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Il paradigma machiavelliano.

Per la definizione di una teoria


politica non ideologica
Fu la lettura del saggio di Marco Geuna Machiavelli e il ruolo dei conflitti nella vita politica (2005),
circa 4 o 5 anni fa, a mettermi sulla traccia di un percorso di ricerca che successivamente mi ha
associato alla scoperta del continente teorico (per usare le parole di Luca Baccelli) del
repubblicanesimo, un continente ormai esplorato teoricamente da vari decenni, ma non ancora
abitato politicamente. La fertilit di questo continente apparir in tutta la sua potenzialit soltanto se
pensiamo radicalmente, se andiamo alla radice dei problemi.
Ritengo che il repubblicanesimo possa diventare, da corrente teorica confinata all'ambito
accademico, un utile strumento per iniziare a definire una nuova teoria politica per gli emergenti
movimenti, pi emergenti che compiutamente formati, cosiddetti populisti (un epiteto con cui si
vorrebbe stigmatizzare un'istanza sostanzialmente democratica). senso comune ormai ritenere che
il discredito raggiunto dai partiti politici sorti nell'ambito dello stato moderno sia radicale e
definitivo. I partiti politici esistenti non sono in grado, e non ne hanno nessuna intenzione, di
affrontare i problemi che assillano la maggior parte delle societ odierne. Vedremo in che senso il
paradigma machiavelliano pu essere utile per affrontare un radicale ripensamento della politica
necessario per far fronte alla crisi radicale a cui ci troviamo di fronte. E questo mio scritto vuole
essere un modesto quanto iniziale contributo in tal senso.
L'epoca delle ideologie, delle visioni del mondo complessive, una patologia europea del secolo
scorso, tramontata. Machiavelli a distanza di cinque secoli pu essere letto con profitto, ma il suo
repubblicanesimo non dovrebbe essere considerato un'ideologia, ma un paradigma che configura
una teoria politica diversa rispetto alle altre teorie politiche. Tanto pi che i repubblicani, sul piano
puramente nominale, in Italia ci sono gi gi stati (un ormai scomparso partito liberale non di massa
della I repubblica che aveva le sue radici nella storia dell'unit d'Italia), e attualmente sono uno
dei due maggiori partiti degli Stati Uniti. Anche per evitare questi equivoci preferisco parlare di
paradigma machiavelliano.
Com' noto, Machiavelli l'autore pi politico dell'intera storia del pensiero occidentale: non
confonde la politica con la religione, ma nemmeno con la filosofia o con l'etica. Non per questo
immorale, privo di fini etici secondo quella che stata una diffamazione secolare. Esiste una
specifica moralit della politica che diversa dalla morale dei rapporti intersoggettivi. Il fine della
politica di mantenere la repubblica bene ordinata, e a questo scopo lecito usare la violenza, se
necessario, perch il male che ne risulterebbe in caso di disgregazione della collettivit, cio
disordine e maggiore violenza, minore rispetto alle violenze a cui si pu essere costretti per
mantenere un determinato assetto politico. Come ha chiarito definitivamente Isaiah Berlin,
Machiavelli non separa la morale dalla politica, nel senso che la politica sarebbe priva di fini
etici, piuttosto ha una morale diversa rispetto a quella cristiana che ha informato l'intero pensiero
moderno, secondo la quale l'individuo ha la preminenza, ma invece quella antica secondo la quale
l'insieme prioritario rispetto al singolo, la salvezza della citt pi importante della salvezza
dell'anima. Machiavelli pur non mancando di fini morali (la repubblica bene ordinata in cui gli
uomini possano vivere liberi) non confonde i piani, voler subordinare l'etica, la religione, la cultura,
la filosofia, l'arte ai fini politici l'essenza della ideologia, che finisce per cancellare qualsiasi
piano culturale comune al di l dei conflitti che necessariamente attraversano le relazioni umane. Il
concetto marxiano di ideologia partiva da un dato di fatto: l'arte, il diritto, la filosofia, la morale
dominante, la religione, persino la ricerca scientifica riflettono i conflitti del loro tempo, ma questo
non vuol dire che sono pura espressione di classe, che i romanzi di Balzac (che Marx tanto
apprezzava), espressione sicuramente di un certo mondo borghese, non possano interessare i
proletari.
Il fine della politica un fine necessariamente particolare che riguarda i conflitti tra gli esseri
umani, quindi non pu innalzarsi a visione generale. Chi alla ricerca di una visione del mondo non
deve rivolgersi alla politica, ma all'arte, alla filosofia, alla religione, all'insieme del cultura del
proprio tempo e di quello passato. Ma proprio perch l'individualismo su cui si regge la societ
moderna distruggeva ogni presupposto di una cultura comune ci si rivolse alle ideologie nella
ricerca di una patria spirituale, ma il rimedio fu peggiore del male.
Se oggi continuiamo a leggere Marx, Hegel, Nietzsche, Heidegger perch nonostante una loro
precisa collocazione nei conflitti del loro tempo, e nonostante il loro essere immersi
nell'ideologismo del loro tempo, le loro riflessioni superavano questo fatto contingente per toccare
questioni che riguardano tutti. Uno studioso non tale se non tocca questo livello comune,
altrimenti un puro e semplice propagandista destinato ad essere dimenticato. Nel suo tener fermo
alla questione politica Machiavelli un pensatore anti-ideologico, un salutare correttivo rispetto
all'ideologismo del secolo scorso. Se si trasforma la lotta politica in una lotta ideologica, simile alle
lotte di religione, il conflitto politico mira necessariamente alla conversione o al non riconoscimento
come interlocutore e tendenzialmente all'annientamento di chi non condivide la propria ideologia.
Quando una societ si divide in gruppi impegnati in una lotta ideologica questa una societ che
destinata al declino, e sottoposta all'influenza determinante di altre societ che possono manipolare
queste contrapposizioni.
Dopo il crollo del muro nessuno pi crede ad una delle ideologie concorrenti del liberalismo, il
comunismo, mentre per quanto riguarda quella particolare declinazione del nazionalismo che
furono il fascismo e il nazismo, la questione fu chiusa con la II guerra mondiale. Oggi esiste una
solo grande ideologia, il liberalismo, che non si presenta pi come tale, ma come una sorta di senso
comune che ogni gruppo politico che vuole avere un ruolo non pu non professare. In tale liberal
consensus che sempre stato dominante negli Usa, che non hanno avuto movimento nazionalisti e
socialisti paragonabili a quelli europei, mentre nelle nazioni europee si venuto affermando dopo
il crollo del muro, e mentre gi negli anni settanta gi si iniziava a sperimentare il cosiddetto neo-
liberismo in Cile, fece discutere la scoperta del repubblicanesimo da parte di John Greville Agard
Pocock in The Machiavellian Moment portava alla luce un filone di pensiero sommerso che parte
dal pensiero comunale repubblicano comunale italiano e che ebbe come massimo esponente
Machiavelli, e passa per i pensatori inglesi della prima rivoluzione inglese (principalmente
Harrington), fino ai rivoluzionari americani. Il repubblicanesimo metteva radicalmente in
discussione il liberal consensus, una storia del pensiero politico statunitense che vedeva Locke
e poco altro, ma non riguardava solo tale contesto, ma il modo in cui guardiamo all'insieme delle
dottrine politiche moderne occidentali.
La rilettura della storia del pensiero politico occidentale nasceva da un disagio, se cos vogliamo
chiamarlo, nei confronti di tale paradigma liberale dominante e da un'insoddisfazione per la
democrazia liberale (come recitava il titolo di un libro di Michael J. Sandel, Democracy and its
discontents). In questo modo per si dava per buono il concetto che ci che la democrazia
liberale sia davvero tale. Il repubblicanesimo machiavelliano, tra le altre cose, utile per
evidenziare la moderna distorsione del concetto di democrazia, che secondo il significato
etimologico significa pur sempre potere del popolo. Particolarmente ostico per la mentalit
indivualistica moderna che si ritiene sommamente libera e democratica confrontarsi con l'ideale
della democrazia antica basata sul cittadino-soldato. Scrive Pocock:

proprio l'Arte della guerra [di Machiavelli] a fornirci il quadro preciso delle caratteristiche
morali ed economiche del cittadino-soldato. Costui, infatti, per nutrire il dovuto interesse per il
pubblico bene, deve possedere una famiglia e avere un'occupazione che non sia quella delle armi .
Il criterio qui applicato identico a quello cui doveva corrispondere il cittadino di Aristotele, che
deve, anche lui, avere una sua famiglia da reggere e guidare per non essere servo di alcuno e per
poter e conseguire di persona e con le proprie forze il bene, imparando cos ad avvertire il
rapporto che il suo bene particolare ha con il bene generale della polis. 1
1Pocock, Il momento machiavelliano, ed. it. II vol. p. 389. Ho semplificato i riferimenti bibliografici, con gli attuali
strumenti informatici molto facile ritrovare i testi citati. Inoltre, poich ho utilizzato la versione digitale di molti testi,
ho inserito il numero di pagina solo quando era disponibile, non l'ho inserito nel caso di articoli e introduzioni.
L'eventuale lettore interessato al contesto da cui sono tratte alcune citazioni non far fatica a ritrovarlo. Vorrei infine
ringraziare che ha allestito il sito http://gen.lib.rus.ec/, dove ho reperito tantissimi testi e senza il quale non avrei potuto
portare a termine questo lavoro.
Grazie alla sottolineatura della continuit del pensiero repubblicano comunale con il pensiero
classico greco, principalmente quello aristotelico, in un primo momento il repubblicanesimo stato
visto come una variante del comunitarismo. Ma se vero che Machiavelli condivide l'ideale
classico della democrazia antica pur vero che aggiunge qualcosa in pi rispetto al pensiero
classico che costituisce il suo contributo specifico alla storia del pensiero politico.
Con la critica dell'eccessivo avvicinamento del repubblicanesimo al comunitarismo, che rischiava di
far scolorire il profilo autonomo del primo, studiosi come Quentin Skinner si sono affermati nella
discussione internazionale sul repubblicanesimo (discussione soprattutto di carattere accademico).
Come scrive Geuna, Skinner cerca di dare un profilo autonomo al repubblicanesimo, sottraendolo
all'abbraccio di aristotelici vecchi e nuovi . A suo giudizio, il repubblicanesimo non una forma di
politica aristotelica ... Per dimostrare questo, mette in luce come nel pensiero di Machiavelli, e dei
repubblicani che a lui si rifanno, non ricorrano alcuni assunti tipicamente aristotelici: l'uomo,
innanzitutto, non presentato come un animal politicum et sociale, per usare l'espressione
tomistica, ma come un essere esposto alla corruzione, un essere che tende a trascurare i suoi
doveri verso la collettivit2.
Per separare il repubblicanesimo dall' aristotelismo (comunitarismo) si individuata una
componente romana (Skinner ha adottato la definizione repubblicanesimo romano avanzata da
Philip Pettit), ma stata un'operazione teoricamente poco convincente. L'enfasi sul fatto che la
tradizione repubblicana sia una tradizione esclusivamente romana, per origini e caratteri di fondo,
lascia pi di un dubbio: quasi che l'esperienza politica e culturale di Roma sia avvenuta senza alcun
legame con quella greca, quasi che Cicerone nel redigere le sue opere non abbia avuto dei precisi
modelli, primo fra tutti Platone3. Condivisibile il proposito di differenziare il repubblicanesimo
dal comunitarismo, si tratta in effetti di dottrine diverse, senza per creare una netta separazione
(ignorando i legami che pur ci sono), operazione che consente a Skinner e Pettit di riavvicinarlo al
liberalismo, annacquando il carattere di alternativa teorica del repubblicanesimo.
Per i greci e i romani la libert individuale si identifica con quella collettiva: il singolo partecipando
alla determinazione dei fini collettivi si considerava libero. Nel pensiero comunale e poi nel
Rinascimento si fa strada una maggiore individualizzazione, tuttavia la libert non ancora vista
come esclusivamente individuale, divergente dai fini collettivi, come sar poi nel liberalismo. Se
vero che la libert un concetto fondamentale per il pensiero comunale e rinascimentale, e certo
Machiavelli conosceva i versi di Dante Libert va cercando che si cara, altrettanto vero che la
libert di Machiavelli non quella di Hobbes o di Locke, una libert che comprende anche la
libert degli antichi, , se vogliamo dirlo con il Faust di Goehte, il vivere libero con un popolo
libero. Che si tratti di libert come non interferenza (liberalismo) o di libert come non
dominio (repubblicanesimo come inteso da Skinner e Pettit), il fine principale sempre la libert
dell'individuo, mentre per Machiavelli, com' noto, la salvezza della citt prioritaria rispetto alla
salvezza dell'individuo. L'urbanizzazione (come l'ha definita Geuna) del repubblicanesimo
operata da Skinner e Pettit a me pare piuttosto una compatibilizzazione con il paradigma liberale
ancora dominante. Quindi, pur condividendo il proposito di differenziare il repubblicaneismo dal
comunitarismo, non condivido questo avvicinamento opposto al liberalismo. Pocock resta molto pi
interessante nel mettere in luce tutti gli aspetti in cui il repubblicanesimo che nasce da Machiavelli
cozza contro la mentalit individualista moderna.
Machiavelli pi vicino a noi rispetto ad Aristotele non solo in senso temporale, pur perseguendo
un fine comunitario (Machiavelli si consider sempre un patriota, disse che bisogna amare la
propria patria anche quando da questa si un cattivo trattamento4), lo fa tenendo conto della divisione

