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Diritto Civile Responsabilita` dei padroni e dei committenti

fessionale, che di solito e` lacquirente, mentre la questione delle dichiarazioni INVIM riguarda evidentemente il venditore, ma anche delle altre parti, e cio`
non tanto in forza di uneventuale applicazione della
discussa teoria degli obblighi da contatto sociale (cfr.
Trib. Monza, 17 novembre 2003, in Giur. di Merito,
2004, 680. Contra pero` Cass., 23 ottobre 2002, n.
14934, in Nuova Giur. Comm., 2004, I, 112), quanto
piuttosto in virtu` della ricostruzione dello stesso rapporto professionale come contratto a favore di terzi ex
art. 1411 c.c. (sul punto viene espressamente richiamata lelaborazione proposta da Cass., 13 giugno
2013, n. 14865, in Riv. Notar., 2014, 1, 84).
Nellaltra pronunzia, invece, si ribadisce che il debito risarcitorio del notaio deve essere sempre considerato debito di valore e non di valuta, il che, naturalmente, pesa non poco sulla quantificazione dello
stesso, specie con riguardo a trasferimenti immobiliari
molto risalenti nel tempo. Cos` nellipotesi dellimmobile venduto dal fallito e che lacquirente e` stato costretto a rilasciare ventanni dopo, non si e` ritenuta
ammissibile loperazione tentata in via equitativa dai
giudici di merito, che avevano proposto di trattare il
debito del notaio come se fosse stato di valuta, agganciandolo dunque al prezzo pagato a suo tempo dal
compratore, che aveva poi lungamente goduto dellimmobile, per cui non pareva giusto riconoscergli il
diritto a vedersi rimborsato lintero valore del bene al

momento della riconsegna. Invero, la Cassazione non


ha voluto negare loperativita` della compensatio lucri
cum damno (sullistituto, che deriva da unantica tradizione, si possono vedere: Larenz, Compensatio lucri
cum damno, Gottingen, 1896; Leone, Compensatio
lucri cum damno, in Filangieri, 1916, 176 e segg.; Puleo, voce Compensatio lucri cum damno, in Enc.
Dir., Milano, 1961, VIII, 29 e segg.; Monateri, Gli
usi e la ratio della dottrina della compensatio lucri
cum damno. E` possibile trovarne un senso?, in Quadrimestre, 1990, 377; Ferrari, La compensatio lucri cum
damno come utile strumento di equa riparazione del
danno, Milano, 2008; Izzo, La compensatio lucri cum
damno come latinismo di ritorno, in Resp. Civ. e Prev.
2012, 5, 1738 e segg. Nella giurisprudenza piu` recente
cfr., ex multis, Cass., 13 giugno 2014, n. 13537, in
Foro It., 2014, 9, I, 2470; Cass., 14 marzo 2013, n.
6573, in Guida Dir., 2013, 26, 65; Cass., Sez. un., 5
marzo 2009, n. 5287, in Guida Dir., 2009, 15, 63;
Cass., Sez. un., 25 novembre, 2008, n. 28056, in
Giust. Civ. Mass., 2008, 11, 1681), ma ha chiarito
che il valore delle utilita` conseguite dal compratore,
quantificabili con riferimento al reddito locativo dellimmobile, andranno detratte dal valore dello stesso
al tempo del rilascio, senza che cio` possa autorizzare
un incongruo richiamo alla figura del debito di valuta.
Marco Rizzuti

n Responsabilita` dei padroni e dei committenti


Cassazione civile, Sez. III, 4 novembre 2014, n. 23448
Pres. Segreto Rel. De Stefano P.M. Basile (conf.)
M.C., S.E., P.A. (avv.ti Rosati, Bacchelli) Unipol
Assicurazioni S.p.a. (avv.ti Biasotti Mogliazza, Tommesani) ed altri. Cassa parzialmente con rinvio App.
Bologna, 21 gennaio 2011.
Responsabilita` civile Padroni e committenti Impresa intermediatrice di prodotti assicurativi Subagenzia Fatto illecito Inserimento nellorganizzazione dellimpresa Esercizio delle incombenze
Occasionalita` necessaria Apparenza del diritto
Fattispecie
In caso di condotte lesive di terzi da parte di un agente
di unimpresa intermediatrice di prodotti assicurativi
altrui, limpresa ne risponde ai sensi dellart. 2049 c.
c., se le modalita` delle condotte rientrino comunque,
anche in senso lato, nelle incombenze dellagente; in
caso contrario, essa ne risponde, in applicazione del
principio dellapparenza del diritto allelemento delloccasionalita` necessaria nel paradigma normativo detto,
in caso di buona fede incolpevole dei terzi e di mancata
dimostrazione delladozione delle misure ragionevolmente idonee, in rapporto alle peculiarita` del caso concreto, a prevenire le condotte devianti degli agenti.
(Nella specie: esaminando il caso dellillecito commesso
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dal subagente infedele preposto, che aveva ricevuto il


pagamento di somme di denaro per la stipulazione di
contratti di assicurazione sulla vita senza emettere le
relative polizze, la Suprema Corte afferma la responsabilita` indiretta della agenzia intermediatrice preponente
ed esclude quella della impresa fornitrice dei prodotti
assicurativi offerti).
Omissis. 3.2. (Omissis) ai fini dellapplicabilita` della
norma di cui allart. 2049 c.c., non e` richiesto laccertamento del nesso di causalita` tra lopera dellausiliario e lobbligo
del debitore, nonche della sussistenza di un rapporto di
subordinazione tra lautore dellillecito ed il proprio datore
di lavoro e del collegamento dellillecito stesso con le mansioni svolte dai dipendente, essendo sufficiente, per il detto
fine, un rapporto di occasionalita` necessaria, nel senso che
lincombenza disimpegnata abbia determinato una situazione tale da agevolare o rendere possibile il fatto illecito e
levento dannoso, anche se il dipendente (o, comunque il
collaboratore dellimprenditore) abbia operato oltre i limiti
delle sue incombenze, purche sempre nellambito dellincarico affidatogli, cos` da non configurare una condotta del
tutto estranea al rapporto di lavoro;
con riguardo ancora al particolare rapporto di agenzia non si dubita che gli agenti imprenditori possono avvalersi delloperato di subagenti, cui rimane estranea limpresa assicuratrice (omissis);
i contratti di agenzia e subagenzia, pur avendo sostan-

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Responsabilita` dei padroni e dei committenti Diritto Civile

