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26
Le strutture in acciaio
Verifica di elementi strutturali in acciaio
A
o pressoinflesse occorre prestare attenzione ai fenomeni di instabilità(*).
Esempio
Per avere un’idea di quanto un elemento in acciaio sia più snello di uno realizzato con un altro ma-
teriale, a parità di sforzo normale, si consideri il seguente esempio, in cui un pilastro di altezza l=3
m, a sezione quadrata, è sottoposto all’azione di un carico assiale di intensità pari a P=630 kN.
ρ=
A
J
=
2
=
a
=
ZZ
Ricordando che il raggio di inerzia di una sezione quadrata di lato a vale
a 4 / 12 a⋅ 3
6
a 12
si ottiene:
tensione
Amin=P/σadm amin ρ λ=l/ρ λacc/λ
ammissibile
[mm2] [mm] [mm] [-] [-]
[MPa]
Fe 360 160 3.938 63 18 167 1,00
O
Legno (larice 2a) 10 63.000 251 72 42 4,00
Calcestruzzo 7 90.000 300 87 34 4,78
Muratura 2,4 262.500 512 148 20 8,16
N.B. Nell’esempio si prescinde dall’analisi di stabilità dell’equilibrio e si è determinata, per cia-
B
scun materiale, la sezione minima necessaria perché sia soddisfatta la verifica di resistenza
La snellezza λ dell’elemento di acciaio (prescindendo dalla verifica di stabilità) è circa otto volte
quella dello stesso elemento in muratura (come si può desumere anche per via diretta dal rapporto
tra le resistenze dei due materiali)!
(*)
In realtà fenomeni di instabilità si possono manifestare anche in elementi semplicemente inflessi (es.
instabilità flesso-torsionale) o in alcune parti di elementi strutturali (es. anima di sezioni a T in
corrispondenza di carichi concentrati); si rimanda ai testi specialistici per approfondimenti
sull’argomento.
Gianni Bartoli/Maurizio Orlando – Appunti di Tecnica delle Costruzioni Revisione – 19/01/02
Lezione n. 26 – pag. XXVI.2
A
cui la linea d’asse si è incurvata, e che corrisponde ancora ad una configurazione di equilibrio per la
struttura (configurazione che si indica con C1).
Supponendo che gli spostamenti siano sufficientemente piccoli (e quindi che lo spostamento tra-
sversale y(x) non sia troppo elevato), si può ricostruire la forma della configurazione deformata im-
ponendo la condizione di equilibrio. A differenza di quello che si fa classicamente nell’approccio
“lineare” (in cui si pensa che la configurazione che assume un qualunque corpo a seguito di una de-
formazione causata da carichi esterni sia talmente vicina a quella iniziale da ritenere le due configu-
ZZ
razioni praticamente coincidenti), occorre avvicinarsi al problema secondo un procedimento “non
lineare” o, come spesso si dice, “del second’ordine”; si rimuove quindi l’ipotesi di linearità tra ca-
rico applicato e deformazione e si studia l’equilibrio tenendo conto dell’influenza dello stato di spo-
stamento sullo stesso equilibrio.
