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Uario Manfredini La punizione del peccato di gola nell’iconografia del Gindizio universale Dalfanalisi dei eumerosi cieti pittorie ¢ artraverso i numerosi studi condo tine! corso degli ultimi decenni, ¢ emerso come Fieonografia del Gindigio univer sole si sia diffusa, com una certa frequenza e sistematiciti, in un territorio com- preso ua il Ponente ligure ¢ le Alpi Maritime’, La riflessione faa da Enrico Castelnuovo sul ruclo delle Alpi came crocevia di modelli pitioriei e tendenze attistiche nel XV secolo credo possa essere estesa anche alla diffusione del Gindizio uninersale®, Fin. dal XIV secolo il canale privilegiato di questi seambi furono proprio le Alpi Marittime, che videro lo spastamento di numerosi pitto- F dal Basso Piemonte verso il territorio ligure-nizzardo, Nacque cosi un interes sante linguaggio pittorico, che ebbe il suo massimo splendore negli ultimi decen- ni del Quaateocento’. In questa sede, dopo una breve introduzione sul ruolo della gola nel dibat- fito religinso. medievale, vere’ press in esame la diffusione in tervitorio Hgure- piemontese del seéfmnario dei ri, che ebbe la sux prima raifigurazione con Buonamico Buffalmacco nel camposanto di Pisa intorno al (330. Tl modello pisano fu utilizzato nel corso de! XIV secolo anche da Nardo e Andrea da Cione 2 Firenze e da Taddeo di Bartolo a San Gimignano, approdando nel Ponente ligure proprio grazie al pittore senese, aitivo in questo territorio verso la fine del Trecento. I! Ponente ligure ¢ il Basso Piemonte furono attraversati dalla predica di San Bernardino ca Siena, al quale si devono numerosi sermoni contro i pec- ¢ vivi i tipologie di punizione ispird vero- similmente la mano di alcune botteghe pittoriche, chiamate dalle comunita loca- Ii a catechizzare popolzioni poco avvezze alla cultura religiosa e lontane dai grandi centr. cultural ali, La sua attenzione alle presente resto & parte di un personale percorse di studio sul sigaifieato polisco- eligi so del Gisdigin nnveraiy, i cui primi esiti i teovano exposti in: TLakio MANFREDINI, If Gin anivesate ie San Bernardino a Vnora in sLagues, n. 5, 20075 IL, iomagafa del Gunde Universal ta Piomonte » Ligure Gincansi Canavesin ¢ la bntsga ci Soon, in «Bolles d Pinenoleses, XXIV, 200°, ENRICO CAStELNUOVG, Le py, ero ¢ panto di incre tb tondenge arte rel XV" se By in Ricerche di soria dellacten, n. 9, 1978-79, pp. 3-12 *ZoNo BIOL, H formarsi di un dale pitori, nels rine Ligure Piennees, in «Bollettino ella Sacieta Piemontese di Archeoloyia e Belle Arts, NX. 1966, pp. 116-118, ‘ocieta Storica 20 Una seconda parte & dedicsta alla descrizione di aleuni dei seitenan’ det nigh realizzati nei territori sopra citati, ponendo specificstamente Maccento sulla punizione det peccato di gola. A differenza di altri peccati la gola si caratteriz 28 sempre per un'iconografia ben codificata, con i reprobi costretti a mangiare forzatamente attorno a una tavola siecamente imbandita, Mancano purtroppo, nelle varie scene da me deseritte, ke sottocategorie del peccato di gola, che impe discono di fornize informazioni sui cibi pita sconveniensi, In questa parte dell'ar- ticolo si cerea inolere di evidenziare il ruolo educativo di questa particolare ico- nografia, che avrebbe dovuto inculeare nelle popolazioni la paura della danna- zione. Nella parte finale sono stati confrontati due differenti modi di rappresenta- re i vizi capizali nel XVI secolo, La prima delle opere qui presentate é La latola dei stte precat capitali di Hieronymus Bosch, dove la punizione del peceato lascia spazio alla semplice descrizione. L'opera si inserisce in una tradizione culturale c artistics in cui venne meno fa deserizione della dannazione e deil'Inferno, con il suo esito pit esplicito nel perduto Giudigie universal di Pontormo nel coro ci San Lorenzo 2 Firenze, Fu la Controriforma a sipristinare Fortodossia di questa iconografia, qui descritta attraverso una breve analisi del grande aftzesco realiz- zato da Giorgio Vasari ¢ Federico Zuceasi nella cupola del duomo di Firenze. Vopera pud troriformista ‘sere considerata a tutti gli effetti un manifesto della pittura con: 1 peccato di gola I vizi sono legati da un vineolo di pareatela strttssimo dal moment» che derivano Puno dal’alto, La prima igli dela superbia, infati, é la vanagloria, che, una volta vinta ¢ corrotta la mente, genera subite,Pinvidia; poiché chi aspi- fa un potere vano si rode se qualeun ako riesce a raguiungerlo, Linvidin genera Pia, perché quanto pit Panimo € esacerbato dal livere interiore, tanto Pid perdela mansnetudine della tranquil. Dallira nasce la tristeza, per- ché la mente turbata, quanto pit € squassata da moti scomposti, tanto pitt che si condanna alla confusione, e una volka persa la dolcez2a della wanquilith si pasce eschusivamence della tistezaa che segue tale narbamento, Dalla tristeza Si areva all’ avatizia, poiché quando il cuore, confuse, ha perso il bene della let za imteriore, cerea dalfesteeno moti di consolizione, e [..] desidera tanto pi ardentemente di possedere i beni esteriori, A quesio punto subentrano i due vizi carnal, gola ¢ lussuria’ Con queste parole Gregorio Magno forni una delle prime e pid efficaci deserizioni della generazione € sucldivisione det vizi eapitali. A di tale * GarGonlo, Marais, NNXI, XLY, 89, Per la geratchia dei peccati indicata da Gregorio Magoo cf. CARLA CASAGRANDE; SILVANA VECCIN, [sete ei capital. Storia de pect md Matis, Fioaueli, Torinn 2100, p. 183. 