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COLLEGIO DEI GEOEMETRI E GEOMETRI LAUREATI DELLA PROVINCIA DI SIENA

ASSOCIAZIONE GEOMETRI DEL TERRITORIO SENESE

DISPENSE DI URBANISTICA
Esame di abilitazione allesercizio delle libera professione di
GEOMETRA

Curate dal Dott. LUCA PROTASI


Geometra Libero Professionista
Laureato in Scienze Geo-Topo-Cartografiche, Estimative, Territoriali ed Edilizie

Versione Riassuntiva
INDICE

PRIMA PARTE

LORDINAMENTO GIURIDICO ITALIANO e LE FONTI DEL DIRITTO


SECONDA PARTE
LURBANISTICA DALLA NASCITA AI GIORNI NOSTRI : dalla rivoluzione industriale ai giorni
nostri: perch nata e quali sono i principi cardine dellurbanistica
IL DIRITTO URBANISTICO IN ITALIA: dalle leggi dell800 passando per tutto il 900
LA LEGGE FONDAMENTALE DELLURBANISTICA L. 1150/42
LA LEGGE PONTE, LA LEGGE BUCALOSSI ecc...
LA LEGISLAZIONE URBANISTICA OGGI: DPR 380-2001, L.R. 1-2005, codice del paesaggio ecc...
TERZA PARTE

I PIANI URBANISTICA: il P.R.G.C. (procedimento amministrativi , principi giuridici e sommaria


analisi della realizzazione tecnica di un Piano Regolatore)
LA PIANIFICAZIONE URBANISTICA OGGI: i Piani Strutturali e Regolamenti Urbanistici
I PIANI ATTUATIVI

QUARTA PARTE

IL PROCEDIMENTO AMMINISTRATIVO: dal DPR 241-1990 ad oggi


I PROVVEDIMENTI AMMINISTRATIVI IN URBANISTICA: I TITOLI ABILITATIVI, procedure SUAP
ecc...
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PARTE LORDINAMENTO GIURIDICO
I
DEFINIZIONI

LORDINAMENTO GIURIDICO il complesso di norme e di istituzioni mediante le quali viene regolato e


diretto lo svolgimento della vita sociale e dei rapporti tra i singoli;
il DIRITTO costituisce lintero complesso normativo di una determinata comunit sociale;
lordinamento di una collettivit costituito da un sistema di regole che concorrono a disciplinare la vita
organizzata di una comunit, ciascuna di queste regole si chiama norma;
poich il sistema di regole da cui assicurato lordinamento di una societ rappresenta il diritto di quella
societ, ciascuna di tali norme si dice giuridica.

FUNZIONE DELLA NORMA GIURIDICA: individua il precetto e la sanzione.

DISTINZIONE TRA NORMA GIURIDICA E LEGGE: La legge un atto normativo scritto, che CONTIENE norme
giuridiche (a quindi un rapporto contenente a contenuto). Quindi le norme giuridiche vanno a formare le
leggi dello Stato.

STATO: fa parte di una comunit internazionale e deve attuare forme di integrazione tra il proprio
ordinamento e quello internazionale, art. 10 della Costituzione (modalit di adattamento del diritto interno al
diritto Internazionale, avviene:tramite rinvio automatico ;un provvedimento;la riscrittura.

Le FONTI DEL DIRITTO sono tutti quegli atti o fatti di produzione normativa che costituiscono, nel loro
insieme, lordinamento giuridico. Classificazioni ricorrenti: Fonti di produzione; Fonti di cognizione.
I RAPPORTI tra le fonti possono regolarsi con tre criteri:cronologico; gerarchico; di competenza.

3
PARTE LE FONTI DEL DIRITTO
I nellordinamento giuridico Italiano

QUADRO DELLE FONTI NELLORDINAMENTO GIURIDICO ITALIANO

Classificazione delle Fonti nellordinamento giuridico italiano:


Fonti di rango costituzionale:
Fonti comunitarie
Fonti di rango primario e subprimario
Fonti di rango secondario

DEFINIZIONI

La COSTITUZIONE tra le sue funzioni ha quella di regolare il procedimento di formazione delle Leggi stabilendo
la disciplina degli atti normativi. La Costituzione italiana rigida, in quanto una legge ordinaria dello Stato non
pu n modificare ne contenere disposizioni in qualsiasi modo in contrasto con norme costituzionali. Quindi
stato istituito un organo, la Corte Costituzionale, cui affidato il compito di controllare se disposizioni di una
legge ordinaria siano in conflitto con norme costituzionali.
Le NORMATIVE COMUNITARIE sono rivenute parte integrante della produzione normativa della Repubblica
Italiana. Ci stato reso possibile con la modifica dellart. 117 della Cost. con il quale di fatto e normative
comunitarie hanno forza di legge paritetica alle leggi Costituzionali.
Le fonti normative di matrice comunitaria si distinguono in: regolamenti comunitari; direttive;
decisioni;raccomandazioni e pareri.
Le LEGGI STATALI ordinarie sono approvate dal Parlamento con una particolare procedura dettagliatamente
disciplinata dalla Carta costituzionale. La legge ordinaria pu modificare o abrogare qualsiasi norma non avente
valore di legge. Vi sono materie che possono essere regolate solamente mediante leggi (c.d. riserva di legge) e
dunque non da fonti normative di rango inferiore. Sono equiparabili alle leggi i decreti legislativi delegati (d.lgs),
emanati dal Governo su specifica legge delega, e i decreti legge di urgenza, anchessi emanati dal Governo.
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PARTE LE FONTI DEL DIRITTO
I nellordinamento giuridico Italiano

Le LEGGI REGIONALI. La L. cost. 18 ottobre 2001 n. 3 ha modificato lintero Titolo V della Costituzione
(dedicato a Regioni, Provincie e Comuni). Il nuovo assetto assegna allo Stato alcune specifiche materie con
competenza esclusiva ed altre con competenza concorrente (tra cui lurbanistica!). Oggi quindi il rapporto tra
leggi dello Stato e delle Regioni non pi basato su principi gerarchici ben si di competenza.

I REGOLAMENTI sono fonti secondarie del diritto, sottordinate alla legge, e possono essere emanate dal
governo, dai ministri e da altre autorit amministrative, anche non statali, come le cos dette autorit
indipendenti. Essi hanno contenuto normativo, in quanto pongono norme generali ed astratte, ma
provengono dallautorit amministrativa, non dal potere legislativo.

Tutta la nostra tradizione giuridica dominata dalla distinzione fra due modi tipici di produzione del diritto:
la consuetudine e la legge. La consuetudine non prevista in Costituzione, quindi ne consegue che questa
risulta fonte subordinata alla legge e pu operare solo nei limiti in cui la legge lo consente.

Della teoria giuridica e dei sistemi normativi il CODICE ( codice civile, penale,ecc...), pu essere individuato
come una legge del tutto nuova, che si caratterizzi per le note della organicit,della sistemicit, della
universalit ed eguaglianza. Per la sua funzione unificatrice il codice implica labrogazione di tutto il diritto
precedente vigente nella materia codificata. Nei paesi di diritto scritto, il codice civile riveste un ruolo centrale
nel sistema di diritto privato in quanto regola i soggetti, lattivit nonch i diritti fondamentali della
responsabilit civile.

Il primo codice civile italiano, nato dopo lunificazione del Regno dItalia fu emanato nel 1865. Gi nel 1938
iniziarono ad essere pubblicati singoli libri del nuovo codice che fu poi definitivamente emanato nel 1942.

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PARTE LEFFICACIA, LAPPLICAZIONE e LINTERPRETAZIONE DELLA LEGGE
I nellordinamento giuridico Italiano

LENTRATA IN VIGORE DELLA LEGGE, LABROGAZIONE, IRRETROATTIVITA, LAPPLICAZIONE e INTERPRETAZIONE

Per lentrata in vigore dei provvedimenti legislativi si richiede, oltre allapprovazione delle due Camere,
la promulgazione da parte del Presidente della Repubblica, la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della
Repubblica, la vacatio legis, ovvero il periodo che va dalla pubblicazione allentrata in vigore della Legge
(normalmente di 15 giorni).

Una disposizione di legge, come qualsiasi altro atto normativo, viene ABROGATA quando un nuovo atto
dispone che ne cessi lefficacia. Per abrogare una disposizione occorre sempre lintervento di una
disposizione nuova di pari valore gerarchico.

Una norma giuridica NON pu essere RETROATTIVA; tale principio sta a significare che questa si
applicata solamente dopo la data di entrata in vigore.

Per APPLICAZIONE delle legge si intende la concreta realizzazione, nella vita della collettivit, di quanto
ordinato dalle regole che compongono il diritto dello Stato. Pertanto, se si tratta di norme di
organizzazione o di struttura, la loro applicazione consiste nella effettiva creazione degli organi previsti e
nel loro funzionamento. Se si tratta di norme di condotta, la loro applicazione consiste nel non fare ci
che proibito e nel fare ci che doveroso.

INTERPRETARE un testo normativo, non vuol solamente accertare quanto il testo esprime ben si
attribuire un senso, decidere che cosa si ritiene che il testo effettivamente possa significare e,
conseguentemente, come vadano risolti i conflitti che possono insorgere nella sua applicazione. Tra i
soggetti atti ad interpretare le leggi troviamo: la giurisprudenza; la dottrina; linterpretazione autentica.

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PARTE LURBANISTICA:
II evoluzione storica, definizione, principi

EVOLUZIONE STORICA

Lavvento che maggiormente influenz il corso dei tempi e maggiormente la vita delluomo, fu la
RIVOLUZIONE INDUSTRIALE, la nascita dellindustria con tutte le conseguenze e reazioni provocate
nellambiente e nella vita delle popolazioni. Questa nuova era ebbe origine in Inghilterra nel settecento.

Gi nella seconda met del 700 si erano registrati in Inghilterra miglioramenti ed innovazioni nelle tecniche
agricole, evoluzioni nelle tecniche e modalit produttive: importanti tappe storiche verso le prime forme di
meccanizzazione e di industrializzazione, verso i profondi cambiamenti ambientali del secolo successivo. Inoltre
il radicale miglioramento delle vie di trasporto, e lincredibile accelerazione tecnologica impressa, fece venire
meno lesigenza di creare poli industriali nei pressi delle zone estrazione delle materie prime. Da questo
momento quindi i poli industriali vennero realizzati nelle periferie delle citt che, quindi, in pochi anni videro un
impressionante ed incontrollato sviluppo urbano.

LE CITTA sviluppatesi in pochi anni in modo incontrollato, presentavano uno scenario desolante: aree
industriali e residenziali create senza criteri e adeguate separazioni, scarsa presenza di infrastrutture e di servizi
ed aree pubbliche (piazze, scuole, ospedali, verde pubblico ecc...).

Per tentare di ovviare al problema, furono iniziati processi virtuosi quali: la realizzazione dei primi parchi
pubblici cittadini in Inghilterra; gli sventramenti (anche molto radicali) realizzati nelle citt Francesi ed in
particolare a Parigi (operazione avente come duplice scopo, da un lato di portare aria e luce in zone ad
altissima densit, dallaltro avere vie di comunicazione e spazi pubblici adeguati alle nuove esigenze della vita
industrializzata.

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PARTE LURBANISTICA:
II evoluzione storica, definizione, principi

SCHEMA DI SINTESI SULLA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE (fenomeno che spinse alla nascita dellURBANISTICA)

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PARTE LURBANISTICA:
II evoluzione storica, definizione, principi

DEFINIZIONE DI URBANISTICA E LE PRIME LEGGI IN ITALIA

In Europa ed America quindi, inizia a concretizzarsi la necessit di REGOLAMENTARE LO SVILUPPO URBANO, e


si diffonde anche la consapevolezza che non tutto possa essere lasciato ai privati, si inizier a parlare quindi di
espropri, di aree pubbliche ecc... Nell800 si delinea in modo compiuto LURBANISTICA.

Si definisce urbanistica linsieme delle misure tecniche, amministrative, economiche finalizzate al


controllo e allorganizzazione dellhabitat urbano.

Tre sono gli ambiti prevalenti di ricerca teorica e di applicazione pratica dellurbanistica: le analisi dei
fenomeni urbani; la progettazione dello spazio fisico della citt; la partecipazione ai processi politici e
amministrativi inerenti le trasformazioni urbane.

Prima del 1942, in Italia, lelaborazione dei piani urbanistici era legata allesistenza di leggi speciali varate per
far fronte a situazioni particolari o di emergenza.
Nel 1861, per sottolineare lavvenuta unificazione politica italiana, venne promulgato un programma nazionale
per la realizzazione di opere pubbliche. Tale programma evidenzi il rapporto di dipendenza reciproca tra gli
interventi sul territorio e la normativa che dovrebbe renderli realizzabili.
Vennero emanate norme affinch risultassero pi veloci le procedure di approvazione e costruzionedelle grandi
opere. Per fare ci si aveva la necessit di reperire aree da destinare alle nuove realizzazioni.
Tale esigenze resero necessario emanare la cosiddetta:
legge FONDAMENALE SUGLI ESPROPRI (Legge 2359-1865)

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PARTE LURBANISTICA:
II evoluzione storica, definizione, principi

La legge sugli espropri, prevedeva quindi che in caso di dichiarata pubblica utilit si potevano espropriare
ai privati dei beni immobili (terreni, ma anche fabbricati ecc...) per poter realizzare opere pubbliche (strade,
ferrovie ed infrastrutture in genere, edifici pubblici ecc...). Per andare ad individuare le opere
pubbliche necessarie (e poter quindi predisporre la dichiarazione di pubblica utilit), la suddetta L. 2359/1965
introdusse ladozione di Piani Regolatori per i Comuni con oltre 10000 abitanti.

