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Lorenzo Macorini
8. TRAVATE RETICOLARI,
PONTI AD ARCO, PONTI STRALLATI
Ponti a travi reticolari, ponti ad arco, ponti strallati dott. ing. Lorenzo Macorini
Le travate reticolare, solitamente impiegate per ponti in acciaio nel campo delle luci medio-
grandi L=150÷400 m, sono realizzate da un insieme di aste rettilinee collegate tra loro in modo
da formare una struttura a maglie triangolari capace di sopportare i carichi esterni principalmente
con forze assiali nelle aste componenti. Gli schemi statici impiegati comprendono la travata
continua, lo schema a trave Gerber o la trave semplicemente appoggiata.
Un ponte a trave reticolare è costituito da:
a) un impalcato a piastra ortotropa o a soletta in c.a.;
b) delle travi trasversali che sopportano l'impalcato e
riportano i carichi ai nodi delle strutture principali;
c) dalle travi reticolari propriamente dette che portano
i carichi verticali e che costituiscono la struttura
principale;
d) le strutture di controventamento che resistono a
tutte le azioni orizzontali e garantiscono la stabilità di
forma del ponte.
OSS: rispetto ai ponti costituiti da travi a parete piena le travate
reticolari garantiscono un risparmio sui materiali ed in genere
un’elevata rigidezza dovuta all’altezza significativa che gli elementi
possono raggiungere. Per contro si ha un maggior numero di
giunzioni da effettuare ed una maggiore difficoltà di manutenzione.
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Modellazione e calcolo
Le travature reticolari ideali sono caratterizzate da: i) aste incernierate agli estremi, ii)
carichi sono nodali, iii) tutti gli assi delle aste che concorrono in un nodo si incontrano in un
punto. Pertanto tali travature sono contraddistinte da aste componenti sollecitate solo da sforzi
assiali.
Nel caso di travature reticolari da ponte le
tre ipotesi precedenti non sono rispettate
perché le aste sono connesse rigidamente ai
nodi e le inevitabili imperfezioni di
montaggio portano ad eccentricità delle aste
rispetto ai nodi teorici. Infine i carichi non
sono mai esclusivamente nodali, poiché
almeno il peso proprio delle aste è
Nodo rigido con imperfezione di montaggio. uniformemente ripartito su di esse.
Pertanto nelle aste sono presenti anche sollecitazioni di flessione e taglio tanto più elevate
quanto più le aste sono tozze. Queste sollecitazioni in genere danno uno scarso contributo alla
portanza dei carichi esterni, rispetto al funzionamento di trave reticolare ideale; la loro entità va
però valutata in quanto possono portare a rottura per fatica in prossimità dei nodi ove queste
sollecitazioni secondarie sono più elevate e dove si hanno cause concomitanti che possono
innescare le rotture, quali intagli, fori per bulloni, saldature eccetera. Il calcolo delle
sollecitazioni secondarie nelle travi reticolari risulta molto semplice in quanto basta trattare la
struttura come un qualsiasi telaio a nodi rigidi.
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Strutture di controvento
Nei ponti a travata reticolare sono necessarie delle strutture di controvento per sopportare
tutte le azioni orizzontali (vento, frenatura, forza centrifuga ecc.) e trasferirle ai vincoli. I
controventi sono inoltre indispensabili per evitare che le strutture principali si deformino fuori
dal loro piano per fenomeni di instabilità e formano con la struttura principale una sezione
scatolare unicellulare.
In corrispondenza degli appoggi sono necessari dei robusti portali o dei traversi reticolari (ponti
a via superiore) per riportare ai vincoli le reazioni orizzontali delle travi reticolari formate dai
controventi orizzontali.
