'espressione (4.6) si semplica e diventa un esponenziale,
Jz (x) wI T exp (;Tx) = wI (1 + j ) exp ; (1 + j ) x (4.11)
(vedi gura (4.4)), mentre la (4.9) si riduce a
Z = R + j!Li 2wRs (1 + j ) (4.12)
x4.2 { Perdite nei conduttori 71
1.025
1.02
J z (x )
1.015
I (wh )
1.01
1.005
0.995
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1
x/h
Figura 4.5 Andamento di Jz (x) per h= = 0: 5.
per ciascun conduttore. Dato che wh e l'area della sezione trasversale del conduttore
questo risultato coincide con il valore di resistenza in corrente continua.
Ad alta frequenza, invece, la resistenza per unita di lunghezza e data, per ciascun
conduttore, dalla (4.12)
R = Rws =
w 1 (4.16)
Confrontando le equazioni (4.15) e (4.16) possiamo ricavare la seguente interpretazione
del parametro : in condizioni di alta frequenza, cioe se lo spessore del conduttore e
grande rispetto alla profondita di penetrazione, la resistenza equivalente per unita di
lunghezza e quella che si otterrebbe in continua se la corrente scorresse con densita
costante in uno strato di spessore pari a .
In gura (4.6a) e riportato l'andamento dell'impedenza per unita di lunghezza nor-
malizzata alla resistenza superciale Rs in funzione dello spessore h=. La gura (4.6b)
riporta l'andamento della stessa impedenza normalizzata rispetto alla resistenza in con-
tinua Rdc = 1= (
wh). Notiamo che a bassa frequenza in gura (4.6a) la resistenza
3 3
2.5 2.5
2 2
dc
Zs / Rs
Z /R
1.5 1.5
s
1
1
0.5
0.5
0
0.5 1 1.5 2 2.5 3 0.5 1 1.5 2 2.5 3
Spessore normalizzato h/δ Spessore normalizzato h/δ
(a) (b)
Figura 4.6 Impedenza serie normalizzata della linea planare. Linea continua:
parte reale; linea tratteggiata: parte immaginaria. L'impedenza di normaliz-
zazione e la resistenza superciale Rs in (a) e la resistenza in continua Rdc in
(b).
normalizzata diventa molto grande. In realta, la resistenza non normalizzata tende al
valore nito Rdc (come e evidente dalla gura (4.6b)) mentre la resistenza superciale Rs
tende a zero, come illustrato in gura (4.7a), dove come frequenza di normalizzazione si
e assunta quella per cui = h. Per ottenere una grandezza normalizzata, la resistenza
superciale e stata moltiplicata per la quantita
h. Sempre in funzione della stessa fre-
quenza normalizzata, la gura (4.7b) riporta il graco della profondita di penetrazione
, normalizzata allo spessore h del conduttore. Per quanto riguarda la reattanza serie,
dall'equazione (4.14) si vede che essa tende a zero per ! ! 0.
In gura (4.8) e riportato il graco della parte reale dell'impedenza serie per unita di
lunghezza, normalizzata alla resistenza in continua Rdc . Vediamo che gli asintoti relativi
al comportamento a bassa e ad alta frequenza si incontrano per h= = 1. Dato che e
x4.3 { Parametri di perdita di alcune linee di trasmissione 73
3 3
2.5 2.5
2 2
γ h Rs
δ/h
1.5 1.5
1 1
0.5 0.5
0 0
0.0 2.5 5.0 7.5 10 0.0 2.5 5.0 7.5 10.
Frequenza normalizzata Frequenza normalizzata
(a) (b)
2.5
dc
R/R
1.5
0.5
0
0 0.5 1 1.5 2 2.5 3
Spessore normalizzato h/δ
R + j!Li = + f
2 2
(4.23)
dJ1 de DK1 D
dove
de = j pd ;
3
2 f = j pD
D 1
2
2s 2s
e J0, J1 sono funzioni di Bessel di prima specie e K0, K1 sono funzioni di Bessel modicate.
Alta frequenza
x4.3 { Parametri di perdita di alcune linee di trasmissione 75
1
0.8
/i
/i 0
0.6
0.4
0.2
0
0 2 4 6 8 10
Spessore normalizzato h/δ
d D
De
1 + j 1 1
R + j!Li = Rs d + D (4.24)
Questa formula ha una semplice interpretazione. Quando l'eetto pelle e ben svi-
luppato, l'impedenza serie e la stessa che si avrebbe se tutta la corrente scorresse con
densita costante entro uno strato di spessore pari alla profondita di penetrazione . La
\larghezza equivalente" del conduttore vale 1=d per il conduttore interno e 1=D per
quello esterno, quantita che sono le circonferenze dei conduttori stessi. La stessa inter-
pretazione era gia stata data in connessione con l'equazione (4.16) nel caso della linea a
piani paralleli.
4.3.2 Linea bilare
Perdite nel dielettrico
G=
d (4.25)
cosh;1 D
d
76 4 { Fenomeni dissipativi nelle linee di trasmissione
D
Figura 4.11 Linea bilare.
R + j!Li =
2
(4.27)
dJ1 de
dove
de = j pd
3
2
2s
e J0, J1 sono funzioni di Bessel di prima specie.
Alta frequenza
R + j!Li = 2Rs 1d +j (4.28)
Per capire inne per quale motivo la resistenza superciale Rs si misura in facciamo
riferimento alla gura (4.12) dove si considera un prisma a base quadrata di lato w e
profondita pari a .
δ
J w
w
che e indipendente dalle dimensioni del quadrato. Quindi ogni quadrato, con lato
arbitrario, ha la stessa resistenza.
78
Capitolo 5
Linee di trasmissione con perdite
5.1 Soluzione delle equazioni delle linee
Dopo aver esaminato in dettaglio la tecnica di analisi di circuiti che comprendono linee
di trasmissione ideali, cioe senza perdite, riprendiamo le equazioni complete delle linee
reali e vediamo qual e l'eetto dei parametri R (resistenza per unita di lunghezza dei
conduttori) e G (conduttanza per unita di lunghezza legata alle perdite nel dielettrico).
Le equazioni in questione sono
; @t@ v(z;t) = R i(z;t) + L @t@ i(z;t)
(5.1)
@ @
; @t i(z;t) = G v(z;t) + C @t v(z;t)
Prendendo la trasformata di Fourier di ambo i membri si ottengono le equazioni delle
linee reali nel dominio spettrale, ossia
; dzd V (z;!) = (R + j! L) I (z;!)
(5.2)
; dzd I (z;!) = (G + j! C ) V (z;!)
Si potrebbe ripetere in questo caso l'analisi fatta per le linee ideali ma piu semplice e
ricorrere all'articio di introdurre una induttanza e una capacita per unita di lunghezza
complesse
R = L ; jR
Lc = L + j! !
(5.3)
G = C ; jG
Cc = C + j! !