La cos detta legge Napoli (L. 2892/1985), che aveva tra le sue peculiarit: il risanamento dellabitato
attraverso la demolizione di parte dellabitato esistente (attraverso espropri) revisione dellindennit di esproprio
(rispetto alla L. 2359/1965) con un notevole aumento dei valori di indennizzo delle aree espropriate.
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PARTE LURBANISTICA:
II evoluzione storica, definizione, principi

LEGGI SPECIALISTICHE ANTECEDENTI ALLA LEGGE URBANISTICA

Legge 1089/39 : Tutela delle cose di interesse artistico o storico


La legge 1089 del 39 sulla tutela delle cose di interesse artistico o storico, conosciuta anche come legge Bottai dal
nome del suo relatore, venne abrogata dal d.lgs. del 29 ottobre 1999, n. 490, con lentrata in vigore del Testo Unico
delle disposizioni legislative in materia dei beni culturali (successivamente a sua volta abrogato con lentrata in vigore
del Codice del Paesaggio D.Lgs. 42/2004).
La cosiddetta 1089, era sicuramente una legge valida e non a caso rimasta in vigore fino alla soglia del terzo
millennio e molti dei suoi cardini restano introdotti nellattuale Codice.
Art. 1. legge n. 1089/39
Sono soggette alla presente legge le cose, immobili e mobili, che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnografico,
compresi:
a) le cose che interessano la paleontologia, la preistoria e le primitive civilt;
b) le cose d'interesse numismatico;
c) i manoscritti, gli autografi, i carteggi, i documenti notevoli, gli incunaboli, nonch i libri, le
stampe e le incisioni aventi carattere di rarit e di pregio
Legge 1497/39 :Protezione delle bellezze naturali
Da sempre la 1497 va a braccetto con la 1089, testimonianza di ci data dal fatto che con il Testo Unico 490/1999,
queste sono state unificate e successivamente integrate con modifiche (per numerosi temi non sostanziali) , nel
Codice del Paesaggio D.Lgs 42/2004 legge in materia attualmente in vigore.
Art. 1 legge 1497/39
Sono soggette alla presente legge a causa del loro notevole interesse pubblico:
1. le cose immobili che hanno cospicui caratteri di bellezza naturale o di singolarit geologica;
2. le ville, i giardini e i parchi che, non contemplati dalle leggi per la tutela delle cose d'interesse
artistico o storico, si distinguono per la loro non comune bellezza;
3. i complessi di cose immobili che compongono un caratteristico aspetto avente valore estetico e
tradizionale;
4. le bellezze panoramiche considerate come quadri naturali e cos pure quei punti di vista o di
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belvedere, accessibili al pubblico, dai quali si goda lo spettacolo di quelle bellezze.
PARTE LURBANISTICA:
II evoluzione storica, definizione, principi
Legge 1497/39
Protezione delle bellezze naturali
La suddetta legge, in termini semplici e schematici, individua aree soggette a vincolo, zone quindi che vengono
considerate di valenza paesaggistica e le vincola. Tali vincoli (vedremo un esempio) saranno poi implementati
negli anni con leggi specifiche. Ogni zona, in base alla tipologia di vincolo prevede anche specifiche azioni di
tutela. I progetti presentati in zone soggette a vincolo paesaggistico, devono ottenere preventiva Autorizzazione
Paesaggistica. Rimanderemo lattenta trattazione della materia alle slide dedicate al Codice del Paesaggio; nelle
enunciazioni relative alla legge 1497/39, attualmente abrogata, ci sufficiente specificare che fu questa che
istitu i vincoli paesaggistici e fece si che si dovesse ottenere una autorizzazione per eseguire opere in zone
soggette a tutela.

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PARTE La legge URBANISTICA (o legge fondamentale)
II L. 1150/1942

INQUADRAMENTO GENERALE

La legge 1150 del 17 agosto 1942 (legge Urbanistica Nazionale) pu essere considerata la prima vera legge
organica in materia urbanistica, ossia il primo ordinamento sistemico che prevede organi, strumenti e mezzi per
un razionale assetto del territorio.
La Legge disciplina:
la disposizione e lincremento edilizio dei centri abitati;
lo sviluppo e lassetto urbanistico territoriale.
Essa definisce un apparato legislativo che ha il compito di prevedere, regolare, controllare le trasformazioni che
avvengono sul territorio. Individua un sistema gerarchico di strumenti urbanistici finalizzati a soddisfare
prevedibili esigenze future. La regolamentazione dellattivit urbanistica divisa in grande pianificazione (piani
regolatori generali e piani particolareggiati), con caratteri di coattivit, da attuarsi anche mediante esproprio di
aree, obbligatoria per Comuni contenuti in appositi elenchi, e piccola pianificazione, non coattiva, di tipo
regolamentare (piani di fabbricazione ).
Importante sottolineare, come meglio
esemplificheremo nel proseguo della
trattazione, che i P.R.G. realizzati in
ottemperanza della Legge 1150,
regolamentavano solamente i centri
abitati e le zone di espansione e solo in
queste aree prevedevano lobbligo della
licenza edilizia.

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PARTE La legge URBANISTICA (o legge fondamentale)
II L. 1150/1942

ANALISI GENERALE DEL TITOLO I INERENTE AI PIANI URBANISTICI

La Legge innanzi tutto riordina la materia relativa agli strumenti di piano, affidandone la principale
responsabilit ai Comuni, anche se fu previsto un sistema gerarchico che avrebbe dovuto garantire un
completo e capillare controllo del territorio.
Lurbanistica moderna nasce come tentativo di dare una risposta alle esigenze formali e funzionali, di
organizzazione fisica e di organizzazione funzionale, nate dallimpetuoso e distorto sviluppo capitalistico.
Da un lato c lesigenza di evitare, o ridurre, il caos derivante dallo spontaneismo, dallaltro la necessit di
programmare gli usi del territorio e di far s che le trasformazioni, connesse allo sviluppo del sistema
produttivo e ai conseguenti movimenti migratori della popolazione, avvengano secondo un disegno dinsieme.
Si pone lesigenza di regolare le trasformazioni fisiche e funzionali, e di valorizzare le propriet fondiarie
coinvolte nel processo di trasformazione. Nasce cos il Piano regolatore, come strumento, a un tempo, di
regolazione a priori delle trasformazioni fisiche e funzionali e di valorizzazione delle propriet fondiarie.

A livello pi generale venne istituito il Piano Territoriale di Coordinamento (P.T.C.P.) lo strumento di


pianificazione urbanistica e territoriale attraverso il quale la Provincia esercita e coordina la sua azione di
governo del territorio, delineandone gli obiettivi e gli elementi fondamentali di assetto.
Il P.T.C.P. rilancia, inoltre, il ruolo della Provincia come promotore e catalizzatore anche delle iniziative di altri
soggetti e di altri livelli o settori di governo. Mettendo a punto il suo sistema la Provincia persegue in
particolare gli obiettivi di:
coordinare iniziative, altrimenti frammentate, armonizzandole tra loro e orientandole verso un
disegno strategico pi preciso;
definire le priorit di intervento, selezionando le iniziative pi interessanti che necessitino di
promozione e sostegno.
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PARTE La legge URBANISTICA (o legge fondamentale)
II L. 1150/1942

Il Piano Regolatore Generale Comunale lo strumento urbanistico principale : esso fissa le direttive generali di
sistemazione del territorio di un Comune . La formazione del piano regolatore obbligatoria per tutti i Comuni
compresi in alcuni elenchi del Ministero dei Lavori pubblici e delle Regioni.Il P.R.G. deve contenere previsioni di
localizzazione e di zonizzazione. Con la localizzazione si individuano quelle aree che vengono destinate a servizi
di interesse pubblico e, come tali, preordinate all'espropriazione. La zonizzazione la procedura con la quale il
territorio comunale viene diviso in zone territoriali omogenee, con le quali vengono precisate quelle destinate
all'espansione dell'aggregato urbano, con determinazione dei vincoli e dei caratteri da osservare in ciascuna di
esse.
Il P.P.E. uno strumento di attuazione del Piano Regolatore Generale previsto dalla L.n. 1150/1942. Tale legge
dedica al P.P.E. la Sezione II (articoli 13 16) nella quale indica contenuti, procedura di formazione e
approvazione, validit del piano. Importante sottolineare che tali Piani sono stati raramente realizzati da parte
dei Comuni.
Il P.P.E. deve essere corredato anche da una relazione di previsione di massima delle spese occorrenti per
lacquisizione delle aree e per le sistemazioni necessarie per lattuazione del piano.
Il P.P.E. sempre corredato da una rappresentazione planivolumetrica molto dettagliata dellambiente
circostante allo scopo di conciliare il rispetto delle norme dettate dal P.R.G. con una corretta composizione
dei volumi e degli spazi liberi, in vista della fase successiva di progettazione degli edifici previsti. Liniziativa per
lapprovazione del P.P.E. spetta al Comune.

Il Piano di Lottizzazione uno strumento attuativo di iniziativa prevalentemente privata introdotto nel 1967
dalla L. 765. Siamo in pieno boom economico e lesigenza di soddisfare il fabbisogno abitativo di un ceto medio
nascente, da corpo ad una moltitudine di iniziative imprenditoriali.
Una apposita convenzione regola i rapporti tra il pubblico ed il privato attribuendo a questultimo la cessione
gratuita delle aree da adibire a servizi e i costi per la realizzazione delle opere di urbanizzazione primaria.
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PARTE La legge URBANISTICA (o legge fondamentale)
II L. 1150/1942

LICENZA EDILIZIA

Lart. 31 della legge Urbanistica n. 1150 del 1942 richiedeva la licenza edilizia, rilasciata dal sindaco, per
lesecuzione di nuove costruzioni, ampliamenti, modifiche o demolizioni di quelle esistenti o per le opere di
urbanizzazione del terreno.
Inizialmente prevista solo nei centri urbani, con la L. 765/1967 (c.d. legge Ponte) lobbligo della licenza edilizia
viene esteso a tutto il territorio comunale.

Art. 31 Licenza Edilizia Responsabilit comune del committente e dellassuntore


dei lavori
Chiunque intenda eseguire nuove costruzioni edilizie ovvero ampliare quelli esistenti o
modificarne la struttura o laspetto dei centri abitati ed ove esista il piano regolatore
comunale, anche dentro le zone di espansione al n. 2 dellart. 7, deve chiedere apposita
licenza al Podest del comune.

Le determinazioni del Podest sulle domande di licenza di costruzione devono essere


notificate allinteressato non oltre il sessantesimo giorno della ricezione delle domande
stesse.

Il committente titolare della licenza e lassuntore dei lavori di costruzione sono entrambi
responsabili di ogni inosservanza cos delle norme generali di legge e di regolamento
come delle modalit esecutive che siano fissate nella licenza di costruzione.

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PARTE LURBANISTICA DOPO IL 42
II
LEGGE PONTE 765/1967

Il fenomeno della frana di Agrigento determin una reazione decisa del potere pubblico; linchiesta ministeriale
dette origine alla LEGGE PONTE (765/1967).
Distinta da una costante attenzione ai temi della crescita socio-economica e urbana, che si apre con provvedimenti
finalizzati a favorire il processo di ricostruzione, ma che poi prosegue con una serie di interventi normativi.

Introduce:
il divieto di lottizzare i terreni prima dellapprovazione del pdf o del prg
Art. 8.
Il primo e secondo comma dell'articolo 28 della legge 17 agosto 1942, n. 1150, sono sostituiti dai seguenti:
"Prima dell'approvazione del piano regolatore generale o del programma di fabbricazione di cui all'articolo 34 della presente legge e'
vietato procedere alla lottizzazione dei terreni a scopo edilizio

lestensione della licenza edilizia a tutto il territorio Comunale


Art. 10.
L'articolo 31 della legge 17 agosto 1942, n. 1150, e' sostituito dal seguente:
"Chiunque intenda nell'ambito del territorio comunale eseguire nuove costruzioni, ampliare, modificare o demolire quelle esistenti
ovvero procedere all'esecuzione di opere di urbanizzazione del terreno, deve chiedere apposita licenza al sindaco. Per le opere da
eseguire su terreni demaniali, compreso il demanio marittimo, ad eccezione delle opere destinate alla difesa nazionale, compete
all'Amministrazione dei lavori pubblici
sanzioni per abusi edilizi (in assenza di licenza o in contrasto con piano);
modifica la disciplina delle lottizzazioni introducendo il piano di lottizzazione convenzionata;
Il pagamento da parte del privato degli oneri di urbanizzazione primaria e di parte di quella secondaria;
lintroduzione di standard urbanistici (mq a persona di spazi pubblici);
introduzione di standard edilizi (distanza delle abitazioni dalle strade e tra di loro, altezze massime).
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PARTE LURBANISTICA DOPO IL 42
II
D.M. 1444/1968

La legge ponte venne approvata con un emendamento che ne rimandava lattuazione di un anno in quellanno
sono state rilasciate quasi il triplo delle licenze edilizie che venivano rilasciate mediamente ogni anno.
Nel 1968 venne finalmente emanato il regolamento tecnico della legge 765 con Decreto Ministeriale n. 1444.

In applicazione del disposto dellart. 17 della legge 765/1968, il decreto del 2 aprile 1968 n. 1444 fissa lart.2
Zone Territoriali Omogenee i criteri per perimetrare le aree a diversa regolamentazione dei nuovi strumenti
urbanistici.
Il decreto prevede norme differenziate per le diverse zone omogenee:
zone A (centro storico) si devono seguire determinate prescrizioni per la tutela dei valori storici,
zone B (di completamento) lo standard pu essere dimezzato,
zone C (residenziali despansione) e per le
zone D (produttive) devono essere applicati integralmente gli standard relativi alluna e allaltra utilizzazione
prevalente,
zone E (agricole) sono caratterizzate da uno standard ridotto
zone F e zone G sono costituite interamente da superfici di standard (ossia di spazi destinati a utilizzazioni
collettive). Nella volont del legislatore, le zone omogenee sono uno strumento di verifica
dellapplicazione degli standard.

Lo standard un valore minimo, considerato come livello di dotazione obbligatorio e come soglia minima
al di sotto della quale non si pu considerare soddisfatto il disposto normativo
Si intende per standard urbanistici la determinazione delle quantit minime di spazi pubblici o di uso
pubblico, espresse in metri quadrati per abitante, che devono essere riservate nei piani, sia generali che
attuativi.