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Nel caso di ponti a via inferiore in cui l’altezza delle travi principali non raggiunge l’altezza
minima richiesta per il transito dei sovraccarichi non è possibile inserire un controvento
superiore. Le azioni orizzontali sul corrente superiore vengono quindi riprese da una serie di
robusti telai a U che hanno anche la funzione di impedire lo sbandamento laterale del corrente
compresso fuori dal piano della trave.
d4w d2w dw
Equazione della linea elastica: EJ ⋅ 4 + N ⋅ 2 + K ⋅ =0
dx dx dx
dove EJ è la rigidezza flessionale del corrente e K la rigidezza su suolo elastico (rigidezza
ripartita del telaio).
d2w
condizioni al contorno: = w = 0 per x=0 e x=l.
dx 2
⎛ nπx ⎞
Assumendo la deformata: w = w 0 ⋅ sen ⎜ ⎟
⎝ l ⎠
n 2 π2 EJ Kl 2
si ricava il valore del carico N per l’n-esima deformata critica: N (n)
crit = + 2 2
l2 n π
dN
il valore minimo di N (n)
crit è il carico critico =0 → N crit = 2 EJK
dn
La lunghezza di libera inflessione (da impiegare per un calcolo “convenzionale” di Ncrit) può
essere calcolata come:
1/ 4
π2 EJ ⎛ EJ ⎞
= 2 EJK → l0 = π ⎜ ⎟
l02 ⎝ 4K ⎠
Ponti a travi reticolari, ponti ad arco, ponti strallati dott. ing. Lorenzo Macorini
Ponti a travi reticolari, ponti ad arco, ponti strallati dott. ing. Lorenzo Macorini
Ponti a travi reticolari, ponti ad arco, ponti strallati dott. ing. Lorenzo Macorini
Criteri di calcolo
Nota la linea d’asse e la linea delle pressioni1 relativa ad un dato sistema di forze è possibile
calcolare le azioni sollecitanti:
M s = H ⋅ ( y p − ys )
N s = − R s ⋅ cos ( ϕ p − ϕs ) ≈* − R s = − H cos ϕ
Ts = R s ⋅ sen ( ϕ p − ϕs ) ≈* 0
* per piccoli spostamenti ϕp = ϕs = ϕ .
Def. Linea delle pressioni: la linea la cui tangente in ciascun punto coincide con
la retta d’azione della risultante di tutte le forze comprese le reazioni vincolari
che precedono quel punto.
Essa gode della proprietà che il momento rispetto ad un suo punto di tutte le forze
che lo precedono è nullo. Da ciò si ricava che:
yp = M y H
dove My è il momento dovuto a tutti i carichi verticali che precedono la sezione
analizzata.
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Linee di influenza delle reazioni e delle caratteristiche della sollecitazione per un arco a tre cerniere.
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Linee di influenza delle reazioni e delle caratteristiche della sollecitazione per un arco a due cerniere.
• Caduta di spinta
Si consideri un arco parabolico con linea
d’asse coincidente con la curva delle
pressioni, lo sforzo normale è costante e
vale:
N s = H 3c cos ϕ
con H3C reazione nel caso di arco a 3
cerniere.
Lo sforzo normale produce un
accorciamento dei singoli conci (di
lunghezza ds) pari a:
H 3c ds
− ⋅
cos ϕ EA
ds
L’accorciamento complessivo risulta: ∆l = − H 3c ⋅ ∫ EA
arco
ds
per congruenza con i vincoli esterni deve nascere una forza ∆H che si oppone a tale spostamento: ∆H = − H 3c ⋅ ∫ EA
u'
arco
tale forza è di segno opposto rispetto a H3C.
In un arco a due cerniere si ha sempre una spinta inferiore rispetto all’arco a tre cerniere
corrispondente dovuta all’accorciamento elastico dell’arco provocato dallo sforzo normale.
Come conseguenza della caduta di spinta si hanno dei momenti flettenti provocati dai carichi
permanenti g anche nel caso ideale in cui la linea d’asse coincida con il poligono funicolare dei
carichi esterni. Nella generica sezione di coordinata y tale momento (positivo) vale: Mg = ∆H·y
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• Instabilità
Gli archi essendo strutture prevalentemente compresse risentono dei fenomeni di instabilità
nel loro piano e fuori dal piano.
Instabilità nel piano dell’arco
Nel caso di arco generico è possibile calcolare il
carico critico associato all’instabilità nel piano
mediante la formula proposta da Timoshenko:
EJ
pcr = γ ⋅ 2 x ,
l
dove EJx è la rigidezza flessionale in chiave, l la luce dell’arco e γ
un coefficiente tabellato.
Per un calcolo approssimato del carico critico per instabilità fuori dal piano dell’arco è
possibile schematizzare la struttura reale come un arco parabolico caricato con carichi
uniformemente distribuiti ed avente sezioni che variano con la legge A = Ac/cosφ (Ac sezione in
chiave).
