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ISBN 13 978-88-8207-398-5
EAN 9 788882 073985
Manuali, 93
Prima edizione, settembre 2010
© GRAFILL S.r.l.
Via Principe di Palagonia, 87/91 – 90145 Palermo
Telefono 091/6823069 – Fax 091/6823313
Internet http://www.grafill.it – E-Mail grafill@grafill.it
Finito di stampare nel mese di settembre 2010
presso Officine Tipografiche Aiello & Provenzano S.r.l. Via del Cavaliere, 93 – 90011 Bagheria (PA)
Tutti i diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica e di riproduzione sono riservati. Nessuna parte di questa
pubblicazione può essere riprodotta in alcuna forma, compresi i microfilm e le copie fotostatiche, né memorizzata tramite
alcun mezzo, senza il permesso scritto dell’Editore. Ogni riproduzione non autorizzata sarà perseguita a norma di legge.
Nomi e marchi citati sono generalmente depositati o registrati dalle rispettive case produttrici.
3
indice
introduzione.......................................................................................... p. 7
1. inquadramento normativo.................................................... ˝ 10
1.1. Il protocollo di Kyoto ...................................................................... ˝ 10
1.2. Il contesto normativo in Europa e in Italia...................................... ˝ 11
1.3. Il D.P.R. n. 59/2009 ......................................................................... ˝ 12
1.4. Le linee guida alla certificazione energetica ................................... ˝ 13
1.5. Incentivi per la riqualificazione
energetica degli edifici esistenti ...................................................... ˝ 15
1.6. Le UNI TS 11300 ............................................................................ ˝ 16
1.7. Altre norme tecniche di riferimento ................................................ ˝ 17
1.8. Applicazione delle nuove norme ..................................................... ˝ 19
1.9. La normativa regionale.................................................................... ˝ 20
n appendice a
un esempio svolto: la certificazione enerGetica
di un edificio esistente............................................................. ˝ 236
a.1. L’edificio di esempio ....................................................................... ˝ 236
a.2. I dati generali dell’edificio .............................................................. ˝ 236
a.3. L’involucro disperdente ................................................................... ˝ 238
a.4. L’impianto di riscaldamento ed acqua calda sanitaria .................... ˝ 256
a.5. L’attestato di certificazione energetica ............................................ ˝ 263
n appendice b
Guida all’installazione del cd-rom................................ ˝ 267
b.1. Contenuti del CD-RoM allegato..................................................... ˝ 267
b.2. Requisiti minimi hardware e software............................................. ˝ 267
b.3. Richiesta della password
per l’attivazione della BANCA DATI ............................................. ˝ 268
b.4. Installazione della BANCA DATI ................................................... ˝ 268
b.5. Attivazione della BANCA DATI..................................................... ˝ 269
b.6. Installazione di TERMoLoG LT.................................................... ˝ 269
b.7. Avvio e abilitazione di TERMoLoG LT ........................................ ˝ 271
b.8. Introduzione al software TERMoLoG LT ..................................... ˝ 273
Legge n. 10/1991 ............................................................................. ˝ 273
Input grafico .................................................................................... ˝ 273
Archivio ........................................................................................... ˝ 274
Certificazione energetica ................................................................. ˝ 275
Limitazioni di TERMoLoG LT...................................................... ˝ 275
b.9. Consultazione del manuale.............................................................. ˝ 276
b.10. Apertura del file di esempio ............................................................ ˝ 276
n appendice c
calcolo dell’enerGia primaria
per la staGione estiva: la uni ts 11300 parte 3 ............. ˝ 276
c.1. Il calcolo dell’energia primaria per la stagione estiva .................... ˝ 276
n biblioGrafia
e norme di riferimento ............................................................ ˝ 280
Calcolo energetico ..................................................................................... ˝ 280
Impianti ..................................................................................................... ˝ 280
Calcolo involucro ...................................................................................... ˝ 280
Normativa tecnica di riferimento .............................................................. ˝ 280
7
introduzione
Gentile lettore, questo volume è indirizzato a chi, nella propria attività professio-
nale o di studio, si trova a dover svolgere il calcolo delle prestazioni energetiche degli
edifici: progettisti e certificatori, presenti o futuri, che devono valutare i fabbisogni di
energia di un immobile, applicando le norme tecniche più recenti.
L’efficienza energetica di un edificio rappresenta oggi un’informazione indispen-
sabile, non solo per chi quell’edificio lo progetta, ma anche per chi lo abita. Negli ul-
timi anni il concetto di risparmio energetico nelle costruzioni ha suscitato nuove op-
portunità per cittadini e professionisti. I primi, anche grazie agli incentivi proposti dal-
le finanziarie, dispongono di una nuova e proficua forma di investimento, ottenendo
una riduzione dei consumi insieme ad un aumento di valore del proprio immobile. I se-
condi trovano d’altro canto nuove possibilità professionali, oltre all’interesse legato a
metodologie innovative volte ad una progettazione più efficiente.
Il quadro legislativo europeo ed italiano ha fortemente incentivato la divulgazione
di questa nuova filosofia progettuale, imponendo elevate prestazioni energetiche per i
nuovi edifici e l’obbligo di certificazione degli edifici esistenti. Dopo un periodo tran-
sitorio un po’ incerto, i legislatori sono approdati ad un’unica procedura per il calcolo
degli indici di prestazione energetica, raffinata, precisa e valida sia per il progetto che
per la certificazione: le norme UNI TS 11300.
Questo testo rappresenta una guida pratica all’utilizzo delle procedure di calcolo
contenute nelle UNI TS 11300 ed è rivolto a tutti i professionisti del settore che svol-
gono attività più o meno correlate all’argomento: dagli ingegneri agli architetti, dai
geometri ai periti termotecnici, dagli studenti ai partecipanti ai corsi di abilitazione per
la certificazione energetica.
occupandoci ormai da anni in Logical Soft di assistenza tecnica per l’utilizzo di
termoloG, software per il calcolo energetico degli edifici, ci confrontiamo quoti-
dianamente con progettisti e certificatori del settore, principianti od esperti. Abbiamo
così avuto modo di constatare un duplice risvolto della vicenda: da un lato l’evoluzio-
ne del quadro normativo e dall’altro la reazione che tale cambiamento ha determinato
sui professionisti.
L’attività di sviluppo del software ci ha richiesto uno studio approfondito delle nor-
me esistenti in materia di prestazioni energetiche degli edifici. In questo senso bisogna
riconoscere che, dopo qualche goffo tentativo, lo sforzo compiuto negli ultimi anni dai
legislatori è certamente degno di nota. Sebbene il cammino tracciato sia ancora molto
lungo, per lo meno esiste una strada da percorrere. La novità rivoluzionaria rispetto al
passato consiste nel fatto che, non solo tra i professionisti del settore ma anche tra i co-
muni cittadini, si è diffuso un concetto fondamentale: è indispensabile conoscere il li-
8 CALCoLo ENERGETICo DEGLI EDIFICI
CAPIToLo 1
inquadramento normativo
Il protocollo di Kyoto è stato il primo accordo a livello internazionale teso a controllare l’effetto
delle attività umane sull’ambiente circostante.
L’Unione Europea aderì al protocollo di Kyoto e tutti gli stati membri si impegna-
rono pertanto a rispettarne i vincoli e le scadenze. In Europa il settore dell’edilizia ci-
vile è certamente il più rilevante dal punto di vista del suo impatto sull’ambiente, per
quanto riguarda sia la produzione di sostanze climalteranti che i consumi energetici. In
base ai dati presentati dalla stessa UE infatti l’impiego di energia legato a questo set-
tore incide per più del 40% sull’intero fabbisogno europeo.
fig. 1.1. Ripartizione dei consumi nella Comunità Europea in base all’uso finale
All’interno del settore civile, i principali utilizzi energetici possono essere così
suddivisi:
– climatizzazione degli ambienti: riscaldamento e raffrescamento;
INQUADRAMENTo NoRMATIVo 11
I contenuti della direttiva 2006/32/CE sono stati recepiti in Italia con il D.Lgs.
n. 115/2008, “Attuazione della direttiva 2006/32/CE relativa all'efficienza degli usi fi-
nali dell'energia e i servizi energetici e abrogazione della direttiva 93/76/CEE”, in vi-
gore dal 4 luglio 2008.
Tra i principali contenuti di questo decreto si ricordano alcuni regolamenti volti al-
l’ottenimento di bonus volumetrici per incentivare il progetto di edifici energeticamen-
te efficienti e la riqualificazione degli edifici esistenti, la scelta delle norme UNI TS
11300 come metodologia condivisa di calcolo nazionale, i requisiti dei soggetti per l’e-
secuzione delle diagnosi e delle certificazioni energetiche.
In questo capitolo viene fornita una descrizione generale del quadro legislativo na-
zionale in materia di certificazione energetica, con qualche dettaglio sul contenuto del-
le leggi ora citate e dei principali decreti pubblicati sull’argomento. Si rimanda al testo
delle norme per ulteriori approfondimenti. Tutti i testi delle leggi e dei decreti sono
pubblici e scaricabili gratuitamente dalla rete internet. Le norme tecniche UNI sono in-
vece acquistabili dal sito dell’ente normatore.
Lo scopo delle linee guida, attese per anni, è quello di rendere omogenea, coordinata ed immedia-
tamente operativa la certificazione energetica su tutto il territorio nazionale.
fig. 1.2. Linee guida: schemi standard di riferimento per ACE e AQE
Il D.Lgs. n. 115/2008 prima, il D.P.R. n. 59/2009 e le linee guida poi hanno adottato le UNI TS
11300 come principale strumento di riferimento per il calcolo delle prestazioni energetiche degli
edifici, per progetto, certificazione e diagnosi energetica. Per la clausola di cedevolezza del
D.Lgs. n. 192 possono coesistere norme e procedure a livello regionale in materia, purché in ac-
cordo con le suddette UNI.
Le specifiche tecniche contenute nelle UNI TS 11300 sono state elaborate dal Co-
mitato Termotecnico Italiano (CTI) a supporto della direttiva europea 2002/91/CE. At-
tualmente sono state recepite solo le prime due parti del blocco normativo UNI TS
11300, costituito da 4 parti:
– uni ts 11300-1: “Prestazioni energetiche degli edifici – Parte 1: Determi-
nazione del fabbisogno di energia termica dell’edificio per la climatizzazione
estiva ed invernale”
La norma UNI TS 11300-1, che sostituisce la UNI 10379:2005, definisce le
modalità per l’applicazione nazionale della UNI EN ISo 13790:2008. Viene
applicato il metodo mensile per calcolare i fabbisogni di energia termica del-
l’involucro per riscaldamento e raffrescamento. La norma è rivolta a tutte le ap-
plicazioni previste dalla UNI EN ISo 13790: il progetto (design rating) o la va-
lutazione energetica degli edifici in condizioni standard (asset rating) ed in con-
dizioni effettive di utilizzo (tailored rating). Ulteriori dettagli in merito sono
contenuti nel prossimo capitolo.
– uni ts 11300-2: “Prestazioni energetiche degli edifici – Parte 2: Determi-
nazione del fabbisogno di energia primaria e dei rendimenti per la climatiz-
zazione invernale e per la produzione di acqua calda sanitaria”
INQUADRAMENTo NoRMATIVo 17
Queste due norme UNI illustrano i metodi per studiare le caratteristiche di disper-
sione termica dinamica (utile per il periodo estivo) e di comportamento termoi-
grometrico delle strutture multistrato in edilizia. Il D.P.R. 59 prevede obbligato-
riamente la valutazione ed alcune verifiche di entrambi gli aspetti.
Per quanto riguarda le modalità per la stesura del certificato energetico, si fa rife-
rimento alle normative in vigore al momento della presentazione del documento. In fa-
20 CALCoLo ENERGETICo DEGLI EDIFICI
Come anticipato nei precedenti paragrafi, anche il D.P.R. n. 59/2009 prima e suc-
cessivamente le Linee guida nazionali hanno ribadito che le regioni sono libere di va-
1
Dopo l’uscita delle Linee guida l’attestato di qualificazione energetica esiste ancora in fase di proget-
to; esso tuttavia non rappresenta più un documento sostitutivo dell’attestato di certificazione, ma assu-
me un significato diverso. Per ulteriori informazioni vedi il prossimo capitolo.
INQUADRAMENTo NoRMATIVo 21
rare norme autonome per la certificazione energetica degli edifici, purché queste non
siano in conflitto con i principi base riportati nella normativa nazionale.
Tra le regioni italiane che hanno già provveduto a produrre un proprio quadro nor-
mativo di riferimento alcune (come Emilia Romagna, Liguria e Piemonte) hanno rece-
pito integralmente le UNI TS 11300 come procedura di calcolo, differenziandosi dalla
norma nazionale in merito alle prescrizioni costruttive in fase di progetto, alle verifi-
che di legge ed alla modalità di elaborazione dei certificati energetici.
La Lombardia ha elaborato invece una propria procedura di calcolo definita dal
D.G.R. n. 5796/2009. Essa, sebbene ispirata alle UNI TS 11300, risulta piuttosto diver-
sa nei contenuti: tratta più approfonditamente alcune parti del calcolo, soprattutto per
quanto riguarda l’impianto termico; include la valutazione di aspetti che saranno trat-
tati a livello nazionale dalle parti 3 e 4 delle UNI TS 11300; in certi casi ricorre ad ul-
teriori approssimazioni.
Rimandando ai singoli decreti regionali per approfondimenti, si riporta un elenco
delle principali norme regionali in materia di calcolo energetico:
lombardia
– D.G.R. 26 giugno 2007, n. VIII/5018: “Determinazioni inerenti la certificazio-
ne energetica degli edifici, in attuazione del D.Lgs. n. 192/2005 e degli artico-
li 9 e 25 della L.R. n. 24/2006”;
– D.G.R. 31 ottobre 2007, n. VIII/5773: “Certificazione energetica degli edifici,
modifiche ed integrazioni alla D.G.R. n. 5018/2007”;
– D.G.R. 22 dicembre 2008, n. VIII/8745: “Determinazioni in merito alle dispo-
sizioni per l’efficienza energetica in edilizia e per la certificazione energetica
degli edifici”;
– D.G.R. 11 giugno 2009, n. 5796: “Aggiornamento della procedura di calcolo
per la certificazione energetica degli edifici”.
liGuria
– L.R. 29 maggio 2007, n. 22: “Norme in materia di energia”;
– R.R. 8 novembre 2007, n. 6: “Regolamento d’attuazione dell’articolo 29 della
legge regionale 29 maggio 2007, n. 22 (norme in materia di energia)”;
– R.R. 22 gennaio 2009, n. 1: “Regolamento di attuazione articolo 29 della leg-
ge regionale 29 maggio 2007, n. 22 recante: ‘Norme in materia di certificazio-
ne energetica degli edifici’. Sostituzione del regolamento regionale n. 6 del 8
novembre 2007”.
emilia romaGna
– D.G.R. 16 novembre 2007, n. 1730: “Approvazione atto di indirizzo e coordi-
namento sui requisiti di rendimento energetico e sulle procedure di certificazio-
ne energetica degli edifici”;
– D.G.R. 4 marzo 2008, n. 156: “Approvazione atto di indirizzo e coordinamen-
to sui requisiti di rendimento energetico e sulle procedure di certificazione
energetica degli edifici”.
22 CALCoLo ENERGETICo DEGLI EDIFICI
piemonte
– L.R. 28 maggio 2007, n. 13: “Disposizioni in materia di rendimento energeti-
co nell’edilizia”;
– D.C.R. 11 gennaio 2007, n. 98-1247: “Attuazione della legge regionale 7 apri-
le 2000, n. 43 (Disposizioni per la tutela dell’ambiente in materia di inquina-
mento atmosferico). Aggiornamento del Piano regionale per il risanamento e
la tutela della qualità dell’aria, ai sensi degli articoli 8 e 9 decreto legislativo
4 agosto 1999, n. 351. Stralcio di Piano per il riscaldamento ambientale e il
condizionamento”;
– D.G.R. 4 agosto 2009, n. 43: “Disposizioni attuative in materia di certificazio-
ne energetica degli edifici”.
23
CAPIToLo 2
11300-1 § Introduzione
La UNI EN ISO 13790 può essere utilizzata per le seguenti applicazioni:
1) valutare il rispetto di regolamenti espressi in termini di obiettivi energetici;
2) confrontare le prestazioni energetiche di varie alternative progettuali per un edificio in progetto;
3) indicare un livello convenzionale di prestazione energetica degli edifici esistenti;
4) stimare l’effetto di possibili misure di risparmio energetico su un edificio esistente, calcolando
il fabbisogno di energia con e senza ciascuna misura;
5) prevedere le esigenze future di risorse energetiche su scala nazionale o internazionale, cal-
colando i fabbisogni di energia di tipici edifici rappresentativi del parco edilizio.
11300-1 § 1
La presente specifica tecnica è rivolta a tutte le possibili applicazioni previste dalla UNI EN ISO
13790: calcolo di progetto (design rating), valutazione energetica di edifici attraverso il calcolo in
condizioni standard (asset rating) o in particolari condizioni climatiche e d’esercizio (tailored rating).
In base alla finalità si possono pertanto individuare tre tipologie di analisi: proget-
to, certificazione e diagnosi, tutte affrontate all’interno del blocco normativo UNI TS
11300. Questo paragrafo illustra le principali caratteristiche dei tre metodi.
nalizzata alla progettazione, può essere accurata e complessa per raggiungere le mi-
gliori scelte progettuali; la seconda, per certificare, deve essere più semplice, per ga-
rantire la caratteristica di riproducibilità. La UNI TS 11300 propone pertanto tre di-
versi metodi di analisi, per soddisfare le esigenze nei diversi casi: design rating, as-
set rating e tailored rating.
Il presente testo descrive le procedure di calcolo previste dalla UNI TS 11300 per
design e asset rating, non approfondendo quella che viene comunemente chiamata dia-
gnosi energetica (tailored rating). In quest’ultimo caso il calcolo delle prestazioni ener-
getiche tiene conto di condizioni al contorno reali misurate in un preciso periodo di tem-
po e considera le condizioni operative in esercizio dell’edificio. La diagnosi energetica
richiede un elevato livello di complessità dell’analisi e comporta necessariamente una
componente soggettiva più influente, ma non presenta l’esigenza della riproducibilità.
In realtà la linea di confine tra analisi per il progetto e per la certificazione non è
così definita. Ad esempio un certificatore, per redigere un attestato di certificazione
energetica, potrebbe disporre della relazione energetica del progettista o delle tavole
architettoniche, soprattutto se l’edificio è di recente costruzione. In questo caso avrà un
numero di informazioni certamente più elevato rispetto ad un vecchio edificio, di cui
spesso si dispone solo della mappa catastale. La caratteristica di riproducibilità dipen-
de pertanto non solo dal livello di complessità del metodo, ma anche dalla quantità di
dati a disposizione, aspetto che può variare da edificio a edificio.
La successiva tabella 2.1. riporta alcune caratteristiche del metodo design rating
per un nuovo edificio.
Rilevati o misurati
Noti dal progetto Standard (tabellati)
in esercizio
Superfici e volumi •
Dati climatici esterni •
Trasmittanze degli elementi •
Ponti termici •
Capacità termica •
Temperature ambienti •
Apporti gratuiti •
Ventilazione •
Durata periodo riscaldamento •
Durata periodo raffrescamento •
occupazione edificio •
Dati impianto •
Utilizzo impianto •
2
Prima dell’emanazione del decreto attuativo D.P.R. n. 59/2009, nella fase transitoria di applicazione del
D.Lgs. n. 192/2005, in quelle regioni dove non era prevista una precisa legislazione in materia di cer-
tificazione energetica, l’attestato di qualificazione energetica sostituiva l’attestato di certificazione per
gli edifici esistenti. Tale documento aveva validità provvisoria. ora con lo stesso nome si indica esclu-
sivamente il documento asseverato dal direttore lavori per i nuovi edifici.
INTRoDUzIoNE ALLA PRoCEDURA DI CALCoLo 27
I risultati calcolati con analisi asset rating sono destinati all’utente finale dell’edi-
ficio, figura per lo più non competente, il quale potrà basarsi anche sulla valutazione
dei consumi di energia per decidere di acquistare o prendere in locazione un determi-
nato immobile. Le rappresentazioni grafiche della figura 2.1 sono state introdotte pro-
prio per rispondere a questa esigenza, esprimendo in modo comunicativo ed immedia-
to gli indici di qualità energetica di un fabbricato.
Come anticipato in precedenza la metodologia di calcolo deve essere più semplice e
schematica rispetto al design rating, proprio per garantire quelle caratteristiche di ripro-
ducibilità e standardizzabilità di cui si è già parlato, anche partendo da un basso livello di
conoscenza dell’edificio. Se l’edificio è esistente infatti, i dati sono per lo più ignoti: la
geometria dell’edificio e le caratteristiche dell’involucro (trasmittanze e capacità termica)
e dell’impianto devono essere rilevate dal certificatore, mentre i dati climatici (tempera-
ture e irradianze della località) sono definiti da valori standard tabellati (UNI 10349), co-
sì come le condizioni al contorno riguardanti le modalità di utilizzo degli impianti.
La successiva tabella 2.2. riporta alcune caratteristiche del metodo asset rating per
un edificio esistente.
28 CALCoLo ENERGETICo DEGLI EDIFICI
tab. 2.2. Caratteristiche del metodo Asset rating: certificazione energetica di un edificio esistente
Rilevati o misurati
Noti dal progetto Standard (tabellati)
in esercizio
Superfici e volumi •
Dati climatici esterni •
Trasmittanze degli elementi • •
Ponti termici •
Capacità termica •
Temperature ambienti •
Apporti gratuiti •
Ventilazione •
Durata periodo riscaldamento •
Durata periodo raffrescamento •
occupazione edificio •
Dati impianto • •
Utilizzo impianto •
se di rilievo delle condizioni climatiche della località, così come le condizioni al contor-
no riguardanti le modalità di utilizzo degli impianti, ricavabili in base alle bollette ed ai
consumi di combustibile effettivamente rilevati dalle aziende fornitrici.
La successiva tabella 2.3. riporta alcune caratteristiche del metodo tailored rating
per un edificio esistente.
tab. 2.3. Caratteristiche del metodo Tailored rating: diagnosi energetica per un edificio esistente
Rilevati o misurati
Noti dal progetto Standard (tabellati)
in esercizio
Superfici e volumi •
Dati climatici esterni •
Trasmittanze degli elementi •
Ponti termici •
Capacità termica •
Temperature ambienti •
Apporti gratuiti •
Ventilazione •
Durata periodo riscaldamento •
Durata periodo raffrescamento •
occupazione edificio •
Dati impianto •
Utilizzo impianto •
estiva, i sistemi di produzione a fonte rinnovabile ed altri aspetti non contenuti nel-
le prime due parti, tra cui la generazione con pompe di calore, geotermia, teleriscal-
damento, caldaie a biocombustibili e via dicendo ….
riscaldamento e raffrescamento
La UNI TS 11300 parte 1 illustra il metodo per calcolare i fabbisogni di energia
termica ideale dell’involucro per le stagioni di riscaldamento e raffrescamento, preve-
dendo i seguenti passi:
1. Preparazione dei dati:
– dati climatici: temperature esterne θe, irradianze I nelle varie esposizioni e
durata della stagione di riscaldamento;
– dati geometrici dell’edificio: il volume lordo V e netto Vn, la superficie di-
sperdente dell’involucro S e la superficie utile calpestabile Su;
– dimensioni degli elementi disperdenti: aree per le superfici e lunghezze per
i ponti termici;
– dimensioni di altri elementi dell’edificio: zone non climatizzate, aggetti,
ombreggiamenti;
INTRoDUzIoNE ALLA PRoCEDURA DI CALCoLo 31
riscaldamento3
La UNI TS 11300 parte 2 illustra il metodo per calcolare i contributi termici ed
elettrici di energia, persi e recuperati nei diversi sottosistemi degli impianti di produ-
zione per riscaldamento e acqua calda sanitaria. Per l’impianto di riscaldamento sono
previsti i seguenti passi:
1. Preparazione dei dati relativi all’impianto di riscaldamento:
– caratteristiche e modalità di funzionamento dei terminali del sistema di
emissione;
– caratteristiche e modalità di funzionamento dei dispositivi di regolazione;
– caratteristiche e modalità di funzionamento relative all’impianto di distri-
buzione;
3
La norma UNI TS 11300 parte 2 valuta anche un fabbisogno legato agli usi di cottura (paragrafo 5.3).
Tuttavia questo contributo non deve essere attualmente conteggiato nella valutazione totale dell’ener-
gia primaria dell’edificio, sia per l’analisi di progetto che per la certificazione energetica. Tale quota do-
vrebbe invece essere contata in caso di diagnosi energetica, poiché certamente influente sui consumi fi-
nali di combustibile misurati dall’ente fornitore.
INTRoDUzIoNE ALLA PRoCEDURA DI CALCoLo 33
4
Il fabbisogno ideale di energia termica dell'edificio per riscaldamento QH,nd cambia nome nella UNI TS
11300 parte 2. La dicitura Qh indica ad ogni modo la stessa grandezza.
34 CALCoLo ENERGETICo DEGLI EDIFICI
CAPIToLo 3
i dati dell’edificio
11300-1 § 3.4
EDIFICIO: Sistema costituito dalle strutture edilizie esterne che delimitano uno spazio di volu-
me definito, […]. Il termine può riferirsi ad un intero edificio ovvero a parti di edificio progetta-
te o ristrutturate per essere utilizzate come unità immobiliari a sé stanti.
11300-1 § 7.1
Individuazione del sistema edificio-impianto: il sistema edificio-impianto è costituito da uno o più
edifici (involucri edilizi) o da porzioni di edificio, CLIMATIZZATI attraverso un UNICO sistema di ge-
nerazione. Il volume climatizzato comprende gli spazi che si considerano riscaldati e/o raffrescati.
5
Alcune norme regionali prevedono, soprattutto ai fini della certificazione, di suddividere il fabbricato
in più edifici nel caso in cui questi siano caratterizzati da diverse destinazioni d’uso (commerciale, re-
sidenziale, uffici …).
I DATI DELL’EDIFICIo 39
fig. 3.1. c.
EDIFICIO = complesso di fabbricati
40 CALCoLo ENERGETICo DEGLI EDIFICI
fig. 3.2. Calcolo del volume lordo riscaldato per l’appartamento termoautonomo
NOTA BENE
Nella valutazione del fattore di forma non si considerano i muri divisori tra volumi climatizza-
ti da impianti diversi. Ciò non significa tuttavia che, nel calcolo del fabbisogno invernale, non
debba essere contata una certa quantità di calore dispersa verso l’ambiente confinante, riscal-
dato da altro impianto. Occorre valutare tale contributo se l’impianto dell’abitazione adiacen-
te è acceso saltuariamente, considerando un salto termico anche in corrispondenza degli ele-
menti divisori.
42 CALCoLo ENERGETICo DEGLI EDIFICI
La superficie utile su non è altro che l’area netta di pavimento calpestabile dell’e-
dificio. Nel caso in cui il volume V includa più livelli, occorre sommare nel calcolo di
Su le aree nette di tutti i piani del fabbricato.
Il valore della superficie netta entra nella procedura di calcolo solo per la valutazio-
ne degli apporti interni di calore e degli indici di prestazione EP.
La UNI TS 11300 riporta un metodo parametrico per calcolare Su a partire dal valo-
re della superficie lorda in pianta.
11300-1 § 13.3
Area climatizzata: in assenza di informazioni sull’area netta di pavimento, al fine di determina-
re gli apporti termici interni, l’area climatizzata (netta) di ciascuna zona termica può essere otte-
nuta moltiplicando la corrispondente area lorda per un fattore fn, ricavabile in funzione dello spes-
sore medio delle pareti esterne, dm.
in cui:
– fn fattore di correzione dell’area lorda di pavimento;
– dm spessore medio delle pareti esterne [m];
– SL area lorda di pavimento [m2].
11300-1 § 12.3
Volume netto dell’ambiente climatizzato: in assenza di informazioni sul volume netto dell’am-
biente climatizzato, al fine di determinare lo scambio termico per ventilazione, il volume interno
di ciascuna zona termica può essere ottenuto moltiplicando il volume lordo per un fattore funzio-
ne della tipologia edilizia.
Vn = fn · V [m3] (3.2.2)
in cui:
– fn fattore di correzione del volume lordo climatizzato (Tab. 3.1), in funzione
della categoria di edificio e del tipo di costruzione;
– V volume lordo [m3].
I DATI DELL’EDIFICIo 43
11300-1 § 3.13
zona termica: parte dell’ambiente climatizzato mantenuto a temperatura uniforme attraverso lo
stesso impianto di riscaldamento, raffrescamento o ventilazione.
11300-1 § 7.2
Ogni porzione di edificio, climatizzata ad una determinata temperatura con identiche modalità di
regolazione, costituisce una zona termica. […]
La zonizzazione non è richiesta se si verificano le seguenti condizioni:
a) le temperature interne di regolazione per il riscaldamento differiscono di non oltre 4 K;
b) gli ambienti non sono raffrescati o comunque le temperature interne di regolazione per il raf-
frescamento differiscono di non oltre 4 K; […]
È possibile che la zonizzazione relativa al riscaldamento differisca da quella relativa al raffre-
scamento.
Una zona termica deve essere dunque caratterizzata per definizione da un’unica
temperatura interna di regolazione per il riscaldamento e da una temperatura interna di
regolazione per il raffrescamento. Eventualmente possono essere accorpate zone termi-
che caratterizzate da temperature di regolazione diverse, fino a 4 °C di differenza.
Dalle definizioni si deduce che la suddivisione in zone è prevista obbligatoriamen-
te in pochi casi. Ne consegue in effetti che la zonizzazione di un edificio sia più lega-
ta, piuttosto che ad un reale obbligo di norma, ad una scelta di chi calcola, per defini-
re più comodamente i dati in ingresso o valutare i risultati in uscita. Si potrà quindi de-
cidere di suddividere comunque l’edificio in zone termiche, soprattutto qualora queste
presentino caratteristiche diverse.
A titolo di esempio si riportano alcuni casi in cui potrebbe essere obbligatorio, o
comunque utile, una suddivisione in sottovolumi del volume climatizzato totale:
– immobile servito da un unico impianto centralizzato, suddiviso nelle singole
unità immobiliari;
– aree aventi diversa destinazione d’uso: residenziale, commerciale, uffici, …
(categoria assegnata in base alla classificazione del D.P.R. n. 412/1993);
– zone caratterizzate da diversa temperatura di progetto: ad esempio un apparta-
mento riscaldato a 20 °C ed una zona box dotata di impianto di riscaldamento
regolata a 14 °C;
44 CALCoLo ENERGETICo DEGLI EDIFICI
11300-1 § 7.3
Confini delle zone termiche: per definire i confini del volume lordo climatizzato si considerano le
dimensioni esterne dell’involucro mentre, per definire i confini tra le zone termiche, si utilizzano
le superfici di mezzeria degli elementi divisori.
A differenza di quanto espresso per il calcolo dei confini dell’edificio, per valuta-
re il volume di una zona si considera solo metà dello spessore di pareti o solai diviso-
ri interni. La seguente figura rappresenta il calcolo dei volumi per due zone, corrispon-
denti ad altrettanti appartamenti serviti da un generatore comune:
Così operando, la somma dei volumi lordi delle singole zone coinciderà con il vo-
lume lordo totale dell’edificio:
zone
V= ∑ Vi (3.3.1)
i
Per quanto riguarda la superficie utile ed il volume netto possono essere seguite le
stesse regole riportate per l’intero edificio.
Gli edifici sono distinti in base alla loro destinazione d’uso, secondo la classifica-
zione contenuta nel D.P.R. n. 412/1993 di seguito riportata. Se un edificio è composto
da più zone, aventi a loro volta diversa destinazione d’uso, l’assegnamento delle cate-
goria riguarderà la singola zona.
Come si è già avuto modo di osservare, anche in base a quanto enunciato nel
D.P.R. n. 412/1993, la zonizzazione di un edificio può essere definita in base alla di-
versa destinazione d’uso delle sue porzioni di volume. Ad esempio un edificio servito
da un unico sistema di generazione, per cui una porzione del suo volume riscaldato è
destinata a residenza ed un’altra ad attività commerciali, potrà essere suddiviso in due
zone: una di categoria E1 (1) e l’altra di categoria E.5.
NOTA BENE
Gli indici di prestazione EP che caratterizzano il comportamento energetico di un edificio possono
essere valutati al m2 di superficie utile per gli edifici residenziali o al m3 di volume lordo per gli edi-
fici non residenziali. Nel caso in cui si debbano calcolare gli indici di prestazione di un edificio ca-
ratterizzato da più zone a diversa destinazione d’uso, occorrerà pertanto individuare la tipologia
preponderante in volume, scegliendo con quale unità d misura esprimere gli EP per tutto l’edificio.
46 CALCoLo ENERGETICo DEGLI EDIFICI
11300-1 § 3.12
temperatura interna di regolazione (set-point): temperatura interna minima fissata dal siste-
ma di regolazione dell’impianto di riscaldamento e temperatura interna massima fissata dal siste-
ma di regolazione dell’impianto di raffrescamento ai fini dei calcoli di fabbisogno energetico.
La temperatura interna di una zona deve essere determinata, in base alla sua clas-
sificazione con le seguenti regole, specificate ancora nella UNI TS 11300:
11300-1 § 8.1
Climatizzazione invernale:
– Per tutte le categorie di edifici ad esclusione delle categorie E.6(1), E.6(2) e E.8, si assume
una temperatura interna costante pari a 20 °C.
– Per gli edifici di categoria E.6(1) si assume una temperatura interna costante pari a 28 °C.
