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[03-03-2018]

STORIOGRAFIA: DEMOCRAZIA E LIBERALISMO, N. Bobbio


Secondo i teorici del liberalismo, l'unica forma di democrazia compatibile con lo Stato liberale è quella
rappresentativa. E non può esserci democrazia se lo Stato non garantisce ai cittadini i diritti fondamentali che
consentono una libera partecipazione politica. La concezione liberale della democrazia è opposta all'ideale
rousseauiano della democrazia diretta, infatti Bobbio sottolinea proprio questa differenza fra l'idea pura di
democrazia, basata sulla partecipazione (per questo chiamata anche partecipazionistica), e quella liberale, fondata
sull'esigenza che questa partecipazione sia libera, cioè un'espressione e un risultato di tutte le altre libertà.
Secondo Bobbio quando si parla di concezione liberale dello stato bisogna partire dal discorso di Constant, per il
quale la libertà dei moderni, che deve essere promossa e accresciuta, è la libertà individuale nei riguardi dello Stato,
quella libertà di cui sono manifestazione concreta le libertà civili e la libertà politica, mentre la libertà degli antichi è
la libertà intesa come partecipazione diretta alla formazione delle leggi attraverso il corpo politico di cui l'assemblea
dei cittadini è la massima espressione.
La democrazia rappresentativa consiste nell'affidare a un corpo ristretto di rappresentanti il compito di fare le leggi.
La linea di sviluppo della democrazia nei regimi rappresentativi è da rintracciarsi essenzialmente in due direzioni:
-graduale allargamento del diritto di voto
-moltiplicazione degli organi rappresentativi.
Tale processo ha modificato la natura rappresentativa della democrazia negli Stati, più in maniera quantitativa che
qualitativa.
[10-03-2018]
LA GUERRA FEDERALE
La guerra dì trasformò e divenne una vera e propria guerra federale (gli Stati si erano organizzati mettendosi insieme
per un obbiettivo comune ma comunque mantenendo la propria entità, la propria indipendenza).
Gli Austriaci, guidati dal generale Radetzky si chiusero nel cosiddetto quadrilatero, che si trovava fra Mantova,
Verona, Peschiera e Legnano. L'Austria minacciò di attuare uno scisma, del quale aveva paura il Papa Pio IX, che si
ritirò dal conflitto e, insieme a lui, anche Federico II e Leopoldo II. Nonostante ciò, Carlo Alberto continuò a vincere e
Milano, Parma, Modena e Venezia furono ammesse al regno di Sardegna.
Dopo di che gli austriaci reagirono e sconfissero i piemontesi a Luglio e firmarono l'armistizio a Vigevano il 9 Agosto
1848.
I patrioti non accettarono la sconfitta e ciò scatenò una nuova ondata di protesta.
Mazzini guidò a Roma la repubblica romana e Pio IX fuggì. In Toscana fuggì Leopoldo II e venne istituito un
triumvirato con l'obbiettivo di instaurare la Repubblica. Così Carlo Alberto decise di riprendere la guerra con l'Austria
ma il suo esercito venne pesantemente sconfitto a Novara, perciò abdicò in favore di Vittorio Emanuele II.
L'armistizio risale al Marzo del 1849 e il regno di Sardegna tornò nei suoi confini precedenti. Finì così la prima guerra
d'indipendenza.
[17-03-2018]
CAMILLO BENSO CONTE DI CAVOUR
I moti del '48 in Italia fallirono e i Savoia tornarono nei territori precedenti. A seguito di questa sconfitta tutti i re dei
vari stati repressero i ribelli italiani, tranne i Savoia che mantennero lo statuto albertino e emanarono le leggi
Siccardi, con le quali vennero aboliti alcuni privilegi ecclesiastici.
Camillo Benso fu presidente del consiglio del regno di Sardegna nel 1852. Essendo conte di Cavour e quindi un
nobile, era di destra. Riuscì a trovare un accordo chiamato connubio con il centro sinistra, capitanato da Rattazzi e
perciò il Parlamento lo nominò presidente. La maggioranza però era costituita dalla destra e appoggiava Cavour,
quindi quando riferivano le volontà del Parlamento al re, ciò che diceva era determinato dalla maggioranza e quindi
il Parlamento poteva imporre il proprio volere.
Cavour era un liberista, ammirava la monarchia costituzionale inglese, rifiutava l'estrema destra e non sopportava
l'ingerenza della Chiesa nelle questioni pubbliche dello Stato. Durante il suo governo il Piemonte divenne la regione
più potente, questo attirò l'ammirazione di patrioti, il popolo cominciò a seguire Cavour e a preferirlo sulle
insurrezioni.
POLITICA ESTERA
Inizialmente Cavour intendeva espandere il regno di Savoia verso Nord, ma si imbatté negli austriaci. L'alleata ideale
sarebbe stata la Francia, che però non si sarebbe mai messa contro un impero forte quanto l'Austria. Perciò
partecipò alla guerra di Crimea dovuta ai rapporti tra Turchia e Russia che si erano inaspriti quando la Russia voleva
espandersi verso il mar Nero e quindi sconfiggere i Turchi. Con la Turchia si schierarlo Francia e Inghilterra, mentre
l'Austria rimase neutrale. Cavour si schierò con la Francia, in modo da potersi sedere al tavolo della conferenza di
pace e far risultare il Piemonte alla pari di Francia e Inghilterra. In quest'occasione chiese di essere aiutato (perché lui
a sua volta aveva aiutato) e stipulò nel 1858 l'accordo di Plombieres, tra Cavour e Napoleone, secondo il quale la
Francia offrì la sua protezione al Piemonte nel caso in cui fosse attaccato dagli austriaci.

