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b.C.

Wheel Explosive Training


La potenza è sopravvalutata
Il tema hot, cool, nice del momento è l’esplosività. Esplosività fine a se stessa o per qualche sport
ma “essere esplosivo” è il must del momento.
Il tema è secondo me così inflazionato che ci scordiamo di porre le domande terra terra, quelle così
stupide da vergognarsi a chiederle. Ad esempio, perché dobbiamo essere “esplosivi”? Ce lo ha
detto il dottore perché si abbassano i trigliceridi?
Un po’ di chiacchiere
Più leggo, mi informo, mi documento e sperimento nel campo “essere esplosivi” e più, alla fine, mi
ritrovo dietro ai sollevamenti olimpici o olympic liftings, OLs per gli amici.Gli OLs sono il
migliore per fare esplosività, sono quelli che generano più potenza, sono quelli bla bla bla.
Dall’altra parte abbiamo una pletora di “nuovi” strumenti quali le KB, le ruote, i sacchi pieni di
sabbia o d’acqua. Probabilmente prima o poi inventeranno un sacco pieno di un polimero
radioattivo che, che so… si scalda o diventa fluorescente quando viene deformato, hot explosive
training© o radiation training™
Quando però ci approcciamo agli OLs abbiamo un grosso problema: sono una specialità nata alla
fine del 1800, c’è un retroterra oltre che tecnico proprio culturale che fa si che gli OLs siano gli
OLs, nessuno mette in discussione le premesse di base, perché cioè servano
Allora, a che servono gli OLs?
b.C. Wheel Training

Quando si parla di esplosività entra sempre in mezzo un oggetto con cui allenarsi. Questo oggetto
“distrae” l’attenzione perché sia il docente che il discente tendono ad esaltarne pregi e difetti.
In altre parole, se per scrivere questo pezzo avessi usato i KB tutti si sarebbero soffermati su “allora
i KB sono meglio di…”. I lettori, ma specialmente gli scrittori, difficilmente sono neutrali perché i
primi solitamente vogliono la conferma che quello che stanno usando sia “oh yeah”, i secondi mi
spiace dirlo ma hanno solitamente degli interessi di qualche tipo. E’ una constatazione, non una
critica.

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Voglio ribaltare il punto di vista: la premessa è che è possibile essere “esplosivi” con qualunque
oggetto, qualunque. KB, Tyre, Bags, Barbells per essere inglesi, ma anche con una cassa d’acqua.
Non solo, è possibile non essere esplosivi con ognuno di questi oggetti.
In questo articolo vorrei fornire gli elementi di base perché ognuno di voi possa giudicare il mezzo
allenante che sta utilizzando, in funzione di quello che vuole fare, ad esempio del suo sport.
Per evitare che vi facciate distrarre dal mezzo allenante, ne ho inventato uno che di sicuro nessuno
sano di mente utilizzerebbe con regolarità: la b.C. Wheel! Vi ricordate le strisce di b.C. il
cavernicolo che viaggiava su una monoruota di pietra? Ecco la versione dell’età del ferro.

Ok, ecco come giocare con la ruota: da terra la portate sopra la testa. Se vi chiedete perché fra tutti
gli sfondi su una parete di 7 metri abbia scelto proprio la finestra, mi serviva un riferimento per
digitalizzare il movimento.
L’aggeggio ha delle particolarità che lo rendono unico, tanto che a fare un po’ di puzzo mediatico e
a inbellettare l’oggetto si potrebbe inventare una specialità nuova.
 E’ compatto, si carica al volo (si potrebbe brevettare il pezzetto di ferro con una chiusura
magnetica ah ah ah)
 Si tira tenendolo fra le gambe e non ci sono problemi con le tibie
 E’ assolutamente scomodo perché il “bilanciere” non può passare rasente al corpo a causa
dei dischi. Il difetto potrebbe essere venduto come un “aumento dell’instabilità” o “aumento
del momento torcente” rispetto al bilanciere classico. Boh… qualcuno ci crede…

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 La presa stretta impedisce, a meno di non essere dei contorsionisti, di fare l’”infilata” alla
fine, rendendo il movimento complicato in chiusura.

