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Grandezze vettoriali.
Definiamo vettore un qualsiasi segmento orientato dotato di modulo, direzione e verso del tipo
= + + , costituito dalle componenti lungo i versori degli assi nello spazio tridimensionale.
Ancora, una riscrittura di un vettore tenendo conto delle componenti = () + () + ( ) . Si
tenga di conto che si definisce versore una pura direzione orientata di modulo unitario, data dalla
formula
= || da cui si capisce, per formula inversa, che un vettore pu essere riscritto come lo scalare
autovalore del suo modulo moltiplicato per il versore dellasse, dove per modulo di un vettore si intende
il proprio spazio normato, espresso dalla notazione || = 2 + 2 + 2 .
Nel calcolo vettoriale sono valide le seguenti propriet:
1. +
= ( + ) + ( + ) + ( + )
2. +
=
+
3. ( +
) = +
) =
)
4. ( +
) + = + (
+
+ ( +
5. = + +
Il prodotto scalare unoperazione vettoriale che da due terne di numeri in arrivo ha come
immagine un solo scalare: corrisponde, dati due vettori, al prodotto del modulo delluno per il modulo
della proiezione ortogonale dellaltro sul primo ed dato dalla relazione:
= + + = |||
| cos
Le propriet valide per questo operatore, come sopra, sono le seguenti:
1.
=
2. (
) = ()
= (
)
Il prodotto vettoriale, invece, unoperazione vettoriale che, date due terne di numeri ha come
immagine in arrivo unaltra terna, ortogonale alla prima ed definito dalla relazione:
= ( , , ) = [ ] = |||
| sin
Per cui sono valide le sottostanti propriet di calcolo:
1.
=
2. (
) = ()
= (
)
3. (
+ ) =
+
Cinematica.
La notazione vettoriale si pu impiegare anche nello studio del moto di un corpo: si considera il
vettore applicato posizione e si studia la sua variazione nel tempo. In particolare, definiti unorigine e
un verso di percorrenza della traiettoria, le ascisse curvilinee possono essere associate con un vettore
che contiene intrinsecamente ogni informazione relativa al moto di un corpo. In
posizione
particolare, definiamo la posizione di un corpo nel tempo:
2
() = () = () +
0
1
1
La accelerazione scalare media si ottiene come:
( + ) ()
(, + ) =
Che un espressione interessante, in quanto ci consente di capire che laccelerazione in ogni punto
dotata di due componenti, una tangente al moto del corpo e laltra ad esso sempre perpendicolare e
diretta verso il centro chiamata accelerazione centripeta, il cui modulo dipende dal quadrato della
velocit scalare diviso per il raggio di curvatura del cerchio osculatore che in ogni punto meglio
approssima la traiettoria del corpo. Ogni moto caratterizzato da una traiettoria curva quindi soggetto
ad unaccelerazione verso il centro del cerchio osculatore.
Possiamo classificare i moti elementari a partire da questo sistema, integrando velocit e
accelerazione per ricavare la traiettoria di moto:
1
2
=
+ (
) = +
2
{
1. Se
diventa:
() =
0 +
0
2.
Se 2
=
+
0
2
2
1 2
2
() =
0 + (
0 +
)
0
0
0
0
2
2
2 2
0
0
0
3. Se costante, allora si tratta di moto circolare uniforme e sono vere queste relazioni, una volta
calcolati i versori degli assi tangente e normale = sin + cos e = cos sin :
= cos() + sin() = () = =
()
= sin() + cos() =
=
2
1
2
2
= cos() sin() = (
)
, con
Si pu verificare che, in un moto circolare qualunque, =
= = (0,0, ).
Infatti, = = [ 0
0
] = sin + cos = =
cos sin 0
Da qui si arriva anche allaccelerazione. Infatti, partendo da =
:
=
=
+
=
+
=
+
(
)
La tabella relativa alla classificazione dei moti si completa quindi in questo modo:
=
= =
1
2
=
) + (
(
))
(
)
(
3. Terzo principio, o Secondo Principio di Newton: se il corpo 1 esercita una forza sul corpo 2, allora
anche il corpo 2 esercita una forza sul corpo 1 uguale in direzione e modulo, ma avente verso
opposto.