POLITICA INTERNA
Napoleone inaugurò il termine "politica di bonapartismo", che consisteva nel ricercare il consenso popolare,
rimanendo autoritario.
[20-03-2018]
LA II GUERRA D'INDIPENDENZA
Napoleone cadde nel tranello di Cavour, che chiese alle sue truppe dì raggiungere il confine per infastidire le truppe
austriache e provocarli senza mai andare fino in fondo per non risultare un loro attacco. Nel giro di poche settimane
scoppiò la II guerra d'indipendenza (1859): il comando fu affidato al Re di Francia Napoleone, che ne era onorato, e
quindi si ebbe praticamente uno scontro tra Austria e Francia. Grazie ad una sei e di vittorie Emilia e Toscana
vennero annesse al Piemonte.
L'Austria però era affiancata sempre dalla Prussia; Napoleone, avendo timore di essere accerchiato e che il Piemonte
divenisse forte, firmò l'Armistizio di Villafranca. Vennero conquistate Toscana, Emilia, Lombardia, Napoleone chiese
parte dei terreni e ricevette Nizza e la Savoia.

LA SPEDIZIONE DEI MILLE


Quando si diffusero queste notizie il sud espresse il suo malcontento, in quanto l'unità d'Italia non li aveva toccato,
così Garibaldi organizzò la spedizione dei mille. Sbarcarono a Marsala a maggio 1860 e in pochi giorni sconfissero
l'esercito dei Borboni. [Garibaldi ricevette un forte aiuto dai Siciliani, per questo alcuni dicono ce questo aiuto non fu
così trasparente].
Durante le conquiste Garibaldi portò avanti l'idea di Vittorio Emanuele II come re d'Italia, infatti sui muri troviamo
scritto "Viva VERDI", un acronimo utilizzato per elogiare Vittorio Emanuele senza il pericolo di essere pestati.
Mentre al Nord era più facile convincere le persone, al sud c'era chi si opponeva perché comunque morivano delle
persone, infatti si verificarono fenomeni di brigantaggio: le persone che non volevano arruolarsi attuavano
guerriglie. Garibaldi aveva bisogno dell'appoggio della classe dirigente e per accontentarli dava loro più terre, ma
così facendo i contadini si rivoltavano perché volevano un'equa distribuzione e per questo l'esercito fu costretto a
reprimerli con violenza.
I mille arrivarono a Napoli dove costrinsero il re alla fuga. Cavour non era molto favorevole a Garibaldi e temeva che
instaurare la Repubblica che invadesse Roma; perciò inviò l'esercito sabaudo e conquistò Umbria e Marche. In questi
territori indisse un plebiscito grazie al quale vennero annessi al Piemonte. Si riunì il 17 marzo 1861 il primo
Parlamento che nominò Vittorio Emanuele II primo re d'Italia. (3 mesi dopo morì Cavour)

LA PRUSSIA
La Prussia era una grande potenza, dotata di una ricca classe di proletari terrieri conservatori chiamati Junker. Nel
1861 salì al trono Guglielmo I e nel 1862 divenne cancelliere (=presidente del consiglio) Otto Von Bismark,
autoritario e spregiudicato. Secondo lui, la Prussia doveva essere una forza così grande da poter formare la
Germania. Così per unificare la Germania rinforzò l'esercito prussiano sia in difesa che in attacco. L'Austria
presiedeva la Confederazione germanica perciò nel 1866 Bismark si alleò con l'Italia per dichiarare guerra all'Austria
e da questo momento in poi l'Italia cominciò a fare un po' schifo con l'esercito, infatti mentre Bismark vinceva tutte
le guerre l'Italia le perse tutte.
[24-03-2018]
L’Italia fu sconfitta a Custoza e Lissa, ma nonostante ciò, facendo parte dell’alleanza vincente, riuscì ad ottenere il
Veneto. La Germania viene divisa in due confederazioni per volere della Francia: il Nord era presieduta dalla Prussia,
il sud rimase indipendente.
Questo era il periodo della rivoluzione industriale, ma la Prussia mancava di risorse minerarie e naturali, perciò
Bismark individuò le regioni dell’Alsazia e della Lorena, che ne erano ricche, ma erano possedimenti della Francia.
Per conquistarle dichiarò guerra alla Francia, che si era mostrata anche contraria all’unità della Germania, e il 2
settembre 1870 la Francia venne sconfitta pesantemente. 2 giorni dopo i francesi si rivoltarono e proclamarono la III
repubblica, creando la comune di Parigi.
La Germania raggiunse l’unità e Guglielmo I venne nominato imperatore (=kaesar), così nacque il secondo regno
(=reich). [Il primo regno fu il Sacro Romano Impero]

