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Esercitazioni
Stefano Pasotti
4 settembre 2005
Indice
1. Assiomatica elementare del concetto di grandezza
1.
Relazione di equivalenza e operazione di somma . . . . . . . .
2.
Grandezze assolute e divisibili, ordinamento, differenza . . . .
3.
La continuit`a . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
4.
Multiplo di una grandezza. Grandezze comunque piccole . . .
5.
Consistenza del sistema di assiomi . . . . . . . . . . . . . . .
6.
Sottomultipli di una grandezza. I numeri razionali . . . . . .
6.1.
Relazione dordine e operazioni sui numeri razionali .
7.
I numeri reali assoluti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
7.1.
Relazione dordine e operazioni sui numeri reali assoluti
8.
Esercizi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
4
4
5
8
9
12
13
15
17
19
20
2. Risolubilit`
a elementare dei problemi geometrici
1.
Definizioni fondamentali . . . . . . . . . . . . . .
2.
Costruzioni con la sola riga . . . . . . . . . . . .
3.
Costruzioni con riga e compasso . . . . . . . . . .
4.
Costruzioni con il solo compasso . . . . . . . . .
5.
I problemi classici dellantichit`a . . . . . . . . . .
5.1.
La duplicazione del cubo . . . . . . . . . .
5.2.
La trisezione dellangolo . . . . . . . . . .
5.3.
La quadratura del cerchio . . . . . . . . .
6.
Il teorema di Petersen . . . . . . . . . . . . . . .
7.
La ciclotomia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
8.
Esercizi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
22
22
24
25
27
31
31
35
37
39
43
52
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2
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56
56
56
56
57
57
INDICE
C. Propriet`
a di omotetie ed inversioni circolari
58
1.
Omotetia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 58
2.
Inversione circolare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 59
2.1.
Linversione circolare e il teorema di Mascheroni . . . 60
Indice analitico
62
Bibliografia
65
Capitolo 1
Esiste una relazione E su G G tale che, presi comunque X, Y, Z G
valgono:
1. XEX
(propriet`a riflessiva);
2. XEZ e Y EZ = XEY
(propriet`a transitiva).
(elemento neutro);
7. S(X, Z) = S(Y, Z) = X = Y
(legge di cancellazione).
Tra la legge di composizione S e loperazione di somma tra numeri c`e unanalogia formale: entrambe verificano le stesse propriet`a, quindi nel seguito
utilizzeremo al posto della scrittura S(X, Y ) la scrittura X + Y .
1.3 Osservazione. Della propriet`a 7. vale anche il viceversa, basta considerare +Z come un operatore sulle grandezze:
+
Z:
G G
X 7 X + Z
X + O = X = X + O 0 = O = O 0
2.1 Osservazione.
(Ax4)
X + Y = O = X = O = O + Y = O = Y = O.
2.2 Definizione. Le grandezze che verificano lassioma 4 si dicono grandezze assolute.
2.3 Osservazione. (G, +, O) `e un monoide commutativo.
di divisibilit`a
X + O = X = Y + Z = X + Z = Z = 0
contro le ipotesi su Z. Analogamente si pu`o provare anche che X 6= Z.
Dunque in G ci sono almeno tre grandezze distinte: O, X, Y . Ripetendo il
ragionamento con Y si ottiene che esistono U, V G\{O} tali che Y = U +V ,
Y 6= U e Y 6= V . Del resto anche X 6= U , infatti se per assurdo fosse X = U
si avrebbe
X + O = X = Y + Z = (U + V ) + Z = U + (V + Z) =
7.
4.
= X + (V + Z) = V + Z = 0 = V = O e Z = O
ma questa conclusione `e assurda. In modo analogo X 6= V . Abbiamo
pertanto ottenuto che in G esistono almeno quattro grandezze distinte O,
X, Y , U . Iterando il procedimento si ottiene la tesi.
2.4 Definizione. Siano X, Y G. Diremo che X `e minore o uguale ad Y ,
e scriveremo X 6 Y , se esiste Z G tale che X + Z = Y .
Teorema 4. La relazione 6 introdotta nella definizione precedente `e
una relazione dordine su G G, cio`e, presi comunque X, Y, Z G,
(a) X 6 Y e Y 6 X = X = Y
( propriet`a antisimmetrica);
(b) X 6 Y e Y 6 Z = X 6 Z
( propriet`a transitiva);
(c) X 6 X
( propriet`a riflessiva).
6
Dimostrazione.
(a) Essendo X 6 Y e Y 6 X esistono Z, U G tali che X + Z = Y e
Y + U = X. Si ha allora
Y + O = Y = X + Z = (Y + U ) + Z = Y + (U + Z)
da cui, per le leggi di cancellazione, U + Z = O; la tesi ricordando
lassioma 4.
(b) Essendo X 6 Y e Y 6 Z esistono U, V G tali che X + U = Y e
Y + V = Z. Si ha allora
Z = Y + V = (X + U ) + V = X + (U + V )
che mostra che X 6 Z.
(c) Per ogni X G, X + O = X, dunque X 6 X.
Notazioni. Sono comode le seguenti notazioni:
Y >X X 6Y;
X < Y X 6 Y e X 6= Y ;
X > Y X > Y e X 6= Y .
2.5 Proposizione. Valgono le seguenti propriet`
a:
(a) X 6 Y e Y < Z = X < Z;
(b) X < Y e Y 6 Z = X < Z;
(c) X < Y e Y < Z = X < Z.
Teorema 5. Presi comunque X, Y, Z G si ha:
X 6 Y X + Z 6 Y + Z.
Dimostrazione.
= Essendo X 6 Y esiste U G tale che X +U = Y . Considerando loperatore + Z e applicandolo ai due membri della precedente uguaglianza
si ottiene
(X + U ) + Z = + Z(X + U ) = + Z(Y ) = Y + Z.
Ricordando allora le propriet`a delloperazione di somma tra grandezze
di ricava che
U + (X + Z) = Y + Z
che, per definizione, mostra che X + Z 6 Y + Z.
