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LA RIVOLTA D’IRAN NELLA SFIDA OBAMA-ISRAELE

LA DEMOCRAZIA IRANIANA
ALLA PROVA DELLA PIAZZA di Raffaele MAURIELLO

Alcune chiavi interpretative sulla società e sulla politica iraniana,


poco conosciuta in Occidente. Le false percezioni sul più antico
Stato del Medio Oriente, che è anche il più avanzato dal punto
di vista democratico.

P REMESSA: IN IRAN, E PIÙ IN GENERALE


nello sciismo e nell’islam, non esiste nessun clero 1. Nelle civiltà e culture musul-
mane, il potere e i rapporti di forza si costituiscono in maniera orizzontale, e non
verticale 2. Lo spazio, fisico e culturale, si sviluppa partendo da princìpi e prassi di
«vicinanza» e «lontananza» dal centro, e fra un «fuori» e un «dentro» 3.
L’Iran è il più antico Stato del Medio Oriente, e l’unico paese completamente
indipendente della regione. L’Iran è da considerarsi, senza ombra di dubbio, «la
più avanzata democrazia in Medio Oriente» 4. Questa democrazia è patrimonio
condiviso degli iraniani. Oggi, il mondo si rende conto che questa è una realtà. Se
le cose non stessero in questi termini, non avremmo avuto delle elezioni; queste
non avrebbero visto la partecipazione della netta maggioranza della popolazione
iraniana; non ci sarebbe una pubblica accusa di brogli; non ci sarebbero stati dei
feroci attacchi personali fra i candidati; non ci sarebbero dei vincitori e dei perden-
ti ufficiali; la polizia non avrebbe arrestato più di un centinaio di rappresentanti
politici riformisti 5 e il nome di questi rappresentanti non sarebbe ben noto sia alle

1. In tal senso, in italiano, si indica con clero «il complesso degli ecclesiastici, considerati relativamen-
te alla missione che svolgono e alla parte che hanno nella vita civile e politica», e con ecclesiastico
«pertinente alla Chiesa» (Cfr. Dizionario Devoto-Oli, Le Monnier). Nell’islam, al contrario, non esiste
nessuna Chiesa, non esistono sacramenti da amministrare e quindi non esiste nessun corpo gerarchi-
co unico autorizzato ad amministrare tali sacramenti.
2. In tal senso si è espresso lo stesso presidente iraniano nel corso della conferenza stampa seguita alla
sua recente rielezione e trasmessa dalle tv di Stato il 14 giugno (e vista in diretta da chi scrive sul canale
satellitare Irinn). Per un’analisi delle conseguenze giuridiche di questo elemento, si vedano i numerosi
riferimenti in W.B. HALLAQ, Shari’a: Theory, Practice, Transformations, Cambridge 2009, Cambridge
University Press.
3. Ibidem.
4. Cfr. «Identità sciita tra potere e democrazia», Rivista d’Intelligence, n. 3, settembre 2006, pp. 38-51.
5. Cfr. l’articolo pubblicato dal sito web della Bbc Persian in data 14 giugno dal titolo «Dastgiri-ye go-
starde-ye fa’alan-e siyasi-ye Tehran» («Arrestati alcuni attivisti politici a Teheran»), www.bbc.co.uk/- 83
LA DEMOCRAZIA IRANIANA ALLA PROVA DELLA PIAZZA