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Immaginate di giocare con questo coso che è a terra e va sparato in alto. Iniziate piano, pianissimo.
5Kg ok, 10Kg ok, 15, 20, 25, 30 vanno su bene, anzi vanno anche se siete in piedi e tirate il
bilancierino. Nel mio caso, a 35Kg devo iniziare a… tirare più veloce e a 40Kg è bene che lo tiri da
terra o sicuramente con una fase di precaricamento.
Esiste, cioè, un carico che non può essere “girato” se l’oggetto non ha una sua velocità durante
questa fase. Ecco cosa accade:
In alto nel disegno precedente una esecuzione partendo dalla posizione eretta, si tira di spalle,
l’oggetto sale fino in alto (semplifico eh…).
Ad un certo carico dovrete iniziare ad eseguire come al centro, il carico va “tirato” via da sempre
più in basso fino a metterlo a terra, per dargli una certa velocità quando siete in posizione eretta, poi
continuate a tirare, il peso sale e chiudete il movimento.
Infine, in basso, incrementando ancora il carico vedrete che non basta solo dare velocità all’oggetto
ma è necessario abbassarsi ed “entrarci sotto” altrimenti non chiudete il movimento.
Provate, vedrete che è così. Il primo punto fondamentale è pertanto questo: non è che l’esercizio si
fa così perché questa è la tecnica giusta, ma l’esercizio si fa così se volete sollevare parecchio. E’
l’obbiettivo che determina la tecnica, non la tecnica che determina l’obbiettivo! Oppure, se volete, è
l’obbiettivo che vi rende veloci, non che volete essere veloci perché decidete di farlo.

Trazione con le
spalle
Trazione con spalle
e braccia

Trazione con tutti i


muscoli della
schiena

t
t=T

v1 = 0 v2 = V
Perciò, cosa sono gli OLs? Sono i movimenti più efficaci per portare sopra la testa un carico
pesante. Questo, sono: se volete tirare sopra la vostra testa un oggetto pesante, la tecnica degli OLs

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è quella migliore. Per fare un po’ di antropoligia psicotica dei sollevamenti, possiamo dire che sono
l’esasperazione tecnica ed estetica di un bisogno proprio dell’uomo: testarsi ai suoi limiti fisici, in
questo caso testarsi nello spostare più lontano da se un oggetto pesante che “mima” una attività
fisica lavorativa.
Gira che si solleva
Nel disegno precedente la seconda parte del movimento quando sollevo i dischi stando in piedi e
partendo da fermo. Il peso è fermo, per portarlo sopra la testa dovrà in qualche modo prendere
velocità. In questa posizione i muscoli coinvolti sono inizialmente il trapezio, i deltoidi posteriori,
gli erettori spinali, le braccia, il grandissimo dorsale e tutti i muscoli della schiena.
Il problema è che più i dischi salgono e meno muscoli potrò utilizzare: ad un certo punto userò solo
le spalle e le braccia, poi solo le spalle, poi nulla e poi in chiusura di nuovo le braccia e le spalle.
In un movimento come questo c’è solo un ristrettissimo intervallo di tempo in cui posso dare
velocità in maniera efficace, quello in cui l’oggetto si solleva per l’altezza S in cui posso usare
“molti” muscoli con leve decentemente vantaggiose. Nell’appendice due righe su come ho ottenuto
il seguente risultato, che è la solita formuletta del moto uniformemente accelerato.

F
V  2S
m
In pratica ho trovato un legame fra la velocità V d’uscita dalla zona di accelerazione, l’altezza S
della zona di accelerazione e la forza F che applico io all’oggetto.
La formula ci dice qualcosa di interessante: per dare velocità devo far crescere la forza F oppure
aumentare la lunghezza S della zona di accelerazione.

S S1

t=T t t=T t
Ecco perché vi viene naturale fare il “pendolo”: state allungando la zona in cui potete applicare la
solita forza, pertanto a parità di forza la velocità finale sarà più elevata.
Ovviamente, non è che al di fuori di questa zona non potete “tirare” il carico, ma potete farlo nel
peggiore dei modi. Il secondo punto fondamentale da ficcarsi in testa è che in un movimento
complicato esiste sempre una zona in cui è possibile “dare forza” e una zona in cui non è possibile
farlo.
Questo esercizio ricalca molto gli OLs, infatti anche negli ols quando il bilanciere sale sopra
l’inguine la forza muscolare si trasferisce proprio male, ma l’affermazione è vera per qualsiasi
esercizio in cui dovete muovere un oggetto sopra la vostra testa o lontano da voi.