7
Presi comunque X, Y G vale almeno una delle due relazioni
X 6Y
Y 6 X.
X=Y
Y < X.
X:
Y
7 Y X
e si ha, tenendo conto del teorema precedente,
+X
+X
Y 7 Y + X 7 (Y + X) X = Y
Y 7 Y X 7 (Y X) + X = Y
e quindi, a meno di restringere opportunamente i domini,
+
X X = id = X + X.
La continuit`
a
di continuit`a
modo seguente:
0X := O
(n + 1)X := nX + X.
nX `e detto multiplo di X e sar`
a indicato anche con Xn.
4.2 Proposizione. Per ogni X, Y G, per ogni m, n N, valgono le
seguenti propriet`
a:
(a) 1X = X;
(b) (n + m)X = nX + mX;
(c) n(X + Y ) = nX + nY ;
(d) n(mX) = (nm)X;
(e) nO = O;
(f) X 6= O e n 6= 0 = nX 6= O;
(g) X = Y = nX = nY ;
(h) X 6 Y = nX 6 nY ;
(i) X 6= O e n < m = nX < mX;
(l) nX = nY e nY 6= O = X = Y .
Dimostrazione. Le propriet`a sono facilmente verificabili per induzione.
4.3 Osservazione. In forza della propriet`a (g) della precedente proposizione i numeri naturali possono essere interpretati anche come operatori sulle
grandezze.
4.4 Lemma. Per ogni n N \ {0} esiste m N tale che n < 2 m .
Dimostrazione. Procediamo per induzione su n. Se n = 1 la tesi `e vera con
m = 1. Supponiamo ora vero il lemma per n e mostriamolo per n + 1. Per
ipotesi esiste m N tale che n < 2m , dunque si ha
(n + 1) 6 n + n = 2n < 2 2m = 2m+1
che conclude la dimostrazione.
Teorema 10 (esistenza di grandezze comunque piccole). Per ogni
A G \ {O} e per ogni n N \ {0} esiste X G \ {O} tale che nX 6 A.
10
(a)
2Y = (1 + 1)Y = 1Y + Y = Y + Y 6 Y + Z = A
Sia ora X1 = Y . Ragionando in modo analogo su X1 si ottiene che esiste
una grandezza X2 G \ {O} tale che 2X2 6 X1 , ovvero tale che 22 X2 6 A.
In generale, dopo m passi, si avr`a che esiste una grandezza X m G \ {O}
tale che 2m Xm 6 A. Per il lemma precedente sia m tale che n < 2 m ; allora
(i)
nXm < 2m Xm 6 A
da cui la tesi con X = Xm .
Teorema 11 (propriet`a di Archimede). Per ogni A G \ {O} e per ogni
X G \ {O} tali che X < A esiste n N tale che nX > A.
Dimostrazione. Supponiamo per assurdo che esista Y G \ {O} tale che,
per ogni n N, si abbia nY 6 A. Consideriamo il sottoinsieme di G
= {Z G | per ogni n N : nZ 6 A}
Tale insieme `e non vuoto (Y ) e superiormente limitato da A. Inoltre `e
completo, siano infatti Z e Z 0 G tale che Z 0 < Z. Se, per assurdo,
fosse Z 0
/ allora dovrebbe esistere n N tale che nZ 0 > A, da cui
nZ > nZ 0 > A, ma questo `e in contraddizione con lappartenenza di Z a .
Per lassioma di continuit`a ammette estremo superiore S, inoltre S 6= O,
altrimenti dovrebbe essere = {O}. Per lassioma di divisibilit`a esistono
U, V G \{O} tali che S = U +V , per lassioma 6 deve essere U 6 V oppure
V 6 U e non `e restrittivo supporre che sia verificata la prima possibilit`a.
Essendo S = U + V per definizione V < S, e dunque V .
Sia ora W := 3V . Si ha
S = U + V 6 V + V = 2V < 3V = W
pertanto W
/ . Questo comporta che esiste m N tale che mW > A, ma
allora
A < mW = m(3V ) = (3m)V
e dunque V
/ , in contraddizione con quanto osservato precedentemente.
11
5.1 Definizione. Sia T una teoria assiomatizzata da un sistema di assiomi A1 , . . . , An . Diremo che A1 , . . . , An sono assolutamente indipendenti
se nessun assioma pu`
o essere dedotto dai rimanenti, ovvero se, per ogni
k = 1, 2, . . . , n esiste un modello Mk dove
Ai vero i 6= k
Ak falso.
Diremo che A1 , . . . , An sono ordinatamente indipendenti se nessun assioma
pu`
o essere dedotto da quelli che lo precedono, ovvero se, per ogni k = 1, . . . , n,
esiste un modello Mk dove
Ai vero i < k
A falso
k
Ai indifferente i > k.
i = 2, 3, . . . , n.
Ai vero i < k
A falso
k
Ai indifferente i > k.
` facile verificare che, mediante la scelta di questi stessi modelli, gli assiomi
E
B1 , . . . , Bn risultano essere assolutamente indipendenti.
Lequivalenza tra i due sistemi di assiomi si verifica per induzione su n > 1.
Se n = 1, B1 = A1 . Se la tesi `e vera per un certo n, allora
B1 . . . Bn Bn+1 = (A1 . . . An ) Bn+1 =
= (A1 . . . An ) (A1 ) (A2 ) (An ) An+1 =
= (A1 . . . An ) (A1 . . . An ) An+1 =
= (A1 . . . An ) (A1 . . . An ) (A1 . . . An An+1 ).
12
4. G = GL(n, Z).
6.1
6.5 Definizione. se m/n e p/q sono due numeri razionali assoluti si dice
che n/m `e minore o uguale di p/q se
m
p
p
m
6
AG:
A6
A.
n
q
n
q
6.6 Osservazione. La relazione 6 introdotta tra numeri razionali, come
conseguenza del teorema 15 `e indipendente dalla scelta del rappresentante
per la frazione, inoltre `e semplice verificare che si tratta di una relazione
dordine sullinsieme dei numeri razionali assoluti (propriet`a ereditate dalla
relazione dordine definita tra le grandezze).
