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Qui, in una cava abbandonata in localit Pontrelli, alle porte di Altamura, sono state scoperte oltre
4000 impronte lasciate da un centinaio di dinosauri di cinque specie diverse. La maggior parte delle
tracce appartiene a dinosauri erbivori. Alcune, per, sono state lasciate da carnivori.
Qui, sui tavolati e nei valloni rocciosi, possibile osservare da vicino unavifauna che spesso, a
torto, viene definita minore. Rondini e taccole, cornacchie e allodole, gheppi e ballerine
dimostrano che larida Murgia permette la sopravvivenza di un alto numero di specie.
Qui, come sul Gargano e sul Tavoliere, Federico II amava andare a caccia con i falchi. I monumenti
medievali (primo tra tutti Castel del Monte) e labbondanza dei rapaci nel cielo ricordano a chi
visita il Parco limperatore tedesco innamorato della natura e della Puglia.
L'Area Protetta
La Geologia
Nella zona ionica della Sicilia, l'immenso golfo che si estendeva tra i
Peloritani e gli Iblei venne colmato dalle prime eruzioni submarine che diedero vita all'Etna ed, in
parte, dai depositi alluvionali che il Simeto accumulava, fino a costituire l'attuale Piana di Catania.
In questo golfo, circa mezzo milione di anni fa, sono avvenute le prime manifestazioni eruttive di
cui si conserva testimonianza nella zona di Aci Castello, Aci Trezza e Ficarazzi. L'Etna con il suo
confine litologico di 250 Km, una superficie di circa 1260 kmq, il pi grande vulcano d'Europa; la
sua altezza, in corrispondenza dei crateri sommitali, raggiunge la quota di circa 3.350 m, ma tale
altezza quanto mai variabile nel tempo in quanto l'attivit esplosiva non sempre di tipo
"costruttivo", ma talvolta pu essere anche "distruttiva" con crolli e cedimenti delle pareti del
recinto craterico.
La Fauna
Circa un secolo e mezzo fa il Galvagni, descrivendo la fauna del'Etna,
raccontava della presenza di animali ormai scomparsi e divenuti per noi mitici: lupi, cinghiali, daini
e caprioli. Ma l'apertura di nuove strade rotabili, il disboscamento selvaggio e l'esercizio della
caccia hanno portato all'estinzione di questi grandi mammiferi e continuano a minacciare la vita
delle altre specie. Nonostante ci sul vulcano vivono ancora l'istrice, la volpe, il gatto selvatico, la
Martora, il coniglio, la lepre e, fra gli animali pi piccoli, la donnola, il riccio, il ghiro, il quercino e
varie specie di topi e pipistrelli.
La Vegetazione
L'universo vegetale dell'Etna si presenta caratterizzato da un insieme di
fattori tra i quali ha un ruolo predominante la natura vulcanica della montagna. La flora del Parco,
estremamente varia e ricca, condiziona il paesaggio offrendo continui e repentini mutamenti;
cidipende dalla diversa compattezza e dal continuo rimaneggiamento del substrato ad opera delle
colate laviche che si succedono nel tempo, nonchdal variare delle temperature e delle
precipitazioni in relazione all'altitudine ed all'esposizione dei versanti. Partendo dai piani
altitudinali pibassi, dove un tempo erano le foreste di leccio, ecco i vigneti, i noccioleti ed ancora i
boschi di querce, pometi e castagni. Intorno ed anche oltre i 2.000 metri troviamo il Faggio che, in
Sicilia, raggiunge il suo limite meridionale e la betulla che considerata dalla maggior parte degli
autori un'entit endemica.
Aspetti Normativi:
- Leggi e Decreti
- Regolamenti
- Gestione Amp
- Autorizzazioni
Un frammento di costa rocciosa, formatasi in epoca remota, che conserva intatta la macchia
mediterranea: nell'entroterra domina una fitta pineta con lentischi, timo, erba cristallina, mirto,
capperi, tamerice, ginestra e ginepro. Sono soprattutto i fondali che fanno della Riserva Marina un
ambiente unico dal punto di vista naturalistico, un ambiente da proteggere e conservare nel quale le
estese praterie di Posidonia Oceanica, i banchi madreporici di Cladocora Caespitosa, il Sarago
fasciato, l'Euscarus Cretensis ne sono solo un esempio. La variet dei fondali ancora pi ampia di
quella costiera e ancora tutta da studiare. Numerose ed importanti le specie ittiche che vi trovano
rifugio e cibo: cernie, barracuda, tonnetti e a volte delfini.