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PARTE LURBANISTICA DOPO IL 42
II

19
PARTE LURBANISTICA DOPO IL 42
II
LEGGE
Legge N.
10/77
865/1971
Bucalossi
(LEGGE SULLA CASA)

La legge stabiliva limpiego unitario dei fondi stanziati per ledilizia economica e popolare, con un
coordinamento a livello nazionale tramite il CER (Comintato Edilizia Residenziale) e leffettiva distribuzione
affidata alle Regioni, in base a piani di localizzazione da esse approvati. Veniva anche prevista la creazione di
Consorzi regionali degli IACP, il loro riordinamento e la determinazione dei canoni di affitto e delle quote di
riscatto.
Gli elementi fondamentali della legge 865 riguardano i problemi di pianificazione del territorio. Venivano
ampliate le possibilit di intervento dei Comuni, consentendo lespropriazione delle aree, edificate e non, per
la formazione non solo dei PEEP, ma anche di Piani per gli Insediamenti Produttivi (PIP). Veniva inoltre stabilito
che le aree PEEP possono coprire fino al 60% del fabbisogno totale di edilizia abitativa per un decennio.
Innovazioni importanti contenute in questa legge sono lestesa introduzione del diritto di superficie, con
conseguente propriet del bene edificato, su un terreno che rimane di propriet altrui. Queste norme
miravano evidentemente ad aumentare lo spazio a disposizione delledilizia pubblica, nellintento di ridurre il
peso della speculazione fondiaria.

Lindennit venne riferita non pi al valore di mercato delle aree, ma al loro valore intrinseco. Nelle aree
esterne ai centri edificati lindennizzo veniva posto pari al valore agricolo medio corrispondente alle colture in
atto nellarea da espropriare, con un raddoppio a favore del proprietario diretto coltivatore.
Nelle aree comprese nei centri edificati e nelle zone delimitate come centri storici, veniva assunto come base
il valore agricolo medio della coltura pi redditizia fra quelle praticate nellintera regione agraria. Tale valore
doveva essere moltiplicato per un coefficiente (tra 1 e 5) per tenere conto dellandamento di mercato delle
aree.

20
PARTE LURBANISTICA DOPO IL 42
II
LEGGE
Legge 28
10/77
Gennaio
Bucalossi
1977, N. 10 (Bucalossi)

Con l'approvazione della Legge 28 gennaio 1977, n. 10 (c.d. legge Bucalossi) il legislatore intese affermare nuovi
principi di fondo in tema di edificabilit dei suoli. La facolt di edificare NON doveva esser pi ritenuta come
essenzialmente riconnessa al diritto di propriet vantato dal titolare sul proprio fondo. Essa, avocata alla mano
pubblica, sarebbe stata di volta in volta concessa al privato in esito ad un procedimento amministrativo che
avrebbe avuto inizio in esito alla presentazione di una richiesta di concessione.
Non a caso la legge non parlava pi di licenza edilizia o di autorizzazione, bens di provvedimento
concessorio. Mentre la licenza e l'autorizzazione sono provvedimenti intesi a rimuovere un limite relativamente
all'esercizio di un diritto comunque spettante ad un soggetto privato, la concessione si pone invece come atto
attributivo di un diritto di cui il soggetto non in precedenza titolare.
La concessione si atteggiava comunque come atto dovuto, quantomeno ogniqualvolta l'intervento edilizio per
cui richiesta poteva essere considerato conforme alle prescrizioni dei piani urbanistici. Essa era connotata
inoltre dall' irrevocabilit, dalla trasferibilit unitamente all'area per la quale viene rilasciata nonch
dall'onerosit. Quest'ultimo carattere implicava che il rilascio fosse effettuato in esito alla corresponsione di un
contributo correlato alle spese di urbanizzazione ed ai costi di costruzione, essendo stato affermato il principio
secondo il quale qualsiasi attivit che comportasse trasformazione urbanistica ed edilizia del territorio comunale
dovesse partecipare agli oneri ad essa relativi.
La concessione infatti onerosa per due motivi:
per ragioni urbanistiche, in quanto creando nuovi insediamenti l'amministrazione pubblica deve creare le
infrastrutture che soddisfino le esigenze delle nuove opere (oneri di urbanizzazione);
per ragioni fiscali, infatti viene posta una tassa non motivata (oneri di concessione), calcolata in percentuale
rispetto al costo di costruzione.
21
PARTE LURBANISTICA DOPO IL 42
II
In via ordinaria la concessione dura 3 anni, pertanto se non viene completata l'opera entro tale limite il
richiedente deve richiederne un'altra e quindi pagare nuovamente gli oneri legati al suo rilascio e facendo perdere
il senso delle motivazioni addotte prima. I lavori inoltre devono iniziare entro 1 anno dal rilascio della concessione
che deve essere immediatamente pagata.
In via straordinaria gli oneri relativi alla concessione possono essere tradotti in opere di interesse pubblico che
dovranno essere realizzati durante la costruzione dell'edificio. Gli oneri di concessione dovranno invece sempre
essere pagati in denaro.

LEGGE GALASSO N. 431/1985

La Legge n. 431/85, detta "Legge Galasso", consiste in una atto normativo finalizzato alla tutela degli aspetti
naturalistici del territorio italiano.
La legge Galasso stata una delle leggi pi importanti per la tutela dell'ambiente e rimane la pi importante per
la difesa del territorio nella sua totalit. Il territorio viene considerato nel suo insieme ed in riferimento ad ogni
sua componente al e non in maniera selettivamente e specifica come le altre leggi fanno. Si considera una legge
contenitore. Che oltre alla tutela del territorio crea un percorso normativo di base per tutta la normativa
ambientale.
La legge - Galasso impone su diversi territori individuati per morfologia il vincolo paesaggistico - ambientale il
che non va considerato per come un divieto assoluto di edificabilit o di modifica del territorio in generale ma
come un vincolo legato a un pi severo regime di autorizzazioni. Oltre alla concessione urbanistico - edilizia del
Comune necessario anche un nulla osta della Regione, che l'ente che gestisce questo vincolo.
La legge stabilisce che i territori vincolati siano soggetti ad un regime autorizzatorio pi severo. Vengono quindi
demandati alle Regioni il compito di preservare il territorio territori con un vaglio attento sulle opere da
realizzare.
22
PARTE LURBANISTICA DOPO IL 42
II

CONDONI: N. 47/1985 724/1994 L.R. N. 53/2004

PRIMO CONDONO. Legge 28/2/1985 n 47 (governo Craxi-Nicolazzi).


Si poneva prima di tutto come una provvisoria legge-quadro in materia urbanistico/edilizia, ma la sua maggiore
conseguenza stata quella di ammettere al condono edilizio tutti gli abusi realizzati fino al 1/10/1983. Per i
manufatti costruiti in aree a vario titolo vincolate il rilascio della concessione (o autorizzazione) in sanatoria era
subordinato al parere favorevole delle amministrazioni preposte alla tutela (per il vincolo paesaggistico di solito i
comuni, con successivo controllo ed eventuale annullamento da parte delle Sopraintendenze).

LA "SANATORIA EDILIZIA" (E QUELLA PAESAGGISTICA). L'art. 13 della medesima legge 47/1985 prevede la
possibilit di un "accertamento di conformit", da effettuare entro stretti limiti temporali correlati alle ordinanze
dei sindaci, "e comunque fino all'irrogazione delle sanzioni amministrative", in base al quale le opere abusive
potrebbero essere sanate, qualora esse fossero conformi agli strumenti urbanistici vigenti. Si tratta, come si
vede, di cosa assolutamente diversa dal condono (che un provvedimento eccezionale e "tombale", in quanto
porta tendenzialmente a legittimare tutti o quasi gli abusi). La sanatoria invece un istituto permanente, che
pu essere invocato per quelle opere che - per qualche invero strana ragione - non hanno ottenuto la
concessione edilizia, anche se avrebbero potuto ottenerla benissimo (si tratta evidentemente di rari casi, ovvero
di abusi di piccole dimensioni). Nella prassi, l'uso indifferenziato del termine "sanatoria" per indicare i condoni
edilizi ha generato pericolose confusioni.
In seguito, emerso il problema che nelle normative di tutela paesaggistica (ora il T.U. dei Beni CC.AA.) non
esiste una norma equivalente. Di conseguenza nelle zone vincolate (che sarebbero il 47% del territorio nazionale)
anche la sanatoria edilizia sarebbe inapplicabile, in quanto subordinata all'ottenimento, impossibile,
dell'autorizzazione ambientale.
23
PARTE LURBANISTICA DOPO IL 42
II
SECONDO CONDONO. Legge 23/12/1994 n 724:"Misure di razionalizzazione della finanza pubblica",
art. 39 (primo governo Berlusconi).
Riapre i termini della precedente legge 47/1985, estendendoli agli abusi realizzati fino al 31/12/1993. Vengono
tuttavia introdotte alcune limitazioni: che le opere non abbiano comportato un ampliamento superiore al 30%
della volumetria originaria, ed in ogni caso non superiore a 750 mc. Lo stesso limite volumetrico si applica alle
nuove costruzioni, "per singola richiesta di concessione edilizia in sanatoria" (il che consente di condonare anche
le lottizzazioni abusive). Resta fermo per le zone vincolate l'obbligo di acquisire preventivamente l'autorizzazione
dell'autorit preposta (che, ricordiamo, per il vincolo paesaggistico solitamente il Comune, sia pure in prima
battuta!). In pi, l'ultimo periodo del 4 comma stabilisce anche il silenzio-assenso in caso di perdurante inerzia
comunale.

TERZO CONDONO. Il terzo condono trova la sua fonte principale nell'art. 32 del decreto legge 30 settembre 2003,
n. 269, convertito con legge 24 novembre 2003, n. 326.
Traccia tutta la procedura amministrativa concernente la sanatoria: termini, contributo concessorio, silenzio
assenso, vincoli, indifferenza rispetto al diritto dei terzi, effetti della sanatoria su procedimenti penali. Si
stabilisce la data dellabuso e la quantit massima di costruzione condonabile (30% della volumetria esistente,
750 metri cubi del nuovo). Vengono elencate le tipologie sanabili; trattasi di tipologie ricavate dalla base degli
interventi edilizi definiti dal testo unico sulledilizia.
La Corte Costituzionale aveva imposto al legislatore statale, di lasciare pi spazio alla competenza legislativa delle
regioni e mentre la legge statale, in ossequi ai criteri dettati dalla Corte costituzionale, si era preoccupata:
di disciplinare la valenza delle domande di condono nel frattempo presentate sulla base del decreto legge n.
269 del 2003 istitutivo del terzo condono;
di congelare i procedimenti di condono in corso e non ancora conclusi allo scopo di consentire alle regioni di
esplicare il potere normativo; si venuta sviluppando tutta una serie di leggi regionali.
24
Per quanto riguarda la Toscana L.R. 20 ottobre 2004 n. 53
PARTE Testo unico espropri
II D.P.R. 327/2001

INQUADRAMENTO GENERALE

Il concetto di esproprio nella normativa italiana viene varie volte affrontato e modificato. Anche nel D.Lgs. n.
267/2000 si parla di occupazione d'urgenza di immobili per la realizzazione di opere e lavori pubblici o di pubblico
interesse (art. 121). Fino al 2001 la normativa stata sempre di difficile lettura e comprensione, la creazione di un
testo unico stata fondamentale.
Nell'ordinamento italiano la procedura espropriativa regolata dal D.P.R. 8 giugno 2001, n. 327, recante il "Testo
unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di espropriazione per pubblica utilit", rivisitato dal
D.Lgs. 27 dicembre 2002, n. 302 e integrato dal D.Lgs. 27 dicembre 2004, n. 330 che in attuazione della Legge 27
ottobre 2003, n. 290 ha dettato norme speciali relative alle infrastrutture lineari energetiche.
Il nuovo Testo unico ha riunito in un atto normativo le disposizioni prima sparse su un centinaio di leggi e
regolamenti, abrogando la legge 2359/1865.
Il decreto suddiviso in 5 titoli e 59 articoli ed stato modificato ulteriormente. Sulla base della nuova normativa
sono espropriabili tutti i beni immobili e i diritti relativi a tali beni, al fine di eseguire opere pubbliche o di pubblica
utilit. I beni appartenenti al Demanio Pubblico sono espropriabili solo previa sdemanializzazione. I beni dedicati
al culto sono espropriabili previo accordo con le autorit compete.
L'art. 8 del D.P.R. n. 327/2001 prevede che il Decreto di esproprio possa essere emanato qualora:
il vincolo preordinato all'esproprio;
dichiarazione di pubblica utilit;
indennizzo;
decreto di esproprio.

25
PARTE Testo unico espropri
II D.P.R. 327/2001
FASE ISTRUTTORIA e FASE ESPROPRIATIVA

La dichiarazione di pubblica utilit conteneva la scelta dell'area da utilizzare per l'opera pubblica: era perci un atto
a contenuto discrezionale ed in quanto incidente sulla propriet privata era assistito da particolari garanzie. In primo
luogo doveva contenere, a pena di invalidit dell'intera procedura, i termini di inizio e di fine lavori, nonch i termini
di inizio e fine delle operazioni espropriative.
La legge del 1865 si basava sulla regola in base alla quale l'Amministrazione prima diventava proprietaria dell'area
(mediante l'esercizio del potere ablatorio ) e poi realizzava l'opera pubblica. Tale regola, pi volte derogata nella
legislazione successiva, stata ripresa e ribadita dall'art. 2 del Testo Unico del 2001, che afferma l'assoluta rilevanza
del principio di legalit, perch una antica, ma attuale, esigenza che l'Amministrazione dapprima espropri e poi
costruisca l'opera pubblica, ci al fine di semplificare il sistema, accelerare gli interventi e ridurre il contenzioso.
Nella legge del 1865 non era prevista la cosiddetta occupazione durgenza preordinata all'esproprio: solo dopo la
conclusione del procedimento ablatorio il privato perdeva il possesso del fondo, unitamente alla propriet, e sulla
base di una dichiarazione di pubblica utilit formalizzata in un atto espresso, frutto di particolari valutazioni
concernenti l'idoneit dell'area da espropriare.

