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fessionale, che di solito e` lacquirente, mentre la questione delle dichiarazioni INVIM riguarda evidentemente il venditore, ma anche delle altre parti, e cio`
non tanto in forza di uneventuale applicazione della
discussa teoria degli obblighi da contatto sociale (cfr.
Trib. Monza, 17 novembre 2003, in Giur. di Merito,
2004, 680. Contra pero` Cass., 23 ottobre 2002, n.
14934, in Nuova Giur. Comm., 2004, I, 112), quanto
piuttosto in virtu` della ricostruzione dello stesso rapporto professionale come contratto a favore di terzi ex
art. 1411 c.c. (sul punto viene espressamente richiamata lelaborazione proposta da Cass., 13 giugno
2013, n. 14865, in Riv. Notar., 2014, 1, 84).
Nellaltra pronunzia, invece, si ribadisce che il debito risarcitorio del notaio deve essere sempre considerato debito di valore e non di valuta, il che, naturalmente, pesa non poco sulla quantificazione dello
stesso, specie con riguardo a trasferimenti immobiliari
molto risalenti nel tempo. Cos` nellipotesi dellimmobile venduto dal fallito e che lacquirente e` stato costretto a rilasciare ventanni dopo, non si e` ritenuta
ammissibile loperazione tentata in via equitativa dai
giudici di merito, che avevano proposto di trattare il
debito del notaio come se fosse stato di valuta, agganciandolo dunque al prezzo pagato a suo tempo dal
compratore, che aveva poi lungamente goduto dellimmobile, per cui non pareva giusto riconoscergli il
diritto a vedersi rimborsato lintero valore del bene al
zialmente un identico contenuto, si differenziano nettamente con riguardo alla persona del preponente (che nel
contratto di agenzia e` limpresa, mentre in quello di subagenzia e` lagente) Omissis.
3.3. La responsabilita` di colui che comunque fruisce dei
risultati dellattivita` del dipendente, collaboratore o simile
puo` sussistere, peraltro ed in alternativa, anche su diversa
base.
Invero, in applicazione del principio dellapparenza del
diritto, riconducibile a quello piu` ampio della tutela dellaffidamento incolpevole, va tutelato chi ha contrattato
con colui che appariva in grado di impegnare altri, alla
duplice condizione della buona fede del primo e di una
condotta quanto meno colposa dellultimo, tale da ingenerare nel terzo la ragionevole convinzione che il potere di
rappresentare o di impegnare sia stato effettivamente e
validamente conferito a chi ne e` apparso, nella contrattazione col terzo, dotato (omissis).
3.4. Ritiene il Collegio che il carattere generale di tale
principio ne escluda la limitazione alle ipotesi di rappresentanza ed al contrario ne consenta lestensione proprio
alla fattispecie delloccasionalita` necessaria, indispensabile
per la configurabilita` della responsabilita` ai sensi dellart.
2049 c.c.; al riguardo, non e` di ostacolo lunico remoto
precedente esplicito di questa Corte (che risale a Cass. 18
agosto 1962, n. 2601), il quale esclude s` lapplicazione del
principio, ma tanto solamente in concreto ed in relazione
alla qualificata insufficienza del solo elemento valorizzato
nella fattispecie (la circostanza della formale intestazione
della licenza di un pubblico esercizio): cos`, con tutta evidenza, postulandone sia pure incidentalmente lastratta
applicabilita` anche allistituto della peculiare responsabilita`
codificata dalla norma in esame.
Pertanto, mentre la responsabilita` prevista dallart. 2049
c.c. si configura, in ipotesi di rapporto di occasionalita`
necessaria tra condotta lesiva ed attivita` del datore di lavoro
o preponente o committente o padrone, per il solo fatto
dellinserimento dellagente nella struttura organizzativa
del primo e prescinde da ogni elemento soggettivo in capo
a lui, al contrario, ove quel rapporto sia soltanto apparente
e cioe` se non corrisponde al concreto ed effettivo ambito
dei poteri dellagente la responsabilita` sussiste solo allulteriore duplice condizione della buona fede del terzo e di
una colpa dellapparente preponente idonea ad ingenerarne laffidamento.
