Sunteți pe pagina 1din 413

CORSO DI

DIAGNOSTICA PER
IMMAGINI 9 CFU
Corso di Laurea in Scienze Motorie
Universit degli Studi Parthenope, Napoli

Anno Accademico 2013/2014

Prof. Andrea Soricelli


Prof. Onofrio Catalano

Definizione della Diagnostica per Immagini

E un insieme di tecniche che permettono


di esplorare dallesterno le strutture
corporee con la creazione di immagini
che possono fornire informazioni utili a
fini diagnostici

La Diagnostica per Immagini consente di:


guardare allinterno del corpo
trovare le patologie
suggerire o confermare una diagnosi
monitorare landamento della patologia
valutare la risposta terapeutica
verificare lavvenuta guarigione

Diagnostica per Immagini


Obiettivi generali del corso
Fornire le basi delle tecniche di diagnostica
per immagini di ciascun organo ed apparato
Fornire le informazioni necessarie per
capire la tipologia della lesione, la sua
gravit i tempi necessari per il recupero.

Diagnostica per Immagini


Obiettivi specifici
Individuare le strutture anatomiche coinvolte nel
trauma.
Comprendere i referti di diagnostica per immagini in
relazione allo specifico quesito diagnostico.
Comprendere i tempi di recupero necessari per la
ripresa dellattivit motoria.
Comprendere se il recupero sar totale o parziale e
quale metodologia applicare per recuperare al meglio
il paziente che ha subito un trauma.

Diagnostica per Immagini


Prerequisiti
Conoscenza delle nozioni fondamentali di:
Fisica, con particolare riferimento alla fisica
delle radiazioni
Biochimica
Fisiopatologia dei principali organi ed
apparati

Programma parte generale


Elementi di base (fisica, biologia.)
Tecniche di diagnostica
Radiologia
Ecografia
Tomografia Computerizzata
Risonanza Magnetica
Medicina Nucleare

Programma parte generale


Diagnostica per immagini dei diversi
distretti corporei, con elementi di
anatomia radiografica
Indicazioni ed integrazione delle varie
tecniche

Programma parte traumatologica


La Diagnostica per Immagini nei traumi
Osteo-articolari
Muscolo-tendinei
Dellarto superiore
Dellarto inferiore
Cranici e vertebrali
Toracici e pelvici

Storia
La storia della diagnostica per
immagini inizia l8 novembre
1895 con la scoperta dei raggi
X da parte di WC Rntgen
(1845-1923).
Prima della scoperta dei raggi X le strutture
corporee potevano essere esplorate solo
direttamente nel corso di interventi chirurgici e di
dissezioni anatomiche.

Date storiche
1895 - Scoperta dei raggi X
1896 - Prime applicazioni mediche della luce a raggi X
1923 - Tubo radiogeno ad anodo rotante
1930 - Prime applicazioni della Tomografia
1945 - Prime applicazioni della Medicina Nucleare
1966 - Prime applicazioni della diagnostica Ultrasonografica
1973 - Hounsfield sviluppa il primo apparecchio TAC
1980 - Introduzione della Risonanza Magnetica
1980 - Sviluppo della PET
2002 - Sviluppo di sistemi integrati PET/TC
2010 - Sviluppo di sistemi integrati PET/RM

Incremento del numero delle prestazioni


di diagnostica per immagini

PET/RM

PET/CT

R.M.
T.C.
Ecografia
Radiologia

1920

Medicina Nucleare

1950

1970 1980 201...

Le tecniche di
Diagnostica per immagini
RADIOLOGIA
ECOGRAFIA
MEDICINA NUCLEARE
TOMOGRAFIA COMPUTERIZZATA
RISONANZA MAGNETICA

Metodologie dindagine
Levoluzione dei vari metodi negli ultimi anni
stata impressionante, ci dovuto
principalmente allimpiego sempre pi massivo
della computerizzazione; basti pensare che agli
inizi degli anni 70 lencefalo poteva essere
studiato solo indirettamente mediante la
valutazione radiografica di eventuali
calcificazioni (dato assolutamente specifico), o
la rottura della barriera ematoencefalica con
studi di medicina nucleare o con la valutazione
dellanatomia vascolare mediante tecniche
cruente angiografiche).

Metodologie dindagine
Oggi dopo qualche decennio possibile
valutare con elevato dettaglio anatomico
tutte le strutture encefaliche (anche i vasi),
mediante risonanza magnetica, in maniera
assolutamente non invasiva, senza impiego
di mezzi di contrasto n di radiazioni
ionizzanti.

Metodologie dindagine
Inoltre si pu anche studiare la perfusione
ematica del parenchima cerebrale, il
metabolismo cellulare del glucosio ed il suo
variare in base a stimoli somato-sensoriali,
definire la densit di vari tipi di recettori e
determinare lintegrit della sinapsi
neuronale.

Diagnostica per Immagini


Lintegrazione tra le varie tecniche
diagnostiche spesso lunica via
che consente di giungere alla
diagnosi finale.

Dove si inserisce la
Diagnostica per immagini ?
VALUTAZIONE CLINICA

DIAGNOSTICA DI LABORATORIO
DIAGNOSTICA PER IMMAGINI

Denominazione delle indagini


Radiologia

Radiografia (scopia)

Ecografia

Ultrasuoni (Eco-Doppler)

Medicina Nucleare

Scintigrafia, SPECT, PET

Tomografia computerizzata

TAC/TC

Risonanza magnetica nucleare

RM

Strumenti fisici per la formazione delle


immagini
Radiologia

Raggi x

Ecografia

Ultrasuoni

Medicina Nucleare

Raggi g

Tomografia computerizzata
Risonanza magnetica

Raggi x
Campi magnetici
e radiofrequenze

Metodologie dindagine
la diagnostica radiologica e di tomografia computerizzata
vede le propriet di attenuazione alla radiazioni X
la diagnostica ultrasonografica vede le propriet di
riflessione e trasmissione delle onde sonore
la metodologia che impiega sostanze marcate con
radioisotopi vede le propriet funzionali e/o metaboliche
dei vari organi
la diagnostica a risonanza magnetica (immagini) vede le
propriet magnetiche dell'oggetto e le propriet di
legame fra le molecole
la diagnostica a risonanza magnetica (spettroscopia) vede
le propriet magnetiche dell'oggetto

Metodologie dindagine
Tutte queste metodiche dindagine
producono immagini impiegando
mezzi fisici differenti, con
caratteristiche diverse o ben
specifiche.
Spesso solo con la loro integrazione
possibile giungere ad una corretta
diagnosi.

Metodologie dindagine
La Radiodiagnostica e la Tomografia
Computerizzata sono considerate
metodologie che forniscono immagini
a prevalente contenuto morfologicostrutturale con una chiara evidenza dei
dettagli anatomici.

Metodologie dindagine
LEsame Ecografico in grado di
fornire informazioni a livello
strutturale, ma anche informazioni
funzionali relative al flusso sanguigno
con limpiego della tecnica Doppler.
Una netta distinzione tra immagini
morfologiche e funzionali, quindi, non
sempre facile e possibile.

Metodologie dindagine
La Medicina Nucleare invece considerata una
metodologia le cui immagini hanno un prevalente
contenuto di informazioni funzionali e/o metaboliche;
difatti con unindagine medico nucleare si valuta la
concentrazione di sostanze e molecole legate a
sostanze radioattive da parte dei tessuti, organi o
apparati con la creazione di immagini che ne
rappresentino una determinata funzione piuttosto
che la loro struttura anatomica.

Metodologie dindagine
La Tomografia ad Emissione di
Positroni (PET), che la metodologia
pi evoluta della Medicina Nucleare,
fornisce informazioni a prevalente
contenuto metabolico quali per
esempio il consumo di glucosio da
parte di una cellula.

Metodologie dindagine
La Risonanza Magnetica fornisce oggi
le pi dettagliate immagini dei tessuti
molli, specie del sistema nervoso
centrale e delle articolazioni, ma
consente anche di eseguire valutazioni
funzionali relative non solo il flusso
ematico, ma anche lanalisi di
metaboliti tissutali.

Le informazioni derivanti dai metodi


di Diagnostica per immagini
Immagini
morfologiche

Immagini
funzionali

a prevalente
contenuto
di informazioni
anatomico-strutturali

a prevalente
contenuto
di informazioni
funzionali di un
organo o
apparato

Immagini
metaboliche
a prevalente
contenuto
di informazioni
metaboliche
dellattivit
cellulare

Caratteristiche generali delle immagini


diagnostiche
Si dividono in immagini:
Analogiche
Digitali
ed in:
Planari
Tomografiche

Caratteristiche generali delle immagini


diagnostiche
Le immagini Analogiche sono quelle composte
da particelle elementari che emettono un
impulso avente caratteristiche analoghe a
quelle emesse dalle particelle elementari che
si vuole rappresentare.
Le immagini Digitali sono quelle costituite da
insiemi di numeri (appunto digit) che
rappresentano le caratteristiche dell impulso
oggetto della ripresa.

Caratteristiche generali delle immagini


diagnostiche
Programmi informatici dedicati si occupano di
tradurre i dati analogici rilevabili in dati digitali e
viceversa; una sorta di traduttori.
Le immagini digitali non sono visibili, esse sono
costituite da numeri immagazzinati in un a
memoria, un hard disk, una flash card, un compact
disk ecc.
Le immagini sono visibili sul monitor perch esiste un
programma che trasforma i dati numerici in dati
analogici e cos per la stampa.

Caratteristiche generali delle immagini


diagnostiche
Il termine analogico si
riferisce ad un
processo continuo
come quello di un
fenomeno ondulatorio.

Il termine digitale fa
riferimento ad entit
che hanno solo dei
passi discreti in cui il
segnale presente o
meno.

Caratteristiche generali delle immagini


diagnostiche
Le immagini analogiche sono tutte
quelle ottenute con linterazione della
radiazione su un piano sensibile; il
principio simile a quello fotografico
dove le radiazioni luminose incidono
sulla pellicola fotografica determinando
una serie di fenomeni che portano alla
creazione del negativo dellimmagine.

Caratteristiche generali delle immagini


diagnostiche
Le immagini analogiche hanno delle limitazioni
in quanto non possibile la loro
memorizzazione e/o la loro successiva
elaborazione; inoltre a volte non agevole o
possibile registrare e quindi documentare
eventi dinamici veloci.

Caratteristiche generali delle immagini


diagnostiche
In diagnostica per immagini sono analogiche
tutte ottenute con tecniche di radiodiagnostica
convenzionale. Oggi per vi la tendenza alla
loro digitalizzazione.
Per tutte gli altri metodi di diagnostica sono
impiegate in maniera pressoch esclusiva le
immagini digitali.

Caratteristiche generali delle immagini


diagnostiche
Le immagini digitali sono quelle costituite da un
numero variabile di elementi definiti pixel (picture
element - elemento dellimmagine). Il sistema di
rilevazione dellimmagine viene suddiviso in una
griglia (matrice) quadrata dove ogni elemento
sostituisce un pixel; maggiore la matrice e migliore
sar il dettaglio dellimmagine.

Caratteristiche generali delle immagini


diagnostiche
Nel processo di digitalizzazione levento che determiner la
formazione dellimmagine verr trasformato in un impulso
elettrico ed allocato nel pixel della matrice come numero.
Al termine dellacquisizione il computer avr per ogni pixel il
numero di eventi registrati; impiegando una scala di tonalit
variabili (es. scala di grigio), al pixel in cui sono stati registrati il
numero massimo di eventi verr attribuito il colore massimo
mentr il pixel in cui stato registrato il minor numero di eventi
avr attribuito il colore minimo della scala.

Caratteristiche generali delle immagini


diagnostiche

Immagine analogica; gli impulsi (es. raggi x), colpiscono


direttamente il piano sensibile e si former limmagine analogica.
Nella digitalizzazione la memoria del computer corrispondente alla
superficie del piano sensibile viene suddiviso in una matrice di
pixel

Caratteristiche generali delle immagini


diagnostiche
1

La radiazione trasformata da una serie di componenti in impulso


elettrico che verr allocato nel pixel corrispondente.
In ogni pixel verr memorizzato il numero di impulsi elettrici che
sono avvenuti in quellelemento.

Caratteristiche generali delle immagini


diagnostiche
Il pixel la pi piccola parte della matrice costituente
limmagine bidimensionale.
La ricostruzione tomografica aggiunge allimmagine la
profondit, cio la terza dimensione; questa unit
definita voxel (volume element). Il contenuto di voxel
rappresenter la media di tutti gli eventi contenuti
nellunit di volume in esame.
Come per i pixel, pi piccoli saranno i voxel e maggiore
sar la risoluzione spaziale di quella immagine.

Caratteristiche generali delle immagini


diagnostiche

Il pixel la rappresentazione bidimensionale dello spazio.


Il voxel la rappresentazione tridimensionale dellelemento.

Caratteristiche generali delle immagini


diagnostiche
Si dividono in immagini:
Planari
Tomografiche

Caratteristiche generali delle immagini


diagnostiche
Sono definite planari quelle immagini che
forniscono una rappresentazione
bidimensionale di una struttura
tridimensionale, in questo caso di un
determinato distretto corporeo.
I metodi che producono immagini planari sono
quelle di radiodiagnostica e quelle
convenzionali di medicina nucleare, le
cosiddette scintigrafie.

Caratteristiche generali delle immagini


diagnostiche
Sono definite tomografiche quelle immagini
che riproducono sezioni del corpo umano.
Le immagini Ecografiche, di Tomografia
Computerizzata, di Risonanza Magnetica, di
PET, e Tomografia ad emissione di fotone
singolo (SPECT), sono tutte tomografiche.

Caratteristiche generali delle immagini


diagnostiche
Le immagini tomografiche, a secondo del piano
in cui dividono il distretto, si definiscono:
Assiali o transassiali (sul piano trasverso)
Coronali (sul piano longitudinale)
Sagittali (sul piano sagittale)
Oblique (sul piano obliquo prescelto)

Nella Diagnostica le immagini


sono ottenute mediante
limpiego di energia, cio una
entit fisica potenzialmente
trasformabile in lavoro

Il sistema fisico che trasferisce energia


allambiente esterno definito sorgente.
Lenergia emessa e trasferita attraverso la materia
si chiama radiazione.
In fisica il termine radiazione viene generalmente
utilizzato per indicare un insieme di fenomeni
caratterizzato dal trasporto di energia nello
spazio; tipici esempi di radiazioni sono la luce ed
il calore.

Forme di trasferimento di energia


ONDE ELETTROMAGNETICHE:
Onde Radio
Infrarossi
Luce
Ultra Violetti
Raggi X e Raggi Gamma
PARTICELLE:
Elettroni positivi e negativi
Protoni, Neutroni
Alfa, Ioni, Atomi, Molecole
VIBRAZIONI:
Suono, Ultrasuoni
Calore

Questa "cessione" di energia si pu spiegare,


semplicisticamente, considerando lenergia
cinetica posseduta dalle particelle" che
compongono la relativa radiazione (i fotoni);
la particella, una volta venuta a contatto con la
materia pu cedere la propria energia cinetica
alla materia, generalmente sotto forma di
energia termica e luminosa.

Lenergia emessa e trasferita attraverso la


materia si chiama radiazione.
La materia che intercetta la radiazione ed
assorbe parte o tutta lenergia trasportata pu
aumentare la sua temperatura si dice esposta o
irradiata.
Esempio:

Radiazione solare

Esposizione o irradiazione al sole

Le radiazioni si dividono in:


radiazioni corpuscolate
radiazioni elettromagnetiche
(o non corpuscolate)

Le radiazioni corpuscolate sono caratterizzate


da un trasporto di energia e di materia, e, nella
maggioranza dei casi, anche di carica.
Le pi importanti radiazioni corpuscolari sono:
le alfa, le beta, i protoni, i neutroni, gli elettroni,
i mesoni, gli elioni, i deutoni, etc.

Radiazioni alfa: sono costituite da due protoni e


due neutroni (corrispondono pertanto ad un
nucleo di Elio). Sono radiazioni di una certa
massa e di carica positiva. La loro velocit non
eccessiva, ma data la loro forte carica elettrica
positiva possono strappare gli elettroni del
materiale attraversato se passano nelle vicinanze
di un atomo. Le particelle alfa a causa di questa
forte interazione con la materia perdono
abbastanza velocemente la loro energia di moto e
si fermano dopo un breve tragitto ( sufficiente
un foglio di carta per fermarle).

Radiazioni alfa: possiedono in media una energia


cinetica piuttosto elevata e sono in grado di
ionizzare circa 40.000 atomi per ogni centimetro
di percorso in aria. In aria le particelle possono
percorrere circa 5 cm, mentre nel tessuto molle la
loro penetrazione di 100 micrometri in aria.
Per schermare le particelle alfa sufficiente un
minimo spessore quale ad esempio un foglio di
carta.
Le radiazioni alfa non sono impiegate in
diagnostica per immagini ed una loro potenziale
applicazione nella terapia.

Radiazioni beta: sono particelle che hanno la


massa degli elettroni e possono essere carichi sia
negativamente che positivamente (positroni).
Sono costituite da elettroni espulsi da un nucleo
instabile durante la trasformazione del neutrone.
Il neutrone di un radioisotopo infatti pu
trasformarsi in un protone e in un elettrone che
viene espulso dal nucleo. Il peso di questa
particella beta molto minore di quello delle
particelle alfa, la sua velocit molto maggiore,
l'interazione con la materia minore e quindi
questa particella risulter pi penetrante.

Isotopi: sono atomi dello stesso elemento chimico, e


quindi con lo stesso numero atomico (rappresenta il
numero dei protoni del nucleo), ma con differente
numero di massa (rappresenta la somma del numero dei
protoni e dei neutroni), e quindi massa atomica.
Si dividono in stabili ed instabili o radioattivi perch il
loro nucleo instabile; questi ultimi possono emettere a
seconda dei casi: particelle , corrispondenti a due
neutroni e due protoni (un atomo di elio due volte
ionizzato), o particelle , corrispondenti a elettroni.
Possono inoltre emettere energia sotto forma di
radiazioni dette . Attraverso l'emissione di particelle e
di radiazioni essi decadono, ovvero si trasformano in
atomi pi stabili.

Tipi di radioattivit
Radioattivit alfa:Atomi nei cui nuclei sono contenute
quantit eccessive di protoni e neutroni emettono di
solito una radiazione alfa, costituita da un nucleo di elio
(due protoni + due neutroni), e avente due cariche
positive. Tale disintegrazione porta alla formazione di
un isotopo di altro elemento chimico, avente numero
atomico diminuito di due unit e numero di massa
diminuito di quattro unit.Le radiazioni alfa, per la loro
natura, sono poco penetranti e possono essere
completamente bloccate da un semplice foglio di carta.

Tipi di radioattivit
Radioattivit beta:Atomi nei cui nuclei sono contenute quantit
eccessive di neutroni emettono di solito una radiazione beta,
costituita da un elettrone. In particolare, uno dei neutroni del
nucleo si disintegra in un protone e in un elettrone, che viene
emesso. Tale disintegrazione porta alla formazione di un isotopo
di altro elemento chimico, avente numero atomico aumentato di
una unit (il protone in pi) e numero di massa invariato (il
protone si sostituito al neutrone).Le radiazioni beta sono pi
penetranti di quelle alfa, ma possono essere completamente
bloccate da piccoli spessori di materiali metallici (ad esempio,
pochi millimetri di alluminio).

Tipi di radioattivit
Radioattivit gamma:La radiazione gamma una onda
elettromagnetica come la luce o i raggi X, ma assai pi energetica.
Le radiazioni alfa e beta sono invece di tipo corpuscolare e dotate
di carica (positiva le alfa, negativa le beta).La radiazione gamma
accompagna solitamente una radiazione alfa o una radiazione
beta. Infatti, dopo l'emissione alfa o beta, il nucleo ancora
eccitato perch i suoi protoni e neutroni non hanno ancora
raggiunto la nuova situazione di equilibrio: di conseguenza, il
nucleo si libera rapidamente del surplus di energia attraverso
l'emissione di una radiazione gamma.Al contrario delle
radiazioni alfa e beta, le radiazioni gamma sono molto penetranti,
e per bloccarle occorrono rilevanti spessori di materiali ad elevata
densit come il piombo.

Un particolare tipo di radiazione costituito dalle


onde elettromagnetiche, caratterizzate da:
una velocit nel vuoto costante, finita, pari a
circa 299792 km/s (3 x 108 m/s), indicata con c
una frequenza f; definita come il numero di
lunghezze d'onda che passano in un secondo per
un determinato punto dello spazio
una lunghezza donda (lambda)

Esse sono collegate dalla relazione: f = c/, che


sempre valida in quanto c una costante.
Tanto pi alto il valore della frequenza
dell'onda tanto minore la lunghezza d'onda
della stessa, quindi la velocit della luce risulta
costante per ogni radiazione elettromagnetica
che si propaghi nel vuoto.

Tipologia di radiazione Lunghezza donda


Onde elettriche

Tra 106 e 104 m

Onde Radio

Tra 104 e 10-2 m

Microonde

Tra 10 e 10-3 m

Raggi infrarossi

Tra 10-4 e 10-6 cm

Luce visibile

Tra 700 e 400 nm

Luce ultravioletta

Tra 400 nm e 10-8 m

Raggi x

Tra 10-8 e 10-10 m

Raggi gamma e
Raggi cosmici

Al di sotto di 10-10 m

Le radiazioni elettromagnetiche sono


definite anche quanti elettromagnetici o
fotoni e sono costituite da energia pura.
Si caratterizzano per non possedere
massa, per propagarsi in modo ondulatorio
in direzione rettilinea, ed effettuano un
trasporto di energia radiante senza un
corrispondente trasporto di materia o di
carica elettrica; sono deviate dai campi
elettromagnetici.

Le radiazioni elettromagnetiche si
suddividono in: onde radio, microonde,
luce infrarossa, luce visibile, luce
ultravioletta, raggi X, raggi gamma.
Differiscono tra loro per la lunghezza
donda, frequenza e periodo
delloscillazione.

Caratteristiche di una oscillazione

Periodo: Durata delloscillazione completa


Frequenza: N di oscillazioni nellunit di tempo
Lunghezza donda: Spazio percorso nellintervallo
di tempo di un periodo

Le radiazioni possono essere distinte, per


quanto riguarda i processi di interazione
con la materia, in due categorie:
r. non ionizzanti; quelle non sufficienti a
provocare effetti su eposti. Es.: onde
corte, microonde, infrarossi, ultravioletti
r. ionizzanti; quelle in grado di ionizzare
gli atomi della materia esposta. Es.: parte
degli UV, raggi x, raggi g, particelle

In chimica, una molecola o un atomo


elettricamente carichi sono detti ioni.
Il processo di perdita o acquisizione di un
elettrone detto ionizzazione ed avviene
tramite lapplicazione di energia agli atomi.
In fisica nuclei atomici ionizzati sono detti
particelle cariche.

Gli ioni caricati negativamente sono detti


anioni e sono attratti dagli anodi (elettrodo
sul quale avviene una reazione di
ossidazione corrispondente al polo positivo).
Gli ioni caricati positivamente sono detti
cationi e sono attratti dagli anodi (elettrodo
sul quale avviene una reazione di riduzione
corrispondente al polo negativo).

La radiazione ionizzante quella capace di rimuovere un


elettrone orbitale dallatomo con cui interagisce formando
uno ione positivo ed uno ione negativo
Ione negativo
(elettrone libero)

Atomo bersaglio

Ione positivo

Le radiazioni sono penetranti (attraversano


cio la materia colpita), ed il loro potere di
penetrazione dipende dalla massa e dalla
velocit delle particelle, per le radiazioni alfa e
beta, e dalla frequenza dell'onda
elettromagnetica, per le radiazioni gamma e X .

Le radiazioni ionizzanti sono pericolose in


quanto capaci di rompere le grandi molecole di
cui costituita la materia vivente causando in
tale modo alterazioni biologiche importanti.
Quando le radiazioni ionizzanti attraversano la
materia vivente, cedono energia ai tessuti e alle
cellule; la quantit totale di energia ceduta pu
essere piccola, ma poich essa depositata in
modo irregolare a pacchetti, alcune cellule
possono essere danneggiate irreparabilmente.

Le radiazioni ionizzanti sono usate in:


Radiologia tradizionale e digitale (raggi x)
Tomografia computerizzata (raggi x)
Medicina nucleare (raggi gamma)

Le radiazioni non ionizzanti sono usate in:


Ecografia (onde meccaniche elastiche)
Risonanza Magnetica (campi magnetici e
radiofrequenza)

Le radiazioni ionizzanti (raggi x ed i raggi


gamma), sono energia che si propaga sotto forma
di onde come il calore e la luce emessi dal sole.
I raggi x e gamma hanno natura e propriet
identiche, ma hanno differente origine.
I raggi x in generale, sono prodotti da un
dispositivo elettrico, mentre i raggi gamma sono
emessi da sostanze radioattive.

Lenergia assorbita per ogni grammo di materia, cio la


dose di radiazione di qualsiasi tipo, si misura in rad.
Una dose di 500 rad ucciderebbe quasi certamente un
essere umano.
Non sempre, per uguali dosi di tipi diversi di
radiazioni producono uguali effetti biologici; diversi rad
di neutroni, per esempio, sono pi dannosi di 10 rad di
raggi X.
Si quindi usata lunit di misura chiamata rem
(abbreviazione dellespressione inglese rad equivalent
man); un rem di dose corrisponde allassorbimento di
un rad di radiazione, ma produce il medesimo effetto
biologico qualunque sia il tipo di radiazione assorbita.

Unit di misura attuali


DOSE DI ASSORBIMENTO
Gray - vecchia unit Rad 1 Gray = 100 Rad
EQUIVALENTE DI DOSE
Sievert - vecchia unit Rem 1 Sievert = 100 Rem
RADIOATTIVITA
Becquerel - vecchia unit Curie 37 miliardi di Bq = 1 Ci
37 milioni di Bq = 1 mCi

L'uomo esposto a due tipi


di irradiazione:
- naturale (4 mSv/anno)
cosmica (@0.3 mSv/anno)
tellurica (@0.8 - 0.9 mSv/anno)
atmosferica (@1 mSv/anno)
interna (@2 mSv/anno)
- artificiale (1 mSv/anno)
medica (@0.7 mSv/anno)
ricadute radioattive (@0.02 mSv/anno)
voli aerei (@0.001 mSv/anno)
beni di consumo (@0.008 mSv/anno)
per un totale di circa 5 mSv/anno

Dosi di esposizioni da radiazioni cosmiche


15 km

10 microsievert/ora

10 km

5 microsievert/ora

6.7 km

1 microsievert/ora

2 km
1.7 km
0m

0.1 microsievert/ora
0.03 microsievert/ora

Azioni delle radiazioni ionizzanti


La loro capacit di penetrare nelle strutture
e di provocare fenomeni di ionizzazione,
crea potenziali danni alla materia vivente.
Esse sono in grado di produrre eccitazioni,
cio cessione di energia allatomo senza la
formazione di ioni; per ogni ionizzazione si
hanno circa 3 eccitazioni.

Effetti delle radiazioni ionizzanti


Linterazione delle radiazioni con i tessuti
biologici avviene a livello atomico, ma il
danno deriva da alterazioni a livello
molecolare.
Gli effetti radiobiologici consistono in
radiolesioni cellulari che possono evolvere
verso la distruzione, una restaurazione
parziale o totale della struttura e delle
funzioni della cellula.

Sequenza di eventi indotti dallinterazione delle


radiazioni ionizzanti con la materia vivente
Evento

Fenomeno

Tempo della
interazione

Interazione fisica

Ionizzazioni
ed Eccitazioni

10-16

/ 10-15
sec.

Danno chimico

Radicali liberi

10-13

/ 10-3
sec.

Danno molecolare

Acidi nucleici,
Proteine etc.

sec. - ore

Danno biologico

da Eritema a
Morte

ore - anni

Esame

dose

diagnostico effettiva

equivalente equivalente
n.ro rx

periodo fondo

(mSv)

torace

naturale

Estremit

0.01

0.5

1.5 giorni

Torace

0.02

3 giorni

TAC cranio

2.0

100

1 anno

TAC colonna

3.5

175

1.8 anni

Scint. Tiroide

1.0

50

6 mesi

Scint. Scheletro

3.6

180

1.8 anni

Perdita delle aspettative di vita


Tipo di esposizione
Continua ad 1 mSv/anno per tutta la vita
9.9 giorni
Continua a 10 mSv/anno da 18 a 65 anni
51 giorni
Singola a 10 mSv

1.5 giorni

Singola a 0.01 mSv

2.1 minuti

Rischio di un individuo (morte in un anno)


Causa

Probabilit

Fumo (10 sigarette al giorno)

1 su 200

Influenza

1 su 500

Incidente stradale

1 su 8.000

Incidente domestico

1 su 26.000

Colpiti da un fulmine

1 su 10.000.000

Rilascio di sostanze da

1 su 10.000.000

centrale nucleare

Si distinguono
Radiazioni impiegate in Diagnostica
per immagini
Radiazioni impiegate in Radioterapia
oncologica

Radiazioni impiegate in
Diagnostica per immagini
Ultrasuoni (Ecografia)
Radiazioni elettromagnetiche
Sorgenti esterne
Sorgenti interne

Sorgenti esterne
Raggi x
Radiologia convenzionale
Radiologia digitale
Tomografia computerizzata
Radiofrequenze
Risonanza magnetica
Sorgenti interne
Infrarossi
Termografia
Raggi g
Scintigrafia
Tomografia ad Emissione di positroni

Radiazioni impiegate in
Radioterapia oncologica
Radiazioni elettromagnetiche
Raggi x
Raggi g
Radiazioni corpuscolari
Elettroni, Protoni, Neutroni, Raggi a
(Macchine acceleratrici

Diagnostica per immagini: tecniche


Ecografia
A-mode e B-mode
Duplex scan
Eco-Color-Doppler
Tomografia computerizzata
Scanografia, Tc dinamica
Tomodensitometria
TC quantitativa (QCT)
TC spirale (volumetrica

Diagnostica per immagini: tecniche


Risonanza magnetica
RM dei flussi e dei liquidi
Spettroscopia
RM funzionale
Medicina nucleare
A fotone singolo
PET

RADIOLOGIA
TRADIZIONALE

Radiologia Tradizionale
La Radiologia la branca della medicina che si occupa
di fornire immagini (vere, ricostruite o virtuali)
dell'interno del corpo umano, allo scopo di fornire
informazioni utili alla diagnosi; per tale motivo si parla
anche di radiodiagnostica.

Radiologia Tradizionale
Storicamente nasce qualche anno dopo la
scoperta dei raggi x da parte di Wilhelm
Conrad Rntgen, avvenuta nel 1895. Fino
alla seconda met del XX secolo, la
radiologia restava l'unico metodo di
esplorazione indiretto dell'interno del
paziente.

Radiologia Tradizionale
Storicamente nasce qualche anno dopo la
scoperta dei raggi x da parte di Wilhelm
Conrad Rntgen, avvenuta nel 1895. Fino
alla seconda met del XX secolo, la
radiologia restava l'unico metodo di
esplorazione indiretto dell'interno del
paziente.

Radiologia Tradizionale
nel corso degli anni, sono state inventate
diverse metodologie che usavano le
immagini per giungere alla diagnostica.
Queste sono state inserite nellambito della
Diagnostica per Immagini.

Radiologia Tradizionale
Con la scoperta dei raggi x ha inizio la Radiologia ma
anche la Diagnostica per immagini.
1895 - Scoperta dei raggi X
1896 - Prime applicazioni mediche della luce a raggi X
1923 - Tubo radiogeno ad anodo rotante

Radiologia Tradizionale
Le immagini sono ottenute generando un
potente fascio di raggi X e facendolo passare
attraverso il corpo del paziente.
I raggi x possono essere assorbiti dai tessuti
del paziente, deviati dagli urti con gli atomi
del corpo, o passare indisturbati.