O
B
Con riferimento alla situazione in figura, nella configurazione C1 il carico assiale induce, a causa
dello spostamento trasversale, un momento sollecitante (che chiameremo “esterno”), che nella ge-
nerica sezione a distanza x è pari a
M est = P ⋅ y(x )
L’equilibrio impone che il materiale (supposto ancora elastico lineare) tenda ad opporsi a tale solle-
citazione deformandosi, reagendo quindi con un momento “interno” che, secondo le consuete equa-
zioni delle travi inflesse, vale
M int = −EJ ⋅ y′′(x )
Gianni Bartoli/Maurizio Orlando – Appunti di Tecnica delle Costruzioni BOZZA SOGGETTA A REVISIONE
Lezione n. 26 – pag. XXVI.3
A
L’equazione ammette soluzione generale del tipo
y(x ) = A ⋅ sin (αx ) + B ⋅ cos(αx )
dove le costanti A e B possono essere esplicitate imponendo le condizioni al contorno offerte dai
vincoli. Nel caso in esame (estremità incernierate), le condizioni al contorno impongono che
y(0 ) = 0 B = 0 B = 0
y(L ) = 0
⇒
ZZ
A ⋅ sin (αL ) + B ⋅ cos(αL ) = 0
⇒
A ⋅ sin (αL ) = 0
Il sistema ammette due soluzioni: la prima (banale) corrisponde a A=0, B=0, ossia alla configura-
zione indeformata (la configurazione iniziale, C0, che si è visto essere di equilibrio per qualunque
valore del carico); la seconda (supponendo A≠0) si ottiene annullando l’argomento della funzione
seno, ossia
P π 2 ⋅ EJ
α⋅L = π ⇒ π = L⋅ ⇒ P=
EJ L2
Il valore del carico così ottenuto si chiama carico critico (euleriano) della trave, e rappresenta il più
piccolo valore del carico assiale per il quale la trave caricata di punta può assumere una configura-
O
zione di equilibrio diversa dalla configurazione indeformata C0.
Qualunque siano le condizioni vincolari di estremità, si può dimostrare che il carico critico assume
sempre la forma
π 2 ⋅ EJ
Pcr =
L20
B
in cui si indica con L0 la lunghezza libera di inflessione, definita come la distanza tra due flessi con-
secutivi nella deformata “critica” della trave, ossia la deformata che la trave assume nella configu-
razione deformata C1. Il valore della lunghezza libera di inflessione dipende esclusivamente dal tipo
di vincolamento offerto alla trave, e viene spesso espresso in funzione della luce L della trave, at-
traverso l’introduzione di un coefficiente di vincolo, β, i cui valori sono riportati nella figura se-
guente
L0 = β ⋅ L
Il carico critico viene spesso espresso nella forma
2
π 2 EJ π 2 E ⋅ Aρ 2 2 ρ π 2 EA L
Pcr = = = π EA = , λ= 0
L20 L20 L0 λ2 ρ
dove si è introdotta la snellezza λ.
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Lezione n. 26 – pag. XXVI.4
L0=0,7L
L0=2L L0=L L0=0,5L
A
mensola trave doppiamente trave incastro- trave incastro-
appoggiata appoggio bipendolo
ZZ
I valori di Normativa delle lunghezze libere di inflessione tendono ad essere maggiori di quelli teo-
rici, perché tengono conto del fatto che nella realtà i vincoli non sono perfetti.
Per un assegnato elemento strutturale non è detto che L0 sia uguale in tutti i piani (questo avviene
solo se le condizioni di vincolo sono le stesse in tutte le direzioni dello spazio). Pertanto occorre
calcolare la snellezza nei diversi piani, adottando di volta in volta la corrispondente lunghezza li-
bera di inflessione ed il relativo raggio di inerzia. Il carico critico è quello corrispondente alla snel-
lezza massima.
PIANO XY
Vincolo: incastro-bipendolo (L0,Y=0,5·L)
b ⋅ a3 b ⋅ a3 1 a
JZ = A = a ⋅ b ρZ = =
O
12 12 a ⋅ b 12
Snellezza
L 0, Y 0,5 ⋅ L L
λZ = = ≈ 1,732
JZ a / 12 a
PIANO XZ
Vincolo: mensola (L0,Z=2,0·L)
B
a ⋅ b3 a ⋅ b3 1 b
JY = A = a ⋅ b ρY = =
12 12 a ⋅ b 12
Snellezza
L 0, Z 2,0 ⋅ L L
λY = = ≈ 6,928
JY b / 12 b
SNELLEZZA MASSIMA
λ max = max (λ Y , λ Z )
CARICO CRITICO
π 2 E(a ⋅ b )
Pcr =
λ2max
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Lezione n. 26 – pag. XXVI.5
Il metodo omega
Il carico critico può essere espresso anche in termini tensionali, introducendo la tensione critica eu-
leriana
P π2E
σ cr = cr =
A λ2
La sicurezza della struttura richiederà quindi che la tensione effettiva nella trave sia inferiore al va-
lore della σcr, in modo da assicurarsi una sufficiente distanza dal carico critico Pcr. La condizione di
superamento del carico critico può infatti condurre a situazioni deformative inaccettabili, per cui, di
fatto, la struttura si troverebbe ad operare in condizioni non sicure.