Gi da alcuni anni l'attivit di rilevamento per stabilire il grado d'inquinamento del mare della
Riserva ha dato risultati confortanti: tutte le specie vivono indisturbate e libere di riprodursi in
habitat tranquilli.
La Riserva Naturale Marina, oltre al prioritario aspetto della preservazione ambientale, manifesta
l'esigenza di salvaguardare anche le vocazioni di sviluppo economico del territorio che si affaccia
sullo specchio del mare protetto, uno sviluppo evidentemente compatibile con la necessaria tutela
dell'ambiente. Per promuovere la conoscenza dell'Area Marina Protetta, l'Ente Gestore mette a
disposizione dei visitatori alcuni servizi particolarmente invitanti: corse sui battelli a fondo
trasparente, per offrire la possibilit anche a chi non si immerge di osservare gli splendidi fondali;
l'acquario, dove sono esposti gli esemplari delle specie marine rintracciabili nell'Area Marina
Protetta ed i centri di accoglienza di Crotone e Le Castella dove si offre al visitatore la possibilit di
visionare mostre di fotografie e ricevere pubblicazioni specializzate. Si possono inoltre effettuare
escursioni in barca a vela e attivit di pesca-turismo.
L'obiettivo, dunque, della Riserva Naturale Marina "Capo Rizzuto" di rendere fruibile la realt di
un ambiente splendido e fragile, oggetto di custodia e valorizzazione, non solo per consegnarlo il
pi intatto possibile al futuro, ma perch pu rappresentare una delle pi grandi risorse, anche
economiche, per il territorio.
Esplora i fondali...
Flora e fauna
Tutto ci che di bello e spettacolare circonda e ospita la riserva, a portata di click; ma solo un
anticipo: perch il vero incanto e poter ammirare dal vivo queste creature.
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Ambiente
LArea Marina Protetta Capo Rizzuto rappresenta il proseguimento nelle acque del Mar Ionio
delle propaggini pi orientali della regione Calabria e pi precisamente dellarea conosciuta come
Marchesato.
Lentroterra costituito da un blando sistema collinare che si stende dalle pendici della Sila fino al
mare con altezze che raramente superano i 300 metri s.l.m. . I corsi dacqua sono relativamente
pochi e caratterizzati da bacini idrografici limitati, che nulla hanno a che fare con il sistema
idrografico che, prendendo origine dalla Sila, delimita con i due corsi dacqua Neto e Tacina larea
del Marchesato rispettivamente a Nord e ad Ovest.
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Aspetti Storici
La costa dellarea marina protetta Capo Rizzuto stata frequentata dalluomo fin da tempi
antichissimi ed ha visto avvicendarsi le pi importanti civilt del passato. Qui giunsero gli Achei di
Miskellos quando, intorno alla met dellVII sec. a.C., sbarcarono sulla costa e fondarono lantica
Kroton. Numerose sono le testimonianze della storia in questi luoghi: da Crotone a Capo Colonna a
Le Castella.
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Aspetti Geografici
La posizione geografica stata favorevole per la Calabria agli albori della sua storia quando, pi di
duemila anni or sono, i greci dominavano i commerci del mare Mediterraneo; in seguito la regione
divenne essenzialmente terra di conquista. Infatti, a differenza di altre regioni marittime, come la
Liguria, la Calabria non seppe mai trarre vantaggio dai suoi mari: lo conferma anche il fatto che ben
quattro dei suoi cinque capoluoghi di provincia sono situati nell'interno.
L'Area Protetta
Il Paesaggio
I Monti Nebrodi, assieme alle Madonie ad ovest ed ai Peloritani ad est, costituiscono l'Appennino
siculo. Essi si affacciano, a nord, direttamente sul Mar Tirreno, mentre il loro limite meridionale
segnato dall'Etna, in particolare dal fiume Alcantara e dall'alto corso del Simeto. Gli elementi
principali che pi fortemente caratterizzano il paesaggio naturale dei Nebrodi sono la dissimmetria
dei vari versanti, la diversit di modellazione dei rilievi, la ricchissima vegetazione e gli ambienti
umidi. Connotazione essenziale dell'andamento orografico la dolcezza dei rilievi, dovuta alla
presenza di estesi banchi di rocce argilloso-arenacee: le cime, che raggiungono con Monte Soro la
quota massima di 1847 metri s.l.m., hanno fianchi arrotondati e si aprono in ampie vallate solcate da
numerose fiumare che sfociano nel Mar Tirreno. Ove, per, predominano i calcari, il paesaggio
assume aspetti dolomitici, con profili irregolari e forme aspre e fessurate. E' questo il caso del
Monte San Fratello e, soprattutto, delle Rocche del Crasto (1315 metri s.l.m.). Importante, infine,
sottolineare il diffuso processo di progressivo acculturamento del territorio del parco che ha portato,
durante i secoli, ad una trasformazione dei Nebrodi da paesaggio naturale in paesaggio culturale.