3.5. Sulla base di queste premesse, non puo` allora condividersi limpostazione dei giudici del merito in ordine alla
non configurabilita` di una responsabilita` del diretto preponente del sub-agente R., cioe` dellagente A., ai sensi dellart. 2049 c.c. o del principio dellapparenza del diritto;
per gli stessi principi ed in relazione alla fattispecie concreta, al contrario, il rigetto delle domande nei confronti di U.
risponde a diritto (omissis).
4. Le pacifiche circostanze della sussistenza di un rapporto diretto tra R. ed A., della sua protratta ed incontrastata
notorieta` anche nel ristretto ambito territoriale coinvolto
in quanto tale (non rilevando non essersi basata, nella
specie, sullimpiego di moduli intestati rilasciati direttamente da A.), nonche dellordinaria estensione dei poteri
del R. a fasi anche importanti della negoziazione delle polizze, impone invero la conclusione che, nellattivita` di negoziazione di quelle del ramo vita, a prescindere dai concreti poteri conferiti al primo e dalla legittimita` o meno
della sua condotta lesiva, questultima (linduzione dei poGiurisprudenza Italiana - Marzo 2015
Il caso
La questione sottoposta allattenzione della Suprema Corte prendeva le mosse dallazione giudiziale
esercitata da alcuni privati nei confronti di unimpresa
di assicurazione, di una sua agente e di un subagente
(con mandato senza rappresentanza) della seconda.
Lazione, in particolare, era volta ad ottenere la restituzione di ingenti somme versate a titolo di premi con
pagamento diretto al subagente, il quale non aveva
provveduto a rilasciare le relative polizze.
Il Giudice di primo grado accoglieva la domanda
esclusivamente nei confronti del subagente, escludendo ogni responsabilita` in capo ad entrambe le societa`
556
1
Comporti, Fatti illeciti: le responsabilita` oggettive. Sub artt.
2049-2053, in Comm. C.C. diretto da Busnelli, Milano, 2009,
87, richiama la Relazione del Guardasigilli al progetto preliminare
del libro delle obbligazioni, Roma, 1942, n. 656, art. 771, secondo
la quale la responsabilita` dei padroni sarebbe appunto fondata su
una colpa in vigilando oltre che su quella in eligendo. Dal
momento che lart. 2049 c.c. non contempla la possibilita` di fornire la relativa prova liberatoria, si faceva ricorso allidea della
presunzione iuris et de jure di colpa.
2
In dottrina, cfr. Franzoni, Lillecito, in Trattato sulla responsabilita` civile, Milano, 2010, 761 e segg.; Alpa Bessone - ZenoZencovich, I fatti illeciti, in Tratt. Dir. Priv. a cura di Rescigno,
Torino, 2008, 14, 341. In giurisprudenza, cfr. Cass., 20 giugno
2001, n. 8381, in Danno e Resp., 2001, 11, 1111. Si noti che, a
differenza delle disposizioni codicistiche che precedono (artt.
2047 e segg.) e seguono (artt. 2050 e segg.), nellart. 2049 c.c.
non ce` alcun riferimento alla possibilita` di offrire la prova del
caso fortuito, dellinevitabilita` del danno o di avere adottato tutte
le misure atte a prevenirlo.
3
Cos`, Comporti, op. cit., 89; ma sul punto anche Franzoni, op.
cit., 767 e Gazzoni, Manuale di diritto privato, 14a ed., Napoli,
2009, 721.
La stessa ratio, consistente nellopportunita` di accollare il rischio dellattivita` svolta dagli ausiliari a coloro che ne traggono
vantaggio, e` alla base dellart. 1228 c.c. che, come afferma Cass.,
17 maggio 2001, n. 6756, in Giur. It., 2002, 101, costituisce lestensione alla sfera contrattuale dellart. 2049 c.c.
Bisogna tenere presente che le due norme hanno ambiti applicativi diversi. La differenza tra la responsabilita` contrattuale ex
art. 1228 c.c. e la responsabilita` extracontrattuale ex art. 2049 c.c.
e` incentrata sulla preesistenza, o meno, di un rapporto obbligatorio: se la prima presuppone che unobbligazione resti, in tutto o
in parte, inadempiuta, la seconda scaturisce dalla semplice violazione del principio generale del neminem laedere. Cfr. Gazzoni,
op. cit., 648. Inoltre, mentre nella fattispecie disciplinata dallart.