La verifica di sicurezza per un’asta semplicemente compressa può quindi essere scritta nella forma
P σcr π2E
σ= ≤ = 2
A
A ν cr λ ⋅ ν cr
dove νcr è un opportuno coefficiente di sicurezza (di solito νcr≈1,5). Inoltre, la tensione effettiva-
mente agente non può evidentemente superare il limite della massima tensione ammissibile per il
materiale
P
σ = ≤ σ adm
A
ZZ
Le due verifiche vengono spesso contemplate in un’unica verifica che prende il nome di metodo ω
(si legge “metodo omega”). La verifica, che diviene quindi contemporaneamente una verifica di re-
sistenza (nell’ottica del metodo delle tensioni ammissibili) e di sicurezza nei confronti del problema
di instabilità, viene espressa, per le aste semplicemente compresse, nella forma
ω⋅ P
σ= ≤ σ adm
A
dove ω è un coefficiente maggiore dell’unità, che tende al valore 1 per strutture poco snelle (tozze)
per le quali la verifica di resistenza è preponderante rispetto alla verifica di stabilità, mentre tende al
valore
O
2
σ adm σ adm ⋅ ν cr 2 λ f y
ω= = ⋅λ ≈
σ cr / ν cr π2E π2E
per snellezze elevate. In sostanza, il coefficiente ω dipende:
− dalle caratteristiche del materiale impiegato (attraverso E e σadm);
− dalla snellezza dell’elemento considerato (attraverso λ), e quindi dalla geometria della sezione
B
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1) Verifiche di resistenza
1a) Aste tese
N f (S.L.)
≤ d
A
σN =
σ
A eff adm (T.A.)
dove
fd = fy /γm con fy tensione caratteristica di snervamento e γm coefficiente del metodo degli S.L.
Aeff area effettiva della sezione, cioè quella depurata dall’eventuale area dei fori
ZZ
1b) Aste inflesse
- Flessione semplice (flessione retta)
M f d (S.L.)
σM = ≤
ψ W σ adm (T.A.)
ψ ≥ 1 è un coefficiente di adattamento plastico (di solito si assume ψ = 1)
- Flessione composta (flessione deviata)
1 M x M y f d (S.L.)
σM = + ≤
ψ Wx Wy σ adm (T.A.)
O
Mx, My valori del momento flettente nei due piani principali di inerzia
Wx, Wy corrispondenti valori dei moduli di resistenza
1d) Taglio e Flessione (es. appoggio centrale di una trave su tre appoggi)
f (S.L.)
σ id = σ 2 + 3τ 2 ≤ d
σ
adm (T.A.)
- in generale, per stati di sforzo piani:
f (S.L.)
σ id = σ 2x + σ 2y − σ x σ y + 3τ 2xy ≤ d
σ adm (T.A.)
1e) Aste tenso-inflesse
N M f d (S.L.)
σ = σ N + σM = + ≤
A ψW σ adm (T.A.)
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2) Verifiche di stabilità
Le verifiche di stabilità sono obbligatorie per tutti gli elementi compressi, presso-inflessi e inflessi
in genere. È opportuno sottolineare che, innanzitutto, la Normativa impone dei limiti alla snellezza
massima negli elementi in cui possa essere presente uno sforzo normale di compressione. Tali limiti
assumono il valore
λmax ≤ 200 per le membrature principali
λmax ≤ 250 per le membrature secondarie
e tali limiti vengono abbassati rispettivamente a 150 e 200 in presenza di azioni dinamiche rilevanti.
