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MASTER

N. GA TIVE

NO

91-80252-7

MICROFILMED

1991

COLUMBIA UNIVERSITY LIBRARIES/NEW YORK


as part of the

Foundations of Western Civilization Preservation Project"

Funded by

the

NATIONAL ENDOWMENT POR THE HUMANTTIES


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AUTHOR:

D'ANNUNZIO, GABRIELE
TITLE:

GABRIELE
D'ANNVNZIO LETTERA

DI

PLACE:

IN

VENEZIA

DATF:

1919

...

Master Negative #

COLUMBIA UNIVERSITY LIBRARIES


PRESERVATION DEPARTMENT
^ -

TT> -.^*-S^ *T**-WX%VVJ. V-^i\.lYl

Originai Material as Filmed

1/LlV^J CI

Existing Bibliographic Record

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ORIG.

08-20-91

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DATE

FILMED:

HLMEDBY: RESEARCH

ATC:
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EML:

D'Annunzio, Gabriele.
Gabriele O'Annvnzio Lettera Ai Dalmatit^h[ microform]In Venezia, i:bA. V.,}:cl919.

Di

^__

ILLAi

INITIALS

PTTR UCTIOM.g TNir


,

E-f?
WOOPHrH^^t-

NYCG-NS

Acquisitions

NYCG91-B75310
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Silver Spring. Maryland 20910

1 1

301/587-8202

Centimeter

12

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MRNUFflCTURED TO PIIM STPNDPRDS

BY fiPPLIED IMPGE,

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>

DI

GABRIELE D'ANNVNZIO
LETTERA Al DALMATI

IN VENEZIA. A. V.

MCMXIX

>

LETTERA

Al

DALMATI

f]

^1

DI

GABRIELE D'ANNVNZIO
LETTERA Al DALMATI

(^

IN VENEZIA. A. V.

MCMXIX.

"o

S7

A ERCOLANO
E

A GIOVANNI
SALUTE.

,.

^,.,

.^JJ

SALVI
LUBIN

VNDIQVE FIDVS
VNDIQVE FIRMVS.
Amici,
a parlare
gadi,

del

vostre

adont

alla

la

citt

deluse,

si

piccola

quella

solita

delusione

io

aveva

passione

tratto

ad

oratore assente

anteporsi

a quella dei vostri

r assente

Italia.

affron-

acqua

si

non

che

gente

pericoli dell*

1*

delle

meravigli e

curiosit teatrale.

per

venuto

Sala dei Pre-

costanza di Venezia

diceste

carit di patria

la

nella

voi

tare in piazza

ma

essere

lion

altrieri

quando

povera

la

la

alta

sua

parve

fratelli

per

LKTTKRA

DALMATI

AI

LETTERA

DALMATI

AI

l
Della mia ripugnanza a seimonare

una radunata

comoda, dopo aver tante

parlato

breve a compagni pronti

volte

ed esser

debbo

remissione

l'

mal

mentre

indifferenza,

colmo.

nel suo

presi

oggi trattare

guerra non soltanto

nostra

che

altro

Che

compresi

La

ed

rata

denti,

con

lenti

con

e senza

del

che e
la

regno,

la pi

mia pelle

dura,

era

volte pi dura.

posso scegliere

E
il

meglio

la

Quarto, quando

ci

la

armavamo per

me

senza

pu con-

la

massima,

della guerra

oggi

che

mio mezzo

sette

mai

il

mazia appartenesse
divino e
il

modo che
lont dell*

amici.

Mi

diede

pi forza queir ora di meditazione mat-

IO

figure

nostre

come
*'

la

il

mete
Dal-

per diritto

uomo che

terrestri

in

tal

stirpe vi riconosca

sua; per la vo-

sorte

la

le

per la grazia di Dio,

moltiplica la bellezza

delle rive inalzandovi

monumenti delle

sue glorie e intagliandovi

segni delle sue

pi ardue speranze.

Ve

ne

ricordate ?

Il

15

di set-

tembre, poche settimane prima della

del
sapete,

le

Francia e

la

ali* Italia

ciascuna

scolpitamente

io

mio

umano

quale foggia

toria,

lo

salvare

ultime e certe, io attestai

momento.

Voi

in

com-

silenzii,

di maggio,

Il

sien

lenti,

Se prima

mondo, quando fissavamo

denti e

compresa

lorda.

ne ricordate

gli

folta.

prima della guerra, due giorni dopo


sagra dei Mille

tinuare a vilipendermi in tutte le farmacie

Ve

clamori nella sala

la

canaglia paesana, lette-

illetterata,

applausi e

finita

che sieno lodati o disapprovati, non


ne importa.

non

miei

San

Giorgio, che non potessero darmene

non

loro, io

Con ben

con parole converrebbe

ma

partito innanzi

giustificarmi.

vostro vecchio oratorio di

tutina, nel

lastra

quando

Leone
di

di

voi

mi donaste

Curzola

marmo verde

Palazzo di

infissa

11

vit-

imagine
in

una

proveniente dal

Diocleziano

l'

in

Spalato, io

LETTERA

DALMATI

AI

quell' attestazione

rievocai

LETTERA

e dissi che

veramente in ginocchio avrei dovuto


cevere

dono per me

il

vamo

giurato

E
un

patto di guerra.