Radiologia Tradizionale
Le percentuale dei raggi x che subiscono
tali effetti varia dalla loro energia e dalle
caratteristiche del tessuto irradiato.

Radiologia Tradizionale
Il fascio uscente dal paziente deve essere reso
visibile. Nella prima met del 1900 venivano usati
opportuni strati di fosfori su vetro (fluoroscopia); i
raggi X colpivano lo strato, che emetteva luce ed il
radiologo, di fronte al paziente (e al fascio di
radiazione), osservava quanto visibile sul vetro.
Questa geometria, date le quasi nulle protezioni
dalle radiazioni, gener molti casi di morte tra i
radiologi.

Radiologia Tradizionale
Successivamente si pass all'uso di film fotografici
messi a contatto con il paziente, all'interno di
speciali contenitori che nascondevano il film alla
luce. Impressionati dai raggi X, tali film (lastre)
venivano poi sviluppati, tramite un procedimento
fotografico; questo permetteva al radiologo di
osservare con calma la radiografia, senza problemi
di radiazione, su uno schermo illuminato in modo
uniforme (negativoscopio o diafanoscopio).

Radiologia Tradizionale
Vennero poi introdotti schermi al Tungstato di
Calcio in grado di convertire i raggi X in luce;
se posti a contatto con il film, dopo lo
sviluppo, si aveva una radiografia che da un
lato era un po' meno definita nei dettagli, ma
che in compenso permetteva di avere
un'immagine con una dose di radiazioni
ridotta almeno di un fattore 10, con riduzione
del rischio per il paziente.

Radiologia Tradizionale
Negli anni 60 si passati alluso di schermi con
Terre rare (Ossisolfuro di Gadolinio), con ulteriore
possibilit di diminuzione della quantit di raggi x
da somministrare al paziente.
Successivamente ci sono stati ulteriori
miglioramenti dovuti allutilizzo di tecnologie
sempre pi complesse e precise, ma soprattutto pi
sicure.

I raggi X
I raggi x sono quanti elettromagnetici
(un quanto la pi piccola porzione di
energia che pu essere ottenuta dalla
suddivisione della stessa), di lunghezza
donda compresa tra 0,1 e 0,3 .

I raggi X
A causa della loro piccolissima lunghezza
d'onda essi interagiscono debolmente con la
materia e sono molto penetranti, e danno
origine a ionizzazione ed eccitazione sia a
carico della materia vivente che quella inerte.
Essi sono utilizzati nella radiodiagnostica

I raggi X
Sono prodotti dalla forte decelerazione degli
elettroni nelle collisioni con i nuclei atomici e
dalle transizioni degli elettroni nelle orbite pi
profonde all'interno degli atomi.
Rentgen li scopr nel 1895 bombardando un
bersaglio metallico con un fascio di elettroni
(raggi catodici) emessi dal catodo di un tubo
di scarica contenente gas rarefatto.

Caratteristiche dei raggi X


Radiazioni magnetiche ionizzanti invisibili
Si propagano in linea retta alla velocit della luce nel
vuoto e non posseggono massa
Impressionano emulsioni fotografiche
Sono attenuati dai tessuti che attraversano
Perdono dintensit in misura proporzionale al
quadrato della distanza
Provocano il fenomeno fisico della fluorescenza, cio
eccitano alcune sostanze che poi producono lampi di
luce nello spettro visibile

Linterazione tra i raggi x ed i tessuti biologici d


luogo ad un fenomeno di attenuazione dei raggi la
cui causa dovuta a vari fattori:
Il numero atomico degli atomi che costituiscono
il mezzo o il numero atomico medio se il mezzo
costituito da specie atomiche differenti.
La densit del mezzo.
Lo spessore del mezzo attraversato.
La caratterizzazione energetica dello spettro del
fascio di raggi x utilizzato.

Nella Radiodiagnostica esistono due tipi


di indagini visive
La RADIOGRAFIA
che consta di una immagine statica
(visione su di una pellicola)
La RADIOSCOPIA
che consta di una immagine dinamica detta
in "real time
(visione su di un monitor)

Radiologia tradizionale
Gli apparecchi radiologici si suddividono in:
Fissi - Mobili - Portatili
Essi sono costituiti da:
Alimentatore
Consolle di controllo
Tubo Radiogeno
Diaframmi

Griglia
Cassetta portapellicola
Schermi di rinforzo
Pellicola radiografica

Il Tubo Radiogeno
I raggi x sono prodotti attraverso lurto tra un fascio di
elettroni ad alta energia ed un disco composto da un
elemento ad alto numero atomico (in genere
tungsteno); essi vengono prodotti allinterno del tubo
radiogeno.
Questi formato da unampolla di vetro in cui stato
creato il vuoto, con agli estremi due elettrodi: uno
positivo (lanodo, formato da tungsteno) ed uno
negativo (il catodo, formato da tungsteno e renio).

10

Il Tubo Radiogeno
Gli elettroni vengono estratti dal catodo, attraverso
un effetto termoionico (riscaldamento effettuato
tramite una piccola d.d.p.), ed accelerati verso
lanodo; lentit della d.d.p. determina la velocit
degli elettroni.
Il numero di elettroni estratti rappresenta la corrente
del tubo; con laumento della corrente aumenta la
produzione di raggi x.

Il Tubo Radiogeno
Gli elettroni ad alta velocit provenienti dal catodo,
sono bruscamente decelerati quando passano vicino
agli atomi di tungsteno dellanodo. Gli elettroni,
essendo a carica negativa, sono attratti dai nuclei a
carica positiva e vengono deviati perdendo energia;
la produzione di raggi x avviene malgrado
lelevatissima dispersione denergia sotto forma di
calore (97-99%).

11

Schema di un tubo radiogeno

Il Tubo Radiogeno
Il rivestimento esterno assolve a varie funzioni:
Preservare il vuoto
Dissipare il calore
Isolare il tubo elettricamente
Impedire la fuoriuscita di radiazioni indesiderate
Proteggere il tubo da solecitazioni meccaniche
La schermatura possiede una piccola finestra che consente
la fuoriuscita dei raggi x solo nella direzione voluta.

12

Il Tubo Radiogeno
Lanodo soggetto a riscaldamento.
Per ridurre lusura si ricorre, quando necessario, ad
un anello che ruota, fornendo al fascio di elettroni
una superficie relativamente fredda.
Questi sono detti tubi radiogeni ad anodo rotante.

Tubo Radiogeno ad
anodo fisso

Tubo Radiogeno
ad anodo rotante

13

Schermi di rinforzo
Per migliorare la resa delle immagini sono utilizzati
degli schermi di rinforzo costituiti da sostanze in
grado di emettere fotoni se stimolati ad un certa
lunghezza donda; ci permette di ottenere una
maggiore conversione di raggi X in immagine.

14

Schermo
di
rinforzo

Schermi di rinforzo
Vantaggi:

Riduzione della dose di radiazioni

Riduzione dei tempi di esposizione

Migliore contrasto dellimmagine

Minore usura del tubo radiogeno

15

Alterazioni della qualit dellimmagine


Ingrandimento
Annebbiamento o deformazione
Attenuazione o sfumatura

Alterazione della qualit dellimmagine


Ingrandimento delloggetto; si determina quando sono
alterati i rapporti di distanza tra il fascio dei raggi x,
loggetto da esaminare ed il sistema di registrazione
dellimmagine.
Leffetto di ingrandimento proporzionale alla
distanza tra loggetto e la pellicola; per ridurlo
indispensabile avvicinare quanto pi possibile la
struttura da esaminare alla pellicola modificando
opportunamente la posizione del soggetto.
(si tratta diminuire la distanza focale cio quella tra il
fuoco del tubo e la pellicola).

16

EFFETTO DI INGRANDIMENTO
proporzionale alla distanza
tra l'oggetto da radiografare
e la pellicola radiografica
per ridurlo indispensabile
avvicinare quanto pi possibile
la struttura da esaminare alla
pellicola modificando
opportunamente la posizione
del soggetto

F'

17

Alterazione della qualit dellimmagine


Annebbiamento o deformazione; si determina quando il
fascio di raggi X incide obliquamente sulla struttura in
esame.
Per ovviare a questo fenomeno si adottano, quindi delle
griglie per eliminare dallimmagine le radiazioni
diffuse.
Tipi di griglie: Parallele, Focalizzate, Mobili

Alterazione della qualit dellimmagine


Azione antidiffusione delle griglie
(Effetto annebbiamento dellimmagine).
Esse sono formate da setti di piombo di grandezza
variabile a seconda
dellesame da
effettuare.

18

Radiazione diffusa

Griglia
antidiffusione

Anodo

Corpo

Ombra

Penombra

Anodo

Corpo

Ombra

19

ATTENUAZIONE DEL FASCIO


DI RAGGI X
DIPENDE DA
DENSITA'

muscolo

osso

SPESSORE

muscolo

muscolo

Immagine Radiografica
I corpi con maggiore potere di attenuazione sono
detti radio-opachi
I corpi con minore potere di attenuazione sono detti
radio-trasparenti
I concetti di radio-opacit e radio-trasparenza sono
comunque relativi e non assoluti

20

Minore attenuazione del fascio di raggi X = aree


scure (radio-trasparenza)

Maggiore attenuazione del fascio di raggi X = aree


chiare (radio-opacit)

Densit di alcuni materiali (g/cm3)


Muscolo

1,00

Grasso

0,91

Osso

1,85

Piombo

11,35

Tungsteno

19,30

Cemento

2,35

21

Sistemi Recettori di Immagini


Schermi fluorescenti
Pellicole radiografiche
Sistemi computerizzati
Dispositivi digitali diretti di lettura

Sistemi Recettori di Immagini


Gli schermi fluorescenti sfruttano il fenomeno della
fluorescenza ed attraverso un sistema dintensificatore
dimmagine possibile evidenziare su un monitor in
tempo reale il distretto che si sta osservando.
Sono impiegati per lesecuzione di particolari
manovre (posizionamento cateteri o riduzioni di
fratture scheletriche).

22

Sistemi Recettori di Immagini


La pellicola radiografica costituisce il mezzo su cui si
registrano le immagini; costituita da un supporto
plastico (robusto, indeformabile, ininfiammabile e
conservabile), su cui spalmata una emulsione di
gelatina e cristalli di alogenuro di argento dello
spessore di qualche micron, in grado di assorbire i
raggi X, i quali modificano la struttura dei sali che
formano poi limmagine.

Sistemi Recettori di Immagini


Le radiazioni X causano ionizzazione e lAg+ libero
precipita come Ag formando limmagine latente;
questa

deve

essere

poi

rivelata

con

un

procedimento chimico.

23

Sistemi Recettori di Immagini


I sistemi computerizzati (o radiografia computerizzata),
hanno il compito di trasformare in formato digitale le
immagini radiografiche per poterle elaborare ed
immagazzinarle in un computer.

Sistemi Recettori di Immagini


Il sistema computerizzato funziona con la sola
registrazione di una carica elettrica che funzione del
diverso assorbimento ed attenuazione dei raggi X.
Il segnale cos registrato letto successivamente da
un dispositivo che determina la conversione di queste
informazioni in corrente elettrica (conversione
analogico/digitale), e la successiva archiviazione.

24

Sistemi Recettori di Immagini


I dispositivi digitali con lettura diretta acquisiscono e
digitalizzano direttamente limmagine senza luso
delle cassette annullando i rischi di danneggiamento.
Il loro limite consiste nel potere ottenere immagini
digitali solo dalla apparecchiatura che disponga della
lettura diretta.

La Radiografia
E unimmagine diagnostica ottenuta interponendo
la struttura da esaminare tra un tubo radiogeno e un
materiale sensibile alle radiazioni.

25

Tecnica ed analisi radiografica


Posizione; indicazione del modo in cui il paziente
posto in rapporto allo spazio circostante
Proiezione; indicazione del percorso dei raggi X
attraverso il corpo del paziente
Orientamento per la lettura; i radiogrammi si osservano
in maniera speculare (esempio: a destra il lato destro del
soggetto
Esame; almeno due proiezioni secondo piani tra loro
ortogonali

Tecnica ed analisi radiografica - Posizione

26

Radiografia
Le radiazioni emessa dal tubo vengono attenuate dal
corpo in esame in maniera proporzionale alla densit
delle strutture che attraversano prima di raggiungere la
pellicola.
Le radiazioni che raggiungono la pellicola formano
limmagine latente.

Rappresentazione schematica
di una radiografia
Produzione di Raggi x
dal tubo radiogeno

Interazione dei raggi x con il


segmento anatomico interessato

Impressione della superficie


sensibile di un recettore di
immagine (pellicola radiografica)

27

RADIOGRAFIA
MANO DI BAMBINO:
a: nuclei di accrescimento
b: cartilagini di coniugazione

Radiologia: Metodi
Esame radiografico diretto

Aria, scheletro, parti molli


Contrastografie artificiali
Contrastografie opache
Sospensioni, idrosolubili, liposolubili
Contrastografie trasparenti
Aria, CO2
Contrastografie, miste

28

Radiologia: Metodi
Contrastografie artificiali
In cavit anatomiche
In visceri cavi
In cavit virtuali
In spazi cellulari lassi
Opacizzazione di secreti
Opacizzazione di liquidi organici
Opacizzazione del sangue
Opacizzazione della linfa
Opacizzazione tissutale selettiva

RADIOSCOPIA
E unindagine radiografica che consente di avere
unimmagine diagnostica in tempo reale
interponendo la struttura da esaminare tra un tubo
radiogeno ed uno schermo fluorescente; consente,
quindi, di osservare gli organi interni in movimento o
di seguire gli spostamenti di uno strumento introdotto
nel corpo su uno schermo fluorescente.

29

RADIOSCOPIA
Fluorescenza
E il fenomeno per cui sostanze come il solfuro di
cadmio, il platinocianuro di bario, il fosfotungstato di
calcio, etc. emettono radiazioni luminose (in genere
nelle frequenze del verde-blu), quando vengono colpite
dai raggi X.

RADIOSCOPIA
Sullo schermo fluorescente i tessuti risultano colorati in
modo inverso rispetto ad una radiografia tradizionale,
per cui l'immagine radioscopica pi scura in
corrispondenza delle parti scheletriche (pi opache ai
raggi X), e pi chiara in corrispondenza delle zone di
maggiore radiotrasparenza (aria nei polmoni e nel
colon), che hanno scarsamente attenuato il fascio
fotonico incidente.

30

RADIOSCOPIA
Oggi eseguita esclusivamente con sistemi di
amplificazione dell' intensit luminosa dello schermo
fluorescente collegati ad un monitor televisivo in
bianco/nero.
(amplificatore/intensificatore di brillanza)

GRAFIA

SCOPIA

31

Applicazioni della Radioscopia


Valutazione di fenomeni dinamici (deglutizione,
peristalsi, respirazione, movimenti articolari....)
Ottimizzazione della posizione del paziente per l'esame
radiografico
Guida/monitoraggio di interventi chirurgici (ortopedia)
Guida per procedure di radiologia interventistica
(biopsie, cateterismi, etc.)

Radiologia Digitale
Limmagine radiologica viene digitalizzata ed archiviata in un
elaboratore elettronico
Vantaggi:
Riduzione dei costi di esecuzione
Compensazione dellesposizione
Elaborazione (luminosit e contrasto)
Archiviazione
Svantaggi:
Elevati costi di installazione e di manutenzione

32

Radiologia Digitale
Sistemi di immagini digitali:
Acquisizione da fluoroscopia
Utilizzo di piastre a fosfori sensibili
Vantaggi:
Rapida esecuzione
Rapida disponibilit delle immagini acquisite
Svantaggi:
Ridotta ampiezza del campo
Scarsa risoluzione spaziale

Radiologia Digitale
Piastre radiosensibili:
Sono costituite da fosfori in grado di catturare limmagine
latente e di rilasciarla se stimolati da una luce ad un
determinata lunghezza donda
Vantaggi:
Ottima risoluzione spaziale
Utilizzo uguale alle cassette tradizionali
Svantaggi:
Costi di installazione elevati
Tempi di attesa per le immagini simili a quelli tradizionali

33

Radiologia tradizionale
Limiti
Sovrapposizione delle strutture specialmente se di
densit simile (differenza di densit necessaria per
distinguere due strutture: 5%)
Difficolt per riconoscere un oggetto omogeneo di
spessore non uniforme da un oggetto disomogeneo
ma di spessore uniforme

34

TOMOGRAFIA
COMPUTERIZZATA

TOMOGRAFIA

Ad EMISSIONE

Medicina Nucleare
(PET, SPECT)

A TRASMISSIONE

Radiologia

Tomografia
Computerizzata

La radiografia una immagine


bidimensionale di una struttura 3D:
Molti piani sovrapposti nellimmagine

Si perde linformazione sulla profondit


Piccole lesioni o strutture possono essere
nascoste dai piani sovra e sottostanti
Scarsa risoluzione in densit (min diff. 510%)

Inoltre
Non possibile distinguere i vari tessuti
molli
Non possibile avere informazioni
densimetriche quantitative

Tubo radiogeno
Raggi x

Oggetto

Piano sensibile

Tomografia computerizzata

Storia
Negli anni 30 il radiologo italiano Alessandro
Vallebona propose un metodo per rappresentare
un solo strato del corpo sulla pellicola
radiografica: la stratigrafia. Sfruttando principi di
geometria proiettiva, con la pendolazione del
tubo radiogeno, tutti i piani al di sopra e al di sotto
dello strato di interesse vengono eliminati.
La stratigrafia ha rappresentato fino agli inizi degli
anni 80 uno dei pilastri della diagnostica
radiologica, ma grazie all'avvento del computer
stata progressivamente soppiantata.

Storia
Il metodo circolare alla base della TC fu ideato e
realizzato dall'ingegnere inglese Godfrey N.
Hounsfield e dal fisico sudafricano Allan M.
Cormack.
Il primo tomografo computerizzato consentiva
esclusivamente lo studio delle strutture del cranio e
fu installato all'Atkinson Morley Hospital di Londra
nel 1971.
Nel 1974 furono create le prime apparecchiature per
lo studio del torace e dell'addome.

1963 - Cormak: elaborazione elettronica delle differenze di


densit ottenute con la radiografia
1971- Hounsfield: primo prototipo di apparecchiatura TC
1979 - Hounsfield e Cormak: premio Nobel per la Medicina

Tomografia computerizzata
E una tecnica non invasiva che fornisce
una serie di immagini assiali (trasversali)
del corpo distinguendo i vari organi e
tessuti in base alla loro DENSIT grazie
ad un fascio di radiazioni X che attraversa
il corpo da differenti punti di vista.

Tomografia computerizzata

Il paziente disteso sul lettino


motorizzato che permette il suo
spostamento durante
lesecuzione delle scansioni TC.

Tomografia computerizzata
L'immagine del corpo da studiare viene
creata misurando l'attenuazione di un fascio
di raggi X che attraversa tale corpo.
Questa varia in modo proporzionale alla
densit elettronica dei tessuti attraversati,
cio alla distribuzione spaziale degli elettroni
nello strato corporeo in esame.

Tomografia computerizzata
I detettori si trovano in
posizione contrapposta
al tubo radiogeno.
Il corpo da esaminare
posizionato al centro
del sistema.
I detettori sono in grado
di trasformare le
radiazioni X in energia
elettrica, che pu
essere facilmente
quantizzata.

Tomografia computerizzata

Tubo raggi x

Corpo paziente

Detectori

Tc: lapparecchiatura
E costituita da:
Una struttura ad anello orizzontale (Gantry) che
contiene la sorgente delle radiazioni (tubo
radiogeno) ed il sistema di rilevazione
(detettori), ed un lettino porta-paziente
Una consolle in cui si impostano i parametri
Un computer che analizza i dati e ricostruisce le
immagini
Un sistema di visualizzazione, uno darchivio ed
uno di stampa

Tc: lapparecchiatura
Il gantry composto da:
Tubo radiogeno
Collimatori
Detettori
Alimentatore
Sistemi di raffreddamento

Il Tubo Radiogeno
I raggi x sono prodotti attraverso lurto tra
un fascio di elettroni ad alta energia ed un
disco composto da un elemento ad alto
numero atomico (in genere tungsteno);
essi vengono prodotti allinterno del tubo
radiogeno.

Il Tubo Radiogeno
E formato da unampolla di vetro in cui stato
creato il vuoto, con agli estremi due elettrodi: uno
positivo (lanodo), ed uno negativo (il catodo).
Il catodo costituito da un filamento di Tungsteno
Lanodo costituito da un metallo pesante come
ad esempio Tungsteno e Renio.

10

Il Tubo Radiogeno
Gli elettroni vengono estratti dal catodo,
attraverso un effetto termoionico
(riscaldamento effettuato tramite una
piccola d.d.p.), ed accelerati verso lanodo;
lentit della d.d.p. determina la velocit
degli elettroni.
Il numero di elettroni estratti rappresenta la
corrente del tubo; con laumento della
corrente aumenta la produzione di raggi x.

Il Tubo Radiogeno
Gli elettroni ad alta velocit provenienti dal
catodo, sono bruscamente decelerati quando
passano vicino agli atomi di tungsteno
dellanodo.
Gli elettroni, essendo a carica negativa, sono
attratti dai nuclei a carica positiva e
vengono deviati perdendo energia; la
produzione di raggi x avviene malgrado
lelevatissima dispersione denergia sotto
forma di calore (97-99%).

11

Il Tubo Radiogeno
Lanodo soggetto a riscaldamento.
Per ridurre lusura si ricorre, quando
necessario, ad un anello che ruota, fornendo al
fascio di elettroni una superficie relativamente
fredda. Questi sono detti tubi radiogeni ad
anodo rotante.

Tubo Radiogeno
ad anodo fisso

Tubo Radiogeno
ad anodo rotante

12

Tomografia computerizzata
Utilizza un fascio di raggi X
collimato monocromatico
Monocromatico: radiazione perfettamente
sinusoidale, cio composta da una sola
frequenza
Collimato: mediante uno strumento ottico
i raggi di un fascio sono allineati nella
stessa direzione, o disposti paralleli a un
dato piano.

Tomografia computerizzata
Nelle immagini risultanti i vari organi sono
rappresentati in scala di grigio, corrispondente
alla loro densit relativa.
Poich le immagini prodotte sono di tipo digitale,
il corpo studiato viene suddiviso in elementi di
volume (voxel), ai quali corrisponde un elemento
unico d'immagine (pixel); il numero di pixel da
cui formata unimmagine detto matrice.
Quanto pi piccolo il volume rappresentato da
un singolo pixel tanto maggiore la risoluzione
spaziale.

13

Tomografia computerizzata

Tomografia computerizzata
A ciascun quadratino della matrice (pixel) viene
assegnato un valore numerico che in rapporto
al coefficiente di attenuazione lineare della
corrispondente porzione di tessuto in esame.

Dato che ogni fetta ha uno


spessore, ad ogni pixel
corrisponde in realt un
volume di tessuto (voxel).

14

Tomografia computerizzata

Tomografia computerizzata
A ciascun voxel viene assegnato un valore
numerico che rappresenta lattenuazione
media del corrispondente volume di tessuto,
detto numero TC o unit Hounsfield.
L'attenuazione direttamente proporzionale alla
densit elettronica dei tessuti presenti nel
voxel: il suo valore detto "densitometrico".
Un voxel con alta densit viene rappresentato
con una gradazione di grigio pi chiara.

15

Edge Enhancement
Filtro di rappresentazione che consente di
esaltare linterfaccia che si crea al confine tra
tessuti con elevata differenza di densit (es.
osso-aria; osso-tessuti molli; osso compattospugnoso).
Si realizza attraverso limpiego di una matrice
numerica che d maggior peso al voxel
centrale.
0
1
0
1
0

4
1

1
0

Tomografia computerizzata
Effetto volume parziale
Imprecisione dei numeri TC quando nel
voxel sono presenti strutture a densit
differente, delle quali viene rappresentata
una media.

16

Volume parziale

Tomografia computerizzata
Indurimento del fascio
Artefatto dovuto allassorbimento delle radiazioni
di bassa energia ad opera di tessuti ad elevato
numero atomico (es. osso), con incremento
relativo della energia media del fascio
radiogeno.
Pu essere corretto attraverso limpiego di filtri
dedicati (BHC).

17

Tomografia computerizzata
Per visualizzare limmagine TC i valori
numerici dei singoli pixel devono prima
essere convertiti in segnali analogici e
quindi rappresentati in una scala di livelli
di grigio ciascuno con una luminosit o
tono determinato dal valore del numero TC
del corrispondente elemento tissutale.

Tomografia computerizzata
Il numero di livelli di grigio che pu essere
rappresentato in una singola immagine
tipicamente di 256 (8 bit); di questi non
pi di 18 possono essere percepiti
contemporaneamente dallocchio umano.

18

Tomografia computerizzata
Ampiezza
della
finestra:
range
di
rappresentazione dei grigi. I livelli al di sopra
ed al di sotto dei limiti della finestra
corrisponderanno al bianco ed al nero. I livelli
intermedi verranno distribuiti in maniera
lineare allinterno della finestra. Condiziona il
contrasto dellimmagine.
Centro della finestra: sposta il livello
intermedio di grigio utilizzato sulla densit
che vogliamo studiare; condiziona la
luminosit dellimmagine.

19

Tomografia computerizzata
Risoluzione spaziale: E la minima distanza che
deve intercorrere tra due oggetti per poter
essere percepiti come distinti.
E funzione delle dimensioni della macchia
focale del tubo e delle dimensioni dei pixel.
E indipendente dalla dose.

Tomografia computerizzata
Risoluzione di contrasto: E la minima
differenza di densit rilevabile tra un oggetto
ed un fondo omogeneo.
Dipende dalla dose ed limitata dal rumore
Risoluzione temporale: E espressione della
velocit di acquisizione dei dati.
E in rapporto con la durata delle scansioni ed
in quelle volumetriche aumenta allaumentare
del pitch (pitch = (mm/sec * trot)/mm).

20

Tomografia computerizzata
Il Rumore esprime la granulosit del sistema e
limita la visibilit di particolari a basso
contrasto; si distinguono:
Rumore quantico
Rumore elettronico
E presente sia nei sistemi analogici che
digitali.

Tomografia computerizzata
Il Rumore quantico dipende dai meccanismi
di produzione della radiazione a livello del
tubo radiogeno e dai processi di interazione
della radiazione con la materia. Entrambi
questi processi sono descritti dalla
meccanica quantistica e quindi da leggi
probabilistiche (statistica di Poisson).

21

Tomografia computerizzata
Il Rumore elettronico dovuto a tutte le fonti
di rumore legate all'imperfezione dei vari
componenti dei sistemi elettronici
(resistenze, telecamere,....).

Tomografia computerizzata
L'unit di misura della densit elettronica l'UH
(unit di Hounsfield - HU), la cui scala
comprende diverse tonalit di grigio, dal nero
al bianco.
La densit dell'aria assume un valore di -1000
UH, l'acqua vale 0 HU e l'osso compatto vale
+1000.

22

Unit
Hounsfield

Tomografia computerizzata
Linsieme dei pixel forma la matrice.
Le dimensioni delle matrici sono espresse
con il numero di pixel per lato.
Comunemente sono usate: 256 x 256,
512x512, 1024x1024.

23

Tomografia computerizzata
Uso della TC
Econsiderato un esame di 2 livello, ovvero volto
a chiarire dubbi diagnostici di particolare
importanza clinica ai quali gli esami radiologici
ed ecografici pi semplici e meno costosi non
sono arrivati a dare una risposta definitiva.

Tomografia computerizzata
Uso della TC
Poich in grado di fornire immagini assiali di
ogni distretto, grazie a software dedicati,
permette anche la elaborazione tridimensionale
delle immagini acquisite.
La TC consente lo studio anche di complesse
strutture anatomiche ed un esame oramai
molto utilizzato, specialmente nella valutazione
pre-chirurgica.

24

Tomografia computerizzata
Uso della TC
Spesso gli esami TC richiedono l'impiego di
mezzo di contrasto, ovvero un farmaco a base di
Iodio iniettato per via endovenosa che permette
di evidenziare lorgano o le strutture in esame,
ottenendo immagini pi nitide attraverso un
maggior contrasto tra tessuti di diversa natura,
permettendo di caratterizzare eventuali anomalie
riscontrate nel corso dellindagine.

Collimatori
E uno strumento ottico in grado di allineare i
raggi di un fascio nella stessa direzione
composto da una lente convergente nel cui
piano focale posto un diaframma con un
foro o una fenditura.
Possono essere posizionati sia allorigine dei
raggi che prima dei detettori.
Determinano lo spessore del fascio radiogeno
e di conseguenza lo spessore di strato.

25

Detettori
Servono per rilevare lenergia trasmessa
trasformando le radiazioni X in corrente elettrica
permettendone la quantizzazione
Possono essere sia solidi che gassosi
Si trovano in posizione contrapposta al tubo
radiogeno.

26

Tomografia computerizzata
Ad ogni scansione la radiazione trasmessa
viene rilevata da un sistema di detettori che
ne misura lattenuazione subita lungo la
traiettoria del fascio radiogeno.
Si producono pertanto dei profili di
attenuazione dai quali, con limpiego di
algoritmi di ricostruzione dedicati, viene
generata una immagine digitale bidimensionale.

Tomografia computerizzata
Utilizza un fascio di raggi X collimato
monocromatico
Monocromatico: radiazione perfettamente
sinusoidale, cio composta da una sola
frequenza
Collimato: mediante uno strumento ottico i
raggi di un fascio sono allineati nella stessa
direzione, o disposti paralleli a un dato
piano.

27

Tomografia computerizzata
Poich il fascio collimato, con uno spessore
variabile da 0,5 a 10 mm, il risultato sar una
fetta corrispondente alla sezione di corpo
studiato.

Tomografia computerizzata
I dati delle varie viste vengono inviati
ad un calcolatore elettronico che in
grado, attraverso processi matematici
complessi, di ricostruire il corpo in
esame.

28

Tomografia computerizzata
I vantaggi sono:
Esaminare un oggetto nelle condizioni naturali
Visualizzare ogni area dell'oggetto in modo non distruttivo con
sufficiente ingrandimento
Utilizzo di un fascio collimato che fornisce un segnale quasi privo
di radiazioni diffuse
Uso di detettori che risentono del rumore meno dei tradizionali
sistemi schermo-pellicola
Immagini assiali che sono libere da sovrapposizioni
Elevata sensibilit di contrasto: sono riconoscibili strutture con
differenza di densit dello 0.5%
Poter estrarre da ogni sezione o dall'intero volume dell'oggetto le
caratteristiche numeriche della struttura interna (morfologia e
composizione)

Esecuzione dellesame TC
1. Posizionamento paziente
2. Centraggio con fasci luminosi
3. Esecuzione topogramma
4. Impostazione parametri scansione
5. Scansione
6. Stampa ed archiviazione esame

29

Esecuzione dellesame TC
Posizionamento paziente: il paziente viene
disteso viene fatto scorrere attraverso il gantry
Centraggio con fasci luminosi: man mano che il
lettino avanza nellanello i raggi emessi dal tubo
attraversano il distretto corporeo da esaminare
Esecuzione topogramma: i raggi che riescono
ad attraversare le strutture corporee sono raccolti
dai detettori che ruotano in concomitanza con il
tubo e trasformati in immagine

Esecuzione dellesame TC
Parametri di scansione:
Spessore della fetta
Avanzamento del tavolo
Energia del fascio (mAs, Kv)
FOV
Filtro di costruzione

30

FOV
E larea rappresentata nellimmagine ricostruita.
Condiziona le dimensioni del pixel a parit di
matrice.
Tanto minore il FOV tanto piu piccoli saranno
le dimensioni dei pixel e tanto pi risoluta
limmagine risultante.
Esempi:
Matrice
FOV = 20 cm FOV = 30 cm
512 x 512
0.39 mm
0.585 mm
1024 x 1024
0.195 mm
0.292 mm

Filtri di convoluzione
Sono gli algoritmi matematici impiegati nella
ricostruzione delle immagini a partire dai profili
di attenuazione.
Possono privelegiare la risoluzione spaziale o
quella di contrasto esaltando rispettivamente le
alte o le basse frequenze contenute nella
trasformata di Fourier dellimmagine originale.