2 Marco Geuna, Introduzione a Skinner, La Libert prima del liberalismo, p. XVII


3 M. Geuna, Introduzione a Philip Pettit, Il repubblicanesimo. Una teoria della libert e del governo, p. 28
4 Sempre ch'io ho potuto onorare la patria mia, eziandio con mio carico et pericolo, l'ho fatto volentieri: perch l'uomo
non ha maggiore obbligo nella vita sua che con quella, dependendo prima da essa l'essere, e dipoi tutto quello che di
buono la fortuna e la natura ci hanno conceduto; e tanto viene a essere maggiore in coloro che hanno sortito patria pi
nobile. E veramente colui il quale con l'animo et con l'opera si fa nimico della sua patria, meritamente si pu chiamare
parricida, ancora che da quella fussi suto offeso. Machiavelli, Discorso intorno alla nostra lingua
in classi, mentre invece il comunitarismo pu significare imporre un patriottismo, la ricerca di
un'unit sociale, che alla fine non pu che essere velleitaria oltre che autoritaria, in quanto prescinde
dalla mancanza di volont delle classi superiori di integrare le classi popolari nella societ. Mentre
si persegue deliberatamente la precarizzazione, demolendo le conquiste del movimento operaio del
secolo scorso, al fine di una esclusione delle classi non dominanti, non si pu pretendere che si
sentano partecipi di una societ che le esclude. Machiavelli pi vicino a noi perch prendeva atto
del fatto che nella societ esistono due umori diversi, e l'arte della politica consisteva nel far in
modo che la conflittualit che ne scaturiva fosse fonte di dinamismo e non di disgregazione. Per
quanto riguarda un comunitarismo, anch'esso aristotelico, che tiene conto della divisione in classi,
abbiamo un comunitarismo abbastanza unico nel panorama teorico internazionale come quello di
Costanzo Preve, per il quale la comunit si pu realizzare attraverso il comunismo di Marx, cio
attraverso l'abolizione delle classi, ma tale comunitarismo oggi, dopo la passata esperienza storica,
si pu conservare solo come utopia, o nei termini dell'ideale regolativo kantiano, come ebbe a
riformulare l'ideale comunista Costanzo Preve negli ultimi anni della sua vita.
Per quale motivo il repubblicanesimo entrato a far parte delle storia delle correnti sommerse
(Skinner) del pensiero umano? Diamo anche in questo caso la parola a Geuna Qual il senso di
queste argomentazioni di Skinner? A che cosa mira questo suo lavoro di scavo? Anche in questo
caso, si possono individuare due ordini di ragioni: ragioni di tipo storico e ragioni di tipo teorico.
Ragioni di tipo storico, innanzitutto. Skinner alla ricerca di spiegazioni persuasive del tramonto,
della decadenza della teoria neo-romana . E effettivamente convinto che le critiche mosse alla teoria
neo-romana della libert, sul lungo periodo, abbiano contato . Menziona, a dire il vero, anche altri
motivi, che non attengono al piano delle argomentazioni politiche, motivi di tipo sociale . E cio il
tramonto dell'ideale del gentiluomo indipendente, che tra Sei e Settecento aveva incarnato le
aspirazioni di libert e indipendenza dei teorici neo-romani. Ma le sue ragioni sono, ancora una
volta, soprattutto di ordine teorico. Skinner intende difendere la teoria neo-romana da queste
critiche. E' convinto che queste critiche, per quanto importanti ed influenti, non si misurino con il
cuore dell'argomentazione dei teorici neo-romani: con il loro modo complesso di pensare la
costrizione, che assegna un ruolo di rilievo alla dipendenza. Nell'esporre e discutere le tesi dei
pensatori liberali, Skinner ha dunque l'occasione per ribadire la sostanziale fondatezza, coerenza, e
persuasivit della teoria neo-romana5.
Ma il repubblicanesimo machiavelliano non venne dimenticato perch soccombette alle critiche
degli avversari. Federico Chabod ci fornisce una convincente esposizione dei limiti dell'analisi
politica di Machiavelli, soprattutto per quanto riguarda la critica del mercenarismo, cio al suo
fissarsi soltanto sulle questione di ordine militare, senza tenere conto delle questioni di ordine
economico. E non s'avvedeva che proprio in quei tempi il mercenarismo militare diventava una
necessit assoluta per i monarchi, volti a creare faticosamente gli Stati nazionali; e non sapeva
intendere come, volendo dar loro i mezzi per trionfare delle resistenze feudali, de' particolarismi di
regioni o citt, e ad un tempo per consentire l'inizio di una vera, grande politica di espansione
europea, fosse necessario porre sotto gli ordini del capo del governo centrale un esercito che
soltanto da lui dipendesse, da lui e dal suo tesoro, ed acquistasse, nella lunga consuetudine di una
vita guerresca, la disciplina e la tecnica di battaglia necessarie per una vittoria superfluo
mettere quindi in rilievo quanto sia errata l'affermazione di Machiavelli, che i denari non sono il
nerbo della guerra, l'esperienza di quegli anni stava dimostrando proprio il contrario6. E ci si
aggiunga la diffidenza di Machiavelli per le armi da fuoco che a suo parere non potevano sostituire
la virt.
Dunque Machiavelli non seppe vedere che il futuro apparteneva allo stato nazionale basato sulla
concentrazione del potere coercitivo, nella creazione degli eserciti professionali e nello sviluppo
della potenza economica atta a sostenerli. Ma Machiavelli aveva in mente uno ordinamento diverso
basato sulla virt del cittadino-soldato. Pi adatta fu la teoria hobbesiana quale espressione teorica
della concentrazione del potere statuale, presupposto necessario per creare quelle condizioni adatte

5 M. Geuna, Introduzione a Q. Skinner, La libert prima del liberalismo


6 Chabod, Scritti su Machiavelli, p. 77
allo sviluppo del commercio e dell'industria. In verit, Machiavelli pur cogliendo gli inizi un
rivolgimento storico epocale, (la civilt europea moderna nella fase della sua formazione) non
credeva molto a ci che stava nascendo che vedeva segnato fin dalla nascita dalla corruzione7.
L'incoraggiamento della ricerca della ricchezza personale (a cui Machiavelli era contrario8 ), l'auri
sacra fames, stato il principale stimolo che ha alimentato una delle rivoluzioni tecnologiche pi
impressionanti dell'intera storia dell'umanit, a cui la civilt europea si trovata alla testa, ma che
riesce a realizzare mettendo insieme le scoperte di tutte le altre civilt (carta, polvere da sparo,
sistema numerico decimale, per dirne solo alcune), conferendole un enorme vantaggio sulle altre
grandi civilt. La civilt europea ha potuto puntare tutto sulla tecnica trascurando la virt. La
superiorit tecnica ha permesso alle societ europee di superare le contraddizioni interne attraverso
l'espansione coloniale e imperialistica, ed esattamente l'opposto di quello sviluppo basato sul
territorialismo a cui pensava Machiavelli rifacendosi all'esperienza di Roma.
Non affatto apparente9 l'anti-imperialismo di Machiavelli, a meno di non trasformare l'anti-
imperialismo in uno strumento del politicamente corretto con cui si condanna l'imperialismo
altrui, mentre si persegue il proprio sventolando la bandiera dei diritti umani e della democrazia.
Non l'espansionismo in quanto tale ad essere imperialistico, ma un determinato tipo di
espansionismo. Tutti gli stati moderni sono stati creati dall'espansionismo di una parte sull'altra che
acquisisce la funzione di gruppo dominante. Il risultato finale di un anti-imperialismo basato sul
concetto morale di autonomia sarebbe che ognuno dovrebbe starsene per s. Tuttavia ci sono
aggregazioni umane che lasciano uno spazio per vivere secondo i propri intendimenti e svilupparsi
anche a chi subordinato e aggregazioni basate su un dominio che tende al completo
assoggettamento e controllo. Roma segu il primo modello di dominio10 Il fascismo e il nazismo che
si richiamavano per motivi propagandistici all'Impero romano seguirono il secondo. Lo sciovinismo
razziale l'antitesi della concezione imperiale romana, esso piuttosto un prodotto
dell'imperialismo europeo. Il razzialismo, poi elevato a ideologia ufficiale dal nazismo, non a caso
nato in Inghilterra. L'imperialismo vero e proprio l'espansionismo senza limiti e senza confini che
non crea un ordine, basato sulla ricerca dell'accumulazione potenzialmente illimitata di ricchezza.
L'imperialismo europeo ha assoggettato e stravolto l'intero globo, ha costretto a cambiamenti
radicali le altre civilt, imponendo dappertutto il suo modello. L'imperialismo statunitense
attualmente, dopo il crollo del muro, mira alla distruzione di qualsiasi forma statuale al fine di
stabilire il suo dominio mondiale. L'imperialismo europeo non ha mai creato un sistema stabile, ma
7 Questo esemplo, con molti altri che di sopra si sono addotti, mostrano quanta bont e quanta religione fusse in quel
popolo [romano], e quanto bene fusse da sperare di lui. E veramente, dove non questa bont, non si pu sperare nulla
di bene; come non si pu sperare nelle provincie che in questi tempi si veggono corrotte: come la Italia sopra tutte
l'altre, ed ancora la Francia e la Spagna di tale corrozione ritengono parte. Machiavelli, Discorsi sopra la prima Deca
di Tito Livio
8 ...tener ricco il pubblico, povero il privato, mantenere con sommo studio li esercizi militari, sono le vie a far grande
una Repubblica Machiavelli, Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio
9 William J. Connell, L'espansione come telos dello stato
10 Se per corretto definire Impero una organizzazione tale che in essa l'unit non agisca in modo distruttivo e
livellatore nel riguardo della molteplicit etnica e culturale da essa compresa, a ragione si pu affermare con de
Benoist che l'Impero romano, sotto questo profilo un esempio particolarmente illuminante: nell'Impero romano la
tolleranza religiosa la norma, esiste una doppia cancelleria imperiale, in Egitto si continua ad applicare il diritto
indigeno spolverato di diritto greco e il diritto ebraico continua ad essere valido per gli ebrei. Ogni comunit cio ha il
diritto di organizzarsi in base alla propria tradizione, bench chi gode del diritto di cittadinanza romana (concessa con
l'editto di Caracalla del 212 d. C. a tutti gli abitanti liberi dell'impero) possa sempre appellarsi alla giustizia imperiale.
Insomma, il cittadino romano si trova a dipendere sia dalla citt in cui nato sia dall'amministrazione imperiale. E
Maurice Sartre giunge a sostenere: Se c' un insegnamento che dobbiamo trarre dalla storia dell'Impero romano
potrebbe essere proprio questo: la coesione di un insieme tanto disparato che si basa sul rispetto di strutture locali
responsabili della gestione della vita quotidiana, guardiane delle tradizioni [] A conti fatti, il rispetto delle identit
culturali pi importante, a lungo termine, del successo economico o degli imperativi strategici, in quanto sono in
gioco un modello di civilt e un sistema di valori che si ritiene di dover difendere contro chi vorrebbe metterli in
discussione, all'esterno (i barbari) o all'interno (in particolar modo i cristiani). Fabio Falchi, L'impero come grande
spazio . Vedi l'intero articolo per una distinzione tra il concetto di impero e l'imperialismo. Anche se personalmente
preferisco utilizzare il termine territorialismo al posto di impero. (L'articolo si pu consultare sullo spazio dell'autore in
academia.edu).
ha prodotto delle egemonie che sono durate l'espace d'un matin rispetto all'Impero romano. Il
regime finora pi lungo, quello dell'egemonia britannica non durato neanche un secolo (dalla
sconfitta di Napoleone alla I guerra mondiale quando essa gi seriamente minata). Il regime
statunitense sembra sulla strada di battere ogni altro impero (le virgolette sono d'obbligo) della
storia per brevit di durata.
Per quale motivo gli stati europei non sono riusciti a costituire un sistema unitario, cio un
impero (tra virgolette perch a mio parere sarebbe possibile un sistema unitario di stati senza un
imperatore) non pu essere discusso adeguatamente in questo saggio. Dobbiamo accontentarci di
riprendere alcune valutazioni di Victoria Tin-Bor Hui11: Gli stati europei non impiegarono gli
stratagemmi machiavelliani o stile-Qin l'uno contro l'altro, neanche Napoleone che lesse
avidamente e ammir grandemente Il Principe. Le valutazioni sul mancato impero europeo si
basano su di un principio comparativo con lo sviluppo della Cina imperiale che meriterebbe di
essere approfondito: Gli europeisti credono che tale processo di formazione degli stati sia
unicamente europeo e moderno. Ma le stesse dinamiche sono nel sistema dello zhongguo o stati
centrali nella Cina antica12. Possiamo dire che la politica di Napoleone fu pi militaristica che
strategica, motivo per cui non seppe creare un sistema di alleanze europee, come fece Roma. Non fu
soltanto la mancanza dell'impiego della forza o dell'inganno, ma la mancanza soprattutto della
capacit strategica che mostrarono i romani. Questo parallelo tra l'Europa moderna e la Cina antica
molto suggestivo ma data la mia scarsa conoscenza della storia cinese altro non saprei dire, mi
limito a riportare un'osservazione di una certa importanza Sun Tzu and e Fei sono talvolta
chiamati i Machiavelli cinesi. Ma si potrebbe anche chiamare Machiavelli il Sun Tzu europeo13.
Rilievo ineccepibile in quanto Sun Tsu visse un millennio prima di Machiavelli. Vediamo come
Machiavelli sintetizza la condotta strategica dei Romani: Perch come ei cominciorono a uscire
con gli eserciti di Italia, e ridurre i regni in provincie, e farsi suggetti color o che per essere consueti
a vivere sotto i re non si curavano di esser e suggetti, ed avendo governatori romani ed essendo stati
vinti da eserciti con il titolo romano, non riconoscevano per superiore altro che Roma . Di modo che
quegli compagni di Roma che erano in Italia, si trovarono in un tratto cinti da' sudditi romani ed
oppressi da una grossissima citt come era Roma; e quando ei s'avviddono dello inganno sotto il
quale erano vissuti, non furono a tempo a rimediarvi.
Fu questo il principale stratagemma con cui Roma costitu il suo impero. Il fatto che Roma lasci
una relativa autonomia ai popoli conquistati, anche dopo che fu compiuta la sua egemonia sul
Mediterraneo, dimostra che non si tratt di un puro e semplice stratagemma, ma di un carattere
costitutivo della politica dei romani.
Machiavelli il pensatore dell'Europa intesa come sistema di stati, questo il senso principale
dell'avere come modello Roma. Se vero che un sistema di stati si sviluppato solo in Cina e in
Europa, ha molto pi senso paragonare l'Europa moderna alla Cina imperiale piuttosto che
all'Impero romano che si svilupp in modo simile a quell degli altri imperi da una citt-stato.
Machiavelli conosceva per solo lo sviluppo dell'Impero romano e attraverso questo termine di
riferimento cerca di capire la dinamica del sistema di stati europeo agli albori sotto i suoi occhi.
Questo sistema implica la presenza di pi stati, il che pu avere sviluppi positivi in quanto il
mondo stato pi virtuoso dove sono stati pi Stati che abbiano favorita la virt o per necessit o
per altra umana passione14. Tuttavia c' qualcosa di diverso nello sviluppo di Roma, che determina
qualcosa di irrisolto nel pensiero di Machiavelli: sa che per Roma la fine del suo doppio, Cartagine
(una citt che aveva un sistema sociale molto simile a quello di Roma), la fine della sua sorella
antagonista fu la fine della virt di Roma. Meglio sarebbe dire che Machiavelli fautore di quel

