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REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

Tribunale di Milano
PRIMA CIVILE
Il Tribunale, nella persona del giudice unico Dott. Orietta Micciche
ha pronunciato la seguente
SENTENZA
nella causa civile di I Grado iscritta al N. 21535/2010 R.G. promossa da:
AGOSTINO PAVAN (C.F. PVNGTN50L21H823B ) con il patrocinio dellavv.
GROSSO ELISA e elezione di domicilio in VIA FRANCESCO CARLINI, 25
SEREGNO, presso lavv. ELISA GROSSO
ATTORE
contro:
ISTITUTO CLINICO CITT STUDI S.P.A (gi CASA DI CURA SANTA RITA
S.P.A.), (C.F. 09444340153) con il patrocinio dellavv. FABRIZIO MUTTI e

con

elezione di domicilio in PIAZZA CAVOUR, 7 20121 MILANO, presso e nello studio


dell'avv. FABRIZIO MUTTI;
CONVENUTO
NINA RUXANDA, con il patrocinio dellavv. GAETANO PITRELLI e con elezione
di domicilio in VIA VENINI 37 mILANO, presso e nello studio dell'avv. GAETANO
PITRELLI
TERZA CHIAMATA

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MARIA GIOVANNA MURRU con il patrocinio dellavv. GIULIO SCHIANNINI e


DELLAVV. CARLO MANCINI con elezione di domicilio in Milano via Mercadante 3,
presso lo studio dell'avv. CARLO MANCINI
TERZA CHIAMATA
FRANCESCO DELLAGLIO con il patrocinio dellavv. MIRELLA CICCIO e con
elezione di domicilio in VIA PODGORA 12/b MILANO, presso e nello studio dell'avv.
MIRELLA CICCIO
TERZO CHIAMATO
CONCLUSIONI
Le parti hanno concluso come da fogli allegati al verbale dudienza del 26.2.14, che qui
si intendono richiamate.
SVOLGIMENTO DEL PROCESSO
Con atto di citazione ritualmente notificato Agostino Pavan ha
convenuto in giudizio Casa di Cura Santa Rita e, dedotta la
responsabilit della struttura convenuta per lesione delluretra, ne ha
chiesto la condanna al risarcimento dei danni.
In particolare lattore ha affermato:
o di essere paraplegico, invalido al 100%, dal 1995;
o di essere stato ricoverato il 6 luglio 2006 presso

la Casa di Cura

Santa Rita per intervento chirurgico di toilette e bicipite


femorale;
o di essersi presentato per il ricovero alle 7.30 del mattino;
o che intorno alle ore 14,00 uninfermiera e un operatore socio
sanitario avevano provveduto a inserire catetere fisso in vista
delloperazione insistendo ripetutamente e in modo cruento nella
manovra;
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o che nonostante il catetere non fosse stato inserito in vescica


linfermiera e loperatore sanitario avevano insistito per gonfiare il
palloncino che serve a bloccare il catetere fisso;
o che cos facendo avevano causato la lesione delluretra;
o che accortosi dellerrata manovra aveva chiesto lintervento di un
medico, richiesta rimasta inevasa;
o che dato il tempo trascorso aveva chiesto alla moglie che lo
accompagnava di praticargli cateterismo con i cateteri portati da
causa e abitualmente utilizzati;
o che appena inserito il catetere si era riempito di sangue;
o che linfermiera sopraggiunta in seguito a richiesta aveva tentato
di effettuare il cateterismo con esito negativo visto il continuo
sanguinamento;
o che, in seguito a numerose e vane manovre eseguite anche dalla
caposala, era stato chiamato lurologo, dr. DellAglio, che dopo ave
ripetuto per lennesima manovra con vari cateteri, aveva disposto
lintervento urgente di riparazione delluretra.
Si costituita Casa di Cura Santa Rita che ha negato qualunque
responsabilit e ha affermato:
o che

nessun

addebito

era

stato

mosso

alla

struttura

allorganizzazione ospedaliera;
o che la moglie dellattore aveva eseguito autonomi tentativi
infruttuosi di cateterizzazione;
o che vista limpossibilit di eseguire cateterismo il dr. DellAglio
aveva disposto la cateterizzazione con controllo endoscopico;
o che si era cos accertata la presenza di una falsa strada uretrale;
o che era stato posizionato catetere di Foley ch 18;

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o che il decorso post operatorio era stato regolare e il paziente


dimesso l8 luglio 2006 con catetere vescicole.
Pur contestando ogni responsabilit ha chiamato in causa il dr.
Francesco DellAglio e le infermiere Maria Giovanna Murru e Nina
Ruxanda nei confronti dei quali ha svolto domanda di regresso per
lipotesi che fosse ritenuta la responsabilit degli operatori sanitari.
Ha chiesto il rigetto delle domande attoree e in via subordinata, ove
ne fosse accertata la responsabilit, la condanna di