Il carico critico della spinta H coincide, per questa struttura semplificata, con il carico
critico di un’asta incernierata agli estremi di sezione pari alla sezione ad un quarto dell’arco e
lunghezza di libera inflessione l0 = β · l.
Il valore di β dipende dalla freccia dell’arco e dal momento di inerzia per flessione fuori
piano Jy.
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Un calcolo semplificato dei ponti ad arco in muratura può essere condotto con due metodi
alternativi:
- Metodo di Méry (calcolo a rottura, materiale a comportamento elastico non resistente a trazione e con resistenza
limite a compressione);
- Metodo di Hayman (analisi limite applicata alla muratura).
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Ponti a travi reticolari, ponti ad arco, ponti strallati dott. ing. Lorenzo Macorini
Metodo di Méry
La teoria di Mery prevede che la curva
delle pressioni sia contenuta entro il
terzo medio dell’arco, passando il suo
estremo superiore in chiave e per il suo
estremo inferiore al giunto di rottura
nelle sezioni di imposta (φi=60°).
Essa è quindi una curva limite,
corrispondente allo stato in cui l’arco è
sul punto di aprirsi nelle sezioni
critiche per l’insorgere di sforzi di
trazione tali da superare l’aderenza
della malta.
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Metodo di Heymann
Il metodo di Heymann fa riferimento al teorema
statico dell’analisi limite: “se è possibile trovare un
qualsiasi sistema di sollecitazioni interne in
equilibrio con il carico esterno e tale che in nessuna
sezione sia superata la resistenza allo
schiacciamento, allora la struttura nel suo
complesso è stabile.”
Pertanto se è possibile definire un qualunque
poligono funicolare (ossia una curva delle pressioni)
all’interno dello spessore dell’arco, questo è stabile.
Quindi per dimostrare che l’arco può assolvere le
sue funzioni è necessario soltanto dimostrare che
esiste almeno un sistema di forze interne
compatibile: equilibrio con le forze esterne, assenza
di trazioni, tensioni inferiori a quelle di rottura.
La stabilità della struttura in muratura è assicurata
non dalla sua resistenza, ma da una corretta
geometria globale, corretta in riferimento
all’andamento delle pressioni che la struttura deve
sopportare.
Ipotesi di base:
- la pietra/mattone non offre alcuna resistenza a
trazione;
- la resistenza a compressione della pietra/mattone
si assume infinita2;
- i conci di pietra/mattoni non possono scorrere
l’uno rispetto all’altro;
2
è possibile anche tener conto della resistenza reale a compressione.
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• Calcolo semplificato
Ipotesi:
- la distanza tra i montanti è piccola rispetto alla luce l dell’arco (distribuzione continua dei
montanti);
- i montanti sono incernierati alle estremità e sono assunti indeformabili assialmente (bielle
infinitamente rigide);
- la trave irrigidente (impalcato) ha momento di inerzia costante lungo la luce.
Sulla base di queste ipotesi è possibile condurre un calcolo semplificato considerando due
situazioni limite: (i) caso di arco sottile, (ii) caso di arco con rigidezza flessionale finita.
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Il momento complessivo M che agisce sulla struttura è pari alla somma del momento nella trave
Mt e del momento nell’arco Ma:
M = Ma + Mt.
dove: Ma(x) = -Ea·Ja·cosφ·va’’, Mtx) = -Et·Jt·vt’’
Per la compatibilità negli spostamenti nei due sistemi si ha: va = vt
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I ponti strallati possono essere realizzati secondo diversi schemi: a ventaglio o ad arpa
oppure secondo uno schema misto arpa-ventaglio.
Nello schema a ventaglio l'antenna è prevalentemente compressa e tutti gli stralli sono rinviati da
un unico punto che è collegato al suolo dal cavo di ormeggio e quindi può subire spostamenti
limitati. Nello schema ad arpa, invece, gli stralli inferiori hanno un’efficacia ridotta poiché i
punti di attacco all'antenna subiscono spostamenti a causa della deformabilità delle travi di riva;
inoltre ciò provoca azioni flessionali nell'antenna assenti nello schema a ventaglio. Lo schema ad
arpa ha però il vantaggio di avere gli attacchi dei cavi alla travata tutti eguali e di evitare i
problemi di congestione presenti nello schema a ventaglio dovuti all'arrivo di tutti i cavi in un
unico punto dell'antenna, ove nascono concentrazioni locali di sforzi.