30 riflessione vi é il tentativo di sfiumsre lh contrapposizione tra colpe spirituali e cacnali teorizzata da Cassiano, Per il monaco i vizi capitali hanno una funzione precisa: indicano ai monaci, ai renutianter, a coloro cio® che rinunciano al mondo, le tappe di un camarino di purificazione ¢ di avvicinamento a Dio. Si presentano secondo un doppio ordine genealogico che prevede una prima sequenza costituita da gola, lussuria (fornicate), avatizia (philargyri), ira, wistezza ce accidia, la quale, una volta superata, pad dare origine a una seconda sequenza costituita da vanagloria e superbia: chi ha saputo resister primi sei vial rischia, infutti, di soccombere, proprio a causa dei suecessi ottenu- ti, a quelle degli ultimi due. I vizi capitali, nelle pagine di Cassiano, deserivono dunque le fasi ¢ i pericoli di un processo di perfezionamento individuale che coinvolge il corpo ¢ lanima del monaco e che si conclade quaado costa iesce a raggiungere il completo controllo di sé, dei suoi impulsi, dei suoi desidesi, dei suoi pensieri®, Per il monaco Ia gola occupava il primo posto nella sua gerarchia dei vizi, indicandone una primogenitura da cui sié sviluppata la proliferazione delle colpe, Secondo Cassiano la gola sarcbbe di per s¢ inoffensiva, se non hasciasse entrare alte passioni che corrompono Tanima esponendola a rischi gravissimi, Di qui una sorts di compromesso con il cibo ehe permetta «di met- tere dello spazio tra noi lei [la gola}, simuovendo ogni desiderio di cibi supes- @ alle tentazioni dei fui o lauti ed accontentandoci, come dice Tapostolo, del vitto quoticianon Gregorio encrd ancora piit nel dettaglio evidenziando cinque diverse moda- lita in cui il vizio di gol si manifesta, secondo una forma che fu utilizzata nel corso dei secoli: si pud peccare di gola anticipando il momento del pasto, sicer- cando cibi pitt riechi, desiderando alimenti dalla prepacazione sofisticata, man giando pili dei propri bisogni, assumendo il cibo sotto la spinta di un d oppo atdeate. Beli continuava la sua riflessione sulla gola indicando anche civ. i sarcbbero manifestate sotto forma di scineca allegria, scurriliti, perdita di purezza, multiloguio © ottundimento dei sensi Anche la tradizione successiva mantenne questa suddivisione, soffermando- si sulle conseguenze degli eccessi di gola, come ad esempio il disordine della parola ¢ lo scivolamento verso la lussuria. La vieinanza tra il ventre appesantito gli organi genitali pad infasti provocare un aumento del desi come il ventre sazio provoca un flusso di parole sregolate, La golae Ia loquaci- 8 non solo nascono dallo stesso organo, ma si alimentano reciprocamente, pro- vocando cost un aumento smisurato di parole sconvenienti, di osceniti e maldi- cenze. Il peccato di gola si avvieina pericolosamente anche allavari siderio que conseguenze ch fo sessuale, cost ‘condo una tendenza maniacale ad accumukare ¢ a spreeare risorse comuni, usurpando quello che spetta al prossimo fino ad arrivare alla frode e all’inganno. SCAM.\ CASAGRANDE, SILVANA ViECC1NO, La elsificaione ci pact ra sctonaio © XEN), in eDocument ¢ Studi sulla tradiztone flosoea medievalen,m. 5, 1994, pp. 3 Cassiano, Canlationes, Vy 18-26, in Sarees Chnétionns 42, Paris 1955, p, 205 1395, 31 Fu perd il monaco ¢ catdinale Loracio de’ Sega, il fururo Innocenzo IIT, a descrivere con precisione le caratteristiche del peceato di gol e cid che esso comportava nelle popolazioni del tardo Medioevo Essenviali pera vita umana sono Faequa, il pane, la veste ¢ la casa per pro teggere la audit. Adesso invece ai golosi non bastano pid i frat! degli alberi o 5 diversi legumi della eerea le radici delle eebe [...J; na vanno in cerca di spexie, si procurano arom, si nutsono di pollame, scelgono gli animal pitt yrassi |.) alfinché bs trisformi in appetito, Ix nausea risvegli il desiderio di eibo per stuzvi atura, per appagare Pavidita, non per supplicare alla necessitit non per sosien I pontefice sortolineava anche i problemi che la gola poteva causare alla ., potando che con Pabbondanza di cibo la gente viveva di meno e si am icilmente, lava pi Limmagine del goloso si diffuse in modo particolare nei monasteri, grazie a una tradizione letteraria sempre pronta a descrivere il monaco avido ¢ ghiotto- ne, o abate pingue e rotondo, sottoponendo Taastinenza» monastica a una pun- gente satira, Lina delle pagine pit interessanti é quella di Bernardo di Chiaravalle, in cui descrive una sua visita a Cluny eal posto di un unieo piatto di acti con dei grossi pesc. Eq Le portate 6 sasseguono una dopo Ts carne, da cui ci siastiene, si raddoppiano i co ti sei stziato dei primi, se vuoi accostart ai secondi ti sembrera di non aver ancomt mangiato quelli ci prima. Giaeché tars piatti vengono preparati dai cuochi con taata cura e con tanta arte che dopo aver divorato quattro o einque portate, le prime non impediscono di mangiare le ultime e la sazieta non dimi- uisce Pappetito® Ma Ia gola era un peccato ben presente anche al di fuori dei monastert Numerosi sono i golosi descritd da Dante nel canto VI dell'Iugern e nel canto XXIII del Pargaiara. II pits famoso 2 il eortigiana Ciaceo, ma non maneano pon tefici come Martino LV, condannato a espiare per digiuno de anguille di Bolsena ela vernacciay (Purg, XXIV, 23-24). Le riflessioni dantesche sembrano rilevare nella conte haica 0 erclesiastica j luoghi di maggiore diffusione di questo vizio, confermando Tides della gola come peceato dei ricchi, Nel Medioevos mangiare molto e bene divenne una sorta di obbiigo sociale per le classi pit) abbienti e i cibo si connotd come elemento di superiorita sociale Nel tardo Medioevo il peceato di gola inizio ad esseee inserito allinterno sntazione pittotica del cetfevarie dei vigi. In questo mado si cered di della rappres contribuire ad alimentate la paura della dannazione attraverso la punizione inflit- * Casicianbe, Veccio, I ete Seip. 1, cit, p. 124 22 taal peceatore. Forte era ovviamente limpatto educativo: ad ogai punizione cor- sispondeva infatti un determinato peccato. Attraverso il rafforzamento della paura della dannazione, il setenanio dei riz/ vusciva ad avere una forte prest sui fedeli invitrandoli a faggire sempre il peecato. Vescovi ¢ predicatori non erino i soli ad evidenziare il rapporto tra peceato e castigo, dato che anche i sovrani ten- devano a vedere nelle guerre punizioni celesti inflitte ai popoli a causa delle