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 Con i KB quando la maniglia ruota dall’alto al basso non potete per forza di cose dare forza
alla palla.
 Con il tyre flip al passaggio fra “tirare” la ruota e “spingerla via” le mani si devono staccare
 Con un sacco di sabbia o una cassa di bottiglie le mani devono ruotarci intorno.
Se esiste una zona in cui non potete dare forza all’oggetto che volete sollevare, dovete massimizzare
il trasferimento in un’altra zona.
Notate però come sia una lotta veramente impari: nella formula la massa m è a denominatore, perciò
più il carico è elevato e meno velocità otterrete a parità di tutto, perciò alla fine cosa siete costretti a
fare? A piegarvi per allungare ancora di più la zona in cui potete accelerare il peso.

L’omino si abbassa, aumenta la zona in cui può dare forza, pertanto aumenta la velocità
dell’oggetto nel momento in cui entra nella zona balorda. Se l’oggetto è a terra l’omino avrà a
disposizione la massima zona di accelerazione possibile, a meno di non fare una buca dove infilare i
dischi.
Ok, a questo punto la massima zona di accelerazione è definita, si tratta di “dare più gas” possibile,
nel senso che in questa zona più la forza è elevata e più elevata sarà la velocità.
La potenza…
La potenza applicata all’oggetto è pari a

P  FV
La formula è interessante perché lega causa con effetto: la forza F che causa la velocità V
(ovviamente all’interno della zona di accelerazione). Va da se che più V è elevata e più F è elevata e
più la potenza è grande.
Dato che per tirare un oggetto sopra la propria testa è necessario che abbia quanta più velocità
possibile altrimenti non gira, di fatto viene ricercata sempre la massima potenza possibile.
Per questo troverete che gli OLs sono i movimenti che sviluppano la massima potenza, il che è
vero. Il problema è che la ricerca della velocità della tirata diventa una ossessione e ottenebra la
mente: un movimento di questo tipo deve servire a mandare in alto un oggetto, non a tirare in
maniera veloce. Esiste un’altra strategia per farlo senza tirare in maniera veloce? Ma certo!

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In alto… piano
3 - … ma abbassandosi è
2 - … sufficiente ad possibile chiudere il
arrivare fin qua … movimento
1 - La trazione
produce questa
velocità …

Et voilà: se non posso dare velocità all’oggetto, posso darla a me stesso per scenderci sotto. Il
giochino non è semplice perché va fatto con un oggetto pesante che non è che sta fermo o sale
piano, ma appena smettete di premerlo si incazza e torna verso il basso, perciò dovete essere molto
ma molto veloci nel fare la rotazione del corpo.

ωinv

Sinv
V0

Il peso ha velocità V0 al momento dell’ingresso nella zona balorda dove non potete dare gas, questa
velocità inizia a descrescere sotto effetto della forza di Gravità, perciò il peso salirebbe fino
all’altezza Sinv che è quella in cui le mani hanno invertito la loro posizione, da essere “in basso” ad
essere “in alto”.
Contemporaneamente le spalle ruotano intorno al peso con velocità angolare omega in modo che
quando il peso si ferma le braccia abbiano ruotato di 180°. Ok, è un fottuto modellino: il movimento
è perfettamente circolare a velocità angolare costante, il che significa che le braccia sono
perfettamente dritte quando invece vengono piegate, ma serve per avere un’idea di cosa accade.