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La Vegetazione
Gli arabi definirono i Nebrodi "un'isola nell'isola" ed il motivo apparir chiaro al visitatore che, per
la prima volta, si accinge a scoprire questo territorio sorprendente: ricchi boschi suggestivi, ampi
verdi pascoli d'alta quota, silenziosi laghi e torrenti fluenti contrastano con l'immagine pi comune
di una Sicilia arida ed arsa dal sole. Nel salire di quota, lasciata la costa, possibile riconoscere
subito precisi piani vegetazionali, in dipendenza non solo della distribuzione altitudinale, ma anche
in funzione di singolari fattori fisici che, unitamente alla temperatura ed alle abbondanti
precipitazioni piovose e nevose, determinano propizie situazioni ecologiche. Il piano mediterraneo
(dal livello del mare fino ai 600-800 metri) caratterizzato dalla tipica macchia mediterranea
sempreverde, ove predominano l'Euforbia, il Mirto, il Lentisco, la Ginestra e dove si riconoscono
elementi arborei a foglie strette quali il Corbezzolo, la Sughera, il Leccio. La sughereta (interessanti
formazioni sono presenti prevalentemente nel territorio di Caronia) si presenta allo stato puro
quando il clima ed il suolo sono favorevoli; nella maggior parte dei casi, per, consociata ad altre
specie come il Leccio e la Roverella, con un fitto sottobosco.
Superati gli 800 metri di quota e fino ai 1200-1400 metri s.l.m., si passa al piano supramediterraneo,
espressione delle querce di caducifoglie. Molte le specie presenti come la diffusa Roverella, la
Rovere, la Quercus gussonei, le quali formano popolamenti pi o meno apprezzabili a seconda dei
substrati geologici e della esposizione dei versanti. Molto diffuso pure il Cerro che diventa
dominante nelle aree pi fresche, specie se esposte a nord.
Oltre i 1200-1400 metri di altitudine, piano montano-mediterraneo, si trovano le faggete, splendide
formazioni boschive che coprono tutto il crinale dei Nebrodi per pi di 10.000 ettari e caratterizzano
ambienti di grande valore naturalistico e paesaggistico. Alle quote pi elevate il Faggio vive quasi
in purezza: sono presenti solo rari esemplari di Acero montano, Acero campestre e Frassino. Tra le
specie del sottobosco, oltre all'Agrifoglio, al Pungitopo, al Biancospino ed alla Daphne, si riscontra
il Tasso, specie relitta molto longeva che sopravvive in condizioni microclimatiche molto
localizzate.
La Fauna
Un tempo regno di cerbiatti (cos come di daini, orsi, caprioli), i Nebrodi (il cui significato
deriva dal greco nebros che vuol dire, appunto, cerbiatto) costituiscono ancora la parte della Sicilia
pi ricca di fauna, nonostante il progressivo impoverimento ambientale. Gli ultimi lupi furono
abbattuti alla fine degli anni Venti ed i grifoni, che volteggiavano sulle Rocche del Crasto, sono
scomparsi agli inizi degli anni Sessanta, a causa dei bocconi avvelenati disseminati sul territorio e
destinati alle volpi. Grazie alla sua alta variet ambientale, il Parco dei Nebrodi ospita comunit
faunistiche ricche e complesse: numerosi i piccoli mammiferi, i rettili e gli anfibi, ingenti le specie
di uccelli nidificanti e di passo, eccezionale il numero di invertebrati. Tra i primi si ricordano
l'lstrice (Hystrix cristata), il Gatto selvatico (Felis sylvestris) e la Martora (Martes martes), specie
molto rarefatte; tra i rettili la Testuggine comune (Testudo hermanni) ed, in particolare, la
Testuggine palustre (Emys orbicularis); tra gli anfibi, infine, il Discoglosso (Discoglossus pictus) e
la Rana verde minore (Rana esculenta). Sui Nebrodi sono state classificate circa 150 specie di
uccelli, tra le quali alcuni endemismi di grande interesse come la Cincia bigia di Sicilia (Parus
palustris siculus) ed il Codibugnolo di Sicilia (Aegithalos caudatus siculus). Le zone aperte ai
margini dei boschi offrono ospitalit a molti rapaci come la Poiana (Buteo buteo), il Gheppio (Falco
tinnunculus), il Lanario (Falco biarmicus), il Nibbio reale (Milvus milvus) ed il Falco pellegrino