– Per gli edifici di categoria E.6(2) e E.8 si assume una temperatura interna costante pari a 18
°C.
Climatizzazione estiva:
– Per tutte le categorie di edifici ad esclusione delle categorie E.6(1) e E.6(2) si assume una
temperatura interna costante pari a 26 °C.
– Per gli edifici di categoria E.6(1) si assume una temperatura interna costante pari a 28 °C.
– Per gli edifici di categoria E.6(2) si assume una temperatura interna costante pari a 24 °C.
11300-1 § 12.1.1
Nel caso di aerazione o ventilazione naturale:
– per gli edifici residenziali si assume un tasso di ricambio d’aria pari a 0,3 vol/h;
– per tutti gli altri edifici si assumono i tassi di ricambio d’aria riportati nella UNI 10339. I valori
degli indici di affollamento sono assunti pari al 60% di quelli riportati nella suddetta norma ai
fini della determinazione della portata di progetto.
Per valutare il valore di n per ogni tipo di edificio con ventilazione naturale o for-
zata, si può scrivere:
n = n1k [1/h] (3.3.3)
in cui n dipende dai due fattori:
n1 ricambio d’aria valutato per il tipo di edificio [1/h];
k coefficiente che tiene conto del tipo di ventilazione.
Il valore di n1, dipendente dal tipo di edificio, è dato dalla seguente espressione:
– Edifici residenziali n1 = 0,3 [1/h] (3.3.4)
V0 ⋅ n S ⋅ Su
– Edifici non residenziali n1 = [l/h] (3.3.5)
Vn
in cui:
V0 portata d’aria esterna (prospetto III della UNI 10339) [m3/(h persona)];
nS indice di affollamento per m2 (prospetto VIII della UNI 10339) [persona/m2];
Su superficie calpestabile della zona climatizzata [m2];
Vn volume netto della zona climatizzata [m3].
A titolo di esempio si riportano nella tabella 3.2 alcuni valori per le grandezze V0
ed nS, tratti dalla UNI 10339. Il coefficiente k dipende dal tipo di ventilazione:
Ventilazione naturale k = 1 (edifici residenziali)
k = 0,6 (edifici non residenziali)
Ventilazione meccanica a semplice flusso
– per sistemi a portata fissa k=1
– con sistemi a ventilazione igroregolabile k = 0,6
Ventilazione meccanica a doppio flusso k = 1 – ηve
48 CALCoLo ENERGETICo DEGLI EDIFICI
tab. 3.2. Portate d’aria ed indici di affollamento per edifici non residenziali
11300-1 § 3.4
Edificio: la superficie esterna che delimita un edificio può confinare con tutti o alcuni di questi
elementi: l’ambiente esterno, il terreno, altri edifici.
11300-1 § 8.1.1
Climatizzazione invernale
Per gli edifici confinanti, in condizioni standard di calcolo, si assume:
– temperatura pari a 20 °C per edifici confinanti riscaldati e appartamenti vicini normalmente
abitati;
– temperatura conforme alla UNI EN 12831 per appartamenti confinanti in edifici che non sono
normalmente abitati (per esempio case vacanze);
– temperatura conforme all’appendice A della UNI EN ISO 13789:2008, per edifici o ambienti
confinanti non riscaldati (magazzini, autorimesse, cantinati, vano scale, ecc).
11300-1 § 8.1.2
Climatizzazione estiva
La temperatura interna degli edifici adiacenti è fissata convenzionalmente pari a 26 °C.
I DATI DELL’EDIFICIo 49
11300-1 § 9
Dati climatici
I dati climatici devono essere conformi a quanto riportato nella UNI 10349. I valori di irradianza so-
lare totale media mensile sono ricavati dai valori di irraggiamento solare giornaliero medio mensi-
le forniti dalla UNI 10349. Per orientamenti intermedi tra quelli ivi indicati si procede per interpola-
zione lineare. I valori di temperatura esterna media giornaliera sono forniti dalla UNI 10349.
La zona climatica di appartenenza per ogni comune dipende dai suoi gradi giorno:
la zona F, con numero di gradi giorno più elevato, è la più fredda e ad essa corrispon-
de il periodo di riscaldamento più lungo. Viceversa la zona A è la più calda e le corri-
sponde il periodo di riscaldamento più breve.
Per la climatizzazione estiva la durata del periodo di raffrescamento è variabile in
funzione del contributo termico Qgn, dato dalla somma degli apporti solari ed interni.
Considerando sempre il mese come unità di tempo, si valuta mensilmente se è ne-
cessaria o meno l’accensione dell’impianto di raffrescamento, valutando la seguente
condizione di disuguaglianza:
Qgn
θe > θint,set,C − [°C] (3.5.1)
H ⋅ t mese
in cui:
θe temperatura mensile dell’ambiente esterno [°C];
θint,set,C temperatura interna di progetto per la stagione estiva [°C];
Qgn quota degli apporti gratuiti di energia [J];
H coefficiente globale di scambio termico [W/K];
tmese durata del mese (86400 · NGGmese) [s].
nestre, pavimenti, coperture, ecc.. Attraverso di esse avviene il passaggio del calore: in
uscita durante il periodo invernale, in entrata durante l’estate. La trasmissione del ca-
lore avviene infatti sempre da un ambiente in cui la temperatura è più elevata, ad esem-
pio l’interno di un abitazione in inverno, verso l’ambiente a temperatura inferiore, l’e-
sterno nella stagione invernale.
Per ogni elemento disperdente occorre conoscere:
– dimensioni geometriche: l’area per una parete, le aree di telaio e vetro per un
serramento, la lunghezza per i ponti termici.
– esposizione: per ogni elemento è necessario conoscere se disperde verso un
edificio riscaldato da altro impianto, verso terreno, verso zona non riscaldata o
verso esterno. In questo ultimo caso deve inoltre essere noto l’orientamento
della parete (nord, sud, ecc.) per valutare il contributo dell’irradiazione solare.
– trasmittanza: il parametro caratteristico di dispersione di un elemento.
– capacità termica: questo valore rappresenta il comportamento di inerzia ter-
mica delle strutture.
In questo paragrafo si vogliono illustrare i metodi per valutare i valori di trasmit-
tanza per le diverse tipologie di elementi disperdenti.
3.6.1. La trasmittanza
La trasmissione del calore attraverso un componente edilizio può avvenire per con-
duzione, convezione e irraggiamento. Nella pratica, considerando regimi stazionari
(flusso di calore costante nel tempo) e lineari, queste tre componenti possono essere in-
cluse in un unico parametro: la trasmittanza u dell’elemento.
Essa si definisce come il flusso di calore che attraversa una superficie di un metro
quadrato, sottoposta ad una differenza di temperatura pari ad 1°C; dalla definizione si
può scrivere pertanto:
Q = U · A · Δθ · t = H · Δθ · t [J] (3.6.1)
in cui:
Q flusso di calore [J];
U trasmittanza termica dell’elemento disperdente [W/(m2K)];
A area dell’elemento [m2];
Δθ salto termico tra i due ambienti separati dall’elemento [°C];
t durata del periodo di calcolo [s];
H coefficiente di scambio termico [W/K].
1 1
U= = [W/(m 2 K)] (3.6.2)
R T R si + R1 + R 2 + ... + R n + R se
in cui:
RT resistenza termica totale [(m2K)/W];
Rsi resistenza superficiale interna [(m2K)/W];
Rse resistenza superficiale esterna [(m2K)/W];
R1, R2, …, Rn resistenze termiche dei singoli strati che costituiscono l’elemento
[(m2K)/W].
Il valore della resistenza termica Ri di uno strato di materiale i-esimo della strati-
grafia è così calcolato:
si
Ri = [(m 2 K) / W] (3.6.3)
λi
in cui:
Ri resistenza termica dello strato [(m2K)/W];
si spessore dello strato [m];
λi conduttività termica del materiale [W/(mK)].
I simboli della (3.6.4) si riferiscono alla figura seguente, nella quale si rappresen-
tano le tre modalità di trasmissione del calore attraverso una parete:
54 CALCoLo ENERGETICo DEGLI EDIFICI
11300-1 § 11.1.1
Componenti opachi
Per il calcolo della trasmittanza termica dei componenti opachi, occorre che:
– le proprietà termofisiche dei materiali siano ricavate dai dati di accompagnamento della mar-
catura CE oppure dalla UNI 10351 o dalla UNI EN 1745;
– le resistenze termiche di murature e solai siano ricavate dai dati di accompagnamento della
marcatura CE oppure dalla UNI 10355 o dalla UNI EN 1745;
– i coefficienti superficiali di scambio termico e le resistenze termiche delle intercapedini d’aria
siano conformi ai valori stabiliti dalla UNI EN ISO 6946.
In assenza di dati di progetto attendibili o comunque di informazioni più precise, i valori dei para-
metri termici dei componenti edilizi di edifici esistenti possono essere determinati in funzione della
tipologia edilizia e del periodo di costruzione, secondo quanto indicato nelle appendici A e B.
Dalle definizioni riportate si deduce che per gli edifici di nuova costruzione i da-
ti relativi alle proprietà dei materiali, come il valore della conduttività, possono essere
forniti dal produttore, purché nel pieno rispetto dei requisiti stabiliti dalla Comunità
Europea oppure prelevati dagli abachi delle norme UNI. Conoscendo i parametri di tut-
ti i materiali che compongono la stratigrafia di un elemento opaco, la sua trasmittanza
può essere calcolata sulla base della formula (3.6.4).
I DATI DELL’EDIFICIo 55
ACQUISIZIONE DATI
Stratigrafia della struttuta
Carotaggio Endoscopio
TRASMITTANZA U
fig. 3.6. Valutazione della trasmittanza per elementi disperdenti in edifici esistenti
esempio 3.1
Si supponga di volere stimare la trasmittanza di una parete verticale facente parte
dell’involucro di un edificio esistente, ipotizzando che la tipologia costruttiva della
struttura sia muratura a cassa vuota. La resistenza termica totale dell’elemento è data
dalla somma delle resistenze dei singoli strati, secondo la (3.6.2).
Le resistenze superficiali interna ed esterna si ricavano dalla tabella 3.4, conside-
rando la colonna relativa al flusso termico orizzontale, per cui:
56 CALCoLo ENERGETICo DEGLI EDIFICI
Per calcolare le resistenze termiche R1, R2, R4, R5 basta applicare la (3.6.3), perciò:
– R1 = 0,02 / 0,70 = 0,029 m2K/W;
– R2 = 0,12 / 0,30 = 0,40 m2K/W;
– R4 = 0,12 / 0,30 = 0,40 m2K/W;
– R5 = 0,02 / 0,90 = 0,022 m2K/W.
Il valore della resistenza termica dell’intercapedine d’aria R3 è dato ancora dalla
norma UNI 6946:
– R3 = 0,18 m2K/W.
Sommando i vari strati, si ottiene pertanto:
– RT = 0,13 + 0,029 + 0,40 + 0,18 + 0,40 + 0,022 + 0,04 = 1,201 m2K/W.
Quindi in base alla (3.6.2) la trasmittanza termica della parete è:
– U = 1 / 1,201 = 0,83 W/(m2K).
11300-1 § 11.1.2
Componenti trasparenti
La trasmittanza termica delle finestre si calcola secondo la UNI EN ISO 10077-1.
La trasmittanza termica delle facciate continue trasparenti si calcola in base a quanto riportato
nella UNI EN 13947.
In assenza di dati di progetto attendibili o comunque di informazioni più precise, i valori di tra-
smittanza termica delle vetrate possono essere ricavati dal prospetto C1. In assenza di dati di
progetto attendibili o comunque di informazioni più precise, i valori di trasmittanza termica dei te-
lai possono essere ricavati dal prospetto C.2.
I DATI DELL’EDIFICIo 57
La UNI TS 11300 parte 1 illustra quindi come tener conto della presenza di even-
tuali chiusure oscuranti applicate al serramento, quali persiane e tapparelle, modifican-
do la trasmittanza Uw con il seguente metodo.
1. Si calcola la trasmittanza del serramento Uw con la formula (3.6.5) senza tener
conto della chiusura oscurante;
2. Si calcola la trasmittanza del serramento Uw+shut comprensiva della chiusura,
mediante una resistenza aggiuntiva ricavata dal prospetto C.4. della norma UNI
TS 11300:
1
U w + shut = [W/(m 2 K)] (3.6.6)
1 / U w + R shut + ∆R
in cui:
Uw+shut trasmittanza del serramento comprendendo la chiusura [W/(m2K)];
Uw trasmittanza totale del serramento [W/(m2K)];
Rshut resistenza caratteristica della chiusura [(m2K)/W];
ΔR resistenza termica aggiuntiva dell’intercapedine d’aria tra serramento
e chiusura [(m2K)/W].
Per i valori di Rshut e ΔR si veda la tabella 3.5.
3. Si valuta un coefficiente adimensionale fshut, che dipende dal numero di ore
giornaliere durante le quali sul serramento è presente la chiusura, tenendo con-
to delle variazioni termiche orarie. Per valutazioni standard e di progetto si con-
sidera un periodo di chiusura giornaliera pari a 12 ore. In mancanza di dati re-
lativi ai profili orari della temperatura si può assumere fshut pari a 0,6.
58 CALCoLo ENERGETICo DEGLI EDIFICI
Δr
[(m2K)/W]
rshut
tipologia di chiusura
[(m2K)/W] Permeabilità all’aria della chiusura
Alta Media Bassa
Chiusure avvolgibili in alluminio 0,01 0,09 0,12 0,15
Chiusure avvolgibili in legno e plastica senza
0,1 0,12 0,16 0,22
riempimento in schiuma
Chiusure avvolgibili in plastica con riempimento
0,15 0,13 0,19 0,26
in schiuma
Chiusure in legno da 25 mm a 30 mm di spessore 0,2 0,14 0,22 0,3
L’esempio che segue mostra il calcolo della trasmittanza di una finestra mediante
abachi dell’appendice C delle norme UNI.
esempio 3.2
Si supponga di volere stimare la trasmittanza di una finestra appartenente ad un
edificio esistente, con le seguenti ipotesi:
– l’area del telaio è il 20% dell’area totale del serramento;
– la vetrata è costituita da vetrocamera con trasmittanza Ug = 3,2 W/(m2K);
– la trasmittanza del telaio è Uf = 3 W/(m2K);
La norma UNI TS 11300-1 permette in questo caso di avvalersi dei dati contenuti
nel prospetto C.3., di cui si riporta di seguito uno stralcio. Dalla tabella si ricava la tra-
smittanza termica del serramento:
Uw = 3,4 W/(m2K)
uf
tipo ug [W/(m2K)]
di vetrata [W/(m2K)]
0,8 1,0 1,2 1,4 1,6 1,8 2,0 2,2 2,6 3,0 3,4 3,8 7,0
Singola 5,7 4,7 4,8 4,8 4,8 4,9 4,9 5,0 5,0 5,1 5,2 5,2 5,3 6,0
3,3 3,0 3,0 3,0 3,1 3,1 3,2 3,2 3,3 3,4 3,5 3,5 3,6 4,1
3,2 2,9 2,9 3,0 3,0 3,0 3,1 3,1 3,2 3,3 3,4 3,5 3,5 4,0
Doppia
3,1 2,8 2,8 2,9 2,9 3,0 3,0 3,0 3,1 3,2 3,3 3,4 3,5 3,9
o tripla
3,0 2,7 2,8 2,8 2,8 2,9 2,9 3,0 3,1 3,1 3,2 3,3 3,4 3,9
2,9 2,6 2,7 2,7 2,8 2,8 2,8 2,9 3,0 3,1 3,1 3,2 3,3 3,8
I DATI DELL’EDIFICIo 59
Anche per il calcolo del calore trasmesso attraverso i ponti termici la UNI TS
11300 parte 1 prevede due metodi diversi, per edifici di nuova costruzione ed edifici
esistenti.
11300-1 § 11.1.3
Ponti termici
Lo scambio termico attraverso i ponti termici può essere calcolato secondo la UNI EN ISO 14683.
Per gli edifici esistenti, in assenza di dati di progetto attendibili o comunque di informazioni più
precise, per alcune tipologie edilizie, lo scambio termico attraverso i ponti termici può essere de-
terminato forfetariamente secondo quanto indicato nel prospetto 4.
Il calcolo delle dispersioni attraverso i ponti termici per gli edifici di nuova co-
struzione richiede valutazioni specifiche. La determinazione della trasmittanza linei-
ca, parametro che caratterizza la dispersione dell’elemento, non è sempre immediata
e necessita di calcoli accurati nei casi più complessi di ponte termico. Si rimanda al-
la UNI EN ISo 14683 per approfondimenti in merito ed una trattazione più esausti-
va dell’argomento. A titolo di introduzione generale al tema si può dire che nel cal-
colo del calore disperso attraverso i ponti termici non vale più la (3.6.1), ma la se-
guente espressione:
Q = ψ · l · Δθ · t [J] (3.6.8)
60 CALCoLo ENERGETICo DEGLI EDIFICI
in cui:
Q flusso di calore [J];
ψ trasmittanza termica lineica caratteristica del ponte termico [W/(mK)];
l lunghezza dell’elemento disperdente [m];
Δθ salto termico tra i due ambienti separati dall’elemento [°C].
Parete senza aggetti o balconi, con isolamento a cappotto e ponti termici corretti + 5%
Parete a cassa vuota con isolamento nell’intercapedine (ponte termico corretto) + 10%
Parete a cassa vuota con isolamento nell’intercapedine (ponte termico non corretto) + 20%
esempio 3.3
Si supponga di volere valutare il contributo dato dalla presenza di un ponte ter-
mico nella parete descritta nell’esempio 3.1, appartenente ad un edificio esistente. In
questo caso è possibile avvalersi dei coefficienti della tabella 3.6, considerando il ca-
so della parete a cassa vuota con mattoni forati senza isolante.
Il valore finale di trasmittanza è:
– U = 0,83 * (1 + 0,1) = 0,91 W/(m2K).
conduttività termica λ
tipo di terreno
W/(mK)
Argilla o limo 1,5
Sabbia o ghiaia 2
Roccia omogenea 3,5
in cui:
dt spessore equivalente di terreno relativo al pavimento [m];
dw spessore equivalente di terreno relativo alla parete verticale [m];
w spessore delle pareti perimetrali, interrate o fuori terra, poste sopra al
pavimento a contatto con il terreno [m];
λ conduttività del terreno [W/(mK)];
Rsi, Rse resistenze termiche superficiali dell’aria (vedi tabella 3.4) [m2K/W];
Rf resistenza termica della soletta, considerando solo isolante e rivesti-
menti [m2K/W];
Rw resistenza termica della parete, considerando tutti gli strati [m2K/W].
4. Infine è possibile calcolare il valore di trasmittanza U’ per l’elemento a contat-
to con il terreno nei vari casi.
2λ π B'
U' = ln + 1 [W/(m 2 K)] (3.6.11a)
π B '+ d t d t
2λ
U' = [W/(m 2 K)] (3.6.11b)
0, 457 B'+ d t
6
Non si illustra per semplicità il caso del pavimento con isolamento perimetrale, per cui si rimanda alla
UNI EN ISo 13370.
64 CALCoLo ENERGETICo DEGLI EDIFICI
pavimento su intercapedine
2 h U w + 1450 ε vfw
Ux = [W/(m 2 K)]
B'
in cui:
h altezza della superficie superiore del pavimento sopra il livello del terreno
esterno (vedi fig. 3.8) [m];
Uw trasmittanza totale della parete verticale [W/(m2K)];
ε area delle aperture di ventilazione per unità di lunghezza sul perimetro del-
l’intercapedine [m2/m];
v velocità media del vento ad un’altezza di 10 metri [m/s];
fw coefficiente di schermatura dal vento: 0,02 in un sito riparato, 0,05 in un sito
mediamente esposto, 0,1 in un sito esposto.
1
U' = [W/(m 2 K)] (3.6.12)
1 / Uf + 1 / (Ut + Ux )
I DATI DELL’EDIFICIo 65
2λ π B'
U 't = ln + 1 [W/(m 2 K)] (3.6.13a)
π B '+ d t + 0, 5 z d t + 0, 5 z
2λ
U 't = [W/(m 2 K)] (3.6.13b)
0, 457 B '+ d t + 0, 5 z
2 λ 0, 5 d t z
U 'w = 1 + m 2 K)]
ln + 1 [W/(m (3.6.13c)
π z d t + z dw
in cui z è la profondità del pavimento del piano interrato rispetto al livello del terreno.
7
Non si illustra per semplicità il caso del piano interrato non riscaldato o parzialmente riscaldato, per cui
si rimanda alla UNI EN ISo 13370.
66
CAPIToLo 4
11300-1 § 5.1
La procedura di calcolo comprende i seguenti passi:
1) definizione dei confini dell’insieme degli ambienti climatizzati e non climatizzati dell’edificio;
2) definizione dei confini delle diverse zone di calcolo, se richiesta;
3) definizione delle condizioni interne di calcolo e dei dati di ingresso relativi al clima esterno;
4) calcolo, per ogni mese e per ogni zona dell’edificio, dei fabbisogni di energia termica per il ri-
scaldamento (QH,nd) e il raffrescamento (QC,nd);
5) aggregazione dei risultati relativi ai diversi mesi ed alle diverse zone servite dagli stessi
impianti.
in cui:
QH,nd fabbisogno ideale di energia per il riscaldamento [J];
h numero di zone in cui è stato suddiviso l’edificio;
n mesi della stagione di riscaldamento;
i generico mese i-esimo della stagione di riscaldamento;
QC,nd fabbisogno ideale di energia per il raffrescamento [J];
m mesi della stagione di raffrescamento;
j generico mese j-esimo della stagione di raffrescamento.
Il paragrafo 3.5.1. riporta i metodi che determinano la durata delle stagioni di ri-
scaldamento e raffrescamento.
fig. 4.2. Rappresentazione dei singoli contributi energetici del bilancio termico
– gli apporti interni Qint e solari Qsol di calore gratuito. Il primo contributo è for-
nito da eventuali fonti di calore interne all’edificio, quali le persone che vi abi-
tano, elettrodomestici, apparecchiature, ecc.. Il secondo contributo rappresenta
il calore trasmesso dall’irradiazione solare che investe l’edificio;
in cui:
QH,tr energia dispersa per trasmissione nel periodo di riscaldamento [J];
Htr coefficiente globale di scambio termico per trasmissione [W/K];
θint,set,H temperatura interna di regolazione della zona riscaldata [°C];
θe temperatura esterna media mensile [°C];
Qr extraflusso per radiazione infrarossa [J];
t durata del mese [s];
QC,tr energia scambiata per trasmissione nel periodo di raffrescamento [J];
θint,set,C temperatura interna di regolazione della zona raffrescata [°C].
Nel caso in cui l’edificio sia suddiviso in zone termiche, il calcolo deve essere ese-
guito per ogni zona climatizzata, poiché potrebbe variare la temperatura interna di pro-
getto θint,set (vedi paragrafo 3.3.1). Il valore mensile di θe è invece legato alla località
(vedi paragrafo 3.5).
QH,tr ha sempre valore positivo, poiché θint,set,H è sempre maggiore di θe, mentre QC,tr
può anche aver valore negativo, poiché θint,set,C può essere maggiore o minore di θe.
in cui:
Ai superficie disperdente dell’elemento opaco o trasparente i-esimo rivolto ver-
so l’esterno [m2];
Ui trasmittanza dell’elemento opaco o trasparente i-esimo [W/(m2K)];
lk lunghezza del ponte termico k-esimo rivolto verso l’esterno [m];
ψk trasmittanza termica lineica associata al ponte termico k-esimo [W/(mK)].
72 CALCoLo ENERGETICo DEGLI EDIFICI
Le modalità per calcolare i parametri Ui e ψk sono state illustrate nel paragrafo 3.6.
La norma UNI TS 11300-1 consente, in mancanza di dati di progetto attendibili e
solo per gli edifici esistenti (asset rating), di tener conto della presenza dei ponti ter-
mici tramite un coefficiente percentuale peggiorativo. Esso è direttamente applicabile
alla trasmittanza di un elemento opaco, al quale il ponte termico può essere associato
(vedi paragrafo 3.6.4). In tal caso la formula (4.3.3) si modifica come di seguito:
esempio 4.1
Si supponga di volere calcolare l’energia QD dispersa per trasmissione verso l’e-
sterno nel mese di marzo, per un appartamento di nuova costruzione situato nel comu-
ne di Como.
Per semplicità si ipotizza che l’appartamento abbia forma rettangolare, con dimen-
sioni del perimetro lordo pari a: 10 m in lunghezza, 8 m in larghezza e 3 m in altezza
come da figura 4.6..
– parete est verso garage non climatizzato: trasmittanza UGARAGE = 0,33 W/(m2K),
area lorda di 3 m * 8 m = 24 m2;
– parete ovest verso vano scale non climatizzato: trasmittanza USCALE = 0,33
W/(m2K), area lorda di 3 m * 8 m = 24 m2;
– pavimento verso terreno: trasmittanza della soletta pari a UTERRENo = 0,28
W/(m2K), area lorda di 8 m * 10 m = 80 m2;
– solaio verso appartamento sovrastante, riscaldato da altro impianto: trasmittanza
pari a UAPPARTAMENTo = 0,75 W/(m2K), area lorda di 8 m * 10 m = 80 m2;
– tre serramenti: area 0,80 m * 1,40 m = 1,12 m2 e trasmittanza UFINESTRA = 2
W/(m2K), due posti sulla parete nord ed uno sulla parete sud;
– porta finestra sulla parete sud: area 0,80 m * 2,10 m = 1,68 m2 e trasmittanza
UPoRTA = 2,1 W/(m2K);
– si voglia infine tener conto della presenza di due pilastri: l = 3 m ciascuno e ψ =
1,2 W/(mK).
esempio 4.2
Si supponga di volere ripetere per l’appartamento dell’esempio 4.1 il calcolo del-
l’energia QD dispersa per trasmissione verso l’esterno. Si consideri tuttavia in questo
caso una costruzione esistente. Per semplicità si ipotizza che i valori di trasmittanza de-
74 CALCoLo ENERGETICo DEGLI EDIFICI
gli elementi disperdenti siano gli stessi del caso precedente e che, per ricavarli, sia sta-
ta eseguita una misura con termoflussimetro.
Per l’edificio esistente le norme UNI permettono di valutare la dispersione attra-
verso i ponti termici mediante un coefficiente di maggiorazione, scegliendo tra quelli
riportati in tabella 3.6..
È noto al certificatore che l’edificio è stato realizzato con struttura in cemento ar-
mato: egli può dunque supporre che su una lunghezza di 10 metri delle pareti esterne
siano presenti alcuni pilastri portanti. Il caso della parete con pilastri in tabella 3.6. non
è citato. Tuttavia si può stimare ragionevolmente che, dato il basso valore di trasmit-
tanza misurato con il termoflussimetro, la parete sia isolata e che in concomitanza del
pilastro si presenti un’interruzione dello strato di isolante.
Tra le scelte in tabella quelle che più si avvicinano al caso in esame sono “parete
con isolamento dall’esterno a cappotto con aggetti/balconi” (15%) oppure “parete a
cassa vuota con isolamento nell’intercapedine e ponte termico non corretto” (20%). Si
sceglie la seconda, più a favore di sicurezza.
A questo punto il coefficiente di scambio termico per trasmissione verso l’esterno
HD è dato dalla somma dei contributi relativi ai serramenti ed alle pareti:
– HDserramenti = 3 * 1,12 * 2 + 1,68 * 2,1 = 10,2 W/K;
– HDpareti = [(30 – 1,12 * 2) * 0,3 + (30 – 1,12 – 1,68) * 0,3] * (1 + 0,2) = 19,8
W/K.
Il coefficiente complessivo di scambio termico verso l’esterno è pari a:
– HD = 10,2 + 19,8 = 30 W/K
La quota di energia termica dispersa per trasmissione verso l’esterno nel mese di
marzo per l’appartamento a Como è pari a:
– QD = 30 * (20 – 8,8) * 744 / 1000 = 250,0 kWh = 900,0 MJ
in cui
Hg coefficiente di scambio termico per trasmissione verso il terreno [W/K];
Ai superficie dell’elemento opaco i-esimo a contatto con il terreno [m2];
U’i trasmittanza dell’elemento calcolata con la UNI EN ISo 13370 [W/(m2K)].
Come già anticipato nel paragrafo 3.6.5, nel valore di U’i si tiene già conto della
presenza di eventuali ponti termici e della conduttività del terreno. Si consideri ora la
seguente definizione riportata nella norma UNI:
11300-1 § 11.3
Lo scambio termico verso il terreno deve essere calcolato secondo la UNI EN ISO 13370. Per gli
edifici esistenti, in assenza di dati di progetto attendibili o comunque di informazioni più precise,
il coefficiente di accoppiamento termico in regime stazionario tra gli ambienti interno ed esterno
è dato da prospetto.
Il flusso di calore che passa attraverso le strutture esposte verso terreno può esse-
re quindi calcolato con la (3.6.1), mediante il coefficiente Hg.
76 CALCoLo ENERGETICo DEGLI EDIFICI
esempio 4.3
Si supponga di volere calcolare per l’appartamento dell’esempio la quota di ener-
gia Qg dispersa per trasmissione verso terreno. Si consideri il caso della costruzione
esistente: nell’impossibilità di reperire attendibili dati di progetto si ricava il valore del
coefficiente btr,g dalla tabella 4.1.
La soletta del pavimento verso terreno ha una trasmittanza pari a UTERRENo = 0,28
W/(m2K) ed un’area lorda di 8 m * 10 m = 80 m2. Il coefficiente di scambio termico
per trasmissione verso terreno Hg è dato dalla seguente espressione:
La quota di energia termica dispersa per trasmissione verso terreno nel mese di
marzo per l’appartamento a Como è pari a:
fig. 4.8. Energia scambiata per trasmissione attraverso ambienti non climatizzati
GLI SCAMBI TERMICI ATTRAVERSo L’INVoLUCRo 77
Da quanto detto finora consegue che la quantità di calore che passa attraverso un
ambiente non climatizzato dipende da alcuni fattori:
– resistenza termica ed isolamento degli elementi di separazione tra l’ambiente
climatizzato (pedice i) e l’ambiente non climatizzato (pedice u);
– resistenza termica ed isolamento degli elementi di separazione tra l’ambiente
non climatizzato e l’ambiente esterno (pedice e);
– eventuali scambi d’aria tra l’ambiente climatizzato e l’ambiente non clima-
tizzato;
– eventuali scambi d’aria tra l’ambiente non climatizzato e l’ambiente esterno;
– dimensioni geometriche dell’ambente non climatizzato (superficie disperdente
dell’involucro Sue ed il volume netto Vnu).
Trascurando eventuali sorgenti di calore all’interno dell’ambiente non riscaldato,
il bilancio termico è dato dall’uguaglianza tra il calore entrante nella zona non riscal-
data ed il calore uscente.
Per la stagione invernale il calore proviene dalla zona riscaldata verso la zona non
riscaldata, quindi da questa fluisce verso l’esterno (la figura 4.8 illustra questo bilancio).
Per la stagione estiva il verso dei flussi si inverte. In questo caso tuttavia, sia per
le valutazioni design rating che asset rating, la norma UNI fissa a 26 °C costanti la
temperatura degli ambienti confinanti non raffrescati. Ciò significa che per gli edifici
residenziali la temperatura di queste zone è uguale a quella interna di progetto per il
raffrescamento θint,set,C (vedi paragrafo 3.4) e che deve essere considerato un salto ter-
mico nullo. Non avverrà perciò alcuna dispersione di calore attraverso i muri divisori
tra i due ambienti. Per questo motivo, per quanto concerne gli ambienti non dotati di
impianto di climatizzazione, si valuteranno da qui in poi solo gli scambi termici rela-
tivi al periodo di riscaldamento invernale.
Per la stagione fredda l’equazione di bilancio termico in assenza di sorgenti inter-
ne di calore è la seguente:
H iu (θint,set, H − θu ) = H ue (θu − θe ) [°C]
dove:
θint,set,H temperatura interna di progetto per la stagione invernale [°C];
θu temperatura interna all’ambiente non climatizzato [°C];
θe temperatura dell’ambiente esterno [°C];
Hiu coefficiente di scambio termico tra ambiente riscaldato e non riscaldato
[W/K];
Hue coefficiente di scambio termico tra ambiente non riscaldato ed esterno
[W/K].
Il coefficiente di scambio termico per trasmissione con zone adiacenti non riscal-
date, sempre in assenza di sorgenti di calore interne, è dato perciò dalla seguente
espressione:
H iu ⋅ H ue
HU = = H iu ⋅ b tr ,x [W/K] (4.3.9)
H iu + H ue
Il coefficiente btr,x, sempre compreso tra 0 e 1, rappresenta il fattore di correzione
dello scambio termico tra ambiente climatizzato e ambiente non climatizzato. Per com-
prendere meglio il significato fisico di tale parametro, si osservi attentamente la
(4.3.8): btr,x è pari a 1 se la temperatura θu dell’ambiente non riscaldato confinante è
uguale a quella esterna. Il suo valore sarà invece tanto più piccolo quanto più la zona
non climatizzata è in grado di trattenere il calore. Se ad esempio ad un vano scale cor-
risponde un coefficiente btr,x pari a 0,5, il calore disperso attraverso una parete confi-
nante con esso sarà la metà del calore disperso attraverso una parete identica rivolta
verso esterno. In altre parole la (4.3.8) individua in corrispondenza di un elemento di
separazione tra ambiente riscaldato e ambiente non riscaldato solo una frazione btr,x
della dispersione che avverrebbe attraverso lo stesso elemento, nel caso in cui questo
fosse confinante con l’esterno.