Vogliamo ora introdurre una operazione di prodotto tra numeri razionali.
Prima proviamo:
Teorema 16. Siano m/n e p/q due numeri razionali assoluti e sia A G;
allora
m p mp
A =
A.
n
q
nq
Dimostrazione. Sia V := (1/n)[(p/q)A]; allora nV = (p/q)A = (1/q)(pA),
da cui si ricava che q(nV ) = pA. Sia ora U := mp
nq A, allora
(nq)U = (mp)A = m(pA) = m[(qn)V ] = (mqn)V = (qn)(mV )
da cui si ricava che U = mV , ovvero la tesi.
6.7 Definizione. Se m/n e p/q sono due numeri razionali definiamo il
prodotto tra tali numeri nel seguente modo:
m p
mp
:=
.
n
q
nq
6.8 Osservazione. La definizione `e indipendente dalla scelta dei rappresentanti per i numeri razionali m/n e p/q, infatti, presi comunque h, k N\{0}
si ha
(mk)(ph)
(mp)(kh)
mp
mk ph
=
=
=
.
nk qh
(nk)(qh)
(np)(kh)
nq
15
=
= ,
n m
nm
k
k N \ {0} .
6.9 Definizione. Dati due numeri razionali m/n e p/q si definisce loro
somma il numero razionale r/s tale che, per ogni A G si abbia
r
m
p
A = A + A;
s
n
q
7.1
1
.
:=
Esercizi
8. Esercizi
an 6 0.
21
Capitolo 2
Risolubilit`
a elementare dei
problemi geometrici
Qual `e l geom`etra che tutto saffigge,
per misurare lo cerchio, e non ritrova,
pensando, quel principio ondelli indige,
tale era io a quella vista nova:
veder voleva come si convenne
limago al cerchio e come vi sindova;
ma non eran da ci`
o le proprie penne.
D. Alighieri - Paradiso
Canto XXXIII (vv. 133-139)
Definizioni fondamentali
1. Definizioni fondamentali
Risolubilit`
a elementare dei problemi geometrici
` immediato verificare che il campo di razionalit`a `e
1.6 Osservazione. E
effettivamente un campo e, in particolare, `e il pi`
u piccolo campo che contiene
{x1 , . . . , xn }.
1.7 Osservazione. Il pi`
u piccolo campo di razionalit`a possibile `e [1]; tale
campo coincide con Q e si chiama anche campo assoluto di razionalit`
a.
1.8 Osservazione. Se K `e un campo di razionalit`a, allora Q 6 K, infatti
a K = aa1 = 1 K = [1] 6 K.
Nel seguito
indicheremo la retta
passante per i due
punti p e q con il
simbolo p, q.
(x x1 )(y2 y1 ) = (y y1 )(x2 x1 )
(x x3 )(y4 y3 ) = (y y3 )(x4 x3 )
ax + by + c = 0
S:
a0 x + b0 y + c0 = 0
c
c0
b
b0
Teorema 1. Se la costruzione di un punto `e effettuabile mediante un numero finito di passaggi effettuabili con la sola riga, allora le sue coordinate
appartengono al campo di razionalit`
a dei dati.
Di tale risultato `e vero anche il viceversa:
Teorema 2. Ogni punto del piano che, nel riferimento proiettivo omogeneo definito da quattro dei punti dati, abbia coordinate (non omogenee)
appartenenti al campo di razionalit`
a K dei dati `e costruibile con limpiego
della sola riga.
` possibile provare che, con la sola riga, e quindi utilizzando
Dimostrazione. E
solo la costruzione 2., `e possibile:
(a) passare da un punto alle sue proiezioni sugli assi coordinati e viceversa, ovvero passare da p(x, y, 1) a px (x, 0, 1) e py (0, y, 1), e viceversa;
(b) Passare da p(0, x, 1) a q(x, 0, 1);
(c) Costruire il punto che ha per ascissa la somma delle scisse di due
punti dati, ovvero passare da p(x1 , 0, 1) e q(x2 , 0, 1) a r(x1 + x2 , 0, 1);
(d) Costruire il punto che abbia per ascissa il prodotto o il quoziente di
due
ovvero passare da p(x 1 , 0, 1), q(x2 , 0, 1) e r(x3 , 0, 1) a
punti dati,
x1 x2
, 0, 1 .
s
x3
Le costruzioni (a), (b), (c) e (d) permettono di raggiungere con la sola riga
tutti i punti che hanno coordinate in K.
Concludendo, quindi, possiamo affermare che condizione necessaria e sufficiente affinche un punto possa ottenersi dai punti dati mediante un numero
finito di operazioni grafiche che coinvolgono la sola riga `e che le sue coordinate nel sistema di riferimento definito da quattro dei punti dati appartengano
al campo di razionalit`a dei dati. In altre parole `e possibile risolvere con la
sola riga tutti e soli i problemi analitici di primo grado (o riconducibili al
primo grado).
Risolubilit`
a elementare dei problemi geometrici
Pi`
u precisamente, scelti tra i punti assegnati i due punti o ed a che avranno
coordinate o(0, 0) e a(1, 0), `e possibile costruire la retta per o perpendicolare
a o, a e individuare su tale retta il punto b(1, 0)
Sia ora K = [0, 1, x3 , x4 , . . . , xn ] il campo di razionalit`a dei dati. La
costruzione 3. da luogo allequazione
(x )2 + (y )2 = r 2 ,
, , r K
A, B, C K.
A0 x C 0
B0
punto r
ab, 0 .
Nelle sezioni precedenti abbiamo visto che, come era prevedibile, ampliando
linsieme degli strumenti a disposizione per realizzare le costruzioni, ovvero
passando dalla sola riga alla riga e al compasso, si ha in generale facolt`a di
costruire un numero maggiore di punti. Per analogia ci si aspetterebbe che,
limitando linsieme degli strumenti al solo compasso, si perda la possibilit`a
di raggiungere certi punti. Ebbene, in questo paragrafo dimostreremo un
risultato a prima vista sorprendente: tutte le costruzioni che si possono
fare con riga e compasso si possono realizzare anche con il solo compasso.