LA COMUNE DI PARIGI
La Francia era diventata una repubblica: moderati e conservatori vinsero le elezioni. Al governo c’era Thiers, che
firmò la pace con la Germania che però impose delle condizioni pesanti, perciò i francesi insorsero di nuovo nel 1871
contro il governo e venne instaurato un consiglio popolare socialista, ovvero la comune popolare di Parigi, i cui
facenti parte si chiamavano comunardi. Ma questa fu una istituzione autonoma, nel senso che si instaurarono solo a
Parigi, ma nel resto della Francia rimase in mano ai conservatori.
Non avevano un progetto politico comune, ma condividevano alcune idee:
 Volevano formare uno stato fatto di città e villaggi autonomi fra cui spiccava la comune;
 La democrazia diretta;
 L’istruzione pubblica;
 La laicità;
 La lotta alla povertà e all’ingiustizia.
Introdussero il suffragio universale e crearono cooperative di operai per gestire le fabbriche. La comune ‘’finì male’’,
nel senso che Thiers chiese aiuto a Bismark, ricostituì l’esercito e assediò Parigi, facendola cadere. I comunardi
furono uccisi e la Francia tornò ad essere unita.

LA DESTRA STORICA D’ITALIA


La destra storica (storica perché ebbe un ruolo storico nella formazione dell’Italia) governò in Italia dal 1861 al 1876.
Gli schieramenti politici presenti erano:
 Centro: i moderati eredi di Cavour, esponenti dell’aristocrazia guerriera (destra storica);
 Destra: clericali, gli estremisti, i reazionari pesanti;
 Sinistra: formata dai Mazziniani e i Garibaldini, principalmente borghesi (sinistra storica).
La destra e la sinistra storica erano di matrice liberale.
Però in quel parlamento era rappresentato solo il 2% del popolo, secondo le leggi vigenti, perché si votava in base al
censo e all’istruzione. Inoltre, mentre oggi si può votare il partito, prima si votavano le persone, queste poi si
raggruppavano in partiti, che venivano chiamati partiti notabili.
IL PIEMONTESISMO [27-03-2018]
Dopo Cavour salì al governo Bettino Ricasoli e l'Italia si trovò a dover scegliere fra uno stato accentrato o decentrato.
Si preferì uno stato accentrato perciò questo stile di governo venne chiamato centralismo.
Il re viveva in Piemonte, dove era presente lo statuto albertino, che era scritto su misura della regione stessa. Il re
decise di estenderlo a tutta Italia, ovvero attuò la piemontesizzazione dell'Italia e la destra storica fu accusata di
piemontesismo.
Alcuni italiani si aspettavano dall'Unità un miglioramento sociale, che però non venne attuato e perciò si crearono
fenomeni di brigantaggio. A livello statale questo causò ancora di più l'accentramento del potere, il governo impose
nuove tasse e l'obbligo militare. I Briganti vedevano lo stato come un vero e proprio nemico e perciò attuavano
episodio di guerriglie, che vennero represse violentemente dalla destra storica. Ma alla base di questi episodi c'erano
dei problemi sociali ai quali la destra non dette molta importanza. Per questo la povera gente non credeva più
nell'unità d'Italia (anche perché c'era meno forza lavoro a causa dell'arruolamento) quindi si affidarono alle
organizzazioni criminali, che si dividono in Mafia e Camorra.
Avendo attuato l'Unità, se il sud era un deficit, era in deficit tutta l'Italia e per risanarlo il Governo attuò una politica
liberista e cercò il pareggio del bilancio (quanto lo stato spende tanto deve guadagnare, né più né meno). Il Ministro
delle finanze Quintino Sella cercava di dare all'Italia un'immagine di serietà economica in modo da guadagnarsi la
fiducia degli altri stati, che potevano quindi investire nell'Italia. Vendette alcuni terreni ecclesiastici e parte del
demanio pubblico (terreno che afferisce allo Stato). Impose inoltre delle pesanti tasse (dirette) di governo in base
alle proprietà terriere e (indirette) sul macinato.
LA CONQUISTA DI ROMA
I Garibaldini e i Mazziniani volevano conquistare Roma con le armi, invece la destra voleva conquistare
diplomaticamente perché aveva paura di un intervento da parte della Francia che appoggiava il Papa. Si cercò un
accordo, chiamato convenzione di settembre 1864: il governo italiano non avrebbe mai attaccato Roma, ma le
truppe francesi dovevano andare via e per far vedere che rinunciavano a Roma spostarono la capitale a Firenze. I
Mazziniani e i Garibaldini si misero d'accordo e Garibaldi entrò a Roma con 3000 volontari, ma era ancora presente
un manipolo francese che li sconfisse. Nel frattempo però l'Impero francese cadde, il manipolo dì ritirò e gli italiani
poterono entrare a Roma che fu annessa all'Italia nel 1870. Al Papa fu offerta la legge sulle guarentigie, delle
garanzie date dalla Stato italiano: il Papa avrebbe comunque mantenuto il suo potere sul Vaticano. Ma il Papa rifiutò
e proclamò il non expedit, ovvero tutti coloro che erano cattolici non dovevano assolutamente partecipare alla vita
politica dell'Impero italiano.