31

Esecuzione dellesame TC
Tipi di scansioni:
Normali
Dinamiche
Volumetriche/Spirali

Tomografia computerizzata
Geometria del sistema tubo-detettori
Levoluzione tecnologica delle
apparecchiature TC ha portato ad una loro
classificazione in generazioni, ciascuna
delle quali caratterizzata da una diversa
geometria del complesso tubo-detettori.

32

Tomografia computerizzata
Apparecchi di I generazione
Il fascio radiante costituito da un pennello
di raggi x; solidale con il rilevatore e si
muove perpendicolarmente allo strato in
esame (traslazione).
Il sistema ruota intorno al paziente e la
traslazione viene ripetuta ogni grado fino a
180 gradi.
I tempi di scansione erano di 3-5 minuti per
strato.

Tomografia computerizzata
Sistema di una
TC di I generazione

33

Tomografia computerizzata
Apparecchi di II generazione
Il fascio radiante costituito da un ventaglio di
ampiezza variabile da 3 a 20 gradi che
colpisce un sistema di 3-30 rilevatori.
Lacquisizione avviene mediante successivi
movimenti di traslazione e rotazione, con passi
angolari di 3-20 gradi, accorciando il tempo
per singola scansione a 15-30 secondi.

Tomografia computerizzata
Sistema di una
TC di II
generazione

34

Tomografia computerizzata
Apparecchi di III generazione
Il fascio radiogeno costituito da unampio
ventaglio (35-50 gradi).
I detettori sono 300-800, disposti ad arco di
cerchio, opposti al tubo, con il quale sono
solidali.
La rotazione di 180-360 gradi.
Il tempo di scansione pu essere ridotto ad
1 sec circa.

Tomografia computerizzata
Sistema di una
TC di III
generazione

35

Tomografia computerizzata
Apparecchi di IV generazione
Un grande numero di detettori (600-1200),
disposto lungo una completa corona
circolare intorno al paziente.
Il fascio a ventaglio ruota mentre i detettori
rimangono fissi.
Tempi di scansione ridotti.
Costo pi elevato.

Tomografia computerizzata
Sistema di una
TC di IV
generazione

36

Tomografia computerizzata
TC spirale
Evoluzione delle apparecchiature della III
generazione; il sistema tubo-detettori ruota
continuamente intorno al paziente.
Le immagini vengono acquisite durante
lavanzamento del lettino, con una risultante
traiettoria elicoidale dei raggi sul paziente.

Tomografia computerizzata
TC spirale
Parametri peculiari della acquisizione
volumetrica sono il pitch e lintervallo di
ricostruzione.
Pitch = (mm/sec * trot)/mm
Pitch = 1
Pitch < 1
Pitch >1
Pitch = 0

Scansioni contigue
Scansioni embricate
Scansioni distanziate
Scansioni dinamiche

37

Tomografia computerizzata
Sistema di una TC di III generazione
Confronto tra rotazione semplice ed a spirale
Efficienza: 50%

Efficienza: 100%

Tomografia computerizzata
Apparecchi di III generazione - Spirale
Il principio tecnico lo stesso, ma in questo caso
il tubo e i detettori, solidali tra loro, possono
ruotare allinfinito attorno ad unasse centrale
(paziente), grazie ad un sistema di contatti a slitta.
Il lettino con il paziente avanza mentre il tubo ed i
detettori ruotano: il fascio radiogeno forma una
spirale attorno al paziente.
Il tempo di una singola rotazione pu essere
inferiore al secondo (0,5 sec).

38

Tomografia computerizzata
Apparecchi di III generazione - Spirale
Viene acquisito un volume.
Si riducono gli artefatti da movimento.
E possibile ricostruire le immagini da una
singola acquisizione con parametri diversi.
Riduzione del tempo di esame; si elimina il
tempo di attesa tra scansioni successive con
aumento dellefficenza.

39

Detettori
Multi Slice

Principi tecnici
Velocit di Scansione

La velocit pu essere
sfruttata per coprire
un volume maggiore

40

Tomografia computerizzata
TC spirale
Un tale sviluppo tecnologico stato reso
possibile dalle maggiori capacit caloriche
dei tubi, dalla migliore efficienza dei
detettori e dall uso della tecnologia a
contatti striscianti (slip-ring) per l
alimentazione della sorgente radiogena in
movimento.

Tomografia computerizzata
Apparecchi a Spirale Multislice
Si basa sullo stesso principio della TC spirale, solo
che ad ogni giro del sistema tubo detettori,
vengono acquisite pi fette contemporaneamente.

41

Tomografia computerizzata
Apparecchi a Spirale Multislice
Caratteristiche:
Il tempo di scansione inferiore al secondo
(fino a 0,5 sec)
Il numero di fette per rotazione: 4 o 16
Possibilit di multiple ricostruzioni sulla base
dei dati acquisiti

Tomografia computerizzata
Apparecchi a Spirale Multislice
Vantaggi:
Velocit
Aumento della risoluzione assiale
Migliore gestione del mezzo di contrasto
Qualit delle ricostruzioni pi elevata

42

Tomografia computerizzata
Apparecchi a Spirale Multislice
Vantaggi: Velocit/volume:
Aumento della risoluzione temporale
Aumento della risoluzione spaziale sullasse Z con dati
isotropici
Aumento della concentrazione di contrasto nel lume vascolare
Diminuzione del rumore (per la possibilit di aumentare la dose)
Diminuzione degli artefatti nelle immagini
Maggiore efficienza nello sfruttamento del tubo radiogeno
La velocit pu essere sfruttata per coprire un volume maggiore o
per coprire lo stesso volume con fette pi sottili.

Tomografia computerizzata
TC ultraveloce (Electron Beam TC)
Non contiene parti mobili; il fascio elettronico
viene focalizzato su 4 anodi fissi semicircolari.
I raggi x cos prodotti vengono rilevati da 2
corone di detettori.
Il tempo di scansione dellordine di 50-100
msec.

43

TC ultraveloce (Electron Beam TC)

Tomografia computerizzata
Le possibili tecniche
Normale (scansione-avanzamento-scansione)
Spirale (volume)
Dinamica (localizzata)

44

Tomografia computerizzata
TC spirale (acquisizione volumetrica)
Lacquisizione volumetrica permette
ricostruzioni retrospettive multiplanari e
tridimensionali.
M.P.R.: Multi Planar Reformation
S.S.D.: Shaded Surface Display
M.I.P.: Maximum Intensity Projection
V.R.: Volume Rendering
V.E.: Virtual Endoscopy

SSD - Shaded Surface Display


E la prima tecnica di rappresentazione
volumetrica dei dati densitometrici sviluppata
negli anni 70 ed uso nella pratica clinica dal
1985.
Visualizza linterfaccia che si viene a
determinare nel set dei dati acquisiti attraverso
la pre-selezione di valori soglia di densit.
Trova principale applicazione nelle ricostruzioni
3D dellalbero vascolare e dellapp.
scheletrico.

45

MIP - Maximum Intensity Projection


Con questa tecnica viene selezionato e
visualizzato solo il voxel a contenuto
densitometrico pi elevato fra quelli disposti
lungo una determinato raggio di vista.
4

3D Volume Rendering
Diversamente dalla SSD e dalla MIP che ne
impiegano solo il 10%, tale metodo di
ricostruzione volumetrica utilizza tutti i dati
presenti nel volume acquisito, ed pertanto in
grado di visualizzare contemporaneamente
vasi e parenchimi mantenendo inalterati i
reciproci rapporti spaziali (= MIP).
E di recente introduzione nella pratica clinica
perch richiede consolle di elaborazione
sofisticate ed ad elevata performance.

46

Tomografia computerizzata
Tecniche di ricostruzione
Scopi:
Permettere una rapida visualizzazione di un
enorme quantit di dati
Facilitare lo studio dei rapporti anatomici
Facilitare la comunicazione delle patologie
Risparmiare le pellicole

la tomografia computerizzata ad
emissione di singolo fotone (SPECT), la
tomografia ad emissione di positroni
(PET)

47

Ecografia

ECOGRAFIA
Lecografia una metodo di
diagnostica per immagini che
impiega radiazioni non
ionizzanti, gli ultrasuoni.

ECOGRAFIA
Questa tecnica utilizzata routinariamente in ambito
internistico, chirurgico e radiologico.
Oggi infatti tale metodo considerata come esame di
base o di filtro rispetto a tecniche di Imaging pi
complesse come TC, RM, Angiografia
Essa, in ogni caso, operatore-dipendente, poich
vengono richieste particolari doti di manualit e spirito
di osservazione, oltre a cultura dell'immagine ed
esperienza clinica.

Un po di storia
Secolo XIX (1860): Dimostrazione delleffetto piezoelettrico
I guerra mondiale: Impiego bellico per la caccia ai sommergibili
(Langevin)
Periodo tra le due guerre: Impiego industriale e medico-terapeutico
II guerra mondiale: Messa a punto ed impiego bellico delle
tecniche sonar e radar
Periodo post-bellico: Inizio dellattivit pioneristica
1949: Prima immagine ecografica
1962: Conference on Ultrasound, Universit dellIllinois
1954: Nascita dellecocardiografia
1962: Nascita del Doppler
1965: Primo apparecchio Doppler commerciale

Suoni
Il suono (dal latino sonus), la sensazione data dalla
vibrazione di un corpo in oscillazione.
Tale vibrazione, che si propaga nellaria o in un altro
mezzo elastico, raggiunge lorecchio che, tramite un
complesso meccanismo interno, responsabile della
creazione di una sensazione "uditiva" direttamente
correlata alla natura della vibrazione.

Suoni
Per la fisica il suono un oscillazione (un movimento
nello spazio) compiuta dalle particelle (atomi e
molecole) in un mezzo.
Le oscillazioni sono spostamenti delle particelle,
intorno alla posizione di riposo e lungo la direzione di
propagazione dell'onda, provocati da movimenti
vibratori, provenienti da un determinato oggetto,
chiamato sorgente del suono, il quale trasmette il
proprio movimento alle particelle adiacenti, grazie
alle propriet meccaniche del mezzo.

Suoni
Le particelle a loro volta, iniziando ad oscillare,
trasmettono il movimento alle altre particelle vicine e
queste a loro volta ad altre ancora; in questo modo, un
semplice movimento vibratorio si propaga
meccanicamente dando vita all'onda sonora (o onda
acustica), che si definisce pertanto onda longitudinale.
Londa la propagazione di una perturbazione di uno
stato fisico non accompagnata da trasporto di materia.

Suoni
Su un piano cartesiano londa raffigurata riportando
sullascissa il tempo, e sulle ordinate gli spostamenti
che hanno un moto oscillatorio.

Suoni
Le onde sono caratterizzate da:
Un periodo: corrisponde al tempo impiegato dalla particella per
tornare nello stesso punto dopo aver cominciato lo
spostamento; indica cio la durata di una oscillazione
completa e graficamente il segmento tra due creste.
Unampiezza: corrisponde alla distanza massima percorsa dalla
particella dalla sua posizione di riposo durante l'oscillazione.
Una frequenza: corrisponde al numero di periodi fatti in un
secondo; misurata in hertz che indica il numero
d'oscillazioni compiute dalla particella in un secondo.
Unintensit: corrisponde alla pressione esercitata dalla stessa
su una superficie; misurata in decibel.

Suoni
Le onde sonore sono caratterizzate da:
Altezza
Volume
Timbro
Si distinguono, inoltre suoni e rumori; questi ultimi sono onde
sonore alle quali manca un preciso carattere di periodicit e
corrispondono alle sensazioni sgradevoli, fastidiose,
intollerabili.
Lorecchio umano sensibile agli stimoli acustici compresi tra
frequenze fra i circa 15 Hz ed i 20 kHz.

Suoni
Altezza: la qualit che fa distinguere un suono acuto da uno
grave.
Essa cambia a seconda della frequenza a cui londa vibra; al
crescere della frequenza corrisponde laumento dellaltezza:
Onde sonore aventi uguali ampiezza ma frequenza diversa
generano suoni di diversa altezza.

Suoni
Altezza: la qualit che fa distinguere un suono acuto da
uno grave.
Un suono grave ha un periodo maggiore (e di
conseguenza una frequenza minore) di uno acuto.

Suoni
Altezza: L'orecchio umano percepisce, in genere, i suoni
che vanno da 16 a 16.000 oscillazioni al secondo.
Al di sotto abbiamo gli infrasuoni, al di sopra gli
ultrasuoni.
Il sonar, ma anche i delfini ed i pipistrelli percepiscono
gli ultrasuoni mentre gli elefanti percepiscono gli
infrasuoni.

Suoni
Volume: la grandezza che permette di distinguere i suoni
deboli da quelli forti; determinato dalla pressione che
l'onda sonora esercita sul timpano. Quest'ultima a sua
volta determinata dallampiezza della vibrazione (un
suono tanto pi forte quanto maggiore lampiezza), e
dalla distanza del punto di percezione da quello di
emissione del suono. In particolare, la pressione di
un'onda sonora sferica emessa da una sorgente
puntiforme risulta essere proporzionale al reciproco della
distanza.

Suoni
Timbro: la qualit che, a parit di frequenza, distingue un
suono da un altro. Dipende dalla forma dell'onda sonora,
determinata dalla sovrapposizione delle onde sinusoidali
caratterizzate dai suoni fondamentali e dai loro armonici.
Dal punto di vista della produzione del suono, il timbro
determinato dalla natura (forma e composizione) della
sorgente del suono e dalla maniera in cui questa viene
posta in oscillazione.

Suoni
Timbro: Armonici: Un suono prodotto da un corpo
vibrante non mai puro, ma costituito da un amalgama
in cui al suono fondamentale se ne aggiungono altri pi
acuti e meno intensi: questi sono gli armonici, che hanno
una importanza fondamentale nella determinazione del
timbro di uno strumento e nella determinazione degli
intervalli. I suoni armonici corrispondono ai possibili
modi naturali di vibrazione di un corpo sonoro.

Suoni
Timbro: Armonici: ad esempio, se una corda di lunghezza
L emette un Mi (primo armonico), la stessa corda vibra
con meno intensit anche a frequenza doppia (pari alla
lunghezza L/2, secondo armonico), emettendo un Mi
all'ottava superiore, e cos via, suddividendo la
lunghezza d'onda in multipli interi L/3, L/4, eccetera.

Suoni
Timbro: Armonici:
La scomposizione di un suono nelle proprie
componenti sinusoidali fondamentali detta analisi
in frequenza.
Le armoniche di un suono sono suoni con frequenze
che sono multipli interi del suono principale.

Suoni
Altezza: La pratica musicale copre una gamma di suoni, le
cui fondamentali vanno dal do grave (circa 65
oscillazioni semplici) al secondo al do acuto (circa 8276
oscillazioni semplici); la voce umana ha un registro
ancora pi limitato.
Per calcolare l'altezza dei suoni, stato scelto come
punto di riferimento il La3 (= ottava centrale del
pianoforte) che misurato dal diapason o corista che ha
440 vibrazioni doppie.

Suoni
Timbro: Nella musica, tanto pi un suono composto da
diverse componenti, tanto pi esso risulta complesso; si
va dal suono di un flauto dolce, composto dalla
fondamentale e da pochissime armoniche, al suono degli
strumenti ad arco, composto da moltissime frequenze
armoniche secondarie.

10

Suoni
Timbro: tanto pi le frequenze secondarie che si
sovrappongono alla principale non sono
armoniche (ovvero hanno frequenze che non sono
multipli interi della fondamentale), tanto pi ci si
avvicina al rumore.

Condizioni per produrre un suono


La condizione fondamentale che sia messo in vibrazione un
corpo vibrante, cio elastico; una corda, ad esempio, viene
definita vibrante quando viene sottoposta a tensione.
Quando una corda viene messa in vibrazione, si producono due
nodi allestremit ed un ventre al centro e lo spazio coperto
dalla corda nel suo vibrare verso l'alto e verso il basso viene
chiamato ampiezza della vibrazione.
Esistono delle leggi che regolano la vibrazione delle corde legate
al concetto di frequenza, cio il numero di vibrazioni che
vengono compiute in una determinata unit di tempo stabilita
nel minuto secondo.

11

Condizioni per produrre un suono


Leggi che regolano la vibrazione:
1. La frequenza inversamente proporzionale alla
lunghezza della corda: pi lunga una corda e minore
il numero delle vibrazioni al minuto secondo e
meno acuto il suono prodotto.
2. La frequenza inversamente proporzionale al
diametro: pi grossa una corda, minore il numero
delle vibrazioni e meno acuto il suono prodotto.

Condizioni per produrre un suono


Leggi che regolano la vibrazione:
3. La frequenza direttamente proporzionale al
quadrato della tensione: pi si tende una corda,
maggiore il numero di vibrazioni e pi acuto il
suono prodotto.
4. La frequenza inversamente proporzionale al
quadrato della densit: pi la corda densa, minore
il numero delle vibrazioni e meno acuto il suono
prodotto.

12

Ultrasuoni
Sono un particolare tipo di onde meccaniche, cio
elastiche, le cui modalit di propagazione dipendono
dalle forze elastiche che legano tra loro le particelle
dei mezzi attraversati.
Queste onde non possono, quindi, propagarsi nel vuoto
in assenza di materia.
Hanno una frequenza superiore a 20.000 Hz e quindi non
sono percepibili dallorecchio umano.

Ultrasuoni
Sono delle onde successive di rarefazione e
compressione delle particelle di ciascun mezzo
attraversato che si propagano longitudinalmente
allinterno dello stesso.
La dislocazione di dette particelle di frazioni di
millimetro, mentre la perturbazione arriva a parecchi
centimetri.

13

Ultrasuoni
Unonda ultrasonora caratterizzata da:
Lunghezza donda (l): la distanza tra due picchi
successivi dellonda; si misura in metri: l = c/f.
Frequenza (f): il numero di cicli al sec.; si misura in Hz.
Velocit di propagazione (c): la distanza percorsa
dallonda nellunit di tempo; si misura in m/sec.
Periodo (T): il tempo necessario perch passino due
successive compressioni nello stesso punto.
Ampiezza dellonda (A): laltezza dellonda.
Intensit (I): indica la potenza del fascio e si misura in
W/cm2.

14

Ultrasuoni
Il mezzo attraversato dagli ultrasuoni caratterizzato
dai seguenti parametri:

impedenza acustica: una propriet caratteristica di


ogni mezzo, che d una misura dellentit delle
forze che si oppongono alla trasmissione dellonda
acustica al suo interno.

velocit di propagazione: la distanza percorsa


dallonda nellunit di tempo; dipende in maniera
inversamente proporzionale dalla densit e dalla
compressibilit del mezzo attraversato.

Ultrasuoni
Gli ultrasuoni interagiscono con i tessuti secondo leggi
che ne determinano la:
velocit
riflessione
rifrazione
diffusione
dispersione o diffrazione
assorbimento
attenuazione

15

Ultrasuoni
La velocit di propagazione degli ultrasuoni in un
mezzo la distanza percorsa dallonda nellunit di
tempo.
E inversamente proporzionale alla densit ed alla
compressibilit del mezzo attraversato.
Nellaria essi si propagano con una velocit di circa
330 m/s, nel grasso 1460 m/s, nellosso 2700-4100
m/s; nei tessuti biologici con un valore intermedio
fra grasso ed osso pari a circa 1540 m/s.

Ultrasuoni
Velocit di propagazione degli ultrasuoni nei tessuti:
Aria:

331 m/s

Sangue:

Grasso:

1460 m/s

Muscolo: 1585 m/s

Cervello: 1540 m/s

Cristallino: 1620 m/s

Fegato:

Osso: 2700-4100 m/s

1549 m/s

1570 m/s

Acqua, tessuti molli: 1540 m/s


Tessuti biologici: valore intermedio fra grasso ed osso
pari a circa 1540 m/s.

16

Ultrasuoni
LEco o Riflessione, il fenomeno prodotto dalla
riflessione di onde sonore contro un ostacolo che
vengono a loro volta nuovamente "percepite"
dall'emettitore pi o meno immutate e con un certo
ritardo rispetto al suono diretto.
Tale ritardo non deve essere inferiore ad 1/10 di
secondo; al di sotto di tale valore non si pu pi
parlare di eco ma di riverbero.

Ultrasuoni
Nellecografia la riflessione si ottiene quando il fascio
incontra due tessuti con differente struttura ed una
parte continua e si trasmette nel mezzo mentre laltra
viene riflessa indietro.
Lintensit della riflessione sar proporzionale alla
differenza di impedenza acustica tra i due mezzi e
langolo di riflessione sar uguale a quello di
incidenza, quindi massimo a 90; questo il
principio basilare della diagnostica ecografica.

17

Ultrasuoni
La rifrazione la deviazione subita da unonda che ha
luogo quando questa passa da un mezzo fisico ad un
altro nel quale cambia la velocit di propagazione.
Comunemente il fenomeno si osserva quando l'onda
passa da un mezzo ad un altro.
In ecografia la rifrazione un fenomeno complesso
che si verifica sullinterfaccia dei tessuti attraversati
dagli ultrasuoni a velocit diverse; questo principio
fisico nella pratica cinica spesso fonte di artefatti.

Ultrasuoni
La diffusione o scattering il fenomeno di diffusione
in tutte le direzioni che si verifica quando il fascio
sonoro incontra una superficie irregolare o di
dimensioni inferiori al fascio stesso e viene riflesso in
tutte le direzioni.
Questo fenomeno contribuisce a delineare la forma
degli organi in esame e la trama ecostrutturale di
ciascun parenchima.

18

Ultrasuoni
La dispersione o diffrazione il fenomeno che il
fascio ultrasonoro subisce quando incontra particelle
pi piccole della sua lunghezza donda.

Ultrasuoni
Lassorbimento dovuto alle forze di attrito proprie di
ogni mezzo con conseguente conversione in calore
dellenergia del fascio ultrasonoro.

19

Ultrasuoni
Lattenuazione rappresenta il decremento della
intensit del fascio ultrasonoro nel suo progredire,
cio la riduzione che subisce nellattraversare i
tessuti; in funzione dellassorbimento, della
riflessione, diffusione e allargamento del fascio.
Il fenomeno direttamente proporzionale alla
frequenza del fascio, quindi non possibile analizzare
tessuti profondi con frequenze elevate.

Ultrasuoni
Limpedenza acustica fondamentale in diagnostica
ultrasonografica in quanto in corrispondenza delle
superfici di separazione tra mezzi ad impedenza
acustica diversa (interfacce acustiche - es. organi
differenti), hanno luogo i fenomeni di riflessione e di
diffusione da cui originano gli echi alla base della
formazione delle immagini ecografiche.

20

Ultrasuoni
Limpedenza acustica la forza con la quale ogni
mezzo si oppone al passaggio degli ultrasuoni ed il
prodotto della densit del mezzo per la velocit di
propagazione degli ultrasuoni e si misura in Rayls
(Pascal*sec * m-1, o Newton*sec*m-3).
Aria:

0,00004*10 R

Sangue:

1,61*10 R

Grasso:

1,38*10 R

Muscolo: 1,70*10 R

Cervello: 1,54*10 R

Cristallino: 1,84*10 R

Fegato:

1,65*10R

Osso: 7,8*10 R

Acqua:

1,44*10 R

Rene: 1,62*10 R

Ultrasuoni
Riassumendo: Quando un fascio di US incontra la
superficie di separazione tra due mezzi caratterizzati
da impedenza acustica differente, una parte della sua
energia ritorna indietro al trasduttore sotto forma di
fascio riflesso.
La parte restante prosegue il suo percorso nel secondo
mezzo, come fascio trasmesso, fino ad incontrare una
seconda interfaccia acustica.

21

Ultrasuoni

QuickTime e un
decompressore TIFF (Non compresso)
sono necessari per visualizzare quest'immagine.

Ultrasuoni

QuickTime e un
decompressore TIFF (Non compresso)
sono necessari per visualizzare quest'immagine.

22

Ultrasuoni

Ultrasuoni - Riassumendo:
Ogni variazione di qualit del mezzo su cui corre
londa genera una riflessione dellonda stessa (eco).
Cio per ogni variazione di impedenza acustica
incontrata dal fascio, una parte delle onde viene
riflessa e torna indietro, mentre la parte restante
prosegue il suo percorso.

23

Ultrasuoni - Riassumendo:
La parte di onde riflesse dai tessuti molli
dellorganismo di circa l'1%
Le elevate percentuali di riflessione dellosso e dellaria
non ne permettono uno studio ecografico
La vibrazione viene attenuata dalle forze di coesione
molecolare per cui parte dellenergia viene trasformata in
calore che rappresenta, assieme alla vibrazione,
lassorbimento dellenergia sonora
Lassorbimento e la rifrazione dipendono dal tipo di
tessuto ed aumentano con laumentare della frequenza

Ultrasuoni - Riassumendo:
Ci comporta che:
Laria e losso non possono essere studiati
Sonde che utilizzano frequenze elevate non possono
essere usate per i tessuti profondi

24

Ecografia
In ecografia la generazione e la ricezione degli
ultrasuoni avvengono attraverso appositi strumenti
definiti trasduttori, in grado di convertire energia
elettrica in energia meccanica ad alta frequenza, e
viceversa. Il trasduttore utilizza un cristallo con
propriet piezoelettriche, che, eccitato da un impulso
elettrico, genera il fascio di ultrasuoni

Materiali piezoelettrici
Nellesame ecografico per generare gli ultrasuoni
necessario sfruttare la caratteristica di piezoelettricit
che hanno alcune sostanze, quali ad esempio il quarzo
ed il titanato di bario, che consiste nellapplicare una
differenza di potenziale agli estremi di un cristallo per
ottenere una variazione dimensionale, cio una
vibrazione dello stesso che generer gli elettroni.

25

Materiali piezoelettrici
Strutture cristalline costituite da molecole
asimmetriche, con cariche positive e negative separate
ai due estremi detti dipoli
Se si applica tensione ai dipoli, questi si allineano ed il
cristallo varia di dimensioni (pochi millesimi di
millimetro)
La frequenza di vibrazione del cristallo legata in
genere allo spessore dello stesso

Schema di un cristallino piezoelettrico: in A a riposo;


in B con lapplicazione di una differenza di potenziale.

In B gli
elementi si
allineano e
la
vibrazione
genera
lultrasuono

26

Ecografia
Si esegue con una sonda caratterizzata da una data
una frequenza legata allo spessore del cristallo
contenuto in essa.
Questultimo viene eccitato da impulsi elettrici e
generer energia meccanica ossia il fascio di
ultrasuoni (effetto piezoelettrico inverso).

Ecografia
Sostanzialmente un ecografo costituito da quattro
parti:
una sonda che trasmette e riceve il segnale
un sistema elettronico che:
pilota il trasduttore
genera l'impulso di trasmissione
riceve l'eco di ritorno alla sonda
tratta il segnale ricevuto
uno scan converter con funzione di memorizzazione
un sistema di visualizzazione

27

Sonda
Amplificatore differenziale
Convertitore di scansione

Monitor

Trasduttore
La sonda o cristallino trasduttore, la componente
periferica del sistema che viene posta a contatto con la
cute del paziente
Tra la sonda e la cute del paziente viene applicato un
sottile strato di gel, che serve ad ottimizzare la
trasmissione degli ultrasuoni e quindi ad evitare delle
dispersioni che si potrebbero creare a livello
dellinterfaccia sonda/cute.

28

Trasduttore
La stessa sonda, oltre ad emettere gli ultrasuoni, funge
anche da sorgente ricevente gli echi riflessi nel
contesto tissutale che indurranno la deformazione
meccanica del cristallo con generazione di impulsi di
tensione (effetto piezoelettrico diretto).
Questi ultimi costituiscono il punto di partenza per la
formazione delle immagini ultrasonografiche.

Trasduttore
Il trasduttore alterna le sue funzioni di trasmissione e
ricezione:
Trasmissione; nella quale avviene lemissione
dellimpulso ultrasonoro, della durata in genere di un
milionesimo di secondo
Ricezione; durante la quale sono ricevuti gli echi di
ritorno dai tessuti
Azzeramento del sistema; in preparazione di una nuova
trasmissione

29

Linformazione sullintensit delleco da rappresentare


deriva dallampiezza del segnale elettrico generatosi nel
trasduttore a seguito dellinterazione su esso dellonda
di ritorno.
Linformazione di posizione si ricava da due parametri:
1) la linea di vista lungo la quale si trova leco,
conosciuta dallapparecchio sulla base della posizione
angolare del trasduttore
2) la profondit da cui esso proviene viene determinata
misurando il tempo intercorso tra lemissione
dellimpulso e larrivo delleco

Sistema elettronico
E costituito da circuiti diversi che pilotano il
trasduttore generando limpulso di trasmissione,
ricevono il segnale elettrico prodotto dalleco di
ritorno della sonda, ed amplificano ed elaborano il
segnale ricevuto.

30

Scan converter
E un convertitore di scansione che ha la funzione di
memorizzare i dati ottenuti durante la scansione e
di convertirli nel formato necessario per
rappresentare limmagine o il tracciato.

Sistema di visualizzazione
Il sistema costituito da da un monitor televisivo
che consente di visualizzare le immagini prodotte
ed una stampante che regitra le immagini su
pellicole radiografiche o su carta.

31

Rappresentazione del segnale ecografico


Esistono tre schemi di rappresentazione del segnale
ecografico:
A-MODE (Amplitude Mode, Modulazione di
Ampiezza)
B-MODE (Brightness Mode, Modulazione di
Luminosit)
TM-MODE (Time Motion Mode)

Rappresentazione del segnale ecografico


A-MODE: il modo pi semplice di rappresentare il
segnale ecografico; lenergia ultrasonica riflessa
viene evidenziata sottoforma di picchi di ampiezza
proporzionale alla riflessione (oscilloscopio).

32

Rappresentazione del segnale ecografico


B-MODE: la classica immagine ecografica, ovvero
la rappresentazione su un monitor televisivo degli
echi provenienti da una sezione del corpo
attraversata dal fascio di ultrasuoni; ogni eco
rappresentato come un punto luminoso la cui
tonalit direttamente proporzionale allintensit
delleco stesso. Sullo schermo compare limmagine
dellorgano in esame.

Rappresentazione del segnale ecografico


TM-MODE: questo tipo di tracciato molto diffuso
in cardiologia simile allA-MODE con la
differenza che viene registrato anche il movimento
delleco; questo consente di riportare su diagrammi
la dinamica di strutture in rapido movimento.

33

Immagini ecografiche elementari


Si possono distinguere:
Immagini di parete (es. diaframma)
Immagini di parenchimi (es. fegato)
Immagini di vuoto acustico (es. raccolta liquida)

Terminologia ecografica
Anecogeno (con rinforzo acustico posteriore; cisti)
Transonico
Iperecogeno con attenuazione posteriore del fascio
ultrasonico (cono dombra; calcoli)
Isoecogeno
ipoecogeno

34

Strutture Liquide
Il liquido da una risposta di vuoto acustico
Posteriormente al liquido ci sar un rinforzo del
segnale (rinforzo di parete)

Strutture Solide
costituita da una serie di echi omogenei o molto
disomogenei, con intensit variabile
In base alla densit del materiale il fascio perde
energia e la risposta a valle sar ipoecogena

35

Cono dombra posteriore


Strutture con impedenza acustica particolarmente
elevata possono causare la completa riflessione del
fascio ultrasonoro. Tale fenomeno produce
posteriormente unombra acustica priva di echi, dovuta
al fatto che i tessuti situati in piani posteriori non
vengono raggiunti dal fascio di ultrasuoni.
Pu essere prodotto da calcoli, gas, strutture ossee e
strutture fibrose dense (cicatrici).