79
80 5 { Linee di trasmissione con perdite
τs τp
L ∆z R ∆z
G∆z C∆z
k2 k
−k
k2 k
(5.13)
= j V0 j cos(!0t ; 0z + arg(V0 )) e
+ + ; 0z
x5.1 { Soluzione delle equazioni delle linee 83
v + ( z0 , t )
V 0+ T
(5.14)
= j Y1 jj V0+ j cos(!0t ; 0z + arg(Y1) + arg(V0+)) e;0 z
assumendo k0 = k(!0 ) = 0 ; j0, dove si sono messe in evidenza le parti reale e
immaginaria della costante di propagazione complessa.
In gura (5.4) si riporta il graco dell'evoluzione della tensione progressiva in una
sezione specica della linea z = z0 in funzione del tempo. Notiamo che e identico a
quello analogo di gura (1.10) relativo a una linea senza perdite.
In gura (5.5) si riporta invece la distribuzione complessiva della tensione progressiva
sulla linea in un istante ssato t = t0.
Dall'esame delle (5.14) e (5.15) possiamo concludere che:
84 5 { Linee di trasmissione con perdite
V + ( z ,ω )
V0+
e −1
z
α0
v − (z , t 0 )
V0−
(5.19)
i (z;t) = ; j Y1 jj V0 j cos(!0t + 0z + arg(Y1) + arg(V0 )) e
; ; ; z 0
Il graco della distribuzione della tensione regressiva sulla linea ad un istante specico
t = t0 e riportato in gura (5.7).
La presenza in queste espressioni di un esponenziale che cresce al crescere di z sembra
apparentemente in contraddizione con il carattere dissipativo della linea di trasmissione
che stiamo analizzando. In realta, non bisogna dimenticare che l'onda regressiva, una
volta eccitata, si propaga nella direzione ;z^, per cui, nell'evoluzione naturale del feno-
meno, l'ampiezza dell'onda regressiva diventa sempre piu piccola. La stessa cosa si puo
vedere introducendo il riferimento in cui l'onda appare in quiete, z = ;vf t = ;!0 t=0;
in tale riferimento l'ampiezza decade come expf;!0 0t=0 g. Nella gura (5.8) l'onda
progressiva si deve intendere eccitata nella sezione A da un generatore mentre l'onda
regressiva si eccita nella sezione B in cui si trova il carico disadattato.
In gura (5.9) sono riportati i graci spazio-temporali delle tensioni progressiva e
regressiva. Si puo osservare che le creste sono parallele tra loro. Esse sono parallele alle
rette z = vf t (onda progressiva) e z = ;vf t (onda regressiva).
86 5 { Linee di trasmissione con perdite
+ Zg
g
ZL
A B
Figura 5.8 Linea di trasmissione con perdite
chiusa su una impedenza di carico generica
1
5
v(z, t) progr.
v(z,t) regr.
0 0
−5
−1
2 2
1 1
z/λ 0 1 2 3 z/λ 0 1 2 3
0 t/T 0 t/T
(a ) (b ) (c )
+ Zg
g
ZL
A B
Figura 5.11 Tratto di linea con perdite chiuso su una generica impedenza di carico
Quando la precedente condizione non e soddisfatta si deve tenere conto delle perdite per
cui sia j V +(z) j sia jV ;(z) j sono eettivamente delle funzioni di z e quindi anche la
potenza transitante.
Applichiamo questa formula al circuito di gura (5.11) Indichiamo con PA (PB ) la
potenza netta transitante nella sezione A(B ); ovviamente, PB e anche la potenza dissipata
dal carico ZL. Il rapporto PB =PA si trova immediatamente usando due volte, nella sezione
B e poi nella sezione A, l'equazione (5.23) precedente:
PB = 21 G j VB+ j2 (1; jV ;B j2) = e;2l 1; jV ;B j2 (5.25)
PA 21 G j VA+ j2 (1; jV ;A j2 ) 1; jV ;A j2
dove si e fatto uso della relazione
j VB+ j=j VA+ j e;l (5.26)
Inoltre
jV ;A j=jV ;B j e;2l (5.27)
Se l'impedenza di carico ZL coincide con l'impedenza caratteristica della linea (linea
adattata),V ;B = 0 e il rapporto PB =PA coincide col fattore exp(;2l) che viene denito
attenuazione nominale.
Se l'impedenza di carico e arbitraria (linea disadattata) il rapporto PB =PA si riduce,
poiche la frazione, che esprime l'incremento di attenuazione dovuto al disadattamento,
e sempre minore di 1. Naturalmente, per il principio di conservazione dell'energia, la
potenza dissipata nel tratto AB della linea si trova da
PB
Pdiss = PA 1 ; P (5.28)
A
Spesso l'espressione (5.25) si esprime in decibel:
PB
PA dB = ; dB l + (1; j ;B j )dB ; (1; j ;A j )dB
V 2 V 2 (5.29)
La carta di Smith e corredata di una scala che consente di valutare rapidamente l'incre-
mento di attenuazione dovuto al disadattamento.
Inne se l 1, la linea, pur avendo perdite, dissipa una potenza trascurabile rispetto
a quella transitante e quindi PB =PA 1 come si avrebbe rigorosamente nel caso di linea
priva di perdite.
x5.3 { Espressioni approssimate di costante di propagazione e impedenza caratteristica89
5.3 Espressioni approssimate di costante di propagazione e im-
pedenza caratteristica
Abbiamo gia detto che in tutte le linee di trasmissione di interesse pratico, la resistenza
R e la conduttanza G sono dei parametri "parassiti" che si cerca di mantenere al livello
piu basso possibile. In tal caso, per il calcolo della costante di propagazione k e dell'im-
pedenza caratteristica Z1 si possono usare delle formule approssimate. Supponendo che
(approssimazione di alta frequenza)
R 1
!L
(5.30)
G 1
!C
e ricordando gli sviluppi in serie troncati al primo ordine (validi per j x j<< 1):
(1 + x) ' 1 + 12 x
1
2
(5.31)
(1 + x); ' 1 ; 12 x
1
2
si trova da 5.11
p s
k = ! LC 1 ; j !RL 1 ; j !GC
(5.32)
p 1 R G
' ! LC 1 ; j 2 !L + !C
e quindi
p
' ! LC
0 s (5.33)
s 1
' 2 @R L + G LC A
1 C
Si vede che i termini R=!L e G =!C , oltre a essere piccoli per ipotesi, si sommano
nell'espressione di ma si sottraggono in quella di Z1.
A bassa frequenza, invece, conviene fare riferimento alle espressioni (5.10), in cui si
assume
!L << 1 !C << 1
R G
Per la costante di propagazione si trova
p s ! L ! L
k = ;j RG 1 + j R 1 + j G '
(5.35)
p 1 !L !L
' ;j RG 1 + j 2 R + G
Da questa equazione ricaviamo le espressioni di e
0s s 1
! R GA
(!) = 2 @C G + L R
p
(!) = RG (5.36)
Notiamo che (!) e lineare sia ad alta frequenza sia a bassa frequenza anche se la
pendenza delle due rette e diversa. Un semplice calcolo mostra che la pendenza a bassa
frequenza e maggiore di quella ad alta frequenza se p > s , cosa che normalmente
avviene in pratica.