Francesco

DellAglio, Maria Giovanna Murru e Nina Ruxanda a tenere indenne


la convenuta da quanto eventualmente condannata a a pagare
allattore.
In seguito a rituale chiamata si costituita Nina Ruxanda che ha
negato qualunque responsabilit affermando di aver interrotto la
manovra di cateterizzazione non appena riscontrata una certa
resistenza e prospettato leventualit che la manovra poteva essere
stata compromessa da precedenti manovre della moglie di Pavan.
Chiedeva il rigetto delle domande formulate nei suoi confronti.
Si costituita Maria Giovanna Murru che ha del pari negato
qualunque

responsabilit

in

relazione

allevento

dannoso,

sottolineando di essere intervenuta dopo che gi la collega Ruxanda e


la moglie dellattore avevano eseguito tentativi di cateterizzazione e
di aver eseguito la manovra adottando tutte le cautele previste.
Ha chiesto il rigetto delle delle domande formulate nei suoi confronti.
Si infine costituito Francesco DellAglio che ha eccepito la carenza
di legittimazione passiva non avendo eseguito alcun tentativo di
cateterizzazione dellattore. Ha sottolineato di essersi limitato ad
assistere, osservando il monitor per lendoscopia, alla manovra
eseguita dal dr. Mariani e ha chiesto il rigetto di ogni domanda ex
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adverso formulata, nonch la condanna della convenuta ex art. 96


c.p.c.
MOTIVI DELLA DECISIONE
1. Va preliminarmente dichiarata linammissibilit dellestensione
della domanda attorea ai terzi chiamati.
Lattore ha convenuto in giudizio la Casa di Cura Santa Rita
deducendo la responsabilit contrattuale della stessa secondo il
consolidato

orientamento

responsabilit

giurisprudenziale

professionale

dellente

che

inquadra

ospedaliero

la

nellambito

contrattuale (c.d. contratto atipico di spedalit) sia in relazione a


inadempimenti connessi allorganizzazione e alle prestazioni

della

struttura, sia ex art. 1228 c.c. per il fatto dei dipendenti (medici o
operatori sanitari) che per esso operano (Cass. 8826/07).
Ritiene il Tribunale che, in assenza di specifico rapporto contrattuale
tra paziente e medico o infermiere, la responsabilit operatore
sanitario - che agisca in quanto dipendente della struttura sanitaria
verso il paziente vada ricostruita come responsabilit da fatto illecito
ex art. 2043 c.c.
In proposito va richiamato quanto disposto dallart. 3 L. 189/12 che,
a proposito della responsabilita' professionale dell'esercente le
professioni sanitarie al primo comma dispone: lesercente la
professione sanitaria che nello svolgimento della propria attivit si
attiene a linee guida e buone pratiche accreditate dalla comunit
scientifica non risponde penalmente per colpa lieve. In tali casi resta
comunque fermo lobbligo di cui allarticolo 2043 del codice civile. Il
giudice, anche nella determinazione del risarcimento del danno,
tiene debitamente conto della condotta di cui al primo periodo.

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Il riferimento del legislatore la cui intenzione, esplicata nel d.l.


158/2012, quella di contenere la spesa sanitaria anche nellottica
del contrasto al fenomeno della cd. medicina difensiva - allart. 2043
c.c.

non

pu

interpretabile

essere

dalla

trascurato

riconduzione

non

pare

normativa

diversamente

nellalveo

della

responsabilit da fatto illecito della responsabilit risarcitoria del


medico (o delloperatore sanitario in genere) che intervenga non in
forza di un contratto stipulato con il paziente, bens in quanto
dipendente della struttura ospedaliera nellambito della quale viene
fornita la prestazione sanitaria.
Non si ignora la recente

pronuncia della Suprema Corte che

ha

interpretato lart. 3, comma 1 L. 189/12 nel senso che il riferimento


allart. 2043 c.c. alla finalit di sottolineare che la colpa lieve non
rileva al fine di escludere la responsabilit aquiliana (ord. n. 8940/14
Larticolo 3, comma 1, dell Legge n. 189 del 2012

l dove omette di

precisare in che termini si riferisca allesercente la professione


sanitaria e concerne nel suo primo inciso la responsabilit penale,
comporta che la norma dellinciso successivo, quando dice che resta
comunque fermo lobbligo di cui allarticolo 2043 c.c., poich in lege
aquilia et levissima culpa venit, vuole solo significare che il
legislatore si soltanto preoccupato di escludere lirrilevanza della
colpa lieve in ambito di responsabilit extracontrattuale, ma non ha
inteso

prendere

alcuna

posizione

sulla

qualificazione

della

responsabilit medica necessariamente come responsabilit di quella


natura.