1228 c.c. debitore e` esclusivamente il preponente, il quale rimane
lunico responsabile delladempimento, nello schema dellart.
2049 c.c. debitore e` il commesso e la sua responsabilita` si estende
al committente per un esplicito precetto legislativo. Cfr. Visintini,
Trattato della responsabilita` contrattuale, Padova, 2009, I, 94. Il
diverso tipo di responsabilita` comporta delle differenze sul piano
della disciplina per quanto attiene allonere della prova, alla prescrizione dellazione (artt. 2946 e 2947 c.c.), alla messa in mora
(art. 1219 c.c.) e al danno risarcibile (artt. 1225 e 2056 c.c.).
557
per via di una violazione del generale dovere di buona fede ex artt.
1337 e 1338 c.c.).
8
Cfr. Cass., 11 febbraio 2010, n. 3095, in Giust. Civ. Mass.,
2010, 2, 185; Cass. 24 gennaio 2007, n. 1516, in Giur. It., 2008, 2,
334; Cass., 3 aprile 2000, n. 4005, in Resp. Civ. e Prev. 2001, 103;
Cass., 19 dicembre 1995, n. 12945, in Danno e Resp., 1996, 4,
522, la quale afferma: la disposizione contenuta nellart. 2049 c.c.
configura una tipica ipotesi di responsabilita` canalizzata sul preponente, ma, per poter essere affermata, postula nel preposto la
qualita` di rappresentante.
9
Sul principio di apparenza, cfr., ad esempio, Bessone - Di
Paolo, voce Apparenza, in Enc. Giur. Treccani, Roma, 1988, 1
e Sacco, voce Apparenza, in Digesto Civ., Torino, I, 1987, 353.
10
Il convincimento devessere ragionevole e non determinato
da un comportamento colposo del soggetto che, non attenendosi
ai dettami della legge o a quelli della normale diligenza, trascuri di
accertarsi della realta`.
Laffidamento non colposo trova una tutela innanzitutto nellart. 1398 c.c. (Rappresentanza senza potere), che accorda la
possibilita` di ottenere un risarcimento a titolo di responsabilita`
extracontrattuale nei limiti dellinteresse negativo a chi ha contrattato con il falsus procurator e nei confronti di questultimo.
11
Cfr. Cass., 13 agosto 2004, n. 15743, in Foro It., 2004, 1,
3318. In dottrina, cfr. Sacco - De Nova, Obbligazione e contratti,
in Tratt. Dir. Priv., Torino, 2002, II, 10, 475.
558
12
Cass., 22 giugno 2007, n. 14578, in Giust. Civ., 2008, 1766;
Cass., 7 aprile 2006, n. 8229, in Nuova Giur. Comm., 2007, 2, 1,
227.
13
Piras, Il contratto di agenzia assicurativa, in Resp. Civ. e Prev.,
2011, 12, 2608. La disciplina dellagente di assicurazione e` contenuta sia nel codice civile, sia nel Codice delle assicurazioni private.
Ai sensi dellart. 1903 c.c., gli agenti possono essere autorizzati a
concludere contratti di assicurazione, salvi i limiti contenuti nella
procura che sia pubblicata nelle forme richieste dalla legge. La
procura rilasciata agli agenti (ed ai subagenti) di assicurazione e`
assoggettata alla pubblicazione nel registro delle imprese. Per la
definizione di attivita` di intermediazione, si veda lart. 106, D.
Lgs. 7 settembre 2005, n. 209.
14
Cass., 22 giugno 2007, n. 14578, in Giust. Civ., 2008, 1766;
Cass., 24 gennaio 2007, n. 1516, in Giur. It., 2008, 2, 334. Queste
sentenze hanno precisato che anche lattribuzione allagente della
facolta` di riscuotere i premi secondo lart. 1744 c.c. presuppone
..., comunque, unindicazione al creditore della persona autorizzata a ricevere il pagamento a norma dellart. 1188 c.c. che instaura quel rapporto di commissione idoneo, a norma dellart.