IL TRASFORMISMO
Nel 1876 con le nuove elezioni vinse la sinistra, chiamata sinistra storica, che avrebbe governato fino al 1896. Era
guidata da Agostino Depretis, il quale innalzò l'obbligo scolastico a 9 anni, abbassò le tasse e di nuovo si presentò il
deficit. Inoltre nel 1882 attuò una riforma elettorale con cui allargò il diritto di voto.
Nelle nuove elezioni la sinistra storica conquistò la maggioranza ma nonostante ciò la destra aveva avuto molti voti,
perciò si allearono e la sinistra invitò la destra a entrare nella maggioranza (trasformismo). La maggioranza quindi è
di centro, rimane fuori la destra estrema e la sinistra estrema. Tutto ciò sfociò nella corruzione.
[07-04-2018]
LA TRIPLICE ALLEANZA
Nel 1890 sia l'agricoltura che l'industria entrarono in crisi perciò vennero aumentate le tasse sulla dogana per
proteggere la produzione nazionale. Questo innalzamento ebbe un esito positivo per l'industria, ma negativo per
l'agricoltura (quindi ne risentì soprattutto il sud). Inoltre tutti i prodotti deperivano perché non c'erano grandi
metodi di conservazione, e le tasse venivano aumentate "all'ultimo" quindi le merci venivano prodotte per essere
vendute ma poi non venivano vendute.
Essendoci grandi problemi di povertà crebbe l'emigrazione e aumentarono i conflitti sociali. Per uscire
dall'isolamento l'Italia fece un trattato nel 1882 col quale si alleò con Germania e Austria formando la triplice
Alleanza.
Ma l'alleanza con l'Austria creò un notevole malcontento, non solo per il passato ma anche perché l'Austria era
ancora presente in Italia nel Friuli Venezia Giulia e nel Trentino e perciò era ancora visto come un invasore. Queste
terre furono chiamate terre irredente (che non erano state liberate dagli Austriaci e tutti coloro che erano a favore
della liberazione venivano chiamati irredentisti. L'Alleanza con la Germania rappresentava qualcosa di positivo,
perché la Germania era ricca e stabile e l'alleanza e così facendo si consentì l'influsso di capitali tedeschi. Ciò
determinò un'impennata dell'industria.
Contemporaneamente cominciò il colonialismo, gli europei colonizzatori i territori francesi, e l'unico territorio
disponibile per l'Italia era l'Etiopia, dove vennero sconfitti.

IL GOVERNO DI CRISPI
Dopo Depretis divenne capo del governo (dal 1887 al 1896) Crispi. In gioventù era mazziniano e democratico, però
dopo l'unità d'Italia divenne monarchico.
Decido lui era necessario in Italia creare uno stato forte perciò:
-costituisce un apparato burocratico centralizzato (per controllare la popolazione con il censimento);
-apre una guerra doganale contro la Francia
-abolisce la pena di morte.
Riconobbe ai cittadini il diritto di scioperare, però per evitare che i cittadini siano troppo violenti, toglie potete al
sindacato per darlo alla polizia.
IL GOVERNO DI GIOLITTI
Crispi cerco di rilanciare la politica coloniale ma la maggioranza del governo non li appoggiò perché non c'erano
abbastanza soldi. Crispi si sentì offeso fa questo rifiuto e si dimise.
La presidenza del consiglio passò prima a di Rudinì e poi a Giovanni Giolitti, il quale si trovò a dover gestire una
situazione particolare: la questione dei Fasci siciliani, un moto popolare che aveva coinvolto classi di lavoratori
contro le troppe tasse e i latifondisti.
Giolitti è un personaggio molo discusso perché durante il suo governo era tipica la corruzione, infatti fu accusato di
non aver avuto polso duro coi Fasci perché decise di non reprimerle, inoltre fu accusato di aver ricoperto un ruolo
nello scandalo della banca romana. Nel 1893 si dimise e tornò al governo Crispi.

IL RITORNO DI CRISPI
Crispi decise di fare tutti ciò che Giolitti non aveva fatto (e per questo era stato accusato) quindi represse i Fasci e
attaccò l'Abissinia, regione dell'Etiopia, dove persero e furono sconfitti ad Adua.
Crispi si dimise ancora una volta e così terminò l'età della sinistra storica e si aprì un periodo di crisi istituzionale per
l'Italia.
[10-04-2018]
IL RITORNO DI DI ROUDINÌ
Divenne presidente del consiglio di Rudinì che notando che l’esercito italiano non riusciva a vincere mai, decise di
concludere con Moderi, imperatore d’Etiopia, un accordo, col quale l’Italia rinunciava all’Etiopia ma restava in Eritrea
e in Somalia.
Nel 1898 l’Italia fu colpita da una crisi a causa della quale il prezzo del pane salì e perciò scoppiarono rivolte a
Milano. Il re ordinò al generale Bava Beccaris di reprimerle e lui cannoneggiò la folla (sparò con i cannoni), per
questo il re gli dette una medaglia. Di conseguenza la libertà di stampa fu limitata, molti socialisti furono catturati e
di Rudinì si dimise.