La normativa UNI di riferimento per il calcolo del coefficiente di scambio termi-
co HU è la UNI EN ISO 13789. Secondo la (4.3.9) per il calcolo di HU occorre valuta-
re Hiu, coefficiente di scambio termico tra ambiente climatizzato e non climatizzato, ed
Hue, coefficiente di scambio termico tra ambiente non climatizzato ed esterno.
Il coefficiente Hiu tiene conto di una quantità di calore scambiata per trasmissione
ed una scambiata per ventilazione:
in cui:
HTue coefficiente di scambio termico per trasmissione tra l’ambiente non climatiz-
zato u e l’ambiente esterno e [W/K];
HVue coefficiente di scambio termico per ventilazione tra l’ambiente non climatiz-
zato u e l’ambiente esterno e [W/K].
Il calcolo di HTiu e HTue avviene con le seguenti formule, simili alla (4.3.3):
dove
Ajiu e Ajue superfici disperdenti degli elementi opachi o trasparenti j-esimi, ri-
spettivamente di separazione tra l’ambiente climatizzato i e l’ambien-
te non climatizzato u e tra l’ambiente non climatizzato u e l’ambien-
te esterno e [m2];
Ujiu e Ujue trasmittanza degli elementi opachi o trasparenti j-esimi [W/(m2K)];
lkiu e lkue lunghezza dei ponti termici k-esimi, rispettivamente di separazione
tra l’ambiente climatizzato i e l’ambiente non climatizzato u e tra
l’ambiente non climatizzato u e l’ambiente esterno e [m];
ψkiu e ψkue trasmittanze termiche lineiche associate ai ponti termici k-esimi
[W/(mK)].
Nelle (4.3.12) sono state considerate pertanto le dispersioni per trasmissione tra i
vari ambienti attraverso elementi piani e ponti termici.
Per il calcolo di HViu e HVue si veda successivamente il paragrafo 4.4.
11300-1 § 11.2
Per gli edifici esistenti, in assenza di dati di progetto attendibili o comunque di informazioni più
precise, i valori del fattore btr,x si possono assumere da prospetto.
tab. 4.2. Fattore di correzione per elementi disperdenti verso ambienti non climatizzati
Ambiente avente almeno due pareti a contatto con esterno senza serramenti 0,5
Ambiente avente almeno due pareti a contatto con esterno con serramenti (tipo
0,6
autorimesse)
Ambiente avente almeno tre pareti a contatto con esterno (tipo vano scale esterno) 0,8
Una volta noti i coefficienti HU e btr,x, il flusso di calore che passa attraverso le
strutture verso ambienti non climatizzati può essere calcolato con la (4.3.8). Gli esem-
pi relativi al calcolo del coefficiente di scambio termico HU sono riportati nel paragrafo
4.4, dopo aver illustrato i metodi per la valutazione delle dispersioni per ventilazione.
significa che per gli edifici residenziali la temperatura interna di progetto per il raffre-
scamento θint,set,C assegnata a questi ambienti è uguale a quella dell’edificio (vedi pa-
ragrafo 3.4) e che, anche in questo caso, il salto termico risulta nullo. Attraverso i mu-
ri divisori tra i due ambienti raffrescati non avverrà perciò alcuno scambio di calore.
Per quanto detto finora, da qui in poi si valuteranno solo gli scambi termici del pe-
riodo di riscaldamento invernale verso gli ambienti confinanti dotati di altro impianto
di climatizzazione e solo nell’ipotesi di occupazione saltuaria degli stessi.
Si supponga ora a titolo di esempio di voler certificare un appartamento termoauto-
nomo situato al secondo piano, confinante con altri appartamenti termoautonomi al pri-
mo ed al terzo piano. In tal caso la maggior parte della superficie disperdente dell’appar-
tamento sarà costituita proprio dalle aree di pavimento e di soffitto, confine tra i diversi
edifici riscaldati. La scelta delle modalità di occupazione degli appartamenti confinanti
è soggettiva ed a carico del certificatore, il quale deve attribuire ad essi un utilizzo sal-
tuario o permanente. Poiché il certificato ha una validità di 10 anni ed è difficile preve-
dere che gli appartamenti limitrofi non saranno mai sfitti o disabitati in quell’arco di tem-
po, a favore di sicurezza è consigliabile considerare comunque l’ipotesi di un’occupazio-
ne saltuaria. In questo modo sarà contata una certa quota di calore dispersa anche attra-
verso le superfici di divisione tra unità immobiliari abitate permanentemente.
La quota di calore disperso in inverno dall’ambiente riscaldato verso ambiente ri-
scaldato da altro impianto è data dall’espressione:
QA = HTia · (θint,set,H – θa) · t [J]
dove:
HTia coefficiente di scambio termico per trasmissione tra ambiente riscaldato
e ambiente riscaldato da impianto differente [W/K];
θint,set,H temperatura interna di progetto per la stagione invernale [°C];
θa temperatura interna stimata per l’ambiente limitrofo riscaldato da altro
impianto [°C];
t durata del periodo di calcolo [s].
82 CALCoLo ENERGETICo DEGLI EDIFICI
Q A = H Tia
(θ int,set , H − θa )
⋅ ( θint,set ,HH − θe ) ⋅ t = H A ( θint,set ,H − θe ) ⋅ t [J] (4.3.13)
(θ int,set , H − θe )
H A = H Tia
( θint,set,H − θa ) = H ⋅ b [W
W/K] (4.3.14)
(θint,set,H − θe ) Tia a
Le normative UNI di riferimento per il calcolo del coefficiente di scambio termi-
co HA sono la UNI EN ISO 13789 e la UNI EN 12831. Per il calcolo di HA secondo la
(4.3.14) occorre valutare HTia, coefficiente di scambio termico per trasmissione tra i
due ambienti climatizzati, ed il coefficiente ba, che dipende dalla temperatura interna
θa assegnata alla zona confinante. Come avviene per le zone non climatizzate, il coef-
ficiente ba rappresenta la proporzione tra il salto termico verso l’appartamento confi-
nante e il salto termico verso l’esterno. Tuttavia, a differenza del caso illustrato nel pa-
ragrafo precedente, si trascurano eventuali scambi d’aria tra i due ambienti.
Il calcolo di HTia avviene con la seguente formula:
Nella (4.3.15) sono state considerate solo le dispersioni tra i vari ambienti per tra-
smissione attraverso elementi piani, trascurando i ponti termici.
Il coefficiente ba è ricavato secondo le indicazioni contenute nel paragrafo 6.4 del-
l’appendice NA alla norma UNI EN 12831, la quale distingue due casi:
– ambiente confinante saltuariamente abitato, appartenente ad un’altra unità immo-
biliare dello stesso fabbricato. Questo è il caso tipico di una palazzina di appar-
tamenti termoautonomi, per la quale il valore di ba è dato dalla seguente tabella:
dove:
Ui,m trasmittanza media delle pareti che separano l’unità immobiliare in esa-
me da quella contigua [W/(m2K)];
GLI SCAMBI TERMICI ATTRAVERSo L’INVoLUCRo 83
ba =
(θint,set,H − θme ) [–]
(θint,set,H − θe )
dove:
θme temperatura esterna media annuale della località [°C];
θint,set,H temperatura interna di progetto per la stagione invernale [°C];
θe temperatura media mensile dell’ambiente esterno [°C].
esempio 4.4
Si supponga di volere calcolare per l’appartamento dell’esempio 4.1 la quota di
energia QA dispersa per trasmissione verso un altro appartamento sovrastante. Si ipo-
tizza per tale alloggio una modalità di occupazione saltuaria.
Poiché l’appartamento confinante appartiene allo stesso fabbricato, il valore del
coefficiente ba è indicato dalla tabella 4.3, considerando Ui,m/Ue,m pari a 2,5 (0,75/0,3).
Ricordando che la soletta divisoria verso l’appartamento sovrastante ha trasmittanza
pari a UAPPARTAMENTo = 0,75 W/(m2K) ed area lorda di 8 m * 10 m = 80 m2, il coeffi-
ciente di scambio termico per trasmissione HA è dato dalla seguente espressione:
La quota di energia termica dispersa per trasmissione verso l’appartamento nel me-
se di marzo è pari a:
esempio 4.5
Si vuole calcolare per l’appartamento dell’esempio 4.1 la quota di energia Qr do-
vuta a radiazione infrarossa dispersa verso la volta celeste. Le uniche superfici verso
esterno sono le due pareti verticali verso nord e verso sud. Si può scrivere pertanto il
valore della potenza di extra flusso:
– Φr = Φr opache + Φr serramenti;
– Φr opache = 0,04 * [0,3 * (30 – 1,12 * 2) + 0,3 * (30 – 1,12 – 1,68)] * 5 * 0,9 *
11= 32,6 W;
– Φr serramenti = 0,04 * (2 * 1,12 * 3 + 2,1 * 1,68) * 5 * 0,837 * 11 = 18,9 W.
La quota di energia termica dispersa per radiazione infrarossa verso il cielo nel me-
se di marzo è pari a:
– Qr = 0,5 * (32,6 + 18,9) * 744 / 1000 = 19,2 kWh = 69,0 MJ.
ria satura di anidride carbonica deve essere espulsa e sostituita con aria fresca e salubre.
Come si è già avuto modo di osservare (paragrafo 3.3.2), oltre al contributo termico di-
sperso attraverso l’involucro per trasmissione, occorre considerare il calore necessario
per scaldare la quantità d’aria scambiata dall’edificio con l’ambiente esterno. Il ricambio
dell’aria può avvenire naturalmente, per infiltrazione attraverso pareti, serramenti (i pro-
verbiali “spifferi”) e prese d’aria, o forzatamente, tramite apparecchiature meccaniche.
Gli obblighi previsti dalle recenti normative promuovono una progettazione a bas-
so consumo energetico, quindi l’involucro dei nuovi edifici è caratterizzato da elevata
coibentazione e serramenti a tenuta stagna. Grazie ad una progettazione più efficiente
la quantità d’aria ricambiata naturalmente con l’esterno si riduce significativamente ri-
spetto agli edifici del passato8. Il contributo termico dovuto alla ventilazione naturale
dell’aria rappresenta comunque una quota notevole del fabbisogno di energia richiesto
dall’edificio. Un sistema meccanico di controllo sulla ventilazione, oltre a garantire un
corretto ricambio d’aria, migliorando l’abitabilità dell’ambiente, permette un notevole
abbattimento dei consumi.
La richiesta energetica durante l’inverno QH,ve e durate l’estate QC,ve, per scaldare
l’aria scambiata per ventilazione tra l’edificio climatizzato e gli ambienti confinanti,
dipende dal salto termico mensile Δθ e dal coefficiente di scambio termico Hve, il cui
valore è legato alla quantità ed alla modalità di scambio dell’aria. La valutazione men-
sile dei contributi energetici per ventilazione è data dalle seguenti espressioni:
in cui:
QH,ve energia dispersa per ventilazione nel periodo di riscaldamento [J];
Hve coefficiente globale di scambio termico per ventilazione [W/K];
θint,set,H temperatura interna di regolazione della zona riscaldata [°C];
θe temperatura esterna media mensile [°C];
t durata del mese [s];
QC,ve energia scambiata per ventilazione nel periodo di raffrescamento [J];
θint,set,C temperature interna di regolazione della zona raffrescata [°C].
Nel caso in cui l’edificio sia suddiviso in zone termiche, il calcolo deve essere ese-
guito per zona climatizzata, poiché per ognuna di queste potrebbe variare la tempera-
tura interna di progetto θint,set (vedi paragrafo 3.3.1). Il valore mensile di θe è legato al-
la località (vedi paragrafo 3.5).
8
Le UNI TS 11300 in caso di ricambio d’aria per ventilazione naturale prevedono per qualunque tipo di
calcolo (asset rating e design rating) un valore pari a 0,3 volumi per ora (formula (3.3.4)), rispetto agli
0,5 indicati dalle precedenti norme. Tale scelta, se è certamente giustificata per i nuovi edifici, potreb-
be non essere altrettanto condivisibile per gli edifici esistenti, certamente meno ermetici alle infiltrazio-
ni d’aria. Alcune normative, ad esempio quella della Regione Lombardia, indicano più opportunamen-
te un valore differente per i due casi.
86 CALCoLo ENERGETICo DEGLI EDIFICI
H ve = ρA c A (∑ b
k ve, k fve, t , k q ve, k ) [W/K] (4.4.2)
in cui:
Hve coefficiente globale di scambio termico per ventilazione [W/K];
ρAcA capacità termica volumica dell’aria, costante e pari a 0,34 J/(m3K) se la
portata è espressa in m3/h o 1200 J/(m3K) se la portata è espressa in m3/s;
bve,k fattore di correzione del coefficiente di scambio termico, in funzione del-
la temperatura d’ingresso del flusso d’aria k-esimo;
fve,t,k frazione di tempo in cui avviene lo scambio del flusso d’aria k-esimo;
qve,k portata del k-esimo flusso d’aria [m3/h].
Per la valutazione della portata di ogni flusso orario d’aria qve,k, scambiato dall’e-
dificio con l’esterno, si riporta nuovamente la formula (3.3.2):
in cui:
qve,k portata del k-esimo flusso d’aria ricambiato in un’ora [m3/h];
nk ricambio d’aria orario k-esimo per unità di volume [1/h];
Vn volume netto dell’ambiente climatizzato [m3].
Il calcolo del volume netto e del valore del ricambio d’aria orario nk per unità di
volume è stato illustrato nel paragrafo 3.3.2. Il coefficiente fve,t,k rappresenta la frazio-
ne di tempo in cui il flusso d’aria viene scambiato tra l’ambiente climatizzato e l’altro
ambiente. Può essere calcolato su base giornaliera, perciò:
n ore,k
fve,t, k = [–] (4.4.4)
24
in cui:
nore,k numero di ore giornaliero in cui viene scambiato il flusso d’aria tra inter-
no ed esterno [h].
b ve,k =
(θ int, set − θsup,k ) [–] (4.4.5)
(θint,set − θe )
dove:
θint,set temperatura interna di regolazione per riscaldamento o raffrescamento
[°C];
θe temperatura media mensile dell’ambiente esterno [°C];
θsup,k temperatura di mandata del flusso d’aria k-esimo, soggetto a pre-riscal-
damento o pre-raffrescamento o proveniente da ambiente climatizzato
da altro impianto [°C].
esempio 4.6
Si voglia ora calcolare per l’appartamento dell’esempio 4.1 il coefficiente di scam-
bio termico per ventilazione HV. Ipotizzando uno scambio d’aria per ventilazione na-
turale, secondo normativa il numero di ricambi d’aria n è pari a 0,3, mentre i coeffi-
cienti bve,k e fve,t,k hanno valore unitario. Il volume netto Vn può essere ricavato dal vo-
lume lordo, mediante i coefficienti della tabella 3.1 e la formula (3.2.2):
– VN = 0,7 * 240 = 168 m3.
Quindi:
– qve = 0,3 * 168 = 50,4 m3/h:
– Hve = 0,34 * 1 * 1 * 50,4 =17,14 W/K.
La quota di energia termica dispersa per ventilazione nel mese di marzo è pari a:
– QH,ve = 17,14 * (20 – 8,8) * 744 / 1000 = 142,8 kWh = 514,0 MJ.
La formula (4.4.2) può essere utilizzata anche per il calcolo degli scambi termici
per ventilazione con ambienti confinanti non dotati di impianto di riscaldamento (pa-
ragrafo 4.3.4). In questo caso la UNI EN ISo 13790 permette di assegnare a bve valo-
re unitario, quindi il calcolo di HViu e HVue avviene con le seguenti formule:
Hvue coefficiente di scambio termico per ventilazione tra zona non climatizzata
ed ambiente esterno [W/K];
ρAcA capacità termica volumica dell’aria, costante e pari a 0,34 J/(m3K) se la
portata è espressa in m3/h o 1200 J/(m3K) se la portata è espressa in m3/s;
fviu,t frazione temporale di scambio del flusso d’aria tra zona climatizzata e zo-
na non climatizzata;
fvue,t frazione temporale di scambio del flusso d’aria tra zona non climatizzata
ed ambiente esterno;
qviu,k portata del flusso d’aria scambiata tra zona climatizzata e non climatizza-
ta [m3/h];
qvue,k portata del flusso d’aria scambiata tra zona non climatizzata ed esterno
[m3/h].
Di seguito si riporta un esempio di calcolo degli scambi termici con zone confinan-
ti non climatizzate, per trasmissione e per ventilazione.
esempio 4.7
Note le procedure per il calcolo delle dispersioni per ventilazione, si voglia calco-
lare per l’appartamento dell’esempio 4.1 il coefficiente HU, secondo le indicazioni del
paragrafo 4.3.4. Si ricorda che il pedice i rappresenta l’ambiente interno, il pedice u
l’ambiente non climatizzato e il pedice e l’ambiente esterno.
Vano scale
Cominciando dagli scambi per trasmissione, si ha per le (4.3.12):
– HTiu = USCALE * ASCALE = 0,33 * 24 = 7,92 W/K;
– HTue = UPARETESCALE * ADISPSCALE = 0,7 * 50 = 35 W/K.
Passando agli scambi per ventilazione, si ottiene dalle (4.4.6):
– HViu = 0,34 * 1 * niu * VN = 0,34 * 0,2 * 168 = 11,42 W/K;
– HVue = 0,34 * 1 * nue * VNETToSCALE = 0,34 * 0,5 * 38,4 = 6,53 W/K.
Sommando i contributi, secondo la (4.3.10) e la (4.3.11) si ottiene:
– Hiu = HTiu + HViu = 7,92 + 11,42 = 19,34 W/K;
– Hue = HTue + HVue = 35 + 6,53 = 41,53 W/K.
Infine è possibile calcolare il coefficiente di trasmissione del vano scale con la
(4.3.9):
– btr,SCALE = 41,53 / (19,34 + 41,53) = 0,682;
– HUSCALE = 19,34 * 0,682 = 13,19 W/K.
Garage
Cominciando dagli scambi per trasmissione, si ha per le (4.3.12):
– HTiu = UGARAGE * AGARAGE = 0,33 * 24 = 7,92 W/K;
– HTue = UPARETEGARAGE * ADISPGARAGE = 0,7 * 90 = 63 W/K.
Passando agli scambi per ventilazione, si ottiene dalle (4.4.6):
– HViu = 0,34 * 1 * niu * VN = 0,34 * 0,2 * 168 = 11,42 W/K;
– HVue = 0,34 * 1 * nue * VNETToGARAGE = 0,34 * 0,5 * 115,2 = 19,58 W/K.
GLI SCAMBI TERMICI ATTRAVERSo L’INVoLUCRo 89
esempio 4.8
Si voglia ora replicare il calcolo del coefficiente HU svolto nell’esercizio preceden-
te, considerando il caso della costruzione esistente. Nell’impossibilità di reperire dati
attendibili di progetto si utilizzeranno i valori del coefficiente btr,x della tabella 4.2. Sia
per il vano scale che per il garage si considererà il coefficiente relativo ad ambienti
aventi almeno tre pareti a contatto con l’esterno, a cui corrisponde btr,x = 0,8. Perciò:
– HUSCALE = 19,34 * 0,8 = 15,47 W/K;
– HUGARAGE = 19,34 * 0,8 = 15,47 W/K;
– HU = HUSCALE + HUGARAGE = 15,47 + 15,47 = 30,94 W/K.
La quota di energia termica dispersa per trasmissione e ventilazione nel mese di
marzo attraverso le zone non climatizzate dell’edificio esistente è pari a:
– QU = 30,94 * (20 – 8,8) * 744 / 1000 = 257,8 kWh = 928,1 MJ.
esempio 4.9
Si vogliono infine calcolare tutti i coefficienti di scambio termico: per trasmissio-
ne Htr secondo la formula (4.3.2), per ventilazione Hve e totale H:
– Htr = HD + Hg + HU + HA = 33,9 + 10,1 + 28,86 + 37,8 = 110,66 W/K.
Considerando anche il contributo associato alla dispersione verso la volta celeste
Qr, la quota di energia termica dispersa per trasmissione nel mese di marzo attraverso
l’involucro dell’edificio dell’esempio 4.1 è pari a:
– QH,tr = 110,66 * (20 – 8,8) * 744 / 1000 + 19,2 = 941,3 kWh = 3388,7 MJ.
Il valore totale appena calcolato corrisponde tra l’altro alla somma dei contributi
termici valutati in precedenza separatamente per tipologia di scambio termico.
Il contributo dovuto alla ventilazione è:
– Hve = 17,14 W/K.
La quota di energia termica dispersa per ventilazione nel mese di marzo è pari a:
90 CALCoLo ENERGETICo DEGLI EDIFICI
– QH,ve = 17,14 * (20 – 8,8) * 744 / 1000 = 142,8 kWh = 514,0 MJ.
Il coefficiente di scambio termico globale è H:
– H = Htr + Hve = 110,66 + 17,14 = 127,8 W/K.
Il valore di scambio termico totale è dato da:
– QH,ht = QH,tr + QH,ve = 941,3 + 142,8 = 1084,1 kWh = 3902,8 MJ.
esempio 4.10
Si ripetono i risultati finali per il caso dell’edificio esistente:
– Htr = HD + Hg + HU + HA = 30 + 10,1 + 30,94 + 37,8 = 108,84 W/K;
– QH,tr = 108,84 * (20 – 8,8) * 744 / 1000 + 19,2 = 906,9 kWh = 3265,0 MJ;
– Hve = 17,14 W/K;
– QH,ve = 17,14 * (20 – 8,8) * 744 / 1000 = 142,8 kWh = 514,0 MJ;
– H = Htr + Hve = 108,84 + 17,14 = 126,0 W/K;
– QH,ht = QH,tr + QH,ve = 906,9 + 142,8 = 1049,7 kWh = 3778,9 MJ.
Q int = (∑ φ ) ⋅ t + (∑ φ
k int, k l int, u , l
(1 − b tr )) ⋅ t [J]
in cui:
Qint energia trasmessa gratuitamente dalle fonti di apporto interno [J];
φint,k potenza termica prodotta dalla k-esima fonte di calore [W];
φint,u,l potenza prodotta dalla l-esima fonte di calore in ambiente non climatizza-
to u [W];
GLI SCAMBI TERMICI ATTRAVERSo L’INVoLUCRo 91
11300-1 § 13.1.1
Valutazione di progetto o standard
Nei casi di valutazione di progetto o di valutazione standard gli apporti termici interni sono
espressi, per gli edifici diversi dalle abitazioni, in funzione della destinazione d’uso secondo
quanto riportato da prospetto.
11300-1 § 13.2
Apporti all’interno di ambienti non climatizzati
In assenza di informazioni che ne dimostrino la rilevanza, è lecito trascurare l’effetto degli appor-
ti termici prodotti all’interno di ambienti non climatizzati.
In effetti quest’ultima ipotesi era già stata introdotta nella determinazione della
temperatura interna θu dell’ambiente non riscaldato (formula (4.3.7)).
In base a quanto indicato, per design rating e asset rating, la precedente espressio-
ne di calcolo degli apporti interni diventa più semplicemente:
in cui:
φint potenza termica media globale interna [W];
t durata del mese [s].
La potenza globale di apporto interno medio φint è valutata diversamente per gli
edifici residenziali e gli altri edifici (vedi la classificazione del D.P.R. n. 412 al pa-
ragrafo 3.3):
– per le abitazioni (categorie E.1(1) e E.1(2)):
esempio 4.11
Si voglia calcolare l’ammontare degli apporti interni nel mese di marzo per l’ap-
partamento residenziale (categoria E.1 (1)) dell’esempio 4.1. Con la formula (3.2.1) si
valuta l’area netta da quella lorda.
– Su = (0,9761 – 0,3055 * 0,3) * 80 = 70,8 m2.
Poiché la superficie utile totale è inferiore a 170 m2, la formula per calcolare la po-
tenza termica media globale interna è la (4.5.2a):
– φint = 5,294 * 70,8 – 0,01557 * 70,82 = 296,8 W.
La quota di apporti gratuiti interni nel mese di marzo è pari a:
– Qint = 296,8 * 744 / 1000 = 220,8 kWh = 794,9 MJ.
Qsol = (∑ φ ) ⋅ t + (∑ φ
k sol, k l sol, u , l
(1 − b tr )) ⋅ t [J] (4.5.3)
in cui:
Qsol energia trasmessa gratuitamente dal sole [J];
φsol,k potenza termica solare trasmessa attraverso il k-esimo elemento [W];
GLI SCAMBI TERMICI ATTRAVERSo L’INVoLUCRo 93
Il secondo termine della (4.5.3) si riferisce a spazi non climatizzati adiacenti all’e-
dificio oggetto del calcolo e soggetti ad irradiazione solare. La UNI TS 11300 parte 1
riporta in proposito:
11300-1 § 14.1
Apporti solari all’interno di ambienti non climatizzati
In assenza di informazioni che ne dimostrino la trascurabilità, è necessario considerare l’effetto
degli apporti termici solari all’interno di ambienti non climatizzati (per esempio serre).
Se gli ambienti non climatizzati sono della tipologia standard, come vani scale, ga-
rage, ecc., la potenza solare trasmessa ad essi è calcolabile sempre con la (4.5.4). In que-
sto caso non potrà essere considerato l’intero contributo solare nel bilancio termico del-
l’edificio climatizzato ma solo una sua quota, determinata dal coefficiente btr, calcolato
per quell’ambiente dalla (4.3.9). Nel calcolo per la stagione di riscaldamento questo con-
tributo risulta favorevole e solitamente di piccola entità; può essere quindi lecitamente
trascurato. In altre parole il sole che entra attraverso le finestre di un vano scala freddo
non aiuta in misura significativa a scaldare gli appartamenti confinanti con esso.
La (4.5.3) si semplifica perciò nella seguente forma:
Q sol = (∑ φ ) ⋅ t [J]
k sol, k
(4.5.5)
11300-1 § 14.4
Ombreggiatura
I valori dei fattori di ombreggiatura dipendono dalla latitudine, dall’orientamento dell’elemento
ombreggiato, dal clima, dal periodo considerato e dalle caratteristiche geometriche degli elemen-
ti ombreggianti. Tali caratteristiche sono descritte da un parametro angolare.
Per determinare quindi il valore dei fattori di ombreggiatura occorre in primo luo-
go calcolare un angolo α per ogni tipologia di ostacolo. Il suo valore dipende dalla di-
stanza dall’elemento k-esimo dal corpo ombreggiante, sia esso ostruzione esterna, ag-
getto orizzontale e aggetto verticale. In tutti e tre i casi il punto di riferimento per il cal-
colo di α è il centro dell’elemento, sia per le strutture opache che per i serramenti. α è
dato dalla seguente espressione:
b
α = arctg [–] (4.5.7)
a
Le figure successive mostrano come sono definiti i segmenti a e b per le tre tipolo-
gie di ombreggiamento su un serramento. I concetti restano comunque validi per qualun-
que tipo di elemento disperdente soggetto ad irradiazione solare, come una parete.
Una volta calcolato l’angolo α, occorre riferirsi all’appendice D delle UNI TS 11300
parte 1, nella quale è riportata una tabella per ogni tipologia di ostruzione per ogni me-
se dell’anno. Da queste è possibile ricavare Fhor,k, Fov,k e Ffin,k, interpolando rispetto al-
la latitudine del comune di riferimento e all’angolo α, in funzione dell’orientamento del-
l’elemento k-esimo ombreggiato. Successivamente si ricava Fsh,ob,k con la (4.5.6).
GLI SCAMBI TERMICI ATTRAVERSo L’INVoLUCRo 95
Componenti opachi
L’area di captazione solare effettiva Asol,k del componente opaco k-esimo è pari a:
Asol, k = α sol, k R se ,k U k A k [m 2 ] (4.5.8a)
in cui:
Asol,k area di captazione solare effettiva dell’elemento k-esimo [m2];
αsol,k fattore di assorbimento solare del componente opaco k-esimo. Il suo valo-
re, in assenza di dati di progetto attendibili o comunque di informazioni
più precise, è pari a 0,3 per una colorazione esterna chiara della struttura,
0,6 per colorazione media e 0,9 per colorazione scura;
Rse,k resistenza termica superficiale esterna del componente opaco k-esimo, da
determinarsi secondo i valori riportati in tabella 3.4 [m2K/W];
Uk trasmittanza termica del componente opaco k-esimo [W/(m2K)];
Ak area proiettata del componente opaco k-esimo [m2].
96 CALCoLo ENERGETICo DEGLI EDIFICI
Componenti trasparenti
L’area di captazione solare effettiva Asol,k del generico componente trasparente k-
esimo è pari a:
Asol,k = Fsh,gl, k ggl,k Ag,k [m 2 ] (4.5.8b)
in cui:
Asol,k area di captazione solare effettiva dell’elemento k-esimo [m2];
Fsh,gl,k fattore di riduzione degli apporti solari dovuto alla presenza di scherma-
ture mobili;
ggl,k trasmittanza di energia solare totale del vetro del componente finestrato
k-esimo;
Ag,k area del solo vetro del serramento k-esimo (vedi paragrafo 3.6.3) [m2].
Il fattore di riduzione degli apporti solari per schermature mobili Fsh,gl,k (shading
glasses) è un coefficiente che tiene conto della presenza di eventuali ombreggiature tem-
poranee, che riducono l’apporto solare sul componente trasparente k-esimo. In assenza
di ombreggiature il suo valore è 1, mentre è inferiore all’unità in presenza di tende, vene-
ziane o tessuti montati sul serramento. Si riporta una nota delle UNI TS 11300 parte 1:
11300-1 § 14.3.3
Effetto di schermature mobili
Nella valutazione di progetto o nella valutazione standard si prende in considerazione solo l’ef-
fetto delle schermature mobili permanenti, cioè integrate nell’involucro edilizio e non liberamen-
te montabili e smontabili dall’utente.
Il fattore di riduzione degli apporti solari dovuto alle schermature mobili Fsh,gl,k è
dato dalla seguente espressione:
in cui:
Fsh,gl,k fattore di riduzione degli apporti solari dovuto alla presenza di scherma-
ture mobili;
ggl,k trasmittanza di energia solare totale del vetro del componente finestrato
k-esimo quando la schermatura non è utilizzata;
ggl+sh,k trasmittanza di energia solare totale del componente finestrato k-esimo
quando la schermatura è in utilizzo;
fsh,with,k frazione di tempo in cui la schermatura solare mobile è in utilizzo.
La trasmittanza di energia solare totale del componente finestrato ggl,k, che com-
pare sia nella (4.5.8b) sia nella (4.5.9), è data da questa espressione:
ggl,k = 0, 9 ⋅ ggl,n,k (4.5.10)
GLI SCAMBI TERMICI ATTRAVERSo L’INVoLUCRo 97
in cui ggl,n,k è la trasmittanza di energia solare totale per incidenza normale al vetro, da
ricavarsi in base alle indicazioni contenute nella UNI EN 410. In assenza di dati docu-
mentati ggl,n,k può essere ricavato dalla seguente tabella:
tab. 4.5. Valori predefiniti di trasmittanza di energia solare per incidenza normale
per alcune tipologie di vetro
Come si può osservare, nella tabella 4.6 si presuppone che le ore di chiusura di una
tenda per una finestra esposta a nord siano nulle.
Si può notare per contro come il parametro fsh,with,k risulti più elevato in una fine-
stra con esposizione a sud nel periodo invernale, quando la luce è più diretta. Per le
esposizioni intermedie (NE, No, SE e So) si procede per interpolazione.
98 CALCoLo ENERGETICo DEGLI EDIFICI
La tabella 4.7 fornisce infine i valori del rapporto tra ggl+sh,k e ggl,k, ovvero con
quale percentuale il tendaggio influisce sull’incidenza dell’apporto solare. Il numero è
da sostituire nell’espressione (4.5.9). A questo punto si conoscono tutti i fattori neces-
sari per il calcolo di Asol,k in (4.5.8b).
tab. 4.7. Valori del rapporto tra le trasmittanze di energia solare totale
con o senza schermatura mobile
ggl+sh,k / ggl,k
tipo di tenda Disposizione Disposizione
interna esterna
Veneziana bianca (assorbimento 0,1 e trasmissione 0,05) 0,25 0,10
esempio 4.12
Si voglia calcolare l’apporto solare sul lato sud nel mese di marzo per l’apparta-
mento dell’esempio 4.1. Si rammenta che sul lato sud vi sono:
– un serramento di area 1,12 m2 e trasmittanza UFINESTRA = 2 W/(m2K);
– una porta finestra di area 1,68 m2 e trasmittanza UPoRTA = 2,1 W/(m2K);
– la parete di trasmittanza USUD = 0,3 W/(m2K) e area lorda di 30 m2.
Si dispone inoltre delle seguenti informazioni:
– sopra alla finestra è presente un balcone di 1,3 m e distante dal centro della stes-
sa 1 m fino all’intradosso;
– davanti all’edificio è presente un’altra costruzione, a cui corrisponde un ango-
lo di incidenza di 30°;
– la parete è di colorazione in tinta media;
– il vetro dei due serramenti è di tipo vetrocamera, con area 1 m2 per la finestra
e 1,3 m2 per la porta finestra;
GLI SCAMBI TERMICI ATTRAVERSo L’INVoLUCRo 99
latitudine
angolo αostruzione 44° NoRD 46° NoRD
S E/o N S E/o N
0° 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00
10° 0,96 0,86 0,83 0,96 0,85 0,83
20° 0,91 0,67 0,67 0,92 0,66 0,67
30° 0,87 0,50 0,52 0,87 0,49 0,52
40° 0,64 0,33 0,38 0,49 0,33 0,38
latitudine
angolo αostruzione 44° NoRD 46° NoRD
S E/o N S E/o N
0° 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00
30° 0,79 0,82 0,80 0,80 0,83 0,80
45° 0,68 0,76 0,72 0,70 0,76 0,72
60° 0,56 0,70 0,65 0,58 0,71 0,65
Per Fov, relativo alla sola finestra, è necessario interpolare sia per l’angolo di inci-
denza dell’ombreggiamento sia per la latitudine. Risulta pertanto:
100 CALCoLo ENERGETICo DEGLI EDIFICI
11300-1 § 15.2
Capacità termica interna
Il calcolo della capacità termica interna dei componenti della struttura edilizia deve essere effet-
tuato secondo la UNI EN ISO 13786.
