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L'Area Protetta

Ente Gestore: Ente Parco Nazionale dell'Alta Murgia


Sede provvisoria: Via Firenze, 10 - 70024 Gravina in Puglia (BA)
Tel. 080/3262268
Fax: 080/3262268
E-mail: info@parnamura.it
Superficie: 67.739,00 ha
Provincia: Bari
Istituzione: DPR 5/03/2004

Il Parco Nazionale Alta Murgia

Le torri di Castel del Monte, uno dei monumenti pi famosi del


Mezzogiorno, sorvegliano il solenne paesaggio dellAlta Murgia, che sale dolcemente dalla costa di
Berletta e dagli uliveti di Andria verso laltopiano calcareo che segna il confine con la Basilicata.
Sono allinterno dellarea protetta alcune delle cittadine pi interessanti della regione, da Altamura a
Gravina di Puglia.
Il territorio del Parco stato plasmato nei millenni dalle forze dellerosione. Il canyon di Gravina in
Puglia, che scende verso Matera e il Bradano, segna il confine sud-occidentale dellarea protetta.
Nei pressi di Altamura sono invece le impressionati doline carsiche del Pulicchio e del Pulo, che
superano rispettivamente i 100 e i 70 metri di profondit.
Anche se il paesaggio del Parco stato modificato nei secoli dalluomo, lAlta Murgia conserva una
fauna e una flora di grande interesse. Accanto al grillaio, il rapace che il simbolo dellarea
protetta, possibile avvistare uccelli rari come il lanario, locchione, il passero solitario e la
monachella. A primavera fioriscono numero specie di orchidee selvatiche.

Il solenne altopiano nel cuore della Puglia

Qui, in una cava abbandonata in localit Pontrelli, alle porte di Altamura, sono state scoperte oltre
4000 impronte lasciate da un centinaio di dinosauri di cinque specie diverse. La maggior parte delle
tracce appartiene a dinosauri erbivori. Alcune, per, sono state lasciate da carnivori.
Qui, sui tavolati e nei valloni rocciosi, possibile osservare da vicino unavifauna che spesso, a
torto, viene definita minore. Rondini e taccole, cornacchie e allodole, gheppi e ballerine
dimostrano che larida Murgia permette la sopravvivenza di un alto numero di specie.
Qui, come sul Gargano e sul Tavoliere, Federico II amava andare a caccia con i falchi. I monumenti
medievali (primo tra tutti Castel del Monte) e labbondanza dei rapaci nel cielo ricordano a chi
visita il Parco limperatore tedesco innamorato della natura e della Puglia.

L'Area Protetta

Gestore: Parco dell'Etna


Sede: Via del Convento, 45 - Monastero di San Nicol La Rena - 95030 Nicolosi (CT)
Tel: 095/821111
Fax: 095/914738
E-mail: ufficiostampa@parcoetna.ct.it
Superficie: 58.095 ha
Province: Catania
Istituzione: 1987

Il Parco dell'Etna stato il primo ad essere istituito in Sicilia nel


marzo del 1987. Non un caso. L'Etna infatti non soltanto il vulcano attivo pi alto d'Europa, ma
una montagna dove sono presenti colate laviche recenti, in cui ancora non si insediata alcuna
forma di vita, e colate antichissime su cui sono presenti formazioni naturali di Pino laricio, Faggio e
Betulla.

Per proteggere questo ambiente naturale unico e lo straordinario


paesaggio circostante, marcato dalla presenza dell'uomo, il Parco dell'Etna, stato diviso in quattro
zone.
Nella zona "A", 19.000 ettari, quasi tutti di propriet pubblica, non ci sono insediamenti umani. E'
l'area dei grandi spazi incontaminati, regno dei grandi rapaci tra cui l'aquila reale.
La zona "B", 26.000 ettari, formata in parte da piccoli appezzamenti agricoli privati ed
contrassegnata da splendidi esempi di antiche case contadine, frugali ricoveri per animali, palmenti,
austere case padronali, segno di una antica presenza umana che continua tutt'ora. Oltre alle zone di
Parco A e B, c' un'area di pre-parco nelle zone "C" e "D": 14.000 ettari, per consentire anche
eventuali insediamenti turistici sempre nel rispetto della salvaguardia del paesaggio e della natura.