A
σ= ≤
A σ adm (T.A.)
con ω dipendente da λ (e quindi dai vincoli), dal tipo di acciaio, dal tipo di profilo e dallo spessore.
σ=
ω⋅ N
A
+
ZZ
ψW1 − υ
M f
≤ d
(S.L.)
N σ adm (T.A.)
N cr
dove
υ=1,0 S.L.
1,5 I cond. di carico
υ= T.A
1,5 / 1,125 II cond. di carico
Il valore di Ncr (che rappresenta il carico critico euleriano della stessa asta soggetta a carico di
O
punta) si ricava dall’espressione
π2E
N cr = σ cr ⋅ A = ⋅A
2
λ
in cui σcr rappresenta la tensione critica euleriana rispetto al piano di inflessione.
- Aste soggette a momento flettente M variabile lungo l’asta
B
ω⋅ N M eq f (S.L.)
σ= + ≤ d
A N σ adm (T.A.)
ψW1 − υ
N cr
nell’espressione di σ si adotta un valore Meq fornito dalla Normativa
Meq = 1,3·Mmedio per travi appoggiate o continue, con 0,75·Mmax ≤ Meq ≤ Mmax
Meq = Mmedio per travi a sbalzo, con 0,5·Mmax ≤ Meq ≤ Mmax
Nel caso vada preso in considerazione anche lo svergolamento (si veda dopo), Meq viene ampli-
ficato di ω1
- Aste soggette a momento flettente M in entrambi i piani
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ω⋅ N M x , eq M y, eq
fd (S.L.)
σ= + + ≤
A N N σ adm (T.A.)
ψWx 1 − υ ψ W 1 − υ
N cr, x y
N cr, y
2c) Aste inflesse (sicurezza allo svergolamento)
Questo tipo di instabilità si può manifestare nelle travi a doppia T o a sezione rettangolare allungata,
inflesse nel piano di massima rigidezza (in generale il problema esiste per sezioni con Jx >> Jy e Jt
piccolo)
MA=PL
P
L A
B
L
A
VA=P
P trazioni
+
x x
ZZ h
−
ala compressa tf compressioni
b
L’ala inferiore compressa può sbandare fuori dal piano di inflessione, provocando una inflessione
laterale e una rotazione. La verifica si esegue nel seguente modo:
O
ω1M eq f d (S.L.)
σ= ≤
ψW σ adm (T.A.)
il valore del coefficiente ω1 è fornito dalla Normativa in funzione del coefficiente adimensionale
hL1
bt f
B
in cui
h altezza della trave
L1 distanza tra due ritegni torsionali successivi (per la mensola si assume L1=2L)
b larghezza delle ali
tf spessore delle ali
e del tipo di acciaio. Il valore di ω1 può essere calcolato attraverso la seguente espressione
fy hL
ω1 = ⋅
0,585 ⋅ E bt f
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3) Verifiche di deformabilità
L’ultimo tipo di verifica che è necessario prevedere nelle strutture in acciaio, riguarda i limiti sulla
deformabilità. Tali limitazioni, elencate nel seguito, si riferiscono alla “freccia” (f) degli elementi
inflessi, ossia allo spostamento trasversale massimo. La grandezza L (luce della trave) va assunta
pari al doppio dello sbalzo per le zone a sbalzo.
L
- arcarecci ed elementi inflessi dell’orditura minuta della copertura: f perm + accid ≤
200
L
- travi di solai: f accid ≤
400
L
- travi caricate da muri o da pilastri: f perm + accid ≤
500
H
f vento ≤
A
- frecce orizzontali di edifici multipiano alti (H=altezza) dovute al vento:
500
Nelle formule precedenti si è indicata con fperm+accid la freccia calcolata sotto l’azione contempora-
nea dei carichi permanenti ed accidentali, mentre faccid indica il contributo allo spostamento trasver-
sale dovuto ai soli carichi accidentali.