VITTORIO EMANUELE III RE D’ITALIA


Fu sostituito da Pelloux che, da generale, continuò sulla scia della repressione. ‘estrema sinistra osteggiò Pelloux,
riuscì a sciogliere le camere e a indire delle nuove elezioni nelle quali i socialisti acquisirono abbastanza consenso.
Il 29 luglio 1900 l’anarchico Bresci uccise il re Umberto I e anche lui dopo la morte ricevette delle medaglie.
Salì al potere Vittorio Emanuele III che fece diventare capo del governo Zanardelli e nominò ministro degli interni
Giolitti (comincia l’età giolittiana).
Si scontrarono Marx, che voleva la dittatura del proletariato, e Bakunin, teorico dell'anarchismo (gli anarchici non
riconoscono lo Stato), che invece favoriva abbattere lo stato, e quindi secondo lui non era necessaria la dittatura da
parte del proletariato.
Bakunin fu espulso dalla prima internazionale. La grande depressione trascinò a fondo la I Internazionale, che
dimostrò di non saper proteggere i lavoratori, e perciò fu sciolta.

LA SECONDA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE


Durante la 2° rivoluzione industriale la ricerca scientifica ebbe un ruolo importante perché era finalizzata
all’innovazione tecnologica. Venne utilizzata una nuova fonte di energia: l’elettricità, oltre che il petrolio. Si
svilupparono nuovi settori fra i quali il settore automobilistico, quello siderurgico e quello chimico.
Importante era l’utilizzo di catene di montaggio e la produzione in serie. La catena di montaggio fu favorita da Ford
per accelerare la produzione e abbassare il potere contrattuale dei lavoratori (il lavoro consisteva in minime cose,
quindi in questo modo riusciva a licenziare chiunque volesse e a trovare un altro lavoratore in quanto era possibile
insegnare facilmente il mestiere).
Nacque la società di massa, nella quale tutti sono omologati perché acquistano dei prodotti realizzati in serie perciò
la gente comincia ad acquistare gli stessi prodotti. Altra caratteristica era l’influenza dello stato nell’economia e la
tendenza e instaurare governi di stampo democratico. In questo periodo ci fu l’avvento positivismo venne riposta
un’immensa fiducia nella scienza che determina uno sviluppo della società. È anche il periodo dell’evoluzionismo di
Charles Darwin.
[16-04-2018]
IL BOOM DEMOGRAFICO
Tra il 1870 e il 1914 la produzione industriale mondiale quadruplicò ma dal 1873 al 1896 si verificò una grande
depressione, causata dalla sovrapproduzione. Perciò l'Italia decise di passare maggiormente le merci provenienti dai
territori stranieri (come oggi Trump tassa soprattutto le merci cinesi).
L'Inghilterra invece rispose col protezionismo, quindi le industrie che non riuscivano a reggere alla legge della
concorrenza fallirono, mentre le altre si ingrandirono, anche perché le banche mettevano a disposizione il capitale
solo per quest'ultime. Così facendo le grandi industrie crescevano così tanto da creare concentrazioni industriali.
Il capitalismo iniziò a giocare nella Finanza, in quanto gli imprenditori si occuparono di investire, non solo nelle
aziende, ma anche nelle banche.
Tra il 1850 e il 1914 ci fu il boom demografico: le famiglie benestanti avevano pochi figli, invece le famiglie povere
avevano tanti figli. Perciò, avendo le famiglie benestanti pochi figli, i soldi si concentravano maggiormente su di loro.
Fattori positivi del boom demografico furono:
 L’innalzamento della scolarità,
 L’inserimento delle donne nel sistema produttivo,
 La diffusione dei metodi di controllo delle nascite.