La Geologia

Nella zona ionica della Sicilia, l'immenso golfo che si estendeva tra i
Peloritani e gli Iblei venne colmato dalle prime eruzioni submarine che diedero vita all'Etna ed, in
parte, dai depositi alluvionali che il Simeto accumulava, fino a costituire l'attuale Piana di Catania.
In questo golfo, circa mezzo milione di anni fa, sono avvenute le prime manifestazioni eruttive di
cui si conserva testimonianza nella zona di Aci Castello, Aci Trezza e Ficarazzi. L'Etna con il suo
confine litologico di 250 Km, una superficie di circa 1260 kmq, il pi grande vulcano d'Europa; la
sua altezza, in corrispondenza dei crateri sommitali, raggiunge la quota di circa 3.350 m, ma tale
altezza quanto mai variabile nel tempo in quanto l'attivit esplosiva non sempre di tipo
"costruttivo", ma talvolta pu essere anche "distruttiva" con crolli e cedimenti delle pareti del
recinto craterico.

Il vulcano presenta, verso oriente, la profonda depressione costituita


dalla Valle del Bove: una grande incisione di circa 7 km per 5 km, con pareti alte sono a 1.000 metri
che pare abbia tratto origine dal collasso di parti di antichi edifici vulcanici a causa di
manifestazioni esplosive. La maggior parte delle colate etnee costituita da blocchi e frammenti
scoriacei con superfici aspre e tormentate (lave aa); in altri casi, pi rari, le lave mostrano superfici
pi regolari spesso arricciate a formare ammassi di corde avvolte e lastroni (lave phaoehoe). In
quest'ultimo tipo di colate si sviluppano frequentemente dei sistemi di deflusso lavico racchiusi
entro un involucro di lava raffreddata e consolidata, che, nel periodo finale dell'attivit delle bocche
estremamente variabile: si va da poche ore fino a diversi mesi e persino ad anni; la lunghezza, la
portata e l'ampiezza delle colate dipende essenzialmente dalla durata e dalla portata dell'eruzione,
ma anche da altri fattori legati alla morfologia del suolo su cui esse scorrono.

La Fauna
Circa un secolo e mezzo fa il Galvagni, descrivendo la fauna del'Etna,
raccontava della presenza di animali ormai scomparsi e divenuti per noi mitici: lupi, cinghiali, daini
e caprioli. Ma l'apertura di nuove strade rotabili, il disboscamento selvaggio e l'esercizio della
caccia hanno portato all'estinzione di questi grandi mammiferi e continuano a minacciare la vita
delle altre specie. Nonostante ci sul vulcano vivono ancora l'istrice, la volpe, il gatto selvatico, la
Martora, il coniglio, la lepre e, fra gli animali pi piccoli, la donnola, il riccio, il ghiro, il quercino e
varie specie di topi e pipistrelli.

Moltissimi sono gli uccelli ed in particolare i rapaci che testimoniano


dell'esistenza di ampi spazi incontaminati: tra i rapaci diurni troviamo lo sparviero, la poiana, il
gheppio, il falco pellegrino e l'aquila reale; tra i notturni il barbagianni, l'assiolo, le allocco, il gufo
comune. Aironi, anatre ed altri uccelli acquatici si possono osservare nel lago Gurrida, unica distesa
d'acqua dell'area montana etnea. Nelle zone boscose possibile intravedere la ghiandaia, il colombo
selvatico e la coturnice che si mischiano ad una miriade di uccelli canori quali le silvie, le cince, il
cuculo e tanti altri, mentre sulle distese laviche alle quote pi alte il culbianco vi sorprender con i
suoi voli rapidi ed irregolari. Tra le diverse specie di serpenti, che con il ramarro e la lucertola
popolano il sottobosco, l'unica pericolosa la vipera la cui presenza, negli ultimi anni, aumentata
a causa della distruzione dei suoi predatori. Infine, ma non per questo meno importante, vi il
fantastico, multiforme universo degli insetti e degli altri artropodi: farfalle, grilli, cavallette, cicale,
api, gagni ecc. con il loro fondamentale e insostituibile ruolo negli equilibri ecologici.