12 = 21
Analizziamo alcune tra le forze pi comuni alla cui azione sono sottoposti i corpi:
1. La forza peso, dotata di una direzione e un verso sempre identici e orientati verticalmente, verso
il basso e di modulo pari alla massa moltiplicata per laccelerazione gravitazionale:
= ()
2. La reazione normale del vincolo una forza diretta perpendicolarmente alla superficie a
contatto con il corpo e orientata verso lesterno. Il suo modulo non mai calcolato a priori, ma
deve essere ricavato a posteriori, dopo unattenta analisi della dinamica del corpo.
3. La forza di attrito statico quella forza che, fino a determinate circostanze, impedisce ad un
corpo sottoposto allazione di unaltra forza, di mettersi in moto. E diretta parallelamente alla
superficie del moto successivo ed ha verso opposto rispetto a quello della forza motrice. Si
definisce:
|
|
4. La forza di attrito dinamico rallenta il corpo durante il moto ed diretta in senso opposto
rispetto alla direzione del moto. Il suo modulo :
|
|
5. La forza elastica, schematizzata dallazione di una molla, chiamato il versore diretto lungo la
congiungente
, e tenuta presente la relazione triangolare secondo cui
+
=
,
obbedisce alla legge:
)
= (
Una volta studiata lazione delle forze agenti su un corpo, grazie al Primo Principio di Newton, possiamo
2
scrivere che + = = 2 , che ci permette di conoscere la traiettoria in ogni istante
risolvendo lequazione differenziale e inserendo le condizioni iniziali, dato che qualora una soluzione
esista, allora univocamente determinata.
Si ricorda la soluzione dellequazione di moto armonico; se possibile raggruppare le variabili
in modo da ottenere una relazione di questo tipo:
2
( ) + = 2
2
Anche ricordando che = e che = = , dove
viene ad essere la radice quadrata del coefficiente che moltiplica lo spostamento diviso per la massa che
1
in cui l origine degli assi O
= (
)
=1
= = =
=1
C
A
O
B
1 + 2
1 + 2
2. Per differenza relativa dei vettori posizione:
=
2
1 = 2 1 = 2 1
1 2
= 1 1
2 = 1 2 1
{
(1 2 ) = (1 2 ) =
{
= 2 2
1 = 1 2 2
1 2
La Prima equazione cardinale dice che la risultante delle forze esterne applicate ad un corpo uguale
alla somma delle masse per le accelerazioni, o alla massa totale per laccelerazione del baricentro, o alla
derivata rispetto al tempo della quantit di moto.
=1
=1
Lavoro ed energia.
Definiamo lavoro di una forza lungo una curva AB lintegrale:
2
=
1
Essendo prodotto scalare, il lavoro di una forza nullo se la forza perpendicolare allo
spostamento. Inoltre, se la forza costante, diventa semplificato cos:
||| cos
= |
Definiamo una forza conservativa se vale la seguente relazione:
2
= 0
1
che implica un fatto importante, ossia che il lavoro di andata esattamente uguale al lavoro di
ritorno. Notare che non ha senso parlare di lavori opposti, perch abbiamo definito il lavoro
come una quantit scalare, quindi non deve essere equipaggiata da direzione n verso.
Allora, chiamiamo variazione di energia potenziale il lavoro di una forza conservativa cambiato di segno:
) = =
(
Sono forze conservative la forza peso e alcune forze centrali, come ad esempio la forza elastica:
= ( ) =
1
1
1
= ( 0 )2 + ( 0 )2 = ( 0 )2
2
2
2
Lenergia cinetica sempre uguale a:
1
= 2
2
=1
+ = =
( ) = ( ) + ( ) = = + ( )
Da cui:
( ) = + =
Lenergia meccanica si conserva se siamo in presenza di sole forze conservative, in particolare allora
diventa
= 0 =
Si osserva che nella rotazione attorno al baricentro lenergia potenziale delle forze peso non varia mai.