Tale risultato `e noto come teorema di Mascheroni, dal nome del matematico
bergamasco che lo ha provato in
G. Mascheroni. Geometria del Compasso. Pavia, 1737.
27
Risolubilit`
a elementare dei problemi geometrici
PSfrag replacements
x y
p0
PSfrag replacements
l
m
a00
a000
n0
Figura 2.3: Costruzione del punto medio
x y
Se infatti indichiamo con l il punto medio del segmento am, allora per il
teorema di Euclide applicato al triangolo rettangolo 4(a, n, a 000 ), si ottiene
x y
x y
al : an = an : aa000
x y
x y
ovvero
x y
x y
x y2
x y2
al 4 ab = an = ab
da cui si ricava
x y
x y
ab
ab
am= 2 al = 2
=
.
4
2
x y
x y
x y2
x y2
ae = oe oa .
x y2
x y2
x y 2
x y2
x y2
x y2
oe =oa2 =oa3 a2 a3 = 4 oa oa = 3 oa
29
Risolubilit`
a elementare dei problemi geometrici
e
PSfrag replacements
c
a1
a2
a3
x y2
x y2
x y2
ae = 3 oa oa = 2 oa
x y
x y
x y
x y
x y
omx : om = om : (2 or )
PSfrag replacements
mx
r0
m0
da cui si ricava
x y
x y
x y
| nm | = 2|
x y
omx
|=
| om |2
x y
| or |
| oa |2
x y
| or |
x1 x2
.
x3
x y
Abbiamo ora raccolto gli strumenti e le informazioni necessarie per affrontare la questione della risolubilit`a dei problemi classici dellantichit`a.
Analizziamoli uno per uno.
5.1
(2.2)
Risolubilit`
a elementare dei problemi geometrici
con (p, q) = 1 che fosse radice di (2.2) si avrebbe che necessariamente p deve
essere pari, infatti
p3 = 2 q 3 .
Del resto se p `e pari esiste p0 Z tale che p = 2p0 e q, che `e coprimo con p,
deve essere dispari. Si ha allora
p3 = 8p03 = 2q 3
4p03 = q 3
q pari
ma questo `e assurdo.
Supponiamo ora che m Q non sia un quadrato e consideriamo lesten
a3 + b3 m m + 3a2 b m + 3ab2 m 2 = 0
B m = A.
A
m= Q
B
contro la scelta di m, pertanto necessariamente B = 0 e allora, immedia
tamente, anche A = 0. In questo caso anche x
e := a b m `e soluzione,
infatti
x
e3 2 = a3 b3 m m 3a2 b m + 3ab2 m 2 = 0
Si ha allora che
x3 2
x3 2
=
=
(x x)(x x
e)
(x a b m)(x a + b m)
x3 2
=
Q[x]
(x a)2 b2 m
x =
32
2a
b
a
o
Risolubilit`
a elementare dei problemi geometrici
l0
t
PSfrag replacements
sin2
,
cos
r R.
Se prendiamo sullasse delle ascisse un punto l tale che ol = 2a, indicati con
t il punto dellasse delle ordinate di ordinata a, con p il punto di intersezione
tra la cissoide e la retta l, t e con (x, y) le coordinate del punto p si ha, dalla
similitudine dei triangoli 4(l, o, t) e 4(p, k, t), che
(a y) : x = a : 2a
ovvero che a y = x/2, da cui, sostituendo nellequazione della cicloide,
si ricava x3 = 2y 3 . Se ora indichiamo con l 0 il punto di intersezione della
retta o, p con la retta parallela allasse delle ascisse e passante per t, dalla
similitudine dei triangoli 4(o, t, l 0 ) e 4(o, k, p) si ricava
x y
0
tl : a = x : y
e dunque
x y3
0
tl
xa
y
3
2y 3 a3
= 2a3
y3
x y
che mostra che il segmento tl0 risolve il problema della duplicazione del cubo
di lato a.
34
5.2
La trisezione dellangolo
(2.3)
(2.4)
Il campo di razionalit`a dei dati `e Q. Cominciamo col supporre, per contraddizione, che esista un numero razionale p/q Q con (p, q) = 1 che sia
soluzione di (2.4); questo vorrebbe dire che
p3 3pq 2 q 3 = 0
da cui si ricava
q 3 = p p2 3q 2
p3 = q q 2 + 3pq .
(2.5)
Risolubilit`
a elementare dei problemi geometrici
2
n
con
36|n
2m
n
con
3 6 | n.
2
3n ,
2
2
2
=
x
y=
3
n
3n
3
e dunque langolo /3 si pu`o ottenere elementarmente come differenza tra
un angolo multiplo di 2/3 e un angolo multiplo di .
5.7 Osservazione. Ancora una volta la scelta di strumenti diversi dalla riga e dal compasso consente di risolvere il problema della trisezione.
Consideriamo ad esempio la seguente costruzione di Archimede (cfr. figura
2.8): sia r arbitrario, a vincolato a stare sulla retta L e b, c vincolati a stare
x y
e
oca
= cbo
= + boa
= 2
cbo
e dunque = + 2 = 3.
Uno strumento che permette di realizzare questa costruzione `e, per esempio, la riga graduata.
36
p
PSfrag replacements
x
2r
5.3
Risolubilit`
a elementare dei problemi geometrici
ab
x y
x y
ob
ob
x y.
op
x y
x y
x y
ab
x y
x y
ob
ob
x y.
or
x y
ab
rt
=x y
or
ob
che, confrontato con luguaglianza assunta per ipotesi, permette di conclux y
x y
dere che rt= ob . Del resto, per la propriet`a che definisce la quadratrice
Q
_
tr
x y
ob
sr
x y
su
38
6. Il teorema di Petersen
b
r
PSfrag replacements
p
x y
x y
x y
x y
2 ab ed ob ha area
_
x y
2 ab ob = 2
r
r = r 2
2
basta pertanto costruire (mediante una costruzione di medio proporzionale) il quadrato equivalente a tale rettangolo per risolvere il problema della
quadratura del cerchio di raggio r.