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V0  2 gSinv

 2g
inv  
 Sinv

Ecco pertanto un risultato interessante secondo me: la velocità d’ingresso nella zona balorda e la
velocità di rotazione del corpo intorno all’oggetto espresse in termini di altezza di inversione delle
mani, Sinv.
Più voglio mandare l’oggetto in alto, più devo dargli velocità, ma meno devo girare velocemente
intorno all’oggetto. Questo perché la velocità V0 è proporzionale all’altezza da raggiungere (ok, c’è
la radice quadrata ma non ci interessa), mentre la velocità di rotazione omega è inversamente
proporzionale all’altezza da raggiungere.
Viceversa, meno voglio mandare l’oggetto in alto e meno velocità devo dargli ma più velocemente
devo girarci intorno. Ok, vedo da qui che non siete meravigliati. Lo ridico:
 Più voglio che il peso salga, più devo tirarlo per accelerarlo, ma posso ruotarci sotto
“lentamente”. “Ruotarci sotto” significa che mentre il peso sale io mi sposto indietro e in
basso. Più il peso sale veloce e meno sono obbligato a spostarmi verso il basso.
 Se sono capace a ruotarci sotto velocemente posso abbassarmi così tanto da far salire meno
l’oggetto che perciò può avere meno velocità, ciè significa che devo accelerarlo di meno
nella fase di tirata.
Due calcoletti interessanti.
Bene. A questo punto abbiamo tutti gli elementi per capire quali siano le grandezze che ci
interessano quando analizziamo un movimento dove dobbiamo portare un oggetto sopra la nostra
testa:
 La forza di trazione applicata nella zona in cui posso accelerare il peso.
 La velocità del peso in ingresso alla zona balorda dove non posso accelerarlo.
 La velocità con cui ruoto il mio corpo “intorno” al peso che sale nella zona balorda.
Ho a disposizione un libro molto interessante: quaderni della scuola nazionale federale FIPCF –
Gli esercizi della pesistica. Alle pagine 48-51 c’è un’analisi dettagliata di uno strappo olimpico, lo
snatch, reale fatto con 95Kg, un peso di tutto rilievo e sbaverei per farlo. Leggo che la forza di
trazione finale è pari a 165Kg. Mumble mumble mumble… 165Kg, cioè un cazzo di peso.
Da questo dato creato un modello biomeccanico decente anche se molto semplificato, considerando
la rotazione del corpo già vista e un profilo di trazione dedotto dal libro. Nell’appendice una traccia
dei calcoli, la riporto solo perché oramai l’ho scritta.
Però c’è un altro dato interessante… il bilanciere si solleva nella zona balorda di 30cm rispetto alla
posizione in cui l’atleta è eretto. Il dato non vi ha sconvolto, perciò ve lo voglio far vedere.

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A sinistra il tizio che fa salire di 30cm il peso rispetto a dove è il bilanciere quando è in posizione
eretta, a destra invece uno come me che non è capace per niente a ficcarsi sotto il bilanciere e
dovrebbe sollevarlo sulla propria testa, 100cm invece di 30.
Il tizio chiude il movimento: un full squat da paura con 95Kg sulle spalle, per poi rialzarsi in piedi.
Io (non che sia capace ma per dire “un brocco”) dovrei tirare il peso molto più in alto perché invece
non so ruotarci sotto.
Tizio Io
Sinv (cm) 30 100
F (Kg eq) 164 326
V0 (cm/sec) 243 443
Omega (rad/sec) 25,4 13,9
T0 (sec) 0,7 0,4
P (Watt) 400 1.445

Ecco la classica tabellina: il tizio sale di 30cm, io di 100cm. Lui deve tirare i 95 Kg come se fossero
164 Kg, il modello è in accordo con il dato reale, ma io come se fossero 325 Kg! Infatti… io non li
tiro di sicuro ah ah ah.
Non solo: io devo dare al bilanciere quasi il doppio della velocità che dà lui in ingresso alla zona
balorda proprio perché il bilanciere deve sollevarsi per più di tre volte la sua altezza! Questo
significa che nella zona di trazione avrò meno tempo, poco più della metà di lui per accelerarlo
proprio perché deve essere più veloce al termine!
E’ una coperta stretta: se devo dargli tanta velocità, il movimento è tutto veloce e i tempi per fare le
cose si accorciano, ma se si accorciano dovrò generare più forza per rendere il bilanciere veloce.
Newton vuole sempre che i conti tornino…
Ma come fa Tizio a sollevare il bilanciere solo per 30 fottuti centimetri? E’ semplice: ci ruota
intorno ad una velocità angolare pazzesca che io me lo sogno, il doppio della mia. Letteralmente,
afferra il bilanciere e ci si ficca sotto mentre sale.
Nei fotogrammi seguenti cosa succede quando toppo con la b.C. Wheel: 55Kg li chiudo, ma 60Kg
no perché pur tirandoli molto in alto, praticamente al collo, non sono capace a fare il giochino di
ficcarmici sotto. Il nostro sollevatore olimpico invece avrebbe tirato con molto meno impeto perché
ci si sarebbe infilato sotto ad una profondità che me lo sogno.