Il soggetto espropriante depositava il cosiddetto piano particolareggiato di esecuzione, chiamato anche piano
particellare di esproprio, con cui si individuavano i beni da espropriare. Tale piano veniva pubblicato nell'albo
pretorio comunale e nel F.A.L. per 15 giorni, termine entro cui i proprietari potevano proporre ulteriori osservazioni
al Prefetto. Seguiva l'ordinanza prefettizia che disponeva l'esecuzione del piano particellare e indicava la somma
offerta quale indennit di esproprio. A questo punto, gli espropriandi avevano tre possibilit:
notificare al Prefetto l'accettazione della somma indennitaria; in tal caso il Prefetto emanava il decreto di esproprio;
chiedere di concordare la cessione volontaria del bene, portando alla stipula di un accordo convenzionale di
cessione con l'autorit espropriante ed evitando l'emanazione del decreto di esproprio;
opporsi alla stima, sicch il Prefetto emanava il decreto di esproprio mentre il giudice ordinario decideva sulla
congruit della somma offerta come indennit di esproprio
26
PARTE Testo unico espropri
II D.P.R. 327/2001

PROCEDURA DI ESPROPRIAZIONE

27
PARTE Testo unico edilizia
II D.P.R. 380/2001

DESCRIZIONE DEI CONTENUTI SIGNIFICATIVI

Il testo unico si divide in tre grandi partizioni. La prima contiene lattivit edilizia, la seconda concerne la
normativa tecnica per ledilizia, la terza le disposizione finali.
Possiamo subito dire che lultima parte si compone di soli tre articoli: art. 136 che indica le norme che devono
intendersi abrogate; art. 137 che indica quelle che, invece, rimangono in vigore; art. 138 indica la data
dellentrata in vigore del testo.
Va specificato che sotto ogni disposizione del testo unico sono riportate tra parentesi le norme precedenti su cui
ogni disposizione incide. Nelle seconda riguarda la normativa tecnica in materia di edilizia.
La prima parte pu essere sintetizzata in:
a) nel Titolo I sono riportate le disposizioni generali e qui sono poste oltre allarticolo 1, larticolo 2 le norme che
dovrebbero regolare in questa materia le competenze delle regioni e degli enti locali, allart. 3 la definizione
degli interventi edilizi, allart. 4 si tratta di
regolamenti edilizi comunali, allart. 5 una
novit del testo unico: lo Sportello Unico
dellEdilizia;
b) nel Titolo II si tratta di titoli abilitativi;
c) nel Titolo III si tratta del certificato di
agibilit;
d)nel Titolo IV si tratta della vigilanza
sullattivit-edilizia, qui si trova la disciplina
dei reati edilizi, dellaccertamento di
conformit e della procedura di demolizione
delle opere abusive.
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PARTE Testo unico edilizia
II D.P.R. 380/2001

Art. 4 comma 2 La Commissione Edilizia


Lart. 4 comma 2 stabilisce che nel caso in cui il Comune intenda istituire la Commissione edilizia, il
regolamento indica gli interventi sottoposti a preventivo parere di tale organo consuntivo. La Commissione
edilizia era prevista dalla legge del 1942 (art. 33), che ne demandava al regolamento edilizio la istituzione; era
concepito come organo tecnico, a carattere solo consultivo, ma capace di svolgere un importante ruolo, di
supporto ed anche di controllo preventivo, per cos dire, proprio per la presenza in esso di tecnici.

Art. 5 (R) - Sportello unico per ledilizia


Lo Sportello Unico per lEdilizia (S.U.E.) stato istituito, con
lart. 5 del dpr 380/2001 (Testo unico delledilizia), con lo
scopo di curare i rapporti tra il privato cittadino, i progettisti e
le imprese da una parte e lamministrazione dallaltra, per
tutto quanto attiene il disbrigo delle pratiche edilizie.
Lo Sportello Unico per lEdilizia, quindi, permette al cittadino
di avere un unico referente in luogo delle diverse
amministrazioni, al quale rivolgersi per qualunque pratica
amministrativa o richiesta di titolo abilitativo che riguardi non
solo lambito residenziale, ma anche, ad esempio, quello
relativo al commercio e alle attivit produttive.

29
PARTE Testo unico edilizia
II D.P.R. 380/2001

Tra le nuove competenze attribuite allUfficio dallentrata in vigore della legge, c anche il compito di acquisire
preventivamente tutti quei pareri o atti di assenso necessari per intervenire in ambiti sottoposti a tutela storica,
architettonica o paesaggistica, o quei parerei relativi a determinati requisiti igienico sanitari per la tutela della
salute o della pubblica incolumit.

Inoltre sar sempre lo sportello ad acquisire tutti gli atti necessari al rilascio del permesso di costruire,
provenienti da altre amministrazioni, come:
parere dellAsl;
parere dei Vigili del Fuoco;
autorizzazioni e certificazioni regionali per costruzioni in zone sismiche;
atti di assenso per interventi su immobili vincolati ai sensi del codice sui beni culturali e paesaggistici;
parere dellautorit competente in materia di assetti e vincoli idrogeologici;
assensi per servit viarie, ferroviarie, portuali ed aeroportuali;
nulla osta per le aree naturali protette.

30
PARTE Testo unico edilizia
II D.P.R. 380/2001

Un altro aspetto innovativo costituito dal potenziamento del ruolo della Conferenza dei Servizi, la previsione di
forme di collaborazione tra privato e lamministrazione, lo snellimento della procedura per il rilascio del certificato
di agibilit, la riduzione dei tempi per lintervento sostitutivo regionale. Ma la novit pi significativa certamente
costituita dalla nuova disciplina dei titoli abilitativi.
Il sistema che si era andato formando prima dellentrata in vigore del testo unico, contemplava diversi
procedimenti e quindi diversi titoli che si differenziavano in ragione del tipo e della consistenza dellintervento
edilizio da realizzare.
Il testo unico si articola tra attivit libera, quella che non richiede alcun titolo abilitativo e quella che richiede un
titolo abilitativo che pu essere a seconda dei casi il permesso di costruire o la denuncia di inizio attivit (oggi
SCIA). Lattivit edilizia libera disciplinata dallart. 6 che individua quegli interventi che non sono soggetti per il
privato n alla acquisizione di un titolo preventivo, n a comunicazione di inizio attivit.

Attivit edilizia libera S.C.I.A. (prima D.I.A) Permesso di Costruire 31


PARTE Testo unico edilizia
II D.P.R. 380/2001

Art. 6 (L)
Attivit edilizia libera
(legge 28 gennaio 1977, n. 10, art. 9, lettera c) ; legge 9 gennaio 1989, n. 13, art. 7, commi 1 e 2 ; decreto-legge 23
gennaio 1982, n. 9, art. 7, comma 4, convertito in legge 25 marzo 1982, n. 94)
1. Fatte salve le prescrizioni degli strumenti urbanistici comunali, e comunque nel rispetto delle altre normative di
settore aventi incidenza sulla disciplina dellattivit edilizia e, in particolare, delle norme antisismiche, di sicurezza,
antincendio, igienico-sanitarie, di quelle relative allefficienza energetica nonch delle disposizioni contenute nel
codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, i seguenti interventi
sono eseguiti senza alcun titolo abilitativo:
a) gli interventi di manutenzione ordinaria;
b) gli interventi volti alleliminazione di barriere architettoniche che non comportino la realizzazione di rampe o di
ascensori esterni, ovvero di manufatti che alterino la sagoma delledificio;
c) le opere temporanee per attivit di ricerca nel sottosuolo che abbiano carattere geognostico, ad esclusione di
attivit di ricerca di idrocarburi, e che siano eseguite in aree esterne al centro edificato;
d) i movimenti di terra strettamente pertinenti allesercizio dellattivit agricola e le pratiche agro-silvo-pastorali,
compresi gli interventi su impianti idraulici agrari;
e) le serre mobili stagionali, sprovviste di strutture in muratura, funzionali allo svolgimento dellattivit agricola.

32
PARTE Testo unico edilizia
II D.P.R. 380/2001

PERMESSO DI COSTRUIRE

Il permesso di costruire disciplinato dallart. 10 (L) Interventi subordinati a permesso di costruire


(legge n. 10 del 1977, art. 1; legge 28 febbraio 1985, n. 47, art. 25, comma 4).
Il primo dato che si pu notare il mutamento nominalistico, segnato dal passaggio dalla concessione edilizia al
permesso di costruire. I casi in cui necessario il permesso di costruire sono:
- Interventi di nuova costruzione;
- Interventi di ristrutturazione urbanistica;
-Interventi di ristrutturazione edilizia che portino ad un organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal
precedente e che comportino aumento di unit immobiliari, modifiche del volume, dei prospetti o delle
superfici, ovvero che, limitatamente agli immobili compresi nelle zone omogenee A, comportino mutamenti
della destinazione d'uso, nonch gli interventi che comportino modificazioni della sagoma di immobili
sottoposti a vincoli ai sensi del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 e successive modificazioni.

2. Le regioni stabiliscono con legge quali mutamenti, connessi o non connessi a trasformazioni fisiche, dell'uso di
immobili o di loro parti, sono subordinati a permesso di costruire o a denuncia di inizio attivit.

3. Le regioni possono altres individuare con legge ulteriori interventi che, in relazione all'incidenza sul territorio e
sul carico urbanistico, sono sottoposti al preventivo rilascio del permesso di costruire. La violazione delle
disposizioni regionali emanate ai sensi del presente comma non comporta l'applicazione delle sanzioni di cui
all'articolo 44.

33
PARTE Testo unico edilizia
II D.P.R. 380/2001

SCIA E DIA

Il D.L. 83/2012, entrato in vigore il 26 giugno 2012, contiene un cosiddetto "pacchetto edilizia" il quale interviene
nell'ambito delle misure di semplificazione e snellimento dei procedimenti in materia edilizia e di incentivo alla
realizzazione delle infrastrutture. Il provvedimento interviene sulla modalit di semplificazione, oltre che ai pareri, a
tutti gli atti preliminari di altri enti od organi appositi previsti non solo a livello legislativo ma anche regolamentare.

D.L. 70, 13.5.2011, convertito nella legge 106, 12.7.2011


- Si precisato che la SCIA sostituisce la DIA. Per tutti gli interventi edilizi di cui all'art. 22, commi 1 e 2 del T.U. in
materia edilizia.
- Si ridotto il termine assegnato al comune per vietare la prosecuzione dell'attivit edilizia di cui alla SCIA da 60 a
30 giorni.
- Si introdotto il silenzio-assenso per il rilascio del permesso di costruire salvo il caso della presenza di vincoli
ambientali, paesaggistici o culturali.
- Si aggiunto il comma 2-ter all'art. 34 del T.U. edilizia, disponendo che non si ha parziale difformit del titolo
abilitativo in presenza di violazioni di altezza, distacchi, cubatura o superficie coperta che non eccedano per singola
unit immobiliare il 2% delle misure progettuali.

Si pu ricorrere al titolo abilitativo semplificato per restauro e risanamento conservativo, mutamenti di


destinazione d'uso funzionali, manutenzioni sulle parti strutturali, frazionamento o accorpamento di pi unit
abitative, ampliamento dei fabbricati all'interno della sagoma esistente, senza creazione di volumi autonomi,
modifiche prospettiche, come l'apertura di finestre, varianti a permessi di costruire che non incidono su volumetrie
e parametri urbanistici e realizzazione di parcheggi a piano terra o nel sottosuolo,
anche in deroga agli strumenti urbanistici.
34
PARTE Testo unico edilizia
II D.P.R. 380/2001

INTERVENTI PER I QUALI E OBBLIGATORIO IL CERTIFICATO DI AGIBILIT


(ART. 24, COMMI 1 E 2 D.P.R. N 380/01)

Premesso che il certificato di agibilit attesta la sussistenza delle condizioni di sicurezza, igiene, salubrit, risparmio
energetico degli edifici e degli impianti negli stessi installati, valutate secondo quanto dispone la normativa vigente,
lo stesso obbligatorio con riferimento ai seguenti interventi:

nuove costruzioni;
ricostruzioni o sopraelevazioni totali o parziali;
interventi sugli edifici esistenti che possano influire sulle condizioni di sicurezza, igiene, salubrit, risparmio
energetico degli edifici e degli impianti negli stessi installati.

SOGGETTI OBBLIGATI A RICHIEDERE IL CERTIFICATO DI AGIBILITA


(ART. 24, COMMA 3, D.P.R. N 380/01)

Con riferimento agli interventi sopraindicati, il soggetto titolare del


permesso di costruire o il soggetto che ha presentato la denuncia di inizio
attivit, o i loro successori o aventi causa, sono tenuti a richiedere il
rilascio del certificato di agibilit entro 15 giorni dallultimazione dei lavori
di finitura. La mancata presentazione della domanda comporta
lapplicazione della sanzione amministrativa pecuniaria da 77 a 464 euro.

35
PARTE Testo unico edilizia
II D.P.R. 380/2001

ACCERTAMENTO DI CONFORMITA - SANATORIA

Capo II - Sanzioni
Art. 36 - Accertamento di conformit
1. In caso di interventi realizzati in assenza di permesso di costruire, o in difformit da esso, ovvero in assenza di
denuncia di inizio attivit nelle ipotesi di cui all'articolo 22, comma 3, o in difformit da essa, fino alla scadenza dei
termini di cui agli articoli 31, comma 3, 33, comma 1, 34, comma 1, e comunque fino all'irrogazione delle sanzioni
amministrative, il responsabile dell'abuso, o l'attuale proprietario dell'immobile, possono ottenere il permesso in
sanatoria se l'intervento risulti conforme alla disciplina urbanistica ed edilizia vigente sia al momento della
realizzazione dello stesso, sia al momento della presentazione della domanda.
2. Il rilascio del permesso in sanatoria subordinato al pagamento

Laccertamento di conformit, articolo 36 delD.P.R. 380/2001 (Testo Unico delledilizia), lo strumento attraverso
il quale lordinamento consente la sanatoria di abusi edilizi formali, ossia di opere realizzate in assenza di
permesso di costruire o in difformit da esso, per esempio in mancanza di scia o in difformit da essa (sono quindi
esclusi gli abusi edilizi sostanziali, ossia gli interventi realizzati non solo senza titolo, ma anche su aree
inedificabili, oppure linsediamento di destinazioni duso non previste dalla disciplina urbanistica o in contrasto con
le prescrizioni edilizie di legge o regolamentari.
Questi abusi non possono essere sanati se non con i provvedimenti di condono edilizio, che completamente
differente dallaccertamento di conformit.
La condizione per il rilascio del permesso in sanatoria che gli interventi abusivi siano conformi alla disciplina
urbanistica ed edilizia vigente sia al tempo di realizzazione degli interventi medesimi, sia al momento della
presentazione della domanda di sanatoria (cosiddetta "doppia conformit").