zialmente un identico contenuto, si differenziano nettamente con riguardo alla persona del preponente (che nel
contratto di agenzia e` limpresa, mentre in quello di subagenzia e` lagente) Omissis.
3.3. La responsabilita` di colui che comunque fruisce dei
risultati dellattivita` del dipendente, collaboratore o simile
puo` sussistere, peraltro ed in alternativa, anche su diversa
base.
Invero, in applicazione del principio dellapparenza del
diritto, riconducibile a quello piu` ampio della tutela dellaffidamento incolpevole, va tutelato chi ha contrattato
con colui che appariva in grado di impegnare altri, alla
duplice condizione della buona fede del primo e di una
condotta quanto meno colposa dellultimo, tale da ingenerare nel terzo la ragionevole convinzione che il potere di
rappresentare o di impegnare sia stato effettivamente e
validamente conferito a chi ne e` apparso, nella contrattazione col terzo, dotato (omissis).
3.4. Ritiene il Collegio che il carattere generale di tale
principio ne escluda la limitazione alle ipotesi di rappresentanza ed al contrario ne consenta lestensione proprio
alla fattispecie delloccasionalita` necessaria, indispensabile
per la configurabilita` della responsabilita` ai sensi dellart.
2049 c.c.; al riguardo, non e` di ostacolo lunico remoto
precedente esplicito di questa Corte (che risale a Cass. 18
agosto 1962, n. 2601), il quale esclude s` lapplicazione del
principio, ma tanto solamente in concreto ed in relazione
alla qualificata insufficienza del solo elemento valorizzato
nella fattispecie (la circostanza della formale intestazione
della licenza di un pubblico esercizio): cos`, con tutta evidenza, postulandone sia pure incidentalmente lastratta
applicabilita` anche allistituto della peculiare responsabilita`
codificata dalla norma in esame.
Pertanto, mentre la responsabilita` prevista dallart. 2049
c.c. si configura, in ipotesi di rapporto di occasionalita`
necessaria tra condotta lesiva ed attivita` del datore di lavoro
o preponente o committente o padrone, per il solo fatto
dellinserimento dellagente nella struttura organizzativa
del primo e prescinde da ogni elemento soggettivo in capo
a lui, al contrario, ove quel rapporto sia soltanto apparente
e cioe` se non corrisponde al concreto ed effettivo ambito
dei poteri dellagente la responsabilita` sussiste solo allulteriore duplice condizione della buona fede del terzo e di
una colpa dellapparente preponente idonea ad ingenerarne laffidamento.
3.5. Sulla base di queste premesse, non puo` allora condividersi limpostazione dei giudici del merito in ordine alla
non configurabilita` di una responsabilita` del diretto preponente del sub-agente R., cioe` dellagente A., ai sensi dellart. 2049 c.c. o del principio dellapparenza del diritto;
per gli stessi principi ed in relazione alla fattispecie concreta, al contrario, il rigetto delle domande nei confronti di U.
risponde a diritto (omissis).
4. Le pacifiche circostanze della sussistenza di un rapporto diretto tra R. ed A., della sua protratta ed incontrastata
notorieta` anche nel ristretto ambito territoriale coinvolto
in quanto tale (non rilevando non essersi basata, nella
specie, sullimpiego di moduli intestati rilasciati direttamente da A.), nonche dellordinaria estensione dei poteri
del R. a fasi anche importanti della negoziazione delle polizze, impone invero la conclusione che, nellattivita` di negoziazione di quelle del ramo vita, a prescindere dai concreti poteri conferiti al primo e dalla legittimita` o meno
della sua condotta lesiva, questultima (linduzione dei poGiurisprudenza Italiana - Marzo 2015

tenziali clienti allaffidamento di ingenti somme a valere


come corrispettivo di prodotti finanziari inconsueti e
straordinariamente convenienti, senza il conseguimento
contestuale dei documenti originali) sia stata resa possibile
o comunque agevolata proprio dal suo inserimento stabile
nellorganizzazione dellimpresa agente e diretta sua preponente.
4.1. Tanto comporta lirrilevanza del grado di callidita`
della condotta lesiva, posta in essere con stratagemmi e
modalita` tali da evitare od eludere i controlli da parte del
(sub-)preponente A. e che invece viene ritenuta decisiva
per escluderne la responsabilita`: peraltro, con argomento
in se non decisivo, perche linanita` degli specifici controlli
in rapporto a quelle modalita` potrebbe poi ridondare a
danno di chi non ha saputo o potuto elaborarne tali da
evitare la produzione degli eventi scongiurati, soprattutto
ove non si provi che nessunaltra anomalia di gestione si era
riscontrata.
Ma la circostanza che la condotta lesiva del R. sia stata
resa possibile o comunque agevolata proprio dal suo inserimento stabile nellorganizzazione dellimpresa agente e
diretta sua preponente comporta pure, coerentemente, lirrilevanza anche del grado di credulita` dei danneggiati, se
non esaminato in rapporto specifico al contesto particolare
in cui quella particolare callidita` sia stata posta in essere,
che pure (omissis) la corte territoriale individua come esistente, quale la compaesanita`.
Questa puo` ben definirsi, se non altro ai fini che qui
interessano, come una condizione complessa e peculiare,
ancor oggi connotata da atavici sentimenti di appartenenza
e conoscenza allinterno di un microambiente, i quali quanto minore e` lampiezza dellambito sociogeografico di riferimento e maggiore lintensita` delle frequentazioni personali e familiari, tanto piu` risultano profondi e idonei ad
interferire nellacquisizione di informazioni obiettive od affidabili e, sovente in misura decisiva, sulle capacita` di autodeterminazione dei singoli, anche in rapporto alle reciproche condizioni sociali.
4.2. Pertanto, la A. non risponderebbe dei danni delle
attivita` del suo agente solo se queste ultime fossero del
tutto estranee ad ogni anche minima incombenza di lui.
Poiche pero` tali non possono definirsi in astratto le fasi di
negoziazione di polizze vita da parte di persona pacificamente da tempo nota su piazza (omissis) come subagente
assicurativo, la A. ne risponde non gia`, semplicisticamente,
per avere omesso (adeguati ed idonei) controlli, ma:
se le condotte del suo agente siano comunque riconducibili, anche solo in parte, alle sue incombenze, in virtu`
dellordinario rischio di impresa posto a base della previsione dellart. 2049 c.c., e della riconducibilita`, sia pure con
modalita` peculiari od in genere con limitazioni ed altre
cautele, dellattivita` posta in essere dal (sub-)agente a quella
di impresa propria di A.;
se le condotte del suo agente eccedano i limiti dei
poteri di rappresentanza, in virtu` del principio dellapparenza del diritto e, quindi, allora alla duplice condizione
della buona fede dei terzi e di un atteggiamento colposo
della preponente.
4.3. La A. risponde insomma dei danni causati dalle
condotte, anche devianti e purche solo non assolutamente estranee alle incombenze da quelle ordinarie, di un suo
agente, siccome essa stessa imprenditrice professionale nellintermediazione di prodotti assicurativi altrui, quale contropartita dellinserimento, a vario titolo, del collaboratore
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Diritto Civile Responsabilita` dei padroni e dei committenti

nel ciclo di produzione o scambio dei beni o dei servizi


offerti, dal quale essa mira a trarre professionalmente utili
di esercizio: e, quindi, come contropartita dei benefici che
potrebbero derivare ad essa (sub-)preponente dal consapevole professionale avvalimento delle condotte complessivamente poste in essere dal (sub-)agente.
Con la precisazione che, qualora lagente abbia posto in
essere condotte esulanti dalla sua sfera di poteri, sara` sempre la A. a dovere dimostrare, per andare esente da responsabilita`, analiticamente se non lingiustificabilita` della
buona fede del terzo, almeno e soprattutto la carenza
di sue proprie colpe, che non si esauriscano nella predisposizione di controlli contabili od ispettivi, rivelatisi poi
inefficaci, perche intrinsecamente inidonei a prevenire le
callide condotte dei suoi stessi collaboratori od agenti.
4.4. Con riferimento ad entrambi gli aspetti (buona fede
del terzo e assunzione di condotte idonee a prevenire il
rischio delle deviazioni dei propri agenti eventualmente
infedeli), in un settore notoriamente caratterizzato, come
quello assicurativo e fin dallultimo decennio del secolo
scorso, dalla proliferazione esponenziale di prodotti e
del relativo marketing aggressivo connotati da aspetti
sempre piu` innovativi e finanziari (omissis) e dalla possibilita` di una personalizzazione spiccatissima, con riferimento a platee di clientela tradizionalmente estranee agli
intenti speculativi sottesi e non attrezzate neppure culturalmente a valutare compiutamente il relativo rischio, il
carattere di anomalia o atipicita` dei medesimi e delle modalita` di stipula e soprattutto la sua percepibilita` in quanto
tale, oggetto peraltro di tipica ma specificamente orientata
indagine di merito, vanno allora verificati con particolare
attenzione in rapporto alle circostanze del caso concreto.
4.5. Una tale indagine deve pero` avvenire nella ben diversa prospettiva, una volta ammessa comunque la responsabilita` ai sensi dellart. 2049 c.c., o del primo o del secondo comma dellart. 1227 c.c., verificando quelle anomalie o
atipicita`, cioe`, quali elementi che i danneggiati avrebbero
potuto o dovuto necessariamente tenere presenti allatto
della formazione del loro convincimento (primi fra tutti
la circostanza che la carta intestata delle ricevute (omissis)
sia stata formata dal medesimo Ro., sia pure spendendo la
sua qualita` di consulente assicurativo A., ovvero che gli