forze dell’ordine sia agli iraniani; alcuni di questi riformisti non sarebbero, quindi,
stati rilasciati il giorno dopo il loro arresto 6; le forti divergenze fra i gruppi che si
contendono il potere, e il futuro del paese, non si sarebbero spostate dalla televi-
sione alle strade di Teheran, Tabriz, Rasht 7, Shiraz 8; la grande maggioranza di chi
protesta in maniera cosciente non sarebbe costituita da ragazze fra i diciotto e i
trent’anni e da studenti universitari: la maggioranza della popolazione della Re-
pubblica Islamica d’Iran 9.
L’Iran è un paese fortemente urbanizzato 10, con un elevatissimo grado di
istruzione universitaria 11, attraversato da un flusso incessante di informazioni e
tendenze provenienti da ogni parte del pianeta 12, senza scontate preferenze fra
persian/iran/2009/06/090613_op_ir88_mosharekat_mojahedin_arrests.shtml). La notizia è stata ripor-
tata dal canale satellitare Bbc Persian nel corso della trasmissione «Nobat-e shoma» («Il vostro turno»)
nel tardo pomeriggio del giorno prima.
6. Notizia desumibile dalle informazioni diffuse dalla Bbc Persian che ha riportato la presenza di
Mohammad Reza Khatami (fratello dell’ex presidente Mohammad Khatami ed ex presidente del parla-
mento durante la presidenza Khatami) in piazza Azadi nel pomeriggio del 15 giugno insieme al candi-
dato riformista Mousavi.
7. Cfr. l’Informed Comment diffuso da Juan Cole sul suo blog il 14 giugno dal titolo «Post-Election De-
monstrations, Violence, Arrests».
8. Cfr. l’articolo apparso il 16 giugno sul sito della Bbc dal titolo «Seven Killed During Iran Protest»
(news.bbc.co.uk/2/hi/middle_east/8102224.stm)
9. Si tenga presente che in Iran una percentuale fra il 60% e il 70% della popolazione è sotto i trent’an-
ni e che le spese universitarie sono coperte dallo Stato: quasi tutti i giovani iraniani frequentano l’uni-
versità, con un tasso di presenza femminile intorno al 56%. Inoltre, tutte le maggiori città iraniane
hanno enormi campus universitari.
10. Nel 1979 in Iran, per la prima volta nella storia del paese, il numero degli abitanti urbani superò
quello dei rurali. Si pensi che già nel 1995 l’Iran contava più di 50 città con più 100 mila abitanti (33
con più di 150 mila), 5 città con più di un milione di abitanti (Teheran, Mashhad, Esfahan, Tabriz e Shi-
raz), e un grado di alfabetizzazione media del 79,5%, e di alfabetizzazione cittadina dell’84,7% (cfr. J-P.
DIGARD, B. HOURCADE, Y. RICHARD, L’Iran au XXe siècle entre nationalisme, islam et mondialisation, Pa-
ris 2007, Fayard). Oggi, la popolazione di Teheran viene stimata intorno ai 12 milioni. A mio avviso,
quindi, è perfettamente lecito sostenere che «aujoud’hui, la société, la culture et l’économie iranienne
sont dominées par la place des grandes métropoles et des capitales régionales» (ivi, p. 315).
11. Essendo di massa, il livello può non essere eccellente, evidentemente, soprattutto secondo alcuni
degli standard di paesi come la Germania, la Francia o l’Italia. Comunque, quel che conta è il model-
lo, il riferimento. Non è un caso che due dei candidati alla presidenza vantino un titolo di dottore di
ricerca (Ahmadi-Nejad e Reza’i), che Zahra Rahnavard, la moglie del principale sfidante riformatore,
Mir Hossein Mousavi, vanti lo stesso titolo (e sia stata, inoltre, la rettrice della più importante univer-
sità femminile del paese, al-Zahra). Non è un caso che il ministro dell’Interno della prima presidenza
di Ahmadi-Nejad abbia forgiato un titolo di dottore per accreditarsi, e non è un caso che una volta
scoperto sia stato costretto a dimettersi dall’incarico. Non è un caso che il principale sostenitore di
Mousavi e due volte presidente della Repubblica Sayyid Mohammad Khatami abbia frequentato un
master in filosofia comparata (Butcha, 2000), e che lo stesso Mousavi sia indicato come «mohandes»
(ingegnere, ma in realtà ha un titolo di architetto). Non è un caso che Mehdi Karrubi, l’altro sfidante
alla carica di presidente, sia il proprietario del più importante giornale riformatore del paese, Ette-
mad-e Melli (sulla rilevanza di tale quotidiano si veda R.H. SANTINI, R. MAURIELLO, Iranian Perceptions
of the EU as Global Actor, London 2009, Routledge), e della migliore rivista settimanale, Iran Dokht.
12. Si tenga presente che in Iran la lingua ufficiale è il persiano, ma ci sono larghissime minoranze di
madrelingua azera (turco) e araba, e importanti comunità di madrelingua armena. Tutti i gruppi lin-
guistici usufruiscono di informazioni sia in persiano che nelle loro lingue madri. Inoltre, in seguito al-
la Rivoluzione Islamica (1979) e alla prima guerra del Golfo (1980-88) si è verificato una sorta di pic-
colo «esodo» di iraniani in Europa e Stati Uniti, dove questi hanno fondato numerosissimi centri cultu-
rali iraniani e sono entrati «in massa» a far parte dell’élite universitaria statunitense e inglese, pur man-
tenendo strettissimi e continui rapporti con i numerosi membri delle loro famiglie rimasti in Iran. Infi-
ne, si tenga presente che all’inizio del 2008 in Iran vi erano circa 23 milioni di utilizzatori di Internet
84 (InternetWorldStats).
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Oriente 13 e Occidente. Infatti, l’Iran non è affatto «Oriente» e tantomeno è «Occi-


dente» 14.

Lo scenario legale e culturale-ideologico


Un caro amico esperto di Medio Oriente arabo mi ha scritto il 15 giugno, chie-
dendomi se corrisponde al vero quello che si leggeva sui giornali, e cioè che le
elezioni iraniane sono state vinte dagli «ayatollah», o che, al contrario, la Guida
(rahbar) della rivoluzione, l’ayatollah sayyid Ali Khamenei, sia ormai una facciata
dietro la quale i militari, veri padroni dell’Iran, si nascondono.
Ebbene, ho già affermato che l’islam in generale, e lo sciismo con esso, non ha
mai avuto un clero. Certo, lo sciismo, la «possibilità» 15 di islam più diffusa in Iran e
riconosciuta come scuola giuridica ufficiale della Repubblica Islamica nella sua co-
stituzione (capitolo primo, articolo dodici) 16, nei secoli, e soprattutto con l’avvento
della «modernità», si è venuta caratterizzando per alcune specificità degli studiosi
musulmani che si formano nelle hawza ‘ilmiyya, gli ‘ulama’ (sing. ‘alim) 17. In par-
ticolare, in conseguenza delle elaborazioni dottrinali del secolo scorso, questi han-
no assunto una diversa titolatura a seconda del loro grado di conoscenza teologica
e giuridica islamica, e oggi si assiste, in crescendo di conoscenza, a una distinzione
fra semplici ‘ulama’, hujjat al-islam, ayatollah (o mujtahid), e ayatollah al-uzma
(o marja). Un elemento di assoluta rilevanza, in Iran, è che la più alta carica del
paese, la Guida, deve essere scelta proprio fra gli ‘ulama’ 18.
L’appellativo di ayatollah, in particolare, viene utilizzato per riferirsi a una
persona che ha raggiunto un elevato livello di conoscenza giuridica islamica tradi-
zionale, e le cui opinioni giuridiche (fatwà) vengono prese in grande considera-
zione dai credenti, anche se non hanno alcun valore vincolante in termini di diritto
positivo. In maniera piuttosto semplice, si può rispondere alla domanda se gli
«ayatollah» abbiano vinto le elezioni con la constatazione, da un lato, che 19 fra i
più influenti ayatollah di Qom, la città sede dei più prestigiosi corsi di teologia isla-
mica dell’Iran, il 10 giugno, due giorni prima delle elezioni, hanno pubblicamente