36
PARTE Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio D. Lgs 42/2004
II
PREMESSA

Il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, D. Lgs del 22 gennaio 2004, n. 42, entrato in vigore il 1 maggio
2004. Questi ha sostituito, dopo soli 5 anni il Testo Unico (D.Lgs 490/1999 che a sua volta aveva inglobato le leggi
del 1939: la 1089 e la 1497).
Il codice del paesaggio (o Urbani, dal nome ministro dellepoca) una risistemazione aggiornata della normazione
in materia di beni culturali, emanato ai sensi dellarticolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137, con la quale stata
data delega al governo di provvedere al riassetto e alla codificazione in materia di beni culturali e ambientali,
spettacolo, sport, propriet letteraria e diritto dautore (in recepimento di normative europee).
Il codice nasce come strumento per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale, che comprende:
1. i beni culturali, cose immobili e mobili che, ai sensi degli articolo 10 e 11, presentano interesse artistico,
storico, archeologico, etnoantropologico, archivistico e bibliografico e le altre cose individuate dalla legge o in
base alla legge quali testimonianze aventi valore di civilt, gi previste dalla legge n. 1089 del 1939;
2. i beni paesaggistici, immobili e aree indicati dallarticolo 134, costituenti espressione dei valori storici,
culturali, naturali, morfologici ed estetici del territorio, e gli altri beni individuati dalla legge o in base alla legge,
gi retti dalla legge 1497 del 1939 e dalla legge Galasso n. 431 del 1985.
Tutela e valorizzazione sono gli obiettivi che, attraverso le norme contenute nel codice, lo Stato, le Regioni, gli enti
territoriali e qualsiasi altro soggetto in possesso di un bene culturale o paesaggistico, sono chiamati a perseguire.
La tutela consiste (articolo 3) nellesercizio delle funzioni e nella disciplina delle attivit dirette, sulla base di una
adeguata attivit conoscitiva,
ad individuare i beni che costituiscono il patrimonio culturale;
a garantirne protezione e conservazione per fini di pubblica utilit;
a regolare diritti e comportamenti inerenti al patrimonio culturale.

37
PARTE Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio D. Lgs 42/2004
II
Le Regioni conservano comunque le funzioni di tutela con riferimento:
a. ai manoscritti, agli autografi, ai carteggi, ai documenti, agli incunaboli, ai libri, non appartenenti allo Stato
(articolo 8, comma 2);
b. ai beni paesaggistici (articolo 5, comma 6).
Resta in capo al Ministero, oltre ai poteri di indirizzo e di vigilanza, il potere sostitutivo in caso di perdurante inerzia
o inadempienza dei soggetti delegati (articolo 5, comma 7).
Per quanto riguarda la valorizzazione, larticolo 6 del codice richiama le funzioni e le attivit dirette
a promuovere la conoscenza del patrimoni culturale;
ad assicurarne la migliore utilizzazione e fruizione pubblica;
a promuovere e sostenere gli interventi di conservazione.
Il codice fissa i principi fondamentali in tema di valorizzazione (articolo 7) e, nel rispetto di tali principi, le Regioni
dettano la disciplina necessaria a dare loro concreta attuazione.
La categoria dei beni paesaggistici composta, ai sensi dellarticolo 134, da tre tipologie di beni.
1.Immobili e aree di notevole interesse pubblico
Larticolo 136 del codice ascrive a questa categoria:
le cose immobili che hanno cospicui caratteri di bellezza naturale o di singolarit
geologica;
le ville i giardini, i parchi, non tutelati dalle disposizioni della parte del codice relativa ai beni culturali, purch si
distinguano per la loro non comune bellezza;
i complessi di cose immobili che compongono un caratteristico aspetto avente valore estetico e tradizionale;
le bellezze panoramiche considerate come quadri, cos come i punti di vista o di
belvedere, accessibili al pubblico, dai quali si goda lo spettacolo di quelle bellezze.
La loro sottoposizione alle norme di tutela del codice non , tuttavia, automatica, bens subordinata alla
dichiarazione del loro notevole interesse pubblico.
Larticolo 137 rimette la competenza a formulare le proposte per la dichiarazione di notevole interesse ad una
commissione provinciale appositamente istituita con atto regionale. 38
PARTE Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio D. Lgs 42/2004
II
Iter del procedimento amministrativo necessario al rilascio dellAUTORIZZAZIONE PAESAGGISTICA

39
PARTE Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio D. Lgs 42/2004
II
Sanzioni previste dal CODICE

40
PARTE Codice del Paesaggio D.Lgs. 42/2004
II
RILASCIO DELLAUTORIZZAZIONE PAESAGGISTICA

Articolo 146
Autorizzazione
1. I proprietari, possessori o detentori a
qualsiasi titolo di immobili ed aree di
interesse paesaggistico, tutelati dalla
legge, a termini dell'articolo 142, o in base
alla legge, a termini degli articoli 136, 143,
comma 1, lettera d), e 157, non possono
distruggerli, n introdurvi modificazioni che
rechino pregiudizio ai valori paesaggistici
oggetto di protezione.
2. I soggetti di cui al comma 1 hanno
l'obbligo di presentare alle amministrazioni
competenti il progetto degli interventi che
intendano intraprendere, corredato della
prescritta documentazione, ed astenersi
dall'avviare i lavori fino a quando non ne
abbiano ottenuta l'autorizzazione

41
PARTE Legge Regionale 1/2005 Regione TOSCANA
II INQUADRAMENTO GENERALE

La Legge Regionale 1/2005, normativa Quadro per il governo del territorio della Regione Toscana, ha
profondamente modificato molti aspetti tra i quali il pi significativo sicuramente laspetto Urbanistico. Lobbligo,
per tutti i Comuni, di mandare in pensione i P.R.G. per passare alla doppia pianificazione data dai Piani
Strutturali e relativi Regolamenti Urbanistici stata una vera e propria rivoluzione.
Tra le altre peculiarit troviamo la concretizzazione del concetto di sviluppo sostenibile e a coniugarlo con la
tutele del paesaggio che significa attrarre investimenti e creare occupazione riuscendo al tempo stesso a
tramandare alle generazioni future il nostro patrimonio.
Molti sono i punti pi importanti: loggetto del governo del territorio, i rapporti tra gli enti e la pianificazione sopra
comunale. Sotto il primo aspetto, una significativa novit costituita del concetto di patrimoni territoriale.
Strettamente consequenziale al primo laspetto riguardante i rapporti tra i Piani. Vi una modifica tra i livelli di
governo territoriali, subentra un rapporto di sovra ordinazione che vede al vertice la pianificazione regionale e alla
base quella comunale.
DEFINIZIONE DI GOVERNO DEL TERRITORIO: consiste nellinsieme delle attivit conoscitive, valutative, regolative,
di programmazione, di localizzazione e di attuazione degli interventi, nonch di vigilanza e controllo, volte a
perseguire la tutela e la valorizzazione del territorio, la disciplina degli usi e delle trasformazioni dello stesso e la
mobilit in relazioni a obbiettivi di sviluppo del territorio. Il governo del territorio comprende altres lurbanistica,
ledilizia, linsieme dei programmi infrastrutturali, la difesa del suolo, la tutela del paesaggio e delle bellezze naturali,
nonch la cura degli interessi pubblici funzionale collegati a tale materia.

Si deduce da ci la volont di cercare di interagire i tanti settori che in vario modo incidono sui processi di
trasformazione del territorio (urbanistica, edilizia, insieme dei programmi infrastrutturali, difesa del suolo, tutela del
paesaggio e delle bellezze naturali).
Il conseguimento delle finalit, previste dall'articolo 1, perseguito mediante gli strumenti della pianificazione
territoriale disciplinati dall' articolo 9 e gli altri atti di governo del territorio di cui all' articolo 10.
42
PARTE Legge Regionale 1/2005 Regione TOSCANA
II
IL PIANO STRUTTURALE

Il piano strutturale lo strumento di pianificazione del territorio, che deve essere predisposto dal Comune e
definisce le scelte principali relative allassetto del territorio, sia di carattere statutario, di lungo periodo, sia di
carattere strategico, rivolte a definire gli obiettivi, gli indirizzi, i limiti quantitativi e le direttive alle concrete
trasformazioni.
Il piano strutturale vige a tempo indeterminato e pu essere modificato con varianti qualora si modifichino
elementi sostanziali del quadro conoscitivo o si intenda modificare gli obiettivi gi assunti. Contrariamente al
piano regolatore generale, che aveva facolt diretta di determinare il diritto edificatorio, il piano strutturale non
immediatamente operativo ma necessita di specifici atti per il governo del territorio (regolamento urbanistico,
piani attuativi, etc.).
Il Comune, attraverso il piano strutturale:
stabilisce le regole per la trasformazione e luso delle risorse;
riconosce, attraverso lo statuto del territorio, le identit dei luoghi e tutela le risorse;
definisce gli indirizzi per il governo del territorio;
stabilisce gli obiettivi delle proprie politiche di settore e definisce il programma per attuarle.

Le componenti del piano strutturale

Il piano strutturale suddiviso in tre parti: il quadro conoscitivo, lo statuto del territorio e la strategia dello
sviluppo territoriale comunale.

Il quadro conoscitivo: mette a disposizione tutte le informazioni che si riferiscono al territorio, dal
punto di vista paesaggistico, urbanistico, socio-economico, geologico, agronomico.
43
PARTE Legge Regionale 1/2005 Regione TOSCANA
II
Lo statuto del territorio descrive: gli elementi che costituiscono lidentit dei luoghi; le condizioni necessarie per
uno sviluppo sostenibile; tutte quelle caratteristiche del territorio che il Comune considera non negoziabili, cio
le invarianti strutturali; i principi del governo del territorio; la disciplina del paesaggio; le aree e gli immobili
dichiarati di notevole interesse pubblico; le prestazioni e le funzioni che costituiscono un valore irrinunciabile del
territorio in questione.
La strategia dello sviluppo territoriale comunale definisce: gli obiettivi e gli indirizzi per la programmazione; le
dimensioni massime sostenibili degli insediamenti, delle infrastrutture e dei servizi; i criteri per lindividuazione
delle aree degradate; gli interventi da realizzare mediante i piani complessi; le misure di salvaguardia da rispettare
sino allapprovazione del regolamento urbanistico. Compito prioritario del Piano Strutturale, secondo la L.R.
1/2005 linquadramento di Invarianti strutturali del territorio da sottoporre a tutela, al fine di garantire lo
sviluppo sostenibile. Quindi posso essere definiti come un particolare modo di essere del territorio che si ritiene
garantisca irrinunciabili equilibri ambientali e insediativi, pertanto non possa essere negoziato nel processo di
trasformazione del territorio stesso, anche perch costituisce in molti casi la base irrinunciabile di
unappartenenza culturale ed emotiva.
Inoltre delinea la strategia dello sviluppo territoriale comunale mediante lindicazione e la definizione:
a) degli obbiettivi e degli indirizzi per la programmazione del governo del territorio;
b) delle Unit territoriali organiche elementari (U.T.O.E.) che assicurano unequilibrata distribuzione delle
funzioni per lo sviluppo territoriale;
c) delle dimensioni massime sostenibili degli insediamenti nonch delle infrastrutture e dei servizi necessari per le
unit territoriali organiche elementari, sistemi e sub-sistemi, da rispettare con il regolamento urbanistico;
d) dei criteri di individuazione delle aree connotate da condizioni de degrado da riqualificare;
e) della disciplina della valutazione integrata.
Le U.T.O.E. vengono individuate per assicurare una equilibrata distribuzione delle dotazioni che concorrono
alla qualit dello sviluppo territoriale, perch fornisce il senso strategico di questa metodologia di pianificazione.
44
PARTE Legge Regionale 1/2005 Regione TOSCANA
II
REGOLAMENTO URBANISTICO

Il regolamento urbanistico latto di governo del territorio che traduce operativamente le indicazioni del piano
strutturale nella disciplina delle trasformazioni e delle utilizzazioni ammesse in ogni porzione del territorio
comunale. E' lo strumento dove si decide in modo puntuale quali sono i processi di trasformazione del territorio
da arrestare, o viceversa da sostenere e potenziare, quali aree o manufatti da sottoporre a tutela e quali da
completare o trasformare.

Il regolamento urbanistico caratterizzato dalle seguenti peculiarit:


un atto operativo e gestionale, conformativo del diritto duso dei suoli;
si applica allintero territorio comunale;
contiene la disciplina del patrimonio edilizio e urbanistico esistente, sia degli insediamenti che del territorio
rurale e ha unefficacia illimitata nel tempo;
regola lattuazione degli interventi ammessi dal piano strutturale, sia pubblici che privati, che
hanno una validit di 5 anni.

I contenuti del regolamento urbanistico


Il regolamento urbanistico si compone di due parti:
la disciplina per la gestione degli insediamenti esistenti: in questa parte vengono definiti i criteri e le norme che
regolano l'utilizzo, il recupero e la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente (compresi edifici e manufatti di
valore storico ed artistico), la campagna e le aree dei centri abitati;
la disciplina delle trasformazioni degli assetti insediativi, infrastrutturali ed edilizi del territorio:
in questa seconda parte vengono disciplinati gli interventi previsti che potranno realizzarsi
all'esterno dei centri abitati, le ristrutturazioni urbanistiche, i piani attuativi, le aree destinate
all'attuazione di politiche di settore del Comune e gli interventi per la realizzazione di nuove 45
infrastrutture
PARTE Legge Regionale 1/2005 Regione TOSCANA
II
PIANI COMPLESSI DI INTERVENTO

Il piano complesso dintervento un atto di governo del territorio di iniziativa pubblico/privata, le cui aree sono
individuate dal piano strutturale comunale.
In base allart. 10 L.R. Toscana 3 gennaio 2005, n. 1, i piani complessi di intervento sono atti di governo del
territorio al pari del regolamento urbanistico comunale e dei piani attuativi. E come tutti gli altri atti di governo
del territorio anche i piani complessi dintervento sono approvati dal Comune (cfr. art. 52, comma 2, l.R.T. n.
1/2005, ai sensi del quale: il comune approva, quali atti di governo del territorio, il regolamento urbanistico, i
piani complessi di intervento nonch i piani attuativi).
La disciplina dei piani complessi dintervento individuata dellart. 56 L.R. Toscana n. 1/2005, il quale cos
dispone:
1. Il comune, in conformit col piano strutturale, pu adottare il piano complesso per le trasformazioni del territorio che richiedano
lesecuzione programmata e contestuale di interventi pubblici e privati; per lattuazione delle previsioni del piano strutturale di cui
allarticolo 53, comma 4, lettera b), il ricorso a tale piano obbligatorio.
2. Il piano complesso dintervento individua e definisce:
a) le risorse del territorio utilizzate;
b) le apposite analisi che evidenziano la coerenza interna ed esterna delle previsioni del piano[68];
b bis) La valutazione degli effetti che dalle previsioni derivano a livello paesaggistico, territoriale, economico, sociale e per la salute
umana[69];
c) la fattibilit economico-finanziaria delle trasformazioni in esso previste con particolare riferimento alla programmazione delle
risorse finanziarie del comune;
d) le aree e gli ambiti sui quali operare la riqualificazione insediativa;
e) la disciplina della perequazione di cui allarticolo 60;
f) i beni eventualmente da espropriare;
g) gli impegni giuridicamente vincolanti che dovranno essere assunti dai soggetti privati che
intendono partecipare alla realizzazione del piano.