assegni per il pagamento delle ingenti somme siano stati


intestati a questultimo e siano transitati per conti correnti
personali, sottratti allimmediata potesta` di vigilanza del
preponente, ovvero ancora che non siano state rilasciate
contestualmente al pagamento le polizze stesse), anche in
considerazione delle condotte analoghe effettivamente conoscibili e della percepibilita` della differenza dei relativi
elementi costitutivi, per limitare se non elidere i danni
poi patiti.
In alternativa e cioe` per il caso in cui lart. 2049 c.c., non
possa applicarsi direttamente, ma previa applicazione del
concorrente principio dellapparenza del diritto, gli stessi
elementi vanno considerati ai fini della configurabilita` di
uno dei due requisiti costitutivi della fattispecie e cioe` la
buona fede incolpevole del terzo, ma allora con la ben piu`
accorta e complessiva valutazione appena indicata; mentre
lulteriore elemento della carenza di colpa in capo allapparente padrone o committente o preponente va valutato in
relazione non gia` allevidente inidoneita` di quelli che non
hanno funzionato, quanto piuttosto allidoneita` anche
solo astratta dei controlli effettivamente predisposti in un
contesto macroeconomico come quello sopra indicato ed
alla possibilita` di adottare misure ulteriori e diverse, sia
pure entro un evidente intrinseco limite di ragionevolezza
in rapporto alle circostanze, per prevenire le condotte devianti dei propri agenti.
4.6. La corte territoriale erra quindi nel non applicare,
alle domande nei confronti del diretto preponente del subagente infedele, il seguente principio di diritto: in caso di
condotte lesive di terzi da parte di un agente di unimpresa
intermediatrice di prodotti assicurativi altrui, limpresa ne
risponde ai sensi dellart. 2049 c.c., se le modalita` delle
condotte rientrino comunque, anche in senso lato, nelle
incombenze dellagente; in caso contrario, essa ne risponde, in applicazione del principio dellapparenza del diritto
allelemento delloccasionalita` necessaria nel paradigma
normativo detto, in caso di buona fede incolpevole dei terzi
e di mancata dimostrazione delladozione delle misure ragionevolmente idonee, in rapporto alle peculiarita` del caso
concreto, a prevenire le condotte devianti degli agenti.
Omissis.

La responsabilita` dellagenzia assicurativa per la condotta illecita del suo subagente


Susanna Scapellato*
La Corte di Cassazione con riferimento ad un ambito, come quello assicurativo, caratterizzato dalla proliferazione di figure
contrattuali innovative e da una spiccata personalizzazione dei momenti della consulenza e della stipulazione amplia e sfuma i
contorni dei presupposti applicativi dellart. 2049 c.c., nellintento di rafforzare la tutela dellaffidamento della clientela, anche a
fronte di condotte gravemente devianti degli operatori del settore.

Il caso
La questione sottoposta allattenzione della Suprema Corte prendeva le mosse dallazione giudiziale
esercitata da alcuni privati nei confronti di unimpresa
di assicurazione, di una sua agente e di un subagente
(con mandato senza rappresentanza) della seconda.

Lazione, in particolare, era volta ad ottenere la restituzione di ingenti somme versate a titolo di premi con
pagamento diretto al subagente, il quale non aveva
provveduto a rilasciare le relative polizze.
Il Giudice di primo grado accoglieva la domanda
esclusivamente nei confronti del subagente, escludendo ogni responsabilita` in capo ad entrambe le societa`

* Il contributo e` stato sottoposto, in forma anonima, alla valutazione di un referee.

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Responsabilita` dei padroni e dei committenti Diritto Civile

convenute, e tale decisione veniva confermata in appello.


Gli originari attori, pero`, insistevano per il riconoscimento della responsabilita` solidale dellimpresa assicuratrice e della sua agente, proponendo ricorso per
Cassazione.
Con la sentenza in esame allesito di complesse
considerazioni sui connotati degli istituti della responsabilita` dei padroni e dei committenti, del principio di
apparenza del diritto e della subagenzia la Suprema
Corte ha sconfessato parzialmente le precedenti decisioni di merito, giungendo ad accogliere il ricorso nei
confronti della (sola) societa` agente intermediatrice
dei prodotti assicurativi.
Si osserva sin da ora come la sentenza si ponga nel
solco di un processo interpretativo-evolutivo tendente
ad ampliare i contorni applicativi dellart. 2049 c.c.
per rispondere alle crescenti istanze di tutela dei soggetti fruitori di prodotti assicurativi e finanziari.

Il codice civile, allart. 2049, prevede una particolare


figura di responsabilita` extracontrattuale, indiretta e
oggettiva in capo a i padroni e i committenti con
riguardo ai danni arrecati dal fatto illecito dei loro
domestici e commessi.
Secondo le opinioni piu` risalenti, fedeli ad unidea
di responsabilita` basata sullelemento soggettivo, il
fondamento di tale figura era da rintracciare in una
condotta colposa presunta del preponente, per non
aver egli ben scelto il preposto (c.d. culpa in eligendo) o per non aver vigilato sulla sua attivita` (c.d.
culpa in vigilando) 1.
Tuttavia, nel corso del tempo, la dottrina e la giurisprudenza si sono affrancate da questa artificiosa interpretazione e si sono orientate nel senso di considerare la responsabilita` ex art. 2049 c.c. come una re-

sponsabilita` oggettiva in senso proprio, cioe` scevra


dal presupposto della colpa, muovendo dal dato letterale della disposizione, che addossa al padrone o al
committente la responsabilita` per il fatto illecito del
domestico o del commesso senza prevedere la possibilita` di offrire alcuna prova liberatoria 2.
Al fine di spiegare la ratio sottesa alla norma, si e`
piuttosto imposta la teoria del rischio di impresa,
che trova espressione nelle massime cuius commoda,
eius incommoda o ubi emolumentum, ibi onus, come affermazione di un criterio di inscindibilita` degli
effetti dannosi da quelli utili, per cui chi trae vantaggio dallattivita` del commesso e` tenuto anche alle relative conseguenze dannose, indipendentemente da
propria colpa 3.
In base alla dizione della norma, dunque, i presupposti necessari affinche si configuri questa particolare
specie di responsabilita`, sono: (i) la commissione di un
fatto illecito che cagioni ad altri un danno ingiusto; (ii)
lesistenza di una relazione detta di preposizione
tra lautore del fatto illecito, cioe` il domestico o il
commesso, e il padrone o il committente; (iii) la sussistenza di un particolare nesso intercorrente tra il fatto
e lesercizio delle incombenze affidate al preposto (c.
d. nesso di occasionalita` necessaria).
In ossequio alla regola dellart. 2697 c.c., lonere di
provare gli elementi costitutivi della fattispecie incombe su colui che agisce per il risarcimento del danno
nei confronti del padrone o committente; daltra parte, il preponente che voglia esimersi dalla responsabilita` ex art. 2049 c.c., come gia` osservato, non potra`
discolparsi fornendo la prova di essere stato diligente,
dal momento che il suo stato soggettivo non rileva, ma
potra` fornire la prova dellinsussistenza degli stessi
fatti costitutivi.
Lart. 2049 c.c. conferisce un vantaggio ai danneggiati, che possono godere di maggior sicurezza nellottenere il risarcimento del danno sofferto: la responsabilita` del preponente, infatti, si aggiunge a quella del