Rinforzo di parete posteriore


Lartefatto consiste nellaumento di intensit degli echi
posti nella zona a valle di una raccolta liquida. Il fascio di
ultrasuoni, che attraversa un liquido, non viene n
assorbito n attenuato e non produce echi. Nei tessuti che
stanno a lato della raccolta liquida il fascio subisce invece
i normali fenomeni di attenuazione. Ne deriva che a valle
della raccolta liquida arrivano segnali di diversa intensit,
essendo pi intensi quelli che hanno attraversato la
raccolta stessa: il tessuto situato posteriormente alla
raccolta liquida emette segnali molto pi intensi rispetto ai
circostanti.

36

Doppler
Lo studio ecografico pu essere affiancato da quello
Doppler.
Quando un'onda riflessa su un oggetto in
movimento, la parte riflessa cambia la propria
frequenza in funzione della velocit dell'oggetto
(effetto Doppler). L'ammontare del cambiamento
della frequenza dipende dalla velocit del bersaglio.

Doppler
Londa ultrasonora riflessa da una struttura in
movimento ha frequenza minore o maggiore rispetto a
quella dellonda incidente a seconda che la struttura si
muova allontanandosi o avvicinandosi al trasduttore.
Dallangolo di incidenza e dalla variazione assoluta di
frequenza dellonda riflessa possibile calcolare la
velocit di movimento della struttura bersaglio.

37

Doppler
Nella pratica, quando le misurazioni sono effettuate su
vasi sanguigni, le frequenze riflesse sono distribuite in
uno spettro pi o meno ampio e sono costituite da
suoni udibili dalloperatore dopo opportuna
amplificazione. In questo modo si possono aquisire
indicazioni sulla presenza, sulla direzione e sul tipo di
flusso (arterioso, venoso, laminare, turbolento), e
determinare attraverso appositi programmi di calcolo
degli indici per la caratterizzazione del flusso.

Doppler
I segnali Doppler possono venire rappresentati in tre
modi:
Sotto forma di suoni
Sotto forma di diagrammi
Sotto di forma di mappe colorate

38

Doppler
I segnali Doppler possono venire rappresentati
Sotto forma di suoni; le cui variazioni in frequenza nel
tempo sono direttamente correlate alla velocit dei
globuli rossi nel vaso esplorato.

Doppler
I segnali Doppler possono venire rappresentati
Sotto forma di diagrammi; in grado di rappresentare
visivamente le variazioni di frequenza delle onde
ultrasonore nel tempo, la direzione del flusso ematico
esplorato e lintensit del segnale stesso.

39

Doppler
I segnali Doppler possono venire rappresentati
Sotto forma di mappe colorate; sovrimpone alla
convenzionale immagine ecotomografica, che
rappresentano i parametri di flusso misurati allinterno
del vaso variazioni di frequenza del segnale, direzione
di flusso, modificazioni temporali.

Doppler
Con questa tecnica si evidenziano insieme
caratteristiche morfologiche del vaso in esame
(mediante limmagine ecografica), ed aspetti
funzionali dello stesso (le caratteristiche di flusso
al suo interno).

40

Doppler
Le informazioni ottenibili con lesame Doppler sono:
Presenza di flusso ematico = si / no
Direzione del flusso ematico = <- ->
Velocit del flusso ematico = lento veloce
Caratteri del flusso ematico = normale turbolento

Doppler
Analisi delleffetto Doppler (analisi spettrale continua
o pulsata)
Eco-Doppler (Duplex)
Eco-color-Doppler
Eco-power-Doppler
Imaging armonico

41

Tecnica Tridimensionale
E l'evoluzione pi recente che, a differenza della
classica immagine bidimensionale, basata
sull'acquisizione, mediante apposita sonda, di un
"volume" di tessuto esaminato.

Tecnica Tridimensionale
Il volume da studiare viene acquisito e digitalizzato in
frazioni di secondo, e quindi pu essere esaminato sia in
bidimensionale, con l'esame di infinite "fette" del
campione (sui tre assi x, y e z), oppure in
rappresentazione volumetrica. Il tessuto o l'organo da
studiare appaiono sul monitor come un solido che pu
essere fatto ruotare sui tre assi evidenziando cos con
particolare chiarezza il suo reale aspetto nelle tre
dimensioni. Con il metodo real time, si aggiunge anche
l'effetto movimento", per esempio il feto che si muove
nel liquido amniotico.

42

Vantaggi dellecografia
Basso costo di acquisizione della apparecchiatura
Maneggevolezza nel trasporto ed ubiquitariet
Non invasivit
Mancata esposizione a radiazioni
Possibilit duso in bambini e donne in gravidanza
Visione dinamica delle strutture in esame
Possibilit di esecuzione di biopsia mirata

I limiti dellecografia

Metodo operatore-dipendente
Impossibilit del fascio di ultrasuoni ad attraversare
strutture con aria o ossa
Dipendenza della risoluzione dellimmagine dalla
profondit (in un obeso la qualit dellimmagine non
ottimale), dalla collaborazione del paziente, da una
adeguata preparazione
Difficolt nellesaminare pazienti nellimmediato postoperatorio per la presenza di drenaggi e medicazioni
Campo di vista ridotto con difficolt nello studio di
masse voluminose

43

Effetti Biologici degli ultrasuoni


Effetti Termici
Cavitazione
Azione meccanica

44

Risonanza
Magnetica

Risonanza Magnetica
La Risonanza Magnetica per Imaging (MRI) e' una
tecnica utilizzata principalmente in campo medico per
produrre immagini ad alta definizione dell'interno del
corpo umano.
L'MRI e' basata sui principi della Risonanza Magnetica
Nucleare (NMR), una tecnica spettroscopica usata dai
ricercatori per ottenere informazioni di tipo
microscopico, chimico e fisico, sulle molecole.

Risonanza Magnetica
La tecnica e' stata chiamata "imaging mediante
risonanza magnetica" piuttosto che "imaging
mediante risonanza magnetica nucleare" a causa
delle connotazioni negative associate alla parola
"nucleare" negli ultimi anni '70.

Risonanza Magnetica
L'MRI e' nata inizialmente come tecnica di imaging
tomografico,

in

grado

cioe'

di

produrre

un'immagine di una sottile fetta del corpo umano


dal segnale NMR. Da normale

tecnica di

produzione di immagini tomografiche si e' poi


evoluta fino a divenire una tecnica di imaging
volumetrico.

Risonanza Magnetica
E una tecnica di indagine sulla materia basata su
principi fisici che utilizzano la misurazione della
precessione dello spin dei protoni sottoposti ad
un campo magnetico.
La risonanza magnetica un esame diagnostico
che permette di visualizzare l'interno del nostro
corpo senza effettuare operazioni chirurgiche o
somministrare pericolose radiazioni ionizzanti.

Storia
1924
1946

Magnetismo Nucleare: Pauli


Scoperta indipendentemente da Bloch per i liquidi e
da Purcell per i solidi (entrambi Nobel nel 1952)
1951
Gabillard espone note sulla localizzazione spaziale
1950-70 E utilizzata nellanalisi chimica molecolare e
della struttura dei materiali
1971
Damadian dscrive come tumori e tessuti sani si
comportino in maniera differenziata alla RM
1973
Lauterbur: su Nature codifica spaziale e back
projection (utilizza la RM per i distretti anatomici)
1975
Primo prototipo commerciale

Risonanza Magnetica
E il pi moderno metodo di diagnostica per immagini oggi
disponibile.
Con questa tecnica molte malattie e alterazioni degli organi
interni possono essere visualizzate e quindi facilmente
diagnosticate.
Particolarmente utile nell'ottenere immagini dettagliate del
cervello e della colonna vertebrale, riesce a fornire ottime
informazioni anche in campo traumatologico, oncologico,
ortopedico, cardiologico e gastroenterologico.
L'unico limite alla sua diffusione rimane l'elevato costo
dell'apparecchiatura e delle operazioni di manutenzione.

Risonanza Magnetica
E un metodo non invasivo che fornisce sezioni
multiplanari e multiparametriche del corpo in esame
utilizzando campi magnetici e radioonde, cio
radiazioni NON IONIZZANTI.
L'azione del campo magnetico e delle onde di
radiofrequenza non produce nessun danno biologico.
La capacit di discriminazione dei differenti tessuti
molli del corpo umano molto maggiore rispetto agli
altri sistemi radiologici.

Risonanza Magnetica
Prima di essere sottoposti all'indagine RM al
paziente verranno poste una serie di domande
che hanno lo scopo di prevenire eventuali
danni causati dall'esposizione del paziente al
forte campo magnetico prodotto dalla
macchina di RM.

Risonanza Magnetica
In particolare dovr essere accertata la presenza di
pace-maker cardiaco, pompe di infusione interne,
neurostimolatori, protesi all'orecchio interno che
possono subire danneggiamenti sotto l'azione del
campo magnetico.
Altre controindicazione all'esame sono la presenza di
schegge metalliche all'interno del corpo e in
particolare in vicinanza degli occhi, clips metalliche a
seguito di interventi chirurgici al cervello o al cuore.

Risonanza Magnetica
Il paziente viene fatto sdraiare su un lettino e, in
relazione al tipo di organo da studiare, potranno essere
posizionate all'esterno del corpo le cosiddette "bobine
di superficie" (fasce, caschetto, piastre ecc.), sagomate
in modo da adattarsi alla regione anatomica da studiare.
Anche l'applicazione di queste "bobine" (essendo
appoggiate all'esterno del corpo), non provoca dolore o
fastidio al paziente.

Risonanza Magnetica
Indipendentemente dal tipo di esame da eseguire il paziente
dovr essere collocato all'interno della macchina RM; in tal
modo tutto il corpo verr sottoposto all'azione del campo
magnetico.
Durante lesame si dovr evitare ogni movimento perch
l'apparecchiatura sensibile al pi piccolo spostamento.
Per evitare il senso di claustrofobia che si potrebbe generare e

Risonanza Magnetica
L'indagine RM ha una durata variabile; mediamente la
permanenza all'interno della macchina di circa 30.
Durante questo tempo il paziente non avvertir nessun
dolore o particolare sensazione.
Terminato l'esame diagnostico il paziente pu tornare
a svolgere la sua attivit regolare.

Risonanza Magnetica
E particolarmente utile nella diagnosi delle malattie:
del cervello
della colonna vertebrale
dell'addome e pelvi (fegato e utero)
dei grossi vasi (aorta)
del sistema muscolo-scheletrico (articolazioni, osso,
tessuti molli)

Risonanza Magnetica
Vantaggi:
Non utilizza radiazioni ionizzanti
Multiplanare
Multiparametrica
Alta risoluzione di contrasto
Svantaggi:
Elevati costi di gestione
Ancora poco diffusa rispetto alla TC
Minore risoluzione spaziale della TC

Risonanza Magnetica
E costituita essenzialmente da un grosso magnete e da bobine
che emettono e ricevono onde elettromagnetiche.
Sia il magnete che le
bobine sono racchiuse
nellinvolucro di un
grosso cilindro cavo, al
cui interno scorre il
lettino dove viene
posizionato il paziente.

Risonanza Magnetica
Secondo il criterio funzionale, i sistemi RM si
distinguono in sistemi a corpo intero, che
consentono di esaminare tutti i distretti corporei, e
sistemi dedicati, per lo studio di uno specifico
distretto.

Apparecchiature
Secondo la geometria si distinguono sistemi a
magnete chiuso o aperto.
I sistemi a magnete chiuso possono avere tunnel
lunghi o corti con magnete pi compatto e
svasato verso lesterno, per ridurre la
sensazione di claustrofobia e consentire
laccesso anche a pazienti obesi.

Apparecchiature
I sistemi a magnete aperto, innovativi, hanno una
forma a C e sono resistivi o permanenti, o
hanno forma di tempietto e sono permanenti o
superconduttivi; riducono al minimo la
sensazione di claustrofobia, e consentono
manovre chirurgiche, ma sono attualmente
limitati a campi medi-bassi.

10

Magnete
Un magnete un corpo che genera un campo magnetico
Un magnete pu essere permanente o un
elettromagnete: un magnete permanente non necessita
di nessuno stimolo esterno per generare il campo
magnetico, mentre un elettromagnete genera il campo
grazie allo stimolo di una corrente elettrica; un
magnete permanente si pu formare naturalmente in
alcune rocce ma pu anche essere creato
artificialmente.

Magnete
Nelle apparecchiature RM si distinguono
3 tipi di magneti:
Permanenti
Resistivi
Superconduttivi

11

Magnete
Permanenti
Generano un campo magnetico grazie alle propriet
magnetiche dei materiali di cui sono composti
(ferrite o leghe a base di terre rare).
Poco costosi e pochi costi di manutenzione
Ridotta dispersione del campo magnetico nello
spazio
Ingombranti e di peso elevato
Bassa potenza (fino a 0,3T)

Magnete
Resistivi
Sono elettromagneti costituiti da avvolgimenti
(solenoidi) di rame, spesso raffreddati ad acqua.
Sono costituiti da bobine attraversate da una
notevole corrente elettrica
Generano calore in proporzione alla corrente che
li attraversa
Poco potenti (fino a 0,5 T)
Economici

12

Magnete
Superconduttivi
Sono costituiti da avvolgimento di materiale superconduttore,
ossia una lega metallica, la cui resistenza elettrica si azzera a
basse temperature (un superconduttore perfetto pu
trasportare una corrente elettrica senza dispersioni; in RM si
utilizzno comunemente conduttori in Titanio-Niobio
allinterno di un grosso avvolgimento di rame raffreddato
con elio liquido a circa -269 C.
Hanno intensit anche potenti (>3T) utilizzate solo nella
ricerca.

Magnete
Superconduttivi
Si basano sulla capacit di alcune sostanze di non
opporre resistenza alla corrente elettrica, se tenuti ad
una temperatura prossima allo 0 assoluto (-273 C)
Possibilit di ottenere campi magnetici compresi tra
0,5 e 4T
Costosi
Utilizzano azoto liquidi o elio per il raffreddamento
Grossa dispersione in evaporazione dellelio liquido

13

Bobine di gradiente
Sono gli avvolgimenti in cui passa e viene modulata la
corrente per modificare lintensit del campo
magnetico lungo i tre assi spaziali; sono
generalmente a forma toroidale.
L'effetto delle bobine di gradiente quello di
modificare la frequenza di risonanza dei nuclei in
maniera dipendente dalla posizione spaziale.
Tuttavia impossibile ottenere un campo perfettamente
lineare ed orientato in una unica direzione.

Bobine di correzione (di Shimming)


Queste bobine hanno lo scopo di creare campi magnetici tali da
annullare le imperfezioni e non linearit del campo magnetico
principale, in modo da renderlo pi omogeneo e quindi
mantenere il pi costante possibile la frequenza di Larmor nella
zona di cui si vuole fare l'imaging.
Al posto di bobine controllate elettronicamente, o pi spesso in
aggiunta ad esse, si utilizza anche uno shimming passivo,
costituito da elementi in materiale ferromagnetico posti nei
dintorni del campo magnetico principale, che ne distorcono le
linee di flusso.

14

Bobine
Esistono delle bobine superficiali (normalmente
circolari o ellittiche), che si dispongono sul corpo
del paziente, il pi vicino possibile allorgano in
esame.
Per gli organi superficiali - il migliorato rapporto
segnale/rumore - si ha un incremento della qualit
delle immagini.

Bobine di schermatura (shielding)


Lo scopo di questi avvolgimenti consiste nel
generare un campo magnetico che si annulli col
campo primario o col campo prodotto dalle
bobine di gradiente nei punti in cui non
desiderato un effetto magnetico, ad esempio
all'esterno del magnete.

15

Bobine di schermatura (shielding)


Nonostante non siano noti effetti nocivi di un campo
magnetico statico sui tessuti organici, almeno alle
intensit usate per l'imaging diagnostico, buona
norma cercare di ridurre i campi indesiderati, sia
per motivi precauzionali che per la salvaguarda
delle apparecchiature elettriche ed elettroniche nei
dintorni dello scanner ed all'interno dello scanner
stesso.

Sistema di radiofrequenza
Il sistema di radiofrequenza invia gli impulsi
necessari alla formazione del campo H nonch
riceve e trasmette il segnale al sistema di
elaborazione dati che costituito da:
Emettitore di impulsi o trasmettitore radio
Antenna o bobina RF (in base alla zona corporea
da esaminare si distinguono antenna-corpo,
antenna-testa, antenna di superficie)
Ricevitore

16

Antenne per radiofrequenza


Possono essere doppie (una per la
trasmissione ed una per la ricezione) o
singole
Possono essere di forma e dimensione
diversa

Sistema informatico
Il sistema informatico di elaborazione dei dati,
elabora, presenta e memorizza i dati acquisiti; la
consolle di studio non pi solo un banco di
comando, ma pu essere un centro di refertazione,
con capacit evolutive di presentazione, confronto
e correlazione di immagini.

17

Sistema informatico
Limmagine viene prodotta utilizzando il segnale di risonanza
emesso dai nuclei di idrogeno, dopo che questi sono stati
eccitati dalla RF.
Lampiezza dei segnali generati dipende dalle seguenti
caratteristiche del tessuto in esame:
1) numero di protoni in precessione per unit di volume
(densit protonica o DP)
2) caratteristiche di T1 e T2 dei protoni
Il contrasto dellimmagine in RM dipende per lo pi dal T1 ed
dal T2; molti tessuti, infatti, hanno DP simile, mentre
differiscono nei valori di T1 e T2.

Sistema informatico
Esistono numerose sequenze di impulsi RF in grado di
ottenere immagini pesate in T1, T2 o DP.
La sequenza pi semplice detta FID ripetuto o
saturation recovery.
Le sequenze attualmente p utilizzate sono
denominate spin-echo ed inversion recovery.
Esistono altre sequenze, pi o meno complesse:
gradient echo, turbo spin-echo etc.

18

Risonanza Magnetica
I segnali di RM vengono utilizzati per formare
unimmagine in cui le tonalit di grigio dei tessuti
rappresentati sono tanto pi chiare quanto pi
intenso il segnale da essi emesso e viceversa.

Risonanza Magnetica
La generazione di immagini avviene attraverso la ripetuta
acquisizione di segnali provenienti dal corpo, e attraverso
l'opportuna modulazione delle bobine di gradiente; facendo in
modo che ogni voxel dell'immagine abbia una frequenza e/o
una fase diversa rispetto a tutti gli altri, si riescono a separare i
segnali provenienti da una singola porzione.
L'imaging avviene attraverso tre processi separati:
1. la selezione di una "fetta" (slice)
2. la codifica in frequenza
3. la codifica di fase.

19

Risonanza Magnetica
Selezione della "fetta" (slice)
L'applicazione di un gradiente lungo una direzione, fa
s che la frequenza di Larmor degli atomi vari
linearmente lungo quella direzione; come conseguenza,
il corpo all'interno del magnete viene suddiviso in piani
isofrequenziali paralleli.
Un impulso radio ad una specifica frequenza
(monocromatico) applicato mentre il gradiente attivo,
ecciter un solo piano, lasciando in condizione di
equilibrio tutti gli altri.

Risonanza Magnetica
Rappresentazione del meccanismo di selezione della fetta.
L'applicazione del gradiente fa variare linearmente la
frequenza di Larmor all'interno del volume.
Un impulso radio monocromatico eccita solamente un
piano del volume.

20

Risonanza Magnetica
Codifica in frequenza
Applicando un gradiente dopo l'impulso a radiofrequenza
e durante l'acquisizione del segnale emesso, si varia
linearmente lungo lo spazio la frequenza di emissione
da parte dei protoni. Il segnale acquisito la somma di
segnali a frequenze diverse, le quali possono essere
ottenute tramite la trasformata di Fourier. Facendo
corrispondere ad ogni frequenza una posizione spaziale,
si ottiene una localizzazione in una dimensione. Per
localizzare gli spin anche nella seconda direzione
spaziale, necessario utilizzare la codifica di fase.

Risonanza Magnetica
Rappresentazione schematica della codifica in frequenza

21

Risonanza Magnetica
Codifica di fase
Il gradiente nella seconda direzione spaziale viene
applicato dopo l'impulso a radiofrequenza ma prima
dell'acquisizione.
Una sola codifica di fase non sufficiente per ottenere
informazioni spaziali, per questo necessario che la
sequenza venga ripetuta un certo numero di volte per
ottenere un campionamento significativo lungo la
direzione della fase.

Risonanza Magnetica
Sequenze di base
Diversi tipi di sequenze portano ad immagini che
evidenziano caratteristiche diverse dei tessuti; in
particolare due sequenze classiche servono ad
individuare rispettivamente il T1 ed il T2.

22

Cenni di elettromagnetismo
L'elettromagnetismo la branca della fisica che studia i
fenomeni di natura elettrica e magnetica, tra cui i campi
magnetici prodotti dalle correnti elettriche, e le correnti
elettriche prodotte dai campi magnetici variabili.
Tra la forza elettrica e magnetica esiste una forte
analogia, infatti entrambe sono sia attrattive che
repulsive e diminuiscono con il crescere del quadrato
della distanza. Tuttavia, una grande differenza che
mentre esistono cariche elettriche positive o negative
isolate, sia a livello microscopico che a livello
macroscopico, non esistono monopoli magnetici (+ o -)
ma dipoli + -.

Campo elettrico
Il campo elettrico un campo vettoriale, ovvero
l'associazione di un vettore E(P) ad ogni punto P dello
spazio; esso determina l'azione della forza elettrica su
una particella carica eventualmente posta in quel punto.
Corpi elettrizzati entrambi positivamente o entrambi
negativamente si respingono mentre corpi elettrizzati in
modo opposto si attraggono.

23

Ogni atomo composto dal nucleo ove risiedono protoni


e neutroni e da una zona esterna dove si trovano gli
elettroni.
In condizioni normali un atomo neutro, cio ha lo stesso
numero di elettroni e protoni.
Nella figura il Carbonio.

Si definiscono due quantit per identificare ogni atomo:


il numero atomico, cio il numero dei protoni del
nucleo, e il numero di massa, cio la somma del numero
dei protoni e dei neutroni.
Normalmente, il numero degli elettroni che ruotano
attorno al nucleo uguale al numero dei protoni nel
nucleo; essendo dette cariche di valore uguale (a parte il
segno), un atomo normalmente elettricamente neutro.
Tuttavia esistono atomi con un numero di elettroni
diverso dal numero atomico: si parla in questo caso di
ioni.

24

Risonanza Magnetica
Alla base del fenomeno RM c il fatto che alcuni
nuclei atomici come H1, P31, C13, possiedono uno spin
intrinseco, sio ruotano sul proprio asse generando un
campo magnetico detto momento magnetico nucleare.
In definitiva possono essere considerati dei dipoli che
sono normalmente orientati casualmente, ma che, se
sottoposti allazione di un campo magnetico si
allineano secondo la direzione di questultimo.

Risonanza Magnetica
Una condizione di equilibrio rappresentata dai nuclei
di idrogeno costituenti i tessuti biologici nel corpo
umano; nel momento in cui si interviene disturbando
tale condizione tramite una opportuna radiofrequenza,
si avr una data risposta dei nuclei di idrogeno che al
termine
dellapplicazione
della
radiofrequenza
rilasceranno lenergia assorbita sotto forma di
radiazione elettromagnetica della stessa lunghezza
donda della radiofrequenza di disturbo.

25

Risonanza Magnetica
Il riassestamento del nucleo rilascia un segnale che
verr utilizzato per lelaborazione dellimmagine
RM con una tecnica di ricostruzione analoga a
quella della TC.

I nuclei di alcuni elementi con numero dispari di protoni


e/o neutroni (es. 1H), sono dotati di spin intrinseco, cio
ruotano intorno a se stessi.

1H

26

Poich ogni carica elettrica in movimento


produce un campo magnetico, anche questi
nuclei, carichi elettricamente e dotati di spin,
sono associati ad un campo magnetico
microscopico (detto momento magnetico
nucleare o dipolo magnetico).

Il campo magnetico terrestre non sufficientemente


forte per influenzare lorientamento dei dipoli
magnetici.
Unit di misura:
1 Tesla = 10.000 Gauss
Lintensit del campo magnetico terrestre di 0.5
Gauss (0.00005 Tesla)
1 Tesla 20.000 volte lintensit del campo
magnetico terrestre

27

Risonanza Magnetica
Il campo magnetico di unapparecchiatura RM va
da 0,2 Tesla fino a 3T e oltre.
Le intensit di campo delle apparecchiature
commerciali, in genere sono di 0,3 - 0,5 - 1 - 1,5 T.
I magneti inferiori ad 1 T sono detti a bassa intensit.
I magneti superiori ad 1 T sono detti ad alta intensit.
Apparecchiature superiori a 3 T non sono ancora
autorizzati per lattivit clinica e sono riservati alla
ricerca.

Risonanza Magnetica
I sistemi RM producono immagini utilizzando le
propriet magnetiche del nucleo dellidrogeno, che
lelemento pi abbondante nellorganismo.
Quantit media nel corpo umano
1H

6930 gr

14N

1790

13C

160

28

Risonanza Magnetica
Se i vettori magnetici (), sono disposti in maniera
casuale nello spazio, il vettore magnetico risultante dalla
loro somma nullo.

Risonanza Magnetica
Viceversa, in presenza di un forte campo magnetico
esterno stazionario (che viene rappresentato da un
vettore B0), i protoni tendono ad orientarsi
parallelamente alla direzione del campo magnetico
esterno.
Si produce una magnetizzazione risultante (che viene
rappresentata da un vettore M), orientata parallelamente
a B 0.

29

Risonanza Magnetica

Senza campo magnetico


esterno stazionario (B0)

Campo magnetico esterno


stazionario (B0)

Risonanza Magnetica
Lo spin risentir, quindi, di una coppia data da L=* B0
che far si che il momento magnetico di ciascun
protone cominci a ruotare, cio a precedere attorno alla
direzione di B0 nello stesso modo in cui lasse di una
trottola ruota intorno alla direzione della forza di
gravit (fenomeno detto di precessione), con una ben
precisa frequenza angolare 0, detta frequenza di
Larmor, che dipende esclusivamente dal tipo di nucleo
e dalla intensit del campo magnetico B0.

30

Comportamento dei protoni in un campo magnetico esterno (B0)

Risonanza Magnetica
Rispetto a B0, per i protoni esistono solo
due possibili orientamenti, parallelo
(basso livello energetico), ed opposto o
antiparallelo (alto livello energetico).
In condizioni di equilibrio, il numero di
protoni paralleli lievemente superiore
rispetto al numero di protoni antiparalleli.
In condizioni di equilibrio, in presenza di
un campo magnetico uniforme, tutti i
protoni hanno la stessa frequenza, ma non
la stessa fase di precessione.

31

Risonanza Magnetica
Per ogni protone possiamo considerare due componenti
vettoriali:
Longitudinale, orientata lungo lasse z; detta
magnetizzazione longitudinale, somma dei singoli
momenti
Trasversale, perpendicolare a B0, che ruota nel piano x,
y. Non esiste alcuna magnetizzazione trasversale nel
piano x, y perch, le componenti trasverse dei singoli
nuclei si trovano sparpagliate e si annullano
reciprocamente.

Risonanza Magnetica
Lo stato di equilibrio appena descritto pu essere
alterato mediante lapplicazione di
radiofrequenze (RF), cio di onde
elettromagnetiche, la cui frequenza sia uguale a
quella di precessione dei protoni (frequenza di
Larmor).

32

Risonanza Magnetica
La frequenza con cui i protoni ruotano attorno
alla direzione di B0 detta frequenza di
precessione o di Larmor (w0) e dipende da
due fattori:
1. la costante giromagnetica (g), valore
numerico caratteristico di ogni specie
nucleare
2. la forza del campo magnetico principale B0
w0 = g B0

Risonanza Magnetica
Se al sistema viene inviata un onda radio sulla
frequenza di Larmor, specifica per il nucleo che
vogliamo studiare (idrogeno), il sistema assorbe
energia e cambia il suo stato, cio risuona.
Per radiofrequenze con frequenza diversa da quella
di Larmor non si verifica alcuno scambio di energia.

33

Risonanza Magnetica
La stimolazione con RF provoca due fenomeni:
1) la sincronizzazione dei protoni nella stessa fase di
precessione
2) il passaggio di alcuni protoni dal livello energetico
basso (paralleli a B0) al livello energetico alto
(antiparalleli a B0).
In tal modo la magnetizzazione risultante (M) si
allontana dallasse z di un angolo proporzionale alla
intensit e alla durata dellimpulso RF.

La stimolazione dei protoni con RF produce il progressivo


allontanamento di M dallasse z verso il piano trasversale x, y.

34

Risonanza Magnetica
Un impulso RF capace di spostare la magnetizzazione
M sul piano x, y viene definito impulso di 90.
In tali condizioni le componenti magnetiche
longitudinali (parallela ed antiparallela) si annullano,
mentre le componenti magnetiche trasversali si
sommano nel piano x, y.
Un impulso RF di durata o intensit doppia rispetto al
precedente, tale da ruotare M in posizione
diametralmente opposta rispetto a B0, detto impulso
di 180.

Stimolazione dei protoni con RF di 90 gradi e


abbattimento di M sul piano trasversale x, y.

35

Ricapitolando
Ogni volta che un circuito attraversato da un
campo magnetico variabile nel tempo si genera
una corrente elettrica indotta (fenomeno
dellinduzione elettromagnetica).
Nella RM si utilizzano gli effetti sui protoni
influenzati dallapplicazione di radiofrequenze.

Ricapitolando
In presenza di un forte campo magnetico esterno
stazionario (B0), i protoni tendono ad orientarsi
parallelamente alla direzione del campo magnetico
esterno.

36

Ricapitolando
Lo stato di equilibrio alterato mediante lapplicazione di
radiofrequenze (RF); la frequenza deve essere uguale a
quella di precessione dei protoni (frequenza di Larmor).
Per RF con frequenza diversa da quella di Larmor non
si verifica scambio di energia

Risonanza Magnetica
Il vettore di magnetizzazione
trasversale, che ruota nel
piano x, y dopo un impulso
di 90, genera nel circuito
(antenna) ricevente una
corrente misurabile che il
segnale di RM, detto anche
FID (free induction decay).

37

Risonanza Magnetica
Una volta cessato limpulso RF, si verificano due
fenomeni inversi:
1) Desincronizzazione dei protoni, con conseguente
decadimento della magnetizzazione trasversale
(rilassamento trasversale o rilassamento spin-spin,
T2)
2) Passaggio di molti protoni ad un livello energetico
basso, con conseguente recupero della
magnetizzazione longitudinale (rilassamento
longitudinale o rilassamento spin-lattice, T1)

Risonanza Magnetica
Il T1 (tempo di rilassamento longitudinale), una
misura del tempo richiesto ai protoni per tornare alle
condizioni di equilibrio iniziale, grazie alla cessione di
energia al microambiente circostante (lattice).
ll T1 un processo descritto da una funzione di tipo
esponenziale ed indica il tempo necessario per
recuperare il 63% della magnetizzazione longitudinale.

38

Durante il tempo di rilassamento T1 si ha il progressivo


recupero della magnetizzazione longitudinale

Durante il tempo di rilassamento T1 si ha il progressivo


recupero della magnetizzazione longitudinale

Campo Magnetico

Invio di una RF

Recupero della magnetizzazione

39

Curva di rilassamento T1

Risonanza Magnetica
La velocit del T1 dipende da numerosi fattori, tra
cui lintensit del campo B0 e la dimensione della
molecola stessa.
Il DNA ha un T1 Lungo, i Lipidi Breve.
Mediamente le strutture del corpo umano in un
campo magnetico di intensit 0,1-0,5 T hanno un T1
compreso tra 300 e 700 millisecondi.

40

Risonanza Magnetica
Il T2 (tempo di rilassamento trasversale), una
misura del tempo richiesto ai protoni (spin) per
desincronizzarsi in relazione al reciproco scambio di
energia.
La disomogeneit del microcampo magnetico locale
provoca una perdita della coerenza di fase dei
protoni.
La progressiva desincronizzazione determina, quindi,
il decadimento della magnetizzazione trasversa, che
si azzera in condizioni di equilibrio.