il

di

me

con

io feci e

atto

simile alla faccia

dalmatico su cui ave-

vangelo

di quel

ri-

divozione

il

quel

in

attira

davanti
;

domina
all'

dove

DALMATI

mi ritrovavo

evento,

altare veneto della

Dalmazia

Primate era per

riattestare

il

Chi aveva

riaperto

uomo

una

Nella mano di

intristita ?

pi grande

un

mazia

della nostra stessa aspirazione.

davanti

ali*

altare di

Zara

davanti

all'

altare di

Sebenico

di Spalato

davanti

ali*

altare

davanti

all'

altare di

Tra

Ragusa

all'

altare di

davanti

all'

altare di Cattaro

davanti

all'

altare di Perasto,

il

Carpaccio.

dov'

litorale

delle

anima non vede


Libro chiuso,

altari

latini

isole,

dove

la

sul

leggo

sgraffiato dall'

se

gli

Ma

apostoli

c'era

la

il

non

ora

Non

San Giorgio,
era pi San

pi

Non

e'

Non

ma

e'

e erano

Orto.

nell'

e T angoscia di

solitudine

era la solitudine

preghiera dell* anima tradita

della

vostra.

Ditelo laggi, quando avrete ripas-

il

unghia del

nessuno.

suo leone.

Cristo vegliante,

nostra

innanzi

c'era

ad doi mentati

del

la

primo,

e' era

suo cavallo.

sato

il

mare.

piccolo

l'

oratorio

dei

Dalmati, quasi un cofano di legno bruno

Leone.

Ed

il

forza

creature mute di Vettor

le

Non

Gerolamo, e

gli

tutti

gnato d' un pianto che non s'asciuga


davanti a

Non

c'erano neanche

republicano ba-

gonfalone

giunto

dell'officio.

davanti

sepolto

Ero

umile

santa

porta

la

presso la riva

giorno, davanti a tutti gli altari di Dal:

che

interiore

fatalit
l'

diritto divino.

fedeli fecero

pura,

da quella

gnato

tutta

Al

ecco

che

l'

12

altrieri,

accompa-

ove

sia

rimasto un che del tesoro scom-

13

LETTERA

LETTERA

AI

E
dello

splendore partito.

sopra

L' avevano spogliato

e serrato, sotto la

di

un che

parso,

vano disertato e dimenticato.


cos

nudo e

era

solo,

Ma

certe ferite, che

come un

sotto

gli

corpo umano potesse

porta,

il

le

potenze

inginocchiatoio nel mezzo,

con davanti un

libro aperto

gina era V antifona '"Ne

Ma

vedevano

fanti

si

dissetavano

diversa
lo spirito leggeva una lettera

Reminiscere, Domine, delieta nostra et


ti sovvenga, Signore, dei
delieta eorum

14

capo scoperto.

e non

somigliava

a quelli che

e trincee con-

color

di

dissenteria

che avevo
a mezza gamba, a quelli
Chiesa di
nella
sopra la paglia

veduti

Doberd

coricati presso

luogo

dei

chiati

gli

l'

altare

arredi stavano

sacri

dove

ammuc-

morti.
elmetti e le scarpe dei

Chi r aveva mandato?


sacrifizio

11

per
rosso

me

in

quel

dell' unica

nostri e dei lor misfatti.

avvolto

e rimase immobile

le braccia.

belletta

nella

e nella pa-

reminiscaris....

aperse.

talvolta
del Carso, a quelli che
e con
bora
la
con
soltanto

ai

fino

invisibili.

C era un

l'inferriata,

si

fitti

una gocciola? Tra V altare e la


martirio della Dalmazia gran-

deggiava come grandeggiano

povero

un

avevo veduti per doline

in

s'

fante,

Adriatico,
lo scirocco dell'

cos
dare tanto sangue. Tanta anima m
AdridelP
amaro
V
Tutto
spazio
poco
annega ?
atico non nel sorso di chi s*

non

porta

la

aveva una cicatrice nella fronte

un giorno, davanti a
il

quando

nella mantellina bigia

un sentimento
un* anima che
d'
pieno
Era
limite.
senza
non limitavano le mura. Combattendo
meravigliammo

ciborio ebbero

Entr

al-

petto quadro in cui viva

ci

cuori votivi d'argento sospesi


un gran palpito

il

luce

minaccia delle distruzioni notturne. L'ave-

trieri,

DALMATI

Al

DALMATI

soffitto,

eucaristico

punto.

lampada,

principiava
dal

vetro

sospesa

parve traboccare nel silenzio

sangue luminoso.

15

al
il

Di

LETTERA

DALMATI

LETTERA

AI

esso era

vestito

gli

paramenti ricchi

Ma

uno

il

dai canonici

rito

svolse.

si

sopra tutte le parole io non

non

tenni nel cuore se


disse

messi

furono

di voi,

il

messo

di Trai, piano,

accostandosi. "Il cipresso nella fenditura

secco, su

Ma
ritenni se

"

Mea

culpa.

parole,

io

non quelle del rimorso d*

mea

culpa,
11

,,

di terraferma.

la porta

sopra tutte le

culpa,

non

Italia.

mea maxima

Patriarca e Primate le profer

con cos gran voce che risonarono nel

Voi

eravate

negli occhi.

confermato.