Moti relativi qualsiasi.
+
=
+
=
= + +
+ [
+
+
+ ( +
+
)] =
+
+
=
+
= 0 e definiamo
Nel caso in cui le derivate dei versori non siano costanti, e quindi si tratta di un moto qualunque, bisogna
tener conto delle formule di Poisson:
{ =
Quindi lequazione della velocit assume queste sembianze:
= = + + [(
) + (
) + (
) ] = + +
Per ricavare laccelerazione, invece, facciamo la derivata di queste somme, raggruppando in parentesi:
2
2
= 2 + 2 + 2 +
+
+
= +
) +
) + (
)
(
(
) = +
= +
( +
+
) =
+
=
+
( +
)
(
=
+
+
(
)
=
+
+
=
=
+
+ (
) +
(
=
+
)
{
Si pu quindi, adesso, rendere inerziale qualsiasi sistema di riferimento non inerziale
semplicemente aggiungendo delle forze apparenti, che nel caso di una traslazione vanno a
correggere leffetto della forza di gravit, mentre nel caso pi generale sono soggette alle
trasformazioni riportate sopra.
= + = =
( + 2(
) +
+
(
)) =
2(
) la forza di Coriolis e interviene quando c un corpo in moto relativo rispetto al corpo in
rotazione;
(
) laccelerazione centrifuga e si ha quando un corpo lasciato andare con velocit
angolare iniziale non nulla. Nel caso di moto circolare si esprime come 2 =
2
;
P2
2
1 T
2 + R
= 0
T
1 la forza applicata dal tratto di
dove T
2 la forza applicata
filo al di sotto di P1, T
P1
1
m2
1
m1
1 | = |T
2 |),
Per verificare che, in assenza di attrito, la tensione in P1 uguale alla tensione in P2 (|T
esaminiamo un trattino piccolo a piacere di filo a contatto con il passante.
TA indica la forza esercitata sul trattino dal filo
B indica la forza esercitata
che si trova a sinistra, T
sul trattino dal filo che si trova a destra e
R indica la reazione del passante.
Applichiamo al trattino di filo la seconda
equazione cardinale, scegliendo come polo
il centro del passante C
( anche se il profilo del passante non fosse
circolare , lo potremmo considerare tale in
un piccolo trattino )
Corpo rigido.
Definiamo momento angolare un vettore che, detto polo il punto ,segue le regole del
prodotto vettoriale ed ha quindi direzione perpendicolare al piano di moto, verso positivo se percorso
in senso antiorario (o regola della mano destra: chiude la mano seguendo langolo spazzato dal vettore
rivolgendo verso il basso il dorso del dito mignolo se il verso antiorario o il dorso del dito indice se il
verso orario, poi si guarda la posizione del pollice, se verso lalto il vettore uscente, se verso il basso
entrante sul piano del foglio), dato dalla relazione:
=
=1
=
=
+
=1
=
+
Analizziamo il caso in cui si assume il baricentro come polo per scrivere le equazioni cardinali:
= =
=
=1
( + )]
=
{ = =
Si noti che il momento della forza peso, se assunto come polo il baricentro, nullo anche lungo per
= 0. Un altro caso in cui il vettore momento delle forze nullo
definizione di baricentro =1
secondo una direzione o tutte e tre, essendo un prodotto scalare, si ha quando il vettore
e il vettore
sono paralleli.
