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Bonsai
& Suiseki
magazine
Novembre 2009
Anno I - n.11
Bonsai&Suiseki magazine
十
11
BONSAI & SUISEKI MAGAZINE: THE FIRST OPEN-MAGAZINE
We think this self-made journal is destined to be for the elite, a precious icon only for a few. It is not meant to be for
many, we are not interested in the number of readers, but in quality as bonsai and suiseki are products of excellence.
It is not in competition with any other magazine on the market because owing to its features, it has no competitors,
no market, no editors and therefore it is in the condition of being independent of the economic power that regulates
every mechanism and affects thought in modern society. This is a magazine whose sole and basic interest lies in the
best qualified dissemination of bonsai and suiseki. We will define this journal with the English term “fanzine, which
translated into Italian as “rivista amatoriale/amateur magazine“ comes from the contraction of the English words
fan and magazine It is linked to do-it-yourself practice also thanks to the possibility of printing color copies at a cost
of only a few cents. A fanzine is a real organ of independent press, as an alternative to so-called mainstream publish-
ing. This magazine is still growing in terms of content and graphics; it is not static: each issue varies depending on the
articles and reports that the Editorial Committee decides to publish. It is the first magazine to offer equal space and
dignity to suiseki, with the aim of giving it a greater dissemination. From a structural-organizational point of view, the
magazine is directed by IBS Instructor Antonio Ricchiari which cooperates with an Editorial Committee composed of
IBS Instructors, Luca Bragazzi, Luciana Queirolo, Antonio Acampora, and Carlo Scafuri who are also in charge of the
entire editorial process and of external relations. The magazine is an informative, scientific and technical instrument
open to all and this flexibility has given it a work in progress quality that other organs of specific sector media do not
possess. So, this magazine has developed various forms of assistance for its readers. The context in which such a
collaboration operates implies that the Editorial Committee is committed to develop continuously the “containers”
of the topics, that the reader is willing to take part in the magazine, and that the staff is ready to stake the whole ap-
proved communication system for it. A non rhetorical place for bonsai and suiseki ,therefore, implies that the reader
must be ready to play along with it: it is no longer the plant or the stone to be the aesthetic pole, but the rapport, the
way we look at the things will introduce us to the work of art itself, as is hinted in the aphorism by Tzara “poetry will
resemble you”. The strength, therefore lies in the initiative that has made the magazine tangible and real, the ways in
which its visibility has risen remarkably since issue Number One and especially the play of dis-positions of the range of
coverage which we have put in an ordinary context through an extraordinary medium: that is online communication.
l concetto di saggezza come norma di vita viene assunto in un senso tutt’affatto immanente:
quello, cioè, di una saggezza intesa come arte di trascorrere la vita nel mondo più gradevole
possibile e più felice.
Nella vita vi sono, secondo Arthur Schopenhauer, i piaceri che egli chia-
ma della sensibilità: contemplare, pensare, sentire, poetare, dipingere
o scolpire, fare musica, leggere, meditare, inventare, filosofare e noi
aggiungiamo: fare bonsai e cercare pietre perché è questa l’esperienza
che viviamo.
Il valore, il livello, la durevolezza di ciascuna di queste specie di piaceri
si prestano a considerazioni di vario genere, che lasceremo fare al
lettore. Sia comunque chiaro ad ognuno che il nostro piacere e la
nostra felicità saranno tanto più grandi quanto è più nobile la qualità
dell’energia da cui sono informati. Cosa significa questo preambolo.
Che questo genere di piaceri a noi che abbiamo messo in piedi per di-
letto e grande passione una pubblicazione del genere, viene proprio da ciò che abbiamo creato
e dal modo in cui questa iniziativa si sta facendo davvero grande.
Il guaio, per tutti i filistei che ci osservano di soppiatto e sott’occhi, è questo: i valori ideali non
sono fonte, per loro, di alcun diletto. Per sfuggire alla noia ed inseguire le loro miserie dettate dai
beni materiali, hanno sempre bisogno delle realtà. E le realtà o si esauriscono presto, e allora,
anziché dilettare, stancano, o provocano ogni sorta di mali. I valori ideali, invece, sono inesau-
ribili e, per loro natura, innocenti ed innocui.
In tutto questo discorso sulle nostre qualità personali che contribuiscono alla nostra felicità vor-
rei inserire due fatti che ci lusingano e ci soddisfano: la collaborazione al magazine di Massimo
Bandera e un accordo con la BCI nella persona del suo Presidente, che prevede una collabora-
zione con la rivista di questo organo internazionale. Queste adesioni di aggiungono a quelle già
siglate con Sandro Segneri e la sua Scuola, Michele Andolfo ed il Gruppo Crespi con la rivista
Bonsai & News.
Questi nomi testimoniano il successo del Magazine, la politica corretta volta ad una collabora-
zione allargata, l’interesse comune alla diffusione del bonsai e del suiseki con professionisti seri
e preparati.
Continuiamo dunque a volare in alto! E’ questa una realtà alla quale i filistei non si vogliono
rassegnare … malgrado le evidenze!
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Bonsai
& Suiseki magazine
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Ideato da:
Luca Bragazzi, Antonio Ricchiari, Carlo Scafuri
Direttore:
Antonio Ricchiari - progettobonsai@hotmail.it
Caporedattore: 10
Carlo Scafuri - carlo_scafuri@fastwebnet.it
Art directors:
Salvatore De Cicco - sacedi@yahoo.it
Carlo Scafuri
Impaginazione:
Carlo Scafuri
Comitato di redazione:
Antonio Acampora - acampor@alice.it
Massimo Bandera - mb@massimobandera.it
Luca Bragazzi - tsunamibonsai@tiscali.it
Luciana Queirolo - pietredarte@libero.it
Antonio Ricchiari
Carlo Scafuri
Sandro Segneri - info@bonsaicreativo.it
Redazione:
Daniele Abbattista - bestbonsai@gmail.com
Sandra Guerra
Giuseppe Monteleone - alchimista.vv@tiscali.it
Dario Rubertelli - iperdario@yahoo.it 104
Pietro Strada - info@notturnoindiano.it
Marco Tarozzo - marco.tarozzo@tiscali.it 64 42
Hanno collaborato:
Armando Dal Col - armando.haina.dalcol@tele2.it
Antonio Defina
Giuseppe De Vita
Gian Luigi Enny - ennyg@tiscali.it
Paolo Fugali
Giuseppe Messina
Giancarlo Pezzone 79
Edoardo Rossi - edoardorossibonsai@libero.it
Elisabetta Ruo - best22@alice.it
Francesco Santini - santini.francesco@virgilio.it
Anna Lisa Somma - annalisasomma@gmail.com
M. Takahashi - Bonsai&News - info@crespieditori.com
Axel Vigino
In copertina:
Luciana Queirolo
Roberto Smiderle
Daniela Schifano
Sito web:
http://bonsaiandsuisekimagazine.blogspot.com
Indirizzo e-mail:
bonsaiandsuisekimagazine@gmail.com
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del diritto d’autore applicabile (in particolare, alla Convenzione di Berna ed alla L. 633/1941 e successive modifiche). L’accesso al Magazine non consente il diritto di appropriarsi,
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il diritto di potere utilizzare il materiale concesso. La pubblicazione di articoli sul Magazine presuppone la conoscenza e l’accettazione di questo Disclaimer Legale.
>> Dal mondo del Bonsai & Suiseki
06 Il giardino giapponese. Scenografia paesaggistica
rappresentata in piccolo spazi di G. L. Enny
10 La crisi, la scuola e il sogno di F. Santini
14 Il giardino di Giovanni Genotti di A. Defina
>> Bonsai-do: pratica e sapere
20 SHU HA RI - i livelli della via di M. Bandera
>> Mostre ed Eventi
24 Congresso NBSKE di E. Rossi
28 Festival del bonsai di Imperia di G. Pezzone
31 Una giornata come le altre di M. Tarozzo
>> Dalle pagine di Bonsai&News
35 Da pianta a bonsai di M. Takahashi
>> In libreria
95 38 Man Lung Penjing di A. Ricchiari
Il giardino giapponese:
scenografia paesaggistica
rappresentata in piccoli spazi di Gian Luigi Enny
La crisi, la scuola e
il sogno
se non fosse stato per la crisi non avrei realizzato un sogno, se non
fosse stato per la scuola non sarei mai stato in grado di realizzarlo!
di Francesco Santini
P
urtroppo, come molti, an- c’è uno dei luoghi storici del bonsai: il
che io faccio parte delle centro bonsai Franchi. È sarà proprio
vittime di questa crisi eco- qui dove inizierà il mio nuovo lavoro
nomica che hanno perso il (o sogno!?): la gestione del museo
proprio posto di lavoro. “Costantino Franchi” e degli esem-
Impiegato con la passione plari del centro “Nara Franchi”!
del bonsai, e con il non troppo incon- Integrando e affiancando il
fessato sogno di fare bonsai per pro- prezioso lavoro di Lorenzo Agnoletti,
fessione. Due sono le cose che so fare mi occuperò del mantenimento di
un po’ nella vita: il ragioniere e il bon- queste stupende piante.
saista. Mi armo di coraggio e vado a Non ci sono parole per de-
fare quello che non ho mai fatto in 38 scrivere quello che si prova, ma bas-
anni: chiedere lavoro! terebbe guardare il mio sorriso stam-
Ma questa volta rinnego pato sulla faccia per capirlo! Essere al
l’ufficio e ascolto il mio cuore, e la posto giusto nel momento giusto...
fortuna è lì pronta a sorridermi… la fortuna ci vuole!
e lo fa attraverso la figura di Nara Adesso mi aspetta un lavo-
Franchi. Una persona dai modi di fare ro stimolante ma impegnativo. Ma
degna di suo padre. Buon sangue la mia soddisfazione non si limita a
non mente! A 30 minuti da casa mia questo ma va oltre: la consapevolezza
H
o provato a chiedermi, Ma, al di là di tutto, in questi
cercando anche di imma- “spazi limitati”, dove l’uomo si lega
ginare, come il giardino alla vita della natura, il connubio che
privato di un bonsaista dovrebbe crearsi è una “semplice”
possa presentarsi. Se penso a quello questione d’amore. Un profondo e
di un noto maestro e/o collezionista, personale amore che si fonde nella
la cosa diventa ancor più difficile. semplicità della natura stessa.
Gli “ingredienti” per realiz- Questo luogo, creato per
zarlo sono veramente tanti, poiché deliziare l’animo umano, avvicinan-
i gusti personali sono i più svariati, dolo anche alla natura, dovrebbe ri-
come del resto le specie di piante: la fletterne la sua vastità.
natura è immensa. Non è facile trovare un simile
Buongiorno a tutti.
Su invito della direzione sono lieto di scrivere articoli in questo magnifico magazine, vera avanguardia
nell’editoria bonsai. La rubrica “Bonsai-do: pratica e sapere” racconta il metodo dell’apprendistato giapponese,
il KUDEN, in questo caso per la via bonsai, attraverso la personale esperienza con il mio maestro Masahiko
Kimura, dal 1993 ad oggi. Il grande maestro non ha certo bisogno di presentazioni, anche se sui miei siti in
internet trovate molte informazioni su di lui, ma la cosa interessante è proprio il viaggio attraverso una espe-
rienza classica, dove non perdo occasione per raccontarvi il fascino del Giappone e la bellezza della natura.