11da War and State Formation in Ancient China and Early Modern Europe Victoria Tin-Bor Hui, un'apparentemente
modesta ricercatrice accademica, ma dal pensiero affilato come la lama di una katana, ha elaborato un interessantissimo
saggio comparativo tra la sviluppo della Europa moderna e quello della Cina antica. Putroppo, lo stato comatoso della
cultura europea ha lasciato passare inosservato questo saggio che pur ha ricevuto una serie di premi in ambito
accademico statunitense.
12 Victoria Tin-Bor Hui, op. cit. p. 39
13 Victoria Tin-Bor Hui, op. cit. p. 28
14 Arte della guerra
processo che poi port alla costituzione dell'impero. Vorrebbe che gli stati europei si indirizzassero
su un percorso simile a quello di Roma e se questo sfoci nell'Impero fu negativo, ma tutte le cose
di questo mondo sono finite, nondimeno Roma visse libera per 500 anni.
Se vero che tutto torna ma diverso, e quindi l'Europa non avrebbe seguito di pari passo
l'evoluzione della Repubblica Romana#, pur vero che qualcosa andato storto nella storia
dell'Europa moderna. Con Napoleone l'Europa si avvicinava ad un'evoluzione paragonabile a quella
di Roma, ma com' noto fu sconfitto. Noi che siamo vissuti dopo possiamo vedere come la rovina
degli stati europei consista nel fatto di non esser riusciti a costruire un'aggregazione imperiale
(secondo i termini suoi propri che non potevano essere quelli dell'antica Roma) che trascendesse e
risolvesse i conflitti interni. Dalla sconfitta di Napoleone inizia una fase di decadenza dell'Europa
da cui nascono le contrapposizioni ideologiche nazionalistiche o di classe. Secondo Toynbee, la
nascita di un proletariato interno l'indice di una frattura interna nella societ che segna la sua
fase di decadenza. Le contrapposizioni ideologiche non sono dovute a motivi meramente spirituali
ma sono la manifestazione superficiale di fratture profonde della societ.
Che Machiavelli non sia solo un patriota che auspica la nascita dello stato nazionale italiano (cosa
che certamente fu, basti pensare alla parte finale de Il principe), ma che la sua ottica sia europea, lo
si evince dall'analisi delle vicende dello stato francese. Per combattere l'Inghilterra, Carlo VII
costitu il primo esercito permanente in Europa, le Compagnie d'Ordinanza. Egli impose anche un
drastico incremento delle tasse dirette e indirette. Sebbene rudimentali, queste furono misure auto-
rafforzanti perch richiedevano alla Corte francese il miglioramento della propria capacit estrattiva
[in senso finanziario]. Se la Francia avesse sviluppato queste pratiche, la storia europea sarebbe
stata pi simile a quella cinese degno di nota che Machiavelli avesse identificato il problema
fin dall'inizio del sedicesimo secolo. Machiavelli elogiava la comprensione di Carlo VII della
necessit di armarsi di arme proprie. Egli credeva che se il Regno di Francia sarebbe stato
insuperabile, se l'ordine di Carlo era accresciuto o preservato. Sfortunatamente re Luigi suo
figliuolo spense quella de' fanti, e cominci a soldare Svizzeri: il quale errore, seguitato dalli altri, ,
come si vede ora in fatto, cagione de' pericoli di quello regno. Perch, avendo dato reputazione a'
Svizzeri, ha invilito tutte l'arme sua; perch le fanterie ha spento e le sua gente d'arme ha obligato
alle arme d'altri; perch, sendo assuefatte a militare con Svizzeri, non par loro di potere vincere
sanza essi15 .
Machiavelli non condivide la concezione imperiale di Dante ancora legata al medioevo e al
compromesso tra i due soli, intuendo che quanto stava venendo formandosi era qualcosa di nuovo
che per affermarsi dovette lottare sia contro il Papato che il Sacro Romano Impero. La continuit tra
la Roma repubblicana e quella imperiale un elemento irrisolto del pensiero di Machiavelli, tuttavia
se vero che la fine della Roma repubblicana la fine della virt romana, e che fu proprio essa a
dar vita all'impero si tratta di un processo inevitabile in un mondo in cui tutto destinato a nascere,
crescere e perire. Machiavelli era un patriota, ma non in senso angustamente nazionalistico. La
patria di Machiavelli laddove si sviluppa la virt. Se la virt muore a Roma, rinasce da qualche
altra parte16.
Tuttavia vi sono delle affinit con la visione dantesca. L'Ulisse di Dante una figura della hybris
greca, la cui incarnazione con un po' di immaginazione individuo in Alessandro Magno che dalla
Persia volle raggiungere l'India in direzione di un confine ignoto, un assalto all'infinito, un voler
15Victoria Tin Hui, op. cit. p. 140-1. La citazione di Machiavelli da Il principe
16... giudico il mondo sempre essere stato ad uno medesimo modo, ed in quello essere stato tanto di buono quanto di
cattivo; ma variare questo cattivo e questo buono di provincia in provincia, come si vede per quello si ha notizia di
quegli regni antichi, che variano dalluno allaltro per la variazione de costumi, ma il mondo restava quel medesimo:
solo vi era questa differenza, che dove quello aveva prima allogata la sua virt in Assiria, la colloc in Media, dipoi in
Persia, tanto che la ne venne in Italia e a Roma. E se dopo lo Imperio romano non seguto Imperio che sia durato n
dove il mondo abbia ritenuta la sua virt insieme, si vede nondimeno essere sparsa in di molte nazioni dove si viveva
virtuosamente; come era il regno de Franchi, il regno de Turchi, quel del Soldano, ed oggi i popoli della Magna, e
prima quella setta Saracina che fece tante gran cose ed occup tanto mondo, poich la distrusse lo Imperio romano
orientale. In tutte queste provincie adunque, poich i Romani rovinorono, ed in tutte queste stte stata quella virt, ed
ancora in alcuna parte di esse, che si desidera e che con vera laude si lauda.
N. Machiavelli, Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio
andare oltre i limiti (come Ulisse) che poteva terminare solo con la sua sconfitta e la fine della
civilt greca.
Non a caso il Canto inizia con l'invettiva contro Firenze che stabilisce una precisa relazione con la
hybris greca:

Godi, Fiorenza, poi che se' s grande,


che per mare e per terra batti l'ali,
e per lo 'nferno tuo nome si spande!
(Inferno, Canto XXVI)

Lo spirito capitalistico di espansione infinita, illimitata, senza confini agli albori in Firenze per
Dante erede della hybris greca. Egualmente Machiavelli condanna Atene, Sparta e Firenze da
parte di Machiavelli per aver assoggettato i territori circostanti, e la condanna sincera perch il
puro e semplice desiderio di conquista diverso dalla capacit strategica dei Romani.
Diversamente procedette Roma. Roma nei suoi mille anni di storia arriv ad un confronto diretto
con l'impero persiano solo verso la fine dell'Impero romano (e persiano). Roma oper nell'ambito
suo proprio costituito dal bacino del Mediterraneo.
L'Europa moderna invece ha varcato stabilmente le colonne d'Ercole conducendo il mondo di fronte
ad un pericolo mortale.
L'imperialismo europeo trasfiguratosi nel non-luogo denominato Occidente arrivato alla
conclusione del suo percorso ora che le altre grandi civilt, ad eccezione della civilt islamica, sono
riuscite a far fronte alla minaccia distruttiva della civilt occidentale. L'aver fondato tutto sulla
superiorit tecnica ed economica ci rivela che la civilt occidentale si fondata sul nulla. Forse
questo uno dei motivi, pi o meno consapevoli, per cui vari studiosi hanno ripreso a leggere
Machiavelli. Ad es. Skinner dichiara che il suo interesse per Machiavelli sta proprio nella sua
alterit rispetto al pensiero moderno.
In realt il repubblicanesimo non stato sommerso del tutto, c' un motivo per cui continua a
persistere pur all'interno di una teoria dello stato dominata dal paradigma hobbesiano. Nel conflitto
tra gli stati che ha portato alla piena formazione dello stato europeo (secondo la sociologia storica
di Charles Tilly ed altri) si avuto ancora bisogno della virt, in particolare durante le due pi
importanti rivoluzioni nell'organizzazione dello stato, la guerra civile inglese seguita dalla Glorious
revolution e la rivoluzione francese, che sono due rivoluzioni principalmente statuali dettate dal
conflitto tra le nazioni europee che stato il principale motore di questo sviluppo (in tal senso vedi
Tilly che ne stato il principale teorico). L'esercito cromwelliano fu una forza rivoluzionaria
perch fu meno un'armata mantenuta dallo stato che un esercito in cerca di uno stato che potesse
mantenerlo17 Harrington non pu ancora concepire l'esercito professionale, poich era ancora in
formazione, ma da ci deriva il suo interesse per la critica machiavelliana delle milizie mercenarie.
E' nella new model army di Cromwell che si diffondono le tendenze radicali, repubblicane,
rivoluzionarie fino al radicalismo dei livellatori. Il tentativo teorico di Harrington quello di fare
una sintesi tra il repubblicanesimo e l'assolutismo. Un'eguale tendenza a conciliare il
repubblicanesimo con l'assolutismo si riscontra in Rousseau un pensatore che ha inserito sul
patrimonio di concettualizzazioni del diritto naturale categorie tipiche della tradizione repubblicana
moderna, pur a costo di rilevanti tensioni teoriche18.
Se vero che l'esercito professionale da cui poi si sviluppato l'esercito di leva diverso (Non
stata la coscrizione militare di per s ma l'esercito cittadino auto-equipaggiato che storicamente ha
servito come baluardo contro la dominazione19) dall'esercito di popolo sul modello romano a cui
pensava Machiavelli pur vero che diverso dall'esercito mercenario e dall'esercito medievale.
Come scrive Max Weber:
Il motivo della democratizzazione sempre di natura militare; sta nella comparsa della fanteria