Il teorema di Petersen
Abbiamo visto come spesso, nella formulazione analitica dei problemi affrontati, ci si trovi a dover stabilire se le soluzioni di una determinata equazione
sono costruibili elementarmente. Tale problema `e interessante di per s`e,
pertanto ci proponiamo in questo paragrafo di dimostrare una condizione
necessaria per la risolubilit`a elementare delle equazioni algebriche, provata
dal matematico danese J. Petersen nella sua tesi e pubblicata da Petersen
stesso in un suo lavoro sulle costruzioni elementari del 1880.
39
Risolubilit`
a elementare dei problemi geometrici
Tale generatore
esiste sicuramente
essendo K[x] un
dominio a ideali
principali.
6.2 Definizione. Siano K un campo, F una sua estensione e F. Lelemento si dice trascendente su K se non `e radice di alcun polinomio a
coefficienti in K, si dice algebrico su K in caso contrario. Se `e algebrico
su K il suo polinomio minimo su K, indicato con min K (), `e il generatore
monico dellideale di K[x] costituito dai polinomi che ammettono tra le
loro radici (cfr. esercizio 8.3).2
` un fatto generale della teoria di Galois che il polinomio minimo di un
E
elemento algebrico `e irriducibile in K[x] (cfr. esercizio 8.3).
6.3 Definizione. Sia x Ke . Si chiamano coniugati di x gli elementi di
Ke che si ottengono da x scambiando in tutti i modi possibili il segno dei
radicali introdotti per costruire lestensione K e di K a cui x appartiene.
6.4 Lemma. Sia f (x) un polinomio di K[x] che ammette come radice un
elemento x appartenente al campo euclideo dei dati K e , allora tale polinomio
ammette come radici anche tutti i coniugati di x.
Dimostrazione. Per ogni 1 6 i 6 e sia K i il campo ottenuto da Ki1 estendendolo con la radice quadrata di un certo k i1 Ki1 che non sia un
quadrato in tale campo. Poiche x K e tale x si pu`o sempre scrivere nella
forma
p
x = ae1 + be1 ke1
per opportuni ae1 e be1 appartenenti a Ke1 (cfr. esercizio 8.3). Essendo
x soluzione dellequazione assegnata si avr`a:
p
0 = f (x) = Ae1 + Be1 ke1
con Ae1 e Be1 appartenenti a Ke1 . Perche questultima
pespressione sia
verificata `e necessario che A = B = 0, altrimenti il radicale ke1 si potrebbe ricavare come rapporto di A e B, quindi apparterrebbe a K e1 , contro le
assunzioni. Questo consente di affermare che anche
p
x
e = ae1 be1 ke1
40
6. Il teorema di Petersen
`e soluzione, infatti
f (e
x) = Ae1 Be1
p
ke1 = 0.
Consideriamo ora i p
due termini Ae1 e Be1 ed esprimiamoli mettendo in
evidenza il radicale ke2 che estende Ke2 per ottenere Ke1 . Per esempio
per Ae1 si avr`a
p
Ae1 = Ae2 + Be2 ke2
con Ae2 e Be2 appartenenti a Ke2 . Perche sia nullo Ae1 occorrer`a allora
che siano nulli entrambi Ae2 e Be2 , e pertanto lequazione Ae1 = 0 sar`a
verificata anche dal coniugato di x ottenuto cambiando segno al radicale
p
ke2 , dunque tale numero sar`a soluzione anche dellequazione di partenza.
In modo analogo si pu`o provare la tesi per tutti i coniugati di x.
6.5 Osservazione. Sia f (x) K[x] un polinomio che ammetta una radice
multipla . Tale `e allora radice anche della derivata formale del polinomio
f (x) (cfr. esercizio 8.4), e dunque f (x) `e sempre divisibile per il massimo
comun divisore tra f (x) e f 0 (x). Se la caratteristica di K `e zero, tale divisore
`e certamente distinto da f (x) e si pu`o determinare razionalmente (mediante
lalgoritmo di Euclide), pertanto appartiene a K[x], e dunque f (x) risulta
essere riducibile. Equivalentemente un polinomio irriducibile a coefficienti
in un campo di caratteristica zero non pu`o avere radici multiple (tale fatto,
in alcuni casi significativi, resta vero anche in caratteristica positiva, cfr.
esercizio 8.4).
6.6 Lemma. Sia s0 Ke e sia = {s0 , s1 , . . . , sn } linsieme di tutti i
coniugati (distinti) di s0 . Allora il polinomio
F (x) =
n
Y
i=0
(x si ) = (x s0 )(x s1 ) (x sn )
kj
Risolubilit`
a elementare dei problemi geometrici
p
da cui si ricava che Bj = 0, ovvero che ai non contiene il radicale kj .
Se g(x) `e un altro polinomio di K[x] che ammette s 0 tra le sue radici, allora
per il lemma 6.4 ammette per radici anche tutti i coniugati di s 0 , pertanto
F (x)|g(x), che mostra che F (x) `e il polinomio minimo di s 0 su K.
6.7 Osservazione. Alcuni degli elementi coniugati ad un certo s 0 Ke
possono coincidere tra di loro, pertanto il numero di tali coniugati `e, in
generale, minore o uguale a 2e , corrispondente al numero delle disposizioni
con ripetizione di 2 oggetti (i segni + e degli e radicali che compaiono)
ad e ad e.
p
b+
a+ b
q(x) K[x].
Inoltre, q(x) non `e invertibile visto che deve ammettere tra le sue radici s 00 ;
questo mostra che f (x) `e riducibile in K[x].
Siamo finalmente pronti a dimostrare il teorema annunciato.
Teorema 7 (di Petersen). Una equazione algebrica a coefficienti in
un campo K di caratteristica zero e irriducibile in tale campo che sia
soddisfatta da un elemento s0 di Ke ha come grado una potenza di 2.