colpe di cui si erano macchiati’, La lunga storia del settenario dei igi va comun- que considerata come Ia storia di un grande “suecesso” iconogratico. Wider che le colpe dell'umaniti possano essere descriste mediante la rappresentacione dei sette vizi, sostanzialmente identici nel corso dei secoli, non domina solo le tifles- sioni dei teologi, ma pervade molte manifestazioni della civilta tardomedievale € moderna, influenzando anche la produzione letterasia e artistica ”, Ltile allo svi luppo della paura dell’inferno ¢ della dannazione — nonché della successiva ico- nografia infernale — fu la riflessione di Gregorio Magno che il castigo si misura sullenormita del!’offesa «e ogni dannato sara tormentato dal fuoco dellinferno i secondo la grandezza ¢ Penormita del suo reaton! Durante le sue innumerevoli prediche quattocentesche, anche San Bernardino da Siena si sofferm® spesso sulle tpologie dei peccati e sulla puni- zione dei reprobi. Durante la sua attivita di catechesi egli evidenzid con preci sione le pene di cui erano gravati i dannati, ¢ i suoi insegnamenti furono utiliz: zati anche in chiave iconogcafica dui numerosi artisti che si cimentarono tra il Quattro e il Cinquecento in Giadigi universeli. Le sue prediche erano incentrate anche su particolari concreti come ad esempio Je sofferenze dei maledletti che si divorano a vicenda, il supplizio di Tantalo ¢ la descrizione dei vari torment cor porali, Le immagini pittoriche servirono a fissare nella mente delle popolazio- ni incolte quel percorso di purificazione che le avrebhe guidate alla salvezza: la punizione dei peccati ¢ le terribili torture alle quali venivano sottoposti i repro- bi favorirono inoltre la diffusione della paura della dannazione, che divenne uno dei pit validi strumenti della catechesi cattolica. La diffitsione def Givdizio. finale: il caso ligure-piemontese wel XV seosto Liconogratia del Gindizio finale fece la sua comparsa in Occidente verso Tan- ‘no 80) nella chiesa di San Giovanni a Miinster, nei Grigioni. Lx rappresentazio. ‘ne del mondo ultraterreno fu utilizzata per decorare soprattutto le controfaccia- te di molte chiese, ammonendo chi usciva dal luogo sacto con la terrificante rap- ° jueaw DELMent If pucabre la para, LW Bologna, 1 Mulino, 1987, p. 8 CAsAGRANDE, VECCHIO, Lette gis cit, p. 181 "DELUMEAC, paca fi pedi, Ci POS 2 Hui, pp, 682-685, 2 di colpa in Olcteote dal XII ad XVM seed, 33 presentazione dellinferno e delle pene inflitte ai dannati'’. Un primo effieace esempio di inferno suddiviso secondo lo schema del seiteario de rizi venne rea- lizzato da Buonamico Batfalmacco nel camposanto di Pisa, trail terzo e quarto decennio de] XIV secolo. In quest’opera il principio di adeguamento della pena alla colpa conosce un impiego generalizzato, aprendo la strada cezione della rappresentazione infernale, Lo schema scekto dal Buffalmacco, peraltro influenzato dalla descrizione infernale dantesca, conteneva al suo inter- no un forte mes una nuova con- \ggio educative: ad ogni peccato corrisponde ana punizione © un determinato luogo nell'inferno", Prima dell’opera di Buffalmacco fu Giotto, nella cappella degli Serovegni a Padova, a dare un’interessante sappresentazione dell'inferno, priva pero del selfenario dei nigi, che si diffuse prevalentemente in una zona compresa tra Toscana, ia e Basso Piemonte, atee attraversate dalla predicazione di San Bernardino. Gli artist: che si cimentarono in eti tardomedievale nella realizzazione di Gindizd universal cexcarono di rafforzare il raolo educative delle loro opere con Tinserimento di una gran quantita di cartigl, utili a comprendere meglio le seene pittoriche. Leffetto sprigionate dalle immagini era mediato dal sicordo delle parole dei predicatosi, capaci di tenere viva la memoria delle pene infernali ¢ i terrore suscitato dal pensier dellinferno. Fra’ Giordano, predicatore pisano delinizio del XIV secolo, evidenziava Putilita di mettere davanti agli occhi del peccatore la pena che gli spetta per i suoi peceati Ha ondinato Ia legge ¢ i savi che a tutti peceat sia posta la pena che siconienea éascherluno: chi fs omiciclio ali sia tagliato il capo, chi & furo sia impiecato ¢ cos tune Jealtrz, E non solamente ¢ utile questo modo, ma pit wiile quando, non solamente a parole o por oxdine, ma quando si mostra agli occhi il giudivio nel quale Segli peeca. E. perd si pongeno cola le forche accid che mettano paura.e timore ", La rappresentazione compartimentata dell’ Inferno si diffuse rapidamente, in particolar modo in Toscana tra il 1340 e i 1355, A Firenze la le influenzd Piconografia di aleuni Giudigd universal che furono realizzati nelle chie- se della cittd. L’fnferne dipinto da Nardo di Cione nella cappella Steozzi di Santa Maria Novella costituisce una illustsazione scrupolosa ed esaustiva delle descr gion’ infernali della Commedia. In questa rappresentazione vengono ripresi i giro- jone di Dante 8 Gunmanbo Onrautt, Coomanicr ao far in Ante etre ml svadinen, a corn oi Gisseppe Seryied rico Castelnuovo, vol II, Torino, Finaudi, 2004, pp. 508-509. ™ Sugh atireschi pisani mi limita qui e etare LUCLANO BELLS), Enpllmacc «af Unione dela worte, Torino, Einav L974 1 Lina Batzos, Edscare o quent, cosrolare Materiontis ai dele inrmagin nelle predicarione val gum dhl Tree Quatircenty in. Ar estore deb meier, it, pp 520 Bernardino ef anche LINA BOLLONL, La rete dle inomegind. Prdeseon’ in volgre dale ong a Berane de Sina, Binaiads, Torino 2002, © BoIZON1, Edwane le wat. cit. p 523 3. Sulla predieazione di San M4 ni danteschi suddivisi in base ai vari sottogeuppi di peceati Ul seftenario dit visi presente a Pisa viene in questo caso modificato in funzione di una maggior quantita di colpe punite, in linea con Ia casistica descritta nell’opera dantesca. Moko evideati sono le punizioni inflite ai reprobi, che permettono ai fedeli di individuare con faciiti il peceato commesso, rafforzando in questo modo valore educative delopera, Cosi