1
Comporti, Fatti illeciti: le responsabilita` oggettive. Sub artt.
2049-2053, in Comm. C.C. diretto da Busnelli, Milano, 2009,
87, richiama la Relazione del Guardasigilli al progetto preliminare
del libro delle obbligazioni, Roma, 1942, n. 656, art. 771, secondo
la quale la responsabilita` dei padroni sarebbe appunto fondata su
una colpa in vigilando oltre che su quella in eligendo. Dal
momento che lart. 2049 c.c. non contempla la possibilita` di fornire la relativa prova liberatoria, si faceva ricorso allidea della
presunzione iuris et de jure di colpa.
2
In dottrina, cfr. Franzoni, Lillecito, in Trattato sulla responsabilita` civile, Milano, 2010, 761 e segg.; Alpa Bessone - ZenoZencovich, I fatti illeciti, in Tratt. Dir. Priv. a cura di Rescigno,
Torino, 2008, 14, 341. In giurisprudenza, cfr. Cass., 20 giugno
2001, n. 8381, in Danno e Resp., 2001, 11, 1111. Si noti che, a
differenza delle disposizioni codicistiche che precedono (artt.
2047 e segg.) e seguono (artt. 2050 e segg.), nellart. 2049 c.c.
non ce` alcun riferimento alla possibilita` di offrire la prova del
caso fortuito, dellinevitabilita` del danno o di avere adottato tutte
le misure atte a prevenirlo.
3
Cos`, Comporti, op. cit., 89; ma sul punto anche Franzoni, op.
cit., 767 e Gazzoni, Manuale di diritto privato, 14a ed., Napoli,
2009, 721.

La stessa ratio, consistente nellopportunita` di accollare il rischio dellattivita` svolta dagli ausiliari a coloro che ne traggono
vantaggio, e` alla base dellart. 1228 c.c. che, come afferma Cass.,
17 maggio 2001, n. 6756, in Giur. It., 2002, 101, costituisce lestensione alla sfera contrattuale dellart. 2049 c.c.
Bisogna tenere presente che le due norme hanno ambiti applicativi diversi. La differenza tra la responsabilita` contrattuale ex
art. 1228 c.c. e la responsabilita` extracontrattuale ex art. 2049 c.c.
e` incentrata sulla preesistenza, o meno, di un rapporto obbligatorio: se la prima presuppone che unobbligazione resti, in tutto o
in parte, inadempiuta, la seconda scaturisce dalla semplice violazione del principio generale del neminem laedere. Cfr. Gazzoni,
op. cit., 648. Inoltre, mentre nella fattispecie disciplinata dallart.
1228 c.c. debitore e` esclusivamente il preponente, il quale rimane
lunico responsabile delladempimento, nello schema dellart.
2049 c.c. debitore e` il commesso e la sua responsabilita` si estende
al committente per un esplicito precetto legislativo. Cfr. Visintini,
Trattato della responsabilita` contrattuale, Padova, 2009, I, 94. Il
diverso tipo di responsabilita` comporta delle differenze sul piano
della disciplina per quanto attiene allonere della prova, alla prescrizione dellazione (artt. 2946 e 2947 c.c.), alla messa in mora
(art. 1219 c.c.) e al danno risarcibile (artt. 1225 e 2056 c.c.).

La natura, la ratio e i presupposti della


responsabilita` dei padroni e dei committenti

Giurisprudenza Italiana - Marzo 2015

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Diritto Civile Responsabilita` dei padroni e dei committenti

preposto, sicche il danneggiato avra` la possibilita` di


agire nei confronti di un ulteriore soggetto, con ogni
probabilita` piu` solvibile dellautore diretto dellillecito.
Tra obbligazione risarcitoria del preposto e obbligazione risarcitoria del preponente corre il vincolo
della solidarieta` (art. 1294 c.c.) e la vittima dellillecito
potra` rivolgersi, per lintero, alluno o allaltro o entrambi; una volta risarcito il danneggiato, il preponente avra` azione di regresso nei confronti del preposto
per la somma sborsata 4.

Lart. 2049 c.c., nel descrivere la fattispecie, ricorre


ad una terminologia arcaica ed indeterminata, prevedendo la responsabilita` dei padroni e committenti
per il fatto commesso dai domestici e commessi 5.
Queste antiquate espressioni indicano non dei rapporti giuridici tipici, bens` il fatto che tra chi e` chiamato a rispondere in via indiretta e lautore dellillecito deve intercorrere quello che si suole definire
rapporto di preposizione. Tale locuzione esprimerebbe in modo elastico una relazione in forza della
quale un soggetto, detto appunto preponente, si appropria delle utilita` derivanti dallattivita` di un altro
soggetto, detto preposto, che si trova ad operare sotto
il suo potere di direzione e sorveglianza 6.
La genericita` dei presupposti soggettivi indicati dalla norma ne ha consentito unapplicazione che si e`
evoluta nel tempo.
Se nessun dubbio si mai e` avuto in relazione al
rapporto di lavoro subordinato nellimpresa, caratterizzato da un vincolo di dipendenza, sia pure di carattere occasionale e temporaneo, meno scontata e`
stata lapplicabilita` dellart. 2049 c.c. alle fattispecie
in cui lincarico avesse come destinatario un soggetto

dotato di una propria struttura organizzativa o di un


autonomo potere decisionale, e rispetto al quale il
potere direttivo e di vigilanza fosse attenuato.
Il problema si e` posto con particolare riferimento ai
rapporti di mandato e di agenzia.
Alla tesi (ormai superata) della inapplicabilita` al collaboratore autonomo dellart. 2049 c.c. 7, si e` sovrapposto lorientamento giurisprudenziale (anchesso ormai superato) che ne predicava loperativita` a condizione che egli fosse dotato del potere di rappresentanza, ritenendo questo il caso in cui poteva configurarsi quel particolare legame di commissione che lega
il preponente al preposto 8.
Si deve notare, poi, come la giurisprudenza abbia
ulteriormente ampliato lambito della responsabilita`
del preponente facendo ricorso al generale principio
di apparenza del diritto 9.
Lapparenza ricorre nel caso in cui una situazione
giuridica, in realta` inesistente, appaia esistente ad un
soggetto che vi confidi senza sua colpa, sulla base di
elementi obiettivi 10.
In una simile evenienza, laddove sussista lulteriore
elemento di un comportamento colposo del soggetto
nei cui confronti lapparenza e` invocata, la giurisprudenza ritiene di accordare la prevalenza allaffidamento del soggetto al quale la situazione giuridica appare,
con tutte le conseguenze che ne derivano.
Il concetto dellapparenza ha trovato la sua piu`
compiuta elaborazione in tema di rappresentanza. Caso tipico e` quello dellapparente rappresentato che si
sia comportato in maniera tale da ingenerare nel terzo
la convinzione della effettiva sussistenza della rappresentanza: in tal caso lapparente rappresentato e` tenuto a rispondere degli obblighi assunti in suo nome dal
falsus procurator 11.
Tuttavia, in relazione alla responsabilita` extracon-