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PARTE Legge Regionale 1/2005 Regione TOSCANA
II
TITOLO IV -DISPOSIZIONI GENERALI PER LA TUTELA E LUSO DEL TERRITORIO
Capo III Il territorio rurale
Articolo 42 - Programma aziendale pluriennale di miglioramento agricolo ambientale

Il P.A.P.M.A.A., uno strumento di programmazione riguardante il territorio rurale che pu avere o meno valore
di piano attuativo.
Gli interventi di sviluppo e/o trasformazioni aziendali da attuarsi tramite P.A.P.M.A.A. sono:
1) costruzione di nuovi edifici rurali;
2) ristrutturazioni urbanistiche;
3) trasferimenti di volumetrie, sostituzioni edilizie ed ampliamenti volumetrici superiori a determinati parametri;
4) mutamento della destinazione d'uso agricola degli edifici che fanno parte di aziende agricole che mantengono
in produzione superfici fondiarie minime superiori a quelle previste nel PTC;
5) divisioni ed ampliamenti aziendali senza incorrere nel vincolo decennale di inedificabilit.

Il P.A.P.M.A.A. specifica gli obiettivi economici e strutturali che l'azienda intende conseguire, descrive la situazione
attuale e individua gli interventi agronomici nonch gli interventi ambientali, gli interventi edilizi, le fasi ed i tempi
di realizzazione, verificando preventivamente la conformit con la strumentazione urbanistica e regolamentare
comunale.

Il Regolamento Urbanistico vigente (articolo 29 delle NTA) prevede che il programma aziendale sia equiparato a
piano attuativo quando preveda la realizzazione di nuovo volume complessivo superiore a 600 mc.
La realizzazione del programma aziendale disciplinata da apposita convenzione, o da atto d'obbligo unilaterale,
da registrare e trascrivere a spese del richiedente e a cura del Comune.

47
PARTE Legge Regionale 1/2005 Regione TOSCANA
II
PERMESSO DI COSTRUIRE

Il permesso di costruire un provvedimento amministrativo richiesto allautorit comunale e dalla stessa


rilasciato, che abilita lesecuzione di un intervento edilizio in conformit agli strumenti di pianificazione urbanistica
ed alla normativa edilizia ed igienico-sanitaria. Il Permesso di costruire, che ha sostituito il precedente istituto
della Concessione edilizia, regolato nell'ordinamento nazionale dal D.P.R. 6 giugno 2001 n. 380 Testo unico delle
disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia, tuttavia la competenza concorrente in materia
urbanistico/edilizia tra stato e regioni, ha poi motivato molte amministrazioni regionali a legiferare sul tema con
norme tendenti a regolarne l'ambito di applicazione.
La richiesta di permesso di costruire inoltrata allautorit comunale corredata da un progetto, redatto da un
professionista abilitato all'esercizio della professione che descriva compiutamente e dettagliatamente le opere
che si intende eseguire e ne attesti la conformit urbanistico/edilizia e la rispondenza ai requisiti normativi
tecnici (es. antisismici, acustici, di isolamento termico, ecc.). Qualora l'intervento interessi beni soggetti a
particolari tutele (ambientali, architettoniche, artistiche, eccetera) il rilascio del Permesso di costruire vincolato
alla preventiva autorizzazione da parte dell'ente preposto alla tutela del vincolo. I termini di inizio ed ultimazione
lavori sono indicati nel permesso di costruire e solitamente linizio dei lavori deve avvenire entro un anno dal
rilascio del permesso e la costruzione deve essere completata entro tre anni dall'inizio dei lavori.
Gli interventi la cui realizzazione subordinata al preventivo rilascio del permesso di costruire sono indicati nella
normativa nazionale (D.P.R. 380/2001) o nelle relative Leggi regionali, ma in generale possibile affermare che le
nuove costruzioni e gli interventi di ristrutturazione edilizia od urbanistica di un certo rilievo sono quasi sempre
soggetti al rilascio del permesso di costruire. Le Leggi regionali possono altres subordinare a procedure
amministrative autorizzative semplificate interventi abitualmente e generalmente assoggettabili a permesso di
costruire. La richiesta di permesso di costruire inoltrata allautorit comunale dai soggetti che hanno titolarit ad
effettuare gli interventi edilizi (proprietario, locatario, eccetera) completata da un progetto edilizio redatto
da un professionista abilitato all'esercizio della professione. 48
PARTE Legge Regionale 1/2005 Regione TOSCANA
II
SCIA- SEGNALAZIONE CERTIFICATA DI INIZIO ATTIVITA

La SCIA Segnalazione Certificata di Inizio Attivit - la dichiarazione che consente alle imprese di iniziare,
modificare o cessare unattivit produttiva (artigianale, commerciale, industriale), senza dover pi attendere i
tempi e lesecuzione di verifiche e controlli preliminari da parte degli enti competenti. La SCIA, ai sensi dellart. 19
della Legge 241/90, produce infatti effetti immediati.
La dichiarazione dellimprenditore sostituisce le autorizzazioni, licenze o domande di iscrizioni non sottoposte a
valutazioni discrezionali o al rispetto di norme di programmazione e pianificazione, cos come di vincoli
ambientali, paesaggistici, culturali, ecc. Ricorrendo tali presupposti, alle imprese sufficiente presentare il relativo
modello SCIA, correttamente compilato e completo in ogni sua parte per avviare la propria attivit.
Per consentire lo svolgimento dei controlli successivi da parte degli uffici ed organi di controllo a ci preposti, la
pratica deve tuttavia essere corredata delle prescritte autocertificazioni circa il possesso dei requisiti soggettivi
(morali e professionali, quando richiesti per lo svolgimento di determinate attivit) nonch oggettivi (attinenti la
conformit urbanistica, edilizia, igienico-sanitaria, ambientale etc. dei locali e/o attrezzature aziendali) e
alloccorrenza, quando previsto, devono anche essere allegati elaborati tecnici e planimetrici.
La compilazione dei campi nei modelli e laggiunta degli allegati occorrenti devono quindi fornire le informazioni e
gli elementi necessari a descrivere compiutamente lattivit.

E importante sottolineare che ogni pubblica amministrazione destinataria di una SCIA deve accertare, entro 60
giorni dal ricevimento, il possesso e la veridicit dei requisiti dichiarati, adottando, in caso negativo, i dovuti
provvedimenti per vietare la prosecuzione dell'attivit e sanzionare, se necessario, limprenditore che si fosse reso
responsabile delle dichiarazioni mendaci.

49
PARTE Piani URBANISTICI (ai sensi della L. 1150/42 e s.m.i.)
III
PIANI GENERALI

Il primo Piano Regolatore fu introdotto dalla Legge 2359/1865 ed era costituito da due parti: un Piano regolatore
edilizio, il cui ambito d'intervento era il perimetro della citt esistente, e un Piano d'ampliamento, il cui ambito era
il circondario esterno. Si considerava uno strumento facoltativo (infatti i comuni che volevano dotarsene
dovevano fare precisa richiesta), era esteso al solo territorio urbano perch nella campagna non si aveva
pianificazione ed aveva una durata limitata di 25 anni.
Successivamente la Legge Urbanistica Nazionale n.1150 del 17 agosto 1942 ha riordinato la materia relativa agli
strumenti di Piano, affidandone la principale responsabilit ai Comuni, anche se fu previsto un sistema gerarchico
che avrebbe dovuto garantire un completo e capillare controllo del territorio.
I Piani Generali, sono tali in quanto:
- affrontano in modo complessivo tutte le questioni legate alla progettazione di vaste aree;
- riguarda lintero territorio di riferimento:
regionale (P.T.C.R.)
provinciale (P.T.C.P.)
comunale (P.R.G.)

Subordinato ai piani generali, sono


i Piani di Attuazione; strumenti urbanistici in
grado di precisare le prescrizioni e le
indicazioni contenute nei piani generali.
Lelaborazione dei Piani Settoriali pu
considerarsi autonoma, non legata
Necessariamente allesistenza di altri piani di
carattere generale. 50
PARTE Piani URBANISTICI (ai sensi della L. 1150/42 e s.m.i.)
III
PROCESSO DI ELABORAZIONE DEL P.R.G.

La fase di conoscenza della realt fisica, economica, politica, sociale del territorio fondamentale per la
valutazione delle risorse e degli strumenti disponibili per consentire la definizione degli obbiettivi e delle scelte
prioritarie.
Le analisi geomorfologiche
L analisi della popolazione consiste nella definizione delle: qualit; dinamiche;localizzazioni; trasformazioni
(delle componenti sociali del Comune).
Il carattere Dinamico della Popolazione condiziona la validit temporale delle analisi.

51
PARTE Piani URBANISTICI (ai sensi della L. 1150/42 e s.m.i.)
III
FASE DI PROGETTO DEL P.R.G.

I contenuti generali del P.R.G. sono stati disciplinati da una serie di atti legislativi emanati per integrare,
modificare e migliorare la legge
1150/1942.
Il P.R.G. contiene le norme tecniche
di carattere generale e norme
dinteresse:
Storico
Ambientale
Paesistico

52
PARTE Piani URBANISTICI (ai sensi della L. 1150/42 e s.m.i.)
III Nel P.R.G. indispensabile localizzare:
la rete delle principali vi e di
comunicazione:strade, ferrovie, navigabili.
le aree destinate a formare spazi di uso
pubblico.
le aree da destinare agli edifici pubblici
ed impianti di interesse collettivo o sociale.
Nel P.R.G. deve essere indicata la
zonizzazione, ossia la divisione dellintero
territorio comunale in zone con diverse
destinazione duso: sviluppo ed espansione
dellaggregato urbano; limitazioni e vincoli.

FASE DI PROGETTO DI P.R.G.: gli elaborati

La Circolare del Ministero dei Lavori Pubblici n2495 del 1954 precisa i
contenuti degli elaborati che dovrebbero essere compilati per la
redazione di un P.R.G. Gli elaborati:
Planimetrie dinquadramento
Planimetrie di progetto (scala > 10.000)
Norme urbanistico edilizie caratteri e limitazioni di ciascuna
zona
Relazione tecnica

Il Piano Urbanistico deve essere capace di:


-interpretare: le tendenze di sviluppo e valutarne le conseguenza
sul territorio;
- individuare: gli strumenti capaci di realizzare tali obbiettivi 53
PARTE Piani URBANISTICI (ai sensi della L. 1150/42 e s.m.i.)
III
FASE DI PROGETTO DEL P.R.G.: approvazione finale

54
PARTE Piani URBANISTICI (ai sensi della L. 1150/42 e s.m.i.)
III
PIANI ATTUATIVI
I Piani Urbanistici Attuativi
costituiscono nella sostanza un
approfondimento tecnico delle
previsioni del P.R.G.
Essi sono disegnati a un livello di
dettaglio molto maggiore di quello
del P.R.G.: questo rappresentato
generalmente alle scale da 1:5.000
a 1:2.000, mentre i piani attuativi
sono disegnati alle scale da 1:1.000
a 1:200.
Contengono di conseguenza molte
pi
informazioni rispetto al P.R.G..
I piani urbanistici attuativi sono
perci necessari, e idonei, per il
passaggio allesecutivit delle
previsioni e prescrizioni delP.R.G..
Il P.R.G. non (generalmente) sufficiente per passare
dalla generica attribuzione di una parte del territorio alla destinazione residenziale, produttiva ecc.
alla specifica indicazione di quali lotti siano concretamente edificabili, con quali quantit, forme ecc.: cio, non
sufficiente a dare i comandinecessari per il progetto edilizio.
In genere, si attua il PRG attraverso il piano attuativo l dove sono previste trasformazioni consistenti dellassetto
urbano, attraverso il semplice progetto (concessione edilizia o progetto di opera) l dove prevista la
conservazione dellassetto urbano 55
PARTE Piani URBANISTICI (ai sensi della L. 1150/42 e s.m.i.)
III
TIPI DI PIANI ATTUATIVI

56
PARTE Piani URBANISTICI (ai sensi della L. 1150/42 e s.m.i.)
III PIANI PARTICOLAREGGIATI

I Piano Particolareggiati desecuzione rappresentano nella legge urbanistica nazionale del 1942, il principale
strumento di attuazione del P.R.G. , infatti la legge 1150 definisce il P.P.:
Regolatore: regola lassetto definitivo di una determinata zona
Particolareggiato: attua in maniera precisa le indicazioni del P.R.G.
I P.P. hanno la funzione di sviluppare le indicazioni contenute nel P.R.G., senza essere in contrasto con il Piano
Regolatore Generale e specificando i dettagli dellintervento urbanistico che precede la fase di esecuzione edilizia.
Lambito territoriale di applicazione dei P.P. costituito da qualsiasi area, edificata o libera, che presenti esigenze di
intervento attuativo prioritario. I P.P. possono interessare zone da: modificare, ricostruire, integrare.
Il Piano P. deve precisare laspetto definitivo della zona, eventualmente fino al dettaglio planivolumetrico che
definisce i volumi edificabili ( solo per i profili lungo le vie e le piazze) e lindicazione della tipologia edilizia.

Gli elaborati tecnici di P.P. sono normalmente costituiti :


dallo stralcio
Planimetrie dello stato di fatto urbanistico edilizio
Progetto
Relazione Tecnica Illustrativa

I Piano Particolareggiati devono indicare la rete viaria nelle sue caratteristiche planivolumetriche, estetiche e
funzionali.
Nelle zone ad interesse pubblico deve individuare: gli spazi da destinare alla viabilit ed ai parcheggi, gli spazi da
destinare alle attivit di interesse pubblico.
Inoltre deve definire: gli allineamenti degli edifici lungo le strade principali, le distanze tra opere pubbliche e le
strade.
Deve precisare: gli indici ed i parametri di edificazione. Individuare: edifici da demolire, bonificare, ricostruire,
ristrutturare e completare. 57
PARTE Piani URBANISTICI (ai sensi della L. 1150/42 e s.m.i.)
III
PIANI DI LOTTIZZAZIONE

I Piano di Lottizzazione uno strumento urbanistico che si realizza per urbanizzare nuove aree e completare
ledificazione nelle zone di espansione; approvato dal consiglio comunale, ove conforme alle prescrizioni
normative, su richiesta della parte interessata, proprietaria o superficiaria dell'area da lottizzare.