il Vasari serisse a proposito dellaffresco: «NelPaltea faccia fece Pinferno, con le bolgie, centri et altre cose descritte da Dance», Linfluenza di Dante é altretanto visibile negli affresehi della navata di Santa Croce, realizzati da Andrea di Cione detto "Orcagna intorno al 1350. Lo stato di conservazione dellaffresco non permerte una lettura puntuale delle scene, ma sembra evidente che, a differenza del ftatello Nardo a Santa Maria Novella, la struttuen dellaflresco non seguisse Mimpostazione dantesea, avviei nandosi maygiormente alla suddivisione reslizzata da Butfalmacco a Pisa. Negii ultimi anni del ‘Trecento Pesperienza pisana fa ampliata da ‘Taddeo di Bartolo nel duomo di San Gimignano. La scena raffigurante I'aferno & sudiclivi- sa su tre registri, rafforzando ulteriormente Pidea del stemerioarcraverso Pacts buzione a ogni peceato di un preciso luogo € la collocazione della superbia allo stesso livello delle altre colpe, La disposizione dei luoghi viene trasformata, rag- geuppando i peceati secondo un diverso ordine rispetto a quello enuneiaio da Gregorio Magnor superbia ¢ invidia sono raffigueate ai lati di della sua_caduta, mentre T'a e Paccidia, che oormalmente seguono V'invidia, sono raffigurate nella zona infeciore, per lasciare il registro mediano ai tre pec- cati che Gregorio riunisce alla fine della lista (gola, avarizia, lussuria)"* Il Giudixie untersake 0 voo dei soggetti pittorici pit zappresentati ia tezrite io Igure e piemontese. Due furono i modi di eaffigurare questo tipo di icono- sgrafia: la rappresentazione unitaria ¢ la realizzazione separata delle varie destina zioni ultraterrene del?'uomo. La visione unitaria si caratterizza per Ja sua dimensione dei dannati daglieletti, per la mancanza dei vizi capitali nel Inferno e per il com- plesso corteo dei beati composto da martiti, vergini, confessori, profeti € patriacchi. Di grande impatto furono le rafligurazioni unitarie del Giaulizi finale realiczatz da Giovanni Canavesio acl 1482 a Pigna ¢ nel 1492 a Briga””. Il sette Satana, quali cause ccatologica, per il ruolo di san Michele arcangelo nella separazione ” Sullatfresco nella cappel Suoz7i si veda ANDRES CisPpeLLs, Are de! Ri (Rint ergy Roma, Albeo Stocks, 1925, pp 88-100. " Sulla eifusione del Giada miversle ct. Wes CaRiste, 1! Gini aval mere del Mediz, A tabans a cura eh Maia Grazia Baleainy, Nblano, Jaca Bock, 200 * Per un resoconto sui due tipi di spprsseatizione del Gusti in terror Figure ef FeDenicA Nar, Lizomrafia deinen nell arte del Povo lire dfine Guat’, Bolle Gi Vilarezin, 13,2000, m1, 2008, n. 13, 2004, 2 Sulla vin ¢ la prdusione pittriea di Giovanni Canavesio mi limita a mndicare ELENA Rossern BREAz1, Preiergon slopes di Gio Canaveie:revisin enibe, in eBolleeino della Socierd Piemontese di Archeologiae Belle Arti, XVI, 1964, pp. 35-54; GIOWANNI ROMANO, 35 In alto: Buonamico Buffalmaceo, la gla, dal sofenavo dere nel Camposanco ai Pisa, 1330} in Inasso: sertnaria dei gi, dal Gino mverele nella chiesa cimiteriaie di San Giorgio in Campo- chiess, presso Albena, 1446 36 aris dei vizi fu invece magistralmente rappresentato da Matteo ‘Tommaso Biasacci da Busea, autori nel 1483 di due importanti Gini wniverall al santua- tio di Montegrazie presso Impetia € alla chiesa di San Bernardino ad Albenga”. Questi due affreschi evidensiano le varie zone del mondo ultraterreno, con pat- ticolare attenzione alla raffigurazione dei peceati capitali, dipinti separatamente Fspetto al Purgatorio, alla Gerusakmmm celste calla peseta della anion. \ Montegrazic ead Albenga queste tre scene vennero affrescate nella parte alta delfaffresco sopes il seonarin dei vigg, che a sua volta soveasta il corto dei tigf de rivti, Molto interessanti, da un punto di vista iconografico ed educative, sono le scene raffi- guranti il modo di accostarsi ai saccamenti, affrescate nel registro inferiore del Gindizio di Montegrazic: buena ¢ catiina wnfessione, comunione & marie. Neat tesco di Albenga, strutturato su quattco registri, mancano le scene riguardanti i sacra menti, sostituite da una spensierata brigata di musici ¢ di giovani, ai quali é affi- data la riflessione sul mondo ¢ sulla vita terrena, ¢ di cui, purtroppo, ¢ rimasto poco © nulla” Q igi farono precedute di alcuni decenni dal Giudizio realizzato nella chiesa di San Giorgio in Campochiest presso Albenga. Lafiresco, datato 1446, & composto unitariamente, ¢ si caratterizza per la raffigurazione infernale mediante sette zone cortispondenti ai vied capital. Vopera deve la sua notorieth soprattutto al fatto di contenere un esplicito iferimento allepisodio danteseo del conte Ugolino, che completa le immagini simboliche dei peceati capicali, rappresents- Ui con crudo verismo nel registro pitt basso dell’atfresco. Il Gindigjo si articola secondo lo schema compositive consueto: in alto Cxisto gindice attorniato da sei angeli recanti in mano i simboli della passione c accompagnato dalle figure degti apostoli, ordinatamente disposti al suo fianco in due grappi simmetrici, Al cen tro Varcangelo Michele, ritto sullaltare su cui giace Pagnello sacrificale, tra due schiere di anime in attesa del Gindigio. In basso a destra Plnferno deseritto mediante i sette vizi capitali, con evidenti richiami alla Divina Commedia re duc interessant caffiguerzioni del Gindigio veivorsale © del soitenatio chi Gionaoni Canasnsa, mn Dicionariabibigrfion detalii vel. XV, Roma, Isituto delfencidope- cia italian, 1974, pp. 728-729, Fondamenule fa il rtrovumento ei un documento del 1472 che atest a presensa di Giovanni Canavesio ad Albenga (eft, ZENO BikoLt, Dac denen inet sidan di Gnvanat Canavesa, in «Arte Lombarday, 1964, pp. 163-164). Per una tflessione sulla fortuna evtiea del pittore ef. InARIC) MANEREDINI, La fortona aitce di Gioraont Cananria, i «sBollettino della Soriet’ Striea Bineroleses, NXE, 2006, ppp. 143-150. 