Il
11

pallidi,

con

un

velo

diritto divino era stato ri-

senza

nome

tente mallevadore.
gli

il

pi po-

Devoto come

lui,

io

mati,

in quella piccola chiesa dei

come

nella

chiesa

16

di

altare per noi

1*

superstiti,

arredo.

Ma

lo

gravavano

le scarpe dei morti


cati,

scrostati,

grigi

come

la

V un

forati,

macero di sudore,

intriso di

scarpe eh' eran rimaste

ammacV

su

altro,

cuoio dentro

col

cenere,

elmetti e

gli

elmetti

gli

sangue

le

piedi per giorni

ai

e per giorni e per giorni in fango in polvere in sasso,

per

dai

tirarle

e furono

rotti

piedi freddi
;

legccioli

allineati su

le spoglie

del capo

e dei piedi, ch'eran servite ai vivi per an-

dare pi innanzi e per morire a

E, come
gli

altari

chio
e*

il

di

su

quelF

Dalmazia era

peso del

erano anche

le

lor volta.

su

tutti

lo stesso

muc-

altare,

sacrifizio

spoglie

cruento.

di Francesco

Rismondo, non sceverate perch itaHane

ero testimone incorruttibile.

1^

diveniva

giaci gho di feriti

divenute

muri

non ebbe pi candellieri n palme n


ciborio n ampolle n messale n altro

Primate aveva ripreso pos-

sesso del suo dominio spirituale. L' umile


fante

l'odo della sepoltura

e nell* avvenire.

passato

presente nel

lungo

ri-

che mi

quelle

altre chiese diroccate dalla

nelle

battaglia

non della sua porpora, quando entr.


Poi

come

Primate e

il

DALMATI

AI

Dal-

Doberd,

nell'offerta

italiana al

Dio

giusto.

E, come su V altare carsico

17

in vista

LETTERA

del lago torvo, sola


sola

zione,

le

Tragedia abbattute o

Chi

tua

della

ascese

fermamente
!*

ascendi

il

settembre

Chi per anni ed


la porti ?

Chi

come

calvario

il

era

suo grande

soffio,

il

l*

altrieri,

C era

fondo respiro, che moderava

C era

sua figura

soltanto la

le quattro pareti ignude.

lito.

il

il

suo pro-

vostro ane-

suo inflessibile sguardo, che

causa avesse avuto bisogno di ricon-

non avreste potuto attender-

vene una pi
oratorio

alta.

L'

altrieri

nel vecchio

dalmatico di San Giorgio sorse

18

di

dissenso, di

da ogni errore

la ripeto alla vostra angoscia.

io

me

in

un pegno che

con

me

ripetono

la

per

combattuto

hanno

che

lutti quelli

non pu essere

ritolto ai

dal vinto.

vincitore

miei compagni abbiamo com-

tra

Ditelo laggi, quando avrete ripasdolore


sato il mare. Se davanti al vostro

sacrazione,

pu

bestia non

La promessa

da ogni

di l

da ogni inganno, di

Io e

arrestava le lacrime nelle vostre palpebre.

la

La

prevarr.

tu

Antonio Baiamonti, che vedeva sul


suo passaggio le donne inginocchiate e i
cammino.
fiori del vto sparsi sul suo

e* era

e'

Non

prevalere.

Non

pi diritto che la

tro la bestia difforme.

port la croce della

Spalato come tu oggi

tua

della

Ercolano

terra,

DALMATI

lancia dell* eroe cristiano appuntata con-

distrutte.

Salvi, port la croce ?

anni gloriosamente

imagini

AI

di volont

un ardore

era la Sesta Sta-

v'

tutte

fra

LETTERA

DALMATI

AI

quel pegno
il

quel pegno dichiarato, per

per

battuto

nemico, posto

posto

tra

posto

consentito,

noi

tra noi

1'

tra noi

Austriaco,

queir accozzaglia

di

Schiavi meridionali che sotto la maschera


della giovine

libert

bastardo mal nasconde

sotto
il

odioso seguitando a contenderci

con

le

nostre sole armi e

sola passione

nome

un

vecchio

con

ceffo

quanto
la nostra

riacquistammo e vogliamo

tenere in perpetuo.

19

LETTERA

per

dico,

Io

Piave, che ogni

il

combattenti

port in tutto

la

che per noi nel delta del Piave


le
t

sabbie e

erano

quando

che

come Andrea

eroe puro

e'

Bafile

un

ne pren-

deva un pugno per comunione,

prima

credeva di comu-

di offrire la vita, egli


I

nicare con tutta r altra sponda lino al pi

Che

ragone delle

Chi

miracolo

al

volont eroiche

diritte

dei

di

porto.

il

Premuda,

s'

Perci dico e attesto che ciascuno

toria.

Spingeva

la guerra.

spirito di vit-

guerra per vincere tutta

la

mete sempre pi

le

Ogni morte era certezza. Per


offrirsi intero, non bisogna dubitare. Chi
tutto si offerse non mai dubit. Dubi-

lontano.

tarono

che

sedentarii

non

era

e corsero al riparo,

menomazione

non

se

poretto,

Chi oper
impadron

il

di
la

rugghio del Leone

20

Faceva

Chi vol primo su

il

uno

di noi portava in s

rinnegamento. Nello stesso buio di Ca-

baia di Teodo, credette di svegliare tra

Risano e Perasto

Dal

pa-

V inferno di Pola,

sfid

Italia

riempire

Londra.

di

cie sempre.

stra,

Chi

Quamaro

il

volle

principio alla fine, io fui di quella spe-

sero

Patto

lacuna del

and sopra Trieste pas-

tutto Tarcipelago.