La

norma,

dunque,

non

induce

il

superamento

dellorientamento tradizionale sulla responsabilit da contatto e sulle


sue implicazioni (da ultimo riaffermate da Cass. n. 4792 del 2013). Si
ritiene tuttavia che il richiamo allart. 2043 c.c. sarebbe stato del
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tutto superfluo

ove il

legislatore

avesse voluto solo ribadire

lininfluenza della colpa lieve del responsabile nella responsabilit


aquiliana, trattandosi di principio connaturato nellordinamento.
La circostanza che in sede di conversione in legge del d.l. 158/2012
lart.

co.

(Responsabilita'

professionale

dell'esercente

le

professioni sanitarie) sia stato sostituito e sia stato eliminato ogni


riferimento agli artt. 2236 e 1176 c.c.,

pare fornire ulteriore

conferma della scelta legislativa di ricondurre la responsabilit


delloperatore sanitario alla responsabilit da fatto illecito.
Pertanto ove si agisca nei confronti del medico o delloperatore
sanitario,

senza

allegare

lesistenza

di

un

contratto

dopera

professionale con questi concluso, ci che viene in rilievo


esclusivamente il profilo della responsabilit extracontrattuale.
Nel caso di specie lattore non ha allegato lesistenza di uno specifico
vincolo contrattuale tra s e gli operatori sanitari chiamati in causa
dalla Casa di Cura Santa Rita. Si deve, quindi,

ritenere che, le

domande svolte dallattore nei confronti dei terzi chiamati si fondano


su profili di responsabilit extracontrattuali non introdotti con atto di
citazione ma soltanto con memoria ex art. 183 VI co. n. 1 c.p.c.
Non versandosi in ipotesi di estensione automatica della domanda, le
domande di Agostino Pavan nei confronti dei terzi chiamati

vanno

dichiarate inammissibili perch nuove.


2.

Ci premesso lattore addebita alla convenuta il danno iatrogeno

subito per la lesione uretrale provocata dai sanitari della Casa di


Cura Santa Rita nel corso di manovre di cateterizzazione in vista di
un intervento chirurgico programmato per la stessa giornata.
Il 6 luglio 2006 Agostino Pavan fu ricoverato presso la Casa di Cura
Santa Rita per toilette chirurgica di piaga da decubito ischiatica.
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Durante la fase pre-operatoria nel tentativo di eseguire il necessario


cateterismo, Pavan fu sottoposto a manovre che non riuscirono a
realizzare il cateterismo e provocarono una falsa strada delluretra
a cui segu uretretomia per via endoscopica.
Risulta pacificamente che pi soggetti le infermiere Nina Ruxanda e
Maria Giovanna Murru, nonch la moglie dellattore, Mariella
Colombo - cercarono di eseguire la manovra di cateterismo.
La condotta della Casa di Cura Santa Rita e dei suoi operatori va
valutata

sulla

base

delle

evidenze

documentali

agli

atti

dellistruttoria orale eseguita.


Di tali elementi hanno tenuto conto i ctu che hanno svolto le loro
considerazioni sulla base di un attento esame delle emergenze
documentali e istruttorie. Le esaustive argomentazioni dei ctu, prive
di vizi logici, appaiono del tutto condivisibili e di esse il Tribunale
ritiene di tener interamente conto.
Risulta cos che Agostino Pavan, soggetto affetto da paraplegia post
traumatica e cisto rettoplegia dal 1995, era in cura con 4
cateterismi/die, che venivano praticati dalla moglie con catetere
autolubrificante.
E certo che il periziando fosse portatore di una stenosi uretrale,
seppure non particolarmente problematica, in quanto consentiva
comunque il passaggio di un catetere 14 Ch (1 Ch= 1/3 di mm) (cfr
relazione di ctu pag. 18)

E altrettanto certo che dopo i vari

tentativi di cateterismo fosse presente una falsa strada a livello


delluretra bulbare e distalmente alla stenosi uretrale: il reperto
uretroscopico allintervento, confermato peraltro dalla seconda
uretroscopia

eseguita

presso

altro

ente,

esauriente

in

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proposito(cfr. relazione di ctu pag. 19).