Come ricordo mi disse una volta un mio carissimo amico quando gli dissi il nome del mio maestro: “Kimura è il
maestro di tutti!” Conto proprio su questo fatto per condividere con voi una avventura straordinaria.
SHU - HA - RI
i livelli della via
di Massimo Bandera
L
’ esperienza vissuta quella notte col maestro è un
“
pilastro della esperienza artistica ed estetica del-
Durante la notte il maestro era solito la cultura giapponese, è lo SHU-HA-RI, osserva
creare opere importanti chiuso in labo- la regola, rompi la regola, allontanati e le regole
ratorio e da solo. Quasi mai permette spariscono.
agli allievi di vedere, ma quella notte, SHU deriva dal verbo “Mamoru”, vuol dire pro-
di plenilunio, c’era molta luce, e il mae- teggere, osservare, osservare una regola, obbedienza
stro mi permise di entrare e guardare quindi nei confronti delle regole tramandate, non si può
in silenzio. Creò un bonsai magnifico, cioè partire da ignoranza o spontanea innocenza, ma dalle
un Tasso millenario, e alla fine mi disse:
”
regole, ben osservate e applicate. Si tratta della fase di
”Devi superare la regola!” comprensione tecnica,della presa di coscienza della tradi-
zione. Il maestro mostra la tecnica, l’allievo osserva atten-
tamente la gestualità e la riproduce, facendo i bonsai come
Massimo Bandera nasce nel 1967 e nel 1978 si avvicina al mondo del bonsai; per descriverlo pos-
siamo dire che egli è prima di tutto un uomo di cultura (vanno ricordati i suoi studi letterari e filosofici oltre
a quelli dell’arte e delle scienze), che usa la via del bonsai per produrre Arte. Appassionato delle arti e della
cultura giapponese, è stato ammesso, nel 1999 a visitare la collezione dell’Imperatore del Giappone.
Nell’anno 2000 fonda la “Fuji Kyookai Bonsai”,
la sua scuola di avanguardia bonsai che in questo
momento ha due sedi, una in Italia, a Nole in
provincia di Torino, e una a Marbella in Spagna.
Nell’anno 2002 pubblica i primi volumi
dell’Enciclopedia del Bonsai, dove ha raccolto i
suoi insegnamenti riguardanti la coltivazione, la
tecnica e l’estetica.
Negli ultimi anni sono innumerevoli i
suoi articoli pubblicati da riviste del settore, e la
sua ultima fatica letteraria ha la prefazione del
grande maestro Masaiko Kimura che riconosce
Massimo come uno dei suoi allievi prediletti.
Massimo Bandera, che da tre anni è i-
struttore IBS, è docente della Bonsai Creativo
School-nella sessione accademica, dove inse-
gna estetica e cultura giapponese; da quest’anno
è anche membro del direttivo del BCI.
foto di Antonio Attini
SHU-HA-RI. I livelli della via
- Massimo Bandera - 23
>> Mostre ed eventi
4° Congresso Nazionale
Nippon Bonsai Sakka Kyookai Europe di Edoardo Rossi
N
ei giorni 18-21 settembre La manifestazione di
2009 si è svolto presso il quest’anno ha visto la partecipazione
Museo degli Usi e Costumi del maestro Kunio Kobayashi, im-
della Gente Trentina di San portante personalità del mondo bon-
Michele all’Adige (TN) il IV Congresso saistico internazionale, ben cono-
Nazionale della Nippon Bonsai Sak- sciuta dal pubblico italiano.
ka Kyookai Europe, in collaborazione La sua presenza e la grande
con l’Associazione Trentina Bonsai. disponibilità durante le dimostrazio-
Lo scopo della manifestazio- ni e i seminari hanno contribuito in
ne biennale, che si alterna al con- maniera decisiva al successo della
gresso europeo “Sakka Ten Autumn manifestazione. Nel seminario pra-
Trees“ è di consentire ai nostri soci tico del venerdì i dieci partecipanti
di incontrarsi in un contesto piace- hanno potuto confrontarsi con il
vole, durante il quale si possano Maestro, studiando un progetto
condividere le esperienze personali per l’impostazione di un albero di
e approfondire tematiche relative al loro proprietà. Secondo gli scopi
bonsai con il contributo di tutti i soci, dell’Associazione, le dimostrazioni
degli esperti invitati e del Maestro devono avere una funzione didattica,
giapponese che ogni anno abbiamo infatti gli alberi scelti per le lavorazio-
l’onore di ospitare grazie alla colla- ni, appartenenti a soci effettivi che
borazione con la casa madre Nippon hanno affiancato il Maestro come as-
Bonsai Sakka Kyookai. sistenti (Bruno Mazza, Adriano Nalon,
L’associazione internazionale Nippon Bonsai Sakka Kyookai Europe nasce per volere della Nippon Bon-
sai Sakka Kyookai Japan su richiesta del Maestro Hideo Suzuki, che identifica in alcuni interlocutori
europei i partner adeguati per divulgare in Europa le antiche tradizioni della cultura giapponese legata
al bonsai.
L’Associazione viene fondata ufficialmente nel novembre del 2000, durante la manifestazione “Aki
Ten” promossa dal Bonsai Club Brixen a Bressanone, alla presenza del Presidente della Casa Madre,
Maestro Tomio Yamada e del Maestro Hideo Suzuki.
Ad essa aderiscono coloro che ne condividono gli obiettivi.
Poiché per noi occidentali molti aspetti del bonsai non sono comprensibili se non attraverso un ap-
profondimento della cultura da cui esso deriva, l’Associazione organizza delle attività che riguardano
non solo lo studio delle tecniche di coltivazione, ma anche dell’esposizione di bonsai e suiseki in un
tokonoma ed in una mostra, la calligrafia, la cerimonia del tè, la ceramica ecc.
Dato lo scopo didattico dell’Associazione, viene esclusa dalle attività la competizione in qualsiasi for-
ma.
di Giancarlo Pezzoni
I
l 26 e 27 Settembre si è svolto l’oramai “clas- veder esibirsi: Isao Omachi (rivelazione al con-
sico” appuntamento del “Festival del Bonsai gresso BCI-IBS di Saint Vincent 2008) con il suo
a Imperia”. Anche quest’anno, la voglia di assistente Sakurai Takashi (astro nascente del
fare bonsai in piazza, è stato un successo. bonsaismo giapponese), Marco Invernizzi (che
Ribadiamo il concetto che la nostra arte ha anche fatto da traduttore ai 2 colleghi giap-
debba essere svolta a contatto con il pubblico ponesi); Aurelio De Capitani (grande esperto
che non la conosce; il rinchiudersi in un hotel, italiano di shohin).
in un centro congressi, il far pagare il biglietto Naturalmente in piazza, oltre al mercati-
per assistere alle dimostrazioni non fa che al- no di vasi, bonsai, yamadori ed affini, quest’anno
lontanare i “curiosi” che sono la nuova linfa di con il nuovo record di 20 espositori, ci sono stati
cui hanno bisogno i bonsai club. E fare bonsai in degli eventi collaterali offerti, dall’Ufficio al Tu-
mezzo alla gente, dimostrando cosa facciamo e rismo di Imperia, ai tanti bonsaisti venuti da
come amiamo le nostre piante, aiuta a combat- tutta Italia.
tere i pregiudizi legati alle tecniche utilizzate Abbiamo così potuto ammirare la giap-
nella nostra arte. ponese Setsuko con la sua performance “SING-
La manifestazione, nata dalla collabo- ING ACTION” azione cantata, fusione di teatro,
razione tra il Drynemetum Bonsai Club, il Co- canto, musica e arte calligrafica, l’artista Fran-
mune di Imperia e l’Oleificio Isnardi, godeva cesco Giorda con il suo spettacolo di piazza
anche quest’anno dei patrocini della Provincia comico alquanto informale “C’è chi scende …
di Imperia, dell’I.B.S., dell’U.B.I., dell’autorevole C’è chi sale”, l’Arte Marziale Cambogiana KAN-
Consolato del Giappone in Italia e della Camera DAL presentata dal Caposcuola Mondiale (Ketu-
di Commercio e Industria Giapponese in Italia. Dhātr) Maestro Umberto Pettarin 10° Dan con il
Per la prima volta abbiamo avuto l’onore Maestro Mario Taddei 8° Dan e dalla loro equipe
di ricevere il Signor Naotaka SAKAGUCHI Con- tecnica.
sole Generale aggiunto del Consolato giap- Infine la presenza della soprano Megumi
ponese di Milano. Akanuma, ambasciatrice della cultura Giap-
L’esposizione di circa 40 Bonsai di ponese in Italia, maestra di SHODO (scrittura
livello internazionale è stata arricchita da giapponese) ed esperta di origami, vestita nel
un’esposizione di suiseki dei maggiori esperti tipico kimono giapponese, ha divertito i bam-
italiani e stranieri. bini ed incuriosito gli adulti.
Abbiamo avuto l’onore ed il piacere di
Maggiori informazioni ed ulteriori foto della manifestazione le potete trovare sul sito www.festivaldelbonsai.it
v i e w
preBonsai Creativo
and
friends
36 Da Pianta a bonsai
- Mitsuo Takahashi -
Da Pianta a bonsai
- Mitsuo Takahashi - 37
>> In libreria
Q
Wu Yee, Hong Kong, 2002 uesto che definirei un testo prezioso non è in vendita o,
per lo meno, non fa parte dei normali circuiti librari. E’ una
e-mail:
hongkong@manlungpenjing.org riedizione di un libro oramai passato alla storia del bonsai,
curato da Wu Yee nel 1969, il quale pubblicò 200 foto di pen-
jing con il titolo “Man Lung Artistic Pot Plants” con una tiratura di 10.000
copie.
A quella edizione ne seguì un’altra nel 1976, arricchita di un para-
grafo che riguardava la storia e l’evoluzione del penjing. Questa secon-
da edizione coincise con il pensionamento dell’autore dalla Wing Lung
Bank. Tutti i volumi vennero donati al Baptist College (poi chiamata
Baptist University) che si occupò della vendita ad un prezzo simbolico.
Le duecentoquaranta pagine che compongono il libro sono
quasi tutte di foto di esemplari, quindi è un testo tutto da sfogliare, da
guardare e riguardare per percepire lo stile del penjing, per carpirne le
peculiarità di ciò che è stato antesignano al bonsai. Insomma, un testo
che ogni bonsaista dovrebbe guardare e studiare a fondo perché è si-
curamente, dal punto di vista estetico, un completamento alla forma-
zione di ognuno di noi.
Il libro è impreziosito da una custodia e devo dire che è molto
bello anche da guardare e accuratamente rifinito.
Ho incluso l’indirizzo mail perché, chi fosse interessato a repe-
rirlo, si può mettere in contatto.
