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Francesco Lamendola

LA MENTE NON SOLO PU CREARE,


MA ANCHE RI-CREARE LA REALTA IN CUI VIVIAMO

In un precedente articolo, intitolato Non si pu intuire direttamente l'oggetto, ma solo ri-crearlo


internamente (1), ci eravamo chiesti che cosa, esattamente, noi possiamo conoscere
dell'oggetto, al di l della sua mera superficie. Per tentar di rispondere a questo
interrogativo, come forse il lettore ricorder, avevamo preso lo spunto da un brano di
Umberto Fontana dedicato al filosofo Ernst Cassirer:
"Le catene di simboli seguono passo passo la storia e la crescita dell'umanit, ma nell'individuo
singolo seguono le tappe della crescita personale. I simboli rispondono ad un bisogno che l'uomo ha
di 'integrare in un senso' ogni oggetto con il quale egli viene a contatto. L'espressione di 'integrare
in un senso' del filosofo Cassirer, e il senso in cui un oggetto viene integrato nella coscienza
individuale non solo una 'interpretazione', ma una vera e propria fondazione interiore
dell'oggetto, che Cassirer chiama 'oggettificazione': una presentazione o una ri-creazione interiore
dell'oggetto di esperienza con la quale poi ognuno rimane a contatto.
"Il pensiero dell'uomo non riesce mai a intuire direttamente l'oggetto, riesce solo a 'integrarlo'
nella propria conoscenza. " (2)
Vogliamo ora riprendere quel concetto e applicarlo al pensiero e al linguaggio che da esso
scaturisce. Ci renderemo conto quasi subito che non solo la conoscenza sensibile degli
oggetti, ma anche la conoscenza intellettuale di essi (ivi compresi gli oggetti non esistenti
in natura, come le creature mitologiche o, nel caso della matematica, i numeri negativi)
implica una possibile creazione da parte della mente e perfino una ri-creazione di eventi,
cose e situazioni di cui abbiamo fatto, a suo tempo, esperienza sensibile. Vale a dire che,
accanto agli oggetti che cadono sotto i nostri sensi esterni, esistono - e giacciono su un
diverso piano di realt - anche degli oggetti per cos dire interiori, che possono essere la
trasfigurazione di oggetti reali oppure delle creazioni meramente soggettive e fantastiche,
che nella realt non hanno alcun riscontro.
Ma partiamo dal primo concetto, quello della creazione degli oggetti del pensiero.
Qualcuno far osservare che la mente, dal momento che pensa solo per immagini ( la sua
caratteristica), non pu creare veramente degli oggetti del tutto originali. L'idea di una
chimera, ad esempio, s quella di un animale assolutamente fantastico, e tuttavia
"costruito" assemblando parti di animali gi noti: il leone, la capra e il serpente, e creando
cos un mostro triforme. In certo senso questa obiezione legittima; tuttavia non si deve
dimenticare che la mente, pur elaborando gli oggetti ideali a partire dall'esperienza di
quelli sensibili, tuttavia in grado di procedere oltre le forme iniziali, nel campo della
pura astrazione.
1