La Vegetazione
L'universo vegetale dell'Etna si presenta caratterizzato da un insieme di
fattori tra i quali ha un ruolo predominante la natura vulcanica della montagna. La flora del Parco,
estremamente varia e ricca, condiziona il paesaggio offrendo continui e repentini mutamenti;
cidipende dalla diversa compattezza e dal continuo rimaneggiamento del substrato ad opera delle
colate laviche che si succedono nel tempo, nonchdal variare delle temperature e delle
precipitazioni in relazione all'altitudine ed all'esposizione dei versanti. Partendo dai piani
altitudinali pibassi, dove un tempo erano le foreste di leccio, ecco i vigneti, i noccioleti ed ancora i
boschi di querce, pometi e castagni. Intorno ed anche oltre i 2.000 metri troviamo il Faggio che, in
Sicilia, raggiunge il suo limite meridionale e la betulla che considerata dalla maggior parte degli
autori un'entit endemica.

Oltre la vegetazione boschiva il paesaggio si modifica ed


caratterizzato da formazioni pulviniformi di spino santo (astragalo) che offrono riparo ad altre
piante della montagna etnea quali il senecio, la viola e il cerastio. Al di sopra del limite
dell'astragalo, tra i 2.450 ed i 3.000 metri solo pochissimi elementi riescono a sopravvivere alle
condizioni ambientali dell'alta montagna etnea. Al di sopra di queste quote e sino alla sommit si
stende il deserto vulcanico dove nessuna forma vegetale riesce a mantenersi in vita
L'Area Protetta

Gestore: Provincia di Crotone - AMP di Capo Rizzuto


Sede: Piazza Ucciali - Loc. Le Castella - 88841 Isola di Capo Rizzuto (KR)
Tel: 0962/665254
Fax: 0962/665247
E-mail: segreteria@riservamarinacaporizzuto.it
Superficie: 14.721 ha
Provincia: Crotone
Istituzione: 27 dicembre 1991

Aspetti Normativi:
- Leggi e Decreti
- Regolamenti
- Gestione Amp
- Autorizzazioni

Un'eredit da custodire e da valorizzare


Una superficie di circa 13.500 ettari e 36 km di costa: cos si estende la Riserva Naturale Marina
"Capo Rizzuto". Otto promontori definiscono l'Area Marina Protetta il primo dei quali quello di
Capocolonna, con il tempio dedicato alla dea Hera Lacinia, mentre punta Le Castella ne rappresenta
l'ultimo. Uno scorcio di mare nel mediterraneo caratterizzato dalla variet degli ambienti
naturalistici e dalla particolare geomorfologia della costa. Nel 1982 quest'area, considerata di
notevole interesse ambientale stata inserita tra le 21 aree protette o riserve da costituire in Italia. E
finalmente il 27 dicembre 1991 stata istituita la Riserva Naturale Marina "Capo Rizzuto", da Capo
Colonna a Barco Vercillo, suddivisa in zona A, di riserva integrale e zona B con vincoli pi larghi.