Il Buddhismo Zen
di Antonio Ricchiari
P
remetto che credo nell’universalità di un Dio e sale del buddhismo-zen sta in questa capacità di com-
non in un Dio maggiore o un Dio minore, in un Dio binare la pace del Nirvana con l’attività della battaglia e
vincente o in uno perdente. In questo incrocio le attività comuni della vita quotidiana.
di religioni che divide l’Occidente dall’Oriente, Vi sono delle analogie tra la dottrina Ch’an ed il
emerge il Buddhismo-Zen, una non-religione, un modo Tantrismo, in speciale modo con la scuola Sahajayana
di vita ed arte dell’Oriente Estremo. che dava rilievo alle tecniche di meditazione e ai mezzi
Il termine Zen in occidente è sicuramente fami- atti a svegliare l’intuizione spirituale mediante enigmi,
liare. In effetti lo Zen ha avuto molta influenza su molte paradossi e immagini materiali, evitando di attenersi a
tradizioni giapponesi che colpiscono molto la nostra cu- nessun dogma rigidamente definito.
riosità. E’ probabilmente la corrente più mistica del Bud- Importante è la figura di Bodhidharma in quanto
dhismo, fu introdotto in Cina nel VI sec. e arrivò in Giap- legame con la tradizione indiana. Si tramandava infatti
pone nel XII sec., dove divenne la religione dei samurai. che Sakyamuni (Budda) aveva rivelato a Mahakasyapa
Sottolinea l’indivisibilità del Buddha da tutto ciò che e- la dottrina segreta trasmessa poi da patriarca a patriarca
siste: l’uomo quindi può e deve raggiungere, già in questo per via orale fino ad arrivare appunto al Bodhidharma.
mondo, l’unità con la divinità. Ciò può avvenire solo La sua figura fu sempre dipinta dagli artisti cinesi e giap-
tramite un’Illuminazione interiore, istantaneamente, in ponesi “come un fiero vecchio , con una lunga barba nera
condizioni eccezionali, provocate anche da stimoli fisici, e grandi occhi dallo sguardo penetrante.” Ancora oggi nei
poiché la verità non può essere raggiunta razionalmente, monasteri zen la pratica di samu (lavoro) è una compo-
né può essere espressa in concetti. nente basilare per la crescita spirituale dei praticanti.
Uno degli stimoli preferiti, in tal senso, è il senso Il buddhismo-Zen, descritto in parole, ha molte
del bello che include l’ikebana, la poetica e quasi religiosa cose in comune con altre religioni e filosofie: le idee di
cerimonia del tè, la sobria raffinatezza e la tranquilla sem- povertà, di libertà, di adesione alla realtà e diretto con-
plicità dell’architettura della casa, l’arte del giardinaggio tatto con essa. Mentre è destino di quasi tutte le reli-
ed il bonsai, l’opera dei pittori Sung, Sumiye e Kano. Il gioni allontanarsi, nel tempo, dallo spirito dei loro primi
controllo della respirazione è una tecnica fondamentale. seguaci, esso è riuscito a tener vivo questo spirito sino ad
In questa scuola il monaco può avere famiglia. oggi. Dopo oltre 1400 anni non è degenerato in mero filo-
Dall’altra parte produsse la tecnica del ju-jutsu e sofismo né in una formale osservanza di precetti di cui si
del kenjutsu nella scherma, ed i rigorosi principi del bushi- sia perso il significato originario.
do, il codice cavalleresco dei samurai. L’aspetto parados- Gli Occidentali valutano una religione in base
Il Buddhismo Zen
- Antonio Ricchiari - 39
alla sua capacità di portare armonia nel complesso della l’esistenza di esseri superiori, in ogni caso di un certo sta-
società, di migliorare le condizioni sociali delle masse, to superiore dell’essere; crediamo agli oracoli, ai presagi,
di raggiungere uomini di ogni sorta e condizione e farsi all’interpretazione dei sogni, alla reincarnazione. Ma queste
comprendere da essi. Ma le religioni dell’Oriente non fu- credenze per noi sono certezze, non cerchiamo in alcun
rono intese, in origine, come religioni di massa, e quando modo di imporle agli altri Lo ripeto: non vogliamo convertire.
lo sono diventate non hanno più nulla a che vedere con il Il buddhismo si applica anzitutto ai fatti. E’ un’esperienza,
primitivo insegnamento: L’Oriente infatti non considera un’esperienza personale.” (La compassione e la purezza,
la saggezza come un valore che va distribuito indiscrimi- ed. Rizzoli, Milano, 1995).
natamente a tutti, ma come un retaggio dei pochi che Contrariamente alla quasi totalità delle religioni,
sono riusciti a capirla e ad applicarla nel modo corretto. soprattutto di quelle monoteistiche, costruite su una
Il buddhismo offre una via alla tolleranza, ha sem- fede che non sollecita il ragionamento, spesso chiamata
pre avuto vocazione di universalità opponendosi agli dèi “cieca”, il Buddhismo si concentra sui fenomeni che pos-
protettori di un solo popolo; si rivolge a tutte le donne e siamo vedere, toccare e comprendere. Il termine sanscri-
agli uomini ma non allo stesso livello e allo stesso modo. to sraddhā, che si traduce con fede, significa “fiducia nata
Il Dalai Lama afferma che “noi riconosciamo dalla convinzione”.
40 Il Buddhismo Zen
- Antonio Ricchiari -
venerdi 13 novembre 15.00 Visita al giardino dell’AndolfoBonsai Studio
14.00 - 18.00 Allestimento mostra 17.30 Chiusura mostra
20.30 Cena di benvenuto
domenica 15 novembre
sabato 14 novembre 09.30 Apertura mostra
9.30 Inaugurazione mostra
11.00 - 12.30 “Un progetto per voi” soluzioni tecniche e pro-
gettuali per il vostro bonsai a cura di Michele Andolfo
10.00 - 17.00 Dimostrazione di tecniche bonsaistiche a cura
12.30 - 14.00 Pausa pranzo
degli studenti della scuola
15.00 Visita al giardino dell’AndolfoBonsai Studio
12.30 - 14.00 Pausa pranzo
17.30 Chiusura mostra
>> La mia esperienza
Lavorazione e restyling di
un vecchio olivastro yamadori
di Paolo Fugali
L
a pianta descritta nell’articolo è un vecchio oli-
vastro raccolto più di quindici anni fa presso un
dirupo di montagna. Allora il mio occhio di bon-
saista non era così smaliziato come adesso, ed
una semplice base larga fu il motivo principale che mi in-
dusse all’espianto.
Mi piace definire questa pianta una “pianta da
studio”, poiché su di lei ho fatto tanti esperimenti, prima
di procedere con altre lavorazioni su su piante più impor-
tanti. Ritengo comunque il risultato di questi studi inte-
ressante, e voglio raccontarvelo, spero senza annoiarvi.
Raccolta la pianta, e direi anche salvata dai fre-
quenti incendi che si sviluppano dalle mie parte in estate,
l’olivastro fu piantato in pieno campo, poiché al tempo
lavoravo a Milano. Circa cinque anni fa l’espianto dal
campo, e la messa a dimora in vaso di coltivazione.
Dopo due anni di attecchimento ho iniziato un
primo step di lavori. Lavorare la chioma non era ancora
il caso, visto che c’era ancora poco materiale da impo-
stare, così decisi di puntare sul piede, che permetteva
lavorazioni decisamente più azzardate. Con l’aiuto di una
fresatrice elettrica professionale (30.000 giri/m), iniziai a
lavorare il legno della pianta che ho riportato nel disegno,
perché non esistono documenti fotografici dello stato di finale di circa tre ore di lavoro.
fatto iniziale. Il timido approccio iniziale svanì presto, Il legno è stato trattato con liquido jin che, da
quando notai che la legna che avevo intaccato era già buon chimico, preparo personalmente aggiungendo an-
secca. che un po’ di polvere di ossido di titanio per migliorare
Ad onor del vero le due vene vive che si notano l’effetto sbiancante. Il tutto è stato poi trattato con il
nelle foto non sono il frutto di un attento studio di pro- fuoco di un piccolo cannello, per dare il senso del vecchio
getto iniziale, ma frutto della naturale reazione della ricreando i chiaro scuri del bianco, che altrimenti risulte-
pianta, e una lavorazione della legna secca mirata alla rebbe altrimenti poco credibili.
ricerca delle parti vive. L’anno successivo la prima impostazione della
Quello che potete vedere nelle foto è il risultato chioma mirata anche ad abbassarne l’altezza.
Cedro
“il solitario”
di Giuseppe Messina
A
cquistai questo cedro nel 1987, si presentava
come un grosso cespuglio. A quel tempo non
possedevo una grande tecnica bonsai perché
ero agli inizi, cercai quindi di coltivarlo al me-
glio, pulendo i rami secchi e contenendo la vegetazione
nelle parti apicali con continue cimature.
Il cedro si presentava nel classico mastello da
vivaio da 50 cm di diametro e la base non era visibile. Al
momento del rinvaso si presentò però un problema al
nebari di non facile soluzione. Le radici, cresciute in una
terra molto argillosa, si erano sviluppate in dimensione
e profondità, assumendo l’aspetto tentacolare di un po-
lipo. Mi resi conto allora che l’unica soluzione era una
margotta, già... ma una margotta di conifera non è cosa
di tutti i giorni....
Così, mentre pensavo (senza decidermi) a come
effettuare a margotta, il cedro rimase in stand-by per al-
cuni anni. 1
L’illuminazione avvenne dopo un workshop con
Sandro Segneri. La pianta mi appariva veramente bella,
e ragionando sulla conformazione delle radici superficiali
(la pianta aveva due radici opposte molto più grandi delle
altre) dissi tra me e me “se indebolisco le radici più grandi,
per una questione di equilibrio energetico le radici più picco-
le saranno costrette ad aumentare il loro sviluppo per poter
sostenere le richieste della pianta....”.
Scriverlo adesso è facile, ma in quel momento 2 3
non avevo nessuna certezza e soprattutto avevo una
paura folle di danneggiare una pianta alla quale tenevo Tramite una rete metallica ho realizzato poi una
molto. sorta di contenitore aggiuntivo, che ho riempito con della
Nel 2007 iniziai i preparativi per la margotta. perlite. La perlite è un prodotto inerte e di origine vulca-
Dalle grosse radici asportai, con un seghetto pulito e di- nica che trova vari impieghi, dall’edilizia al florovivaismo,
sinfettato, due pezzi di legno a forma di cuneo, per circa alleggerisce i terricci e favorisce l’emissione delle radici
1/3 del diametro delle radici. Una leggera spennellata di e i taleaggi (per altre info su substrati e perlite scarica
mastice liquido e poi, dopo aver bagnato con uno spruz- Bonsai&Suiseki magazine - Febbraio 09).
zatore, cosparsi la zona dei tagli con sfagno, un muschio Nel marzo 2009 la pianta è stata rinvasata in
a fibra grossolana che viene particolarmente utilizzato un vaso da coltivazione in cemento. Prima del rinvaso
per le margotte avendo la capacità di trattenere l’acqua ho fatto dei sondaggi nel pane radicale della margotta,
favorendo la radicazione. Trova altri impieghi nel vi- che hanno confermato una notevole emissione di radici
vaismo come substrato per piante tropicali e epifite tipo nuove.
bromeloacee e orchidee. Prima dell’utilizzo è stato bol- Dopo aver svasato il cedro dal vaso di coltivazio-
lito per sterilizzarlo da insetti e eventuali residui di muffe ne originario, ho eliminato il 90% del vecchio pane radi-
e/o funghi. cale, ecco la sequenza del lavoro eseguito.
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8 9
1. Nebari disarmonico.
2. Taglio della radice di sinistra.
3. Taglio della radice di destra.
4. Inserimento dello sfagno.
5. Riempimento con perlite
6. Svaso e controllo emissione nuovo
apparato radicale.
7. Taglio delle grosse radici con seghetto.
8. Appiattimento del taglio con tronche-
si e tenaglie.
9. Protezione del taglio con mastice giap-
ponese.
