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E' vietato l'uso in rete del singolo documento e la sua riproduzione. E' autorizzata la stampa per uso interno.
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Documento contenuto nel prodotto UNI 626 20 .
E' vietato l'uso in rete del singolo documento e la sua riproduzione. E' autorizzata la stampa per uso interno.
Documento contenuto nel prodotto UNI 626 20 .
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La presente norma prescrive i requisiti degli impianti di illuminazione esterna, per la limi-
tazione della dispersione verso l’alto di flusso luminoso proveniente da sorgenti di luce ar
tificiale anche al fine di non ostacolare l’osservazione astronomica.
Essa non considera la limitazione della luminanza notturna del cielo dovuta alla riflessione
delle superfici illuminate o a particolari condizioni locali, quali l’inquinamento atmosferico.
La presente norma si applica esclusivamente agli impianti di illuminazione esterna, di
nuova realizzazione, di cui in 4.1.
Essa non si applica agli impianti di gallerie e di sottopassi, alla segnaletica luminosa di si-
curezza ed alle insegne pubblicitarie dotate di illuminazione propria. Non si applica inoltre
ad ambiti naturalistici e paesaggistici soggetti a particolari prescrizioni locali e/o a specifi-
che norme tecniche di futura definizione.
Per le definizioni delle grandezze fotometriche utilizzate nella presente norma si rimanda
alla CIE 17.4, alle norme UNI specifiche di settore ed a quanto riportato di seguito.
* Traccia del piano orizzontale. Come rappresentato in figura l'angolo è positivo, l'angolo è negativo.
Gli angoli di inclinazione e di rotazione (in gradi) in fase applicativa, sono indicati nume-
ricamente a pedice del simbolo (per esempio 5, -10). L’angolo di inclinazione (in sito) ri-
sulta dalla somma algebrica dell’angolo d’inclinazione fissato per il rilievo delle curve fotome-
triche e dell’angolo d’inclinazione dato all’apparecchio di illuminazione in fase di progetto.
n = 100 ------------------
t
Nel computo del n, deve riferirsi agli apparecchi di illuminazione dei nuovi impianti di il-
luminazione del territorio comunale.
Sulla base della distanza dai centri di osservazione ufficialmente riconosciuti, il territorio
comunale è classificato idealmente in una delle zone di cui in 4.2; qualora lo stesso terri-
torio fosse suddiviso in più parti dai cerchi d’influenza, a ciascuna parte deve essere as-
segnata la rispettiva zona di appartenenza o, in via semplificativa, la zona maggiormente
protetta è estesa a tutto il territorio comunale.
Le tipologie degli apparecchi destinate a ciascun impianto sono definite dal Piano Rego-
latore dell’Illuminazione Comunale (PRIC) il quale fissa per ognuno di essi il massimo va-
lore di n in modo che complessivamente sull’intero territorio comunale non siano supe-
rati i valori prescritti dal prospetto 1 o da regolamenti comunali qualora esistenti.
Per quanto attiene alla limitazione del flusso luminoso da luce artificiale, disperso verso
l’alto, i valori di n così definiti per ciascun impianto costituiscono i dati di progetto dei nuovi
impianti di illuminazione pubblica e privata, indipendentemente dall’applicazione dell’ora-
rio regolamentato.
In mancanza del PRIC i limiti di n sono definiti come indicato nel prospetto C.1 con l’ipo-
tesi dell’appendice C.
L’appendice B riporta i valori degli angoli solidi parziali per il calcolo del flusso luminoso
superiore qualora si disponga per tutti gli apparecchi di illuminazione, nelle condizioni di
installazione, dei prospetti di intensità luminosa (rilevati o calcolati per rotazione del solido
fotometrico) per i valori d’angolo di 5 in 5 .
Nella determinazione del flusso luminoso superiore, a causa della complessità del calco-
lo, generalmente non si tiene conto di schermature dovute all’ambiente circostante. Tut-
tavia, qualora sussistano schermature naturali o artificiali in grado di limitare efficacemen-
te il flusso luminoso superiore, nel computo di relativo a ciascun apparecchio di illu-
minazione, è consentito dedurre le parti di flusso intercettate dalle suddette schermature,
purché la loro sottrazione sia giustificata da un preciso calcolo analitico.
Pur riconoscendo che la grandezza più adatta per caratterizzare la dispersione di luce
verso l’alto è il flusso luminoso emesso nell’emisfero superiore, in presenza di particolari
difficoltà nel calcolo di , come nei casi di illuminazione dal basso verso l’alto di monu-
menti o di edifici a contorno complesso e per impianti di potenza nominale fino a 5 kW, in
alternativa al metodo di cui in 5.1 è accettata la conformità dell’impianto alla presente nor-
ma, qualora i valori d’intensità luminosa oltre il contorno dell’opera, intesa come la più
semplice figura geometrica riconducibile all’oggetto illuminato, non superino quelli indicati
nel prospetto 2. Tali impianti non vengono quindi considerati nel calcolo di n.
Gli impianti di illuminazione con livelli di luminanza media mantenuta maggiori dei valori
prescritti dalla UNI 10439, devono essere ridotti ai valori minimi riportati dalla stessa nor-
ma, durante l’orario regolamentato.
La verifica del rispetto delle prescrizioni della presente norma, viene effettuata sulla base
di un progetto illuminotecnico esecutivo, che deve contenere:
- la classificazione dell’area su cui è previsto l’impianto di illuminazione;
Sulla base degli intervalli angolari di 2,5 per e di 5 per C (sistema di coordinate C- ), si
adotta il seguente prospetto B.1 ricavato con la formula di calcolo degli angoli solidi (in
steradianti):
5
= ---------- cos 1 – cos 2
180
con:
1 < 2e è variabile tra 90 e 180 con intervalli di 5 in 5 ;
C1 < C 2 ed intervalli di C costanti pari a 5 .
essendo la sommatoria estesa a tutti i valori di intensità luminosa con apparecchi di illu-
minazione nelle condizioni nominali di installazione e . L’angolo C varia tra 0 e 355 ,
con intervalli di 5 mentre varia tra 92,5 e 177,5 , con intervalli di 5 (92,5 ; 97,5 ; ......
177,5 ).
Qualora l’intensità luminosa, C, , si riferisca ad un flusso di lampada di 1 000 lm (questi
valori sono generalmente previsti dalle rilevazioni fotometriche di laboratorio), il valore di
calcolato con la suddetta formula deve essere moltiplicato per il rapporto:
flusso effettivo sorgente(i)
--------------------------------------------------------------------
1 000
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Si ipotizza che il territorio comunale sia servito da impianti di illuminazione di tipo stradale
e da impianti di tipo non stradale, secondo le seguenti percentuali:
tipo A stradale 65% degli impianti di illuminazione comunali;
tipo A non stradale, tipo B, C, D 35% degli impianti di illuminazione comunali.
In base a questo modello, i valori massimi di n, riferiti all’intero territorio comunale di cui
nel prospetto C.1 possono essere rispettati se, per ciascun impianto di illuminazione i va-
lori di n, riportati nel prospetto C.1 non vengono superati.
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