13. Basti menzionare che il «programma» più visto alla televisione iraniana, insieme alle informazioni,
è Jumung. Si tratta di una «telenovela» coreana ambientata nell’epoca imperiale che ha ormai superato
le 50 puntate e che incolla letteralmente i telespettatori iraniani allo schermo. In questo senso, molti
iraniani hanno visto come un escamotage la proiezione di «due puntate in una» messa in onda la sera
delle elezioni dalla televisione pubblica iraniana, proprio mentre le autorità competenti effettuavano
lo spoglio dei voti.
14. Non è un caso, infatti, che uno dei principali slogan della Rivoluzione Islamica fosse «na gharbi
na sharqi jomhuri-ye eslami» («né Oriente né Occidente: Repubblica Islamica»).
15. Su questo concetto si veda A. BAUSANI, «Sopravvivenze pagane nell’Islam o integrazione islamica?»,
Studi e Materiali di Storia della Religione, XXXVII, 1966.
16. Cfr. Qanun-e asasi-ye jumhuri-ye eslami-ye Iran (Costituzione della Repubblica Islamica d’Iran),
Teheran 2009, p. 31.
17. In persiano questo termine ha numerosi sinonimi, come faqih, o, utilizzati con maggiore frequen-
za, ruhoni o mollah, a seconda delle preferenze. Infatti, un tempo sinonimi, ruhoniyun ha oggi
un’accezione positiva o neutra, mentre molla si caratterizza per una marcata accezione negativa.
18. In ragione dell’articolo quinto (capitolo primo) della costituzione. 85
LA DEMOCRAZIA IRANIANA ALLA PROVA DELLA PIAZZA

annunciato di essere contrari a un appoggio elettorale ad Ahmadi-Nejad 19, e, dal-


l’altro lato, che il personaggio più attaccato dal presidente nel corso della campa-
gna elettorale non è stato nessuno dei candidati, ma il suo sfidante, e perdente,
nelle precedenti elezioni, l’ayatollah Hashemi Rafsanjani, uno dei pilastri della Re-
pubblica Islamica. A confondere ulteriormente le idee è sufficiente aggiungere che
secondo i dati diffusi dal ministero dell’Interno iraniano, nella provincia di Qom,
Ahmadi-Nejad ha raccolto il 72% per cento dei consensi! 20.
Ma veniamo ai militari. La legge in Iran prevede il servizio militare di leva ob-
bligatorio per una durata di un anno e otto mesi 21. Di conseguenza, l’esercito ira-
niano è un esercito in larga parte non professionista e popolare. La grande maggio-
ranza della popolazione maschile del paese vive quest’esperienza (le donne non
sono ammesse al servizio di leva). A parte il caso della corruzione e specifiche e ra-
re circostanze 22, non ci sono molti escamotage per evitare questo servizio. Detto in
parole semplici, l’esercito iraniano è in larghissima parte un esercito popolare. Inol-
tre, a parte l’esercito, la Repubblica Islamica si è dotata di numerose forze rivolu-
zionarie, alcune paramilitari. Fra le più importanti: il komiteha-ye enqelab-e eslami
(comitati rivoluzionari islamici), il sepah-e pasdaran (corpo di guardia della rivolu-
zione islamica, riferito in inglese con la sigla Irgc), e il sepah-e basij (milizia popola-
re, o basiji) 23. Probabilmente, il più importante di questi è il sepah-e pasdaran. Eb-
bene, questo corpo speciale oggi integrato nell’esercito regolare è stato fondato e
diretto per numerosi anni da uno dei tre candidati ufficialmente sconfitti alle elezio-
ni, il dottor Reza’i (1980-1997). Di conseguenza, affermare che i militari sono i veri
padroni dell’Iran significa sostanzialmente affermare che il popolo iraniano e uno
dei candidati sconfitti alle elezioni sono i veri padroni dell’Iran.