2 Sui Biasaced mi imito a indicare li stu pd recentis PUL\I CERWIN, Tenia dela morte soo la ta maha a Tana ¢ Mare Basa in Mentegraze ws saninare de Fen gre cura 8 Franco Beggcm. Torino, Allemand, 200, pp. 84-106, ALONSO SIS, Poi pte tad go 42 nole Api Martine nel sada ret esl Qustinont, 1 «Liguress, 0. 3, 2005, pp-3t Nivea, Linungnifla dilnjirtin city p. M6. Sui cel dei atelli Biasace’ eft. ANNA De FLowiAt, View if Rinasimento, in La pita in Liguria il Quatroceno, acura di Giuliana Algerie naa De Flora, Genova, Catige, 1091, pp, 348-350 2B Gieusana ALGER, Al conf del Medver, in La pitera in Livia, cit, ps 196. 37 In territorio piemontese il seitenario di vii fu realizzato nel 1484 da Giovanni Baleison nella cappella di San Sebastiano a Celle Macea e - sempre negli ultimi decenni del XV secolo - da un anonimo frescante oells chiesa di San Fiorenzo a Bastia di Mondovi. Questi due Gindigi universal si caratterizzano per una netta contrapposizione tra la Gernsalenme celete e Vlnern, realizzati in due pareti dif- ferenti senza la continuita tra le varie scene dpica della rappresentazioni ligari”! A Celle Macra ~ nelia parete di sinistra ~ sono affrescate Ia Gemsabmmn cekste, i Pargatorin il Limo © le vinth, queste ultime in pessimo stato di conservazione, menire nella parete di destra il etterario dei vizie le figure di Laeijero e dit Ginde. 1 setienario del Baleison rispetta le caratteristiche liguri proposte dai Biasacei nelle loro rappresentazioni: sette luoghi di punizione, sette antorita diaboliche e sette tipi di torture. A Bastia di Mondovi Maférne non segue il modello del semana tradizionale, ma Panonimo artista deserive le varie punizioni ¢ i vati peceati al’interno di untunica grande scena utilizzando motti particolati che rimandano alla Divina Commedia. La scena dell’ Inferno sovrasta un'interessante cavalcata de nigh affrescata sulla destra delle rt, quest ultime realizzate sotto la Gerusatimnnn cle a8 I modell liguri e del Basso Piemonte si diffusero, seppur con sensibili diffe- renze, nei territori sabaudi al confine con il Delfina:o. UI tercitorio maggiormen- te inveressato fur la valle di Susa, che conserva ancora oggi aumeros zion’ di Giudigi smiversalie di cavalcade vizi,riconducibili agli ultimi anni del XV eallinizio del XVI secolo, Questa produzione pittorica si deve quasi interamen- te alfattiviti di Bartolomeo e Sebastiano Serra e della loro bottega, che lavoro prevalentemente nel pinerolese e in valle di Susa, proprio a fine Quattrocento. Serra, pinerolesi come Giovanni Can: no nelParea torinese i modelli pittorici che si erano diffusi in territorio ligure © nel Nizzardo grazie allattiviti dei fratelli Biasacci, di Giovanni Baleison ¢ dello raffigura Bartolomeo ¢ Sebastiano Ser vesio, utilizzaro- 2 Lye THEVENON, Jonnuph tn eds pata goign ds Aes minal rr nents des vis, in Dene mendes an Moyen Age, Actes ds IV Colloque international, Nice, 13-14 ‘Nice 199, po. 250-253 © Many VINENE-CASSY Lir mle fea orcad pt eh apts ta lc ros del fo da NV ly ix Arosa of prod atin Main tes, Attidel convegno, Renses, 2-6 mage 1983, Pasig 1990, pp. 461-472. Per ua contion- tb tral ido di Celle Mocra e quel ds Biasact ef. GIOAANNY GALANTE: GARKONE, Nit ae sae per a ptara ia Val Matz, in eS piemsontess, VI, 1977, pp. 121-122 ° Per un apyprofondimento sulla chiess di San Forenza si veda LiCIANO BERRA, Laon toro wil bite San Foren in Bate, Cuneo provincia ganda, a. 3, 1956, pps 31-4 GiovaNnt ROINER, Gi offeht i San Finzi Bastia el ptr anoe gna sel moerqase, in eBollecino dela sotieta per gli studi sori, azeheologiei ed artiste della provineia di Cuncor, 6, 1971; ANDREINY GniseR, GiovasNt RAINERI, Sian Fiorege is Bat di Mosdovi, Vlunova Moniereaw, Il Portico Editice, 2004 % Bartolomeo Serra é documentato per la prima volta a Bussolena nel 1466, impegnato sella realizzasione di una pala daltare pet la chiesa parroechiale (eft. LUcts PArRiA, Barivoone Serra Bussolne: aa tala perl cbiesa eel Arsante 1-466, in «Segusium, n. 23,1987, pp. 121-1 Per hi rienstruzione di ttta Ia produzione dei Serra, prima identifica oe 38 In alt: pasticolare dellayomo dal Giulizi aninasale di Sen Fionenzo a Bastia, presso Mondovi, 1470} in basso: Manteo ¢ Tommaso Basics, la gods, dal itera a igi nel Santuacio di Noses Siyaora delle Grazie a Monteyravie, presse) Imperia, 1483, 29. stesso Canavesio, Proprio Viconografia del Gindizie amiversale, ampiamente rap- presentata ca quest artsti, fu cipresa e ampliata dalla bortega dei Serra nella chiesa di Santo Stefano a Giaglione, a Sant’ Antonio abate a Jouvenceaux ¢ a San Sisto a Melezet A differeaza del Canavesio, che rappresenté la scena del Gindizio con il tadivionale modello unitario, i Serra riuscirono a proporre delle raffigurazioni capaci di unire Pesperienza canavesiana com il seaano dei vigyrat- figurato dai Biasacci ¢ dal Baleison. La punizione della gole in Pienmnte e nel Ponente lgure Negli ultimi decenni del Quactrocento il setewario dei rig’ ebbe una vasta dif fusione in gran parte della Liguria di ponente e in alcune zone de! Basso Piemonte, Suila scia della predicxzione di san Bernardino da Siena questa icono- grafia divenae uno dei soggetti pittorici pit utili a edueare © ammonite popola- zion’ lontane dai grandi centri cultural. I canoni iconografici della punizione della gol vennero stabiliti da Buonamico Buffilmacco, che rappresentd i golo Siattorno aan tavola ingozzati a forza da spietati demoni. La scena raffigurata a Pisa risulta di difficile Kcttura a causa dl aleune cadute di colore che impediseo- no di definime i particolari. Non & infatti possibile stabilire i cibi presenti sulla tavola imbandita, precluclendo ogni possibile collegamento tra il peccato e Pog- getto del peccare, La kezione del Buffulmacco venne utilizzata da Taddeo di Bartolo 2 San Gimignano”. A fine ‘Trecento a presenza del pittore toscano in territorio ligu- re pud aver facilitato la diffusione di un’iconografia che ebbe la sua massima for- tuna nei ciel realizeati da ‘Tommaso e Matteo Biasacci a Montegrazie ad Albenga