Ir

la

viol

Buccari,

di

nella notte

DALMATI

AI

Chi

aspetta.

ci

fuoco e fuoco, prese possesso

di Trieste.
stagg per

segreti

paura intempestiva

di noi

tra

espedienti della fede

trattati laboriosi

sando

hanno

valore

fiacca e della

labirinto di Cattaro.

del

nascosto seno

11

che

tritumi di tutta la spiaggia

d' oriente,

latina

Io dico

mare sino a Otranto.

nostro

del

del loro preziosis-

stilla

la corrente

simo sangue

LETTERA

DALMATI

AI

"
la

Anche

la

non

si

smarrirono. Dis-

questa una vittoria no-

dodicesima.

dici volte

fedeli

Italia

Ed

era vero.

aveva vinto

dodicesima vinceva s

il

Un-

nemico,

stessa.

la tredicesima fu la vittoria solare,

in cui ella rinacque eroina col suo


rinato, eguale

interprete.

alla
la

lode del

suo

pane
primo

quattordicesima

21

fu

LEFTERA

la

esemplare e sovrana,

vittoria

vittoria delle vittorie

che scindeva
tronchi

LETTERA

DALMATI

AI

cuneo

il

di

convulsi

crollo d*

il

dispersione

la

Roma

una men-

Pabbattimento di un

impero radicato nelP ignominia


;

la

dura forza nemica in due

la

zogna formidabile

nace

fu

pi te-

una mostruosa

di

L' halia

doveva dire

vincitrice,

emuli

agli

tuttora in armi

"

sacrifizio.

Volete pesarlo

non

d'esser pesato.

vittoria.

patto.

non

Volete misurarla

Se questo

ecco

ho combattuto
pel

sola,

fatto le

volte.

E
il

Ma

la

mia

supera la

il

vecchio

sola,

diritto,

mio

di-

pel quale

pel quale ho patito

quale sola ho interamente

mie forze e

il

mio coraggio

ri-

tre

nettamente,

disciplina,

mio

Bebie e dalle Alpi Dinariche, che contile Alpi Giulie. Tutta quella banda

nuano

origine
di paese, che fu costantemente di
appartiene.
mi
italiane,
di essenza

Le

antiche persecuzioni dei sopraffattori


nuove falsificazioni degli

dire V halia

composta

compatta nella

22

vinci-

nella

sua

usurpatori vinti

Invece

mio

V amore

Ecco

assorbito dal

mio

Questo doveva
tnce,

Ma

il

oggi valga o non valga,

importa.

Ed

ritto.

Ecco

come supera

misura,

vostra

11

segnato dalle Alpi

fortunati e le

compagine.

soffre

confine a oriente

"

conferme.

sue

nelle

concisa

DALMATI

Al

sua

volont,

non contano.

uno spettacolo

assistiamo a

miserando. Sembriamo quasi oppressi dal


nostro trionfo.

coi pericoli della

chi vuole spaventarci

affrontato e soverchiato tutti

biamo

ab-

noi che

vittoria,

pe-

Ecco che non facciamo se non


ricoli.
" con la lingua che pare man
cianciare
Mendichiamo

tesa .
bitro.

Celebriamo

il

sorriso dell* ar-

Mettiamo

quel sorriso indecifrabile.


di un' ospite

le

mani

di

Roma

Ma,

se

graziosa la

oro

ristampata in

anche una volta

la

perch trascurammo

23

tra

Lupa

massiccio.

potest uni-

versale riposta nella tasca


sofo,

denti di

trentadue

di

un

filo-

di ridorare

in

LETTERA

Marco Aurelio

di

lauro e

Ma

ucciso

civiche,

eque-

offre

al

che

visitante

V uomo dalla colpa


nelle

di

di

*'

quel

cittadino oggi

che tentava di strangolare con un


la

temibili

Patria perplessa

egualmente

r interno.

lo

abbiamo incalzato

Abbiamo
alle reni,

lo

vinto

il

V estemo

nemico estemo,
con

la

baionetta

abbiamo svergognato e

sfatto.

Ed

ecco

viso

suo

odio, e ci vitupera, e e'

razzamaglia

si

risorge,

ci

di-

sputa in
ir-

dichiara inconciliabile, e ripi-

24

anima, a

una

eh'

ebbe

feroci

villani

presso di noi mallevadore un mozzorecchi

commerciando

almeno
dosso.

scrosciante

la

spazzare

dovesse

togliergli

vini adulterati

ingenui.

clienti

Pareva che

pi

vecchio boia lab-

La Patria tuttora perplessa ?


