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RIVISTA
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. LETTERATURA, STORIA E FILOSOFIA
DIRETTA DA B. CROCE
Volume XXXVII /
(l de lla Qua r t a Serie)
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NAPOLI
l939
RIVISTA BIBLIOGRAFICA
secondo gli cousentilo nella sua propria srera, allo svolgimento, alla
moelificazione e al progresso . del elirif:to, gli vieta, tra le altre cose, di
usurpare l'ufficio specifico che del le gislatore e di scompigliare e con-
fondere gli ordini che la societ si d a ta. Dove egli essere, insomma, un
uon1o serio e non gi un ragazzo stord ito ossia un attivista rompicollo e
fracnssatore degli oggetti circostanti. F o rse il trascurare o facilmente per-
dere eli ~ista la regola e il freno che e della coscienza morale, fondamento
e presupposto nel:essario di ogni vita umana, il vero ptricolo o il vero
attivo avviamento dei nostri ten1pl.
Vorrei osservare che dove il Calnru:'l.ndrei, bene aftrmando che il giu-
dice tlOD pu 11 capo della sua indagine non conclndere e non emettere
una decisione, aggiunge che, del 1esto, nemmeno lo s torico, con lo. sua
libert d'indagine, pu vantarsi di ~~rdvanl a risultati meno rel11tivi di
quelli del giudice, perch anche il giudizio dello storico non rnai senz'ap -
pello ~. da l<loer prese nte che lo storico, quando ricostruisce un fatto
con la critica delle attestazioni, non solo ammette gli appelli perch si
raggiunga una mnggiore c:sal1ezza in quel lavoro, ma, diversqmente dal
giudice, amme1le appelli seu.za alcttn limite ; e che non mai egli pronunzia
vero il rsulta.l.o della sua critica delle testimonianze, ma s oltanto (ormal-
n}entc corretto (richtig). La sua ver<t egli la cerca altrove che nelle te-
stimooianze, di l)atnra loro sempre estrinseche e perci sempre UIIIPahr.
In effetto, con quel ritenere per vero, ch e pare che il &riudice sia costretto
a fare, anche di ci che non si pu pensare con piene~.a di verit, gi
s'ini.tia, e anzi gi si dent:to allo tadio pralico dell'opera sua.
Anche il SC(.'Ondo opuscolo e molto importante, perch ripiglia e porta
a grande preci~one d! formulazione logica e di particolari determinazioni
la tesi del carattere pratico delle varie definizioni dei concetti della dorn-
matica giuridica, e soprattu tto eli quello di azione (I). Mi restringo qui a
indicarlo e a consiglio.me la lettura, c.b e a rne ha recato, com~ quella
dell'altro, molta soddisfatione. Vera che il Calamandrei tiene a dichia-
1't\re di essere un semplice specialista e non un filosofo; ma, poicb egl
ragiona bene, andando aJ fondo delle cose, ragiona da filosofo. Uoo dci
fini cbe io ho perseguito, neUa ormai l unga mia vita di studioso, atato
appunto di trarre i filosofi a diventare specialisti e gli &-pecialisti a di-
ventare filosofi. Coi primi non ho ;wuto in ci troppa fortuna, perch essi
sono molto pigri e anche eli solito molto ignoranti e indilfereuti circa le
CO!\e tra le quali gB uomini si m uovono e che n.gti uomini premono e li ap-
passionano; In"- qualche fortuna. ho a.y11t<> coi secondi, ricctL! di conoscenze
particolari e desiderosi d sistemarJe e lnteoderne le relazioni e i li11titi.
B. C.