Quando l'andamento del terreno lo permette risulta molto conveniente ancorare tutti gli stralli di
riva al suolo, migliorando così le prestazioni degli stralli nella campata centrale.
Si possono realizzare ponti strallati in schemi con una sola luce principale e due campate di riva
(una sola negli schemi dissimetrici) oppure, più raramente, ponti strallati a più luci, per lo più in
c.a.p., composti da più moduli formati da un’antenna e dall’impalcato con due sbalzi sorretti
dagli stralli.
Corso di Costruzione di Ponti - a.a. 2007/08 - Pag. 8.28 -
Ponti a travi reticolari, ponti ad arco, ponti strallati dott. ing. Lorenzo Macorini
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Gli stralli possono essere tutti su di un piano verticale (a) o su due piani distinti (b).
(a) (b)
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Ponti a travi reticolari, ponti ad arco, ponti strallati dott. ing. Lorenzo Macorini
Nel primo caso l’impalcato trasversalmente si comporta come due mensole incastrate nel piano
medio verticale che contiene gli stralli; eventuali carichi non simmetrici devono essere portati
per torsione dell’impalcato che deve essere a cassone. Nel caso di stralli su due piani il
comportamento trasversale dell’impalcato è quello di una trave semplicemente appoggiata alle
estremità.
Stralli
I cavi impiegati nei ponti strallati possono essere costituiti da singoli elementi (fili, trefoli)
avvolti a spirale, oppure formati da unità elementari disposte in parallelo.
Le funi spiroidali possono essere del tipo chiuso o aperto. Le funi spiroidali hanno grande vantaggio
di poter essere avvolte in bobine di raggio
relativamente contenuto, ciò ne rende
possibile la prefabbricazione in officina e il
trasporto in cantiere nella configurazione
finale. Per contro esse hanno lo svantaggio
di avere un modulo di elasticità apparente
relativamente basso, 140000÷170000 MPa,
dovuto all'avvolgimento dei fili. Pertanto
tali funi vanno presollecitate in officina per
permettere l'assestamento dei fili; va fatto
Nelle funi chiuse i fili esterni hanno una sezione speciale,
cioè una sorta di rodaggio della fune che,
generalmente a z, che fa sì che ciascuno di essi per effetto
se molto lunga, richiede attrezzature
dell'avvolgimento eserciti una pressione radiale su quello
complesse. La resistenza statica ed a fatica
adiacente. Nelle funi spiroidali aperte, invece, tutti i fili sono
di una fune spiroidale è piuttosto bassa in
circolari, generalmente del diametro di 1.1 mm.
quanto nei fili si hanno sollecitazioni
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Ponti a travi reticolari, ponti ad arco, ponti strallati dott. ing. Lorenzo Macorini
parassite dovute all'avvolgimento ed alle tensioni trasversali trasmesse tra fili adiacenti. Inoltre i fili non
sono egualmente sollecitati per cui (se si escludono fenomeni di fatica) si assume un coefficiente di sicurezza
piuttosto elevato in genere pari a: v = 2.4.
Nei moderni ponti strallati le funi spiroidali tendono ad essere
sostituite con cavi ad elementi paralleli. Questi sono
generalmente formati da trefoli ma possono essere costituiti
da fili o da barre di acciaio speciale del diametro di 16÷32
mm. Questi cavi, molto simili a quelli utilizzati per il c.a.p.
ma con portate maggiori, devono necessariamente essere
confezionati in cantiere in quanto il parallelismo dei trefoli (o
fili) non ne permette l'avvolgimento e quindi il trasporto.
I cavi ad elementi paralleli sono poi caratterizzati da un
modulo di elasticità coincidente con quello dei singoli
elementi costituenti, E =195000÷205000 MPa, ed il
coefficiente di sicurezza a rottura, per carichi statici, può
essere assunto pari ad 1.75 (sono assenti le sollecitazioni
trasversali parassite e tutti i fili sono egualmente sollecitati).