Durante il tempo di rilassamento T2 si ha la


desincronizzazione dei protoni ed il conseguente decremento
progressivo della magnetizzazione trasversale

41

Curva di rilassamento T2

Risonanza Magnetica
Il T2 un processo descritto da una funzione di tipo
esponenziale ed indica il tempo richiesto alla magnetizzazione
trasversale per decadere al 37% del valore iniziale.
Lefficienza di T2 dipende da vari fattori come ad esempio
dalla dimensione delle molecole; grosse molecole hanno T2
pi brevi.
Lacqua ha, quindi, un T2 lungo.
Nei tessuti biologici il T2 compreso tra 50 e 150 msec.
A differenza del T1, il T2 poco influenzato dalla variazione
di B0.

42

Risonanza Magnetica
Il valore di T1 per un dato tessuto dipende dalla
intensit del campo magnetico principale B0 e cresce
all'aumentare di questo.
Nei tessuti biologici i valori di T1, per intensit di B0
comprese tra 0,1 e 0,5 TESLA, oscillano tra 300 e 700
millisecondi.
Il valore di T2 poco influenzato dalle variazioni di B0
e pu essere uguale o inferiore a T1.
Nei tessuti biologici i valori di T2 sono compresi tra
50 e 150 millisecondi.

Risonanza Magnetica
Limmagine RM formata dalla elaborazione di un
segnale elettrico ottenuto dalla captazione delle
variazioni di campo magnetico generate dal moto di
processione degli spin del campione. Il segnale RM da
interpretare non legato alla densit fisica delle
strutture in esame, come nella TC, ma funzione di
molteplici parametri (densit protonica, tempi di
rilassamento T1 e T2), e loperatore pu scegliere tra le
diverse procedure di indagine (le sequenze di impulsi),
a seconda del parametro da esaminare.

43

Risonanza Magnetica
Limmagine viene prodotta utilizzando il segnale di risonanza
emesso dai nuclei di idrogeno, dopo che questi sono stati
eccitati dalla RF.
Lampiezza dei segnali generati dipende dalle seguenti
caratteristiche del tessuto in esame:
1) numero di protoni in precessione per unit di volume
(densit protonica o DP)
2) caratteristiche di T1 e T2 dei protoni
Il contrasto dellimmagine in RM dipende per lo pi dal T1 ed
dal T2; molti tessuti, infatti, hanno DP simile, mentre
differiscono nei valori di T1 e T2.

Risonanza Magnetica
Esistono numerose sequenze di impulsi RF in grado di
ottenere immagini pesate in T1, T2 o DP.
La sequenza pi semplice detta FID ripetuto o
saturation recovery.
Le sequenze attualmente p utilizzate sono
denominate spin-echo ed inversion recovery.
Esistono altre sequenze, pi o meno complesse:
gradient echo, turbo spin-echo etc.

44

Risonanza Magnetica
I fattori che influenzano limmagine sono:
Rapporto segnale/rumore
Intensit del campo magnetico
Dimensione della matrice
Numero di rilevamenti del segnale
Lo spessore dello strato
Tempo di esecuzione dellesame

Risonanza Magnetica
I segnali di RMN vengono utilizzati per formare
unimmagine in cui le tonalit di grigio dei tessuti
rappresentati sono tanto pi chiare quanto pi intenso il
segnale da essi emesso e viceversa.
Tessuti con un T1 breve o con un T2 lungo danno un
segnale intenso e quindi sono rappresentati con un
tonalit di grigio chiara.
Grasso: T1 breve --> alto segnale --> tonalit chiara
Acqua: T1 lungo --> basso segnale --> tonalit scura
T2 lungo --> alto segnale --> tonalit chiara

45

Risonanza Magnetica
I vari tessuti hanno diverse velocit di rilassamento T2, per cui i
rispettivi echi differiscono per intensit.
I tessuti con tempi di rilassamento T2 lunghi sono caratterizzati
da scarsa desincronizzazione dei nuclei, producono echi
intensi e sono rappresentati nellimmagine con tonalit chiare.
I tessuti con tempi di rilassamento T2 brevi desincronizzano i
loro nuclei in misura maggiore, producono echi di debole
intensit e vengono rappresentati nellimmagine con tonalit
scure.
Incrementando il TE (tempo), si ottiene unaccentuazione del
contrasto tra tessuti con diversi tempi di rilassamento T2.

Curve di decadimento del segnale T2 in


funzione di TE

46

Risonanza Magnetica
Le sequenze SE offrono immagini pesate in T1, T2
o DP in relazione ai valori di TR e TE.
Immagini pesate in T1: TR breve; TE breve
Immagini pesate in T2: TR lungo; TE lungo
Immagini pesate in DP: TR lungo; TE breve

Risonanza Magnetica
PIANI DI SCANSIONE
Assiale
Coronale
Longitudinale
Obliqui

47

Risonanza Magnetica
In particolari esami sono utilizzati mezzi di contrasto.
1) Paramagnetici:
a distribuzione non selettiva ed escrezione renale
(gadolinio-DTPA, gadolinio-DOTA)
ad escrezione epatobiliare (gadolinio-BOPTA, MnDPDP)
a distribuzione intravasale (gadolinio-DTPA legato
allalbumina)
2) Superparamagnetici: Ossido di ferro (Fe3O4)

Mezzi di contrasto
I mdc paramagnetici e superparamagnetici sono in grado di
produrre un accorciamento dei tempi di rilassamento dei protoni
circostanti.
I mdc paramagnetici abbreviano sia il T1 che il T2,
aumentando lintensit del segnale in T1 e riducendola in T2.
I mdc superparamagnetici agiscono solo sul T2, abbreviandolo
e riducendone lintensit del segnale; inoltre vengono captati
da cellule del SRE.
Ne consegue che per visualizzare in modo adeguato leffetto dei
mdc, necessario usare sequenze T1 pesate per i mdc
paramagnetici e sequenze T2 pesate per i mdc
superparamagnetici.

48

Risonanza Magnetica
E un metodo che impiega un elevato numero di
parametri per lacquisizione delle immagini.
La particolarit della RM rispetto agli altri metodi
deriva dal fatto che il contrasto dellimmagine dipende
dalle propriet fisiche intrinseche dei vari tessuti.
E possibile, quindi, variare la combinazione dei
parametri RM per aumentare o diminuire la visibilit
di strutture anatomiche o situazioni patologiche.
Nonostante ci e necessario a volte impiegare dei mdc
per accentuare il contrasto delle immagini RM.

Risonanza Magnetica
Le applicazioni cliniche:
Addome (Angio RM, Uro RM, Colangio RM)
Articolazioni
Cuore
Colonna vertebrale
Cervello
Spettroscopia

49

Risonanza Magnetica
I vantaggi della RM rispetto alla TC sono:
Uso di radiazioni non ionizzanti
Acquisizione di immagini multiplanari
Ottimi dettagli anatomici
Maggiore sensibilit nello studio delle
alterazioni tissutali
Capacit di discriminare tra vari tessuti in base
allintensit del segnale
Migliore contrasto di tessuti rispetto alla TC

Risonanza Magnetica
I vantaggi della TC rispetto alla RM sono:
Migliore valutazione di calcificazioni ed
anomalie di ossificazione dei muscoli
Esame di prima istanza nello studio del torace,
addome ed organi pelvici
Indagine meno costosa, pi veloce
nellesecuzione, senza disturbi claustrofobici

50

Risonanza Magnetica
Note:
Per le donne in stato di gravidanza la RM
riservata alle emergenze poich non p stato
completamente dimostrato se il feto, sottoposto ad
intensi campi magnetici, subisce o meno danni,
soprattutto nel primo trimestre di gravidanza

Risonanza Magnetica
Limiti:
Il parenchima polmonare (perch povero di
protoni) attualmente difficilmente studiabile
La presenza di oggetti metallici crea artefatti
con perdita di informazioni

51

Risonanza Magnetica
Controindicazioni:
Portatori di protesi metalliche, clips vascolari,
pace maker, ecc. non possono eseguire questo
tipo di esame in quanto apparecchi suscettibili
di movimento o di danneggiamento da parte di
campi elettromagnetici

Effetti Biologici
Campo magnetico Principale
Gradienti Magnetici
Radio Frequenza

52

MEDICINA NUCLEARE

Medicina Nucleare
La medicina nucleare quel metodo di diagnostica
per immagini radiologica che consente lo studio della
fissazione di un radionuclide, legato a una molecola,
che "mima" l'attivit metabolica di un tessuto
organico fissandosi in quest'ultimo per studiarne la
fisiologia.
La Medicina Nucleare utilizza sorgenti non sigillate
di radiazioni ionizzanti per la diagnosi e la terapia di
numerose patologie

Page 1

Medicina Nucleare
E' una specializzazione clinica che utilizza
radionuclidi artificiali legati a sostanze capaci di
dimostrare, con valori qualitativi e quantitativi, la
funzionalit di organi o sistemi e le alterazioni
caratteristiche indotte dalla malattia.
Le procedure diagnostiche utilizzate sono capaci di
dimostrare le modificazioni iniziali e precoci di
malattia, evidenziando le alterazioni funzionali.

Medicina Nucleare
Grazie a tutto questo possibile monitorare gli
effetti della terapia e quantificare specificatamente,
in base alla loro natura, localizzazioni di malattia
dimostrate con tecniche di diagnosi strutturale
(TC, Risonanza Magnetica, ecc.).

Page 2

Medicina Nucleare
Vengono utilizzate tecniche non invasive in quanto i
radiofarmaci vengono generalmente somministrati
per via endovenosa; essi, inoltre, vengono sottoposti
ad un rigido controllo di qualit interno.

Medicina Nucleare
I rischi tossici sono ridotti a zero poich le quantit
di sostanze impiegate sono molto piccole.
Raramente si possono avere fenomeni di tipo
allergico e non sono riscontrabili danni da
radiazioni grazie alle caratteristiche fisiche e
biologiche dei materiali impiegati e dell'avanzata
tecnologia della strumentazione impiegata.

Page 3

Evoluzione degli strumenti


Cyclotron (1929)
Nuclear reactor (1945)
Rectilinear scanner (1951)
Anger camera (1958)
Computer (1969)
PET (1977)
SPECT (1978)
Internet (2000)
PET/CT (2001)

Radionuclidi e radiofarmaci
Irradiation by a low neutron source
(Fermi E, Hevesy G, 1934)
Radionuclides from cyclotron technology
(Lawrence J, 1933)
99Mo/99mTc generator (Richard P, 1960)
Monoclonal antibodies
(Kohler G, Millestein C, 1975)
FDG radiolabeled with 18F (Ido T, 1979)

Page 4

Medicina Nucleare
In Medicina Nucleare vengono eseguiti due grossi
gruppi di esami : quelli scintigrafici (o in vivo) e
quelli immunoradiometrici (o in vitro).
Lacquisizione di dati fisiopatologici in vivo ed in vitro
effettuato per scopi diagnostici e terapeutici
Essa consente la realizzazione di un effetto
radiobiologico terapeutico selettivo su organi o tessuti
secondo varie modalit di tropismo biologico

Medicina Nucleare
Diagnostica
In vivo: scintigrafie, SPECT, PET
In vitro: radioimmunologia Terapia

Page 5

Medicina Nucleare
Traccianti Radioattivi
Strumentazione: la gamma-camera
Immagini Scintigrafiche
Tomografia ad Emissione:
SPET
PET: Traccianti, FDG, Applicazioni, PET/CT

Medicina Nucleare
La scintigrafia un esame di medicina nucleare che
serve per diagnosticare alcune patologie, ottenuto
mediante la somministrazione di un tracciante
radioattivo che consente l'evidenziazione, a mezzo
di particolari strumenti (gammacamera), l'accumulo
preferenziale del tracciante nel tessuto che si
intende studiare.

Page 6

Medicina Nucleare
La scintigrafia si basa sulla propriet fisica di alcuni tipi di
cristallo di generare dei fotoni di luce visibile (scintille, da cui il
nome di scintigrafia) quando colpiti da radiazioni (X o gamma);
mediante particolari accorgimenti tecnici quali l'uso di
fotomoltiplicatori, gli impulsi luminosi registrati dalla gamma
camera vengono trasformati in impulsi elettrici e ricostruiti in
forma di immagini analogiche su schermo consentendo quindi
di

rappresentare

come

immagine

la

distribuzione

radiofarmaco all'interno del corpo.

Medicina Nucleare
PET lacronimo di Tomografia ad Emissione di
Positroni, un metodo di diagnostica di medicina
nucleare che si basa sullimpiego di traccianti
marcati con isotopi positron-emittenti prodotti da
ciclotroni compatti ad uso medico.

Page 7

del

Medicina Nucleare
La PET usa composti radioattivi e visualizza il decadimento di
queste molecole radioattive.
Il decadimento libera positroni (elettroni positivi), che a loro volta,
scontrandosi, liberano radiazioni elettromagnetiche (gamma).
Le radiazioni gamma sono registrate ed elettronicamente elaborate
per comporre immagini che ne indicano l'origine nel cervello.
La PET perci in grado di visualizzare quale regione cerebrale
accumuli la sonda molecolare ('tracer') impiegata.

Medicina Nucleare
La SPECT (tomografia computerizzata a emissione
di fotoni singoli), una tecnologia simile alla PET
ma pi semplice, che usa composti radioattivi che
emettono direttamente radiazioni gamma.
Pu essere impiegata per visualizzare una riduzione
dell'attivit cerebrale causata da malattie
neurodegenerative e per confermare la loro
diagnosi.

Page 8

Medicina Nucleare
in vivo

Medicina Nucleare in vivo


Studia le diverse funzioni biologiche attraverso
lassunzione, il trasporto, la distribuzione,
laccumulo e la eliminazione di traccianti
radioattivi.
Le informazioni ottenute vengono tradotte in immagini
scintigrafiche espressione della distribuzione
spaziale di una determinata funzione biologica
dell'organo o apparato studiato.

Page 9

Medicina Nucleare in vivo


Il principio base lacquisizione di dati fisiopatologici
e si basa sulla somministrazione al paziente di
minime quantit di sostanze radioattive che ahanno
una particolare affinit per determinati organi (es.
cuore, cervello, etc.), apparati (scheletrico, urinario,
etc.), o patologie (neoplasie, ascessi, etc.).

Medicina Nucleare in vivo


Queste sostanze radioattive dette radionuclidi
emettono radiazioni elettromagnetiche e le gamma
camere ne misurano lenergia, ne quantificano il
numero ed identificano la sede di origine..

Page 10

Medicina Nucleare
Le applicazioni medico nucleari in vivo hanno i seguenti
scopi:
Esplorare e misurare particolari funzioni organiche e
misurarle per verificare se siano normali od alterate e
stabilire lentit dellalterazione
Evidenziare lesioni localizzate in organi o apparati
attraverso l'alterazione di funzioni biologiche che la
lesione determina
Utilizzare meccanismi biologici elettivi per
caratterizzare la natura di una lesione o realizzare un
effetto radiobiologico locale, utile ai fini terapeutici

Medicina Nucleare
Procedura di base:
Si somministra al paziente una minima quantit di
sostanza radioattiva che si localizza elettivamente a
livello dellorgano, apparato o patologia che si vuole
studiare; in questo modo il paziente che emette le
radiazioni che verranno poi registrate da un
apparecchio esterno.

Page 11

Medicina Nucleare
Fasi dellintervento diagnostico:
Somministrazione del tracciante
Acquisizione delle immagini scintigrafiche
Elaborazione dei dati

Medicina Nucleare: traccianti


Le diverse tecniche di medicina nucleare permettono
la determinazione della distribuzione di un tracciante
a livello di un organo o apparato.
Tracciante radioattivo:
radioisotopi
radiofarmaci: molecole marcate con un
radioisotopi

Page 12

Medicina Nucleare: traccianti


Tipologie di traccianti:
Traccianti omogenei: differiscono dalla sostanza
tracciata escusivamente per le caratteristiche
isotopiche (es. Iodio-131)
Traccianti ad equivalenza eterogena: affinit
biochimica, metabolica o distributiva con la sostanza
tracciata. Es. Tallio-201 (radioisotopo) analogo del
potassio, 111In octreotide (molecola marcata con un
radionuclide) analogo della somatostatina.

Medicina Nucleare: traccianti


Tipologie di traccianti:
Si definiscono traccianti positivi quelli che si
concentrano elettivamente a livello della lesione
ma non nel tessuto sano (la lesione apparir come
unarea calda)
Si definiscono traccianti negativi quelli che non si
concentrano a livello della lesione ma solo nel
tessuto sano (la lesione apparir come unarea
fredda).

Page 13

Medicina Nucleare: traccianti


Alcuni traccianti possono essere positivi per lo
studio di determinate patologie e negativi per altre
(es. il tallio positivo per la identificazione delle
neoplasie e negativo per la valutazione dellinfarto
del miocardio).

Medicina Nucleare: traccianti

Tracciante negativo

Tracciante positivo

Page 14

Medicina Nucleare: traccianti


I traccianti impiegati emettono radiazioni
17

elettromagnetiche ad alta frequenza (> 300 MHz)


Le radiazioni elettromagnetiche a frequenza uguale o
superiore vengono definite radiazioni x o g
Le radiazioni x e g della stessa frequenza interagiscono
con la materia allo stesso modo
La radiazione x proviene dall'esterno del nucleo mentre
quella g dal suo interno.

Medicina Nucleare: traccianti


Radiotraccianti

Emivita fisica

Energia (KeV)

99mTecnezio

6 ore

140

123

13.2 ore

159

8 gg

364

Iodio

131Iodio
201Tallio

73 ore

Page 15

69-81

Medicina Nucleare: traccianti


Caratteristiche del Tecnezio-99m
decadimento con emissione di radiazioni gamma
energia di emissione 140 KeV (energia
soddisfacente per lutilizzo con gamma camera)
emivita di 6 ore
stabilit in diverse forme chimiche

Medicina Nucleare: traccianti


Vie di somministrazione:
Endovenosa
Orale
Sottocutanea
Sottomucosa
Intrarachidea
Intraarteriosa

Page 16

Medicina Nucleare: strumentazione


Gamma camera stazionaria
Gamma camera rotanti a testa singola o multipla
Gamma camere dedicate per la SPECT (tomografia
emissione di fotone singolo)
PET (tomografia emissione di positroni)

Medicina Nucleare: strumentazione


Gamma Camera:
Collimatore
Cristallo
Fotomoltiplicatori
Componenti elettroniche
Consente lacquisizione di scintigrafie statiche,
dinamiche e/o tomografiche. Il collegamento ad un
calcolatore permette poi lo studio qualitativo e
quantitativo dei diversi parametri funzionali

Page 17

Medicina Nucleare: strumentazione


elettronica
tubo
catodico

fotomoltiplicatori

cristallo
collimatore

calcolatore

sorgente

MN: strumentazione - collimatori


Le radiazioni elettromagnetiche sono emesse in tutte
le direzioni e non possono essere focalizzate,
deflesse ed orientate.
Il collimatore il congegno che consente il
passaggio delle sole radiazioni elettromagnetiche
che viaggiano seguendo determinate traiettorie.

Page 18

MN: strumentazione - collimatori


oggetto
rilevato

sorgente
foro singolo
(pin hole)

fori paralleli

fori divergenti

fori convergenti

fori paralleli: solo i fotoni incidenti perpendicolarmente alla testa della


gamma camera possono raggiungere il cristallo

MN: strumentazione cristallo di scintillazione


La gamma camera utilizza un rilevatore composto da un
cristallo di Ioduro di sodio (NaI) con delle impurit di
tallio.
Le radiazioni emesse dalla sorgente interagiscono con gli
atomi costituenti le molecole del cristallo e si
producono degli elettroni secondari che perdono la loro
energia o mediante il trasferimento ad altri elettroni o
producendo delle scintillazioni.

Page 19

MN: strumentazione cristallo di scintillazione


Fenomeno della scintillazione: linterazione di un fotone
produce un piccolo lampo di luce la cui intensit
proporzionale allenergia rilasciata dal fotone x o g nel
mezzo; il loro tempo di comparsa di una frazione di
microsecondo ed il lro numero proporzionale
allenergia assorbita dal cristallo.

MN: strumentazione cristallo di scintillazione


Il lampo luminoso prodotto da queste interazioni in
grado di attraversare il cristallo, che pressoch
trasparente allenergia luminosa, e raggiunge la
superficie di contatto della componente successiva: il
fotomoltiplicatore.

Page 20

MN: strumentazione cristallo di scintillazione


Ogni fotone che interagisce nel cristallo da luogo ad
una scintillazione, e si avr una distribuzione di
scintillazioni nel cristallo che copia la distribuzione
di attivit delloggetto
In un rilevatore efficiente circa il 30% dei fotoni
raggiunge il fototubo

MN: strumentazione fotomoltiplicatori


Il numero di fotomoltiplicatori in una gamma camera
varia da 37 a 91; essi sono posti a stretto contatto con il
cristallo.
Lenergia luminosa prodotta dallinterazione delle
radiazioni elettromagnetiche con le molecole del
cristallo, raggiunge il fotocatodo, dal quale si produce,
per effetto fotoelettrico, un flusso di elettroni: si ha, in
sintesi, una conversione del quanto luminoso in un
proporzionale numero di elettroni.

Page 21

MN: strumentazione fotomoltiplicatori


Viene prodotto un elettrone circa ogni 5-10 quanti
luminosi
Gli elettroni subiscono un fenomeno di amplificazione
a valanga con la creazione di un vero e proprio
impulso elettrico
I fotomoltiplicatore forniscono un impulso, per ogni
interazione che avviene nel cristallo, proporzionale
allenergia rilasciata nel cristallo
Gli impulsi vengono amplificati linearmente con,
selezionati in base alla loro ampiezza e memorizzati

MN: strumentazione circuito elettronico


Permette il confronto tra le ampiezze degli impulsi di
tutti i fotomoltiplicatori e fornisce in uscita tre nuovi
impulsi (x, y, z):
Coordinate X e Y: coordinate del punto in cui
avvenuta la scintillazione
Coordinata Z: somma degli impulsi di tutti i
fotomoltiplicatori, risulta proporzionale allenergia
rilasciata nel cristallo dallinterazine del fotone

Page 22

MN: strumentazione circuito elettronico

MN: strumentazione - tubo catodico

Il fascio di elettroni (indirizzato dalle placche di deflessione), genera


a contatto con la superficie dello schermo uno spot luminoso

Page 23

MN: strumentazione - calcolatore


Limmagine che si forma a partire dagli impulsi
raccolti e processati dalla gamma camera, pu essere
di tipo analogico o digitale.

MN: strumentazione - calcolatore


Attualmente sono utilizzate apparecchiature
digitalizzate in quanto con quelle analogiche non
possibile la memorizzazione e la successiva
elaborazione dellesame acquisito.
Inoltre con lacquisizione di unimmagine analogica
vi limpossibilit di registrare eventi dinamici veloci
quali il transito della sostanza radioattiva in un vaso o
in un organo.

Page 24

MN: strumentazione - calcolatore


I segnali acquisiti sono immagazzinati nella memoria
del calcolatore e ricostruiti in matrici numeriche
(64x64,128x128,256x256 elementi o pixel)
Ogni elemento della matrice immagine (pixel)
conterr un numero corrispondente al conteggio di
tutte le interazioni avvenute durante lacquisizione tra
raggi gamma e cristallo di ioduro di sodio

MN: strumentazione - calcolatore,


digitalizzazione dellimmagine
1

* *
* *
* * *
* *
* *

acquisizione dei
conteggi nei pixels

*
*
*
*
* **
*
* **

conteggi totali nei singoli


pixel registrati nella
memoria del computer

Page 25

suddivisione del
cristallo in aree
discrete - pixels

MN: strumentazione - calcolatore,


elaborazione dei dati
I segnali ottenuti dalle acquisizioni con gamma
camera possono essere immagazzinati nella
memoria del computer dove le immagini vengono
ricostruite nelle forme di matrici numeriche.
La conversione delle immagini in matrici digitali
offre dei vantaggi per larchiviazione dei dati e per
la possibilit di usare procedure di filtraggio utili a
migliorare le potenzialit diagnostiche.

MN: immagini scintigrafiche


A differenza delle immagini radiologiche che si
ottengono per lattenuazione del fascio di radiazioni x
da parte dei tessuti interposti tra il tubo radiogeno che
le ha prodotte ed il sistema di rilevazione, le immagini
medico-nucleari sono ottenute con la rilevazione di
radiazioni emesse da radiofarmaci distribuiti
nellorganismo del paziente che saranno rilevate da
apparecchiature poste allesterno.

Page 26

MN: immagini scintigrafiche


Le apparecchiature che consentono questi esami sono
dette gamma camere.
Le immagini si ottengono per la capacit delle sostanze
radioattive che sono somministrate al paziente di
legarsi elettivamente a livello di un organo o apparato
da studiare.

MN: immagini scintigrafiche


Tecniche di acquisizione:
Planare (rappresentazione bidimensionale di un
corpo tridimensionale)

statica

dinamica

Tomografica

ad emissione di fotone singolo (SPECT)

ad emissione di positroni (PET)

Page 27

MN: immagini scintigrafiche


Studio statico
Acquisizione di una o pi immagini nelle varie
proiezioni ad un determinato tempo per valutare la
distribuzione spaziale del radiofarmaco somministrato
al paziente.
Per ottenere maggiori informazioni si acquisiscono
immagini dello stesso organo o apparato da differenti
proiezioni.

MN: immagini scintigrafiche


Studio dinamico
Acquisizione di pi immagini in sequenza temporale
allo scopo di seguire nel tempo la distribuzione spaziale
del radiofarmaco somministrato al paziente.

Page 28

MN: immagini parametriche


Le immagini scintigrafiche ottenute rappresentano la
distribuzione dell'attivit nello spazio.
Mediante calcolatore possibile ricostruire le immagini
ottenute dall'analisi di parametri temporali, spaziali e
funzionali (immagini parametriche).
Le variazioni temporali della concentrazione del
tracciante sono determinate mediante la (ROI) che
delimitano l'area da studiare la concentrazione del
tracciante viene quindi espressa come curva attivit
tempo.

MN: Tomografia per emissione


Consente di studiare nei vari piani dello spazio gli
organo o apparati in esame; i metodo sono:
La SPECT
La PET

Page 29

MN: Tomografia per emissione


Tecnica di acquisizione e di elaborazione dei dati
capace di fornire una rappresentazione della
distribuzione dei radiofarmaci in sezioni di organo di
limitato spessore.
Eliminano la compattazione bidimensionale di una
distribuzione volumetrica che caratteristica della
scintigrafia tradizionale, realizzando in misura pi o
meno completa ed efficace una ricostruzione
tridimensionale della distribuzione del radiofarmaco.

MN: Tomografia per emissione


di fotone singolo - SPECT (single photon
emission tomography)
di positroni - PET (positron emission
tomography)

Page 30

Medicina Nucleare: SPECT


E una tecnica tomografica di imaging medico che
adopera la radiazione ionizzante dei raggi gamma.
Tutti i radio isotopi impiegati per le acquisizioni planari
possono essere impiegati potenzialmente per la
SPECT.

Medicina Nucleare: SPECT


Con una gamma camera che ruota attorno al paziente
vengono acquisite immagini bidimensionali che il
computer elabora in 3D.
Gli esami sono eseguiti con gamma camere a singolo,
doppio o triplo rilevatore.

Page 31

Medicina Nucleare: SPECT


Lacquisizione di immagini avviene da varie proiezioni
ottenute da diversi angoli di visuale distribuiti su di
un arco di 180 o 360.
Da queste immagini registrate dal computer si otterr la
ricostruzione delloggetto o organo in esame.
Le immagini tomografiche sono ricostruite lungo il
piano transassiale, coronale e sagittale, e valutate
quindi in modo analitico o con misure relative e/o
assolute.

Medicina Nucleare: PET


La tomografia ad emissione di positroni una tecnica di
medicina nucleare e diagnostica medica che produce
immagini tridimensionali o mappe dei processi
funzionali all'interno del corpo.
Euna tecnica avanzata di medicina nucleare capace di
fornire informazioni sulla funzione cellulare in vivo
(flusso, metabolismo, sistemi di neurotrasmissione,
etc.).

Page 32

Medicina Nucleare

I radioisotopi necessari per gli esami SPECT e PET devono


emettere positroni (elettroni carichi positivamente).

ee+

e- e+
NUCLEO

511 Kev

511 Kev

180

Queste particelle una volta emesse vengono a contatto con gli elettroni e
dalla loro interazione sono emesse radiazioni elettromagnetiche di 511 KeV
che divergono tra loro di 180.

Page 33

Medicina Nucleare
La sostanza somministrata al paziente un semplice
radionuclide (atomo che emette radiazioni), se legato
ad una molecola viene definito radiofarmaco.

Medicina Nucleare
Le caratteristiche ideali sono legate a:
tipo di emissione; raggi gamma
loro energia; tra i 100 ed i 200 Kev (kilo elettronvolt
breve tempo di dimezzamento; in modo da ridurre
lesposizione radiante al paziente
Capacit di legarsi facilmente con diverse molecole o
cellule per poter eseguire differenti tipi di esami
scintigrafici.

Page 34

Medicina Nucleare
Il radioneuclide ideale il 99mTecnezio (dove la m sta
per metastabile), altri radioneuclidi sono: 123 Iodio,
131Iodio, 67Gallio.

Con questi radioneuclidi possibile, per, eseguire


solo esami planari e SPCT

Medicina Nucleare: PET


I radioisotopi emettitori di positroni hanno una emivita
molto breve, per cui vanno prodotti in loco o nelle
immediate vicinanze mediante i ciclotroni.
Per lacquisizione delle immagini sono necessari
apparecchi dedicati.
La presenza dei ciclotroni e degli apparecchi dedicati
un fattore limitante.

Page 35

Medicina Nucleare: PET


Con emettitori di positroni possibile marcare
molecole quali il 18 Fluoro deossi glucosio che
consente di studiare il metabolismo cellulare del
glucosio, lammoniaca, etc.)

Medicina Nucleare: PET


Radioisotopi emettitori di positroni (o radionuclidi con
decadimento positronico)
18 Fluoro

deossi glucosio

1h43

11

Carbonio

2034

15

Ossigeno

22

13 Azoto

902

64

12.7 ore

Rame

124
22

Iodio

Sodio

4.17 giorni
2.6 anni

Page 36

Medicina Nucleare: PET


Successione degli eventi:
1. Somministrazione di radiocomposti
2. Acquisizione della distribuzione di radioattivit
3. Ricostruzione delle immagini

Medicina Nucleare: PET


Procedure dellesame:
1. Iniezione endovenosa o inalazione di gas per
immettere allinterno del corpo un isototpo tracciante
di breve vita media, legato chimicamente in una
molecola attiva a livello metabolico.
2. Dopo un tempo di attesa durante il quale la molecola
metabolicamente attiva (spesso uno zucchero),
raggiunge una determinata concentrazione all'interno
dei tessuti organici da analizzare, il soggetto viene
posizionano nello scanner.

Page 37

Medicina Nucleare: PET


3. L'isotopo di breve vita media decade, emettendo un positrone.
Dopo un percorso che pu raggiungere al massimo pochi
millimetri, il positrone si annichila con un elettrone, cio la
massa delle due particelle si trasforma in 2 fotoni di alta energia
(511 keV), paragonabile a quella dei raggi gamma, emessi in
direzioni opposte fra loro (cio 180). Questi fotoni sono
rilevati quando raggiungono uno scintillatore (un materiale
capace di emettere impulsi di luce, in genere visibile o
ultravioletta, quando viene attraversato da fotoni di alta energia
o da particelle cariche), nel dispositivo di scansione, dove
creano un lampo luminoso, rilevato attraverso dei tubi
fotomoltiplicatori.