E importante notare che quando p = s = , la curva (!) diventa una retta, mentre
(!) e una costante. Infatti dalla (5.11) segue
p 1
k = ! LC 1 ; j ! (5.37)
da cui
p
(!) = ! LC
p (5.38)
(!) = RG
La condizione s = p e detta condizione di Heaviside ed e molto importante in quan-
to assicura la propagazione senza distorsione, come si discutera nel capitolo 8. Dato
che in pratica i parametri della linea non soddisfano questa condizione, si usa caricare
periodicamente la linea con condensatori in parallelo spaziati di una distanza piccola
rispetto alla lunghezza d'onda. Questa procedura e detta krarupizzazione della linea e
si puo dimostrare che permette di ottenere il soddisfacimento della condizione di Heavi-
side. Alternativamente, si puo caricare la linea periodicamente con degli induttori; tale
procedura e detta pupinizzazione.
x5.3 { Espressioni approssimate di costante di propagazione e impedenza caratteristica91
Per quanto riguarda l'approssimazione di bassa frequenza per l'impedenza caratteri-
stica, dalla (5.10) troviamo
s vu
R u
t 1 + j !RL
Z1 = G
1 + j !GL
s (5.39)
R
' G 1;j2 G ; R ! C L
Anche in questo caso, se le perdite sono piccole, la parte immaginaria di Z1 si puo
trascurare. Se la condizione di Heaviside e soddisfatta, Z1 non dipende dalla frequenza,
in quanto risulta s s
Z1 = R = L (5.40)
G C
In gura (5.12) sono riportati i graci di (!), (!), G (!), B (!) per una linea di
trasmissione realistica con i seguenti valori delle costanti primarie:
R = 25
L = 2: 5 mH G = 0: 3 S C = 5 nF (5.41)
per cui le costanti di tempo valgono
p = 0: 0167s s = 10;4s (5.42)
In questo caso si e trascurata la dipendenza da ! di R, che e legata alle caratteristiche
dell'eetto pelle, discusso nel capitolo 4. Si nota che la parte immaginaria della Y1
e massima quando la parte reale ha la massima variazione. Questa e una proprieta
generale (relazione di Kramers Kronig), legata solo al fatto che Z1(!) si puo considerare
la trasformata di Fourier di una funzione causale.
Si noti che se la linea ha perdite forti (B non trascurabile) il modulo del coeciente di
ri
essione non ha interpretazione energetica e puo essere maggiore di 1 anche se il carico
e passivo.
92 5 { Linee di trasmissione con perdite
Figura 5.12 Graci di (!), (!), G (!), B (!) per una linea di tra-
smissione con perdite. I valori delle costanti primarie sono specicate nel
testo
Capitolo 6
Circuiti di adattamento
6.1 Introduzione
In questo capitolo arontiamo un argomento di grande rilevanza pratica nel campo
dei circuiti a parametri distribuiti: l'adattamento di impedenza. Vi sono due tipi di
adattamento: l'adattamento di uniformita e l'adattamento energetico.
Quando una linea di trasmissione deve essere connessa a un carico di valore diverso
dall'impedenza caratteristica occorre interporre un adattatore di uniformita in modo da
eliminare le onde ri
esse sulla linea. L'altro tipo di adattamento non e specico dei
circuti a parametri distribuiti. Esso e richiesto quando si deve porre un generatore in
grado di erogare la sua potenza disponibile.
Questi due obiettivi si possono raggiungere con dei trasformatori di impedenza sia
a parametri concentrati, sia a parametri distribuiti. Per quanto riguarda i secondi, si
discuteranno varie soluzioni realizzative.
+ Zg
Vg ZL
ZA A B
Figura 6.1 Circuito comprendente una linea di trasmissione ideale
alimentata a una estremita e chiusa su un carico arbitrario all'altra.
gia analizzato questo circuito nel paragrafo 3.8 per trovare tensioni e correnti in ogni
punto della linea. La potenza fornita al carico coincide, vista l'assenza di perdite nella
93
94 6 { Circuiti di adattamento
= 12 jZ j+VgZj j2 RefZingg
2
(6.1)
g ing
Il rapporto d'onda stazionaria (ROS) sulla linea e dato da
S = VVmax = 11 ; + j V ;B j (6.2)
min j V ;B j
La potenza assorbita dal carico puo anche essere espressa in funzione della massima
tensione sulla linea. Infatti, esprimiamo dapprima tale potenza in funzione della tensione
progressiva
+2
PB = 12 jVZB j 1 ; j V;B j2 : (6.3)
1
La massima tensione della linea vale
Vmax = jVB+j(1 + j V;B j): (6.4)
Eliminando jVB+j tra le due equazioni troviamo:
PB = 21 VZmax S1 :
2
(6.5)
1
A seconda dei valori dell'impedenza interna del generatore ZG e dell'impedenza di carico,
si possono vericare due casi diversi (Pozar, 1998):
A) Adattamento del carico alla linea
Se ZL = Z1, il coeciente di ri
essione in B e nullo e cos pure quello in A, e quindi
Zing = Z1. In questa condizione, denita di adattamento di uniformita, il diagramma
di onda stazionaria sulla linea e piatto (ROS = 1) dato che e presente solo un'onda
progressiva. La potenza fornita al carico risulta essere
PB = 21 jVg j2 jZ Z+1Z j2 : (6.6)
1 g
Osserviamo che, a parita di potenza attiva fornita al carico PB , la tensione massima sulla
linea Vmax ha il minimo valore quando il carico e adattato alla linea. Alternativamente,
si puo dire che a parita di tensione massima sulla linea, la potenza trasferita al carico e
massima quando esso e adattato. Questa considerazione e importante poiche in generale
per ogni linea di trasmissione esiste un valore massimo della dierenza di potenziale tra
i due conduttori, superando la quale scocca l'arco elettrico e la linea e irreparabilmente
danneggiata. Dalla (6.5) risulta evidente l'importanza di lavorare con un ROS quanto
piu possibile prossimo a uno.
B) Adattamento energetico del generatore
Supponiamo che nel circuito di Fig.6.1 il generatore sia ssato, mentre si possa cambiare
x6.2 { Tipi di adattamento di impedenza 95
j
V g j2 Zing + Zing
PB = 4 (Z + Z )(Z + Z ) (6.7)
g ing g ing
e calcoliamone la derivata rispetto a Zing:
@PB = jVg j2 1 Zing + Zg ; Zing ; Zing
=
@Zing 4 Zg + Zing (Zg + Zing)2
jVg j2 1 Zg ; Zing
4 Zg + Zing (Zg + Zing )2 (6.8)
Tale derivata si annulla quando Zing = Zg , condizione che si denisce di adattamento
energetico. La potenza erogata dal generatore in tal caso e detta potenza disponibile del
generatore e vale
1
Pdisp = 2 4R jV g j2
(6.9)
g
dove Rg = RefZg g e la resistenza interna del generatore. Questa e la massima potenza
che quel generatore e in grado di fornire.