I ctu hanno ben chiarito che Quando un catetere introdotto


nelluretra incontra un ostacolo, che pu essere di tipo anatomico
(stenosi uretrale, prostata ingrandita) o meramente funzionale
(contrazione del piano perineale), ovviamente arresta la propria
corsa. Se si effettua una forzatura nel tentativo di superare lostacolo
si pu determinare una rottura delluretra con penetrazione del
catetere stesso nei tessuti periuretrali e si realizza la cosiddetta falsa
strada. (p. 19)
Le prime manovre di cateterizzazione furono eseguite dallinfermiera
Ruxanda, assistita da operatore sanitario (come emerge dalle
dichiarazioni

delle

testimoni

Pavan

Colombo).

Dal

diario

infermieristico (doc. 1 Ruxanda, ripreso in relazione di ctu) si legge:


Ore 10,30 (..) Nella manovra di introduzione del catetere vescicale
noto una certa resistenza. Interrompo tale manovra e noto una
modesta uretrorragia. Trattandosi del momento del cambio turno
lascio in consegna alla mia collega Inf prof Murru Giovanna di quanto
accaduto.
I ctu hanno escluso che il gonfiaggio in uretra del palloncino - di cui
era dotato il catetere inizialmente usato dallinfermiera Ruxanda
possa avere determinato la falsa strada. Hanno invece ritenuto
altamente

probabile

che

la

manovra

insistita

di

cateterismo,

eventualmente combinata con una lesione delluretra da gonfiaggio


del palloncino, potrebbe invece causare tale problema (produzione di
falsa strada). A riprova la stessa infermiera Ruxanda descrive la
presenza di una uretrorragia, definita modesta, ma comunque visibile
al meato uretrale esterno al termine delle manovre, indice di una
lesione uretrale. E quindi altamente probabile che la manovra abbia
causato una lesione delluretra (cfr relazione di ctu pag. 21).
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La seconda manovra di cateterizzazione fu tentata dalla moglie


dellattore,

Mariella

Colombo,

con

il

catetere

semirigido,

abitualmente utilizzato.
La teste Colombo stata sentita nel corso del giudizio e ha dichiarato
che linfruttuoso tentativo dellinfermiera era stato eseguito intorno
alle ore 13,30/14,00 e che questultima aveva rappresentato che
linserimento del catetere sarebbe stato rinviato in sala operatoria
prima dellintervento, previsto per le ore 17.00. Ha altres affermato:
che il marito, visto che sarebbero trascorse ancora diverse ore, le
chiese

di

eseguire

il

cateterismo

con

il

catetere

mono

uso

normalmente utilizzato - operazione che Colombo eseguiva dal 1995


-; che, inserito il catetere per pochi centimetri, si ferm in quanto il
dispositivo si riemp di sangue.
I ctu hanno ritenuto improbabile che la falsa strada sia

stata

provocata dalla manovra eseguita da Mariella Colombo e ci sulla


base della - ragionevole e del tutto condivisibile - considerazione che
la sig.ra Colombo praticava detta manovra da numerosi anni, quattro
volte al giorno senza inconvenienti. Non si capisce perch proprio in
quellunica occasione avrebbe dovuto causare un problema, visto che
non era cambiato n il catetere che usava abitualmente n, se si
eccettua il tentativo di cateterismo effettuato poco prima, lo erano le
condizioni del sig. Pavan. Al pi il tentativo effettato dalla sig.ra
Colombo avrebbe potuto aggravare la falsa strada gi costituita.
Lulteriore

tentativo

di

cateterizzazione

fu

posto

in

essere

dallinfermiera Maria Giovanna Murru.


I ctu non hanno ravvisato condotte censurabili nei successivi
tentativi eseguiti dallinfermiera Murru e dagli altri operatori sanitari
in relazione a questi ultimi nulla (..) descritto in cartella, n i
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tentativi del caposala, n quelli del medico - , che pure non hanno
avuto successo e hanno condotto alla

uretroscopia e quindi

uretrotomia.
In proposito i ctu osservano: Venendo al tentativo dellinfermiera
Murru esso fu eseguito con catetere non specificato, probabilmente
in lattice, visto il motivo per cui era richiesto il cateterismo e di
calibro imprecisato. La resistenza e il sanguinamento notati, per i
quali correttamente linfermiera interruppe la manovra, indicano in
via di alta probabilit che il catetere penetr nella falsa strada gi
costituita. Tale situazione peraltro piuttosto ovvia quando si cerchi
di cateterizzare un soggetto che ha gi in essere una falsa strada. I
successivi tentativi di cateterismo sono descritti dai testi come
effettuati dal caposala e da un medico, che la sig.ra Colombo
identifica con il dr. DellAglio. Di fatto non neppure certa la
presenza del dr. DellAglio (che nega la circostanza) nella stanza del
paziente. La identificazione del dr. DellAglio, come specificato dalla
sig.ra Colombo in sede di CTU, stata fatta in via induttiva da una
frase pronunciata dal caposala. Sembra in base alle testimonianze
che si trattasse di in medico (che non era il dr. Mariani), che nella
sua testimonianza non nega n afferma che il dr. DellAglio fosse
presente, limitandosi a dire di non averlo visto eseguire manovre sul
paziente. (pag. 22 ctu).
Riassumendo le risultanze sin qui esposte emerso che: Agostino
Pavan sin dal 1995 era in cura con 4 cateterismi/die che venivano
praticati dalla moglie con catetere autolubrificante; Agostino Pavan
era portatore di una stenosi uretrale (seppure non particolarmente
problematica, in quanto consentiva comunque il passaggio di un
catetere 14 Ch); Nina Ruxanda assistita da operatore sanitario esegu
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per prima le manovre di cateterizzazione e nella manovra di