o
Bisogna spendere un discorso a proposito delle velocit degli punti appartenenti al corpo
rigido. Quando si trattava della sola traslazione allora era vero che ogni punto traslava con la stessa
velocit, identica a quella di un punto speciale, il baricentro. Ora, invece, la relazione che lega le velocit
di punti diversi del corpo rigido diventa:
= +
+
)
= +
(
= (0,0, ) =
= ( 2 )
=1
= [( 2 )]
=1
=
=
+
( ) +
Se un punto fisso che appartiene al corpo rigido, o il moto rispetto a un asse fisso:
= +
[ = 0]
(
= [
)]
=1
= ( 2 )
=1
= [( 2 )]
=1
(
)]
= [
=1
= ( 2 )
=1
=1
=1
=1
1
1
1
= 2 = (
) 2 = ( 2 )
2
2
2
=1
=1
=1
1
1
1
1
2
2
= 2 +
, con
= = (
) = ( 2 )
2
2
2
2
Si definisce momento di inerzia la quantit =1( 2 ). Se si suppone che la massa non sia
concentrata in punti, ma distribuita in maniera omogenea, allora si pu scrivere:
3 3 2
2
2
=
=
= = = | =
=
3 0 3
3
0
0
La condizione di puro rotolamento si ha quando nullo il termine nellespressione:
=
= +
Probabilmente, B il baricentro del disco, quindi derivando la velocit trovata si calcola
laccelerazione del baricentro da inserire nella prima cardinale per risolvere le altre condizioni del moto.
In puro rotolamento la reazione tangenziale e la forza di attrito non compiono lavoro; inoltre, nel
caso di un disco che rotola su una guida circolare, la velocit angolare massima e la accelerazione
angolare nulla quando i due centri sono allineati. Per quanto riguarda il moto del centro del disco si
pu ricavare unequazione che risolva il moto circolare su un raggio che pari alla differenza dei raggi
della guida e del disco. In quel caso laccelerazione del baricentro sar 2 =
2
.
Se invece c un disco a rotolare sopra ad un blocco, e limpulso viene fornito al disco radialmente, la
velocit angolare sar nulla e per calcolare laccelerazione angolare si ricorre alla seconda cardinale. Per
calcolare la velocit angolare quando il moto diventa di puro rotolamento, si integrano laccelerazione
angolare e le espressioni delle accelerazioni del blocco e del disco separati. Quindi si inserisce la
condizione di rotolamento = = +
.
Quando una massa urta elasticamente un disco, al tempo non si pu scrivere
0 perch non c
una massa effettiva che rimane a contatto con lurto. Gli impulsi esterni, calcolati con polo il baricentro,
sono perpendicolari alla guida e quindi lungo il raggio nulli, quindi il disco trasla senza ruotare: = 0.
Vincoli.
I vincoli cinematici riguardano le relazioni che intercorrono tra velocit ed accelerazioni di due punti
diversi appartenenti allo stesso sistema.
= + (
)
= +
= {
= + (
)
) + [
(
)]
= +
+
(
)
= + (
) + [
(
)]
{
E comodo scegliere come punto A un punto la cui velocit/accelerazione nulla o esclusivamente
diretta lungo una sola componente degli assi, cos da ricavare subito qualche componente utile. Questi
vincoli cinematici vanno integrati con i vincoli geometrici, che possono essere:
1. Scorrimento lungo guide rettilinee
= + (
)
= ( , 0,0) {
da cui ricavo
)
= 0 + (
= + (
)
0 = sin + (
E si ricava
in funzione di , cos avremo un sistema 2x2 con la seconda cardinale
3. Moto circolare forzato di un punto: quando un punto descrive un moto circolare la componente
y della sua accelerazione corrisponde alla componente centripeta dellaccelerazione:
2
vincoli acc. =
dove si ricavata con vincoli cinematici e bilancio energetico
Si indica con il raggio della guida. Si nota che per la particolare configurazione geometrica vale la
relazione:
sin = =
sin
Derivando rispetto al tempo si ottiene:
cos
= 2
dove
=
sin
2
= + (
) + [
(
)]
sin
Forze impulsive.
Una forza impulsiva una forza tale da modificare la quantit di moto di un sistema in un tempo
piccolo. Si dice che:
() 0 e =
se 0,
0
+
=
Urti.
Si parla di urto perfettamente anelastico se i due corpi dopo lurto viaggiano con velocit uguali.
Si conserva sempre la quantit di moto.
