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novembre 2015
Introduzione
LUnione Energetica Europea la strategia presentata dalla Commissione, nel 2015, che mira a ridisegnare
lo scenario energetico comunitario. Il risultato dovrebbe garantire agli stati membri unenergia pulita,
competitiva, conveniente e sicura da interruzioni.
Lazione dellorgano esecutivo dellUnione Europea si concerter su cinque diverse aree dintervento:
sicurezza nellapprovvigionamento, integrazione dei mercati nazionali, efficienza energetica,
abbattimento delle emissioni e ricerca e innovazione.
Con 420 miliardi di euro dimportazioni complessive annue, lEuropa, parlando con una sola voce ed
esercitando un fortissimo potere negoziale congiunto, sarebbe in grado di ottenere migliori condizioni
dai paesi esportatori. Considerando che le strategie energetiche di un paese condizionano in modo
rilevante quelle dei partner confinanti, una migliore armonizzazione delle stesse rappresenta un evidente
vantaggio sia in fase di pianificazione sia a livello negoziale. Listituzione di riserve energetiche comuni
garantir, nel caso occorrano shock geopolitici, una maggiore efficienza e un incremento del livello di
garanzia della fornitura agli utenti europei.
Un altro obiettivo fondamentale del piano si basa sulla diversificazione delle fonti di
approvvigionamento. LEuropa soffre, infatti, di unelevata dipendenza dalle importazioni da paesi ad alto
rischio geopolitico. Le recenti turbolenze diplomatiche con la Russia hanno, per esempio, evidenziato il
rischio connesso alla sostanziale dipendenza dal gas siberiano. La strada proposta indica un aumento
sostanziale della produzione di energia da fonti rinnovabili, una maggiore integrazione dei network
distributivi europei e investimenti mirati allaumento dellefficienza energetica. Tassello fondamentale
nella diversificazione il potenziamento della rete distributiva domestica. A livello intraeuropeo si
registra, infatti, la presenza di colli di bottiglia infrastrutturali che inibiscono le potenzialit di una
gestione europea degli approvvigionamenti. In un recente incontro presso il Parlamento Europeo,
Claudio Descalzi, AD di ENI, illustrando le potenzialit energetiche del continente africano come fonte
alternativa al gas russo per i paesi dellEuropa Centrale, ha rimarcato la necessit di connettere i vari
gasdotti europei.
Per il 2030, i target ambientali europei fissano al 45% il consumo di energia rinnovabile sul totale
prodotto. Lambizioso traguardo, da sostenere tramite politiche che orientino gli investimenti nel settore
della green technology, vuole conciliarsi con le strategie di re-industrializzazione catalizzando la notevole
crescita, nonostante la crisi, registrata dal settore.
Lenergia pi pulita quella che non si consuma, un miglioramento sostanziale dellefficienza
garantirebbe unottimizzazione di costi e consumi generando ricadute positive in ambito sia ambientale
che sociale. Investimenti pubblici volti allisolamento termico delledilizia popolare sinserirebbero, infatti,
anche nella guerra alla povert energetica.
In questo contesto si inserisce la necessit di creare uno spazio energetico unico anche a livello
economico. La frammentazione dei mercati energetici europei causa grandi differenze fra prezzi offerti ai
diversi consumatori e industrie nazionali. La riforma si rende altres necessaria di fronte allinelasticit dei
prezzi che riflette i diversi regimi fiscali. La creazione di un mercato energetico unico rappresenta
unottima opportunit anche in materia di diritti dei consumatori. Laccesso a unofferta pi ampia
assicurerebbe, infatti, un miglioramento dei prezzi e della trasparenza.
Il gruppo dei Socialisti e dei Democratici ha accolto con entusiasmo i progetti presentati dalla
commissione rimarcando i propri valori in materia di occupazione, ambiente, crescita e armonizzazione
europea. Il piano dovr rappresentare un nuovo modello energetico a livello globale.