introduzione del catetere vescicale not una certa resistenza e altres
una modesta uretrorragia indice di una lesione uretrale; quando
intervenne la moglie dellattore era gi in atto il sanguinamento.
Da una valutazione anche cronologica di tali elementi, in assenza di
segni indicativi di uretrorragia precedente al ricovero o comunque
allintervento di Nina Ruxanda circostanza peraltro mai prospettata
da alcuna delle parti -, emerge che

il sanguinamento - e dunque la

lesione uretrale sia da mettere in relazione con le manovre eseguite


da Nina Ruxanda unitamente alloperatore sanitario ( per una
manovra insistita di cateterismo, eventualmente combinata con una
lesione delluretra da gonfiaggio del palloncino).
Nessun adeguato elemento di prova risulta emerso in relazione alla
riconducibilit della lesione alle successive condotte di Maria
Giovanna Murru o Francesco DellAglio, n tanto meno di Mariella
Colombo. In relazione agli interventi di tali soggetti i ctu hanno
ritenuto al pi ipotizzabile che abbiano potuto inserirsi nella falsa
strada gi prodotta eventualmente ampliandola, ma non

vi sono

elementi che riconducano a loro la realizzazione della stessa e pi in


particolare della lesione.
Per completezza va detto che i ctu non hanno ravvisato criticit
rispetto al successivo intervento, sia quanto allindicazione, sia
quanto allesecuzione dello stesso.
La convenuta -sulla quale gravava il relativo onere - non ha fornito la
prova liberatoria della diligente condotta nellesecuzione della
prestazione dovuta, n tanto meno che la lesione occorsa ad Agostino
Pavan sia stata determinata da un evento imprevisto e imprevedibile.

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Va dunque affermata la responsabilit della convenuta ex art. 1228


c.c. per la lesione procurata ad Agostino Pavan dai dipendenti della
stessa.
3.

I ctu hanno accertato che la lesione uretrale prodotta il 6 luglio

2006 ha determinato un periodo di inabilit temporanea coincidente


con il tempo in cui Agostino Pavan fu trattenuto in ospedale per un
motivo diverso da quello per cui vi era entrato (3 giorni di invalidit
temporanea assoluta) e quello in cui il paziente port il catetere a
dimora, che nel caso di specie fu mantenuto per un arco temporale di
59 giorni (dal 09.07.2006 al 5.09.2006 inclusi), da valutarsi come
danno

biologico

configurato quali

temporaneo

relativo

al

25%.

Hanno

altres

postumi permanenti il disagio di una insorta

necessit di variazione del calibro del catetere abituale, per effetto di


incostanti difficolt nel cateterismo quotidiano valutato

nellordine

di due punti percentuali (2%) di riduzione della residua efficienza


psico-fisica del soggetto, gi invalido civile al 100%.
La valutazione operata dai ctu appare del tutto condivisibile tenuto
conto del fatto che Agostino Pavan gi ricorreva ad autocateterismo
assistito per la medesima patologia

e che non emerso un

aggravamento della patologia uretrale in seguito allevento de quo,


mentre lunico peggioramento apprezzabile insito nella insorta
necessit

di alternare al catetere gi in uso (di calibro 14) un

catetere di calibro inferiore (12).