Avevamo due nemici egualmente

ride,

ne, la nostra pi gentile


di

dolorosa car-

pi

nostra

la

sacrificare

e truffando

capestro prussiano

il

biamo averne paura e che necessario

era nella stanza recondita quan-

do entr un pessimo

ignobili,

c' chi vuol persuaderci che dob-

arricchitosi

pernicioso
,,

dissensioni

fratelli

DALMATI

Al

contenderci quel che a noi spet-

glia a
ta.

quel ramoscello di mirto,

atto a purificare

brone

la statua

mirto nati nella polvere della

il

grandezza.

avere

LETTERA

custode geniale del Fro

Il

di stirpe veneta
il

DALMATI

con oro di dollaro

gloria
stre

AI

nemico

il

rompergli

fiato

il

vittoria

interno

il

Invece egli pi nocivo

di pri-

ha

la cera

prima odioso

ma,

pi

dell'

omicciuolo

di

confessore

dei

tali,

confida

suoi

Ada

dabbene,
nuovi

gazzette

alle

si

principii

dichiara

immor-

forestiere

parla un linguaggio

apostoli,

struttura novit e profondit ga-

che per
reggia

con quello di Ernesto

Moneta

Cos r
del Vodice,

Piave, r

Teodor*

buon anima.
Italia
l'

Italia

del

Italia

San

del

di

Premuda

25

Michele e

Grappa e
e

del

di Pola,

LETTERA

Al

paziente ed eroica,

Italia

LETTERA

DALMATI

Italia

terra sazia,

del

Italia

pi

perspicace degli uomini che


pi

grande

guidano,

la

che

ricurvata in quella

vorace,

tanto

non

fu

delle

mai

il

tanto

non

stirpi

fu

delle

selvaggio,

si

la

sprofonda

quivi la libert dell'

mai tanto veemente.

di fraternit

che

tiamo

scabri e allude

hies.

Cos

La
smessa

la

all'

fame.

parlano

il

abnegazione

Improba

il

denti

la

di

sotto

bene

vittime,

essersi

altrui.

sembra aver

26

il

'*

quella

umanit

il

Celta

bianco pelo mal dissimula

esercitata

essi

belluina,

mascella

senza misura

Anche

tra-

virt

oggi,

suoi ferri

r orgoglio

di

sua porzione

la

dopo

27

tanto patire, la
stirpe

e divorano insaziabilmente.

sua fame alle genti. E, se la

poi
nella nostra carne viva e di tagliarsi

ventris ra-

saziata

leva.

tanto

prodigio.
egli

mentre premedita di mettere

con

dopo

si

offerta,

vecchio chirurgo di Francia,

che

sen-

sacrifzii,

peso mor-

il

vasta sar V

carnaio

migliore e pi felice verso cui sospira

.
terra,

ingrassata

nuovi

parola passa tra

la

Hanno

Anche quando
di

il

anima

pi alto sar

Alludeva

Al-

penso

fermenti su-

Quanto pi

rivali siciliani.

uo-

spazii mistici

Dove

Dove

si

'*

stragi,

gli

nascono

tale,

Ecco che cari Alleati nell' abbracciarsi


come fanno
si mordono forte V orecchio,
i

guerra prepara

dissolve, quivi

blimi.

brame

dramma

il

ali*

nel principio:

per le apparizioni ideali.

intorno a noi la vita non fu mai

contrasto

lupo

sia

l'annunzio delle pi larghe

umilt acre ed arida dove per cinquanta


anni vivacchi con rari e vani sussulti.

Ma

mio nome, disse

il

pura

delle sue fortune, pi


glorie,

sue

delle

e pi

forte

V uomo sembra insaziabile.

mo, la nazione alla nazione leonessa.


Un mistico della guerra, che porta

trieri

DALMATI

E, se pur r uomo non

alpiccolo fante invitto, di quello che V


senza
nel vostro oratorio pregava

inginocchiarsi,

AI

La

trionfano
forza che

^J^^-'s^ss^'--^

"1

LETTERA

ha sanguinato

LETTERA

DALMATI

AI

pi temibile.

la

bastano quattordici punti a

che

Non

ricucire

gli

La

r uomo non
alla

scuotere

sopra

capo e

il

non

se

pi lupo

sia

non

ali*

uomo,

la

denza

popolo della

pi risoluti e

premurosamente

inebriato

tutti

suoi

sue fan-

le

per

sopravvan-

da

parte

popolo

minata appena
gue,

dei
la

cinque

sua

e noi ci

28

bisogna

di

serriamo di

dunque

KW)

air Austriaco

le

pru-

la

mortificazione,

la

mani sudaticce

sotterranei

di

museo

seimila cannoni

paesani,

gli

quali

In

appartati

scapito

dei

ultimi cinquecentomila

pri-

ingrassiamo

porcili

noi,

gionieri di tutte le razze ?


In

sciamo

quali

noi

sono

quali
pasti,

asili

inaccessibili

cimiteri

abbandonati
pi

del

belli

sen2a

nostri

mondo

dissecchiamo

luce

la-

morti,
In
i

ter-

san-

riapre le fauci per divorar quanto

pi possa

tolti

che

per lasciarlo trascorrere.