La campagna elettorale e le elezioni


Per uno storico, queste numerose premesse di macrostoria, e la breve risposta
al mio caro amico, sono indispensabili per poter affrontare anche solo brevemente

19. Per una lista corredata da foto di questi ayatollah, si veda l’articolo apparso sul sito web Ayande-
news, uno dei più importanti siti di informazione legati alla hawza ‘ilmiyya, «Ce kasani ba e’lam-e he-
mayat az Ahmadinejad mokhalef budand?» («Quali [ayatollah] erano contrari ad annunciare il loro ap-
poggio ad Ahmadi-Nejad?»), server1.ayandenews.com/fa/pages/?cid=7789
20. Per una lista dei risultati delle elezioni divisi per provincia, si veda il lavoro diffuso da Nate Silver
ed elaborato dagli studenti dell’Università di St. Andrews (fivethirtyeight.com/2009/06/iranian-elec-
tion-results-by-province.html)
21. La legge è stata riformata per l’ennesima volta di recente. In precedenza, la durata del servizio era
di due anni.
22. Come prevedeva la legislazione italiana, è possibile rinviare il servizio militare per motivi di stu-
dio. Se ne è invece esentati in casi come: figlio unico il cui padre abbia superato i sessant’anni di età;
figlio unico i cui genitori abbiano divorziato e che sia stato affidato alla madre; in una famiglia con
due figli il cui padre sia deceduto, uno dei due figli ha diritto all’esenzione per rimanere a prendersi
cura della famiglia; terzo di tre figli maschi; ragazzi con problemi fisici rilevanti (cecità, marcata obe-
sità eccetera).
23. Per un’interessante e ben fatta analisi del sistema di potere iraniano prima della presidenza Ahmadi-
Nejad, si veda W. BUCHTA, Who Rules Iran? The Structure of Power in the Islamic Republic, The Washing-
86 ton Insitute for Near East Policy, 2000.
LA RIVOLTA D’IRAN NELLA SFIDA OBAMA-ISRAELE

il tema delle decime elezioni presidenziali24 della Repubblica Islamica d’Iran. Ma


veniamo alla campagna elettorale iraniana.
La legge iraniana prevede che la campagna elettorale inizi venti giorni prima
della data fissata per le elezioni 25. Le elezioni si sono tenute il 12 giugno. In realtà,
per quanto riguarda la campagna dei riformisti-liberali, questa ebbe una prima «fal-
sa» partenza l’8 febbraio scorso 26, con l’annuncio ufficiale della candidatura dell’ex
presidente (1997-2005) sayyid 27 Mohammad Khatami.
Nonostante questo annuncio, però, Khatami lasciò subito intendere che
questa volta le sorti dell’eredità rivoluzionaria di «sinistra» sarebbero probabil-
mente passate nelle mani di un personaggio più propriamente politico, l’ex (e
unico) primo ministro sayyid Mir Hossein Mousavi (1980-88). Le stranezze di
questa campagna mostravano già i primi segni. Mousavi presentò la sua candida-
tura il 10 marzo, avendo come conseguenza il ritiro dello stesso Khatami (17
marzo). In questo contesto la stampa e gli analisti internazionali descrissero co-
me negativo il ritiro di Khatami a favore di un candidato che tutti, e molti anche
in Iran, descrivevano come sconosciuto ai giovani e da troppo tempo lontano
dall’arena politica 28.
Certo, questa analisi sarebbe stata corretta in un contesto di potere verticale,
ma non sembra completamente opportuna nel caso di un contesto islamico – leggi
orizzontale – e dell’Iran post-sassanide (cioè da più di mille e quattrocento anni!).
In questo senso, sarebbe sufficiente menzionare che una simile pecca era stata at-
tribuita nel 1997 a un pressoché sconosciuto ex ministro della Cultura, Mohammad
Khatami. Un caso analogo, inoltre, si era verificato nel 2005, nel caso di un altret-
tanto ignoto personaggio che era stato da poco eletto a sindaco della capitale del
paese: il dottor Mahmud Ahmadi-Nejad!
Per quanto riguarda il presidente in carica, Ahmadi-Nejad, se fossi obbliga-
to a indicare una data simbolica di inizio della sua campagna elettorale, forse
questa potrebbe essere posta al 2 marzo. In quella data, la polizia iraniana di-
chiarò pubblicamente di aver arrestato nel mese di gennaio una pressoché sco-
nosciuta e giovane giornalista americana-iraniana(-giapponese) trasferitasi da
alcuni anni in Iran anche per imparare il persiano, Roxana Saberi, perché colta
in flagranza di reato mentre stava acquistando dell’alcol 29. Premesso che si trat-

24. Qui entriamo nel campo della microstoria. Su questo concetto si veda G. LEVI, «On Microhistory»,
in P. BURKE, (a cura di), New Perspectives on Historical Writing, Cambridge 2001, Polity Press, pp. 97-
119.
25. In tal senso, si veda la conferenza stampa tenuta da Ahmadi-Nejad per la sua vittoria elettorale e
reperibile nei numerosi siti di condivisione di video.
26. Cfr. l’articolo della Bbc, «Iran’s Khatami to run for office» (news.bbc.co.uk/2/hi/middle_east/-
7877740.stm). Interessante ed equilibrato appare l’articolo pubblicato all’epoca dal Los Angeles Times
(a eccezione della ripetuta affermazione che nel caso dell’Iran ci si relaziona con un «clero»): www.la-
times.com/news/nationworld/world/la-fg-iran-khatami9-2009feb09,0,6230697.story
27. Sulla rilevanza del ruolo dei sayyid nell’islam, si veda l’articolo di L. TROMBETTA, R. MAURIELLO,
«“FSF”: familles sans frontières», Limes, «Il buio oltre Gaza», n. 1/09.
28. In questo senso, esemplare di questa clamorosa svista è un articolo apparso sul sito web della Bbc
«Khatami pulls out of Iranian race» (news.bbc.co.uk./2/hi/middle_east/79458ss.stm).
29. Cfr. news.bbc.co.uk/2/hi/middle_east/7919458.stm. 87
LA DEMOCRAZIA IRANIANA ALLA PROVA DELLA PIAZZA