Generalmente i cavi vengono posti in guaine di polietilene ad alta densità (HDPE), resistente ai raggi
ultravioletti. Per proteggere l'acciaio dalla corrosione i fili od i trefoli possono essere preventivamente
zincati. La guaina viene riempita con materiale protettivo: un grasso speciale nel caso di funi spiroidali
preconfezionate; malta di cemento nel caso di cavi confezionati in cantiere. Oppure è possibile adottare una
doppia protezione: il singolo trefolo, eventualmente zincato, viene posto in una guaina di vipla entro cui può
scorrere grazie alla presenza di un grasso che funge anche da protezione anticorrosione. Tutti i trefoli
inguainati vengono poi posti all'interno della guaina in HDPE in cui viene fatta l'iniezione finale. Con questa
disposizione è possibile teoricamente sostituire anche uno o parte dei trefoli costituenti il cavo.
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3
Essendo aumentato il tiro T, diminuisce la freccia f e quindi a parità di S aumenta C.
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Essendo γ il peso specifico del cavo (compreso il contributo di guaine ecc.), σ la tensione nel cavo.
parte fissi ed in parte elastici. Risulta pertanto fondamentale definire la costante di elasticità di queste molle e
i parametri la influenzano.
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La deformabilità della molla da sostituire allo strallo in D si ottiene dall’abbassamento verticale ∆D del
punto D provocato da una forza unitaria:
l1 l2 tgβ
∆D = + + ∆A ⋅
A1E1sen 2 α ⋅ cos α A 2 E 2 cos3 β ⋅ tg 2α tgα
OSS1: l’efficacia del tirante è tanta maggiore quanto più il tirante in campata tende alla verticale (α grande)
e quanto più quello di riva tende all’orizzontale (β piccolo).
Le considerazioni che si possono fare sulla deformabilità degli stralli riguardano i carichi mobili in
quanto durante le fasi costruttive ed a costruzione ultimata si può sempre agire sulle funi regolandone la
tensione e quindi la lunghezza. In particolare uno dei criteri comunemente più seguiti è quello di regolare a
fine costruzione la tensione negli stralli in modo che l'impalcato si comporti come una trave continua su
appoggi fissi. Lo sforzo di trazione Ti nella generica fune quindi dovrà essere tale che la sua componente
verticale sia pari proprio alla reazione Ri dovuta ai carichi permanenti che si avrebbe nella trave continua
equivalente: Ri = Ti · senαi
Per un numero di stralli elevato il diagramma dei
momenti tende praticamente a zero e la trave è
soggetta a solo sforzo normale.
Si può anche regolare la tensione negli stralli in
modo diverso, provocando volutamente una
distribuzione dei momenti differente e tale da avere
un diagramma dei massimi e minimi più favorevole
(ad esempio introducendo momenti positivi nelle
zone ove i carichi accidentali provocheranno i
massimi momenti negativi e viceversa).
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Ponti a travi reticolari, ponti ad arco, ponti strallati dott. ing. Lorenzo Macorini
Nel caso dei ponti in c.a.p. va peraltro notato che l'effetto della viscosità del calcestruzzo riduce nel tempo
questi vantaggi ed il diagramma dei carichi permanenti tende comunque a quello della trave continua su
appoggi fissi, in modo simile a quanto visto nel caso di cedimenti vincolari.
Al passaggio dei carichi accidentali i tiranti si comportano quindi come molle e quindi la distribuzione delle
sollecitazioni è governata dal rapporto Z tra la rigidezza della trave e quella delle molle:
6 ⋅ Et ⋅ J t
Z= ⋅ω
b13
con Et, Jt modulo di elasticità e momento di inerzia della trave, ω deformabilità della molla e b1 interasse
delle molle.
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Riferimenti bibliografici
• Progettazione e costruzione di Ponti con cenni di patologia e diagnostica delle opere esistenti.
M. P. Petrangeli (IV edizione, MASSON, 1997).
• Ponti a struttura d’acciaio. F. de Miranda (Collana tecnico-scientifica per la progettazione di
strutture in acciaio, Distribuzione CISIA – 1972).
• Manual of Bridge Engineering, Edited by M.J. Ryall, G.A.R. Parke and J.E. Harding (Thomas
Telford, 2000).
• ENV 1993-2:2002. Eurocodice 3 - Progettazione delle strutture di acciaio - Parte 2: Ponti di
acciaio.