Un frammento di costa rocciosa, formatasi in epoca remota, che conserva intatta la macchia
mediterranea: nell'entroterra domina una fitta pineta con lentischi, timo, erba cristallina, mirto,
capperi, tamerice, ginestra e ginepro. Sono soprattutto i fondali che fanno della Riserva Marina un
ambiente unico dal punto di vista naturalistico, un ambiente da proteggere e conservare nel quale le
estese praterie di Posidonia Oceanica, i banchi madreporici di Cladocora Caespitosa, il Sarago
fasciato, l'Euscarus Cretensis ne sono solo un esempio. La variet dei fondali ancora pi ampia di
quella costiera e ancora tutta da studiare. Numerose ed importanti le specie ittiche che vi trovano
rifugio e cibo: cernie, barracuda, tonnetti e a volte delfini.
Gi da alcuni anni l'attivit di rilevamento per stabilire il grado d'inquinamento del mare della
Riserva ha dato risultati confortanti: tutte le specie vivono indisturbate e libere di riprodursi in
habitat tranquilli.
La Riserva Naturale Marina, oltre al prioritario aspetto della preservazione ambientale, manifesta
l'esigenza di salvaguardare anche le vocazioni di sviluppo economico del territorio che si affaccia
sullo specchio del mare protetto, uno sviluppo evidentemente compatibile con la necessaria tutela
dell'ambiente. Per promuovere la conoscenza dell'Area Marina Protetta, l'Ente Gestore mette a
disposizione dei visitatori alcuni servizi particolarmente invitanti: corse sui battelli a fondo
trasparente, per offrire la possibilit anche a chi non si immerge di osservare gli splendidi fondali;
l'acquario, dove sono esposti gli esemplari delle specie marine rintracciabili nell'Area Marina
Protetta ed i centri di accoglienza di Crotone e Le Castella dove si offre al visitatore la possibilit di
visionare mostre di fotografie e ricevere pubblicazioni specializzate. Si possono inoltre effettuare
escursioni in barca a vela e attivit di pesca-turismo.

L'obiettivo, dunque, della Riserva Naturale Marina "Capo Rizzuto" di rendere fruibile la realt di
un ambiente splendido e fragile, oggetto di custodia e valorizzazione, non solo per consegnarlo il
pi intatto possibile al futuro, ma perch pu rappresentare una delle pi grandi risorse, anche
economiche, per il territorio.

Esplora i fondali...

Flora e fauna

Tutto ci che di bello e spettacolare circonda e ospita la riserva, a portata di click; ma solo un
anticipo: perch il vero incanto e poter ammirare dal vivo queste creature.

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Ambiente

LArea Marina Protetta Capo Rizzuto rappresenta il proseguimento nelle acque del Mar Ionio
delle propaggini pi orientali della regione Calabria e pi precisamente dellarea conosciuta come
Marchesato.
Lentroterra costituito da un blando sistema collinare che si stende dalle pendici della Sila fino al
mare con altezze che raramente superano i 300 metri s.l.m. . I corsi dacqua sono relativamente
pochi e caratterizzati da bacini idrografici limitati, che nulla hanno a che fare con il sistema
idrografico che, prendendo origine dalla Sila, delimita con i due corsi dacqua Neto e Tacina larea
del Marchesato rispettivamente a Nord e ad Ovest.

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Aspetti Storici

La costa dellarea marina protetta Capo Rizzuto stata frequentata dalluomo fin da tempi
antichissimi ed ha visto avvicendarsi le pi importanti civilt del passato. Qui giunsero gli Achei di
Miskellos quando, intorno alla met dellVII sec. a.C., sbarcarono sulla costa e fondarono lantica
Kroton. Numerose sono le testimonianze della storia in questi luoghi: da Crotone a Capo Colonna a
Le Castella.
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Aspetti Geografici

La posizione geografica stata favorevole per la Calabria agli albori della sua storia quando, pi di
duemila anni or sono, i greci dominavano i commerci del mare Mediterraneo; in seguito la regione
divenne essenzialmente terra di conquista. Infatti, a differenza di altre regioni marittime, come la
Liguria, la Calabria non seppe mai trarre vantaggio dai suoi mari: lo conferma anche il fatto che ben
quattro dei suoi cinque capoluoghi di provincia sono situati nell'interno.