I P.L. di iniziativa privata, i proprietari si riuniscono in consorzi ed ogni proprietari partecipa con la sua quota
fondiaria e si fanno carico degli oneri di urbanizzazione ( ed il comune vuole la garanzia che queste siano fatte
durante il processo costruttivo).
I contenuti tecnici e la documentazione redazionale del P.L. sono simili a quelli elencati per il P.P., lunica
differenza la presenza dello schema di convezione:tutti i cittadini devono conoscere il contratto stipulato tra
il consorzio e il Comune per la realizzazione delle opere pubbliche.

La procedure di approvazione
Il progetto di lottizzazione e la relativa convezione devono essere esaminati ed approvati dal Consiglio
Comunale con delibera comunale, soggetta poi al consenso del Comitato di Controllo che esegue un esame
giuridico, patrimoniale e finanziario. Lautorizzazione al P.L. rilasciata dal comune dietro consenso della
regione.
Il comune pu procedere, in assenza di iniziative dei proprietari o in mancanza di un loro accordo, alla stesura di
un Piano di Lottizzazione di iniziativa pubblica (P.L.U.), finalizzato al conseguimento di una sistemazione
urbanistica unitatria.

58
PARTE Piani URBANISTICI (ai sensi della L. 1150/42 e s.m.i.)
III
PIANI DI EDILIZIA ECONOMICA POPOLARE (P.E.E.P.)

I Piani di Edilizia Economica e Popolare ,compresi nellambito dei piani attuativi, sono stati previsti dalla legge
167/1962, il piano delle zone destinate alla costruzione di abitazioni a prezzi moderati e controllati.
Adozione
E latto amministrativo mediante il quale il Consiglio Comunale, su proposta della Giunta, e con apposita delibera, fa
sue le indicazioni contenute nel P.E.E.P.
La delibera di adozione del piano deve essere pubblicata allalbo pretorio del Comune in un giorno festivo e
trasmessa al CO.RE.CO. (Comitato regionale di controllo) unitamente a tutti gli elaborati costituenti il piano.
Nei Comuni dichiarati sismici e negli abitati oggetto di consolidamento, ai sensi della L. 02.02.1974, n. 64,
necessario acquisire, prima delladozione del piano, il parere del competente Ufficio del Genio Civile, ai fini della
verifica della compatibilit delle prescrizioni con le condizioni geomorfologiche del territorio. Detto parere deve
essere reso entro sessanta giorni dal ricevimento della richiesta.
Nel caso in cui sia stato nominato dalla Regione un commissario, egli tenuto a compilare il piano entro centottanta
giorni dalla data del decreto di nomina e a portarlo, entro i successivi trenta giorni, a conoscenza del Consiglio
Comunale (art. 2).
Pubblicazione
Il PE.E.P. adottato, entro cinque giorni dalla delibera di adozione, deve essere depositato presso la Segreteria
comunale per la durata di 10 giorni, interi e consecutivi, durante i quali chiunque ha facolt di prenderne visione.
Nello stesso termine, il Sindaco comunica il piano alle competenti Amministrazioni centrali dello Stato, ove esso
riguardi terreni sui quali esistano vincoli paesistici, artistici o militari o che siano in uso di dette Amministrazioni
Il deposito del piano deve essere reso noto a tutti i cittadini mediante avviso affisso allalbo pretorio del Comune e
nei luoghi di pubblica frequenza e deve essere inserito nel foglio degli annunzi legali della Provincia.
Per i Comuni pi importanti, lavviso deve essere pubblicato sui quotidiani locali e su quelli nazionali a larga
diffusione.
59
PARTE Piani URBANISTICI (ai sensi della L. 1150/42 e s.m.i.)
III
PIANI PER GLI INSEDIAMENTI PRODUTTIVI (P.I.P.)

I Piani di Insediamento Produttivo la legge 865/1971 fornisce la base giuridica per la pianificazione sul territorio
nazionale delle aree produttive e per la loro attuazione attraverso lindividuazione del Piano per gli insediamenti
Produttivi: accanto agli obbiettivi di sviluppo economico contempla maggiore attenzione per le esigenze urbanistiche
delle zone oggetto dintervento.
I P.I.P. sono piani di delimitazione delle zone da destinare a insediamenti produttivi: industriali, artigianali,
commerciali e turistici.
Per la formazione e lapprovazione del P.I.P. valgono le stesse norme del P.P.

I criteri per la progettazione di un P.I.P. sono:


La dotazione dei servizi fissata dal D.M. 1444/1968;
Gli indici di riferimento.
Il D.M. 1444/1968 stabilisce che il primo criterio di progettazione delle aree industriali: il 10% minimo della superficie
territoriale destinata ad insediamenti produttivi deve essere riservato a spazi pubblici, attivit collettive e verde
pubblico, oltre le aree per la viabilit.
I Piani di Insediamento Produttivo:
Non possono: essere in contrasto con le
previsioni del piano generale, se non con
apposita variante del piano stesso
Possono: essere compilati da un singolo
comune o da un consorzio di comune.
Devono: tenendo conto anche di eventuali
direttive o indicazioni del P.T.C.
60
PARTE Piani URBANISTICI (ai sensi della L. 1150/42 e s.m.i.)
III
PIANI DI RECUPERO

Il Piano di Recupero viene istituito dal titolo IV della legge 457/1978 norme per ledilizia residenziale o Piano
Decennale; uno strumento urbanistico esecutivo al quale affidata loperazione di recupero del
patrimonio edilizio ed urbanistico esistente.
La legge 457 prevede la demolizione:
delle zone urbane degradate (da conservare, da risanare, da ricostruire);
Zone prive di opere di urbanizzazione;
Zone dei centri storici da recuperare.
Nella stessa legge presente la delimitazione delle zone interessate dal P.R. che pu comprendere: isolati, aree,
complessi edilizi, singoli immobili, edifici da destinare ad attrezzature generali.

Contenuti
Il Piano di Recupero deve individuare:
Gli interventi di recupero articolati per unit minime di intervento
Le risorse economiche pubbliche da destinare al recupero
Quali oneri di urbanizzazione primaria e secondaria devono essere a carico del privato.

La formazione del P.R. competenza facoltativa dei: Comuni, proprietari degli immobili. Lapprovazione del
Piano definita nellambito comunale, in quanto non necessaria lapprovazione regionale; conclusa la fase di
approvazione comunale si passa direttamente alla fase di attuazione del Piano.

61
PARTE Il Procedimento Amministrativo
IV
CONCETTI GENERALI

Affinch un atto amministrativo sia perfetto ( tale quando sussistano tutti gli elementi necessari per la sua
esistenza giuridica) ed efficace (cio idoneo a produrre gli effetti giuridici propri), esso deve essere emanato
dopo aver seguito un particolare iter, comprendente pi atti ed operazioni che, nel loro complesso, prendono il
nome di procedimento amministrativo.

IL PROCEDIMENTO AMMINISTRATIVO PRIMA DELLA L. 241/1990

Fino allentrata in vigore della L. 241/1990, mancava nel nostro ordinamento giuridico una disciplina generale
del procedimento amministrativo; erano invece presenti talune normative di settore afferenti a specifiche
tipologie procedimentali (vedi L. 2359/1865 in materia di procedimento di esproprio, o la L. 1150/1942
relativamente al procedimento di rilascio della licenza edilizia).
Lassenza di una regolamentazione generale del procedimento amministrativo comportava unampia
discrezionalit della Pubblica Amministrazione in sede di gestione del procedimento e il NON riconoscimento
del DIRITTO degli interessati (persone fisiche, persone giuridiche, ed enti di fatto) a partecipare attivamente ai
procedimenti destinati a sfociare in atti variamente incidenti nelle loro sfere giuridiche.
Ancor prima della L. 241/90, tale lacuna era stata colmata, sia pure con rifermento ai soli procedimenti di
competenza degli enti locali, gi dalla L. 142/1990, in particolare lart. 6 di questultima legge, integralmente
recepito dallart. 8 D. Lgs 267/2000 (testo unico degli enti locali). Nelle suddette norme giuridiche viene sancito
il principio del giusto procedimento, ed in particolare il diritto, nelle situazioni giuridiche soggettive, di
partecipazione per i soggetti coinvolti.
Nel procedimento di approvazione di un Piano Regolatore, i
cittadini, hanno il diritto di prendere visione del suddetto Piano e
possono fare OSSERVAZIONI ad esso. Il Comune ha lobbligo di
vagliarle e se ritenute valide deve apportare modifiche allo
strumento che verr APPROVATO in via definitiva. 62
PARTE Il Procedimento Amministrativo
IV
LE FASI DEL PROCEDIMENTO AMMINISTRATIVO:
Il procedimento amministrativo, in ottemperanze alla l. 241/90 e s.m.i. si articola in quattro fasi principali:
fase diniziativa;
fase istruttoria;
fase decisoria;
fase integrativa defficacia.
Ciascuna delle fasi caratterizzata da atti ed operazioni tipiche.

Dato che la nostra trattazione non riguarda specificatamente il diritto amministrativo ma ben si lurbanistica, ci soffermeremo
solamente sulla fase istruttoria, sicuramente molto importante nei procedimenti in ambito urbanistico (es. permesso di
costruire).
La fase istruttoria:
la fase nella quale si acquisiscono e si valutano i singoli dati pertinenti e rilevanti ai fini dellemanazione
dellatto. E normalmente di competenza della stessa autorit cui spetta ladozione del provvedimento
finale.
Tale fase si basa sui seguenti principi:
inquisitorio: la P.A. dispone del pi ampio potere di iniziativa per il compimento degli atti istruttori;
della libera valutazione delle prove da parte della P.A.:
principio di non aggravamento del procedimento.
Relativamente allacquisizione degli interessi, importante lo spazio concesso alle determinazioni delle altre
amministrazioni portatrici di interessi coinvolti. In tale ambito si inserisce listituto della conferenza dei
servizi di tipo istruttorio.

La fase decisoria:
la fase deliberativa del procedimento, in cui si determina il contenuto dellatto da adottare e si provvede alla
formazione ed emanazione dello stesso. 63
PARTE I Titoli Abilitativi in Edilizia
IV
INQUADRAMENTO GENERALE

La pianificazione urbanistica essenzialmente diretta alla disciplina del diritto di edificare. Questa, di fatto, pu
essere considerata come una limitazione al diritto di godimento di un bene (ovviamente in riferimento ad uno
specifico bene immobile: il terreno) di fatti lart. 832 del Codice Civile cos recita nella sua prima parte: il
proprietario ha diritto di godere e disporre delle cose in modo pieno ed esclusivo, questo ha, dopo lemanazione
delle prime leggi di regolamentazione della capacit edificatoria dei terreni, provocato numerosi dibattiti
dottrinali; di fatto ha sempre prevalso la tesi che le leggi urbanistiche NON vadano in contrasto con tale articolo
del codice grazie alla sua seconda parte: entro i limiti e nellosservanza dellordinamento giuridico; avendo i piani
urbanistici forza di legge, si capisce che un vincolo di inedificabilit, diventa limite invalicabile per il privato
proprietario di quel bene (terreno).
La L.U. (1150-42) allart. 40 stabilisce che nessuna indennit dovuta per vincoli di zona e per le limitazioni e gli
oneri relativi allallineamento edilizio delle nuove costruzioni.
La sentenza n. 55/1968 della Corte Costituzionale, riconoscendo che il diritto di edificare costituisce la parte
preponderante del valore degli immobili, afferma che limposizione dei vincoli di inedificabilit a tempo
indeterminato veniva ad essere parificabile ad una espriopriazione.

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PARTE I Titoli Abilitativi in Edilizia
IV

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PARTE I Titoli Abilitativi in Edilizia
IV

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PARTE I Titoli Abilitativi in Edilizia
IV
EVOLUZIONE STORICA

LA LICENZA EDILIZIA AI SENSI DELLA L. 1150/1942

Lart. 31 della Legge Urbanistica ha stabilito che, in via generale: chiunque intende eseguire nuove costruzioni
edilizie ovvero ampliare quelle esistenti o modificare la struttura o laspetto nei centri abitati ed ove esiste il piano
regolatore comunale, anche dentro le zone di espansione di cui al n. 2 dellart. 7, deve chiedere apposita licenza al
podest del Comune. Peraltro gi in precedenza, il Testo unico leggi sanitarie di cui al R.D. n. 1265/1934, art. 220,
aveva stabilito che: i progetti per le costruzioni di nuove case, urbane o rurali, quelli per la ricostruzione o la
sopraelevazione o per modificazioni, che comunque possono influire sulle condizioni della salubrit delle case
esistenti, debbano essere sottoposte al visto del Sindaco, che provvede previo parere dellufficio sanitario e sentita
la commissione edilizia; importante sottolineare che nella suddetta norma il visto igienico del Sindaco era riferito
alle sole condizioni di salubrit del fabbricato, non esistevano prescrizioni urbanistiche, edilizie o di altro genere.
La licenza edilizia prevista dalla 1150/42 aveva le seguenti caratteristiche principali:
lobbligo di licenza era limitato agli abitati ed alle zone di espansione che fossero previste dai piani regolatori
ove esistenti;
il controllo era limitato alle nuove costruzioni o allampliamento di quelle esistenti, con esclusione della
demolizione e delle eventuali modifiche interne, che non interessassero i regolamenti di igiene.
la licenza era condizionata alcune allosservanza delle norme del regolamento edilizio (previsti dalart. 33 L.U.),
che interessava essenzialmente laspetto esteriore dei fabbricati.