ta di una pratica illegale in Iran e fortemente percepita come negativa nelle so-
cietà islamiche (anche se da sempre presente), in realtà la stampa internaziona-
le mise in evidenza che tale pratica è alquanto diffusa fra la comunità di espa-
triati euro-americani 30.
La giornalista venne rilasciata l’11 maggio, ormai in piena campagna eletto-
rale, grazie all’intervento diretto del presidente Ahmadi-Nejad 31 e nonostante
una sentenza che l’aveva vista colpevole di spionaggio e condannata in primo
grado a 8 anni di reclusione 32. Se a ciò si aggiunge che il motivo ufficiale-legale
per il quale alla Saberi fu ridotta la pena è che in realtà questa aveva sì effettuato
attività di intelligence, ma per un paese «non ostile» 33, cioè gli Stati Uniti d’Ameri-
ca (!!), personalmente non posso che affermare che le alleanze e intenzioni poli-
tiche dei rispettivi candidati non sono necessariamente quelle veicolate dai mez-
zi di informazione o decifrate dai numerosi esperti dei talk-show della domenica
pomeriggio.
La vera campagna, comunque, si è svolta fra il 22 maggio e il 10 giugno, quan-
do la televisione di Stato ha trasmesso dei dibattiti televisivi fra i (quattro) candida-
ti, alternati da spazi riservati in esclusiva a questi singolarmente, una circostanza
che si è verificata per la prima volta nella storia della Repubblica 34.
Qui, piuttosto che analizzare le gravi accuse scambiate fra i candidati, larga-
mente reperibili nella stampa iraniana e internazionale, ritengo più utile riportare
una parte del contenuto di un articolo scritto il 29 maggio, due settimane prima
delle elezioni, da un ‘alim, uno fra i più promettenti giovani studiosi iraniani di
storia dell’islam, Rasul Ja’fariyan (professore all’Università di Teheran e direttore
della biblioteca del parlamento).
L’articolo ha il profetico titolo «Ce kasi ma’sul-e salamat-e entehabat ast?»
(«Chi è responsabile del corretto svolgimento delle elezioni?») 35. In tale articolo il
professor Ja’fariyan affermava che «l’esperienza delle elezioni precedenti in nu-
merosi paesi in via di sviluppo, specialmente negli ultimi due decenni, dimostra
che esattamente dopo le elezioni uno dei due gruppi, normalmente quello che
non era in carica prima delle elezioni, dopo essere stato sconfitto inizia a prote-
stare e dire che ci sono stati brogli. Questo causa inquietudine. In questo caso è
necessario verificare in maniera appropriata se le accuse degli sconfitti sono giu-
stificate. Ad ogni modo, una cosa è certa, e cioè che se il processo delle elezioni
è innaturale, per esempio se prima delle elezioni tutti i sondaggi davano per cer-

30. In tal senso, va specificato che benché vietato in generale, il consumo di alcol è consentito per fini
liturgici alle comunità cristiane.
31. Il presidente, infatti, scrisse una lettera al vertice del potere giudiziario iraniano, l’iracheno iraniz-
zato Shahrudi.
32. Cfr. l’articolo apparso sul sito web repubblica.it, «Iran, Roxana Saberi è libera: gli Usa “paese non
ostile”» (www.repubblica.it/2009/04/sezioni/esteri/iran-2/saberi-pena-ridotta/saberi-pena-
ridotta.html)
33. Ibidem.
34. Apparentemente, la richiesta di effettuare tali dibattiti fu avanzata da uno dei quattro candidati,
Reza’i, come affermato dallo stesso nel corso di uno di questi dibattiti.
88 35. Cfr. serven1.ayandenres.com/fa/pages/?cid=8062
LA RIVOLTA D’IRAN NELLA SFIDA OBAMA-ISRAELE

ta la vittoria di uno dei due campi, ma il risultato delle elezioni mostra che il
campo dato per perdente vince con una larga maggioranza di voti, allora le pro-
teste saranno molto più serie e portate avanti con convinzione. Questo potrebbe
avere conseguenze serie per il governo e per il sistema. In alcuni dei paesi vicini
all’Iran si sono già verificati casi di proteste di questo genere. Fortunatamente»,
proseguiva Ja’fariyan, «nel sistema islamico, non abbiamo ancora avuto un pro-
blema di questo genere, e dobbiamo esserne fieri. Ciò che è importante è l’atmo-
sfera psicologica che fa seguito a ogni elezione. Se nonostante alcune persone
coinvolte nel voto – come nel caso delle precedenti elezioni – affermino che ci
sono stati dei brogli, la società nel suo insieme percepisce come ingiustificate
queste accuse, allora non le appoggia».
Chi ha seguito le elezioni, potrebbe a ragione essere convinto che il nostro
storico abbia letto con molta attenzione le profezie di Nostradamus!