L'Area Protetta

Gestore: Ente Parco Naturale Regionale dei Nebrodi


Sede legale: Via R. Orlando, 126 - 98072 Caronia (ME)
o Tel: 0921/333211
o Fax: 0921/333230
Sede di uffici e servizi: Via Ugo Foscolo, 1 - 98070 Alcara Li Fusi (ME)
o Tel. 0941/793904
o Fax: 0941/793240
Ufficio periferico: Strada Nazionale, 68 - 98033 Cesar (ME)
o Tel. e Fax: 095/7732061
E-mail: info@parcodeinebrodi.it
Superficie: 85.600 ha
Province: Messina, Catania ed Enna
Istituzione: 4 agosto 1993

Statuto del Parco (PDF - 52 Kb)

Il Paesaggio
I Monti Nebrodi, assieme alle Madonie ad ovest ed ai Peloritani ad est, costituiscono l'Appennino
siculo. Essi si affacciano, a nord, direttamente sul Mar Tirreno, mentre il loro limite meridionale
segnato dall'Etna, in particolare dal fiume Alcantara e dall'alto corso del Simeto. Gli elementi
principali che pi fortemente caratterizzano il paesaggio naturale dei Nebrodi sono la dissimmetria
dei vari versanti, la diversit di modellazione dei rilievi, la ricchissima vegetazione e gli ambienti
umidi. Connotazione essenziale dell'andamento orografico la dolcezza dei rilievi, dovuta alla
presenza di estesi banchi di rocce argilloso-arenacee: le cime, che raggiungono con Monte Soro la
quota massima di 1847 metri s.l.m., hanno fianchi arrotondati e si aprono in ampie vallate solcate da
numerose fiumare che sfociano nel Mar Tirreno. Ove, per, predominano i calcari, il paesaggio
assume aspetti dolomitici, con profili irregolari e forme aspre e fessurate. E' questo il caso del
Monte San Fratello e, soprattutto, delle Rocche del Crasto (1315 metri s.l.m.). Importante, infine,
sottolineare il diffuso processo di progressivo acculturamento del territorio del parco che ha portato,
durante i secoli, ad una trasformazione dei Nebrodi da paesaggio naturale in paesaggio culturale.

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La Vegetazione

Gli arabi definirono i Nebrodi "un'isola nell'isola" ed il motivo apparir chiaro al visitatore che, per
la prima volta, si accinge a scoprire questo territorio sorprendente: ricchi boschi suggestivi, ampi
verdi pascoli d'alta quota, silenziosi laghi e torrenti fluenti contrastano con l'immagine pi comune
di una Sicilia arida ed arsa dal sole. Nel salire di quota, lasciata la costa, possibile riconoscere
subito precisi piani vegetazionali, in dipendenza non solo della distribuzione altitudinale, ma anche
in funzione di singolari fattori fisici che, unitamente alla temperatura ed alle abbondanti
precipitazioni piovose e nevose, determinano propizie situazioni ecologiche. Il piano mediterraneo
(dal livello del mare fino ai 600-800 metri) caratterizzato dalla tipica macchia mediterranea
sempreverde, ove predominano l'Euforbia, il Mirto, il Lentisco, la Ginestra e dove si riconoscono
elementi arborei a foglie strette quali il Corbezzolo, la Sughera, il Leccio. La sughereta (interessanti
formazioni sono presenti prevalentemente nel territorio di Caronia) si presenta allo stato puro
quando il clima ed il suolo sono favorevoli; nella maggior parte dei casi, per, consociata ad altre
specie come il Leccio e la Roverella, con un fitto sottobosco.
Superati gli 800 metri di quota e fino ai 1200-1400 metri s.l.m., si passa al piano supramediterraneo,
espressione delle querce di caducifoglie. Molte le specie presenti come la diffusa Roverella, la
Rovere, la Quercus gussonei, le quali formano popolamenti pi o meno apprezzabili a seconda dei
substrati geologici e della esposizione dei versanti. Molto diffuso pure il Cerro che diventa
dominante nelle aree pi fresche, specie se esposte a nord.
Oltre i 1200-1400 metri di altitudine, piano montano-mediterraneo, si trovano le faggete, splendide
formazioni boschive che coprono tutto il crinale dei Nebrodi per pi di 10.000 ettari e caratterizzano
ambienti di grande valore naturalistico e paesaggistico. Alle quote pi elevate il Faggio vive quasi
in purezza: sono presenti solo rari esemplari di Acero montano, Acero campestre e Frassino. Tra le
specie del sottobosco, oltre all'Agrifoglio, al Pungitopo, al Biancospino ed alla Daphne, si riscontra
il Tasso, specie relitta molto longeva che sopravvive in condizioni microclimatiche molto
localizzate.