Limitatamente agli edifici esistenti, in assenza di dati di progetto attendibili o comunque di infor-
mazioni più precise sulla reale costituzione delle strutture edilizie, ove non si possa di conse-
guenza determinare con sufficiente approssimazione la capacità termica areica dei componen-
ti della struttura edilizia, la capacità termica interna della zona termica può essere stimata in
modo semplificato.
Dalla norma UNI si deduce che, in caso di design rating per edifici nuovi, il cal-
colo della capacità termica totale interna deve avvenire con procedura analitica sui
componenti dell’edificio, con la seguente espressione:
Cm = ∑ i κ i Ai [J/K] (4.6.1a)
in cui:
Cm capacità termica interna totale dell’edificio [J/K];
ki capacità termica areica della struttura i-esima [J/(m2K)];
Ai area della struttura i-esima [m2].
Gli elementi che concorrono al calcolo della capacità termica interna Cm sono tut-
ti gli elementi della struttura dotati di inerzia termica, tipicamente tutti gli elementi pe-
santi dell’edificio. Per ogni elemento è possibile calcolare, secondo un metodo mate-
matico descritto nella UNI EN ISo 13786, il valore della capacità termica interna arei-
ca ki. Moltiplicando quindi la capacità termica interna areica per l’area dell’elemento
i-esimo si ottiene la sua capacità termica interna.
NOTA BENE
Nel calcolo della capacità termica interna totale Cm è possibile trascurare gli elementi leggeri,
come i serramenti, la cui capacità termica areica è di valore sostanzialmente irrilevante. Vice-
versa devono rientrare nel conteggio tutte le strutture massive come pareti, solai di pavimen-
to e coperture. NON possono essere perciò tralasciate le strutture divisorie tra ambienti clima-
tizzati dallo stesso impianto (solai interpiano e tramezzi), anche se attraverso di esse non av-
viene dispersione. È anzi necessario contarli due volte, poiché immagazzinano il calore prove-
niente da entrambi i loro lati.
102 CALCoLo ENERGETICo DEGLI EDIFICI
Per quanto riguarda l’asset rating e gli edifici esistenti, poiché è spesso impossibi-
le conoscere esattamente le caratteristiche di tutti gli strati di materiale presenti nelle
strutture della costruzione e la loro disposizione, è possibile ricavare la capacità termi-
ca totale interna Cm in base a valori tabellati.
tab. 4.10. Valori indicativi della capacità termica per unità di superficie dell’involucro edilizio
Nel calcolo di Cm con la (4.6.1b) non è necessario contare gli elementi interni (so-
lai interpiano e tramezzi). Pur trattandosi di una capacità termica specifica, il suo va-
lore cresce infatti all’aumentare del numero di piani. Cm dipende inoltre dal peso del-
le pareti, dalla pavimentazione dei solai interni e dai rivestimenti esterni degli elemen-
ti di chiusura, nonché dalla posizione dello strato isolante.
Una volta noto il valore di Cm è possibile calcolare la costante di tempo τ dell’e-
dificio, che esprime l’inerzia termica di tutto il volume climatizzato. Per il calcolo di τ
si procede così:
Cm
τ= [h] (4.6.2)
3600(H tr + H ve )
in cui:
τ costante di tempo dell’edificio [h];
Cm capacità termica interna totale dell’edificio [J/K];
3600 numero di secondi in un’ora;
Htr coefficiente di scambio termico per trasmissione, calcolato con la (4.3.2)
[W/K];
Hve coefficiente di scambio termico per ventilazione, calcolato con la (4.4.2)
[W/K].
riscaldamento
Durante la stagione invernale l’edificio deve essere riscaldato, pertanto la quantità
di calore QH,ht, che il volume climatizzato disperde per trasmissione e ventilazione at-
traverso il suo involucro, nell’equazione (4.2.1) del bilancio termico ha segno positi-
vo. Viceversa il contributo di calore Qgn in apporto gratuito ha segno negativo, venen-
do sottratto dalla quantità precedente. Tuttavia non è detto che gli apporti termici gra-
tuiti Qint e Qsol incidano per intero nel calcolo del fabbisogno energetico invernale. Il
fattore di utilizzazione ηH,gn indica l’aliquota di apporti gratuiti che può essere effetti-
vamente sottratta al calore disperso. Il suo valore è funzione di γH, rapporto tra appor-
ti gratuiti e calore disperso, e della costante di tempo τ, indice dell’inerzia termica to-
tale dell’edificio.
Per il calcolo di ηH,gn si valuta in primo luogo il parametro γH:
Q gn Q int + Q sol
γH = = [–] (4.6.3)
Q H, ht Q H, tr + Q H,ve
in cui:
Qint apporti termici interni [J];
Qsol apporti termici solari [J];
104 CALCoLo ENERGETICo DEGLI EDIFICI
1 − γ aHH
ηH ,gn = se γ H > 0 e γ H ≠ 1 [–] (4.6.5a)
1 − γ aHH +1
aH
ηH,gn = se γ H = 1 [–] (4.6.5b)
aH + 1
γH non può mai avere valore negativo, poiché Qgn è sempre positivo e QH,ht è anch’es-
so maggiore di 0. osservando infatti la (4.3.1a), Htr e Qr sono sempre positivi e θint,set,H
durante la stagione di riscaldamento è sempre maggiore di θe.
raffrescamento
Durante la stagione estiva l’edificio deve essere raffrescato, pertanto la quantità
di calore Qgn in apporto gratuito nell’equazione (4.2.2) del bilancio termico ha segno
positivo. Viceversa il contributo di calore QC,ht, che il volume climatizzato disperde
per trasmissione e ventilazione attraverso il suo involucro, ha segno negativo venen-
do sottratto dalla quantità precedente. Tuttavia mentre QH,ht ha sempre segno positi-
vo, QC,ht può assumere valore negativo quando la temperatura esterna θe è maggio-
re di quella interna θint,set,C ed il flusso di calore inverte direzione (entrante nell’edi-
ficio). I due addendi della (4.2.2) in questo caso si sommano in valore assoluto. In-
tervenendo entrambi sfavorevolmente nel bilancio termico, il fattore di utilizzazione
ηC,ls viene preso con valore unitario.
In caso invece di calore uscente nel periodo estivo (θe < θint,set,C) non è detto che
la quantità dispersa per trasmissione e ventilazione QC,ht incida per intero nel calcolo
del fabbisogno per raffrescamento. Il fattore di utilizzazione ηC,ls indica l’aliquota di
calore disperso che può essere effettivamente sottratta agli apporti termici interni e so-
lari. Il suo valore è funzione di γC, rapporto tra apporti gratuiti e calore disperso, e del-
la costante di tempo τ, indice dell’inerzia termica totale dell’edificio.
Per il calcolo di ηC,ls si valuta in primo luogo il parametro γC:
Q gn Q int + Qsol
γC = = [–] (4.6.6)
Q C,ht Q C, tr + Q C,ve
in cui:
Qint apporti termici interni [J];
Qsol apporti termici solari [J];
GLI SCAMBI TERMICI ATTRAVERSo L’INVoLUCRo 105
τ Aw τ A
a C = a C, 0 + −k = 8,1 + − 13 w [–] (4.6.7)
τ C, 0 Af 17 Su
dove aC,0, τC,0 e k sono costanti e rispettivamente pari, per un calcolo su base mensile,
a 8,1, 17 h e 13. Aw e rappresenta l’area totale delle finestre dell’edificio e Af coinci-
de con la superficie di pavimento del volume climatizzato Su (vedi paragrafo 3.2.1).
Infine:
1 − γ C− aC
ηC, ls = se γ C > 0 e γ C ≠ 1 [–] (4.6.8a)
1 − γ C− ( a C +1)
aC
ηC, ls = se γ C = 1 [–] (4.6.8b)
aC + 1
Come anticipato in precedenza γC può avere anche valore negativo, poiché Qgn è
sempre positivo ma QC,ht può avere qualunque segno. osservando infatti la (4.3.1b),
Htr e Qr sono sempre positivi ma θint,set,C durante la stagione di raffrescamento può es-
sere maggiore o minore di θe.
In effetti mentre la durata della stagione di riscaldamento è fissa ed in quel perio-
do risulta sempre θint,set,H > θe, la durata della stagione di raffrescamento è definita dal-
la (3.5.1), ripetuta di seguito:
Q gn
θe > θint,set,C − [°C] (3.5.1)
H ⋅ t mese
in cui:
θe temperatura mensile dell’ambiente esterno [°C];
θint,set,C temperatura interna di progetto per la stagione estiva [°C];
Qgn quota degli apporti gratuiti di energia [J];
H coefficiente globale di scambio termico [W/K];
tmese durata del mese (86400 · NGGmese) [s].
Questa disuguaglianza tiene conto del reale fabbisogno dell’edificio di essere raf-
frescato. La durata della stagione di raffrescamento cambia perciò da edificio ad edifi-
cio oltre che dai dati climatici della località.
106 CALCoLo ENERGETICo DEGLI EDIFICI
esempio 4.13
Si voglia ora calcolare per l’appartamento dell’esempio 4.1 il fattore di utilizzazio-
ne degli apporti gratuiti nel mese di marzo con la (4.6.5), quindi il fabbisogno totale
ideale di energia termica per riscaldamento dell’involucro nello stesso mese con la
(4.2.1). Il calcolo riguarda per semplicità solo il caso dell’edificio esistente.
Dall’esempio 4.10 si ha:
– QH,ht = QH,tr + QH,ve = 1049,7 kWh = 3778,9 MJ.
Dall’esempio 4.12, sommando gli apporti solari sul lato nord pari a 45,5 kWh, si
ottiene:
– Qsol = 148,5 kWh = 534,6 MJ;
da cui si ha:
– Qgn = 220,8 + 148,5 = 369,3 kWh = 1329,5 MJ.
Per valutare la capacità termica si può far riferimento alla tabella 4.10, consideran-
do il caso di un edificio con intonaco in gesso, isolamento esterno, pareti a blocchi, pa-
vimento in piastrelle, per cui si ha:
– c’m = 115 kJ/(m2K).
CAPITOLO 5
Qh
=
Q p ,H
G ,H
QH,tr
ηH,gn Qgn
Qp,H IMPIANTO Qh
INVOLUCRO
ηG,H
QH,ve
9
I simboli QH,nd del capitolo 4 (con riferimento alle UNI TS 11300 parte 1) e Qh di questo capitolo (se-
condo le UNI TS 11300 parte 2) indicano la stessa grandezza: il fabbisogno ideale di energia termica
dell’edificio per riscaldamento.
108 CALCOLO eNerGeTICO deGLI edIfICI
in cui:
Qp,H fabbisogno di energia primaria per la climatizzazione invernale [J];
Qc,H energia fornita all’impianto dalla combustione nel generatore [J];
fp,c fattore di conversione in energia primaria per i combustibili fossili;
Qel,H energia fornita all’impianto dalla rete elettrica [J];
fp,el fattore di conversione in energia primaria dell’energia elettrica.
11300-2 § 6.1
Ai fini della presente specifica tecnica si assumono i seguenti fattori di conversione:
– Combustibili fossili: 1;
– Energia elettrica: valore specificato nelle vigenti disposizioni di legge.
si può assegnare valore unitario a fp,c, Qc,H coincide con la quota di energia in ingres-
so al sistema di generazione Qgn,H,in e Qel,H con l’energia elettrica richiesta per il fun-
zionamento degli ausiliari Qaux,H, quindi la precedente diventa:
Nel bilancio di energia termica tra i contributi non sono inclusi i consumi elettri-
ci Qaux,x, i quali entreranno nel calcolo del fabbisogno di energia primaria con l’op-
portuno fattore di conversione dell’energia ausiliaria elettrica fp,el. La UNI TS 11300
afferma infatti:
11300-2 § 6
In questo bilancio termico non si devono impiegare fattori di conversione in energia primaria. […]
Ai fini della determinazione del fabbisogno globale di energia primaria i fabbisogni di energia elet-
trica devono essere calcolati separatamente.
110 CALCOLO eNerGeTICO deGLI edIfICI
Ql,x
Qlrh,x
SISTEMA X
Qx,in Qx,out
Qaux,x
Qaux,lrh,x
Nella figura 5.2. del generico sottosistema x i contributi in rosso sono entranti e
quelli in blu uscenti. Il contributo verde rappresenta il consumo elettrico degli ausilia-
ri, convertito in energia primaria mediante il fattore di conversione fp,el. Nel calcolo
dell’energia primaria Qp la quota Qaux,x viene sommata solo alla fine.
Il rendimento globale del sottosistema x è dato dalla seguente espressione:
Q x, out
ηG,x = (5.1.3)
Q x, in + fp,el × Q aux, x
Il calcolo dei fabbisogni e dei rendimenti di un impianto si basa su equazioni di
equilibrio termico, scritte per ognuno dei suoi sottosistemi. Per ogni impianto occor-
rerà pertanto individuare i sottosistemi in cui si scompone il processo di produzione, in
modo che questi possano essere studiati singolarmente.
produzione separata
In questo caso nell’edificio sono presenti due impianti totalmente indipendenti per
climatizzazione invernale e per produzione di acqua calda ad uso igienico-sanitario. Il
calcolo per i due processi di produzione avviene pertanto separatamente, secondo gli
schemi che seguono.
Riscaldamento
L’impianto di riscaldamento è suddiviso in questi sottosistemi.
1. emissione (pedice e). Questo sottosistema rappresenta i terminali di emissione
(radiatori, pannelli, ecc.), in grado di portare in ambiente il calore richiesto per
riscaldare. In questa fase si valutano le perdite legate al corpo scaldante, in ba-
se alle sue caratteristiche e modalità di funzionamento.
L’IMPIANTO Per IL rISCALdAMeNTO 111
Fig. 5.4. Il calcolo dell’energia primaria per la produzione di acqua calda sanitaria
Anche in questo caso il calcolo avviene in senso opposto rispetto al flusso di pro-
duzione.
produzione combinata
Sono previsti impianti separati per gli utilizzi di riscaldamento e ACS, ma l’ener-
gia necessaria ai due scopi è fornita da un unico generatore. In questo caso il calcolo
dei contributi per i singoli sottosistemi avviene separatamente per le due procedure fi-
no all’ingresso nei due sottosistemi di accumulo. Quindi le quantità di energia valuta-
te vengono sommate in un unico contributo a carico del generatore.
Il calcolo di sistemi a produzione combinata risulta più complesso, anche perché
le durate dei periodi relativi alla climatizzazione invernale ed alla produzione di acqua
calda sanitaria sono differenti. Lo schema di un sistema a produzione mista (o combi-
nata) è rappresentato in figura 5.5..
RISCALDAMENTO
Ql,HW,gn Ql,s Ql,d Ql,rg Ql,e
Qp,HW
GENERAZIONE ACCUMULO DISTRIBUZIONE REGOLAZIONE EMISSIONE
Qh
Qaux,HW,gn Qaux,s Qaux,d Qaux,rg Qaux,e
ACS
Le modalità per classificare gli impianti di riscaldamento sono varie, tuttavia tra
esse la più significativa è certamente la seguente, relativa all’utenza dell’impianto:
– impianto centralizzato. Il generatore di un impianto di questo tipo è solitamen-
te caratterizzato da una potenza superiore ai 35 kW ed è situato in un locale ap-
posito dell’edificio: la centrale termica. Nel caso dell’edilizia residenziale il suo
bacino di utenza può essere costituito da qualche unità immobiliare fino ad un
complesso di condomini;
– impianto autonomo. Serve per lo più un’unica unità abitativa. Il suo genera-
tore, di potenza solitamente inferiore ai 35 kW, produce calore sia per il ri-
scaldamento degli ambienti che per la produzione di acqua calda sanitaria (pro-
duzione combinata). L’utilizzo dell’impianto è regolato da un sistema autono-
mo di gestione.
Come si avrà modo di osservare nel prossimo paragrafo, i metodi di calcolo per le
due tipologie di impianto sono piuttosto diversi. I sottosistemi di generazione, regola-
zione e distribuzione degli impianti centralizzati sono infatti caratterizzati da una strut-
tura ben più complessa rispetto a quelli autonomi e richiedono pertanto un’analisi più
approfondita.
Vi sono poi altri criteri di classificazione degli impianti termici, giustificati da
concetti differenti dall’utenza. Ad esempio possono essere suddivisi in base al fluido
termovettore:
– acqua (in stato liquido o di vapore);
– aria;
– olio.
Per l’edilizia residenziale gli impianti ad acqua sono di gran lunga i più utilizzati.
essi possono essere a loro volta suddivisi per temperatura di funzionamento:
– bassa temperatura, quando la temperatura massima dell’acqua all’interno degli
impianti non raggiunge i 90 °C;
– alta temperatura, quando viceversa la temperatura massima dell’acqua supera i
90 °C.
Un altro criterio di classificazione è legato alla tipologia di corpo scaldante, cioè il
dispositivo impiegato per la cessione del calore negli ambienti:
114 CALCOLO eNerGeTICO deGLI edIfICI
– radiatori;
– ventilconvettori (fan-coil);
– pannelli radianti (a pavimento, a soffitto, a parete, ecc.).
I criteri di classificazione illustrati sono quelli più strettamente connessi allo svi-
luppo dei calcoli. Vi sono poi altre modalità di classificazione, più inerenti alla proget-
tazione termotecnica che allo studio delle prestazioni energetiche degli edifici: ad
esempio in base alla tipologia del vaso di espansione, al sistema di circolazione del
fluido termovettore (naturale o forzata) e così via.
Per procedere al calcolo del sistema impiantistico, è fondamentale valutarne preli-
minarmente le caratteristiche, classificandolo in base ai criteri citati. A seconda della
tipologia di impianto e del tipo di analisi richiesta (design rating ed asset rating), il
progettista o il certificatore individua quali approssimazioni o semplificazioni la nor-
mativa gli concede per la valutazione del fabbisogno di energia primaria dell’edificio.
Il paragrafo successivo illustra le possibilità previste dalla UNI TS 11300 per il calco-
lo delle perdite legate all’impianto di riscaldamento.
11300-2 § 6.6.3
La determinazione delle perdite di distribuzione può essere effettuata:
1) mediante il ricorso a dati precalcolati ricavati da prospetti in base alle principali caratteristiche
del sottosistema;
2) mediante il metodo descritto nell’appendice A; […]
Nel caso di valutazioni energetiche di progetto deve essere effettuato il calcolo delle perdite di
distribuzione con il metodo 2). […]
Qualora, nel caso di edifici esistenti, non possano essere resi disponibili in alcun modo dati co-
struttivi della rete di distribuzione, si possono utilizzare i rendimenti del prospetto. […]
Nel caso di impianti con fluido termovettore aria calda, il calcolo delle perdite deve essere effet-
tuato in ogni caso utilizzando metodi di calcolo analitici.
11300-2 § 6.6.5
La presente specifica tecnica prevede la determinazione del rendimento di generazione:
1) mediante prospetti contenenti valori precalcolati per le tipologie più comuni di generatori di
calore in base al dimensionamento e alle condizioni d’installazione;
2) mediante metodi di calcolo. […]
La valutazione del rendimento di generazione in condizioni diverse da quelle indicate nei pro-
spetti richiede il ricorso al calcolo, secondo l’appendice B.
(segue)
116 CALCOLO eNerGeTICO deGLI edIfICI
Nell’appendice B sono riportati i due metodi utilizzabili per il calcolo delle perdite di generazione:
– metodo di calcolo basato sui rendimenti dichiarati ai sensi della Direttiva 92/42/CEE, con op-
portune correzioni in relazione alle condizioni di funzionamento;
– metodo di calcolo analitico.
In caso di valutazioni di progetto e standard, si possono utilizzare i valori del prospetto solo quan-
do la tipologia del generatore e le condizioni al contorno corrispondano a quelle dei prospetti. In
caso diverso si deve ricorrere al calcolo mediante i metodi specificati.
tab. 5.1. Schema riassuntivo dei metodi di calcolo per i sottosistemi dell’impianto di riscaldamento
svolgimento di una procedura di calcolo. In generale i valori tabellati risultano più cau-
telativi, poiché, nel caso in cui non si possa ricorrere ad un’analisi dettagliata del sotto-
sistema, chi esegue il calcolo deve porsi in una condizione a favore di sicurezza. Tenen-
do conto di questo concetto e considerando il fatto che i valori di rendimento riportati
nelle tabelle per un certo sottosistema includono già eventuali recuperi delle perdite ter-
miche o elettriche, a proposito dei rendimenti tabellati la norma UNI recita:
11300-2 § 6
Quando si utilizzano i valori di rendimento precalcolati forniti dai prospetti, non si considerano re-
cuperi di energia (termica o elettrica).
Oltre a questo aspetto occorre considerare che per alcuni sottosistemi, come rego-
lazione e accumulo, i consumi degli ausiliari elettrici possono essere considerati tra-
scurabili o nulli. Infine la norma UNI effettua una precisa scelta per quanto riguarda i
recuperi termici sui sottosistemi di distribuzione ed accumulo dell’impianto per la pro-
duzione di acqua calda sanitaria. Tale quota infatti non è detratta dai sottosistemi cor-
rispondenti, ma viene dedotta direttamente dal fabbisogno Qh di energia termica utile
per il riscaldamento dell’edificio. Questo vale anche per il recupero termico di un even-
tuale sottosistema di accumulo per il riscaldamento. Ciò che viene disperso da un ser-
batoio interno all’ambiente rientra come calore utile per il riscaldamento. A seguito di
queste considerazioni lo schema di figura 5.3. può essere così modificato:
Qlrh,W
Qlrh,s
Ql,gn Ql,s Ql,d Ql,rg Ql,e
Qp,H Qh
GENERAZIONE ACCUMULO DISTRIBUZIONE REGOLAZIONE EMISSIONE
Q’ h
Qaux,gn Qaux,d Qaux,e
11300-2 § 1
Il calcolo del fabbisogno energetico e si differenzia in:
A1) Valutazione di progetto: il calcolo viene effettuato sulla base dei dati di progetto; per le mo-
dalità di occupazione e di utilizzo dell’edificio e dell’impianto si assumono valori convenzio-
nali di riferimento. Questa valutazione è eseguita in regime di funzionamento continuo.
A2) Valutazione standard: il calcolo viene effettuato sulla base dei dati relativi all’edificio e all’im-
pianto reale, come costruito; per le modalità di occupazione e di utilizzo dell’edificio e del-
l’impianto si assumono valori convenzionali di riferimento. Questa valutazione è eseguita in
regime di funzionamento continuo.
11300-2 § 6.2
Per valutazioni di progetto e standard il periodo di calcolo deve essere la durata massima con-
sentita del riscaldamento in funzione della zona climatica. Il calcolo deve essere eseguito suddi-
videndo il periodo totale in intervalli elementari di durata massima mensile.
11300-2 § 6
Quando si utilizzano i valori di rendimento precalcolati forniti dai prospetti, non si considerano re-
cuperi di energia (termica o elettrica).
Ql,e
SISTEMA DI
EMISSIONE
Qrg,out ≡ Qe,in Qe,out ≡ Q’h
Qaux,e
1 − ηe Q 'h
Q e,in = Q e,out + Q l,e = Q e,out + Q e,out = [J] (5.4.2)
ηe ηe
120 CALCOLO eNerGeTICO deGLI edIfICI
in cui:
Qe,out fabbisogno termico in uscita dal sistema di emissione, coincidente con il
fabbisogno termico ideale netto Q’h [J];
Qe,in fabbisogno termico in entrata al sistema di emissione [J];
Ql,e perdite termiche legate al sistema di emissione [J];
ηe rendimento del sistema di emissione.
Per la valutazione del rendimento di emissione ηe la norma UNI propone due dif-
ferenti tabelle: per locali con altezza netta inferiore ai 4 metri e superiore ai 4 metri.
n Radiatori
tab. 5.2. Rendimenti di emissione per sistemi a radiatori
Ch < 4 4 ≤ Ch ≤ 10 Ch > 10
radiatori su parete esterna isolata 0,95 0,94 0,92
radiatori su parete interna 0,96 0,95 0,92
con le seguenti correzioni:
radiatori su parete esterna isolata con temperatura di mandata ≤ 65 °C + 0,03
2
radiatori su parete esterna non isolata (U > 0,8 W/(m K)) – 0,04
radiatori su parete esterna isolata riflettente + 0,01
Si può notare come il rendimento per i radiatori dipenda significativamente dal lo-
ro posizionamento all’interno dell’ambiente riscaldato.
Ch < 4 4 ≤ Ch ≤ 10 Ch > 10
Ventilconvettori (con temperatura media dell’acqua a 45 °C) 0,96 0,95 0,94
Termoconvettori 0,94 0,93 0,92
Bocchette in sistemi ad aria calda 0,94 0,92 0,90
n Pannelli radianti
Ch < 4 4 ≤ Ch ≤ 10 Ch > 10
Pannelli isolati annegati a pavimento 0,99 0,98 0,97
Pannelli annegati a pavimento 0,98 0,96 0,94
Pannelli annegati a soffitto 0,97 0,95 0,93
Pannelli a parete 0,97 0,95 0,93
L’IMPIANTO Per IL rISCALdAMeNTO 121
n Pannelli radianti
Ch < 4 4 ≤ Ch ≤ 10 Ch > 10
Altezza del locale 6 m 10 m 14 m 6 m 10 m 14 m 6 m 10 m 14 m
Pannelli isolati annegati a pavimento 0,98 0,97 0,96 0,96 0,96 0,95 0,95 0,95 0,95
Pannelli annegati a pavimento 0,99 0,98 0,97 0,97 0,97 0,96 0,96 0,96 0,95
n Altre tipologie
Ch < 4 4 ≤ Ch ≤ 10 Ch > 10
Altezza del locale 6 m 10 m 14 m 6 m 10 m 14 m 6 m 10 m 14 m
Gener. d’aria calda a basamento o pensile 0,97 0,96 0,95 0,95 0,94 0,93 0,93 0,92 0,91
Aerotermi ad acqua 0,96 0,95 0,94 0,94 0,93 0,92 0,92 0,91 0,90
Gener. d’aria calda a condensazione 0,98 0,97 0,96 0,96 0,95 0,94 0,94 0,93 0,92
Strisce radianti
0,99 0,98 0,97 0,97 0,97 0,96 0,96 0,96 0,95
(acqua, vapore, fuoco diretto)
riscaldatori ad infrarossi 0,98 0,97 0,96 0,96 0,96 0,95 0,95 0,95 0,94
1500 90
2500 170
Generatori d’aria calda non canalizzati
(generatori pensili, generatori a 3000 250
basamento, roof top)
4000 350
6000 700
8000 900
Terminali per immissione di aria I fabbisogni di energia elettrica rientrano tra i fabbiso-
calda (bocchette e diffusori) gni elettrici Qaux,d del sistema di distribuzione
Generatori d’aria calda canalizzati
in cui:
fCu,e fattore di carico del terminale di emissione considerato
Come si vedrà nel paragrafo 5.6.4, il valore di fCu,e può essere determinato con la
formula seguente:
Φ Qh r 1
FCu,e = = ⋅ [–] (5.4.5)
Φdes N Gmese ⋅ 86400 Φdes
in cui:
fCu,e fattore di carico del sistema di emissione;
Φ potenza termica operante in esercizio [W],
Φdes potenza termica di progetto delle unità terminali [W];
Qhr fabbisogno termico effettivo mensile (vedi paragrafo 5.6.1) [J];
NGmese numero di giorni del mese;
86400 numero di secondi in un giorno [s].
Si riporta una nota della norma UNI in merito alla valutazione di fCu,e:
11300-2 § 6.7.1
Per approssimazione, FCu,e si assume pari al fattore di carico utile del generatore.
Per applicare la (5.4.5) occorre infatti conoscere la potenza di progetto delle unità
terminali Φdes, dato non sempre disponibile soprattutto per gli edifici esistenti. Qualo-
ra non si disponga di questo valore la norma UNI consente di utilizzare approssimati-
vamente il fattore di carico utile del generatore:
Φgn, Px Qgn, out 1
FCu,x = = ⋅ [–] (5.4.6)
Φgn, Pn N Gmese ⋅ 86400 Φgn, Pn
in cui:
fCu,x fattore di carico utile del generatore in una condizione x di esercizio;
Φgn,Px potenza erogata dal generatore nella condizione x di esercizio [W];
Φgn,Pn potenza utile nominale del generatore [W];
Qgn.out fabbisogno termico in uscita dal sistema di generazione [J].
Maggiori dettagli sul calcolo di fCu,x e di Qgn,out sono contenuti nel paragrafo 5.8.
Infine sui fabbisogni elettrici si riporta una nota ulteriore della norma UNI:
11300-2 § 6.7.1
Tutti i consumi elettrici si considerano recuperati come energia termica utile in ambiente (con-
tributo già incluso nei prospetti del rendimento di emissione).
Questa nota conferma l’ipotesi già utilizzata nel calcolo di Qe,in: non si prevedono
recuperi delle perdite elettriche relativi al sistema di emissione. Il recupero in ambien-
te sotto forma di energia termica in effetti avviene, ma il suo contributo è già incluso
nei valori del rendimento di emissione indicato nelle tabelle del paragrafo precedente.
124 CALCOLO eNerGeTICO deGLI edIfICI
Ql,rg
SISTEMA DI
REGOLAZIONE
Qhr ≡ Qrg,in Qrg,out ≡ Qe,in
11300-2 § 6
Quando si utilizzano i valori di rendimento precalcolati forniti dai prospetti, non si considerano re-
cuperi di energia (termica o elettrica).
10
Le norme UNI forniscono valori differenti del rendimento di regolazione in base a tre tipologie di si-
stemi di emissione: radiatori e convettori, pannelli integrati e disaccoppiati termicamente, pannelli an-
negati e non disaccoppiati termicamente. Più in generale si possono includere nella prima categoria tut-
ti gli impianti con costante di tempo fino ad un’ora, nella seconda con costante di tempo fino a 5 ore e
nella terza quelli con inerzia più elevata.
126 CALCOLO eNerGeTICO deGLI edIfICI
cilmente controllabili e ad essi corrisponde un maggior valore del rendimento ηrg. È op-
portuno differenziare tra sistemi di regolazione a controllo manuale od automatico.
regolazione manuale
La regolazione è gestita dall’utente dell’impianto senza l’aiuto di alcun dispositi-
vo automatico. La caldaia si accende o si spegne in base all’impostazione del termo-
stato di caldaia con funzionamento on/off. In questo caso si hanno ampie oscillazioni
della temperatura interna degli ambienti, quindi un valore ridotto del rendimento ed un
basso profilo di comfort abitativo.
regolazione Termostato
0,95 – (0,6 · ηuγ) 0,93 – (0,6 · ηuγ) 0,89 – (0,6 · ηuγ)
manuale di caldaia
regolazione automatica
Un dispositivo misura il valore di una grandezza di riferimento (per esempio la
temperatura interna od esterna) e lo confronta con il valore di progetto (ad esempio la
temperatura interna di regolazione θint,set,H), quindi regola il funzionamento del gene-
ratore per ridurre lo scarto tra le due grandezze . Il dispositivo di controllo può funzio-
nare con diverse modalità:
– regolazione on/off. Il dispositivo funziona come un interruttore: accende o spe-
gne il generatore senza considerare posizioni intermedie. Si prevede tuttavia un
certo intervallo di flessibilità (differenziale), per evitare che oscillazioni anche
minime della temperatura attorno al valore di riferimento comportino il passag-
gio acceso/spento, con cadenza pressoché istantanea. Sia la portata che la tem-
peratura di mandata del fluido termovettore sono sempre costanti, indipenden-
temente dalla richiesta;
– regolazione proporzionale p o modulante. Il dispositivo di regolazione con-
trolla il funzionamento dell’impianto non solo rispetto a due posizioni estreme
come nel caso precedente, ma considerando una serie di stadi transitori. Ad
esempio una valvola dell’impianto, che regola la portata dell’acqua calda di
mandata, non è solo totalmente aperta o totalmente chiusa ma presenta apertu-
re intermedie parziali, proporzionalmente alla variazione della temperatura am-
biente in un certo intervallo chiamato banda proporzionale. Il rendimento di re-
golazione è tanto più elevato quanto più è ristretta la banda proporzionale;
L’IMPIANTO Per IL rISCALdAMeNTO 127
tab. 5.9. Rendimenti per sistemi a regolazione automatica in funzione della temperatura interna
I sistemi di regolazione descritti agiscono solo sulla portata del fluido termovettore,
erogandolo a temperatura di mandata costante. Il sistema di regolazione può controllare
anche questa seconda variabile tenendo conto delle condizioni climatiche esterne:
– regolazione climatica. La temperatura di mandata dell’acqua in uscita dal gene-
ratore è regolata dalle informazioni fornite da una sonda climatica, che misura la
temperatura esterna (compensazione). Questo tipo di regolazione si adatta parti-
colarmente bene ad impianti con caldaie a condensazione o pompe di calore.
128 CALCOLO eNerGeTICO deGLI edIfICI
tab. 5.10. Rendimenti per sistemi a regolazione automatica in funzione della temperatura esterna
regolazione
Sonda esterna 1 – (0,6·ηuγ) 0,98 – (0,6 · ηuγ) 0,94 – (0,6 · ηuγ)
climatica
Pur presentando diversi vantaggi, la sola regolazione climatica non tiene conto del
fatto che l’impianto non è perfettamente equilibrato sull’edificio: in alcune zone si pos-
sono avere temperature più basse rispetto ad altre, a causa di apporti interni variabili,
esposizioni diverse o semplicemente differenti modalità di utilizzo. Il sistema di rego-
lazione più efficiente è pertanto quello che controlla il funzionamento dell’impianto sia
rispetto alla temperatura esterna che interna, come nei casi riportati nella tabella 5.11.