Dimostrazione. Sia f (x) = 0 una tale equazione algebrica. Il polinomio
f (x) K[x] `e irriducibile per ipotesi, pertanto per losservazione 6.5 non pu`o
avere radici multiple e, per il lemma 6.6, se indichiamo F (x) = min K (s0 )
si deve avere che F (x)|f (x). Essendo f (x) irriducibile deve allora essere
F (x) = kf (x) per k K , quindi in particolare deg(f (x)) = deg(F (x)).
Se tutti i coniugati di s0 sono distinti tra di loro, allora il grado di F (x) `e
42
7. La ciclotomia
l
Y
(x sj )
j=0
dove gli sj questa volta sono tutti i coniugati (anche ripetuti) di s 0 che si
ottengono scambiano in ogni modo possibile i segni dei radicali; evidentemente deg(G(x)) = 2e . Ogni fattore irriducibile di G(x), avendo come radice
un coniugato di s0 , deve necessariamente coincidere con F (x), pertanto la
decomposizione in irriducibili di G(x) `e del tipo
m
G(x) = F (x) ,
mN
La ciclotomia
ab `e costruibile
Risolubilit`
a elementare dei problemi geometrici
d
PSfrag replacements
o
c
x y
x y
x y2
x y2
x y
x y
x y
x y
x y
x y
x y
x y
: ac
ab = ao ob = ( ao ob )( ao + ob ) =
x y
x y
= ( ao oc )( ao + od ) = ac ad
dunque
x y
x y
x y
x y
ad : ab = ab : ac
e anche
x y
x y
ad ab
x y
x y
x y
x y
ab ac
: ab =
x y
x y
ma, essendo ab = cd ,
x y
x y
x y
x y
x y
x y
ad ab = ad cd = ac = ae
x y
x y
x y
x y
x y
ab ac = ab ae = eb
e dunque, finalmente,
x y
x y
x y
x y
ab : ae = ae : eb .
Teorema 9. Il lato del decagono regolare iscritto in una circonferenza `e
la sezione aurea del raggio della circonferenza.
44
7. La ciclotomia
o
PSfrag replacements
d
2
2
e sia langolo al centro sotteso alla corda ab (cfr. figura 2.12). Sia
x y
I due triangoli
d ao tale che b, d sia la bisettrice dellangolo abo.
4(a, b, d) e 4(a, o, b) sono simili, pertanto
x y
x y
x y
r : ab = ab : (r od ).
x y
x y
x y
x y
Risolubilit`
a elementare dei problemi geometrici
z 3 + z3 = (z + z)3 3z
z 2 3z 2 z = 8x3 3z
z (z + z) = 8x3 6x
e dunque, sostituendo,
8x3 + 4x2 4x 1 = 0.
Posto t = 2x si ottiene, infine, lequazione
t3 + t2 2t 1 = 0.
` possibile anche
E
utilizzare il teorema di
Petersen, dopo aver
provato che il
polinomio
t3 + t2 2t 1 `e
irriducibile in Q[t].
(2.6)
Il campo di razionalit`a dei dati `e K = [1] = Q. La dimostrazione dellimpossibilit`a di risolvere elementarmente lequazione (2.6) `e del tutto analoga
a quella della proposizione 5.53 .
Affrontiamo ora il caso generale. Il problema della costruzione del poligono regolare di n lati si traduce analiticamente nella risoluzione in C
dellequazione z n = 1, ovvero nella determinazione delle radici n-esime dellunit`a.
In virt`
u del seguente teorema il problema `e completamente risolto una volta
che si sia trattato il caso in cui n `e potenza di un primo p.
Teorema 10. Noto il poligono regolare di pq lati si possono costruire
elementarmente i poligoni di p lati e di q lati. Viceversa, noti i poligoni
regolari di p lati e di q lati, con p e q primi tra loro, si pu`
o costruire
elementarmente il poligono di pq lati.
46
7. La ciclotomia
(2.7)
`e irriducibile in Q[x].
Dimostrazione. Se (2.7) fosse riducibile lo sarebbe anche il polinomio ottenuto da (2.7) operando la sostituzione z = x + 1, ovvero il polinomio
(x + 1)p 1
.
x
Sviluppando la potenza del binomio e semplificando si ottiene il polinomio
p
p
p p3
p p2
p1
x+
x
+ +
x
+
x
+
p1
p2
2
1
che `e irriducibile in Q[x] per il criterio di Eisenstein con primo p.
Teorema 11. Un poligono regolare di un numero primo p di lati non `e
costruibile elementarmente quando p non sia della forma
p = 2 + 1
Dimostrazione. Per il teorema 7, affinch`e la (2.7), che `e irriducibile, sia
risolubile con riga e compasso occorre che il suo grado sia una potenza di 2,
dunque deve esistere N tale che
p 1 = 2
ovvero
p = 2 + 1.
47
Risolubilit`
a elementare dei problemi geometrici
F1 = 3
F2 = 5
F4 = 17
F8 = 257
F16 = 65537.
7. La ciclotomia
ij = 1
o() = p | i j.
Risolubilit`
a elementare dei problemi geometrici
Dimostrazione. Per mostrare che tali poligoni regolari sono costruibili elementarmente basta provare che `e possibile costruire elementarmente le soluzioni non banali dellequazione
zp 1 = 0
ovvero che `e possibile costruire elementarmente le radici (primitive) p-esime
dellunit`a non banali, che, per il lemma precedente, si possono scrivere nella
forma
2
r , r , . . . , r
p1
(2.8)
d := r + r + + r
2
p2
p := r + r + + r
p1
Dal fatto generale che la somma di tutte le radici p-esime dellunit`a `e zero,
segue che
d + p = 1
pertanto la somma d + p appartiene al campo K di razionalit`a dei dati.