La Fauna

Un tempo regno di cerbiatti (cos come di daini, orsi, caprioli), i Nebrodi (il cui significato
deriva dal greco nebros che vuol dire, appunto, cerbiatto) costituiscono ancora la parte della Sicilia
pi ricca di fauna, nonostante il progressivo impoverimento ambientale. Gli ultimi lupi furono
abbattuti alla fine degli anni Venti ed i grifoni, che volteggiavano sulle Rocche del Crasto, sono
scomparsi agli inizi degli anni Sessanta, a causa dei bocconi avvelenati disseminati sul territorio e
destinati alle volpi. Grazie alla sua alta variet ambientale, il Parco dei Nebrodi ospita comunit
faunistiche ricche e complesse: numerosi i piccoli mammiferi, i rettili e gli anfibi, ingenti le specie
di uccelli nidificanti e di passo, eccezionale il numero di invertebrati. Tra i primi si ricordano
l'lstrice (Hystrix cristata), il Gatto selvatico (Felis sylvestris) e la Martora (Martes martes), specie
molto rarefatte; tra i rettili la Testuggine comune (Testudo hermanni) ed, in particolare, la
Testuggine palustre (Emys orbicularis); tra gli anfibi, infine, il Discoglosso (Discoglossus pictus) e
la Rana verde minore (Rana esculenta). Sui Nebrodi sono state classificate circa 150 specie di
uccelli, tra le quali alcuni endemismi di grande interesse come la Cincia bigia di Sicilia (Parus
palustris siculus) ed il Codibugnolo di Sicilia (Aegithalos caudatus siculus). Le zone aperte ai
margini dei boschi offrono ospitalit a molti rapaci come la Poiana (Buteo buteo), il Gheppio (Falco
tinnunculus), il Lanario (Falco biarmicus), il Nibbio reale (Milvus milvus) ed il Falco pellegrino
(Falco peregrinus), mentre le zone rocciose aspre e fessurate delle Rocche del Crasto sono il regno
dell'Aquila reale (Aquila chrysaetos). Il Tuffetto (Podiceps ruficollis), la Folaga (Fulica atra), la
Ballerina gialla (Motacilla cinerea), il Merlo acquaiolo (Cinclus cinclus) ed il Martin pescatore
(Alcedo atthis) preferiscono le zone umide, mentre nelle aree pascolative non difficile avvistare la
ormai rara Coturnice di Sicilia (Alectoris graeca whitakeri), I'inconfondibile ciuffo erettile
dell'Upupa (Upupa epops) ed il volo potente del Corvo imperiale (Corvus corax). Tra l'avifauna di
passo meritano di essere citati il Cavaliere d'ltalia (Himantopus himantopus) e l'Airone cinerino
(Ardea cinerea). Ricchissima , infine, la fauna di invertebrati. Recenti ricerche scientifiche hanno
portato a risultati sorprendenti: su 600 specie censite riguardanti una piccola parte della fauna
esistente, 100 sono nuove per la Sicilia, 25 nuove per l'ltalia e 22 nuove per la scienza. Tra le forme
pi rilevanti sotto l'aspetto paesaggistico, si citano le farfalle (oltre 70 specie) ed i Carabidi (oltre
120 specie).

All'interno del territorio del Parco esistono poi numerosi esemplari di cavallo sanfratellano,
originario di questi monti, una razza preziosa per i caratteri tipici e per il ridotto numero di
esemplari. E' il cavallo dei Nebrodi, oggetto negli ultimi decenni di importanti studi scientifici e in
sempre maggior evidenza fra le razze equine.