= +
{ 0
=
Si parla di urto perfettamente elastico quando oltre alla quantit di moto si conserva anche
lenergia cinetica calcolata prima e dopo dellurto.
In urto elastico conviene lasciare scritte le due equazioni
0 = + separate degli impulsi, ricavare le velocit in funzione
1
1
{1
dellimpulso con la I cardinale e completare con la
02 = 2 + 2
conservazione dellenergia cinetica.
2
2
2
Nel caso in cui le masse siano uguali, le palline si scambiano la quantit di moto, cio quella con velocit
iniziale si ferma e laltra riparte con la stessa velocit.
Se unasta rimbalza, nel senso che urta la guida e si rimette in moto, in caso di urto elastico la velocit
angolare finale sar opposta a quella iniziale.
Per trovare langolo di uscita del vettore velocit dopo lurto si tiene presente la relazione:
0 = 0 2 + 2 cos
Equilibrio.
Nel caso in cui su un punto materiale o in un sistema di punti materiali agiscano delle forze
conservative (o forze a lavoro nullo), si pu studiare lequilibrio del problema in funzione dellenergia
potenziale. Per prima cosa bisogna far dipendere lenergia potenziale da una sola variabile = ().
Allora le condizioni di equilibrio si ottengono dalla condizione: / = 0
In particolare, se
2
> 0 ,
2
2
{ 2 < 0 ,
Se lequilibrio stabile, allora si possono approssimare i piccoli movimenti oscillatori come un
fenomeno di risposta ad una certa forza elastica, e se ne pu calcolare il periodo in questo modo: si scrive
lequazione del polinomio di Taylor per lenergia potenziale con centro il punto di equilibrio, notando
che la derivata prima deve annullarsi per definizione di equilibrio,
1 2
() (0 ) +
| ( 0 )2
| ( 0 ) +
0
2 2 0
1
2
2
2
)
= ( 0 , =
=
=
2
2
2
0 = 0 = (1
)
La spinta di Archimede quindi trascurabile se la densit del fluido molto minore rispetto a
quella del corpo immerso. Se invece il corpo immerso meno denso del fluido in cui si trova,
cambia segno laccelerazione, come nel caso del palloncino che scappa verso lalto.
Si dice gas perfetto un gas la cui temperatura di molto minore alla propria temperatura critica.
Il volume di un gas si ottiene con uno sviluppo in serie fermato al primo ordine, con la legge di Guy1
Lussac, valida a pressione costante: = 0 (1 + ), dove la costante uguale a =
1 . Con il
273
calorimetro si misura la quantit di calore, mantenendo fissata la quantit di massa della sostanza e
variando piano piano la temperatura: lespressione per la quantit di calore scambiata diventa cos:
calore ceduto < 0
= {
calore assorbito > 0
Se inoltre definiamo la capacit termica come = , la formula diventa = . Il postulato
zero della termodinamica prevede che un sistema isolato di corpi a temperature inizialmente diverse,
una volta posti a contatto, raggiungono lequilibrio termico mediante scambi di calore, cio:
= 0
=1
La formula di Fourier sulla conduzione di calore ci informa invece su quanto tempo ci mette un
corpo a raggiungere la temperatura di equilibrio: dipende, come vediamo, dalla costante di Fourier per
il dato corpo, dalle temperature e dal volume del corpo su cui avviene lo scambio termico.
(2 1 )
=
Lequivalente meccanico
della caloria il Joule, pari a 1 = 4186. Quando non si tratta di cicli, la differenza =
+ non mai uguale a 0 come nei cicli, ma dipende dalla curva di trasformazione. Definiamo
energia interna la quantit + = e di conseguenza il primo principio della termodinamica
+ = + +
Ora si tratta di trovare unespressione che ci permetta di conoscere istante per istante la
variazione di energia interna. Si tratta quindi di una legge del tipo (, , ) = 0. Conosciamo gi
unaltra legge, quella dei gas perfetti, che definito il numero di moli e cio il rapporto tra la massa del
gas e la sua massa molare questa: = , con = 8,31 1 1 .