nel 1483. La punizione dei sete peccati qui rap a per una suddivisione speculare dei vizi, tutti presieduti da urvantorith diabo- lica chiamata Capitaucus, Per il peceato di gola possiamo solo analizzare Paffre- sentata si caratteriz= Jouvenceaux ¢ nel maestro di Ramat, ¢risultato fondamentale il sirovamento di un document ‘del 1495 che attests il pagamento « Bartolomeo ¢ Sebastiano Serra degli affreschi della chiest cimiteriale (ef. CLEMENTE: Novero, GIANCARLO DESTREANIS, GIIShPE BALNGMION, Ed pale ce este qr, anal strca, ambiental, artistic dels Conunits i San Maavizio Canasee, Borgone di Susi, Tipolito Mell, 1981, pp. 155-156). Sulla produzione plrtorica in vale di Susa si veda ELEN Rossen BRezz1, La pit in Valle di Stee tala fine del Ouatiocete primi ann del Cingoesens, in Vall di Sasaarte catria dal? 11. al 18, 00’, catalog della mostra, Torino, marzo-maggio 1977, acura di Giovanni Romano, Torino, Citta di'Torino, 1977, pp. 181-201; CLaupio BraToLorec Le staan dela pitara morate ia Valle & Sar cesar d'art, Torino, Mlemadi, 2008, pp. 177-178, Per un'analsi della produzione dei Serm in trritoio pinezolese si veda MARCO PEATING Git afie- sbi dla coppelle di Sante Lia « Viner, in «Bolletsing della Soeieti Storiea Pinerolese», XVI, 2001, pp. [31 143, ML stemaso di vixi& stato anche rappreseararo da Beate Angelica, Il Gia questione, realizzato trail 1446 € f 1447, & ora conservato agli Staatliche Muscen di Berlina (ef. ALESSANDRO ZUCCARG, GHOXANNT MORELO, GERARDO DF SIMONE, Beaty Anglin, Liatia did Shira. 2009, pp. 93-95), nivenae i Rinawinene, Milano, S 40 sco di Montegrazie, poiché quello raffigurato nella chiesa di San Bernardino ad Albenga é andato perduto, come gran parte del wftevaria, Il peccato di gola occu- pa Ja prima scena del terzo registro del grande Gindizgio sniversale affcescato dai pittori cuncesi nel santuario di Montegrazie. Lo scompatto é caratterizzato da una grande tavola imbandita, alla quale sedevano nove peceatori sottoposti a brutali torture da parte di quattro demoni mostruosi. Sette reprobi sono affre atto di copsirsi il volto, mentre gli altri duc sono raffigurati in primo piano sdraiati © ingozzati a forza da due demoni, uno di questi recante in mano un grosso pen- tolone giallo, Dalla bocea di uno dei golosi fuoriesce un cartiglio quasi de! tutto illeguibile, indicante verosimilmente la sottocategoria del peccato commesso. Nella parte alta della scena un demone infilza con uno spiedo la bocea di uno scati attorno alla tavola, alcuni con le mani legate dietro la schiena o nel dei dannati, mentre un altro goloso viene brutalmente costretio a mangiare da un’ampolla tenuta in mano da un altro demone. Sulla sinistea del riquadro € raf- figurata 'autorita diabolica (Capitanens) * che presiede il peccato di gola, dipinta nelPatto di abbeveratsi avidameate”, Negli ultimi anni del Quattrocento il ettenaria dei rigi venne raffigurato anche nella chiesa di San Bernardino 4 Triora. La cappella contiene all’imterno tre dif- ferenti cicli d/atfresco, cealizzati tra la seconda meta del XV secolo ¢ i primi decenni del XVI sceolo, Il grande Gindigin auiversale occupa Vintora parere di destra, con il settesraro raffigurato su due distinti registri al di sopra della eavalca- ta dei vizi, quest ultima in cattivo stato di conservazione, Nel terzo riquadro del registro centrale é inscenata la punizione della gola, rappresentata secondo il tra- dizionale modello del supplizio di Tantalo, Atorso a uaa tavola riccamente imbandica alcuni demoni ingozzano a forza un gruppo di peceatori, unTiconografia che si andava chiaramente definendo, Al margine sinistro dello scomparto & presente Pautorita diabolica che presiede la punizione del peccato: il cartiglio non & purtroppo leggibile a causa di aleune eadute di colore, come peraltro una buona porzione della scena pittorica. Possiamo notare comunque nella parte alta quatiro dannati che si accostano alla tavola, due dei quali ingoz- zati a forza da due demoni. La critica non si é ancora sbilancéata sui possibili autori dellaffresco, ma resta comungue evidente che i dati in nostro poss scondo fanno restringere il campo solo ai Biasacci e al Baleison™, 2 Al mangine della scens & presente la sevita chertag...| eapitaneus gulan 2 Per aleune informazieni sul cic eft. CERVINI, Tora dla norte, cit, pp. 84-106 © Sulla chiesa di San Bernardino © per 5 suc ciel duffreseo S veda FUMIO Chavin, Arciettere meieade in Valle Arwstina, Sarseme, Peo “Teiors Exltore, 1994, pp. 78-803 e WARIO MANEREDINI, Gil afresh el Sam Berard a Trios ek prodecioe ptonca i Valk Ingntns, Saswemo, Pro rior: Edivore, 2006, Sula paeraieh deg affreschi ef De Plosiani, Ver f Rasta cit, pp. 261-262; ALFONSO Sist, Frexanta sant denon wale Alpi Maritime, in Lidentteperdata, 1 musi Contains della proving deport, a cued di Giorgia Cassini, Trine, Allemand, 2906, p. 595 1D, Problon pita eit, pp. 41-48: MANFREDINI, 1 Ginugio tinea. eit, pp. 105-114 at Jn alto: a sinatra la god dal tena ded rif in San Bernardino di Trines, 1480 cives; a destea Bartolomeo ¢ Sebastiano Serra, la ola, dal efenare ded rig in Santo Stefano di Giaglone, 1490 cite in basso: particolzre dell Ierna, dal Gina sniverale ec cappella della Madonas dell, Neve, San Michele di Mondavi, 1470 circa a2 Nel 1482 veniva affieseata Ia chiesa di Santa Maria Annunziata a Solva, pic- colo borgo « pochi chilomerti da Alassio. Sulla parete sinistra sono affrescati sa due registri differenti la punizione dei setie peccati capitali € la cavaleata dei vizi, quest’ultima molto frammentaria, Per quanto riguarda il peecato di gola viene qui riproposto il consueto supplizio: si ineravede la figura di un demone panciuto posto a capo di una tavola imbandita, di cui si distingue, nella parte infcriore, Timmagine di un dasnato ingozzato a forza da un diavolo, ¢, nella zona supetiore, la figura di un altro disbolico aguzzino, Una certa noviti & qui sappresentata dal demone che presiede Ia