Mostriamo che anche il prodotto d p appartiene a K. Si ha
t1
t2
d p = r + r + . . . + r k
(2.9)
2
per opportuni ti N (non necessariamente distinti) e k = ( p1
2 ) . Se indir
chiamo con s il numero di volte in cui la radice compare nellespressione
i
(2.9), allora anche ogni altra radice r compare s volte, infatti sostituendo
con r i termini di d si mutano ordinatamente nei termini di p e viceversa,
pertanto il prodotto non cambia, mentre tutti e soli i termini della somma
2
2
(2.9) che erano uguali a r divengono uguali a r , pertanto anche r deve
i
comparire s volte. Analogamente tutti e soli i termini uguali a r sono
i+1
mutati nei termini uguali a r , il che permette di concludere che tutte le
radici compaiono esattamente s volte. Il prodotto p d `e pertanto uguale
ad s volte la somma delle radici p-esime dellunit`a non banali, e dunque
d p = s.
I due numeri d e p sono dunque soluzioni dellequazione di secondo grado
x2 + x s = 0
e sono quindi costruibili elementarmente a partire dai dati. Operiamo ora
in modo analogo sui numeri ottenuti sommando i termini di posto dispari
50
7. La ciclotomia
d,d := r + r + + r
3
p4
d,p := r + r + + r
p2
t2
d,d d,p = r + r + . . . + r k
2
non varia se, analogamente a prima, si sostituisce con r , in modo tale che
i
i termini di d,d si mutino nei termini di d,p e viceversa, e ogni r diventi
i+2
r . Tale prodotto, pertanto, contiene uno stesso numero s 1 di volte ogni
termine di d e uno stesso numero s2 di volte ciascun termine di p . Si ha
quindi:
d,d d,p = s1 d + s2 p
e tale numero `e costruibile elementarmente a partire dai dati. I numeri d,d
ed d,p sono dunque costruibili elementarmente, e altrettanto vale per p,d ed
p,p . Procedendo in questo modo si considerano successivamente somme che
contengono un numero di termini pari alla met`a delle somme considerate al
passo precedente. Poiche per ipotesi p 1 `e una potenza di 2, si arriver`a in
un numero finito di passi alla determinazione di somme che contengono un
solo termine e che sono costruibili elementarmente, che `e quanto richiesto
per provare il teorema.
Occupiamoci ora del caso in cui n sia una potenza di un numero primo p.
Se n = p2 lequazione che caratterizza analiticamente i vertici del poligono
regolare di n lati `e
2
0 = z p 1 = (z p )p 1.
Il polinomio (z p )p 1 `e divisibile per z p 1, inoltre, in modo del tutto
analogo a quello usato nella dimostrazione del lemma 7.5 `e possibile provare
che il polinomio
2
zp 2
zp 1
(2.10)
`e irriducibile in Q[x].
Teorema 15. Non sono costruibili elementarmente i poligoni regolari il
cui numero di lati n sia il quadrato di un numero primo superiore a 2.
51
Risolubilit`
a elementare dei problemi geometrici
h1
+ 1) (22
ht
+ 1)
Esercizi
8.1 Esercizio. Provare che le costruzioni 4.(b) e 5.(b) della definizione 1.1
sono riconducibili alle costruzioni 4.(a) e 5.(a), ovvero provare che, noti il
centro c di una circonferenza e il suo raggio pari alla distanza tra due punti
distinti assegnati a e b, `e possibile costruire un punto a 0 appartenente alla
circonferenza.
(Suggerimento: si considerino i punti d ed e intersezione delle circonferenze
b(c) e c(b) e sia a0 il simmetrico di a rispetto alla retta d, e. . . ).
8.2 Esercizio. Mostrare utilizzando il teorema di Petersen che i problemi
della duplicazione del cubo e della trisezione dellangolo non sono risolubili
elementarmente.
8.3 Esercizio (*). Siano K un campo, L una sua estensione e L.
1. Provare che linsieme I = {f (x) K[x] | f () = 0} `e un ideale di K[x].
2. Mostrare che, se `e algebrico su K, allora min K () `e irriducibile in
K[x]. Viceversa mostrare che se m(x) K[x] `e un polinomio monico
irriducibile che ammette come radice, allora `e algebrico su K e
m(x) = minK ().
52
8. Esercizi
K[x]
= K().
minK ()
K[x]
.
f (x)
sono monomorfismi di anelli. Mostrare inoltre che = f (x) +x M
`e una radice di (f (x)), concludendo che ogni polinomio di K[x] ammette sempre una radice in una opportuna estensione del campo K.
8.4 Esercizio (*). Sia f (x) K[x] un polinomio a coefficienti in un campo
K.
1. Mostrare che un elemento K `e radice multipla per f (x) se e soltanto se `e radice di f (x) e anche della derivata formale f 0 (x) di f (x).
Dedurne che f (x) non ammette radici multiple (e allora f (x) si dice
semplice) se e soltanto se (f (x), f 0 (x)) = 1.
53
Risolubilit`
a elementare dei problemi geometrici
54
Appendice A
7. X + Z = Y + Z = X = Y (legge di cancellazione).
(Ax3) Esistono in G grandezze diverse dalla grandezza nulla O.
(Ax4) Presi comunque X, Y G, si ha che
X + Y = 0 = X = 0.
(Ax5 - di divisibilit`
a) Per ogni X G \ {O} esistono Y, Z G \ {O} tali
che X = Y + Z.
(Ax6) Presi comunque X, Y G vale almeno una delle due relazioni
X 6Y
Y 6 X.
(Ax7 - di continuit`
a) Ogni sottoinsieme G di grandezze superiormente limitato e completo ammette estremo superiore.
55
Appendice B
Assiomi di incidenza
I1) Dati due punti a e b distinti, esiste ununica retta (indicata con a, b) a
cui a e b appartengono.
I2) Ogni retta contiene almeno 3 punti.
I3) Esistono almeno due rette distinte.
Assiomi di ordinamento
0
T1) (a, b, c) P 3 : (a | b, c) = (a | c, b)
0
(b | a, c) = 1
(c | a, b) = 1
T4) a 6= b P c a, b : (b | a, c) = 1
Assioma di Pasch. Presi comunque una terna di punti non allineati a, b, c
e una retta R non incidente alcuno dei punti, se la retta R interseca
x y x y
x y
Assiomi di congruenza
Assiomi di continuit`
a
57
Appendice C
Propriet`
a di omotetie ed
inversioni circolari
1
Omotetia
2. Inversione circolare
Inversione circolare
2.1 Definizione. Sia un piano, o un punto di e k un numero reale. Chiamiamo inversione circolare unapplicazione di in s`e che fa corrispondere ad un punto p di un punto p 0 allineato con o e con p tale
che
1
op0 = k
op
Il punto o `e detto centro e il numero k `e detto potenza dellinversione
circolare.