E interessante osservare che la potenza erogata da un certo generatore in una condi-
zione di carico generica si puo scrivere come
PB = Pdisp(1 ; j k;ingj2) (6.10)
dove k;ing e un coeciente di ri
essione generalizzato dell'impedenza Zing rispetto al-
l'impedenza interna del generatore, introdotto da Kurokawa:
Z ; Z jXg ; Rg
k
;ing = Zing + Zg = ZZing + (6.11)
ing g ing + jXg + Rg
Si noti che quando Zg e reale il coeciente di ri
essione di Kurokawa coincide con quello
ordinario, mentre e un concetto diverso quando Zg e complesso. Tuttavia coincide con
l'usuale coeciente di ri
essione dell'impedenza Zing + jXg rispetto a Rg e in questo
modo puo essere determinato gracamente con la carta di Smith.
Posto poi
V
;ing = x + jy; (6.12)
V
;g = ZZg + ; Z1 = a + jb; (6.13)
g Z1
si puo dimostrare che il luogo nel piano V;ing dei punti per cui e PB =Pdisp = m con m
costante e la circonferenza di equazione (vedi Fig. 6.2):
x2 + y2 ; 2x ; 2y +
= 0 (6.14)
96 6 { Circuiti di adattamento
dove
= 1 ; (1 ; ma
m) (a2 + b2 ) ;
mb
= ; 1 ; (1 ; m ;
) (a2 + b2 ) (6.15)
= 1 ;m(1;;1 m
+ a2 + b2 ;
) (a2 + b2 )
con centro nel punto di coordinate (; ) e raggio
p
r = 1 ;1 ;(1m;(1m;) (aa2 ;
2 b2 )
+ b2 ) : (6.16)
m=0.2
m=0.4
m=0.6
m=0.8
m=1
Figura 6.2 Luoghi PB =Pdisp = m sulla carta di Smith, con V;g = 0: 5(;1 + j ).
ZL
Z ing
jX jX
jB ZL jB ZL
Z ing Z ing
(a) (b)
Figura 6.4 Schema di adattatore a L: (a) se Ring < RL e (b) se Ring > RL .
98 6 { Circuiti di adattamento
si usa quando Ring < RL, quella di Fig. 6.4b nell'altro caso. Ragioniamo sulla prima
congurazione. La condizione che deve essere vericata ai terminali di ingresso e
Ring + jXing = jX + jB + 1 1 (6.17)
RL +jXL
Questa e un'equazione complessa nelle due incognite reali B e X che puo essere risolta
separando parte reale e immaginaria del secondo membro. Con qualche trasformazione
algebrica si trova
2 membro = jX + RL + jXL =
1 ; BXL + jBRL
L )[(1 ; BXL ; jBRL ]
= jX + (RL +(1jX ; BXL )2 + (BRL )2 =
da cui
Ring ; jXing = jB + RL ; j (X + XL) (6.22)
Ring
2 + X2
ing RL2 + (X + XL)2
Eguagliando parte reale e parte immaginaria dei due membri si ottengono le due equazioni
Ring = 2 RL
Ring + Xing
2 2 RL + (X + XL)2
X X + X (6.23)
ing L
; R2 + X 2 = B ; R2 + (X + X )2
ing ing L L
Dalla prima equazione si ricava X :
(X + XL)2 = RRL (Ring 2 + X 2 ) ; R2
ing L (6.24)
ing
da cui segue s
q 2 2 ; RL Ring RL
X = ;XL Ring + Xing R (6.25)
ing
Inne, dalla seconda delle (6.23) si ottiene subito B . Si noti che il radicando e certamente
positivo se Ring > RL.
In tal modo abbiamo risolto il problema di adattamento con piena generalita. Natu-
ralmente, nel caso di adattamento di uniformita a una linea di trasmissione, le formule si
semplicano poiche Xing = 0. E utile riottenere la soluzione del problema di adattamento
proposto per via graca, tramite la carta di Smith.
La suscettanza B e la reattanza X possono essere realizzate con componenti concen-
trati (condensatori e induttori) se la frequenza e abbastanza bassa. Il limite superiore
puo essere ssato a quella frequenza a cui la dimensione del componente e dell'ordine
di =10. Cio signica che con le usuali tecnologie si puo usare questa tecnica di adat-
tamento no a frequenze di qualche GHz (vedi Pozar p. 287). Alternativamente, per
frequenze nel campo delle microonde, B e X possono essere realizzate con tratti di linea
di trasmissione chiusi in corto circuito o circuito aperto che, come discusso nel paragrafo
3.6, hanno impedenza di ingresso puramente reattiva.
6.3.2 Adattatori a stub singoli
Gli adattatori di questo tipo sono costituiti sostanzialmente da un tratto di linea di
trasmissione e da una reattanza pura, che puo essere connessa in serie o in parallelo alla
linea stessa. tale reattanza a sua volta e realizzata con un tratto di linea di trasmissione,
detto \stub", chiuso in corto circuito o lasciato in circuito aperto. Supponiamo di dover
progettare un adattatore di uniformita con stub in parallelo, (Fig. 6.5), realizzato con
tratti di linea di trasmissione con la stessa impedenza caratteristica della linea di accesso.
L'adattatore e un trasformatore di impedenza: la sua impedenza di ingresso normalizzata
deve essere yA; = 1 quando esso e chiuso su yL. Sappiamo che il luogo delle yA sulla +
carta di Smith delle ammettenze al variare di lAB e una circonferenza di centro l'origine e
raggio pari a j;Lj. Questa circonferenza interseca la circonferenza a conduttanza costante
g = 1 nei punti I1 e I2 (vedi Fig. 6.6. Entrambi i punti indicano valori di yA che hanno la
+
100 6 { Circuiti di adattamento
Z∞ jbs Z∞ ZL
-
A+ B
Figura 6.5 Adattatore di uniformita con stub in parallelo.
y
L
I1
y=1
I
zL 2
tal caso la lunghezza del tratto AB diviene 0: 283 e quella dello stub (ancora chiuso in corto
circuito) risulta ls = 0: 421.
Il tratto AB potrebbe essere allungato di un multiplo intero di =2. L'impedenza
di ingresso dell'adattatore sarebbe sempre Z1 alla frequenza di progetto, ma la sua
x6.3 { Adattatori di impedenza 101
banda sarebbe piu piccola. Vale infatti la regola generale: la banda di un componente e
tanto piu piccola quanto piu grande e l'energia che il dispositivo puo immagazzinare. In
assenza di componenti concentrati, la quantita di energia immagazzinata e proporzionale
alle dimensioni elettriche del componente stesso. Analogo discorso vale ovviamente per
la lunghezza dello stub.
l AB
λ
0,1843
yA +
0,0326
yL
l AB
yA - λ
yA +
y
L
gM
gm
Rd
Z∞ Z∞ jbs ZL
- +
A B
Figura 6.9 Adattatore a stub a \L rovesciato".
yL
gL
Rr
lunghezza del tratto AB risulta 0;221 e quella dello stub ls = 0;3106. Scegliendo invece
yA = 0;5 ; 2j , si ottiene bs = 1;5, la lunghezza del tratto AB pari a 0;3524 e ls = 0;1564.