Le speranze
Sono passate le cinque del pomeriggio dell’8 giugno a Teheran, e una catena
umana lunga circa 20 chilometri si forma in una delle strade simbolo della città,
Vali Asr. Tutti i manifestanti portano legato al polso un nastro di colore verde, il co-
lore della famiglia del Profeta, il colore dei seyyed, un colore non a caso scelto da
Mousavi per la sua campagna elettorale e che ha una valenza enorme nell’immagi-
nario collettivo sciita 36.
È il tardo pomeriggio del 10 giugno, e Vali Asr è nuovamente attraversata in
tutta la sua lunghezza da una catena umana verde 37. Episodi analoghi si ripetono
in maniera largamente spontanea nel corso della giornata successiva.
È l’11 giugno, il giorno prima delle elezioni e, secondo la legge iraniana, qual-
siasi attività di propaganda politica è vietata.
È il 12 giugno, e dalle prime ore del mattino gli iraniani si recano alle urne in
un’atmosfera di festa. Nonostante l’aumento dei seggi elettorali, peraltro denun-
ciato dai riformatori-liberali come un tentativo di diminuire la loro capacità di ve-
rifica della correttezza delle operazioni di voto, in alcuni punti delle città si for-
mano numerose code. Per rispondere all’imprevisto afflusso di votanti, il Consi-
glio dei guardiani invita il ministero dell’Interno a tenere aperte le urne fino a
mezzanotte (la chiusura ufficiale era prevista per le dieci) 38. Contenti di aver
esplicato il loro dovere/diritto di voto, gli iraniani tornano a casa in attesa dei ri-
sultati.

36. Per cercare di bilanciare gli effetti di questo forte richiamo collettivo scelto da Mousavi, Ahmadi-
Nejad, nel corso dei festeggiamenti per la sua vittoria alle elezioni, svoltisi il 15 giugno a piazza Vali
Asr, ha affermato che, all’insaputa di tutti, anche sua madre è una seyyeda!
37. Cfr. l’articolo di F. FASSIHI apparso sul sito web del The Wall Street Journal dal titolo «Iranians Voice
Discontent in Massive Street Rally» (online.wsj.com/article/SB124451146408496649.html)
38. Notizia riportata dai notiziari della Bbc Persian. 89
LA DEMOCRAZIA IRANIANA ALLA PROVA DELLA PIAZZA

Le proteste
È la mattina del 13 giugno, e il ministro dell’Interno diffonde i risultati ufficiali
delle elezioni: totale votanti 38.728.799; Ahmadi-Nejad 24.515.209 (63%); Mousavi
13.225.330 (34%); Reza’i 659.281 (2%); Karrubi 328.979 (1%) 39.
È il tardo pomeriggio del 13 giugno, e i numerosi giornalisti internazionali re-
catisi in Iran per seguire le elezioni riferiscono di forti disordini per le strade della
capitale. I disordini si susseguono per tutta la notte.
È il 14 giugno, e nell’edizione della sera, l’inviata del Tg1 della Rai racconta
che alle nove di sera (ora di Teheran) di una giornata di agitazioni a Teheran, nella
città si iniziano a sentire grida provenienti in parte dai tetti delle case – Allahuak-
bar (Dio è grande) e marg bar diktator (a morte il dittatore) – e alcuni colpi d’ar-
ma da fuoco: evidentemente non proprio tutti sono d’accordo con il risultato delle
elezioni e con la politica del presidente Ahmadi-Nejad!
Per chi ha vissuto quella incredibile esperienza, tutto ciò ricorda inequivoca-
bilmente gli eventi della Rivoluzione islamica iraniana (1979). Chi non c’era a
quei tempi, o è venuto semplicemente alla luce in un’altra parte del globo, come
me, può far riferimento al bel film di Marjan Satrapi, Persepolis (o, se ama la let-
tura, direttamente ai quattro volumetti della serie di fumetti in francese da cui il
film prende il nome e ripropone parte della trama). Per inciso, il film è stato pur-
troppo vietato dalla censura in Iran, ma ciò non ha impedito la sua circolazione
per le strade e le case delle città iraniane, per di più fornito di sottotitoli in per-
siano (una circostanza anche questa paradossalmente raccontata da Satrapi nei
suoi fumetti). Se non siamo proprio in democrazia, certo non siamo nemmeno
nel paese dei khmer rossi!
È il 15 giugno, e Bbc Persian racconta che i sostenitori ed elettori di Mousavi
si sono dati appuntamento a piazza Azadi, la piazza simbolo della Repubblica Isla-
mica. I video reperibili in Internet mostrano che una folla di sostenitori del candi-
dato riformista si è diretta all’appuntamento.
È la mattina del 16 giugno, il sito web della Bbc in arabo informa che la televi-
sione di Stato iraniana riporta l’uccisione di sette persone nei pressi del corteo non
autorizzato svoltosi il giorno prima a piazza Azadi. Nel primo pomeriggio i siti web
dei media internazionali diffondono la notizia che il Consiglio dei guardiani ha ap-
provato la richiesta di Mousavi di ricontare i voti. Nel frattempo, il presidente Ah-
madi-Nejad parte per Mosca per un incontro ufficiale a Mosca.
Oggi pomeriggio l’appuntamento dei dimostranti è a Vali Asr, dove tutto è ini-
ziato, alle 5 del pomeriggio, o sugli schermi della Bbc in persiano, per chi guarda
da lontano ma parla la lingua della poetessa Forughe Farrokhzad, dei giovani uni-
versitari iraniani o del marja Ali Khamenei.