Con riferimento alle contestazioni mosse dallattore in ordine alla
valutazione del danno permanente indicata dai ctu il Tribunale ritiene
che le considerazioni svolte da questi ultimi sul punto siano
esaurienti e vadano interamente condivise. I consulenti hanno in
particolare affermato che non emergono variazioni funzionali dal lato
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clinico

e che il modesto e occasionale rallentamento della

cateterizzazione del Pavan non costituisca aggravamento concreto


della funzione escretrice urinaria ma un disagio gi obiettivamente
ricompreso nel 2% accordato.
Va infine esclusa la sussistenza di un danno di natura psicologica
conseguenza della lesione uretrale subita.
In proposito i ctu hanno correttamente osservato che il transeunte
turbamento emotivo insorto nel Pavan coincise con la fase di
necessit medico-chirurgiche determinate dallerrore professionale e
come tali gi riconosciute in termini di inabilit temporanea e hanno
escluso la sussistenza di un danno psichiatrico permanente correlato
causalmente allerrore professionale ovvero un aggravamento di
malattia psichica preesistente nosograficamente individuabile in sede
specialistica psichiatrica (cfr relazione di ctu pag. 40, 41)
In ordine alla liquidazione del danno si richiamano gli insegnamenti
della Suprema Corte che, con particolare riguardo al danno non
patrimoniale ha chiarito che esso rappresenta una categoria generale
del danno che attiene alla lesione di interessi inerenti alla persona
non connotati da valore di scambio e presenta natura composita,
articolandosi in una serie di aspetti aventi funzione meramente
descrittiva, quali il danno morale (identificabile nel patema d'animo o
sofferenza interiore subti dalla vittima dell'illecito, ovvero nella
lesione arrecata alla dignit o integrit morale, quale massima
espressione della dignit umana), quello biologico (inteso come
lesione del bene salute) e quello esistenziale (costituito dallo
sconvolgimento delle abitudini di vita del soggetto danneggiato), dei
quali - ove essi ricorrano cumulativamente - occorre tenere conto in
sede di liquidazione del danno, in ossequio al principio dell'integralit
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del risarcimento, senza che a ci osti il carattere unitario della


liquidazione, da ritenere violato solo quando lo stesso aspetto (o
voce) venga computato due (o pi) volte sulla base di diverse,
meramente formali, denominazioni (cos da ultimo Cass. 1361/14).
Si tratta dunque di accertare leffettiva consistenza del pregiudizio
allegato, individuando quali ripercussioni negative sul valore-uomo si
siano verificate e provvedendo alla loro integrale riparazione,
valutando, inoltre, congiuntamente, entro il danno biologico, tutte le
sofferenze soggettivamente patite dal danneggiato in relazione alle
condizioni personali dello stesso ed ai risvolti che concretamente la
lesione allintegrit psico-fisica ha comportato.
A norma dell'art. 3 della Legge 3 della L. 8 novembre 2012, n. 189
(c.d. legge Balduzzi) il danno biologico conseguente all'attivit
dellesercente della professione sanitaria va risarcito sulla base delle
tabelle di cui agli artt. 138 e 139 D.Lvo 209/05.
Tenuto conto dei valori previsti dallart. 139 D.Lvo 209/05 (come
aggiornati dal d.m. 6.6.2013), considerate la durata dellinvalidit
temporanea (come dettagliata dai ctu) e lentit dei postumi
permanenti residuati, il cd. danno biologico in senso stretto subito da
Agostino Pavan va liquidato nella complessiva somma di 2.161,61
(di cui 1.341,56 per invalidit permanente ed 820,05 per
linvalidit temporanea) in moneta attuale.
Tale importo, che riguarda il risarcimento del danno anatomofunzionale in senso stretto, va integrato al fine di ristorare
completamente il danno non patrimoniale subito dallattore secondo
quanto previsto dallunitaria concezione del danno non patrimoniale
come

sopra

delineata.

Tenuto

conto

del

turbamento

che

verosimilmente Agostino Pavan - gi invalido al 100% - ha patito per


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i timori in ordine allevoluzione della lesione subita si ritiene di


aumentare di un quinto la somma liquidata per il danno anatomofunzionale e ci in conformit con la previsione dellart. 139 co. 3 e
con linsegnamento sul punto della Suprema Corte (Cass. 12408/11).
Si ritiene dunque
patrimoniale

di liquidare complessivamente per il danno non

(comprensivo

del

cd.

biologico

permanente

temporaneo, nonch del cd. danno morale) subito da Agostino Pavan


la somma onnicomprensiva di 2.580,00 in moneta attuale.
Va, altres, riconosciuto allattore il danno da lucro cessante
derivante

dal

mancato

tempestivo

godimento

dellequivalente

pecuniario del bene perduto (in concreto dal mancato tempestivo


risarcimento del danno da parte dei responsabili). Si pu, infatti,
ragionevolmente

presumere

che,

ove

questi

avesse

avuto

la

tempestiva disponibilit della somma a lui spettante, lavrebbe


impiegata in modo fruttifero e ci tanto pi tenuto conto del
considerevole lasso di tempo trascorso dallillecito (otto anni).
Ai fini della liquidazione equitativa di tale voce di danno si ritiene di
procedere a un aumento percentuale (3% per ciascun anno) valore
corrispondente allincirca al rendimento medio dei Titoli di Stato
negli anni compresi nel periodo che viene in rilievo - proporzionato
alla durata del ritardo.
Tale criterio equitativo sembra preferibile a quello dei cosiddetti
interessi

legali

sullimporto

compensativi

riconosciuto

spesso

adottato

devalutato

fino

da

calcolarsi

allillecito

poi

rivalutato annualmente con laggiunta degli interessi legali fino alla


decisione giudiziale ovvero sul capitale medio rivalutato -, perch
pi rispondente alla finalit perseguita e scevro da possibili
confusioni conseguenti allapplicazione ai debiti di valore di istituti
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previsti dallordinamento per i debiti di valuta.