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La potenza è sopravvalutata
L’ultima riga della tabella precedente è interessante: se io potessi chiudere a modo mio lo strappo
con 95Kg svilupperei una potenza enormemente più alta di quella di Tizio! Ma… non sarei un
ganzo, uno occhei, ma solo uno sprecone.
Il problema è che la potenza è un parametro, importante, ma uno dei tanti: è una grandezza che si
riferisce al bilanciere ed è relativamente semplice da calcolare, l’errore è assegnarle un “merito” che
non ha.
E’ vero che gli OLs sviluppano potenza e più peso equivale a più potenza, ma solo se è a posto tutto
il resto, cioè se l’atleta è tecnicamente valido per cui se deve chiudere un peso maggiore è costretto
a renderlo più “veloce”.
Ma un sollevatore olimpico sviluppa meno potenza sul bilanciere di me! O, meglio, io sono
costretto a svilupparcene sopra di più perché non so indirizzare la mia potenza muscolare nella
rotazione del mio corpo.
Allenando gli OLs ci sarebbe una fase in cui la potenza misurata sul bilanciere, come prodotto della
forza applicata e della velocità massima, andrebbe a diminuire con l’aumentare della mia bravura.
Perché imparerei a ruotarci sotto, cioè impererei a dirigere la mia forza muscolare in maniera
omogenea nelle fasi dell’alzata. Questo accade in tutti i movimenti incasinati perché tutti hanno
queste due fasi complesse.
Regolarmente, tutti si fissano sulla fase di tirata e non cagano quella di inversione del movimento.
Viene esasperata la prima e fissarsi sulla potenza fa perseverare in questo gioco perverso. Questo
accade per la fissa sull’esplosività, sulla dinamicità: il power clean ne è il lampante esempio.

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Il power clean è la portata al petto: il bilanciere viene da terra alle spalle, eliminando la fase
incasinata in cui è a braccia tese sopra la testa. Io in questo esercizio svilupperei una potenza
immensa, proprio perché non ruoto quasi per niente sotto il bilanciere. Io come tanti altri “atleti” a
cui viene propinata questa roba per sviluppare l’”esplosività”.
L’altro modo di fare le cose è insegnare tutto il movimento, perdendoci mesi e mesi. Ma
regolarmente, cosa succede? L’atleta impara uno schema motorio non ottimizzato e raggiunge un
certo livello, poi… un muro insormontabile. Perché è arrivato solo al primo livello di
consapevolezza, il passaggio fra “non so fare un cazzo” e “so fare quello che la mia forza fisica mi
fa fare se non faccio le cose a cazzo”.
Prendete un ragazzone rugbysta da 110Kg su 180cm, grosso e muscoloso anche se grasso, un John
come ce ne sono tantissimi in qualsiasi college americano. Se ha un livello di forza superiore alla
media come ci si aspetta da uno così, Johnny impara a direzionare un po’ il bilanciere, a tirare da
terra un minimo per bene e 120Kg di clean li fa in poco tempo. E’ sì diventato più esplosivo perché
prima faceva 80Kg e ora 120Kg, è un bel risultato. Ma solo perché è fortissimo e facendo le cose a
cazzo gira pesi notevoli.
Ma uno secco di 75Kg girerebbe invece seguendo lo stesso percorso… quanto? Boh… 70Kg cioè
un peso idiota che fa meno impressione ma che è paragonabile all’altro. A questo punto: c’è
bisogno del clean per questi livelli di esplosività o basterebbe qualsiasi cosa scaraventata verso
l’alto?
Si ma negli sport…
Il problema è che la ricerca dell’esplosività nelle preparazioni sportive fa focalizzare su
parzializzazioni dei movimenti, alla ricerca della cosa più efficace nel tempo che si ha. Questo
comportamento è del tutto lecito, ma è pericoloso.
Perché presuppone che la comprensione di tutto questo discorso… ci sia. Non che io leggo su una
tabella che per il rugby va bene il power clean e che il livello di forza deve essere 100Kg perché
allora si è esplosivi e potenti. Questo no, non va bene. Prima vanno capite tutte le implicazioni, poi
si adattano al bisogno.
Il risultato finale, magari, è che il power clean è il miglior esercizio del mondo ma è una scelta
cosciente e del tutto differente e se non ho i pesi gommati potrò trovare un modo alternativo
analogamente valido per fare esplosività. Ad esempio, con uno stacco da terra con più peso in cui
ricerco però gli stessi elementi della tirata del power clean, cioè la famosa tripla estensione.
I sollevamenti olimpici non sono ottimi esercizi perché insegnano ad essere “veloci” o a sviluppare
potenza, ma perché insegnano uno schema motorio incasinato da eseguirsi sotto carico. Perché
insegnano a coordinare velocemente i muscoli sotto carico!
Vi pongo un quesito: per chi gioca a pallavolo l’uso degli OLs è importante perché aumentano
l’elevazione. Questo aumento è dovuto al fatto che i pesi vengono tirati via da terra velocemente o
perché il corpo impara ad essere coordinato in tutto il movimento veloce? Cioè: è più importante
saper tirare da terra o saper girare sotto il bilanciere, per un giocatore di pallavolo?
Io dico, provocatoriamente stavolta, che si può fare esplosività, dinamismo con qualsiasi oggetto se
si ci si sofferma sul movimento che si può fare e sul come ottenere il movimento più efficace. In
questo modo imparerete a rendere veloce l’oggetto quando serve, ma anche ad essere veloci voi
stessi quando serve.
E provocatoriamente vi dico che con gli stessi oggetti potete non ottenere nulla, se non quel
miglioramento minimo che c’è fra fare una cosa e non farla, se vi concentrate sull’utilizzo specifico
per “essere veloci”.