Tale , ad esempio, la costruzione della geometria razionale, che prende le mosse dalla
geometria intuitiva, ma che poi se ne discosta, proprio per la sua capacit di concepire
degli enti puramente ideali, che non trovano riscontro nei dati sensibili, pur presentando
con essi una rassomiglianza superficiale: un po' come le Idee platoniche stanno alle cose
sensibili le quali, nel mondo terrestre, ne costituiscono delle copie pi o meno sbiadite.
Come scrivono L. Cateni e R. Fortini, esistono due metodi per intraprendere lo studio della
geometria, quello intuitivo e quello razionale.
"Cerchiamo di chiarire la differenza fra questi due metodi.
"La geometria intuitiva (cio la geometria studiata col metodo intuitivo) cerca di stabilire le
propriet dei corpi e delle figure in base alla esperienza che ce ne danno i nostri sensi, cio in base
alla osservazione attenta e ripetuta di corpi aventi forma particolare e di figure aventi certe
caratteristiche. Da queste osservazioni sperimentali, la geometria deriva le regole e le definizioni
come generalizzazione - suggerita dall'intuizione - delle propriet osservate.
"La geometria razionale (cio la geometria studiata con il metodo razionale) si riferisce, invece, a
figure ideali che sono delle pure e semplici astrazioni della mente. Di esse noi troviamo, nella realt
fisica, solo delle imitazioni grossolane e approssimative.
"Le propriet di queste figure non vengono stabilite in base all'esperienza, ma solo in virt di
precisi ragionamenti che trascurano tutto ci che di particolare ha la figura presa in esame e si
basano soltanto sulle sue propriet generali. In tal modo il ragionamento assume un carattere
universale; cio, esso risulta valido, senza possibilit di errore, tanto per quella figura, quanto per
tutte le altre che godono delle stesse propriet.
"Per chiarire questo concetto faremo un esempio. Gli antichi Egiziani e Greci dimostrarono
sperimentalmente che la somma degli angoli interni di un triangolo equilatero un angolo piatto.
Essi giunsero a questa conclusione osservando che con mattonelle a forma di triangolo equilatero si
pu coprire un pavimento e che, in particolare, con sei di queste si ricopre un angolo giro. Da ci
dedussero che ogni angolo di detti triangoli un sesto di angolo giro. Cio che la somma dei tre
angoli eguali di un triangolo equilatero uguale ai tre sesti di un angolo giro, cio ad un angolo
piatto.
"In modo analogo essi verificarono che la somma degli angoli interni di un triangolo rettangolo e di
un triangolo isoscele un angolo piatto.
"I Pitagorici, invece, dimostrarono razionalmente questa propriet; cio la dimostrarono senza
l'aiuto dell'esperienza e prescindendo da ogni caso particolare. Cos essa acquist valore universale
divenendo valida per triangoli di ogni tipo." (3)
Ma la mente, abbiamo detto, in grado non solo di creare, bens anche di ri-creare la
realt, mediante una rielaborazione personale dei dati forniti dall'esperienza sensibile.
Riportiamo in proposito un brano tratto da un comune testo di grammatica e lingua
italiana, di M. L. Altieri Biagi:
"La lingua aiuta il pensiero a fare tutte le operazioni pi importanti: classificazione, partizione,
generalizzazione, istituzione di relazioni, ecc. Sono le operazioni con cui l'uomo organizza il
mondo che ha intorno, e con cui crea "mondi" che esistono soltanto nella sua immaginazione, nella
sua fantasia.
2