LA PRIMA INTERNAZIONALE
Con l'introduzione delle macchine agricole gli agricoltori diventarono disoccupati, perciò lasciavano le campagne per
trasferirsi in città, dove però gli operai erano troppi. Quindi non trovavano lavoro ed erano costretti a migrare (fino
al XIX secolo si tendeva a migrare verso gli Stati uniti).
Nel 1864 nacque la Prima Internazionale, con l'obiettivo di mettere insieme tutti i lavoratori contro lo sfruttamento
dei capitalisti.
Il papa maledisse la tecnologia con una enciclica e attraverso Il Sillabo condannò:
 La morale laica,
 Il liberalismo,
 Il socialismo,
 Il comunismo,
 La separazione tra chiesa e stato,
 La libertà di culto, di pensiero e di stampa.
[17-04-2018]
LA FRANCIA DELLA TERZA REPUBBLICA
Nel 1870 la Francia proclamò la III repubblica.
La Francia aveva perso la guerra contro le Prussiani, perciò le regole dell'armistizio furono dettate da quest'ultimi e
furono costretti a rimborsare i tedeschi, per i quali avevano un senso di vendetta (=revanscismo).
Anche se c'era la Repubblica qualcuno continuava a preferire la monarchia quindi c'erano scontri fra monarchici e
repubblicani. Fino al 1912 il governo rimase in mano ai repubblicani, i quali attuarono la laicizzazione dello Stato. I
monarchici cercarono di rovesciare la Repubblica con Mac Mahon e in seguito col generale Boulanger. Si diffuse
l'antisemitismo e intenzioni antidemocratiche, si susseguirono tumulti e i socialisti estremizzarono le loro posizioni.
Perciò i conservatori andarono al potere con Poincaré, revanscista e militarista; finché nel 1914 i radicali ritornarono
al governo.
[21-04-2018]
LA GERMANIA DI BISMARK
La Germania in questo periodo è una delle più grandi potenze militari dell'Europa. Con la Costituzione del 1871 la
Germania divenne federale, il potere era in mano della cancelleria, che aveva instaurato un regime politico
autoritario, che doveva rispondere solo al Kaiser, ovvero l'imperatore. Invece il presidente del governo, cioè della
cancelleria, era il cancelliere, più importante del kaiser, nonostante potesse essere redarguito da quest'ultimo.
Nel 1890 fu eletto cancelliere Otto Von Bismarck, un moderato. Per quanto riguarda la politica estera, cercò di dare
un nome forte allo stato. Invece come politica interna la costituì uno stato centralista e attuò il protezionismo, tentò
di realizzare uno Stato laico e di eliminare il cattolicesimo. Combattè il socialismo attraverso la repressione, anche se
proposte riforme per l'emanazione di uno Stato sociale. Inoltre attuò un processo di modernizzazione della
Germania, chiamato kulturkampf.
Bismarck riuscì a far rifiorire la Germania economicamente, finché nel 1888 salì al trono Guglielmo II, Bismarck si
dimise, perché il Kaiser voleva intraprendere una politica estera aggressiva e coloniale, che avrebbe creato uno
squilibrio in Europa.
L'INGHILTERRA
Il regno della regina Vittoria è stato uno dei più longevi (dal 1837 al 1901), questo periodo fu chiamato età vittoriana.
Si verificò un ottimo tenore di vita, superiore a quello degli altri Stati europei, caratterizzato da una stabilità politica.
Le fazioni si distinguevano tra:
 Whings, progressisti guidati da Gladstone,
 Tories, conservatori il cui leader era Disraeli.
Queste due fazioni si alternavano al potere, andavano molto d'accordo, proposero varie riforme e furono fautrici di
un periodo di pace.
Si rafforzarono i movimenti operai e il Labour party, partito socialista divenne molto forte, tanto da diventare il terzo
partito più importante d' Inghilterra.
L'IRLANDA
L'Irlanda da secoli lottava contro l'Inghilterra per l'indipendenza, combattevano i cattolici contro protestanti. La lotta
finì con l’Home Rule, con la quale l'Irlanda sarebbe restata legata all'Inghilterra, mantenendo le proprie regole.
Questa però non fu mai realizzata perché scoppiò la prima guerra mondiale.

STORIOGRAFIA - LA SECONDA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE, J. Mokyr