Le Produzioni

La millenaria civilt dei contadini e dei pastori dei Nebrodi si riflette


in numerose produzioni artigianali. Ricami di tovaglie e lenzuola eseguiti a mano, ceste e panieri di
giunco o canna, oggetti per uso agricolo in legno o ferla, lavorazione della pietra e del ferro battuto,
realizzazione, con antichi telai, di colorate stuoie e tappeti (pizzare), produzione di pregevoli
ceramiche sono i segni tangibili della operosit e della fantasia del popolo dei Nebrodi. I prodotti
alimentari trovano la loro massima espressione in quelli caseari: il dolce o piccante canestrato, il
gustoso pecorino, la profumata provola e la delicata ricotta vengono, ancora oggi, lavorati dalle
sapienti mani dei pastori. Rinomati sono, inoltre, i salumi ottenuti con le carni del suino nero dei
Nebrodi; pregiate sono le produzioni di olio d'oliva, miele, nocciole, pistacchio e frutti di bosco;
saporite le conserve di pomodori, funghi e melanzane; molto apprezzati i dolci (pastareale,
chiacchiere, ramette, crispelle, latte fritto, giammelle, pasta di mandorle). La cucina sobria ed
essenziale e riserva sapori antichi (maccheroni fatti a mano, castrato alla brace, capretto al forno) da
gustare nei caratteristici locali di ristoro (barracche).
L'artigianato

I segni della storia


Ambienti di elevata naturalit, i Nebrodi custodiscono nel proprio territorio i segni dellazione
millenaria delluomo, connotandosi, per la incessante interazione tra natura e civilt, come
paesaggio culturale.
La presenza delluomo sui Nebrodi documentata sin dalle poche pi remote.

L'Area Protetta

Gestore: Ente Parco Nazionale del Pollino


Sede: Via delle Frecce Tricolori, 6 - 85048 Rotonda (PZ)
Tel: 0973/669311
Fax: 0973/667802
E-mail:
o Presidente: presidente@parcopollino.it
o Direttore: direttore@parcopollino.it
o Personale: ente@parcopollino.it
Superficie: 182.180 ha
Province: Cosenza, Matera, Potenza
Istituzione: 1990 (Ente Parco: 1993)

L'Ente di Gestione
- Organi di Governo
- Provvedimenti Legislativi
- Attivit Amministrativa e Gestionale
- Regolamenti
- Il marchio del Parco

Il Parco Nazionale del Pollino


Il Parco Nazionale Del Pollino la pi grande area protetta di nuova istituzione in Italia. Interessa
l'Appennino Meridionale Calabro-Lucano. Spazia dal Tirreno allo Jonio, da Cozzo del Pellegrino a
Serra Dolcedorme, dai Piani di Campolongo, di Novacco e di Lanzo, ai Piani del Pollino, dai fiumi
Argentino e Abatemarco, alle gole del Lao e del Raganello, ai torrenti Peschiera e Frido. Il
territorio, vasto ed incontaminato, custodisce endemismi rari ed eccezionali, come il pino loricato,
l'aquila reale e il capriolo. I luoghi naturali, coperti di vaste faggete, di neve, formati di rocce
dolomitiche, di accumuli morenci, di circhi glaciali, punteggiati di timpe, di grotte, si arricchiscono
di siti paleontologici, come la Grotta del Romito e la Valle del Mercure, ed archeologici, risalenti
alla colonizzazione greca, di Santuari, di Conventi, di Castelli, di Centri Storici, come Laino
Castello, di ambienti di vita agropastorale, di feste popolari, di minoranze etnico-linguistiche di
origine albanese del XV-XVI secolo.
L'intera zona del parco costituita dai Massicci del Pollino e dell'Orsomarso. E' una catena
montuosa dell'Appennino meridionale, a confine tra la Basilicata e la Calabria, immersa nel cuore
del Mediterraneo. Ha vette tra le piu alte del Mezzogiorno d'Italia, coperte di neve per lunghi
periodi dell'anno, da novembre a maggio. Dalle sue cime, oltre i 2200 metri di altitudine sul livello
del mare, si colgono, ad occhio nudo, ad ovest le coste tirreniche di Maratea, di Praia a Mare, di
Belvedere Marittimo e ad est il litorale ionico da Sibari a Metaponto.
La natura e la cultura del Pollino, il quadro globale e unitario del suo patrimonio fisico ed umano,
multiforme e complesso, vasto e diverso, spaziano da valori naturalistici, geomorfologici,
vegetazionali, botanici, faunistici, a valori paesaggistici, storici, archeologici, etnici, antropologici,
culturali, scientifici, unici ed irripetibili.
La parte di natura pi "prestigiosa" e pi rinomata fatta di rocce dolomitiche, di bastioni calcarei,
di pareti di faglia di origine tettonica, di dirupi, di gole profondissime, di grotte carsiche, di timpe di
origine vulcanica, di inghiottitoi, di pianori, di prati, di pascoli di alta quota, di accumuli morenici,
di circhi glaciali, di massi erratici.