Medicina Nucleare: PET


4. Punto cruciale della tecnica la rilevazione simultanea
di coppie di fotoni: i fotoni che non raggiungono il
rilevatore in coppia, cio entro un intervallo di tempo
di pochi nanosecondi, non sono presi in
considerazione. Dalla misurazione della posizione in
cui i fotoni colpiscono il rilevatore, si pu ricostruire
la posizione del corpo da cui sono stati emessi,
permettendo la determinazione dell'attivit o
dell'utilizzo chimico all'interno delle parti del corpo
investigate.

Page 38

Medicina Nucleare: PET


5. Lo scanner utilizza la rilevazione delle coppie di
fotoni per mappare la densit dell'isotopo nel corpo,
sotto forma di immagini di sezioni (generalmente
trasverse) separate fra loro di 5 mm circa. La mappa
risultante rappresenta i tessuti in cui la molecola
campione si maggiormente concentrata e viene letta
e interpretata da uno specialista in medicina nucleare o
in radiologia al fine di determinare una diagnosi ed il
conseguente trattamento.

Medicina Nucleare: PET


Oggi la PET significa FDG-PET dove si intende per
FDG la molecola metabolicamente attiva Fluoro
deossi glucosio; attualmente:
il 90% della FDG-PET ha applicazioni oncologiche
il 10% della FDG-PET hanno un ruolo nella
cardiologia, neurologia (eccetto neuro-oncologia) e
psichiatria

Page 39

Medicina Nucleare: PET


Oggi il 18F- FDG il radiofarmaco pi utilizzato nella
PET in quanto :

Meccanismo di captazione noto e comune a molte


neoplasie

Captazione relativamente elevata con favorevole


rapporto tra tessuto neoplastico e tessuto sano
(T/NT)
Costo limitato se prodotto in sede (baby ciclotroni
biomedicali)
Vita fisica relativamente lunga (110 ca.) che ne
rende possibile la distribuzione su base regionale

Medicina Nucleare: PET


Oggi la PET soddisfa pienamente le necessit della diagnostica
oncologica:
Diagnosi di cancro (conferma)
Diagnosi differenziale tra fibrosi e malattia attiva
Staging
Valutazione dei fattori prognostici e delle caratteristiche
biologiche
Valutazione della risposta al trattamento (identificazione di
recidive e metastasi)
Controllo del pazienti trattati per la ricerca di recidive
Valutazione funzionale di organi e sistemi

Page 40

Medicina Nucleare: PET


Efficacia della PET:
Elevato valore diagnostico
Utilit clinica
Valutazione costo/beneficio positiva

Medicina Nucleare: PET


Nuovi tomografi PET/TC:
Aumenta la confidenza diagnostica
Migliora la qualit dellimmagine PET (acquisizione
T+E)
Riduce la durata dellindagine PET (> 33% rispetto a
sorgenti trasmissive) con aumento della produttivit
Riduce il tempo di apprendimento della metodica
PET
Migliora la il planning radioterapico e chirurgico

Page 41

Medicina Nucleare in vitro


Acquisizione di dati fisiopatologici per scopi
diagnostici e terapeutici mediante
immunodosaggi.
Le procedure in vitro prevedono misure su campioni
biologici (sangue, urine), ai quali stato aggiunto
in vitro (cio in una provetta), della radioattivit
legata ad un antigene o anticorpo.

Medicina Nucleare in vitro


In linea di principio il dosaggio radioimmunologico basato
sulla reazione antigene anticorpo dove abbiamo la sostanza da
analizzare cio lanalisi a concentrazione sconosciuta (che
rappresenta lantigene), a cui va aggiunta una sostanza
(antigene), di riferimento a contrazione nota ed un antigene che
compete con lanalita (sostanza d'interesse nella
determinazione analitica; ad es. quantit di emoglobina nel
sangue), e con la sostanza di riferimento. A seconda del tipo di
metodo impiegato il tracciante radioattivo pu essere legato o
allantigene di riferimento oppure allanticorpo.

Page 42

Medicina Nucleare in vitro


Attualmente molte determinazioni
radioimmunologiche si effettuano con le cosiddette
metodiche alternative.
Il principio di determinazione sempre basato sulla
formazione di immunocomplessi, ma varia il sistema
di rilevazione (non si usano traccianti radioattivi
legati allimmunocomplesso ma sistemi fluorescenti,
ecc.).

Page 43

21/11/2013

La diagnostica per immagini


nella determinazione della
densit ossea
Mineralometria ossea computerizzata (MOC)
o
Densitometria ossea computerizzata

Losso e le sue fasi di vita


Losso un tessuto metabolicamente attivo
lungo tutto il ciclo vitale dell'uomo.
Nel corso della vita umana si possono
distinguere, dal punto di vista del
metabolismo osseo, due principali fasi:
Fase di accrescimento-consolidamento
Fase di decadimento

21/11/2013

Losso e le sue fasi di vita


La prima fase corrisponde ad un progressivo
accrescimento osseo e varia, per durata, nei
due sessi; essa non supera la terza decade di
vita, epoca in cui si raggiunge il picco di
massa ossea, cio la massima quantit di
osso relativa a ciascun individuo.
La seconda fase caratterizzata da un
decadimento progressivo.

Losso e le sue fasi di vita


La prima fase pu essere suddivisa
ulteriormente in:
Periodo di accrescimento: presente nelle
prime due decadi di vita con un picco nel
periodo adolescenziale
Periodo di consolidamento: lascesa rallenta
fino allet di 35-40 anni, con il
raggiungimento del picco di densit ossea

21/11/2013

Losso e le sue fasi di vita


La seconda fase quella del decremento della massa
ossea che prosegue per il resto della vita; le
variazioni in questa fase differiscono
notevolmente tra i sessi.
Essa caratterizzata da un lento ma inesorabile
depauperamento del patrimonio osseo che subisce
una brusca accelerazione, nella donna, nei primi
anni della menopausa.

Losso e le sue fasi di vita


Nell'uomo invece, la perdita di massa ossea legata
all'et sembra iniziare pi tardivamente ed avviene
ad un ritmo pi lento.
La riduzione della massa ossea che si verifica con il
passare del tempo un fenomeno fisiologico, che
riguarda tutti gli individui.
La perdita ossea legata all'invecchiamento quindi
sufficiente a portare una quota di uomini e donne,
peraltro normali, in una situazione di particolare
fragilit ossea che li predispone a fratture anche
per eventi traumatici minimi.

21/11/2013

Losso e le sue fasi di vita


l

La riduzione della massa ossea determina


osteopenia, che pu essere considerata una
evoluzione fisiologica dellinvecchiamento
dellosso.

Quando la riduzione della massa ossea


diventa pi marcata rispetto al processo
fisiologico, si parla di osteoporosi.

Losso e le sue fasi di vita


l

La sedentariet e la mancanza di attivit


fisica inducono una riduzione eccessiva di
massa ossea cos come gli aspetti alimentari
che sono estremamente importanti nel
favorire o meno leccessivo
depauperamento del contenuto minerale
osseo

21/11/2013

Losso e le sue fasi di vita


Fattori determinanti la perdita di massa ossea:
l

Fattori genetici (appartenenza etnica, familiarit,


costituzione esile)

Stile di vota (fumo, droga, sedentariet, etc.)

Menopausa precoce o menarca ritardato

Fattori nutrizionali (dieta povera di calcio, dieta ricca di


proteine, abuso di alcool, anoressia, anemia

Concomitanti patologie endocrine-metaboliche


(ipertiroidismo, iperparatiroidismo, ipoparatiroidismo, etc.)

Uso di farmaci (cortisonici, antiepilettici, diuretici, etc.)

Losso e le sue fasi di vita


Alcuni elementi fisici influiscono sulla massa
ossea e sono connessi all'attivit fisica.
Essi sono:
la forza di gravit
il carico meccanico
il tipo di esercizio fisico

21/11/2013

Modificazioni della
composizione corporea
Dopo i 35 anni di et gli individui,
indipendentemente dal sesso, tendono ad
aumentare la massa grassa fino a che
raggiungono i 60 anni; in seguito la massa
corporea totale si riduce.
Anche la massa ossea si riduce, portando
all'osteoporosi.

Osteoporosi
La si definisce una rarefazione del tessuto
osseo che insorge quando la sostanza
fondamentale:
viene elaborata insufficientemente dagli
osteoblasti: Osteoporosi vera o semplice
non viene mineralizzata: Osteomalacia o
osteoporosi malacica

21/11/2013

Osteomalacia
l

E lalterazione qualitativa della matrice


ossea dovuta ad un difetto di
mineralizzazione

Osteoporosi
E considerata una epidemia silente in quanto
avanza progressivamente senza evidenziare
una precisa sintomatologia, fino alla
induzione di fratture che possono avvenire a
seguito di traumi anche di piccola entit o
apparentemente spontaneo (es. colpo di
tosse).
Il costo complessivo molto alto ed
aumenter con il previsto aumento della
popolazione anziana.

21/11/2013

Osteoporosi: categorie a rischio


Donne in et perimenopausale con pubert ritardata
o menopausa precoce
Donne con terapie prolungate con cortisone,
antiepilettici, alte dosi di tiroxina
Donne ovariectomizzate, forti fumatrici e/o bevitrici
Soggetti con patologie preesistenti (osteoporosi
secondarie)
Soggetti (uomini o donne) ultrasessantacinquenni
con fratture atraumatiche o con terapie prolungate
con cortisone o antiepilettici

Le donne e lOsteoporosi
l

Nelle donne la massa ossea inferiore e la


carenza di estrogeni dopo la menopausa ne
determina una perdita precoce e pi
accentuata. Inoltre sia la menopausa
chirurgica che quella precoce provocano
una rarefazione ossea pi accelerata rispetto
a donne con menopausa fisiologica.

21/11/2013

Osteoporosi: indicazioni
Lo screening di massa non giustificato
Lo screening indicato in categorie a rischio
Osteoporosi conclamata: valutazione della densit minerale
ossea e quindi del rischio di frattura
Follow-up post-terapia medica
Pazienti dializzati in quanto perdono facilmente massa
ossea
Iperparatiroidismi, Osteomalacia
Pazienti in terapia cronica con farmaci ad azione sistemica
(ad esempio cortisonici, ormoni tiroidei, diuretici)

Osteoporosi e fratture
Fratture vertebrali
Fratture del collo del femore
Fratture del polso
Fratture del collo dellomero

21/11/2013

Osteoporosi
Le fratture osteoporotiche possono colpire
tutte le componenti scheletriche.
Le pi comuni riguardano la porzione distale
dellavambraccio, vertebre toraciche e
lombari, porzione prossimale del femore
(frattura dellanca).

Osteoporosi
Il rapporto F/M :
1.5:1 per le fratture dellavambraccio
7:1 per le fratture delle vertebre
2:1 per le fratture dellanca.

10

21/11/2013

Osteoporosi
Le fratture sono causate da traumi di minima
o moderata forza, come la caduta al suolo.
La maggiore incidenza di fratture si ha a
livello vertebrale; il 15% di queste sono
asintomatiche ed identificate
occasionalmente.

Fratture vertebrali
Deformazione del corpo vertebrale per
riduzione di una delle sue altezze oltre un
certo valore soglia senza evidenza di una
discontinuit dellosso.
A cuneo anteriore
Biconcava
Collasso totale
D. Diacinti, Radiol Medica, 2003

11

21/11/2013

Osteoporosi: fratture vertebrali


La scintigrafia ossea rappresenta il metodo
ideale per definire la presenza di fratture
vertebrali quando il rilievo radiologico non
definitivo.
Tutte le vertebre con ipercaptazione (pattern
lineare) hanno deformazioni allesame
radiologico.
Ryan PJ, Fogelman I; Radiology 190: 669, 1994

Osteoporosi: fratture vertebrali

Donna di 69 anni
Osteoporosi con frattura

12

21/11/2013

Determinazione della densit ossea


l

La necessit di quantitative precise e


precoci della densit ossea ha portato allo
sviluppo di numerose tecniche in grado di
determinare il contenuto minerale osseo.

Le tecniche pi diffuse si basno sul


principio dellattenuazione dei raggi x
nellattraversare un corpo.

Metodi di Diagnostica per Immagini per la


determinazione della mineralizzazione ossea
METODI RADIOISOTOPICI
SPA: Densitometria a singolo raggio fotonico
DPA: Densitometria a doppio raggio fotonico
METODI ULTRASONOGRAFICI
QUS: Ultrasonografia ossea quantiotativa
METODI RADIOLOGICI
DEXA: Densitometria digitale a raggi X
QCT: Tomografia computerizzata quantitativa
Radiologia tradizionale

13

21/11/2013

METODI RADIOISOTOPICI
SPA: densitometria a singolo raggio fotonico
Permetteva di studiare la massa ossea di
segmenti scheletrici periferici (avambraccio)
Il radioisotopo utilizzato era lo I-125
I vantaggi principali della SPA era la
semplicit e la brevit dell'esame, oltre al costo
contenuto

METODI RADIOISOTOPICI
DPA: densitometria a doppio raggio fotonico
Misurazioni della densit ossea dello scheletro assile e
del collo del femore.
Strumento con fonte di emissione radioattiva a due
diverse energie (Am241, Cs137 o Gd 153) per
effettuare lesame anche in aree con uno strato di
tessuti molli di spessore elevato o variabile.
Utilizzata nello studio della colonna lombare e del
femore.

14

21/11/2013

METODI ULTRASONOGRAFICI
QUS: Ultrasonografia ossea quantitativa

METODI ULTRASONOGRAFICI
Normale

Ricevitore
CV

Trasduttore
Calcagno

Ricevitore
CV

Trasduttore

Osteopenia
Calcagno

15

21/11/2013

METODI ULTRASONOGRAFICI
QUS: Ultrasonografia ossea quantitativa
QUS
Regione valutabile
Falangi
Avambraccio
Calcagno
Tempo di esecuzione
Irradiazione del paziente (mRem)
Range di frequenza utilizzato
Precisione

si
si
si
5-10 minuti
nessuna
200 KHz - 1,5 MHz
3-6 %

METODI ULTRASONOGRAFICI
QUS: Ultrasonografia ossea quantitativa
I parametri fisici analizzati sono:
velocit del suono: (speed of sound, SOS m/sec)
l'attenuazione: (broadband ultrasound attenuation,
BUA dB/MHz)

E stato dimostrato la correlazione fra i valori


ultrasonografici e quelli densitometrici
positiva ed statisticamente significativa.
La misura ultrasonografica non sufficiente per
poter risalire in modo affidabile al valore di
BMD assiale o femorale.
Steven R. (2002) JAMA. ;288:1889-1897

16

21/11/2013

METODI ULTRASONOGRAFICI
QUS: Ultrasonografia ossea quantitativa
La trasmissione degli ultrasuoni dipende non soltanto dal
contenuto minerale, ma anche dalle propriet
biomeccaniche dell'osso (elasticit, connettivit
trabecolare, ecc.) che non possono essere esattamente
determinate.
La correlazione degli ultrasuoni con questi parametri
biomeccanici fa s che SOS e BUA identifichino fattori
di rischio diversi da quelli della DEXA e, con la
DEXA, diano maggiori informazioni sulla reale
fragilit scheletrica.
Krieg MA (2002) Rev Med Suisse Romande Aug;122(8):399-402

METODI ULTRASONOGRAFICI
QUS: Ultrasonografia ossea quantitativa
Uno studio multicentrico europeo condotto su oltre
10.000 donne ha costituito unimportante
conferma e validazione clinica del metodo QUS
alla falange.
E stato dimostrato come il metodo abbia una
elevata precisione (inferiore all1% sia a breve
che a lungo termine), una eccellente capacit
nella discriminazione dei soggetti osteoporotici
con fratture vertebrali o danca.

Wuster et al. J.Bone Miner. Res. 15:1603-1614, 2000

17

21/11/2013

METODI RADIOLOGICI
DEXA: Densitometria digitale a raggi X
QCT: Tomografia computerizzata
quantitativa
Radiologia tradizionale

Mineralometria ossea computerizzata


(MOC) o
Densitometria ossea computerizzata
Principio:
possibile quantificare la componente
minerale dell'osso, conoscendo il
coefficiente di attenuazione dell'osso, dei
tessuti molli, e l'intensit del raggio fotonico
(raggi X) attenuato e non attenuato.

18

21/11/2013

METODI RADIOLOGICI
DEXA: Densitometria digitale a raggi X
Il paziente non necessita di alcuna preparazione;
il tempo necessario per l'indagine circa 3-15
Non ci sono controindicazioni n effetti
collaterali
Non prevista alcuna somministrazione di
tracciante, mezzo di contrasto, etc.
E possibile valutare la densit ossea a livello:
lombare, femorale, avambraccio, tutto il corpo,
sede periprotesica

METODI RADIOLOGICI
DEXA: Densitometria digitale a raggi X

19

21/11/2013

METODI RADIOLOGICI
DEXA: Densitometria digitale a raggi X
La diagnosi si basa sulla misura della densit
ossea. Essa pu essere effettuata in varie
sedi dello scheletro periferico:
- colonna lombare
- epifisi prossimale del femore
- radio distale
- sede peritrotesica
- scheletro intero (total body)

La chiara visualizzazione della colonna e dei relativi spazi intervertebrali


assicura una precisa identificazione delle regioni di interesse, con una
riduzione dei falsi negativi in quanto le calcificazioni e gli osteofiti
possono essere chiaramente identificati ed eliminati dalla scansione.

20

21/11/2013

METODI RADIOLOGICI
DEXA: Densitometria digitale a raggi X
Le misurazioni effettuate al femore prendono
in considerazione:
- collo femorale
- regione intertrocanterica
- trocantere,
- triangolo di Ward
- femore totale

METODI RADIOLOGICI
DEXA: Densitometria digitale a raggi X
Il triangolo di Ward rappresenta la parte a pi basso
contenuto minerale di tutta l'epifisi prossimale del
femore, e quindi quella a maggior rischio di frattura; le
misurazioni effettuate in questa sede sono, tuttavia,
meno riproducibili e per questo viene pi
frequentemente utilizzata, a scopo diagnostico, la
misurazione del collo femorale o del femore in toto.
La misurazione del femore in toto quella pi attendibile
quando si vogliano valutare le variazioni della massa
ossea femorale nel tempo.

21

21/11/2013

DIAGNOSTICA STRUMENTALE
Le misure effettuate al rachide lombare e al
femore sono quelle pi ampiamente
utilizzate per la diagnosi di osteoporosi.
Kanis JA.(1997) Osteoporos Int ;7 Suppl 3:S108-16.
Kanis JA (2000). Osteoporos Int ;11:192-202
Phillipov G(2001) Osteoporos Int ;12:49-54

Misurazione della Densit Ossea


BMC: Contenuto Minerale Osseo (espresso
in g/cm)
BMD: Densit Minerale Ossea (espresso in
g/cm2)

22

21/11/2013

Espressione della massa ossea


l

valore che indica lo scostamento


rispetto al valore massimo di
densit che un soggetto ha nel
corso della propria esistenza
(riferimento a soggetti giovani
<65 anni)

valore che indica lo scostamento


rispetto al valore medio di
soggetti di pari et e sesso
(riferimento a soggetti di pari et
> 65 anni)

T - SCORE

Z- SCORE

T-Score
Presenta il vantaggio di valutare un dato
assolutamente indipendente dall'et.
Ha lo svantaggio di non essere applicabile ai
soggetti giovani (all'et di 15 anni il T-score pari
a quello di un soggetto di 65-70 anni, ma le
fratture non sono un evento frequente e,
certamente, non si pu parlare di osteoporosi)
Un altro svantaggio che la progressiva
demineralizzazione a causa dell'invecchiamento
viene sempre considerata un fenomeno patologico

23

21/11/2013

Z-Score
Presenta il vantaggio di separare il fenomeno
fisiologico del normale decadimento
scheletrico legato all'invecchiamento dal
fenomeno patologico, che si discosta in
misura pi o meno marcata dalla normalit

Espressione della massa ossea


In base alla densit ossee si definisce un quadro:
NORMALE: se il BMD o BMC ridotto meno di 1
DS rispetto ai valori di riferimento;
OSTEOPENIA: se il BMD o BMC e compreso tra 1
o 2.5 DS;
OSTEOPOROSI: se il BMD o BMC ridotto pi di
2.5 DS;
OSTEOPOROSI SEVERA: osteoporosi con
anamnesi di 1 o pi fratture nonviolente

24

21/11/2013

ITER DIAGNOSTICO
La DEXA della colonna particolarmente indicata
nelle pazienti giovani, specie se in menopausa da poco
tempo, e nel monitoraggio a breve intervallo di tempo
della terapia dell'osteoporosi
La DEXA del femore invece indicata nei pazienti
anziani (et superiore a 65 anni)
La DEXA va prescritta nel monitoraggio a intervalli
non inferiori all'anno, poich la variazione della massa
ossea lenta e di piccola entit

DEXA: vantaggi sugli altri metodi


Riduzione dei tempi di scansione
Riduzione dellesposizione
Riduzione dei costi
Risoluzione spaziale elevata
(Theodorou DJ (2002) Compr Ther 2002 Fall;28(3):190-200.

25

21/11/2013

QCT: tomografia computerizzata


quantitativa
Unica fra tutti i metodi densitometrici che permette di
misurare la quantit di minerale in singole porzioni di
osso e di separare l'osso corticale dall'osso trabecolare.
La precisione inferiore rispetto alla DEXA, mentre la
quantit di radiazioni ed il costo pi elevati.
La misurazione della sola parte trabecolare del corpo
vertebrale, inoltre, non fornisce informazioni sulla
reale robustezza dell'osso determinata, in gran parte,
dalla compatta e dai processi posteriori.
Brown JP(2002) CMAJ ;167(10 Suppl):S1-S34Lang TF,
Keyak JH. (1997 ) Bone.;21:101-108. Lang TF, Li J, Harris ST,
Genant HK.J (1999) Comput Assist Tomogr.;23:130-137

QCT: tomografia computerizzata


quantitativa
Le cause pi importanti di variabilit sono:
- effetto di volume parziale, parziale sommazione di
densit, diverse fra loro, ma vicine spazialmente, che
vengono simultaneamente esaminate nell'ambito dello
spessore del segmento osseo considerato;
- variabilit delle radiazioni secondarie che alterano, in
misura pi o meno marcata, il reale assorbimento del
fascio fotonico principale;
- presenza di artefatti matematici nel processo di
computerizzazione dell'immagine;
- condizioni del tubo radiogeno, con conseguente
variabilit dell'intensit della radiazione policromatica
emergente

26

21/11/2013

QCT: tomografia computerizzata


quantitativa
Viene prodotta l'immagine di una sottile sezione
trasversale del corpo vertebrale. Da questa si possono
ottenere informazioni quantitative sulla densit
minerale ossea volumetrica (g/cm3).
Teoricamente, la possibilit di misurare le
modificazioni longitudinali nel solo osso trabecolare
(il cui turnover 8 volte superiore a quello dell'osso
corticale) fa di questa metodica l'ideale per la
diagnosi ed il follow-up dell'osteoporosi.

QCT: tomografia computerizzata


quantitativa
Il principale vantaggio costituito dallevitare
linterferenza dei processi artrosici, che
possono causare una significativa sovrastima
della densit ossea vertebrale misurata con
metodo DEXA.
La definizione di osteoporosi fornita dallOMS
non applicabile per la QCT e pertanto i
risultati devono essere espressi in termini di
Z-score.

27

21/11/2013

QCT: tomografia computerizzata


quantitativa
Le principali limitazioni derivano dalla dose
nettamente pi elevata di radiazioni cui
sottoposto il paziente e dalla minore
precisione ed accuratezza e i costi sono
nettamente pi elevati.
Per tutti questi motivi la QCT del rachide
trova indicazione nella diagnostica clinica
solo in casi molto selezionati.
Krieg MA (2002) Rev Med Suisse Romande Aug;122(8):399-402

Confronto tra i metodi di


misurazione della massa ossea
SPA
Regione valutabile
Avambraccio
Vertebre
Femore
Scheletro in toto
Tempo di esecuzione (m)
Irradiazione del paziente (mRem)
Precisione (%)
Accuratezza (%)

Si

5-10
<3
1,5-3
5-10

DPA

DEXA

QCT

Si
Si
Si
Si
Si
Si
Si
Si
Si
15-45 3-15
15-30
3-5
<3
200-500
4
0,4-1,5
2-4
5-10
4-8
5-30

28

21/11/2013

METODI RADIOLOGICI
Radiologia tradizionale
Rarefazione strutturale (riduzione del calcio
superiore al 50%)
Nelle ossa lunghe il canale midollare appare
ampliato, la corticale assottigliata, la compatta
ridotta di spessore
Nelle ossa corte si perde levidenza della
spongiosa e nei casi gravi si evidenziano delle
listature
La morfologia dellosso si modifica di conseguenza
del processo di rarefazione.

INDICAZIONI DELLA
DENSITOMETRIA OSSEA
Pazienti con deformit vertebrali o con evidenza
radiologica di osteopenia
* Paziente, anche in et pediatrica, in terapia con terapia
steroidea
* Monitoraggio della terapia in pazienti con osteoporosi
* Donne in post-menopausa per valutare leventuale inizio
della terapia sostitutiva
* Soggetti con et superiore a 60 anni con importanti
fattori di rischio
* Pazienti affetti da condizioni cliniche predisponenti
allosteoporosi.

29

21/11/2013

Nei pazienti ospedalizzati per interventi sulla


colonna vertebrale il BMD della colonna
vertebrale decresce dello 0.9% per settimana.
La perdita del BMD significativa nei soggetti
che vivono a lungo in assenza di gravit e la
perdita proporzionale alla permanenza nello
spazio, indipendentemente dallesecuzione di
esercizi fisici.

Le modalit di esecuzione dell'esercizio


(aerobico, anaerobico, di forza, di potenza)
influenzano la massa ossea diversamente in
termini assoluti e nel caso del singolo soggetto,
in funzione del suo equilibrio endocrinologico,
alimentare, genetico.
L'effetto osteotrofico dell'esercizio dipende da:
tipo di carico
periodo della vita in cui viene somministrato.

30

21/11/2013

Studio TC delle dimensioni della corticale e


della midollare dellarto superiore.
Larea corticale prevale nellarto dominante
dei tennisti, mentre non vi sono differenze
nelle dimensioni della midollare

I valori maggiori di
densit ossea si
riscontrano nei
lanciatori mentre i
valori minimi sono
stati trovati nei
ciclisti e nei sedentari
Il comportamento della
densit nei due sessi
negli sport di potenza
analogo, mentre
alcune differenze
compaiono negli
sport di resistenza.

31

21/11/2013

I dati che riguardano


la densit ossea dei
diversi segmenti
corporei
evidenziano come
la densit ossea
delle gambe
particolarmente
accentuata nei
maschi praticanti
velocit mentre
nelle femmine i
valori sono simili.

Un altro elemento che caratterizza la massa


ossea la perdita progressiva con l'et (es.
nelle tenniste la densit ossea totale
diminuisce).
E da considerare che generalmente dopo i
trent'anni l'attivit sportiva diminuisce, ma
anche la forza diminuisce, cosi come la
velocit , e quindi la potenza dei colpi e la
mobilit sul campo di gioco.
Questo fatto potrebbe spiegare la relativa
diminuzione della massa ossea nelle tenniste
prima ancora della menopausa, quando
presumibilmente i valori ormonali sono
costanti.

32

21/11/2013

33

21/11/2013

Massa grassa
Massa magra (alipidica)
Contenuto minerale osseo

+
+
=

PESO TOTALE CORPOREO

34

21/11/2013

Nel monitoraggio dello stato di


benessere dellatleta vi la
misurazione della composizione
corporea,, utilizzabile, tra laltro,
corporea
come specchio fedele di un corretto
stato nutrizionale.

DETERMINAZIONE DELLA
MASSA ADIPOSA
I praticanti attivit di fondo debbono possedere un
peso il pi ridotto possibile e quindi, una bassa
quantit , sia in termini assoluti che in
percentuale, di massa grassa.
A valori ridotti di massa grassa si accompagna la
possibilit di amenorrea secondaria:
l'allenamento aerobico intenso pu agire
sull'asse ipotalamo-ipofisi-gonadi conducendo
ad una riduzione degli estrogeni e del
progesterone rilasciati dalle ovaie.

35

21/11/2013

Modelli di composizione del corpo umano

36

21/11/2013

Algodistrofia riflessa
(atrofia di Suddeck)
Compare in pazienti con trauma e nei pazienti
con patologie neurologiche, muscolotendinee,
vascolari, etc.
La patogenesi legata verosimilmente alla
iperattivit del sistema nervoso simpatico che
induce
iperemia
stasi venosa (saturazione di ossigeno
intravenosa)
trasudazione intraossea

Algodistrofia riflessa
(atrofia di Suddeck)
Se non vengono rimosse le cause in tempo e/o
non si effettuano idonee terapie, queste forme
di osteoporosi acute possono trasformarsi in
forme croniche.

37

21/11/2013

Algodistrofia riflessa
(atrofia di Suddeck)
Le immagini radiologiche presentano delle
strie di trasparenza ed addensamento, il
canale midollare appare ampliato, la
corticale assottigliata, la compatta ridotta di
spessore.

Losteopenia da immobilizzazione caratterizzata da un


incremento del rimodellamento osseo.
In un gruppo di soggetti immobilizzati per 17 settimane si
avuta una riduzione del BMD:
1.4% total body
3.9% colonna lombare
3.6% collo del femore
4.6% trocantere

Dopo limmobilizzazione con attivit di motoria di


deambulazione si avuto un recupero
significativo del BDM.
Leblanc AD J Bone Miner Res, 843, 1990

38

21/11/2013

Osteoporosi: iter diagnostico


Indagini strumentali
I livello
QUS
DEXA femore prossimale o
Total Body
(pazienti oltre i 65 anni)
Radiografia del rachide
dorsolombare in proiezione P/A
ed L/L
(se si sospettano fratture)

II livello
Radiografia di diversi distretti
scheletrici per diagnosi
differenziale
Scintigrafia ossea per diagnosi
differenziale vs. Paget
neoplasie

39

21/11/2013

Traumatologia dello sport


Traumi pi comuni
Traumi negli adolescenti
Prevenzione

Traumi pi comuni
Lesioni da traumi diretti (o lesioni
traumatiche acute)
Sindromi da sovraccarico (o lesioni
traumatiche croniche)

21/11/2013

Lesioni da traumi diretti


Ne sono comprese una grande variet
ed hanno una frequenza diversa nei
vari sport cos come tipo e sede.
In taluni casi la loro insorgenza deriva
dagli effetti di microtraumi usuranti che
hanno precedentemente agito nel
tempo.