+
Il motivo per cui si sono sempre proposti esempi di connessione in parallelo degli stub
e che questa connessione e piu facile da realizzare. Si pensi per esempio a una linea in
microstriscia.
l AB
λ
l AB
yA +
λ
yL
yg∗
yA +
3. tale circonferenza interseca quella a conduttanza costante passante per yA; nei punti
I1 e I2. Da questi punti si passa a yA; con lo stub di suscettanza b1 = ImfyA; g ;
ImfyA g;
+
A B
ZL
y
i yL
I
1
I2
d/λ
2. si ruota questa circonferenza di d= verso il carico, ottenendo cos il luogo delle yB; ;
3. questa circonferenza ha intersezioni I3 e I4 con quella a conduttanza costante pas-
sante per yL. Questi punti deniscono yB; , per cui si puo trovare b2 = ImfyB; g ;
ImfyLg;
4. trovato b2 , si ricava yA e da questo b1 = ImfyA; g ; ImfyA g.
+ +
Naturalmente anche se i diagrammi sulla carta di Smith sono diversi nei due casi, i valori
di b1 e b2 sono gli stessi.
Si e visto che l'adattatore a doppio stub, con lunghezza della linea pressata, non e
sempre in grado di realizzare l'adattamento. Questa limitazione non e presente nel caso
dell'adattatore a triplo stub con distanze pressate (vedi Fig. 6.15). In tal caso, infatti,
l'adattamento si sempre ottenere, a patto di scegliere opportunamente le lunghezze degli
stub. Questo dispositivo puo essere utile in laboratorio: vi sono delle realizzazioni in
cavoo coassiale in cui la lunghezza degli stub e variata con degli stantu mobili. Volendo
eettuare un progetto, si puo seguire il metodo descritto piu sopra. La procedura e la
seguente:
106 6 { Circuiti di adattamento
d/λ
yi
y I
L 1
I
2
ZL
Z∞ RL
Ri A B
Z1 Z∞ Z2 ZL
Zi A B C D
V1 V2
Figura 7.1 Doppio bipolo con le denizioni di tensione e corrente alle due porte
109
110 7 { La matrice Scattering
elementi si calcolano, come si desume dalla (7.1), in base alla seguente equazione:
V i
Zij = I (7.3)
j Ik =0;k6=j
ossia tutte le porte, eccetto la j -esima, devono essere lasciate in circuito aperto. Ov-
viamente la (7.2) puo descrivere anche una struttura a N porte e in tal caso, [Z ] e una
matrice complessa N N . Notiamo che la matrice [Z (!)] si puo interpretare come una
funzione di trasferimento tra le varie correnti impresse (ingressi) e le tensioni a tutte le
porte (uscite).
Come per un bipolo si usa introdurre l'ammettenza YL = 1=ZL, cos per una struttura
a N porte si puo introdurre la matrice delle ammettenze di corto circuito [Y ]. Nel caso
N = 2 la dipendenza lineare tra le correnti e le tensioni si esprime nella forma:
(I = Y V +Y V
1 11 1 12 2
(7.4)
I2 = Y12V1 + Y22V2
ossia, in formalismo matriciale,
[I ] = [Y ][V ] (7.5)
dove, dal confronto con la (7.2) segue che [Y ] = [Z ];1 . Il nome della matrice [Y ] deriva
dal fatto che i suoi elementi si calcolano dalla (7.4) come:
I i
Yij = V (7.6)
j Vk =0;k6=j
Si puo dimostrare [Pozar] che le matrici [Z ] e [Y ] sono simmetriche (Zij = Zji) nel caso
di strutture reciproche. Inoltre i loro elementi sono immaginari puri nel caso di strutture
senza perdite.
La potenza totale dissipata dal dispositivo e la somma delle potenze entranti alle varie
porte:
XN
Pd = 21 <fV1I1 + V2I2+: : : +VN IN g = 12 <f ViIig = 21 <f[V ]T [I ] g (7.7)
i=1
Tutto quanto abbiamo richiamato e appropriato nel caso di reti a parametri concentrati.
Supponiamo ora che a ciascuna delle N porte del dispositivo, siano collegate delle linee
di trasmissione, ciascuna caratterizzata dalla sua impedenza caratteristica Z1i e dalla
sua costante di propagazione ki. Abbiamo visto nel capitolo 1 che lo stato elettrico
di una linea di trasmissione si specica in modo naturale (e nel modo piu semplice)
assegnando i valori di tensione progressiva V + e regressiva V ; e cioe con riferimento alla
base delle onde progressiva e regressiva. Di conseguenza, se un bipolo e connesso alla
linea, esso risulta piu convenientemente descritto in termini del coeciente di ri
essione
piuttosto che tramite la sua impedenza o ammettenza. Ebbene quello che faremo ora e
generalizzare questo concetto al caso di strutture a N porte, introducendo un coeciente
di ri
essione matriciale, che viene normalmente chiamato matrice di diusione o, molto
piu frequentemente con termine inglese, matrice scattering o matrice S . Le ampiezze delle
onde progressiva e regressiva sulla linea vengono pero specicate tramite le cosiddette
onde di potenza (power waves) a e b, rispettivamente proporzionali a V + e V ;, denite
x7.1 { Introduzione 111
nel modo seguente. Si e visto nel capitolo 3 che la potenza attiva netta transitante su
una linea con impedenza caratteristica reale si ottiene da:
Pt = 21 Y1jV +j2 ; 12 Y1jV ;j2 (7.8)
Se poniamo q q
a = Y1 V + ; b = Y1 V ; (7.9)
la precedente equazione si riscrive:
Pt = 21 jaj2 ; 12 jbj2 (7.10)
In relazione all'eq. (1.83) si era data una interpretazione geometrica alla rappresentazione
dello stato elettrico di una linea in termini di onde progressiva e regressiva. Con la scelta
(7.9) si ha: 0p 1 0 p 1
V (z) ! Z Z
= a(z) @ p A + b(z) @ p 1 A
1
(7.11)
I (z) Y1 ; Y1
e gli stati di base hanno norma 1=2 nel senso che trasportano una potenza pari a 1=2
[W]. Ovviamente, la legge di variazione dei segnali a e b e la stessa di V + e V ;:
a(z) = a(0)e;jkz
(7.12)
b(z) = b(0)e+jkz
Inoltre essi sono legati da
b(z) = ;(z)a(z) (7.13)
dove ;(z) e il coeciente di ri
essione del carico su cui la linea e chiusa. Osserviamo
che l'impedenza caratteristica della linea svolge il ruolo di un'impedenza di riferimento,
rispetto a cui il coeciente di ri
essione e calcolato.