10. Rinvaso in pomice e perlite
11. Progetto realizzato da Francesco
Santini
Per quest’anno non sono
previsti altri lavori se non quelli stret-
tamente necessari al contenimento
della chioma. Prevedo di continuare
il progetto, tra un paio d’anni, con
l’impostazione suggerita dal virtual
disegnato da Francesco Santini (alias
‘Santafe’), che ringrazio! 10
Cedro “Il solitario”
- Giuseppe Messina - 47
>> La mia esperienza
11
I
l pino nero, come si sa, ha la caratteristica di avere Il periodo migliore, e meno rischioso, per otte-
aghi piuttosto lunghi, qualità non molto apprezzata nere la miniaturizzazione degli aghi nel pino nero è quello
nel Bonsai. Nelle mie sperimentazioni nel ridurre le che precede la spuntatura delle “candele” che si svilup-
dimensioni degli aghi nel pino nero ho usato varie pano in primavera. Quando queste iniziano a germoglia-
tecniche, alcune delle quali si differenziano moltissimo sia re generosamente si può intervenire tagliando tutti gli
dal pino silvestre, dal pino cembro, dal pino pentaphilla, aghi fino alla guaina, lasciando naturalmente intatte le
dal pino strobo pumila glauca e, naturalmente, dal pino candele, queste andranno spuntate una ventina di giorni
mugo. più tardi, le quali saranno cimate più o meno tutte della
In questo articolo non parlerò degli altri pini, ma stessa lunghezza per avere un’uniformità degli aghi.
solo del pino nero e del pino silvestre. Il primo di questi due grandi interventi può creare
Tecniche sul taglio degli aghi e delle candele sul pino nero
e sul pino silvestre - Armando Dal Col - 49
>> La mia esperienza
dei rischi se praticati su delle piante
deboli! Sarà la conoscenza diretta
della propria pianta che ci indicherà
se è in grado di sopportare il taglio
totale degli aghi, nel dubbio, ci-
mate SOLO le candele, e rimandate
l’operazione del taglio degli aghi più
vecchi a fine settembre fino a metà
ottobre. In questo modo non si cor-
reranno rischi, ma i risultati non sa- 1
ranno così eclatanti come quelli del
primo periodo.
50 Tecniche sul taglio degli aghi e delle candele sul pino nero
e sul pino silvestre - Armando Dal Col -
quando sarà stato trapiantato in vaso
bonsai le dimensioni degli aghi saranno
sicuramente più contenute.
12. Un altro anno è trascorso, e il pino
nero si presenta con la nuova vegetazi-
one. In questi dieci anni di permanenza
della pianta dentro una cassa di polisti-
rolo per essere poi interrata in piena terra,
ha permesso al pino di irrobustirsi molto e
di ingrossare la base del tronco per oltre il
50%.
13. Il pino nero visto nella sua possibile
parte frontale quando deciderò di trasfe-
rirlo in un vaso bonsai.
14. Pino nero, altezza 45 cm. Il taglio de-
gli aghi della pianta in vaso va effettuato
ogni tre anni. Come si ricorderà, il taglio
totale degli aghi sul pino in vaso deve
essere fatto su piante in perfetta salute.
L’evolversi degli interventi vanno verificati
scrupolosamente per vedere le reali possi-
bilità di reazione della pianta e, se pur con
precauzione, questa tecnica può portare a
degli eccellenti risultati.
15.Pinus nigra austriaca. Altezza 50 cm. Il
Pino nero visto alcuni anni dopo.
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13
15
Tecniche sul taglio degli aghi e delle candele sul pino nero
e sul pino silvestre - Armando Dal Col - 51
>> La mia esperienza
O
ra seguiamo alcuni inter- 16
venti su di un pino silves-
tre chiamato “Impera-
tore”.
Le tecniche sul pino silvestre
si differenziano rispetto al pino nero,
e più precisamente il taglio parziale o
totale degli aghi si effettua nel mese
di ottobre. Per quanto riguarda la
pinzatura delle candele non ci sono
grandi differenze poiché questa ope-
razione va effettuata regolarmente in
primavera quando le “candele” han-
no raggiunto più o meno i tre centi-
metri di lunghezza (ma se si desidera
avere una fioritura con la successiva
formazione delle pigne, la spuntatu-
ra delle candele richiede tempi di in-
terventi molto particolari!).
52 Tecniche sul taglio degli aghi e delle candele sul pino nero
e sul pino silvestre - Armando Dal Col -
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Tecniche sul taglio degli aghi e delle candele sul pino nero
e sul pino silvestre - Armando Dal Col - 53
>> A lezione di suiseki
L
tempo la mia ricerca) che, a partire
’Introduzione? Che siamo raccolto. Ma, come dice il noto esperto dalla fine del 1500, tagliati e lucidati,
qui, davanti allo schermo del Martin Pauli, non si fa suiseki sola- vennero usati per commesse di pietre
computer, Giuseppe ed io. mente raccogliendo pietre. Così, cercai dure nelle tarsie ed incrostazioni di
Da che parte si comincia? il modo di “tirare fuori” quei disegni mobili.
Quale il tema? I calcari marnosi a favore dell’osservatore... cosciente La Marna è roccia sedimen-
dell’Appennino tosco emiliano. che, per far questo, occorresse una taria costituita da calcare ed argilla in
profonda conoscenza del materiale parte all’incirca uguale, a grana media-
Giuseppe, racconta: “Andan- raccolto. Tali informazioni non mi fu- mente fine. A seconda dell’aumento
do in cerca di pietre interessanti lungo rono prontamente accessibili: impiegai della percentuale calcarea si passa
le sponde dell’Arno, attorno agli anni alcuni anni prima di riuscire a capire dalle marne calcaree, ai calcari mar-
’90, notai sul bagna asciuga alcune veramente quale materiale avessi tra nosi, sino ai calcari veri e propri, quan-
pietre ove l’acqua metteva in risalto le mani. (foto 1)”. do il calcare è presente al 95%” (ndr:
curiose figure. Subito mi entusiasmai e “Il nome Alberese è dovuto come nel palombino).
indirizzai la mia ricerca soprattutto in alla presenza, nei piani di stratificazio-
quella direzione (foto 2). Essendo i miei ne separabili per fissibilità, di figure di
terreni confinanti all’acqua, devo dire alberelli dendritici costituiti da micro-
onestamente che la mia ricerca è stata perline di manganese e venne usato, 1. Materiale sporco
oltremodo facilitata, accrescendo in sin dall’epoca romana, per la produ- 2. L’Arno a Figline
poco tempo la quantità di materiale zione di calce. 3. Paesaggio su pietra toscana lucidata
4. Pietra paesina
1
2
- Luciana: il calcare, dai toni “…La pietra alberese è di colore chiaro quasi bianco, ma può pre-
tra il biancastro, grigio, cremisi, az- sentare vene ed impurità color ocra, verdi-azzurrognole dovute alla
zurrino, subì (soprattutto nelle zone quantità dei minerali argillosi presenti, che spesso si manifestano nel
periferiche esterne) alterazioni cro- lungo periodo dopo la posa in opera.”
matiche a seguito dell’infiltrazione di
- Wikipedia
soluzioni ossidanti di ferro, manga-
nese e carbonato di magnesio.
Il connubio tra i delicati colori
del calcare e le nette linee degli albe-
relli dendritici di manganese, creano
paesaggi incantati che nulla hanno
da invidiare ai similari materiali im-
portati dalla Cina (foto 3).
Durante la mia piccola ricerca
conoscitiva sulle pietre di Giuseppe,
aiutata da internet, ho fatto questo
felice incontro: “La scrittura delle
pietre – Roger CAILLOIS”
by francescomarotta: http://reb-
stein.wordpress.com/2007/12/26/
la-scrittura-delle-pietre-roger-
3
caillois/#more-446
4
>> A lezione di suiseki
…” In ogni tempo, l’uomo ha cercato non solo le pi-
etre preziose, ma anche le pietre insolite, strane, quelle che
attirano l’attenzione per qualche irregolarità della forma o
per una certa significativa bizzarria di disegno o di colore.
Quasi sempre, è una somiglianza inattesa, im-
probabile e tuttavia naturale, che le rende affascinanti. Le
pietre, in ogni caso, posseggono un non so che di solenne,
di immutabile e di estremo, di imperituro o già finito.
Sono seducenti per un’intima bellezza, infallibile,
immediata, che non deve niente a nessuno: necessaria-
mente perfetta, esclude però l’idea della perfezione, pro-
prio per non permettere approssimazioni, errori o eccessi. In
tal senso, questa naturale, genuina beltà anticipa e supera
il concetto stesso di bellezza, ne offre insieme garanzia e
sostegno. 5
Il fatto è che le pietre presentano qualcosa di evi-
dentemente compiuto, senza tuttavia che c’entrino né in-
venzione, né talento, né abilità, nulla di quanto ne fareb-
be un’opera nel senso umano della parola, e ancor meno
un’opera d’arte. L’opera viene dopo, e così anche l’arte;
insieme a queste suggestioni oscure ma irresistibili, quasi
radici lontane, quasi modelli latenti.
Sono segnali discreti, ambigui, che attraverso filtri
e ostacoli di ogni tipo ricordano che deve pur esistere una
bellezza generale, anteriore, più vasta di quella che l’uomo
può intuire, in cui egli trova il proprio godimento e che è or-
goglioso di produrre a sua volta. Le pietre – non loro sol-
tanto, ma radici, conchiglie e ali, ogni elemento ed opera
della natura – contribuiscono a dare l’idea delle proporzioni
e delle leggi di questa bellezza generale che è soltanto pos-
sibile congetturare. Al confronto, la bellezza umana non
rappresenta che una formula in mezzo alle altre.”
- La pulitura e lucidatura -
Questa pietra (foto 5) ha subìto una lucidatura
blanda; solo un accurato ed ulteriore lavoro metterà in
evidenza il disegno.
5. Pietra pulita sommariamente.
6. Giuseppe De Vita al lavoro, accanto all’attuale presidente
della California Sui-seki Society, Eorl Carlson.
7 - 15. Alcune preziose di Giuseppe De Vita. 6
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>> A lezione di suiseki
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- Luciana: Ma in questo mondo “fantastico, colorato e
traslucido”, al quale Giuseppe De Vita dedica ormai
quasi totalmente il suo tempo e la sua vita,
come o quanto ci incastra il Suiseki? -
Giuseppe: “…mmmmmmmhhh-
hhh! Bella domanda …!“
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>> A lezione di suiseki
30
E… perché no?!? I colori di un abito (…Maria Teresa di Calcutta?) o il colore di
29 un animale (foto 29, 30).
Da Anaconda a Kenshin
la lunga storia di un prezioso
Juniperus Chinensis (var. Formosana)
di Luca Bragazzi e Sandro Segneri
con la collaborazione di Francesco Santini
per la parte dell’estetica dell’esposizione
I
n questo articolo è presentato il recupero, non- compromettere la resistenza della ramificazione li-
ché l’evoluzione stilistica di un vecchio ed im- gnificata nei confronti delle più semplici operazioni
portante Juniperus Chinensis var. Formosana di manutenzione della chioma, infatti, la facile rot-
(=Taiwanese). Acquistato a fine del 2004, dopo tura di ramificazione terziaria in seguito a semplici
un periodo di riposo e di lontananza dalle mostre e movimenti era il segno di urgente bisogno di un
da interventi di modellatura, arrivò nel giardino di programma di recupero fisiologico e strutturale
Luca Bragazzi in condizioni di completo stress (foto dell’esemplare.