"Pensiero e lingua ci permettono di avere l'idea chiara di 'albero', di 'cane', di 'portacenere' (che
hanno riferimenti precisi nella realt che ci circonda), ma ci permettono anche di avere l'idea chiara
di 'marziano', di 'sirena', di 'Pinocchio' (che non hanno alcun riferimento reale), o l'idea di
'libert', di 'eternit', di 'gioia', di 'amicizia', ecc. (che non sapremmo proprio a quale oggetto reale
agganciare).
"Pensiero e lingua non si limitano, dunque, a organizzare la realt, ma la producono.
"Facciamo un esempio: forse nessuno di voi sa che cosa il ginkgo ma - leggendo il piccolo brano
di Calvino che segue - non avrete difficolt a farvene un'idea e a immagazzinare la parola nella
vostra memoria:
"Le foglie del ginkgo cadevano come una pioggia minuta dai rami e punteggiavano di giallo il
prato. (Italo Calvino, Se una notte d'inverno un viaggiatore, Einaudi).
"D'ora in poi il ginkgo esister per voi (indipendentemente dal fatto che esista o meno sulla Terra):
ne avrete un'idea nella vostra mente, ne conoscerete il nome; il suono della parola potr farvi
pensare che si tratti di un albero orientale, forse giapponese Potrete parlarne in classe, chiederne
a persone che si intendono di botanica, cercare sui libri se questo albero dai fiori gialli esiste davvero
(o esiste soltanto nel mondo che uno scrittore pu creare, con il pensiero e con la parola).
"Per non lasciarvi con la curiosit, diremo che il ginkgo esiste davvero, e che anzi un bellissimo
albero. Ma dovrete riconoscere che sapere che esiste in natura non aggiunge molto a qualche
cxosa che ormai occupa un posto nella vostra memoria e nella vostra lingua.
"L'unicorno, per esempio, non esiste, in natura, anche se gli uomini hanno creduto per secoli alla
sua esistenza, e se gli scienziati lo hanno descritto (e perfino disegnato) nei loro libri fino a trecento
anni fa. Eppure chi ha letto libri di poeti e di scienziati antichi ha ugualmente l'idea di questo
cavallo con un unico, lungo corno in fronte; e la parola unicorno presente nei vocabolari Come
ha scritto un poeta tedesco, Rainer Maria Rilke, l'unicorno 'divenne', cio 'prese vita', perch gli
uomini lo hanno pensato e amato:
" questo animale favoloso
che non esiste: non veduto mai
ne amaron le movenze, l'occhio, il passo,
fino la luce dello sguardo calmo;
ancor non era, ma poich lo amarono divenne"
"Possiamo dunque dire che pensiero e lingua hanno un potere 'fondatore': che cio non si limitano a
lavorare su dati reali forniti dagli occhi, dagli orecchi, dal tatto, ecc., ma creano.
"facciamo un altro esempio: il brano che segue stato scritto da un etologo (cio da uno scienziato
che studia il comportamento degli animali, e quindi anche l'ambiente in cui essi vivono). Descrive
un tramonto in montagna, quindi qualche cosa di reale, che gli occhi hanno visto, ma che il
pensiero e la lingua hanno trasformato, arricchito.
"Il sole moriva, in una gran pozza di sangue, sui confini superiori del bosco. In alto, sulle cime
degli abeti, su quelle grandi falangi vegetali che sembravano reggere, dita d'acciaio, la parete della
montagna, minata dall'acqua, persisteva qualche macchia d'oro, un po' fulva ai contorni, ma che
poi, a vista d'occhio, scoloriva, si ragnava di grigio, spariva, con un ultimo riverbero plumbeo, trota
3

del lago della notte, relitto labile del naufragio del giorno. (Giorgio Celli, Etologia da camera,
Rizzoli).
"Tutti noi avremo visto un bel tramonto rosso; ma forse non ci venuto in mente che il sole
'morisse' in una 'gran pozza di sangue'. Morti di noi avranno visto una fla di abeti, lungo la parete
di una montagna, ma forse non li abbiamo messi in relazione con 'dita d'acciaio' che tengono su
quella parete. Probabilmente tutti noi avremo visto gli ultimi raggi del sole illuminare le cime degli
alberi, e poi avremo visto quella macchia scolorire, diventare grigia e sparire all'improvviso; ma
forse non abbiamo mai paragonato la rapidit di quella sparizione con la rapidit con cui scompare
una 'trota' nelle acque di un lago o di un fiume; n forse ci venuto in mente di paragonare
quell'ultima macchia di luce con il 'relitto' di un naufragio Forse, allora, abbiamo visto e capito
di pi leggendo questo tramonto che guardandone uno vero, con i nostri occhi spesso distratti.
Ed possibile che, da ora in poi, guardando un tramonto, il ricordo del brano appena letto ci aiuti a
vedere le cose con occhi pi penetranti. La lingua, dunque (e quando diciamo lingua intendiamo
anche il pensiero che attraverso essa si esprime) pu non solo creare dal nulla (l'unicorno, le
avventure di Pinocchio, o di Superman, ecc.), ma pu ri-creare la realt, rendendola pi ricca e
pi affascinante." (4)
Quest'ultima considerazione importantissima, perch significa che noi possiamo
modificare non solo il presente, ma anche il passato. Infatti il passato, in quanto passato,
non ha pi, una esistenza oggettiva, ma solo soggettiva: quindi soltanto passato-per-me,
passato-per-te, e cos via. Il passato a cui sto pensando, infatti, lo sto pensando ora: dunque
non quello che fu, ma quello che vedo adesso, con la facolt del ricordo. Ma se io
modifico il ricordo, alla luce di riflessioni ed "aggiunte" successive, ne consegue che non
mi trovo pi in una condizione passiva nei confronti del passato, bens attiva e creatrice: e
posso modificarlo a volont, vuoi consciamente, vuoi inconsciamente (come di solito
avviene).
Il lettore del romanzo Senilit, di Italo Svevo, avr gi compreso quel che vogliamo dire.
Nelle successive metamorfosi operate dal ricordo, Angiolina - la donna amata da Emilio
Brentani, il protagonista dell'opera - fanno s che ella divenga (per usare un verbo caro a
Rilke), nella coscienza di lui, una donna-angelo dolcissima e affettuosa, quale non era mai
stata nella "realt" dell'esperienza originaria, neppure nei momenti pi belli della loro
fugace storia d'amore. Eppure, Emilio si porter nell'animo quell'immagine di donnaangelo per tutto il resto della sua vita; e il suo amore per lei, che era stato contraddittorio,
nevrotico e tormentoso, assumer definitivamente la soavit malinconica di una elegia
autunnale, soffusa dei colori incantevoli delle foglie che via via appassiscono. Ma a quel
punto, il ricordo non sar pi un ricordo: incorporato nel presente, saldato al blocco della
coscienza attuale, sar diventato - esso pure - una forma del presente, una modalit del quie-ora. Una modalit, si badi, totalmente diversa da quella che sussisteva quando Angiolina
non viveva nel movimento della memoria, ma nel flusso della vita reale. Eppure la realt,
adesso, diventata quest'altra: come se l'oggetto, rivissuto dalla coscienza e trasformato
dalla fantasia, sorgesse dalle proprie ceneri e riprendesse vita e movimento in forme
totalmente inedite, ma che ora, ora son divenute la realt vera: al punto da far scomparire
del tutto quella che era stata la realt di un tempo.
4