Dinteresse prioritario per il gruppo, nellottica di abbassare fabbisogno e importazioni, sono gli obbiettivi
riguardanti le fonti rinnovabili e il miglioramento dellefficienza energetica. Gli impegni ambientali
andrebbero, infatti, rafforzati con lobiettivo di transitare verso uneconomia carbon-light nel 2050. La
strategia suggerita da S&D approva listituzione di target dinterconnessione energetica fra stati membri,
nella direzione di unottimizzazione della gestione di scorte e approvvigionamenti.
Gli obiettivi, comportando forti investimenti infrastrutturali in smart grid1, ricerca e investimenti nel
settore green, per essere credibili necessitano di immediati finanziamenti. Questi ultimi sarebbero
ottenibili tramite laggiornamento della lista delle opere chiave e apportando una riforma alla procedura
di selezione/erogazione dei progetti. Il concetto chiave che i costi che sosterremmo oggi rappresentano
un quarto di quelli che ci si presenterebbero fra 20 anni. Considerando questi aspetti, il piano
dinvestimenti da 315 miliardi di euro proposto dalla Commissione appare non sufficiente. Come da
precedente proposta, i socialisti e democratici auspicano la creazione di un nuovo meccanismo,
lEuropean Investment Instrument, dotato di una capacit finanziaria di 400 miliardi di euro da
raggiungere attraverso un piano di sei anni. In questo scenario gli stati membri dovrebbero contribuire
con 100 miliardi di euro, da escludere dal calcolo di deficit e debito pubblico, e i restanti 300 miliardi
potrebbero essere reperiti sui mercati attraverso lemissione di bond.
Nel processo di omogeneizzazione dei mercati il consumatore deve essere al centro della prospettiva:
bisogner assicurare una maggiore elasticit dei prezzi al dettaglio e un accesso trasparente alle offerte
che assicuri agli utenti la migliore tariffa disponibile. In questottica la sconfitta della povert energetica
deve essere elevata a massima priorit. Recenti studi, infatti, indicano che, nei paesi membri, le fasce pi
vulnerabili sostengono prezzi energetici proporzionalmente pi alti.
A livello industriale la posizione dei socialisti e democratici chiara nel sostenere un rafforzamento del
segnale di prezzo del mercato ETS2. Un innalzamento in tal senso, insieme allabolizione dei sussidi alla
produzione di combustibili fossili, darebbe una chiara indicazione agli investitori andando a guidare i
flussi verso i comparti delle industrie green. Il sistema, delegando al mercato la definizione dei prezzi dei
titoli di emissione di CO2, rappresenta la soluzione pi efficiente in materia di costi per il taglio delle
emanazioni e per lincoraggiamento al risparmio energetico.
, tuttavia, innegabile che lindustria pesante possa inizialmente soffrire della concorrenza proveniente da
industrie operanti in paesi con regolamentazioni pi blande. A tal scopo, il gruppo, nellattesa che i
partner internazionali simpegnino ad adottare a loro volta politiche ambientali vincolanti, raccomanda
alla commissione lo studio un meccanismo doganale di adeguamento del prezzo dei prodotti importati a
protezione della concorrenza sleale, una sorta di anti-dumping ambientale.
Infine, il gruppo propone una riforma dellimpianto informativo che vada nella direzione di una maggiore
condivisione strategica che rafforzi il ruolo della commissione e indebolisca la capacit di minaccia dei
paesi esportatori. In questo contesto di condivisione, lS&D guarda ad una modifica del regolamento del
2010 in materia di riserve di gas, con lobbiettivo di aumentare le riserve e istituire scorte comuni.
1. Network distributivi.
2. ETS: Emission Trading Scheme. il sistema di controllo delle emissioni: definisce un tetto massimo e predispone aste e piattaforme finanziarie
per la compravendita di permessi di emissione di CO2
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