Possiamo ora generalizzare questi concetti al caso di un dispositivo a N porte indivi-
duate dall'indice i = 1;2: : : N . Per ogni porta assegniamo una impedenza di riferimento
Zriche si puo interpretare come l'impedenza caratteristica di una linea di trasmissione
connessa alla porta stessa. Su tale linea introduciamo le onde di potenza:
q q
ai = Yri Vi+ ; bi = Yri Vi; (7.14)
Nel caso di un doppio bipolo (N = 2) avremo (vedi Fig.7.2):
b1 = S11 a1 + S12a2
(7.15)
b2 = S21 a1 + S22a2
ossia le onde diuse sulle linee di accesso dipendono dalle onde incidenti a tutte le porte
in generale. Si noti che l'asse longitudinale (asse z) per ogni linea e orientato in modo da
puntare verso il dispositivo. Se introduciamo ora i vettori colonna [a] = [a1 a2]T e [b1 b2 ]T ,
la (7.15) si puo riscrivere in forma matriciale:
[b] = [S ][a] (7.16)
112 7 { La matrice Scattering
a1 a2
b1 b2
Figura 7.2 Doppio bipolo con le denizioni delle onde di potenza alle due porte
dove [S ] e una matrice complessa 2 2 detta matrice scattering. Ovviamente la forma
della relazione (7.16) e valida anche per una struttura a N porte, nel qual caso [S ] e una
matrice N N . Dalla (7.15) risulta che i suoi elementi Sij si calcolano da:
bi
Sij = a (7.17)
j ak =0;k6=j
da cui e evidente il carattere di coeciente di ri
essione generalizzato degli elementi
dalla matrice S . I termini sulla diagonale principale (i = j ) sono gli usuali coecienti di
ri
essione visti alla porta i quando tutte le altre sono chiuse sulle rispettive impedenze
di riferimento in modo da avere solo onde che si allontanano dal dispositivo. I termini
fuori dalla diagonale si potrebbero denire coecienti di transri
essione, sempre nelle
condizioni di adattamento di cui sopra. Piu comunemente, si chiamano coecienti di
trasmissione.
Anche se la caratterizzazione di un dispositivo tramite la sua matrice [S ] e, da un punto
di vista teorico, del tutto equivalente (a meno dei casi singolari) a quella in termini di
matrici [Z ] o [Y ], essa e in realta l'unica a essere praticamente impiegata nel campo delle
microonde. I motivi sono svariati, tra questi:
. tensione e corrente non sempre sono grandezze ben denite (p. es. in una guida
d'onda)
. le ampiezze a e b possono essere misurate direttamente con strumenti detti \analiz-
zatori di reti" (network analyzer). In genere interessa una caratterizzazione a larga
banda dei dispositivi ed e molto piu facile ottenere dei carichi adattati a larga banda
piuttosto che dei corti circuiti o circuiti aperti, che sono i carichi di riferimento per
le matrici [Y ] e [Z ].
Abbiamo indicato con [Zr ] la matrice diagonale i cui elementi sono le impedenze di
riferimento. Nel caso di un bipolo (N = 1) la precedente diventa = Z=Zr , come gia
discusso in relazione all'eq.(3.4).
L'eq. (7.18) si dimostra nel modo seguente. Partiamo dalla caratterizzazione della
struttura in termini di impedenze:
[V ] = [Z ][I ] (7.20)
Esprimiamo ora [V ] e [I ] in termini di onde di potenza [a] e [b]:
[V ] = [V +] + [V ;] = [Zr ]1=2 ([a] + [b])
[I ] = Y1 [V +] ; [V ;] = [Yr ]1=2 ([a] ; [b])
Sostituiamo nella (7.20):
[Zr ]1=2 ([a] + [b]) = [Z ][Yr ]1=2 ([a] ; [b])
Svolgendo i prodotti e mettendo in evidenza [Zr ]1=2 da sinistra nei due membri, si trova
[Zr ]1=2 [Yr ]1=2 [Z ][Yr ]1=2 + [1] [b] = [Zr ]1=2 [Yr ]1=2 [Z ][Yr ]1=2 ; [1] [a]
Eliminando il fattore comune [Zr ]1=2 le (7.18) e (7.19) seguono immediatamente.
La relazione inversa della (7.18) e
[Z ] = [Z1]1=2 f[1] + [S ]gf[1] ; [S ]g;1[Z1]1=2 (7.21)
In modo analogo si dimostrano le seguenti relazioni tra la matrice scattering e quella
ammettenza di corto circuito:
[S ] = f[1] ; [y]gf[1] + [y]g;1 (7.22)
dove la matrice delle ammettenze normalizzate e:
[y] = [Zr ]1=2 [Y ][Zr ]1=2 (7.23)
La relazione inversa a (7.22) e:
[Y ] = [Z1];1=2 f[1] ; [S ]gf[1] + [S ]g;1[Z1];1=2 (7.24)
per cui
Pd = 21 [a]T ([1] ; [S ]T [S ])[a] (7.27)
E immediato rendersi conto che questa equazione, per N = 1 si riduce alla
Pd = 12 jVZ j (1 ; j;j2)
+2
(7.28)
1
Osserviamo che se il dispositivo e privo di perdite, Pd = 0 per ogni eccitazione e quindi
la matrice [S ] gode della proprieta:
[S ]T [S ] = [1] (7.29)
ovvero
[S ];1 = [S ]T (7.30)
Una matrice che soddisfa la precedente relazione si dice unitaria. Nel caso N = 2 le
equazioni precedenti si esplicitano cosi:
jS11j2 + jS21 j2 = 1
jS12j2 + jS22 j2 = 1
jS11j2 + jS12 j2 = 1 (7.31)
jS21j2 + jS22 j2 = 1
S11S12 + S21 S22 = 0
S11S21 + S12 S22 = 0
Queste relazioni hanno un'interpretazione geometrica: le righe (e le colonne) di una
matrice unitaria costituiscono una base ortonormale nello spazio vettoriale complesso a
N dimensioni.
7.3.1 Proprieta della matrice scattering [S ] di un dispositivo
. Un dispositivo reciproco possiede una matrice scattering simmetrica: [S ] = [S ]T .
(Ricordiamo che un circuito comprendente resistenze, capacita, induttanze e linee
di trasmissione e sempre reciproco)
. Un dispositivo senza perdite possiede una matrice scattering unitaria: [S ]T [S ] = [1].
. Un dispositivo passivo possiede una matrice [S ] tale che tutti gli autovalori di
[S ]T [S ] hanno modulo minore di (o al piu uguale a) 1.
. Un dispositivo attivo ha una matrice [S ] tale che almeno un autovalore di [S ]T [S ]
ha modulo maggiore di 1.
ai a0i
bi b0i porta i
li a0j aj
porta j b0j bj
lj
[S0]
[S]
In altre parole, e
[S ] = [expf;jklg][S0 ][expf;jklg] (7.44)
Esplicitiamo questa relazione. Per gli elementi della diagonale principale
Sii = S0ii e;2jkili (7.45)
E immediato riscontrare l'analogia con la legge di trasformazione (Eq.(3.33)) dei coe-
cienti di ri
essione. Del resto cio non deve stupire, visto che tali elementi della matrice
S sono proprio i coecienti di ri
essione alla porta i quando tutte le altre sono chiuse
sulle rispettive impedenze di riferimento. Per gli altri elementi la relazione precedente si
generalizza in
Sij = S0ij e;j(kili +kj lj ) (7.46)
1 2
2
(7.62)
0 e ; j'
3
0
Tale matrice e chiaramente non simmetrica, a causa della non reciprocita del compo-
nente. Si puo dimostrare che una struttura a tre porte, senza perdite e adattata e neces-
sariamente non reciproca ed e un circolatore. Costruttivamente un circolatore contiene
122 7 { La matrice Scattering
1 3
1 2
Figura 7.7 Isolatore ottenuto chiudendo la
porta 3 di un circolatore su un carico adattato.