Atletica leggera: Velocisti


lesioni muscolo-tendinee degli
ischiocrurali (pi rare degli adduttori, sono
in aumento quelle del quadricipite)
distacco apofisario della spina iliaca
anteriore superiore, della tuberosit
ischiatica

21/11/2013

Atletica leggera: Saltatori


lesioni muscolo-tendinee degli
ischiocrurali e degli adduttori; lesioni del
tendine achilleo
distacco apofisario della tuberosit
ischiatica
traumi distorsivi della tibio-tarsica e della
tarso-metatarsica

Atletica leggera: Lanciatori


Lesioni muscolo-tendinee del deltoide
(giavellotto), del pettorale (peso)
Rottura del tendine del capo lungo del bicipite
brachiale
Fratture dellapice delle apofisi spinose
cervicali (peso); frattura spiroide della diafisi
omerale ( rara)
Traumi distorsivi della tibio-tarsica e della
tarso-metatarsica (disco, martello)

21/11/2013

Calcio
Traumi legati ad impatti: frattura tibio-tarsica,
della tibia, del perone, dellalluce
Traumi distorsivi: ginocchio (lesione legamenti e
menischi); caviglia
Traumi muscolo-tendinei: ischiocrurali, adduttori,
quadricipiti, gastrocnemi
Distacchi apofisari tuberosit tibiale

Ciclismo
Le lesioni sono dovute in genere a cadute
Fratture: bacino, femore, clavicola
Lussazioni: spalla
Ferite: lacero contuse varie

Strappi muscolari a carico dei gastrocnemi

21/11/2013

Ginnastica artistica
Traumi da cadute: fratture e lussazioni
Lesioni muscolo-tendinee: rottura del
tendine dAchille; disinserzione dei tendini
terminali, prossimali e distali, del bicipite
brachiale; stiramenti e strappi del
pettorale, degli ischiocrurali, dei
gastrocnemi

Pallacanestro - Pallavolo
Lesioni muscolo tendinee: ischiocrurali,
gastrocnemi
Traumi distorsivi:
del ginocchio (menischi, legamenti);
della caviglia

Traumi contusivi con il pallone a livello


delle falangi (fratture, lussazioni, rotture
tendinee)

21/11/2013

Pattinaggio ed Hockey (a rotelle, sul ghiaccio)


Traumi dovuti a cadute: fratture e
lussazioni, in genere allarto superiore
(polso e gomito), raramente al bacino ed
allanca
Traumi distorsivi: ginocchio (menischi,
legamenti); dellarto superiore (dita,
polso, gomito)

Pesistica
Traumi: compressione discale,
protusioni, ernie, stiramenti, strappi,
in genere nella zona lombare

21/11/2013

Pugilato
Traumi per i colpi portati: frattura delle
ossa carpali e metacarpali, in particolare
del pollice
Traumi per i colpi ricevuti: fratture,
contusioni, ferite (setto nasale,
sopracciglio, zigomo, costole)
Raramente traumi cranici importanti

Rugby
Traumi in genere da contatto e cadute:
fratture (setto nasale, zigomi, clavicola,
avambraccio, polso, dita, costole),
lussazioni (spalla, dita), distorsioni
(ginocchio, caviglia)
Ferite lacero-contuse: sopracciglio,
zigomo

21/11/2013

Sport di combattimento
Otoematoma (lesione del padiglione
auricolare)
Traumi da impatto: fratture (clavicola,
falangi dei piedi), lussazioni (acromioclavicolare, del gomito)
Traumi distorsivi: ginocchio (menischi,
legamenti), caviglia

Sport invernali (sci alpino)


Traumi per cadute: fratture (bacino,
femore, gamba), lussazioni (spalla),
distorsioni (ginocchio, pollice)
Traumi in preparazione atletica:
distorsioni, stiramenti, strappi, a
livello dellarto inferiore

21/11/2013

Sport motoristici
Traumi infortunistici da incidenti

Tennis
l

Lesioni muscolo tendinee:


sopraspinoso, pettorale, ischiocrurali,
gastrocnemi
Traumi distorsivi: ginocchio (menischi
legamenti), caviglia

Sindromi da sovraccarico
Sono generalmente causati da intensi
carichi ripetitivi, che determinano
microscopiche lesioni del sistema
locomotore (il sovraccarico funzionale
ha effetti anche sugli altri apparati).

21/11/2013

Traumi negli adolescenti


E sempre pi comune lallenamento
regolare di bambini ed adolescenti.
La pratica agonistica tende ad
aumentare il carico dallenamento
mentre linizio di essa sempre pi
anticipato.

Traumi negli adolescenti


I bambini e gli adolescenti subiscono
anchessi, ed in maniera sempre pi
frequente, infortuni ma le lesioni
sono meno gravi in quanto i tessuti
sono differenti e la struttura ossea
pi resistente ed adattabile.

10

21/11/2013

Traumi negli adolescenti


La traumatologia sportiva giovanile
molto eterogenea in quanto
comprende una vasta fascia det,
dipende dal tipo di sport, alla sede
della lesione, al tipo di struttura
interessata, al tipo di lesione.

Traumi negli adolescenti


Pi giovane il soggetto pi le peculiariet
della lesione sono marcate.
Con laumentare dellet le caratteristiche
della lesione sono assumono connotati
sempre pi simili a quelli delladulto.

11

21/11/2013

Lesioni ossee
A livello osseo la differenza sostanziale
tra giovane ed adulto nella presenza
dei nuclei daccrescimento e delle
cartilagini metafisarie.
Le lesioni nei giovani possono portare a
deformazioni senza rima di frattura.

Lesioni ossee
Le lesioni acute a livello metaepifisario
possono interferire sulla crescita e dare
adito a postumi permanenti.
Le lesioni acute da avulsioni dei nuclei
apofisari sono meno problematiche.
Lelasticit dellosso provoca spesso fratture
a legno verde.
Alcune fratture vanno incontro a processi di
rimodellamento.
I tempi di guarigione sono molto rapidi.

12

21/11/2013

Lesioni ossee
Lesioni dovute a sovraccarico sono le
apofisiti, le zone dove si inseriscono i
tendini, i legamenti, i muscoli, le capsule
articolari.
La zona pi frequente la tibia.

Lesioni ossee

Le fratture da stress sono poco


frequenti e presenti in coloro che
iniziano precocemente (prima dei
7 anni), o effettuano troppo
presto carichi dallenamento
elevati.

13

21/11/2013

Lesioni articolari

Le lussazioni sono rare in quanto


il trauma trova meno resistenza
nella cartilagine metafisaria che
nei legamenti.

Lesioni articolari
Lesioni alla cartilagine articolare
sono maggiori rispetto agli adulti
per una minore forza tensile del
tessuto collagene.
Le lesioni al menisco sono rare.

14

21/11/2013

Lesioni muscolari
Sono dovute soprattutto a traumi
esterni rappresentati dalle
contusioni.
I traumi interni sono pi rari in
quanto il danno si sviluppa a livello
delle inserzioni con distacco delle
apofisi che non a livello del ventre
muscolare.

Traumi negli adolescenti


In conclusione:
Avvengono maggiormente le fratture
da avulsione in quanto la forza dei
muscoli, tendini e legamenti
maggiore di quella dellosso.
I meccanismi di lesione sono:
Contrazione muscolare eccessiva
Spesso contrazione eccentrica
A volte contusione diretta

15

21/11/2013

Prevenzione
Efficienza fisica di base; si ottiene con
unattivit generale costante.
Riscaldamento; effettuato in relazione
al tipo di attivit che si deve svolgere, al
clima ed alla temperatura.
Tecnica corretta; esecuzioni sbagliate
possono provocare incidenti.
Fatica; esecuzioni in stato di scarso
recupero e di difficolt sono poco
controllabili e quindi pericolose.

Prevenzione
Attivit immediate ad un periodo di
inattivit possono creare traumi, in
quanto dopo lunghi periodi di stasi si
possono avere effetti negativi.
Effetti sulle ossa: demineralizzazione,
perdita di massa e di densit, minore
resistenza ai carichi.
Effetti sulle cartilagini: degradazione,
e minore resistenza ai carichi.

16

21/11/2013

Prevenzione
Effetti sui legamenti: diminuzione della
massa di collagene, indebolimento.
Effetti sui tendini; ipotrofia, diminuzione
dellelasticit e resistenza alla tensione.
Effetti sui muscoli: ipotrofia,
diminuzione dellelasticit, della forza,
della resistenza alla tensione,
cambiamenti di tipo di fibre,
diminuzione della vascolarizzazione.

Prevenzione
Una ripresa affrettata pu provocare
ricadute.
La ripresa non affrettata, stimola le
capacit funzionali migliorandole
gradatamente.
Gli effetti della ripresa si realizzano
pi lentamente di quanto agisca
negativamente limmobilit.

17

Struttura delle ossa


Le ossa sono la struttura portante del corpo fornendo ai muscoli
linserzione per agire come leve.
E un particolare tipo di tessuto mineralizzato composito; difatti
costituito da una matrice organica di fibre collagene
(proteine) disperse in una massa inorganica di minerali
(idrossiapatite di calcio).
Le cellule del tessuto osseo sono:
Osteociti (sono le cellule dellosso maturo)
Osteoblasti (danno luogo allosteogenesi e quindi formano
osso)
Osteoclasti (danno luogo allosteolisi e quindi lo disgregano)

Composizione delle ossa


Esistono due tipi di tessuto osseo:
Losso compatto o corticale (a sinistra)
Losso spugnoso o trabecolare (a destra)

Composizione delle ossa


LOsso compatto:
rappresenta l'80% dello scheletro
componente quasi esclusiva delle ossa lunghe e piatte
assume nelle ossa lunghe forma tubolare, delimitando il
canale midollare
rivestito all'esterno dal periostio ed all'interno
dall'endostio
ha un comportamento anisotropo, presenta cio maggiore
resistenza alle forze applicate secondo il suo asse verticale,
ed quindi pi presente laddove le sollecitazioni
provengono da un numero limitato di direzioni (ad es. nella
diafisi del femore)
ha una densit di 1,8 g/cm3.

Composizione delle ossa


LOsso spugnoso:
organizzato in trabecole, prevalentemente orientate in
senso perpendicolare tra loro
le trabecole verticali sono pi grosse e sopportano il carico
le trabecole orizzontali stabilizzano le verticali
la parte di spazio non occupata da tessuto osseo costituita
da midollo ematopoietico e tessuto adiposo
la sua densit pu variare tra 0,1 ed 1 g/cm3
pi presente laddove le sollecitazioni provengono da pi
direzioni (ad es. nellepifisi del femore)
La resistenza alla compressione aumenta in modo proporzionale
al quadrato della densit, quindi le fratture avvengono in sedi
dove l'osso spugnoso percentualmente pi rappresentato.

Caratteristiche dellosso
Losso ha una straordinaria resistenza ai carichi.
Secondo la legge di Wolff sulladattamento
funzionale, losso si sviluppa secondo le linee di
forza; per questo lattivit fisica (da impatto)
rinforza molto le ossa.
Le ossa reagiscono in base alle botte che prendono.
Pare che lattivit fisica in et giovanile conti di pi
per la salute fisica.

Caratteristiche dellosso
La massa ossea aumenta o diminuisce in base alle sollecitazioni.
Limmobilizzazione di un arto per un tempo prolungato
determina la perdita di massa ossea, non la variazione di
forma e volume (< densit), in 12 settimane anche del 50%.
La costante attivit muscolare pu diminuire la perdita di massa
ossea.
Il recupero della massa ossea, anche con unattivit intensa pu
richiedere mesi, ma nellanziano pu non tornare mai.
La densit ossea aumenta con lesercizio pesante (anche negli
anziani contro resistenza).
Per evitare losteoporosi gli anziani devono fare lavori contro
resistenza.

Sollecitazioni e risposte dellosso


Ad agire sullosso sono la combinazione di stimoli
meccanici ed et.
Losso risponde ai seguenti fattori:
Ormonali (GH)
Nutrizionali (Ca, Vit.D e K)
Correlati allet
Patologici
Attivit fisica
Se le sollecitazioni su un osso sono eccessive, esso
cede anzich irrobustirsi.

Lesioni traumatiche
Un impatto diretto sullapparato scheletrico pu
provocare:
fratture
lussazioni
Si possono avere inoltre:
distacchi di frammenti ossei
nel caso di tensioni eccessive su tendini e/o
legamenti.

Si definisce frattura linterruzione di continuit di


un segmento scheletrico (osseo e/o cartilagineo).
Si definisce rima di frattura lesatto punto di
interruzione del segmento scheletrico.
Si definisce focolaio di frattura la zona
immediatamente circostante la rima di frattura.
I segmenti ossei principali si chiamano monconi di
frattura

Una frattura una lesione potenzialmente


grave, in quanto il danno non localizzato
solo allosso, ma danneggia anche i tessuti
molli circostanti come i legamenti, i
tendini, i muscoli, i vasi sanguigni, etc.

Le fratture possono essere conseguenze di:


Trauma diretto (ad esempio un impatto contro
larto)

Trauma indiretto (ad esempio in uno scontro di


gioco il piede resta bloccato e cadendo la gamba si
frattura)

Classificazioni delle fratture


Sono basate su:
Eziologia
Meccanismo lesivo
Numero di interruzioni
Sede scheletrica
Entit del danno (estensione, direzione o
decorso della rima, spostamento dei
monconi, numero di frammenti, etc.)

Classificazione delle fratture su base


etiopatogenetica

Traumatiche

Patologiche (spontanee)

Da stress (da sovraccarico, da durata)

Fratture Traumatiche: sono causate da un unico trauma di


discreta entit che causa una o pi rotture di uno o
pi segmenti scheletrici sani
Fratture Patologiche: sono causate da un trauma di lieve
entit, che, normalmente, non sarebbe sufficiente a
causare linterruzione di un osso che ha di base un
processo patologico in atto o pregresso
(osteoporosi, osteomieliti, fratture in sedi
neoplastiche, ecc.)
Fratture da durata o da fatica (stress fractures): sono causate da
molteplici microtraumi che agiscono su di un osso
sano per lungo periodo di tempo

Classificazione delle fratture sulla base


dei meccanismi lesivi
Per flessione: il trauma provoca una alterazione della
normale curvatura dellosso fino alla rottura.
Per torsione: avviene a causa di una rotazione lungo
lasse longitudinale dellosso
Per compressione: sono tipiche delle vertebre. Il
tessuto spugnoso viene schiacciato tra diafisi e cavo
articolare
Per strappamento: la forza imposta sullo scheletro da
parte di un legamento o di un tendine provoca il
distacco di una porzione ossea

Classificazione delle fratture sulla base


del numero di interruzioni
Unifocale
Bifocale
Pluriframmentata

Classificazione delle fratture sulla base


della sede scheletrica
Diafisaria
Metafisaria
Epifisaria
A seconda dei rapporti con le articolazioni si
riconoscono fratture:
Intra-articolari ed Extra-articolari
Intra-capsulari ed Extra-capsulari

Classificazione delle fratture sulla base


dellentit del danno
In base alla posizione dei monconi ossei, una
frattura si definisce:
Composta: quando non vi migrazione dei
monconi o di frammenti e vi un sostanziale
allineamento
Scomposta: quando i monconi o eventuali
frammenti migrano

Classificazione delle fratture sulla base


dellentit del danno
Composte

Scomposte

In particolare la frattura definita esposta


quando i monconi sono a contatto con lesterno
(lacerazione della cute).
Ci un grave rischio di infezione dellosso che
pu dare luogo ad osteomieliti.

10

Frattura esposta

Classificazione delle fratture sulla base


dellentit del danno
A seconda dello stato delle parti molli
circostanti sono definite:
Fratture chiuse
Fratture aperte

11

Classificazione delle fratture sulla base


dellentit del danno
In base allo spostamento dei frammenti ossei, una
frattura si definisce:
ad latus; scomposizione laterale
ad axim; scomposizione angolare
ad longitudinem; scomposizione longitudinale
con variazione della lunghezza dellosso
ad peripheriam; scomposizione rotatoria assiale
del frammento distale

Classificazione delle fratture sulla base


dellentit del danno
In base al numero di frammenti ossei, una
frattura si definisce:
A due monconi (o semplice)
Multipla
Pluriframmentaria comminuta; nelle quali
numerosi frammenti sono di piccole dimensioni

12

Classificazione delle fratture


sulla base dellentit del
danno

Frattura comminuta

Classificazione delle fratture sulla base


dellentit del danno
In base allestensione una frattura si definisce:
Completa
Incompleta
In base allaspetto dei margini una frattura si
definisce:
Regolare
Irregolare

13

Classificazione delle fratture sulla base


dellentit del danno
In base alla direzione o decorso della rima, una frattura si
definisce:
Trasversale; la rima forma un angolo retto rispetto
allasse longitudinale
Obliqua; la rima forma un angolo inferiore a 90
Spiroide; la rima compie un decorso a spirale lungo il
segmento osseo
Longitudinale; la rima parallela allasse dellosso

14

I sintomi di una probabile frattura sono diversi:


Edema ed ecchimosi progressiva a livello
dellarea lesa
Dolore riferito e alla pressione in prossimit del
trauma dovuto sia al movimento che al carico
dellarto
Alterazione visiva del profilo della cute
Mobilit abnorme dellosso fratturato

La Radiologia costituisce la principale


indagine strumentale di primo livello per
lo studio dello scheletro.
Solitamente viene fatto un esame
radiografico diretto in varie proiezioni per
poter evidenziare meglio la sede,
estensione, strutture coinvolte ecc.

15

In traumatologia da sport, limpiego della


radiologia convenzionale legato alla
valutazione delle lesioni traumatiche
maggiori:
Fratture
Distacchi epifisari ed apofisari
Lussazioni

Nelle fratture l' esame radiografico


utilizzato per:
La diagnosi e caratterizzazione del tipo di
frattura
La valutazione dei tessuti molli perilesionali
Il controllo dell'efficacia di interventi
terapeutici (riduzione, fissazione)
La verifica dell'andamento dei processi
riparativi

16

La diagnosi radiologica di una frattura


levidenziazione di una rima di
discontinuit che apparir come una
linea di radiotrasparenza.
la disponibilit di proiezioni nei vari
piani fondamentale per la definizione
e caratterizzazione della frattura.

Lesame radiologico tradizionale consente, inoltre, lo


studio della fase di evoluzione della frattura con la
definizione della
formazione del callo osseo
o delle complicanze delle fratture
patologia del callo
miosite calcifica
pseudoartrosi
malallineamenti articolari
spondilolistesi
osteocondriti

17

Evoluzione della frattura

Iperemia locale con decalcificazione dei frammenti nei primi


giorni
In 2 settimane; rima meno nitida per inizio calcificazione
In 1 mese; buona definizione del callo osseo
Anomalie nella formazione del callo osseo
ritardo
assenza/insufficienza di formazione
vizi di formazione

Nei bambini e negli adolescenti


caratteristica un particolare tipo di
frattura incompleta detta a legno verde.
In questi casi la rima di frattura poco
visibile, i monconi sono ben allineati ed
incastrati tra loro.
I tempi di recupero sono relativamente
rapidi.

18

Lecografia fondamentale per lo studio dei


tessuti molli perischeletrici; oggi rappresenta la
prima indagine di diagnostica per immagini per
latleta con patologia muscolo-tendinea.
Le indicazioni della metodica ecografica sono
costituite dalle lesioni traumatiche dei muscoli
(distrazioni, contusioni), dei tendini, dei
legamenti superficiali, ematomi superficiali e
versamenti endoarticolari.

19

Nellecografia il margine osseo costituito, in


condizioni normali, da una sottile linea
intensamente ecogena regolare.
Non differenziabile il periostio.
La struttura ossea non esaminabile.
Nei soggetti in crescita sono riconoscibili, e in
parte esaminabili, la componente cartilaginea
delle epifisi.

20

La TC viene impiegata nella valutazione dei


traumi da sport nei casi di fratture
complesse, di particolari problematiche
osteo-articolari (malallineamento femororotuleo, sinostosi astragalo-calcaneare,
ecc.), o nel casi di pazienti politraumatizzati.

La RM considerata lindagine di elezione


per lo studio dei tessuti molli.
La scelta dei diversi parametri della RM
(multiparametricit), permette di offrire
diverse rappresentazioni di tipo tissutale
della medesima struttura in rapporto al
quesito diagnostico al quale deve
rispondere.

21

Fratture da stress
Il termine di frattura da stress applicato a
tutte quelle fratture secondarie dovute ad uno
stress ripetuto di intensit minore a quella
necessaria per determinare una frattura
traumatica.
La maggior parte delle fratture da stress sono
fratture da fatica conseguenza di una azione
muscolare anomala ripetuta su un osso
normale.

Fratture da stress
Esse possono essere causate da:
Un carico normale applicato con elevata
frequenza (corsa di fondo)
Un carico elevato applicato con frequenza
normale (balzi e salti in genere)
Un carico elevato applicato con frequenza
elevata (sollevamento pesi)

22

Fratture da stress
Esistono due teorie sulle sue cause:
Teoria della fatica; la stimolazione eccessiva dei
muscoli oltre il loro limite di resistenza, fa si che il
carico si trasferisce direttamente allo scheletro
che, superato il limite di tolleranza, si frattura.
Teoria del sovraccarico; leccessiva contrazione
di certi gruppi muscolari causa la flessione
dellosso su cui si inseriscono e col tempo,
superandone la soglia di resistenza, ne causano la
lesione.

Sospetto clinico di frattura da stress


Esame radiografico
Negativo

Positivo

frattura da stress
tipica
Scintigrafia ossea trifasica
( >24 )

Stop

Controllo radiografico
RMN

Stop

frattura da stress
atipica

Controllo radiografico
RMN

23

Scint Ossea Dinamica

Rx dopo 50 gg

24

Situazioni cliniche che possono simulare


una frattura da stress

Tumori

Infezioni

Tendiniti

Lesioni legamentosi

Claudicatio di origine vascolare

Gotta

Pseudogotta

25

Situazioni che suggeriscono la diagnosi di


frattura da stress
I sintomi compaiono insidiosamente nel 50% dei
casi, ed acutamente senza traumi apparenti nel
restante 50%
Il dolore in relazione allattivit fisica:
1a settimana dolore solo durante lattivit
con allenamenti intensi il dolore aumenta e
persiste al termine dellattivit
il dolore avvertito anche di notte
edema e dolore alla palpazione nella zona lesa

Pseudo Artrosi
Con tale termine si definisce una frattura che non consolida;
in pratica si tratta di un ritardo di consolidazione.
Si distinguono:
Pseudoartrosi serrata; contraddistinta dalla presenza di
callo osseo, e si manifesta radiologicamente con una
persistenza della rima radiologica a qualche mese dalla
frattura
Pseudoartrosi lassa; caratterizzata dall'assenza di callo
osseo, notevole motilit anormale tra i due frammenti ossei
fratturati pur spesso in assenza di dolore; il trattamento
chirurgico
Peudoartrosi settica: contraddistinta dalla presenza di
uninfezione

26

Pseudo Artrosi

27

21/11/2013

Traumatologia
muscolare

Caratteristiche
Il muscolo un organo di movimento costituito da
cellule caratterizzate da strutture proteiche
contrattili: le miofibrille.
Si distinguono:
n Tessuto muscolare liscio
n Tessuto muscolare striato
Scheletrico
Cardiaco
n Il suo compito quello di sviluppare tensione utile
al superamento o allopposizione di una
resistenza
n

21/11/2013

Le fibre muscolari
Caratteristiche delle fibre del muscolo
scheletrico:
Tipologia
Componenti

Le fibre muscolari
Caratteristiche delle fibre del muscolo
scheletrico: Tipologia
Tipo di muscoli
Tipo di fibre
Disposizione delle fibre
Sezione trasversale del muscolo
Caratteristiche della contrazione

21/11/2013

Caratteristiche delle fibre del muscolo


scheletrico: Tipologia:
Tipo di muscoli:
Fusiforme
A pi inserzioni
A pi ventri
Larghi
Orbicolari
Sfinterici

Caratteristiche delle fibre del muscolo


scheletrico: Tipologia:
Tipo di fibre:
Lente (o di Tipo I)
Veloci (di Tipo IIa e IIb)
Intermedie (o di Tipo Iic)

21/11/2013

Caratteristiche delle fibre del muscolo


scheletrico: Tipologia: Tipo di fibre
Tipo I

Lente - Elevata capacit ossidativa - Bassa


capacit glicolitica - Scarsa potenza
Tipo IIa Veloci - Media capacit ossidativa Resistenza media - Media capacit
glicolitica - Potenza media
Tipo IIb Veloci - Bassa capacit ossidativa - Scarsa
resistenza - Elevata capacit glicolitica Potenza elevata
Tipo IIc Veloci - Indifferenziate - Alta capacit
ossidativa - Resistenza medio-alta - Media
capacit glicolitica - Potenza media

Caratteristiche delle fibre del muscolo


scheletrico: Tipologia:
Disposizione delle fibre:
Fusiforme
Semipennato
Bipennato
Multipennato
A fibre convergenti
A fibre circolari

21/11/2013

Caratteristiche delle fibre del muscolo


scheletrico: Tipologia:
Sezione trasversale del muscolo:
Sezione anatomica
Sezione fisiologica

Caratteristiche delle fibre del muscolo


scheletrico: Tipologia:
Caratteristiche della contrazione:
Fibre lunghe e
parallele ai
tendini,
contrazione
rapida ed ampia.
Fibre corte ed
oblique,
contrazione forte
poco veloce e di
ridotta ampiezza.

21/11/2013

Caratteristiche delle fibre del muscolo


scheletrico:
Componenti:
Miofibrille
Sarcomeri
Filamenti di actina-miosina

Caratteristiche delle fibre del muscolo


scheletrico: Componenti:
Miofibrille
Sono gli elementi contrattili del muscolo.
Lallenamento comporta laumento del numero
di miofibrille (Goldspink, 1985), ed il loro
aumento dimensionale dovuto allaumento dei
filamenti di miosina ed actina (Mac Dougall,
1986); ci comporta una maggiore sostanza
contrattile e quindi un aumento di forza.

21/11/2013

Caratteristiche delle fibre del muscolo


scheletrico: Componenti:Sarcomeri
E la pi piccola unit funzionale del muscolo ed
lunit funzionale di base delle miofibrille. La
moltiplicazione dei sarcomeri uno dei
cambiamenti pi importanti della struttura
di un muscolo ed avviene in due modi:
aumento dei sarcomeri in parallelo
aumento dei sarcomeri in serie
Laumento in parallelo dovuto al fenomeno
dellipertrofia, mentre quello in serie stato
provato negli animali (Tabarys e Tardieus,1972;
Goldspink, 1985).

21/11/2013

Caratteristiche delle fibre del muscolo


scheletrico: Componenti
Filamenti di actina e miosina
In ogni sarcomero ci sono allincirca 3000
filamenti di actina e 1500 di miosina, ma
questultima rappresenta circa i 2/3 delle
proteine del muscolo. Lo scorrimento dei
filamenti uno sullaltro e laggancio delle teste
della miosina sui filamenti di actina determina
laccorciamento della fibre muscolare e quindi
la contrazione.

21/11/2013

Particolare caratteristica del muscolo : lelasticit.


Nello schema le componenti contrattili ed elastiche
del sistema muscolo-tendineo (Hill, 1938 modificato).

A = Componente contrattile del muscolo


B = Componente elastica in serie del muscolo (ponti
actomiosinici)
C = Componente elastica in parallelo
D = Componente elastica in serie (tendinea)

la componente contrattile rappresenta le strutture


proteiche a livello del sarcomero

la componente elastica in parallelo rappresenta


linvolucro connettivale del muscolo e la struttura
membranosa delle cellule, che non interviene nei
movimenti sportivi

la componente elastica in serie rappresenta


lelasticit tendinea e dellaggancio delle teste
della miosina

21/11/2013

Parametri della funzionalit


del muscolo
n
n
n

Forza
Velocit
Resistenza

I primi due definiscono la potenza

La forza dipende da
n

Fattori muscolari
Massa
Composizione fibre
Velocit di contrazione

Fattori nervosi
Pattern di attivazione motoria
Coordinazione neuromotoria

Fattori energetici
Disponibilit dei substrati

10

21/11/2013

La velocit dipende da
n

Fattori muscolari
Tensione richiesta
Composizione fibre
Sviluppo del corredo enzimatico

Fattori nervosi
Pattern di attivazione motoria
Coordinazione neuromotoria

Fattori energetici
Disponibilit dei substrati

La resistenza dipende da
n

Fattori muscolari
Composizione fibre
Corredo enzimatico, mitocondri

Fattori energetici
Flusso ematico muscolare
Disponibilit di substrati
Fattori centrali cardiovascolari e
respiratori

11

21/11/2013

La capacit di sviluppare forza dipende


dalla velocit della contrazione muscolare
e dal tipo; in una contrazione concentrica
la forza prodotta diminuisce allaumentare
della velocit, mentre in una contrazione
eccentrica la relazione si inverte.

Rapporto
esistente tra
la forza
prodotta e la
velocit di
espressione
(Costill, 2005
- modificato)

12

21/11/2013

La produzione di forza
caratterizzata da:
n
n
n
n
n

Ampiezza del movimento


Velocit della contrazione
Durata della contrazione
Tipo di contrazione
Livello di coordinazione

Espressione della Forza


Tensione muscolare
Isometrica
Isotonica
Concentrica

Anisometrica
Isocinetica
Eccentrica

Auxotonica
Reattiva

13

21/11/2013

Modi di contrazione
l Isometrica

Nella contrazione le leve articolari non si


muovono ed i punti dinserzione restano fissi;
si produce una contrazione degli elementi
contrattili mentre vengono allungati quelli
elastici
l Anisometrica

Le leve si spostano cos come i punti


dinserzione; a seconda degli stati gli elementi
interessati hanno un comportamento diverso
di contrazione o allungamento

Tipologie di tensione muscolare


l

Isotonica: gli elementi contrattili si accorciano

mentre quelli elastici non cambiano di lunghezza,


c accorciamento del muscolo
l Isocinetica: alla condizione isotonica si aggiunge
quella in cui gli elementi si allungano; entrambe le
condizioni avvengono a velocit costante
determinata da una resistenza variabile
l Auxotonica: combinazione degli stati, pi quello
di variazione rapida da allungamento ad
accorciamento

14

21/11/2013

Tipologie di contrazione
l

Concentrica
Il muscolo si accorcia durante la contrazione

Eccentrica
Il muscolo viene ad essere allungato durante
la contrazione

Reattiva o Pliometrica
Ad una fase eccentrica segue immediatamente
una fase concentrica con utilizzo di energia
elastica

Interazione tra elementi contrattili ed


elastici in una contrazione concentrica

Da: Carl, Martin, Lehnerttz - Manuale di teoria dellallenamento

15

21/11/2013

Interazione tra elementi contrattili ed


elastici in una contrazione
Isometrica

Eccentrica

Da: Carl, Martin, Lehnerttz - Manuale di teoria dellallenamento

Tipologie di lavoro
Statico

Isocinetico
Tipo di lavoro

Superante

Reattivo
Cedente

16

21/11/2013

Manifestazioni del lavoro


l
l

l
l
l

Statico; esiste una condizione


Statico;
dequilibrio tra forza e resistenza
Isocinetico;; la resistenza varia
Isocinetico
determinando una velocit costante del
movimento
Superante;; la forza determina il
Superante
movimento
Cedente;; la resistenza determina il
Cedente
movimento
Reattivo;; rapida inversione del
Reattivo
movimento da cedente a superante

Tipi di Forza
l

Massima

Assoluta o Estrema

Rapida

Resistente

17

21/11/2013

Diagnostica
stato calcolato che circa il 30% di tutti i traumi
sportivi sia di natura muscolare.
La diagnostica per immagini riveste un ruolo
fondamentale non solo per diagnosticare il
danno muscolare, ma anche per pronosticare la
durata del necessario periodo di riposo

Diagnostica
Lo studio dei tessuti molli perischeletrici si avvale
della:
radiologia convenzionale
ecografia
tomografia computerizzata
risonanza magnetica nucleare

18

21/11/2013

Diagnostica
Radiologia convenzionale
Costituisce la principale indagine strumentale di
primo livello per lo studio della componente ossea
del sistema muscolo-scheletrico.
E informativa sui tessuti molli perischeletrici.
Nellambito della traumatologia sportiva consente di
valutare le lesioni traumatiche quali fratture,
distacchi epifisari ed apofisari, lussazioni ed i loro
esiti.

Diagnostica
Ecografia muscolo tendinea
Per eseguire una ecografia muscolo tendinea
necessaria una sonda lineare ad alta frequenza.
E un metodo altamente operatore dipendente.
E necessaria una certa collaborazione da parte del
paziente.
Luso combinato dellecografia con il Doppler (power
o color), consente di determinare il grado di
vascolarizzazione associato a fenomeni infiammatori.
Tecniche di compressione possono migliorare la
qualit delle immagini.

19

21/11/2013

Diagnostica
Ecografia muscolo tendinea
Lindagine ecotomografica va eseguita sia con sonde
lineari ad elevata frequenza (7-14 MHz), sia con
sonde a frequenze pi basse (5 MHz) nelle lesioni
estese e nei pazienti con masse muscolari molto
sviluppate.
Pu essere talvolta utile il distanziatore al fine di
studiare, con maggiore precisione, lesioni che
interessano il tessuto cutaneo e sottocutaneo.