Torrente - Schlesinger, Manuale di diritto privato, 20a ed.,


Milano, 2011, 889. Peraltro, come nota Galgano, Trattato di diritto civile, Padova, 2015, III, 205, cio` conferma come la responsabilita` del preponente sia priva di ogni elemento di colpevolezza:
se si trattasse di una responsabilita` per culpa in eligendo vel in
vigilando, il preponente non avrebbe azione di regresso, trattandosi di responsabilita` per fatto proprio.
5
La formulazione della norma e` legata a quella del suo antecedente storico, lart. 1153 c.c. del 1865, derivato a sua volta dallart.
1384 del Code Napoleon. Originariamente le espressioni adoperate si riferivano allazienda domestica e alla fase artigianale del
lavoro e dellattivita` economica, tipiche della societa` ottocentesca.
Si e` osservato che solo con il termine domestico viene definito
un ambito di applicazione preciso, cioe` quello del lavoro regolato
dallart. 2240 c.c.; molto piu` vasto e` invece lambito evocato dal
termine committente: cos` Comporti, op. cit., 97.
6
Secondo Bianca, La responsabilita`, in Diritto civile, Milano,
1994, 732, pero`, il riferimento a un tale potere non deve trarre in
inganno: la responsabilita` del preponente non deriva dallimprovvido esercizio del potere direttivo, il quale costituisce semplicemente un elemento costitutivo della fattispecie, o, in altri termini,
un presupposto di operativita` della norma, assieme al fatto illecito
del preposto e alla connessione tra incombenze e danno.
7
Cfr. Cass., 29 aprile 1999, n. 4299, in Giur. It., 2000, 932 (la
quale aveva pur tuttavia affermato la responsabilita` del mandante

per via di una violazione del generale dovere di buona fede ex artt.
1337 e 1338 c.c.).
8
Cfr. Cass., 11 febbraio 2010, n. 3095, in Giust. Civ. Mass.,
2010, 2, 185; Cass. 24 gennaio 2007, n. 1516, in Giur. It., 2008, 2,
334; Cass., 3 aprile 2000, n. 4005, in Resp. Civ. e Prev. 2001, 103;
Cass., 19 dicembre 1995, n. 12945, in Danno e Resp., 1996, 4,
522, la quale afferma: la disposizione contenuta nellart. 2049 c.c.
configura una tipica ipotesi di responsabilita` canalizzata sul preponente, ma, per poter essere affermata, postula nel preposto la
qualita` di rappresentante.
9
Sul principio di apparenza, cfr., ad esempio, Bessone - Di
Paolo, voce Apparenza, in Enc. Giur. Treccani, Roma, 1988, 1
e Sacco, voce Apparenza, in Digesto Civ., Torino, I, 1987, 353.
10
Il convincimento devessere ragionevole e non determinato
da un comportamento colposo del soggetto che, non attenendosi
ai dettami della legge o a quelli della normale diligenza, trascuri di
accertarsi della realta`.
Laffidamento non colposo trova una tutela innanzitutto nellart. 1398 c.c. (Rappresentanza senza potere), che accorda la
possibilita` di ottenere un risarcimento a titolo di responsabilita`
extracontrattuale nei limiti dellinteresse negativo a chi ha contrattato con il falsus procurator e nei confronti di questultimo.
11
Cfr. Cass., 13 agosto 2004, n. 15743, in Foro It., 2004, 1,
3318. In dottrina, cfr. Sacco - De Nova, Obbligazione e contratti,
in Tratt. Dir. Priv., Torino, 2002, II, 10, 475.

Il rapporto di preposizione e la subagenzia

558

Giurisprudenza Italiana - Marzo 2015

Responsabilita` dei padroni e dei committenti Diritto Civile

trattuale ex art. 2049 c.c., il principio di apparenza


non e` invocato per far operare la rappresentanza,
bens` per far s` che il mandante sia tenuto a rispondere del fatto illecito compiuto da colui che si e` comportato come un suo rappresentante.
Attraverso il richiamo allapparenza, la colpa del
falso rappresentato diventa lelemento di collegamento della situazione apparente alla sua sfera giuridica.
Ed infatti si e` ritenuto integrato un rapporto di
commissione, rilevante ai fini dellapplicazione dellart. 2049 c.c., nei casi in cui, da una parte, il mandatario avesse speso il nome del mandante, inducendo
il terzo a confidare nella sua qualita` di rappresentante,
e, dallaltra, lapparente rappresentato, mediante il
proprio comportamento di tolleranza dellattivita` del
falsus procurator, avesse contribuito ad ingenerare nel
terzo la convinzione ragionevole e non colposa della
sussistenza di un rapporto di rappresentanza 12.
Si noti che questo orientamento, che sostanzialmente muove dalla difficolta` di applicare lart. 2049 c.c. al
caso del mandatario senza rappresentanza (non ritenendosi integrato il rapporto di preposizione) e transita attraverso la dottrina dellapparenza, arriva a recuperare un requisito non contemplato espressamente
dalla disciplina della responsabilita` oggettiva, ovvero
la colpa dei padroni e dei committenti.
Venendo piu` nello specifico al rapporto di agenzia,
si ricordi che, ai sensi dellart. 1746 c.c., il preponente
ha il diritto sia di dettare le linee di indirizzo e i limiti
dellincarico dellagente, che di controllarne loperato.
Per quanto qui di interesse, inoltre, lart. 1753 c.c.
estende espressamente la disciplina del contratto di
agenzia agli agenti di assicurazione: sono tali coloro
che assumono stabilmente lincarico di promuovere la
conclusione di contratti di assicurazione per conto di
unimpresa di assicurazione.
Lagente di assicurazione e` considerato in qualche
modo una figura a se nellambito della figura dellagenzia, dal momento che svolge unattivita` particolar-

mente articolata: oltre a promuovere la conclusione di


contratti assicurativi, svolge unattivita` di consulenza a
favore dei clienti e puo` collaborare a favore dellimpresa sia in fase di incasso dei premi che di liquidazione e pagamento dei rischi 13.
In relazione alla sua figura, la giurisprudenza ha
ravvisato la responsabilita` del preponente anche a
prescindere dalla circostanza del conferimento di un
potere di rappresentanza, valorizzando piuttosto il
principio del rischio di impresa e la circostanza di
un avvalimento del risultato dellaltrui attivita` 14.
La responsabilita` ex art. 2049 c.c., insomma, e` stata
ritenuta per il solo fatto dellinserimento dellagente
nellimpresa, anche in considerazione del fatto che,
peraltro, e` fondamentalmente questo inserimento a
creare lapparenza che il preposto sia un ingranaggio
di un altrui meccanismo produttivo 15.
Nella prassi, poi, lagente assicurativo in gestione
libera si avvale della collaborazione del subagente, al
quale affida lincarico di promuovere la conclusione di
contratti in un ambito territoriale generalmente piu`
ristretto rispetto alla zona a lui assegnata dallimpresa
preponente 16.
Tecnicamente, la subagenzia costituisce una particolare fattispecie di contratto derivato (o subcontratto), funzionalmente collegato al contratto principale
di agenzia, che ne costituisce il presupposto.
A tal proposito, la sentenza in commento si e` richiamata alla giurisprudenza secondo la quale il contratto
di agenzia assicurativa devessere distinto da quello di
subagenzia in quanto le due fattispecie negoziali, pur
avendo contenuto sostanzialmente identico, si differenziano nettamente con riguardo alla persona del
preponente che, nel contratto di agenzia, e` limpresa,
mentre in quello di subagenzia e` lagente 17.
Dallinesistenza di un rapporto giuridico diretto tra
impresa assicurativa e subagente si fa discendere la
conseguenza che nessuna responsabilita` dovra` essere
imputata alla prima per loperato del secondo 18.