1-2-3), i cui segni tangibili potevano essere riscon- Per il primo anno, le immediate operazio-
trati nella vegetazione totalmente ad ago e con un ni furono mirate ad un maggior irrobustimento
indebolimento delle strutture xilematiche, tali da dell’apparato radicale, operazione questa, alla base,
della preparazione di un qualsiasi esemplare. Tali nel punto di attaccatura alla ramificazione princi-
operazioni tutte dal carattere agronomico, videro pale. La sicurezza della perfetta riuscita della prima
l’utilizzo di biostimolanti sia radicali che aerei, nella fase, lasciò il passo all’osservazione strutturale del
fattispecie sostanze a base di acidi umici ed estratti ginepro.
di alghe, applicate con costanza e meticolosità nei Questa fase consistette in una prima drastica
confronti delle fasi fenologiche dell’esemplare, unite potatura, che avrebbe sortito una risposta vegeta-
ad un’esposizione più consona alla specie, avevano zionale morfologicamente corretta dal punto di vis-
dato un primo e sostanziale aiuto al recupero fisio- ta della qualità e abbondante dal punto di vista della
logico dell’esemplare: nonostante la chioma fosse quantità (foto 4-5-6).
ancora tutta ad ago, i rametti non erano più deboli Risultò utile anche nella valutazione del mo-
1 3
8 9 10
efficiente è in grado di produrre Creativo che donano un parti- alla quaternaria (Foto 18-19). Una
più velocemente l’Auxina, il princi- colare aspetto vetusto al legno volta pronto, l’esemplare venne
pale ormone di contrasto a quelli trattato. Alternando all’utilizzo studiato nella nuova inclinazione,
legati allo stress (Acido Abscissico di queste l’invecchiamento con il questa avrebbe finalmente dato
ABA ed Etilene). fuoco seguito da frequenti nebu- una nuova interpretazione al sog-
L’esemplare, dopo il com- lizzazioni e spazzolature si è resa getto evocando nuove sensazioni
pleto recupero, fu oggetto di stu- l’intera struttura morta molto (Foto 20-21-22-23). La modella-
dio durante alcuni incontri didatti- drammatica e tipica dei vecchi tura secondo il nuovo progetto fu
ci dell’Accademia Bonsai Creativo, ginepri cresciuti sotto le continue eseguita sotto la supervisione di
infatti, fu proprio durante queste pressioni di climi inospitali (foto Sandro Segneri, che seguendo la
sessioni tecnico-scentifiche dal 12-13-14-15-16-17). realizzazione dei vari spazi vuo-
carattere altamente specialistico Le operazioni di rifini- ti e pieni (Foto 24-25-26), donò
che si programmarono gli inter- tura del secco durarono due all’esemplare il nuovo volto tanto
venti di realizzazione del nuovo giorni e solo in seguito si passò atteso (foto 27).
progetto. all’applicazione del filo di rame, Il primo importantissimo
Si iniziò con la reinterpre- operazione questa condotta da risultato era stato ottenuto e l’idea
tazione degli shari tramite l’utiliz- due persone per un giorno intero, materializzata potè accedere ver-
zo di sgorbie appositamente stu- coprendo nel dettaglio tutta la so la rifinitura dell’opera; la scelta
diate e realizzate dal team Bonsai ramificazione, dalla secondaria del vaso e il rinvaso.
Da Anaconda a Kenshin. La lunga storia di un prezioso J. chinensis
- Luca Bragazzi, Sandro Segneri - 67
>> Noi... di Bonsai Creativo-school
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Da Anaconda a Kenshin. La lunga storia di un prezioso J. chinensis
- Luca Bragazzi, Sandro Segneri - 71
>> Noi... di Bonsai Creativo-school
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N
ella consueta alternanza tra giovani promesse ed affermati personaggi,
questo mese è il turno di un giovane (anagraficamente) bonsaista, che tutti voi
conoscete bene, Stefano Frisoni.
Romagnolo di Rimini, ha alle spalle una serie impressionante di premi e col-
laborazioni con i più grandi artisti italiani e stranieri.
Istruttore IBS, impegnato nella divulgazione di questa fantastica arte, tiene lezioni
direttamente presso il suo giardino. Tra lavoro, didattica e viaggi riesce anche a trovare il
tempo per collaborare con diverse riviste di settore.
Nelle sue piante cerca di privilegiare l’aspetto estetico ed artistico dando
un’impronta nettamente riconoscibile. Delle sue lavorazioni sono ormai notorie la pulizia
e l’ordine. Di se dice che la maggiore soddisfazione è lavorare le piante nel più completo
silenzio e solitudine per entrare in comunione con lo spirito della pianta. Ma adesso basta
svelare altri particolari, lascio la parola a Stefano.
Buona lettura.
Giuseppe Monteleone
74 Stefano Frisoni
- Giuseppe Monteleone -
Studiando il tuo personag- di capire essenza per essenza, anno Lo yamadori è un albero già
gio ho notato che le notizie riguardo dopo anno, per rendergli una vita modellato dalla natura vissuto in
la tua vita privata sono pratica- più longeva e degna. Studiare le basi condizioni estreme con movimenti
mente inesistenti, per cui, molti ti penso che sia il minimo per un buon molto naturali e non artificiali.
conoscono come bonsaista ma non bonsaista. Lavorare una pianta del ge-
come uomo, vogliamo colmare ques- nere non è facile perché non abbiamo
ta lacuna? Entriamo subito nel vivo, uno schema preciso, quindi è tutto
Vorrei prima di tutto salutare si fa un gran parlare di bonsai mo- da inventare e da creare. Questo per-
gli amici di Bonsai & Suiseki Magazine derno e di bonsai classico, io ho mette di dare libero sfogo alla crea-
e ringraziarvi per questa opportunità l’impressione che tra gli appassio- zione e all’impostazione. Quello che
che mi date per parlare un po’ della nati ci sia quasi una scissione tra le ne uscirà non sarà un pezzo di serie,
mia persona e dei miei pensieri. due correnti, tu come la pensi? Ha ma un pezzo unico inimitabile.
La mia vita privata? Una vita senso questa distinzione?
normalissima e semplice piena di Se pensiamo che il bonsai Nella presentazione ho ri-
problemi e gioie come tutte le altre. classico è quello di ieri e quello mo- portato un tuo pensiero, raccolto
Una vita fatta di lavoro come derno è quello di oggi, allora sì la dis- in uno dei tuoi tanti interventi sui
operaio nel settore metalmeccanico, tinzione esiste. forum, a proposito del piacere che
di una famiglia con due figli, di ami- Il bonsai è un’arte in conti- provi a lavorare di notte e magari
cizie e di bonsai. Amo il mio lavoro, nua evoluzione, oggi ancora più fre- in solitudine, ci spieghi meglio cosa
ovvero è quello che mi permette netica nella ricerca di nuove forme provi in queste circostanze?
di mantenere degnamente la mia e nuovi metodi di lavorazione. Te- Difficile spiegare cosa si pro-
famiglia cresciuta fortunatamente nere il passo a questi cambiamenti va in queste situazioni. E’ un’insieme
nella semplicità e valori che ormai fa di un’artista un bonsaista a 360° in di pensieri, di silenzio e di creazione.
sembrano spariti come l’umiltà, grado di poter insegnare e lavorare Molto spesso quando il lavoro è mol-
l’onestà, l’amicizia e il potersi accon- entrambi le cose. Penso che in Italia to lungo, me ne sto isolato per giorni
tentare ed essere felici di quello che si stia cercando il proprio bonsai e il pensando solo all’albero che mi tro-
si ha. proprio stile, fino ad ora riconosciu- vo d’avanti e come poter migliorare
In pochi sanno che ho anche to e ricercato dagli altri paesi che ci l’impostazione che sto facendo. Mi
un fratello anche lui appassionato di seguono e osservano meravigliati dei dimentico persino di mangiare a
bonsai, ed è la persona che mi ha fat- grandi passi che stiamo facendo. volte curioso di vedere un risultato
to per prima appassionare a questo finale molto ben curato. Rientro nel
mondo. Persona non ancora del tutto Tornando alla domanda mondo normale solo a lavoro ter-
pubblica ma conosciuta nella regione precedente, avendo tu frequentato minato con grande soddisfazione e
per il suo lavoro costante e di pas- i più grandi artisti giapponesi, hai gioia per quello che ho fatto.
sione. Due strade intraprese diverse mai avuto l’impressione che anche Credo che sia un modo per
ma con un unico scopo quello di fare loro facciano questa distinzione? evadere da tutto e da tutti, una valvo-
bonsai giorno dopo giorno, anno La mia impressione è che la di sfogo dove imprimo e mi libero
dopo anno... la vita è bella e va godu- hanno molta stima e rispetto della dei miei sentimenti e delle mie paure
ta fino in fondo anche nei momenti propria arte moderna o classica che ritornando poi rigenerato e con la ca-
più difficili, con semplicità e onestà. sia. Da un lato c’è il classico, le forme, rica giusta nell’affrontare un nuovo
la coltivazione, i tempi... dall’altro per giorno.
Ti avvicini al mondo del i giovani c’è la voglia di fare qualcosa
bonsai dopo aver conseguito un di- di grande che rimanga nella storia in Cito testualmente da una
ploma in agraria, quanto ti hanno parte già scritta con nuove forme e pagina del tuo sito “Ama il bonsai ar-
aiutato i tuoi studi nell’approccio a nuovi metodi di lavoro. tistico sotto ogni sua forma, l’uomo e
quest’arte? Penso comunque che asso- la natura insieme creano spettacolari
La fisiologia vegetale è mol- ciando la vecchia esperienza con la sculture che si protraggono nel tem-
to complessa e non si finisce mai nuova usciranno sicuramente capo- po mutando negli anni. Catturare la
d’imparare. Metto sempre nel bonsai lavori inimmaginabili. bellezza nascosta ed esaltarla lo sti-
per prima cosa la coltivazione e la sa- mola alla continua ricerca di nuove
lute delle piante che lavoro. Gli studi, Veniamo a te, è noto il emozioni e nuovi metodi di lavorazi-
associati alla pratica e all’esperienza tuo apprezzamento per gli ya- one attingendo da chi ama e lavora
aiutano tantissimo in questo mondo madori, cosa ti danno di più ris- come lui, il bonsai.” Questo significa
evitando così molti errori cercando petto ad una pianta non raccolta? che dai molta importanza alla condi-
Stefano Frisoni
- Giuseppe Monteleone - 75
>> L’opinione di...
76 Stefano Frisoni
- Giuseppe Monteleone -
Il bonsai è tempo, pazienza
anche se viviamo in un mondo molto
frenetico. Costruire una latifoglia di
pregio non è facile, quindi penso sia
questo che spaventa maggiormente
non il tempo che passa.
Stefano Frisoni
- Giuseppe Monteleone - 77
>> L’opinione di...