Diagnostica
Ecografia muscolo tendinea
Lindagine ecografica, consente unottima rappresentazione
dei tessuti molli perischeletrici.
E la prima indagine strumentale cui di solito si sottopone
latleta con patologia muscolo-tendinea; ci per la
semplicit di approccio della metodica che ha un elevato
potere informativo sulle caratteristiche morfologiche e
strutturali di muscoli, tendini e legamenti superficiali.
E in grado di differenziare le fibrille di 2 ordine, con una
risoluzione spaziale di 0,2-0,1 mm, e di rappresentare
linviluppo periferico (peitenonio/foglietti seriosi).

20

21/11/2013

Diagnostica
Ecografia muscolo tendinea
Lo studio deve essere sempre completato con esame
colorpower Doppler al fine di evidenziare possibili
lesioni vascolari nel contesto del tessuto muscolare
danneggiato.
Lidentificazione del rifornimento di una raccolta
ematica da parte di vasi interrotti, infatti, utile ai
fini terapeutici e prognostici.

Diagnostica
Ecografia muscolo tendinea
Lecografia del tessuto muscolare deve essere eseguita
con scansioni longitudinali e trasversali,
esaminando per primo il lato presunto sano.
Lesame deve essere inoltre condotto con paziente a
riposo e durante contrazione muscolare, talvolta
anche in ortostatismo, per una precisa valutazione
dellestensione di eventuali raccolte interfasciali
estese e del loro rapporto con le strutture limitrofe.

21

21/11/2013

Diagnostica
Ecografia muscolo tendinea
Lecotomografia rappresenta la metodica di scelta,
non soltanto nelle fasi iniziali per il riconoscimento
di una lesione, ma anche per la valutazione
dellentit della stessa e i differenti cambiamenti
fino alla guarigione.
Lecografia consente di delimitare immediatamente la
zona di interesse e di studiarla in condizioni
cinetiche (ecografia dinamica).

Diagnostica
Ecografia muscolo tendinea
Lesame ecografico utile nei traumi muscolari
soprattutto per identificare rotture muscolari e
formazione di raccolte emorragiche (ematomi).
Alcuni giorni dopo il trauma muscolare, lecografia
pu svelare lavvenuta liquefazione della raccolta
emorragica e permetterne lo svuotamento
utilizzando un ago poco traumatizzante.

22

21/11/2013

Diagnostica
Ecografia
Oltre alle lesioni muscolari e tendinee si
possono studiare ematomi superficiali e
versamenti endoarticolari.
L'esame ecografico deve essere completato con
lo studio delle strutture limitrofe
margini ossei
cute
vasi
nervi
borse ed articolazioni

Diagnostica
Risonanza magnetica
La RM dovrebbe essere considerata lindagine di
elezione; infatti, sia la TC che la RM sono capaci di
riprodurre immagini ad alta definizione ma la
multiplanariet, il superiore contrasto sulle parti
molli e lassenza di radiazione ionizzante della RM,
la fanno preferire alla TC. Eper unindagine
costosa, con un tempo-esame mediamente pi
lungo rispetto alle altre metodiche, ha sinora
condizionato limpiego della RM come indagine di
secondo livello.

23

21/11/2013

Diagnostica
Risonanza magnetica
La RM, essendo caratterizzata da una maggiore
panoramicit, permette, nelle lesioni molto estese, di
precisare meglio i rapporti con le strutture
circostanti e soprattutto di dirimere il dubbio di un
possibile coinvolgimento della struttura ossea.
Ha lo svantaggio di non essere sempre accettata dai
pazienti, di essere un esame non eseguibile durante
manovre dinamiche e non sempre in condizioni
durgenza.

Diagnostica
Risonanza magnetica
La RM prevede lutilizzo di apparecchiature a basso
campo (0,2-0,5 T), quando il danno sia limitato ad
un piccolo distretto (ad esempio distacco del tendine
distale del muscolo bicipite brachiale).
Limpiego delle macchine ad alto campo simpone
invece, quando la regione da esaminare sia vasta,
come ad esempio la coscia.

24

21/11/2013

Patologie del complesso


muscolo tendineo

Si distinguono:
Miositi
Crampi muscolari
Dolori muscolari dopo esercizio
Lesioni della giunzione muscolo-tendinea
Lesioni muscolari
Sindrome compartimentale
Rabdomiolisi

Miositi
Sono infiammazioni del muscolo.
Sintomi: dolore sotto sforzo ed in aumento,
dolore alla palpazione, crampi.
Diagnosi: RM

25

21/11/2013

Crampi muscolari
Eziologia: Deplezione di glicogeno, carenza
salina, acido lattico, scarsa irrorazione
sanguigna ed ossigenazione dei tessuti
Sintomi: contrazione dolorosa protratta

Dolore muscolare dopo


esercizio
Eziologia: brusche variazioni di metodi
dallenamento, nuovi esercizi intensi, nuove
calzature, cambio di superficie
Sintomi: dolore spontaneo ed alla palpazione
ed a volte gonfiore, che compaiono alla fine
di allenamenti intensi o nel lavoro
eccentrico ed in quello reattivo

26

21/11/2013

Lesioni della giunzione


muscolo-tendinea
Quando il tendine di inserzione di un
muscolo molto lungo, la lesione
distrattiva spesso non si verifica a
livello del ventre muscolare ma in
corrispondenza della giunzione
muscolo-tendinea

Lesioni della giunzione


muscolo-tendinea
Perch il trauma avvenga necessaria
pi forza in un muscolo contratto che in
uno rilassato, ed i muscoli
precondizionati isometricamente
richiedono pi forza ed un aumento
maggiore della lunghezza prima di cedere
rispetto ad un muscolo non
precondizionato

27

21/11/2013

Lesioni della giunzione


muscolo-tendinea
Si distinguono:
Lesioni distrattive dellaponeurosi
Lesioni distrattive della fascia
muscolare

Lesioni della giunzione


muscolo-tendinea
Eziologia: cambio repentino di metodo
dallenamento, nuovi mezzi dallenamento,
aumento brusco dellintensit di lavoro
Sintomi: dolore localizzato con e senza
pressione sulla parte, gonfiore, dolore
durante il movimento, la funzionalit
limitata
Diagnosi: ecografia, RM

28

21/11/2013

Lesioni muscolari
Sono dovute a rotture muscolari di origine:
Traumatica diretta o contusiva; dipende da
una forza che agisce direttamente
dallesterno
Traumatica indiretta o distrattiva; dipende
dallazione di meccanismi pi complessi che
coinvolgono forze lesive intrinseche, le quali
si sviluppano nellambito del muscolo stesso
e dellapparato locomotore

Lesioni muscolari
Lesioni da trauma diretto: CONTUSIONE
Sintomi; caratterizzata da dolore nella sede
dellimpatto e talvolta ecchimosi locale, si esplica
prevalentemente sulle masse carnose dei muscoli.
Si distinguono:
Grado lieve
Grado moderato
Grado severo

29

21/11/2013

Lesioni muscolari
Lesioni da trauma diretto: CONTUSIONE
La rottura muscolare da compressione
caratterizzata dalla formazione di una
cavit (ematoma) a margini irregolari,
ipoecogena allesame ecografico e
nettamente iperintensa nelle sequenze a
lungo TR allesame RM in fase acuta.

Lesioni muscolari
Lesioni da trauma diretto: CONTUSIONE
Nelle rotture da contusione, il muscolo viene
compresso contro losso sottostante, come in
genere avviene negli sport da contatto.
Le fibre muscolari coinvolte vengono lacerate
insieme ai vasi sanguigni con conseguente
formazione di un ematoma; se la fascia di
rivestimento viene interrotta, lematoma si pu
estendere sotto al ventre muscolare a pi
compartimenti.

30

21/11/2013

Lesioni muscolari
Lesioni da trauma diretto: CONTUSIONE
Nelle rotture da contusione, la raccolta dellematoma
si pu estendere sotto al ventre muscolare a pi
compartimenti.
La raccolta diventa poi ipoanecogena allecografia e
caratterizzata da segnale RM variabile in fase
subacuta.
In fase riparativa si apprezza la formazione di tessuto
fibroso cicatriziale.

Lesioni muscolari
Lesioni da trauma indiretto: la patologia
localizzata pi spesso in prossimit della
giunzione muscolo-tendinea, pur essendo
possibili anche localizzazioni a livello del ventre
muscolare.
Si distinguono:
Contrattura
Stiramento
Strappo

31

21/11/2013

Lesioni muscolari
Contrattura: generalmente interessa tutto
il muscolo che appare teso e dolente
senza che l'atleta ricordi un preciso
episodio della gara cui fare riferimento.

Lesioni muscolari
Stiramento: l'atleta riferisce un dolore
acuto durante l'esecuzione di un
movimento in un punto preciso del
muscolo facilmente localizzabile alla
palpazione poich contratto e con dolore
esacerbato dai movimenti effettuati
contro resistenza.

32

21/11/2013

Lesioni muscolari
Strappo: suddiviso in tre gradi a seconda
dell'entit della lesione strutturale,
caratterizzato dalla presenza di un'area
dolente accompagnata o meno da ecchimosi
visibile in cui si prodotta una interruzione
delle fibre del muscolo.
Strappo di I grado
Strappo di II grado
Strappo di III grado

Lesioni muscolari
Strappo di I grado: lacerazione di poche miofibrille all'interno
di un fascio muscolare ma non dell'intero fascio.
Strappo di II grado: lacerazione di uno o pi fasci muscolari
che coinvolge meno dei 3/4 della superficie di sezione
anatomica del muscolo in quel punto.
Strappo di III grado: rottura muscolare che coinvolge pi dei
3/4 della superficie di sezione anatomica del muscolo in quel
punto e che pu essere distinta in:
parziale (lacerazione imponente, ma incompleta della
sezione del muscolo)
totale (lacerazione dell'intero ventre muscolare)

33

21/11/2013

Lesioni muscolari
Sintomi: dolore acuto o trafittivo che si
riproduce con la contrazione, avallamento
nella zona della lesione, edema, segni di
sanguinamento interno, limitazione
parziale o totale della funzionalit.
Diagnosi: ecografia, RM

Lesioni muscolari
Le lesioni da distrazione o strappo muscolare sono il
risultato della contrazione massimale di un
muscolo o della sua eccessiva estensione, come si
verifica in sport quali il calcio, il sollevamento di
pesi, ecc.
I muscoli che maggiormente vanno incontro a tali
lesioni sono quelli degli arti inferiori, soprattutto se
partecipano a due articolazioni. Altri muscoli
coinvolti da tale tipo di lesione sono gli adduttori,
che pur non presentando una doppia articolazione,
sono sottoposti a contrazioni di tipo eccentrico

34

21/11/2013

Lesioni muscolari
La distinzione tra stiramento e strappo
muscolare di I grado molto sfumato, specie
in fase precoce, quando un eventuale
stravaso ematico pu non risultare ancora
evidente.
La diagnosi deve fondarsi, oltre che sulle
caratteristiche cliniche della lesione anche in
base all'indagine ecografica, eseguita dopo
48-72 ore dal momento del trauma.

Lesioni muscolari
Laspetto RM (qualora tale indagine venga
eseguita per lesioni di cos lieve entit)
caratterizzato dalla presenza di aree focali
di alterato segnale senza discontinuit del
profilo muscolare, n retrazione del ventre
muscolare.

35

21/11/2013

Lesioni muscolari
Nelle rotture parziali (rotture di II grado), laspetto
ecografico costituito dallinterruzione delle fibre
muscolari sino a 2/3 del ventre muscolare e, come
gi detto, simile a quello delle rotture su base
contusiva. Nella cavit lasciata libera dalle fibre
muscolari lacerate e retratte si raccoglie sangue, il
cui aspetto ecografico varia a seconda della data del
trauma: in fase iperacuta ipoanecogeno con
aspetto corpuscolato e presenza di coaguli
iperecogeni, diviene poi francamente anecogeno
con successiva comparsa di pareti e setti
iperecogeni costituiti dal tessuto di granulazione.

Lesioni muscolari
Nelle rotture muscolari complete (rotture di III
grado) si apprezza la completa retrazione del
ventre muscolare lesionata, che appare
maggiormente ecogeno con aspetto di
pseudomassa di solito rotondeggiante, con
comparsa di versamento e ematoma.

36

21/11/2013

Lesioni muscolari
Il versamento ematico nelle lesioni di II e III grado
pressoch costantemente presente e si distribuisce
lungo il ventre muscolare e, quando la fascia
discontinuata, pu estendersi anche profondamente
in altri compartimenti muscolari (versamento
interfasciale).
Il versamento ematico appare anchesso inizialmente
ipo-anecogeno e corpuscolato, diviene francamente
anecogeno, per poi assumere aspetto iperecogeno
organizzato.

Lesioni muscolari
In alcuni casi di minor entit la presenza di
versamento interfasciale pu essere lunico
elemento che dimostra lavvenuto trauma
muscolare, senza che si possa dimostrare
unevidente discontinuit delle fibre muscolari.
Latrofia muscolare comincia a rendersi manifesta
dopo circa 10 giorni di immobilizzazione e pu
diventare irreversibile entro 4 mesi.
Quando il muscolo interessato superficiale,
lintervallo tra i capi muscolari retratti evidente
alla palpazione. Si associa ecchimosi cutanea.

37

21/11/2013

Lesioni muscolari
Nelle rotture muscolari di II e III grado, laspetto RM
in fase acuta delle fibre muscolari anche in questo
caso caratterizzato da un segnale alterato per la
presenza di edema infiammatorio.
In questo caso tuttavia il segnale pi evidente e si
estende anche tra i fasci muscolari e attorno al
ventre muscolare per la presenza di versamento
perimuscolare ed eventualmente interfasciale.
Si apprezza poi la retrazione del ventre muscolare.

Lesioni muscolari
Laspetto RM dellematoma varia in funzione del
tempo; in fase iperacuta (entro 48 h) lematoma
appare isointenso rispetto al muscolo in T1 e
iperintenso nelle sequenze a saturazione del grasso
e in T2.
In fase subacuta lematoma si riduce di volume;
infatti, il contenuto di acqua diminuisce, quello di
proteine aumenta e lemoglobina si trasforma in
metaemoglobina, con conseguente eterogeneit del
segnale nelle sequenze T1 e T2 pesate.
In fase cronica lematoma diviene francamente
ipointenso sia in T1 che in T2

38

21/11/2013

Lesioni muscolari
Le rotture muscolari guariscono in un periodo
compreso tra le 3 e le 16 settimane a seconda
della sede e della loro gravit; ad esempio le
lesioni dei muscoli della gamba guariscono
lentamente, mentre quelle della coscia
presentano una guarigione pi rapida.

Lesioni muscolari
Il tessuto muscolare dotato di unelevata capacit di
rigenerazione; nelle lesioni di I grado, in cui il sarcolemma
intatto, la rigenerazione avviene grazie alla proliferazione
dei miociti.
Nelle rotture di II e III grado entrano in gioco invece due tipi
di riparazione, la rigenerazione e la formazione di tessuto
cicatriziale fibroso.
In questo caso la rigenerazione avviene mediante la crescita
delle fibre integre ai margini della ferita e mediante la
proliferazione di cellule di riserva dellendomisio.
Il tessuto cicatriziale fibroso, spesso molto retraente,
determina talora un danno anatomico e funzionale del
muscolo stesso.

39

21/11/2013

Lesioni muscolari
Una complicazione meno frequente della fibrosi
post-traumatica nelle rotture muscolari, la
formazione di una cisti siero-ematica, pi
comunemente a livello della gamba, dotata di una
sottile parete e talora di setti al suo interno.
Relativamente frequente, a livello della coscia, poi
la comparsa di calcificazioni distrofiche nella sede
del pregresso trauma.

Sindrome compartimentale
La sindrome compartimentale causata dallaumento
della pressione interstiziale allinterno di un
gruppo muscolare rivestito da una fascia comune
inestensibile.
Laumento di pressione dovuto alledema
interstiziale determinato da unalterazione della
perfusione capillare.

40

21/11/2013

Sindrome compartimentale
Laumento della pressione interstiziale, data la
scarsa elasticit della fascia di rivestimento, causa
il collabimento dei vasi venosi, con mancato
deflusso venoso, ma non di quelli arteriosi, con
conseguente innesco di un circolo vizioso che
determina un costante aumento della pressione
interstiziale e relativa sofferenza delle fibre
muscolari e ben presto di quelle nervose compresse
in modo del tutto simile a quello della rabdomiolisi.
La sindrome compartimentale pu instaurarsi
acutamente o cronicamente.

Sindrome compartimentale
Nelle forme acute essa si verifica tipicamente nelle lesioni
traumatiche muscolari (sia contusive, sia distrattive),
qualora non sia lacerata anche la fascia muscolare.
In questo caso la formazione dellematoma allinterno di una
fascia inestensibile a determinare lincremento della
pressione interstiziale.
La fasciotomia rappresenta, infatti, latto terapeutico
risolutivo che deve essere eseguito in urgenza.
Lipertrofia muscolare un fattore di rischio e per questo
motivo la sindrome compartimentale la prima causa di
necrosi muscolare nei pazienti sotto i 50 anni di et.

41

21/11/2013

Sindrome compartimentale
La sindrome compartimentale acuta pu insorgere anche in
seguito allattivit muscolare troppo intensa e manifestarsi
latenza che pu durare sino a 12 ore.
Liper-sollecitazione muscolare determina liperaffluso
vascolare, lincremento della pressione interstiziale, la
sofferenza delle fibre muscolari, ledema con conseguente
ulteriore incremento della pressione interstiziale.
La loggia muscolare appare tumefatta e il paziente pu
lamentare parestesie per compressione sulle fibre nervose
sensoriali, che decorrono nello stesso compartimento
muscolare.

Sindrome compartimentale
Le sedi pi frequentemente colpite sono i
compartimenti anteriori della gamba nei
calciatori, il tricipite e il deltoide nel sollevamento
pesi, e come stato recentemente segnalato anche
il compartimento anteriore della coscia in chi
pratica spinning.

42

21/11/2013

Sindrome compartimentale
Le tecniche di imaging e in particolare lecografia
hanno notevolmente contribuito a fornire
rapidamente una diagnosi certa, soppiantando la
misura pressoria intracompartimentale
caratterizzata da una bassa accuratezza
diagnostica.
Il quadro ecografico caratterizzato da
iperecogenicit delle fibre muscolari nel caso della
sindrome compartimentale acuta e da
ipoecogenicit nel caso della rabdomiolisi.

Sindrome compartimentale
Laspetto RM della sindrome compartimentale
acuta simile a quello della rabdomiolisi, con un
maggior incremento delle dimensioni muscolari.
Nella diagnosi differenziale occorre inoltre tenere
presente il dato anamnestico e gli esami clinicolaboratoristici.

43

21/11/2013

Sindrome compartimentale
La sindrome compartimentale cronica la conseguenza di un
aumento troppo rapido della massa muscolare negli atleti.
Si manifesta con dolore muscolare intermittente sotto
sforzo, quando la pressione intracompartimentale aumenta
per il maggior richiamo ematico.
Il dolore pu essere acuto, crampiforme o pu presentarsi
sotto forma di bruciore, caratterizzato da una soglia di
comparsa estremamente variabile; pu inoltre persistere
per ore o giorni, anche se pi frequentemente si risolve al
cessare dellesercizio fisico.

Sindrome compartimentale
La forma cronica deve essere posta in diagnosi differenziale
con fratture da stress, periostiti, intrappolamento
dellarteria poplitea, claudicatio, lesioni distrattive.
Lindicazione alla fasciotomia presente qualora i sintomi
persistano per pi di 6 mesi nonostante la terapia
conservativa.
Lesame ecografico non dimostra alterazioni ecostrutturali del
muscolo, ma dimostra un aumento di circa il 10% della
massa muscolare.

44

21/11/2013

Rabdomiolisi
Il termine rabdomiolisi utilizzato per indicare la
necrosi muscolare, che pu avere diverse cause,
quali i traumi muscolari, lipossia acuta, le
infezioni e luso di sostanze tossiche come leroina
e la cocaina.

Rabdomiolisi
I traumi muscolari e lipossia sono la causa pi
frequente di rabdomiolisi.

I traumi muscolari comprendono sia quelli da


iper-sollecitazione, che si verificano negli atleti,
sia i traumi diretti contusivi dei grossi eventi
traumatici.

45

21/11/2013

Rabdomiolisi
Allecografia il muscolo appare di dimensioni aumentate,
diffusamente ipoecogeno per lessudato infiammatorio che
circonda le cellule muscolari sofferenti, con ecostruttura
disomogenea per la presenza di piccole aree ipo o
iperecogene. In fase tardiva talora sono rilevabili spot
iperecogeni allinterno delle lesioni stesse, da riferirsi a
bolle gassose.
Alla RM si osserva il diffuso edema muscolare, caratterizzato
da iperintensitdi segnale nelle sequenze T2 pesate.

46

21/11/2013

Traumatologia tendinea

Composizione del tendine


I tendini sono composti da un numero
scarso di fibrociti e fibroblasti, e, per circa il
70-75%, da fibre collagene parallele,
disposte lungo l'asse di trazione, nel cui
contesto sono presenti poche fibre
elastiche e proteoglicani (una sostanza
cementante).

21/11/2013

Composizione
del tendine

Struttura del tendine


I tendini sono avvolti da una fascia connettivale, il
peritenonio, in continuazione con l'endotenonio.
La parte cellulare, i fibrobiasti, separano le fibre
collagene e costituiscono l'endotenonio.
Nei tendini pi voluminosi il peritenonio appare
costituito da due strutture: il paratenonio, pi
esterno, e l'epitenonio, raramente differenziabili con
l'esame ecografico. La vascolarizzazione del
tendine scarsa e prevalentemente periferica a
livello dei peritenonio.

21/11/2013

Struttura del tendine


Ecograficamente, il tendine appare costituito
da un sottile orletto iperecogeno
corrispondente al peritenonio, o alla guaina
sinoviale quando presente, e da una struttura
fibriliare, regolare, meglio evidenziabile
quando il tendine in trazione.
In condizioni normali, non sono distinguibili il
paratenonio e le pareti delle guaine sinoviali.

I tendini sono strutture interposte tra muscolo ed


osso la cui funzione quella di trasferire la forza
delluno allaltro.
La giunzione tendine-osso avviene con un
progressivo passaggio fra
tessuto fibroso
tessuto fibrocartilagineo
cartilagine calcificata
osso

21/11/2013

La struttura dellinserzione tendine-osso


svolge i seguenti compiti:
Trasmissione della forza muscolare alla
superficie interessata dellosso
Intensificazione od assorbimento della
trasmissione della forza indotta
Accumulo di forza elastica
Effetto sul tono muscolare

Ecograficamente, il tendine appare costituito


da un sottile orletto iperecogeno
corrispondente al peritenonio, o alla guaina
sinoviale quando presente, e da una struttura
fibrillare, regolare, meglio evidenziabile
quando il tendine in trazione.
In condizioni normali, non sono distinguibili il
paratenonio e le pareti delle guaine sinoviali.

21/11/2013

Caratteristiche del tendine


La loro lunghezza in relazione con quella del
muscolo e con lampiezza del movimento
che si svolge nellarticolazione
corrispondente, mentre il loro spessore in
rapporto diretto con il diametro muscolare
(1 a 30 per i muscoli deboli ed 1 a 20 per i
muscoli forti).
Sono poco elastici non superando un
allungamento superiore al 5% della loro
lunghezza, mentre sono resistenti alla
trazione (oltre 500 kg per cm2).

Azione
del
tendine

21/11/2013

Caratteristiche del tendine


Nelle attivit sportive sono molto
sollecitati; nella corsa il picco di forza a
livello del tendine dAchille di circa
9000 N (quasi 1 tonnellata), pari a
12,5 volte il peso corporeo.
Nei salti si possono superare tali valori.

Caratteristiche del tendine


In condizioni normali il tendine ha un
andamento ondulato, ma quando viene
stirato nellordine del 2% della sua
lunghezza, tale aspetto scompare.
Per uno stiramento del 4-8% i ponti che
uniscono tra loro le fibre di collagene
cominciano a rompersi e le fibre scorrono
le une sulle altre.
Per uno stiramento dell8-10% il tendine
comincia a cedere e le fibre si rompono.

21/11/2013

Caratteristiche del tendine

I Traumi
Il tendine sensibile ai piccoli traumi:
se questi si ripetono nel tempo sono
capaci di infiammarlo e modificarne le
naturali caratteristiche di resistenza
ed elasticit.

21/11/2013

I Traumi
I tendini sono pi vulnerabili quando:
La tensione applicata rapidamente ed
in assenza di previo riscaldamento
La tensione applicata obliquamente
Il tendine in tensione prima del trauma
Il gruppo muscolare stirato da una
forza esterna
Il tendine debole rispetto al muscolo

I Traumi

21/11/2013

Patologie tendinee
Tendinite il termine tradizionalmente
dato a tutte le strutture tendinee dolenti.
Le patologie sono spesso associate a
processi degenerativi che aumentano
con let quando il tendine diminuisce la
resistenza alla trazione e lelasticit.
Le degenerazioni si presentano con
microlesioni e disorganizzazione del
tessuto con risultato finale lipotrofia
cellulare.

Patologie tendinee
Le cause che concorrono alla degenerazione
del tendine sono:
Insufficiente apporto dossigeno
Ridotto apporto di nutrimento
Variazioni ormonali
Infiammazione cronica
Et
Fatica e debolezza
Alterazioni vascolari

21/11/2013

Patologie tendinee
A seconda della localizzazione si distinguono:
Tendoperiortosi o estensopatie; quando
interessata linserzione del tendine sul periostio.
Tendiniti-tendinosi; quando il processo
interessa il tessuto tendineo
Tenisoviti; quando compromessa la guaina
tendinea

Patologie tendinee
Sintomi; dolore con e senza pressione
sulla parte, lieve gonfiore, dolore durante il
movimento che spesso scompare con il
riscaldamento, a volte la funzionalit
limitata.
Diagnosi: ecografia, RM, radiografia per
evidenziare calcificazioni.

10

21/11/2013

Tendine d'Achille
Si inserisce sul calcagno
originando dai muscoli della loggia
posteriore della gamba.
Ha il compito di trasmettere la forza
originata da tali muscoli allo
scheletro ed implicato
costantemente durante la
deambulazione, la corsa ed il salto.
Il sintomo principale il dolore
lungo il decorso del tendine, talora
avvertito nella regione calcaneare,
inizialmente legato allo sforzo
atletico ed in seguito presente
anche a riposo.

Spesso si accompagna edema dei tessuti


peritendinei ed irritazione delle borse
lungo il tendine con deformazione del
normale profilo anatomico ed apparente
scomparsa dei margini del tendine
stesso.
Fattori che possono provocare la tendinite
sono le calzature, il fondo su cui si pratica
lattivit sportiva, la conformazione
anatomica del piede e la coordinazione del
movimento.

11

21/11/2013

Terapia
La terapia, oltre al riposo articolare, si
basa sulla somministrazione di
antinfiammatori, terapia fisica (ultrasuoni),
fisiokinesiterapia, talora la prescrizione di
particolari ortesi atte a ridurre la
sollecitazioni il tendine. La terapia
chirurgica viene riservata ai casi di
cronicizzazione della patologia in cui vi sia
necessit di asportare il tessuto
degenerato.

Lesioni tendinee
Le alterazioni della struttura comportano:
Rottura parziale
Rottura completa; determina una
modificazione della regione interessata a causa
della retrazione del muscolo.
Fissurazione; consiste in una dissezione delle
fibre lungo lasse longitudinale.

12

21/11/2013

Lesioni tendinee
Sintomi: dolore localizzato, gonfiore,
ematoma, dolore che scompare con il
riscaldamento per ripresentarsi dopo il
lavoro ad intensit pi elevata. In caso di
rottura completa si associa un rumore a
schiocco ed incapacit di movimento.
Diagnosi: Ecografia, RM.

Patologie delle borse


Le borse sono delle piccole sacche ripiene di
liquido la cui funzione quella di ridurre
lattrito distribuendo il carico e proteggere le
strutture sottostanti.
Si possono trovare:
fra un osso ed un tendine
tra due tendini
fra osso o tendine e la cute soprastante

13

21/11/2013

Patologie delle borse


Le borsiti possono essere:
Infiammatorie; sono dovute varie cause
Emorragiche; sono causate da un impatto
con conseguente sanguinamento

Patologie delle borse


Si distinguono borsiti infiammatorie in funzione
della causa da:
Sfregamento; irritazione da strofinio per
movimenti ripetuti con pressione esterna
Chimiche; dovute a processi infiammatori o
degenerativi del tendine, a volte alla presenza di
depositi di calcio
Settiche; dovute allingresso di batteri nella borsa
o dal circolo sanguigno o attraverso una lesione
cutanea

14

21/11/2013

Patologie delle borse


Sintomi: dolore generale ed intenso alla
palpazione, aumento della temperatura
locale, gonfiore e rossore importanti, dolore
al movimento e riduzione della funzionalit,
se linfezione perdura nel tempo possono
verificarsi alterazioni ossee sottostanti.
Diagnosi: borsoscopia, ecografia, RM,
radiografia per evidenziare calcificazioni.

Patologie delle borse


La borsite emorragica dovuta ad un
trauma diretto; il sangue presente al suo
interno provoca unirritazione chimica che
pu coagulare e causare aderenze del
tessuto connettivo e corpi liberi
(calcificazioni); a volte si sviluppa
uninfiammazione cronica.

15

21/11/2013

Patologie delle borse


Sintomi: dolore generale ed intenso alla
palpazione, aumento della temperatura
locale, gonfiore della borsa che si riempie di
sangue, dolore al movimento e riduzione
della funzionalit, talvolta rossore e danno
esterno.
Diagnosi: ecografia, RM, radiografia per
evidenziare calcificazioni

Patologie delle borse


Le borse sono costituite da una sottile parete,
ecograficamente visibile come una linea ecogena,
regolare, e da una cavit quasi virtuale,
anecogena; quando sono di una certa dimensione,
pu essere presente un rinforzo della parete
distale.
In condizioni di normalit, le borse sono poco
riconoscibili.
Appaiono generalmente visibili, anche in condizioni
non patologiche, la borsa pretibiale dei ginocchio e
la borsa retrocalcaneale.

16

21/11/2013

Diagnosi
La tendinite acuta un processo infiammatorio
caratterizzato ecograficamente da un aumento
dello spessore tendineo e della sua ecogenicit
legati a fenomeni edemigeni, con sfumatura dei
contorni, mal visualizzazione dei fasci tendinei.
Se diagnosticata e trattata correttamente, non
pregiudica la successiva funzionalit ed integrit
del tendine.

Diagnosi
La tendinite spesso associata alla
peritendinite caratterizzata da una flogosi
del peritenonio che appare disomogeneo,
sfumato, aumentato di spessore, a ridotta
ecogenicit e con presenza di fluido
peritendineo.

17

21/11/2013

Diagnosi
Nel caso in cui invece la diagnosi e/o la
terapia non corretta o adeguata
l'infiammazione cronicizza.
In questi casi le fibre si modificano,
degenerano e vengono sostituite da un
nuovo tessuto fibroso.
Il dolore si attenua ma il tendine perde di
resistenza, tanto che pu rompersi
improvvisamente.

Diagnosi
Le infiammazioni della borsa retrocalneare
possono essere anche esse associate a fenomeni
flogistici tendinei oppure comparire da sole.
In condizioni fisiologiche le borse sierose non
appaiono visualizzabili allesame ecografico per il
collabimento delle pareti, mentre nelle flogosi sono
ben visibili per la presenza di liquido nel loro
contesto che distende le pareti, ed assumono un
aspetto ipo-anecogeno.

18

21/11/2013

Diagnosi
Le rotture tendinee sono dimostrate con
facilit dallecografia.
Essa sta acquisendo sempre maggiore
importanza nella medicina sportiva per
unaccurata diagnosi della patologia
post-traumatica.

19

S-ar putea să vă placă și