Il

frega

nuova ricchezza.
modestia

la

rinunzia

In quali cupi

pi spediti; e noi

facciamo

ci

predica

abbiamo noi nascosto

tutte

rivincita,

passo

il

ci

la

si

noi vogliamo accovacciarci nella

accelera
i

af-

sotto la specie delle idealit eterne

Chi
non

pennacchi, riaccorda

zare

ter-

massimo dei suoi

nei le fonti della nostra

Quando

nazione sar e dovr sempre

di vittoria, ridona al vento

fare,

il

e noi gi lasciamo intorbidare dagli estra-

Io splen-

incessante.

lotta

nostra solitaria pecoraggine


11

stellata

,,?

essere leonessa.

alla

aver condotto a

di

mine r ottimo e

" fatale su-

la

intorno

bandiera

della

non nasconde

fari,

civilt

della

nazione

noi

fine

blime insania

dore

popolo

Il

Dobbiamo

la cintura

nostra sobriet.

squarci.

gemere senza

punto

altro

DALMATI

AI

qual-

nostri invalidi,

tare se

che non

si

non per dar pi

Perch,

fra

lasciarono pofrutto ?

tanti cialtroni

29

e ciarloni

*,~- *

LETTERA

LEFTKRA AI DALMATI

che ingombrano
**

ziosi

E
sta

e le piazze,

le vie

facitori della

Parola

r annunziammo.
" facitori
1

qual pace finalmente saj impo-

gallica ?

la Parola d*

britannica ?

parlare

stelligera ?

tale

Miserare nostri.

Ebbene,
ripetere

Basta

no.

Se

vecchio

,,

poeta

scritta

non per que-

storia

terrestre

umana

pu

non

gue infinitamente pi largo e pi severo


di quello che sgorg a

ferrea della volont.

Calatafmi

Fra

if

Italia

delle nazioni

e vittoriosa

vittoriosa, la

sue alpi e nel suo mare


la

sola

che

le

Abbiamo
grande

Italia.

su

vittoriosa

nemico

sul

pi vittoriosa

la

stessa

che

quel

avr

nelle

pace romana,

Vogliamo

per
1*

la

pi

Italia

pi

^ande. Dico che abbiamo preparato


spazio mistico

per

la

30

sua

lo

apparizione

di

cabile a sollevarsi

ripetere

il

Quel che
domandato

in-

della

nella

di

il

sul

fu

da

nuovo da
infati-

suo travaglio

bando sonoro che


la

suo

bocca

appresta V Operaia

percuota in tutta

convenga.

combattuto

si

dare

antico

di

Gtoservare e quel che

acquistare,

sublime

non

ti

L*

splendore

affermazione

Rinascimento.

il

oggi

suono vero e intero se

Milazzo.

lo

sopra un culmine

Ma

esso risonerebbe sopra un san-

sia

orgogliosa,

pi

la

della vita, di tutta la vita,

superba

giovasse

un

di

Ah

sto...

eguaglia

la

sape-

,,

quale

pi luminosa del

la

materno,

della primavera

grido
senz'armi, T abusato "
il

Italia

che non

Parola

fosse

noi

quale

alfine

della

quale

vano e sanno

a noi poverelli di Cristo ?

Pax
Pax
Pax

L'attendiamo

ideale.

silen-

non passano ?

,,

DALMATI

AI

si ri-

conca mediterranea
detto,

quel

che fu

negli anni dall' obbrobrio fan-

goso, oggi ridetto, oggi ridomandato


nel!'

empito della

vittoria.

-- 31

'

LETTERA

Vogliamo
il

AI

DALMATI

istituito

per

la

LETTERA Al^DALMATI
nazione

sentimento della grandezza.

Non

inevitabilit

della

nostra

dobbiamo oggi

tante

avver-

alla

grandezza

sioni ?

r esperienza,

Affermiamola, esaltiamola. L*

Ci balzava

cuore

il

Italia

qual

creatrice

nucleo

fondo

inesausto

fosse nella

di

nostra

energie latente

di

sasse a

vero insuperabili

vi

si

Pi

su

qual

addenvita

la

al

dair

cuore

ci

esulta,

somma

di

sforzi

il

la

Italia

ereditarii

le

sorti

d*

un paese

matur con tanto vigore

falsi

lusioni,

comunali

libert

si

nuovi principati e di contro

che

ridico

10

biade

di

Solstizio

sempre

metodi

ma

for-

scolastici

32

che

in cui fiori
la

scienza

non fondata

e su puerili

su la realt viva, su

stino.

eroi,

tra
fra

s'infiamm

la

mare e

il

tutte

le

Madre

questa

questa

vi-

l*

alpe,

genitrici

il

di

del

guerriera

dominio morale sembra

il-

pi

tristi

ma non

mere

ad onta della

di stato, l'arte di governare

su

statuali,

quanto allora che

servaggio straniero

se

per la sola virt propria

istinti

inettitudine e della cecit di coloro

guidano

uomini

nostri

sione magnifica del Machiavelli.

11

dei suoi

studio

e delle loro

istituti

ha pur

grembo

pi fecondo.
oggi

consideriamo

si

caduta delle

la

potenza

terra,

perpetuamente

ristorare

pur
senti-

consunta.

quell* acuto

analogie e dei loro rapporti, onde par-

costituirono

talvolta,

quando

negli anni della bassezza,

nita

su

degli uomini e degli

tanto nelle republiche

grande, e vuol essere pi grande.

vamo

SU

errori

distruggere

il

dissi nel
*'

Ella r artefice chiara delle

trover

8*

grandi

la

lei

versa e incandescente

in lei

quel

lotta

silenzio dello spirito.

confuse. Soltanto in

fatti,

suo de-

suo genio.