Durante le infinite trasformazioni reversibili per andare dallo stato A allo stato B la curva
procede per stati di equilibrio: soddisfa quindi unequazione di Newton del tipo:
= 0
Se invece avvengono trasformazioni irreversibili impossibile conoscere gli stati fisici del gas in
ogni istante ma si conoscono solo lo stato iniziale e quello finale: in una trasformazione irreversibile la
non pu mai essere scritta come , quindi lequazione di stato sarebbe:
+ =
Consideriamo il caso in cui = : sappiamo che il lavoro definito come:
con = ()
Il lavoro larea della curva sottesa dalla trasformazione nel piano P-V, la pressione sempre positiva
quindi il segno del lavoro dipende dal verso di percorrenza della trasformazione. Ogni curva ha
unespressione diversa per la quantit di calore scambiato. Ora sottile: dato che lespressione del calore
era = , se scritto in forma differenziale questo diventa = con = ():
()
()
= con =
3
se monoatomico
2
5
se biatomico
2
7
{ 2 se triatomico
= 0
TRASFORMAZIONI A PRESSIONE COSTANTE: = con = +
= ( 0 )
TRASFORMAZIONI ADIABATICHE
= 0
Ora immaginiamo di compiere nel piano P-V una isocora per andare da A a B e una isoterma per
andare da B a C. Siccome = , possiamo scrivere la variazione di energia totale come
somma di queste due espressioni:
= ( )
+ ( )
= =
= +
Dato che = , se fosse costante, allora sarebbe molto facile calcolare lespressione del calore.
Quando questo avviene si parla di trasformazioni politropiche.
Vediamo come ricavare altre trasformazioni politropiche a parte lisocora e lisobara di cui conosciamo
gi lespressione del calore. In una trasformazione politropica costante e quindi = .
Partiamo dal primo principio in forma infinitesima e raccogliamo:
= ( ) = 0
Differenziamo la legge dei gas perfetti e usiamo la regola di Leibnitz:
+
= () = + = = (
)
Ora teniamo conto che + = e sostituiamo, poi moltiplichiamo per R e dividiamo per :
( )
( )
( )
+
= 0 ( ) + ( ) = 0
+ = 0
( )
Ora, il termine in parentesi una costante quindi diventa, sistemando i differenziali:
= (
+
=0
) + = 0
+
= 0
+
= 0 log ( ) + log ( ) = 0 log ( ) + log ( ) = 0
0
0
0
0
Risolvendo, diventa:
= 1 = 0
0 0
0 0
Una trasformazione politropica, con capacit termica costante, definita da unespressione del tipo:
= con = (
) e = +
1
log (
)=0
se e solo se
Ciclo di Carnot: = 1 1
2
ISOBARA
ISOCORA
ISOTERMA
ADIABATICA
Lavoro
= ( 0 )
=0
= log( )
0
0 0
=
Quantit di calore
=
=
= log( )
0
=0
() = (())
= (())
= ()
Per effettuare questa modifica occorre calcolare come a cose normali la capacit molare standard
secondo la formula
1
() = ()
= ( + )
Si osserva che se > 0, il calore assorbito nei tratti in cui c () > 0
Trasformazione isoterma
La trasformazione isoterma reversibile della forma pV = nRT0 = costante ed quindi rappresentata
Isoterma reversibile
p
da un ramo di iperbole
T = costante= T0
equilatera nel piano (V,p).
A
E una trasformazione politropica in cui
k = 1 ; dalla relazione generale
pV= costante
c cV
R
1 k
B
V
dU int 0
si ha Q L = pdV e quindi
Q nRT0
dV
V . Nella trasformazione finita da A a
V
dV
nRT0 log B
V
VA
VA
VB
L AB Q AB nRT0
Se VB VA ( come in figura) il lavoro compiuto dal gas positivo ( e la quantit di calore assorbita) ;
se VB V A il lavoro compiuto negativo ( e la quantit di calore ceduta).