17 Pocock, Introduzione a James Harrington The Commonwealth of Oceana and A System of Politics
18 M. Geuna, Rousseau interprete di Machiavelli
19 Victoria Tin-Bor Hui, op. cit. p.. 194
disciplinata, dell'esercito di corporazione nel Medioevo, dove l'elemento decisivo era che la
disciplina militare prevaleva sulla lotta tra eroi. La disciplina militare signific la vittoria della
democrazia poich si dovevano e volevano arruolare le masse di non cavalieri, si mettevano loro in
mano le armi, e quindi il potere politico20.
Da questa necessit di coinvolgere le popolazioni nella lotte reciproche dei principali stati europei,
sorgono delle contro-tendenze democratiche nella costituzione sostanzialmente oligarchica degli
stati moderni fino ai nostri giorni. Riconoscere il potere assoluto dello stato vuol dire riconoscere
il potere assoluto di chi controlla il potere coercitivo dello stato, cio un'oligarchia. Siccome per
queste oligarchie hanno avuto bisogno del popolo si creato quello ossimoro vivente che sono
state le democrazie moderne: la democrazia oligarchica come l'ha definita il direttore di un
quotidiano italiano che di repubblicano ha solo il nome, senza per tematizzare la contraddizione
per cui il suo ossimoro semplicemente un'assurdit, tipo il secco dell'acqua, o l'umidit della
fiamma.
Il repubblicanesimo liberale di Harrington e di Locke un sistema basato su di una contraddizione
di fondo: voler conciliare il repubblicanesimo con l'assolutismo. N Harrington n Locke si
opponevano a un potere sovrano: ritenevano entrambi che in qualunque societ civile si rendesse
necessaria da qualche parte la presenza di un potere politico, a cui, come si doveva sottintendere,
ogni individuo avesse rimesso tutti i propri diritti e poteri, e che non fosse sottoposto a limiti da
parte di qualsiasi potere umano superiore o associato. Harrington fu del tutto esplicito: L dove il
potere sovrano non intero e assoluto proprio come nella monarchia, non ci pu assolutamente
essere alcun governo . Locke pose il potere sovrano nella societ civile, cio nella maggioranza:
ammetteva che la maggioranza non volesse nientaltro che il bene pubblico, e che perci potesse
detenere senza pericolo il potere sovrano da conferire a qualcuno. Ovviamente, luomo o
lassemblea a cui la societ civile affidava allora il potere legislativo e lesecutivo non erano
sovrani; ma in questi casi, in cui il potere veniva affidato a unassemblea elettiva piuttosto che a
unassemblea o a un monarca auto-perpetuantesi, Locke riconosceva un esercizio virtuale del potere
sovrano. Sia Harrington che Locke non videro la necessit di porre irrevocabilmente il potere
sovrano nelle mani di una persona o di unassemblea di persone con lautorit di designare il
proprio successore o i propri successori; anzi, giudicarono ci incompatibile con gli unici scopi
plausibili per cui degli individui potrebbero autorizzare un potere sovrano. In effetti, si opponevano
non a un potere sovrano perpetuo, ma a una persona o a unassemblea sovrana auto-
perpentuantisi21.
Lo stesso Hobbes aveva chiarito il potere assoluto poteva essere incarnato anche da una assemblea,
tuttavia poich riteneva necessaria l'auto-perpetuazione del potere assoluto stato visto
erroneamente come un teorico della monarchia assoluta. Poich il suo modello, prevedeva
un'inevitabile frammentazione sociale dovuta alla conflittualit generalizzata, come sostiene
Macpherson, non pot considerare il dominio della borghesia in modo maggiormente flessibile
ammettendo la possibilit di un assetto costituzionale che consentisse importanti cambiamenti al
suo interno, pur perpetuandosi come sistema di dominio. A ci va aggiunto il fatto che il nuovo tipo
di stato ancora un modello rigido privo di quelle articolazioni che svilupper in seguito per
restando il modello di base lo stesso.
L'equivoco riguardo al rapporto tra la teoria di Hobbes e al liberalismo dovuto al fatto che il
collettivismo, cio il potere assoluto dello stato, sembra escludere l'individualismo, ma si tratta di
una coppia polare, l'individualismo inseparabile dal potere assoluto dello stato, come ha
brillantemente messo in luce Macpherson:. La concezione per cui individualismo e collettivismo
sono le estremit opposte di una scala lungo la quale si possono disporre stati e teorie dello stato,
senza tener conto dello stadio di sviluppo sociale in cui si formano, appare superficiale e induce in
errore. Lindividualismo di Locke, cio di una societ capitalistica emergente, non esclude, ma, al
contrario, richiede la supremazia dello stato sullindividuo. Non si tratta di pi individualismo o di

20 Max Weber, Storia economica, p. 227-8


21 Crawford Brough Macpherson, Libert e propriet alle origini del pensiero borghese: la teoria dell'individualismo
possessivo da Hobbes a Locke
meno collettivismo. Piuttosto, quanto pi compiuto lindividualismo, tanto pi totale il
collettivismo. Esempio estremamente significativo ne la teoria di Hobbes, ma il fatto di aver
negato la legge naturale della tradizione e di non aver garantito la propriet nei confronti di un
sovrano che si perpetuava, non raccomandava le sue concezioni a quelli che vedevano la propriet
al centro dei fatti sociali. Locke era pi accettabile, sia per la posizione ambigua sulla legge
naturale, sia per un certo tipo di garanzia che forniva ai diritti di propriet. Se si interpreta in questo
modo il carattere specifico dellindividualismo borghese del diciassettesimo secolo, non pi
necessario cercare un compromesso tra le affermazioni lockiane individualiste e quelle collettiviste:
nel contesto infatti si implicano a vicenda22.
Cosa vuol dire potere assoluto dello stato? Lo stato non e non potr mai essere il popolo.
Nietzsche la denuncia come la pi fredda menzogna del mostro, ovvero il Leviatano hobbesiano.
La democrazia pura cio basata sul governo del popolo stata costitutivamente instabile.
Machiavelli rifiuta il modello ateniese, modello di ogni forma ideale di democrazia, per la sua
instabilit, dissolvendosi nella lotta tra fazioni a causa della mancanza di un governo centrale, che
determina il passaggio alla monarchia (governo di uno solo), che degenera in dittatura per cui si
passa all'aristocrazia che degenera a sua volta in oligarchia, da cui si passa alla democrazia
determinando quel ciclo in cui si erano avvitate le citt greche (ad esclusione di Sparta) che secondo
Polibio il sistema misto della Roma repubblicana aveva interrotto. Il sistema non instabile pi
vicino alla democrazia il sistema misto, a cui al potere dello stato si affiancano dei contro-poteri
esterni allo stato. Bodin lo identifica con la democrazia tout court. Assolutismo e democrazia sono
termini antitetici se stiamo al significato etimologico dei due termini. Incidentalmente Kant mise in
luce il carattere non democratico del sistema parlamentare proprio perch fondato sull'assolutismo.

Che cos' un monarca assoluto? quello che, se dice: Guerra sia, subito guerra. - Che cos'
viceversa un monarca limitato? Colui che prima deve chiedere al popolo se ci debba esserci o no la
guerra; e se il popolo dice Non ci dev'essere guerra, allora non viene fatta. - La guerra, infatti,
una condizione in cui tutte le forze dello stato devono stare agli ordini del suo capo supremo. Ora,
le guerre che ha condotto il monarca britannico senza chiedere alcun consenso su ci sono davvero
molte. Perci tale re un monarca assoluto, cosa che in base alla costituzione egli non dovrebbe
essere; la quale, invece, si pu sempre aggirare, proprio perch attraverso quei poteri dello stato
pu assicurarsi il consenso dei rappresentanti del popolo, dato cio che egli ha il potere di affidare
tutti gli uffici e gli onori. Per avere successo, un tale meccanismo di corruzione non ha certo
bisogno della pubblicit. Perci rimane sotto il velo, molto evidente, del segreto23.

Ecco perch il potere effettivo diventa qualcosa di nascosto. Il sistema parlamentare si basa fin da
Hobbes su di un patto: la sovranit, cio il potere, la gerarchia sociale non sono legittimi in s stessi
ma derivano da un accordo collettivo che conferisce il potere a qualcuno al fine di evitare la guerra
di tutti contro tutti, cio la disgregazione sociale. In realt il potere che non deriva da nessuna
legittimazione esterna esiste eccome, come tutti sanno. Tuttavia questa finzione funzionale
essenziale al sistema, per cui la gerarchia sociale diventa qualcosa di nascosto. Per questo Marx ad
es. va a ricercare dove si nasconde la struttura del potere effettivo, individuandola nei rapporti di
propriet, in particolare in chi controlla i mezzi di produzione, ma una visione parziale ed
erronea, chi controlla gli strumenti coercitivi dello stato ha avuto un ruolo preponderante.
Finora nessuna societ riuscita a funzionare senza una gerarchia. Motivo per cui la gerarchia
sociale non avrebbe bisogno di nessuna giustificazione. Nella Roma antica i Consoli e il Senato non
avevano bisogno della legittimazione popolare (giustamente per questo Polibio dice che i Consoli
erano dei re), ma oltre ai Consoli e al Senato c'era un'articolazione di varie assemblee popolari che
costituivano l'aspetto democratico della Roma repubblicana.
Il potere delle classi dominanti pu affermare apertamente la sua legittimit quando riconosce
l'esistenza di contro-poteri nelle classi popolari. Il potere assoluto adotta invece una maschera, cio

22 Idem
23 Kant, Il conflitto delle facolt
la personae fittizia dello stato.
Oggi a noi sembra addirittura inconcepibile che il popolo possa decidere della guerra, al massimo
possiamo pensare che la decisione possa essere nelle mani del parlamento, quale rappresentante
della volont popolare, ma sappiamo che il parlamento piuttosto uno strumento dello stato, come
efficacemente mette in luce Kant. Inoltre, negli ultimi tempi si imposta la tendenza a bypassare
anche il parlamento. In Italia ad es. molte missioni all'estero sono state decise dal governo con lo
strumento del decreto-legge. Nella Roma repubblicana la decisione ultima sulla guerra spettava ai
comitia centuriata che erano delle assemblee popolari.
Questo patto hobbesiano fonda il sistema su basi individualistiche. L'individualismo la radice del
totalitarismo, come ha ben messo in evidenza Louis Dumont nei sui Saggi sull'individualismo: il
razzialismo hitleriano era un modo meccanico per ristabilire l'unit in una societ individualistica.
Ma come abbiamo visto l'individualismo inseparabile dal collettivismo cio dalla
concentrazione del potere statuale che crea le condizioni per cui possa esistere una sfera privata
in cui l'individuo libero di perseguire il suo interesse privato. Tuttavia perch potesse
configurarsi ci che noi definiamo totalitarismo era necessaria un'ulteriore evoluzione dello stato, la
concentrazione del potere ideologico che stata la trasformazione precipua dello stato nel XX
secolo, ragione per cui molti studiosi si sono concentrati sulla funzione svolta dai media. Con la
concentrazione del potere ideologico il sistema di dominio diventa pi articolato e capillare, lo stato
si evolve come Apparato di dominio.
I totalitarismi sovietico e tedesco furono tentativi imperfetti, rudimentali di far fronte ai mezzi, alla
capacit di mobilitazione che aveva lo stato totalitario pienamente sviluppato, cio gli Usa, il quale
proprio perch funziona bene pu instaurare un controllo capillare senza abbandonare la facciata
democratica. Lasciamo da parte l'Unione Sovietica che aveva la concentrazione di potere statuale
necessaria per questo scopo, ma non aveva lo sviluppo economico necessario per la creazione di
un'ampia classe media, per cui svilupp un totalitarismo molto rudimentale. La Germania invece gi
dal finire del XIX secolo era lo stato europeo pi avanzato, quello che mostrava maggiori
somiglianza con gli Usa, ed stato quello che maggiormente ha sviluppato questi nuovi aspetti
dello stato (lo stesso Hitler paragonava la propaganda politica alla propaganda americana delle
saponette).
Questa dinamica la si pu cogliere sulla base della teoria di Charles Tilly secondo cui le strutture
statuali e non solo, ma l'organizzazione complessiva della societ, si sviluppano attraverso il
conflitto, in pratica, ogni qualvolta uno stato introduce un cambiamento che aumenta la propria
potenza costringe gli altri stati ad introdurlo anch'essi, pena la sconfitta. La stessa rivoluzione
francese ha le sue radici in questa dinamica (vedi il mio Ripensare la rivoluzione francese). Gli Stati
Uniti, oltre alla concentrazione del capitale e alla concentrazione del potere coercitivo (che per Tilly
sono i tratti costitutivi dello stato moderno), introducono la concentrazione del potere ideologico
con lo sviluppo del sistema mediatico.
Questo nuovo regime ha la sua base nella classe media, che essa stessa prodotto di un'ulteriore
concentrazione del capitale e lo sviluppo dell'economia di scala: Charles Wright Mills nel suo
classico studio sui colletti bianchi sottolineava la somiglianza di questa classe media con gli
impiegati tedeschi descritti da Kracauer. Una classe media semi-parassitaria, privilegiata e allo
stesso tempo priva di potere, che guarda con orrore alla classe lavoratrice. Da questa condizione
sociale derivano tutte le storture della sua psicologia (in merito esiste un'ampia letteratura). E' la
progenitrice del ceto medio semi-colto, che la principale base di propagazione del diritto-
umanesimo e del politicamente corretto costitutivi dell'ideologia dominante (vedi in merito il mio
Tendenze totalitarie odierne: la gender theory).
Machiavelli il pensatore anti-totalitario per eccellenza proprio perch il totalitarismo
un'evoluzione dello stato moderno rispetto alla quale Machiavelli indica un'altra direzione.
Skinner si occupato in vari scritti della nascita del concetto di stato, lavori sicuramente
interessanti, frutto di un impressionante scavo storico, tuttavia individua una inesistente
continuit24, al di l delle normali interazioni tra i principali pensatori della politica. Machiavelli

24 Come sintetizza il titolo, From the state of princes to the person of the state, del capitolo finale del II vol. di Vision
l'anti-Hobbes, il suo concetto dello stato l'opposto dell'assolutismo hobbesiano. Il sistema misto
come descritto da Polibio di cui Machiavelli era fautore ci che principalmente rifiutano i teorici
dell'assolutismo.
Skinner e Pettit hanno concorso a darne una migliore definizione, ma ritengo che l'effettiva
enucleazione del paradigma repubblicano machiavelliano la si debba allo studioso italiano Marco
Geuna (e sulla sua scorta Baccelli), nonostante la minore notoriet internazionale (in ambito
accademico), soprattutto perch riesce a mettere in evidenza la radicale alterit di Machiavelli
rispetto a Hobbes, il principale teorico dello stato moderno. Credo non vi sia campanilismo quando
Baccelli sottolinea l'italianit di Machiavelli, egli pur sempre un prodotto della cultura italiana,
chi ha studiato nella scuola italiana meglio pu capirne le sfumature del linguaggio. Riporto qui
un'estratto che contiene in sintesi una definizione del paradigma machiavelliano ripresa,
approfondita e differenziata in vari articoli25.

forse utile ricordare la pluralit di termini utilizzati da Machiavelli, sia nei Discorsi sia nelle
Istorie, per sviluppare le sue riflessioni. Egli si serve, per lo pi, dei termini disunioni e tumulti
per riferirsi a quei conflitti fra le parti costitutive della citt che trovano una sorta di composizione
istituzionale e arricchiscono di leggi e ordini la vita politica della res publica, mantenendo viva la
sua libert; altre volte, per riferirsi a questo primo tipo di conflitti, usa le espressioni
controversie, dissensioni, differenzie, romori.
Ricorre, invece, alle espressioni civili discordie, intrinseche inimicizie, per designare un altro
tipo di conflitti, per riferirsi a quegli antagonismi che degenerano in scontro di fazioni e di
sette, e mettono a repentaglio la libert stessa della res publica. Con questi termini, Machiavelli
riesce a veicolare una riflessione sui conflitti assolutamente nuova e peculiare che lo colloca in
posizione di marcata discontinuit rispetto alla tradizione antica e medioevale del pensiero politico
occidentale; ma che lo situa anche ai margini, in una prospettiva altra, rispetto al cosiddetto
progetto politico moderno, incentrato, da Bodin e Hobbes in poi, sul ruolo del potere sovrano e
sulla neutralizzazione del conflitto da esso attuata.