scena, dipinto con i caratteri umani intento a divorure pane € bere vino da una brocea appoggiata al grembo. Accanto a lui si distinguono due animali: un fenicottero e una lucertola”. Aleuni anni dopo gli affreschi di Triora ¢ Solva, il setiwarie & nuovamente rap presentato nella cappella di San Bernardo a Lavina, Lafftesco, che si rif con buona probabilica alle soluzioni utilizzate a Triora, conserva nel secondo riqus- ro il supplizio di Tantalo, a cui partec;pano quattro personaggi, due uomini ¢ duc donne, ana di quesic con le mani legate dictto In schiena ingozeata a forea da un demone™. Isette peccati capitali erano gid stati raffigurati nel 1446 da un anonimo fre- scante nella chiesa cimiteriale di San Giorgio in Campochiesa, presso Albenga. Seppur priva della suddivisione pensata dal Buflalmaceo, il scttenaria det rigi emer: ge nella parte bassa dellaffresco, Anche in questo caso i golosi vengono dipinti actorno @ una tavola riccamente imbandita, costretti a mangiate da un demone alato € da serpenti che escono dalle loro bacche. Nel 1484 Giovanni Baleison affrescava, nella chiesetta di San Sebastiano a Celle Macra, un imponente sedinario dei vigi, avvicinabile a quelli dei Bi territorio ligure. I sette vizi sono anche qui rappresentati in scomparti separati, tutti presieduti da una diversa autorita diabolica, La scena della gola si avvicina alle soluzioni di Montegrazic © a quelle delfanonimo frescante di ‘Irion, La somiglianza tra questo affresco e quello di Celle Macra ha portato alcuni studio- sia sbilanciarsi su un possibile intervento del Baleison anche a Triora™. La puni- ione dei golosi presenta - anche in questo caso ~ i dannati intorno a una tavo~ ha imbandita, nell’atto di : acci in ¢ ingozzati da tersibili demoni. La scena é presic~ duta da una mostruosa autoriti diabolica sulla falsariga di quella realizvata negli stessi anni a Triora e in altri siti liguri Nel monregalese sono presenti altri due imponenti Gindigi smiversal! privi pero del sean diffusosi ampiamente nel Ponents ligure, Nella seconda meti © Narta, Lieoveanaia dlnirna.. cit ps 34 © Ii p58 cL pitta, datate 1484, s0n0 4 firma di Giovana’ Balsison cui si addice magajoements peri nameros rats comuni,Vattdbuzione degli aftreschi di Triora» (ISU, Fret. cit p. 59) ™ Per aleuni approfondimensi sul cielo del Baleson eft. GaLsNTP GARRONE, Ni acer soe, eit. py 12T-122. 4B del Quattrocento nella chiesa cimiteriale di San Fiorenzo a Bastia di Mondovi e nella cappella della Madonna della Neve a San Michele Mondovi due anonimi artisti dalle medesime caratteristiche stilistiche realizzarono una complessa visio- ne dell’Inferno, veros iImente influenzata dalla Commedis dantesca. Ia questi due affreschi i sette peccati capitali si moltiplicano in numerose sottocategorie che rendono la scena molto dettagliata, ma di pit difficile letura, Al centro della scena Satana che divora alcuni dannati, con attorno altti demoni che infliggono zianti punizioni ai reprobi, secondo il modello del contrappasso dantesco, I peceato di gola é rappresentato da un dannato immerso in un pentolone ingoz- zato dal solito demone. Al di sotto dell'Inferno vi é la cavaleata dei vizi, che ha lo scopo di rendere chiaro allo spettatore cosa spetta al peccatore dopo la sua morte. La gola é sappresentata da un giovane che cavalea una volpe, intento con una mano ad abbeverarsi ¢ con altea a tenere uno spiedo In territorio piemontese il setfemsrio ritorna nelPaffresco eseyuito da Bartolomeo e Sebastiano Serra nella parete esterna dell chiesa di Santo Stefano 1 Giaglione, in valle Susa. La pittura si articola su tre registri, il primo oecupate dalle virtt a cui San Pietro apre le porte del paradiso, il secondo dilla cavaleata dei vizi ¢ il registro inferiore dal setienario dei nisi. Anche in questo caso i golosi vengono ingozzati a forza da alcuni demoni, che prendono il eibo dalla solita tavola presente al contro della seena, A differenza dei ee tenasi liguri, i vari pee cati sono privi delle autoriti diaboliche di riferimento e alle scene pittoriche par- tecipano un minor numero di personaggi. A Giaglione alla punizione della gola prendono parte tre dannati ¢ quattro cemoni, che sottopongono 1 reprobi alle solite grottesche puaizioni™, Die esempi celebris Hieronymus Bosih e Federico Zuceari Nella prima parte del XVI secolo la rappresentazione del Giudigia Unitersale siadegué ad alcuni auovi canoni iconografici introdorti da artistiinfluenzati dal dlima religioso eterodosso che si era manifestato in mole zone Walia”. 1 Gindigjo che maggiormente riseati di questo nuovo clima fu quello realizzaro da © Per alent ayaioraament¢ ehiacimenti icon cit, pp. Alea. A cifferenea dei ena igure del Basso Piemonte in questo afresco i Serra Furano in grate eft: GRISEA, RAINERL, Sav Fiornga., nado di iaserite, in modo particolare negli scompari fens allt gola e alPaceidia, un paesagui» ‘ale in une rappresentazione fanastica, con montagne desolzte che si stagliano contro un cielo awaurrissimo (cf, MANFREDINI, Leonie ob Gina, Cit p. 139). i aspen ieanng Fc: pi inmewatind eran la visione erisrocentsien della salve © gli apostoli rappresentari come umili persone in attess ce! giudizie, gli angeli aprer sulficonagratis del Giadigin sisting cfrs MARCIA B, Hall, Ronenatie a Con Vasar' and Dike Cosina in Sto Mania Novello and Sto Cras, 1363-1577, Osfond, Clasendon press, 1979; Mickedanela. Git arse dete Caypela Sistaa, rest di Marcia B. Hall, fotogeafie di Takashi Oksmmues, Milano, Marit, 2002. 44 Hieronymus Bosch, Taiale de sete peat capital, Madi, Musco del Prado, 1475-L480 circ, visione complessivs ¢ particolare della gs 4s Pontormo nel coro della basilica di San Lorenzo a Firenze tra i] 1546 e il 1556, successivamente andato perduto. Gli affreschi suscitarono unlimpressione immensa, simile a quella del Gidizio sivemale michelangiolesco della Cappella Sistina. 