Ripeto nel fragore della


che

il

potranno oppri-

conii

della

33

di-

nuova

vita

perfetti.

imprimeranno vive

stirpi

materia

Soltanto

ancora una

LETTERA

volta

forme ideali

le

che

DALMATI

AI

ed

LETTERA

Quel che

tando e avanzando in
e provando tutte

le

tutte

lot-

direzioni

Roma

rischi

com-

e foggiando strumenti sempre pi

ossi,

non

convergere

umano

natura nell'

spirito

ella

ancora

quali

continuo

di

alla

affronteremo

in ciascuna

della vittoria.

Per questa divina Patria abbiamo com-

tere.

dato

Per questa vogliamo ricombatchi

si

oggi

la vita,

ancor

rammaric

gettare

non averle

di

rallegra di potere

si

battaglia

nella

Non

gli

lo e

pi

essere

mano

di

italiani

una

Italia

ram-

mollita dai fomenti transatlantici del dottor

Wilson e amputata

34

dolce Isola che

dnti.

dopo cento

nunzio

lanime

perch

sopruso.

landino

in

il

di

nostra
all'

an-

podest pusil-

suo

mostrava di acconciarsi
suoi

pampini

perpetuo,

la

inghir-

suoi peschi e

facciano in ogni pr.n-

suoi mandorli le

cipio

la

sollev tutta

si

uccise

primavera una veste pi bella

della sua veste

veneta per

che,

anche dopo cento vent'anni,

dalla chirurgia tran-

salpina del dottor Clemenceau.

congiura

e con la lama fra

nazionale

vorremmo

sar neces-

nuova

trattato dell'Orologio rinnovi

il

resta.

miei compagni non

non

contro di noi, sotto altra specie, l'infamia di Campofrmido. Sia benedetta,

al

quanto

Se

la

possibile

vent'anni,

battuto.

"Non

baratti,

maniera degli Arditi, con una bomba

guerra e nel giubilo

nella violenza della

bilance

false

le

sario,

offrir

le

dovranno mirare

quali

zate

di

banchi! Spez-

della

come esemplari ai
dovranno confrontarsi, come segni

una volta

ai

tutti gli spiriti

tozzi,

non cenci, non

Bastai Rovesciate

truffe.

plessi per

popolo

gridato al

fu

una sera di tumulto, vale anche

in

per oggi, ancor pi vale per oggi.

forze in tutti

le

DALMATI

uomini

agli

sviluppano freneticamente

si

AI

marina, e la sua grazia

secoli dei

passisca giammai.

35

secoli

non ap-

LETTERA

LETTERA

DALMATI

AI

So, amici, qual fremilo questo

cordo

susciti in voi

dei vostri

Dalmazia

fratelli

ciascuna

in

foca

come ciascuno

e so

Tanto

ri-

questo

di

ricordo istriano.

Come
di

col favore

tentarono di frodarci

Pola

in

preda navale, sar nello stesso

la

terre son terre.

abbandona

la

Le

Un

sua

come

vuole

una gente che


a

aiutarvi

per

Ma

Italiana-

air immondizia croata nella

far

vomito funebre

di questa

gente

ve

n'

amicizia

io,

per me, come tutto

An-

'v

vinetto,

dalla

la

offersi,

la

mia

fin

alla

vostra

da quando,

gio-

abbagliato per la prima volta

fui

faccia

nea come

austriaco.

convenienza

ogni

causa che

di Trai a

la diletta

me

delle

consangui-

mie

sorelle

mia madre.
lasciata nella casa chiara di
eguale,
in questo sono il vostro

di l dal-

l'Alpe come di qua.

Scongiuriamo

ogni
oggi pronto a sacrificare ogni amore

V abbondante

de-

luogo

Loggia dei

dell* avvoltoio

il

latina

per allogare nel vestibolo

del palazzo di Diocleziano

Leoni delle vostre

ne rame se tutto non mi fu preso me


io sono
vergogno,
marico e quasi me ne

magistrati veneti e nel Battistero di

drea Alessi,

N, quando giunge

sciagura fraterna.

lascia la

chiama

si

morire

da

Esorcizziamolo.

mente, romanamente, voi volete piuttosto


morire.

volle

delle pasque veronesi.

mone

navi son navi, e le

terra

non

chi fossero stati portati via,

porte marine possa tuttora covare

popolo animoso non

nave un equipaggio mercenario.

cavalli assenti,

sueta, pensa che nei

fa-

vorita la frode ch'essi tenteranno sopra la

costa e le isole ?

insolenza cond* oltremare la fama dell'

nostra

modo

questo dolore

anche

or cento vent'anni.

Schiavi misti

gli

San Marco

ricordarsi

occulto o palese

una nazione alleata

benedetto. L'altrieri, volgendosi a cercare nella faccia riscoperta della basiUca

sia

citt della

sia pari alla fierezza di

DALMATI

peso del dolore che sof-

il

collera.

la

AI

36 ~il

37

LETTERA

come
mi

1*

fra

altrieri

DALMATI

un

altare e

LKTTKRA

una porta

eguale del piccolo fante

1'

sentii

AI

il

Mi

con un

avrete con voi fino alV ultimo.

che

voi sapete

Or

cosa io intenda con

fossero oggi con voi

Cos

che non

che mi

piaga

italiano questa

fio

deve

disperdere

dell' adulazione,

un popolo

mio

per

sollevare

Chi

vive,
gli

vi

tradisce,

mano

al

voi

siete

uomini sanguinano,

le pietre

tosa.

creature

Se

mitti

mai

38

Vi

re-

Vi

di

'

e a perire.

orrore
schiavi.