Questo in sintesi il paradigma machiavelliano, il suo principale apporto allo storia del pensiero
politico, il nucleo concettuale attorno al quale Machiavelli articola la sua teoria politica, una nuova
concezione del conflitto che in determinate condizioni, quando non si trasforma nella creazione di
sette fonte di dinamismo sociale, di difesa della libert, e delle leggi che creano l'ordine sociale.
Per chi volesse farsene un'idea con le parole di Machiavelli stesso consiglio di primo acchitto la
lettura del cap. IV dei Discorsi dal titolo Che la disunione della Plebe e del Senato romano fece
libera e potente quella republica.
Proviamo ad applicare il paradigma alle principali ideologie moderne: tutte sono segnate dal
paradigma hobbesiano, a dispetto delle loro differenze sono accomunate dalla volont di eliminare i
conflitti sociali.
Il liberalismo neutralizza il conflitto sociale attraverso una pseudo-democrazia, basata sul gioco di
specchi fra destra e sinistra, che ha inondato di menzogna e corruzione il mondo.
Il socialismo/comunismo intendeva eliminare i conflitti eliminandone le cause economiche
(addirittura eliminando la divisione del lavoro secondo l'estremismo individualistico del giovane
Marx), ma tale intento si rovescia necessariamente una volta al potere nella soppressione autoritaria
dei conflitti.
Il fascismo intendeva sopprimere i conflitti sociali attraverso il corporativismo. Il nazismo invece li
soppresse nella creazione della comunit razziale saldata dal Fhrerprinzip.
Tutte e tre le principali ideologie moderne e loro derivati sono segnate da un totalitarismo di fondo
perch tutte nascono dal paradigma individualista hobbesiano.
Voler eliminare la conflittualit dalle relazioni umane un'aspirazione di per s totalitaria. Polemos
il padre di tutte le cose, scriveva Eraclito 2500 anni fa. il conflitto per l'esistenza tra le creature

of Politics
25 Diversi testi di Marco Geuna sono disponibili sul sito academia.edu
viventi, e tra queste e le condizioni ambientali (caldo, freddo, acqua, mancanza di acqua, vento),
che ha fatto sorgere occhi per cogliere il pi piccolo movimento, arti per correre velocemente,
artigli, udito, olfatto ecc. Gli esseri umani lottano per l'esistenza tanto in cooperazione quanto in
lotta con i propri simili. Il conflitto scaturisce dalla necessit di cooperazione stessa, in quanto
necessita di stabilire dei singoli che abbiano un ruolo di comando (finora nessuno riuscito a creare
delle societ senza gerarchie, le societ primitive sono soltanto pi semplici ma non ne sono prive).
Soltanto attraverso il conflitto si pu stabilire chi comanda, ed con il conflitto che vengono
spodestate le classi dominanti incapaci di svolgere il loro principale compito, quale assicurare
un'adeguata riproduzione sociale. E' attraverso il conflitto tra i vari insiemi sociali (stati-nazione)
che si evolvono i vari sistemi sociali. Negare il conflitto attraverso il pacifismo finora servito
soltanto a screditare il nemico in modo totale, in quanto nemico della pace, criminale da spazzare
dalla faccia della terra (su tale questione imprescindibile Carl Schmitt, e pi recentemente Danilo
Zolo), cio per portare al nemico una guerra pi totale rispetto a chi riconosce lo justus hostis
(nemico legittimo: un concetto quasi inconcepibile per la mentalit moderna egemonizzata
dall'ipocrita pacifismo). Voler eliminare il conflitto un'aspirazione propriamente totalitaria,
piuttosto bisognerebbe indirizzarlo verso forme non distruttive che favoriscano lo sviluppo sociale.
Acquisito il paradigma machiavelliano proveremo ad applicarlo per definire una nuova teoria
politica, ma prima volevo riprendere un interessante contributo di Massimo Morigi che ci consente
di articolare ulteriormente la definizione del repubblicanesimo. Libert come non interferenza del
potere o libert come non dominio? Morigi ha effettuato un ribaltamento dei termini della
questione, potenzialmente in grado di mettere fine alla diatriba, se non fosse che il dibattito
(accademico) deve continuare, ponendo la libert come estensione e diffusione nella societ del
potere. In una serie di interventi, che mi auguro possano trasformarsi in un contributo pi
sistematico, egli ha delineato un repubblicanesimo geopolitico, nel quale laccento messo sul
potere come energia generatrice di libert mentre il marxismo classico vuole una societ dove i
rapporti di forza siano estinti (fine della storia, estinzione dello stato). Secondo perch se per il
marxismo lagente generatore di una societ pi libera il proletariato, per il Repubblicanesimo
Geopolitico lagente per una maggiore libert sono proprio quelle forze ed energie (quindi anche il
proletariato ma pure le forze che vi si contrappongono) che scontrandosi originano una dialettica del
potere che alla base per un concreto e non astratto ampliamento della sfera della libert (sottolineo
che questa della conflittualit come origine della libert e/o della forza di una comunit politica non
certo molto originale discendendo direttamente da Machiavelli e dalla sua spiegazione della forza
militare degli antichi romani, la quale, secondo il Segretario fiorentino, discendeva direttamente
dalla lotta fra patrizi e plebei che trovava una sua valvola di sfogo nella espansione territoriale di
Roma). E queste forze ed energie per il Repubblicanesimo Geopolitico possono trovare la loro
piena espressione solo a condizione che il quadro geopolitico in cui questa comunit vive la sua
esperienza storica sia favorevole a che questa comunit possa irrobustire la sua identit e, di
conseguenza, progettare e lottare per sempre maggiori spazi di libert26.
Inoltre, Morigi in un'intervista video27 sottolineava che che la divisione fra dominanti e dominati
non deve condurre alla conclusione apparentemente logica che i dominati non decidono. I dominati
decidono a loro modo, possono decidere di seguire o non seguire i dominanti, oppure se costretti
possono decidere di seguire i dominanti in modo passivo, oppure facendo resistenza fino al
sabotaggio. I romani lo sapevano benissimo ed per questo che erano consci della necessit di
coinvolgere il popolo, che costituiva la base dell'esercito, nelle decisioni. Gianfranco Campa, un
repubblicano di origine italiana trasferitosi negli Usa, appartenente prima al mondo militare e
poi a quello delle forze dellordine, ha scritto un articolo28 in cui descrive a tinte fosche lo stato
mentale dell'esercito statunitense dove imperversano malattie mentali, uso e abuso di droghe, alcol
e psicofarmaci. Non difficile capire perch i soldati rifiutano intimamente il loro ruolo pur

26 Gli interventi di Massimo Morigi sul Repubblicanesimo Geopolitico sono stati pubblicati dal sito
http://corrieredellacollera.com
27 https://www.youtube.com/watch?v=VeOUHYC8zq8&t=533s
28http://www.cogitoergo.it/l%E2%80%99esercito-esaurito/
essendo costretti ad esercitarlo per avere un salario. evidente che l'essere pagati non un motivo
sufficiente per uccidere o essere uccisi, quando si consapevoli che la propria famiglia non ha
nessuna garanzia di appartenenza ad un sistema sociale che la protegga dal finire in mezzo alla
strada (e negli Usa molto facile che ci accada). E quando non si capiscono i motivi per cui si
combatte una determinata guerra, se non che questa guerra non migliorer le condizioni della
propria classe sociale. Le classi dominanti statunitensi non possono contare pienamente sul proprio
esercito, ma proprio questo le rende molto pericolose, perch le pu spingere ad una soluzione
tecnica (cio facendo affidamento su armi micidiali) della propria crisi di egemonia.
Geuna ha fornito un fondamentale contributo nella definizione del paradigma machiavelliano,
tuttavia la radicalit del pensiero machiavelliano non pu emergere se non osiamo andare oltre il
recinto accademico, sfidando ci che i colleghi accademici occidentali ritengono sia concepibile.
Geuna alla fine ci propone una realizzazione pratica del conflitto tutta interna ad un pensiero
dominante. La contestazione (nata in ambito studentesco) che ritiene una espressione del
conflitto, sulla scorta di Pettit, in realt una sua parodia, ricorda piuttosto le recriminazioni
adolescenziali relative alla paghetta. Se davvero vogliamo parlare di conflitto dobbiamo intendere il
conflitto che avviene tra adulti. Le tesi di Pettit sono poco realistiche (come lamenta Baccelli)
perch ricadono nel formalismo democratico, discostandosi alquanto da ogni realismo
machiavelliano. Soltanto la teoria di Machiavelli pu eguagliare in realismo quella di Hobbes. La
legge senza la spada nulla, e chi impugna la spada non sottoposto alla legge, quindi la sovranit
per forza di cose assoluta, se l'unico ad impugnare la spada. Il motivo per cui bisogna concedere
la spada al popolo costituisce uno dei passi salienti dell'intera riflessione machiavelliana:

Per tanto, se tu vuoi fare uno popolo numeroso ed armato per poter fare un grande imperio, lo fai
di qualit che tu non lo puoi poi maneggiare a tuo modo: se tu lo mantieni o piccolo o disarmato
per poter maneggiarlo, se tu acquisti dominio, non lo puoi tenere, o ei diventa s vile che tu sei
preda di qualunque ti assalta.

Si doveva concedere la spada al popolo, anzi era necessario se si intendeva costruire quel tipo di
repubblica espansiva sul modello romano. Questo fondamentale principio machiavelliano simile
un'arma che pu essere utilizzata tanto in senso offensivo che difensivo, anche intende difendersi
dall'espansionismo altrui deve poter contare su un popolo forte: altrimenti sei preda di chiunque ti
assalta.
Il paradigma machiavelliano va inquadrato nel concetto di sistema misto di cui Machiavelli era
fautore, soltanto in questo contesto pu esplicarsi quella conflittualit virtuosa che costitu la
grandezza di Roma. Riprendiamo la formulazione originaria di Polibio che Machiavelli ricalca nei
Discorsi 29:
Come ho detto sopra, tre erano gli organi dello stato che si spartivano lautorit; il loro potere era
cos ben diviso e distribuito, che neppure i Romani avrebbero potuto dire con sicurezza se il loro
governo fosse nel complesso aristocratico, democratico, o monarchico. N il caso di
meravigliarsene, perch considerando il potere dei consoli, si sarebbe detto lo stato romano di forma
monarchica, valutando quello del senato lo si sarebbe detto aristocratico; se qualcuno infine avesse