(Falco peregrinus), mentre le zone rocciose aspre e fessurate delle Rocche del Crasto sono il regno
dell'Aquila reale (Aquila chrysaetos). Il Tuffetto (Podiceps ruficollis), la Folaga (Fulica atra), la
Ballerina gialla (Motacilla cinerea), il Merlo acquaiolo (Cinclus cinclus) ed il Martin pescatore
(Alcedo atthis) preferiscono le zone umide, mentre nelle aree pascolative non difficile avvistare la
ormai rara Coturnice di Sicilia (Alectoris graeca whitakeri), I'inconfondibile ciuffo erettile
dell'Upupa (Upupa epops) ed il volo potente del Corvo imperiale (Corvus corax). Tra l'avifauna di
passo meritano di essere citati il Cavaliere d'ltalia (Himantopus himantopus) e l'Airone cinerino
(Ardea cinerea). Ricchissima , infine, la fauna di invertebrati. Recenti ricerche scientifiche hanno
portato a risultati sorprendenti: su 600 specie censite riguardanti una piccola parte della fauna
esistente, 100 sono nuove per la Sicilia, 25 nuove per l'ltalia e 22 nuove per la scienza. Tra le forme
pi rilevanti sotto l'aspetto paesaggistico, si citano le farfalle (oltre 70 specie) ed i Carabidi (oltre
120 specie).
All'interno del territorio del Parco esistono poi numerosi esemplari di cavallo sanfratellano,
originario di questi monti, una razza preziosa per i caratteri tipici e per il ridotto numero di
esemplari. E' il cavallo dei Nebrodi, oggetto negli ultimi decenni di importanti studi scientifici e in
sempre maggior evidenza fra le razze equine.
Le Produzioni
L'Area Protetta
L'Ente di Gestione
- Organi di Governo
- Provvedimenti Legislativi
- Attivit Amministrativa e Gestionale
- Regolamenti
- Il marchio del Parco
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L'Ambiente
Il territorio, di carattere prevalentemente montuoso, si compone di tre sistemi di rilievo principali
che, tra il Mar Ionio e il Mar Tirreno, si levano fino alle quote pi alte dell'Appennino meridionale.
Il Massiccio del Pollino, con le vette pi alte del Parco: Serra Dolcedorme (2267 m), Monte Pollino
(2248 m), Serra del Prete (2181 m), Serra delle Ciavole (2127 m) e Serra di Crispo (2053 m).
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A cavallo tra due regioni, Basilicata e Calabria, e tra due mari, il Tirreno e lo Ionio, il Parco
Nazionale del Pollino, con i suoi 192.565 ettari, oggi l'area protetta pi estesa d'Italia.
Il territorio, presenta una morfologia prevalentemente montuosa, nella quale spiccano tre massicci
appartenenti all'Appennino meridionale Calabro-Lucano: quello del Pollino, situato al centro del
parco; a sud ovest, il complesso dei monti dell'Orsomarso e, nel settore settentrionale, si erge isolato
il monte Alpi.
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La fauna
Tra le cime dolomitiche, sui costoni e le balconate volteggia imperiosa l'aquila reale. Le zone
coperte di boschi di faggio, di castagno e di cerro sono popolate da fauna in via di estinzione: il lupo
appenninico, il capriolo di Orsomarso, il picchio nero, il falco pellegrino, il gufo reale e il corvo
imperiale.
Gli Animali
Il Lupo Appenninico
Il Capriolo di Orsomarso
Gli Uccelli Rapaci
La flora
Nelle aree di maggiore altitudine vegeta un relitto dell'ultima glaciazione, una rarit. Il simbolo del
parco il pino loricato. Si estendono sulle pendici delle montagne immensi, fitti, impenetrabili boschi
di faggio, di castagno, di cerro, coperti di muschio, tappezzati di funghi, di frutti e di erbe
aromatiche. Tra tutti questi luoghi sgorgano sorgenti di acqua limpida e pura, di acqua fredda, che
scende a valle a riempire le gole del Raganello, del Lao, del Rosa. Gli spazi aperti, poi, si riempiono
di altra natura, pi semplice, con un paesaggio che si adagia sui campi ancora coltivati a grano, si
copre di piante, di peri selvatici di agrifogli, di rovi, di vischio, di biancospini, di ginestre, di cardi,
di fiori, di viole, di papaveri, di peonie, di orchidee.
La vegetazione
Il Pino Loricato
Le Piante Officinali