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Durante la metà degli anni trenta, Norvegia, Svezia e Danimarca uscirono dalla crisi dando
vita a un’esperienza di stato sociale unica nel suo genere, nella quala la tutela della famiglia
e del lavoro si combinava con i sussidi di disoccupazione, l’accesso ai servizi gratuiti per la
popolazione mena abbiente e la creazione di un sistema pensionistico sostenuto
direttamente dallo stato.
Questa scelta non venne seguita da Francia e Gran Bretagna.
La Francia fu governata da deboli coalizioni guidate dal Partito radicale e successivamente,
nel 1936-38 dal Fronte popolare, un’alleanza tra socialisti, radicali e comunisti.
Per non far ricadere il paese nella inflazione, fu scelta la linea della difesa della stabilità
monetaria e della politica deflazionistica, che però aveva aggravato la crisi, deprimendo il
sistema produttivo.
La Repubblica di Weimar, possedeva una destra nazionalista e un sinistra comunista, le
quali costituivano una posizione ostile alla liberal-democrazia. Ci furono numerosi delitti
politici e un colpo di stato della destra nazionalista. Hitler si era messo in luce, e nei sei mesi
di carcera aveva scritto “Mein Kampf” nel quale definiva il profilo ideologico del
nazionalsocialismo:
● rifiuto trattato di Versaille
● rilancio dell’idea della “Grande Germania”
● nuova società fondata sulla “razza ariana”.
In Germania il clima politico rimase teso nonostante la relativa stabilizzazione e il
reinserimento della Germania nel sistema di alleanze occidentali tramite il trattato di
Locarno (Francia, Gran Bretagna e Italia) prevedeva la rinuncia della forza nelle
controversie internazionali, e l’adesione alla Società delle nazioni.
Il nazionalismo e l’antisemitismo propagandati dei nazisti divennero un programma
politico credibile per milioni di tedeschi.
L’ascesa di Hitler fu appoggiata dalle caste militari e dalla grande borghesia industriale e
agraria, le quali si riconoscevano nella sua ideologia autoritaria.
Il Partito nazista è un’organizzazione nuova, diversa dai gruppi politici reazionari. Esso ebbe
il consenso soprattutto tra le categorie sociali medio-basse , in particolare fra il proletariato
dequalificato.
Gli operai dequalificati costituivano la categoria sociale più numerosa del Partito, dopo
artigiani e impiegati pubblici e privati.
La propaganda nazionalsocialista era basata:
● sul mito
● sull’eroismo dei popoli germanici
● sul culto della potenza
● e della purezza della razza
● su promesse di rifondazione integrale
● nazionalismo radicale
● odio verso i paesi vincitori della Grande Guerra
Fu messo in atto dal Partito, le Sa (squadre d’assalto) e le Ss (Pattuglie di protezione).
Joseph Goebbels, ministro per la Cultura e la propaganda, procedette alla distruzione
simbolica delle culture avversarie con roghi pubblici di libri bollati come “degenerati” o
“bolscevichi”. Molti oppositori cercarono scampo all’estero.
Il 30 giugno 1934, la “notte dei lunghi coltelli”, Hitler fece massacrare i capi delle Sa,
legate all’ala sinistra (comunisti) del partito.
Hitler dopo la morte di Hindenburg sommò alla sua carica di cancelliere quella di capo dello
stato e di capo supremo delle forze armata, assumendo il titolo di Führer (“capo”). Sempre
nel 1934 i partiti politici vennero sciolti e tutti gli avversari del regime subirono violenze,
assassini e più tardi, deportati nei campi di concentramento.
Le Ss e la Gestapo (polizia segreta politica) seminavano terrore con azioni feroci.
Il regime cominciò a chiamare la Germania nazista Terzo Reich, cioè “terzo impero”, dopo
quello durato fino al 1806 e quello del 1870-1918.
Uno degli strumenti fondamentali del controllo totalitario fu il sistema educativo. La scuola, le
letture, gli svaghi dei giovani erano finalizzati alla formazione di una gioventù devota al
regime, indottrinata e inquadrata in formazione come la Hitlerjugend, che raccoglieva tutti i
ragazzi e ragazze dai 10 ai 18 anni. Il tempo libero si trasformava per i maschi in
addestramento militare, per le femmine in preparazione alla maternità e alla procreazione.
L’azione martellante della propaganda si servì di tutti i mezzi di comunicazione di massa,
radio, cinema, fotografia, tabelloni, stampe murali e parate militari. Si trattava del tentativo
di uniformare le coscienze a un unico modello ideologico e di comportamento.
Il regime nazista eliminò tutti gli organismi di rappresentanza sindacale e li sostituì con il
Fronte del lavoro, un organismo di matrice corporativa che riuniva datori di lavoro, operai
e impiegati. Vennero promesse grandi opere pubbliche per ridurre la disoccupazione: ci fu
un massiccio piano di riarmo, il quale sostenne la ripresa produttiva dell’industria pesante
tedesca.
Il riarmo si legava ai progetti di politica estera di Hitler.
Hitler voleva definire un nuovo ordine europeo, ridisegnando i confini della Germania, che
doveva rientrare in possesso dei possedimenti perduti e inglobare nel Reich tutti i territori
europei abitati da tedeschi. La “grande Germania” doveva ottenere lo “spazio vitale”
mediante l’espansione verso est.
Nel 1933 la Germania uscì dalla Società delle nazioni.
Nel 1934 i nazisti austriaci e tedeschi tentano a Vienna un colpo di stato, per favorire
l’annessione dell’Austria alla Germania: l’iniziativa fallì, a causa della reazione delle potenze
occidentali e dello stesso Mussolini. Nel 1936 Hitler rimilitarizzò la Renania e attraverso l’
”asse Roma-Berlino” stretto con Mussolini costruì un blocco di forze fasciste contrapposto
alle democrazie.
Anche in Giappone si addotto il regime fascista il quale iniziava a minacciare gli Stati Uniti.