2049 c.c., a far sorgere la responsabilita` del soggetto che ha conferito lincarico per il fatto illecito dellincaricato nellesercizio
dellincombenza affidatagli.
15
Cfr. Cass., 5 marzo 2009, n. 5370, in Giust. Civ., 2009, 7-8, I,
1517, con nota di Rossetti (relativa al caso di un agente assicurativo che aveva proposto ai clienti prodotti per cui non era autorizzato e nonostante i limiti della procura fossero stati pubblicizzati). Per la giurisprudenza di merito piu` recente, cfr. anche Trib.
Padova, 2 maggio 2014.
16
Cfr. Donati, Volpe Putzolu, Manuale di diritto delle assicurazioni, Milano, 2002, 97.
17
Cass., 16 maggio 2012, n. 7634; Cass., 6 agosto 2004, n.
1519, in Mass. Giur. It., 2004; Cass., 10 aprile 1999, n. 3545, in
Foro It., 1999, I, 2565.
18
Preso atto di questo orientamento, non puo` tuttavia tacersi
lesistenza di precedenti giurisprudenziali che hanno statuito una
responsabilita` indiretta della compagnia assicurativa: Cass., 19
giugno 2012, n. 10032 (menzionata nella motivazione delle sentenza in commento quale precedente specifico invocato dai ricorrenti) e Trib. Aosta, 12 aprile 2012. In realta`, il contrasto sembra
potersi sciogliere considerando le diverse e specifiche circostanze
emerse in quei casi: i subagenti infedeli avevano operato spendendo il nome e usando la documentazione della compagnia. Cio`,
secondo la Cassazione, aveva ingenerato lincolpevole affidamento
559
dei clienti nella riconducibilita` dellazione dei subagenti allimpresa assicurativa, la quale a sua volta aveva fatto apparire al terzo in
buona fede che lattivita` posta in essere, per la consumazione
dellillecito, rientrasse nellincarico affidato.
19
Cfr. Cass., 24 gennaio 2007, n. 1516, in Giust. Civ. Mass.,
2007, 1; Cass., 7 gennaio 2002, n. 89, in Danno e Resp., 2002, 5,
557. Daltronde la formula usata dalla norma non richiede che il
fatto illecito sia stato commesso a causa dellesercizio delle incombenze del preposto, ma, piu` latamente, nellesercizio di
esse. E` stato osservato che lespressione occasionalita` necessaria
si compone di due elementi: loccasione e la necessarieta`. Da un
lato, tramite il riferimento al concetto di occasione si vuole evidenziare come non sia necessario che lesercizio delle mansioni
assurga al ruolo di causa dellillecito, secondo le regole generali
dettate dagli artt. 40 e 41 c.p.; daltra parte, il richiamo alla nozione di necessita` significa che lespletamento delle incombenze
affidate al commesso deve inserirsi quale componente appunto
necessaria nella situazione dalla quale levento e` scaturito: cos`
Farolfi, in Resp. Civ. e Prev., 2006, 9, 1422. Laggettivo necessaria e` quindi finalizzato a fornire al criterio della mera occasionalita` un adeguato profilo eziologico, nella misura in cui esprime un
collegamento soggettivo per la riferibilita` dellatto alla sfera del
committente ed un collegamento oggettivo con le mansioni del
commesso. Cfr. Comporti, op. cit., 116.
La prova del nesso puo` essere fornita anche a mezzo di pre-
sunzioni, ma non puo` limitarsi ad una semplice e generica coincidenza temporale tra lattivita` occasionata dalle mansioni espletate
ed il momento in cui e` stato perpetrato lillecito, occorrendo una
specifica riferibilita` dellattivita` generatrice del danno alle mansioni stesse. Cfr. Diurni, Fatti illeciti. Sub artt. 2043-2053, in Comm.
C.C., a cura di Cendon, Milano, 2008, 776.
20
Alpa - Bessone - Zeno-Zencovich, op. cit., 343.
21
Cfr. Cass., 12 marzo 2008, n. 6632, in Danno e Resp., 2008,
12, 1219, con nota di Bartolini.
22
Cos` Trib. Bologna, 17 gennaio 2013, in Resp. Civ. e Prev.,
2014, 1, 289, con nota di Boiti.