Un circolatore puo essere usato per realizzare un \diplexer" quando in un sistema
di comunicazione sia il trasmettitore che il ricevitore sono collegati alla stessa antenna,
come indicato in Fig. 7.8. E chiaro che il dispositivo funziona se e solo se S31 e veramente
molto piccolo.
TX
1 2
RX
Figura 7.8 Circolatore usato come diplexer.
La quantita
C = ;20 log10 k = ;20 log10 jS31j (7.64)
e detta accoppiamento: vi sono accoppiatori da 3 dB (detti ibridi), da 10 dB, 20 dB, ecc.
1 2
1− k 2
jk
1 − k2
4 3
Figura 7.9 Simbolo di accoppiatore direzionale.
Altri parametri usati per caratterizzare un accoppiatore direzionale sono la direttivita
D:
D = ;20 log10 jjSS41 jj (7.65)
31
e l'isolamento I :
I = ;20 log10 jS14 j: (7.66)
L'accoppiamento C indica la frazione di potenza incidente alla porta 1 che viene mandata
alla porta di uscita 3. La direttivita e una misura della capacita dell'accoppiatore di
discriminare le onde incidenti alla porta 1 da quelle incidenti alla porta 2, specicando
quanto la porta 4 e isolata dalla 1.
L'isolamento I indica la stessa cosa ed evidentemente vale la relazione
I =D+C (in dB): (7.67)
Un accoppiatore ideale ha isolamento e direttivita innite.
Un accoppiatore direzionale e il cuore dell'analizzatore di reti (network analyzer), uno
strumento in grado di misurare direttamente i parametri scattering di un dispositivo.
Il concetto della misura e illustrato in Fig. 7.10. Eettuando il rapporto dei segnali
124 7 { La matrice Scattering
che escono dalle porte 3 e 4, e possibile risalire al valore del coeciente di ri
essione in
modulo e fase.
jk L 1 − k 2V1+ 4 3 jkV1+
1 − k2
jk
V1+ 1 2
Figura 7.10 Principio della misura di un
coeciente di ri
essione con un accoppiatore
direzionale.
S’ ΓL
Γi
l
S’ S’’
_
A S’’ B
S
Figura 7.12 Interconnessione di due doppi bipoli tramite una linea di lunghezza l.
Osserviamo anche che la relazione tra ;L e ;i e una trasformazione bilineare fratta.
7.8.2 Interconnessione di due doppi bipoli tramite un tratto di linea
Si consideri la struttura di Fig. 7.12, in cui due doppi bipoli sono interconnessi tramite un
tratto di linea di trasmissione. In pratica vi sono molti circuiti che si possono modellizzare
in questo modo. La matrice S della struttura complessiva si puo ricavare in due passi:
si sposta il piano di riferimento della struttura S 00 da B ad A
e;j 0 e;j 0 S 00 e;2j S 00 e;j !
[S ] = 0
00
1 S 0
00 11
1 = S2100 e;j S2200
12
S21 = S0 00 ;j
21 S21 e (7.70)
1 ; S 0 S 00 e;2j
22 11
dove = kl = !l=vf e la lunghezza elettrica della linea.
Supponiamo che le matrici S dei due doppi bipoli non dipendano dalla frequenza, cioe
da . In pratica cio non e vero ma certamente la dipendenza in questione e molto piu
debole di quella dell'esponenziale. In tali condizioni e facile ricavare il graco del modulo
del coeciente di trasmissione complessivo S21().
Osserviamo che, posto
S1100 = jS1100 j ej' S220 = jS220 j ej'
11 22
Il graco di D() nel piano complesso e ovviamente una circonferenza di centro 1 e raggio
jS1100 j jS220 j, illustrata in Fig.7.13a. Inoltre e noto che l'operazione di inversione trasfor-
ma circonferenze in circonferenze. In particolare, D;1() descrive una circonferenza,
simmetrica rispetto all'asse reale con centro in
C= 1
1 ; jS22j2 jS1100 j2
0
126 7 { La matrice Scattering
ℑm ℑm
1 ℜe ℜe
1-|S22'||S11''| 1+|S22'||S11''|
(1+|S22'||S11''|)-1 (1-|S22'||S11''|)-1
|S21|max
|S21|min
θmin θmax θ
Zr2 Zr1 ΓL
-
A A+
Figura 7.15 Cambiamento di impedenza di riferimento.
7.8.3 Cambiamento di impedenza di riferimento
Si consideri un carico caratterizzato tramite il suo coeciente di ri
essione rispetto a una
impedenza di riferimento Zr1. Si vuole calcolare il coeciente di ri
essione dello stesso
carico rispetto ad un'altra impedenza di riferimento Zr2. Possiamo far riferimento alla
Fig.7.15.
E' facile calcolare il coeciente di ri
essione rispetto a Zr2 passando attraverso l'im-
pedenza:
ZA = Zr1 11 ;
+
+ ;L
;L
;A; = ZZA ; Zr2 +
A + Zr 2 +
Sostituendo la prima nella seconda si puo ottenere un legame diretto tra ;A; e ;L.
Cio pero si puo anche ottenere applicando le (7.58) per analizzare la cascata delle
due discontinuita. La prima, determinata dalla giunzione tra le due linee ha matrice
scattering 0 q Zr 1
; (1 + ; )
[S 0] = @ q Zr F F A 2
Zr 1
Zr (1 ; ;F ) ;;F
2
1
1 1
[c1+ ] [c2+ ]
[c1− ] [c2− ]
N N
[T’] [T’’]
[T]
Ovviamente se la sottomatrice [S21 ] di una struttura non e invertibile, tale struttura non
possiede matrice di trasmissione. Un esempio e costituito dalla struttura di Fig. 7.18 se
K < N.
Zg
+
(t) ZL
A B
Figura 8.1 Circuito contenente una linea di trasmissione
AB che interconnette un carico e un generatore reali
tv(t)
e(t) TV(ω) vB(t)
|Ε(ω)|
Μ(ω)
−ω0 −ωc ωc ω0
0
dove l'integrale e in realta esteso al solo supporto di M (! ; !0) che e per ipotesi un
piccolo intorno di ! = !0. Ponendo
= ! ; !0, la precedente si riscrive
Z +1
vB (t) ' Refej(! t;(! )l) e;(! )l 21
0 0 0
M (
) e+j(t;0 (! )l)
d
g 0
(8.17)
;1
dove l'estremo inferiore e stato spostato a ;1 (senza cambiare il valore dell'integrale,
ovviamente) in modo da poter riconoscere l'antitrasformata di M (
) valutata in t ;
0 (!0) l:
vB (t) ' Refej(! t;(! )l)e;(! )l m (t ; 0 (!0) l)g =
0 0 0
Questi termini derivano il loro nome dal fatto che il segnale e (t) e costituito da un
\gruppo" di frequenze.