Trasformazione isovolumica ( o isocora)
La trasformazione isovolumica reversibile
una trasformazione politropica in cui la
capacit termica molare
Valgono le relazioni:
cV .
Isovolumica reversibile
V= costante
A in cui si ha sempre Q 0 .)
Q A B ncV T
Vale la relazione
c cV
R
1 k
Isobara reversibile
, si ottiene
c cV R c P
p = costante
Vale la relazione
Q A B ncP T
Trasformazione adiabatica
Si definisce adiabatica una trasformazione in cui non c scambio di calore con lesterno. In una
trasformazione adiabatica reversibile la capacit termica molare nulla e quindi, dalla relazione
cp c
cV c , segue
cP
cV ( spesso in letteratura il rapporto c P / cV viene indicato con il simbolo da
non confondere con il simbolo che abbiamo spesso usato per indicare una generica trasformazione
reversibile).
pV costante , cio
pV ( cP / cV ) costante. Si osservi che
Adiabatica reversibile
pV= costante
c /c
pV costante
B
p AV A
p V
pdV ( p AV ) V dV A A VB1 V A1
1
1
VA
VA
VB
L AB
nRTA cV
R
=
VB
V 1
A 1
VB
TB
1
1
1
TA
= ncV TB T A . ( Si ricordi che T AV A TBVB )
Trasformazione di tipo:
ISOVOLUMICA
ISOTERMA
ISOBARA
ADIABATICA
Tipo di trasformazione:
IRREVERSIBILE
REVERSIBILE:
Si ha quando:
Quando si nota che un gas non cambia il suo
volume: potrebbe essere racchiuso entro due
setti fissi di cui uno permeabile, oppure il setto
che contiene il gas potrebbe essere collegato ad
una parete mediante un filo mantenuto fisso.
Quando le pareti del recipiente sono permeabili
al calore la temperatura del sistema si mantiene
costante e uguale alla temperatura dellambiente
circostante, oppure in un recipiente le cui pareti
sono impermeabili ma nel quale avviene un
cambiamento di stato.
Quando si nota delle equazioni di equilibrio che la
pressione di un gas non dipende da altre variabili
(forza elastica, tensione di un filo), ma rimane
costante, eventualmente uguale alla pressione
atmosferica prima e dopo la trasformazione.
Quando il recipiente ha pareti impermeabili
escluso il setto che collega i gas, e si fornisce
calore o si agisce meccanicamente su un gas,
laltro compie una trasformazione adiabatica.
Strumenti da usare:
Primo principio, equazioni di
stato iniziali e finali, equazioni
di equilibrio iniziali e finali
eventualmente messi a sistema.
Adiabaticit del sistema 1 +
2 = 0 ma solo se il sistema
isolato termicamente e i corpi
scambiano calore sono tra di
loro.
Per ricavare:
Calore scambiato, lavoro di una
forza esterna o dellatmosfera,
variabili
di
stato
finali,
innalzamento di setto o pistone.
Nota
la
trasformazione
compiuta da un gas (tabella
sopra) si ricava la capacit
termica e quindi lequazione
politropica dellaltro gas in una
delle tre forme e si ricavano
variabili di stato e calore.
Dallequilibrio del setto si
scrivono
le
variabili
innalzamento, aumento di
lunghezza ad esempio di una
molla in funzione del volume, si
risolve rispetto alla pressione
ed
eventualmente
si
sostituiscono alcune variabili
con lequazione di stato. Quindi
si trova la capacit molare e
basta per esprimere il calore,
altrimenti si ricava anche
lequazione politropica.
Per pi di un gas, quando il
sistema costituito da diversi
gas ed impossibile ricavare
lequazione di trasformazione di
uno si usa lequilibrio sui setti e
lequazione di stato.
Per ricavare la temperatura finale in funzione del calore scambiato, dalle equazioni di stato iniziali e
finali si ricava linnalzamento del setto (variazione di volume) da inserire nel primo principio (serve
per il lavoro della forza atmosferica e lenergia potenziale), quindi si trova la temperatura finale.