39. Risultati pubblicati in prima pagina dal quotidiano Ettemad-e Melli il 14 giugno e reperibili sul sito
90 web del quotidiano (roozna.com).
LA RIVOLTA D’IRAN NELLA SFIDA OBAMA-ISRAELE

Lo scontro frontale
È la notte di domenica 21 giugno. Da qualche giorno, i giornalisti stranieri re-
catisi in Iran per le elezioni hanno lasciato il paese, su invito delle autorità irania-
ne. I notiziari della Bbc affermano che a Teheran i canali satellitari e i telefoni cel-
lulari sono largamente inutilizzabili. I blog dei giovani iraniani, rimasti quasi soli a
raccontare la storia, la loro storia, ripropongono con frequenza i video in cui rie-
cheggiano le ormai consuete grida notturne provenienti dai tetti e dalle finestre
delle case di Teheran 40, in un crescendo di intensità e rabbia che mostra fede («ya
Hossein, Mir Hossein» 41) e promette vendetta («mikosham, mikosham aan-ke ba-
radaram kosht», «ucciderò, ucciderò chi ha ucciso mio fratello» 42).
Due giorni prima, venerdì 19 giugno, Khamenei ha evidenziato ancora di più
il peso di quelle proteste che il presidente Ahmadi-Nejad aveva qualificato come
khas va khoshak (assolutamente irrilevanti) 43, pronunciando di persona la œu¿ba
(allocuzione del venerdì a mezzogiorno nel corso della preghiera canonica comu-
nitaria) all’Università di Teheran 44. La posizione e il ruolo della Guida sono inequi-
vocabili: la disputa sulle elezioni va risolta all’interno del quadro istituzionale pre-
visto dalle leggi della Repubblica e non per le strade delle città; Ahmadi-Nejad è il
vincitore delle elezioni; io sostengo la politica di Ahmadi-Nejad; chiunque protesti
per il risultato delle legittime elezioni ne pagherà le conseguenze. La Guida fa an-
che alcuni nomi (espliciti o meno): Ahmadi-Nejad, Mousavi, Rafsanjani, Karrubi,
Reza’i, Nateq Nuri 45. A parte il presidente, presente in prima fila alla cerimonia,
per tutti gli altri è una sfida.
La Repubblica Islamica è una repubblica basata sul consenso, e l’entrata in
campo della nuova generazione di (neo-)conservatori 46 (Ahmadi-Nejad) sembra
averne messo in discussione gli equilibri venuti fuori dal «rahbarato» del suo fonda-
tore: sayyid Ruhollah Khomeini (1980-1989). Il risultato di questa rottura si concre-

40. Fra i vari blog e siti, si veda www.irannegah.com (consultato l’ultima volta il 21 giugno).
41. In aggiunta al colore verde, che come detto richiama la famiglia del Profeta, c’è un ulteriore fatto-
re fortemente evocativo nel «personaggio» Mousavi. Infatti, questi ha come nome proprio Hossein, il
nome del terzo imam della catena di dodici che caratterizza lo sciismo cosiddetto «duodecimano». In
particolare, Hossein rappresenta il martire par excellence della mitologia-storia sciita (e iraniana post-
sassanide). La vicenda della sua uccisione per ordine dell’odiato Yazid, il tiranno e il male per antono-
masia, viene rivissuta ogni anno dagli sciiti attraverso la rappresentazione teatrale (ta’ziye) della sua
uccisione durante i primi dieci giorni del mese di muharram. Questa festa popolare, conosciuta con
il nome di Åšûrå’, rappresenta, insieme all’anno nuovo (norouz), la più importante festa collettiva na-
zionale iraniana. Rilevante il fatto che mentre nel caso del norouz si tratta di una festa vissuta in casa
con la famiglia e i conoscenti, l’Åšûrå’ viene celebrata e vissuta nello spazio pubblico.
42. Strofa ripresa dai tempi della rivoluzione islamica iraniana.
43. Numerose sono le foto reperibili in rete in cui si vedono striscioni fatti dai protestanti dove si leg-
ge «hemose-ye khas va khoshak» (una sorta di «la saga degli irrilevanti»).
44. Il «rito» della celebrazione della preghiera del venerdì all’Università di Teheran iniziò con il succes-
so della rivoluzione, e rappresenta il momento più importante per la diffusione della politica della Re-
pubblica.
45. Tale discorso è disponibile sul sito ufficiale dell’Ufficio della Guida della rivoluzione: www.lea-
der.ir/langs/fa/index.php.
46. Su questa lettura della presidenza Ahmadi-Nejad, si veda A. EHTESHAMI, M. ZWEIRI, Iran and the Ri-
se of its Neoconservatives: The Politics of Tehran’s Silent Revolution, London 2007, I.B. Tauris. 91
LA DEMOCRAZIA IRANIANA ALLA PROVA DELLA PIAZZA

tizza il 20 giugno. L’ennesimo corteo organizzato dai riformatori, ma non autoriz-