12
Cass., 22 giugno 2007, n. 14578, in Giust. Civ., 2008, 1766;
Cass., 7 aprile 2006, n. 8229, in Nuova Giur. Comm., 2007, 2, 1,
227.
13
Piras, Il contratto di agenzia assicurativa, in Resp. Civ. e Prev.,
2011, 12, 2608. La disciplina dellagente di assicurazione e` contenuta sia nel codice civile, sia nel Codice delle assicurazioni private.
Ai sensi dellart. 1903 c.c., gli agenti possono essere autorizzati a
concludere contratti di assicurazione, salvi i limiti contenuti nella
procura che sia pubblicata nelle forme richieste dalla legge. La
procura rilasciata agli agenti (ed ai subagenti) di assicurazione e`
assoggettata alla pubblicazione nel registro delle imprese. Per la
definizione di attivita` di intermediazione, si veda lart. 106, D.
Lgs. 7 settembre 2005, n. 209.
14
Cass., 22 giugno 2007, n. 14578, in Giust. Civ., 2008, 1766;
Cass., 24 gennaio 2007, n. 1516, in Giur. It., 2008, 2, 334. Queste
sentenze hanno precisato che anche lattribuzione allagente della
facolta` di riscuotere i premi secondo lart. 1744 c.c. presuppone
..., comunque, unindicazione al creditore della persona autorizzata a ricevere il pagamento a norma dellart. 1188 c.c. che instaura quel rapporto di commissione idoneo, a norma dellart.
2049 c.c., a far sorgere la responsabilita` del soggetto che ha conferito lincarico per il fatto illecito dellincaricato nellesercizio

dellincombenza affidatagli.
15
Cfr. Cass., 5 marzo 2009, n. 5370, in Giust. Civ., 2009, 7-8, I,
1517, con nota di Rossetti (relativa al caso di un agente assicurativo che aveva proposto ai clienti prodotti per cui non era autorizzato e nonostante i limiti della procura fossero stati pubblicizzati). Per la giurisprudenza di merito piu` recente, cfr. anche Trib.
Padova, 2 maggio 2014.
16
Cfr. Donati, Volpe Putzolu, Manuale di diritto delle assicurazioni, Milano, 2002, 97.
17
Cass., 16 maggio 2012, n. 7634; Cass., 6 agosto 2004, n.
1519, in Mass. Giur. It., 2004; Cass., 10 aprile 1999, n. 3545, in
Foro It., 1999, I, 2565.
18
Preso atto di questo orientamento, non puo` tuttavia tacersi
lesistenza di precedenti giurisprudenziali che hanno statuito una
responsabilita` indiretta della compagnia assicurativa: Cass., 19
giugno 2012, n. 10032 (menzionata nella motivazione delle sentenza in commento quale precedente specifico invocato dai ricorrenti) e Trib. Aosta, 12 aprile 2012. In realta`, il contrasto sembra
potersi sciogliere considerando le diverse e specifiche circostanze
emerse in quei casi: i subagenti infedeli avevano operato spendendo il nome e usando la documentazione della compagnia. Cio`,
secondo la Cassazione, aveva ingenerato lincolpevole affidamento

Giurisprudenza Italiana - Marzo 2015

559

Diritto Civile Responsabilita` dei padroni e dei committenti

Il nesso di occasionalita` necessaria e laffidamento


non colposo dei terzi
La norma di cui allart. 2049 c.c. richiede che, per
determinare la responsabilita` dei preponenti, i fatti
illeciti dei preposti siano stati commessi nellesercizio
delle incombenze a cui sono adibiti.
In luogo di un vero e proprio nesso di causalita` tra
le incombenze e levento, la giurisprudenza ha ritenuto sufficiente un rapporto di c.d. occasionalita` necessaria, nel senso, cioe`, che le mansioni svolte dal preposto abbiano determinato una situazione tale da rendere possibile o anche soltanto agevolare la consumazione del fatto illecito dannoso 19.
Il principio di occasionalita` necessaria appare pienamente consolidato e ne viene offerta una lettura
molto ampia: si e` infatti giunti a ricomprendere nella
responsabilita` del committente anche le ipotesi di irregolare esecuzione delle incombenze, della violazione
dei limiti entro i quali le mansioni dovevano essere
effettuate, dellesercizio di attivita` espressamente proibite e financo degli atti illeciti compiuti con dolo dal
preposto, purche lattivita` sia pur sempre riferibile alle
mansioni esercitate 20.
Ne deriva che leccesso di potere o la presenza nella
condotta del preposto infedele di elementi di anomalia rispetto al corretto e normale esercizio delle mansioni non fanno venire meno il nesso delloccasionalita`
necessaria 21.
La possibilita` di una deviazione del preposto rispetto allincarico ricevuto, nei casi in cui la condotta
dannosa sia stata oggettivamente agevolata dallesercizio delle incombenze affidate al preposto, infatti, rientrerebbe pur sempre nel concetto di rischio creato
dallimprenditore.
Avendo la responsabilita` ex art. 2049 c.c. natura
oggettiva, irrilevante sarebbe anche che il preponente

non sapesse dellattivita` illecita posta in essere dal suo


agente 22.
Essenziale e` solo che vi sia un qualche collegamento
funzionale o strumentale tra lo svolgimento dellincarico e levento lesivo, che questa connessione non sia
del tutto anomala e casuale e che il danno non sia
imputabile ad unattivita` del preposto meramente privata e come tale distinta da quella dimpresa 23.
Con linterpretazione estensiva data al nesso delloccasionalita` necessaria si sono grandemente allargati i
confini della fattispecie dellart. 2049 c.c. e cio` si spiega, anche qui, per mezzo della ratio che ispira la norma e cioe` per la volonta` di attribuire al danneggiato
che entra in contatto con una realta` imprenditoriale
complessa un concreta possibilita` di ottenere un risarcimento del danno subito, grazie alla possibilita` di
attingere alla maggiore disponibilita` finanziaria del
preponente 24.
La protezione del terzo danneggiato, pero`, pur essendo egli la parte debole del rapporto, non puo` essere assoluta.
In particolare, nella determinazione della responsabilita` e del risarcimento ove provato che il danneggiato, se anche non connivente, non abbia usato nel
rapportarsi con il preposto infedele il grado di diligenza appropriato, anche alla luce di elementi ragionevolmente indicativi dellilliceita` della condotta potrebbe trovare applicazione lart. 1227 c.c. (concorso
del fatto colposo del creditore), espressione del generale principio che esclude la possibilita` di considerare danno risarcibile quello che ciascuno procura a se
stesso. Pertanto la condotta colposa del danneggiato
potrebbe integrare una concausa dellevento dannoso
da lui subito e determinare lesclusione o una riduzione del risarcimento in suo favore 25.