Per concludere la trattazione del sistema di regolazione, si riporta una nota della
norma UNI:
11300-2 § 6.7.2
Regolazione
Non si considerano fabbisogni elettrici.
Ciò significa che i fabbisogni elettrici del sistema di regolazione Qaux,rg sono del
tutto trascurabili e possono essere posti uguali a 0.
L’IMPIANTO Per IL rISCALdAMeNTO 129
esempio 5.1
Si riprende l’esempio del capitolo 4, con riferimento al caso dell’edificio esistente
per semplicità (esempio 4.2).
Nell’esempio 4.13 era stato calcolato il fabbisogno ideale di energia termica inver-
nale QH,nd, richiesto dall’involucro dell’edificio nel mese di marzo:
– QH,nd = Qh = 681,1 kWh = 2452,1 MJ.
Non è presente serbatoio di accumulo. Inoltre, poiché il metodo di calcolo per il si-
stema di distribuzione è di tipo tabellare, non si prevedono recuperi termici dall’im-
pianto di produzione dell’acqua calda sanitaria, perciò:
– Q’h = Qh = 681,1 kWh = 2452,1 MJ.
Si calcola il carico termico nel mese di marzo, ricordando che il volume lordo è
pari a 240 m3:
– Ch = 2452,1 * 1000000 / (31 * 86400 * 240) = 3,81 W/m3.
Per il rendimento di emissione si valuta il caso seguente: edificio con altezza inter-
na dei locali inferiore a 4 metri, riscaldati da radiatori disposti su pareti interne, con ca-
rico termico inferiore a 4 W/m3. Con riferimento alla tabella 5.2 si ha:
– ηe = 0,96.
Le perdite di emissione per il mese di marzo possono essere così calcolate:
– Ql,e = 2452,1 * (1 – 0,96) / 0,96 = 102,2 MJ = 28,4 kWh.
130 CALCOLO eNerGeTICO deGLI edIfICI
11300-2 § 6
In caso di unità immobiliare in edificio condominiale il fabbisogno di calore Qh, il rendimento di
emissione e il rendimento di regolazione sono attribuibili all’unità immobiliare in esame, mentre i
rendimenti di distribuzione e di generazione sono da attribuire a parti comuni del condominio, in
comproprietà delle unità immobiliari condominiali.
Ciò equivale a considerare che le singole unità immobiliari prelevino energia termica utile dalla
rete condominiale con perdite di distribuzione e di generazione determinate dal sistema di forni-
tura del calore dalla rete condominiale.
In base a quanto detto, si può calcolare a monte del sistema di regolazione il fab-
bisogno Qhr dell’intero edificio, con la seguente espressione:
n
( )
Q hr = ∑ Q 'h,i + Q l,rg,i + Q l,e, i [J] (5.6.1)
i =1
in cui:
Qhr fabbisogno termico effettivo totale in uscita dal sottosistema di distribuzio-
ne Qd,out [J];
Q’h,i fabbisogno termico ideale netto per il riscaldamento della zona i-esima [J];
Ql,rg,i perdite termiche legate al sistema di regolazione della zona i-esima [J];
Ql,e,i perdite termiche legate al sistema di emissione della zona i-esima [J].
Nell’espressione (5.6.1) n indica il numero delle zone in cui è stato suddiviso l’e-
dificio. Non appaiono recuperi, né termici né elettrici, poiché il valore dei rendimenti
dei due sottosistemi deriva da tabelle.
Lo schema di figura 5.9. estende il flusso di calcolo di figura 5.6. al caso degli edi-
fici multizona.
11
Il sistema di produzione è unico, ma in alcuni casi potrebbe essere costituito da più generatori: ad esem-
pio un sistema integrato con caldaia a combustione e pompa di calore oppure dotato di una stufa elet-
trica a supporto di altro generatore.
L’IMPIANTO Per IL rISCALdAMeNTO 133
Zona A Qlrh,WA
Qlrh,sA
Ql,rgA Ql,eA
QhA
REGOLAZIONE EMISSIONE
A A
Q’ hA
Qp,H Ql,gn Ql,s Ql,d
Qaux,eA
Qhr
GENERAZIONE ACCUMULO DISTRIBUZIONE
REGOLAZIONE EMISSIONE
Q’ hB
B B QhB
Qaux,eB
Qlrh,sB
Zona B Qlrh,WB
11300-2 § 6.6.3
Qualora si utilizzino i dati di rendimento del prospetto 21 non si prevedono recuperi termici delle
pompe di distribuzione. […] In questo caso, tutte le perdite recuperabili si devono considerare
non recuperate, ossia la quota di recupero viene posta uguale a zero.
Ql,d
SISTEMA DI
DISTRIBUZIONE
Qd,in ≡ Q s,out Qd,out ≡ Qrg,in
Qaux,d
1 − η Q d,out
Q d,in = Q s,out = Q d, out + Q l,d = Q d,out + Q d, out d =
[J] (5.6.2)
ηd ηd
in cui:
Qd,out fabbisogno termico in uscita dal sistema di distribuzione, coincidente con
il fabbisogno termico in ingresso al sistema di regolazione Qrg,in [J];
Qd,in fabbisogno termico in entrata al sistema di distribuzione, coincidente con
il fabbisogno termico in uscita dal sistema di accumulo Qs,out [J];
Ql,d perdite termiche legate al sistema di distribuzione [J];
ηd rendimento del sistema di distribuzione.
impianti autonomi
Gli impianti termoautonomi sono dotati per lo più di una rete di distribuzione a
tracciato orizzontale.
isolamento buono
isolamento insufficiente isolamento medio isolamento discreto
(realizzazione della rete
(realizzazione della rete (realizzazione della rete (realizzazione della rete
in accordo con
antecedente al 1961) tra il 1961 e il 1976) tra il 1977 e il 1993)
D.P.R. n. 412/1993)
impianti centralizzati
Per gli impianti centralizzati il rendimento dipende, oltre che dal livello di isola-
mento delle tubazioni, dalla tipologia di tracciato, che può avere disposizione orizzon-
tale su ogni piano o essere a montanti verticali. Nel primo caso una colonna montante
corre internamente all’edificio in direzione verticale e serve i corpi scaldanti tramite
più reti di tubazione disposte su piani orizzontali.
esempio 5.2
Si voglia ora calcolare per l’appartamento dell’esempio 5.1 le perdite associate al-
la rete di distribuzione. Trattandosi di edificio esistente, non è possibile avere dettagli
sulla tipologia e sul tracciato delle tubazioni. L’edificio è costituito da un appartamen-
to termoautonomo, perciò è possibile utilizzare il metodo tabellare per il calcolo delle
perdite relative al sistema di distribuzione.
Si considera il valore del rendimento di distribuzione relativo al caso seguente: l’e-
dificio risale agli anni ’60 e la rete di distribuzione è a tracciato orizzontale, tipica de-
gli appartamenti termoautonomi. Supponendo che le tubazioni siano caratterizzate da
un isolamento di grado medio, con riferimento alla tabella 5.12 si ha:
– ηd = 0,969.
Le perdite di distribuzione per il mese di marzo possono essere così calcolate:
– Ql,d = 2746,6 * (1 – 0,969) / 0,969 = 87,9 MJ = 24,4 kWh.
La quota di energia in ingresso al sistema di distribuzione per il mese di marzo è
perciò:
– Qd,in = 2746,6 + 87,9 = 2834,5 MJ = 787,4 kWh.
11300-2 § A.2
Il calcolo delle perdite di distribuzione per sistemi complessi e il calcolo su base mensile richie-
dono una più dettagliata analisi del sottosistema di distribuzione.
Nel caso di sistemi edificio-impianto complessi, sia ai fini del calcolo delle perdite di distribuzio-
ne, sia ai fini del calcolo delle perdite di generazione, è necessario individuare i circuiti che com-
pongono il sottosistema ed attribuire a ciascuno di essi i valori dei vari parametri per il calcolo.
11300-2 § nota 14
Ai fini della presente specifica tecnica si considera circuito primario quello nel quale sono inseri-
ti i generatori di calore e gli eventuali circuiti serviti dal circuito primario che alimentano più cir-
cuiti secondari. Per esempio nel caso di circuito primario di impianto termico che alimenta più
edifici, in ciascun edificio si può avere un circuito che alimenta più circuiti secondari di zona.
Si ha quindi:
1) circuito primario dell’impianto termico;
2) eventuali circuiti primari secondari (di edifici o di porzione di edifici);
3) circuiti secondari di zona.
Nei sistemi edificio-impianto più semplici si può avere un solo circuito mediante il quale il gene-
ratore di calore alimenta direttamente i terminali di erogazione. In sistemi di media complessità
si può avere un circuito primario e più circuiti secondari. Infine nei casi più complessi si possono
avere i tre tipi di circuiti.
L’IMPIANTO Per IL rISCALdAMeNTO 139
11300-2 § A.3.1
Nel caso di generatore collegato direttamente ad unica rete di distribuzione e nel caso di reti se-
condarie di zona le temperature ai carichi parziali sono quelle calcolate in base al fattore di cari-
co dei terminali di erogazione.
Nel caso di generatore collegato a più reti di distribuzione a servizio di zone diverse dotate cia-
scuna di propria regolazione alimentate dal o dai generatori, attraverso un circuito primario, si as-
sume il valore più elevato tra quello delle reti di distribuzione nel periodo di calcolo, se il circuito
primario è a temperatura variabile oppure la temperatura costante di progetto se il circuito è a
temperatura costante.
Fig. 5.16. Analisi separata dei circuiti primari e secondari in un impianto a produzione combinata
L’IMPIANTO Per IL rISCALdAMeNTO 141
11300-2 § B.1
I procedimenti di calcolo delle perdite di generazione richiedono la determinazione delle tempe-
rature di mandata, di ritorno e media del generatore in corrispondenza del fattore di carico me-
dio del periodo di calcolo considerato. Il calcolo si può eseguire come descritto nelle UNI EN
15316-2-1, UNI EN 15316-2-3. Nell’appendice A si riportano le equazioni fondamentali.
11300-2 § A.2.2
Nell’applicazione di quanto specificato nella presente appendice la determinazione della tempe-
ratura media ai carichi parziali dei circuiti diretti o secondari si basa sulle caratteristiche dei ter-
minali di emissione.
in cui:
Φ potenza termica operante al salto termico di esercizio ∆θ [W];
Φref potenza termica di riferimento valutata al salto termico di riferimento ∆θref [W];
n12 esponente caratteristico del corpo scaldante;
Φref, ∆θref e n sono dati caratteristici del corpo scaldante e sono forniti dal produttore
alle condizione di riferimento (pedice ref). In altre parole, per ogni emettitore è nota la
potenza erogata ad un certo salto termico di riferimento ∆θref. La sua curva caratteri-
stica permette di individuare le potenze emesse nelle condizioni effettive di impiego
per salti termici differenti da ∆θref. Il salto termico di riferimento ∆θref è imposto dal-
la normativa e per i radiatori ad esempio corrisponde a 50 °C. Tra le norme tecniche di
riferimento per i corpi scaldanti si citano la UNI eN 442 per i radiatori ed i termocon-
vettori e la UNI eN 1264 per i pannelli a pavimento.
L’equazione (5.6.4) può essere anche scritta come:
Φref
Φ = B∆θn con B = [W] (5.6.5)
∆θnref
B rappresenta la costante tipica del corpo scaldante, anch’essa dichiarata dal fab-
bricante in sostituzione di Φref, ∆θref e n.
Il salto termico ∆θ rappresenta per ogni mese la differenza tra la temperatura me-
dia del fluido nel corpo scaldante θw,avg e la temperatura in ambiente θa. La tempera-
tura media del fluido è la media tra la temperatura di mandata e la temperatura di ritor-
no. Si ha pertanto in una generica condizione di carico del corpo scaldante:
θf + θ r
∆θ = θw,avg − θa = − θa [°C] (5.6.6)
2
in cui:
∆θ differenza tra la temperatura media del fluido nel circuito θw,avg e la tempera-
tura in ambiente θa [°C];
θf temperatura di mandata del fluido in esercizio [°C];
θr temperatura di ritorno del fluido in esercizio [°C].
Lo schema seguente può chiarire il significato delle temperature citate nelle equa-
zioni precedenti:
Temperatura di ritorno θr
Temperatura di mandata θf
12
Per quanto riguarda n si può approssimativamente considerare il valore 1,3 per i radiatori, 1,1 per i pan-
nelli radianti, 1,4 per i termoconvettori e 1 per i ventilconvettori.
L’IMPIANTO Per IL rISCALdAMeNTO 143
θf ,des + θr ,des
∆θdes = − θa [°C] (5.6.8)
2
in cui:
Φ potenza termica operante al salto termico di esercizio ∆θ [W];
Φdes potenza termica di progetto valutata al salto termico di progetto ∆θdes [W];
n esponente caratteristico del corpo scaldante;
θw,avg temperatura media del fluido nel circuito [°C];
θa temperatura in ambiente [°C];
∆θdes salto termico di progetto [°C];
θf,des temperatura di mandata di progetto del fluido [°C];
θr,des temperatura di ritorno di progetto del fluido [°C].
in cui:
fCu,e fattore di carico del sistema di emissione.
Il fattore di carico del sistema di emissione fCu,e rappresenta il rapporto tra la po-
tenza effettivamente richiesta in esercizio e la potenza erogabile dal corpo scaldante
ipotizzata in fase di progetto. In altre parole l’impiantista installa in un certo ambiente
un corpo scaldante in grado di fornire una certa quantità di potenza termica nelle con-
dizioni più sfavorevoli della stagione invernale. Il fattore di carico fCu,e indica con
quale percentuale della sua potenza massima lavora il terminale in ogni periodo di cal-
colo. Conoscendo mese per mese il fattore di carico del sistema di emissione in un de-
terminato ambiente, è possibile ricavare la temperatura media del fluido nel circuito.
Per ricavare la potenza di progetto Φdes, si utilizza sempre la curva caratteristica,
scritta in funzione delle condizioni di riferimento e del salto termico di progetto ∆θdes:
n
∆θ
Φdes = Φref des = B ∆θndes [W] (5.6.10)
∆θref
144 CALCOLO eNerGeTICO deGLI edIfICI
La potenza termica effettiva in esercizio deve essere calcolata a monte del sistema
di regolazione, ovvero tenendo conto delle perdite di emissione e regolazione, perciò:
Q h r ,i
Φ= [W] (5.6.11)
N Gmese ⋅ 86400
in cui:
Qhr,i fabbisogno termico effettivo mensile del circuito i-esimo [J];
NGmese numero di giorni del mese;
86400 numero di secondi in un giorno [s].
θf = θf , des
[°C] (5.6.12)
θr = θr ,des
Il fattore di carico mese per mese è sempre pari a 1, perciò la (5.6.9) diventa:
Come già accennato, in questi casi l’impianto da un punto di vista energetico lavo-
ra in modo inefficiente ed il rendimento di regolazione che gli corrisponde è basso.
θf = θf ,des
[°C] (5.6.14)
θr = max[(2θw,avg − θf , des ); θa ]
1. per ogni corpo scaldante è necessario conoscere i dati forniti dal produttore: il
salto termico ∆θref, l’esponente caratteristico n e la potenza di riferimento Φref.
Si può ricavare la costante B;
2. noto il tipo di impianto si ipotizzano le temperature di mandata θf,des e di ritor-
no θr,des di progetto. È quindi possibile conoscere il salto termico di progetto
∆θdes con la (5.6.8) da cui si ricava la potenza termica di progetto Φdes con la
curva caratteristica (5.6.10);
3. in base alla potenza richiesta in un certo mese si calcola il fattore di carico del-
l’unità di emissione fCu,e e quindi la temperatura media del fluido nel circuito
in condizioni di esercizio θw,avg;
4. a questo punto non resta che calcolare le temperature di mandata θf e di ritor-
no θr in condizioni effettive mensili di esercizio.
esempio 5.3
Si voglia ora calcolare la temperatura nel mese di marzo del fluido termovettore al-
l’interno delle tubazioni per l’impianto dell’appartamento termoautonomo analizzato
negli esempi precedenti. Si dispone dei seguenti dati:
– il fabbisogno termico effettivo per il mese di marzo è Qhr = 2746,6 MJ;
– l’appartamento è dotato di tre radiatori da 9 elementi ciascuno, per un totale di
27 elementi;
– il produttore del radiatore fornisce i dati relativi ad un elemento: ∆θref = 50 °C,
Φref = 87,8 W, n = 1,314;
– la temperatura interna all’ambiente è pari a 20 °C;
– le temperature di progetto di mandata e di ritorno sono pari a 70 °C e 60 °C;
– il sistema di regolazione prevede un unico termostato per l’intero appartamen-
to. Ogni radiatore è dotato di valvola termostatica.
A partire dal salto termico di progetto si calcola la potenza termica di progetto per
ogni elemento con la (5.6.10):
– Φdes,elemento = 87,8 * (45 / 50)1,314 = 76,4 W.
La potenza termica totale di progetto delle unità di emissione è data dalla somma
delle potenze fornite da tutti gli elementi:
– Φdes = 76,4 * 27 = 2062,8 W.
Il fattore di carico delle unità di emissione per il mese di marzo è dato dalla (5.6.9):
– fCu,e = 1025,5 / 2062,8 = 0,497.
Qlrh,d
Ql,d
SISTEMA DI DISTRIBUZIONE
Ql,d,sec,A
Secondario
Secondario
Qaux,lrh,d
Qaux,d
Fig. 5.18. Schema del sistema di distribuzione in caso di calcolo dettagliato delle perdite
– la temperatura del fluido nel tubo dalla (5.6.9) per i circuiti secondari e dalla
(5.6.3) per il primario;
– la temperatura ambiente dove il tratto di tubo transita;
– i fattori di recupero dell’energia termica ed elettrica.
La quota di calore disperso per ogni circuito i-esimo è data dalla seguente espres-
sione:
( )
Q l,d,i = ∑ j L jU j θw,avg, i − θa , j ⋅ t [J] (5.6.18)
in cui:
Ql,d,i perdite termiche legate al sistema di distribuzione per il circuito i-esimo [J];
Lj lunghezza del tratto di tubo j-esimo del circuito i-esimo (primario o secon-
dario) [m];
Uj trasmittanza lineica del tratto di tubo j-esimo [W/(mK)];
θw,avg,i temperatura media del fluido nel circuito i-esimo [°C];
θa,j temperatura dell’ambiente dove transita il tratto di tubo j-esimo [°C];
t durata del mese in secondi [s].
I tratti di tubazione j-esimi nella (5.6.18) possono essere sommati se sono costitui-
ti dalla stessa sezione di materiale e transitano nello stesso ambiente. In caso di tubi
isolati la lunghezza del segmento può inoltre subire un incremento, per tener conto di
eventuali discontinuità dell’isolante nei casi seguenti:
Per ogni tratto di tubo occorre conoscere la temperatura di riferimento θa,j dell’am-
biente in cui è posizionato, secondo la seguente tabella:
Centrale termica 15 °C
Per il calcolo della trasmittanza lineica delle tubazioni si procede con metodi di-
versi a seconda dei casi.
In caso di montanti verticali disposti sul lato interno dello strato isolante di una pa-
rete, il d.P.r. n. 412/1993 prevede una riduzione del 50% rispetto al valore limite. Per
questo tipo di tubo il calcolo della U lineica è dato da:
U = 0,19 + 0,0034d [W/(mK)] (5.6.20)
In caso di tubazioni disposte all’interno di strutture rivolte su entrambi i lati verso
locali riscaldati, il d.P.r. n. 412/1993 prevede una riduzione del 30% sul valore limi-
te. Per questo tipo di tubo il calcolo della U lineica è dato da:
in cui:
d diametro esterno della tubazione [m]
θw,avg temperatura media del fluido nel tubo [°C]
θa temperatura dell’ambiente dove transita il tratto di tubo [°C]
in cui:
λj conduttività dello strato j-esimo di isolante [W/(mK)];
dj diametro esterno del j-esimo strato di isolante [m];
dn diametro esterno totale del tubo, comprendendo l’ultimo strato di isolante [m];
αair coefficiente di scambio convettivo dell’aria, pari a 4 per gli ambienti interni e
10 per gli ambienti esterni [W/(m2K)].
L’IMPIANTO Per IL rISCALdAMeNTO 151
Fig. 5.20. Tubazione con multi strato di isolamento corrente all’interno della muratura
in cui:
λj conduttività dello strato j-esimo di isolante [W/(mK)];
dj diametro esterno del j-esimo strato di isolante [m];
dn diametro esterno totale del tubo, comprendendo l’ultimo strato di isolante [m];
λG conduttività del materiale nel quale è incassata la tubazione (in assenza di
informazioni si può assegnare valore pari a 0,7) [W/(mK)];
z profondità di incasso (in assenza di informazioni si può assegnare valore pari
a 0,1) [m].
dopo aver valutato le perdite per distribuzione Ql,d con la (5.6.18), con riferimen-
to alla figura 5.18 non resta che calcolare i recuperi termici Qlrh,d ed elettrici Qaux,lrh,d.
I fattori di recupero klrh,d e kaux,lrh,d sono stabiliti dalla norma.
Q lrh,d = k lrh, dQ l,d = 0, 8 Q l,d [J] (5.6.26)
11300-2 § A.4
A seconda della disponibilità di dati, le singole voci possono essere determinate in maniera ana-
litica (da dati di progetto o rilievi in campo) oppure stimate complessivamente (per esempio, de-
terminazione della lunghezza delle tubazioni in base alle dimensioni dell’edificio) per tutto l’im-
pianto o per singole zone di esso (per esempio distribuzione orizzontale, montanti, distribuzione
finale, ecc.). […]. Nella relazione tecnica deve essere chiaramente indicata l’origine dei dati.
In caso di edifici esistenti le lunghezze dei vari tratti di tubazione possono essere
solo stimate, data l’impossibilità di individuare mediante rilievo il tracciato e la tipo-
logia delle condotte posate. La norma UNI consente di eseguire in questo caso una va-
lutazione approssimata delle lunghezze, purché le ipotesi di calcolo siano opportuna-
mente illustrate all’interno della relazione.
NOTA BENE
Ai fini del calcolo dei fabbisogni dei dispositivi ausiliari del sistema di distribuzione devono es-
sere considerati solo i circolatori esterni al generatore. Eventuali fabbisogni elettrici correlati a
pompe di circolazione interne al generatore devono essere inclusi nel contributo Qaux,gn del
sistema di generazione.
154 CALCOLO eNerGeTICO deGLI edIfICI
11300-2 § 6.7.3
Nel caso di impianti di nuova progettazione il calcolo dei fabbisogni elettrici si effettua in base ai
dati di progetto ed alle caratteristiche della pompa o del ventilatore dichiarate dal costruttore
(abachi combinati, punto di lavoro ed assorbimento elettrico).
Nel caso di impianti esistenti si devono reperire i dati di potenza elettrica delle pompe o dei ven-
tilatori. Quando necessiti un’esatta determinazione dei consumi elettrici della rete di distribuzio-
ne, con ristretti margini di errore, si deve ricorrere a misure in campo.
Quando ciò non sia possibile si può ricorrere a stime basate sulle portate, prevalenze e rendi-
menti delle pompe o dei ventilatori.
Per quanto riguarda gli edifici esistenti, non disponendo dei dati tecnici, è possibi-
le ricorrere ai metodi seguenti.
impianti ad acqua
Si calcola la potenza idraulica richiesta:
Vacqua H idr
φidr = [W] (5.6.32)
367, 2
in cui:
φidr potenza idraulica richiesta [W];
Vacqua portata d’acqua [dm3/h];
Hidr prevalenza richiesta [m].
Quindi si valuta il rendimento della pompa ηPO, facendo riferimento alla seguente
tabella:
tab. 5.20. Valori di riferimento per il rendimento delle pompe in funzione della potenza idraulica
impianti ad aria
Si calcola la potenza aeraulica richiesta:
L’IMPIANTO Per IL rISCALdAMeNTO 155
ρae Varia H ae
φae = [W] (5.6.34)
100
in cui:
φae potenza aeraulica richiesta [W];
ρae massa volumica dell’aria [kg/m3];
Varia portata d’aria [m3/s];
Hae pressione richiesta [mm].
La richiesta elettrica del ventilatore è data da:
φae
WVn,d = [W] (5.6.35)
ηVn
dove il rendimento del ventilatore ηVn è un dato fornito dal produttore del dispositivo.
esempio 5.4
Si voglia ora calcolare le perdite dell’impianto di distribuzione per l’appartamen-
to termoautonomo dell’esempio 5.3 con il metodo dettagliato. era già stata calcolata la
temperatura del fluido termovettore:
– θw,avg = 46,4 °C.
Si supponga che il tracciato della rete corra interamente all’appartamento, per una
lunghezza totale delle tubazioni pari a 18 metri, perciò:
– θa = 20 °C.
Si suppone che tutti i tubi possiedano un diametro pari a 6 mm. Per il calcolo del-
la trasmittanza lineica del tubo si utilizza la (5.6.21), poiché la rete è di nuova costru-
zione e perciò in accordo con le prescrizioni del d.P.r. n. 412/1993.
– U = 0,225 + 0,00532 * 6 = 0,2569 W/(mK).
Le perdite di distribuzione per il mese di marzo possono essere quindi calcolate
con la (5.6.18):
– Ql,d = 18 * 0,2569 * (46,4 – 20) * 744 / 1000 = 90,8 kWh = 327,0 MJ.
Una parte di queste perdite rientra come recupero termico:
– Qlrh,d = 0,8 * 90,8 = 72,64 kWh = 261,5 MJ;
con una perdita termica netta pari a 18,2 kWh = 65,4 MJ.
Poiché l’edificio in esame è un appartamento termoautonomo, è lecito ipotizzare
che la pompa di circolazione sia interna al generatore. Il fabbisogno elettrico degli ap-
parecchi ausiliari al sistema di distribuzione risulta perciò nullo, così come l’eventua-
le recupero in energia termica:
– Qaux,d = 0 kWh;
– Qaux,lrh,d = 0 kWh.
In caso di calcolo dettagliato la quota di energia in ingresso al sistema di distribu-
zione per il mese di marzo è perciò secondo la (5.6.28):
– Qd,in = 2746,6 + 327,0 – 261,5 – 0 = 2812,1 MJ = 781,1 kWh.
156 CALCOLO eNerGeTICO deGLI edIfICI
Qlrh,s Ql,s
SISTEMA DI ACCUMULO
Ql,s,sec,A
Secondario
Secondario
in cui:
Ql,s perdite termiche legate al sistema di accumulo [J];
Ss superficie esterna del serbatoio [m2];
λs conduttività dello strato di isolante applicato al serbatoio [W/(mK)];
ds spessore dello strato di isolante [m];
θs temperatura media del fluido accumulato nel serbatoio [°C];
θa temperatura dell’ambiente dove è presente il serbatoio di accumulo [°C];
t durata del mese in secondi [s].
( )
Q lrh,s = 1 − b g Q l,s [J] (5.7.3)
esempio 5.5
Si voglia calcolare la dispersione termica attraverso l’involucro di un serbatoio di
accumulo, avente queste caratteristiche:
158 CALCOLO eNerGeTICO deGLI edIfICI
– forma cilindrica, con diametro di base pari a 550 mm e altezza 1415 mm;
– strato di isolante in poliuretano disposto sulla superficie, con spessore pari a 50
mm;
– temperatura di accumulo pari a 55 °C
– disposizione interna all’ambiente riscaldato.
La superficie disperdente del serbatoio è:
– Ss = 2 * 3,14 * (0,55 / 2)2 + 3,14 * 0,55 * 1,415 = 2,92 m2.
Il poliuretano utilizzato per lo strato isolante ha una conduttività λ pari a 0,029
W/(mK). La temperatura dell’ambiente riscaldato è θa = 20 °C.
Le perdite termiche attraverso il serbatoio per il mese di marzo possono essere cal-
colate con la (5.7.2):
– Ql,s = 2,92 * 0,029 / 0,05 * (55 – 20) * 744 / 1000 = 44,1 kWh = 158,8 MJ.
Il serbatoio è interno all’ambiente riscaldato perciò le perdite termiche vengono to-
talmente recuperate:
– Qlrh,s = (1 – 0) * 44,1 = 44,1 kWh = 158,8 MJ;
con una perdita termica netta pari a 0.
NOTA BENE
Esistono varie tipologie di sistemi di produzione, tuttavia le UNI TS 11300 parte 2 forniscono
solo i metodi di calcolo relativi alle caldaie a combustione con combustibile liquido o a gas. Le
procedure per l’analisi di altre tipologie di produzione (pompe di calore, teleriscaldamento, co-
generazione, generatori a biomassa, ecc.) sono contenute nella UNI TS 11300 parte 4, attual-
mente in fase di pubblicazione.
getici legati al generatore (forniti, persi o recuperati) dipende dalle caratteristiche della cal-
daia elencate in precedenza e da alcuni parametri fondamentali in genere forniti dal pro-
duttore. Il numero di dati che occorre conoscere per il calcolo dipende dal tipo di metodo
utilizzato: più è elevato il livello di complessità, maggiore è il numero di dati richiesto.
In caso di analisi di progetto (design rating) si dispone solitamente del libretto di
caldaia o comunque il fabbricante può fornire i dati tecnici per il modello di generato-
re che si decide di installare. I nuovi generatori rientrano spesso tra le categorie previ-
ste dal metodo semplificato, per il quale è necessario un numero esiguo di dati. Il me-
todo B2 richiede la conoscenza di qualche dato in più, tuttavia il progettista può utiliz-
zarlo solo per generatori recenti (certamente successivi al 1992), quindi è presumibile
che sia disponibile il libretto di caldaia. Il metodo B3 richiede invece un numero di
informazioni piuttosto elevato. La reperibilità dai dati, soprattutto quando si tratta di
caldaie datate, non è sempre immediata. Alcune grandezze possono essere rilevate: ad
esempio una semplice prova fumi fornisce la percentuale di perdite al camino a brucia-
tore acceso. In altri casi la norma fornisce fortunatamente i valori di riferimento per
quasi ogni grandezza. I valori tabellati sono cautelativi, perciò possono risultare pena-
lizzanti rispetto all’effettivo rendimento del generatore.
di seguito si fornisce un elenco dei principali parametri tecnici dei generatori di
calore, con una breve descrizione per ognuno di essi:
– potenza (o portata) termica al focolare φf: è la quantità di calore prodotto nel-
l’unità di tempo dalla combustione del combustibile, perciò:
φf = qc Hi [kW] (5.8.1)
in cui:
qc portata del combustibile bruciato in condizioni standard [m3/h];
Hi potere calorifico inferiore del combustibile [kWh/m3];
– potenza (o portata) termica nominale φcn: questo dato è dichiarato dal produtto-
re e rappresenta la potenza massima erogabile dall’apparecchio (potenza al foco-
lare) in un regime di funzionamento continuo con bruciatore sempre in funzione;
– perdite al camino φch: una parte del calore prodotto dalla combustione viene di-
spersa attraverso il camino. La perdita al camino avviene in misura diversa
quando il bruciatore è in funzione (φch,on) e quando è spento (φch,off). Il produt-
tore dichiara solitamente la percentuale di potenza dispersa al camino rispetto
alla potenza termica nominale in condizioni di riferimento (P’ch,on e P’ch,off);
– perdite al mantello φgn,env: una parte del calore prodotto dalla combustione vie-
ne dispersa attraverso l’involucro del generatore. La perdita avviene sia quan-
do il bruciatore è in funzione che quando è spento. Il produttore dichiara soli-
tamente la percentuale di potenza dispersa al mantello rispetto alla potenza ter-
mica nominale in condizioni di riferimento (P’gn,env);
– potenza termica convenzionale φconv: è data dalla differenza tra la potenza al fo-
colare e la quota di potenza dispersa attraverso il camino:
φconv = φf – φch [kW] (5.8.2)
– rendimento termico di combustione ηc: esprime il rendimento dell’apparecchio al
netto delle perdite al camino:
L’IMPIANTO Per IL rISCALdAMeNTO 163
φconv (5.8.3)
ηc = [–]
φf
φPn,ref
η100 = [–] (5.8.7)
φcn,ref
lino indica che un certo dato è richiesto per quel tipo di metodo di calcolo. L’indica-
zione (T) indica che il suo valore è comunque ricavabile dalle tabelle della normativa
o mediante formula a partire da altri dati.
tab. 5.21. I dati tecnici del generatore nei tre metodi di calcolo
Tipologia A, B o C • • •
Potenza utile nominale φPn fornita dal produttore al netto delle perdite • •
Temperatura fumi θch richiesta solo per caldaie a condensazione • (T) • (T)
Contenuto di ossigeno O2,fl,dry richiesto solo per caldaie a condensazione • (T)
Potenza utile minima φPint fornita dal produttore al netto delle perdite • (T)
CArICO INTerMedIO
Perdite a carico nullo φgn,l,P0 Potenza persa con generatore in stand-by • (T)
NULLO
11300-2 § 6.6.5
I valori del prospetto 23 sono calcolati con il metodo analitico, assumendo valori medi dei para-
metri d’ingresso, per quanto attiene, sia la potenza termica nominale e le caratteristiche dei ge-
neratori, sia le condizioni d’installazione. Tali valori possono risultare cautelativi.
– Il valore del rendimento ηgn dipende dal tipo di generatore, dal suo dimensio-
namento rispetto alla richiesta termica in esercizio, dalla temperatura di proget-
to del fluido termovettore in caldaia (media tra mandata e ritorno) e da altri det-
tagli tecnici.