zato, non riesce nemmeno a formarsi, e una giornata di scontri intensi nei pressi di
piazza Enghelab si conclude con la morte di diciannove «terroristi» 47 e il ferimento
di più di cento persone.
La risposta di Mousavi si fa attendere (tardo pomeriggio del 20 giugno), ma è
all’altezza delle aspettative e ha toni messianici: «Esattamente trent’anni fa, nel no-
stro paese, una rivoluzione fatta nel nome dell’islam arrivò al successo; una rivolu-
zione per la libertà, una rivoluzione per ripristinare la dignità dell’uomo, una rivo-
luzione per la verità e l’onestà. A quei tempi (…) un grande numero di vite umane
e beni furono investiti nella legittimazione di questo risultato; (…) la nostra gente
raggiunse una nuova vita, dove le persone affrontavano i più duri sacrifici con
gioia. Ciò che queste persone ottennero fu dignità e libertà, e i primi segni della vi-
ta dei [vissuta dai] Puri [riferimento a 14 Puri del “credo” sciita: i dodici Imam, il
profeta Muhammad e la figlia Fatima 48]. (…) Ero venuto per mostrare che è possi-
bile condurre una vita spirituale [anche] nel mondo moderno. (…) Ero venuto per
dire che le persone desiderano onestà e integrità dalle loro autorità, e che molti
problemi sono il frutto di menzogne. Ero venuto per dire che la povertà e il sotto-
sviluppo, la corruzione e l’ingiustizia non sono il nostro destino. Ero venuto per ri-
portare la Rivoluzione Islamica alla condizione che le era propria, e la Repubblica
Islamica alla condizione che le dovrebbe essere propria. (…) Una generazione che
era accusata di essere lontana dalla religione ora trova conforto in inni come “na-
sro men allah va fathon gharib” (“con l’aiuto di Dio, la vittoria è vicina”) e “ya
Hossein”, e nel nome di Khomeini. (…) Nessuno ha insegnato loro questi slogan,
essi li hanno raggiunti attraverso gli insegnamenti dell’istinto. (…) In ciò [questa
lotta] noi non ci confrontiamo con i basiji, i basiji sono nostri fratelli. In ciò noi
non ci confrontiamo con le guardie della rivoluzione, le guardie sono i custodi del-
la nostra rivoluzione e del sistema [della Repubblica Islamica]. Noi non ci confron-
tiamo con l’esercito, l’esercito è il custode dei nostri confini. (…) Noi ci confrontia-
mo con l’inganno e le menzogne. Noi le vogliamo riformare, una riforma da rag-
giungere attraverso il ritorno ai puri princìpi della Rivoluzione» 49.
Mi auguro che le chiavi di interpretazione e i brevi spunti di riflessione offerti
in questo contributo aiutino a a riflettere in maniera seria e bilanciata sull’Iran e sul

47. Questo il termine con cui la televisione di Stato iraniana ha qualificato i manifestanti uccisi (cfr. le
notizie riportate dal sito web di la Repubblica: 100.90.10.2:81/2009/06/dirette/sezioni/esteri/iran/do-
menica-21-giugno/index.html. Il numero dei morti è riportato dalla Cnn (www.cnn.com/2009/-
WORLD/meast/06/20/iran.election/index.html). Il sito di la Repubblica, d’altro canto, sostiene che i
morti potrebbero essere stati almeno 150.
48. I quattordici Puri rappresentano alcuni dei modelli comportamentali più importanti dell’universo
culturale sciita. Questi sono considerati una sorta di tramite tra la verità rivelata da Dio attraverso il
Corano e la vera e corretta interpretazione di tale verità. Oggigiorno, la Repubblica Islamica prevede
come festivi i giorni in cui si presume i Puri siano morti. Inoltre, le recenti e nuove interpretazioni del-
la storia dello sciismo proposte dalla Repubblica propongono come martiri tredici di questi Puri (con
la sola eccezione del Profeta).
49. Testo in persiano reperibile sul sito ufficiale della campagna elettorale di Mousavi: ghalamnews.ir-
92 /news-21177.aspx (consultato il 20 giugno).
LA RIVOLTA D’IRAN NELLA SFIDA OBAMA-ISRAELE

popolo iraniano; e che al lettore sia sorto il sospetto che gli iraniani siano davvero
il popolo più democratico e cosciente del Medio Oriente. Tutti gli attuali vertici del
potere iraniano, legislativo, esecutivo e giudiziario sono di fronte a un’ennesima
sfida storica, come sempre con decine di anni in anticipo sulla larga maggioranza
dei loro vicini 50. L’Iran, l’islam e i musulmani sono tutti elementi culturali plurali e
calati nella storia, e con questa si rapportano di continuo.
La democrazia (anche quella islamica 51, considerata a torto «minore» da lar-
ga parte dei paesi europei e dagli Usa) ha un prezzo e gli iraniani, tutti, ne sono
coscienti.

50. Si tenga presente che l’Iran è stato scenario della prima rivoluzione costituzionalista del Medio
Oriente (1906).
51. Per una prospettiva sul dibattito sulla compatibilità fra islam e democrazia, si veda l’analisi del
pensiero di Abdolkarim Sorush proposta da V. VAKILI, «Debating Religion and Politics in Iran: The Poli-
tical Thought of Abdolkarim Sorush», New York 1996, Council on Foreign Relations, Occasional Pa-
pers, n. 2. 93

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