Ulteriori informazioni

L'Ambiente
Il territorio, di carattere prevalentemente montuoso, si compone di tre sistemi di rilievo principali
che, tra il Mar Ionio e il Mar Tirreno, si levano fino alle quote pi alte dell'Appennino meridionale.
Il Massiccio del Pollino, con le vette pi alte del Parco: Serra Dolcedorme (2267 m), Monte Pollino
(2248 m), Serra del Prete (2181 m), Serra delle Ciavole (2127 m) e Serra di Crispo (2053 m).

Ulteriori informazioni

Lineamenti orografici e l'idrografia

A cavallo tra due regioni, Basilicata e Calabria, e tra due mari, il Tirreno e lo Ionio, il Parco
Nazionale del Pollino, con i suoi 192.565 ettari, oggi l'area protetta pi estesa d'Italia.
Il territorio, presenta una morfologia prevalentemente montuosa, nella quale spiccano tre massicci
appartenenti all'Appennino meridionale Calabro-Lucano: quello del Pollino, situato al centro del
parco; a sud ovest, il complesso dei monti dell'Orsomarso e, nel settore settentrionale, si erge isolato
il monte Alpi.

Ulteriori informazioni

La Storia del Parco

Parco di carta, parco-accademia, parco-fantasma, parco-telenovela, parco di Penelope, parco


filosofale: queste le tante definizioni attribuite al Parco del Pollino. Questa abbondanza di
appellativi deriva dal fatto che nessuna altra area protetta in Italia riuscita ad eguagliare il primato
in dibattiti, studi, progetti, piani, tutti immancabilmente finiti nel nulla. Un fiume di parole che
viene da molto lontano se gi nel lontano 1958, per fare il punto sulla necessit della valorizzazione
del massiccio veniva pubblicato il volume "Precedenti storici per la valorizzazione scientifica e
turistica del Pollino...", a cura del castrovillarese A. Miglio.

Ulteriori informazioni

La fauna
Tra le cime dolomitiche, sui costoni e le balconate volteggia imperiosa l'aquila reale. Le zone
coperte di boschi di faggio, di castagno e di cerro sono popolate da fauna in via di estinzione: il lupo
appenninico, il capriolo di Orsomarso, il picchio nero, il falco pellegrino, il gufo reale e il corvo
imperiale.
Gli Animali
Il Lupo Appenninico
Il Capriolo di Orsomarso
Gli Uccelli Rapaci

La flora

Nelle aree di maggiore altitudine vegeta un relitto dell'ultima glaciazione, una rarit. Il simbolo del
parco il pino loricato. Si estendono sulle pendici delle montagne immensi, fitti, impenetrabili boschi
di faggio, di castagno, di cerro, coperti di muschio, tappezzati di funghi, di frutti e di erbe
aromatiche. Tra tutti questi luoghi sgorgano sorgenti di acqua limpida e pura, di acqua fredda, che
scende a valle a riempire le gole del Raganello, del Lao, del Rosa. Gli spazi aperti, poi, si riempiono
di altra natura, pi semplice, con un paesaggio che si adagia sui campi ancora coltivati a grano, si
copre di piante, di peri selvatici di agrifogli, di rovi, di vischio, di biancospini, di ginestre, di cardi,
di fiori, di viole, di papaveri, di peonie, di orchidee.
La vegetazione
Il Pino Loricato
Le Piante Officinali

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