– Il calcolo delle perdite non avviene su base mensile, ma interamente su tutta la
stagione di riscaldamento.
– Lo svolgimento del calcolo avviene con riferimento alla potenza termica utile
nominale fornita dal produttore della caldaia, perciò le perdite al camino e al
mantello sono già incluse in essa.
11300-2 § 6
Quando si utilizzano i valori di rendimento precalcolati forniti dai prospetti, non si considerano
recuperi di energia (termica o elettrica).
Ql,gn
SISTEMA DI
GENERAZIONE
Qgn,in Qgn,out ≡ Qs,in
Qaux,gn
Fig. 5.22. Schema del sistema di generazione in caso di calcolo con il metodo semplificato
1 − ηgn Q gn,out
Q gn,in = Qgn, out + Q l,gn = Qgn, out + Q gn, out = [J] (5.8.8)
ηgn ηgn
in cui:
Qgn,out fabbisogno termico in uscita dal sistema di generazione, coincidente con il
fabbisogno termico in ingresso al sistema di accumulo Qs,in [J];
Qgn,in fabbisogno termico in entrata al sistema di generazione [J];
Ql,gn perdite termiche legate al sistema di generazione [J];
ηgn rendimento del sistema di generazione [–].
in cui:
ηgn rendimento del sistema di generazione [–];
ηgn,base rendimento base per una certa tipologia di generatore in determinate con-
dizioni [–];
f1 fattore di correzione legato al carico medio stagionale del generatore [–];
f2 fattore di correzione per installazioni del generatore in ambiente esterno [–];
f3 fattore di correzione per camini con altezza maggiore a 10 metri [–];
f4 fattore di correzione per temperature di progetto del fluido termovettore in
caldaia (media tra mandata e ritorno) maggiori di 65 °C [–];
f5 fattore di correzione per generatori monostadio [–];
f6 fattore di correzione per camini con altezza maggiore a 10 metri, senza
sistema di chiusura all’accesso dell’aria comburente in fase di arresto del
generatore [–];
f7 fattore di correzione legato alla temperatura di ritorno in caldaia nel mese
più freddo (richiesto solo per i generatori a condensazione) [–].
I valore di ηgn,base e dei coefficienti f sono contenuti nella tabella 5.22 per varie ti-
pologie di generatore. Come già detto, nel caso in cui il generatore dell’edificio non rien-
tri tra quelli elencati, occorre far riferimento ai procedimenti analitici di calcolo B2 e B3.
Prima di leggere il rendimento ed i coefficienti dalla tabella, occorre conoscere il
fattore di carico stagionale del generatore, ovvero il fattore di sovradimensionamento
fS (inverso del fattore di carico). Per calcolarlo, si valuta in primo luogo il fabbisogno
stagionale uscente dal sistema di generazione:
Q gn,out,avg = ∑ Q gn, out,m [J] (5.8.10)
m
in cui:
Qgn.out,avg fabbisogno termico stagionale in uscita dal sistema di generazione [J];
Qgn.out,m fabbisogno termico del mese m-esimo in uscita dal sistema di genera-
zione [J];
m mese m-esimo della stagione di riscaldamento.
L’IMPIANTO Per IL rISCALdAMeNTO 167
Si calcola13 la potenza Φgn richiesta nelle condizioni di picco per tutta la stagione,
mediante un coefficiente fCclima chiamato fattore climatico, così definito:
FCc lim a =
∑ m NGm ( θint,set,H − θe,m ) [–] (5.8.12)
N Gstagione ( θint,set,H − θe, des )
in cui:
fCclima fattore climatico della località. In assenza di dati è possibile indicarlo
pari a 0,5 [–];
m mese m-esimo della stagione di riscaldamento;
NGm numero di giorni del mese m-esimo [–];
NGstagione numero di giorni della stagione di riscaldamento [–];
θint,set,H temperatura interna di regolazione dell’edificio riscaldato [°C];
θe,m temperatura esterna media mensile del mese m-esimo [°C];
θe,des temperatura esterna di progetto della località [°C].
Noto fCclima, si può scrivere:
Φgn,avg
Φgn = [W] (5.8.13)
FCc lim a
in cui:
Φgn potenza termica di picco in uscita dal sistema di generazione [W];
Φgn.avg potenza termica media stagionale in uscita dal sistema di generazione [W].
Φgn rappresenta la potenza necessaria a soddisfare la richiesta invernale di proget-
to, tenendo conto delle condizioni climatiche più sfavorevoli durante la stagione fred-
da. Si calcola a questo punto il fattore di sovradimensionamento fS:
Φgn,Pn
FS = [W] (5.8.14)
Φgn
in cui:
Φgn,Pn potenza utile nominale del generatore [W];
Φgn potenza termica stagionale di picco in uscita dal sistema di generazione,
calcolato con la (5.8.13) [W].
13
Il numeratore della (5.8.12) coincide di fatto con i gradi giorno della località dove è situato l’edificio.
168 CALCOLO eNerGeTICO deGLI edIfICI
11300-2 § 6.6.5.1
F1 rappresenta il rapporto fra la potenza del generatore installato e la potenza di progetto richie-
sta. Per generatori modulanti, F1 si determina con riferimento alla potenza minima regolata.
Questa frase indica che per i generatori modulanti è possibile assegnare alla varia-
bile Φgn,Pn il valore della potenza minima di funzionamento, sempre che questa sia suf-
ficiente a coprire la potenza di picco Φgn. fS non dovrebbe mai essere in effetti infe-
riore all’unità, a meno che il generatore non sia stato mal dimensionato dall’impianti-
sta. d’altro canto, soprattutto negli appartamenti termoautonomi, la potenza nominale
di un generatore risulta spesso sovradimensionata rispetto alla reale richiesta. Per le
unità immobiliari autonome solitamente è installato un solo generatore a produzione
combinata per riscaldamento e acqua calda sanitaria. La produzione istantanea di ac-
qua calda richiede in genere potenze ben maggiori rispetto a quelle necessarie per la
climatizzazione invernale, soprattutto per appartamenti di nuova generazione dotati di
un involucro molto isolato. In queste situazioni la caldaia, ai fini del riscaldamento de-
gli ambienti, lavora sempre a fattori di carico ridotti. Se il generatore è in grado di mo-
dulare la propria potenza per adattarsi alla richiesta, è giusto tenerne conto nella pro-
cedura di calcolo, indicando la potenza utile minima.
La tabella 5.22 riporta i valori di rendimento ηgn,base ed i coefficienti di correzione
utilizzabili per il metodo semplificato nella (5.8.9).
tab. 5.22e. Valore del rendimento di generazione per generatori ad aria calda
F1
tipologia di generatore ηgn,base fS ≤ 1,3 < fS fS ≥ F2
1,3 < 1,5 1,5
Generatore di aria calda a gas o gasolio con bruciatore
ad aria soffiata o premiscelato, tipo B o c, 0,90 0 0 0 0,03
funzionamento on-off
(segue)
170 CALCOLO eNerGeTICO deGLI edIfICI
F1
tipologia di generatore ηgn,base fS ≤ 1,3 < fS fS ≥ F2
1,3 < 1,5 1,5
Generatore di aria calda a gas o gasolio con bruciatore
ad aria soffiata o premiscelato, tipo B o c, 0,93 0 0 0 0,02
funzionamento a due stadi o modulante
Generatore di aria calda a gas o gasolio con bruciatore
ad aria soffiata a condensazione, funzionamento 1 0 0 0 0,01
modulante
in cui:
Qaux,gn fabbisogno di energia elettrica richiesto dal sistema di generazione [J];
Wgn assorbimento elettrico dei dispositivi ausiliari del generatore [W];
t durata del mese in secondi [s].
I valori dei coefficienti G, H ed n della tabella 5.23 si riferiscono a tre diverse con-
dizioni di carico del generatore: carico nominale (100%), carico intermedio (30%) e ca-
rico nullo. Nell’espressione (5.8.16), valida per il metodo di calcolo semplificato delle
perdite di generazione, occorre utilizzare i valori riferiti alla potenza nominale φgn,Pn.
Φgn, avg
FC = [–] (5.8.17)
Φgn,Pn
in cui:
Φgn.avg potenza termica media stagionale in uscita dal sistema di generazione [W];
Φgn,Pn potenza utile nominale del generatore [W].
L’espressione (5.8.15) non tiene conto di questo fattore di carico. In questo modo
l’assorbimento elettrico dei dispositivi ausiliari risulta sempre costante per tutta la sta-
gione e pari all’assorbimento nominale.
In effetti ne deriva che il valore del contributo Qaux,gn potrebbe risultare sovrasti-
mato se paragonato al valore effettivo medio stagionale di Qgn,in, tanto più che nel me-
todo semplificato quest’ultimo termine è valutabile con riferimento alla potenza mini-
ma del generatore necessaria a coprire il fabbisogno energetico. Potrebbe pertanto es-
sere più adeguato calcolare Qaux,gn con questa espressione:
in cui:
fC fattore di carico medio stagionale del generatore [–].
Alternativamente si potrebbe calcolare Wgn con la (5.8.16) con riferimento alla
stessa potenza utile minima utilizzata nell’espressione (5.8.14).
In effetti la UNI TS 11300 parte 2 non riporta la formula di calcolo degli ausiliari
elettrici in caso di metodo semplificato, mentre nel calcolo di Qaux,gn con i metodi ana-
litici B2 e B3 si tiene sempre conto del carico di lavoro del generatore rispetto alla sua
potenza massima.
esempio 5.6
Si voglia calcolare con il metodo semplificato le perdite del sistema di generazio-
ne per l’appartamento termoautonomo dell’esempio 5.3, situato a Como.
Si suppone per l’appartamento l’assenza di un serbatoio di accumulo. Negli esem-
pi precedenti il calcolo è stato svolto su base mensile per il solo periodo di marzo. L’in-
tero fabbisogno stagionale a valle del sistema di generazione risulta:
– Qgn,out = Qs,in = Qd,in = 18044 MJ = 5012,2 kWh.
Si riporta quanto già indicato nell’esempio 5.1 in merito all’impianto di riscalda-
mento dell’appartamento. Il sistema di generazione è a produzione combinata. Un’u-
nica caldaia murale a gas metano è adibita sia al riscaldamento degli ambienti che al-
la produzione istantanea di acqua calda sanitaria. La caldaia è standard di tipo C e di
recente installazione. essa rispetta inoltre i requisiti previsti dalla direttiva europea
92/42/Cee. Si suppongano per la caldaia in questione i seguenti dati:
– Tipo di generatore: standard tipo C.
– Combustibile: gas metano.
– Marcatura: ***.
– funzionamento: multistadio.
– Tipo di bruciatore: atmosferico.
– Potenza utile nominale di funzionamento: ΦPn 22 kW.
– Potenza utile minima di funzionamento: ΦPmin 6,6 kW.
– Installazione generatore: in ambiente riscaldato.
In base alla procedura di calcolo semplificata, si calcola in primo luogo la potenza
media stagionale Φgn,avg con la (5.8.11). È noto che Como è in zona climatica e, alla
quale corrisponde una durata di 183 giorni della stagione di riscaldamento:
– Φgn,avg = 18044 * 1000000 / (183 * 86400 * 1000) = 1,141 kW.
Si considera forfettariamente (come consentito dalla norma UNI) un valore di 0,5
per il coefficiente fCCLIMA. È perciò possibile stimare la potenza di picco richiesta al
generatore:
– Φgn = 1,141 / 0,5 = 2,282 kW.
Poiché la potenza minima è ampiamente sufficiente a coprire la richiesta di picco
per il solo riscaldamento ed essendo la caldaia modulante, è lecito considerare Φgn,Pn
pari a ΦPmin. Si valuta quindi il coefficiente di sovradimensionamento:
– fS = 6,6 / 2,282 = 2,34.
L’IMPIANTO Per IL rISCALdAMeNTO 173
Si suppone che la temperatura di mandata dell’acqua sia pari a 70 °C. Il valore del
rendimento del sistema di generazione è riportato nella tabella 5.22b, adatta per gene-
ratori di tipo C a 3 stelle, installati in unità immobiliari termoautonome. In base ai da-
ti precedenti si può scrivere:
– rendimento di base: 0,93;
– f1 = 0,02, relativo al sovradimensionamento della caldaia;
– f2 = 0 poiché la caldaia è installata in ambiente interno;
– f4 = 0,01, visto che la temperatura di mandata è superiore a 65 °C;
– f3 = f5 = f6 = f7 = 0.
Il rendimento del sistema di generazione risulta perciò:
– ηgn = 0,93 – 0,02 – 0,01 = 0,9.
Le perdite di generazione per l’intera stagione possono essere quindi calcolate con
la (5.8.8):
– Ql,gn = 18044 * (1 – 0,9) / 0,9 = 2004,9 MJ = 556,9 kWh.
Non si considerano recuperi termici, poiché il metodo semplificato prevede un va-
lore predefinito del rendimento di generazione:
– Qlrh,gn = 0 MJ.
In merito ai dispositivi ausiliari elettrici della caldaia non si conoscono informa-
zioni, pertanto si decide di stimare il dato con la (5.8.16), nella quale si può assegnare
G = 40, H = 0,148 e n = 1.
– Wgn = 40 + 0,148 * (6,6)1 = 41 W.
Nel contributo Wgn è incluso l’assorbimento elettrico della pompa. Non esistono
assorbimenti elettrici al bruciatore, poiché questo è di tipo atmosferico e quindi privo
di ventilatore. Si applica la (5.8.15), non tenendo conto del fattore di carico del gene-
ratore, poiché nella (5.8.16) è stata indicata la potenza minima.
– Qaux,gn = 41 * 183 * 86400 / 1000000 = 648,3 MJ = 180,1 kWh.
Non si considerano recuperi termici dall’assorbimento elettrico, poiché il metodo
semplificato prevede un valore predefinito del rendimento di generazione:
– Qaux,lrh,gn = 0 MJ
Secondo la (5.8.8) ed in base al metodo di calcolo semplificato, la quota di ener-
gia in ingresso al sistema di generazione relativa all’intera stagione di riscaldamento
risulta perciò:
– Qgn,in = 18044 + 2004,9 = 20048,9 MJ = 5569,1 kWh.
11300-2 § B.2.7
I rendimenti secondo la direttiva sono determinati in condizioni nominali di prova. Ai fini della de-
terminazione delle perdite, tali rendimenti devono essere corretti per tenere conto della tempera-
tura dell’acqua nelle condizioni effettive di esercizio.
Ciò significa che i valori di riferimento dei rendimenti forniti dal produttore
vengono corretti per tenere conto delle condizioni operative dell’impianto.
– Nel bilancio termico devono inoltre esser considerati i recuperi di energia, che
rientrano nel sistema dalle perdite termiche e dagli assorbimenti elettrici.
Il bilancio termico relativo allo studio del sistema di generazione con metodo B2
è perciò rappresentato da questo schema:
Qlrh,g Ql,gn
SISTEMA DI
GENERAZIONE
Qgn,in Qgn,out ≡ Qs,in
Qaux,gn
Qaux,lrh,gn
Fig. 5.23. Schema del sistema di generazione in caso di calcolo con il metodo dell’appendice B2
carico nominale
Il rendimento a carico nominale misurato dal fabbricante in condizioni di prova
può essere corretto in funzione di θgn,w con questa espressione:
( )
ηgn,Pn,cor = ηgn,Pn + fcor ,Pn θgn, test, Pn − θgn, w [–]] (5.8.20)
in cui:
ηgn,Pn,cor rendimento effettivo nel mese x-esimo a potenza utile nominale, per una
temperatura θgn,w del fluido in caldaia [–];
ηgn,Pn rendimento a potenza utile nominale dichiarato dal fabbricante, misurato
alla temperatura media di prova del fluido in caldaia θgn,test,Pn [–];
fcor,Pn fattore di correzione del rendimento a potenza nominale (vedi tabella
5.24) [°C–1];
θgn,test,Pn temperatura del fluido termovettore in caldaia in condizioni di prova a
potenza nominale. In mancanza di dati si può assumere 70 °C come va-
lore di riferimento [°C];
θgn,w temperatura media del fluido termovettore in caldaia o temperatura di ri-
torno per i generatori a condensazione [°C].
La norma UNI fornisce anche una formula per stimare, in mancanza di dati, il va-
lore del rendimento ηgn,Pn a potenza utile nominale:
tab. 5.24. Valore di riferimento per la valutazione del rendimento a potenza nominale del generatore
tipologia di generatore a B fcor,pn
Una volta noto il valore del rendimento corretto a carico nominale, è possibile cal-
colare la perdita di potenza nominale φgn,l,Pn,cor in funzione delle condizioni effettive
di esercizio:
1 − ηgn,Pn,cor
φgn, l,Pn,cor = φgn, Pn [W] (5.8.22)
ηgn,Pn,cor
in cui:
ηgn,Pn,cor rendimento effettivo a potenza utile nominale, per una temperatura
θgn,w del fluido [–];
φgn,Pn potenza utile nominale del generatore [W].
carico intermedio
Il rendimento a carico intermedio misurato dal fabbricante in condizioni di prova
può essere corretto in funzione di θgn,w con questa espressione:
( )
ηgn, P int,cor = ηgn, P int + fcor, P int θgn, test,P int − θgn,w [–] (5.8.23)
in cui:
ηgn,Pint,cor rendimento effettivo nel mese x-esimo a potenza utile intermedia, per
una temperatura θgn,w del fluido in caldaia [–];
ηgn,Pint rendimento a potenza utile intermedia dichiarato dal fabbricante, misu-
rato alla temperatura media di prova del fluido in caldaia θgn,test,Pint [–];
fcor,Pint fattore di correzione del rendimento a potenza intermedia (vedi tabella
5.25) [°C–1];
θgn,test,Pint temperatura del fluido termovettore in caldaia in condizioni di prova a
potenza intermedia. In mancanza di dati si può assumere il valore di ri-
ferimento specificato in tabella 5.25 per diverse tipologie di generatore
[°C];
θgn,w θw,avg, media del fluido in caldaia o θr di ritorno per generatori a con-
densazione [°C].
La norma UNI fornisce anche una formula per stimare, in mancanza di dati, il va-
lore della potenza termica utile φgn,Pint a carico intermedio e del rendimento a potenza
utile intermedia ηgn,Pint:
L’IMPIANTO Per IL rISCALdAMeNTO 177
Una volta noto il valore del rendimento corretto a carico intermedio, è possibile
calcolare la perdita di potenza φgn,l,Pint,cor, in funzione delle condizioni effettive di
esercizio:
1 − ηgn,P int, cor
φgn, l, P int,cor = φgn,P int [W] (5.8.26)
ηgn,P int, cor
in cui:
ηgn,Pint,cor rendimento a potenza utile intermedia effettivo, corretto per tener con-
to della temperatura di lavoro θgn,w nel mese x-esimo [–];
φgn,Pint potenza utile intermedia del generatore, valutabile in mancanza di dati
anche con la (5.8.24) [W].
carico nullo
La perdita di potenza a carico nullo φgn,l,P0,cor in condizioni effettive di esercizio
risulta:
1, 25
θgn,w − θa,gn
φgn,l,P 0,cor = φgn,l,P 0 [W] (5.8.27)
θgn,test − θa , test
in cui:
φgn,l,P0 perdita di potenza utile a carico nullo del generatore dichiarata dal fab-
bricante, valutabile in mancanza di dati anche con la (5.8.28) [W];
θgn,w temperatura media del fluido termovettore in caldaia o temperatura di
ritorno per i generatori a condensazione [°C];
θa,gn temperatura dell’ambiente dove è installato il generatore (vedi tabella
5.26) [°C];
178 CALCOLO eNerGeTICO deGLI edIfICI
La norma UNI fornisce una formula per stimare il valore della perdita di potenza
utile a carico nullo φgn,l,P0:
φgn,l,P 0 = E ⋅ φgn,Pn F [W] (5.8.28)
in cui:
φgn,Pn potenza utile nominale del generatore [kW];
e,f coefficienti ricavabili in funzione del tipo di generatore dalla tabella 5.27
[-,-].
A questo punto sono noti i valori di riferimento del generatore in condizione di cari-
co nominale, intermedio e nullo. Per calcolare le perdite Ql,gn, occorre ancora valutare il
fattore di carico mensile del generatore rispetto alla sua potenza termica utile nominale.
Φgn,Px Q gn,out 1
FCu, x = = ⋅ [–] (5.8.29)
Φgn,Pn N Gmese ⋅ 86400 Φgn,Pn
in cui:
fCu,x fattore di carico utile del generatore in una condizione x di esercizio (me-
se di calcolo) [–];
L’IMPIANTO Per IL rISCALdAMeNTO 179
In altre parole la potenza utile nominale φgn,Pn è la potenza massima che il genera-
tore può erogare al fluido termovettore, tenendo già conto delle perdite al mantello ed
al camino, ed è fornita dal produttore della caldaia. Tuttavia, per il riscaldamento de-
gli ambienti in un certo mese x-esimo, è richiesta dal sistema una potenza media men-
sile φgn,Px inferiore a φgn,Pn, tale per cui il generatore lavora ad un tasso di carico ridot-
to rispetto al carico nominale. La percentuale di lavoro della caldaia è espressa proprio
dal fattore di carico fCu,x.
La perdita di potenza φgn,l,Px nella condizione effettive di carico in un mese x-esi-
mo è calcolata per interpolazione:
φgn,Px
φgn,l,Px =
φgn, P int
(φ gn , l, P int, cor )
− φgn,l,P 0, cor + φgn,l,P 0,cor (5.8.30a)
in cui:
φgn,l,Px perdita di potenza utile del generatore in esercizio nel mese x-esimo [W];
φgn,Px potenza erogata dal generatore in esercizio nel mese x-esimo [W];
φgn,Pint potenza utile intermedia del generatore [W];
φgn,Pn potenza utile nominale del generatore [W];
φgn,l,P0,cor perdita di potenza utile del generatore in esercizio a carico nullo [W];
φgn,l,Pint,cor perdita di potenza utile del generatore in esercizio a carico intermedio [W];
φgn,l,Pn,cor perdita di potenza utile del generatore in esercizio a carico nominale [W].
Nota la potenza persa φgn,l,Px è possibile calcolare l’energia persa Ql,gn, moltipli-
cando per il tempo:
Q l,gn = Φgn,l, Px ⋅ t = Φgn, l,Px ⋅ 86400 ⋅ N Gmese [J] (5.8.31)
in cui:
Φgn,l,Px perdita di potenza utile del generatore in esercizio nel mese x-esimo [W];
t durata del periodo di calcolo [s];
NGmese numero di giorni del mese;
86400 numero di secondi in un giorno [s].
180 CALCOLO eNerGeTICO deGLI edIfICI
La potenza elettrica richiesta Wgn,x tiene conto delle condizioni di carico del gene-
ratore in esercizio ed è anch’essa calcolata per interpolazione in funzione di fCu,x:
FCu,x
Wgn,x = Waux, P 0 + φ (W
φgn,P int gn,Pn aux,P int
− Waux, P 0 ) (5.8.33a)
φgn, P int
se 0 < FCu,x < [W]
φgn,Pn
φgn,P int
FCu, x −
φgn,Pn
Wgn, x = Waux,P int +
φgn,P int ( Waux,Pn − Waux,P int ) (5.8.33b)
1−
φgn, Pn
φgn,P int
se < FCu,x < 1 [W]
φgn, Pn
in cui:
Wgn,x assorbimento elettrico dei dispositivi ausiliari del generatore nel mese x-
esimo [W];
fCu,x fattore di carico utile del generatore nella condizione x di esercizio [–];
φgn,Pint potenza utile intermedia del generatore [W];
φgn,Pn potenza utile nominale del generatore [W];
Waux,P0 assorbimento elettrico dei dispositivi ausiliari del generatore a carico nul-
lo [W];
Waux,Pint assorbimento elettrico dei dispositivi ausiliari del generatore a carico in-
termedio [W];
Waux,Pn assorbimento elettrico dei dispositivi ausiliari del generatore a carico no-
minale [W].
Waux,P,i potenza elettrica richiesta dai dispositivi ausiliari del generatore alla
condizione i-esima di carico (nullo, intermedio o nominale) [W];
φgn,Pn potenza utile nominale del generatore [kW];
G,H,n coefficienti ricavabili dalla tabella 5.23 per le diverse condizioni di ca-
rico [W,-,-].
Note le perdite Ql,gn e gli assorbimenti elettrici Qaux,gn, si possono valutare i termi-
ni Qlrh,gn e Qaux,lrh,gn della (5.8.19), corrispondenti alle quote recuperabili di energia:
( )
Q lrh,gn = φgn, l,P 0,cor ⋅ t ⋅ 1 − bgn p gn, env [J] (5.8.35)
tab. 5.28. Calcolo dei recuperi del sistema di generazione in funzione dell’ambiente
in cui è installato il generatore
11300-2 § B.3.3
Nel caso di generatori nuovi, o comunque con dati dichiarati secondo la Direttiva 92/42/CEE, le
perdite in condizioni di prova sono dichiarate dal costruttore del generatore. Nei casi specificati
nella nota 21, le perdite possono essere rilevate in opera. Negli altri casi, si utilizzano i valori di
default riportati nei prospetti della presente specifica tecnica.
Nel rapporto di calcolo deve essere indicata l’origine dei dati utilizzati.
Le perdite in condizioni di prova devono essere corrette per tenere conto delle specifiche condi-
zioni di funzionamento. Ciò si applica sia ai dati dichiarati dal costruttore, sia ai dati ricavati dai
prospetti, sia ai dati misurati in opera.
Come nel metodo B2, il bilancio termico relativo allo studio del sistema di gene-
razione con metodo B3 è rappresentato da questo schema:
Qlrh,g Ql,gn
SISTEMA DI
GENERAZIONE
Qgn,in Qgn,out ≡ Qs,in
Qaux,gn
Qaux,lrh,gn
Fig. 5.24. Schema del sistema di generazione in caso di calcolo con il metodo dell’appendice B3
L’IMPIANTO Per IL rISCALdAMeNTO 183
in cui:
Qgn,in fabbisogno termico in entrata al sistema di generazione [J];
Qgn,out fabbisogno termico in uscita dal sistema di generazione, coincidente con
Qs,in [J];
Ql,gn perdite termiche legate al sistema di generazione, al netto dei recuperi [J];
Qaux,lrh,gn frazione recuperata come energia termica dai fabbisogni elettrici Qaux,gn [J].
Il metodo B3 prevede, come per il metodo B2, la valutazione di tutti i termini del-
la (5.8.37). rispetto al precedente, il metodo analitico B3 presenta tuttavia un livello
di complessità più elevato e richiede la conoscenza di una quantità maggiore di dati in
ingresso.
Nel presente volume si sceglie di non approfondire il metodo B3. Per una trattazione analitica si
rimanda alla stessa UNI TS 11300 parte 2 o alla UNI EN 15316 parte 4.1, che illustrano nel det-
taglio la procedura. In questo testo se ne fornisce solo uno sviluppo sommario, non riportando le
espressioni di calcolo.
in cui:
fC fattore di carico del generatore in condizione di esercizio (mese di calco-
lo) [–];
ton tempo di accensione giornaliero del bruciatore della caldaia nel mese [h];
tgn tempo di accensione giornaliero del generatore, stabilito per le analisi as-
set rating e design rating pari a 24 ore [h].
La norma UNI riporta i metodi per valutare i valori delle perdite P’ch,on, P’ch,off e
P’gn,env, nel caso in cui non siano noti a priori. È anche possibile misurare alcuni valo-
ri di riferimento della procedura mediante rilievo in situ: ad esempio P’ch,on, P’ch,off tra-
mite una prova fumi o direttamente fC se il generatore è dotato di dispositivo per il
conteggio delle ore di accensione del bruciatore.
A partire dai valori di riferimento si stimano le percentuali di perdita al camino
Pch,on e Pch,off ed al mantello Pgn,env in condizioni effettive di esercizio, in funzione del
fattore di carico fC e della temperatura media del fluido termovettore in caldaia θgn,w
o della temperatura di ritorno θr per i generatori a condensazione.
Una volta note le perdite percentuali, si valuta il termine Ql,gn con la seguente
espressione:
P P Pgn,env
Q l,gn = φcn ch, on t on + ch, off t off + t gn [J] (5.8.39)
100 100 100
in cui:
Ql,gn perdite termiche legate al sistema di generazione [J];
Pch,on percentuale delle perdite al camino a bruciatore acceso in condizioni di
esercizio [%];
Pch,off percentuale delle perdite al camino a bruciatore spento in condizioni di
esercizio [%];
Pgn,env percentuale delle perdite al mantello in condizioni di esercizio [%];
ton tempo di accensione giornaliero del bruciatore della caldaia nel mese x-
esimo [h];
toff tempo di spegnimento giornaliero del bruciatore della caldaia (tgn – ton) [h];
tgn tempo di accensione giornaliero del generatore, stabilito per le analisi as-
set rating e design rating pari a 24 ore [h].
Waf assorbimento elettrico dei dispositivi ausiliari del generatore a valle del fo-
colare [W];
ton tempo di accensione giornaliero del bruciatore della caldaia nel mese x-
esimo [h].
Il valore delle perdite Ql,gn è già al netto della quota recuperabile, perciò il termi-
ne Qlrh,gn non è compreso nell’equazione di bilancio termico. Ciò avviene perché nel
metodo B3 il rendimento termico utile viene calcolato rispetto alle condizioni effetti-
ve di funzionamento del generatore, in funzione dei termini di perdita percentuale
Pch,on, Pch,off e Pgn,env.
dati gli assorbimenti elettrici Qaux,gn, è possibile valutare il termine Qaux,lrh,gn del-
la (5.8.37), corrispondente alla quota recuperabile in energia termica, suddiviso nei due
contributi:
Q aux,lrh,br = Q aux,br k br [J] (5.8.41)
in cui:
Qp,H fabbisogno di energia primaria per la climatizzazione invernale [J];
Qgn,H,in energia entrante nel sistema di produzione per il riscaldamento [J];
Qaux,H energia elettrica richiesta dagli apparecchi ausiliari all’impianto [J];
fp,el fattore di conversione dell’energia elettrica in energia primaria.
Il calcolo dei singoli termini della (5.9.1) è stato illustrato nei paragrafi precedenti.
Il valore di fp,el dipende da un coefficiente fornito dall’ente per la distribuzione di
energia elettrica nella rete (Autorità per l’energia).
Tale coefficiente rappresenta il rendimento del sistema elettrico nazionale, noto in
letteratura come ηSeN. L’Autorità per l’energia fornisce solitamente il valore di TeP
(tonnellate equivalenti di petrolio) necessari per portare all’utente finale un kWh elet-
trico. Ad esempio per l’anno 2009 il valore dichiarato è stato 0,187 * 10–3 TeP/kWhe.
Il fattore di conversione tra TeP e kWh di energia primaria è pari a 11,86 * 103 (indi-
cato dalla UNI TS 11300).
Per l’anno 2009 valgono perciò le seguenti uguaglianze:
1
ηSEN = = 0, 45 [–] (5.9.3)
fp,el
Noti tutti i termini della (5.1.1), è possibile calcolare Qp,H e quindi il valore del ren-
dimento globale stagionale dell’impianto di riscaldamento.
L’IMPIANTO Per IL rISCALdAMeNTO 187
Qh
ηG ,H = [–] (5.9.4)
Q p, H
esempio 5.7
Si voglia calcolare il fabbisogno di energia primaria per l’appartamento termoau-
tonomo situato a Como, ripartendo dai dati dell’esempio 5.6. Trattandosi di impianto
autonomo a radiatori, negli esempi precedenti si è considerato:
– Qaux,e = Qaux,d = 0 MJ.
Perciò il fabbisogno elettrico totale risulta:
– Qaux,H = Qaux,gn = 648,3 MJ = 180,1 kWh.
dall’esempio 5.6 si riporta inoltre:
– Qgn,in = 20048,9 MJ = 5569,1 kWh.
Si valuta perciò con la (5.1.1) il fabbisogno totale di energia primaria dell’appar-
tamento:
– Qp,H = 20048,9 + 2,218 * 648,3 = 21486,8 MJ = 5968,6 kWh.
188
CAPITOLO 6
Qp,W Qh,W
IMPIANTO ACS
ηG,W
Similmente a quanto visto nel capitolo 5 il valore dell’energia primaria Qp,W deve
tener conto della quota di energia in ingresso al sistema di generazione Qgn,W,in e dell’e-
L’IMPIANTO Per LA PrOdUZIONe dI ACQUA CALdA SANITArIA 189
Negozi 0
esempio 6.1
Si voglia calcolare il fabbisogno di energia termica stagionale necessario a soddi-
sfare la richiesta di acqua calda sanitaria per il solito appartamento termoautonomo si-
tuato a Como. Si ricorda che la superficie utile dell’appartamento è:
– Su = 70,8 m2.
Perciò il fabbisogno giornaliero VW risulta:
– VW = 0,001 * 4,514 * 70,8–0,2356 * 70,8 = 0,1171 m3/giorno.
Si valuta perciò con la (6.1.2) il fabbisogno stagionale di energia termica per la
produzione di acqua calda sanitaria per l’appartamento:
– Qh,W = 4,184 * 0,1171 * 25 * 365 = 4470,8 MJ = 1241,9 kWh.
L’IMPIANTO Per LA PrOdUZIONe dI ACQUA CALdA SANITArIA 191
Fig. 6.2. Il calcolo dell’energia primaria per la produzione di acqua calda sanitaria
11300-2 § 6.9.1
Si assume come valore di rendimento di erogazione ηer,W il valore 0,95. Le perdite di erogazio-
ne si considerano tutte non recuperabili. Non si considerano fabbisogni di energia elettrica.