Tabelle
ZZ
Le tabelle con i coefficienti da utilizzare nel metodo ω sono riportate nella CNR 10011/97, in fun-
zione del tipo di acciaio utilizzato, della forma della sezione, della snellezza dell’asta soggetta a ve-
rifica.
Nel seguito sono riportati, relativamente all’acciaio Fe360, le tabelle di tali coefficienti, per le stesse
tipologie contemplate dalle istruzioni CNR.
I valori sono tuttavia leggermente diversi, in quanto calcolati attraverso espressioni analitiche che
forniscono stime errate (fino ad un massimo del 5.5%) rispetto ai valori tabellati.
I valori di ω nelle tabelle sono stati calcolati attraverso le espressioni seguenti, in cui la sicurezza
nei confronti dell’instabilità è valutata come
O
σ ν = 1.50 I cond. di carico
≤ν
σc ν = 1.50 / 1.125 II cond. di carico
in cui σc, tensione corrispondente al raggiungimento del carico critico, è esprimibile attraverso la
relazione
1 per λ / λ c ≤ 0.2
σc
= 1 + α ⋅ λ2 − 0.04 + λ2 2
B
1 1 + α ⋅ λ2 − 0.04 + λ2 − 4 ⋅ λ2
fy − per 0.2 ≤ λ / λ c ≤ 3.5
2 ⋅ λ2 2 ⋅ λ2
dove
λ E
λ= , λc = π ⋅
λc fy
curva a b c d
α 0.158 0.281 0.384 0.587
Il coefficiente α è differenziato in funzione della forma del profilo, cui corrispondono curve di-
verse.
Il valore di ω riportato in tabella coincide con il valore di fy/σc.
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Lezione n. 26 – pag. XXVI.10
Aste semplici
Profili cavi quadri, rettangoli o tondi, saldati o laminati
Spessore t ≤ 40 mm
Acciaio Fe360
λ 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 λ
0 1.00 1.00 1.00 1.00 1.00 1.00 1.00 1.00 1.00 1.00 0
10 1.00 1.00 1.00 1.00 1.00 1.00 1.00 1.00 1.00 1.01 10
A
20 1.01 1.02 1.02 1.02 1.03 1.03 1.03 1.04 1.04 1.04 20
30 1.04 1.05 1.05 1.05 1.06 1.06 1.06 1.06 1.07 1.07 30
40 1.07 1.08 1.08 1.08 1.09 1.09 1.09 1.10 1.10 1.10 40
50 1.11 1.11 1.11 1.12 1.12 1.13 1.13 1.14 1.14 1.15 50
60 1.15 1.16 1.16 1.17 1.17 1.18 1.19 1.19 1.20 1.21 60
70
80
90
100
1.21
1.31
1.43
1.60
ZZ 1.22
1.32
1.45
1.62
1.23
1.33
1.46
1.64
1.24
1.34
1.48
1.66
1.25
1.35
1.49
1.68
1.26
1.36
1.51
1.70
1.27
1.38
1.53
1.72
1.27
1.39
1.55
1.74
1.28
1.40
1.56
1.77
1.29
1.42
1.58
1.79
70
80
90
100
110 1.81 1.83 1.86 1.88 1.90 1.93 1.95 1.98 2.00 2.03 110
120 2.06 2.08 2.11 2.14 2.16 2.19 2.22 2.25 2.28 2.31 120
130 2.34 2.37 2.40 2.43 2.46 2.49 2.52 2.55 2.58 2.61 130
140 2.64 2.68 2.71 2.74 2.78 2.81 2.84 2.88 2.91 2.95 140
150 2.98 3.02 3.05 3.09 3.12 3.16 3.20 3.23 3.27 3.31 150
160 3.34 3.38 3.42 3.46 3.50 3.54 3.57 3.61 3.65 3.69 160
O
170 3.73 3.77 3.81 3.85 3.89 3.94 3.98 4.02 4.06 4.10 170
180 4.15 4.19 4.23 4.27 4.32 4.36 4.41 4.45 4.49 4.54 180
190 4.58 4.63 4.67 4.72 4.77 4.81 4.86 4.90 4.95 5.00 190
200 5.05 5.09 5.14 5.19 5.24 5.29 5.33 5.38 5.43 5.48 200