Ci si potrebbe spingere anche oltre su questa strada e, in parte, gi lo abbiamo fatto col
precedente articolo Il passato pu essere cambiato o radicalmente immodificabile?(5), nel quale
avanzavamo l'ipotesi che sia possibile, a determinate condizioni, una trasmutazione
alchemica del passato a partire da un atto della volont cosciente. Pertanto non
insisteremo ulteriormente su questo aspetto della questione, pur cos affascinante, ma
torneremo a riflettere sulle implicazioni - invero straordinarie - del concetto che la mente
capace, almeno entro certi limiti, di creare essa stessa la realt che, per convenzione, siamo
soliti chiamare "esterna".
abbastanza noto che gli sviluppi della fisica quantistica sembrano portare precisamente
in tale direzione perch la materia, a livello sub-atomico, si comporta come se fosse
apertamente influenzata dalla presenza di un osservatore esterno.
Arrivati a questo punto, cediamo la parola allo studioso britannico Colin Wilson, autore
del bel libro Alien Dawn, del 1988:
"Esiste un esperimento particolarmente sconcertante, che sottolinea i paradossi da Alice nel paese
delle Meraviglie della fisica quantistica. Se proietto un fascio di luce attraverso una fessura, con
uno schermo posto dall'altra parte, esso former una sottile linea luminosa su quest'ultimo,
corrispondente all'apertura attraverso cui passato; se pratico un'altra fessura vicino e parallela
alla prima, i bordi delle due linee luminose si sovrapporranno sullo schermo. Appariranno tuttavia
alcune linee nere nella parte sovrapposta, dovute a interferenza: la cresta di un'onda cancella il
solco dell'altra.
"Supponiamo che solo u fotone per volta passi attraverso le due fessure (ridotte ora a fori di spillo) e
che, anzich uno schermo, ci sia una lastra fotografica: dopo un lungo periodo vi aspettereste che
apparissero due infinitesimali punti luminosi, ma senza alcuna interferenza, perch un fotone non
pu interferire con se stesso. Eppure, in quest'esperimento appaiono ugualmente linee dovute a
interferenza,
"Ma c' qualcosa di ancora pi strano. Se un contatore di particelle viene collocato sui due fori di
spillo, per scoprire attraverso quale buco passa ciascun fotone, l'effetto interferenza cessa
immediatamente, come se il fatto di osservarli influenzasse il comportamento dei fotoni. Come mai?
Il fotone si scinde in due? O l'onda si divide e passa attraverso entrambi i fori di spillo? Se cos,
perch colpisce lo schermo in un punto ben preciso? E perch se non osservata si comporta come
un'onda, e se osservata come una particella?
Negli anni Cinquanta, Hugh Everett, allievo del fisico John Wheeler, propose una stupefacente
interpretazione. Il fatto che il fotone diventi solido solo quando viene 'osservato' suggerisce che,
quando non osservato, assume ancora la forma di 'onda di probabilit' di Bohr, e pu perci
attraversare entrambi i fori di spillo contemporaneamente. E le due 'onde di probabilit'
interferiscono reciprocamente. come se il gatto di Schrdinger esistesse contemporaneamente in
due universi, morto in uno e vivo nell'altro. Una volta aperta la scatola, le due probabilit si
coagulano nel nostro universo materiale, e possiamo trovare il gatto sia morto che vivo.
"Ma perch due universi? Quando un fotone 'fa una scelta' tra onda e particella, in realt, secondo
Everett, non fa una vera scelta: sta infatti scegliendo in entrambi gli universi paralleli. E dato
che un'onda elettronica diventa corpuscolare ogni volta che colpisce una lastra fotografica o un
altro elettrone, ci implica ogni volta un nuovo universo parallelo. Migliaia, milioni, miliardi di
universi paralleli. Quest'idea pare uno scherzo. Eppure molti scienziati la prendono sul serio. Ad
5