Studioso del cambiamento tecnologico, Mokyr sottolinea l’importanza dei mutamenti dell’organizzazione produttiva
e la nascita di sistemi tecnologici, in cui diverse tecnologie si sviluppano in stretta connessione l’una con l’altra,
durante la seconda rivoluzione industriale.
Dal 1825 il ritmo con cui si erano succedute le invenzioni capaci di aprire nuove strade (macroinvenzioni) subì un
rallentamento. Tuttavia questo fatto incide poco sull'andamento del processo tecnologico, in quanto esso dipende
molto di più dalle innovazioni a piccola scala, cumulative e anonime, note come microinvenzioni. In effetti, le grandi
invenzioni rivoluzionarie nel campo dell'energia, dei materiali, della chimica e della medicina, furono cruciali perché
fecero aumentare l'efficacia della ricerca e favorirono lo sviluppo delle microinvenzioni, che finirono anch'esse
incontro una produttività marginale decrescente.
Mokyr definisce scarsa la base scientifica posseduta dalla prima rivoluzione industriale perché la tecnologia ha
retroagito su di essa, sia sotto forma di una continua rimessa a fuoco del pensiero scientifico alla luce delle nuove
invenzioni, sia sotto forma di apparecchiature e strumenti tecnologici con i quali gli scienziati hanno potuto
registrare fatti e regolarità e sperimentare ipotesi scientifiche. Inoltre un buon numero di tecniche si basa
relativamente poco sulla comprensione dei fenomeni naturali.
Per queste ragioni, durante la prima rivoluzione industriale si sapeva che certe cose funzionavano, ma raramente si
capiva perché funzionassero. Le invenzioni successive al 1870 si differenziano da quelle dei periodi precedenti
proprio per questi aspetti, infatti la seconda rivoluzione industriale fece accelerare l'interazione reciproca fra le due
forme di conoscenza, ovvero la scienza e la tecnologia.
Come risultato, la seconda rivoluzione industriale estese successi piuttosto limitati e localizzati della prima a una
gamma stai più ampia di attività di prodotti. Lo standard di vita e il potere d'acquisto della moneta crebbero
rapidamente, mentre le realizzazioni delle nuove tecnologie entravano, come non si era mai verificato in
precedenza, nella vita quotidiana del ceto medio e della classe operaia.
L'organizzazione produttiva delle fabbriche venne modificata, si svilupparono enormi economie di scala, che si
raggiungono con una diminuzione dei costi legati all'aumento dimensionale delle aziende, e di produttività. Altre
economie di scala erano invece di tipo organizzativo, come per esempio la produzione di massa con la tecnologia
delle parti intercambiabili. Altri ancora derivavano dai benefici del marketing o anche dal perseguimento spietato dei
monopoli.
Nel 1870 si ingrandirono anche i sistemi tecnologici, e se ne aggiunsero degli altri fra i quali le reti elettriche e
telefoniche.
STORIOGRAFIA: LA NASCITA DELL' ECONOMIA MONDIALE, J. Osterhammel, N. P. Petersson
La globalizzazione non è un fenomeno recente, la prima ondata di globalizzazione fu accompagnata da una crescente
integrazione sociale e culturale delle diverse aree del globo, resa possibile dai nuovi mezzi di comunicazione.
Le cause politiche ed economiche che contribuirono a mondializzare l'economia del XIX secolo furono il libero
commercio, grazie al quale si stabilirono numerose relazioni economiche mondiali, e la concezione della statualità
secondo la quale le pretese di intervento degli stati nazionali erano più assolute, anche se limitate.
Già partire dal Cinquecento si era verificata la crescita economica (accumulazione del capitale) all'interno di strutture
intercontinentali, in particolare nelle piantagioni e nel commercio asiatico. Nell'Ottocento c'era di nuovo:
- Il volume del commercio mondiale aumento tra il 1800 e il 1913 di 25 volte. Un grande impulso all'espansione
commerciale si verifico negli anni '50, dalla metà degli anni' 60 la crescita del commercio conobbe una nuova
straordinaria accelerazione. Il commercio mondiale, crebbe molto più velocemente della produzione mondiale.
- Nessuno fece più diretta esperienza della globalizzazione di coloro che si trasferirono in un altro paese. Le aree di
emigrazione erano l'Europa meridionale, sudorientale e orientale, mentre le zone di maggiore immigrazione erano la
Germania, la Francia e la Svizzera. Nonostante la sua messa fuori legge da parte del parlamento britannico, il
commercio degli schiavi continuò ad esistere in America. La maggior parte degli immigrati non si trovava disorientata
nel nuovo ambiente, formavano delle comunità di arrivo, in casi estremi chinatowns autosufficienti, rafforzando così
il carattere multietnico dei paesi che li accoglievano. Poiché le diaspore mantenevano dei legami con i paesi
d'origine, le migrazioni del XIX secolo ricoprirono il globo con una rete di rapporti transoceanici di parentela. Anche
dal punto di vista economico i migranti contribuivano all'integrazione globale; lavoravano le terre di frontiera, erano
buoni acquirenti dei prodotti dei loro paesi di provenienza, ad aumentare la produttività globale complessiva con un
utilizzazione più efficace delle risorse e spesso fondavano esistessi nuove imprese settori commerciali.
- Per la prima volta fu possibile inviare beni di massa a grande distanza. Il progresso nel processo di integrazione del
nucleo Atlantico cominciò infatti a rivelarsi nella crescente parificazione dei prezzi delle merci e dei salari reali in
Europa occidentale e Nordamerica.
-Secondo i due storici il segnale più evidente della globalizzazione economica fu il presentarsi di movimenti
congiunturali con effetti percepibili in tutto il mondo. La cosiddetta ''Grande depressione'' o ''Grande crisi'' fece
crollare i prezzi delle merci su tutti i mercati mondiali. Con effetti ancora più duraturi si fece positivamente sentire in
tutti i continenti l'espansione della domanda: la prima congiura globale favorevole.
[24-04-2018]
GLI STATI UNITI NEL IX SECOLO
Il flusso migratorio verso l'America chiede un forte impulso demografico.
L'America continuò ad espandersi verso la frontiera mobile, partendo dai confini esterni andava pian piano verso
l'interno (chi arrivava prima si prendeva il lotto perciò c'era proprio una corsa a lotti più convenienti).
Gli Stati Uniti, grazie alle risorse e ai commerci, si svilupparono economicamente. Il nord godette anche di uno
