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Lezione 4

Le fonti antiche e la cartografia

1. Contestualizzazione storico-archeologica del materiale riprodotto e valutazione del suo


valore come strumento per lo studio dell’antichità.

A: Si tratta di medaglie commemorative relative ad eventi particolari che possono essere


considerate specchio fedele di una particolare circostanza storica.

B: Si tratta di monete romani imperiali, riconoscibili dall’imperatore rappresentato.

C: Si tratta di monete d’argento databili al 345-335 a.C. fondamentali per la ricostruzione della
storia passata in quanto meglio di ogni altro documento archeologico riflettono la situazione politica
ed economica della comunità che si assume l’onere della battitura.

La risposta corretta è la C. Queste monete sono stateri in argento di stile classico(...) rinvenute a
Taranto l'antica Taras. Il valore delle monete, come in questo caso è duplice, ovvero oltre al valore
monetale, queste posseggono un valore storico, politico, ed associate ad altre fonti, possono portarci
ulteriori informazioni e conferme. Le monete qui rappresentate attestano una delle fasi storiche
della città di Taranto, unica colonia di Sparta, fondata attorno al 706 a.C. Possiamo confermare
queste informazioni non solo dai ritrovamenti sul luogo, ma anche analizzando l'iconografia, difatti
notiamo subito la caratteristica comune della produzione di stateri tarantini coniati fino al III°
sec., ovvero la rappresentazione di cavalieri da un lato e di un giovane su delfino dall'altro.
Un'attenta analisi iconologica ci da la possibilità di ottenere ulteriori informazioni: l'immagine del
giovane a cavallo simbologggia la rinomata cavalleria tarantina che in questo periodo era la città più
importante della Magna Grecia grazie proprio alla cavalleria, nell'altro lato è rappresentato il mito

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di Taras simbolo della città salvato da un delfino. Come accennato precedentemente se abbiniamo
queste monete ad altre fonti, possiamo dedurre altre informazioni, in questo caso possiamo
approfondire con lo studio di autori classici come Strabone che nella sua Geografia, descrive la
città di Taranto in modo attento e dettagliato(...).

2.Indicare il valore dell’epigrafia come fonte archeologica e citare un esempio valido di


reperto epigrafico.

Il valore dell'epigrafia come fonte archeologica è di grande importanza, è l'attestazione


volontaria di preservare e tramandare la memoria(...), il caso che voglio riportare come esempio è
una dimostrazione di come questo intento sia riuscito a svolgere il suo compito, ed è il caso delle
epigrafi del culto di Minerva medica a Piacenza. Le fonti epigrafiche sono state davvero importanti
per portare in luce memorie scomparse, nel caso qui trattato le iscrizioni sono le uniche giunte a
noi, purtroppo non abbiamo nessun'altra tipologia di fonte utile a ricostruire altri tasselli della
storia(...). Tutte le informazioni di cui disponiamo sul culto di Minerva Medica nel piacentino sono
derivate dai ritrovamenti epigrafici, utili per ipotizzare l'area in cui si doveva trovava il luogo di
culto(...). Il santuario in epoca romana si trovava in Val Trebbia nelle vicinanze di Travo, dalle
ricerche si è dedotto che esisteva un importante santuario dedicato alla dea Minerva, ed era una
meta importante di pellegrinaggio, e come riportato dalle fonti epigrafiche avvenivano guarigioni
miracolose(...). Le iscrizioni furono salvate dal dimenticatoio grazie al loro impiego come materiale
da costruzione impiegato negli edifici nelle vicinanze. Nel cinquecento studiosi locali trascrissero
tutte le iscrizioni ritrovate in Val Trebbia, questo fu un bene perchè ad oggi molte di queste sono
andate perdute come l’iscrizione dedicatoria al tempio di Minerva di Rallio di Montechiaro(...). Le
poche epigrafi sono arrivate a noi per merito dei conti Anguissola che nel 1930 donarono al
Comune di Piacenza le stele murate nella chiesa di S. Maria a Travo e le stele di S. Antonino
conservate nei Civici Musei di Piacenza. Grazie a queste epigrafi si è attestato che il santuario era
frequentato fin dal I sec. d. C., attorno al III sec. d. C. la frequentazione diviene sempre meno
intensa a causa dell'introduzione di nuovi culti orientali e l'abbandono del sito con l'avvento del
Cristianesimo. Sono varie le ipotesi sviluppate sulla ricerca del luogo di culto, alcuni studiosi
ritengono che il santuario era ubicato dove oggi si trova la chiesa di S. Maria a Travo, secondo i
ritrovamenti di epigrafi in chiesa che attestebbero la continuità di un culto pagano trasformato in
culto cristiano(...); altri rifacendosi alle ricerche cinquecentesche e a studi di toponomastica
identifivano il luogo alla località di Caverzago, a Sud di Travo al cui nome viene ricondotto anche

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l’appellativo cabardiacensis. Sostenendo l'ipotesi sull’origine preromana del culto si è proposto l'
identificazione di un luogo naturale a memoria delle antiche tradizione di culti delle vette proprio
nella zona di Caverzago. Ai piedi della sua rupe nella piana di Dorba, una cinquantina di anni fa,
vennero alla luce una stele votiva e delle mura e nel 1976 si identificò in zona del materiale
romano(...). Tra le varie stele alcune sono senza iscrizione e questo ha fatto presupporre l'esistenza
di un’officina di lapicidi attivi sul posto in cui i pellegrini potevano rivolgersi. Con questo esempio
riportato ho voluto mettere in luce di come il ruolo della epigrafe sia di primaria importanza per la
ricostruzione storica del passato.

Bibliografia
- Minerva Medica in Valtrebbia. Scienze storiche e scienze naturali alleate per la scoperta del
luogo di culto, a cura di Associazione “La Minerva” Gruppo di Ricerca Culturale – Travo, in
Quaderni Archeologia dell’Emilia Romagna,2008

foto di una delle epigrafi rinvenute in Val Trebbia

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