78 Stefano Frisoni
- Giuseppe Monteleone -
A scuola di estetica <<
Realizzare un boschetto
La natura riprodotta in un gruppo di piante II parte
di Antonio Ricchiari
Il rosmarino
di Antonio Acampora
Famiglia: Lamiaceae
Genere: Rosmarinus
Specie: R. officinalis
Rosmarinus officinalis
Appartenuto a Sandro Segneri
84 Il rosmarino
- Antonio Acampora -
- Annaffiatura - - Esposizione -
E’ una pianta che vive bene in terreni siccitosi, Il rosmarino vive bene al sole, in zone calde, men-
quindi bisogna innaffiare quando il terriccio sarà quasi tre in inverno nelle zone dove si ha gelo prolungato è ne-
asciutto. Nei mesi caldi è bene innaffiare tanto da inu- cessario proteggere la pianta. Trattare il legno secco con
midire il terriccio. Per la seconda annaffiatura aspettare il liquido per Jin, specialmente se a contatto con la super-
che si asciughi prima il terreno. Non gradisce i ristagni, ficie del terreno.
pertanto è consigliabile porre la massima attenzione nel
realizzare un drenaggio efficiente.
- Potatura e pizzicatura -
- Rinvaso, contenitore e terriccio - Il rosmarino vive a lungo e mantiene inalterata la
sua forza vitale e la sua compattezza se viene potato con
Essendo una pianta sempreverde deve essere
abilità. Resiste facilmente alla potatura e getta subito
rinvasata in aprile ogni due anni prima o dopo la fioritura,
rami nuovi in sostituzione di quelli asportati.
cercando di non rovinare la zolla. Con i dovuti accorgi-
La potatura si esegue alla fine dell’inverno per
menti, tuttavia si può trapiantare (senza rovinare la zolla)
dare forma alla pianta e nel periodo di vegetazione si
nei mesi di agosto, ed ottobre. Il contenitore deve essere
passa al pizzicamento delle crescite dell’anno precedente
un po’ più grande dei precedenti, dai colori tenui che non
e dei nuovi germogli; quest’operazione non va fatta oltre
contrastino con il tono della pianta e dei suoi fiori. Le radici
agosto se si vuole che la primavera successiva l’arbusto
vanno potate di circa 1/3, i capillari vanno solo spuntati, e
fiorisca. Essenziale è controllare i nuovi germogli in pri-
dopo essere stata rinvasata la pianta va tenuta all’ombra
mavera perché se prendono vigore sviluppano internodi
per 1-2 settimane, per aiutarla nell’attecchimento. Du-
molto lunghi.
rante il primo mese dal rinvaso è necessario tenere le fo-
glie bagnate il più a lungo possibile.
Il rosmarino è una pianta che non ha molte esi-
genze in fatto di terreni, ma li preferisce non troppo argil-
losi, sabbiosi, ma un po’ calcarei, leggeri e ben drenati.
Un terriccio che va bene per coltivare questa
pianta è la terra rossa italiana o l’akadama. Durante
l’espianto in natura, occorre fare molta attenzione a non
separare la pianta dalle radici striscianti distanti dalla pi-
anta, nelle quali sono presenti i capillari, importanti per
la sopravvivenza dell’esemplare. Il periodo migliore per la
raccolta è senz’altro quello invernale: da novembre a feb-
braio.
- Filatura -
Il filo si può applicare in ogni stagione, ma la fine
dell’inverno è il momento migliore per l’impostazione col
filo, e va controllato spesso affinché non segni il legno. Il
legno di piante vecchie è poroso, rigido e fragile, e non si
presta molto ad essere modellato con il filo.
Il rosmarino
- Antonio Acampora - 85
>> L’essenza del mese
Rosmarinus officinalis
Coll. Carlo Cipollini
86 Il rosmarino
- Antonio Acampora -
Non tutti sanno che... <<
Punica granatum
Il melograno
Coll. Museo Franchi
I parte
di Elisabetta Ruo
I
l melograno è l’albero, la melograna il frutto... è il Al suo interno si rilevano molte piccole
loro periodo, maturano durante l’autunno, li abbiamo logge, ciascuna delle quali è rivestita da una membrana
visti e probabilmente anche mangiati, i più fortunati gialla, contenenti ognuna semi a tegumento carnoso di
hanno anche quest’essenza bonsai, io per il momento colore rosso vivo e ripieni di un succo acido e zuccherino.
non sono tra loro, però mi piacerebbe una bella piantina Gli estratti di melograno possono essere un vali-
con quei frutti che pesano e pendono all’ingiù. do aiuto per contrastare lo stress ossidativo e prevenire
E’ una specie ornamentale oggi, ma in antichità alcune importanti malattie come l’ipercolesterolemia,
aveva molteplici usi, ma come tutte le piante, anche l’arteriosclerosi e altre patologie cardiovascolari.
questa nasconde delle fenomenali proprietà terapeu- Attività anti-cancro negli studi clinici hanno evi-
tiche. È dotato di fiori ermafroditi, con calice giallo aran- denziato come l’acido ellagico mostri attività antican-
ciato e corolla rosso-vermiglio, che sbocciano fra maggio cerogenica. Un po’ scomodo da mangiare, ma è un frutto
e giugno e da cui si sviluppa una grossa bacca, delle di- ricco di proprieta’ e curiosita’.
mensioni di una mela, con epicarpo duro e liscio.
Il melograno - I parte
- Elisabetta Ruo - 87
>> Non tutti sanno che...
presenti. La lunga tradizione ritiene il Melograno una
- Attività farmacologica - pianta sicura e ben tollerata.
Il nome latino “Punica granatum” è stato at- Gli studi farmacologici non riportano tossici-
tribuito dal botanico Linneo per la convinzione che il tà, non sono riportati effetti collaterali significativi e
Melograno fosse di origine africana. Già noto ai tempi non sono note controindicazioni particolari, eccetto per
della Roma Antica, la tradizione storica riporta che i l´ipersensibilità individuale. Cautela deve essere tenuta
romani lo avessero scoperto a Cartagine e lo ritenes- nel caso di impiego della corteccia. Non usare in gravi-
sero il frutto più gustoso del Mediterraneo. Sembra danza ed allattamento.
che un tempo la Melagrana fosse conosciuta come
“la mela di Cartagine”, infatti anticamente a ques-
ta città veniva attribuito il nome Punica, che diede MELOGRANO (Punica granatum l.)
quindi il suo nome al Melograno, Punica granatum ap-
punto. Il melograno è tuttavia originario dall´Afghanistan
Famiglia: Punicaceae
e dalla Persia.
L´albero del melograno e soprattutto il suo frutto Costituenti principali: flavonoidi (antociani),
sono nella tradizione simboli leggendari di fertilità e ric- tannini, acido ellagico, alcaloide (pellettierina),
chezza proprio per il notevole numero di grani contenuti
al suo interno e per il loro colore vermiglio.
vitamine (A e B)
Gli usi tradizionali del Melograno sono molto an- Attività principali: antiossidante (riduce il dan-
tichi: le prime indicazioni si trovano già in un papiro del neggiamento cellulare), astringente, antinfiam-
1550 a.C, così come nell´antica Grecia se ne apprezza-
vano le proprietà medicamentose di antielmintico e ver- matorio, antibatterico, antitussivo (riduce i colpi
mifugo, antinfiammatorio, antibatterico nelle infezioni di tosse), antielmintico ( contro i vermi)
della pelle e per combattere i casi di diarrea cronica. Impiego terapeutico: Invecchiamento dei tes-
Diffuse erano anche le applicazioni contro le in-
fezioni parassitarie. In Europa, nel secolo scorso la radice suti e della pelle, ipercolesterolemia, ateroscle-
era molto usata per curare la tenia, effetto che l´analisi rosi, disturbi cardiovascolari, coadiuvante per la
moderna ha attribuito ad una miscela di alcaloidi, nota
sindrome diarroica
con il nome di pellettierina, presenti nel fitocomplesso
della corteccia di radice, e tossica solo per i parassiti in-
testinali. Tuttavia tale uso non è diffuso perché ad alte
dosi la pelletierina può diventare tossica anche per gli es-
seri umani, imponendo cautela nell´impiego. - Aspetti botanici -
Il frutto del Melograno è molto più comunemente Il melograno, noto anche in gergo con “pomo
consumato fresco come alimento ed usato per farne suc- saraceno” è un arbusto o un piccolo albero alto fino a 4 m,
chi e infusi rinfrescanti: infatti tutte le parti della pianta dal portamento cespuglioso con rami rigidi e spinosi. La
sono ricche di tannini che hanno una potente attività as- famiglia delle Punicaceae coincide con un unico genere
tringente. Contiene inoltre vitamine A, B e C, ed è un ot- “punica”, da cui prende il nome. All´interno di questo
timo diuretico e tonico. genere poi vi sono due specie, entrambe spontanee in
Le proprietà benefiche attribuite dalla tradizione Oriente, ma delle quali l´unica di una certa importanza
al Melograno sono state poi scientificamente studiate economica è la Punica granatum che si è diffusa come
mettendo in evidenza altre interessanti potenzialità tera- pianta coltivata in occidente e nelle regioni tropicali e sub-
peutiche. Il suo fitocomplesso è infatti caratterizzato da tropicali. La caratteristica che distingue queste piante da
numerosi derivati di natura fenolica, tutti in forma glu- tutte le altre, al punto da farne una famiglia a parte, sono
cosidica, tra cui spiccano l´acido clorogenico e l´acido il particolare ovario e il frutto che se ne forma.
ellagico. L´alta concentrazione in sostanze antiossidanti L´uso alimentare del frutto di Melograno è an-
rendono gli estratti di Melograno adatti a formulazioni ad tichissimo, molto usato anche per la decorazione delle
alto potere antiossidante e un valido aiuto per contrastare pietanze compresi i piatti di carne; il frutto viene anche
lo stress ossidativo dell´organismo e prevenire alcune im- oggi mangiato crudo, ed ha un sapore gradevole ten-
portanti patologie, quali ad esempio l´ipercolesterolemia dente all´acidulo, anche se esistono varietà selezionate
e l´arteriosclerosi, oltre alle tradizionali proprietà anti- con un succo più dolce.
batteriche, antiossidanti ed astringenti. Dal frutto si ottengono le polveri e gli estratti a
Recentemente il Melograno è stato apprez- scopo fitoterapico, usati prevalentemente per gli effetti
zato per il suo potenziale uso cosmetico, per preparati antibatterici e antiossidanti, rigeneranti i tessuti e anti-
ad effetto idratante, schiarente della cute e destinati al età. In particolare sono disponibili estratti standardizzati
trattamento dei disordini cutanei. Favorirebbe inoltre in acido ellagico, anche a concentrazioni elevate fino al
l´assorbimento trasdermico di altri ingredienti funzionali 70%.
Il melograno - I parte
88 - Elisabetta Ruo -
Forme farmaceutiche e posologia:
Polvere: 10-15 g / al giorno - E.S.(estratto secco): 50-80
- Fitoterapia -
mg estratto stand. 70% / 1-2 cps al giorno. La moderna fitoterapia oggi attribuisce al Me-
lograno, oltre a quella antibatterica e antielmintica (ter-
mine medico che indica un agente in grado di distruggere
- Aspetti botanici - o eliminare dall’organismo vermi parassiti) delle radici,
diverse proprietà benefiche che possono essere ricon-
Il melograno è un frutto che fa molto bene alla
dotte alla presenza nel frutto di sostanze polifenoliche,
salute. Sono proprio i semi la parte commestibile e dalla
soprattutto acido ellagico, che sappiamo avere un’azione
loro spremitura si ottiene un succo gradevolissimo e dis-
preventiva contro l’insorgenza di affezioni vascolari.
setante, ricco di numerose proprietà salutari.