maggiormente

ridotto

il

rischio

di

Pare in tal modo

far

ricadere

sul

creditore/danneggiato il tempo occorrente per addivenire a una


liquidazione

giudiziale

debitore/danneggiante

del

la

danno
cui

obbligazione

incoraggiare
di

risarcire

il
per

equivalente il danno diventa attuale dal momento in cui esso si


verifica a procedere ad una tempestiva riparazione della sfera
giuridica

altrui

lesa,

senza

essere

tentato

di

avvantaggiarsi

ingiustamente della non liquidit del debito.


Nel caso di specie, considerato il tempo trascorso da quando il danno
si

verificato

(2006)

limporto

in

questione

viene

dunque

equitativamente liquidato attraverso una maggiorazione del 24% (3%


annuo, tale valore tiene conto dei tassi di rendimento dei titoli di
Stato, potendosi presumere che lattore avrebbe impiegato la somma
in maniera fruttifera ottenendo una reddittivit del denaro almeno
pari a quella garantita dai titoli di Stato) dellintero danno, cos
ottenendo un credito complessivo dellattore pari

3.199,00

(2.580,00 + 619,00).
Da oggi - giorno della liquidazione, coincidente con la trasformazione
del debito di valore in debito di valuta - alleffettivo saldo sono dovuti
al creditore/danneggiato gli interessi legali sulla somma di
3.199,00, corrispondente allintero danno risarcibile liquidato.
Casa di Cura Santa Rita (oggi Istituto Clinico Citt Studi s.p.a.) va
pertanto condannata a corrispondere ad Agostino Pavan la somma
complessiva di 3.199,00, oltre agli interessi legali da oggi
alleffettivo saldo.
4.

La domanda di regresso svolta dalla convenuta nei confronti dei

terzi chiamati non pu trovare accoglimento.


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Per il sorgere della responsabilit solidale dei danneggianti lart.


2055 c.c. richiede esclusivamente che il fatto dannoso sia imputabile
a pi persone, ancorch le condotte lesive siano fra loro autonome e
pure se diversi siano i titoli di responsabilit di ciascuna di esse
(eventualmente contrattuale e extracontrattuale), atteso che lunicit
del fatto dannoso considerata dalla norma suddetta, deve essere
riferita unicamente al danneggiato e non va intesa come identit
delle norme giuridiche da essi violate.
Se dunque per un verso non vi sono ostacoli al regresso nei confronti
di danneggianti per titoli diversi, tuttavia evidentemente necessario
che debba essere accertata la responsabilit di questi - per i diversi
titoli ad essi riferibili nella determinazione dellevento dannoso e, in
ipotesi, lentit dellapporto causale del singolo nella determinazione
del danno.
La responsabilit delloperatore sanitario nei confronti del paziente
con il quale non abbia

stipulato un contratto va ricercata nella

prospettiva della responsabilit ex art. 2043 c.c.


Si gi rilevato che non vi sono elementi che consentano di
ricondurre la

lesione riportata da Agostino Pavan alle condotte di

Giovanna Murru e Francesco DellAglio. Se per un verso emerso


che Giovanna Murru ha eseguito un tentativo di cateterismo nel
quale i ctu non hanno comunque ravvisato alcuna condotta erronea o
imperita -, con riferimento alla posizione del dr. DellAglio non vi sono
neppure elementi che consentano di affermare che questi abbia
concretamente tentato di cateterizzare sul paziente.
In assenza di chiari elementi indicativi della condotta colpevole di
Giovanna Murru e Francesco DellAglio, va esclusa la responsabilit

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ex art. 2043 c.c. di questi ultimi nella produzione della lesione


uretrale.
Quanto alla posizione di Nina Ruxanda alla manovra della quale si
riconduce linsorgenza dellutreraggia e la lesione uretrale non pu
essere trascurato che ella non esegu da sola le manovre per la
cateterizzazione
attore

di Agostino Pavan. Come affermato dallo stesso

fu loperatore socio sanitario che avrebbe gonfiato il

palloncino con forza eccessiva, provocando limprovviso riempimento


dello stesso che si trovava ancora in uretra anzich in vescica. Come
si pi sopra rilevato i ctu hanno indicato

il gonfiaggio del

palloncino come unazione che, combinata a una manovra insistita di


cateterismo, potrebbe aver causato la lesione.
Emerge dunque un quadro di incertezza in ordine a quale delle
manovre (se quella di inserimento del catetere o quella di gonfiaggio
del palloncino) abbia determinato la lesione.
In tale contesto non vi sono sufficienti elementi per attribuire proprio
alla condotta di Nina Ruxanda la responsabilit della lesione.