29 E avvengach quelli suoi re perdessono limperio, per le cagioni e modi discorsi; nondimeno quelli che li
cacciarono, ordinandovi subito due Consoli che stessono nel luogo de Re, vennero a cacciare di Roma il nome, e
non la potest regia: talch, essendo in quella republica i Consoli e il Senato, veniva solo a essere mista di due
qualit delle tre soprascritte, cio di Principato e di Ottimati. Restavale solo a dare luogo al governo popolare: onde,
sendo diventata la Nobilit romana insolente per le cagioni che di sotto si diranno si lev il Popolo contro di quella;
talch, per non perdere il tutto, fu costretta concedere al Popolo la sua parte e, dallaltra parte, il Senato e i Consoli
restassono con tanta autorit, che potessono tenere in quella republica il grado loro. E cos nacque la creazione de
Tribuni della plebe, dopo la quale creazione venne a essere pi stabilito lo stato di quella republica, avendovi tutte le
tre qualit di governo la parte sua. E tanto le fu favorevole la fortuna, che, bench si passasse dal governo de Re e
delli Ottimati al Popolo, per quelli medesimi gradi e per quelle medesime cagioni che di sopra si sono discorse,
nondimeno non si tolse mai, per dare autorit agli Ottimati, tutta lautorit alle qualit regie; ne si diminu lautorit
in tutto agli Ottimati, per darla al Popolo; ma rimanendo mista, fece una republica perfetta: alla quale perfezione
venne per la disunione della Plebe e del Senato
considerato lautorit del popolo, senzaltro avrebbe definito lo stato romano democratico30.
Il governo misto romano nacque in uno specifico contesto, diverse sono le nostre societ, ma
possiamo ugualmente trarne un insegnamento: nei prossimi conflitti avranno la meglio quelle
societ che oltre a sviluppare gli strumenti difensivi e offensivi sapranno realizzare nuove forme di
integrazione del popolo, quelle societ che sapranno essere pi compatte sviluppando un senso di
appartenenza.
A partire da questi presupposti, proviamo a pensare un nuovo ruolo per degli ipotetici movimenti
popolari di domani dei quali sentiamo assoluto bisogno. Essendo la mia formazione originaria
marxista mi occuper qui delle classi inferiori, ma ugualmente bisognerebbe tentare di ridefinire un
ruolo per le classi medie. Per cominciare, le classi popolare dovrebbero creare delle proprie
organizzazioni politiche che non abbiano come obiettivo inviare deputati al parlamento, perch
questo uno strumento delle classi dominanti. Cosa avrebbero detto i Populares qualora i Tribuni
del popolo fossero diventati parte organica del Senato? facile immaginarlo, avrebbero detto che
non erano pi i loro rappresentanti, mentre ci avviene normalmente in tutti i sistemi parlamentari.
Inoltre bisognerebbe pensare in prospettiva a forme di organizzazione militare finalizzata alla difese
di queste organizzazioni, altrimenti esse sono ostaggio di chiunque detiene gli strumenti per
l'utilizzo della forza.
Nella maggior parte delle nazioni occidentali, le classi popolari non possono utilizzare il rifiuto
delle armi come strumento di pressione nei confronti delle classi dominanti, oggi la maggiori parte
degli eserciti sono formati da professionisti volontari, e anche quando esisteva lesercito di leva, la
coscrizione impediva di utilizzare questo strumento, per la plebe romana invece questo era uno
strumento di pressione maggiore ancora dello sciopero. Tuttavia bisogna capire che i professionisti
militare non vivono nel nulla, il loro maggiore o minore impegno determinato dal senso di
appartenenza alla societ, dalla presenza di motivi validi ed uno dei principali il combattere per
una societ a cui si sente di appartenere.
Lo sciopero resterebbe una delle armi principali con cui le classi inferiori manifestano la loro
indispensabilit per l'intera societ, ma attualmente tale strumento stato bagattellizzato da
sindacati inghiottiti dallo stato. Anche in ambito sindacale bisognerebbe mirare a ricostuire delle
organizzazioni autonome dei lavoratori.
I comunisti intendevano inserirsi nei parlamenti perch il loro obiettivo era il rovesciamento dello
stato, mentre invece non deve essere questo l'obiettivo piuttosto quanto creare un contro-potere che
difenda gli interessi delle classi popolari, consapevoli che una forma di comando, di governo ci
deve pur essere altrimenti uno stato non tale.
Le classi sociali non hanno una base esclusivamente economica eliminata la quale si eliminano
anche le classi sociali, le classi sociali derivano dall'esistenza di chi comanda e chi comandato.
Tuttavia le classi dominanti se non hanno un contro-potere che le contrasta tendono ad assumere il
massimo potere possibile, fino a forme estreme di esclusione dalla societ di quote rilevanti delle
classi popolari . Tra le sventure che possono colpire l'individuo l'esclusione sociale oggi
l'equivalente della schiavit nel mondo antico, anzi forse per chi buttato in mezzo alla strada e
tagliato completamente fuori pu sembrare preferibile la sorte dello schiavo a cui perlomeno era
assicurato un tetto e del cibo. L'esclusione sociale condivide con la schiavizzazione la dimensione
della morte sociale che Orlando Patterson individua come il tratto distintivo della schiavit31. Le
classi dominanti hanno per loro natura il sogno di un dominio assoluto ed eterno, compito delle
classi inferiori rendergli presente, ponendo loro un argine, che questo sogno distruttivo perch
irreale, altrimenti subiranno le tendenze distruttive delle classi superiori. Finora nessuna societ
riuscita a stare insieme, ad assicurare la cooperazione dei suoi membri senza uniformare molte
volont, ad una sola o a poche volont, e da ci deriva la necessit di affidare il comando a
qualcuno, e questo comporta l'esistenza di un potere coercitivo e relative diseguaglianze di potere.
Marx ed Engels ammettevano benissimo questa realt di fatto quando si trattava di polemizzare con
gli anarchici (Engels adduceva l'esempio del comandante di una nave: quando c' una tempesta

30 Polibio, Storie (Libro VI) Leccellenza della costituzione romana


31 Slavery and Social Death
vitale che ognuno si uniformi alla sua volont), tuttavia vollero conservare l'obiettivo
dell'estinzione dello stato.
Ci saranno esponenti delle classi dominanti disposti a tollerare e anche ad incoraggiare e favorire
forme di auto-organizzazione delle classi popolari (e con questo termine intendo sia le classi medie
che inferiori), avendo bene stampato in mente l'avvertimento di Machiavelli che senza un popolo
forte, attivo alla fine un stato preda di chiunque l'assalta)?
Le classi inferiori devono difendere delle condizioni di vita dignitose e difendere l'autonomia della
propria classe sociale, ma allo stesso tempo devono accettare il posto subordinato nella societ. Non
c' nulla di disonorevole nello stare alla base della societ. Inoltre, sembra che oggi la vita non
abbia senso se non si fa qualcosa di particolare, a mio parere invece non va disprezzata una
normalit costituita da una vita in cui si da il proprio contributo lavorativo necessario al
funzionamento della societ, che lasci il tempo libero necessario per curare la propria famiglia e i
propri interessi, oltre alla formazione militare che rende capaci di difendere se stessi, la famiglia e
la patria. Una vita fondata su queste basi del tutto sensata. Chi invece chiamato a compiti
particolari per attitudini e vocazione, deve avere la possibilit di farlo, anche se proviene dalle classi
inferiori.
La teoria marxiana che voleva la classe lavoratrice capace di gestire l'intera societ si rivelata
infondata, seppur diversi sono stati partiti operai di massa del novecento costituiti dai lavoratori
manuali della grande industria, in quanto Marx per classe lavoratrice intendeva dall'ingegnere
all'ultimo manovale. Le forze mentali della produzione, cio i tecnici non si sono uniti alla
classe operaia, ma se anche si fosse verificata la dinamica prevista da Marx secondo cui la propriet
si sarebbe trasformata in un gruppo parassitario, a cui si sarebbe opposto il lavoratore associato (i
lavoratori manuali insieme alla forze mentali della produzione o general intellect) credo che non
avrebbe configurato una classe intermodale, cio capace di gestire la transizione ad un nuovo
sistema sociale, poich per guidare la societ non sono sufficienti le sole conoscenze di carattere
tecnico, ma necessaria quella formazione che da sempre hanno caratterizzato le classi dominanti,
cio oltre alla formazione fornita dalla pratica politica, quel tipo di formazione definita
umanistica che si acquisisce con la conoscenza della storia, della filosofia, della giurisprudenza,
delle arti. Inoltre, la politica un'arte e come tale necessita di attitudini specifiche, in parte innate,
non solo un determinato grado di intelligenza e di formazione, ma anche le attitudini psico-fisiche
per reggere il conflitto, che seppur in questo campo non si svolge direttamente con le armi, spesso
ugualmente pericoloso. La politica a tempo pieno non per tutti, e neanche tutti sono interessati ad
un tale tipo di impegno. Ci sono diversi gradi, c chi ne fa una ragione di vita, ma la maggioranza
si interessa alle questioni politiche quando sente le proprie condizioni di vita minacciate.
Le classi popolari non possono svolgere un'efficace lotta politica senza organizzazione, la quale
presuppone una forma di divisione in classi interna tra chi dirige e chi diretto. Ci significava il
principio, che Lenin trasse dal rinnegato Kautsky, secondo cui agli operai la coscienza pu
essere portata solo dall'esterno, in base al quale si organizzarono i partiti operai del secolo scorso
che ebbero come modello principale la socialdemocrazia tedesca.
Lobiettivo della fine della societ di classe va abbandonato perch si dimostrata un'utopia
individualistica (il giovane Marx con la sua hybris estremistica individualistica avrebbe voluto
addirittura abolire la divisione del lavoro)32. Lessere umano un essere sociale che vive in
societ organizzate, cio costituite da gerarchie. Una volta stabilito tale punto fermo tutto da
discutere il rapporto tra le classi. Sicuramente le societ occidentali odierne con le loro mostruose
differenze di reddito necessitano di una radicale riorganizzazione. Di una radicale riorganizzazione
ha bisogno anche la forma dello stato, che miri al suo rafforzamento attraverso una sua
trasformazione democratica che assegni un ruolo alle classi medie e alle classi inferiori (non mi
soffermo qui sul ruolo del ceto medio semicolto trattato in vari interventi, che in realt
un'appendice dell'apparato statale odierno). Tale radicale trasformazione dello stato assolutistico,
implica un'estensione del potere alle classi non dominanti, per dirla con Massimo Morigi, pur
mantenendo una gerarchia di poteri.

32 Sull'individualismo di Marx vedi Louis Dumont, Homo aequalis


Una volta stabilito il principio dell'autonomia delle classi popolari, ma all'interno di una societ
organizzata, le classi popolari devono ricercare l'alleanza con i membri delle classi dominanti, se ce
ne sono, che non abbiano le tendenze auto-distruttive prevalenti in quelle attuali, e che abbiano
l'intenzione di combattere la deriva attuale delle societ occidentali. Soltanto se si realizzare tale
sinergia sar possibile nelle condizioni attuali invertire la deriva.
Va ritrovata un'unit sociale nella difesa dello stato. I recenti movimenti sovranisti intendono
difendere la sovranit dello stato nei confronti della globalizzazione, cio nei confronti del
tentativo statunitense di stabilire un dominio mondiale. Tuttavia la difesa di questa sovranit implica
una decisa trasformazione dello stato che ne trasformi radicalmente le basi assolutistiche sulle quali
fondato. Senza questo intento il sovranismo non potr essere che un altra forma di inganno,
ancora un altro partito che una volta in parlamento fa esattamente il contrario di quanto aveva
promesso per ottenere il voto.
Toni Negri un cattivo maestro, ma si impara anche dai maestri cattivi una volta riconosciuti
come tali. Come scrisse Preve, un pensatore da prendere sul serio, perch a suo modo geniale e
innovativo. In Impero egli effettua una colossale mistificazione, presentando la globalizzazione
statunitense quale erede del repubblicanesimo machiavelliano, ma confrontandosi con i suoi
argomenti, frutto di una conoscenza sofisticata, si possono migliorare gli strumenti teorici necessari
per combattere i conflitti attuali. Quello di Negri stato il tentativo pi significativo di trasformare
il repubblicanesimo machiavelliano in una teoria politica per l'oggi, ma pervertendone il significato,
trasformandolo in un'ideologia a servizio della globalizzazione. La sua antropologia del desiderio
esattamente il contrario della virt machiavelliana, quale attaccamento alla patria, fortezza e
temperanza, senso della giustizia, capacit militare e politica allo stesso tempo, e infine audacia,
perch sar necessaria molta audacia per affrontare l'Idra. Leviatano, il mostro marino, vinse
Behemoth, il mostro terrestre, e con questi poi si congiunse e con l'ausilio della Tecnica diede vita
all'Idra che vuole dominare tutto il globo.
Non c' dubbio che la critica di Toni Negri della sovranit statale corrisponda alle finalit di
destrutturazione degli stati a cui mira la globalizzazione (statunitense), ci non toglie che sia
sostanzialmente giusta. Difendersi dalla globalizzazione semplicemente affermando la sovranit
dello stato una lotta di retroguardia destinata alla sconfitta, perch questo tipo di sovranit svuota
di ogni forma di partecipazione le classi medie e le classi inferiori. Abbiamo una contrapposizione
tra stato-apparato (l'insieme dell'apparato di dominio che comprende anche i media) e la nazione
(l'intera collettivit). Lo stato-nazione si difende quindi ritrovando una forma di partecipazione ad
esso delle classi non dominanti, il che comporta la messa in discussione dell'assolutismo di base su
cui costruito lo stato moderno. Ecco la critica dellassolutismo su cui si fonda lo stato moderno,
evidente che essa coglie i nodi essenziali della questione:
La teoria hobbesiana della sovranit era funzionale allo sviluppo della monarchia assoluta e,
tuttavia, il suo schema trascendentale poteva essere ugualmente applicato alle altre forme di
governo: alloligarchia e alla democrazia. Nel momento in cui la borghesia stava diventando la
classe emergente, sembrava che non vi fosse alcuna alternativa a questo schema di potere. Non fu
dunque casuale che il repubblicanesimo democratico di Rousseau fin per assomigliare al modello
hobbesiano. Il contratto sociale di Rousseau garantisce che laccordo tra le volont individuali viene
sostenuto e sublimato nella costruzione di una volont generale che nasce dallalienazione delle
singole volont a favore della sovranit dello stato. In quanto modello di sovranit, lassoluto
repubblicano di Rousseau non realmente diverso dallhobbesiano Dio in terra, e cio dal
monarca assoluto. Queste clausole [del contratto], beninteso, si riducono tutte a una sola, cio
allalienazione totale di ciascun associato con tutti i suoi diritti a tutta la comunit. Le altre
condizioni poste da Rousseau per la definizione della sovranit in senso democratico popolare sono
assolutamente irrilevanti rispetto allassolutezza della fondazione trascendente. In particolare, la
nozione rousseauviana della rappresentanza diretta completamente distorta e, in ultima analisi,
viene inghiottita dalla rappresentanza della totalit a cui strutturalmente connessa - e tutto ci,
ancora una volta, risulta perfettamente compatibile con la concezione hobbesiana della
rappresentanza. Hobbes e Rousseau non facevano altro che ripetere il paradosso che Bodin aveva
gi concettualizzato nella seconda met del sedicesimo secolo. La sovranit appartiene,
propriamente, soltanto alla monarchia, poich uno solo il sovrano. Se due, tre o pi avessero il
potere, non vi sarebbe sovranit, poich il sovrano non pu essere soggetto al potere di altri. Le
forme politiche democratiche, plurali e popolari potranno anche essere proclamate, ma la sovranit
moderna avr sempre una sola configurazione politica: un unico potere trascendente33.
Uno dei primi a rendersi conto che una societ senza una cultura comune non poteva andare avanti
fu Rousseau, il quale propose di creare in sostituzione una religione della patria, ma poich non
vi pu essere una tale comunanza in presenza di differenze sociali sostanziali, egli propose allo
stesso tempo una religione dell'umanit e dell'eguaglianza, che aveva anche un suo peccato
originale costituito dall propriet. Se all'inizio religione della patria e religione dell'umanit
andavano accompagnate nella stessa persona, come ancora in Filippo Buonarroti34 successivamente
finiranno per divaricarsi per dar vita a nazionalismo e socialismo (successivamente: fascismo e
comunismo), diventeranno le sorelle nemiche tanto acerrime proprio perch nate dallo stesso seme.
Era gi iniziato il processo della disgregazione europea. Ma il problema non fu principalmente
ideologico, se l'Europa non riusci a creare una cultura comune in sostituzione del cristianesimo fu
perch non riusci a svilupparsi come realt unitaria.
La civilt europea giunta ad un punto morto. La sua storia iniziata con le crociate si conclusa
con conflitti insolubili, sfociati in due guerre mondiali, e infine la sottomissione agli Usa, ma non
prima di aver stravolto la faccia del mondo. Chi pensa di ripartire da questa storia, dai suoi
nazionalismi, magari ribattezzati rispettabilmente in patriottismo, secondo me perde tempo. La
stato nazionale va difeso, pena la disgregazione totale, ma in un'ottica rivolta al futuro, e per quanto
riguarda l'Europa ci vuol dire ricostruire le sue articolazioni nazionali intorno ad un nuovo centro,
il quale sar Russia, se vera la profezia secondo cui Mosca la Terza Roma. Ma questa non
prospettiva a breve termine, emerger come orizzonte politico dopo lo scontro tra le grandi potenze
che si preannuncia.
Non ritengo sia tutto da buttare della storia europea, ma neanche ci si deve nascondere il sostanziale
fallimento della civilt europea. Potremmo dire che avremmo preferito con Machiavelli uno
sviluppo pi classico pi simile a quella di Roma, con un progresso meno accellerato, e pi
integrabile dalla psiche umana e dalle strutture sociale e non lo sviluppo abnorme, mostruoso e fuori
controllo a cui siamo di fronte, tuttavia la storia non segue degli sviluppi classici perch attinge
nella natura (nel senso di physis) che per l'essere umano imperscrutabile nei suoi fondamenti
ultimi, a cui l'essere umano pu accostarsi ma mai dominare a suo piacimento. A cosa ci condurr
l'odierna situazione non lo sappiamo, di sicuro l'epoca tranquilla, seguita alla II guerra mondiale
(perch basata sulla deterrenza nucleare) durata pochi decenni sta definitivamente per concludersi.
Non sappiamo cos accadr, di sicuro saranno conflitti enormi, proporzionati alla capacit
distruttiva acquisita dell'essere umano, per affrontare i quali sar necessaria molta, tantissima virt
per non soccombere alla fortuna.
La capacit esplicativa del paradigma machiavelliano la si pu verificare utilizzandola per quanto
riguarda il mondo uscito dalla II guerra mondiale. Per l'occidente, e per la stessa Italia, le cose sono
andate meglio fin quando gli Usa avevano un antagonista nell'Urss, era proprio questo antagonismo
a creare un ordine. Non appena tale antagonista sbiadisce, e questo avviene ben prima del crollo
del muro, comincia la decadenza del mondo occidentale del dopoguerra e nasce il neo-
liberismo.
Machiavelli ritorna d'attualit nella misura in cui si esaurisce il vantaggio tecnologico occidentale
sul resto del mondo iniziato cinque secoli fa. Se la civilt ortodossa, quella sinica e anche
quell'indiana (sebbene meno protagonista rispetto alla prime due non corre per rischi esistenziali),
hanno superato la prova della minaccia mortale costituita dall'espansionismo mondiale
dell'occidente, diversamente stato per la civilt islamica. A causa del fatto che ha avuto la sventura
di trovarsi sopra i maggiori deposito di petrolio mondiale e per debolezze intrinseche dovute alle
divisioni confessionali, la civilt islamica l'unica rimasta sotto le grinfie dell'occidente. Il tentativo