Dalla definizione si ricava immediatamente che:
ogni inversione circolare J `e involutoria: J 1 = J;
il centro o di una inversione circolare non ha corrispondenti nel piano
euclideo
linversione circolare di centro o e potenza k ammette come
punti uniti tutti i punti della circonferenza di centro o e raggio k. Tale circonferenza ha punti reali solo per k > 0 e viene detta circonferenza
fondamentale.
2.2 Proposizione. Sia J linversione circolare di centro o e potenza k.
Allora per ogni punto p del piano si ha che p e p 0 := J(p) sono coniugati
rispetto alla circonferenza fondamentale di J.
Teorema 3. Sia J linversione circolare di centro o e potenza k. Allora:
ogni retta passante per o `e unita in J;
ogni retta R non passante per o si muta, mediante J, in una circonferenza passante per o; la retta R risulta essere lasse radicale della
circonferenza fondamentale e della circonferenza J(R).
2.3 Corollario. Sia J linversione circolare di centro o e potenza k. Allora
ogni circonferenza passante per o si muta, mediante J, in una retta R
non passante per o; la retta R = J() risulta essere lasse radicale della
circonferenza fondamentale di J e di .
Teorema 4. Sia J linversione circolare di centro o e potenza k. Allora ogni circonferenza non passante per o si muta, mediante J, in una
circonferenza non passante per o.
59
Propriet`
a di omotetie ed inversioni circolari
Una applicazione `e
conforme quando
langolo formato dalle
tangenti a due curve
in un loro punto di
intersezione p `e uguale
allangolo formato
dalle loro
corrispondenti nel loro
punto di intersezione
corrispondente a p.
2.1
2. Inversione circolare
x y
x y
x y
x y
x y
oq = r 2
1
x y
oq
= r2
1
x y
m op
1 x y0
op .
m
x y
x y
e dunque c0 `e il punto medio del diametro a0 b0 di J(K ). Per costruire J(K ) `e allora sufficiente applicare due volte la costruzione (a)
rispetto alla circonferenza C e una volta rispetto alla circonferenza
K.
Per dimostrare il teorema di Mascheroni `e sufficiente ora mostrare che le
costruzioni 2. e 5. della definizione 1.1 di pag. 22 sono realizzabili tramite
le costruzioni (a), (b) e (c) appena provate. Del resto questo `e immediato:
2. Per costruire il punto comune a due rette `e sufficiente trasformare le
due rette in due circonferenze tramite uninversione circolare J opportuna, determinare il loro punto di intersezione diverso dal centro di
inversione o mediante 4. e trovarne linverso di tale punto tramite J.
61
Propriet`
a di omotetie ed inversioni circolari
62
Indice analitico
anello non archimedeo, 21
Archimede, 36
Assioma
di Archimede, 57
di Cantor, 57
di continuit`a, 9, 55
di Dedekind, 20
di divisibilit`a, 6, 55
di Pasch, 56
Assiomi
assolutamente indipendenti, 12
della parallela, 57
di congruenza, 56
di continuit`a, 57
di incidenza, 56
di ordinamento, 56
ordinatamente indipendenti, 12
Diocle, 34
dividere in sezione aurea, 43
duplicazione del cubo, 31
elemento
algebrico, 40
neutro, 5, 55
trascendente, 40
estensione di un campo, 27
estremo superiore, 9
frazione, 14
funzione di Eulero, 48, 54
Gauss, 49
grandezze
assolute, 6
commensurabili, 17
incommensurabili, 17
multiplo di una grandezza, 9
nulla, 5
relazione dordine, 6
sottomultiplo di una grandezza,
14
campo
di razionalit`a dei dati, 23
estensione di un campo, 27
euclideo dei dati, 27
ciclotomia, 43
circonferenza fondamentale, 59
cissoide di Diocle, 34
coniugato, 40
costruzioni
con il solo compasso, 27
con la sola riga, 24
con riga e compasso, 25
dei trasformati mediante uninversione circolare, 60
del punto medio, 28
del riferimento cartesiano, 29
della sezione aurea, 43
legge di cancellazione, 5, 55
Legge di tricotomia, 8
Lindemann, 38
Dinostrato, 38
insieme
completo, 9, 18
delle grandezze, 4
superiormente limitato, 9, 18
inversione circolare, 31, 59
Ippia, 37
Ippocrate, 33
63
INDICE ANALITICO
di Archimede, 11
di Beppo Levi, 12
di Eulero-Fermat, 48
di Gauss, 49
di Lindemann, 38
di Mascheroni, 29, 61
di Petersen, 42
trisettrice di Ippia-Dinostrato, 37
trisezione dellangolo, 35
numeri
di Fermat, 48
razionali assoluti, 15
reali assoluti, 19
omotetia, 58
Petersen, J., 39
polinomio
minimo, 40
semplice, 53
primi di Fermat, 48
propriet`a
antisimmetrica, 6
associativa, 5, 55
commutativa, 5, 55
di Archimede, 11
controesempio, 21
riflessiva, 4, 6, 55
simmetrica, 4
transitiva, 4, 6, 55
quadratrice di Ippia-Dinostrato, 37,
38
quadratura del cerchio, 37
radici n-esime dellunit`a modulo q,
48
relazione
dordine, 6
tra numeri razionali, 15
tra numeri reali, 19
equaliforme, 4
risolubilit`a
con riga e compasso, 22
elementare, 22, 40
sezione aurea, 43
sottomultiplo di una grandezza, 14
Stainer, J., 31
Teorema
64
Bibliografia
[Cal71] Renato Calapso. Problemi risolubili con riga e compasso e problemi
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Liguori