sviluppo industriale, in quanto territorio aperto al commercio, al progresso, all'imprenditorialità, Infatti votava
principalmente il partito repubblicano. Il sud invece era principalmente agricolo, popolato da latifondisti
conservatori.
L'attività latifondiera era basata sul commercio degli schiavi, che coltivavano principalmente cotone e tabacco (è qui
che nasce il Blues che rispecchia il ritmo di raccolta), perciò nacque una civiltà afroamericana, dedita allo schiavismo,
Infatti erano privi di cognome. Il nord non supportava la schiavitù infatti nelle industrie lavoravano operai, invece al
Sud era di fondamentale importanza, ciò causò degli scontri tra sud e nord.
Nel 1860 Abraham Lincoln venne eletto presidente e il sud, temendo di non essere considerato a sufficienza, si
separò nel 1861 (secessione) e costituì una Confederazione autonoma. Quindi si scatenò La Guerra di Secessione
americana, una guerra civile, tra unionisti (Nord) e confederati (Sud) e finì nel 1865 con la vittoria del nord. Per le
modalità di guerra utilizzate venne detta guerra totale, perché fu combattuta con armi prodotte dalle industrie e
vennero coinvolte tutte le società.
Lincoln fu assassinato e perciò il sud subì un occupazione militare alla quale reagì con durezza. Fu abolita la legge
sugli schiavi, ma questo non cambiò la situazione economica, anzi si inasprirono i conflitti sociali.
A fine Ottocento gli Stati Uniti raggiunsero l'estensione odierna strappando i territori agli indiani, che oltre ad essere
uccisi vennero rinchiusi. Così gli Stati Uniti divennero la più grande potenza economica sorpassando la Gran
Bretagna.
IL GIAPPONE
La società era organizzata feudalmente: a capo del feudalesimo c'era l'imperatore che si serviva dell'aiuto del
governatore militare detto Shogun.
Il commercio agricolo era basato sullo scambio in natura (baratto).
Non c'era il desiderio di un'apertura verso altri popoli, era uno stato chiuso in se stesso, ma nel 1853 gli Stati Uniti
costrinsero il Giappone ad aprirsi al commercio estero, ciò mandò in palla il sistema politico ed economico, lo
Shogun perse potere e quindi andò tutto nelle mani dell'imperatore (restaurazione dei Meiji). La nuova classe
dirigente trasformò il Giappone in un paese moderno, l'evoluzione fu imposta dall'alto è guidata dall' imperatore
Mutsuhito. Ovviamente l'occidentalizzazione non fu ben vista, nonostante ciò a fine Ottocento il Giappone divenne
una grande potenza economica in grado di competere dal punto di vista sia economico sia militare con gli altri stati.
[28-04-2018]
L’IMPERIALISMO
L'imperialismo consisteva nel desiderio di colonizzare nuovi territori ed era anche, per i governatori, una sorta di
medaglia al petto per ogni stato conquistato. Gli indigeni che abitavano nei territori colonizzati avevano armi
arretrate, perciò era facile combatterli. Questo periodo di colonizzazione va dal 1870 al 1914.
Gli stati colonizzatori erano pochi, solo i più forti.
La Germania era diventata fattore di equilibrio di tutta Europa, ma Bismarck dovette affrontare alcuni problemi:
 Il revanscismo francese,
 La tensione nei Balcani,
 La competizione coloniale.
Dal 1873 al 1896 ci fu una grande depressione, causata da una crisi economico-sociale. Alcuni governi risposero col
protezionismo, altri con le commesse statali (=grosse commissioni che lo stato dava, un grande impegno economico
per arricchire qualcuno), e altri ancora con la politica imperialista, le quali conseguenze furono: un basso costo delle
materie prime, nuovi sbocchi commerciali, e per esercitare una forza violenza nei territori bisognava contare sul
nazionalismo, sul razzismo e sul mito della missione civilizzatrice degli europei.
LA SPARTIZIONE DELL’AFRICA
La Francia si espandeva da ovest verso est, quindi preferiva spostarsi verso l'Africa centro settentrionale, possedeva
già l'Algeria e conquistò la Tunisia. L’Inghilterra, invece, preferiva andare da nord a sud e partì dall'Egitto per andare
nel cuore africano.
Tutto ciò doveva essere regolarizzato, perché si stava andando incontro ad una espansione incontrollabile, e quindi
si decise di convocare nel 1884 una conferenza a Berlino con l’obbiettivo di sancire il principio dell'occupazione di
fatto: per conquistare un territorio bisognava occuparlo virgola.
Tutto ciò però ebbe l’effetto contrario perché aumento la foga della colonizzazione, finché non vennero scoperti i
giacimenti di oro e di diamanti in sud-Africa, dove avevano fatto colonie i boeri (i discendenti degli originari i coloni
gli olandesi) e gli inglesi. Gli Inglesi ebbero la meglio sugli olandesi e formarono l'unione sudafricana nel 1910.
L’ASIA E IL CANALE DI SUEZ
Il canale di Suez aprì i commerci tra Mediterraneo e Oceano Indiano. Così gli inglesi ebbero l’occasione di colonizzare
l'Asia e nel 1857 assunsero il controllo dell'india, inizialmente la conquistò da un punto di vista commerciale,
inserendo la Compagnia delle indie. Nel 1885 nacque il congresso nazionale indiano con cui gli indiani cominciarono
a ribellarsi agli inglesi e chiesero l'indipendenza.
LA CINA
Gli inglesi arrivarono sino in Cina. Le tensioni aumentarono perché i cinesi non volevano importare l'oppio, l'impero
cinese fu travolto dalla guerra dell’oppio e dalla crisi. La società segreta boxers, xenofoba, combatte gli inglesi ma
una contingente internazionale li bloccò.
TRIPLICE ALLEANZA vs TRIPLICE INTESA
Bismarck si dime si dimise e la Germania adottò una politica estera più aggressiva. Alla triplice alleanza, composta da
Germania, Austria e Italia si contrappose la triplice intesa, composta da Gran Bretagna, Francia e Russia.
In tutto ciò l'impero Ottomano si espanse verso i Balcani, che però facevano comodo anche a Russia e Austria, che
litigarono.
Nel 1908 il sultano turco fu sconfitto dalla rivoluzione dei giovani turchi e aprì una crisi, contemporaneamente
nell'ottocento gli Stati Uniti uscirono dal loro isolamento e si dedicarono alle spandimento e alla conquista
egemonica ed economica dell'America Latina.
Leggetevi a p. 906909 la storiografia di Frederick Douglass: La vita degli schiavi neri nel sud
Non l’ho rielaborata, perché non ci sono concetti, è una cosa che ognuno si deve leggere per conto suo e trarre le
proprie conclusioni

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