33 Michael Hardt (Autore), Antonio Negri (Autore), A. Pandolfi (a cura di), D. Didero (a cura di), Impero
34 Vedi in merito il lavoro di James H. Billington, Fire in the Minds of Men: Origins of the Revolutionary Faith
di conquista del dominio mondiale degli Usa dopo il crollo del muro ha colpito soprattutto in questo
ambito distruggendo l'Iraq e poi la Libia, mentre l'Iran resta permanentemente nel mirino.
Attraverso l'Arabia Saudita e il Qatar si riusciti a manipolare i movimenti islamisti che utilizzano
gli attentati terroristici tra i principali mezzi di lotta, in modo da indirizzarli principalmente contro
la Russia. Dato lo sporco gioco occidentale e dato il fatto che i nostro s-governanti hanno avuto la
felice idea di lasciar crescere delle enclaves di popolazioni di religione islamiche nelle citt
europee, con organizzazioni legate all'Arabia Saudita e al Qatar da prevedere che gli attentati
cresceranno, qualora diventassero fenomeno quotidiano con un rischio statistico significativo,
potrebbe essere lo sviluppo di forme di milizia popolare. Nei recenti attentati in Europa, la presenza
diffusa di cittadini armati, con armi adeguate ed addestrati ad usarle, avrebbe potuto determinare
esiti differenti (cittadini nel senso autentico della parola, cio membri di una comunit capaci di
difendere se stessi e la collettivit in cui vivono). Altrimenti, l'alternativa sarebbe, nel caso di
crescita significativa degli attentati sarebbe la militarizzazione delle societ, e la fine di quella
libert di movimento a cui siamo attaccati.
Riconsideriamo quindi il monito che risuona nei secoli lanciato da Machiavelli alle classi
dominanti:

Per tanto, se tu vuoi fare uno popolo numeroso ed armato per poter fare un grande imperio, lo fai
di qualit che tu non lo puoi poi maneggiare a tuo modo: se tu lo mantieni o piccolo o disarmato
per poter maneggiarlo, se tu acquisti dominio, non lo puoi tenere, o ei diventa s vile che tu sei
preda di qualunque ti assalta35.

Se vero che gli eserciti odierni hanno una ineliminabile componente di specializzazione, anche
vero che ad usare questi strumenti sono pur sempre degli uomini e in quanto tali devono avere delle
motivazioni per combattere. Il culto del drone radiocomandato un simbolo del nichilismo
tecnologico in cui si sono infognate le societ occidentali. Ma il drone non si guida da solo, neppure
in grado di combattere Igor il cattivo, protagonista della recente e scadentissima saga mediatica.
Le societ occidentali individualiste e disgregate non forniscono queste motivazioni. Man mano che
si intensificher lo scontro multi-polare Machiavelli torner d'attualit. L'occidente ha puntato
tutto sulla superiorit tecnica, ma il divario tecnico la cosa pi facile da colmare, mentre molto
pi difficile far risalire la china ad una societ disgregata, divisa al suo interno. Il divario tecnico di
cui ha goduto l'occidente gi praticamente superato, e nel prossimo scontro vinceranno le societ
pi compatte che sapranno realizzare forme di inclusione del popolo, che sapranno trovare un
popolo disposto e capace di difendere la propria nazione.
Il Progresso un'idea scaduta, messa radicalmente in discussione da due guerre mondiali e
dall'invenzione della bomba atomica. Il progresso tecnico accresce tanto le capacit costruttive
quanto quelle distruttive dell'essere umano. Affidarsi al Progresso equivale ad affidarsi alla Divina
Provvidenza, un concetto religioso di cui il Progresso fu una secolarizzazione. Per gli occidentali
che di fronte alla superstizione del progresso hanno adottato pi o meno consapevolmente
l'attitudine di alcuni superstiziosi in Italia secondo cui non vero ma ci credo, cio essi non
credono pi al Progresso, ma continuano a credere che la civilt occidentale sia comunque al
culmine della civilt mondiale, forse la visione ciclica di Machiavelli ha qualcosa da dire: ...la
virt partorisce quiete, la quiete ozio, lozio disordine, il disordine rovina, e similmente dalla rovina
nasce lordine, dallordine virt, da questa gloria e buona fortuna36. Non forse l'aver pensato di
essere il culmine della civilt e di non avere pi nemici una delle cause della disgregazione e
decadenza delle osciet occidentali?
La cultura americana (statunitense) ha inondato il mondo di ciarpame, ma rispetto alla cultura
europea attuale (se ne esiste una visto che ormai si limita a seguire al traino quella statunitense)
possibile rovistando trovare qualcosa di utile, talvolta indispensabile. Prendiamo la questione della
guerra, da tempo ormai che la cultura europea incapace di affrontare tale fondamentale realt