Del

resto la Casa di cura convenuta - sulla quale gravava il relativo onere


probatorio - non ha fornito alcun elemento a sostegno della specifica
condotta imperita o imprudente addebitata allinfermiera.
La domanda di regresso svolta da Casa di Cura Santa Rita nei
confronti dei terzi chiamati va dunque respinta.
5. Va altres respinta la domanda di condanna ex art. 96 c.p.c. svolta
da Francesco DellAglio nei confronti di parte convenuta, in
mancanza di elementi che consentano di affermare che Casa di Cura
Santa Rita abbia agito con malafede o colpa grave.
Invero il riferimento alla presenza e allintervento del dr. DellAglio
svolta dallattore nel proprio atto di citazione, poneva la struttura
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sanitaria nella prudenziale condizione di agire anche nei confronti di


questi.
6. Le spese di lite seguono la soccombenza.
Casa di Cura Santa Rita (oggi Istituto Clinico Citt Studi s.p.a.) va
condannata
limitatamente

al

pagamento
alle

fasi

di

delle
studio,

spese

sostenute

introduttiva

dallattore
istruttoria/di

trattazione. In considerazione della esaustiva proposta transattiva


formulata da parte convenuta nel febbraio 2014 si ritiene, infatti, di
compensare le spese riferite alla fase decisionale. La liquidazione
indicata in dispositivo e tiene conto di quanto concretamente
riconosciuto allattore.
Parte convenuta va condannata allintegrale rifusione delle spese
sostenute da Nina Ruxanda, Maria Giovanna Murru e Francesco
DellAglio, come da dispositivo.
P.Q.M.
il Tribunale, definitivamente pronunziando, ogni diversa istanza,
difesa, eccezione, deduzione disattesa:
in parziale accoglimento della domanda proposta da Agostino
Pavan accerta linadempimento di Casa di Cura Santa Rita s.p.a.
(oggi Istituto Clinico Citt Studi s.p.a.) nellesecuzione delle
prestazioni sanitarie rese ad Agostino Pavan e per leffetto
condanna

Istituto Clinico Citt Studi s.p.a. al risarcimento dei

danni subiti da Agostino Pavan e a corrispondere allattore la


somma di 3.199,00, oltre agli interessi legali da oggi alleffettivo
saldo;
dichiara linammissibilit delle domande svolte dallattore

nei

confronti dei terzi chiamati;

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respinge la domanda di regresso formulata dalla convenuta nei


confronti di Nina Ruxanda, Maria Giovanna Murru e Francesco
DellAglio;
condanna

Istituto Clinico Citt Studi s.p.a.

Agostino Pavan

a rifondere ad

le spese di lite liquidate in complessivi

2.024,00 (di cui 404,00 per spese ed 1.620,00 per compensi)


oltre rimborso delle spese di ctu - come gi liquidate , nonch
rimborso spese forfettarie nella misura del 15% sui compensi, IVA
e CPA;
condanna Istituto Clinico Citt Studi s.p.a. a rifondere a Maria
Giovanna Murru le spese di lite liquidate in complessivi

4.835,00 per compensi oltre rimborso delle spese di ctu - come gi


liquidate , nonch rimborso spese forfettarie

nella misura del

15% sui compensi, IVA e CPA;


condanna

Istituto Clinico Citt Studi s.p.a.

a rifondere a

Francesco DellAglio le spese di lite liquidate in complessivi

4.835,00 per compensi oltre rimborso delle spese di ctu - come gi


liquidate , nonch rimborso spese forfettarie

nella misura del

15% sui compensi, IVA e CPA;


condanna

Istituto Clinico Citt Studi s.p.a.

a rifondere a Nina

Ruxanda le spese di lite liquidate dufficio in mancanza di nota


spese - in complessivi

4.835,00 per compensi oltre rimborso

delle spese di ctu - come gi liquidate , nonch rimborso spese


forfettarie nella misura del 15% sui compensi, IVA e CPA.
Milano, 3 luglio 2014
Il Giudice unico
Orietta Stefania Miccich

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