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Banale: nastrate insieme 3 taniche da 20 litri e riempitele ognuna con 15 litri, poi trovatevi un
muretto alto quanto voi. Allenatevi per metterle sopra il muretto, ma cercate di capire quali siano le
peculiarità di questo movimento, sarete esplosivi. Fissatevi sul fare lo stesso movimento nel minor
tempo possibile, esaspererete la fase di trazione e sarete potenti ma non efficienti: con 4 taniche
topperete.
C’è “transfer” fra sollevare le taniche e tirare pugni, saltare a canestro, spingere in una mischia? Il
problema di questa domanda, lo dico anche stavolta provocatoriamente, è che è una domanda del
cazzo, equivalente a “sono meglio le trazioni larghe o quelle strette per il dorsale?”.
Possiamo discutere tecnicamente del perché e del percome ci sia transfer o meno, anzi vi dico
subito che non solo non lo so, ma manco mi frega perché io posso, fortunatamente, campare d’altro
e dilapidare il mio tempo libero in cazzate che mi divertono e basta e le preparazioni sportive mi
annoiano mortalmente.
Però so che se insegnate al vostro corpo un movimento incasinato, questo diventerà “motoriamente”
più intelligente, e se è vero che esistono molte forme di intelligenza, a meno di non essere degli
psicotici schizofrenici uno intelligente è sempre intelligente, non ci sono cazzi e saprà usare la sua
intelligenza per venire via da situazioni incasinate, sempre. Che siano le taniche, schivare un pugno
o frenare un avversario imbufalito.
Appendice – calcoli del (beep)
Calcolo della trazione in piedi da fermo.
Facendo riferimento al disegno dell’omino in piedi che tira il peso per la distanza S, si ha:

 F
a  F
 m V  T
v  at m
 Ipotizziamo che nell’intervallo di tempo T la forza che viene applicata all’oggetto di massa
m tramite i muscoli sia F. Questo oggetto sarà sottoposto all’accelerazione data dalla
formula, tanto più elevata più la forza è “grande” rispetto alla massa dell’oggetto.
 In questo caso la velocità per un moto ad accelerazione costante è data dalla formula in
basso.
 “Risolvendo” le due equazioni, cioè sostituendo la prima formula nella seconda e
considerando il tempo T in cui la forza agisce si ottiene il risultato a destra che è la velocità
che posso imprimere all’oggetto al termine della zona “utile” in cui posso generare forza.
La formula ci dice che la velocità è tanto più elevata quanto più lo è la forza applicata o il tempo T
“lungo”. Grande! Applico la forza F per un periodo di tempo T lungo e sono a posto!
Ma… un momento! Più forza applico, più veloce è l’oggetto, per meno tempo rimarrà nella zona in
cui posso accelerarlo… vediamo… La zona di accelerazione è quella indicata dal tragitto S e
sappiamo che un oggetto uniformemente accelerato percorre una traiettoria in cui lo spazio è dato
da:

1 2
s at
2
Perciò (sono formuline da Liceo non vorrei sembrare Einstein…): lo spazio S viene percorso nel
tempo T, cioè:

12
1 2 2S
S aT  T 
2 a
F
V  aT  2aS  2S
m
In alto trovo il tempo per percorrere lo spazio S, in basso sostituisco questo tempo nella formula
della velocità precedentemente trovata.
Calcolo della velocità lineare e angolare nella zona di inversione.

V=0
ω Ton
ω
V
ω
Ton Sinv
V
V0 L
Ton
Ton

Questo disegno assurdo è il modello che ho utilizzato: il disco con scritto Ton è il peso, l’altro
dischetto è la spalla e il segmento L è l’insieme di braccio ed avambraccio.
Il peso ha velocità V0 al momento dell’ingresso nella zona balorda dove non potete dare gas, questa
velocità inizia a descrescere sotto effetto della forza di Gravità, perciò il peso salirebbe fino
all’altezza Sinv che è quella in cui le mani hanno invertito la loro posizione, da essere “in basso” ad
essere “in alto”.
Contemporaneamente le spalle ruotano intorno al peso con velocità angolare omega in modo che
quando il peso si ferma le braccia abbiano ruotato di 180°. Ok, è un fottuto modellino: il movimento
è perfettamente circolare a velocità angolare costante, il che significa che le braccia sono
perfettamente dritte quando invece vengono piegate, ma serve per avere un’idea di cosa accade.
Le equazioni del moto sono pertanto queste.

v  V0  gt

 1 2
 s  V0 t  gt
 2
  t

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Quando l’oggetto si ferma ha percorso lo spazio Sinv ed ha velocità pari a zero. Le braccia hanno
compiuto una rotazione di 180° intorno all’oggetto. Pertanto si ha:

 V0
T 
 inv g
v  0  V0  2 gSinv
  1 V0  
2

s  Sinv  Sinv   2g
  2  2 g inv  
  2  Sinv
inv 
 Tinv
Calcolo della forza nella zona di accelerazione

V0

T1 T2 T3 t

a2

a1

T1 T2 T3 t
In alto una schematizzazione del profilo della velocità del bilanciere nella fase di stacco e tirata di
uno strappo olimpico, in basso la conseguente accelerazione.

T  T1  T2  T3  k 1 k 2 k 3 T

a1  a
a  k a
 2 a
L’intervallo di tempo di trazione T viene ripartito nei tre sotto-intervalli grazie ai coefficienti k,
esprimo la seconda accelerazione come frazione della prima.

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Le due formule seguenti a sinistra sono il calcolo dell’altezza di tirata S0 e della velocità V0 in
funzione di a e T, a destra V0 viene espresso in funzione di S0.

 k 12 k3 
2
1 S0
S 0  aT  2
 k 1k 2 k 1k 3 k a   C2 aT0 2  T0 
 2 2  C2 a
2
V0  a1T1  a2T3  k 1 k a k 2 aT  C1aT  V0 
C1
aS 0
C2
A questo punto la velocità alla fine della zona di trazione è pari alla velocità di ingresso della zona
balorda, perciò è possibile uguagliare questa formula con quella trovata precedentemente.

 C1
2
V0  aS 0 S 2C
 C 2  a  g inv 22
 S 0 C1
V0  2 gSinv
Ho espresso l’accelerazione a nella zona di trazione in funzione delle due altezze di riferimento. A
questo punto posso ottenere tutte le altre che mi interessano.

 Sinv 2C2
a
 1  g
 S 0 C12

a  gk Sinv 2C2
 2 a
S 0 C12
  Sinv 2C2 
 F 1 ma1  g   mg 1  
2 
  S 0 C1 

  Sinv 2C2 
F
 2  m a 2  g   mg 
 1  k a

2 
  S 0 C1 

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