Tenendo conto di quanto specificato dalla norma, il bilancio termico relativo al si-
stema di erogazione è rappresentato da questo schema:
Ql,er,W
SISTEMA DI
EROGAZIONE
Qd,out,W ≡ Qer,in,W ACS Qer,out,W ≡ Qh,W
in cui:
Qer,out,W fabbisogno termico in uscita dal sistema di erogazione, coincidente con
il fabbisogno termico ideale netto Qh,W [J];
Qer,in,W fabbisogno termico in entrata al sistema di erogazione [J];
Ql,er,W perdite termiche legate al sistema di erogazione [J];
ηer,W rendimento del sistema di erogazione.
Come si evince dalla norma UNI, gli assorbimenti elettrici associati a questo siste-
ma sono nulli. Alcune normative (d.d.G. n. 5796 della regione Lombardia) conside-
rano ugualmente un fabbisogno di energia elettrica anche per questo sistema, ad esem-
pio collegato a dispositivi, tipo cellule fotoelettriche, poste sui rubinetti.
11300-2 § 6.9.2
In presenza di ricircolo, il calcolo delle perdite Ql,d,W si effettua in maniera dettagliata come de-
scritto nell’appendice A. In assenza di ricircolo, si possono utilizzare i coefficienti di perdita fl,d,W
del prospetto. […] Ai fini della presente specifica tecnica nel caso siano previste o installate pom-
pe di ricircolo si considerano solo i fabbisogni elettrici e non il relativo recupero termico.
metodo tabellare
In caso di calcolo con metodo tabellare il bilancio termico relativo al sistema di di-
stribuzione è rappresentato da questo schema:
Ql,d,W
SISTEMA DI
DISTRIBUZIONE
Qd,in,W ≡ Q s,out,W ACS Qd,out,W ≡ Qer,in,W
Qaux,d,W
Fig. 6.4. Schema del sistema di distribuzione ACS per il metodo tabellare
194 CALCOLO eNerGeTICO deGLI edIfICI
1 − ηd, W
Q d,in, W = Q s,out, W = Q d,out, W + Q l,d,W = Q d,out, W + Q d, out,W = (6.4.1)
ηd, W
Q
= d,out, W [J]
ηd, W
in cui:
Qd,out,W fabbisogno termico in uscita dal sistema di distribuzione, coincidente con
il fabbisogno termico in ingresso al sistema di erogazione Qer,in,W [J];
Qd,in,W fabbisogno termico in entrata al sistema di distribuzione, coincidente con
il fabbisogno termico in uscita dal sistema di accumulo Qs,out,W [J];
Ql,d,W perdite termiche legate al sistema di distribuzione dell’ACS [J];
ηd,W rendimento del sistema di distribuzione [–].
dopo aver valutato le perdite Ql,d,W con la (6.4.1), con riferimento alla figura 6.4
è possibile calcolare il recupero termico Qlrh,d,W. Questo contributo entra ai fini del ri-
scaldamento degli ambienti nella quota di Qlrh,W, da sottrarre a Qh (vedi paragrafo
5.3.1). Il fattore di recupero klrh,d,W è stabilito dalla norma.
in cui:
Qaux,d,W fabbisogno di energia elettrica richiesto dal sistema di distribuzione per
ACS [J];
fV fattore di velocità della pompa di circolazione, pari a 1 per velocità co-
stanti e 0,6 per velocità variabili del circolatore [–];
WPO,d potenza elettrica richiesta dalla pompa di circolazione [W];
t durata del mese in secondi [s].
L’IMPIANTO Per LA PrOdUZIONe dI ACQUA CALdA SANITArIA 195
metodo dettagliato
Il calcolo delle perdite per distribuzione dell’impianto per la produzione di acqua
calda sanitaria deve avvenire secondo il metodo dettagliato in presenza di pompe di ri-
circolo. La procedura segue gli stessi passi descritti per l’impianto di riscaldamento nel
paragrafo 5.6.5.
Il calcolo delle perdite di distribuzione con il metodo dettagliato avviene consideran-
do le dispersioni termiche su ogni singolo tratto di tubo per tutti i circuiti della rete.
Per calcolare le perdite di distribuzione su ogni tratto di tubo occorre conoscere:
– la lunghezza del segmento di tubazione;
– la trasmittanza relativa al tratto di tubo, indice del grado di isolamento della
condotta;
– la temperatura del fluido nel tubo, pari alla temperatura di erogazione dell’ac-
qua calda sanitaria;
– la temperatura ambiente dove il tratto di tubo transita;
– i fattori di recupero dell’energia termica ed elettrica.
Anche la rete di distribuzione per l’acqua calda sanitaria può suddividersi in più
circuiti. Ad esempio potrebbe esser presente un serbatoio di accumulo esterno al gene-
ratore e collegato ad esso mediante tubazioni e pompa di circolazione. Il circuito di col-
legamento tra generatore e serbatoio rappresenta il circuito primario.
La quota di calore disperso per ogni circuito secondario i-esimo è data dalla se-
guente espressione:
( )
Q l,d, W, i = ∑ j L jU j θer − θa , j ⋅ t [J] (6.4.4)
in cui:
Ql,d,W,i perdite termiche legate al sistema di distribuzione dell’ACS per il circui-
to i-esimo [J];
Lj lunghezza del tratto di tubo j-esimo del circuito i-esimo secondario [m];
Uj trasmittanza lineica del tratto di tubo j-esimo, da valutarsi con le regole
specificate nel paragrafo 5.6.5 [W/(mK)];
θer temperatura di erogazione dell’acqua. In assenza di dati si può assumere
pari a 40 [°C];
θa,j temperatura dell’ambiente dove transita il tratto di tubo j-esimo, da valu-
tare mediante tabella 5.19 [°C];
t durata del mese in secondi [s].
11300-2 § 6.9.4
– Distanza tra serbatoio e generatore ≤ 5 m e tubazioni di collegamento isolate. Le perdite per
la distribuzione si considerano trascurabili.
– Distanza tra serbatoio e generatore ≤ 5 m e tubazioni di collegamento non isolate. Le perdi-
te per la distribuzione devono essere calcolate secondo il metodo riportato nell’appendice A,
utilizzando appropriate temperature dell’acqua nel circuito primario.
– Distanza tra serbatoio e generatore > 5 m. Utilizzare il metodo di calcolo dell’appendice A.
Qlrh,sW Ql,sW
Ql,s,sec,A,W
Secondario A
ACS
Fig. 6.5. Schema del sistema di accumulo per acqua calda sanitaria
In presenza di più serbatoi di accumulo, le perdite termiche totali del sistema rap-
presentano la somma delle dispersioni termiche attraverso tutti serbatoi:
Q l,s, W = Q l,s,pr ,W + ∑ i Q l,s,sec, i, W [J] (6.5.1)
in cui:
Ql,s,W perdite termiche totali legate a tutti i serbatoi di accumulo per acqua
calda [J];
Ql,s,pr,W perdite termiche di accumulo del serbatoio primario [J];
Ql,s,sec,i,W perdite termiche di accumulo del serbatoio secondario i-esimo [J].
in cui:
Ql,s,W perdite termiche legate al serbatoio di accumulo per acqua calda [J];
Ss superficie esterna del serbatoio [m2];
λs conduttività dello strato di isolante applicato al serbatoio [W/(mK)];
ds spessore dello strato di isolante [m];
θs,W temperatura media dell’acqua accumulata nel serbatoio [°C];
θa temperatura dell’ambiente dove è presente il serbatoio di accumulo [°C];
t durata del mese in secondi [s].
( )
Q lrh,s,W = 1 − bg, W Q l,s, W [J] (6.5.3)
RISCALDAMENTO
Qlrh,W
Qh,W
Qaux,W,gn Qaux,W,d
ACS
RISCALDAMENTO
Qlrh,W
Qh,W
Qaux,W,d
ACS
11300-2 § 6.9.6
Nel caso di produzione acqua calda sanitaria separata dal riscaldamento si hanno due casi:
a) impianto centralizzato di produzione di acqua calda sanitaria a servizio di più unità immo-
biliari;
b) impianto autonomo di produzione per singola unità immobiliare.
Nel caso a), il calcolo del rendimento di generazione si effettua come specificato al punto relati-
vo al rendimento di generazione per impianto di riscaldamento. Nel caso b) si considera il rendi-
mento di generazione certificato del prodotto, ove disponibile, oppure i dati da prospetto.
La norma distingue perciò due casi di impianto separato per la produzione di ac-
qua calda sanitaria: impianto centralizzato per più unità immobiliari ed impianto auto-
nomo per singola unità immobiliare.
200 CALCOLO eNerGeTICO deGLI edIfICI
Nel primo caso si utilizzano gli stessi procedimenti illustrati nel paragrafo 5.8. Co-
me per l’impianto di riscaldamento, il calcolo delle perdite e dei i recuperi del sistema
di generazione può avvenire con tre metodi di calcolo:
– metodo tabellare o semplificato. Il valore del rendimento ηgn,W è tabellato per
le tipologie più comuni di generatore. Per valutare il rendimento di generazio-
ne per altre tipologie non contenute nelle tabelle, occorre procedere con i me-
todi analitici dell’appendice B alla UNI TS 11300 parte 2;
– metodo B2. Questo metodo prevede la valutazione delle perdite Ql,gn,w sulla
base dei valori di rendimento dichiarati dal fabbricante. Questa procedura è uti-
lizzabile solo per caldaie certificate ai sensi della direttiva 92/42/Cee;
– metodo analitico B3. Le perdite Ql,gn,W del sistema di produzione vengono va-
lutate con metodo di calcolo analitico basato sui dati forniti dal costruttore, rile-
vati in esercizio o ricavati dalle specifiche tecniche contenute nella stessa norma
UNI. Questo metodo è sempre valido, purché si precisi inequivocabilmente nel-
la relazione o nell’attestato l’origine o la modalità di rilievo dei dati utilizzati.
I tre metodi si applicano esattamente con le stesse regole introdotte per l’impianto
di riscaldamento. Si riprendono di seguito brevemente.
metodo semplificato
Il metodo semplificato prevede che il calcolo delle perdite del sistema di produzio-
ne avvenga mediante valori tabellati del rendimento ηgn,W, ricavabili dai prospetti 5.22
(vedi capitolo precedente).
L’entità di questo parametro dipende dal tipo di generatore, dal suo dimensiona-
mento rispetto alla richiesta termica per il riscaldamento dell’acqua e da altri detta-
gli tecnici. Il calcolo delle perdite avviene su tutta la stagione di produzione dell’ACS
con riferimento alla potenza termica utile nominale fornita dal produttore della cal-
daia, tenendo perciò già conto delle perdite al camino ed al mantello. Il bilancio ter-
mico relativo al sistema di produzione per il metodo semplificato è rappresentato da
questo schema:
Ql,gn,W
SISTEMA DI
GENERAZIONE
ACS
Qgn,in,W Qgn,out,W ≡ Qs,in,W
Qaux,gn,W
1 − ηgn, W
Q gn,in, W = Q gn,out, W + Q l,gn, W = Q gn,out, W + Q gn,out, W (6.6.1)
=
ηgn, W
Q gn,out, W
= [J]
ηgn, W
in cui:
Qgn,out,W fabbisogno in uscita dal sistema di produzione ACS, coincidente con il
fabbisogno termico in ingresso al sistema di accumulo Qs,in,W [J];
Qgn,in,W fabbisogno termico in entrata al sistema di produzione ACS [J];
Ql,gn,W perdite termiche legate al sistema di produzione ACS [J];
ηgn,W rendimento del sistema di produzione ACS [–].
metodi analitici B2 e B3
L’equazione di bilancio termico relativa allo studio del sistema di produzione del-
l’acqua calda sanitaria con i metodi analitici B2 e B3 è rappresentata da questo schema:
Qlrh,gn,W Ql,gn,W
SISTEMA DI
GENERAZIONE
ACS
Fig. 6.9. Schema del sistema di produzione ACS in caso di calcolo con i metodi B2 e B3
Il valore del rendimento di generazione stagionale ηgn,W può essere fornito dalla
scheda tecnica del produttore dell’apparecchio o estrapolato dalla tabella seguente per
alcune tipologie di generatore.
I valori riportati in tabella 6.3 tengono già conto delle perdite di accumulo per gli
apparecchi dotati di accumulo e del fattore di conversione tra energia elettrica e prima-
ria per gli apparecchi elettrici (bollitore).
11300-2 § 6.9.6
Nel caso di impianto misto si hanno altri due casi:
c) produzione combinata di energia termica per riscaldamento e di acqua calda per usi igienico-
sanitari, con unico generatore che alimenta uno scambiatore con o senza accumulo per la
produzione di ACS;
d) produzione con generatore combinato riscaldamento/acqua calda sanitaria.
Nei casi c) e d) si calcola il rendimento di generazione suddividendo l'anno in due periodi:
(i) periodo di riscaldamento nel quale i fabbisogni per acqua calda sanitaria si sommano ai fab-
bisogni di riscaldamento;
(ii) periodo di sola produzione di acqua calda sanitaria nel quale il fattore di carico è determina-
to dai soli fabbisogni per acqua calda sanitaria.
Nel caso di generatori combinati per riscaldamento e produzione acqua calda sanitaria per il perio-
do (ii) si possono utilizzare i dati certificati di prodotto, ove disponibili, oppure i dati del prospetto.
Per studiare gli impianti a produzione mista occorre perciò dividere la stagione di
produzione di ACS in due periodi, secondo la figura seguente:
RISCALDAMENTO
ACS ACS
N GstagioneACS − N Gstagione
Q gn,out, W,ii = Q gn,out, W [J] (6.6.9)
N GstagioneACS
Il calcolo dei singoli termini della (6.1.1) è stato illustrato nei paragrafi preceden-
ti, mentre per la valutazione del coefficiente fp,el si può far riferimento al paragrafo 5.9.
dopo aver valutato Qp,W, sarà possibile calcolare il valore del rendimento globale sta-
gionale dell’impianto di produzione di ACS.
Q h, W
ηG, W = [–] (6.7.1)
Q p, W
Q h + Q h, W
ηG,HW = [–] (6.7.3)
Q p, HW
206
CAPITOLO 7
Per gli edifici residenziali (classe E.1), esclusi collegi, conventi, case di pena e caserme, gli indi-
ci di fabbisogno energetico sono in kWh/m2 e devono essere normalizzati rispetto alla superficie
utile calpestabile Su. Per tutti gli altri edifici gli indici di fabbisogno energetico sono in kWh/m3 e
devono essere normalizzati rispetto al volume lordo riscaldato V.
14
Il simbolo con cui sono indicati gli indici di prestazione citati può cambiare nei diversi standard di re-
lazione o di certificato energetico proposti dalle norme regionali o nazionali. Ad esempio l’indice di
prestazione di energia termica dell’involucro è indicato con EPi,invol nelle linee guida nazionali, con
ETH, in Lombardia e così via. Il significato fisico del parametro resta comunque il medesimo.
GLI INDICI DI PRESTAZIONE ENERGETICA PER IL PROGETTO E LA CERTIFICAZIONE 207
in cui:
QH,nd fabbisogno ideale di energia termica per il riscaldamento dell’involucro
[kWh];
Su superficie utile calpestabile [m2];
V volume lordo climatizzato [m3].
Tra gli indici di prestazione riportati non è stato incluso l’indice di prestazione di
energia primaria necessaria alla climatizzazione estiva. L’indice di prestazione globale
EPgl dovrebbe in effetti tener conto di tutti i fabbisogni energetici richiesti dall’edificio
ai diversi sistemi impiantistici: riscaldamento, raffrescamento, illuminazione, ventilazio-
ne meccanica e produzione acqua calda sanitaria. Attualmente nel calcolo di EPgl non so-
no considerati tutti i contributi citati ma solo le quote associate a riscaldamento e produ-
zione di acqua calda sanitaria. Non si richiede ancora il calcolo dei restanti fabbisogni,
in attesa del completamento e del recepimento delle parti 3 e 4 delle UNI TS 11300. Si
riporta quanto indicato in proposito nelle linee guida per la certificazione:
GLI INDICI DI PRESTAZIONE ENERGETICA PER IL PROGETTO E LA CERTIFICAZIONE 209
Il valore di EPi limite è ricavato per interpolazione, in funzione del fattore di forma
f, calcolato secondo le indicazioni del paragrafo 3.2.1, e dei gradi giorno della località
in cui è situato l’edificio. Il D.Lgs. n. 311/2006 prevede valori limite differenti per edi-
fici residenziali, per i quali l’indice di prestazione è normalizzato rispetto alla superfi-
cie utile, e per gli edifici non residenziali, per cui l’EPi è calcolato rispetto al volume
lordo riscaldato. Si riportano di seguito i limiti previsti nei due casi, in vigore dall’1
gennaio 2010 per i nuovi edifici15.
tab. 7.1. Valori limite dell’indice di prestazione energetica per la climatizzazione invernale
in kWh/m2anno in vigore dal 1° gennaio 2010
edifici residenziali della classe e1, esclusi collegi, conventi, case di pena e caserme
Zona Climatica
Rapporto A B C D E F
di forma S/V
< 600 da 601 a 900 da 901 a 1400 da 1401 a 2100 da 2101 a 3000 > 3000
GG GG GG GG GG GG GG GG GG GG
< 0,2 8,5 8,5 12,8 12,8 21,3 21,3 34 34 46,8 46,8
> 0,9 36 36 48 48 68 68 88 88 116 116
tab. 7.2. Valori limite dell’indice di prestazione energetica per la climatizzazione invernale
in kWh/m3anno in vigore dal 1° gennaio 2010
altri edifici
Zona Climatica
Rapporto A B C D E F
di forma S/V
< 600 da 601 a 900 da 901 a 1400 da 1401 a 2100 da 2101 a 3000 > 3000
GG GG GG GG GG GG GG GG GG GG
< 0,2 2,0 2,0 3,6 3,6 6 6 9,6 9,6 12,7 12,7
> 0,9 8,2 8,2 12,8 12,8 17,3 17,3 22,5 22,5 31 31
15
Per edifici nuovi si intende quegli edifici in costruzione o in ristrutturazione, per i quali è stata presen-
tata la DIA o richiesto il permesso di costruire dopo l’1 gennaio 2010.
GLI INDICI DI PRESTAZIONE ENERGETICA PER IL PROGETTO E LA CERTIFICAZIONE 211
NOTA BENE
La verifica dell’indice di prestazione invernale per gli edifici nuovi può essere tralasciata, se si
decide di applicare il metodo alternativo previsto al punto 8.
edifici residenziali della classe e1, esclusi collegi, conventi, case di pena e caserma
Zona Climatica
A B C D E F
40 40 30 30 30 30
16
La scelta dei legislatori di far dipendere l’indice di prestazione invernale limite dal fattore di forma è
considerata troppo benevola da alcuni professionisti del settore. Effettivamente questa impostazione
permette, per edifici con una forma poco efficiente da un punto di vista energetico, un aumento del li-
mite massimo per la verifica.
212 CALCOLO ENERGETICO DEGLI EDIFICI
altri edifici
Zona Climatica
A B C D E F
14 14 10 10 10 10
NOTA BENE
La verifica di trasmittanza per i nuovi edifici NON è richiesta, a meno che non si decida di instal-
lare impianti di generazione a biomassa. In effetti la verifica dell’indice di prestazione invernale
EPi impone già un livello adeguato di efficienza energetica dell’involucro disperdente.
NOTA BENE
La verifica di rendimento globale stagionale per i nuovi edifici NON è richiesta. La verifica è limi-
tata solo ai casi di nuova installazione di impianto termico e sostituzione del generatore di calo-
re (vedi comma 5, articolo 4, D.P.R. n. 59/2009). L’efficienza energetica del sistema edificio-im-
pianto è comunque garantita dalla verifica dell’indice di prestazione energetica EPi, secondo il
punto 1.
A proposito dell’ultima nota, si può dire che la scelta dei legislatori è discutibile.
Pur nel rispetto di tutte le altre prescrizioni di legge, si permette in questo modo al pro-
gettista di poter verificare un edificio dotato di un ottimo involucro, prescindendo dal-
l’efficienza dell’impianto in esso installato.
D’altro canto il rispetto del rendimento globale minimo è molto difficile da ottene-
re per i piccoli appartamenti termoautonomi nuovi, dove l’involucro disperdente ben
isolato comporta una dispersione di picco estremamente bassa rispetto alle potenze no-
minali dei generatori installati al loro interno. La caldaia, la cui potenza è comunque
abbastanza elevata per coprire la produzione di acqua calda, risulta sempre sovradi-
mensionata rispetto alla potenza termica richiesta per il riscaldamento degli ambienti.
GLI INDICI DI PRESTAZIONE ENERGETICA PER IL PROGETTO E LA CERTIFICAZIONE 215
Il fattore di carico per gli appartamenti termoautonomi risulta quindi sempre molto pic-
colo, anche per i mesi più freddi.
93 + log 10 Pn
η100 ≥ per le zone climatiche D, E ed F (7.2.9b)
100
Pn è la potenza utile nominale del generatore, espressa in kW. Per valori di Pn
maggiori di 400 kW si applica il limite massimo corrispondente a 400 kW.
– la temperatura media di progetto del fluido termovettore rispetta questa condi-
zione:
θw,avg,des ≤ 60 [°C] (7.2.10)
11 Valvole termostatiche • • • • •
11 Solare termico • •
11 Solare fotovoltaico • • •
11 Teleriscaldamento • •
• • • •
11 Contabilizzazione autonoma (sopra 4 u.m. (sopra 4 u.m. (sopra 4 u.m. (sopra 4 u.m.
x E1 ed E2) x E1 ed E2) x E1 ed E2) x E1 ed E2)
11 Impianti a biomassa • • • • • •
11 Trattamento acqua • • • • • •
Le linee guida indicano le UNI TS 11300 come unica norma tecnica di riferimen-
to per il calcolo degli indici di prestazione energetica per la climatizzazione invernale
EPi e per la produzione di acqua calda sanitaria EPacs, sia nel metodo calcolato di pro-
getto che nel metodo di calcolo da rilievo sull’edificio (punto i).
Alternativamente, per il metodo di calcolo da rilievo (punti ii e iii) è anche possi-
bile far riferimento a metodi semplificati (DOCET o allegato 2 alle linee guida). Uti-
lizzando la procedura dell’allegato 2, è comunque richiesto di calcolare l’indice EPacs
per l’acqua calda sanitaria con riferimento alle UNI TS 11300.
Si riporta di seguito una tabella (allegato 3 alle linee guida), che riepiloga le meto-
dologie di calcolo consentite nei diversi tipi di analisi.
NOTA BENE
Le procedure di calcolo “metodo calcolato di progetto” e “metodo di calcolo da rilievo” previsti
dalle linee guida corrispondo ai metodi design rating e asset rating proposti dalle UNI TS 11300.
Continuano pertanto a valere le differenze tra i due metodi indicate nei capitoli precedenti.
Il calcolo secondo le UNI TS 11300 è più rigoroso rispetto ai metodi semplificati (DOCET e Alle-
gato 2) e resta sempre valido per tutte le tipologie di analisi citate.
tab. 7.7. Metodi di calcolo delle prestazioni energetiche per edifici nuovi od esistenti
(allegato 3 alle linee guida)
Metodo di calcolo
Metodo di calcolo da rilievo sull’edificio
di progetto
Energia primaria
prestazione acqua UNI TS 11300 UNI TS 11300 DOCET UNI TS 11300
calda sanitaria
dell’indice EPacs calcolato con la (7.1.5). Il suo valore è confrontato con valori limite
fissi in kWh/(m2anno).
tab. 7.9. Classificazione in base al fabbisogno per la produzione di acqua calda sanitaria
NOTA BENE
L’unità di misura indicata dalle linee guida per la classificazione ai fini della produzione di acqua
calda sanitaria è il kWh/(m2anno). Se ne deduce che la classificazione proposta è valida solo per
gli edifici residenziali. Ciò rappresenta un’importante lacuna della norma, poiché essa non ripor-
ta in effetti alcun criterio di classificazione per gli edifici non residenziali, con valori limite in
kWh/(m3anno). Per analogia si può eventualmente supporre di classificare questa tipologia di
edifici moltiplicando i valori limite della tabella 7.9 per il rapporto Su/V, dove Su è la superficie uti-
le e V il volume lordo riscaldato dell’edificio.
NOTA BENE
L’ipotesi introdotta dalle Linee guida, che prevede per gli edifici non dotati di impanto termico l’u-
tilizzo di apparecchi ad alimentazione elettrica, è estremamente cautelativa. L’indice di presta-
zione in energia primaria EPi risulta infatti più del doppio dell’indice di prestazione energetica va-
lutato per l’involucro EPH. Gli edifici non dotati di impianti termici risulteranno pertanto quasi sem-
pre nelle classi a bassissima efficienza energetica.
Nei casi ii e iv dell’allegato 1, quando cioè il confronto con i valori limite di EPH
o U è rispettato, il rendimento globale stagionale dell’impianto coincide con il valore
limite ηg,H,limite, calcolato con la (7.2.7). Non essendo presente un generatore all’inter-
no dell’edificio, non è nota la potenza nominale Pn, tuttavia è possibile sostituirla con
la potenza dispersa di picco per trasmissione e ventilazione, cancolata secondo la UNI
EN 12831 con riferimento alla temperatura esterna di progetto della località.
Nella tabella seguente si riporta uno schema che riassume i metodi di calcolo degli
indici di prestazione in energia primaria per gli edifici non dotati di impianto termico:
tab. 7.12. Il calcolo della prestazione energetica per edifici non dotati di impianto termico
(Allegato 1 alle Linee guida)
classificazione estiva
S > 12 ore fa < 0,15 Classe I (prestazioni ottime)
10 ore < S ≤ 12 ore 0,15 ≤ fa < 0,3 Classe II (prestazioni buone)
8 ore < S ≤ 10 ore 0,3 ≤ fa < 0,4 Classe III (prestazioni medie)
6 ore < S ≤ 8 ore 0,4 ≤ fa < 0,6 Classe IV (prestazioni sufficienti)
S ≤ 6 ore fa ≥ 0,6 Classe V (prestazioni mediocri)
ambito di applicazione
La certificazione energetica è prevista per tutti gli edifici oggetto di compravendi-
ta o locazione, indipendentemente dalla destinazione d’uso.
17
Questa ipotesi non tiene conto in effetti di esposizioni differenti delle singole unità immobiliari dell’im-
mobile. La scelta più corretta sarebbe quella di attribuire una potenza del generatore pesata rispetto al-
la quota di dispersioni competenti ad ogni unità, tuttavia il certificatore conosce questo dato solo se rie-
sce a reperire una valutazione sull’intero condominio eseguita in precedenza (per esempio attingendo
informazioni dalla relazione energetica o dal progetto dell’impianto).
228 CALCOLO ENERGETICO DEGLI EDIFICI
Il rendimento globale stagionale della singola unità può essere così calcolato:
ηg,H,app = ηe ,app ⋅ ηrg,app ⋅ ηd,ed ⋅ ηgn,ed [–] (7.3.2)
ηe,app rendimento di emissione valutato per il singolo appartamento [–];
ηrg,app rendimento di regolazione valutato per il singolo appartamento [–];
ηd,ed rendimento di distribuzione valutato per l’intero edificio [–];
ηgn,ed rendimento di generazione valutato per l’intero edificio [–].
La (7.3.2) vale in effetti solo se si usano il metodo di calcolo tabellare per il siste-
ma di distribuzione ed il metodo semplificato per il sistema di generazione e se sono
nulli tutti i fabbisogni elettrici dei singoli sottosistemi.
Certamente occorre un futuro chiarimento sull’argomento da parte dei legislato-
ri, affinché il certificatore disponga di una modalità di calcolo precisa e univoca per
i casi citati18.
18
Alcuni decreti regionali (Piemonte e Lombardia) hanno proposto metodi di calcolo simili a quelli cita-
ti in questo testo. Anche in questi casi le procedure non sono tuttavia esaustivamente descritte.
GLI INDICI DI PRESTAZIONE ENERGETICA PER IL PROGETTO E LA CERTIFICAZIONE 229
Questa scelta si dimostra non conforme ai contenuti della direttiva europea. Essa
permette infatti a persone non necessariamente competenti di esprimere una valutazio-
ne tecnica soggettiva, magari dettata dalla possibilità di risparmiare l’onere economi-
co legato alla prestazione professionale del certificatore19.
informazioni generali
In questa sezione sono richieste le informazioni di carattere generale del certifica-
to: numero, riferimenti catastali e dati del proprietario.
1. Informazioni generali
Codic e c e rtific ato V alidità:
Riferimenti catastali
Indirizzo edificio
19
Alcuni decreti regionali (Lombardia) non permettono la procedura di autodichiarazione prevista dalla
Linee guida.
230 CALCOLO ENERGETICO DEGLI EDIFICI
in cui:
MCO2 emissione di gas ad effetto serra (anidride carbonica) [kgCO2/m2anno] o [kg-
3
CO2/m anno];
EPgl indice di prestazione energetica globale calcolato con la (7.1.6) [kWh/m2an-
no] o [kWh/m3anno];
fe fattore di emissione del combustibile [kgCO2/kWh].
Nella tabella che segue si riporta il valore del fattore di emissione fe per alcune
tipologie di combustibili.
GPL 0,2254
Gasolio 0,2642
Gli indici di prestazione citati sono rappresentati graficamente nei cruscotti del cer-
tificato. La freccia indica il valore della grandezza rappresentata su scala graduata.
GLI INDICI DI PRESTAZIONE ENERGETICA PER IL PROGETTO E LA CERTIFICAZIONE 231
raccomandazioni
In questo paragrafo dell’ACE il certificatore è tenuto ad indicare un possibile in-
tervento di riqualificazione dell’edificio, tale da comportare un miglioramento delle
prestazioni energetiche.
Si richiede in particolare di specificare l’intervento previsto, il miglioramento che
esso è in grado di determinare (classe energetica dopo l’intervento) ed il tempo di ri-
torno in anni dell’investimento, rapportando la spesa sostenuta per i lavori con il rispar-
mio annuo di combustibile.
232 CALCOLO ENERGETICO DEGLI EDIFICI
6. Raccomandazioni
Indice energia primaria EPe Indic e en e r gia p rima ria EPi 73,13 kWh/m anno
Indice energia primaria limite EPe limite Indic e en e r gia p rima ria limite EPi limite 46,64 kWh/m anno
Indice involucro EPC 69,35 kWh/m anno Indice involucro EPH 48,79 kWh/m anno
Rendimento impianto g,C Rendimento medio stagionale impianto g,H 66,72 %
Fonti rinnovabili Fonti rinnovabili
note
Qui è possibile riportare alcune indicazioni in merito ad eventuali interventi di ma-
nutenzione edile o impiantistica, significativi dal punto di vista dei consumi energeti-
ci, realizzati durante la vita dell’edificio.
9. Note
edificio
In questa sezione sono richiesti alcuni dati climatici relativi alla località dove è si-
tuato l’edificio ed alcuni dati geometrici e caratteristici del fabbricato.
10. Edificio
Indirizzo
Tipologia edilizia
Tipologia costruttiva
E.1(1). - Edifici adibiti a residenza e assimilabili: abitazioni adibite a residenza con carattere continuativo, quali
Destinazione d’uso
abitazioni civili e rurali, collegi, conventi, case di pena, caserme.
Anno di costruzione Foto dell’edificio
Supe r ficie dispe rd ente S
Volume lordo ris c ald ato V
Rapporto S/V
Superficie utile Su
Zon a climatic a / G G
Nume ro di app a rtam enti
234 CALCOLO ENERGETICO DEGLI EDIFICI
impianti
In questa sezione sono da indicare alcuni dati caratteristici dei generatori per il ri-
scaldamento e la produzione di acqua calda sanitaria: anno di installazione della cal-
daia, la potenza termica al focolare, il combustibile utilizzato ed una descrizione della
tipologia di generatore.
È possibile tralasciare dettagli relativi all’impianto di raffrescamento ed all’im-
pianto per la produzione di energia da fonte rinnovabile, in attesa del recepimento del-
le UNI TS 11300 parte 3 e parte 4.
11. Impianti
Riscaldamento Anno di installazione Tipologia
Potenza nominale Combustibile
Acqua calda sanitaria Anno di installazione Tipologia
Potenza nominale Combustibile
Raffrescamento Anno di installazione Tipologia
Potenza nominale Combustibile
Fonti rinnovabili Anno di installazione
Energia annuale prodotta Tipologia
progettazione e costruzione
In questa sede sono da indicare i dati relativi ai professionisti collegati al progetto,
al calcolo e alla costruzione dell’edificio, nonché l’incaricato alla direzione dei lavori.
12. Progettazione
13. Costruzione
soggetto certificatore
Nella sezione 14 del certificato sono richiesti i dati del professionista incaricato di
redigere l’attestato di certificazione. In particolare si richiede, oltre ai dati anagrafici,
il numero di iscrizione all’albo professionale ed una dichiarazione di completa estra-
neità, diretta o indiretta, con qualunque ruolo inerente al progetto, al calcolo, alla co-
struzione, alla committenza ed all’utenza dell’edificio stesso.
14. Soggetto certificatore
Dichiarazione di indipendenza
Informazioni aggiuntive
GLI INDICI DI PRESTAZIONE ENERGETICA PER IL PROGETTO E LA CERTIFICAZIONE 235
sopralluoghi
Il certificatore può indicare i sopralluoghi effettuati per certificare l’edificio in esame.
15. Sopralluoghi
1)
2)
3)
4)
dati di ingresso
In questo parte è possibile (in alcuni casi obbligatorio) fornire eventuali indicazio-
ni sulla provenienza dei dati utilizzati per il calcolo, con particolare riferimento ai pa-
rametri dei materiali, alle caratteristiche degli elementi di chiusura dell’involucro ed ai
dati del generatore.