210 5.53 5.58 5.63 5.68 5.73 5.78 5.83 5.89 5.94 5.99 210
B
220 6.04 6.09 6.15 6.20 6.25 6.30 6.36 6.41 6.47 6.52 220
230 6.57 6.63 6.68 6.74 6.79 6.85 6.90 6.96 7.02 7.07 230
240 7.13 7.19 7.24 7.30 7.36 7.42 7.48 7.53 7.59 7.65 240
250 7.71 250
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Lezione n. 26 – pag. XXVI.11
Aste semplici
Profili a doppio T laminati (h/b ≥ 1.2, t ≤ 40 mm)
Profili a doppio T laminati con aggiunta di piatti saldati (t ≤ 40 mm)
Sezioni chiuse, a cassone, saldate (t ≤ 40 mm)
Acciaio Fe360
λ 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 λ
0 1.00 1.00 1.00 1.00 1.00 1.00 1.00 1.00 1.00 1.00 0
10 1.00 1.00 1.00 1.00 1.00 1.00 1.00 1.00 1.00 1.03 10
A
20 1.05 1.05 1.06 1.07 1.07 1.08 1.08 1.09 1.09 1.10 20
30 1.10 1.11 1.11 1.12 1.12 1.13 1.13 1.14 1.14 1.15 30
40 1.15 1.16 1.16 1.17 1.17 1.18 1.19 1.19 1.20 1.20 40
50 1.21 1.22 1.22 1.23 1.24 1.25 1.25 1.26 1.27 1.28 50
60 1.28 1.29 1.30 1.31 1.32 1.33 1.34 1.35 1.36 1.37 60
70
80
90
100
1.38
1.50
1.66
1.85
ZZ 1.39
1.52
1.68
1.88
1.40
1.53
1.70
1.90
1.41
1.55
1.72
1.92
1.43
1.56
1.73
1.94
1.44
1.58
1.75
1.97
1.45
1.59
1.77
1.99
1.46
1.61
1.79
2.01
1.48
1.63
1.81
2.04
1.49
1.64
1.83
2.06
70
80
90
100
110 2.08 2.11 2.13 2.16 2.19 2.21 2.24 2.26 2.29 2.32 110
120 2.35 2.38 2.40 2.43 2.46 2.49 2.52 2.55 2.58 2.61 120
130 2.64 2.67 2.70 2.74 2.77 2.80 2.83 2.87 2.90 2.93 130
140 2.97 3.00 3.03 3.07 3.10 3.14 3.17 3.21 3.25 3.28 140
150 3.32 3.36 3.39 3.43 3.47 3.51 3.54 3.58 3.62 3.66 150
O
160 3.70 3.74 3.78 3.82 3.86 3.90 3.94 3.98 4.02 4.06 160
170 4.11 4.15 4.19 4.23 4.28 4.32 4.36 4.41 4.45 4.49 170
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B
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250 8.26 250
Gianni Bartoli/Maurizio Orlando – Appunti di Tecnica delle Costruzioni BOZZA SOGGETTA A REVISIONE
Lezione n. 26 – pag. XXVI.12
Acciaio Fe360
λ 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 λ
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A
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ZZ 1.47
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O
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B
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250 8.39 250
Gianni Bartoli/Maurizio Orlando – Appunti di Tecnica delle Costruzioni BOZZA SOGGETTA A REVISIONE
Lezione n. 26 – pag. XXVI.13
Acciaio Fe360
λ 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 λ
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ZZ 1.60
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O
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B
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Gianni Bartoli/Maurizio Orlando – Appunti di Tecnica delle Costruzioni BOZZA SOGGETTA A REVISIONE