I polifenoli sono sostanze antiossidanti conte-
Il succo di melagrana viene considerato un sorso
nute in diversi alimenti che, consumati regolarmente,
di benessere, si può trovare in farmacia ed erboristeria,
forniscono una protezione contro le degenerazioni
oppure spremere in casa usando un normale spremiagru-
dell’apparato vascolare, provocate dalle ossidazioni che
mi.
portano alla formazione di radicali liberi.
Il decotto di melograno si usa per la diarrea, è
Il succo di Melagrana è particolarmente ricco di
astringente e tenifugo. L’infuso dei petali di melograno
polifenoli, considerati sostanze spazzine che contrasta-
si usa per l’infiammazione delle gengive. I semi di melo-
no l’ossidazione dei lipidi e l’azione dannosa dei radicali
grano invece sono ricchi di vitamina C e sono diuretici. Si
liberi, in misura superiore anche a quella del vino rosso; in
usa anche la scorza per aromatizzare i liquori e i semi per
particolare si segnala la presenza di acido ellagico e gal-
fare la Granatina.
lico, ma anche di sali minerali (quali calcio, ferro, mag-
Il frutto è una bacca del tutto speciale, detta
nesio, fosforo, potassio, rame, zolfo) e di vitamine, acidi
“balaustio” dal quale è possibile ricavare differenti es-
organici e zuccheri.
tratti tra cui: l’olio di semi, l’estratto acquoso di succo fer-
Alcuni studi hanno messo in evidenza che la
mentato e l’estratto acquoso di pericarpo (Aslam et al.,
Melagrana esercita anche un’attività gastroprotettiva.
2006).
Nei semi della Melagrana sono presenti alcuni fitoestro-
L’olio di semi di melograno si ottiene per spre-
geni, oltre ad acido oleico e linoleico, indispensabili acidi
mitura a freddo dai piccoli semi bianchi (rimasti dopo
grassi essenziali. L’azione antiossidante del succo di Me-
l’estrazione del succo e la separazione dalla polpa) se-
lagrana è paragonabile solo a quella del Tè verde, come
condo il metodo di Schubert (1999). Ha proprietà an-
confermano analisi specifiche capaci di misurare il pote-
tiossidante ed inibente gli enzimi pro infiammatori.
re antiossidante degli alimenti. Questi valori sono suffi-
Le proprietà farmacologiche del melograno ven-
cienti a proteggerci in condizioni di vita piuttosto mori-
gono impiegate in Medicina Estetica per la stimolazione
gerata, perché, se valutiamo situazioni in cui la produzio-
della proliferazione cellulare.
ne di radicali liberi aumenta notevolmente, come in caso
di cattiva alimentazione, obesità, vita sedentaria, forte
- Omeopatia - stress, inquinamento ambientale, abuso di esposizione ai
raggi solari, fumo, alcool, è facile intuire che la necessità
Veniva già citato anticamente nel papiro di Ebers
di antiossidanti dell’organismo aumenta, anche in modo
risalente al 1500 a.C. e si prepara facendo essiccare e
considerevole.
macerare in alcol la corteccia delle radici e dei rami.
La dieta mediterranea fornisce già una discreta
E’ particolarmente indicato per i soggetti inclini
prevenzione poiché prevede il consumo di frutta e ver-
al cattivo umore, eccessivamente impressionabili e sen-
dura; un’integrazione costante di succo di Melagrana
sibili. Spesso demoralizzati, scoraggiati, affaticati e cupi,
concentrato ci darà ancora maggiori possibilità di com-
tendono ad essere melanconici ed ipocondriaci.
battere le degenerazioni dell’apparato cardiovascolare,
Il medicinale viene utilizzato in primo luogo per
per i suoi effetti benefici nel contrastare le patologie co-
eliminare la tenia. Il quadro sintomatologico comprende
ronariche, la progressione dell’aterosclerosi, lenitivo del
nausea, salivazione eccessiva,vertigini, occhiaie, prurito
morbo di Alzheimer e pare anche essere preventivo per il
e solletico del naso, prurito e formicolio anali. Si possono
cancro.
osservare deperimento e perdita dell’appetito, oppure
una fame incontrollabile con desiderio spiccato di caffè e
di cibi aspri e succosi, come la frutta.
I sintomi migliorano dopo cena e dopo aver be-
vuto acqua fredda. I sintomi peggiorano guardando in
alto, camminando, con la pressione degli indumenti, con
l’alcool.
Il melograno - I parte
- Elisabetta Ruo - 89
>> Note di coltivazione
L’uso delle
MICORRIZE
nella coltivazione
I parte BONSAI
di Luca Bragazzi
L Cosa sono.
e concimazioni autunnali e primaverili vengono
operate in un periodo in cui le condizioni am-
bientali, intese come t°, Ur, ventosità e calore Le micorrize rappresentano delle associazioni simbio-
atmosferico sono simili a quelle primaverili. Le tiche tra funghi e radici. Queste simbiosi di tipo mutualis-
piante in tali condizioni, sono stimolate nella crescita e tico servono ad entrambi gli esseri coinvolti a migliorare i
l’allungamento delle radici implica anche un assorbimen- processi vitali di ognuno.
to di sostanze nutritive, che, nel periodo in esame, sono
in maggior quantità PK. Struttura di micorriza ectotrofica.
La somministrazione di concimi organici a lenta Questa categoria di micorriza infesta l’apparato radicale
cessione, ricchi di sostanza organica e quindi di nutrimen- delle specie coltivate a bonsai (laddove possibile), perché
to, uniti alle favorevoli condizioni atmosferiche, aiuta presente in Gimnosperme e Angiosperme. Lo sviluppo
non solo lo sviluppo vegetativo, ma anche l’espansione di del micelio all’interno della radice, avviene negli spazi in-
funghi micorrizici in simbiosi con le stesse radici. tercellulari, rimanendo esterno alle singole cellule.
L’aiuto dato alle piante dalle micorrize, è dato sia
da ceppi di funghi naturalmente in simbiosi, ma può an-
che essere dato dalla somministrazione di prodotti che
artificialmente inoculano il fungo, questo può avvenire
anche su piante che in natura non beneficiano della sim-
biosi, ma che nella coltivazione in vaso potrebbero trarne
grande beneficio. Questo accorgimento, se operato ap-
punto nel periodo primaverile, ma soprattutto nel perio-
do autunnale, aiuta il fungo a prendere meglio possesso
dell’apparato radicale.
reticolo di Hartig
Come fare
Shitakusa
di Antonio Acampora
L
e piante d’accompagnamento sono erbe e ceppi
coltivati in piccoli recipienti. Quando queste erbe
perenni sono usate come piante di compagnia al
Bonsai sono chiamate shitakusa.
La loro funzione è quella di simboleggiare il
momento, la stagione, in cui il bonsaista ha il desiderio di
esporre il suo bonsai. Gli appassionati inoltre uniscono
la loro passione per i fiori con il loro amore per la natura.
In questo modo si ha la possibilità di avere una parte
magnifica della natura sempre vicino.
La sensazione più importante è riuscire a rag-
giungere il senso di tranquillità che si prova in un am-
biente naturale. Le piante di compagnia hanno la fun-
zione di dare armonia all’intera creazione, nel momento
dell’esposizione nel tokonoma, nei seguenti punti:
1. nei colori che si combinano bene con l’oggetto principale
(bonsai, suiseki);
2. nell’elemento che indica la stagione;
3. nel dare direzione all’esposizione;
4. nel dare concordanza in dimensioni e forme riguardo al
bonsai
5. nel costituire un elemento di collegamento tra i vari
componenti dell’esposizione.
Gli appassionati delle erbe di compagnia, in de-
finitiva, cercano la bellezza nascosta all’interno della re-
altà d’ogni giorno. Ricordando ciò che ha detto un gran
maestro giapponese: “Dovremmo abbandonare i sogni
passeggeri e immergerci nella bellezza delle cose mo-
deste”.
4 5
Ho aggiunto nella bacinella del keto e un poco d’acqua (foto 3) e ho lavorato finché il substrato non ha pre-
sentato la consistenza pari a quella del lobo di un orecchio. Ho passato del filo d’alluminio attraverso (foto 4) i fori
della pietra in modo da bloccare le erbe. Quando non c’è un foro è possibile incollare i fili d’alluminio con una colla
epossidica. Ho fatto un cordolo di keto (foto 5) per contenere l’akadama. Dopo aver ripulito parte del ceppo delle erbe
togliendo meno della metà, ho aggiunto le erbe di compagnia disponendo le più alte indietro e le più piccole avanti,
fermandole con il filo d’alluminio, infine il terriccio (foto 6). Con dei bastoncini di bambù ho pressato il substrato finché
non ha aderito alle radici...
6 7 8
12
13 14
Il
Fagus crenata var. Fujibùna
faggio
Coll. Roberto Smiderle
I parte
di Carlo Oddone
I
l Faggio è una delle essenze che stimolano maggior-
mente gli amatori a farne un bonsai. Forse è la sua
immagine di albero possente o la frequente oppor-
tunità di trovare in natura degli esempi interessanti
già in piccola dimensione e ricchi di rami, ma sta di fatto
che possedere nella propria collezione un simile bonsai
è allo stesso tempo paziente impegno ed ambizione.
Il faggio - I parte
- Carlo Oddone - 95
>> L’angolo di Oddone
L’avvio: nostrano o orientale? Trapianto, raccolta e substrati
Non è consueto cercare in vivaio un Faggio da Nonostante questa pianta sia tanto ambita come
trasformare in bonsai ciò che si troverebbe è insignificante bonsai non è proprio un soggetto facile da trattare. E’ ca-
o di una dimensione eccessiva. D’altronde il commercio priccioso nell’attecchire, reagisce in modo permaloso alle
offre soprattutto varietà molto decorative per giardini potature e non gradisce molto l’educazione imposta col
e parchi ma poco adatte alla coltivazione in miniatura. filo.
Foglie variamente colorate e variegate oppure intensa- Meglio trapiantarlo mentre è ancora un poco in
mente stagliate come quelle del Fagus asplenifolia, nella vegetazione all’inizio dell’autunno, cioè quando le sue
piccola dimensione fanno infatti assai poco... albero. foglie incominciano ad ingiallire (e conviene tagliargliele
Il miglior materiale lo si trova di sicuro in qualche via tutte quasi completamente) o addirittura quando sta
pascolo montano o lungo percorsi della transumanza già svegliandosi in primavera, piuttosto che durante la
di mandrie e greggi. Le tenere fronde del Faggio in pri- dormenza profonda dell’inverno.
mavera si direbbero infatti una ghiottoneria per erbivori Il modo suscettibile del Faggio di reagire alle po-
quali capriole cervi e, di passaggio, per mucche e capre tature ed al filo dipende dalla severità del suo computer
(oltre alle lepri, fin dove arrivano), alla fine dell’estate il interno. Esso controlla il comportamento della pianta e
suo fogliame maturo e le succose gemme acuminate cos- alla ripresa vegetativa sembra decidere che le parti im-
tituiscono uno spuntino d’emergenza durante il viaggio produttive non hanno il diritto di vivere, per cui i rami
di ritorno dagli alpeggi. Queste brucature ripetute cicli- potati all’ultimo momento, dove le gemme rimaste
camente provocano un notevole infittimento della vege- all’estremità sono meno pronte ad aprirsi di quelle api-
tazione, cosicché alcuni soggetti assumono presto una cali intatte, rischiano di essere lasciati seccare. Infatti il
forma cespugliosa e invecchiano senza potere crescere, loro ritardo nel produrre zuccheri li fa ritenere inutili (o è
diventando delle ambite prede per i raccoglitori degli ya- l’abbondanza di citochinine prodotte dai germogli già in
madori. via di sviluppo che sottrae loro l’af fl usso delle sostanze
Anche dopo un incendio il superstite piede inter- nutrienti della linfa) e senza un intervento che corregga
rato del Faggio ricaccia dal profondo numerosi germogli la situazione possono veramente morire.
che emergono fitti e contorti tra i sassi e possono talvolta Quando perciò ci si accorge che in primavera solo
costituire un eccellente punto di partenza per dei bonsai i germogli di alcuni rami si aprono e gli altri no, è indispen-
molto interessanti. E’ pure possibile acquistare un gio- sabile interrompere lo sviluppo dei primi asportandone
vane Faggio orientale di importazione (Fagus crenata) e precocemente l’estremità (vedi disegno 1), fino a lasciare
proseguirne la coltivazione secondo il proprio gusto. nei soggetti molto vigorosi anche solo una parte della
foglia. Nel giro di qualche giorno, come per miracolo, si
Stili più adatti e perchè vede che le restanti gemme danno finalmente segno di
Poiché il Faggio di trova in natura sia in luoghi risvegliarsi e la ramificazione del soggetto è tutta salva.
montagnosi che pianeggianti, se ne possono fare bonsai
che risultano credibili in quasi tutti gli stili convenzionali.