1 critici dell'epeca rimasero profondamente dicorientati nell’osservare uiconografia cost inusuale ed enigmatica. Cosi ebbe a scrivere il Vas non ho mai potuto intendere la dottrina di questa storia, se ben so che Iacopo aveva ingegno da sé ¢ praticava con persone dotte ¢ letwerate, clo® quello voles- ce significare in quella parte dove ai morti, € sotto i pied da Dio padre che crea Adamo ed Evay™, Pontormo era Vunico artista fio- rentino in grado di realizzare un'iconografia che rappresentasse le dotirine val desiane™, da lui conosciute grazie all’amicizia con numerosi esponenti dell’ Ac~ ademia Fiorentina”; proprio la vicinanza « queste dottrine rendeva difficalto Ia lettura di questo ciclo". Laspetto pili controverso ¢ che maggiormente avvicinava Paffresco alle dottrine protestanti era la mancanza dell’Inferno: da questo punto di vista Pontormo riusci ad andare oltre anche a Michelangelo, maggiormente influenzato dalle donrine eteradosse nella sua visione eristocen trica della salvezza Da un punto di vista del setenario dei igi, Vopera che maggiormente si disco- sta dalla tradizione iconografica medievale & La farola dei sette peccati eapitalt di Hieronymus Bosch, dipinta, probabilmente, tra il 1475 ¢ il 1480 ¢ conservata al museo del Prado, 1 vizi sono qui rappresentati non come punizione, ma come semplice narrazione del peceato, Nei vari scomparti non sono presenti né dia- ‘voli né corpi provati dalle torture, scompare Pambiente dantesco € limpostazio- ne di Buffalmacco. Quattro sono i persomaggi che prendono paste alla seena della Gila: una donna che porsa un pollo arrosto, un uomo grasso intento a mangiare ¢ here avidamente al hordo del tavolo, un buffo bambino che si acco- sta alla sedia dell'tuomo dipinto nellatto di allungare un braccio verso il tavolo un uomo che si abbevers da una grossa brocea. AlPintemo della seena sono rap- presentati numerosi strumenti da cucina, come lo spiedo, il paiolo e swatiati cok tell, La stessa impostazione vale anche per gli altri sei vizi, che si discostano pro- fondamente dalla precedente tradizione”, ro in alto che ® Dous Kastor, Powrna, Milano, Konewana, 2090, p. 8. ® Sule dottine valdesiane oft. MASSIMO FIRPO, Rita proteome od ee nllala eid Gouqucnte, Roma Kari, Latcers, 2001, pp. 115-128, Szvouuwe WAAMNSK), London medion del dingee a Bhonge nel Cini, Pheri, lsc, 187. + PuiLipre CostasONs, Power, Milano, Skira, 1994, p. 92, Sull'tireseo perduro di Pontormo, sulle font ad eso rfrite, cf. MASSIMO FINO, Gi aes di Pato a Sen Laer, era ties ects ula Prone dé Cavin, Tosi, Esa 1997 © Sultopera eli Bose ef. Fupe HL Un monarae) a ipo. Un pinged Renae, eta go dalla mosta, Madrid, ouobre 1998/gennaio 1999, 1 cua di Fernando Checa Cremades, Madrid, Sociedad Estata pata la Conmemoraciin de los Centenerins de Felipe Il y Cagios V, 1908, pp 447-449. 46 1 problema della diffusione di uniconogrifia distante dagli insegnamenti della Chiesa veane affrontato nell’ultima seduta del concilio di ‘Trento nel dicembre del 1563. Il concilio inseri il Géwdizie di Michelangelo nei 33 decreti urgenti da sottoporse allattenzione del cardinale Borromeo. Al decreto triclen- tino sullinadeguatezza delPaffresco michelangiolesco.segui una interessante produzione critico-letteraria improatata al ripristino delPortodossia in materia artistica, che ha nel Dialago vel quate si ragiona desi errorie degli abusi de’ pitta. di Giovanni Andrea Gilio, ¢ nel Discorso intorne alle immagini sacre ¢ profare del vesco: vo di Bologna Gabriele Paleott, j suoi sisulkati pid interessanti Furono Giorgio Vasari e Federico Zuccati a ricondurre Viconogratia del Gindizio verso Vortodossia con il grande affresco realizzato nella cupola di Santa Maria del Fiore a Firenze tra il 1572 e il 1579. Il complesso programma icono grafico, ideato da Vincenzo Borghini, prevedeva la ripresa del settenario dei vigi, nel quake ritornarono le caratteristiche tipiche dePiconografia medievale. [a pedagogia postridentina insisteva molto sul tasio clel macabro nella descrizione infernale, facilitando in questo modo ln meditazione sulla morte e sul mondo ultraterreno, Rendere bene evidenti le punizioni accresceva il ruolo educative delle opere ¢ metteva in guardia la popolazione sui comportamenti da tenere. Questo rule edueativo delle immagini é figlio della tradizione medievale, ma credo vada anche analizzato alla luce della siflessione sul sigei fatta da Lutero, che cosi seriveva ato dei peceati Lignoranca e bi ceeth dl pastor provocano tal ertoe! mostewos! nella Ces f-] Con quest loro temenaie iavensioni non ontengoxo akro sisultso se non quello di incatenare le coseieaze pits debol,eatforzando la loro Sceilega tnannide ¢ alimentaa- dio Ia loro avarzia con i poceati ela eovinn dei Fateh [| A questi mal hanno aun ‘to maar, die, sorelle, parent, rami e frat del peccato, eseogitat da vomini evils Cozies, che hanno eovate anche nei peceas raml ci parte ed afi tanto Fecon- de sono Feenpieti eFignoranca™ Nel suo testo programmatico, il Borghini aveva pensato i sete luoghi dell'in- ferno, corrispondenti ai seue peceati capital, in modo da rendere ben identifi- cabile la colpa punita, eontrapposta sempre alla virri che presiedeva la fase superna, Nellatiingere alla sicca fonte de! bestiario medievale, il priore realizz urvinvenzione che in pieno Cinquecento risentiva ancora del gotico e di quella adizione pitorica popolare moko attiva nelP Italia nord-occidenuale negli alo= mi deceani del Quartrocento, I Borghini tipropose il tema delle sette hocche infernali, fornendo le indicazioni su quali fossero gli animali adarti a rappresen- tare i vari peccati: Ia vipera per Finvidia, Porso o il cane per Pira, Pasino per Pac- 1 Perle due opere leterarie © per it dibattite. sullortodossia delle immagini cfr. PAO» Prot, Rives cullatoretca dle ort figurative mele Rife cttalca, Boloyga, 11 Mulino, 1984, ®'CASMGRANDE, VECCHIO, Este han Cts p 207. ® Rowno De Mo, Pita « Canmirma 4 Nepal, Rorna-Basi, Levees, 1933. a7

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