esempio, un giovane esponente del mondo della fisica quantistica, David Deutsch, nel suo The
Fabric of Reality, dedica un capitolo alla spiegazione dell'esperimento della doppia distorsione e
parla di fotoni solidi e di fotoni 'ombra': i primi esistenti nel nostro universo, i secondi in universi
paralleli.
"Aristotele aveva elaborato il concetto di 'potentia', una sorta di dimensione intermedia tra
possibilit e realt. Pare che gli elettroni si trovino perfettamente a loro agio in questa bizzarra
dimensione.
"Lo scopo di questa digressione sugli enigmi e i paradossi della fisica quantistica mira a sottolineare
una questione molto importante e cio che, ci piaccia o no, dobbiamo imparare a guardare alla realt
in modo radicalmente diverso. Come il nostro senso estetico, o quello dell'umorismo, come le nostre
preferenze sessuali, la realt consiste essenzialmente nel modo in cui uno la considera. Potremmo
dire, come gi altri prima di noi, che il mondo esiste in quanto qualcuno ha coscienza di esso. Il
fisico John Wheeler si spinto ancor pi lontano, dilatando il concetto di 'principio antropico' e
suggerendo che noi stessi creiamo il mondo con l'atto di percepirlo." (6)
Dovremmo, dunque, imparare a guardare alla realt in modo radicalmente diverso.
I saggi ind e buddhisti e alcuni santi e mistici cristiani lo hanno gi fatto, da centinaia o
migliaia di anni; i fisici incominciano a farlo solo ora.
Non troppo tardi.
Ce n', diceva Thoreau, di giorno che deve ancora sorgere. Per noi, esiste solo l'alba che ci
trova ben desti e con gli occhi spalancati sulla realt circostante.
NOTE
1)
2)

3)
4)
5)
6)

F. Lamendola, Noin si pu intuire direttamente 'oggetto, ma solo ri-crearlo internamente, sul


sito di Arianna Editrice, sezione Cultura, filosofia e spiritualit.
U. Fontana, La simbolica e le strutture dell'immaginario. Nozioni introduttive al processo di
simbolizzazione, in Rivista di scienze della formazione e ricerca educativa, Venezia-Mestre, n.
3, 2006, p. 98.
L. Cateni - R. Fortini, Il pensiero geometrico, Firenze, Le Monnier, 1975, vol. 1, pp. 1-2.
Maria Luisa Altieri Biagi, La grammatica dal testo, Milano, Edizioni A.P. E. Mursia, 1993,
pp. 30-32.
F. Lamendola, Il passato pu essere cambiato o radicalmente immodificabile?, sul sito di
Edicolaweb, rubrica Altra dimensione.
Colin Wilson, Dei dell'altro universo, traduzione italiana Casale Monferrato, Piemme,
1999, pp. 58-360.

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