23
Cfr. Cass., 26 gennaio 2010, n. 1530, in Nuova Giur. Comm.,
2010, 7-8, 1, 814, con nota di Salomoni, la quale ha escluso la
responsabilita` del datore di lavoro in relazione allomicidio commesso da un vigilante durante lorario di lavoro, per ragioni del
tutto indipendenti dal servizio.
24
Cfr. Comporti, op. cit., 118.
25
Trib. Bologna, 17 gennaio 2013, cit., ha ravvisato un concorso di colpa del danneggiato per non aver controllato lambito dei
poteri dellagente assicurativo, atteso che il contratto di agenzia
era pubblicato nel registro delle imprese ex art. 1903 c.c.; si e` di
conseguenza ridotto lammontare del risarcimento nella misura di
1/3 (ritenendo comunque prevalente lesigenza di tutela dellaffidamento del danneggiato, giustificato da alcuni trascorsi positivi
avuti nei confronti dellagente).
560
La decisione
La tendenza espansiva che, al passo con la trasformazione dei rapporti socio-economici, ha caratterizzato lapplicazione della norma dellart. 2049 c.c. ha
trovato terreno fertile nella vaporosita` dei presupposti
del rapporto di preposizione e, soprattutto, del nesso
di occasionalita` necessaria.
Questultimo, risolvendosi nelle circostanze attinenti allesercizio delle incombenze che hanno favorito la
commissione dellillecito, arriva quasi a confondersi
con il requisito della preposizione, ormai a sua volta
sfumato e coincidente con linserimento del preposto
nellorganizzazione imprenditoriale del preponente.
A cio` si aggiunga il rilievo dato al principio dellapparenza al fine di sopperire alla mancanza dei requisiti
costitutivi della responsabilita` vicaria del committente.
Di questa evoluzione giurisprudenziale si e` resa interprete la sentenza in esame.
Nel caso di specie, la Suprema Corte ha esaminato
una fattispecie in cui la condotta del subagente era
contraddistinta da allarmanti aspetti di devianza: i
versamenti erano stati richiesti direttamente nei conti
correnti personali del subagente e, a fronte di essi,
non erano state rilasciate le polizze, ma solo delle
ricevute su carta intestata formata dallo stesso subagente. Difficile dire che il subagente stesse propriamente operando nellesercizio delle incombenze a lui
affidate.
Cio` nonostante, la Corte valorizza il fatto che, agli
occhi dei clienti, lattivita` di proposta e stipula dei
contratti, in occasione della quale il danneggiante
(persona pacificamente da tempo nota su piazza come sub-agente assicurativo) aveva commesso lillecito, fosse comunque apparsa riconducibile allambito
dellattivita` dellagenzia assicurativa.
Cos`, la Cassazione accoglie il ricorso nei confronti
dellagenzia assicurativa, diretta preponente del subagente infedele, e lo respinge nei confronti dellimpresa fornitrice dei prodotti assicurativi, rispetto alla quale resta esclusa qualsiasi riferibilita` dellattivita` dello
stesso sub-agente infedele.
Bisogna notare come la Suprema Corte, nel cassare
parzialmente con rinvio la decisione della corte territoriale, indichi la possibilita` che lart. 2049 c.c. si applichi non solo direttamente, ma anche previa applicazione del principio concorrente dellapparenza
del diritto.
Persino in una fattispecie in cui il preposto sia privo
del potere di rappresentanza e in cui le procedure da
lui utilizzate si siano discostate gravemente da quelle
tipiche e corrette, al fine di garantire una piu` robusta
tutela risarcitoria ai danneggiati, la Cassazione ritiene
comunque possibile il ricorso allart. 2049 c.c., anche
per il tramite del principio dellapparenza, questa volta dichiaratamente riferito al malleabile presupposto
del nesso di occasionalita` necessaria.
Di nuovo, il principio dellapparenza integra una
Giurisprudenza Italiana - Marzo 2015
ma Corte, andrebbe esaminato alla luce della particolare circostanza della compaesanita`, e cioe` di quella
complessa condizione connotata da radicati sentimenti di appartenenza e conoscenza allinterno di
un microambiente, idonei a interferire nellacquisizione delle informazioni e nella capacita` di autodeterminazione dei singoli.