Inoltre come anche i giapponesi dimostrano, esso viene
usato di frequente composizioni di più soggetti. In realtà
bisogna ammettere che la struttura non proprio minuta
di questa essenza consente di ottenere un buon risultato
estetico soltanto quando un soggetto da solo nel vaso ha
una ramificazione molto ricca ed il fogliame ben minia-
turizzato, e ciò richiede molti anni di coltivazione assidua
e competente. Mentre allora un candidato solitario deve
possedere un potenziale di fisionomia e carattere molto
interessante, parecchi alberi, anche se giovani e poco si
gnificativi, messi insieme si aiutano a vicenda a raggiungere
un effetto gradevole e convincente. Le foreste in minia
tura piacciono infatti molto e nelle mostre hanno sempre
grande successo presso il pubblico, che vi ritrova l’im
magine più consueta offerta dagli alberi in un paesaggio.
Il faggio - I parte
96 - Carlo Oddone -
Fagus crenata var. Fujibùna
Coll. Roberto Smiderle
Si evita di correre questo rischio eseguendo la i soggetti appena raccolti dove il gelo non li raggiunga
potatura di ristrutturazione in autunno, quando le foglie per tutta la brutta stagione. Alla peggio, poiché si tratta
iniziano ad ingiallire, oppure procurando, se proprio si di una pianta spoglia, anche nel buio di una cantina.
deve intervenire in primavera, che tutte le gemme lascia-
te all’estremità dei rami siano ad uno stadio di maturazio- Un pugno di terra natia
ne pressappoco uguale, ed accorciando tutta la ramifi- Il faggio vive con queste micorrize attorno alle
cazione allo stesso tempo. Una tale cautela vale anche radici: la pianta fornisce gli zuccheri necessari all’esistenza
per le querce ed i castagni, che appartengono alla stessa dei funghi ed essi nel moltiplicarsi modificano il terreno
famiglia. circostante, creando dei “manicotti che avvolgono ogni
tratto del suo apparato radicale in modo da rendergli ac-
Occhio al trapianto: cettabili anche i terreni calcarei e permettergli di assor-
bire tutti gli elementi minerali di cui ha bisogno.
mai in completa dormienza
Un tale equilibrio biologico deve essere rispettato
Come già detto, al contrario che nella maggior
anche nel vaso se si vuole che il bonsai prosperi e perciò
parte delle piante, il trapianto del Faggio dà migliori risul-
conviene che al momento del trapianto o del rinvaso ven-
tati se non viene eseguito nel cuore dell’inverno. Questo
ga aggiunta al nuovo terriccio una parte della terra origi-
perlomeno nelle fredde regioni del Nord, probabilmente
nale o almeno quella che stava già a contatto delle radici
a causa dell’evoluzione che ha subito o per la necessitò
in precedenza. Sempre a vantaggio di questa microflora il
che la temperatura mite consenta ai funghi che vivono in
substrato deve essere poroso e ricco di materia organica,
simbiosi con le sue radici di svolgere la loro azione meta-
inoltre giova fare le prime innaffiature con dell’acqua che
bolica.
contenga un poco di vitamine del gruppo B.
Un’alternativa probabilmente e quella di fare soggiornare
Il faggio - I parte
- Carlo Oddone - 97
>> Vita da Club
II° Trofeo
Napoli Bonsai Club
di Carlo Scafuri
S
i direbbe che il primo racconto contenuto ne La casa della luce
La casa della luce di Ogawa Yoko (Il Saggiatore, 2006, pp. 160, € 13) sia, come
Ogawa Yoko
suggerisce il titolo, il semplice diario della gravidanza di una
Il Saggiatore donna, redatto dalla sorella adolescente con dovizia di partico-
€ 13,00 - 160 p. - 2006 lari circa le nausee e i capricci della futura madre. Eppure qualcosa non
torna, non fila liscio sulla pagina, ma si impiglia nell’animo del lettore,
inquietandolo; e lo stesso avviene per le altre due brevi storie che com-
pongono il volume, Dormitorio e La casa della luce.
Le vicende si insinuano sottopelle, mentre le atmosfere torbide
e dense offuscano una realtà solo apparentemente felice o decorosa,
lacerata di continuo da piccole crudeltà, tanto più feroci quanto gratuite
e volte verso chi non è in grado di difendersi.
Emblema di ciò è, senza dubbio, il racconto che dà nome alla
raccolta, in cui la giovane Aya, che vive nell’orfanotrofio di famiglia cir-
condata da bambini e ragazzi soli al mondo, tenta di squarciare la noia e
la rabbia per il suo isolamento con violenza codarda.
È proprio lo scarto ― talvolta minimo, eppure profondissimo ―
fra normalità e perversione a turbare il lettore, insieme alla nonchalance
con la quale si compie o si osserva il male: quello senza maiuscola, quello
dei piccoli drammi quotidiani.
La casa della luce è, in fondo, metafora del nostro vivere, in su-
perficie quieto e rispettabile: appena sotto i nostri piedi, s’apre un ba-
ratro in cui si annidano oscure pulsioni che, forse, non sapremo mai del
tutto governare.
Lo stile
dettagli di bellezza di Antonio Ricchiari
N
ell’interpretazione occidentale il termine “stile” implica il con-
cetto di conformità a una tendenza specifica. Le caratteristiche
stilistiche sono determinate dall’assieme dei tratti formali che
caratterizzano un gruppo di opere, costituito su basi tipologiche
o storiche. Criteri che non hanno alcun riferimento a quello che i giapponesi
intendono con la parola “stile”.
Un altro equivoco è quello di associare l’aggettivo “giapponese” ai
concetti di linearità, purismo e minimalismo. E’ pur vero che l’arte giapponese
non conosce lo sfarzo, è semplice, ma sempre in termini occidentali perché
ciò che noi definiamo “semplice” per la sensibilità giapponese potrebbe es-
sere prezioso e sofisticato. Inoltre il termine minimalismo dovrebbe essere
sostituito con “chiarezza”.
L’architettura e i manufatti artistici giapponesi hanno sempre contor-
ni ben definiti e sono funzionali, ma proprio l’irregolarità e la casualità sono
due delle caratteristiche più evidenti dell’arte di questo paese.
Vorrei riassumere la peculiarità dell’estetica giapponese in due punti:
l’uso oculato dello spazio e l’asimmetria.
Bonsai a 11 anni
UNA GRANDE PASSIONE
di Axel Vigino
Per chi come me ha iniziato presto, undici anni, iscritto alla FKB. Nonostante la Sua fisicità ovviamente
trovare dopo trent’anni d’esperienza bonsai un allievo di “bonsai” ha da subito mostrato un raro equilibrio tra
undici anni, è qualcosa di veramente straordinario. Ma il tecnica, coltivazione ed estetica bonsai. Certo non sono
caro Axel non rappresenta solo questo, è molto di più che molte le persone con cui posso discutere di Shinto o di
un giovane bonsaista: si tratta di un vero appassionato ed Zen… ed Axel è uno di quelli.
amante della cultura giapponese! Carlo lo ha conosciuto al congresso IBS scorso e
Ma come si può essere così interessati al Giap- non ha potuto resistere alla tentazione di invitarlo a scri-
pone a questa età? Beh… mi ricordo dei cartoni animati vere sul Magazine.
degli anni settanta arrivati dal Giappone… altro che Man- Leggete le sue esperienze, interessanti per pic-
ga! coli e… grandi!
Così dopo una mostra importante a Palazzo
Bricherasio a Torino ho conosciuto Axel che subito si è Massimo Bandera
L
a simbiosi in questione riguarda spe- del fungo, ma nel momento in cui, una qual-
cie botaniche d’interesse forestale (e siasi azione stressante (rinvasi, vento par-
non solo), appartenenti alla famiglia ticolarmente forte, errata annaffiatura, er-
delle cupressaceae in particolare al rata concimazione, forti potature, legature
genere Juniperus spp.. e modellature drastiche con filo e tiranti)
Tra questi, i ginepri ad ago (J.Communis, pone la pianta in condizioni di disagio, il fun-
J.Oxycedrus, J.Rigida go prende il sopravvento portando a morte
ecc.) sono quelli che parte delle branche vegetali (Foto 1, 2, 3).
meglio rappresentano In natura l’azione deleteria di questo
questo fenomeno di fungo permette la realizzazione nei secoli,
tipo negativo. Anche di tutte quelle forme esasperate che i ginepri
specie appartenenti assumono in montagna e sulle coste e i pini
alla famiglia delle mughi esclusivamente in montagna, renden-
Pinaceae al genere Pi- doli ricchi di legno morto e costringendo il
nus, in particolare Pi- vegetale a cambiare la direzione di crescita
nus Mugus, sviluppa- delle vene vive.
no tali manifestazioni Partendo da alcuni aghi infetti di Pinus
patologiche. Mugus, disseccatisi sulla pianta, sono stati
Il Fungo riesce a vi- isolati in laboratorio alcuni di questi funghi.
vere solo ed esclusivamente all’interno del Gli organi vegetativi, posati in piastre petri su
sistema vegetale, in quanto è una specie substrati di coltura artificiali di diversa natu-
“endotrofica”, ovvero che vive, si sviluppa e ra, hanno dato origine a formazioni miceliari
sopravvive all’interno della pianta. di diverso colore (Foto 4, 5, 6, 7, 8).
L’inoculo del fungo all’interno dei vasi Questo è un primo risultato della ri-
di conduzione vegetali avviene grazie a feri- cerca e dopo l’identificazione di tali funghi si
te, potature con attrezzi infetti e per via radi- potranno attuare dei sistemi di controllo più
cale ecc. Una volta che il fungo è penetrato specifici. Lo scopo dell’intero lavoro, è volto
all’interno della pianta si colloca nei vasi di alla riduzione delle perdite inerenti le branche
conduzione (xilematici) e lì vive indisturba- vegetali, ma soprattutto all’aumento delle
to, la pianta fin quando è in salute e priva di probabilità di attecchimento in fase di post-
stress riesce a mantenere innocua l’azione raccolta/rinvaso.
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