dei clienti nella riconducibilita` dellazione dei subagenti allimpresa assicurativa, la quale a sua volta aveva fatto apparire al terzo in
buona fede che lattivita` posta in essere, per la consumazione
dellillecito, rientrasse nellincarico affidato.
19
Cfr. Cass., 24 gennaio 2007, n. 1516, in Giust. Civ. Mass.,
2007, 1; Cass., 7 gennaio 2002, n. 89, in Danno e Resp., 2002, 5,
557. Daltronde la formula usata dalla norma non richiede che il
fatto illecito sia stato commesso a causa dellesercizio delle incombenze del preposto, ma, piu` latamente, nellesercizio di
esse. E` stato osservato che lespressione occasionalita` necessaria
si compone di due elementi: loccasione e la necessarieta`. Da un
lato, tramite il riferimento al concetto di occasione si vuole evidenziare come non sia necessario che lesercizio delle mansioni
assurga al ruolo di causa dellillecito, secondo le regole generali
dettate dagli artt. 40 e 41 c.p.; daltra parte, il richiamo alla nozione di necessita` significa che lespletamento delle incombenze
affidate al commesso deve inserirsi quale componente appunto
necessaria nella situazione dalla quale levento e` scaturito: cos`
Farolfi, in Resp. Civ. e Prev., 2006, 9, 1422. Laggettivo necessaria e` quindi finalizzato a fornire al criterio della mera occasionalita` un adeguato profilo eziologico, nella misura in cui esprime un
collegamento soggettivo per la riferibilita` dellatto alla sfera del
committente ed un collegamento oggettivo con le mansioni del
commesso. Cfr. Comporti, op. cit., 116.
La prova del nesso puo` essere fornita anche a mezzo di pre-

sunzioni, ma non puo` limitarsi ad una semplice e generica coincidenza temporale tra lattivita` occasionata dalle mansioni espletate
ed il momento in cui e` stato perpetrato lillecito, occorrendo una
specifica riferibilita` dellattivita` generatrice del danno alle mansioni stesse. Cfr. Diurni, Fatti illeciti. Sub artt. 2043-2053, in Comm.
C.C., a cura di Cendon, Milano, 2008, 776.
20
Alpa - Bessone - Zeno-Zencovich, op. cit., 343.
21
Cfr. Cass., 12 marzo 2008, n. 6632, in Danno e Resp., 2008,
12, 1219, con nota di Bartolini.
22
Cos` Trib. Bologna, 17 gennaio 2013, in Resp. Civ. e Prev.,
2014, 1, 289, con nota di Boiti.
23
Cfr. Cass., 26 gennaio 2010, n. 1530, in Nuova Giur. Comm.,
2010, 7-8, 1, 814, con nota di Salomoni, la quale ha escluso la
responsabilita` del datore di lavoro in relazione allomicidio commesso da un vigilante durante lorario di lavoro, per ragioni del
tutto indipendenti dal servizio.
24
Cfr. Comporti, op. cit., 118.
25
Trib. Bologna, 17 gennaio 2013, cit., ha ravvisato un concorso di colpa del danneggiato per non aver controllato lambito dei
poteri dellagente assicurativo, atteso che il contratto di agenzia
era pubblicato nel registro delle imprese ex art. 1903 c.c.; si e` di
conseguenza ridotto lammontare del risarcimento nella misura di
1/3 (ritenendo comunque prevalente lesigenza di tutela dellaffidamento del danneggiato, giustificato da alcuni trascorsi positivi
avuti nei confronti dellagente).

560

Giurisprudenza Italiana - Marzo 2015

Responsabilita` dei padroni e dei committenti Diritto Civile

La decisione
La tendenza espansiva che, al passo con la trasformazione dei rapporti socio-economici, ha caratterizzato lapplicazione della norma dellart. 2049 c.c. ha
trovato terreno fertile nella vaporosita` dei presupposti
del rapporto di preposizione e, soprattutto, del nesso
di occasionalita` necessaria.
Questultimo, risolvendosi nelle circostanze attinenti allesercizio delle incombenze che hanno favorito la
commissione dellillecito, arriva quasi a confondersi
con il requisito della preposizione, ormai a sua volta
sfumato e coincidente con linserimento del preposto
nellorganizzazione imprenditoriale del preponente.
A cio` si aggiunga il rilievo dato al principio dellapparenza al fine di sopperire alla mancanza dei requisiti
costitutivi della responsabilita` vicaria del committente.
Di questa evoluzione giurisprudenziale si e` resa interprete la sentenza in esame.
Nel caso di specie, la Suprema Corte ha esaminato
una fattispecie in cui la condotta del subagente era
contraddistinta da allarmanti aspetti di devianza: i
versamenti erano stati richiesti direttamente nei conti
correnti personali del subagente e, a fronte di essi,
non erano state rilasciate le polizze, ma solo delle
ricevute su carta intestata formata dallo stesso subagente. Difficile dire che il subagente stesse propriamente operando nellesercizio delle incombenze a lui
affidate.
Cio` nonostante, la Corte valorizza il fatto che, agli
occhi dei clienti, lattivita` di proposta e stipula dei
contratti, in occasione della quale il danneggiante
(persona pacificamente da tempo nota su piazza come sub-agente assicurativo) aveva commesso lillecito, fosse comunque apparsa riconducibile allambito
dellattivita` dellagenzia assicurativa.
Cos`, la Cassazione accoglie il ricorso nei confronti
dellagenzia assicurativa, diretta preponente del subagente infedele, e lo respinge nei confronti dellimpresa fornitrice dei prodotti assicurativi, rispetto alla quale resta esclusa qualsiasi riferibilita` dellattivita` dello
stesso sub-agente infedele.
Bisogna notare come la Suprema Corte, nel cassare
parzialmente con rinvio la decisione della corte territoriale, indichi la possibilita` che lart. 2049 c.c. si applichi non solo direttamente, ma anche previa applicazione del principio concorrente dellapparenza
del diritto.
Persino in una fattispecie in cui il preposto sia privo
del potere di rappresentanza e in cui le procedure da
lui utilizzate si siano discostate gravemente da quelle
tipiche e corrette, al fine di garantire una piu` robusta
tutela risarcitoria ai danneggiati, la Cassazione ritiene
comunque possibile il ricorso allart. 2049 c.c., anche
per il tramite del principio dellapparenza, questa volta dichiaratamente riferito al malleabile presupposto
del nesso di occasionalita` necessaria.
Di nuovo, il principio dellapparenza integra una
Giurisprudenza Italiana - Marzo 2015

sorta di indice esterno (rispetto ai requisiti dellart.


2049 c.c.) che consente di riferire la condotta illecita
alle mansioni espletate.
Questo perche la ratio di tutela dei danneggiati posta a fondamento della norma sembra imporne lapplicazione in presenza di un soggetto che spende la
sua qualita` (in questo caso, non di rappresentante,
ma) di consulente dellintermediario, auto-legittimando la propria credibilita` agli occhi dei clienti, per di
piu` in un contesto connotato da una forte personalizzazione del rapporto.
In linea con altri precedenti, la Corte ha voluto
ribadire, con riferimento ad un mercato considerato
particolarmente insidioso, la responsabilita` del soggetto che si avvale di collaboratori destinati ad entrare in
diretto contatto con investitori non professionali, di
norma non forniti delle cognizioni tecniche necessarie
per apprezzare pienamente il contenuto del contratto
che si accingono a concludere.
Il condivisibile intento della Corte di rafforzare la
tutela dei danneggiati, tuttavia, sembra introdurre una
figura di responsabilita` con caratteri peculiari rispetto
a quella disegnata dallart. 2049 c.c.
Lestensione del principio dellapparenza, infatti,
come gia` osservato, finisce per introdurre nella fattispecie della responsabilita` dei padroni e dei committenti un requisito ulteriore ed estraneo rispetto alla
previsione della norma, e cioe` la colpa del preponente; il che, peraltro, porterebbe a interrogarsi sui rapporti di questa peculiare figura con la generale responsabilita` per colpa prevista dallart. 2043 c.c.
Ove sia necessario il ricorso al principio dellapparenza, dovrebbe accrescersi lonere probatorio in
astratto gravante sui danneggiati, con riferimento ai
requisiti del proprio affidamento non colposo nella
situazione apparente e della condotta colposa del preponente.
Viceversa, il preponente potrebbe andare esente da
responsabilita` provando lingiustificabilita` della buonafede del danneggiato e/o la carenza di sue proprie
colpe rispetto alle deviazioni dei preposti.
La sentenza fronteggia questa situazione ponendo
laccento sulla necessita` di tener conto, con particolare attenzione, delle circostanze del caso di specie.
Per quanto riguarda la colpa dellagente assicurativo, linidoneita` dei controlli posti in essere rispetto
alla condotta del subagente infedele dovrebbe essere
valutata, oltre che con riferimento al fatto stesso della
loro concreta inefficacia (in quanto intrinsecamente
inidonei a prevenire le callide condotte del collaboratore), anche in relazione alle specificita` del contesto macroeconomico del sistema assicurativo e alla
possibilita` di adottare misure ulteriori e diverse per
prevenire le condotte devianti.
Quanto invece allaffidamento non colposo dei danneggiati rilevante tanto sul versante dellapplicazione del principio dellapparenza, quanto su quello di
un concorso di colpa ex art. 1227 c.c. a fronte delle
anomalie della condotta del sub-agente infedele (e
561