35 Machiavelli, Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio


36 N. Machiavelli, Istorie fiorentine
umana, mentre invece la cultura statunitense non ha bisogno di rimuoverla. C' un'attenzione alla
questione del conflitto assente nella produzione intellettuale delle nazioni europee. Ad es. non
saprei indicare un testo di uno scrittore europeo contemporaneo che possa eguagliare per profondit
e realismo il libro di James Hillman, Un terribile amore per la guerra, una lettura altamente
consigliata che pu offrire un valido aiuto per affrontare i tempi che verranno, in quanto affronta la
guerra da un punto di vista filosofico e psicologico. Penso inoltre inoltre a tutta una corrente
storiografica e sociologica che ha visto nella guerra il principale fattore di sviluppo dello stato
moderno. Proprio il marxismo, che si dimostra in questo un frutto della decadenza europea, stato
uno dei principali promotori di questa vera e propria rimozione. Nato, il marxismo, in un momento
in cui le nazioni europee si incartavano, per cos dire, in conflitti regressivi, pensava di superare
questa situazione rimuovendo del tutto il fattore dell'identit di gruppo, della nazione, della
conflittualit tra gli esseri umani, che ha caratterizzato ogni epoca della storia umana, sostituendovi
la sola conflittualit tra le classi sociali, la quale portata all'estremo avrebbe creato un mondo senza
conflitti. Il marxismo ha contribuito di molto alla perdita di contatto con la realt della cultura
europea. Non che il conflitto tra le diverse classi non esiste, l'errore isolarlo dagli altri conflitti,
non metterlo in relazione ad es. a quello inter-nazionale, mentre invece in questa relazione che
acquisisce significati diversi, anche opposti (vedi in merito il mio Relativit dei conflitti. Per un
nuovo paradigma nell'analisi politica).
Guardiamo con realismo alla questione del conflitto. Ci che ha moderato il carattere
sostanzialmente oligarchico e degli stati occidentali che ha creato uno spazio per le rivendicazioni
salariali stata la necessit che si avuta del coinvolgimento popolare per condurre il conflitto con
gli altri stati. Dopo la seconda guerra mondiale la presenza dell'alternativa di sistema costituita
dall'Unione Sovietica aveva spinto a delle misure, soprattutto in Europa, atte a mantenere un certo
consenso popolare, da ci sorto il cosiddetto stato sociale. Dopo che, l'Unione Sovietica cess di
essere una sfida, prima del crollo del muro, gi negli anni settanta si aveva sentore del non
funzionamento del sistema sovietico, ritorn il neo-liberismo. Esso sostanzialmente una forma
estrema di individualismo, come disse la Thachter la societ non esiste. Le citt statunitensi, dopo
il breve periodo di ordine del dopoguerra, ritornavano allo hobbesiano stato di natura. Frank M.
Colman in un articolo degli anni settanta, riconducendo il sistema alla sue radici hobbesiane,
coglieva benissimo la tendenza (neo)liberista (ri)nascente. Come ha scritto successivamente
Colemanm, lo stato hobbesiano quale incarnazione del creazionismo biblico nullifica il mondo. Il
nichilismo in cui si conclusa la cultura occidentale, e che di conseguenza ha infettato le culture
di tutto il mondo, frutto di un lungo percorso. Se non altro Hobbes, il suo primo e principale
fautore, ebbe l'onest di chiamarlo con il suo nome di mostro marino, Leviatano. Esso combatt con
un mostro terrestre, Behemoth, che sconfisse. Da allora Leviatano si ingrandito al punto di essere
capace ora di inghiottire la Terra, ma pochi osano dichiarare la sua mostruosit.
L' occidente deve prendere atto dell'esistenza di altre civilt con cui deve convivere. Esse non
possono essere sottomesse o distrutte. L'unico tentativo serio di impedire la rinascita delle altre
civilt stato quello nazista. Figurarsi quindi se l' occidente oggi sarebbe in grado di sottomettere
la Cina o la Russia.
Bisogna ricercare un assetto che prenda atto realisticamente della competizione per le sfere
d'influenza fra le potenze eredi delle grandi civilt, compresa la possibilit di conflitti locali e a
margine delle linee di faglia degli stati eredi delle grandi civilt, senza per che questo degeneri nel
conflitto di civilt. Il timore, anzi l'orrore, per le conseguenze probabili di una collisione diretta tra
civilt ci che deve guidare in negativo le relazioni internazionali. Per l'occidente si
richiederebbe una decisa inversione di rotta dall'imperialismo da cui sorto il globalismo (cio la
tendenza al dominio mondiale) ad un territorialismo che curi l'ordine interno. La campagna
elettorale di Trump stata improntata a un protezionismo che sembrava riflettesse in una certa
misura il desiderio di una inversione di tendenza, ma naturalmente ora eletto non sta mantenendo
nessuna promessa. Dicono perch costretto dal deep state (cio dal potere effettivo nascosto, il
vero stato), ma temo che quei settori delle classi dominanti che hanno sostenuto Trump non hanno
avuto fin dall'inizio l'intenzione di effettuare una seria inversione di marcia. Il populismo dall'alto
non potr mai funzionare, se non si incontra con populismo dal basso. Mi chiedo quanto le classi
dominanti possano abusare del popolo nella loro infinita arroganza, finch i cittadini non decidano
che sia il tempo di dare loro una lezione. Tra l'altro negli Usa si conservato uno dei principi
fondamentali del repubblicanesimo, cio la possibilit per il popolo di portare le armi. Di solito si
vuole discreditare questo principio sacrosanto attribuendogli la responsabilit dell'alto tasso di
violenza. Accusa infondata in quanto in Canada e in Svizzera, dove ugualmente la possibilit di
portare liberamente le armi sancita dalla costituzione, vi sono tassi di mortalit per le armi da
fuoco simili a quelli europei, mentre in varie nazioni dell'America Latina dove non vi questo
diritto costituzionale i tassi di mortalit sono pi alti di quelli statunitensi.
Un radicale cambiamento di indirizzo degli Usa dal globalismo alla cura dell'ordine interno non
possibile senza cambiamento radicale della sua struttura interna. Tale cambiamento sembra molto
difficile nelle condizioni attuali, ma l'alternativa il declino e il disfacimento interno, oppure la
ricerca di una soluzione tecnica della crisi attraverso le micidiali armi attuali che comporterebbe
una catastrofe mai vista nell'intera storia dell'umanit. Anche se non credo che comporterebbe la
fine del genere umano, si tratterebbe comunque di una catastrofe di proporzioni inenarrabili.
Siamo ad una tappa decisiva, che impone un radicale cambiamento di indirizzo, di un percorso
iniziato oltre tre millenni fa. Ci che Jaspers chiama il periodo assiale andrebbe visto come un
percorso in cui l'essere umano passato dalla soggezione verso la natura al tentativo di
conquistarla. Non credo che la volont di non essere in balia della natura sia in s sbagliata,
sicuramente vanno capite bene le modalit e i rischi che essa comporta. Innanzitutto l'essere umano
pu conquistare uno spazio di preminenza all'interna della natura, ma non pu pensare di mettersi al
di sopra di essa perch da essa generato. Come aveva ben capito Jaspers proprio attraverso
l'insensato proposito dell'essere umano che la natura ristabilisce la preminenza. La soggezione
delluomo alla natura resa manifesta in maniera nuova dalla tecnica moderna. La natura minaccia
di sopraffare in modo imprevisto l'uomo stesso, proprio merc il dominio enormemente maggiore
che questi ha su di essa. Attraverso la natura dell'uomo impegnato nel lavoro tecnico, la natura
diventa davvero la tiranna dell'essere umano. Ce il pericolo che luomo sia soffocato dalla seconda
natura, a cui egli da vita tecnicamente come suo prodotto, mentre pu apparire relativamente libero
rispetto alla natura indomata nella sua perpetua lotta fisica per lesistenza.
Heidegger nell'analisi della illimitata volont di potenza a cui Nietzsche diede l'espressione pi
pregnante, e che non fu certo solo della Germania nazista, scrisse: La volont di potenza non
soltanto il modo in cui e il mezzo mediante il quale accade la posizione di valori, ma , in quanto
essenza della potenza, l'unico valore fondamentale in base al quale viene stimata qualsiasi cosa che
deve avere valore o che non puo pretendere di averne. Ogni accadere, ogni movimento, ogni
divenire come uno stabilire rapporti di grado e di forza, come una lotta... . Chi che in tale lotta
soccombe , in quanto soccombe, nel torto e non vero. Chi che in questa lotta rimane a galla , in
quanto vince, nella ragione e nel vero. Per che cosa si lotti , pensato e auspicato come fine con un
contenuto particolare, sempre di importanza secondaria. Tutti i fini della lotta e le grida di battaglia
sono sempre e solo strumenti di lotta. Per che cosa si lotti gi deciso in anticipo: la potenza
stessa che non ha bisogno di fini. Essa senza-fini, cos come l'insieme dell'ente privo-di-valore.
Questa mancanza-di-fini fa parte dell'essenza metafisica della potenza. Se mai qui si puo parlare di
un fine, questo fine la mancanza di fini dell'incondizionato dominio dell'uomo sulla terra. L'uomo
di questo dominio il super-uomo (Uber-Mensch)37.
Frank Coleman, nell'analizzare il rapporto tra Hobbes e l'Antico Testamento, ritiene che nella
misura in cui il capitalismo ci che genera la percezione di un difetto nella natura, anche il
capitalismo, assistito dalla scienza moderna, che mostra ad Hobbes la via d'uscita. Il modo in cui il
capitalismo ci libera dalla presenza di un difetto nella natura attraverso il progetto di derivazione
biblica di dominio sulla terra. I poteri del Dio dell'Antico Testamento sono riattribuiti al capitale e
alla scienza moderna che procede quindi alla produzione di un artefatto della societ civile che fa da
parallelo e da rinforzo all'artefatto costituito dallo stato. [] Non tanto il ruolo politico assegnato
al capitalismo e alla scienza in sostegno allo stato moderno che di interesse, ma il concetto che di

37 Nietzsche
natura ad esso sottostante. L'idea di derivazione biblica della natura quale artefatto, lasciatemi
sottolineare, soggiace allo stato leviatano, alla scienza moderna, e al capitalismo nella teoria
hobbesiana38.
Seppure l'Antico Testamento ha giocato un ruolo fondamentale, io credo esso vada collocato nella
cornice pi ampia del movimento del pensiero umano costituito dal periodo assiale. Non a caso
l'Artefice, il Creatore, the Maker (secondo la lingua inglese) ha un suo antenato nel Demiurgo
platonico, figura che nasce dal e allo stesso tempo intende superare il netto dualismo tra mondo
delle idee e realt sensibile. Il trascendentalismo dominante durante il periodo assiale, che si
differenzia rispetto ad un periodo precedente dominato da religioni immanenti alla natura,
l'espressione della volont dell'essere umano di porsi al di sopra della natura. Poich ci che
trascende l'essere umano la natura da cui esso generato, spostare la trascendenza dalla natura
allo spirito, determinando una netta contrapposizione tra materia e spirito, tra corpo e anima,
significa porre la trascendenza nell'intelligenza, in ci che l'uomo ritiene che lo ponga al sopra degli
altri esseri viventi, restringendo il significato di natura che nell'accezione dei greci comprendeva
l'intero cosmo, alle sole creature viventi.
Il peccato maggiore dei moderni, prima che due guerre mondiali e la Bomba spegnessero le
illusioni, stata la hybris. Prometeo fu trasformato in una figura positiva, mettendone in secondo
piano la tragicit. Persino Goethe, il pi equilibrato di tutti, non fu esente da questa distorsione.
Eppure se Prometeo fu condannato ad un pena terribile non fu senza ragione. Non tanto per aver
rubato il fuoco agli Dei, quanto per aver pensato in questo modo di rendere gli uomini simili ad essi.
Il peccato della hybris consiste nell'illusione di poter diventare padroni della natura, dimenticando
che siamo sempre soggetti ad essa. Massima la hybris di Marx secondo il quale sarebbe stato
possibile padroneggiare addirittura la Storia, prevederne gli esiti. La storia e la natura hanno le loro
radici nell'Ignoto, non sono prevedibili e padroneggiabili nei loro fondamenti ultimi. Far fronte a
tale condizione esistenziale compito degli esseri umani, ma senza pensare di poter padroneggiare
ci da cui siamo stati generati. Engels, un pensatore originale scrisse che la natura si vendica di
ogni nostra vittoria. Ogni vittoria ha infatti in prima istanza le conseguenze sulle quali avevamo
fatto assegnamento; ma in seconda e terza istanza ha effetti del tutto impreveduti, che troppo spesso
annullano a loro volta le prime conseguenze (...). Ad ogni passo ci vien ricordato che noi non
dominiamo la natura come un conquistatore domina un popolo straniero soggiogato (...). Tuttavia il
nostro dominio sulla natura consiste nella capacit, che ci eleva al di sopra delle altre creature, di
conoscere le sue leggi e di impiegarle nel modo pi appropriato39.
Quando leggiamo Machiavelli lo sentiamo come un moderno, qualcuno che parla di un mondo che
anche il nostro, ma riguardo al rapporto dell'uomo con la natura appare la diversit del pagano
Machiavelli portavoce di una modernit diversa rispetto a quella che ha prevalso.
Quanto alle cause che vengono dal cielo, sono quelle che spengono la umana generazione, e
riducano a pochi gli abitatori di parte del mondo. E questo viene o per peste o per fame o per una
inondazione d'acque: e la pi importante questa ultima, s perch la pi universale, s perch
quegli che si salvono sono uomini tutti montanari e rozzi, i quali, non avendo notizia di alcuna
antichit, non la possono lasciare a' posteri. [...]. E che queste inondazioni, peste e fami venghino,
non credo sia da dubitarne; s perch ne sono piene tutte le istorie, s perch si vede questo effetto
della oblivione delle cose, s perch e' pare ragionevole ch'e' sia: perch la natura, come ne' corpi
semplici, quando e' vi ragunato assai materia superflua, muove per s medesima molte volte, e fa
una purgazione, la quale salute di quel corpo; cos interviene in questo corpo misto della umana
generazione, che, quando tutte le provincie sono ripiene di abitatori, in modo che non possono
vivervi, n possono andare altrove, per essere occupati e ripieni tutti i luoghi; e quando la astuzia e
la malignit umana venuta dove la pu venire, conviene di necessit che il mondo si purghi per
uno de' tre modi; acciocch gli uomini, sendo divenuti pochi e battuti, vivino pi comodamente, e
diventino migliori40.

38 The prosthetic God: Thomas Hobbes, the bible, and modernity


39 Dialettica della natura
40 Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio
Vediamo quindi come Machiavelli ripristina spontaneamente la trascendenza nella natura. La
modernit dalla antica visione del mondo si rivela tutta in queste parole che dovrebbero essere da
monito per noi viventi. Se gli esseri umani non riusciranno ad invertire la tendenza riparando ai
mali prodotti da un percorso millenario, che non condannare in s, quale volont dell'essere
umano di non essere in completa balia della natura, ma solo nell'illusione di poter soggiogare la
natura, dimenticando che essa stabilisce comunque la sua preminenza rispetto al singolo individuo.
Il Grande Falegname (per quelli del tempo della Bibbia) o il Grande Ingegnere Interstellare per
quelli di oggi un concetto antropomorfico. C' bisogno di un concetto che indichi l'esistenza di ci
che trascende la capacit di comprensione umana o che l'essere umano pu cogliere in minima parte
senza poterla esaurire, possiamo chiamarlo Dio, Infinito, Natura. E' da superare il concetto di Dio
creatore della natura (che il settimo giorno si ripos), perch una proiezione dell'illusione umana
di dominare la natura.
Se non si metter il massimo impegno a invertire una crescita che ormai somiglia pi al
diffondersi di una metastasi e ristabilire un equilibrio allora sar la natura a farlo. Questo non vuol
dire affatto porsi dalla parte della de-crescita, quel semplicismo per cui basta mettere il segno
negativo al valore della crescita. Sapranno conquistare l'egemonia quei sistemi sociali che
sapranno indicare ai popoli un diverso modello qualitativo di sviluppo.
Siamo oggi nel crepuscolo del Demiurgo. Si spera che la notte che incombe non sia illuminata da
esplosioni nucleari.
Non il pacifismo, n il buonismo, questi due figli ipocriti della carit cristiana, entrambi arruolati
dal globalismo, ma la virt machiavelliana pu ispirare uno spirito di antagonismo nei confronti
dell'Idra le cui teste sono sparse in tutto il globo, l'Apparato di potere che rischia di devastare
l'intero mondo nella sua agonia. Il pericolo maggiore che l'Idra-Apparato voglia ricorrere alla
Tecnica (nello specifico all'utilizzo delle armi atomiche su vasta scala), sulla quale ha fatto sempre
affidamento prioritario, per impedire o ritardare la sua fine, perch non pu ricorrere alla virt che
da tempo ha soffocato nei suoi sottoposti. Il compito prioritario degli occidentali sarebbe
distruggere questo mostro che altrimenti li porter alla rovina. Siamo sulla strada che porter ad uno
scontro generalizzato che ridefinir i rapporti inter-nazionali, acquisiranno un ruolo di primo piano
le societ che faranno affidamento non solo sulla superiorit tecnica degli armamenti, ma sulla loro
maggiore compatezza, sul maggiore attaccamento dei loro cittadini al proprio stato, al proprio
sistema sociale, alla propri civilt. Gli occidentali questo attaccamento non l'hanno, troppo marce
sono diventate le societ occidentali, troppo piene di diseguaglianza e plateali ingiustizie, troppo
pieni di menzogne i programmi dei partiti politici, inqualificabili sono i media occidentali si
dedicano deliberatamente al rimbambimento dei loro spettatori e a suscitare tutti i pi miseri
particolarismi.
Prepariamoci psicologicamente e fisicamente, non esiste una netta distinzione, a tempi difficili. La
cosa peggiore la fuga dalle realt degli occidentali, ma per chi non vuole essere in balia degli
eventi, per chi ritiene che la dignit dell'essere umano consista nel tentare almeno di far fronte ai
colpi della Fortuna, Machiavelli sicuramente un compagno di strada.

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