Vuol coronare

il

. Delitto

del

inespiabile.
purifcario,

Fro.

i^

Uccide

nessuno degli

che

mortali e degli iddii eterni

'insigne

vinto,

voi e la speranza.

quella

sun mirto a

pochi giorni, nella nobile Al-

vi

senza scampo.

Uccide

in voi

rendono

il

terraferma

morte onvostro lungo martirio con una

r anima.

missa, minor sorella di Spalato,

vi rinnega,

servire

spinge in un

rinnega, chi vi ripudia, chi

che

di

Vi

condanna a

che vuole e sa an-

Ca-

in vista del

cancellatore e al carnefice.

fa schiavi

sa

un ospite

la violenza

e fucilato nella schie-

Italiano

dunque

Chi

T intrepidit di

genti e citt, uomini e pietre ?

Or

solitario

come

mare e dei Forti


contrassegnati dal Leone.

sof-

dietro

alato.

una barca e condotto

in

stello a

cora vincere.

vi

**

della mendicit e

Legati

vittorioso

na

medicata se non

essere

le larve

Capi e dietro

un luogo

brucia e

dalla giustizia. Cos potessi col

in furia,

Leone

in
verso Castelnuovo per essere sbarcato

imprimere in ogni cuore

io

il

con T astuzia e con

messo

lurido,

croato

pochi giorni, in Cattaro,

sorpreso,

gli

risoluta e aperta.

una unanimit

Italiani, in

Cos potessi

tutti

le

ferraccio scarpello

leale fu

questa promessa.

il

bugne del muro

come una scimmia

veneto,

lenzioso.

nostro nemico vinto,

s'arrampic su per

si-

DALMATI

Al

Non

vale nes-

neppure quello

Quando
39

uo-

uccise

il

probo e

LETTERA

prode uomo del

LETTERA

DALMATI

Al

che

nella stanza dell' arbitro, son certo

ramoscello

come

dissecc

si

Seguitando

per entrare

fratricidio fu

il

con voi

il

di

fico

si

forse

DALMATI

mia vocazione,

non

dir che

fu scritta su

Giuda.

la

AI

io
la

io sar

solo.
vittoria

d' Italia

V acqua.

Dalla Dominante,
custode del Fro e del Palatino

11

in cui

Boni, al tempo tristo

Giacomo

augusto,

croll

campanile di San Marco,

il

volle caricare

tritume dei mattoni ro-

il

mani e dei calcinacci veneti


ta

in

una pea-

e dalla laguna usc nel nostro mare

mezzo mare

asservito* e nel

anelli

gitt

che andasse a

rico solenne,

il

ca-

ritrovar

gli

sommersi dei Dogi.

Dalmati

compia

- e

V ingiustizia

se

fedeli,

nostro

il

r ombra imminente

voi caricherete
rottami

coi

anche

vi

voi nel

amore disperato
a picco, voi e

profondo

ribaditi

delle

imbarcherete con

gloriose,

uscirete

le

e vi

lascerete

reliquie,

liberi tra

40

le

pietre
essi

mare del vostro

nostri morti,

ma uomini

si

Dio ne disperda

vostre barche

nel

nel gennaio del

andare

per ritrovare

non pi
uomini

servi
liberi.

1919,

Il

MEMORABILE.
Quando

Dalmati di Perasto sep-

pellirono con lacrime

I!

virili

il

vessillo di

San Marco sotto il loro vecchio


il Capo della Comunit cos disse
var da nu

nostri

fioi,

**

Sa-

storia del

la

V Europa, che

zorno far saver a tutta


Perasto

altare,
:

degnamente sostenudo

ha

air ultimo r onor

onorandolo co*

fino

Veneto Gonfalon,

del

sto atto

solene, e depo-

nendolo bagna del nostro universal amarissimo pianto ...

Per 377 anni

fede, el nostro valor,

per mar e per

ha chiama
quelli della

nostre

l'

la nostra

ha sempre custodo
per tutto dove ne

terra,

so nemici, che xe stai pur

Per

377 anni

le

nostro

sangue,

le

Religion.

sostanze,

el

nostre vite le xe stae

sempre per

ti,

San Marco, e felicissimi sempre te avemo


seguita, TI CON NU, NU CON TI;
e sempre con ti sul mar nu semo stai
illustri

e virtuosi. Nissun con

^,

43

ti

n*

ha

visto

scampar,

nissun con

o paurosi

n*

ti

ha visto

,,

Nella battaglia di Lepanto


dici

eletti

San Marco
tutti

quin-

a custodire lo stendardo

di

capitana furono

su la nave

Dalmati di Perasto.

Dei quindici
armi

vinti

in

pugno,

Sebastiano

otto morirono
sotto

Venier,

con

sacri occhi

difendendo

le

di
in-

segna della Dominante fino alVultimo,

u
t

f
^-^

>

"iig^r-isSii*

- ^f^^

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A CURA DELLE
'TRENTO

TRIESTE.. E

ASSOCIAZIONI

-DANTE

ALIGHIERI..

GAYLAMOUNTJ
PAM PHLET BINP
Syracuse,
Stockton,

COLUMBIA UNIVERSITY LIBRARIES

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