Diritto Civile Contratto negoziato fuori dai locali commerciali

cioe` a fronte di elementi che i danneggiati avrebbero


potuto o dovuto valutare), si richiama lattenzione
sulle peculiarita` del ristretto ambito territoriale coinvolto e sulla possibile incidenza nella formazione del
loro convincimento della protratta e incontrastata
notorieta`, in quellambito, di un rapporto diretto
tra lagente assicurativo e il suo subagente. Il grado
di credulita` dei ricorrenti, percio`, sostiene la Supre-

ma Corte, andrebbe esaminato alla luce della particolare circostanza della compaesanita`, e cioe` di quella
complessa condizione connotata da radicati sentimenti di appartenenza e conoscenza allinterno di
un microambiente, idonei a interferire nellacquisizione delle informazioni e nella capacita` di autodeterminazione dei singoli.

n Contratto negoziato fuori dai locali commerciali


Cassazione civile, Sez. VI, 28 ottobre 2014, n. 22863
Pres. Finocchiaro Rel. Lanzillo Reda (avv. Falivena) Castrogiovanni. Rigetta App. Roma, 24 marzo
2011, n. 1277.
Obbligazioni e contratti Contratto negoziato fuori
dai locali commerciali Sottoscrizione in area pubblica o aperta al pubblico Nozione Interpretazione Conseguenze
In materia di contratti negoziati fuori dai locali commerciali, lart. 1, 1 comma, lett. c), del D.Lgs. 15 gennaio 1992, n. 50 va interpretato in coerenza con le
finalita` della direttiva comunitaria di cui e` attuazione
(ossia di evitare negoziazioni che possano cogliere di
sorpresa il consumatore), sicche non rientrano fra i contratti e le note dordine sottoscritti in area pubblica o
aperta al pubblico quelli sottoscritti in stand allestiti
allinterno di fiere o saloni di esposizione.
Omissis. Motivi della decisione: 1.- Con lunico motivo,
denunciando violazione del D.Lgs. 15 gennaio 1992, n. 50,
artt. 1, 4, 5, 6 e 8, e dellart. 14 disp. gen., il ricorrente rileva
che lo stand allinterno del salone nautico e` da ritenere
equivalente ai locali commerciali del venditore stesso, poiche pur non costituendo la sede abituale dellimpresa e`
comunque uno spazio chiuso, dichiaratamente adibito allesposizione e alla vendita dei prodotti della stessa, al quale
lacquirente ha avuto accesso per sua autonoma iniziativa,
previo pagamento di un biglietto di ingresso; che pertanto
non ricorrono le ragioni di tutela del compratore a cui si
ispira la normativa richiamata.
4.- Il motivo e` fondato.
Il D.Lgs. 15 gennaio 1992, n. 50, ha dato attuazione alla
direttiva n. 85/577/CEE in tema di contratti negoziati fuori
dei locali commerciali, direttiva approvata allo scopo di
uniformare le legislazioni Europee quanto alla disciplina
di tal genere di contratti, in considerazione:
a) della politica di informazione e protezione dei consumatori che la Comunita` intende perseguire, e della necessita` che siano adottati provvedimenti a tutela dei consumatori stessi contro pratiche commerciali abusive nel settore
delle vendite a domicilio (terzo Considerando).
b) del fatto che tali contratti sono normalmente caratterizzati dalla circostanza che il commerciante prende liniziativa delle trattative; il consumatore e` impreparato di
fronte a queste trattative e si trova preso di sorpresa e...
non ha spesso la possibilita` di confrontare la qualita` e il
prezzo che gli vengono proposti con altre offerte; questo
elemento di sorpresa e` generalmente presente non soltanto
562

nel caso di contratti conclusi a domicilio, ma anche in altre


forme di contratti conclusi dal commerciante fuori dai propri locali (quarto Considerando).
Sulla base di tali premesse la Direttiva ha disposto che le
cautele in favore del consumatore ed essenzialmente il
diritto di recedere dal contratto entro un termine non inferiore a sette giorni si applichino non solo ai contratti
conclusi al domicilio del consumatore o nel suo posto di
lavoro, ma anche a quelli conclusi durante unescursione
organizzata dal commerciante al di fuori dei propri locali
(art. 1 della direttiva); e che e` consentito agli Stati membri
adottare disposizioni ancor piu` favorevoli al consumatore
(art. 8).
Il D.Lgs. n. 50 cit., nel recepire la direttiva, ha aggiunto
alle fattispecie sopra indicate anche il caso in cui il contratto sia concluso in area pubblica od aperta al pubblico
(art. 1, 1 comma lett. c).
Trattasi di espressione estremamente ampia, il cui contenuto ed il cui ambito di applicazione debbono essere determinati e circoscritti con riferimento alle finalita` perseguite dalla Direttiva e dalla legge che ne ha recepito le
disposizioni.
Essa e` da intendere riferita, cioe`, non a qualunque negoziazione avvenuta in luogo pubblico o aperto al pubblico
come ha ritenuto la sentenza impugnata ma solo ai casi in
cui siano prospettabili autentiche ed effettive esigenze di
difesa del consumatore, a fronte di iniziative inattese, abusive, capziose o comunque sorprendenti, nel senso fatto
palese dal terzo e dal quarto Considerando della Direttiva:
ove cioe` il contesto sia tale da giustificare il dubbio che il
consumatore sia stato indotto a concludere laffare senza
adeguate possibilita` di valutare la convenienza dellofferta e
le sue reali esigenze.
Tali non possono essere considerati i luoghi pubblici o
aperti al pubblico che siano appositamente destinati allesposizione ed alla vendita dei beni e servizi del professionista, ai quali il consumatore acceda perche tendenzialmente interessato al relativo acquisto, quale lo stand allestito allinterno di una fiera o di un salone di esposizione.
Fiere, saloni ed esposizioni hanno per lappunto finalita`
promozionali del proprio nome, marchio, immagine, ecc.,
in vista dellincremento degli affari e delle vendite; ed il
pubblico che vi accede e` potenzialmente interessato ai prodotti esposti ed alle relative offerte.
In questi casi non si puo` propriamente dire che la contrattazione avvenga fuori dai locali commerciai, poiche lo
stand si presenta come sede dislocata, pur se sporadica e
provvisoria, di una parte dellattivita` e degli affari dellimpresa, per il tempo per cui si protrae la manifestazione
commerciale.
Neppure si puo` dire che il visitatore-consumatore venga

Giurisprudenza Italiana - Marzo 2015

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