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PARTE I Titoli Abilitativi in Edilizia
IV
IL REGIME DI LICENZA DOPO LA LEGGE PONTE

Con la c.d. legge-ponte (L. 6 agosto 1967, n. 765) la disciplina del controllo edilizio ha subito una vera e propria
rivoluzione. Il nuovo testo dellart. 31 della L.U. come modificato dalla 765 il seguente: chiunque intenda
nellambito del territorio comunale eseguire nuove costruzioni, ampliarne, modificare o demolire quelle esistenti
ovvero procedere allesecuzione di opere di urbanizzazione del terreno dove chiedere apposita licenza al Sindaco.
Per le opere da eseguire sui terreni demaniali, compreso il demanio marittimo, ad eccezione delle opere destinate
alla difesa nazionale, compete allamministrazione dei lavori pubblici, dintesa con le amministrazioni interessate e
sentito il Comune, accertare che le opere stesse non contrastino con il Piano Regolatore Generale ed il
Regolamento edilizio vigente nel territorio comunale in cui esse ricadono. Per le opere da costruirsi da privato deve
essere sempre richiesta licenza del Sindaco.
Venivano cos introdotti nuovi elementi essenziali della licenza edilizia:
lintroduzione dellobbligo di licenza edilizia su tutto il territorio comunale;
lintroduzione delle nuove modalit di intervento soggette a controllo, con riferimento alla demolizione e alle
modifiche interne e soprattutto le opere di urbanizzazione;
lintroduzione del presupposto generale delledificazione consistente nellurbanizzazione del terreno (obbliga il
Comune a realizzare le opere di urbanizzazione entro tre anni e obbliga il privato di realizzarle nel contesto
dellintervento edilizio.
lintroduzione del principio di silenzio-rifiuto sulla richiesta di licenza decorso 60 giorni oltre alla pubblicazione
della licenza edilizia rilasciata.
veniva inoltre stabilito (ed ancora cos!!!) che la licenza edilizia fosse soggetta a limiti temporali di validit con
termini di inizio dei lavori non superiore ad un anno e finale di esecuzione degli stessi in tre anni.

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PARTE I Titoli Abilitativi in Edilizia
IV
IL REGIME DELLA CONCESSIONE EDILIZIA

Con la Legge 28 gennaio 1977 n. 10 (norme per la edificabilit dei suoli), detta legge Bucalossi, veniva in un
certo modo operata una rivoluzione vera e propria. Infatti lart. 1 della L. 10/77 stabiliva che: ogni attivit
comportante la trasformazione urbanistica ed edilizia del territorio comunale partecipa agli oneri ad essi relativi e
lesecuzione delle opere subordinata a concessione da parte del Sindaco ai sensi della presente legge.
Con tale legge:
viene introdotto il nuovo concetto generico di trasformazione urbanistico-edilizia del territorio;
viene introdotto il contributo di urbanizzazione.

LAUTORIZZAZIONE EDILIZIA

Il regime dellautorizzazione edilizia stato introdotto, quale titolo edilizio alternativo alla concessione edilizia,
dalla L. n. 457/1978, ed stato altres in parte sostituito dalla D.I.A., cessando definitivamente con lentrata in
vigore del T.U.Ed. Le attivit soggette allautorizzazione edilizia (prima che questa venisse sostituita) erano:
manutenzione ordinaria, manutenzione straordinaria, opere per pertinenze ed impianti tecnologici, occupazioni
di suolo, demolizioni e rinterri, scavi, abbattimento barriere architettoniche, smaltimento liquami ecc...

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PARTE I Titoli Abilitativi in Edilizia
IV
IL PERMESSO DI COSTRUIRE

Il Testo unico riunisce e coordina, nella prima parte, le norme sulla concessione edilizia e sullagibilit degli
immobili e, nella seconda, quelle sulle normative tecniche dellattivit edilizia.

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PARTE I Titoli Abilitativi in Edilizia
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PARTE I Titoli Abilitativi in Edilizia
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PARTE I Titoli Abilitativi in Edilizia
IV ADEMPIMENTI DEL PERMESSO DI COSTRUIRE

Le comunicazioni di inizio lavori, relative alle domande di Permessi di Costruire presentate al Comune devono
avere, tra gli allegati obbligatori di legge e quelli previsti dal Regolamento urbanistico ed edilizio.
Lavente titolo deve presentare la domanda di permesso di costruire al Comune in marca da bollo allegando ad
essa tutta la documentazione minima necessaria allistruttoria di competenza dei diversi Uffici, previsto
dalle disposizioni attuative, Leggi Nazionali e Regionali in base alla specifica fattispecie dell'intervento e la sua
localizzazione.

Nel caso di interventi da realizzarsi in zona soggetta a vincoli ambientali, paesaggistici o culturali, deve essere
richiesta apposita domanda di Autorizzazione Paesaggistica all'Ente preposto alla tutela del vincolo.
L'autorizzazione paesaggistica regolamentata dall'art. 146 del Codice dove si sancisce che i proprietari,
possessori o detentori a qualsiasi titolo di immobili o aree di interesse paesaggistico, tutelati dalla legge, non
possono distruggerli n introdurre modificazioni che rechino pregiudizio ai valori paesaggistici oggetto della
protezione (art. 146, c. 1). L'Amministrazione competente (generalmente i comuni), riceve la domanda di
autorizzazione e il progetto delle opere, svolge le verifiche e gli accertamenti ritenuti necessari acquisendo il
parere della locale commissione per la qualit architettonica e il paesaggio. Successivamente l'Amministrazione
competente, entro quaranta giorni dalla data di ricezione della domanda, trasmette alla competente
Soprintendenza la proposta di autorizzazione paesaggistica corredata dagli elaborati tecnici, dandone
contestualmente comunicazione al soggetto interessato.
La Soprintendenza verifica la completezza e comunica il parere entro il termine perentorio di 45 giorni dalla
data di ricezione della proposta decorsi i quali, in assenza di parere espresso, viene indetta una conferenza dei
servizi, prolungando i termini del procedimento di ulteriori 15 giorni. Il parere del Soprintendente - che pu
contenere prescrizioni - vincolante poich la norma cos dispone fino a che non sia intervenuto l'adeguamento
al Piano Paesaggistico degli strumenti urbanistici comunali.
Entro il termine di 20 giorni dalla ricezione del parere del Soprintendente, l'Amministrazione procedente rilascia
l'autorizzazione, che diviene immediatamente efficace. 73
PARTE I Titoli Abilitativi in Edilizia
IV
Per quanto riguarda lesercizio di stabilimenti, laboratori di produzione, preparazione e confezionamento, di
somministrazione e deposito allingrosso di sostanze alimentari, subordinato ad autorizzazione
sanitaria. Lorgano competente allemanazione dellautorizzazione sanitaria il Comune, attraverso lufficio
preposto, chiede alla competente ASL locale di effettuare listruttoria tecnica, sulla base della quale poi proceder
o meno (a seconda del risultato della stessa istruttoria) alle ulteriori fasi del procedimento autorizzatorio.
Il parere della ASL un parere tecnico di natura sanitaria, ed sostanzialmente vincolante per il Comune, il quale
non pu metterlo in discussione se non in casi di illogicit manifesta.
Liter il seguente:
1. Presentazione della domanda - Nell'ambito della richiesta di nulla osta per l'esercizio dell'attivit
commerciale, il titolare dellesercizio di generi alimentari presenta al Comune apposita domanda di
rilascio del parere d'idoneit igienico-sanitaria, con allegata la documentazione necessaria. Il
Comune provvede all'inoltro della domanda all'ASL competente per la successiva verifica della
attivit.
2. Istruttoria - L'ASL verifica l'idoneit igienico-sanitaria dei locali e degli impianti, in relazione alla
tipologia di alimenti messi in commercio.
3. Rilascio del parere - Il parere favorevole d'idoneit igienico-sanitaria rilasciato al Sindaco dal
competente Servizio di dipartimento di prevenzione dell'ASL e trasmesso al Comune.
Nel caso in cui si verifichi un cambio di ragione sociale, il parere deve essere nuovamente richiesto.

Nei due esempi di autorizzazioni, sopra riportati, il parere favorevole o negativo, viene rilasciato da Enti
competenti. Mentre nella slide successiva vengono riportati alcuni elaborati che il tecnico abilitato deve
asseverare.

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PARTE I Titoli Abilitativi in Edilizia
IV Alla domanda del P.d.C. composta anche dalla relazione
tecnica di asseverazione, firmata da un progettista
abilitato, che attesti la conformit del progetto. Tali
adempimenti possono variare a seconda della tipologia di
intervento che si va ed effettuare, della destinazione
d'uso allaria del fabbricato ecc...
Alcuni esempi chiarificatori:
igienico-sanitarie, nel caso in cui il progetto riguardi
interventi di edilizia residenziale o la verifica in ordine a
tale conformit non comporti valutazioni tecnico-
discrezionali di competenza dell'ASL.
Contenimento del consumo di energia, progetto e
relazione tecnica, le opere che rientrano nellart. 28 Legge
09/01/1991 n. 10 e s.m.i., sono soggette al deposito del
progetto e della relativa relazione tecnica.
che lintervento previsto richiede il progetto degli
impianti di cui alla L. 46/90 s.m.i. e lo stesso viene
presentato contestualmente alla richiesta di Permesso a
Costruire;
Con riferimento al rispetto delle norme in materia di
sicurezza e prevenzione incendi, gli impianti e le attivit
previsti non sono soggetti a certificato di prevenzione
incendi da parte del Comando Provinciale dei V.V.F.F. in
quanto non rientrano tra quelli elencati dal D.M. 16
febbraio 1982 e sono stati comunque progettati nel
rispetto delle vigenti norme in materia di sicurezza e
prevenzione incendi. 75
PARTE I Titoli Abilitativi in Edilizia
IV ELENCO OPERE: PERMESSO DI COSTRUIRE - SCIA - ATTIVITA EDILIZIA LIBERA

Ecco un elenco di opere per le quali necessario richiedere il Permesso di Costruire:


gli interventi di nuova costruzione;
gli interventi di ristrutturazione urbanistica;
gli interventi di ristrutturazione edilizia che portino ad un organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal
precedente e che comportino aumento di unit immobiliari, modifiche del volume, dei
prospetti o delle superfici, ovvero che, limitatamente agli immobili compresi nelle zone
omogenee A, comportino mutamenti della destinazione duso, nonch gli interventi che
comportino modificazioni della sagoma di immobili sottoposti a vincoli ai sensi del decreto
legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 e successive modificazioni.

E possibile utilizzare la SCIA per:


Restauro e risanamento conservativo.
Ristrutturazione edilizia leggera cio senza modifiche del volume, della sagoma, dei prospetti o delle
superfici e senza mutamento della destinazione d'uso.
Manutenzione straordinaria con interventi strutturali, con aumento delle unit immobiliari e con
incremento dei parametri urbanistici (nel caso in cui la manutenzione straordinaria non
comprenda queste eccezioni si ricade in attivit edilizia libera e va utilizzata la CILA).

Lattivit edilizia libera comprende le seguenti categorie di opere:


interventi di manutenzione ordinaria;
interventi volti all'eliminazione di barriere architettoniche che non comportino la realizzazione di rampe o
di ascensori esterni, ovvero di manufatti che alterino la sagoma dell'edificio;
opere temporanee per attivit di ricerca nel sottosuolo che abbiano carattere geognostico o siano
eseguite in aree esterne al centro edificato.
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PARTE I Titoli Abilitativi in Edilizia
IV
Tra le opere considerate di manutenzione ordinaria, rientrano quelle volte alla riparazione, sostituzione o
rinnovamento delle finiture esterne di un edificio, senza alterarne i caratteri originari. Tra queste:
ripristino degli intonaci, delle tinteggiaturee dei rivestimenti delle pareti esterne, con materiali aventi le
stesse caratteristiche e colori di quelli esistenti;
sostituzione di infissi esterni, senza alterarne le caratteristiche, come materiali, sagoma e dimensioni
riparazione o sostituzione del manto di copertura del tetto, gronde, pluviali e comignoli, senza alterare la
sagoma e la pendenza delle falde dello stesso ed usando i medesimi materiali;
riparazione di balconi e terrazzi e dei relativi parapetti o ringhiere;
installazione di grate ed inferriate e tende da sole e zanzariere;

Oltre a queste opere esterne, possono annoverarsi tra gli interventi di manutenzione ordinaria, alcuni lavori
di rinnovamento e sostituzione di finiture interne, come:
riparazione e rifacimento di pavimentazioni;
riparazione e rifacimento di intonaci, tinteggiature e rivestimenti interni;
riparazione e rifacimento di infissi, anche con linserimento di doppi vetri;
opere di riparazione e sostituzione degli apparecchi igienico-sanitari e dellimpianto idrico;
interventi necessari a mantenere in efficienza e alla messa a norma di impianti tecnologici esistenti.

Comunicazione Inizio Lavori Asseverata (CILA)


La CILA uno strumento normativo finalizzato a realizzare gli interventi di manutenzione
straordinaria compresa lapertura di porte interne o lo spostamento di pareti interne, sempre che non
riguardino le parti strutturali delledificio, non comportino aumento del numero delle unit immobiliari e non
implichino incremento dei parametri urbanistici (Art. 6 comma 1 lettera a) del T.U 380/01).
E' stata introdotta nel 2010 con la Legge 73 che ha modificato l'Art. 6 del T.U. dell'edilizia.
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QUADRO RIASSUNTIVO FINALE

INQUADRAMENTO CRONOLOGICO LEGISLAZIONE FONDAMENTALE IN MATERIA URBANISTICO EDILIZIA

Le leggi dell800 (Espropri, legge Napoli ecc...) 1865 - 1885

Le leggi antecedenti al 42 (Luttazzi, leggi sanitarie ecc...) 1930 - 1938

La 1089 e la 1497 (beni storico-architettonici e paesaggio) 1939

LA LEGGE URBANISTICA 1942

LA LEGGE PONTE 1967

D.M. 1444 (standard urbanistici) 1968

Legge sulla casa, P.d.R., P.E.E.P., P.I.P., ecc... 1971 - 1978

LA LEGGE BUCALOSSI 1977

Condono e Legge Galasso 1985

Legge 241 (procedimento amministrativo) 1991

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QUADRO RIASSUNTIVO FINALE

Legge 724 (secondo condono) 1994

D.Lgs 390 (Testo Unico Beni Culturali e Ambiente) 1999

D.P.R. 327 (Testo Unico Espropri) 2001

D.P.R. 380 (Testo Unico Edilizia) 2001

D.Lgs 42 (Codice del Paesaggio)


2004

Legge Regionale Toscana 1 (governo del territorio)


2005

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