Ricordando inoltre la denizione di velocita di fase
vf (!0) = !(!0 ) (8.21)
0
e del corrispondente ritardo di fase f (!0) = (!0 ) l, la (8.18) puo essere riscritta
! !
l
vB (t) ' m t ; v (! ) e ; ( ! ) l 0
l
cos !0 t ; v (! ) =
g 0 f 0
= m (t ; g (!0 )) e;(! )l cos (!0 (t ; f (!0)))
0
(8.22)
Di questa equazione possiamo dare la seguente interpretazione. Il segnale e (t) non e
monocromatico ma e costituito da un \pacchetto" di componenti armoniche, ciascuna
delle quali si presenta nella sezione B pesata dalla funzione di trasferimento. A causa dei
fenomeni di interferenza costruttiva e distruttiva che qui si vericano, tutto avviene come
se l'inviluppo m (t) si muovesse con la velocita di gruppo e la portante con la velocita
di fase. Naturalmente questa e solo un'interpretazione della (8.22), poiche inviluppo e
portante non sono due segnali con un'esistenza indipendente.
136 8 { Linee di trasmissione nel dominio del tempo
ω
ϕg
ω0
ϕf
β
8.3 Distorsioni
Si e visto nella sezione precedente che quando il segnale e quasi monocromatico e la
velocita di gruppo si puo ritenere costante sulla banda del segnale, questo (o meglio il
suo inviluppo) non viene distorto. In questa sezione discuteremo le distorsioni causate
x8.3 { Distorsioni 137
m(t)
1
e-1/2
T0 t
2 2 0
2 0
e; x
2 2 jx (2 )2
(8.28)
;1
138 8 { Linee di trasmissione nel dominio del tempo
1 1 Z +1
= Refe j ( !
0 t ; 0 l ) e; (T +j00l)
ej (t;0 l)
d
g
1 2
0 0
2
0(8.30)
2 2
2
;1
Applicando la (8.28) con
= 12 (T02 + j000l) = t ; 00 l (8.31)
si trova 8 9
< T0 ( 0 l)2 )=
vB (t) ' Re : q 2 ( t ;
exp fj (!0t ; 0 l)g exp ; 2 (T 2 + 0j 00l) ; (8.32)
00
T0 + j0 l 0 0
Trasformiamo ora l'espressione all'interno della parentesi graa in modo da prendere la
parte reale in modo semplice. Osserviamo che il termine algebrico si puo riscrivere
" 82 !# 1 !2 3 j arctan 00l 9 ;
> >
1
<
00l ; 2 =
1
T 00 l 2
2
q 2 0 00 = 1 + j 02 = >41 + T02 5 e
0
T
T
> = 2
: ;
0
T0 + j0 l 0 0
2 3
00 l !2 ; ;j arctan 00 l
1
= 41 + T02 5 e
4
T
1
2
0
(8.33)
0
2
0
Separando inoltre il modulo e la fase del termine esponenziale si perviene con semplici
calcoli all'espressione nale seguente:
! ( 2)
T ( t ; l=v g (!0 ))
1
0
vB (t) = T (l) exp ;
2
z=0
t
z=l
Fissate le caratteristiche della bra e del ricevitore, ci si puo porre il problema di scegliere
la durata degli impulsi trasmessi in modo da massimizzare BT max. La gura (8.9) mostra
il graco di BT max(T0 ). Si puo spiegare facilmente la forma del graco. Se T0 e piccolo
la distanza di raddoppio ld e piccola, quindi il bit rate deve essere molto basso se si vuole
evitare l'interferenza intersimbolica. Al contrario, se T0 e grande la distanza di raddoppio
x8.5 { Linee di trasmissione ideali disadattate 141
BTmax
T0opt T0
Rg l
+
(t) Z∞ , v RL
A B
Figura 8.10 Circuito elementare, comprendente una linea ideale disadattata
dove
VB (!) = VB+ (1 + ;B ) = VA+ exp(;j! ) (1 + ;B ) (8.42)
e
VA+ = 1 +VA; = 1 +1; Z Z+A R E (!) (8.43)
A A A g
dove E (!) e la trasformata della tensione a vuoto del generatore e(t) e = l=vf e il
tempo di transito sulla linea. Le espressioni precedenti comprendono sia impedenze sia
coecienti di ri
essione. E' conveniente eliminare le prime per ottenere un'espressione
omogenea.
Poniamo dunque
Rg = Z1 11 ;+ ;g
;g Z A = Z1
1 + ;A
1 ; ;A (8.44)
dove ;g e il coeciente di ri
essione di tensione dell'impedenza interna del generatore.
Si puo direttamente vericare che vale la relazione
ZA = 1 ; ;g 1 + ;A (8.45)
ZA + Zg 2 1 ; ;A;g
e, ricordando che ;A = ;B exp(;j 2! ), la (8.42) diventa
VB (!) = E (!) 1 ;2 ;g (1 + ;B ) exp(;j! ) 1 ; ; ; exp(
1
;j 2! ) (8.46)
g B
Si noti che, per le ipotesi fatte su carico e generatore, ;g e ;B non dipendono dalla
frequenza. Per calcolare la antitrasformata si possono ora seguire due strade alternative
che permettono di scrivere la soluzione in due forme radicalmente diverse. La prima
mette in evidenza l'aspetto dinamico del fenomeno, la seconda produce una descrizione
in termini di risonanze, ossia di stati stazionari.
Il diagramma a traliccio
Consideriamo l'ultima frazione nella (8.42) e osserviamo che essa si puo sviluppare col
teorema del binomio:
(1 ; ;g ;B exp(;j 2! ));1 = 1 + ;g ;B exp(;j 2! ) + ;2g ;2B exp(;j 4! )+: : : (8.47)
144 8 { Linee di trasmissione nel dominio del tempo
Rg
+
(t)
+
e(t) ZL
A B
z
1-Γg e(t)
2
ΓB
Γg
ΓB
Γg
0.5
VL(t) (nat)
-0.5
-1
0.5
VL(t) (nat)
-0.5
-1
A C B
z
τC 1-Γg
(1+ΓB)e(t-τ)
2
1-Γg
ΓB(1+Γg)e(t-2τ)
2
1-Γg
ΓgΓB(1+ΓB)e(t-3τ)
2
ℜe ω
Se supponiamo che E (!) sia una funzione priva di singolarita al nito (funzione intera),
il che accade se e(t) ha durata limitata, allora non vi sono altre singolarita e la risposta
vB (t) si puo scrivere
X X1
+
vB (t) = 2j Res(Integranda; !n) = 21 (1 ; ;g ) (1 + ;B ) E (!n)e+j!n(t; )
n n=;1
(8.58)
x8.5 { Linee di trasmissione ideali disadattate 149
Z∞ C RL