16. Dati di ingresso
Provenienza e responsabilità
software
Indicare il nome ed il produttore del software utilizzato per svolgere il calcolo di
tutti gli indici di prestazione energetica dell’edificio, richiesti per la compilazione del-
l’attestato.
In applicazione a quanto affermato nell’Allegato A, paragrafo 5 delle linee gui-
da, è necessario indicare l’ente che ha fornito “la dichiarazione di rispondenza e ga-
ranzia di scostamento massimo dei risultati conseguiti inferiori al +/– 5% rispetto ai
valori della metodologia di calcolo di riferimento nazionale (UNI/TS 11300)” del
software in oggetto.
17. Software
Appendice A
un esempio svolto:
la certificazione energetica
di un edificio esistente
a.2.1. La planimetria
L’appartamento da certificare presenta una superficie calpestabile pari a 60 m2, è
situato al secondo piano di una palazzina di tre piani ed è servito da impianto ter-
moautonomo.
confina con altri tre appartamenti dell’immobile, serviti da altrettanti generatori
autonomi. confina inoltre lateralmente con il vano scala. La planimetria dell’apparta-
mento, con le relative misure, è riportata di seguito.
il calcolo delle misure geometriche nette è stato effettuato rigorosamente e non per
via parametrica a partire dalle misure lorde. nel calcolo della superficie disperdente
dell’involucro non si è tenuto conto, come previsto dalla normativa, delle superfici
esposte verso edifici riscaldati da altro impianto.
dati climatici
Zona climatica D
irradianza media mensile sul piano orizzontale nel mese di massima insolazione 296,2 W/m2
tab. a.3. Temperature e irradiazioni giornaliere medie mensili del comune di Firenze
dati climatici
irradia- irradia- irradia- irradia- irradia- irradia- irradia-
Temp. zione zione zione zione zione zione zione pressione
mese esterna orizzontale orizzontale verticale verticale verticale verticale verticale esterna
°c diretta diffusa SUd So-Se e-o ne-no noRd pa
mJ/m2 mJ/m2 mJ/m2 mJ/m2 mJ/m2 mJ/m2 mJ/m2
gennaio 5,3 2,7 2,6 9,1 7,2 4,2 2 1,8 745
febbraio 6,5 4,5 3,7 10,9 9,2 6,3 3,4 2,7 739
marzo 9,9 7 5,2 11,4 10,8 8,7 5,5 3,8 890
aprile 13,8 10,7 6,7 11,1 12,5 11,9 8,6 5,6 948
maggio 17,8 14,3 7,6 10,4 13,2 14,4 11,5 8 1316
giugno 22,2 16,2 7,9 10 13,2 15,5 13,1 9,7 1807
luglio 25 18,6 7 10,9 14,6 16,8 13,5 9,4 1924
agosto 24,3 15,2 6,5 12,1 14,6 14,7 10,7 6,6 1697
settembre 20,9 11 5,3 13,6 13,9 11,8 7,3 4,3 1701
ottobre 15,3 6,9 4 13,9 12 8,4 4,4 3,1 1360
novembre 10,2 3,2 2,9 9,8 7,8 4,8 2,4 2,1 1097
dicembre 6,3 2,3 2,3 8,3 6,5 3,7 1,8 1,6 690
capacità
spessore s conduttività λ densità ρ resistenza r
composizione termica c
(mm) (W/mK) (kg/m3) (m2K/W)
(kJ/m2K)
Adduttanza interna – – – 0,13 –
Intonaco interno (calce
20 0,70 1400 0,029 0,84
e gesso)
Mattoni forati 200 0,590 1600 0,339 0,84
Isolante polistirene 100 0,034 50 2,941 1,25
Intonaco esterno 20 0,90 1800 0,022 0,84
Adduttanza esterna – – – 0,04 –
Spessore totale: 340 mm
Trasmittanza termica U 0,286 W/m2K
capacità termica
areica interna 58,15 kJ/(m2K)
capacità
spessore s conduttività λ densità ρ resistenza r
composizione termica c
(mm) (W/mK) (kg/m3) (m2K/W)
(kJ/m2K)
Adduttanza interna – – – 0,13 –
Intonaco interno (calce
20 0,70 1400 0,029 0,84
e gesso)
Mattone forato 80 0,30 800 0,269 0,84
Intonaco interno (calce
20 0,70 1400 0,029 084
e gesso)
Adduttanza interna – – – 0,13 –
Spessore totale: 120 mm
Trasmittanza termica U 1,705 W/m2K
capacità termica
43,31 kJ/(m2K)
areica interna
240 cALcoLo eneRGeTico deGLi ediFici
capacità
spessore s conduttività λ densità ρ resistenza r
composizione termica c
(mm) (W/mK) (kg/m3) (m2K/W)
(kJ/m2K)
Adduttanza interna – – – 0,13 –
Intonaco interno (calce
20 0,70 1400 0,029 0,84
e gesso)
Laterizio pareti interne 240 0,247 600 0,972 0,84
Intonaco interno (calce
20 0,70 1400 0,029 084
e gesso)
Adduttanza interna – – – 0,13 –
Spessore totale: 280 mm
Trasmittanza termica U 0,776 W/m2K
capacità termica
46,5 kJ/(m2K)
areica interna
capacità
spessore s conduttività λ densità ρ resistenza r
composizione termica c
(mm) (W/mK) (kg/m3) (m2K/W)
(kJ/m2K)
Adduttanza interna – – – 0,13 –
Intonaco interno (calce
20 0,70 1400 0,029 0,84
e gesso)
Mattoni forati 200 0,60 1400 0,333 084
Isolante polistirene 30 0,034 50 0,882 1,25
Intonaco esterno 20 0,90 1800 0,022 0,84
Adduttanza esterna – – – 0,04 –
Spessore totale: 270 mm
Trasmittanza termica U 0,696 W/m2K
capacità termica
59,06 kJ/(m2K)
areica interna
Porta di ingresso
tab. a.9. Stratigrafia della porta d’ingresso
capacità
spessore s conduttività λ densità ρ resistenza r
composizione termica c
(mm) (W/mK) (kg/m3) (m2K/W)
(kJ/m2K)
Adduttanza interna – – – 0,13 –
(segue)
Appendice A – Un eSempio SvoLTo 241
capacità
spessore s conduttività λ densità ρ resistenza r
composizione termica c
(mm) (W/mK) (kg/m3) (m2K/W)
(kJ/m2K)
Legno (abete) 80 0,12 450 0,667 2,7
Adduttanza esterna – – – 0,04 –
Spessore totale: 80 mm
Trasmittanza termica U 1,195 W/m2K
capacità termica
areica interna 34,95 kJ/(m2K)
capacità
spessore s conduttività λ densità ρ resistenza r
composizione termica c
(mm) (W/mK) (kg/m3) (m2K/W)
(kJ/m2K)
Adduttanza interna
– – – 0,17 –
(flusso discend.)
Spessore totale: 380 mm
Trasmittanza termica U 0,520 W/m2K
capacità termica
areica interna 57,79 kJ/(m2K)
Tutti i serramenti sono infine dotati di tendaggio bianco interno, con trasmissione
ottica pari a 0,5.
Geometria
Dispersione
Geometria
Dispersione
Geometria
Dispersione
Geometria
Dispersione
FineSTRA 80 x 160
Geometria
Dispersione
Balcone
Balconi B1 0,85 in corrispondenza
delle pareti est e sud
interruzione dell’isolante
presente solo
in corrispondenza dei lati
verticali su tutti
Serramenti W7 0,35
i serramenti,
ad eccezione del
serramento 150 x 160
dove è presente su tre lati
Appendice A – Un eSempio SvoLTo 249
non sono da considerare nel calcolo delle dispersioni altre tipologie di ponte ter-
mico, in corrispondenza di pilastri, angoli e connessioni tra tramezzi interni e pareti
esterne, poiché in questi tratti non si presenta alcuna interruzione dello strato isolante.
Tra le strutture disperdenti sono riportati anche gli elementi adiacenti con altre
unità immobiliari.
Si considera che tali unità siano occupate permanentemente, pertanto, come previ-
sto dalla norma Uni ai fini dell’analisi asset rating, la dispersione attraverso di esse
può essere considerata nulla.
poiché tuttavia si sceglie di calcolare la capacità termica dell’appartamento con
metodo analitico, è opportuno considerare queste strutture tra gli elementi di chiusura
dell’involucro. esse infatti, insieme ai tramezzi interni, partecipano al calcolo della
massa inerziale e pertanto della costante di tempo dell’edificio.
superficie
disposizione tipo lorda esposizione orient. note
[m2]
porta di ingresso poRTA di inGReSSo 1,89 vano scala S in detrazione alla parete cd
(segue)
Appendice A – Un eSempio SvoLTo 251
superficie
disposizione tipo lorda esposizione orient. note
[m2]
Finestra 150x160 FineSTRA 150 x 160 2,4 Ambiente esterno n in detrazione alla parete GH
cASSoneTTo iSoLATo
cassonetto 150x20 0,3 Ambiente esterno n in detrazione alla parete GH
copRiRULLo
pAReTe Tipo
parete verticale Hi 8,4 Ambiente esterno e
veRTicALe eSTeRnA
pAReTe Tipo
parete verticale iL 7,8 Ambiente esterno n
veRTicALe eSTeRnA
parete verticale pAReTe Tipo
18,0 Ambiente esterno e
LA veRTicALe eSTeRnA
porta finestra poRTA FineSTRA
3,75 Ambiente esterno e in detrazione alla parete LA
150x250 150 x 250
cASSoneTTo iSoLATo
cassonetto 150x20 0,3 Ambiente esterno e in detrazione alla parete LA
copRiRULLo
Finestra 80x160 FineSTRA 80 x 160 1,28 Ambiente esterno e in detrazione alla parete LA
cASSoneTTo iSoLATo
cassonetto 80x20 0,16 Ambiente esterno e in detrazione alla parete LA
copRiRULLo
SoLAio inTeRpiAno Appartamento
Solaio interpiano 72,1 –
(Soffitto) (3° piano)
SoLAio inTeRpiAno Appartamento
Solaio interpiano 72,1 –
(pavimento) (1° piano)
TRAmeZZo diviSoRio Stessa unità
partizione interna 1,80 –
inTeRno immobiliare
TRAmeZZo diviSoRio Stessa unità
partizione interna 1,80 –
inTeRno immobiliare
TRAmeZZo diviSoRio Stessa unità
partizione interna 8,40 –
inTeRno immobiliare
TRAmeZZo diviSoRio Stessa unità
partizione interna 1,80 –
inTeRno immobiliare
TRAmeZZo diviSoRio Stessa unità
partizione interna 12,00 –
inTeRno immobiliare
TRAmeZZo diviSoRio Stessa unità
partizione interna 5,70 –
inTeRno immobiliare
TRAmeZZo diviSoRio Stessa unità
partizione interna 3,75 –
inTeRno immobiliare
TRAmeZZo diviSoRio Stessa unità
partizione interna 2,70 –
inTeRno immobiliare
252 cALcoLo eneRGeTico deGLi ediFici
i ponti termici
pur essendo concessa dalla normativa, in caso di analisi asset rating, la possibilità
di valutare forfettariamente i ponti termici, si è scelto di calcolare con metodo analiti-
co le dispersioni attraverso di essi. nella tabella seguente si riportano i ponti termici
considerati. Le lunghezze dei ponti termici relative ai serramenti sono state valutate in
corrispondenza dei tratti di interruzione dell’isolante.
tab. a.23. Le dispersioni per il calcolo della zona non riscaldata vano scala
superficie
disposizione tipo lorda orient. note
[m2]
pAReTe Tipo veRTicALe dati per calcolo Hiu
parete verticale Bc 4,2 o
eSTeRnA
pAReTe Tipo veRTicALe dati per calcolo Hiu
parete verticale cd 7,2 S
eSTeRnA
dati per calcolo Hiu; in detra-
porta di ingresso poRTA di inGReSSo 1,89 S
zione alla parete verticale cd
parete verticale BB’ pAReTe vAno ScALA 9,90 e dati per calcolo Hue
vetrata B’B’’ veTRATA vAno ScALA 13,50 S dati per calcolo Hue
per quanto riguarda gli scambi d’aria per ventilazione tra zona non riscaldata e zo-
na non riscaldata, si ipotizza:
– il valore dei ricambi d’aria niu tra la zona riscaldata appartamento ed il vano
scala è pari 0,1 vol/h;
– il valore dei ricambi d’aria nue tra il vano scala e l’esterno è trascurabile ai fini
del calcolo.
Appendice A – Un eSempio SvoLTo 253
coefficiente globale di scambio termico per trasmissione tra zona non riscal-
data ed esterno Htue 46,9 W/K
coefficiente globale di scambio termico per ventilazione tra zona non riscal-
data ed esterno Hvue 0,0 W/K
numero Qd Qg Qu Qa Qr QH,ve
mese
giorni [mJ] [mJ] [mJ] [mJ] [mJ] [mJ]
novembre 30 1850 – 218 – 95 420
dicembre 31 2672 – 314 – 100 606
Gennaio 31 2867 – 337 – 99 651
Febbraio 28 2378 – 280 – 86 540
marzo 31 1970 – 232 – 90 447
Aprile 15 585 – 69 – 42 133
totale 12321 – 1450 – 512 2796
che dà luogo ad una temperatura di riferimento θrif per la stagione estiva. Qc,nd è quin-
di il fabbisogno effettivo di energia termica dell’edificio per la stagione di raffresca-
mento, che tiene conto della condizione citata.
sistema di emissione
sistema di emissione
Altezza dei locali inferiore a 4 m
sistema di regolazione
tab. a.34. Dati del sistema di regolazione
sistema di regolazione
Tipo di regolazione Solo ambiente con regolazione
caratteristiche della regolazione p banda prop. 1° c
inerzia termica del terminale di regolazione bassa
Rendimento di regolazione ηrg 0,97
sistema di distribuzione
tab. a.35. Dati del sistema di distribuzione
sistema di distribuzione
Tipo di impianto Autonomo
isolamento tubazioni Legge 10/91. periodo di realizzazione dopo il 1993
potenza elettrica ausiliari di distribuzione Wpo circolatori non presenti nel circuito di distribuzione
Rendimento di distribuzione ηd 0,990
Fattore di correzione 1 – (1 – η) x 0,85
Rendimento di distribuzione corretto ηd cor 0,992
sistema di generazione
i dati che caratterizzano il sistema di generazione sono stati ricavati dalla scheda
tecnica di una caldaia a condensazione. Se ne riporta qui di seguito uno stralcio, con i
principali dati necessari allo svolgimento dei calcoli con metodo semplificato.
sistema di generazione
Tipo di generatore Generatore di calore a condensazione
combustibile Gas metano
marcatura ****
(segue)
258 cALcoLo eneRGeTico deGLi ediFici
sistema di generazione
Funzionamento multistadio/modulante
potenza utile nominale di funzionamento Φpn 22 kW
potenza utile minima di funzionamento Φpmin 6,6 kW
Rendimento al 100% della potenza termica utile nominale η100 96%
Rendimento al 30% della potenza termica utile nominale η30 105%
potenza elettrica ausiliari di generazione Wgn,po 60 W
installazione generatore in ambiente riscaldato
Accumulo esterno no
Temperatura di ritorno in caldaia nel mese più freddo compresa tra 50°c e 60°c
Salto termico acqua ritorno/fumi maggiore di 24°c
Rendimento di generazione ηgn 0,97
Qh,W
stagione giorni
[mJ]
periodo i (produzione combinata) 166 1792
periodo ii (produzione sola AcS) 199 2148
totale 365 3940
tab. a.38. Dati del sistema di generazione per la produzione di acqua calda sanitaria
tab. a.42. Calcolo del fabbisogno di energia primaria per il solo riscaldamento
durante la stagione di riscaldamento
Si noti che nel calcolo, ai fini del solo riscaldamento, è stata utilizzata la potenza
minima Φpn pari a 6,6 kW, come consentito dalla norma Uni. essa è infatti ampiamen-
te sufficiente a coprire il fabbisogno stagionale di picco Φgn, pari a 1,09 kW.
tab. a.43. Calcolo del fabbisogno di energia primaria per la produzione combinata
durante la stagione di riscaldamento
il sistema di generazione per la produzione combinata nella stagione invernale
durata della stagione di riscaldamento 166 giorni
Fattore climatico di carico medio stagionale Fcclima 0,532
Fabbisogno di energia in uscita dal generatore per il riscaldamento Qgn,out,comb,i 10246 mJ
potenza media stagionale Φgn,avg,HW 0,71 kW
portata nominale richiesta dal generatore di calore Φgn,HW 1,34 kW
potenza utile fornita dalla caldaia Φpn 6,6 kW
Fattore di carico medio del generatore Fc 0,108
Fattore di dimensionamento del generatore FS 4,9
Rendimento del generatore ηgn,HW 0,97
perdite di generazione Ql,gn,HW 317 mJ
Fabbisogno di energia in ingresso al sistema di generazione Qgn,in,HW,i 10562,41 mJ
Fabbisogno totale di energia degli ausiliari elettrici dell’impianto di riscaldamento
Qaux,HW 861 mJ
Anche in questo caso la potenza minima della caldaia di 6,6 kW copre la richiesta
per entrambi gli scopi. occorre tuttavia ricordare che nel metodo di calcolo la richie-
sta giornaliera di acqua calda viene distribuita costantemente nell’arco delle 24 ore. in
effetti la potenza nominale della caldaia è necessaria a coprire un fabbisogno istanta-
neo, non valutato dalla procedura.
tab. a.44. Calcolo del fabbisogno di energia primaria per la produzione di ACS
durante la stagione estiva
il sistema di generazione per la produzione di acs nella stagione estiva
Fabbisogno di energia per AcS in uscita dal sistema di generazione Qgn,W,out.ii 2356 mJ
Rendimento del generatore per la sola produzione di AcS ηgn,W,ii 0,8
(segue)
262 cALcoLo eneRGeTico deGLi ediFici
1. Informazioni generali
Codic e c e rtific ato V alidità:
Riferimenti catastali
Indirizzo edificio
6. Raccomandazioni
Prestazione energetica Tempo di ritorno
Interventi
(classe a valle del singolo intervento) (anni)
1)
2)
3)
4)
5)
6)
7)
Indice energia primaria EPe - Indice energia primaria EPi 48,36 kWh/m anno
Indice energia primaria limite Ep e limite - Indice energia primaria limite Ep i limite 46,64 kWh/m anno
Indice involucro Ep e involucro 39,53 kWh/m anno Indice involucro Epi involucro 35,41 kWh/m anno
Rendimento impianto - Rendimento medio stagionale impianto G 73,23 %
Fonti rinnovabili - Fonti rinnovabili -
9. Note
10. Edificio
Indirizzo Viale dei Giardini n.3 - Firenze
Tipologia edilizia Fabbricato isolato
Tipologia costruttiva Edificio in muratura
E.1(1). - Edifici adibiti a residenza e assimilabili: abitazioni adibite a residenza con carattere continuativo, quali
Destinazione d’uso
abitazioni civili e rurali, collegi, conventi, case di pena, caserme.
Numero di appartamenti 1
11. Impianti
Riscaldamento Generatore di calore a gas a condensazione
Anno di installazione 2005 Tipologia
Classificazione **** (4 stelle)
Potenza nominale 22 kW Combustibile Metano
Acqua calda sanitaria Generatore a gas di tipo istantaneo.
Anno di installazione 2005 Tipologia
Tipo C senza pilota.
Potenza nominale 22 kW Combustibile Metano
Raffrescamento Anno di installazione - Tipologia -
Potenza nominale - Combustibile -
Fonti rinnovabili Anno di installazione -
Energia annuale prodotta - Tipologia -
12. Progettazione
Progettista architettonico Ing. Sofia Tagliabue Progettista impianti Ing. Francesco Bianchi
Indiriz zo Via Alciato 17 - Como Indiriz zo Viale G r a n Sasso n.4 - Fir en z e
T el e f o n o T el e f o n o
e -m ail e -m ail
13. Costruzione
Costruttore Impresa EDILPROJECT Direttore dei lavori Ing. Luca Brambilla
Indiriz zo Via Ca rlini n.20 - Fir en z e Indiriz zo Via Alciato 17 - Como
T el e f o n o T el e f o n o
e -m ail e -m ail
266 cALcoLo eneRGeTico deGLi ediFici
Dichiarazione di indipendenza
Informazioni aggiuntive
15. Sopralluoghi
1) 26/02/2010: Verifica delle caratteristiche geometriche dell'involucro disperdente
2)
3)
4)
17. Software
Denominazione Termolog LT
Produttore Logical Soft s.r.l. - Via Garibaldi, 253 20033 Desio (MB)
Dichiarazione di rispondenza e garanzia di scostamento massimo dei risultati conseguiti inferiore al +/- 5% rispetto ai valori della metodologia di
calcolo di riferimento nazionale
Questa stampa è stata prodotta con TERMOLOG LT, versione ridotta del software professionale TERMOLOG EpiX 2.
TERMOLOG LT NON è certificato dal Comitato Termotecnico Italiano mentre la versione professionale TERMOLOG EpiX 2 è conforme alle
norme UNI TS 11300 parti 1 e 2, ai sensi del D.P.R. del 2 aprile 2009 n. 59 e del D.Lgs. 115/2008 comma 1, allegato III, punto 4. La conformità del
software TERMOLOG EpiX 2 è attestata dal Certificato n. 009, rilasciato a Logical Soft s.r.l. dal Comitato Termotecnico Italian o in data 27
gennaio 2010. Il certificato di conformità è scaricabile dal sito www.logical.it.
Appendice B
4. nella terza finestra (Installazione di TERMOLOG LT) una barra indica la per-
centuale di completamento della procedura di copia dei file per l’installazione.
Terminata la fase di copia dei file è possibile premere il tasto [avanti].
Interfaccia di TERMOLOG LT
legge n. 10/1991
termolog lt consente di progettare le strutture opache e trasparenti che de-
limitano l’involucro disperdente, verificando la trasmittanza termica e la condensa su-
perficiale ed interstiziale in base ai limiti definiti dalla normativa. Un ricco archivio di
materiali, completamente personalizzabile, agevola e supporta queste elaborazioni.
termolog lt permette di calcolare gli indici di prestazione energetica per la
climatizzazione invernale in base alle Uni TS 11300 parti 1 e 2, d.p.R. n. 59/2009.
termolog lt genera le stampe (dalla relazione energetica al certificato ener-
getico) in formato doc, compatibile con tutti i più comuni Word processor.
input grafico
per definire zone termiche e locali, calcolare le dispersioni ed il fabbisogno di
energia, il software dispone di uno strumento di Input grafico. con esso è possibile im-
274 cALcoLo eneRGeTico deGLi ediFici
portare come sfondo un disegno realizzato con un cAd, in formato dXF o dWG, o
altri file immagine (jpg, bmp, e altri).
Grazie a questo strumento il calcolo di superfici e volumi per zone termiche e lo-
cali e l’inserimento delle strutture disperdenti risulta semplice e veloce. La funzione di
snap facilita infatti il disegno di muri, pavimenti, coperture, ponti termici ed aperture
con poche operazioni svolte con il mouse.
Alternativamente l’utente può scegliere l’immissione degli elementi secondo la
procedura tradizionale per via numerica, o usare un metodo misto di inserimento dati
tra grafico e tabellare, a seconda di quale risulti più comodo nell’operazione corrente.
archivio
il software possiede un archivio esaustivo, tra comuni, materiali, strutture opache,
ponti termici, componenti finestrati e generatori di calore e può essere ampliato a pia-
cere dall’utente tramite agevoli comandi.
L’archivio possiede ad esempio i dati climatici di tutti i capoluoghi italiani. per i
comuni non capoluogo di provincia il software calcola rapidamente i valori necessari
mediante una semplice procedura di interpolazione, come previsto dalla normativa
Uni. termolog lt fornisce inoltre, per ogni comune non capoluogo, un’indica-
zione delle due province da assumere come riferimento per l’interpolazione.
L’archivio contiene tutte le caratteristiche termiche ed igrometriche dei materiali
delle normative Uni 10351 e Uni 12524 e le adduttanze della Uni en iSo 6946.
con questi materiali o con i materiali registrati dall’utente è possibile definire le
stratigrafie di nuove strutture disperdenti.
Appendice B – GUidA ALL’inSTALLAZione deL cd-Rom 275
certificazione energetica
termolog lt permette la redazione dell’attestato di certificazione energetica
secondo le Linee Guida nazionali (decreto ministeriale 26 giugno 2009).
limitazioni di termolog lt
Le limitazioni della versione termolog lt rispetto alla versione professiona-
le Termolog epiX 2 sono le seguenti:
– nella versione LT non è presente il modulo Sfasamento;
– il calcolo può essere effettuato solo con riferimento alle norme nazionali (Uni
TS 11300, linee guida alla certificazione energetica, d.p.R. n. 59/2009). non
sono pertanto incluse le procedure di calcolo e di certificazione previste dal-
le regolamentazioni regionali, presenti nella versione professionale;
– nella versione LT è possibile inserire un’unica zona termica riscaldata;
– nella sezione archivi non sono presenti i materiali ed i generatori forniti dai pro-
duttori nell’archivio web;
– la geometria dell’involucro disperdente può essere definita dall’utente nel ri-
spetto dei seguenti vincoli geometrici:
Su (superficie utile netta calpestabile dell’edificio) ≤ 65 m2;
v (volume lordo climatizzato dell’edificio) ≤ 270 m3;
– nella versione LT non è attivo lo strumento Confronta per il confronto tra gli
scenari di intervento.
276 cALcoLo eneRGeTico deGLi ediFici
Appendice c
11300-3 § 1
La presente specifica tecnica fornisce dati e metodi per la determinazione:
– dei rendimenti e dei fabbisogni di energia dei sistemi di climatizzazione estiva;
– dei fabbisogni di energia primaria per la climatizzazione estiva. […]
La specifica tecnica si applica a sistemi di nuova progettazione, ristrutturati o esistenti:
– per il solo raffrescamento;
– per la climatizzazione estiva.
ηc,ls fattore di utilizzazione delle dispersioni termiche nel periodo estivo [–];
Qc,tr scambio termico per trasmissione nella stagione di raffrescamento [J];
Qc,ve scambio termico per ventilazione nella stagione di raffrescamento [J].
Ribadendo quanto già visto per gli impianti di climatizzazione invernale e di pro-
duzione dell’acqua calda sanitaria, anche l’impianto di climatizzazione estiva dovrà
produrre in realtà più energia di quanta sia strettamente necessaria a raffrescare gli am-
bienti del fabbricato, poiché nelle diverse fasi, che vanno dalla produzione all’emissio-
ne, si hanno perdite ed assorbimenti energetici da considerare nel calcolo del fabbiso-
gno globale. La quota di energia Qc,p, che deve essere prodotta dall’impianto per sot-
trarre la quota di calore Qc,nd, è detta energia primaria ed il rapporto tra i due valori
rappresenta il rendimento globale dell’impianto di climatizzazione estiva ηglo.
La norma Uni TS 11300 parte 3 illustra i metodi di calcolo per valutare il fab-
bisogno di energia primaria per la climatizzazione estiva Qc,p, quindi il relativo ren-
dimento globale ηglo dell’impianto di raffrescamento o di climatizzazione, secondo
questo schema:
Q C,nd
=
glo
Q C ,p ηC,ls QC,tr
QC,p QC,nd Qsol + Qint
IMPIANTO
INVOLUCRO
ηglo
ηC,ls QC,ve
come si può notare, in figura c.1 il verso dei contributi Qc,tr e Qc,ve1 durante il pe-
riodo estivo può essere sia entrante che uscente, a seconda del segno del salto termico
tra interno ed esterno nei vari mesi.
il fabbisogno di energia primaria Qc,p è soddisfatto dall’apporto di energia prove-
niente dai vari vettori energetici (combustibile, elettricità, fonte rinnovabile, …), mol-
tiplicato per l’opportuno fattore di conversione fp, per tener conto dell’energia realmen-
te erogata dall’ente fornitore per portare all’utenza finale il contributo energetico ri-
chiesto. il valore dell’energia primaria è dato perciò dalla seguente espressione:
Q + Q v,x
QC, p = ∑ x Cr ,x fp,x + Q aux,C fp,el [J]]
(c.1.2)
ηmn,x
in cui:
Qc,p fabbisogno di energia primaria per la climatizzazione estiva [J];
1
il valore di Qc,ve viene considerato nullo se è presente un impianto di trattamento dell’aria, poiché di
tale contributo si tiene conto separatamente nel termine Qv della (c.1.2).
Appendice c – cALcoLo deLL’eneRGiA pRimARiA peR LA STAGione eSTivA 279
L’obiettivo della procedura di calcolo descritta nella Uni TS 11300 parte 3 è la va-
lutazione dei termini della (c.1.2). Si vuole perciò determinare il fabbisogno energetico
effettivamente richiesto dall’utenza dell’edificio ai sistemi primari di produzione dell’e-
nergia, in grado di soddisfare il fabbisogno ideale di energia termica per il raffrescamen-
to. il calcolo dei fabbisogni e dei rendimenti dell’impianto di raffrescamento si basa su
equazioni di equilibrio termico, scritte per ognuno dei suoi sottosistemi. occorrerà per-
tanto individuare in primo luogo i sottosistemi in cui si scompone il processo di produ-
zione dell’impianto, in modo che questi possano essere studiati singolarmente:
1. emissione. Questo sottosistema rappresenta i terminali di emissione (ventil-
convettori, pannelli, sistemi split, ecc…), in grado di sottrarre all’ambiente una
quota di calore tale da garantire il livello di confort durante la stagione estiva.
in questa fase si valutano le perdite legate al dispositivo di raffrescamento, in
base alle sue caratteristiche e modalità di funzionamento.
2. regolazione. in questa fase si valutano le perdite associate al funzionamento
dei dispositivi che regolano, rispetto alle condizioni interne, la sottrazione del
calore agli ambienti.
3. distribuzione. Questo sottosistema comprende tutti i circuiti di tubazione del-
l’impianto, più gli apparecchi destinati alla circolazione. in questa fase si cal-
colano le entrate di calore nelle condotte.
4. accumulo. Questo sottosistema comprende eventuali serbatoi di accumulo
inerziale. in questa fase si calcolano gli ingressi di calore attraverso l’involucro
del serbatoio.
5. generazione. L’ultima fase del calcolo valuta la quantità di energia persa du-
rante il funzionamento degli apparecchi di produzione.
detto ciò, il fabbisogno effettivo per il raffrescamento dell’edificio Qcr, che appa-
re nella (c.1.2), risulta:
Q Cr = Q C,nd + Q l, e + Q l,rg + Q l,d + Q l,s − Q rr [J] (c.1.3)
in cui:
Qcr fabbisogno effettivo per il raffrescamento dell’edificio [J];
Qc,nd fabbisogno ideale per il raffrescamento dell’edificio [J];
Ql,e perdite di energia legate al sistema di emissione [J];
280 cALcoLo eneRGeTico deGLi ediFici
i metodi per la valutazione delle perdite di ogni singolo sistema si basano su con-
cetti del tutto simili a quelli presentati nei capitoli 5 e 6 per gli impianti di riscaldamen-
to e produzione dell’acqua calda sanitaria. il valore del rendimento di ogni sistema è
tabellato, ad eccezione del sistema di distribuzione, per cui occorre eseguire un calco-
lo dettagliato degli scambi termici attraverso le condotte.
il calcolo dei contributi della (c.1.3) avviene su base mensile, per tener conto
della variazione delle condizioni climatiche esterne nei diversi mesi della stagione di
raffrescamento.
in presenza di impianti di ventilazione controllata occorre tener conto nell’equa-
zione (c.1.2) di bilancio termico del contributo Qv. il fabbisogno estivo di energia ter-
mica dell’edificio è quindi dato dalla somma del fabbisogno effettivo Qcr con il fabbi-
sogno di energia termica per il trattamento dell’aria Qv.
La figura seguente rappresenta uno schema del flusso di calcolo del fabbisogno di
energia primaria, richiesto all’impianto di raffrescamento.
QV
TRATTAMENTO
QCr QC,nd
Qaux,gn Qaux,s Qaux,d Qaux,e
BiBliografia
e norme di riferimento
calcolo energetico
Agnoletto L., Romagnoni p., Saro o., Legge n. 10/1991. Guida agli adempimenti
per la progettazione edile ed impiantistica, peG.
Lattanzi v., Certificazione energetica edifici. Esempi pratici di progettazione, Le-
gislazione Tecnica.
Fabbri K., Guida alla riqualificazione energetica, dei.
Fabbri K., Prestazione energetica degli edifici, il metodo di calcolo secondo le
norme UNI TS 11300, dei.
Fabbri K., Risparmio energetico in edilizia, dei.
dall’o’ G., Gamberale m., Silvestrini G., Manuale della certificazione energetica
degli edifici, edizioni Ambiente.
impianti
Blickle S., Flegel R., Härterich m., Jungmann F., Kögel p., Küpper e., merkle H.,
Uhr U., Impianti termici e di condizionamento, Se Sistemi editoriali.
Golino G., Liparoti G.F., Impianti termotecnici, Hoepli.
calcolo involucro
Bläsi W., Fisica applicata all’edificio. Esempi e strumenti di calcolo, Se Sistemi
editoriali.
L’adesivo in questo riquadro riporta i codici “A” e “B” necessari per la REGISTRAZIONE DEL SOFTWARE
Nome ...........................................................................................................................................................................................................................
Cognome .....................................................................................................................................................................................................................
Professione ................................................................................................................................................................................................................
Indirizzo .......................................................................................................................................................................................................................
E-Mail ............................................................................................................................................................................................................................
Firma ............................................................................................................................................................................................................................
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